Per te questo ed altro.

di loonaty
(/viewuser.php?uid=121334)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per te questo ed altro. ***
Capitolo 2: *** Come accadde ***
Capitolo 3: *** Il suo pianto, la loro furia, la sua comparsa ***
Capitolo 4: *** Rosso! ***



Capitolo 1
*** Per te questo ed altro. ***


-E tu?, Tu chi sei?-
-Semplicemente io-
-No, tu non sei lui.- Stringe i pugni mentre i denti affondano nel labbro inferiore.
- Stai dicendo che non so chi sono-
- Tu invece non avevi detto che saresti diventato Hokage?-
-Ma per te, Sasuke kun, questo ed altro- Il ninja biondo sfila il coprifronte dalla tasca della giacca e lo getta in terra, tra di loro. A segnare un invisibile punto d'incontro.
-Questo che significa?- Fissa l'incisione sul simbolo della foglia, l'inconfondibile segno di tradimento.
- Come che significa? Sei forse cieco Sasuke-kun?- Il biondo sorride divertito -Ah, già, forse lo sei davvero-
E' lui? E' davvero lui? Il Naruto imbranato? Quel dobe ultimo della classe che si era ripromesso di distruggere per primo una volta tornato al villaggio?
-
Sappi che questo tuo gesto non mi farà cambiare idea! Io...-
-Sì lo so, distruggerai Konoha-Naruto rotea gli occhi. -Ma proprio non capisci Sasuke?-
- Levati dalla mia strada se non vuoi morire!- Ringhia l'altro brandendo la katana.
-Io non sono qui per intralciarti Sasuke, io voglio aiutarti a distruggere Konoha-
Gli occhi del moro si sgranano. Massimo segno di sorpresa che potesse esternare un Uchiha.
Apre e chiude la bocca un paio di volte.
- Non ci credi?-
Silenzio.
- Sai, voleva venire anche Sakura, ma l'ho mandata a Suna, da Gaara, spero non ti dispiaccia avere un morto in  meno...-
-Perchè?-
-Semplice, ho preferito che non rimanesse coinvolt...-
-No- Sasuke scuote la testa -Perchè ti schieri dalla mia parte?-
-Siamo amici giusto?-
-E tu non volevi essere Hokage?-
-Sasuke non avevi per caso un villaggio da distruggere?-



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Come accadde ***


Konoha era vuota e silenziosa. La gente la attraversava con i segni della morte sul volto. Quello non si poteva più definire un villaggio.
Naruto, appollaiato su un tetto guardava le strade sotto di lui. L’aria secca che gli faceva lacrimare gli occhi. La giacca rossa che si gonfiava alle sue spalle per quel vento arido dal sapore di sangue.
Naruto, il ninja più promettente del villaggio della foglia. Naruto, il più vicino ad essere il prossimo Hokage, aveva dimenticato cosa volesse dire essere legati ad un luogo. Perché lui detestava quella città vuota, che aveva perso la speranza, ed insieme a lei anche lui si era spento. Non più il ragazzino attivo e birbante. Ora solo Naruto, stanco di quel villaggio che una volta chiamava casa.
Si coprì gli occhi con una mano. Basta!Basta piangersi addosso!
Eppure ancora non riusciva accettare il fatto che in quei giorni di sconforto la volpe avesse preso il sopravvento, tanto che certe sere andava a letto senza ricordarsi cosa aveva fatto quella mattina. Ed allora correva da Sakura chiedendole un resoconto della giornata che lei non sapeva dargli perché “non ti sei fatto vedere in giro” e poi la gente parlava di fatti strani, come segni di artigli su quella parete appena verniciata o “chi ha sfondato la vetrina del mio negozio?” oppure ancora “sono stati ritrovati diversi animali squartati all’ingresso del villaggio!”. Ormai però ci avevano fatto l’abitudine, spazzavano via i gatti sviscerati dai loro usci, lavavano il sangue dai panni appena stesi il giorno prima senza battere ciglio, e la diceria che un killer si aggirasse per le strade ormai non li preoccupava più. C’era silenzio quando Naruto passava, eppure nessuno, nessuno a parte Sakura poteva sapere delle macchie di sangue sui suoi vestiti la sera, nessuno poteva sapere del sapore rugginoso che spesso aveva sulle labbra.
-Così non si può andare avanti-
Sakura gli si avvicinò alle spalle cingendogli il collo con le braccia magre e candide.
-Vai a Suna-
Le disse. Nient’altro. E lei, morta,come tutti gli altri, non fece domande, la scarica di chiacchiere e proteste non si fece nemmeno intravedere e Naruto seppe di aver fatto la scelta giusta. Non le avrebbe fatto del male, sapeva che qualcosa di incredibilmente sbagliato stava per accadere, lei però non doveva finirne invischiata.
Sprofondò le labbra tra i capelli biondi,color del grano maturo, chiuse un secondo gli occhi acquamarina e respirò il suo odore, il sentore di sangue più forte di qualche giorno prima. Voleva piangere, urlare, strillare, ma, come Naruto, anche la ninja piagnucolona aveva smesso di fare la bambina. Si voltò e si allontanò di qualche passo. –Naruto, fermalo- Bisbigliò. Il ragazzo non le rispose. Sakura strinse i pugni allontanandosi,saltando di palazzo in palazzo, con il vento negli occhi. No, Naruto non l’avrebbe fermato. Lei però aveva troppa paura per restare. Il giorno dopo Sakura non era più al villaggio.
Fu ritrovato il cadavere della ragazza che lavorava all’ichiraku. Suo padre pianse e chiuse il ristorante. Naruto, con il volto imbrattato di sangue, non battè ciglio, osservando lo strazio del genitore da sopra il tetto della struttura. Un ghigno sadico si dipinse sulle sue labbra.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il suo pianto, la loro furia, la sua comparsa ***


