Until We Bleed

di sary19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Casa ***
Capitolo 2: *** In vino veritas ***
Capitolo 3: *** Il vigliacco ***
Capitolo 4: *** Borderline ***



Capitolo 1
*** La Casa ***


 

Voglio scrivere una storia che parli di sentimenti, di amore, desiderio e rapporti difficili.

I protagonisti principali, come forse avrete immaginato, saranno Heero e Relena; ma insieme ad altri, alcuni dei quali di mia invenzione.

La storia avrà luogo dopo la guerra; è una storia di vita quotidiana, slegata dalla storia originale ed è la prima che scrivo.

 

Buona lettura!

 

Prologo

 

La guerra è finita da poche settimane e l'equilibrio sulla terra sembra relativamente stabile, i giovani piloti possono finalmente tornare alla vita quotidiana e Relena Peacecraft, rimasta sola, li ospita provvisoriamente.

Heero Yuy si è impegnato a proteggerla, ma i rapporti tra loro restano ancora confusi.

 

La vita sembra iniziare a riprendere una parvenza di normalità e con il ritorno sui banchi di scuola iniziano nuovi incontri...impossibile sapere chi si abbia veramente di fronte.

 

Capitolo 1 - La Casa

 

Il sole sembrava un pagliaccio giallo seduto sul tetto”.

(Romain Gary, La vita davanti a sé)

 

 

 

 

Era una calda giornata di maggio e il sole sbirciava gli abitanti della Casa da dietro le nuvole rosa; Heero se ne stava disteso sul prato, gli occhi socchiusi, mentre ascoltava le battute di Duo Maxwell, che non smetteva un attimo di gridare al mondo la sua gioia per quella “pace dopo la tempesta”: per la fine della guerra.

Era tutto irreale, la grande villa bianca, il sentiero di ippocastani che si snodava verso la città, il profumo dell'erba appena tagliata e soprattutto quella strana compagnia.

 

Relena Peacecraft li guardava di sottecchi, seduta all'ombra di una quercia, con un grosso libro sulle ginocchia. Era lei che li aveva invitati lì, loro non sapevano dove andare e lei non avrebbe sopportato la desolazione di quell'immensa casa vuota.

Seguì con gli occhi il volo di un'ape e trattenne il respiro quando si poso sulle labbra di Heero, ma lui non battè ciglio e, dopo pochi istanti di perfetta immobilità, l'ape spiccò il volo e lo sguardo di Relena incrociò quello del giovane e scontroso pilota, che rivolse l'attenzione altrove. Relena tornò al suo libro.

Cercare di decifrare il carattere di Heero era diventata per lei una specie di missione, ma più passavano i giorni, meno le sembrava nelle sue possibilità farlo. Heero era davvero indecifrabile, aveva eretto una barriera che le era impossibile superare e, ogni volta che provava a infrangere la distanza fra loro, la freddezza di lui la spiazzava.

 

“Relena, non fare l'asociale, vieni a stenderti qui con noi!”, le gridò Duo. La biondina, che non aspettava altro che un invito, fu subito dei loro. Si stese accanto a Heero, l'oro fuso dei suoi capelli mischiato dalla brezza primaverile al castano scuro di quelli di lui creava uno strano contrasto. Duo fece l'occhiolino all'amico, che lo fulminò con lo sguardo, intanto che Relena parlava di un prossimo futuro.

“Quest'estate faremo tutto quello che preferiamo, fino all'inizio dell'ultimo anno di scuola potremo divertirci e magari anche andarcene in vacanza da qualche parte...”, disse la ragazza.

“Cosa c'è che non va qui? – Heero incrociò i suoi occhi chiari, ogni volta che la guardava a lei pareva di affogare in un abisso; conoscete la sensazione?

“Niente, credo...era solo una proposta, abbiamo tre lunghi mesi che ci aspettano”, Relena abbassò lo sguardo, improvvisamente risentita del tono di lui, senza capire che il fatto di poter chiamare un posto “casa” era per il giovane una novità assoluta e dopo qualche settimana vi si stava abituando con fin troppo piacere.

