The Bitter End.

di manubibi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


The Bitter End.~

 


Si fa tutto un gran parlare della morte. Riempie le prime pagine dei quotidiani, si diffonde come un morbo attraverso il passaparola in neanche un minuto in tutto il mondo, fa più notizia e scuote gli animi più di un aereo a bassa quota sulla Piazza Rossa, cambia vite - paradossalmente - e ne distrugge virtualmente altre. A dire il vero, gente, non è che sia tutta questa gran cosa. C'è tutto il terrore prima che venga (se la vedi arrivare) e ci si immagina come sarà. Le domande sono sempre le stesse. Perché io? Soffrirò? E mia sorella? E il resto del mondo? Sì, questa è una mia aggiunta, perché ho un ego enorme anche se lo nascondo spesso dietro una certa riservatezza che mi identifica per la mia cultura.
Uh, sì, dovevo presentarmi. Mi chiamo Jude Law, vengo da Londra, ho trentacinque anni e sono morto.
Sì, sì, morto. Per questo ciarlavo di com'è essere morti e per questo mi posso permettere di dire com'è. In verità, il dolore per me è durato un istante. Il tempo che la pallottola rompesse la costola - perché sì, sono stato anche così sfigato da trovarmi ossa di mezzo - e che la suddetta costola rotta si ficcasse, assieme alla suddetta pallottola, nel polmone. E chiaro, ovviamente il tempo di agonizzare, ma a quel punto ero già bello che andato, stavo perdendo i sensi ed il dolore si affievoliva sostituito da un senso di angoscia e sgomento perché no, chiaramente non volevo morire. Neanche per sogno, io avevo tutta una vita davanti, ed ero troppo giovane per-- Sì. Non importa, comunque è finita.
Dicevo che la cosa che mi ha ferito di più non è stata la pallottola, ma il fatto che a premere il grilletto sia stato proprio lui. Ma detto così non si capisce perché mi abbia fatto tanto male e perché la cosa dovrebbe essere rilevante, quindi per spiegarmi racconterò qualcosina su chi è Lui, almeno chi è sempre stato per me... Fino ad un paio d'ore fa.

