I Ricordi Perduti di Severus Piton

di misspepper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tuo ricordo brilla in me come un cimelio ***
Capitolo 2: *** Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora ***
Capitolo 3: *** Sembri scaturire da sangue divino ***



Capitolo 1
*** Il tuo ricordo brilla in me come un cimelio ***


Già s'avvicina l'ora che trepido ogni fiore
come un vaso d'incenso svapora sullo stelo;
solcano effluvi e musiche la sera senza velo;
malinconico valzer, delirante languore!
 
Ogni fiore svapora trepido sullo stelo;
il violino geme come un afflitto cuore;
malinconico valzer, delirante languore!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo.
  
Il violino geme come un afflitto cuore,
un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.

Un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido,
dei bei giorni che furono raccoglie ogni bagliore;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore...
Il tuo ricordo in me brilla come un cimelio.

 
 
*
 
Un pallido sole rischiarava flebilmente Spinner’s End e le sue malandate case: i suoi abitanti vivevano la loro triste esistenza seduti sull’asfalto malconcio, oppure passeggiando con la testa altrove, noncuranti delle urla rabbiose provenienti da una delle abitazioni.
La famiglia Piton era sempre stata strana – non che la via dove dimoravano avesse una miglior reputazione – ma in senso diverso, quasi magico. Eppure che ne potevano sapere di magia quelle povere anime che vivevano a Spinner’s End?
Erano tutti  miseri Babbani.
O, almeno, quasi tutti.
Casa Piton era famosa per le sue grida, per i bisticci degli alquanto “stravaganti” coniugi – Eileen e Tobias, così si chiamavano – e per i tremendi litigi notturni.
In quel preciso momento si stavano urlando addosso e chiunque fosse passato da quelle parti, avrebbe potuto giurare di aver visto sospettosi getti di luce illuminare la strada.
Un bambino di circa nove anni era seduto in un angolo per terra, con le ginocchia strette al petto ed il viso cereo nascosto dietro i lerci capelli color pece. Grosse lacrime gli bagnavano le guance smunte ed ogni urlo emesso dai propri genitori sembrava scuotere il suo corpicino.
Severus Piton odiava quando litigavano.
Odiava quel posto e, soprattutto, odiava tutti quei maledetti Babbani.
Odiava suo padre.
Tobias Piton non era un mago come lo erano Eileen e Severus; non era altri che un povero Babbano con la stessa capacità di provare emozioni di un pezzetto di ghiaccio -  con la semplice differenza che, almeno, il ghiaccio prima o poi si scioglie.
Sembrava disprezzare qualsiasi cosa, magica e non, ed era un uomo povero di amore, privo di dolcezza, dal carattere rude e poco incline all’affetto.
Severus non riusciva a smettere di singhiozzare: odiava vedere i suoi genitori litigare. Per quanto potesse disdegnare suo padre, era pur sempre un bambino e come ogni bambino avrebbe desiderato un po’ di armonia in famiglia, un elogio da suo padre, una carezza da sua madre...
« E tu?! » gridò improvvisamente Tobias rivolgendosi al piccolo Piton « Perché diavolo frigni come una ragazzina? Sii un uomo, smettila di piagnucolare! ».
Gli occhi neri del bambino si riempirono di terrore, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il naso leggermente adunco.
« Maledizione, stupido ragazzino, se vuoi piangere sparisci dalla mia vista! VATTENE, VATTENE VIA! Dannatissimo moccioso! ».
Severus stette immobile dov’era, stringendosi ancor di più le ginocchia al petto e guardando speranzosamente verso la madre, aspettando una sua parola.
Ma Eileen non parlò.
 