“Certo che andare in vacanza non sarebbe proprio niente male! – aggiunse Duo – Non ricordo l'ultima volta in cui ci sono stato...”

Il sorriso grato di Relena le illuminò il volto, con Duo era sempre tutto molto più semplice, delle volte pensava che i loro caratteri fossero incredibilmente simili, erano entrambi così allegri e i loro sentimenti erano sempre palesi. Lui le scompigliò i capelli, scoppiando a ridere quando lei lo guardò accigliata, e si avviò verso la porta, lasciandola sola con Heero.

Relena si voltò verso di lui, sfiorandolo.

“Come stai?”

“Me la passo piuttosto bene”.

Si alzò in fretta, lasciandola sola a cercare dei perchè che non poteva trovare.

 

*** 

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Capitolo 2
*** In vino veritas ***


 

Capitolo 2 – In vino veritas

 

La notte seguitava ad andare avanti. Non c'era niente che potessi fare”.

 

(Charles Bukowski)

 

Dalle persiane filtrava un raggio di sole, che scivolava sul tavolo di legno lasciando il resto della stanza nella penombra. Relena aprì la porta e saluto distrattamente Trowa, intento a preparare un caffè.

“Me ne lasci un goccio?”

Lui si girò verso di lei affabile, annuendo; era davvero pieno di fascino, non potè fare a meno di pensare la ragazza. E per di più un ottimo cuoco, come stavano tutti quanti avendo modo di notare.

 

Si avviò verso la camera di Heero, la tazza stretta nella mano; non era una di quelle che desistono facilmente.

La porta era socchiusa, Heero sfogliava un vecchio album di foto, che prontamente chiuse vedendo Relena varcare la soglia della sua camera da letto. La guardò storto, celando immediatamente ogni sentimento dietro a una maschera di freddezza.

“Che c'è?”

“Sei scappato via...ti ho portato una tazza di caffè, tutto qui. È amaro, come piace a te”.

Si alzò e avvicinò il viso al suo pericolosamente, per un attimo Relena pensò che l'avrebbe baciata, un pensiero incoerente;

“Grazie, ora puoi anche andare”, le sussurrò con freddezza. Il respiro di lui, sul collo, le aveva fatto salire un brivido lungo la schiena.

La rabbia le salì dentro come un'onda, non sopportava il suo atteggiamento strafottente e la sua indifferenza.

“Non ti reggo quando fai così!”

“Esci di qui, subito”.

Relena fece un passo avanti, allungò una mano, indecisa fra uno schiaffo e una carezza; la morsa di lui le serrò il polso a mezz'aria, facendole male.

La spinse indietro, una lacrima di rabbia le attraversò la guancia; subito Heero allentò la presa e con un gesto quasi inconsapevole gliela asciugò.

 

***

 

Nella Casa non c'erano regole, l'assenza di adulti e la situazione nel mondo fuori rendevano l'atmosfera irreale, come se si trattasse di un film. Ci si alzava agli orari più disparati, si mangiava quello che si trovava e i ragazzi vagavano fra il parco, la biblioteca e il lago; la natura era rigogliosa in quella fiorente primavera.

 

Wufei passava la maggior parte del tempo al laghetto o nei boschi, Quatre se ne stava rintanato in biblioteca, sempre pronto a offrirsi se ci fosse stato bisogno di qualcosa e Heero era una presenza sfuggente. Duo, ormai più in confidenza con la sua ospite, quella settimana non faceva altro che stappare bottiglie di vino rosso, per festeggiare, diceva. E Trowa, quel martedì sera, si offrì di cucinare una grigliata per tutti.

Relena era entusiasta dell'idea, lei e Duo andarono a comprare la carne, portarono in giardino tavoli e sedie e apparecchiarono tutto;

Alle otto passate erano tutti e cinque a tavola, davvero una strana “famiglia”, si sarebbe pensato vedendoli. Duo rallegrava la cena e proponeva brindisi, la guerra sembrava lontana e anche Heero, quella sera, sembrava meno serio.