Robert. Più precisamente, Robert Downey. No, non il miliardario proprietario di un trust industriale di tipo verticale - quindi di svariate categorie produttive - ma suo figlio. Sì, un figlio di papà, ma non così odioso come ci si poteva aspettare. Bizzarro, sì. Non eccessivamente viziato, stronzo, playboy e miliardario come i figliocci che cagano soldi da ogni orefizio dei film americani. Sì, a volte il mio linguaggio non è dei migliori, ma sono fatto così, prendere o lasciare.
Comunque, tornando a Robert, lo conobbi online. No, non mi ero iscritto a qualche sito per sfigati che cercano relazioni a distanza che al novanta per cento non funzioneranno mai. E puoi dire che l'amore non conosce ostacoli e che può durare per sempre e che una volta conosciuto il tuo amore l'aria saprà di rose e i marshmallow pioveranno col sole che splende... No. Stronzate. Ma forse sono io che in questo momento ho una visione un po' cinica dell'amore. Sapete, l'uomo che, circa,
amavo (ma il termine per me è alquanto azzardato, direi più... Non lo so, al momento) mi ha appena ammazzato-- Ma sto divagando, di nuovo!
Comunque, che facevo online? Lavoravo. O meglio, hackeravo. Non ho studiato per fare questo lavoro, semplicemente sono sempre stato sposato con computer, telefoni, apparecchi elettronici di ogni tipo. Dovevate vedermi da piccolo! Smontavo qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, una volta smontai l'orologio di mio padre e non sapevo più come rimetterlo insieme... Quante ne ho prese quella volta! Se potessi, riderei. Ma ovvio, ho un polmone bucato e credo che fra poco comincerò a deperire. Per fortuna non ho più alcun senso, altrimenti sentirei il mio stesso odore. Mioddio.
Sì, mi dispiace, tendo a cambiare argomento nel bel mezzo dei miei racconti, non sono mai stato bravo in queste cose.
Comunque, ecco, lui mi mandò una mail proprio mentre lavoravo alla decriptazione della password per accedere al database principale della Downey Ind. Io odio le interruzioni; specialmente perché quando metto mano su una tastiera divento intrattabile, al limite dell'isteria. Il resto del mondo non esiste, esiste solo il lavoro da portare a termine. Perciò quella mail mi seccò, anche parecchio, ma avendo un Mac l'icona di Thunderbird continuava a saltellare sul dock. La cosa che mi infastidisce di più è avere un'applicazione attiva che avverte di qualcosa. C'è anche da dire che la mia mail è segretissima - per ovvi motivi - perciò mi chiedevo chi e come l'avesse ottenuta. La sua era delle mail più stupide che mi fossero mai arrivate. "Ciao, sono Robert", c'era scritto.
Inarcai il sopracciglio e mi chiesi chi diavolo fosse questo imbecille che mi contattava dal nulla. "Ti conosco?" Scrissi semplicemente, per poi tornare al codice. Non feci in tempo a studiarlo che subito mi arrivò un'altra risposta. "No, non credo. Però credo di conoscere te... Sei appena entrato nel sito di mio padre. E ti chiami Jude Law, no?".
Mi immobilizzai qualche secondo, iniziando ad inquietarmi. "Chi sei?!" Gli chiesi di nuovo, lasciando perdere un attimo il lavoro. Ci tenevo a rimanere anonimo, non sono come i LULZsec che per la fama online scrivono ovunque i loro nickname. Il mio era solo un lavoro da free-lancer, io ero un barista. Non volevo finire nei guai... Non con il figlio dell'uomo che stavo contribuendo a fregare! Decisi di parlarci con un minimo di cautela.
"Come fai a sapere chi sono e cosa sto facendo?"
"Faccio il tuo stesso lavoro, genio." Replicò dopo una decina di minuti.
Annuii lentamente allo schermo. Ma certo, ecco perché ci stavo mettendo tanto. Lo stronzo cambiava la password ogni tot di tempo per impedirmi di arrivarci troppo presto. Da fuori. Mi grattai la testa. Perché hackerare il sito come me, ma per proteggerlo? Riflettei: forse il ragazzo aveva un brutto rapporto col padre - non potevo biasimarlo, Robert Downey Senior era una testa di cazzo con tutte le carte in regola per rimanere assassinato senza pietà al primo errore. E forse il ragazzo gli voleva bene, dopotutto, ma non voleva farlo sapere al padre. E per identificarmi, dopotutto non c'era niente di più semplice. Passare da qualche parte in internet lascia sempre tracce evidentissime - per gente come noi. Ed il mio lavoro era stato così grossolano, lo ammetto, che era come se avessi camminato su una strada infangata con degli stivali da trekking.
Non risposi e decisi di finire il lavoro il prima possibile per levarmi di torno, salutare tutto e sparire da qualche parte. Sì, insomma, ero in un certo stato d'ansia. Ma Robert mi scrisse di nuovo.
"Sto vedendo delle tue foto... Sei carino". Che cazzo?!
Iniziai a sudare. Cazzo, il figlio di Downey ora spiava fra le mie cose. Cazzo, cazzo, cazzo. E poi che significava "Sei carino"? Ovvio, ora lo so, ma allora rimasi parecchio inquietato.
Continuai ad ignorarlo, si fa per dire, e col respiro accelerato presi di nuovo a digitare come un pazzo sulla tastiera, sbagliando e fottendo tutto. Sbattei un pugno sulla scrivania e mi presi la testa fra le mani, riflettendo. Canticchiai fra me e me una canzone che mi tranquillizzava sempre -
Take A Chance On Me degli ABBA. Dopotutto sono un omosessuale con tutti i cliché al loro posto e adoro questa musica anni '80 da checche. Problemi?
"Bella canzone" Fu l'unico commento che mi arrivò fra le mail. Fissai lo schermo sbiancando completamente e sgranando gli occhi. A quel punto cominciavo ad avvertire un mal di pancia crescente. Cazzo, il ragazzo era bravo. Era bravo. Ora controllava anche la mia webcam. Ed aveva acceso il microfono.
E poi delle parole indipendenti cominciarono a formarsi sulla schermata del terminale. «Che cazzo...» Mormorai, e lessi il messaggio che si formava. "Ti ho spaventato, eh? Non preoccuparti. Non dico niente a papà". Sì, ci credo, pensai sarcasticamente. "Segui il coniglio bianco-- Naaah, scherzavo. Voglio incontrarti e parlare di quello che stavi facendo sul sito di Papà."

 

NdA: Sono tornata. E sì, anche stavolta con una long AU, come l'anno scorso. Questa fic è molto strana per me, nasce da un'idea strampalata e molto probabilmente anche stupida. È da settimane che ci penso su, però non ho scritto molto quindi non so quando verrà aggiornata - sempre che vi interessi. 

Comunque il contesto online mi stuzzicava da parecchio, e soprattutto trovo l'hacking un tema interessante, anche se la fic non sarà tutta così, chiaramente. Non so nemmeno io come sarà, è davvero strana. Spero che vi ispiri, altrimenti non c'è nessun problema a lasciarla lì :) non sarebbe la prima e neanche l'ultima a rimanere incompleta.

E credo proprio che questa sarà l'ultima fic che posterò in questo fandom, l'ho deciso dopo almeno un paio di mesi di riflessione. Ho deciso di continuare a scrivere sull'RDJude, ma non qui, bensì nel mio livejournal. Me ne vado per molti motivi, principalmente perché qui non mi sento più a casa come l'anno scorso, c'è troppa competizione e non mi va di scrivere per ottenere più recensioni possibili, obiettivo che questo sito sta inculcando a tutti come se ricevere una recensione in meno di qualcun altro invalidasse un lavoro. Spesso si tratta di porn, ed io non ho più intenzione di scriverne, quindi qui sarei quasi completamente ignorata, tranne per alcune persone che nonostante il fatto che io sia un'acida egocentrica continuano a sopportarmi e, spero, seguirmi anche se non posterò più qui. Quindi grazie a chi mi ha letto e apprezzato, è qualcosa che ha davvero valore per me. 

E lo so, sto diventando melensa e melodrammatica, ma ho amato davvero tanto questo fandom, per un po' è stato una seconda famiglia, mi ci sono sentita davvero a casa. Ora non è più così, ed è tutto quello che ho da dire no, non è vero.