IL SUO PIANTO, LA LORO FURIA, LA SUA COMPARSA

 
 
Sakura era seduta sulla sabbia bionda, la pelle secca screpolata dal sole che bruciava sotto il sale delle lacrime che le rigavano le guancie. Codarda! Si disse. Permetti loro di starti dvanti ancora una volta, lasci che ti proteggano, piangi come una bambina … Codarda! L’entrata di Suna alle sue spalle l’attendeva invitante. Il suo zaino buttato a terra, rovesciato, le erbe, gli unguenti, i bendaggi, quei pochi vestiti che le permettevano un cambio pulito la mattina. Tutto coperto di sabbia. Il vento si alzava piano, come lei mentre fletteva indecisa le ginocchia e si voltava a guardare la città della sabbia. Per poi in uno scatto d’ira darle le spalle e riprendere a correre nella direzione opposta, verso Konoha mentre ancora piangeva. La stupida era dovuta arrivare fino lì per poi rendersi conto che sarebbe stato più giusto, più da ninja, non partire.
Stupida Sakura … Che peccato …
 
Sasuke resta a fissare il compagno in piedi davanti a lui.
-Non ti credo … Adesso levati dal mio cammino –
-Quanto-sei-noioso- Gli occhi di Naruto ardono mentre pronuncia quelle parole a denti stretti.
Il moro estrae lentamente la katana, ma c’è qualcosa che lo inquieta. Sharingan!
Cade a terra sotto il peso del corpo dell’altro ragazzo che lo schiaccia su radici e terra umida, la testa che si scontra bruscamente con un sasso. –Perché non ti fidi?- Ringhia il biondo mentre Sasuke sgrana leggermente gli occhi. Il suo chakra era completamente rosso. Pareva colasse dai suoi pori come sangue dalle ferite. Gli occhi pulsavano di energia mentre i capelli si agitavano in un vento impossibile. Eppure quelle parole appena pronunciate avevano il solito tono, fastidioso e lagnoso, che avevano sempre. Le aveva pronunciate come quella volta, quando aveva blaterato un qualcosa d’insensato riguardo all’essere fratelli o cose del genere. –Dobe, togliti di dosso!- Il biondo non si mosse, il suo fiato caldo gli spostava i ciuffi neri dal viso pallido. –Puzzi di sangue, Naruto! –
Non vi fu sorpresa nelle sue parole, solo un leggero sconcerto fluì insieme al suo ringhio irato e al fruscio della katana finalmente sguainata e pronta a ferire.
 
Hinata aveva seguito Naruto, poiché, da brava stolker la quale aveva capito di essere, non poteva lasciarlo solo nemmeno un secondo. Aveva cominciato questa paranoia dopo la partenza di Sakura. Anche il volto della Ninja dai capelli corvini, però, aveva risentito della morte apparente di Konoha. La pelle tendeva leggermente più al grigio che al latte scremato, i lunghi capelli erano immobili nella calura estiva e le gote avvampavano per il caldo e non più per la vergogna. Fissava la scena ammutolita. La Katana che saettava rapida contro il petto del ragazzo amato mentre un artiglio quasi trafiggeva il moro traditore, bastardo che tanto aveva fatto soffrire il suo Naruto. Stava per accorrere a mettersi tra i due, per morire al posto del biondo, con uno slancio di estrema dolcezza, generosità, che Sasuke avrebbe meglio definito di inferiorità, Quando i due si fermarono e voltarono lentamente il capo nella sua direzione per poi ghignare malevoli. La ragazza fece un passo indietro.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rosso! ***