Si presero una sbronza epocale, soprattutto Relena, che si ritrovò barcollante insieme a Duo a cercare di arrancare fino alla sua stanza; sarebbe stato difficile dire chi dei due stava peggio.

“Lascia stare, faccio io”.

Heero la tenne su con poca delicatezza, ma in modo molto più solido di Duo. La sua espressione si fece severa.

“Vai a letto Duo. Non vedo in che modo tu la possa aiutare”.

Duo si trascinò fino al bagno, chiudendosi la porta dietro le spalle; a seguire ci fu un rumore poco invitante.

Heero si girò verso Relena e aggiunse, con espressione scettica : “così tu saresti una che il vino lo regge tranquillamente?”

“Shhhh...mi gira tutto”, il viso affondò nel collo di lui.

Anche Heero era un po' brillo, se no, si compiacque dentro di sé, non le avrebbe mai permesso di lasciarsi andare in quel modo...

Allentò la presa davanti alla porta della camera di Relena, lei per reazione si strinse a lui ancora di più.

“Entra solo un attimo, non ce la faccio”.

Reggendola con un braccio aprì la porta, un letto disfatto riempiva buona parte delle stanza, la adagiò lì sopra con più delicatezza di quanta avrebbe voluto. Relena però non voleva lasciarlo proprio andare;

“Che c'è ora?”

Lei lo guardò, sforzandosi di trovare le parole.

“Resta solo un momento...”

“Non mi piacciono gli ubriachi”, storse la bocca nel dirlo.

Seduti sulle lenzuola rosse stropicciate, Relena appoggiò ancora la testa al suo collo, sfiorandolo con la bocca. Heero si irrigidì.

“Non sono ubriaca”.

Gli accarezzò un braccio e risalì fino al collo, sfiorando con le dita una cicatrice che gli segnava la pelle. Se la staccò di dosso bruscamente, non senza la consapevolezza di aver aspettato troppo.

“Smettila di provocarmi, Relena! Io non sono uno dei tuoi amichetti, giocare in questo modo con me è inutile”.

La guardò freddamente,si alzò in piedi e uscì chiudendo bruscamente la porta.

Relena si rannicchiò sotto le coperte, mentre tutta la stanza le sembrava girasse come una trottola.

 

***

Si svegliò nel cuore della notte, l'effetto dell'alcool era ormai svanito; si sentì stringere lo stomaco in una morsa, pensando a come se ne era andato Heero. Conosceva ancora poco il suo carattere, ma abbastanza per sapere che aveva superato un limite che non avrebbe dovuto superare, quella sera con lui.

Il vino aveva fatto crollare tutti i suoi freni inibitori e emergere quello che da tempo sentiva di provare per lui – che sentimento ingombrante stava diventando, in quella sera di maggio.

 

Avrebbe voluto fare qualcosa, chiedergli scusa, tornare indietro; si sentiva così impotente e infelice, intanto che aspettava un sonno che non sarebbe più tornato.

 

*** 

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Capitolo 3
*** Il vigliacco ***


Capitolo 3 - Il vigliacco
 

“La fantasia è un posto dove ci piove dentro”
 (Italo Calvino)

 