Comunque, cambiando parzialmente argomento, non sto abbandonando EFP in toto, ma solo questa sezione: continuerò a postare negli altri fandom, e di questa sezione continuerò a leggere e commentare le fic che mi piaceranno di più (oltre a completare questa e forse altre long che avevo lasciato in sospeso). Insomma, non sentirete la mia mancanza XD anche perché chi mi legge ha LiveJournal, o è mia amica su Facebook, lì linkerò i capitoli delle storie o le shot. Se volete leggermi potete aggiungermi agli amici e lurkare un pò XDDD

Vi voglio bene. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


'Sono fottuto' Pensai, deglutendo. Sì, Robert mi faceva davvero paura ora. 

«I-incontrarmi?» Chiesi, sentendomi un coglione a parlare da solo davanti al computer.

"Sì, ci facciamo una bevuta, una sigaretta, non lo so... E parliamo, tranquillamente. In realtà mi piaci perché nessuno era mai riuscito ad entrare nel suo database. E poi perché sei davvero carino. E anche tua sorella non è male!"

«Se-- Lascia stare mia sorella» Balbettai, sudando come non facevo da tanto tempo. Sapevo che mi stavo facendo manipolare troppo facilmente, ma dopotutto io non ero abituato ad essere beccato. Anzi, non mi era mai successo. Nemmeno a scuola quando imbrogliavo i test, e se mi avessero colto in fallo allora probabilmente non avrei mai continuato gli studi. Dall'altra parte ero anche elettrizzato, mi sembrava di essere in un film. Robert era bravissimo, e la cosa mi disturbava. Non ammettevo che il figlio di un riccastro che nella mia testa era stato cresciuto da principino fosse più bravo di me. Io i miei computer li avevo comprati coi miei risparmi, avevo fatto dei sacrifici. Doveva esserci qualcosa sotto, non potevo proprio ammettere che la realtà fosse diversa da come me l'ero immaginata.

"No, no, non faccio niente a Natasha! Dicevo per dire, davvero. E poi non sono un sicario mafioso, sono uno come te."

«Dubito» Dissi, in tono a metà fra il sarcastico ed il dubbioso.

"Ho pagato l'ultima rata del mutuo ieri, proprio come te. E ho qualche problema ad arrivare a fine mese, per questo faccio il doppio lavoro. Come te, già."

«Vaffanculo» Esclamai infine. «Chi cazzo sei, che cazzo vuoi da me? Okay, lascio il sito, mando a fanculo chi mi ha pagato il lavoro, ma lasciami in pace!" Aggiunsi, quasi strillando per lo spavento. 

"Calma, non voglio farti del male. davvero" Scrisse subito, e stranamente mi tranquillizzai. La verità è che sono sempre stato dubbioso e diffidente, ma sentivo quasi il tono dolce di quella voce.

«Lasciami in pace» Supplicai con un filo di voce, fissando lo schermo e continuando a passarmi la mano fra i capelli. Avevo tantissima paura. Come minimo sarebbero arrivati in casa mia ad uccidermi torturandomi lentamente, e poi sarebbero andati ad uccidere tutta la mia famiglia e poi mi avrebbero diffamato pubblicamente e--

"Okay. Però ti lascio il mio numero, in caso ti venisse voglia di uscire con me."

E mi scrisse una sequenza di numeri. Mi chiesi se fosse legittimo, dopotutto chi va in giro a lasciare il proprio numero di telefono a relativi estranei - anche se in verità quello sapeva probabilmente più cose di me di quanto volesse farmi credere.

«Uscire?» Ripetei, sentendomi un coglione che probabilmente stavo sembrando. Cioè, sicuramente con la faccia che avevo mi avrà preso per un cretino che non sa nemmeno violare un sito senza farsi surclassare da un figlio di papà. Cosa che, riflettendoci, effettivamente ero.

"Sì, uscire. Ti ho già detto che sei carino, giusto?" Fu il messaggio successivo. "Mi piacerebbe offrirti qualcosa da bere. Anche senza parlare del sito, se non vuoi parlarne. Non mi interessa così tanto". Avrei dovuto sapere che non era vero. Avrei dovuto sapere che in realtà gli interessava solo quello. Ed altre cose non meno triviali. Ma ero stupido, troppo stupido. Comunque, allora lessi più volte l'affermazione, con un piccolo bagliore di fiducia che si faceva spazio nel mio falso cinismo. Mi torturai il labbro.

"Smettila, sei troppo carino."

«Non mi stai lusingando, mi stai spaventando!» Esclamai, cercando di non suonare sconvolto. Che cazzo. Certo, sono gay, ma non mi piaceva tutta quella situazione. 

"Scusa. È che sei davvero bellissimo" Scrisse. Testuali parole, non mi sto inventando niente. Era troppo melenso - ed inquietante - per essere vero. E ne ho conosciuti di uomini gay, ma non pensavo ne esistessero di così... Non lo so. In realtà gli uomini che mi scopavo di solito erano perfettamente mascolini da questo punto di vista. Sesso, sesso, sesso, sesso. O anche amore, qualche volta, ma non così, da... Complimenti. O forse sono cresciuto male, non lo so. Comunque mi sorprese. Anche perché il tipo mi stava spiando dalla mia webcam! Ed ora che ci penso, stava sicuramente spingendo sul pedale del romanticismo (o almeno credo che quello per lui lo fosse) credendo di farmi abboccare... Cosa che successe, effettivamente. 

Rimasi in silenzio, emettendo qualche sillaba senza senso.

