L'alba

di ary_gg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Sweet Blood ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


L'ALBA...


CAPITOLO PRIMO


Elena si risvegliò improvvisamente, ma non riusciva ad aprire gli occhi, era troppo stanca, la testa le faceva male e anche le gambe e le braccia e la schiena. Proprio non riusciva ad aprire gli occhi erano troppo pesanti, era così stanca, ma perchè? Perchè era così stanca? Non si ricordava nemmeno cosa avesse fatto il giorno precedente...cosa mai aveva fatto per stancarsi così? Forse era caduta durante una prova delle cheerleader...ma, ma lei non faceva più parte delle cheerleader..."lascerei le cheerleader al tuo posto...ti ho vista all'allenamento eri così infelice". E' vero non le piaceva più...un momento ma chi le aveva detto quella cosa, cosa stava dimenticando? La testa le faceva così male..."entro domani mattina starai bene". Qualcuno le aveva detto una cosa del genere una volta...Ma perchè non ricordava? Doveva aprire gli occhi, era necessario, sentiva che doveva riacquistare lucidità, che c'era qualcosa che non ricordava, ma c'era pericolo. Qualcuno aveva bisogno di lei, lo sapeva. Una lotta si, ecco, c'era stata una lotta, aveva sbattuto forte la testa, ma poi qualcuno l'aveva presa, un altro si era scagliato addosso a qualcun'altro. Maledizione era tutto così confuso, doveva aprire quei maledetti occhi. Dovette metterci tutto l'impegno e tutta la forza di cui era dotata, ma finalmente riuscì ad aprire gli occhi. Si trovò distesa per terra, si accorse solo in quel momento che pioveva, si trovò completamente bagnata, la pioggia però era lenta e sempre meno fitta, ormai sembrava in procinto di smettere, anche se in realtà la pioggia sottile continuava a cadere sul suo viso. Era in mezzo al bosco, era buio, ma c'era luce, c'era del fuoco un pò più lontano che illuminava la zona...Bosco, bosco, lotta, bosco...Klaus...oddio! Stefan, Damon, Bonnie, Caroline, Jeremy. Oddio come diavolo aveva fatto a dimenticare. Si concentrò più che poteva, doveva trovare la forza per alzarsi. Ci provò e ci riuscì con meno fatica di quel che pensava, la testa le faceva male, ma non troppo. Si toccò la testa, aveva una ferita sulla fronte, ma non era grave. Respirò a fondo. Si voltò. Alle sue spalle trovò un disastro c'era fuoco in lontananza, quello che illuminava la zona, alberi recisi, e due corpi lì per terra. Oddio Damon. Elena cercò di muoversi, ma le sue gambe non ressero e si ritrovò con le ginocchia per terra. La pioggia continuava a cadere imperterrita, sembrava improvvisamente tornata più fitta. Cercò di alzarsi nuovamente e instabilmente riuscì ad arrivare al corpo del ragazzo. "Damon?" La sua voce era strozzata e acuta, era preoccupata e il cuore sembrava esploderle. "Damon?" Questa volta sembrava una supplica, ma non riceveva risposta.
Oddio Damon ti prego rispondimi, ti prego. Pensava.
Alzò lo sguardo vide Bonnie. "Bonnie?" La chiamò più forte che poteva, la vide muoversi. "Bonnie stai bene?" La strega girò la testa verso Elena e le comunicò un si sussurrato. Elena tornò a concentrarsi sul vampiro. "Damon?" Tentò ancora. Niente. Silenzio. Quel silenzio era assordante. Gli occhi le si riempirono di lacrime, che a stento trattenne. Alzò la testa. Dov'erano tutti? Dove diavolo erano mentre lui aveva bisogno di aiuto. Non riusciva a collegare ciò che era successo. Forse la botta in testa era stata più forte di quello che ricordava. Oh si ora ricordava. Klaus l'aveva praticamente scaraventata al muro con talmente tanta forza che all'impatto con...non era un muro era un albero, si era un albero. Aveva sentito le sue ossa scricchiolare e l'albero cedere sotto di lei. Però non sentì il terreno quando cadde, ma un urlo, due braccia che le impedirono di toccare il suolo e due occhi azzurri che la guardavano preoccupati. "Avanti Elena respira non puoi fare questo a Stefan, non me lo perdonerà mai, dì qualcosa." Le aveva detto. "Sto...bene" Gli aveva risposto in un soffio. Un altro urlo, sembrava che qualcuno fosse dilaniato dal dolore. Non era la voce di qualcuno caro ad Elena, lo sapeva. "Maledetta strega!" Era Klaus. "Ok, Elena guardami. Ti lascio qui, ti prego non mollare ok?" Non riusciva a rispondergli. "Maledizione". Damon si morse un polso e le fece bere un pò di sangue. "Ok, Elena, non è molto, ma almeno ti permetterà di stare bene, ti prego Elena, non posso fare di più, Elena rispondimi". Elena continuava a guardarlo, improvvisamente sembrò riuscire a recuperare l'uso della parola. "Lo so. Va meglio." Damon le sorrise appena. "Brava la mia principessa. Devo andare ad aiutare Bonnie o il piano fallirà." Le baciò la fronte e la adagiò per terra. "Torna ti prego". Damon si fermò e si voltò verso di lei. "Non preoccuparti se succederà qualcosa, Stefan e Barbie ti porteranno via. Li percepisco, stanno avendo la meglio. Sta tranquilla. Anche Jeremy e il lupo stanno bene." Le sorrise. Un altro urlo. Damon maledizione dove sei! Gli comunicò Bonnie mentalmente. "Prometti!" Elena non si arrese. "Cosa?" Damon! E' ora! "Elena devo..." Non riuscì a finire la frase. "Che tornerai, promettimelo!" La guardò intensamente negli occhi velati di lacrime. Damon ora! Il vampiro sembrò svegliarsi dal suo trance. "Te lo prometto" Le sussurrò appena e con voce incerta. Poi sparì ed Elena si accasciò per terra chiudendo gli occhi.
Finalmente riuscì a mettere insieme i pezzi. Ma dov'erano gli altri? Perchè non erano lì ad aiutarla, ad aiutare lui? Perchè? Lui gli aveva aiutati, ora era il loro turno per aiutare lui, era il suo turno per aiutarlo.
"Damon!" Apri i tuoi bellissimi occhi e guardami.
"Damon!" Apri quella maledetta bocca e dimmi qualcosa di sconveniente.
"Ti prego...avevi promesso..." Non lasciarmi.
Bonnie si mise a sedere ma non riusciva a muoversi, vedeva l'amica lì impalata, in ginocchio a fissare Damon. Voleva chiamarla, ma non ci riuscì. Quella scena era orribile. Damon era pieno di sangue e morsi. Pioveva. Erano tutti completamente bagnati. Non riusciva nemmeno a sentire quello che diceva. Si sdraiò nuovamente per terra sperando di recuperare le forze.
Elena scuoteva il ragazzo senza avere risposta e le lacrime che stava trattenendo si affacciarono ai suoi occhi, ma poi lo notò. Un respiro. Due. Tre. Erano lenti e irregolari ma c'erano. Una sola lacrima le rigò il viso. Accennò un sorriso.
"Sai...sai che mantengo le...le mie promesse". La sua voce era un sussurro ma Elena era certa di averla sentita.
"Damon! Stai, stai bene?"
Le sue labbra si incurvarono in una smorfia che doveva essere un mezzo ghigno, ma soffriva e non aveva ancora aperto gli occhi. "Ovviamente."
"Non è vero non mentirmi!"
"Sto bene"
"Apri gli occhi allora" Ma che diavolo stava dicendo? Avrebbe fatto di tutto per rivedere quegli occhi. Ma non ricevette risposta. Notò la sua mano ferita. Sangue. Ma certo! Sangue. Cercò qualcosa di tagliente lì intorno, vide una pietra appuntita e si incise il polso. "Prendi" Avvicinò il polso alle sue labbra ma il vampiro si scostò.
"Sto bene" Sussurrò.
"Non è vero. Non fare il testardo. Bevi." Elena riavvicinò il polso al ragazzo.
Damon respirò a fondo evitando di pensare al profumo del sangue. "Non sono Stefan, Elena"
Elena rimase spiazzata da quelle parole. Che cosa voleva dire? "E quindi? Avanti Damon non fare l'idiota!" Voleva solo che aprisse quei maledetti occhi.
"Sei debole, non è il caso Elena. Cerca Stefan."
Elena sentì un moto di rabbia crescerle dentro. Perchè doveva essere sempre così testardo? Perchè non si lasciava mai aiutare?
"Smettila ok? Mi fido di te, bevi ora!" Fiducia ecco il punto. Pensava non si fidasse di lui? Dopotutto quello che era successo?
"Io no." Elena rimase scossa. Non si fidava di se stesso. Non sono Stefan, Elena. Certo.
"Io si, quindi..." Disse appoggiando il polso sanguinante alle sue labbra "...ora bevi".
Damon non accennava a muovere quelle labbra. Ti prego. Pensò. "Ti prego" poi lo disse. Non bastava pensarlo. "Non lasciarmi". Dopo quella supplica sentì finalmente le labbra di Damon schiudersi sulla sua ferita e con la lingua assaggiò il suo sangue. Elena sentì un brivido percorrerle la schiena. Poi sentì una puntura. Sentì che il suo sangue passava da lei a lui, era già più caldo. Le sue labbra erano più calde. Improvvisamente lui ruppe quel contatto. Elena non riusciva a capire, ne aveva preso così poco. Era certa non gli bastasse per recuperare a pieno le forze. Voleva chiederglielo, ma poi vide che lui aprì i suoi occhi. Riuscì finalmente a vedere i suoi splendidi occhi azzurri. Erano così spenti. Lui le accarezzò una guancia. Intanto la pioggia cessò la sua imperterrita caduta, le nuvole si diramarono e l'alba fece capolino su di loro. Lei voleva dirgli che non era abbastanza, che se volevano muoversi e allontanarsi da lì doveva prenderne ancora. Poi lui volse lo sguardo verso un punto imprecisato del bosco. Anche lei guardò in quella direzione, ma non vide nulla. Dopo un pò vide Stefan, Caroline, Jeremy e Tyler spuntare dal buio.
Il fratello la chiamò "Elena stai bene?"
"Bonnie" Gli disse semplicemente. Il ragazzo notò il corpo della giovane lì e si precipitò da lei cercando di farla alzare. Era distrutta, ma viva. Stefan, Caroline e Tyler avevano delle ferite superficiali. Stefan era quello messo un pò peggio. Aveva del sangue che gli rigava il volto, dei graffi qua e là e qualche morso. Stefan le si avvicinò e istintivamente lei abbassò la manica della maglia coprendo il morso di Damon. Non sono Stefan, Elena. Ora aveva capito il vero senso della sua frase. Stefan cercò di farla alzare ma lei si ritrasse. "Aiuta lui Stefan, io sto bene". Damon era ancora steso a terra e aveva lo sguardo rivolto al cielo. Il respiro era tornato un pò più regolare, ma proprio non riusciva ad alzarsi. Aveva bisogno di nutrirsi. Stefan le sorrise, poi guardò Damon. "Damon mi senti? Avanti andiamo a casa. E' finita". E' finita. Elena non riusciva a crederci. E' finita. Sembrava così irreale. Sentì le braccia di Caroline che la aiutarono a mettersi in piedi e a camminare. Si sentiva così debole e stanca. Intanto Tyler aiutava Stefan con Damon, mentre Jeremy aveva preso letteralmente in braccio Bonnie. Insieme, alle luci dell'alba, si allontanarono da quel maledetto bosco.





SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Salve a tutti! Il mio nome è Ari e sono solo una pseudo-autrice a cui piace viaggiare con la fantasia. The vampire diaries è diventata da circa un anno la mia passione e sono follemente innamorata del maggiore dei Salvatore e della bella e determinata Elena. Ebbene si Delena nell'anima, non c'è nemmeno un capello in me che non lo sia. Mi sono innamorata di loro da subito. La coppia Stefan-Elena non mi è piaciuta, nemmeno nella prima puntata. Nel momento in cui vidi Elena dire a Damon la terza puntata "Mi dispiace, per Katherine, l'hai persa anche tu" e vidi lo sguardo di Damon lì ho capito, che quel telefilm mi sarebbe piaciuto davvero e che quei due mi avrebbero rubato il cuore e così è stato. Seguo la stagione in diretta con l'America, quindi c'è la possibilità di trovare spoiler io vi avverto. Bè già il fatto che cominci post Klaus è un indizio no! :)
Bando alle ciancie, non ho grande fantasia vi avverto, probabilmente il tutto potrà sembrarvi alquanto banale e scontato, ma ho sentito il bisogno e l'ispirazione per scrivere ed ecco qui! Vi avverto, poichè l'ispirazione va e viene, ogni capitolo sembrerà dare la conclusione alla storia in genere in modo che appena dovessi capire che la storia sta prendendo una piega ridicola o altro la smetterò. Che dire...niente solo leggete e magari RECENSITE almeno per sapere se la storia vi interessa e se devo continuare a postare tutto qui. Altrimenti lascio così. L'ho detto, la fine del Capitolo sembra già la fine della storia...insomma fatemi sapere mi farebbe piacere davvero. Baci Ari

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


L'ALBA...


SECONDO CAPITOLO


Elena si svegliò ancora intorpidita e si rigirò tra le lenzuola. Le sembrava di aver dormito per secoli. Scese giù dal letto e si affacciò in camera di Jeremy, ma la stanza era vuota. Si diresse al piano di sotto e vide sua zia addormentata sul divano con la tv accesa. Cosa le aveva fatto passare. Fuori era buio. Sapeva di dover mangiare qualcosa ma non ne aveva voglia. Salì di nuovo in camera e si ristese sul letto chiudendo gli occhi. Sentì una mano accarezzarle i capelli, si voltò di scatto.
"Stefan!"
Il ragazzo le sorrise. "Non volevo spaventarti, ma visto che Jenna mi aveva detto che ancora dormivi, sono passato per vedere come stavi."
"Da quant'è che dormo?"
"Dall'alba all'incirca."
"E ora che ore sono?"
"Le otto". Elena lo guardò stupita.
"Le otto? Oddio ma perchè non mi hanno svegliato?" Era agitata.
Stefan la guardò perplesso. "Elena, calmati vieni qui." La prese e la strinse tra le sue braccia. Ad Elena quelle braccia non erano mai sembrate così scomode come in quel momento. Non voleva essere confortata. Notò i due segni sul polso e passò le mani attorno al collo di Stefan ricambiando l'abbraccio, temendo che, altrimenti, avrebbe visto il morso. Ma perchè aveva tanta paura che se ne accorgesse? Non aveva fatto nulla di male...eppure non voleva che lo sapesse. Si sentiva strana.
"Va tutto bene Elena." Stefan la strinse più forte e le baciò la testa. "E' finita".
"Lo so" rispose bruscamente la ragazza. Ma perchè si comportava così, era completamente scombussolata. Probabilmente era ancora troppo traumatizzata e tutte quelle ore di sonno l'avevano confusa ancora di più. Si, decise di dare la colpa a tutto quello.
"Hai mangiato?"
Elena scosse la testa. Non aveva fame.
"Andiamo di sotto ti preparo qualcosa" Non voleva mangiare, voleva solo...non sapeva nemmeno lei cosa voleva. Quella stanza era diventata piccola e rischiava di soffocare. Sembrava che da un momento all'altro le sarebbe venuto un attacco di panico o qualcosa del genere.
"No, aspetta." Elena fermò il fidanzato che era già sulla soglia della porta. Stefan si voltò e la guardò incupito. Stava per chiederle di nuovo se stava bene. Se glielo avesse chiesto ancora avrebbe dato di matto. Le sembrava di essere tornata all'incidente dei genitori. Quindi respirò a fondo e parlò prima che potesse farlo lui. "Stefan, ti scoccia se magari andiamo al grill? Non ho voglia di stare qui, ho bisogno di prendere aria."
Stefan cercò di contraddirla, non gli sembrava una buona idea. "Elena..."
"Per favore Stefan, non c'è nessun pericolo ormai no?" Sembrava così irreale dirlo. Aveva dimenticato l'ultima volta che era uscita e non si era sentita in pericolo. Lui le sorrise.
"Va bene"
Uscirono ed Elena sentì l'aria tiepida di Maggio. Si sentiva il profumo dell'estate. Prima che i suoi genitori morissero adorava l'estate. Poi tutto era cambiato e non solo per la morte dei suoi genitori. Ai suoi occhi era improvvisamente apparso un mondo irreale. Perchè non era solo una ragazza di diciotto anni alle prese con scuola, amiche, fratelli minori e fidanzati. No la sua vita era fatta di vampiri, streghe, licantropi, maledizioni e chissà cos'altro. Sospirò. Stefan la guardò senza dire nulla.
"Sai dov'è Jeremy?" chiese poi lei improvvisamente.
"Da Bonnie."
"Come sta?"
"Bene Elena, non c'è da preoccuparsi. Stanno tutti bene."
Tutti. A quel tutti perse un battito. Gli sorrise per non far trapelare le sue emozioni. Stefan era già fin troppo preoccupato. Se Elena cambiava umore o si allontanava, lui si incupiva, se ne accorgeva immediatamente. Non riusciva a nascondergli niente. Nè a lui, nè a...oh ma insomma Elena! Tu non divaghi, non ti perdi nella tua stessa mente! Continuava a dirselo. La sua concentrazione era pari a zero. Forse aveva davvero bisogno di mangiare. Entrarono nel grill. C'erano tanti ragazzi. Chi mangiava, chi giocava a biliardo, chi flirtava...forse non era stata una grande idea quella del grill. Si sedettero ed ordinarono qualcosa. Il silenzio regnava. Elena non sapeva perchè ma non riusciva proprio a parlare. Avrebbe dovuto dire a Stefan di vedersi l'indomani e tornare nel suo letto a dormire ancora un pò. No non è vero avrebbe dovuto saltargli addosso appena lo aveva visto, il suo cuore si sarebbe dovuto riempire di gioia, avrebbe dovuto dirgli che era felice, che ora potevano vivere una vita normale, per quel che il termine normale potesse significare per loro, che finalmente potevano pensare al loro futuro. Ma non aveva fatto niente di tutto ciò. Elena alzò lo sguardo verso Stefan che la guardava sottecchi. "Ti va se portiamo via la nostra ordinazione e mangiamo a casa tua?" Elena non si accorse nemmeno di quello che disse, le parole le uscirono improvvisamente dalla bocca senza che le potesse controllare. Perchè poi a casa sua? Insomma erano a piedi e sicuramente casa Salvatore era troppo lontana.
"Siamo a piedi. E' una lunga passeggiata" Le disse cercando di capire che cose le prendesse.
Elena rimase fredda. Di certo non poteva dirgli ok torniamo indietro, prendiamo la mia macchina e andiamo a casa tua. Non aveva senso. Tutto quello che stava facendo lei non aveva senso.
"Lo so, non importa, mi va di camminare." Gli sorrise. Ma che cavolo diceva? Sono proprio fuori di testa. Continuava a dirselo ad ogni cosa fuori posto o stupida che diceva.
Stefan davvero non capiva. Era strana da quando l'aveva trovata lì per terra nel bosco. L'aveva riportata a casa, ma lei non aveva voluto che lui le desse un pò di sangue in modo che si sentisse meglio. "Sto bene" aveva detto. "Una dormita è quello che mi ci vuole." Gli aveva sorriso, gli aveva dato un bacio casto e si era diretta verso la doccia. Aveva chiamato al calare del sole, ma Jenna sosteneva che dormiva ancora. Dopo qualche ora decise di controllare di persona. Ma una volta sveglia era ancora strana, parlava a monosillabi, aveva gli occhi strani. Era agitata. Non un abbraccio, non un sorriso. Era successo qualcosa. Un equilibrio si era rotto. Ma non in quel momento. Si era rotto già tempo prima. Stefan era preso dai suoi pensieri mentre passeggiavano in direzione di casa sua. "Tutto bene?" Questa volta fu Elena a porre quella domanda. Stefan era distante da lei. Bè era lei la prima ad aver messo distanza dal momento in cui l'aveva trovata nel bosco. "Certo" Stefan le sorrise. "Siamo quasi arrivati, sei stanca?"
"No" Gli disse sorridendo. "Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe".
Arrivati a casa Salvatore si diressero in salotto. Era vuoto. Chissà perchè Elena si aspettasse il contrario. O lo sperava? "Elena?" La voce di Stefan la svegliò. "Cosa?" Disse. Non aveva sentito ciò che le aveva detto.
"Ho detto stiamo qui o vuoi andare di sopra?"
"No, no va bene qui" Gli sorrise. "Vado in bagno comincia ad uscire la roba." Si sentiva stupida. Non aveva bisogno del bagno. Salì le scale e si diresse verso la camera di Damon. Stefan avrebbe sentito? Maledetti sensi da super vampiri, si disse mentalmente. Fece per andarsene, ma poi tornò indietro. Insomma la stanza di Damon era così nascosta. Era in fondo al corridoio, era l'ultima stanza al piano di sopra. C'era una possibilità che Stefan non sentisse. E anche se fosse? Si sentiva come un bambino che ruba un pezzo di torta che la mamma gli aveva vietato di mangiare. La porta era socchiusa. Avrebbe dovuto bussare, ma non lo fece. Entrò facendo piano. Poteva anche essere leggera come una piuma, tanto se Damon era lì, l'avrebbe sentita comunque. Cominciava ad odiare quel loro percepire ogni cosa. Entrò e lo vide supino sul letto. Dormiva. Aveva un jeans scuro, una maglia nera a maniche corte e un libro sul petto. La sua espressione era così rilassata, così vera e sincera...per una volta. Si avvicinò un pò, poi però decise di uscire da lì. Innanzitutto sarebbe dovuta andare in bagno, anche se non ne aveva realmente bisogno, poi, tanto che era andata lì, avrebbe dovuto bussare e annunciarsi e non entrare come una ladra. Bè certo loro lo facevano sempre. Entravano all'improvviso dalla sua finestra rischiando di farla morire d'infarto ogni volta. Era equo. Continuava a fissarlo. Doveva muoversi e uscire da lì. Dormiva ancora. Non avrebbe mai saputo che era stata lì. Strano che non si fosse svegliato, era il tipo che ad ogni minimo rumore scattava. Lo faceva anche Stefan. Erano più simili di quel che pensavano. Elena perchè sfidi la sorte? Esci da qui. Continuava a ripetersi. Stava bene, era tutto intero, ormai le ferite erano guarite, si era accertata che stesse bene, era quello che voleva. Si voltò e si diresse verso la porta.
"Stai bene?" Elena rimase pietrificata. L'aveva sentita. Quella volta quella domanda non le diede fastidio. Anzi voleva dirgli che non lo sapeva, che si sentiva strana, che da quando si era svegliata voleva solo sapere se lui stesse bene, che andava tutto male, che si sentiva stupida e ingiusta e non sapeva nemmeno per cosa.
"Ovviamente" disse lei senza voltarsi.
"Non è vero non mentirmi." Disse lui. Sembrava un dejavù.
"Sto bene" Insistette lei. Si era decisamente un dejavù solo che i ruoli erano gli opposti.
"Girati allora"
Co-cosa? Pensò Elena. Oddio era rimasta di spalle al letto e ancora con la mano sulla maniglia della porta. Inspirò profondamente e si voltò. Lo vide. Era ancora steso nella stessa posizione di prima e ancora con gli occhi chiusi. Tipico di Damon. Stupidi sensi vampireschi. Pensò. Silenzio. Elena sentiva solo il suo respiro in quella stanza. Oddio devo tornare di sotto. Ci sto mettendo troppo tempo, Stefan... Ma perchè diamine cercava giustificazioni? Perchè si sentiva in colpa...e di cosa? Oh ma insomma Elena svegliati! Damon finalmente aprì gli occhi e, ancora sdraiato, voltò la testa verso Elena e la guardò. Poi sorrise. Sorrise. Che eufemismo. Ghignò più che altro ed Elena si innervosì. Improvvisamente si sentì arrossire lentamente. "Vado." Disse e in fretta si diresse verso le scale e le scese velocemente. Stupido, stupido ragazzo! Anzi stupido vampiro egoista, narcisista, prepotente e...oh al diavolo!
Intanto Damon fissava ancora la porta, il suo sguardo si addolcì e sulle labbra comparve un sorriso di quelli veri. Ora sta bene. Pensò.





SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Allora innanzi tutti devo ringranziare le ben 8 recensioni che ho avuto in poco più di 24 ore. Davvero non me lo aspettavo siete state dolcissime e vi risponderò una ad una appena finisco qui. Mi sono emozionata grazie. *-* Certo ora mi avete messo pressione spero di non deludervi! Scherzo! O forse no :P Allora sinceramente non so la piega che prenderà la fanfiction. Ho in mente una certa idea ma non so anche perchè nel momento in cui mi metto a scrivere spesso cambio direzione senza rendermene conto. Mi faccio prendere dal trasporto per i personaggi. Nel capitolo direte troppo Stefan! Ma non era una fanfiction Delena? Ma sono sicura che le mie lettrici sono attente e avrete notato che Damon è SEMPRE presente. In ogni pensiero, gesto, parola di Elena. Sente una pressione addosso e neanche lei sa perchè. O forse lo sa, ma lo nega. Ora c'è un percorso, Elena non si fionderà tra le braccia di Damon alla prima occasione. Elena non lo farebbe. E vorrei mantenere fede ai personaggi il più possibile e vorrei che voi mi aiutaste in questo senso. Vorrei che se pensate che le cose vanno in un modo totalmente estranio all'ESSERE dei personaggi vorrei tanto che me lo diceste. Bene non so che altro dire :) Solo un ringraziamento alla mia piccola-grande Giuls97 che legge i capitoli in anteprima e appena sa che sto scrivendo fa gli occhi sbrilluccicosi in chat e dice "manda manda". Grazie tesoro! Ti voglio bene! Bene basta. Vi avviso che il prossimo aggiornamento sarà sicuramente dopo mercoledì perchè vado all'università e in collegio il mio internet non va -.- odio profondo. Grazie mille e spero che continuiate a recensire e a seguire la storia. Grazie, grazie, grazie. Baci Ari

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


L'ALBA

 

TERZO CAPITOLO

 

 

Elena si svegliò presto e scese di sotto per fare colazione. Di sicuro quella mattina non avrebbe fatto tardi a scuola. Erano le ultime settimane, poi si sarebbe data all'ozio totale. Certo la scuola quell'anno l'aveva proprio trascurata. Alaric l'aveva presa in disparte il giorno precedente.

"Elena, so che magari la scuola ultimamente è stata uno dei tuoi ultimi pensieri, ma ora che le cose si sono sistemate, magari potresti sistemare anche i tuoi voti." Le disse pacatamente.
"Cosa?" Disse lei. Insomma era sempre riuscita abbastanza bene a scuola, la sua pagella non era costellata da tutte A, ma erano in buona parte tutte B e qualche A.
"Elena la tua media è calata. Magari potresti fare qualche interrogazione extra e concentrarti sui test di fine anno. L'anno prossimo è l'ultimo, te lo ricordi vero?" No decisamente non se lo ricordava, decisamente la scuola era diventata l'ultimo dei suoi pensieri. E lo constatò da quelle B che erano diventate irrimediabilmente delle C e quelle A delle misere B.
"Ci proverò."
"Se hai bisogno di una mano chiedi pure ok? O chiedi a Stefan, ormai lui sa i programmi scolastici meglio dei professori." Sorrise.
Anche Elena sorrise a quella battuta. "Va bene Rick, grazie" Le sussurrò.
"E' il mio dovere"
"No...intendevo..." Elena si avvicinò e lo abbracciò. Non aveva ringraziato nessuno. Da settimane sentiva di doverlo fare, di volerlo fare. Le avevano tutti salvato la vita rischiando la loro. "Per tutto il resto. Grazie." Gli sussurrò, si staccò e gli sorrise con gli occhi lucidi. Quell'uomo era la cosa più vicina ad un...ad uno zio che aveva. Ed era altruista, amava sua zia, era amico di Damon. E per quest'ultima cosa meritava davvero un premio. Alaric la guardò un pò perplesso ma poi le sorrise.
"Elena non c'è bisogno di ringraziare nessuno. Abbiamo fatto solo la cosa più giusta da fare. Sono io che dovrei ringraziare te per avermi aiutato con tua zia."
Elena sorrise. Dirle tutto era stato difficile, ma dopo l'improvvisata di Isobel non ne potettero fare a meno. Dire che Jenna avesse preso male la situazione era un eufemismo, ma poi Elena le aveva cercato di spiegare. Una, due, tre volte. Finche l'amore per sua nipote e per l'uomo che la amava non aveva preso il sopravvento. Fu allora che riuscì davvero a capire, tutte le scelte, le bugie, i segreti. Fu allora che davvero riuscì a perdonarli.
Elena si versò del caffè e prese un pò di pane tostato con della marmellata. Non mangiava veramente da...non se lo ricordava più. Troppo presa da tutto ciò che succedeva, mangiava quello che capitava e anche male a dire il vero. Fu contenta di potersi dedicare di nuovo a quelle cose così normali.
"Buongiorno" Jenna arrivò in cucina sorridendole.
Elena sorrise e l'abbracciò "buongiorno!"
"Cos'è tutto questo slancio stamattina?" Disse Jenna sorridendole.
Nemmeno Elena lo sapeva. "Non lo so. C'è il sole fuori." Che risposta stupida. Ma c'era davvero il sole e non solo fuori. "Jeremy?"
"E' ancora di sopra gli ho detto di sbrigarsi."
Elena sorrise. "Io vado. Torno stasera, nel pomeriggio io e le altre studiamo chimica. Abbiamo il test fra qualche giorno."
"Va bene. Non fare tardi."
"D'accordo. A stasera." Quelle conversazioni che sembravano così stupide le sembravano invece così meravigliose. Elena stai proprio impazzendo. Si decisamente. O forse no. Era solo tornato tutto normale.
La giornata scorse lentamente e il pomeriggio si ritrovarono in biblioteca a studiare. Elena arrivò e vide che c'erano già Bonnie e Caroline che chiacchieravano. Elena andò da loro e le abbracciò. "Grazie." Disse. Si decisamente cominciava a sentirsi meglio. Aveva proprio bisogno di far sapere a tutti che apprezzava ciò che loro avevano fatto per lei. "Per cosa?" Chiese Bonnie.
"Per avermi salvata." Disse Elena come se il motivo fosse scontato e non ci fosse bisogno di chiederlo.
"Elena, è preistoria ormai" Caroline alzò gli occhi al cielo. "Cerchiamo di concentraci sul nuovo nemico piuttosto: la chimica!" Disse poi sorridendo. Uno di quei sorrisi luminosi che solo Caroline sapeva donare. Elena sorrise. "E' un nemico alquanto potente."
"Purtroppo questa volta le mie armi da super vampiro non serviranno. Ma magari potremmo usare quelle da super strega di Bonnie" Disse Caroline guardandole maliziosamente.
"Non se ne parla Care!" Disse Bonnie indignata. Elena scosse la testa e sorrise.
"Ok, ok. Elena, dov'è il tuo fidanzato 'vi aiuto io' vampiro?"
Elena si irrigidì un pò. Aveva chiesto a Stefan di darle una mano. Lui aveva accettato. Si accodarono anche Bonnie  e Caroline. Erano tutti in difficoltà. Avevano avuto altro a cui pensare. La scuola non rientrava in quelle cose. Era stato molto dolce con lei, come sempre del resto, eppure c'era sempre una certa freddezza. Una freddezza innaturale per due fidanzati che si amano.
"Ha detto che ci avrebbe raggiunte direttamente qui. Magari possiamo iniziare. Sono sicura che arriverà a momenti".
Caroline la guardò sottecchi. "Tutto ok?"
"Cosa?" Elena alzò gli occhi dal libro. Non fece in tempo a chiedere spiegazioni che arrivò Stefan. Scusate ragazze mi hanno trattenuto. Sorrise a tutte e baciò Elena a fior di labbra. Elena si sentiva sempre così rigida ormai.
Studiarono per ore, mentre Caroline si lamentava di tanto in tanto. Bonnie ormai sembrava aver riacquistato la sua lucidità scolastica, mentre Elena ancora tentennava. Si sarebbe accontentata di una C in chimica per quell'anno. "Basta vi prego. Non ce la faccio più" Disse Elena esausta. Tutti sorrisero.
"Ok direi che avete fatto abbastanza per oggi." Disse Stefan sorridendo.
"Oh bè quando l'ho detto io nessuno mi prendeva in considerazione".
"Caroline lo dici da quando abbiamo iniziato." Disse Bonnie fulminandola con lo sguardo.
"Non è vero!" Tutti presero a ridere. "Ho fame andiamo al grill?" Propose poi Caroline.
"Il tuo 'ho fame' significa 'andiamo al grill così posso spiare Matt'?"
"Assolutamente si Elena." Le sorrise sinceramente.
Si diressero al grill e ordirono da mangiare, mentre Caroline fissava Matt. Le aveva chiesto del tempo. Stava cominciando a capire quella storia dei vampiri e quando aveva saputo del sacrificio di Elena, aveva aiutato tutti a sistemare la situazione "Sceriffo-so-tutto-Forbes".
Elena notò Damon al bancone del bar, parlava con Alaric. Le sarebbe piaciuto andare lì e parlare con lui. Oh ma Elena insomma ma che dici. Scosse la testa. Stefan le accarezzo una mano per capire cosa fosse successo. Ma lei gli sorrise e lui ricambiò. Aveva imparato a fingere davvero così bene? O era lui che evitava di essere troppo apprensivo? Mangiarono un pò delle loro ordinazioni chiacchierando, poi si diressero verso il biliardo e iniziarono una partita.
"Oh ma non è giusto!" Si lamentò Caroline all'ennesimo colpo andato in buca di Stefan. "Stefan ha delle doti speciali e una gara impari."
"Anche tu hai le doti speciali Care." Le ricordò Elena.
"Ma io sono pur sempre una fanciulla." Si giustificò Caroline.
Elena sorrise, poi vide Damon dirigersi fuori dal grill. "Vado in bagno, torno subito" disse. Si precipitò verso i bagni e uscì dalla porta che dava sul retro.
Fece il giro dell'isolato di corsa. Che stupida che sei Elena! Ma che combini?? I suoi pensieri andavano in un verso ma proprio il suo corpo non rispondeva. Senza fiato arrivò all'entrata principale. Non si aspettava di trovarlo, insomma sicuramente fare il giro dell'isolato comportava una certa quantità di tempo per un umano con una velocità normale. Si fermò di botto come se ci fosse stato un muro invisibile a bloccarla. In realtà non c'era un bel niente. Solo Damon che stava sorridendo ad una ragazza mora con gli occhi color smeraldo. Il suo cuore perse un battito. Damon e la sconosciuta, molto imbarazzata, raccoglievano il contenuto della borsa di lei dalla strada. Lei continuava a sorridere impacciata e sembrava scusarsi continuamente. Probabilmente gli era andata addosso, o forse era lui che se l'era fatta andare addosso. Magari era il suo pasto serale. Elena sentì una scossa percuoterla e la sua espressione prese un'aria corrucciata. Damon sorrideva ancora alla ragazza che, sistemandosi i lunghi capelli mossi dietro l'orecchio, lo guardò con quegli occhi così invidiabili e gli sorrise ancora timida. Era bella. Molto. Troppo. Elena! Ma maledizione cos'ho che non va! Il respiro si fece irregolare e il suo cuore scalpitava per la rabbia. Si mise una mano sul petto. In quel momento desiderava non battesse come il cuore di un vampiro. La ragazza sembrò scusarsi ancora e entrare nel locale. Damon la seguì con lo sguardo rimanendo ancora di spalle ad Elena che era come inchiodata lì sul posto, senza che riuscisse a muoversi.
"Resterai lì ancora per molto?"
Elena impallidì e deglutì a fatica. Probabilmente l'aveva sentita arrivare dall'inizio. Che stronzo! Pensò. No è solo Damon. Si corresse.
Damon si voltò a guardarla. "Che c'è?" Disse lui intensificando lo sguardo.
"Niente" Disse Elena come bruciata da quella domanda. O meglio dalla "domanda da un milione di dollari", come disse lei una volta a Caroline. Infatti cosa c'era? Che ci faceva lì?
Damon si avvicinò assumendo un sorriso sghembo sul volto. Elena involontariamente fece un passo indietro, come a non voler accorciare la distanza che c'era tra loro. Damon si fermò di botto e la guardò interrogativo eliminando dal suo viso quello pseudo sorriso. La osservò mentre lei guardava di lato completamente in imbarazzo per il suo gesto.
"Siamo tornati indietro?" Chiese lui un pò seccato.
"Cosa?" Elena finalmente lo guardò in volto.
"Sembra che tu abbia paura di me...di nuovo."
Elena boccheggiò a quella affermazione e a quel di nuovo. "No." Rispose lei con il poco fiato che aveva nei polmoni e abbassando lo sguardo. Forse aveva solo paura di se stessa.
Damon provò ad avvicinarsi di nuovo. Lei indietreggiò ancora. Dio Elena ma che diavolo fai? Il suo corpo si muoveva da solo.
Il vampiro la guardò rassegnato, poi assunse l'espressione da tipico stronzo, quell'espressione che lo aveva accompagnato per molto tempo appena arrivato in città.
"Dici una cosa ma il tuo corpo ne fa un'altra." Le disse avvicinandosi a lei velocemente. Ma non con la velocità di un vampiro, ma solo quella di un ragazzo che si avvicina ad una ragazza insicura e confusa.
Elena lo guardò contrariata.
"Non cominciare con lo sguardo accusatore signorina! Hai iniziato tu."
"Iniziato cosa?" Elena non capiva a cosa si riferisse.
"Sei tu quella che mi osservava dentro, tu quella che mi osservava prima con quella ragazza, tu..." Elena interruppe lo sproloquio di Damon bruscamente.
"Cos'è ti ho rovinato la cena?" Elena si morse la lingua in segno di disappunto verso se stessa e verso quella stupida frase che aveva detto. Ma che dici Elena? Non era la sua cena!
Damon rimase scottato da quella pungente domanda. La guardò quasi indignato. Elena avvampò e le sue guance si incendiarono.
"Non era la mia cena." Disse lui in tono piatto.
Visto Elena! Così impari! Si disse.
Damon si voltò e fece per andarsene.
"Oh e comunque...anche se fosse stato, non dovrei certo darti giustificazioni." Voleva il mostro, bene, non lo avrebbe avuto realmente. Ma le avrebbe insinuato almeno il dubbio. Se un pò la conosceva questo sarebbe bastato per farle arrovellare il cervello per quella notte.
Elena vide il vampiro allontanarsi e rientrò nel locale. Dirigendosi verso il biliardo per raggiungere gli altri, notò la ragazza mora con gli occhi smeraldo. La riconobbe. Seguivano letteratura insieme. Le lanciò un'occhiataccia che se avesse potuto uccidere lo avrebbe fatto. In quel momento la testa di Elena diceva solo una cosa. Che se fosse stata un vampiro spietato, quella ragazza sarebbe stata decisamente la SUA cena per quella sera.