Relena si svegliò alle dieci passate, con la testa così dolorante che le sembrava di non riuscire nemmeno ad alzarla dal cuscino. Decisamente non era abituata a prendersi sbronze simili, ma bere in compagnia di soli uomini l’aveva fatta esagerare di brutto.
Aveva la gola secca, come se avesse ingoiato della sabbia rovente. Si sforzò di alzarsi dal letto e raggiungere la cucina, lasciò scorrere l’acqua dal rubinetto e poi ne bevve un bicchiere d’un sorso, con sollievo.
Lo scroscio dell’acqua l’aveva distratta da un rumore di passi alle sue spalle, così si trovò faccia a faccia con Hero, senza averlo sentito avvicinarsi. Deglutì velocemente, le gote già rosse e iniziò a cercare le parole giuste.
“Mi dispiace per ieri sera…”
Una semplice frase che sottintendeva altro. Hero non era il tipo da tollerare le sbronze, ma Relena era più preoccupata delle conseguenze della sbronza e di quello che poteva aver intuito il ragazzo, che della sbronza in sé.
La guardò con occhi severi, poi finse di non essersi accorto di niente, se non che la bionda era ubriaca marcia. Sbuffò, come per dire che non era la prima volta che gli toccava occuparsi di gente ubriaca, e soprattutto non era la prima volta che si doveva prendere cura di lei.
Lei sembrava voler studiare le piastrelle del pavimento e non trovava il coraggio di guardarlo negli occhi, ricordava perfettamente la sera prima…il modo in cui lo aveva accarezzato e per un attimo l’idea – balzana che lui non si sarebbe allontanato. La verità era che aveva iniziato a provare una forte attrazione per Hero e la sua fantasia ultimamente aveva viaggiato troppo lontano, ora doveva ritornare alla realtà dei fatti: Hero non provava niente per lei, forse non provava niente proprio per nessuno. Però delle volte aveva pensato diversamente, magari cogliendo un’occhiata che le lanciava di sfuggita, o un’attenzione che le rivolgeva…
Il pilota cercava in tutti i modi di non far trapelare nemmeno una briciola del suo imbarazzo, tanto era spaventato da quello che lei avrebbe potuto dirgli. Per una volta nella sua vita si sentì un codardo, aveva una gran paura di Relena e dell’affetto sincero che aveva iniziato a provare nei suoi confronti. E anche di qualcos’altro, di quella specie di scossa che lo attraversava quando si sfioravano o scoppiavano a ridere nello stesso istante.
 Cercò di cambiare discorso, per rompere quel silenzio così teso e pullulante di cose non dette.
“Certo che nessuno se lo sarebbe mai aspettato da una ragazzina dall’aria tanto rispettabile, di vederla così sbronza da non riuscire a reggersi in piedi”.
L’espressione si fece canzonatoria e l’atmosfera fu infranta, Relena riprese a respirare, non le aveva fatto domande riguardo al suo comportamento e non poteva che esserne sollevata – come avrebbe potuto spiegarglielo, senza umiliarsi ulteriormente di fronte a lui? Anche se una punta di delusione la amareggiò. La risposta non si fece attendere:
“Il tuo è proprio maschilismo, finchè vi sbronzate voi uomini va tutto bene, ma appena una ragazza si diverte un po’ fate subito una tragedia!”
Gli diede una spallata amichevole, dimenticando ancora una volta con chi aveva a che fare. Lui la immobilizzò contro il muro prontamente, i suoi riflessi erano talmente allenati che talvolta sembravano agire da soli. Il cuore di lei sussultò nel petto, a causa di quel corpo che le premeva contro senza pietà. Hero finse di non accorgersene, ma diminuì subito la pressione, lasciandole il tempo di riprendere fiato e arrossire come al solito.
“Mi dimentico sempre che anche solo a sfiorarti si rischia la vita”, ironizzò riprendendo il controllo.
“Allora vedi di stare più attenta, fragilina come sei”.
Hero si staccò in fretta da lei e uscì dalla cucina, non prima di averle ricordato che era la prima e ultima volta che si occupava di una sciocca ragazzina ubriaca.
Relena mise il broncio, un po’ ragazzina lo era davvero.