"Hahahaha. Su, per favore... Posso corteggiarti come si deve? So che non ti dispiacerebbe."

«Chi cazzo sei per sapere cosa mi piace e cosa no?» Sbottai, ormai dimentico che stavo parlando con un fottuto schermo. Quell'uomo aveva avuto la mia totale attenzione. Avrei dovuto ignorarlo. Non avrei mai dovuto accettare... Invece è quello che feci. Dopo qualche sua insistenza, alla fine cedetti.

«Va bene. Dove?» Chiesi cautamente.

"Regent's Park? A quel bar con tutta la roba bio?"

Ci riflettei su qualche secondo. Regent's è uno spazio aperto, sempre pieno di turisti. C'era la possibilità che fosse davvero un appuntamento informale ed innocuo. "Alle quattro" Aggiunse quando mi vide tentennare ancora.

«Okay» Dissi. E spensi il computer, accendendo una sigaretta. Avevo smesso da molto, ma ne avevo assolutamente bisogno. E, rilassandomi contro lo schienale della sedia, mi persi fra congetture e sbuffi di fumo.

 

 

*** 

 

Regent's Park mi ha sempre spaventato. Ci sono tantissimi uccelli e a me i volatili spaventano. Mi hanno sempre spaventato, fin da piccolo ero apprensivo quando mi si avvicinava un uccellino, perché non volevo che si mettesse a volare. Le cose che volano in generale mi spaventano, ecco. Quindi non so perché accettai di incontrare un perfetto sconosciuto in un luogo che mi metteva a disagio. Fissai a lungo le anatre ed i cigni che nuotavano tranquillamente nel lago artificiale che si collegava ad altri bacini che percorrevano tutto il grande parco. Arrivavo da Primrose Hill, perciò dovevo attraversare tutti i campi da gioco con i turisti e i bambini con i gelati in mano. E, una volta attraversato il ponte e le aiuole - odiavo gli insetti, avevo paura di loro - mi ritrovai alla fine delle serre, tirando un sospiro di sollievo. Per fortuna avevo con me il mio walkman, con le vecchie cassette. 

Mi avvicinai al piccolo bar all'aperto che conoscevo bene e mi sedetti, lanciando sorrisi di circostanza al gestore che mi fissava in attesa di un ordine. Ma non volevo ordinare proprio niente, volevo solo che Robert apparisse e mi dicesse come era entrato nel mio computer.

Nessuno tocca il mio computer. Non lo permetto nemmeno ai pochi occasionali visitatori che vengono a trovarmi qualche volta. Non tollero quindi che qualcuno si metta a frugare fra le mie cose, eppure dietro tutto quel risentimento c'era anche della stima e dello stupore. Robert era evidentemente qualcuno da cui imparare. Imparare mi piace, perciò ero impaziente di vederlo. Me l'aspettavo un po' come il classico tipo sfigato, con gli occhiali spessi come fondi di bottiglia, i brufoli e la t-shirt stra-usata di Star Wars, o qualcosa del genere. 

Quando però apparve pensai che fosse un turista che si era perso. Invece sorrise e rimasi stupito. Era davvero bello. È bello. Indossava una camicia bianca che riluceva al raro sole di Londra e faceva risaltare la superficie del suo viso. Portava una appena accennata barba di qualche giorno e capii che doveva essere decisamente più anziano di me. Da subito capii che dietro quell'aspetto c'era qualcosa di incomprensibile, anzi qualcosa che ancora non avevo compreso ma che ora ho capito perfettamente, anche se è troppo tardi. Mi tese la mano e rimasi ad osservarla per qualche secondo, diffidente. Infine la strinsi e lui si sedette davanti a me, assolutamente non invitato. Mi accigliai appena fissandolo, cercando di fargli capire che non apprezzavo questa iniziativa di sedersi senza che glielo avessi detto io. Sì, non mi piace che gli sconosciuti si prendano delle confidenze senza che lo permetta. Ma lui si è sempre preso tutto come voleva, perciò ora lo comprendo. Ma quel nostro incontro non iniziò nel migliore dei modi, diciamo. Rimanemmo a fissarci per qualche minuto mentre al bancone ci guardavano a loro volta, ponderando. Era il caso di venirci a chiedere cosa volevamo? Forse l'atmosfera tesa si era diffusa fino a loro, suggerendo che no, forse era il caso di ignorarci. 

«Sei proprio carino come in foto. Anzi, di più» Esordì lui, sorridendo in un modo che non mi piacque. Il suo sorriso non si spandeva fino agli occhi, quelli rimanevano neri e freddi come fossero morti. E quella frase mi inquietò proprio come gli insetti. Mi trovavo davanti ad uno sconosciuto che iniziava le conversazioni con complimenti non richiesti. Non aveva detto niente per presentarsi e questo mi mise sulla difensiva.

«Grazie.» Mi limitai a rispondere, irrigidendomi sulla sedia. Finsi di cercare qualcosa nelle tasche, mi guardai attorno, mi grattai il naso. E lui rimaneva lì a fissarmi, sempre con quel sorriso enigmatico fra le pieghe espressive del suo viso. «Allora, cosa vuoi?» Chiesi infine, fiutando una certa sorpresa nell'aria. Robert si scosse e si diede un colpo sulla fronte, ridacchiando.

«Sì. Beh, in realtà volevo conoscerti, la tua tecnica è... Interessante.»