Un attimo dopo Piton correva in lacrime per la strada, verso un posto sicuro dove nascondersi e consumare il proprio pianto senza essere visto dal padre.
Non appena ebbe messo abbastanza distanza tra di sé e casa sua, si fermò dietro un gruppo di grossi cespugli fioriti e si sedette sul prato umido.
Continuava a pensare che suo padre fosse solo uno stupido Babbano, mentre lui era speciale, era un bambino speciale. Tobias doveva essere geloso dei suoi poteri.
Perché Severus aveva ereditato la magia da sua madre e riusciva a fare cose incredibili: spostava le cose solo desiderandolo e poteva far accadere cose “particolari”, qualora lo avesse voluto intensamente.
In quel momento volle qualcosa che gli allietasse l’esistenza.
E poi udì una voce dolce e armoniosa.
« Tunia! Vieni, ho trovato un posto dove giocare! ».
Severus si alzò di scatto in piedi per lo spavento, ma si mantenne nascosto dietro ai cespugli. Allungò il collo con curiosità e scrutò attraverso le foglie.
Una bambina dai capelli di un luminoso rosso scuro e la pelle diafana stava correndo proprio verso il suo nascondiglio; aveva dei bellissimi occhi a mandorla, di un verde intenso e caldo. Severus pensò che fossero gli occhi più belli che avesse mai visto.
« Ma Lily! » protestò Petunia con disappunto « Qui è tutto pieno di fango! ».
Non aveva tutti i torti.
La forte pioggia del giorno prima aveva ridotto quel piccolo pezzo di collina un vero e proprio disastro.
Lily guardò intensamente la palude fangosa che si era formata, aggrottando le sottili sopracciglia ramate, come se si stesse concentrando, come se stesse desiderando che “qualcosa” accadesse. E come per magia, il terreno iniziò ad assorbire lentamente il fango, quasi come fosse una spugna, che fu sostituito da verdi ciuffi d’erba fresca.
Il nuovo manto erboso si ricoprì poi di delicati e colorati fiori.
Lily ne raccolse uno e se lo mise tra i capelli.
« Adesso possiamo giocare! » disse tranquillamente.
Petunia sembrava sconvolta, ma non quanto Piton: i suoi occhietti neri brillavano di una nuova luce mentre osservava la bambina trasformare il disgustoso e lercio pantano in un bellissimo prato fiorito.
In quel preciso momento, Severus si innamorò perdutamente di Lily – anche se se ne sarebbe accorto solo molto più tardi: l’emozione di aver incontrato un’altra persona speciale come lui lo aveva riempito di spumeggiante eccitazione.
Rimase a guardare le bambine giocare un altro po’, beandosi della vista di Lily e delle sue magie. Non appena se ne furono andate, corse immediatamente a casa con il viso illuminato da un’inequivocabile espressione di felicità.
 
Severus tornò più e più volte dietro i cespugli per vedere le due bambine giocare.
Soprattutto per vedere Lily.
La sorella sembrava essere una Babbana in tutto per tutto: gelosa della sorella, cercava sempre di fare in modo che mostrasse le sue doti magiche di fronte a lei.
A volte minacciava di andare a chiamare la madre e Piton intuì che nemmeno i suoi genitori erano maghi.
Quanto avrebbe desiderato farsi vedere e parlare finalmente con Lily.
Non riusciva a fare a meno di pensare a come fare in modo che questo accadesse ogni sera, mentre tentava di prendere sonno nel suo misero lettino. E quando il sonno finalmente arrivava, Lily continuava a popolare anche i suoi sogni.
Quel che Severus non sapeva ancora è che quella donna sarebbe vissuta per sempre tra i suoi pensieri e nel suo cuore, nel bene e nel male...
 
« Mi chiamo Severus. »
« Sono Lily, Lily Evans. »

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Capitolo 2
*** Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora ***