***


Era l’ennesimo caldo pomeriggio di inizio estate e il laghetto era il luogo ideale dove andare a rilassarsi. Relena camminava velocemente lungo il sentiero, impaziente di tuffarsi in acqua e poi asciugarsi al sole. Indossava solo un costume azzurro, che riprendeva il colore dei suoi occhi, anche se lei avrebbe finto di non saperlo.
Duo le aveva detto che l’avrebbe raggiunta più tardi per farsi una nuotata, quindi era da sola. Si avvicinò pronta a gustarsi un po’ di silenzio e lasciarsi andare ai suoi pensieri, ma evidentemente qualcuno aveva avuto la sua stessa idea. Si fermò immobile in mezzo al verde degli alberi a osservare la schiena ben disegnata di Hero, mentre il ragazzo si frizionava i capelli con l’asciugamano. L’occhio le cadde inevitabilmente sul sedere e sulle gambe muscolose del pilota, che sentendosi osservato si girò.
“Sempre tra i piedi”
La sua bocca non sorrideva e il tono era un po’ scocciato, ma gli occhi sembravano smentire le sue parole burbere. Di fatto, gli occhi dicono sempre quello che preferiscono.
“Non è mica il tuo il laghetto, pilota dei miei stivali”
Relena un po’ si divertiva a stuzzicarlo, soprattutto a fargli capire quanto lei non lo temesse, nonostante fosse un assassino, come se volesse mettere alla prova la sua pazienza. Relena aveva la profonda convinzione – non che ci avesse mai riflettuto su, lo sapeva e basta – che lui non le avrebbe mai fatto del male.
Ora che lui fingeva di non accorgersi delle provocazioni, anche di quelle un po’ maliziose, lei non riusciva a trattenersi dal provocarlo. In fondo, finchè lui faceva il finto tonto, come quella mattina, lei non ne avrebbe pagato le conseguenze.
Si avvicinò e lo prese per un braccio, lui era talmente stupito dalla sfacciataggine della bionda che per un attimo la lasciò fare.
“Torna a fare il bagno con me”, disse cercando di trascinarlo verso la sponda. Lui la guardò incredulo, poi ghignò e la spinse in acqua. Relena cadde di schiena e bevvè un po’, riemerse tossendo, pronta a vendicarsi.
“Non si gioca col fuoco!”
Gli occhi di lui ridevano, mentre la guardava. L’acqua del lago era limpida e gelata, Relena stava a galla senza fatica, con un’espressione di sfida dipinta in faccia. Cercò di schizzarlo e poi di trascinarlo in acqua afferrandolo per una gamba, ma lui la scalciò via, verso il centro del lago, lasciando una scia bianca di schiuma. Relena cambiò tattica.
“Ah! Mi hai fatto male!”
Era finita con la testa sottacqua, lui si chinò per un attimo preoccupato e lei non si fece sfuggire l’occasione. Riavvicinatasi alla riva e con lui che si sporgeva per vedere cosa avesse fatto, gli afferrò entrambe le mani sbilanciandolo e facendolo cadere in acqua. Se lo trascinò un po’ addosso e lui sentì il seno morbido di lei premergli contro il torace. La schiacciò un po’ sotto di sé, per fargliela pagare, fino a quando si accorse che anziché cercare di scacciarlo la spudorata si lasciava sottomettere da quell’abbraccio che non era un abbraccio. La guardò storto.
“Te ne approfitti un po’ signorina?”
Lei, un po’ smascherata, cercò subito di riprendere le distanze. I capezzoli sotto il costume erano diventati turgidi e Relena appena se ne accorse arrossì, attirando l’attenzione di lui. Questa volta la lasciò andare, ma non prima di averle fatto un mezzo sorriso sghembo, che dimostrava tutta la sua soddisfazione nell’essere consapevole di provocarle una reazione del genere.
“Porco!”
Cercò di colpirlo, inutilmente. Poi di eccitarlo, per fargliela pagare…gli si avvicinò, un po’ incerta, premendo il corpo contro quello di lui. Ma lui restò immobile e stringendo gli occhi le disse:
“Io un minimo di autocontrollo ce l’ho, a differenza di qualcun altro…”
I loro visi erano a un centimetro l’uno dall’altro, poteva sentire il suo respiro e il suo odore, sarebbe bastato sporgersi in avanti e baciarlo…
“Ehilà!”
Duo gridò allegramente dal sentiero, i due si staccarono immediatamente, proprio nel momento in cui lui sbucava da dietro gli alberi. Guardò i volti un po’ straniti dei due e chiese:
“Ho interrotto qualcosa?”
Duo fece il gesto di indietreggiare, la faccia divertita e per niente in imbarazzo.
“Ma figurati! La stavo per affogare…”
Hero la spinse sottacqua, solo per pochi secondi, lei riemerse e gli si lanciò contro, anche Duo si buttò nell’acqua pronto a partecipare al gioco.
Solo mezzora dopo, stesi sulle rocce ad asciugarsi, lei ripensò a quanto ci erano andati vicino, a quanto aveva rischiato di rovinare tutto –ma ne era sicura?
 Girò il viso verso di lui, steso lì di fianco, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati e avvicinò la mano alla sua, sfiorandolo. Lui finse di non accorgersene, ma non la tolse. 