Falso.

Scrollai le spalle e mi rilassai leggermente, sbadigliando e schermando il viso contro il sole estivo, senza credere ad una sola delle sue parole. «Beh, grazie.»

Mi guardò ancora in modo analitico e quando lo fissai freddamente di rimando sbatté le palpebre.

«Come hai fatto ad entrare nel mio computer?» Domandai, diretto.

Robert ridacchiò allegramente e si morse il labbro, riflettendo come fosse una domanda difficile.

«Beh, se fai questo lavoro dovresti sapere cos'è un trojan*» Rispose, prendendomi in giro. Mi agitai sulla sedia, certo di essere arrossito per la vergogna.

«Certo che lo so, ma... Come sei riuscito a farmelo scaricare?»

«Cazzo, Jude, sei divertente. Ho piazzato un virus nel sito, non dirmi che non te n'eri accorto.»

«... Me n'ero accorto» Dissi lentamente. Era vero; c'era un codice lunghissimo che trovavo obsoleto, ma l'avevo ignorato. Per me i virus sono scemenze da principianti, non pensavo fosse un diversivo. «Mi hai proprio fatto un giochetto alla Ulisse, cazzo» Aggiunsi, iniziando a sciogliermi. 

«Sai, a volte le cose ovvie ti sfuggono, un po' come quel racconto di Poe.»

«Sì» Risposi, sorridendo appena. «E immagino che tu abbia usato TeamViewer*»

Annuì, divertito. «Sì, e non è stato semplice entrare nel tuo pc, comunque. Questo te lo devo.»

«Ho una password impossibile» Convenni, ridendo. 

«Impossibilissima, ho dovuto premere tasti random prima di trovarla... Per puro caso.»

L'atmosfera si era distesa velocemente. Dopotutto, parlando, ci scoprimmo appartenenti alla stessa specie. Quelli che da piccoli sognavano creature provenienti da Haumea, quelli che a scuola ficcavano il naso nei libri di scienze ricordando solo le cose meno utili, quelli che segretamente miravano a possedere un TARDIS per viaggiare nel tempo e nello spazio, quelli che sognavano invenzioni impossibili come le lenti a contatto interattive; quelli che non avevano mai capito le dinamiche sociali come il codice di abbigliamento e molto altro. O meglio, che le rigettavano in toto. Quelli che ascoltavano il suono del mare invece della radio, quelli che leggevano vecchi libri di cantina invece dei tascabili colorati in libreria, quelli che guardavano infinità di volte Beetlejuice e i Goonies sgranocchiando le peggiori schifezze sul mercato.

Ma, ora che ci penso - no, non sto esattamente pensando, ma non importa - credo che Robert non facesse altro che assecondare attivamente tutto quello che dicevo. Intendo dire che sicuramente ha una mente elastica in grado di capire qualsiasi punto di vista senza farlo proprio. Insomma, era in grado di fingersi perfettamente qualcuno che non era. Per esempio io credo che Robert non si sia mai interessato di astrofisica eppure ne sapeva molto, sapeva tutto il conosciuto sui buchi neri e sull'antimateria. E non si comportava come una persona tipica. Mi guardava come se in ogni istante mi stesse analizzando e questo non mi piaceva. Ma mi attirava. Compresi di aver trovato un uomo particolare che, arrivato a quarant'anni, non si fosse appisolato sulle certezze che si era costruito in una vita. Questo faceva di lui una persona intelligente, ai miei occhi. E mi dissi che le sue stranezze erano sicuramente parte di lui e che probabilmente non se ne rendeva nemmeno conto. E poi sorrideva molto, anche se quelle espressioni erano molto cortesi e poco rassicuranti. Eppure mi riscaldavano. 

La sua è stata tutta una rete tessuta in un angolo buio.

«Cosa cercavi nel sito di mio padre?» Chiese, diretto, senza guardarmi molto a lungo e assumendo un atteggiamento indifferente, talmente rilassato che al nostro fianco comparve un cameriere che prontamente mandammo via.

«... Cose» Dissi. Lui mi guardò ed annuì, stringendosi nelle spalle e giocherellando con la scatola di sigarette. «Comunque sei carino» Ripeté, senza guardarmi. «Vorrei vederti di nuovo... Ora devo proprio scappare. Facciamo da un'altra parte?»

Ebbi l'impressione che volesse liberarsi di me.

«Okay, rivediamoci.»

«Okay, rivediamoci» Ripeté di nuovo. Rimasi in silenzio provando un certo imbarazzo, poi sorrisi. «Sempre qui. Ti aspetterò di nuovo.»

Mi lanciò un'occhiata divertita e poi sorrise, anche con gli occhi.

«Ciao.»

E mi lasciò lì, a riflettere sulla conversazione estremamente facile che avevo appena avuto. Perché per me nessun contatto diretto era mai stato semplice, fin dalle prime ore di solitudine a scuola. Quando i ragazzi insicuri e popolari lanciavano i miei oggetti fuori dalla finestra e mi prendevano in giro per il mio cognome. Ah ah ah, ecco che arriva la Legge.

Con Robert invece era stato facile. Facilissimo.

Troppo facile.