« Mi parli ancora di Hogwarts? »
« Hogwarts? » ripetè Piton sbuffando « Te ne ho già parlato mille volte! »
Lily lo guardò dritto negli occhi, spalancando i suoi e gonfiando le guance.
« Eddai, Sev » disse affettuosamente « Adoro quando mi parli della magia! »
Il volto di Piton s’illuminò di luce nuova: Lily gli aveva appena dato un soprannome e aveva detto che adorava sentirlo parlare del mondo magico. Non se l’era mai sentito dire da nessuno, soprattutto in famiglia.
« Uff, va bene! » cedette infine, sistemandosi a gambe incrociate sul prato.
Lily battè le mani con entusiasmo e si mise di fronte a lui.
« Hogwarts è una scuola di magia. Addestra i giovani maghi e li fa diventare – beh – grandi. » iniziò Severus per l’ennesima volta « Ci sono quattro case ed ognuna corrisponde ad alcuni tratti della personalità dello studente. »
« Posso scegliere io la mia casa? » chiese Lily piena di curiosità.
« No, no » disse Piton con la faccia di chi aveva già risposto alla domanda innumerevoli volte « sceglie il Cappello Parlante. Ti siedi su questo sgabello in mezzo alla Sala Grande  » continuò muovendo le mani come se lo avesse di fronte agli occhi « e ti mettono il cappello in testa. Si chiama Smistamento. Ti ricordi che case ci sono? »
Lily aggrottò la fronte nel tentativo di ricordare.
« Serpeverde » mormorò strizzando gli occhi « Grifondoro, Tassorosso e... Corvonero! » aggiunse guardando Piton di sottecchi.
Il bambino le mostrò un largo sorriso e battè le mani in segno di approvazione.
« Brava! Sei molto più sveglia di mio padre, sicuramente. »
« Che si dice a casa tua? » domandò Lily sdraiandosi a pancia in giù sul prato.
Severus cambiò espressione: rimase a bocca aperta, cercando di trovare una risposta che non fosse troppo dolorosa per lui, con lo sguardo vacuo rivolto per terra.
Gli occhi di Lily si fecero improvvisamente tristi.
« Scusa » disse guardandosi le mani « non volevo essere un’impicciona!  »
« No, no! » esclamò Piton « Non lo sei. È che » fece una pausa per trovare le parole giuste « i miei genitori litigano spesso. Mio padre è un Babbano - »
« Cos’è un Babbano? » chiese Lily incuriosita dal termine.
Il suo nuovo amico non lo aveva ancora mai utilizzato.
« Sono persone senza poteri magici. Persone non speciali come noi. »
« Questo non è vero! » sbottò la bambina « Mamma e papà sono - Babbani, così come Tunia, e sono persone veramente speciali per me! »
Piton rise a quell’affermazione.
« Mio padre è un Babbano ed è una persona insulsa. » constatò abbassando lo sguardo.
« Questo non è carino da dire. »
« Beh, mio padre non dice mai cose carine! » ribattè Severus con irritazione « Mia madre, invece, preferisce non dire quasi niente il più delle volte. »
In quel momento, era evidente come l’atteggiamento così maturo ed insolito per un bambino di Piton si scontrasse completamente con quello fanciullesco e a tratti infantile di Lily.
« Severus »
Lily si alzò in piedi e si voltò, scuotendo la folta chioma rosso scuro.
Per un breve, terribile momento Piton ebbe paura di averla offesa in qualche modo; ma la bambina si avvicinò ad una margherita appassita che si trovava in terra, a qualche passo da loro. Avvolse le dita delicate intorno allo stello e chiuse gli occhi per qualche secondo: il fiore aprì i suoi petali bianchi e rifiorì, rinvigorendo magicamente.
« Non essere triste » aggiunse Lily donando il fiorellino al suo amico « da oggi siamo migliori amici! E insieme non saremo mai tristi! »
Severus la osservò sbalordito, deliziandosi della candidezza con cui aveva detto quelle poche, per lui importantissime parole. Lo stava forse prendendo in giro?
Eppure l’animo buono di Lily sembrava non conoscere la menzogna e i suoi occhi verdi sembravano così sinceri, così innocentemente sinceri...
Alla fine, Piton decise di crederle e prese la margherita tra le sue mani, sorridendo come non mai e balbettando parole di ringraziamento e gioia.
« Adesso mi puoi parlare del teletrasporto magico? »
« Si chiama Materializzazione, Lily! E non si può fare fino ai diciassette anni! »
La bambina sbuffò ed incrociò le braccia sul petto.
Severus pensò che per vedere il mondo intero gli sarebbe bastato guardare per sempre dentro i suoi occhi, che racchiudevano giorno e notte, tramonto e aurora...
 