 

SPAZIO PSEUDO AUTRICE

 

Ok sono tornata! Mi sa che la lettura è diminuita ma va bè :) Sono contenta che le ragazze che hanno recensito siano tornate a farlo vi ringrazio tantissimo! Invito le altre a farlo se vi va! Insomma mi farebbe piacere. Ora che dire? Bè non è certamente un gran capitolo e forse in alcuni punti Elena sarà sembrata un tantino fuori dal suo personaggio, ma, per quanto voglia mantenere fede hai personaggi, qualche cambiamento ci sarà insomma ci deve essere. Altrimenti Elena rimarrebbe ancorata a Stefan e al suo amore eterno (sai che noia scusate dovevo dirlo! Che nessno si offenda!) e Damon sarebbe il solito instabile e blà blà blà. Inoltre parliamo un momento di Stef ecco mi dispiace se sembrerà un pò così come se vive fra le nuvole, ma se succederà qualcosa se ne accorgerà. Per quanto sia Delena, non sono una di quelle che si mette a dire che Stefan è un'idiota. Assolutamente no. Non mi piace, ma pace insomma. Ok...mmm...che altro dire oh si! Ecco questo capitolo mi serve da aggancio al prossimo, che è diviso in parti. Bè è un pò complesso spiegarlo, ma in realtà è una cosa semplicissima ecco. E' spezzettato in diversi punti di vista. Inoltre c'è una prima parte abbastanza insensata :P le altre tre sono mooooolto introspettive. Oh studio psicologia mica è un caso! Ahahah scherzo. Comunque quando sarà il momento del capitolo ve ne parlerò. Anche la mia Giuls che legge in anteprima i capitoli era della mia stessa opinione, anche se lei dice che è bello uguale, ma insomma lei è di parte, per cui ahahah. Va bene io vi saluto...vado a rispondere alle vostre recensioni :) E mi raccomando recensite se vi va. Baci al prossimo capitolo! Ari
Oh siccome non so se riesco ad aggiornare prima di Pasqua vi faccio i miei auguri. Se aggiorno prima, bè ve li rinnoverò :) 

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


L'ALBA

 

 

QUARTO CAPITOLO


 

Elena si svegliò in piena notte a casa Salvatore. Scese dal letto facendo attenzione a non svegliare Stefan che dormiva. Non appena i suoi piedi caldi sfiorarono il pavimento gelato rabbrividì. Uscì dalla stanza per prendersi un bicchiere d'acqua e poi tornare a dormire. Mentre scendeva le scale sentì delle voci provenire dal salotto. Inarcò le sopraciglia interrogativa. Sono le tre del mattino! Chi diamine è? Pensò. Si avvicinò al salotto e riconobbe la voce di Damon. Che fa parla da solo ora? Stava per affacciarsi all'entrata poi sentì la risata di una ragazza. Si fermò in attesa di sentire ancora le loro voci. Silenzio. La sua maledetta curiosità però la portò a sbirciare lì dentro. Si avvicinò sempre più ma una volta dentro notò che non c'era assolutamente nessuno. Elena guardò stranita il salotto vuoto e buio. Elena devi assolutamente fare una visita psichiatrica. Accennò un sorriso per il suo stesso pensiero e si diresse in cucina. Riempì il suo bicchiere d'acqua e salì le scale dirigendosi in camera di Stefan. Arrivata alla porta si guardò intorno. Non ricordava di aver chiuso la porta. Strinse la mano intorno al bicchiere sempre più forte, poi con fare incerto posò la mano sulla maniglia della porta e l'aprì. Entrò richiudendo la porta cercando di fare piano. Si voltò e si ritrovò in camera di Damon, il quale baciava delicatamente la ragazza del grill. Elena sussultò e il ritmo del suo cuore iniziò a scalpitare come impazzito. Nessuno dei due sembrava averla notata, mentre il suo prezioso bicchiere finì rovinosamente a terra rompendosi in mille pezzi. Nulla. Continuavano a baciarsi tranquillamente. Bè di certo il ritmo non era più assolutamente tranquillo. Oddio. Devo uscire da qui. Elena si voltò per aprire la porta, ma sembrava bloccata. Cercò di forzarla con tutta l'energia che poteva metterci e finalmente si aprì. Si precipitò fuori e si scontrò con qualcosa, o meglio con qualcuno. "Ahi." Le uscì distorto dalla bocca quando si ritrovò quasi per terra. Quasi. Due braccia la afferrarono.
"Elena, attenta. Stai bene?"
Elena continuava a guardarsi indietro verso la porta da cui era uscita, era decisamente la stanza di Stefan.
"Si io..." Poi si bloccò e sbarrò gli occhi. Un momento, questa non è la voce di Stefan. Queste non sono decisamente le sue braccia. Si voltò improvvisamente e si trovò a due millimetri dal suo viso. Due occhi color ghiaccio la guardavano interrogativi. Ok qui qualcosa non va. Pensò ma le sue labbra si distesero in un sorriso. Perchè sorrido? Perchè tu altro non sei lì dentro?
Lui sorrise maliziosamente di rimando "La solita sbadata" le soffiò. Si avvicinò fino a toccare le sue labbra. No! Ma perchè non riesco a muovermi? Il bacio casto non durò molto. Elena si trovò improvvisamente in camera di Damon su quel letto che aveva visto sempre da lontano e a mala pena sfiorato. I baci si fecero sempre più intensi e Damon passò dalla sua bocca alla guancia, all'orecchio, al collo. Ma che...i pensieri di Elena, unico appiglio col mondo reale, andarono completamente in tilt nel momento in cui Damon aveva cominciato a lasciare baci bollenti sul suo collo. "Damon...non pos...Stefan."
"Sssh, non c'è...non ricordi?"
Cosa? Che significa. Oddio no. Tradimento. No, no, no. I pensieri di Elena tornarono a farsi sentire prepotenti. Di certo il suo corpo se ne infischiava bellamente dei suoi stupidissimi pensieri razionali. Infatti passò le mani intorno al collo del vampiro e la sua mano finì fra i suoi capelli, mentre le sue gambe si allacciarono alla sua vita per rendere quella stupida distanza tra loro nulla. No, seriamente, che sto facendo? Si sentì un rumore sordo. Una porta era stata sbattuta. Si ne era sicura. Oh no, non ora, torna dopo. Pensò senza riuscire a staccarsi da Damon. Elena! Si rimproverò da sola. Damon ruppe il contatto con lei e guardò in direzione della porta. Elena fece lo stesso. Il suo cuore perse un battito. "Stefan" sussurrò.
Elena si svegliò di soprassalto come se qualcuno la stesse soffocando e si ritrovò seduta sul suo letto. Si passò una mano sul viso sconvolto. Accese la lampada sul suo comodino e vide la sveglia. Erano le tre. Scese dal letto e si sciacquò il viso con dell'acqua gelata. Non aveva nemmeno il coraggio di guardarsi allo specchio. Elena era solo un sogno! Già...un sogno che non avevo mai fatto però. Scese di sotto e decise di prepararsi una tisana. Si sedette al tavolo e mentre aspettava che l'acqua si scaldasse abbandonò la testa sul tavolo tra le sue braccia incrociate. Niente più frittura "mista" di sera. Si disse.
                                                     
                                                       ********************************

Damon si versò un altro bicchiere di scotch nel bicchiere di cristallo e lo bevve ad una velocità disumana. Poi appoggiò pesantemente le mani sul tavolo dei liquori. Perchè? Era lei quella che doveva tormentarsi per quella notte non lui. Non riusciva davvero a capire cosa fosse successo. Perchè aveva reagito così? Perchè aveva avuto paura? Aveva fatto di tutto per lei. Tutto. Letteralmente. Dal comportarsi bene, all'essere un uomo migliore. Le aveva salvato la vita stando alle sue regole. Aveva trattenuto i suoi stupidi umani sentimenti fino a logorarsi dentro. Ma poi erano esplosi. Aveva avuto davvero paura per lei quando Elijah l'aveva rapita. Era crollato allora. Ti amo Elena. Ed è perchè ti amo che non posso fare l'egoista con te. Quel ricordo ancora gli bruciava dentro. Si era messo da parte. Le aveva fatto dimenticare per un semplice motivo. L'amava. E cosa è la felicità della persona che ami? Tutto. Elena non sarebbe stata felice se avesse ricordato. E lui non voleva di nuovo sentire il suo cuore frantumarsi. Non voleva egoisticamente di nuovo sentirsi dire "sarà sempre Stefan." Non voleva vederla di nuovo guardarlo affranta e sentire la sua sofferenza nel vederlo deluso ancora, nel farlo soffrire di nuovo. Distrusse il bicchiere che aveva tra le mani stringendolo troppo. C'è un limite alla sofferenza che un uomo può sopportare. Il suo limite l'aveva passato da un pezzo. O no? Continuava, masochista più che mai, a stare lì a guardarla sorridere ad un altro uomo, a guardarla triste senza poterla consolare, a guardarla felice senza poter condividere con lei quella felicità. Maledizione. Voleva solo spegnersi lentamente. Spegnere quel fuoco all'altezza del cuore. Si sarebbe volentieri strappato il cuore dal petto. Io sceglierò sempre te. Era crollato anche allora. L'aveva vista lì con quegli occhi dispiaciuti per averlo ferito. Ma sapeva che le sue scuse non erano tanto per lo schiaffo, per il male fisico, quanto per quello emotivo. Le aveva risposto pacatamente strappandole una dolce espressione, ma poi glielo aveva detto. In quel momento aveva sentito la sua anima nuda di fronte a lei. Era come se le avesse di nuovo detto di amarla. Ma stavolta lei non avrebbe dimenticato. Damon Salvatore sei un'idiota. Stupido ad aver pensato che, in quel momento, ci fosse nei suoi occhi qualcosa di diverso. Qualcosa che prima non c'era. Una luce diversa. Lei aveva sussurrato un "buona notte, Damon" e lui a mala pena era riuscito a risponderle. Il respiro era spezzato e la voce faticava ad uscire. Prese un altro bicchiere e si versò da bere per annegare quei ricordi. Poi la lotta con Klaus. La sua vita era l'unica cosa che lo teneva in vita, è per quello che aveva rischiato la sua miserabile non vita. E' per la sua felicità che era stato attento alle altre vite. Era ubriaco ormai lo sentiva. Torna ti prego. Le sue parole gli vorticavano in testa. Gli aveva dato il suo sangue. Non sono Stefan, Elena. No non lo era. Non era a lui che doveva dare il suo sangue. Era terrorizzata. Piangeva. Il suo cuore galoppava. Non lasciarmi. Prese la bottiglia e bevve avidamente. Maledizione Elena! Sangue. Aveva solo sete di sangue. Prese la giacca e uscì di casa.

                                                        ********************************

Elena continuava a rigirarsi nel letto. Una volta aveva troppo caldo, un'altra troppo freddo, un'altra c'era qualcosa che non andava nel materasso, un'altra prese a pugni quello scomodo cuscino. La verità era che ad essere scomodi erano solo i suoi irritanti pensieri. Non appena chiudeva gli occhi, nella sua mente tornavano prepotenti e vive le immagini del suo irrazionale sogno. Allora spalancava gli occhi per fissare il muro bianco di fronte a sè ed arrossiva lentamente. All'ennesimo tentativo di riuscire a prendere sonno, mandò al diavolo le coperte, che si aggrovigliavano stupidamente al suo corpo, e si mise a sedere sul letto. Erano quasi le sei. Tra un'ora si sarebbe alzata per andare a scuola. Sbuffò passandosi le mani sul viso stremato. Prese il suo diario. Era da così tanto tempo che non ci scriveva sopra. Un pò perchè sicuramente aveva altro a cui pensare, un pò perchè ormai confidava ogni singolo pensiero a Stefan. Eppure erano già un pò di mesi che non confidava tutto a Stefan, ma non aveva nemmeno scritto sul suo unico amico che non l'avrebbe giudicata. La prima volta che ne sentì di nuovo davvero l'urgenza, fu quando Klaus era apparso per la prima volta. Era nel corpo di Alaric. Erano alla festa anni '60. Bonnie era morta, anche se non davvero. Damon si era mostrato a lei in tutto se stesso. Le sue parole quella sera l'avevano colpita più di quanto avrebbero dovuto. Era certa che lui un pò si fosse pentito di quello che aveva detto. Non tanto per il contenuto, quanto per la forma. Io sceglierò sempre te. Della serie ti amo e non lascerò che tu muoia. Probabilmente lo aveva già capito, ma cercava sempre di non pensarci. Dopotutto non glielo aveva mai detto esplicitamente. Si illudeva che quello che faceva per lei fosse dovuto al fatto che le volesse bene, come si vuole bene ad un'amica, e per non far soffrire Stefan. Ma da quella sera le sue congetture mentali non servirono più. Non la convincevano più come una volta.

Caro diario,
stanotte ho sognato di tradire Stefan. Ho sognato Damon.

Elena si sentì morire nel momento in cui scrisse quelle parole. Avrebbe voluto prendere quel foglio e strapparlo in mille pezzi, ma poi le parole di sua madre le tornarono alla mente. Le cose che si scrivono senza pensarci su, sono le più vere. E' la tua anima che scrive. Elena si incupì e tornò a scrivere.

Caro diario,
stanotte ho sognato di tradire Stefan. Ho sognato Damon. Quando sono arrivata a questo punto? Quando ho cominciato a dubitare di me stessa e dei miei sentimenti? Se c'era sempre stata una cosa certa nell'ultimo anno, bè quelli erano senz'altro i miei sentimenti. Ma l'amore brucia. E' un fuoco. A volte si assopisce e ha bisogno solo di essere alimentato di nuovo. Altre volte si spegne e c'è bisogno di accenderne un nuovo. Ma il mio? Ha bisogno di essere alimentato? O si è spento?

Elena sospirò. Non sapeva la risposta. Per la prima volta non seppe rispondere a una domanda circa i suoi sentimenti. Elena sussultò al suono della sveglia. Si era dimenticata di disattivarla. La spense e sospirò pesantemente. Chiuse il suo diario, lo ripose al suo posto e si diresse in bagno per concedersi una doccia.

                                                 ***************************************** 

Erano quasi le sei quando tornò a casa. Si sentiva a pezzi. Era uscito alla ricerca di sangue, di una preda da mangiare. Eppure nel momento in cui aveva trovato ciò che cercava, aveva mollato. Qualcosa dentro gli urlò di fermarsi. Era la prima volta che succedeva. Quando era frustrato per la sua stupida umanità, si immergeva totalmente nelle tenebre. Lasciava che il mostro prendesse il sopravvento. Quella notte non ci riuscì. Forse perchè era proprio quello che lei si aspettava. Ricordava ancora il modo in cui lo aveva guardato quando seppe che Andie non era solo la sua compagna di letto, ma anche il suo pasto quotidiano. Le sue fredde parole ancora lo scuotevano. Sbuffò pesantemente. Salì in camera sua e si lasciò cadere pesantemente sul letto, aspettando che il sonno lo cogliesse e mettesse fine per un pò a quei pensieri.

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Innanzi tutto BUONA PASQUA A TUTTI. Questo è il mio regalo per voi :) Avrei dovuto aggiornare ieri, ma ho combattuto tutto il giorno con delle Stelena nella mia pagina su fb (non vi sto ad assillare qui con queste problematiche) e sono stata anche presa da impegni personali. Ora finalmente ho trovato un pò di tempo. Allora questo capitolo è parecchio introspettivo. A me sinceramente piace tantissimo. La prima parte è un sogno. Mi è venuta l'idea vedendo un video su youtube nel quale c'era un pezzo della scena della prima stagione in cui Elena sogna Stefan che poi diventa Damon e si mette a urlare (ma che ti urli? Dissi io all'epoca ma va bè). Da lì mi è venuta l'idea e ho mescolato le cose. Prima di tutto non ho scambiato i ragazzi ma semplicemente le "camere da letto" o meglio la percezione di Elena circa le camere. E poi mi sono staccata dal fatto del rifiuto. Nel sogno Elena è tranquillamente tra le braccia del nostro vampiro preferito. Ma soprattutto c'è la consapevolezza del TRADIMENTO. Le altre tre parti sono assolutamente più introspettive. Ci sono moltissimi richiami alla 18 puntata della seconda serie. Infatti il capitolo è stato scritto appena dopo la puntata. Stendiamo un velo pietoso sulla 19 che è meglio. Mi ha davvero mandata in bestia. Soprattutto Stefan ed Elena. Ma va bè lasciamo stare non voglio rompervi xD. Che altro dire?? Oh si mi sono state di ispirazione due canzoni. Per la prima parte E.T. di Katy Perry (canzone molto sexy in quanto a musica e al resto). per le parti un pò più introspettive e soprattutto per la parte di Damon Breathe Again di Sara Barriales (mi pare si scriva così). Canzone splendida. Ascoltatele se non le conoscete, ma sono certa di si. Bene vado a rispondervi! Spero di fare in tempo! O_O Va bè al massimo vi risponderò in questi giorni. Ma conto di farlo ora. Come sempre fatemi sapere e se qualcun'altro ha voglia di Recensire fatelo! Mi farebbe piacere :) Un bacio a tutti! Buona Pasqua ancora! Al prossimo aggiornamento Ari.

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


L'ALBA

 

QUINTO CAPITOLO

 