 

 

NdA

*Trojan: non è un vero e proprio virus, ma può essere "abbinato" ad un virus perché venga infiltrato nel sistema del computer che si vuole invadere. Funziona come un vero e proprio cavallo di Troia dato che viene spesso camuffato da file come un videogioco piratato e che l'utente la maggior parte delle volte lo scarica consapevolmente, certo senza sapere cos'è. Serve, dicendola papale papale, a dare comandi al computer "invaso", che possono andare dall'autoinviarsi agli amici attraverso le mail al creare collegamenti fra il pc del mittente e quello del ricevente.

*TeamViewer invece è un programma distribuito anche legalmente che serve a creare reti fra piccì, e conseguentemente a controllare altri computer a distanza. Immagino che sia stato scritto per lavori d'azienda o scolastici, ma mi è stato detto che non di rado viene utilizzato da hacker per entrare nei computer altrui.

Mi piacerebbe parlare di hacking vero e proprio e di defacing nei prossimi capitoli, e anche dei gruppi di hacker come LULZsec o Anonymous, ma non saprei proprio come fare e se farlo XD

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


I giorni dopo mi resi conto che probabilmente gli avevo dato confidenza troppo in fretta. Continuavo a fumare ed a riflettere, grattandomi la fronte nella mia stanza solitaria ed a pensare ansioso che avevo sbagliato. Robert sembrava un tipo davvero fuori dal comune - non che io credessi di essere molto normale, ma sicuramente non me ne andavo di colpo dopo una conversazione apparentemente piacevole. Mi dissi che forse l'avevo giudicato in fretta, che forse quel giorno era di umore instabile e potevo capirlo, dato che anch'io avevo quelle giornate dove la mattina mi svegliavo benissimo e poi verso il pomeriggio iniziavo a comportarmi da lunatico senza motivo. D'altra parte però è vero che al pensiero di rivederlo qualcosa mi rendeva inquieto, come se il mio corpo prima che la mia mente volesse avvertirmi di fare attenzione: un po' come deve sentirsi un gatto quando ne vede un altro nel proprio territorio. Ma ero troppo felice di aver trovato un mio simile, e volevo la sua approvazione, cosa strana dato che praticamente non ci conoscevamo molto.

Da parte mia ora posso dire che non lo conoscevo per niente.

Come a voler mettere in chiaro un paio di cose mi presi un pomeriggio per provare a frugare fra le sue cose; nel frattempo gli lanciavo anche una sfida silenziosa. Avevo scartabellato fra le mie mail estraendo il suo numero ID - neanche lui era stato abbastanza cauto nel contattarmi. Eravamo due palloni gonfiati, secondo me.

Quando mi fui connesso alla sua rete privata fui abbastanza sconcertato dalla semplicità della sua password. Che fosse così sicuro di essere introvabile?

In verità il difficile arrivò quando mi trovai davanti la lista delle sue cartelle: tutti numeri. Nessun nome, e pure i file erano criptati, ognuno di essi aveva una password e semplicemente la cosa mi demoralizzò troppo per mettermi a spiare tutto. Perciò aprii dei file a caso - dopo aver decriptato ogni singola password - ed infine mi imbattei in un documento interessante per il contenuto. Non me lo ricordo bene, ma era sicuramente personale. E parlava di Downey Sr. Robert aveva scritto una specie di diario delirante sul rapporto che aveva col padre, ed effettivamente posso dire che mi ci trovai molto. Non ricordo molto, ma diceva che non sapeva cosa pensare. Diceva di sentirsi spesso una nullità agli occhi del genitore, che l'aveva volontariamente estromesso dall'eredità delle industrie. Perché?

Robert aveva scritto che il motivo era la mancanza di fiducia nelle sue capacità. Io credo fosse per l'estrema mutabilità del suo carattere ed umore. A volte Robert sembrava un bambino, altre volte si comportava come un vecchio senza speranza ma con tantissimo cinismo. Non si può affidare un'impresa nelle mani di un soggetto fuori controllo, e per questo capivo il signor Downey. Non credo gli volesse male, ma non ha mai dimostrato il contrario, evidentemente. Ma la lettera a sé stesso di Robert comunque esprimeva una certa tristezza per la propria situazione irrisolta. Non credo lo odiasse, ma vi si era separato con gli anni e mentre leggevo non potevo fare a meno di provare un po' di simpatia sia per lui che per suo padre. 

La nota concludeva con una dichiarazione di intenti: Robert era risoluto nel voler conquistare il bene di suo padre, a qualsiasi costo. Allora non ci diedi molto peso, era molto carino ma non mi interessava poi così tanto. 

E posso dire che Robert non seppe mai che ero entrato nel suo computer, perché avevo fatto del mio meglio ed avevo verificato più volte che tutti i file che avevo controllato risultassero non modificati e che non ci fosse alcuna traccia del mio passaggio. Come quando si cancellano le impronte sulla neve. Ed ero anche molto soddisfatto di me quando spensi il computer, perché avevo provato almeno a me stesso che me la cavavo anch'io nel campo, dato che mi ero sentito un tale inetto pochi giorni prima.