*
 
Come tutte le sere, da casa Piton si levavano urla e schiamazzi.
Chi fosse passato di lì, avrebbe potuto pensare che non ci sarebbe voluto tanto tempo prima che uno dei coniugi ammazzasse l’altro. Ma gli abitanti di Spinner’s End conoscevano bene quella famiglia di matti!
Severus, ancora estremamente felice per la giornata passata con Lily, stringeva forte il fiore che la sua nuova migliore amica gli aveva donato. Nemmeno le grida dei suoi genitori avrebbero potuto demoralizzarlo. O almeno così pensava.
« Dove sei stato tutto il giorno? » urlò il padre voltandosi verso Piton – che aveva cercato di sgaiattolare verso la sua stanza senza fare troppo rumore.
« In giro » rispose Severus cercando di non tradire la paura nelle sue parole.
« Con chi? » domandò Eileen incuriosita.
« Ma con chi vuoi che vada in giro? » disse Tobias « Non parla mai con nessuno! »
« Ero in giro con una mia amica » sbottò il bambino « Lily Evans! »
Il padre lo guardò dritto negli occhi, come per voler vedere se dicesse la verità.
L’espressione dura di Severus resse allo sguardo inquisitorio di Tobias, che alla fine si lasciò cadere sul vecchio divanetto del soggiorno, afferrando il giornale.
« Lasciatemi in pace, adesso. »
Piton rimase ferito dalla sua indifferenza.
Strizzò gli occhi con rabbia e, come per magia, il quotidiano che stava leggendo il padre prese fuoco. Tobias urlò come un matto e si alzò di scatto dal divano, cercando di spegnere il piccolo incendio che suo figlio aveva provocato, quando Eileen alzò la bacchetta verso le fiamme.
« Aguamenti! » esclamò ed un forte getto d’acqua ne eruppe dalla punta.
Severus era sconvolto per quello che aveva fatto, ma mai quanto il padre.
Il volto di Tobias era contratto in un’espressione di profonda paura e rabbia, con le mani strette a pugni che tremavano: sembrava sul punto di esplodere.
Ma non lo fece.
Si diresse verso la porta di casa ancora tremante – Severus non sapeva se di terrore o di rancore – e uscì sbattendosela dietro le spalle.
Eileen lanciò a suo figlio un’occhiata carica di risentimento: aveva un viso pallido e allungato, di molto simile a quello del piccolo Piton, e degli occhietti neri e profondi.
« Non puoi trattare così tuo padre, Severus! »
« Lui non mi vuole bene » ribattè il bambino trattenendo le lacrime « e nemmeno tu! »
« Non essere sciocco! Se non ti volessimo bene, perché saresti qui? »
Severus la guardò pieno di rabbia.
« Non lo so, ma lui » borbottò « è solo uno stupido Babbano. »
Qualcosa lo colpì forte su una guancia non appena ebbe finito di dire quelle cose: sua madre lo aveva schiaffeggiato in pieno volto e adesso lo stava osservando con il braccio ancora alzato e l’aria confusa di chi si sente in colpa.
«Severus, scusa » mormorò allungandosi verso il figlio, ma questi indietreggiò con gli occhi spalancati dalla paura e dallo stupore.
«Severus! » continuò a supplicarlo Eileen, ma il bambino alzò le braccia verso di lei.
« Stai lontana! » urlò piangendo « Sei come lui! Siete uguali! Non siete speciali. »
Poi scappò verso la sua stanza, gettandosi su quella brandina malconcia che era il suo letto. Anche sua madre sarebbe potuta essere una stupida Babbana per come si comportava. Non era speciale come lui e Lily.
Severus strinse il fiorellino al petto e lanciò un’occhiata alla porta, nella speranza di vedere sua madre, di sentirsi abbracciare e rassicurare.
Ma Eileen non arrivò mai.

 

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Capitolo 3
*** Sembri scaturire da sangue divino ***


Il mio cuore perde un battito quando guardo
la luce che brilla attraverso i tuoi occhi d'oro,
sembri scaturire da sangue divino,
tu puoi bere da acque divine.