Rosse erano le foglie sul terreno umido.
Rosse! Erano le dita che sfregavano sulla pelle.
Rosse! Erano le labbra sottili tirate in un ghigno.
Rossa! La pelle d'alabastro.
Rossa! La lama immacolata.
Rossa! La chioma d'oro nero.
Rosso! Quello dei suoi occhi.
Rosso! Quello della felpa stracciata sul ventre.
Rosso! Quello che sgorgava a fiotti dal suo corpo.
Quel rosso che significava morte amore passione sangue guerra dolore sangue sangue sangue sangue sanguesanguesanguesangue!
Volerne sempre di più, com'era possibile? Desiderarne la vischiosità sulle mani e le braccia assaporarne il gusto amaro e ferroso e dolce in fondo alla gola.
Solo piacere c'era stato quando aveva affondato gli artigli al centro del suo petto attraversandolo.
Godimento nello strappare l'arma al compagno e squarciare il ventre della ragazza dai grandi occhi chiari che urlava. Urlava in modo disperato. Più lei urlava e più si sentiva realizzato.
Il sangue era una droga per lui e quel sorriso malato che gli faceva dolere le guance era qualcosa di curioso che stonava con l'aspetto angelico.
Rosso! Il kimono del ragazzo troppo vicino al massacro. Ora fermo, immobile, gli occhi spalancati ad assistere alla scena.
L'artiglio - Rosso!- Che saettava verso quel volto pietrificato nel suo orrore e ne strappava un bulbo oculare voltandosi poi verso di lui con un ghigno soddisfatto.
Se lo mise davanti al volto. Quella sfera candida posta davanti a quella azzurra e rossa e di nuovo azzurra. Quel sorriso che stonava schifosamente con il suo aspetto angelico.
-Guarda, sono un'Hyuga!- Niente di umano in quella voce derisoria. Rossa! la sua voce, cosparsa del sangue che aveva lappato dagli stessi intestini della ragazza che ora si riversavano sul terreno.
Fece un passo indietro. Cercò la sua katana. Questa era ancora conficcata nel seno della ragazza distesa sul terreno. Rossa! di un dolore che non era stato lui a provocare.
Sì, colpirla, ferirla, tramortirla, terrorizzarla, arrivare a tanto così dall'ucciderla ... Ed aspettere che qualcuno la venisse a salvare. Perchè qualcuno veniva sempre a salvare i buoni dalle mani dei cattivi.
Mani Rosse!
Si mise le mani tra i capelli e Naruto avanzò. L'occhio dimenticato. Il suo giocattolo si era rotto. Lo pestò e questo scoppiò vischioso sotto la suola dei suoi sandali appicciacando l'erba di una sostanza trasparente e Rossa! -Perchè scappi Sasuke-kun?- La testa piegata di lato e quell'orrido ghigno che stonava maledettamente con l'aspetto angelico.
Un altro passo indietro. Uno avanti.
-Non eri tu quello che voleva ucciderci tutti? Che avrebbe distrutto il vilaggio senza battere ciglio?-
Rosso! L'energia sprigionata da quello sguardo azzurro ma Rosso! Fin in fondo nell'anima. Anima. Rossa pure quella.
Un altro passo indietro. Uno avanti.
E quel pessimo ghigno sulle labbra sottili che stonava con il suo aspetto angelico.
-Sì sì, eri tu eri tu. Sì sì, eri tu eri tu. Per te tutto questo Sas'kè- kun!-  Allungò una mano in mezzo a quella cupa cantilena soffiata tra i canini aguzzi. Aguzzi? Rossi! Rossi! La mano si apre (Rossa! Rossa!) Il cuore poco prima pulsante della ragazza racchiuso in quel palmo. Un cuore nient'altro. E quel ghigno che stona tanto con il suo aspetto angelico è ancora lì.
Rosso! Rosso! Rosso quel ghigno! Rosso il cuore che sembra ancora pulsare, rosso d'amore per l'assassino dalle mani rosse! Mani di assassino!
Un altro passo indietro. Uno avanti. C'è un albero dietro di te, Sas'kè - kun. Sei finito oramai, Sas'kè kun.
-Prendilo Sas'kè kun! Prendi il cuore! Prendilo dai! Prendi questo cuore, sù, dai che male fa, è un cuore, prendilo!- Vicino, troppo vicino. Rosso tutto troppo rosso e lucido e liquido e denso vischioso è Rosso! E' sbagliato.
-N-No ... - E' un gemito sconosciuto.
Paura? No, terrore Sas'kè kun.
Se non fosse per quel ghigno disumano che stona così tanto con quel suo aspetto angelico tu ti troveresti di fronte al tuo amico d'infanzia. A quello che voleva essere Hokage.
Ma è tutto rosso Sas'kè kun.
-Perchè no?- E' vicino. Così vicino che può vedere le iridi rosse puntate nelle sue. Lo Sharingan è rosso. Rosso!
Si sente malato, sporco e dissacrato. Lui voleva compiere una strage? Lui che inorridiva alla vista dell'uccisione di una ragazza innocente?
Uccisione?No, massacro Sas'kè kun.
-N-No!- Il chidori, Sas'kè kun. Perchè tu rispondi alla violenza con altra violenza. Per dimenticare che tu passasti un altro giorno rosso Sas'kè kun. In cui le strade erano fiumi di morte e due occhi neri il tuo incubo. Occhi che diventavano rossi. Ti avevano tolto tutto quegli occhi rossi.
Rossi!
-Perchè no?- La voce triste, offesa, delusa.
Stonava con quel ghigno malefico ancora tirato sul suo volto angelico.
-Perché no?- Il tono più alto e acuto, il chidori bloccato, deviato, il braccio dell'Uchiha spinto verso l'alto, fermato sulla testa dalla mano -Rossa!- e il sangue che colava e rendeva rossa anche la sua. Era cresciuto Naruto. Lo aveva raggiunto e superato o forse era perchè lo terrorizzava. Lo guardava dall'alto. Gli occhi Rossi! Nei suoi altrettanto spaventosi e spaventati.
Terrore, terrore Sas'kè-kun.
-Perché non vuoi il cuore? Perché non giochi con me? Perché perché perché?- L'organo ora spinto verso il suo viso, le arterie che vomitavano sangue coagulato, i tessuti spappolati da quella stretta.
-E' SBAGLIATO!- Urlò spingendosi in avanti e trovò solo altro rosso. Un sapore rosso. Una lingua calda e dei canini appuntiti. Si ritrasse sbattendo la testa contro la corteccia.
Rosso.
Tanto altro rosso che gli colava lungo la nuca.
-Ohhhhh ... Quindi tu dici che è sbagliato Sas'kè - kun?- Accovacciato davanti a lui con un ghigno che stonava con il suo aspetto angelico. -Ma a te piaceva il rosso-
-No, non mi piace.- Il contegno riacquistato, anche se in minima parte. In bocca quel sapore caldo e ferroso e amaro, ma dolce in fondo alla gola.
-Sì sì, ti piaceva, me lo ricordo. - Annuiva convinto. -Andiamo, ti farò ricordare.- Gli prese un polso sollevandolo di peso.
Rosso era il chakra che lo circondava. eppure a parte quel rosso era Naruto. A parte quel ghigno demoniaco che stonava assurdamente con il suo aspetto angelico.
-Andiamo andiamo Sas'kè-kun. Ti farò vedere quanto è bello il rosso!-
Verso il villaggio.
Seguì quel rosso senza saperne il motivo. Forse ne era solo un po' terrorizzato, forse.
Terrorizzato? Traumatizzato sas'kè kun. Traumatizzato.