Le giornate sembravano trascorrere sempre più lente per Elena. Quell'ultima settimana di scuola proprio non voleva passare. Era presissima tra test e interrogazioni. Cominciava a rimpiangere i vampiri secolari e le ex vampire psicopatiche. In più la sera, quando era sola, si ritrovava a pensare. E i suoi pensieri ultimamente non erano dei migliori. Dopo quel sogno aveva evitato accuratamente casa Salvatore e il maggiore dei fratelli. Non avrebbe avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Si sarebbe sentita mortalmente in imbarazzo. Inoltre avevano litigato quella sera al grill. Non si erano più parlati. Il giorno dopo il suo folle sogno, aveva cercato di evitare Stefan, o per lo meno di trovarsi da sola con lui. Quella giornata fu alquanto bizzarra. Cercava di passare più tempo possibile con Bonnie e Caroline, in modo da non trovarsi mai sola con lui. Se era sola e vedeva Stefan da lontano nel corridoio, fuggiva in bagno. All'ultima ora quando pensava finalmente di aver superato la giornata, si ritrovò Stefan appoggiato allo stipite della porta del bagno delle ragazze. Appena uscì quasi le prese un colpo.
"Stefan!"
"Scusa, non pensavo di spaventarti." Disse lui sorridendole.
Elena deglutì rumorosamente. "Sai com'è non tutti abbiamo i sensi sviluppati."
Stefan assunse un'espressione seccata."Già."
Elena abbassò lo sguardo. Aveva risposto in modo eccessivamente acido. Stefan addolcì l'espressione sul viso. "Che dici di passare il pomeriggio insieme?"
Elena perse un battito. No. Non oggi ti prego. Lo guardò e sorrise "Abbiamo il test di chimica domani e, tra i due, solo tu sei quello che prenderà certamente una A."
Stefan le sorrise. "Vuoi una mano?"
"No." Disse frettolosamente. Troppo frettolosamente. Cercò di recuperare. "Mi distrarresti. Ho bisogno di concentrazione." Disse sorridendogli. "Domani sera possiamo cenare insieme...al grill." Aggiunse poi in fretta. Aveva paura che lui proponesse casa sua.
"Va bene." Stefan le sorrise e le baciò le labbra rosee. Elena chiuse gli occhi, sperando di non vedere nella sua mente qualcun'altro.
Quella cena fu un completo disastro. Elena era tesa e impacciata. Sembrava come se uscisse con lui per la prima volta. Nei giorni seguenti però le cose cominciarono a tornare a posto. O almeno così le sembrava. Riusciva ad essere più naturale con Stefan, avevano anche riacquistato la loro intimità. Anche se sempre e rigorosamente a casa di Elena. Inoltre le notti senza sogni e il non vedere Damon aiutava e lei ne era consapevole. Andò a scuola presa da quei soliti e ormai quotidiani pensieri, non prestando attenzione a ciò che le stava intorno. Si sentì abbracciare da dietro e qualcuno le baciò la nuca. "Buongiorno." Disse Stefan dolcemente. Elena sussultò appena chiudendo gli occhi. "Buongiorno" rispose.
"Nervosa per l'ultimo test."
Elena scosse la testa e sorrise.
"Sollevata direi. Finalmente è finita anche questa."
"Già possiamo dedicarci un pò a noi finalmente."
Elena sorrise e passò le braccia attorno al collo di Stefan e lo abbracciò. Durante quell'abbraccio il suo sguardo si perse e il suo sorriso si spense.
Anche quei giorni finalmente passarono. Le giornate erano sempre più calde.
"Oddio non ci credo che sia finita" sospirò Caroline all'uscita da scuola.
"Si Care hai passato anche quest'anno" disse Bonnie piccandola.
"Ah, ah. Spiritosa. No seriamente. Cosa facciamo domani? E' il primo Sabato dalla fine dell'anno scolastico! Facciamo sempre qualcosa!"
"Dormire!" Disse Bonnie sorridendo. Elena fece segno d'assenso.
"Oh avanti! Non siate noiose! Stefan aiutami!" Disse la vampira.
"A me chiedi aiuto?" Disse Stefan sorridendo. Caroline la guardò con occhi da bambina. Stefan sospirò. "Magari si potrebbe organizzare un barbecue a casa mia." Disse sorridendo.
Elena impallidì. No, no, no. "Stefan magari possimo..." Elena accennò appena a quello che voleva dire che Caroline non le diede il tempo.
"Oh Elena, non fare la guasta feste. Dov'è la mia amica che amava le feste? Poi quella casa ha un giardino enorme, l'hai detto tu una volta!"
Elena alzò gli occhi al cielo. No, non se ne parla. Guardò Bonnie.
"E dai Elena. Ha ragione. Organizziamo sempre qualcosa." A parte l'anno precedente a causa dell'incidente dei genitori di Elena. Ma questo non lo disse.
Anche Stefan la guardava incoraggiandola. Elena sospirò. "Non dovete mica chiedere il permesso a me." Disse fra sè e sè.
"Bè è anche casa tua ormai." Disse Stefan.
Già. Pensò Elena. "E va bene!" Disse riluttante. Caroline le sorrise illuminandosi. A quella visione anche Elena si sciolse in un sorriso.
Caroline l'abbracciò. "Grazie!" Le disse sinceramente. Elena ricambiò calorosamente il suo abbraccio sorridendo. "A domani." Caroline si allontanò mentre Bonnie guardava Elena sorridente.
"Vado anche io, Jeremy mi aspetta. A domani allora."
"A domani." Elena le sorrise. "Siamo rimasti solo noi" disse a Stefan.
Il ragazzo le sorrise. "Già. Senti passiamo da casa mia? Così diamo un'occhiata al giardino sul retro. Non sono certo delle condizioni in cui si trovi."
Elena abbassò involontariamente lo sguardo. Non posso evitare quella casa per sempre. Si disse. Tanto l'indomani avrebbe dovuto passarci tutto il giorno. Tanto valeva affrontare la situazione subito. "Si certo. Andiamo."
Arrivarono a casa Salvatore e Elena si sentiva nervosa e a disagio. Entrarono, ma sembrava non esserci nessuno. Meglio così. Pensò Elena. Non essere sciocca meglio affrontarlo ora e non domani con tutti gli altri. Si disse poi. Si diressero verso il retro. Elena c'era stata pochissime volte. E non lo aveva mai nemmeno guardato bene. C'era una stradina centrale in mattoni bianchi e lisci. Tutt'intorno c'era qualche albero e dei grandi spiazzi verdi. La stradina portava ad un punto centrale in cui era allestito un piccolo gazebo. "Credo che ci convenga allestire i tavoli da quella parte, saremo riparati dal sole così." Le disse Stefan. Elena si svegliò. Si era persa a guardare quello splendido giardino. "Si sarà meglio."
"Dovrei avvertire Damon."
"Cosa?" Elena si sentì mancare per un momento.
"Del barbecue" disse Stefan con aria un pò tesa.
Elena lo guardò con la coda dell'occhio. "Tutto ok?"
Stefan sospirò. "No veramente."
Oddio e se avesse percepito qualcosa? Eppure si era comportata da fidanzata perfetta. Tutto era regolare. A parte per il fatto che sembra che Damon non faccia più parte della tua, della vostra vita. Si disse poi.
"E' che..." Disse poi esitante.
"Stefan sai che con me puoi parlare." Si sentiva terribilmente in colpa.
Stefan scosse la testa. "Ci siamo solo persi...di nuovo."
Elena sentì gli occhi pizzicarle. Vi siete persi di nuovo per colpa mia. Avrebbe voluto dirgli. Ma da codarda non lo fece. Tanto lo sapeva anche lui. Lui aveva capito molto prima di lei l'amore del fratello per la sua fidanzata.
"Posso provare a parlargli io?" Disse poi lei. Cosa? Cosa? Elena! Ma sei impazzita? Prima non vuoi nemmeno pensare a quella casa e poi? Ti fiondi direttamente nella tana del lupo.
Stefan abbassò lo sguardo e accennò un sorriso ironico. "Non credo servirebbe, credo tu lo sappia. Ma se vuoi provare..."
Elena annuì, baciò le sue labbra. Non era solo per rassicurarlo, ma anche per darsi forza. Salì le scale. Era certa che Damon non li avesse sentiti parlare in giardino. E anche se fosse non le importava. Ma era certa di no. Sicuramente però aveva percepito la sua presenza. Arrivò davanti alla porta della sua camera e la guardò per un pò . Damon all'interno non accennava a darle di certo incoraggiamento per entrare. Sicuramente sapeva che era lì. Elena sta a te bussare. Già. Era lei che doveva voler entrare. Bussò timidamente alla porta.
"Entra." Al suono della sua voce Elena perse un battito. Da quant'è che non la sentiva? Elena piegò la maniglia della porta facendola aprire ed entrò richiudendosela alle spalle.
"Pensavo non entrassi più" disse lui alzando le sopracciglia, ma continuando a leggere il suo libro. Elena lo guardò contrariata. Si prende gioco di me! "Dai su non mettere il broncio, dimmi ciò che devi e poi vai." Disse lui sorridendole ironicamente e gesticolando con in mano il libro. Elena sospirò.
"Mi dispiace." Sputò quelle parole in fretta. Era l'unica cosa che voleva dirgli davvero.
Lui tornò serio. "Di cosa per la precisione Elena?" Chiese seccato.
Elena deglutì. Nemmeno se lo ricorda. "Per...la sera al grill...io...mi dispiace non avrei dov..."
Damon alzò gli occhi al cielo e lasciò cadere il libro che aveva in mano sul letto. Poi si alzò dal letto sospirando pesantemente e interrompendola.
"Elena, per favore..."
"No, aspetta fammi parlare. Non avrei dovuto insinuare niente." Le disse guardandolo negli occhi.
Lui scosse la testa distogliendo lo sguardo. "Elena, non c'è problema. Non ti torturare inutilmente." Damon si allontanò e le diede le spalle. Elena lo guardò interrogativa.
"No...non...un problema c'è. Qual'è?"
Damon si voltò a guardarla arrabbiato. "Lo chiedi a me? Sei tu quella che ha evitato questa casa per settimane."
Touche. "Io non ho evitato proprio nie..."
"No certo. Come al solito sono io che vedo cose che non ci sono. Ascolta, facciamo finta di niente d'accordo?"
Perfetto. "No!" Sono stupida. "Senti..." sospirò. "Parlami. Per favore."
"Cosa devo dirti?"
"Perchè ce l'hai con me?" Disse Elena seguendolo con lo sguardo.
Damon sospirò. Perchè doveva sempre fare la psicologa di turno? "Hai paura di me?"
Elena allargò gli occhi in segno di sorpresa. "Cosa? No!" Ho paura di me.
"Perfetto è tutto ok allora. Perchè tu ce l'hai con me?"
Ma davvero pensava fosse arrabbiata con lui? Stupido sono solo...attratta da te! "Non ce l'ho con te!"
"Quindi non hai evitato tutto questo tempo questa casa e il sottoscritto."
"Certo che no"
"Solo casualità."
Elena abbassò lo sguardo.
"Non sai mentire Elena. Ricordatelo."
Lo guardò arrabbiata. "Non avevo il coraggio di vederti!" Disse all'improvviso. Non posso averglielo detto davvero!
Lui tornò a guardarla negli occhi. "Perchè?" Gli chiese arrendevole. Non la capiva. Era così facile leggerla prima. Stava costruendo un guscio intorno a sè.
Elena boccheggiò. "Bè...io...mi...mi sentivo in colpa per quello che era successo al grill." Abbassò lo sguardo. Non era la verità o meglio non era totalmente la verità, ma meglio di niente.
Bugiarda. "Non ce n'era bisogno." Disse lui piano.
Elena rabbrividì si era avvicinato troppo. "Mi dispiace." Aveva perso tutta la forza che aveva un tempo. Riusciva a tenergli testa molto meglio.
Damon la vide a disagio e cercò di stemperare gli animi. "Bene. Ora tornerai a monopolizzare questa casa?" Disse allontanandosi e ghignando.
Elena accennò un sorriso. "E' casa mia" gli disse con fare superiore.
"Troppo tardi ormai mi hai invitato." Le disse sorridendo. Dio, se il suo sorriso era bello! Elena! Scosse la testa.
"A proposito di inviti...abbiamo organizzato un barbecue per domani."
"Abbiamo?" Disse lui alzando un sopracciglio.
"Io e...Stefan."
Damon accennò un sorriso. Per un momento l'aveva dimenticato. "Era necessario invadermi la casa?"
"Ci saranno solo Caroline, Bonnie e Jeremy. Pensavo che...magari potrei estendere l'invito a Rick e Jenna...così magari resti anche tu." Disse incerta.
"Se vuoi invitali, ma per sta volta io passo." Disse lui rimettendosi sul letto. Elena lo seguì con lo sguardo e arrossì. Devo uscire da qui. "Oh avanti. Per favore. Per me. Per la mia salvezza dai vampiri cattivi e per quella scolastica." Disse lei guardandolo dolcemente. Stava giocando sporco. Ormai cominciava a capire l'effetto che aveva su di lui. Quello che ancora non conosceva a fondo era l'effetto che lui aveva su di lei.
Damon sospirò. "D'accordo."
Lei sorrise e si avvicinò alla porta. "Bene ci mancava qualcuno che cucinasse." Disse lei aprendo la porta.
"Ma non era un semplice barbecue?" Disse lui riprendendo a leggere il suo libro.
"Magari no." Disse lei uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Allora mi sa che è il capitolo è un pò più corto dei precedenti. Va bè quando l'ho scritto non me ne sono accorta. Diciamo che è un capitolo aggancio per il prossimo. Anche se la scenetta Delena mi piace tanto! Voglio dire è per questo che li adoro! Passano da momenti di tensione a momenti sensuali a momenti allegri e tutti sono estremamente intensi! Ok. Torniamo a noi. Diciamo che Elena ora come ora è consapevole dell'attrazione che prova nei confronti del nostro Bad Boy u.u al contrario di quella del telefilm! Ma va bè...si vede che sono ancora arrabbiata con la signorina Gilbert?? Spero che in quella di stanotte si comporti meglio! Comunque sto divagando bè diciamo che non ho un granchè da dire su questo capitolo. Le cose tra Stefan ed Elena si sono pian piano sistemate, ma come dice lei stessa è dovuta al fatto di aver tagliato fuori dalla sua vita Damon. Inoltre quando ho scritto il capitolo ero in fase AMORE FRATERNO CHE MI MANCA...quindi prima della 19. Anche se quando vedo la scena del flaschback quando Damon torna dal fronte e abbraccia Stef bè mi viene il magone! Ma purtroppo va così...Ok vi dico cose inutili stasera! Vado a rispondervi che è meglio! Penso che il prossimo capitolo lo posterò sicuramente la settimana prossima! Baci a tutti Ari

Ps ho visto che c'è qualcuno che non ha recensito, mentre ci sono nuovi recensori! Mi fa piacere per i nuovi e mi dispiace per chi non ha recensito! Confido in una recensione in questo capitolo! E spero anche che qualche altra nuova anima pia recensisca! Ho visto anche che ci sono un sacco di persone che l'hanno messe nelle preferite! Grazie e anche ha chi l'ha messo nella Seguite e nelle ricordate!!! Grazie grazie grazie! Recensite se vi va!

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***


L'ALBA

 

SESTO CAPITOLO

 

Elena uscì dalla doccia in asciugamano e si diresse verso l'armadio. Faceva molto caldo. Amava il fatto di essere una di quelle persone che riesce a sopportare il caldo. Poi adorava l'estate. Le dava un senso di libertà. Rimase a fissare l'armadio per una buona mezz'ora, senza scegliere cosa indossare. Da quando in qua presti attenzione a cosa mettere? Non lo faceva più da una vita. Sbuffò contrariata da se stessa. Iniziamo bene! Si disse. Alla fine optò per una canotta viola, una gonna di jeans e una paio di ballerine. Tutto quel tempo aveva fatto asciugare rovinosamente i suoi capelli in una piega decisamente mossa. Alzò gli occhi al cielo e preparò la piastra. Poi però senza nemmeno accorgersene si ritrovò a ritoccare qualche boccolo qua e là con l'arricciacapelli. Stefan preferisce il liscio. Ignorò quel pensiero e scese di sotto prendendo le chiavi dell'auto. Era d'accordo con Stefan per vedersi prima. Si guardò allo specchio d'ingresso ravvivando i capelli. Sono pazza. Entrò in auto e si diresse verso casa Salvatore. A metà strada ricevette un messaggio. Stefan. Continuò per la sua strada. Tanto tra cinque minuti lo avrebbe visto, cosa poteva esserci di così urgente? Parcheggiò l'auto nel vialetto. Prese il cellulare e lesse il messaggio. Sarebbe stato meglio leggerlo prima. Ormai era lì non poteva certo tornare indietro. Entrò in casa e fu invasa da un profumo meraviglioso. Sorrise. Si diresse in cucina. Cucina usata sempre pochissimo per ovvi motivi.
"Buongiorno Elena" disse Damon prima che potesse scorgerla.
Elena finalmente entrò in cucina e sorrise appena. "Buongiorno."
Damon appena sentì la sua presenza, sorrise e alzò lo sguardo su di lei. Il sorriso gli morì in gola e per distrazione si tagliò. Il suo viso tornò serio e guardò la ferita rimarginarsi, mentre lui deglutiva a vuoto. Se il suo cuore battesse ancora, avrebbe perso un battito. Poteva essere ogni giorno più bella? L'estate le donava di certo. Damon finì di bere il sangue nel suo bicchiere e lo tolse dalla visuale di Elena. La ragazza sorrise. "Non ce n'è bisogno. Ormai sono abituata." Gli disse avvicinandosi un pò.
"Tanto avevo finito." Disse lui secco, tornando a tagliuzzare qualcosa e osservandola sottecchi. "Stefan ..."
"Si lo so." Si affrettò a dire lei.
"Ogni tanto dimentica di dover far colazione diversamente dagli altri." Disse lui sorridendo ironicamente.
"Non importa. Ormai ero a metà strada quando mi ha avvisato." Elena si avvicinò ai fornelli cercando di sbirciare qualcosa.
Damon le si avvicinò velocemente e le fermò la mano. "Non se ne parla signorina."
Elena sentì un brivido lungo la schiena. Decisamente troppo vicini. Sbuffò.
"Non era un semplice barbecue?" Disse lei ironica e guardandolo con occhi vispi.
Lui la guardò accennando un mezzo sorriso. "Infatti. Ho preparato solo qualcosa."
Elena si voltò di spalle e sorrise allontanandosi un pò. Poi tornò a guardarlo. "Posso almeno darti una mano?"
"No grazie" disse lui continuando nella sua opera. Poi la guardò e sorrise. "Sei un disastro."
Elena lo guardò offesa. "Oh ma dai..."
"No, no signorina, davvero. Va in salotto e aspetta."
Elena sbuffò forte per farsi sentire. Poi si sedette sul piano colazione di fronte alla cucina. "Resto qui." Disse scocciata.
Bene questo significa che rischierò ancora di tagliarmi le dita. Pensò Damon. "Fa come vuoi."
Dopo cinque minuti Elena alzò gli occhi al cielo. "Mi fai almeno assaggiare qualcosa? Sto morendo di fame, non ho fatto colazione."
"Peggio per te." Disse il vampiro dandole le spalle.
Elena scosse la testa rassegnata. Damon sorrise e prese delle patatine che sarebbero dovute essere parte dell'aperitivo. Poi si avvicinò a lei con la ciotola. "Cerca magari di non finirle tutte però."
Elena lo guardò divertita. Ho vinto ancora. Pensò. Scese dal piano prima di prendere la ciotola, senza calcolare il fatto che tra lui e il marmo del ripiano c'era davvero poco spazio. Troppo poco in effetti. Si ritrovò incastrata tra lui e il ripiano. Elena deglutì e il suo cuore cominciò a battere troppo velocemente. "Grazie." Disse in un sussurro alzando gli occhi su di lui.
"Prego." Disse lui serio. Elena lo vedeva completamente padrone di se stesso come al solito. Questo la faceva innervosire. Lei era lì, rischiava davvero di fare qualcosa di poco convenevole, era in difficoltà e lui rimaneva tranquillamente lì a fissarla come se...come...al diavolo Damon Salvatore! Pensò. Ormai il profumo di lui le aveva invaso la testa ed era certa gli sarebbe rimasto anche addosso. Adorava il suo profumo. Elena! Come al solito i pensieri razionali la sgridavano continuamente. Non riusciva a staccare i suoi occhi da quelli di lui, ad un certo punto, non sapendo nè quando, nè per quanto, il suo sguardo si posò sulla sua bocca e le immagini del sogno tornarono vivide a farsi sentire. Mi sa che questa volta ho perso. Pensò. Il cuore accelerò il suo battito già frenetico. Sentì la porta d'ingresso aprirsi. Damon spostò lo sguardo cercando di focalizzare il suono. Poi la guardò di nuovo e finalmente si spostò. Elena rimase con la ciotola in mano e deglutì nuovamente cercando di far tornare il suo respiro regolare. Poggiò la ciotola sul ripiano dando le spalle a Damon e sistemò i capelli dietro l'orecchio.
Stefan si affacciò alla porta della cucina. "Elena?"
Elena alzò lo sguardo verso Stefan e gli sorrise rigida. Elena si accorse quanto fosse più facile per lei trovarsi con un Salvatore alla volta. Se c'erano entrambi diventava fredda e instabile. "Ehi." Disse poi lei andandole incontro. Damon intanto tornò ad occuparsi della cucina, ignorando i due. Sentirono bussare alla porta ed Elena quasi si precipitò ad aprire. No decisamente tutti e tre nella stessa stanza non potevano starci. Lentamente arrivarono tutti gli ospiti e si trovarono in giardino a mangiare. La situazione era alquanto strana. Caroline cercava di tenere banco vedendo la situazione un pò gelida. Ma soprattutto la tensione era palpabile tra i due fratelli. Si rivolgevano a malapena la parola. Dopo la lotta con Klaus praticamente erano tornati a non parlarsi. Elena sentiva il peso di quella situazione, si sentiva la causa di quella situazione. Probabilmente lo era. Damon e Stefan avevano passato l'ultimo periodo, prima dello scontro decisivo con Klaus, a litigare sul modo migliore per tenerla al sicuro. Elena non lo sapeva. O meglio non avrebbe dovuto saperlo. Una volta però, si trovò ad ascoltare l'ennesima sfuriata di Stefan nei confronti di Damon. Lo accusava di esserle troppo vicino. In quel momento Elena avrebbe voluto dire a Stefan che non era vero. Che invece di arrabbiarsi avrebbe dovuto ringraziarlo perchè li stava aiutando. Tutta quella storia aveva cambiato tutti, aveva cambiato tutto, aveva cambiato lei.
Intanto la situazione pareva distendersi. Se non per il fatto che Damon era eccessivamente taciturno. Ogni tanto interveniva con le sue solite battute, ma per lo più erano risposte che dava a Rick o a Caroline. Evitava caldamente di parlare con Stefan e anche con Elena. Ogni tanto la osservava di nascosto, quando era certo che nessuno se ne accorgesse. Elena non aveva mai sofferto il caldo come quel giorno. Si sentiva soffocare. Come stretta in una morsa. Intanto intavolava conversazioni con tutti, ma non aveva il coraggio di rivolgere la parola a Damon. Aveva tanta voglia di insalata, ma quella aveva scelto proprio di starsene vicino a Damon. Non azzardò a chiederne un pò. Sei un'idiota. Si disse. La verità era che si sentiva in imbarazzo. Damon si era certamente accorto del fatto che ormai lei fosse decisamente instabile accanto a lui. Ormai non riusciva a nasconderlo. Damon non gli era indifferente e ormai doveva ammetterlo a se stessa. Vide Damon alzarsi da tavola. "Vado a prendere altro vino." Proferì portandosi via anche quel poco di insalata che era rimasta. Si è portato l'insalata! Doveva chiedere a qualcuno se era certo che i vampiri non potessero leggere nella mente. Damon entrò in casa e si diresse in cucina appoggiando poco delicatamente l'insalatiera sul ripiano in marmo. Si appoggiò con i palmi delle mani su quello stesso ripiano e sospirò rumorosamente. "Ehi." Damon alzò lo sguardo e vide Alaric con i mano qualche piatto vuoto e una bottiglia anch'essa vuota. "Grazie." Disse Damon prendendo dalle sue mani quelle cose e riponendole nel lavandino. Poi cercò nel frigo altro vino. "Tutto ok?" Chiese Alaric.
"Certo Rick" disse Damon ancora alla ricerca del vino nel frigo. Poi prese la bottiglia e la aprì. "Andiamo?" Disse il vampiro dirigendosi verso il giardino.
"Aspetta." Damon si fermò e si voltò a guardarlo scocciato. "Comportati come sempre se non vuoi destare sospetti. La cosa si sta facendo alquanto strana."
"Ma di che parli?"
"Di te, Stefan ed Elena. Risolvete le vostre questioni. Le fate vivere male anche a noi."
"Non c'è niente da risolvere. Possiamo andare ora?"
"No. Senti puoi fingere quanto vuoi, ma io non ho diciotto anni. Sono un uomo e so rendermi conto quando qualcosa non va. Sei innamorato di lei, ok. Questo l'ho capito da un pezzo, ma c'è qualcosa di diverso. Fino ad ora hai sempre assunto un certo comportamento per mascherare il tutto. Ora non ce la fai più probabilmente. Quindi, risolvi la questione. Per favore."
Damon lo guardò poi si diresse in giardino seguito da Alaric. La giornata trascorse molto più tranquillamente. Damon sembrò ritrovare la sua parlantina ed Elena si rilassò un  pò per questo. Ringraziò mentalmente Alaric. Se il resto dei presenti non si era accorto di nulla, di certo a lei non era sfuggito. Al tramonto restarono solo Damon, Elena e Stefan. Mentre il maggiore dei fratelli si occupava della cucina. Stefan ed Elena sistemavano il giardino. Elena era taciturna e sentiva il bisogno di parlare con Stefan seriamente. La sua situazione si faceva pesante e di certo non voleva farlo soffrire. In realtà non era certa nemmeno lei di volerlo lasciare. Elena percorse la stradina in mattoni e arrivò al gazebo. Si sedette all'interno. Stefan la seguì e si sedette accanto a lei. "Mi dici cosa c'è che non va?"
"Mmh?" Elena mugugnò qualcosa. Non stava prestando attenzione a ciò che Stefan le aveva detto.
"Ecco. Intendevo questo. Elena dove sei? Torna a terra ti prego. Dimmi che c'è."
"E' tutto..."
"Non dirmi è tutto ok, per favore!" Stefan alzò un pò la voce. Non voleva farlo. Infatti abbassò lo sguardo.
"Io...mi dispiace." Sospirò e si alzò appoggiando le mani sul cornicione del gazebo. "Mi sento come se...come se all'improvviso questa enorme bolla in cui siamo scoppierà."
Stefan si alzò e le poggiò le mani sulle spalle e poi le cinse la vita. "Lo so che sembra irreale, ma è tutto normale ora. Non dovresti preoccuparti. A meno che...non ci sia dell'altro."
Il cuore di Elena accelerò il suo battito e abbassò lo sguardo. "Non lo so."
Stefan sospirò e allentò la presa. Elena mise le braccia su quelle di lui. "No aspetta. Abbracciami ti prego." Perchè da domani non so cosa accadrà. Questo non lo disse, ma si voltò e abbracciò Stefan. Mise le mani attorno al collo di lui e lo baciò. Poi si staccarono e Stefan la guardò negli occhi. Non sapeva cosa dirle. Non sapeva cosa chiederle. Semplicemente in quel momento non voleva sapere. Le parole però uscirono da sole.
"Ti amo." Elena sentì una fitta. "Ti amo anche io." Non posso averglielo detto!  Io...non so più niente.