 
*
 
Era l’estate del 1971: Severus Piton stava correndo a perdifiato verso casa Evans, dopo aver ricevuto un messaggio dalla sua migliore amica Lily. La camicia di suo padre, spropositatamente grande per un bambino di undici anni, gli arrivava quasi fino alle ginocchia; ma a Severus non importava. Presto avrebbe rivisto lei.
Arrivò subito di fronte a casa Evans e si lasciò dietro il cancello aperto, percorrendo il vialetto che portava all’ingresso principale senza rallentare la sua corsa.
Quando la porta iniziò a socchiudersi lentamente Piton, colto di sorpresa, si gettò dietro uno dei cespugli del giardino che circondava la casetta.
« Sev? » lo chiamò una voce familiare « Sei tu? »
Lily era sulla soglia della porta, con i lunghi capelli rossi sciolti al vento e gli occhi verdi che si guardavano attorno, scrutando ogni minima porzione di giardino in cerca del suo migliore amico.
Severus spuntò da dietro il cespuglio in cui si era nascosto, rosso come un peperone.
« Ciao, Lily! » bofonchiò salutandola con la mano.
« Sev, ma che stavi facendo? Giocavi a nascondino? »
Piton annuì flebilmente.
« Sei proprio matto! Entra dentro! Mamma ha preparato il tè con i biscotti. »
La bambina gli tese la mano delicata e gli fece cenno di prenderla.
Severus la guardò, con gli occhietti neri che gli brillavano, e dopo qualche secondo l’afferrò, facendosi portare dentro il salotto degli Evans.
La loro casa era molto più calda ed accogliente di quella dei Piton: il soggiorno aveva le pareti piene zeppe di foto – stranamente immobili, pensava sempre il ragazzo – raffiguranti la felice famigliola di Lily; il pavimento era di legno ed era ricoperto da tappeti rosso scuro e divanetti del medesimo colore; vi era una piccola libreria e un caminetto che scoppiettava in modo invitante.
« Ti ho mai detto che adoro la tua casa? » disse Piton sorridendo a quell’atmosfera familiare che a lui tanto mancava.
« Severus! » esclamò una voce proveniente dalla cucina.
Una donna ne uscì, con il grembiule legato in vita ed una vassoio di biscotti in mano.
La madre di Lily era tanto bella quanto lo era la figlia: i lunghi capelli rosso scuro contornavano il bel viso pallido e il dolce sorriso, mentre i vispi occhi a mandorla avevano il colore delle nocciole mature. Piton notò che dietro la sua figura si nascondeva Petunia.
« Che piacere rivederti! » lo salutò calorosamente la donna posando il vassoio su un tavolino posto in mezzo al soggiorno e correndo immediatamente ad abbracciarlo.
Severus, evidentemente non abituato a tanto affetto, rimase immobile con le braccia distese sui fianchi e il volto imbarazzato.
« Mamma, così lo uccidi! » ridacchiò Lily gustandosi la scena, mentre Petunia non sembrava minimamente preoccupata del fatto che sua madre stesse quasi per soffocare il giovane Piton, anzi.
« Come vanno le cose a casa? » chiese la donna, liberando il ragazzi dall’abbraccio.
« Abbastanza bene, signora Evans. Ho appena ricevuto la lettera da Hogwarts. »
« Ti ho già detto mille volte di chiamarmi Mary! » lo redarguì la mamma di Lily, guardandolo con entusiasmo « Anche Lily ha ottenuto l’ammissione! Ieri! Io e suo padre siamo così orgogliosi di lei! La nostra piccola bambina è una streghetta! »
Petunia sbuffò, guardandosi intorno con fare disinteressato: la gelosia e l’invidia erano fin troppo evidenti, quasi incise nel suo volto.
« Era ovvio che la ricevesse» disse Severus con importanza « è una strega molto dotata, molto molto speciale.» continuò sorridendo.
La signora Evans lo guardò con divertito sospetto.
Piton parve cogliere l’allusione nel suo sguardo e abbassò la testa, imbarazzato.
Presero il tè tutti insieme e, subito dopo, Lily trascinò il suo amico nella sua cameretta: era una stanza di modeste dimensioni, con un bel letto a castello posto di fronte ad un’ampia finestra dai vetri colorati.
Petunia arrivò dietro di loro e sbuffò alla presenza di Piton.
« Io e mamma andiamo a fare un giro» mormorò tagliente alla sorella « cercate di non demolirmi la stanza con le vostre – capacità!»
Poi lanciò uno sguardo penetrante a Lily e se ne uscì sbattendo la porta.
La ragazza abbassò la testa, sconsolata.
« È solo gelosa» la consolò Severus mettendogli una mano sulla spalla.
Lily annuì infelicemente e si lanciò sul suo lettino, che era quello in basso.
« Sono cattiva, Sev» disse improvvisamente « avrei voluto condividere i miei poteri con lei, ma non so come fare. Dovevo impegnarmi di più!»
Piton la osservò con un misto di divertimento e irritazione.
« Non puoi passare i tuoi poteri magici ai Babbani! » le spiegò « Petunia non potrà mai fare magie perché non è una strega! È nata così, quindi deve lasciarti perdere.»
Una nuova luce brillava negli occhi di Lily: non aveva alcuna responsabilità per quanto riguardava la situazione della sorella. Si era tolta un peso enorme.
« Grazie, Sev» bisbigliò colma di gratitudine.
Il cuoricino di Severus perse un battito, ma si riprese non appena vide una lettera, strappata a metà e gettata a terra, spuntare da sotto al comodino.
Si piegò sulle ginocchia e la raccolse, leggendo ad alta voce.
 