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Capitolo 4
*** Borderline ***


 

Capitolo 4 - Borderline

 

Coloro che reprimono il desiderio, lo fanno perché il loro desiderio è abbastanza debole da poter essere represso”.

William Blake, Il matrimonio del cielo e dell'inferno

 

 

Rannichiata sul letto, Relena non riusciva a dormire. A tenerla sveglia erano i suoi sentimenti nei confronti di colui che ultimamente era diventato il suo chiodo fisso, Hero Yuy. Continuava a ripensare ai momenti che avevano passato insieme negli ultimi giorni, lo desiderava in maniera quasi dolorosa. Quella consapevolezza la fece arrossire...

 

Il comportamento di Hero le sembrava così ambiguo, ma al tempo stesso non aveva nessuna prova del fatto che il pilota potesse provare per lei gli stessi sentimenti che lei provava per lui. Qualche volta sembrava divertito dalle attenzioni di lei, ma non appena si lasciava andare un po' di più del dovuto lui reagiva con rabbia o imbarazzo. Era davvero incredibile per Relena dover corteggiare in quel modo un ragazzo, rischiando anche di essere respinta. Quando ci ragionava su si diceva che non lo avrebbe mai più sfiorato “per caso”, che non gli avrebbe più lanciato occhiate maliziose e che non lo avrebbe più cercato solo per poter stare un minuto con lui. In sua presenza tutto cambiava, era una calamita a cui non sapeva resistere...sarebbe riuscita a finire nel suo letto, era decisa. Nulla avviene per caso.

 

Si alzò veloce dal letto, passando davanti allo specchio e controllando la sua impeccabile immagine di sfuggita, si diresse al guardaroba. Era notte fonda. “Al diavolo!”, pensò. Si sfilò in fretta il buffo pigiama che indossava, per sostituirlo con una maglietta un po' larga, che le lasciava scoperte le gambe chilometriche e uscì dalla stanza. D'ora in poi si gioca sporco.

 

***

La camera di Hero era dall'altra parte del corridoio, che Relena attraversò velocemente a piedi nudi, il buio non la infastidiva, conosceva quella casa come le sue tasche. Passò davanti alla porta di Duo, riflettendo su quanto sarebbe stato facile conquistare uno come lui, sempre così allegro e disponibile. Poi aprì la porta della camera di Hero, senza bussare. Era steso sul letto, con solo i pantaloncini addosso, notò con piacere la biondina. Ancora quell'album di foto fra le mani e un portatile aperto ai piedi del letto. Alzò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri di lei.

 

“Cosa ci fai qui?”

“Ciao anche a te!”, rispose lei con una smorfia. Lui alzò un sopracciglio.

“Ho fatto un incubo orrendo, mi sono alzata a prendere un bicchiere d'acqua e ho visto la luce accesa in camera tua...”, appena pronunciate le parole, si rese conto di quanto suonassero banali, di fronte all'espressione scettica che apparve negli occhi di lui. Ormai era stata scoperta, cos'aveva da perdere?