Elena parcheggiò nel vialetto di casa. Si sentiva stanca, confusa e in colpa. In colpa perchè aveva detto qualcosa di cui non era certa. Salì le scale lentamente e si passò una mano sulla fronte. Aveva uno strano presentimento addosso. Aprì la porta della sua stanza e senza molta sorpresa vide Damon seduto davanti alla finestra con lo sguardo puntato all'esterno. Il cuore di Elena sembrò risvegliarsi. Ma non ti stanchi mai di battere così freneticamente?
"Che ci fai qui?" Disse Elena chiudendosi la porta alle spalle e chiudendo poi la porta del bagno che condivideva con Jeremy.
Damon non accennava a guardarla o a parlare.
"Damon?"
Si voltò e la guardò un pò stizzito. Oh ma bene...LUI è quello arrabbiato. IO dovrei esserlo.
"Cosa diavolo sta succedendo Elena?"
Elena lo guardò perplessa. "Damon che...sei tu quello che è venuto qui!" Disse Elena spalancando gli occhi.
Damon sorrise ironicamente, poi si alzò. "Fai sul serio? Sei strana. Sei strana da..." La frase gli morì in gola.
"Da?" Disse lei arrabbiata e incrociando le braccia al petto. "Avanti...sentiamo. Non ti sei mai fatto molti problemi a dire ciò che pensi."
"Ecco vedi è questo!" Disse lui arrabbiato e avvicinandosi. "Stamattina facevi la carina, sembrava avessimo recuperato un certo rapporto. Poi a momenti diventi insofferente, sembra quasi che mi odi."
Elena deglutì a quella vicinanza. "Io...io non ti odio...lo sai."
"No Elena non lo so! Non so più niente!"
Elena lanciò un'occhiata alla porta del bagno. "Ti prego non alzare la voce!"
Damon sospirò. "Senti, dimmi cosa c'è che non va. Dimmelo perchè rischio di impazzire. Elena, davvero, te lo chiedo per favore." Si avvicinò ancora di più e incatenò i suoi occhi a quelli di lei. "Non sei più la stessa da dopo lo scontro con Klaus."
Elena si sentì mancare il respiro. No ti prego. Abbassò lo sguardo. Damon le si avvicinò ancora e la afferrò delicatamente per le braccia. "Guardami. E' per...è per il sangue...Elena non..."
Elena lo guardò con gli occhi lucidi. "Non siamo mica andati a letto insieme." Sputò poi lui.
Elena si sentì toccata da quella cosa e ruppe il contatto con lui. Perchè si illudeva che fosse diverso?

Damon si sentì morire nel momento in cui capì di aver almeno visto la punta dell'iceberg con cui si stava continuamente scontrando, ma nel momento in cui vide gli occhi di Elena farsi lucidi, non ce la fece. Farsi odiare era più facile che farsi amare. Lui non era fatto per farsi amare.
"Vattene, ti prego." Gli diede le spalle e sentì la sua voce tremare. Probabilmente aveva esagerato. Ma almeno lei avrebbe evitato di farsi mille problemi. Avrebbe evitato di farsi mille domande. Mentre lui avrebbe evitato di illudersi per l'ennesima volta. Eppure quel vattene ti prego gli bruciava addosso. Quella stanza profumava di vaniglia, profumava di lei. Andarsene probabilmente significava perderla nuovamente. Forse questa volta per sempre. Ne era consapevole. Ma lei era sull'orlo delle lacrime lo sentiva. Sentiva il suo cuore battere. Lo aveva sentito ogni singola volta che accelerava il battito. E nelle ultime settimane accelerava per lui. Avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto scusarsi. Invece inspirò di nuovo quel profumo e poi sparì da quella stanza.

 

Elena voleva solo che se ne andasse. Lei si era fatta delle domande da quel giorno. O meglio avrebbe cominciato a farsele, ma lui...lui è uno stronzo. Oddio, ma come poteva solo pensare di...Probabilmente nemmeno davvero la amava, era una semplice ripicca nei confronti di Stefan. Era solo un qualcosa a cui arrivare, per dimostrare a se stesso che se voleva, poteva avere tutto ciò che desiderava. Elena non sentì più la sua presenza e si voltò. Se n'era andato. Sentì una fitta al cuore. I suoi occhi non furono più in grado di trattenere le lacrime, che uscirono copiose e le invasero il viso. Improvvisamente si sentì invadere dalla rabbia. Stupidamente andò in bagno, accese la piastra e iniziò a stirarsi i capelli. Intanto le lacrime continuarono a farle compagnia.

 

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Non mi odiate vi prego xD Ok so che magari il finale è un tantino contro il Delena, mentre l'inizio era così pieno di Damon ed Elena, ma abbiate pietà...Damon è un testardo che parte in quinta mentre Elena ha sempre bisogno di valutare tutte le possibilità...ormai sappiamo che le cose facili non piacciono no? Ok linciatemi pure se vi va. Allora volevo anche commentare un attimino la parte Alaric/Damon. Innanzi tutto io li amo. Credo che davvero Alaric rappresenti l'unica persona che prenda Damon di testa. Nel senso che credo Damon lo percepisca come una persona al suo pari, nonostante lui si un vampiro e lui un umano, forse perchè è un uomo non un ragazzino. E' la cosa che ho voluto specificare. Insomma io quando vedo Alaric che guarda la dinamica Damon-Elena, credo che sappia bene come stanno le cose. Oddio in realtà lo sanno tutti xD Ma io penso che Alaric se ne sia accorto moooolto tempo prima, forse anche prima di damon stesso, bo lo vedo un pò come un mentore. Ok dopo questa mia analisi pazza di Damon e Alaric passiamo ad altro...mmm che dire...bè non so penso che il capitolo parli da solo, Elena ha cominciato a cedere ai suoi istinti. Voi direte NO non ha fatto un cavolo! Bè l'ha ammesso a se stessa e scusate se è poco visto come ragiona xD Poi ha cominciato anche ad affrontare il discorso con Stefan, poi si è tirata indietro, ma l'ha iniziato a fare...bene...oh altra cosa non so se l'avete notato ma il momento Damon/Elena e poi l'arrivo di Stef è un pò un richiamo al sogno...loro due in una posizione non esattamente amichevole, la porta che si apre, Stefan...bè sicuramente è diverso, ma c'è un richiamo U_U Bene direi che basta così...se avete domande bè chiedete nelle recensioni sarò felice di rispondervi xD Oh non oso parlare della 2x20 che è meglio...mi sto zitta, se su quella precedente bisognava stendere un velo pietoso direi che questa puntata è bella e da cancellare -.- seriamente?? Kevin? Julie? Volete essere ammazzati?? Va bè pace...vedremo domani (ansiaaa) Baci alla prossima Ari

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


L'ALBA

 

SETTIMO CAPITOLO

 

Elena si svegliò con un gran mal di testa. Aveva passato la notte in lacrime. L'ultima volta che aveva guardato l'orologio erano le cinque. Ora segnavano le nove. Fantastico! Si alzò dal letto e si diresse in bagno. Si sciacquò il viso stremato e pieno di occhiaie. Gli occhi erano gonfi e arrossati. Sentì il suo cellulare squillare. Lo prese e rispose senza nemmeno vedere chi fosse.
"Pronto." Disse con voce scocciata.
"Wow qualcuno si è alzata col piede sbagliato stamattina!"
"Care..." Elena chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie.
"Elena..."
"Mmm" Mugugnò lei sedendosi sul letto.
Sentì Caroline sbuffare dall'altro capo del telefono. "Te l'avevo detto che se l'era dimenticato!"
Elena increspò le sopracciglia non capendo a cosa si riferisse e soprattutto a chi parlasse. Poi si ricordò. Durante il barbecue lei, Caroline e Bonnie si erano messe d'accordo per fare colazione insieme e poi andare alla fiera di inizio estate.
"Oh...scusatemi...mi preparo e arrivo!"
"Oh la Bella Addormentata si è svegliata! Ti aspettiamo, fa in fretta!"
Fa in fretta, certo come no! Devo solo coprire le occhiaie! Elena chiuse il telefono e si precipitò in bagno. Dopo tre quarti d'ora si ritrovò con un paio di shorts di Jeans e una canotta bordeaux. Prese le chiavi dell'auto e si diresse al luogo dell'appuntamento con le amiche. Le vide sedute all'ombra che la aspettavano. Bonnie le fece segno con la mano.
"Scusate!"
"Oddio finalmente...bè certo se avessi evitato di lavarti di nuovo i capelli avresti fatto prima." Le disse Caroline sorridendole.
"Cosa?" Disse Elena si passò una mano tra i capelli lisci. Oh già. "Si...scusate."
"Ordiniamo?" Disse Bonnie guardando Elena con sguardo inquisitore. Bonnie e Caroline ordinarono un cappuccino e un pezzo di crostata, mentre Elena si limitò ad un doppio caffè.
"Non ti farà male tutto quel caffè a stomaco vuoto?" Disse Bonnie guardandola.
"Non ho fame." Disse in tono piatto Elena. Bonnie e Caroline si scambiarono un'occhiata.
"Tutto ok?" Chiese la vampira.
"Perfettamente." Disse Elena guardandola. Poi bevve un pò del suo caffè.
"Sicura?"
Elena scoccò un'occhiataccia a Bonnie. "Che c'è vi siete messe d'accordo?"
"Nervosetta stamattina..."
"No Care, è solo che dovete smetterla di chiedermi tutti se sto bene." Disse appoggiando poco delicatamente la tazza col suo caffè sul tavolino.
"Ehi, calmati ok? Siamo solo preoccupate." Disse Bonnie appoggiando una mano su quella dell'amica e sorridendole.
"Si...io...ho solo dormito poco, scusate." Elena abbassò lo guardo sul suo caffè, mentre Caroline e Bonnie si scambiarono un'occhiata.
"Andiamo? La fiera ci aspetta! E io ho intravisto uno stand con delle borse bellissime." Disse Caroline alzandosi e sorridendo ad Elena.
"Andiamo" disse lei ricambiando il sorriso.
Passeggiarono un pò per gli stand chiacchierando e scherzando tra loro. Elena si sentì finalmente rilassata. Si fermò a guardare un braccialetto in argento con una stella e un cuore. Si perse un pò nei suoi pensieri e quando finalmente tornò a terra si guardò intorno senza trovare traccia nè di Caroline, nè di Bonnie. Perfetto. Elena si sentì toccare un fianco e sussultò.
"Possiamo parlare un momento?" Si sentì sussurrare all'orecchio. Damon. Elena si sentì percuotere da mille brividi, ma si scostò bruscamente e si voltò a guardarlo in cagnesco.
"No." Rispose secca.
"Per favore..."
"No."
"Elena..."
"Damon va al diavolo!" Elena lo spinse un pò indietro e se ne andò furente, ma con gli occhi lucidi e ancora tremante.

 

Elena passò tutto il pomeriggio con le amiche e questo la aiutò a non pensare a niente. A non pensare a Stefan, a non pensare a Damon, a non pensare ai suoi stessi sentimenti. Sul tardo pomeriggio però dovette salutarle per prepararsi per la festa di beneficienza di Carol Lockwood. Elena si preparò controvoglia. Non aveva voglia di andarci. Non aveva voglia di vedere nessuno. Il solo pensiero di dover stare a quella festa in cui c'erano entrambi i Salvatore la lasciava senza fiato. Uno dei due inoltre era di sotto che l'aspettava. Elena indossava un vestito blu molto semplice, senza spalline e appena sopra il ginocchio. Aveva lasciato i capelli in una piega leggermente mossa e aveva fermato quelli d'avanti sulla nuca.
Stefan sorrise vedendola scendere le scale. "Sei bellissima." Le disse baciandole le labbra. Elena sorrise apertamente.
"Grazie."
Si diressero alla festa e si intrattennero per un pò salutando qualche amico e prendendo qualcosa da bere. Incontrarono poi Bonnie e Jeremy e passarono la maggior parte del tempo con loro. Elena era completamente rilassata. Stare lì con Stefan era semplice e sembrava la cosa più giusta che una persona potesse fare. Lui era dolce e premuroso. Rispettava le sue idee e dava valore a certe cose. Ecco che ci risiamo. Si disse Elena. Ecco che la sua mente tornava inevitabilmente a quel non siamo mica andati a letto insieme. Non sapeva se sentirsi arrabbiata o ferita o delusa o triste. Forse si sentiva in tutti questi modi. Elena lasciò che il suo sguardo vagasse per la sala fino a quando non lo vide entrare e salutare la signora Loockwood e lo sceriffo Forbes. Elena sorrise impercettibilmente. Insomma era davvero riuscito ad inserirsi, facendo in modo che quel genere di persone riponessero in lui fiducia. Fiducia. Elena nonostante tutto ne aveva sempre avuto. Poteva fare la sostenuta e la diffidente, ma poi lo guardava negli occhi e sapeva di potersi fidare. Era come se vedesse un'altra persona in quegli occhi, una persona che Damon sapeva tenere nascosta molto molto bene.
"Balliamo?" Disse poi Stefan risvegliandola dai suoi pensieri.
"Certo." Si diressero verso il centro della sala e iniziarono a muoversi lentamente a ritmo di musica.

Damon non la vedeva. Doveva trovarla. Quando la vide fu come un colpo secco al cuore. Come sempre. Vederla con Stefan era poi sempre un colpo doppio. Troppa sofferenza. L'amore faceva schifo. Rinunciare sarebbe stato molto più semplice, ma non era più possibile. Elena lo aveva spinto al punto di non ritorno. Quel punto in cui non puoi più far finta di niente e spegnere le tue emozioni. Elena lo aveva spinto a sentire di nuovo la sua umanità e Damon sapeva che ormai non avrebbe più potuto respingerla. Era troppo tardi. Ormai era venuta fuori e se avesse deciso di rifiutarla questa volta sarebbe stato per sempre. Non ci sarebbe stata nessuna Elena che avrebbe mai più potuto farla tornare. Nemmeno quella originale. Per questo doveva sapere di poter essere perdonato. Non posso perderti, Elena. Gli aveva detto quella volta. E come quel giorno quella affermazione per lui valeva ancora. Era stato davvero un periodo schifosamente pesate. Sempre in bilico tra giusto e sbagliato, tra odio e amore, tra razionalità e follia, tra mostro e uomo. Damon ricacciò i suoi pensieri e si diresse spedito verso il bar. "Ehi Biondina."
Caroline alzò gli occhi al cielo. "No, no, no. Non fare il sorrisino ammaliatore. Non è il momento. Matt arriverà tra poco. Devo assolutamente parlargli."
"E il lupo dove l'hai lasciato?"
Caroline abbozzò un sorriso. "Il triangolo è una tua prerogativa, non mia."
Damon si irrigidì. "Un ballo, per favore."
Caroline lanciò un'occhiata sfuggente alla pista. "No." Disse in tono secco.
"Cinque minuti Caroline. Per favore."
Caroline?? Da quando la chiamava per nome? La stava praticamente supplicando. Glielo leggeva negli occhi. La vampira sospirò. "D'accordo. Cinque minuti."
Damon fece un sorriso sghembo.
"Prego Damon." Fece lei quasi per sottolineare il fatto che non era uscito un grazie dalla sua bocca. Almeno era uscito un per favore. I due si diressero sulla pista e Damon si posizionò in modo da poter tenere Elena sott'occhio. "Non fare lo stalker!"
"Cosa?" Disse Damon scosso da una voce. Non prestava attenzione a nulla.
"Oddio. Damon Salvatore torna in te, ti prego!"
Damon abbassò lo sguardo su Caroline e sorrise appena.
"Scusami."
"Per favore, scusami...troppa cortesia...che succede con Elena?"
Damon si irrigidì. "Posso tornare scortese in un batter d'occhi." Disse velenoso.
"E io non sono più la ragazzina che soggiogavi!" Disse Caroline irritata.
Damon strinse la presa su di lei. "Scusa ok? Sono nervoso." Damon staccò gli occhi da Caroline e vide che Elena li osservava un pò tesa. Lui tornò a concentrarsi sulla ragazza. "Mi dispiace, sul serio."
"Si ok, non importa" disse Caroline scocciata.
"No." Damon proseguì incerto. "Intendevo...per...quando eri umana."
Caroline che stava fissando in un punto imprecisato della sala, incrociò lo sguardo di Damon. Sospirò. "Ti ho già perdonato. Nel momento in cui mi hai salvato la vita dandomi il tuo sangue. Certo quella stronza di Katherine mi ha uccisa, poi tu hai cercato di uccidermi, poi però mi hai salvato insieme a Stefan dai lupi cattivi...ehi poi hai anche aiutato Elena, insomma qualcosa di buono l'hai fatto!"
"Ehi ma quanto chiacchieri? Bastava un 'grazie è tutto ok'."
"Sei sempre il solito." Sbuffò Caroline.
Damon notò Elena allontanarsi da Stefan e dirigersi lontano dalla sala. "Ok. Cinque minuti scaduti." Disse Damon staccandosi.
"Cosa?" Disse Caroline guardandolo storta mentre accennava ad allontanarsi.
"Oh e grazie." Caroline rimase allibita in mezzo alla pista. Quel vampiro non stava bene con la testa, decretò infine.