Dal signor Albus Percival Wulfric Brian Silente alla signorina Petunia Evans.
Cara Petunia,
sono il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e sono ben lieto di rispondere alla tua domanda di ammissione alla scuola. Purtroppo non possiamo accettarti a Hogwarts per diversi motivi che non ti voglio tenere nascosti, visto il tuo grande desiderio di raggiungere tua sorella tra i banchi del nostro collegio.
Innanzitutto, il nostro istituto istruisce giovani maghi e streghe nell’utilizzo corretto della magia che, purtroppo, tu non possiedi: sarebbe assai pericoloso permetterti di frequentare Hogwarts, oltre che incredibilmente inutile – visto che non impareresti cose favorevoli alla tua altrettanto speciale vita. Inoltre, Hogwarts è stata costruita in modo che sia invisibile a chi non abbia poteri magici.
Adesso ti prego di non lasciarti prendere dallo sconforto, cara Petunia, poiché la vita di chi non è un mago può essere tanto speciale quanto quella di coloro che lo sono.
Frequenta la scuola del tuo mondo, dove imparerai tante cose che a Hogwarts sono ignote, e non essere invidiosa di tua sorella. Col passare del tempo scoprirai che esiste un tipo di magia anche nel mondo dei non-maghi – ed è la magia che preferisco maggiormente, quella senza bacchette.
Per quanto riguarda la tua curiosità verso il mondo magico, è comprensibile che tu voglia scoprire un universo a te sconosciuto e sono sicuro che tua sorella Lily sarà una fonte inesauribile di informazioni.
A buon rendere,
Albus Silente
 
Severus non poteva credere a quel che aveva appena letto: tentò di soffocare le risate, mentre Lily sembrava veramente sorpresa.
« Tunia ha scritto al preside di Hogwarts?»
Piton non si trattenne più e scoppiò a ridere.
« E il professor Silente ha risposto personalmente?»
« Tua sorella è una povera illusa se pensa di entrare a Hogwarts! »
Lily lanciò un’occhiataccia a Severus e lo fronteggiò.
« Non parlare male di mia sorella!» gli gridò contro « Solo perché tuo padre è un Babbano, non vuol dire che tutti debbano essere – insulsi!»
Il ragazzino rimase come paralizzato di fronte a quell’esplosione di rabbia; forse aveva esagerato, ma non lo avrebbe mai riconosciuto. Era troppo orgoglioso.
« Penso che andrò a casa.» dichiarò con gli occhietti neri che lampeggiavano pericolosamente « Non dire a Petunia che ho trovato la lettera. Quella già mi odia!»
Lily rise, dimenticando lo sdegno che aveva provato pochi istanti prima.
Piton uscì dalla stanza sorridendo e gridando: prossima tappa, Diagon Alley!

 

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