La seconda volta fu lui a contattarmi, di nuovo. Non mi chiesi nemmeno come aveva trovato il mio numero di cellulare ma invece accettai di incontrarlo di nuovo, stavolta ad Hyde Park. Era evidente a questo punto che gli piaceva molto stare in mezzo al verde. Io non lo sopporto: d'estate ci sono gli insetti che volano. E poi ci sono i pollini. E d'Inverno fa davvero troppo freddo e non mi piace camminare coi piedi congelati. Ma accettai, solo perché a questo punto Robert aveva tutta la mia attenzione. Lo prendevo anche in giro fra me e me, chiedendomi cosa avrebbe combinato stavolta: si sarebbe messo a correre dietro ai volatili - li odio - o avrebbe gettato cibo per aria senza motivo. Io me lo immaginavo proprio così, e mi immaginavo anche che mi sarei sentito completamente a disagio. Invece arrivò in anticipo e non mi fissò troppo a lungo prima di parlare.

«Ciao, Jude. Come va?» e poi frasi assolutamente normalissime e noiose come: «Oggi mi sono finalmente rasato, spero di sembrare più alla buona così!»

Lo osservavo e non lo capivo. E tutte le sue stramberie dov'erano finite? Non l'avrei mai capito. Anche perché appena parlavamo dei suoi cambi d'umore, d'opinione e di atteggiamento, cambiava a sua volta argomento facendomi dimenticare tutto. E finivamo per parlare dei film coi quali eravamo cresciuti, fino a cantare alla nausea il tema di Ghostbusters, ridendo e citando le battute. Non incrociate i flussi! E ridevamo. Abbiamo riso molto insieme, e questo è l'unico ricordo bello che riesco a serbare. Intendo, davvero bello. Può sembrare triste che le uniche cose a farci dimenticare di essere virtualmente nemici erano il trash, l'A-Team, McGyver e le battute su Chuck Norris. E le occhiate silenziose che ci lanciavamo. Anche perché era davvero bello, bello come pochi americani che avessi mai visto. Non sapevo nemmeno la sua storia, tutto quello che mi interessava era quello che vedevo in un dato momento davanti a me. E pensandoci ora, probabilmente non mi avrebbe mai detto la verità. Si sarebbe inventato mille storie diverse, tutte di una normalità che palesemente non conosceva.

Rimasi ad osservarlo a lungo e più attentamente. C'era qualcosa di amaro e qualcos'altro di dolce e non voleva mostrarmi niente o forse non se ne accorgeva nemmeno: era come un muro con una finestra appannata da fuori. E questo invece di spaventarmi mi attraeva in modo inspiegabile.

Probabilmente avrei dovuto capire che il suo comportamento non era altro che una tattica per confondermi, perché infine avrebbe deciso di provare a sedurmi, ed io ci sarei poi caduto come in una trappola. E comincio a pensare che lo fosse davvero.

 

Infatti, pochi giorni dopo arrivò una telefonata, e dal fatto che il numero era privato avevo capito subito che era lui. Quando però aprii la comunicazione, non sentii nulla, almeno non subito. «Pronto?» Continuavo a ripetere, ma non ricevevo risposta. «Robert?» Provai poi. «Sei tu?»

Sì.

«Sì...» Mormorò. Mi accigliai, perché il suo tono non aveva quasi nulla di normale. Non era la sua solita: era bassa, quasi un sospiro. Quel suo tono mi inquietò, forse. Ed aveva qualche sentimento od emozione dentro che mi fece tendere quanto bastava a sentire i muscoli del ventre irrigidirsi. Ed una sensazione abbastanza familiare giù, all' inguine. Una tensione che conoscevo per tutte le volte che sullo schermo avevo guardato. Quasi toccato.

«Cosa... Stai facendo?» Chiesi, continuando a fissare lo schermo mentre lavoravo, cercando di estraniarmi dai suoi lievi sospiri. 

«Mi sto toccando» Disse, e per la sorpresa feci cadere la tazza di caffè accanto a me. 

«Cazzo!» Esclamai, chinandomi ed iniziando ad imprecare fra me e me per la mia solita goffaggine. «Che cosa?» Chiesi poi, spalancando gli occhi e, forse, arrossendo un po'.

«Ho una tua foto qui davanti a me» Sussurrò. «Sei bellissimo.»

«Cazzo» Ripetei, sempre più inquietato e stranito. Che diavolo aveva in testa quell'uomo sicuramente non lo saprò mai. Improvvisamente pensai a quante fra le mie ex-fidanzate - e fidanzati - guardavano le mie foto masturbandosi. Al pensiero mi infiammai e mi innervosii parecchio, lasciando il cellulare dov'era ed andando a prendere qualche panno assorbente per pulire il casino che avevo fatto. Finito il lavoro buttai tutto via e fissai il rotolo della carta. Improvvisamente sentivo il cuore battere a vuoto come quando provavo qualche strana voglia, e finalmente ne strappai qualche pezzo, sospirando forse un po' spaventato ma deciso a levarmi quel prurito. Poi pensai al viso ed al corpo di Robert che avevo osservato a lungo, mi convinsi ulteriormente. Il sangue mi diceva una cosa, le sinapsi me ne dicevano un'altra.

Seguii la sostanza che pulsava verso il basso, così insistentemente da fare male, dovevo soddisfarmi.

Poco dopo, quindi, afferrai il telefono e con una certa vibrazione nella voce ripresi la parola. «Eccomi.»

«Ti ho aspettato» Disse subito, sospirando di nuovo. «Non ce la facevo più-»

Non dissi nulla, ma presi subito a massaggiarmi piano fissando lo schermo che si riempiva automaticamente di codici dato che avevo avviato un programma automatico.

Sospirai, mentre il processo si avviava ed iniziava a decriptare una serie di password.