Elena si allontanò da Stefan con la scusa del bagno. Avere Damon di fronte non la aiutava. Era arrabbiata, ma allo stesso tempo voleva solo poter parlare con lui. Le mancava terribilmente. Poi c'era Stefan, che Dio solo sa come facesse a sopportare tutto quello. Insomma non era uno stupido e cercava di intavolare il discorso nei momenti più opportuni, ma lei codardamente sviava. Non voleva dirgli che era confusa, che aveva bisogno di pensare un pò a se stessa. Di pensare un pò ai suoi sentimenti. Si guardò allo specchio del bagno e non si riconobbe nei suoi stessi occhi. Doveva essere una diciottenne felice e spensierata. Ma tutto si poteva dire di lei in quel momento, ma non che fosse felice e spensierata. Uscì dal bagno pronta a tornare in sala, ma si sentì praticamente trascinare in una delle mille stanze di quella casa. Elena trattenne l'urlo in gola, non appena riconobbe il suo profumo. Si ritrovò con le spalle al muro e lui troppo vicino con una mano appoggiata al muro, per evitare una sua eventuale fuga. Tanto non riuscirei a scappare ugualmente. Si disse tra sè e sè Elena.
"Dobbiamo parlare." Disse Damon deciso.
"E io ti ho detto che non ne ho voglia." Disse Elena mettendosi una mano sul cuore che scalpitava, un pò per lo spavento, un pò per la sua vicinanza. "Mi hai spaventato." Disse col fiato corto.
"Non era mia intenzione"
"No?" Lo canzonò Elena.
"No." Damon sospirò pesantemente e la guardò intensamente. Elena invece pareva volesse fondersi con il muro, tutto pur di potersi allontanare.
"Mi dispiace Elena. Non volevo dire quelle cose."
Elena lo guardò di traverso. Possibile che dobbiamo parlare proprio in questa posizione? "Damon..."
"No, fammi parlare" la interruppe lui allontanandosi un pò e permettendo ad Elena di rilassarsi un pò ancora contro il muro. "Elena per noi questa cosa del sangue è importante, ormai dovresti saperlo." Elena lo fulminò con lo guardo. Perchè diavolo pensi che abbia passato la nottata in lacrime stupido idiota? Damon sospirò guardando il suo sguardo arrabbiato. "Io...ero solo...sono solo in confusione. Tu mi mandi in confusione!" Elena lo guardò allibita.
"Io? Io ti...ti mando in confusione? Damon sei tu il vampiro stronzo e sicuro di sè!"
Damon la guardò irritato. "Ancora? Ancora con questa...ok...senti..." Damon l'afferrò per le braccia senza farle male. "...io...Elena mi hai salvato la vita. Se non mi avessi dato il tuo sangue probabilmente non sarei arrivato vivo a casa."
Elena abbassò lo sguardo. "Damon tu hai salvato la mia era il minimo che potessi fare."
"No Elena, non è così. Se dovessi enumerare tutte le volte che hai salvato tu la mia sarei comunque in difetto." La voce di Damon si fece più bassa mentre il suo corpo si era nuovamente avvicinato a quello di lei. Elena lo guardò e avvampò. "Mi dispiace per quello che ho detto". Le soffiò in un orecchio. Elena istintivamente chiuse gli occhi e si irrigidì un pò. Non riuscì a rispondere le uscì solo un gemito dalla bocca. Si sarebbe volentieri presa a schiaffi da sola. Damon le scostò i capelli dal viso e avvicinò le sue labbra alla sua guancia. Nel momento in cui lei sentì che le sue labbra erano a contatto con la sua pelle, si sentì arrossire velocemente. Lui sentì inevitabilmente lei andare a fuoco. Letteralmente. La temperatura corporea era salita, le sue guance erano rosse e scottavano al contatto con lui. Elena abbandonò la testa contro il muro, mentre Damon spostava la sua bocca sul collo di lei, senza più potersi fermare, stava diventando una droga. Ed era pericoloso, perchè molto presto quella piccola quantità non gli sarebbe bastata. Continuava a baciarle il collo ed Elena non sapeva più cosa fare. I suoi pensieri razionali sembravano essere morti e con loro tutta la sua forza di volontà. Voleva solo assaggiare il suo sapore. Fino ad ora c'era sempre stato solo il suo profumo ad inondarle la testa. Ora voleva abbinare a quel profumo anche un sapore. L'unica volta in cui le loro labbra si erano incontrate, lei era palesemente contrariata da quel contatto, tanto da non fare caso a nulla di lui. Alla consistenza delle sue labbra, al suo sapore. Ora voleva tanto scoprire queste cose. Ma non poteva. Doveva trovare la forza di fermare tutto. Per Stefan. Per Damon. Per non essere come lei. Non voleva essere come quella donna che si era messa tra loro per giocare e divertirsi un pò. Potevano anche essere uguali nell'aspetto, ma essere come lei oltre quello, la disgustava più di ogni altra cosa. Fu proprio grazie a quel pensiero che Elena trovò la forza. "Damon, per favore...non...posso." Il suo tono non era arrabbiato. Solo supplichevole e sofferente. Damon si sentì come scuotere da qualcosa e si risvegliò. Si allontanò lentamente da Elena e le accarezzò una guancia. "Scusa...non..." Elena ancora con gli occhi chiusi scosse il capo e prese la mano di lui, con la quale le stava accarezzando il viso, nella sua. Damon sospirò pesantemente, poi prese il mento di lei incitandola a guardarlo. "Apri gli occhi. Ho una cosa per te" gli disse dolcemente. Elena aprì gli occhi e lo guardò incuriosita da quel tono di voce. Lo vide mettere le mani in tasca alla giacca dalla quale tirò fuori il braccialetto che aveva visto alla fiera. "Damon..." Gli disse dolcemente, con il tono da non avresti dovuto. "Ero certo che non te lo saresti comprata da sola. L'ho fatto io per te." Disse sorridendole sghembo. Lo prese e glielo allacciò al polso. "Sarà meglio che vada." Disse il vampiro baciandole il dorso della mano. Elena non fece nemmeno in tempo a rifiutare o a ringraziarlo che era già sparito. Abbandonò la testa contro il muro in segno di disapprovazione verso se stessa. Poi guardò il braccialetto e giocando con i due ciondoli notò un'incisione sul cuore. The light in my dark heart. Elena sospirò e poi sorrise appena. Damon non era il tipo da regali, non era il tipo da premure del genere. O almeno così lei immaginava. In realtà con lei lo era sempre stato. Nel suo strano modo era sempre stato attento ad ogni cosa la riguardasse. Aveva imparato in pochissimo tempo che il caffè le piaceva bollente e amaro, che impazziva per le fragole, che adorava la cucina italiana, ma che non rinunciava mai ad una pizza. Aveva imparato il suo colore preferito e il gusto di gelato che le piaceva. Tanti piccoli episodi glielo avevano dimostrato. Tante piccole accortezze di quando si intratteneva a casa Salvatore. Quella casa non era fatta per contenere cibo, eppure a volte spuntavano dal nulla nel frigo un cestino di fragole o nel congelatore un pò di gelato alla nocciola. Elena sapeva che quando diceva a Stefan che si sarebbe fermata lì, lui puntualmente, le faceva trovare qualcosa che amava. Ma era quando decideva all'ultimo momento che spuntavano delle cose in casa che lei poco prima non avrebbe trovato. Lì, in quei momenti, sapeva che era Damon. Elena uscì dalla stanza turbata. Doveva parlare con Stefan. Non era più il momento di rimandare. Non era certa di niente. Non sapeva più chi era. Non sapeva più riconoscere i suoi sentimenti verso i due. Doveva chiarire a se stessa cosa provava. Vide Stefan chiacchierare con Jeremy e Bonnie. Appena la notò sorrise incerto. Elena si passò una mano tra i capelli e sorrise.
"Ecco dov'eri finita?" Disse Bonnie allegramente.
"Scusate." Disse Elena in imbarazzo. Lanciò un'occhiata veloce alla sala. Damon non c'era più. "Stefan, ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa?" Disse Elena d'un tratto. Jeremy e Bonnie la guardarono incuriositi. "Stai bene?" Disse apprensivamente il fratello.
Elena sorrise. "Si sono solo stanca. Non ho dormito molto stanotte."
Stefan la osservò serio. "Adiamo allora." Disse porgendogli il braccio. Elena sorrise e insieme si allontanarono.
I due passeggiarono un pò facendo il giro più lungo per raggiungere la macchina di Elena. Il silenzio regnava e l'aria fresca di una qualunque sera di inizio Giugno si faceva sentire. Elena si strinse nelle spalle.
"Sarà meglio raggiungere la macchina." Disse Stefan.
"Gia..." Elena proseguì ad occhi bassi non sapeva come iniziare il discorso.
"Avanti...dimmelo."
Elena sussultò. "Cosa?" Disse titubante.
Stefan sospirò pesantemente e sorrise ironicamente. "Credi davvero che sia cieco? Che non mi sia accorto di nulla?"
"Stefan..." Elena cercò di prendere parola, ma Stefan sembrava essere un bomba pronta ad esplodere.
"Credi che non mi sia accorto del tuo cambiamento? Del suo cambiamento? Bè certo lui sapevo che tipo fosse. Sapevo che avrebbe continuato imperterrito! Ma tu..."
Elena scosse la testa non aveva capito assolutamente nulla. "Stefan non è come..."
"Non dirmi che non è come penso Elena! Non pensavo che ci saresti caduta! Non pensavo ti saresti fatta lasciare abbindolare dal suo modo di fare! Non appena sarai sua, si stancherà e  tornerà ad essere quello di sempre e tu ne uscirai distrutta!"
"Stefan smettila!" Gli urlò Elena con le lacrime agli occhi. "Non è successo niente con..."
"Non provare a pronunciare nemmeno quel nome!"
Elena era sull'orlo delle lacrime non riusciva più a trattenersi.
"Sentiamo da quanto va avanti questa cosa?"
Elena scosse la testa mentre le lacrime cominciarono a rigarle il viso. "Non hai capito niente!"
"Non prendermi in giro Elena!"
"Maledizione Stefan! Non è successo nulla tra me e Damon ok? Niente!"
Stefan respirò profondamente per cercare di calmarsi, si avvicinò e la guardò negli occhi per esserne certo. "Niente?"
"Niente." Disse lei deglutendo. Stefan le prese il polso e iniziò a giocare con il braccialetto. Elena ritrasse la mano bruscamente. "Ho bisogno di un pò di tempo Stefan."
Il vampiro sorrise ironicamente. "Tempo? O ami me o ami lui."
"Stefan non essere così..."
"Cosa Elena? Così come? Così arrabbiato da volerlo uccidere? Così arrabbiato da urlarti contro? Così mostruosamente ciò che sono?"
"Stefan ti prego."
Stefan si allontanò dandogli le spalle.
"Stefan!" Urlò lei. "Ti prego...non fare niente." Stefan si voltò a guardarla arrabbiato. "Promettimelo."
Stefan la guardò negli occhi. "Mi dispiace Elena, non faccio promesse che non sono sicuro di poter mantenere." Detto ciò scomparve nella notte.

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Allora eccomi qui...bene...se non vi è bastato lo scorso capitolo, ora potete picchiarmi. Ahahah allora, diciamo che questo capitolo mi spaventa un pò non vorrei che soprattutto Damon risulti troppo al di fuori del suo personaggio. La verità è che non abbiamo avuto momenti veri per poterlo osservare in queste vesti...oh andiamo ve lo immaginate Damon "fidanzato"? Per me sarebbe estremamente dolce e sexy e poichè non ho materiale a riguardo, tenterò di farlo a modo mio...tenendo comunque sempre presente il suo modo di fare. Insomma prima fa i casini, dice le cose inappropriate e poi...bè poi fa gli occhi da cucciolo ti spiazza con il suo essere sincero e così attento...e bum! Ancora mi chiedo perchè Elena ci stia ancora pensando! Ma avanti ragazza prenditi sto partito e non rompere! Ahahah ok sappiate che sono in sclero pre-puntata. E sappiamo che è il FINALE non una puntata qualsiasi. E dopo la 21 (quaranta minuti passati a piangere) non so davvero che aspettarmi. Oh vorrei spendere due paroline per il momento Damon/Caroline. Innanzi tutto io amo Care e si è capito...poi insomma mi  piacerebbe vedere una dinamica Care/Damon a livello di amicizia...se così si può dire...sarebbero terribilmente divertenti! xD Oh bene, Elena ha affrontato Stefan fino in fondo questa volta. Ovviamente è un pò arrabbiato...insomma che vi aspettavate...di certo non può prenderla bene :) Fatemi sapere cosa ne pensate!!! Quindi recensite! Spero che nessuno si sia perso un passaggio! Bene chiudo e vi rispondo! Oh ANNUNCIO IMPORTANTE VI PREGO VI CHIEDO PER FAVORE, CHI RECENSISCE DOPO LA PUNTATA 2X22 NON MI DICA NIENTE NELLE RECENSIONI, PERCHè NON SO QUANDO POTRO' VEDERLA...NE RIPARLIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO! GRAZIE <3 Ari 

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


L'ALBA

 

OTTAVO CAPITOLO

 

Damon aveva lo sguardo perso nel vuoto, era seduto sul bracciolo del divano nel salotto di casa Salvatore, con uno scotch in mano. Le cose si stavano facendo alquanto pesanti e nonostante avesse voglia di uscire da quella casa e andare dal lei, sapeva di non poterlo fare. Si era tirata indietro ancora una volta, ma era stato diverso da quelle precedenti. C'era esitazione nel suo modo di fare e non c'era rabbia nel suo opporsi. Solo paura. Paura di ferire affetti a lei cari. Sapeva benissimo che al di là dell'amore, Elena avrebbe sempre avuto un legame con loro. Sia con lui che con Stefan. Anche se un giorno lei si fosse innamorata di un umano qualsiasi e avesse smesso di provare qualcosa per loro due, era certo che sarebbe rimasto un legame tra l'oro. Ormai si erano uniti per non scindersi più. Erano tutti e tre legati da un filo invisibile. Nel momento in cui lei avesse scelto uno dei due, l'altro avrebbe comunque fatto parte di lei per sempre. Se avesse rinunciato ad entrambi, le cose non sarebbero cambiate. Erano diventati ormai come un marchio sulla pelle. Lei per loro e loro per lei. E poi, infondo, per lei si erano ritrovati e per lei si erano persi ancora una volta. Forse erano destinati a questo. Forse la loro maledizione non era stata tanto quella di diventare dei mostri, ma quella di perdersi nel momento stesso in cui riuscivano a ritrovarsi. Damon mandò giù in un colpo il contenuto del bicchiere. Sentì sbattere la porta. "Stefan." Si voltò e lo guardò deciso. Stefan era furioso glielo leggeva negli occhi, sarebbe bastato dire A e sarebbe scattato come una molla. Ma perchè dire A quando si può dire B che è anche peggio? "Di ritorno così presto? La festa non piaceva alla tua fidanzata?" Disse voltandosi e lasciando il bicchiere sul tavolino. Stefan sorrise ironicamente.
"Dovresti sapere perchè sono di ritorno così presto."
"Non vivo nella tua testa Stef, mi ci annoierei troppo." Disse beffardo Damon.
Stefan si scaraventò contro il fratello spingendolo contro il muro e facendoli pressione col suo corpo. "E' sempre colpa tua Damon, non è difficile rispondere. La causa di tutto sei sempre tu." Gli ringhiò.
Damon face una smorfia di disprezzo e spinse Stefan, con tutta la forza che aveva, contro la libreria che si distrusse all'impatto col corpo del vampiro. "Devi smetterla di addossare la colpa sempre sugli altri Stef. Prenditi qualche responsabilità ogni tanto."
Stefan si rialzò immediatamente. "Io? Responsabilità? Dimmi come l'hai ammaliata, cosa le hai detto di così profondo e vero da farla cedere fino alla fine. O magari l'hai minacciata?"
Damon si scaraventò sul fratello finendo sul tavolino dei liquori, cospargendo il pavimento di vetri. Damon colpì Stefan in pieno volto sovrastandolo. Stefan cercò di respingerlo fino a quando, trovando la forza, lo spinse dall'altra parte del salotto, facendolo finire sul tavolino al centro della stanza. Si alzarono entrambi e si scontrarono nuovamente cercando di strangolarsi a vicenda. "Hai poca fiducia nelle capacità intellettive della tua ragazza a quanto pare. Non l'ho costretta a fare nulla!" Disse Damon con voce rotta per via del soffocamento.
Stefan sgranò gli occhi spingendolo "Fare cosa? Cosa le hai fatto?"
"Niente Stefan, maledizione, non ho fatto niente! Non è successo un bel niente! Dovresti darle più credito! Dov'è finita tutta la tua fiducia in lei?" Damon gli urlò quelle parole addosso.
"Quando ci sei tu di mezzo non posso fidarmi di niente e nessuno. Non mi fido. Non mi fido di te."
"Non ti ho mai chiesto di farlo...ma dopotutto, non l'hai mai fatto Stefan. Nemmeno quando eravamo umani." Damon disse quelle parole con calma. Una calma che colpisce più di una sfuriata. Damon salì le scale per dirigersi in camera sua.

Elena una volta in auto scoppiò in lacrime. Cosa ho fatto?? Era furiosa con se stessa furiosa per essere stata così debole. Stefan era tutto ciò che aveva sempre voluto, cosa era cambiato? Che gli era preso? Si sentiva una stupida. Una ragazzina stupida che aveva bisogno di movimentarsi la vita. Dopo quasi un anno era riuscita ad ottenere la tranquillità che voleva, ora invece aveva distrutto di nuovo tutto. Mi dispiace Elena, non faccio promesse che non sono sicuro di poter mantenere. Elena sentì improvvisamente quelle parole rimbombarle nella testa. Istintivamente mise in moto l'auto e cominciò a percorrere la strada che l'avrebbe portata a casa Salvatore. Giunta quasi a metà del tragitto però si fermò e tornò indietro. Non poteva. Non poteva andare lì. Qualsiasi cosa stesse succedendo doveva starne fuori. Sapeva benissimo che se si fosse precipitata lì le cose sarebbero degenerate ancora di più. Sperava che ci fosse ancora un briciolo di fraternità in quei due da spingerli a non ammazzarsi a vicenda. Solo il pensiero la terrorizzava. Ma non poteva intervenire. Non doveva. Non avrebbe fatto bene nè a lei nè a loro. Insieme a questi pensieri e ancora in lacrime tornò a casa e si precipitò in camera sua. Si tolse rapidamente quei vestiti e si buttò nella doccia. Sentiva l'odore di Damon e le parole di Stefan addosso. Continuava disperatamente a insaponarsi quasi a voler lavare via tutta l'intera serata. Dopo quasi un'ora uscì dal bagno con i capelli ancora umidi, si sedette sul letto e prese il suo diario.

Caro diario,
credo di aver fatto un disastro. Ho lasciato Stefan. O meglio gli ho chiesto del tempo. Io non so cosa mi sia preso so solo che non mi sento più la stessa. So di amare Stefan. Io lo so.

Elena si fermò di colpo leggendo quelle parole. Rimase perplessa. Poi tornò a scrivere.

Caro diario,
credo di aver fatto un disastro. Ho lasciato Stefan. O meglio gli ho chiesto del tempo. Io non so cosa mi sia preso so solo che non mi sento più la stessa. So di amare Stefan. Io lo so. Ma io non dovrei saperlo, dovrei SENTIRLO! Oddio l'amore non si sa, l'amore si sente...si sente col cuore, con la propria anima, non posso SAPERLO come so che le posate sono nel secondo cassetto della cucina. Se fosse così semplice tutto sarebbe migliore. Non mi sentirei così...persa. Mi sento persa e sola. Mi sento lontana da Stefan. Quindi probabilmente ho fatto bene a fare quello che ho fatto. La mia anima si era allontanata dalla sua. Ora però lui se la prenderà con Damon e...oh...ho una così terribile sensazione addosso. Ti prego fa che non stia succedendo nulla. Ti prego, non potrei sopportarlo. E' tutta colpa mia. Se non fossi così confusa tutto sarebbe perfetto. Ora sarei tranquillamente con il mio fidanzato e Damon...lui sarebbe da qualche parte a soffrire e a fare finta di niente. In ogni caso, sarebbe comunque un disastro...cosa devo fare?

Elena sospirò pesantemente si sentiva davvero male. Voleva tanto assicurarsi che Stefan non avesse fatto qualche sciocchezza e che Damon, come al solito, non l'avesse provocato. Si stese sul letto cercando di prendere sonno. Iniziò a rigirarsi nel letto...probabilmente avrebbe passato un'altra lunga nottata in bianco.
La notte passò tra pensieri e sogni confusi. Alle luci dell'alba si alzò e cominciò a darsi da fare. Sistemò la sua stanza come mai aveva fatto prima. Sembrava che ogni cosa finalmente avesse un suo posto specifico. Se qualcuno avesse visto quella stanza in quel momento lei sarebbe passata per una maniaca dell'ordine. Alle otto scese di sotto e si preparò del caffè. Si sedette al bancone della cucina continuando a mescolare il suo caffè amaro. Sentì suonare alla porta e assunse un'aria interrogativa. Andò ad aprire.
"Rick?"
"Buongiorno Elena." Disse sorpreso Alaric.
Elena sentì qualcuno precipitarsi di sotto. "Oh tesoro, scusami non volevo svegliarti! Dovevo già essere pronta!"
Elena guardò Jenna e poi sorrise. "Non preoccuparti, ero già sveglia."
"Ok, vado a finire di preparare la roba e scendo!" Disse Jenna risalendo le scale.
"Roba?" Disse Elena interrogativa.
"Si" aggiunse Jenna in cima alle scale. "Passiamo qualche giorno al lago come meritato riposo prima della discussione della mia tesi. Jeremy non te l'ha detto?"
"No deve essergli sfuggito." Disse Elena. O non ci ho fatto caso io. Aggiunse mentalmente. Fece entrare Alaric e si diressero in cucina. "Vuoi del caffè? L'ho appena fatto." Chiese Elena.
"Si, grazie...Elena senti, hai sentito Damon per caso."
A quelle parole Elena lasciò cadere per terra la tazza che aveva preso. "Maledizione!"
Alaric si alzò spaventato. "Tutto ok?"
"Si, si, è...mi è solo scivolata dalle mani." Disse paonazza mentre raccoglieva i cocci. Si schiarì la voce. "Em no comunque, non...non l'ho nè visto nè sentito. E' successo qualcosa?"
"No, no eravamo d'accordo che sarei passato questa mattina per prendere dei libri, ma non mi ha aperto nessuno. Pensavo che Stefan fosse qui."
Elena chiuse gli occhi inspirando poi si voltò verso Alaric. "No. Non è qui." Disse poi abbassando lo sguardo.
"Sei sicura di stare bene?"
Elena lo guardò interrogativa. "Si perchè?"
"Niente, sembri stanca...Elena...non voglio allarmarti ok, però..."
Elena sgranò gli occhi. "Rick che succede?"
"Sta tranquilla non ti agitare...quando sono andato a casa Salvatore, bè la porta era aperta. Mi sono affacciato per vedere se ci fosse qualcuno..."
"E?" lo incitò la ragazza.
"La casa era un pò sottosopra..." Disse con un tono sommesso.
Elena perse un battito. "Non c'era nessuno dentro?" Disse allarmata, ma sapendo già cosa fosse successo.
"No, ma anche se ci fosse stato qualcuno di certo voleva che andassi via, visto che non si è fatto vedere nessuno."
Elena abbassò lo sguardo.
"Elena che..."
"Pronta! Scusami, ho fatto tardi" sorrise Jenna. "Tutto bene?" Chiese vedendo i due un pò tesi.
"Si ho solo rotto una tazza" disse Elena sorridendole.
"Sei la solita. Andiamo?" Disse poi rivolgendosi a Alaric che annuì.
"Divertitevi..."
"Anche tu...mi raccomando non combinate guai."
"Sta tranquilla. Ci vediamo tra qualche giorno."