“Tutto -pensò. Tutto, merda!”

 

Relena si sedette sul letto e restò in silenzio per un po'. Quando si viene scoperti non ci sono che due scelte, continuare a negare l'evidenza, o dire la verità; ma attenzione, la verità va maneggiata con cura.

 

“Volevo solo vederti...”, lo guardò negli occhi, ma lui distolse lo sguardo, improvvisamente spaesato. Così lei continuò, mettendo da parte tutto l'orgoglio che avrebbe potuto frenarla.

“Posso restare a dormire qui?”

 

Hero taceva, Relena pensò che l'avrebbe cacciata nel giro di dieci secondi, invece lui si limitò a chiudere l'album di fotografie e spegnere la luce. Infilandosi sotto le coperte le disse:

“Fai come preferisci”.

 

***

Dormire con un'altra persona non è sempre piacevole, ma quando lo è, lo è davvero. Non sto parlando del sesso, ma del fatto di addormentarsi fra le braccia della persona che ami. Sto parlando di quando spegni la luce e inizi a superare un confine, ma ancora non hai rovinato tutto. Sto parlando della calma che precede la tempesta, quando è tutto così soave. Quello che sto descrivendo è il momento in cui pensi che sia tutto perfetto, quello che aspettavi da una vita e pensi darà una svolta alla tua storia, alla vostra storia.

Quello che non sai è che quella svolta non sarà come te la immaginavi.

 

È buffo quanto delle volte la fantasia si avvicini alla realtà, è interessante pensare che forse, bene o male, immaginiamo tutti le stesse cose. La fantasia fa brutti scherzi, a tutti quanti, duri di cuore compresi.

 

***

Relena era intimidita dall'idea di essere lì con lui. Si stese lentamente al suo fianco, cercando di non stargli addosso, ma inevitabilmente toccandolo.

Era terrorizzata all'idea di esagerare, non voleva fare la prima mossa. Non si rendeva conto di averla già fatta. Aveva osato e ora era nel suo letto, aveva ottenuto quello che voleva.

 

Hero non era come gli altri, era orgoglioso e taciturno, era un assassino, un terrorista, un hacker. Hero era un ragazzo. E Relena lo aveva provocato per giorni, l'aveva fatto impazzire di desiderio, aveva sfruttato ogni opportunità per potersi conquistare un posto nel suo cuore. Hero non era fatto di ghiaccio e il sangue gli ribolliva nelle vene come a un qualsiasi altro diciottenne.

 

Relena era innamorata e l'amore, soprattutto quando si è inesperti, fa perdere il controllo. Non le interessava più l'orgoglio, non aveva più paura di sbagliare...lei lo voleva, lo voleva più di qualunque altra cosa, avrebbe calpestato chiunque pur di averlo.

 

Hero aveva promesso di proteggerla e sapeva che non avrebbe mai potuto entrare a far parte davvero della sua vita. Hero non sapeva neanche se l'amava, ma ciò che davvero contava era il fatto che lei ora fosse lì, il desiderio è una brutta bestia.

 

Fu facile lasciarsi abbracciare e accarezzare dalle mani ruvide che aveva sognato per mesi, lasciarsi andare ai suoi baci sul viso, sul collo, fra i capelli. Fu facile stringerlo a sé come se fosse l'unica cosa di cui le importava davvero, e lo era. Non fu facile tenere a freno la voglia di andare oltre, e le sue mani fra le gambe, ma Relena era vergine, e voleva delle risposte.

Delle volte seguiamo il cuore, ma raramente lo facciamo fino in fondo, d'altra parte, noi siamo animali pensanti e sappiamo valutare i rischi, ma non è sempre detto che le nostre valutazioni siano esatte.

 

Fu così che Hero e Relena dormirono insieme come fratello e sorella, circa. Era evidente che Relena Peacecraft non sapeva giocare sporco sul serio, almeno per ora. 

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