«Jude...» Mormorò, cercando un qualsiasi segno di vita al quale aggrapparsi per eccitarsi ancora. 

«Ci sono» Gemetti piano, mentre tenevo gli occhi fissi sullo schermo. Fissi, sulle lettere, l'altra mano sui pantaloni, le guance sicuramente rosse.

«Voglio vederti.»

«No, io no» Risposi, staccando subito la spina della webcam. Non volevo mi vedesse, non mentre facevo esattamente ciò che lui stava facendo. Non mi fidavo abbastanza da farmi vedere vulnerabile, non volevo che mi scattasse una foto e poi mi sputtanasse. No. «Dovrai accontentarti della mia voce.»

Lo sentii ridere appena, e poi un sottofondo musicale. Elettronica, riconobbi subito. Prodigy.

«Piacciono anche a me» Mormorai, e lui ridacchiò. Aprii i pantaloni a quel suono, come se qualsiasi cosa avesse fatto mi avrebbe eccitato ancora di più - effettivamente era così.

Mi chiamò ancora, ed ancora, sospirando. Io non potevo resistere, era come il richiamo di una sirena ma aveva una voce molto più bella: nessuna donna può essere sensuale come quel tono roco che quasi si materializzava. Quando chiusi gli occhi lo fece, e le sue labbra erano già pronte a scendere fra le mie cosce, sensualmente.

Buttai la testa all'indietro, rilassandomi e tendendomi ritmicamente sulla sedia comoda, muovendo il bacino. Qualche volta interrompevo l'illusione per controllare lo schermo: parole sempre più fitte, sempre più veloci. Come il movimento della mia mano. E poi sprofondavo di nuovo nel suo palato. Nell'aria vuota e, pareva a me, calda.

E la sua voce accompagnava un flusso che dal resto del corpo portava ogni scoria di coscienza giù, sempre più in basso, scaldando l'unica parte di me che in quel momento volevo far funzionare. E tutto il resto si muoveva da solo, come se avessi attivato un processo automatico anche a quello.

La mente formicolava, l'unico mio interesse era soddisfare quel certo bisogno, accompagnato dalla voce, solo dalla voce, morbida e flebile di un uomo che mi spiava tutti i giorni, che voleva guardarmi, che non mi toccava e che, lo sapevo, voleva farlo. Era proprio questa sua tensione verso di me, questo suo interesse morboso a spaventarmi sì, ma anche farmi piacere così tanto quello che stavo facendo. È l'eccitazione di un altro ad aumentare la mia.

Aprii gli occhi proprio mentre stavo per averne abbastanza, e scorsi la scritta apparsa in una finestrella al centro dello schermo. ACCESS GRANTED.

A quel punto mi lasciai andare, sporcando la carta assorbente mentre la mia gola emetteva versi gutturali e poi, come fosse a comando, anche Robert poco dopo venne, con un gemito appena strozzato. 

«Mio Dio.» 

«Già» Rispose piano, ridacchiando ed emettendo un altro basso verso soddisfatto. Non disse altro ma rimase in linea per dei lunghi minuti. 

Il silenzio che seguì era giusto una melodia di contrappunti fra i nostri sospiri sempre più lenti, e per un attimo mi parve davvero che avessimo avuto un contatto fisico. Poi guardai in basso e presi a pulire di nuovo il casino che avevo fatto.



 

NdA: Sì, l'"access granted" è spudoratamente preso dai film, chevvelodicoaffà x'D non ho mai hackato un computer quindi non so che avviso appaia, ma immagino sia una cosa molto più complicata. #no1curr
Comunque ecco *ride* non commento x'D però ora capite che nemmeno Jude è così normale come sembrava, no? O meglio... È frustrato sessualmente almeno quanto Robert ed il nerd medio. Ma non ha processi mentali del tutto logici o prudenti, insomma si è visto.
E poi boh, insultatemi o ignoratemi, chevvipare x'D 
Ah, io amo amo amo i Prodigy. Inutile dirlo ma volevo ribadirlo XD ah, e ringrazio i Subsonica per essere stati una colonna sonora perfetta per la seconda parte e_e lol, non so se Samuel sarebbe felice di sapere che la sua voce mi ha ispirato schifezze di questo genere D:
Oh, ed ho ovviamente alzato il rating. 

NdA: Sì, l'"access granted" è spudoratamente preso dai film, chevvelodicoaffà x'D non ho mai hackato un computer quindi non so che avviso appaia, ma immagino sia una cosa molto più complicata. #no1curr
Comunque ecco *ride* non commento x'D però ora capite che nemmeno Jude è così normale come sembrava, no? O meglio... È frustrato sessualmente almeno quanto Robert ed il nerd medio. Ma non ha processi mentali del tutto logici o prudenti, insomma si è visto.
E poi boh, insultatemi o ignoratemi, chevvipare x'D 
Ah, io amo amo amo i Prodigy. Inutile dirlo ma volevo ribadirlo XD ah, e ringrazio i Subsonica per essere stati una colonna sonora perfetta per la seconda parte e_e lol, non so se Samuel sarebbe felice di sapere che la sua voce mi ha ispirato schifezze di questo genere D:
Oh, ed ho ovviamente alzato il rating. 

EDIT: Ho corretto un errore di visualizzazione, inspiegabilmente i paragrafi erano ripetuti e_é

 

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