Appena i due furono fuori Elena si precipitò di sopra e prese il cellulare. Si bloccò non sapendo chi dei due chiamare. Istintivamente voleva chiamare Damon, ma la testa le diceva che sarebbe stato molto più corretto chiamare Stefan. Infine mandò al diavolo il telefono e decise di dirigersi a casa Salvatore. Guidò per tutto il tragitto pensando a cosa avrebbe trovato, la descrizione di Alaric era stata molto vaga. La casa era un pò sottosopra. Che significa è un pò sottosopra? Elena si innervosì ulteriormente. La strada non le era sembrata mai così lunga. Appena arrivò nel vialetto quasi si fiondò fuori dall'auto. Trovò la porta socchiusa. Alaric sicuramente l'aveva lasciata così come l'aveva trovata. Si affacciò e con il groppo in gola entrò. Il salone era un completo disastro. Un pò sottosopra era di certo un eufemismo. La libreria era distrutta, il pavimento era cosparso di vetri e...bè del tavolino al centro del salone non era rimasto quasi nulla. Elena si sentì davvero mancare il respiro.
"Che ci fa qui?" Disse una voce seccata dietro di lei.
Elena si voltò. "Stefan...che..." non riuscì nemmeno a parlare e a chiedere niente.
"Sta tranquilla nessuno si è fatto male, abbiamo solo distrutto qualcosa."
Elena lo guardò con rimprovero. "Ti avevo chiesto..."
"Cosa? Di non fare niente? Ti ho risposto che non faccio promesse che non sono certo di poter mantenere Elena."
"E quindi? Che fai vieni qui a prendertela con tuo fratello? Perchè non te la prendi con me? Sono io che ti ho chiesto del tempo!"
"A causa sua!"
"Chi ti dice che sia a causa sua?"
"Oh avanti Elena! Non fare come se non fosse così!"
"Stefan, lui non centra niente, poteva essere chiunque!"
"Sarà contento di sapere che potresti rimpiazzare uno di noi con chiunque."
"Non è quello che ho detto Stefan! Non è quello che intendevo! Volevo solo dire..."
"So quello che volevi dire Elena! Non sono un'idiota ti conosco abbastanza bene da sapere quello che intendi."
"Non ti comportare come se fossi l'unico a capirmi Stefan!" Disse Elena ammonendolo.
Stefan sorrise ironico. "Certo lui ti capisce ovviamente. Svegliati Elena! E' solo un modo per attirarti a sè! Col suo modo di fare, con il suo essere sempre in bilico tra giusto è sbagliato, è tutta una scena!"
Elena rimase sconvolta da quelle parole. Non ci credeva, aveva imparato a conoscere Damon, sapeva quando mentiva e quando faceva sul serio, sapeva quando tutto era una messa in scena e quando no. "Non è vero e tu lo sai meglio di me." Gli disse pacatamente Elena. Il suo tono era duro e severo. "Lo conosci benissimo, sai quando mente, stai solo cercando un motivo in più per odiarlo."
"Credimi, ho abbastanza motivi per farlo, non me ne servono altri."
Elena scosse la testa. "Fa pure finta di poterlo fare Stefan, ma non lo odierai mai davvero. Ve ne siete fatte talmente tante in 145 anni che se aveste voluto, vi sareste ammazzati alla prima occasione."
"Non metterci troppo la mano sul fuoco."
"Invece si. Non lo faresti mai...e nemmeno lui."
"Riponi troppa fiducia in noi Elena."
"Forse" disse la ragazza alzando le spalle "ma sono certa di quello che dico. Stefan, mi dispiace per tutto questo, non si possono prevedere le cose, altrimenti mi sarei guardata bene dal far soffrire le persone che amo. Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti."
"E' finita quindi? Devo arrendermi così?"
Elena lo guardò triste. "Io non lo so Stefan, ho bisogno solo di fare chiarezza dentro di me, continuare la nostra storia significherebbe solo prenderti in giro. E' così che deve essere."
Stefan assunse un'espressione dura in volto. "Sappi che non mi arrenderò."
Elena alzò lo sguardo su di lui non sapendo cosa dire. Poi si voltò e si diresse alla porta uscendo di corsa chiudendosi la porta alle spalle. Ma quello era solo il primo round. Le lacrime che volevano uscire prepotentemente avrebbero dovuto aspettare. Stava per ferirlo di nuovo, lo faceva continuamente dal momento in cui si erano conosciuti. Era seduto sui gradini del portico di casa Salvatore che guardava in un punto imprecisato davanti a sè. Elena lanciò uno sguardo alla porta, poi tornò a guardarlo mentre ancora era dietro di lui.
"Da...da quanto sei qui?"
"Da un pò."
Da un pò, che razza di risposta è "da un pò"! Elena abbassò lo sguardo e prese a giocare col braccialetto. Poi gli si avvicinò. "Mi accompagneresti a casa?"
Damon, ancora seduto sul portico, alzò lo sguardo su di lei. "La tua auto?"
Elena gli porse le chiavi. "Puoi sempre ritornare a piedi...non sarà un grave problema." Gli rispose guardandolo speranzosa. Damon allungò la mano e prese le chiavi. Poi si alzò e si diresse verso l'auto. Elena lo seguì in silenzio. Passarono il tempo del tragitto in auto nel più religioso silenzio. Elena guardava fuori dal finestrino, mentre Damon guardava la strada di fronte a sè. Elena non aveva voglia di cominciare una discussione dolorosa. Damon aveva già sentito abbastanza. Ma nel momento in cui, però, Elena si accorse che Damon stava parcheggiando nel vialetto di casa Gilbert, sentì una stretta allo stomaco. Avrebbe voluto restare lì ancora un pò. Avere più tempo. Damon tolse le chiavi dal cruscotto e gliele porse guardandola. "Tieni" sussurrò. Quella voce appena accennata sembrò quasi rompere quell'equilibrio. Elena deglutì e prese le chiavi, ma nel momento in cui Damon fece per uscire dall'auto, Elena lo fermò. "Aspetta..." si sganciò il braccialetto dal polso e sentì un brivido l'ungo la schiena. "Non sono pronta per tutto questo" disse guardandolo con le lacrime agli occhi. Poi prese le sue mani e gli porse il braccialetto. Damon tenne gli occhi fissi sul suo pugno chiuso che raccoglieva quel piccolo dono. Aprì appena la bocca per dire qualcosa, ma Elena lo fermò. "Sssh...Damon...io..." Elena alzò gli occhi al cielo per evitare di piangere. "Mi dispiace, non posso...io...un giorno, un giorno non ci sarò più e voi avrete solo l'uno l'altro...non posso permettere che vi allontaniate ancora..." Damon le posò un dito sulle labbra e uscì dall'auto. Una lacrima scivolò lungo la guancia di Elena, che respirò a fondo per non scoppiare. Entrò in casa e si ricordò che Jenna non era in casa. Fu allora che le lacrime una dopo l'altra cominciarono a ricoprire i lineamenti delicati del suo viso. Elena salì a fatica le scale, si buttò sul suo letto, abbracciò il suo fedele peluche e iniziò a singhiozzare non riuscendo più a trattenere i suoi sentimenti.

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE 

 

Eccomi qui puntuale come sempre dopo una settimana! Allora che dire Stefan se l'è presa con Damon come prevedibile. Certo il maggiore dei fratelli non ci è andato leggero! Elena si tormenta...ha lasciato Stefan e si sente in colpa...Allora il capitolo è stato scritto nell'arco di tempo che va tra la 19 e la 20 puntata. Quindi tra le due liti dei fratelli (che mi hanno ispirata) e il viaggetto romantico di Elena e Stefan prima che lei muoia diventando un vampiro (cosa non accaduta) ecco perchè vi ritrovate la lite molto simile a quella avvenuta nel telefilm, e poi vi ritrovate un "io so di amare Stefan". Quando stanno su su quella montagna Elena dice questo a Stefan, di certo quel discorso (tutto proprio) che Elena fa mi ha molto commosso, ma una cosa mi ha lasciata un pò basita il SAPERE di amare qualcuno, come se fosse una legge scritta. Probabilmente l'intento non era quello ne sono certa, ma a me ha dato quella sensazione ecco perchè ho fatto scrivere nel diario ad Elena quella cosa del "non dovrei saperlo, dovrei sentirlo" perchè per me è così. Non so se mi sto esprimendo decentemente stasera! Comunque...oh bè l'ultima parte di questo capitolo l'ho scritta invece dopo la 21 quindi di conseguenza la scena finale risente della mia tristezza di quel momento! E non potete capire lo strazio di scrivere di una Jenna viva T.T Comunque direi che basta vi ho assillato...come al solito sto tirando la corda con i due signorini, ma la pazienza verrà ricompensata ve lo prometto <3 Baci Ari
Ps. vado a rispondervi e mi raccomando controllate sempre di aver letto il capitolo precedente! Non vorrei vi perdeste qualcosa è un peccato :P Vedo che le seguite e le ricordate sono aumentate tantissimo! Recensite se vi va! Mi piace sentire cosa ne pensate.
Pps FINALE STUPENDO A ME E' PIACIUTO E' STATO L'ARRIVO DI UN PERCORSO DELENA TUMULTUOSO E PER QUANTO LE STELENA E CO DICONO CHE QUELLO DI ELENA SIA STATO UN BACIO DI COMPASSIONE IO NON CI CREDO :) bene basta vi rispondo anche se sarò lenta xD  

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


L'ALBA

 

NONO CAPITOLO

 

Jeremy aprì appena la porta del bagno per spiare Elena. Era distesa sul letto che giocherellava con la punta del cuscino. La stanza era poco illuminata e la finestra era aperta solo per lasciar passare un pò d'aria. Il ragazzo desiderava ardentemente entrare, ma poi non se la sentì. Non era la persona giusta con cui parlare. Quella sera anche Jenna sarebbe tornata a casa e trovarla così non avrebbe che aumentato il numero delle persone che gli avrebbero chiesto come stava e cosa fosse successo. Nemmeno lui lo sapeva. Lo immaginava però. Era un ragazzino, ma uno di quelli che era cresciuto troppo in fretta. Ingiustamente cresciuto troppo in fretta, che si era trovato a dover affrontare il lato duro e oscuro della vita prima di molti suoi coetanei e non. Ma c'era sempre stata lei. Era stata forte per lui tante volte. Da lontano voleva essere forte per lei.

Elena sentì bussare alla porta. Alzò gli occhi al cielo. Cosa della parola influenza non avevano capito? Sbuffò. "Chi è?" La porta si aprì lentamente e una cascata di capelli biondi e castani e un profumo di gelato si addensarono nella stanza. "Avevo chiesto chi è, non ho detto avanti". Disse una decisamente alterata Elena. "Eh buongiorno anche a te zuccherino." Disse Caroline sorridendo e buttandosi a peso morto sul letto. O meglio sulla parte di letto occupata da Elena.
"Care..." Si lamentò la ragazza.
"Cosa? Che c'è?" Disse incurante la bionda. Intanto Bonnie sorrideva con in mano un sacco di gelato alla nocciola. Elena notò che aveva altre buste con sè.
"Ma da quant'è che non esci o mangi hai le occhiaie!" Disse la strega prendendo posto sul letto e posando i rifornimenti al centro dello stesso.
"Di solito sono io la poco delicata" disse Caroline alzando un sopracciglio.
"Ho solo constatato un fatto." Rispose velenosa l'amica. Elena alzò gli occhi al cielo e intanto che le due continuavano a punzecchiarsi prese il gelato e iniziò a mangiarlo in silenzio. Ogni tanto le due le lanciavano un'occhiata, ma continuavano a mandarsi frecciatine l'una con l'altra o a tirarsi addosso qualche cuscino, farsi il solletico o tirarsi pizzicotti. Elena continuava a mangiare silenziosamente il suo gelato. Ad un certo punto posò il cucchiaio nel contenitore e iniziò a piangere. Caroline e Bonnie smisero finalmente nella loro farsa e la circondarono abbracciandola.
Jeremy smise di osservarle dal bagno chiudendosi la porta alle spalle e uscendo da casa.

Damon seduto ai piedi del suo grande letto continuava a rigirare il braccialetto tra le sue mani. Erano due giorni che se ne stava lì senza fare nulla. Scendeva a prendere qualche sacca di sangue e qualche bottiglia di scotch e poi ritornava in quella posizione catatonica. Non vedeva Stefan dalla sera in cui si erano scontrati. Non vedeva Elena da quella mattina. Non vedeva nessuno. Era sparito dalla circolazione. Continuava a pensare solo alle parole di Elena. Cosa pensava? Che dicendomi quelle cose, sarei andato dal mio fratellino, gli avrei chiesto scusa e ce ne saremmo stati in panciolle a non far nulla? Lei avrebbe voluto che sistemasse le cose con Stefan. Ma non si poteva sistemare. Entrambi l'amavano e poichè non volevano arrendersi, non avrebbero mai trovato un punto d'incontro. Eppure Damon era così stanco di provare a capire. Glielo aveva fatto capire in tutti i modi. Anche i ciechi si sarebbero accorti del suo amore per lei, ma lei? Sospirò pesantemente. Lei lo aveva capito ormai era certo di questo. Ma aveva scelto di ignorare. Lui però aveva passato mesi a torturarsi restandole accanto pur sapendo che non avrebbe avuto niente. Niente se non un grazie appena accennato. Il punto era sempre lo stesso. Lui aveva sofferto a vederla accanto a Stefan, ma fare il contrario non era concepito. Damon sentì la rabbia crescere. Poi il braccialetto gli scivolò dalle mani e fu come scosso. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? Era proprio questo che Elena non voleva. Lei non era innamorata di lui in quel momento. Quando il suo affetto si era trasformato in amore aveva lasciato Stefan. O per lo meno nel momento in cui si era accorta dei suoi sentimenti. Di certo non si trovava in una situazione leggera. Almeno aveva avuto il buongusto di evitare di passare da un letto all'altro come la sua antenata. Nessuno avrebbe sopportato quella situazione. Non di nuovo.

Elena era rannicchiata sul letto tra le braccia di Bonnie, mentre aveva la mano intrecciata a quella di Caroline, che a sua volta aveva appoggiato la testa sulla spalla di Bonnie. Finalmente aveva smesso di piangere, ma non aveva proferito parola. "Non ti va di dirci cos'è successo?" Caroline guardò sottecchi Bonnie che si era decisa a rompere quel silenzio.
"Ho rotto con Stefan." Fu l'unica risposta di Elena.
"Questo lo avevamo capito..." disse la strega.
"E' una spiegazione sufficiente allora." Disse secca Elena. Caroline alzò la testa dalla spalla di Bonnie e scosse la testa impedendo all'altra di replicare.

I giorni trascorsero lenti, eccessivamente lenti. Era passata solo una settimana. Quella sera avrebbero festeggiato la conclusione della vita accademica di Jenna. Finalmente avrebbe potuto trovarsi un lavoro e costruirsi una vita vera. "Allora cosa organizziamo?" Disse Alaric portando in tavola il pane, mentre Jenna mescolava qualcosa in cucina. Elena era seduta sul divano guardando svogliatamente la tv.
"Niente Rick. Va benissimo una cena tra noi a casa" disse lanciando uno sguardo alla nipote assente.
Rick capì al volo e non si arrese. "Oh avanti dovremmo uscire è estate! Dovremmo almeno fare qualcosa all'aperto. L'estate è fatta per uscire."
Elena sbuffò "La smettete voi due?"
"Di fare cosa?" disse Jenna innocentemente.
"Si sta benissimo anche in casa." Disse Elena continuando a fissare la tv.
"A diciott'anni dovresti uscire..."
"Si, si..."
"Perfetto andiamo al ristorante in centro allora, hanno allestito il retro con dei tavoli, così saremo all'aperto" Disse Jenna spazientita.
"Perfetto." Rispose secca Elena.
"Jeremy porta Bonnie?" Disse Alaric per stemperare la situazione.
"Sicuramente." Disse Elena.
"Vieni a tavola?"
"No, non ho fame, penso che uscirò." Elena si alzò dal divano, infilò le ballerine e cominciò a camminare per la città. Complimenti Elena, bell'idea del cavolo. E' l'una e mezza e si muore dal caldo. Elena sbuffò. Si diresse in una gelateria e comprò un pò di gelato. Poi si sedette su una panchina del parco. Mangiò per un pò il gelato, ma poi si abbandonò ai propri pensieri, mentre il gelato nella coppetta diventava liquido.
"Il gelato si sta sciogliendo."
Elena sussultò. Alzò lo sguardo su di lui e sorrise appena. "Non importa, non mi va." Disse alzandosi e gettando il resto tra i rifiuti.
"Come stai?" Le chiese Stefan.
"Bene." Disse Elena decisa. Era imbarazzata. Non sapeva cosa dire. Non pensava di incontrare qualcuno a quell'ora.
"Non sembra..."
Elena sospirò "Cosa vuoi che ti dica Stefan...no, non sto bene."
"Così va meglio. Fingere il contrario non ti aiuterà."
Elena lo guardò triste. Per un momento avrebbe tanto voluto spegnere tutte le sue emozioni. Un amaro sorriso le sfuggì a quel pensiero.
"Tu? Come stai?"
Stefan abbassò lo sguardo senza rispondere. Quella conversazione era assolutamente imbarazzante, inutile e stupida. "Meglio se torno a casa." Disse poi Stefan. Elena tornò a guardarlo. Intanto si torturava il labbro inferiore, per cercare di trattenersi dal chiedere come andassero le cose a casa. Come andava il rapporto tra lui e Damon. Non poteva chiederglielo e poi sapeva già la risposta. Di certo in quella casa c'era il gelo tra i due. Stefan guardò sottecchi Elena aspettando che dicesse qualcos'altro. Poi la vide desistere e si avvicinò sfiorandole un braccio. "Tutto ok?"
Elena si ritrasse appena. "Si" gli sorrise. "Credo che andrò anche io."