Il corpo martoriato era a terra davanti ai suoi piedi. L'acido le bruciò la gola mentre cadeva in ginocchio e vomitava l'anima. Amaro e acido e l'odore nauseante dei liquidi gastrici e della bile assieme a quello della carne che con il caldo si guastava in fretta.
Piange Sakura, piange.
Non guarda, piange e scavalca. Le fa onore.
Non si ferma Sakura, non si ferma. Via, verso il villaggio perchè tutto è troppo rosso. e questi dannati aceri paiono in competizione con il sangue.
Rosso e marcio il volto della ragazza lasciata indietro. Ed il sudore e la paura le imbiancano il volto.
Rosa i suoi capelli in quell'inferno rosso.
Rosso e rosa stonano.
Non si abbinano affatto.
E lei per anni aveva continuato a cestirsi di rosso senza rendersene conto.
I fiori di ciliegio sono rosa ed i loro frutti rossi.
Ma guando le ciliegie maturano i fiori cadono e l'albero si incendia.
Il rosso ed il rosa non stanno per nulla bene assieme.
Stonano.
E lei per tutti quegli anni si era vestita di rosso.
Il rosso non sta bene con i suoi capelli.
Però ha dei begli occhi Sakura.
Occhi verdi.
Decisamente meglio del bianco.
Risalta il rosso.
Ha dei begli occhi verdi Sakura.
Con questi accanto il rosso è più forte e bello e splendido.
Ha dei begli occhi verdi Sakura.

Decisamente meglio, di un futile bianco.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=655420