Elena finì di prepararsi. Indossava un vestito nero sopra al ginocchio, stretto ma molto semplice. Scese di sotto e Jeremy e Alaric stavano aspettando, comodamente seduti sul divano, sia lei che Jenna.
"Jenna è ancora su?" Chiese Elena ai due.
"Sono qui, sono qui." Disse Jenna sorridente mentre scendeva le scale. "Possiamo andare."
"Bonnie?" Chiese Elena
"Passiamo a prenderla ora" disse Jeremy.
La serata trascorse tranquilla. Il ristorante era il più bello della città e l'aria calda di quasi fine giugno rendeva la serata ancora più piacevole. Elena si ritrovò a sorridere ogni tanto. Le sembrava quasi di avere una famiglia intorno a lei. Bè quella era la sua famiglia. Elena sorrise a Jenna e il suo sguardo vagò un pò in giro, poi si accorse che al di là della strada qualcuno che conosceva stava passando proprio di fronte alla sala all'aperto del ristorante. Elena deglutì a vuoto e senza nemmeno che se ne accorgesse, posò le posate nel piatto e si alzò. "Scusatemi. Torno subito." Disse con lo sguardo ancora fisso al di là dei tavoli. Elena attraversò la sala in fretta. Dio odio i tacchi. Si disse fra sè e sè, odiando quelle scarpe che rallentavano il suo procedere verso di lui. Elena continuò a camminare seguendolo fino a quando scomparirono dalla visuale di tutti. Decise di chiamarlo. "Damon fermati so che mi hai sentita!" Sbottò all'improvviso fermandosi. Non ce la faceva più a corrergli dietro.
Damon si fermò di colpo e sospirò. "Speravo tornassi indietro."
Elena riprese a camminare avvicinandosi a lui. "Come stai?" Disse tranquillamente.
Damon ancora di spalle si voltò. Finalmente Elena riuscì a vedere il suo viso. A vedere quell'espressione corrucciata e ironica allo stesso tempo. "Perfettamente Elena. Ci si vede" disse facendo per andarsene.
"No!" Disse lei afferrandogli una mano "Damon..." Damon fisso la mano di lei sulla sua, poi la guardò teso.
Elena lo guardò negli occhi. Le era mancato da morire. Più di quanto immaginasse. Elena sentì il suo profumo arrivargli fino alla testa. "Mi sei mancato" disse improvvisamente. Non controllava più nè parole, nè gesti, nè pensieri. Intanto gli strinse la mano più forte.
Damon spostò il suo sguardo da lei alla strada. "Elena torna a cena."
"No, preferisco restare qui."
Damon tornò a guardarla, ma questa volta si avvicino per fissarla meglio negli occhi, come se potesse leggere qualcosa nei suoi occhi. Poi inevitabilmente lo sguardo si posò sulle sue labbra. Damon le si avvicinò lentamente e si chinò avvicinandosi sempre più. Il battito del cuore di Elena accelerò velocemente. Istintivamente lo sguardo si spostò sulle sue labbra e più lui si avvicinava, più lei socchiudeva gli occhi in attesa di sentire le labbra di lui sulle sue. Ma lui indugiava e quei secondi sembravano durare un'eternità. Avrebbe voluto avvicinarsi lei per colmare quella distanza, ma avrebbe rovinato tutto. Il suo cuore scalpitava. Nel momento in cui finalmente sentì il contatto con le sue labbra tutto ciò che era intorno a lei sembrò annullarsi. Lui si avvicinò ancora di più e le prese il viso tra le mani aspettando un cenno da parte sua per avere completo accesso. Segnale che non tardò ad arrivare. Così le loro lingue cominciarono ad accarezzarsi dolcemente. Elena sarebbe rimasta lì, in quella situazione per sempre. Damon era di una dolcezza disarmante, quasi avesse paura di poterla rompere. Elena allora lo afferrò per la maglia e si avvicinò ancora di più, mentre lui passò un braccio attorno alla sua vita stringendola ancora più a sè. La distanza tra i due ormai era nulla. Elena non sentiva più nulla, niente di ciò che era intorno a lei le interessava. Sentiva solo il battito del suo cuore che le rimbombava nelle orecchie e il suo sapore. Era fresco e dolce, in netto contrasto con la sua personalità camaleontica e strafottente. Il bacio si fece sempre più intenso, mentre Elena sentiva le gambe tremanti, che probabilmente non avrebbero retto ancora a lungo. Probabilmente la stava già sostenendo lui, se fosse stato così non se ne sarebbe comunque accorta. Non c'era niente che le importasse, voleva che tutto si fermasse, che tutto cessasse di essere com'era, che non esistesse nessuno intorno a loro. Elena poi, però, sentì le labbra di lui farsi sempre più lontane, avrebbe voluto protestare, ma poi si rese conto che qualcuno aveva cercato di attirare la loro attenzione. Elena riaprì a fatica gli occhi e vide Damon guardare al di là delle sue spalle.
"Elena..." Era Bonnie.
Damon le rivolse uno sguardo di sfuggita, ma Elena abbassò gli occhi e si voltò verso la ragazza.
"Arrivo..." disse flebilmente.
"Credo sia meglio tornare ora." Disse Bonnie decisa.
Damon fece una smorfia. "Buona notte Elena." Disse appena, poi si allontanò.
Elena si voltò verso di lui con sguardo perso, ma ormai era distante e di spalle. "Notte" sussurrò appena, ma sapeva che l'avrebbe sentita ugualmente.
Elena prese a camminare spedita verso il ristorante. "Aspetta!" Le urlò Bonnie.
Elena alzò gli occhi al cielo e si fermò di colpo. "Bonnie non mi pare il caso di parlarne." Disse seccata e riprendendo a camminare.
"Elena! L'hai baciato!"
Elena si fermò di nuovo e si votò verso di lei. "Ma va, non me n'ero accorta" disse beffarda.
"Non scherzare."
"E tu smettila con queste ovvietà. E comunque non credo di doverne parlare con te. Non ora per lo meno."
"Sono tua amica, voglio solo evitare che tu faccia..."
"Una sciocchezza?" Disse Elena arrabbiata. "Dillo...non è mai stato un problema per te andargli contro...avanti sottolinea quanto poco sia una persona stabile, quante cose terribili ha fatto..."
"Bè ha ucciso tuo fratello tanto per iniziare. Vicki? No te ne sei già dimenticata? Mia nonna! Devo continuare l'elenco?"
"Ti ha salvato la vita...devo continuare l'elenco?" Disse Elena sprezzante ricordandosi di quanto il suo cuore, sembrò sgretolarsi nel momento in cui la vide morire sotto i suoi occhi, e di quanto si sentì riconoscente nei confronti di Damon, appena capì che era stata tutta una messa in scena.
"Questo non aggiusta le cose Elena."
Elena la guardò con amara rassegnazione. "Potrebbe salvarmi la vita anche altre mille volte, salvare la tua altrettante, passare l'eternità a guardare le spalle a Stefan, ma tanto tu non cambieresti ugualmente idea."
"No. E non avresti dovuto farlo nemmeno tu." Disse secca Bonnie. Poi la superò e si diresse a passo spedito verso il ristorante.

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

E tadàààààà primo baciooooo, pure interrotta e da chi se non da Bonnie??? Non la sopporto questa è la realtà, anche se ultimamenta l'ho rivalutata, ma non so non mi piace comunque molto come personaggio xD Non so che dirvi su questo capitolo, ahaha sono un pò nervosa sarà che ora arriva la parte Delena...la mia Giulia appena ha letto il capitolo è impazzita di gioia, ma lei è di parte si sa. Vorrei farvi notare la differenza dei due incontri. Con Stef, Elena sente quasi il bisogno di scappare, mentre con Damon sente il bisogno di corrergli dietro u.u...mmm...che altro dire?? Non ho idea xD oh si JEREMY!!!! Insomma andiamo Elena è sempre così protettivo con lui, si preoccupa tanto, ho voluto per una volta che fosse lui ad occuparsi di lei... Jenna bè sono contenta di poter scrivere di lei...almeno qui potrà avere il suo e vissero felici e contenti *___* Davvero stasera non so che dirvi xD Mi sto zitta che è meglio...noto sempre più che le seguite, preferite e ricordate aumentano! Mi farebbe piacere se magari recensiste sarebbe meraviglioso! *__* Comunque vado a rispondere alle vechcie recensioni anche se con lentezza, scusate ma sto facendo tremila cose insieme ahahahahahha Baci a giovedì prossimo (spero) Ari <3

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


L'ALBA

 

DECIMO CAPITOLO

 

Elena si svegliò intontita. L'ultima volta che aveva dormito così profondamente era stata...oh bè non se lo ricordava. Si mise seduta sul letto passandosi una mano sul viso assonnato, per poi passare due dita sulle sue labbra. Il suo cuore perse un battito. Odiava averlo lasciato così di nuovo in bilico. Così senza risposte, senza certezze, senza...niente. Ma in realtà lei non aveva nè risposte nè certezze...neanche lei aveva niente. Sapeva solo che quel bacio l'aveva scossa molto. Più di quanto pensasse. In quel momento era certa che lasciare Stefan era stata la cosa più giusta da fare. Non provava più gli stessi sentimenti...ma era così? Insomma chi le assicurava che Damon non fosse un capriccio di una diciottenne idiota? Sbuffò e si lasciò cadere a peso morto sul letto coprendosi la faccia con il cuscino. Sentì bussare alla porta. "Avanti!" Urlò da sotto il cuscino.
"Ancora a letto?" Disse Caroline con le braccia incrociate davanti alla porta.
Elena assunse un'espressione interrogativa "Caroline?" Disse da sotto il cuscino. Finalmente si rimise a sedere sul letto, riacquistando la visuale togliendosi il cuscino dal viso. "Che ci fai qui?"
"Mmm vediamo Bonnie era alquanto seccata stamattina al grill. Ha cominciato a blaterare su quanto tu fossi fuori di senno e su quanto questa storia dei vampiri ti abbia dato alla testa. Che li odierà per sempre, che non vuole avere niente a che fare con tutto ciò che li riguarda e quindi nemmeno con te. Oh si ti ricordi che sono anche io un vampiro? Tornerà nuovamente ad odiarmi!"
Elena seguì a fatica il racconto sconnesso della ragazza. "Cosa? Care, ti prego rallenta, non ho capito niente!"
"Dio, ma dove è finita l'Elena perspicace? Non me ne vado da qui fino a quando non mi dirai che ti prende!"
"Perchè tutti avete questo impellente bisogno di sapere come sto?"
Caroline sbuffò e si sedette sul letto a gambe incrociate. "Ok partiamo dall'inizio. Facevo tranquillamente colazione al Grill con Matt prima che cominciasse il suo turno di lavoro, quando improvvisamente entra Bonnie un pò stranita e si avvicina a noi. Matt ci lascia da sole e Bonnie comincia il suo splendido sproloquio che ti ho prima raccontato. Ma che diavolo è successo? Ieri non eravate a cena tutti insieme per la laurea di Jenna?" Chiese la bionda sgranando gli occhi in cerca di spiegazioni.
Elena abbassò lo sguardo sul cuscino che aveva sulle gambe incrociate. "Elena..." insistette Caroline.
"Si...abbiamo discusso."
"Questo lo avevo capito" disse spazientita la vampira. "Il perchè mi sfugge..."
Elena la guardò triste. "Mi dispiace Caroline...non posso parlarne!" Non poteva. Come poteva farlo? Non ne ho parlato nemmeno con lui, perchè deve essere sempre l'ultimo con cui parlare?
"Oh avanti Elena! Sono io! Non passerete l'estate in lite?! Ti prego, sai che abbiamo bisogno tutti di stare l'uno accanto all'altro! Nell'ultimo anno sono successe troppe cose...non possiamo permetterci di perderci!"
Elena si alzò dal letto nervosa. "Non posso! Dovrei parlarne con lui, non con voi!"
Caroline assunse un'aria interrogativa. "Lui?"
Questo non avrei dovuto dirlo. Pensò Elena. Sentì improvvisamente le guancie scottare, si passò i capelli dietro l'orecchio e abbassò lo sguardo.
"Questo lui...ti prego, dimmi che è un ragazzo molto bello, occhi verdi, espressione perennemente seria, che ha diciassette anni da circa...bè più di un secolo...ti prego...dì di si."
Elena tacque con lo sguardo ancora rivolto al pavimento.
Caroline sospirò. "Di solito si dice chi tace acconsente, ma prenderò il tuo silenzio per una negazione..." disse arrendevole la ragazza.
Elena si sedette sulla panca vicino alla finestra e guardò al di fuori di essa. Il sole caldo le investì il corpo.
"Ok...ora capisco perchè Bonnie fosse così arrabbiata...e...si...noi siamo le ultime persone con cui parlarne." Disse Caroline alzandosi dal letto. Elena la guardò riconoscente.
"Non fare casini..." Disse poi la bionda avviandosi verso la porta.
Troppo tardi. Pensò Elena. Poi le sorrise appena.
"Ci vediamo in giro ok? Cercherò di calmare la strega." Disse Caroline sorridente. "Ti voglio bene." Detto ciò scomparve dalla stanza.
Elena prese il suo diario. Ormai sembrava tornato il tempo in cui ci scriveva ogni giorno...anche più volte al giorno. Era l'unico confidente che non l'avrebbe giudicata. Come al solito lo aprì, lo posizionò sulle gambe e iniziò a scriverci sopra.

Caro diario,
come sempre nelle ultime settimane, sono qui a scriverti della mia confusione sentimentale. Tanto per incasinare le cose ieri sera ho baciato Damon. Non so cosa mi sia preso. Una cosa è certa volevo farlo. Non posso mentire dicendo di non averlo desiderato, di averlo in qualche modo spinto ad avvicinarsi a me. Non sono innocente perchè quel bacio l'ho voluto tanto io quanto lui. Non mi importa che Bonnie ci abbia visti e che ora mi odi. Non mi interessa che Caroline l'abbia capito. Mi interessa di più sapere come sta lui. Mi interessa solo capire se quello che provo è amore o attrazione. Forse entrambi, forse nessuno. Io davvero non lo so. Quando ho incontrato Stefan per la prima volta, tutto era più facile. Il mio cuore non era dilaniato da un altro amore. Era solo distrutto dalla perdita dei miei genitori. Lui ha riportato un pizzico di tranquillità in quel cuore scombussolato. Questa situazione è diversa. Mi trovo consapevolmente in un mondo assurdo. Conosco i loro segreti, conosco i loro tormenti. Il mio cuore è ferito da un amore che probabilmente non è più tale e il solo pensiero di dargli questa certezza mi distrugge. Stefan mi ha aiutato così tanto che ferirlo mi fa sentire enormemente in colpa. Il mio cuore e la mia anima sono presi da questi sentimenti, come faccio a separare da questi un possibile sentimento verso Damon? Non riesco a capire se ciò che mi spinge verso di lui è amore o bisogno di sentire qualcuno accanto a me che non sia Stefan. Che mi faccia capire che io e lui siamo sempre stati destinati. Ma come posso fare questo ad entrambi? In ognuna di queste ipotesi qualcuno soffrirà. E io sarò soltanto una stupida ragazzina che si è presa gioco di uno di loro...o di entrambi.
Ora come ora, sento solo la necessità di vederlo. E' questo che mi porta a pensare che c'è qualcosa che mi lega a lui. Un filo invisibile che si è costruito senza che nemmeno me ne accorgessi. Se pensassi di aver sbagliato, a quest'ora sarei da Stefan a chiedere il suo perdono e da Damon a ferirlo per l'ennesima volta. Invece sono qui a pensare che vorrei vederlo, che vorrei sentire ancora le sue labbra a contatto con le mie, vorrei sapere cosa sente, cosa prova. Egoistico da parte mia chiedergli una cosa del genere. Lui potrebbe fare la stessa cosa con me...ma io non saprei dargli risposta.

Elena chiuse il diario con foga e si diresse in bagno. Si lasciò cullare dall'acqua, fino a quando non decise che era decisamente ora di uscire da lì. Si avvolse nel grande asciugamano bianco e lasciò i capelli bagnati cadere sulle spalle. Si diresse in camera e quasi non le prese un colpo. Ci risiamo. Non mi ci abituerò mai. Damon era seduto sulla panca sotto alla finestra con lo sguardo basso. "Damon." Disse lei con fare di rimprovero. Lui alzò lo sguardo su di lei e sorrise appena. Il sole che filtrava dalla finestra illuminava il suo viso e i suoi occhi assunsero un colore, se possibile, ancora più bello del solito. Elena arrossì violentemente rendendosi conto di essere di fronte a lui con solo un asciugamano addosso. Di certo non era la migliore delle situazioni.
"So che magari avrei dovuto aspettare che ti facessi viva tu, specialmente dopo quello che mi hai detto in macchina una settimana fa, ma..." disse Damon alzandosi.
Elena ancora in imbarazzo lo fermò prima che potesse proseguire. "Ti dispiace se ne parliamo dopo?" Disse Elena sgranando gli occhi, ma evitando il suo sguardo. Damon non aveva fatto troppo caso al fatto che Elena non fosse propriamente vestita. Solo in quel momento riuscì a fare mente locale e cogliere il vistoso imbarazzo della ragazza. A quel punto distolse lo sguardo sorridendo appena, non tanto per lui, quanto per lei. Se c'era qualcuno in imbarazzo lì quello non era lui. Elena prese qualche vestito alla rinfusa e si richiuse in bagno per vestirsi. Ci impiegò più tempo del dovuto. Se lui era pronto ad affrontare quella situazione, lei non lo era. Per lui i suoi sentimenti erano chiari, per lei no. Il volerlo vedere non significava essere pronta a farlo sul serio. Sospirò guardandosi nuovamente allo specchio preoccupata.
"Vuoi uscire di lì o no? Giuro che ho già fatto colazione." Disse Damon spazientito al di là della porta.
Elena aprì torva e con enfasi la porta del bagno e se lo ritrovò praticamente a due centimetri da sè. Se non avesse avuto dei riflessi pronti gli si sarebbe schiantata addosso.
"Non sei divertente." Disse secca. "Sei tu che sei piombato qui." Poi lo superò e si diresse verso il letto dove notò il suo diario. Perfetto. Pensò. Lo prese velocemente e lo ripose sulla sua scrivania.
Damon notò il suo gesto veloce. "Non l'ho letto, sta tranquilla." Disse seccato.
Elena perse un battito e arrossì violentemente. "No?" Disse guardandolo.
Damon accennò un sorriso. "No Elena, non l'ho fatto." Poi tornò serio. "Mi interessa più parlare con te."
Elena sospirò. "Damon non...non avrei dovuto seguirti ieri sera e non avrei..." Elena lasciò la frase in sospeso e si sedette sul letto.
"Sei pentita perchè ami mio fratello o perchè hai paura di ferirlo?" Disse Damon arrabbiato.
Elena alzò lo sguardo su di lui. Aprì la bocca per poter dire qualcosa ma non ci riuscì.
"Lo abbiamo già ferito Elena. Non ha senso..."
"Cosa Damon? Evitare di farlo stare peggio?" Disse Elena alzandosi di scatto con voce tremante e acuta.
Damon le si avvicinò velocemente e la baciò con veemenza. Affondò la mano nei suoi capelli umidi. Quel bacio aveva il sapore di un bacio di disperazione. Passionale ma disperato. Elena si trovò spiazzata da quel gesto, ma non tardò a rispondere al bacio. Elena no! La ragione le urlava di fermarsi, ma il suo cuore era così prepotente. Mi sa che non è solo il cuore. C'è anche una buona dose di ormoni. Pensò poi Elena. Ma era troppo tardi aveva già passato le braccia attorno al collo di lui e la sua mano passò dal collo ai capelli neri. Damon la fece arretrare sempre di più fino a finire sul letto dove passò la sua bocca dalle labbra, alla guancia, al collo, per poi risalire nuovamente e scendere di nuovo fino alla clavicola. Elena era fuori da ogni pensiero. Era completamente in balia di lui che continuava a farla andare fuori di testa, mentre lei vagava con le mani sulla testa e sulle spalle di lui. Risalì velocemente di nuovo fino all'orecchio. "Dovresti evitare di pensare di non ferire lui. In quel caso ferisci me e soprattutto te stessa." Le sussurrò poi nell'orecchio. Elena aprì gli occhi di scatto e vide le sue iridi azzurre che la guardavano piene di desiderio e amore. Poi la baciò a fior di labbra e sparì velocemente. Elena con il fiato corto si mise a sedere sul letto immediatamente, qualche istante dopo sentì bussare alla porta. Elena guardò terrorizzata la porta scosse i capelli ancora umidi e ormai mossi. Aveva il fiato corto e sentiva la pelle del suo viso rossa, così come tutta la zona baciata appassionatamente da...accidenti a me! Jenna si affacciò alla porta aprendola, vedendo la nipote seduta sul letto. "Ehi! Sono appena rientrata, pensavo dormissi ancora, il caffè in cucina era ancora intatto." Disse osservandola.
Elena arrossì e si alzò di fretta. "Si...io...ho appena finito di prepararmi in effetti." Disse la ragazza con voce incerta.
"Tutto ok?" Disse Jenna.
"Si, certo." Disse Elena sorridendo riacquistando un pò di sicurezza.
"Ok, sono di sotto." Disse Jenna sorridendole. Poi richiuse la porta. Elena sospirò pesantemente e si sedette stanca sulla sedia di fronte alla sua scrivania, appoggiando una mano sul suo cuore che non accennava a calmarsi. Dio se non si fosse fermato...cosa diavolo sto combinando? Pensò Elena. Era scioccata da se stessa. Se Damon non si fosse fermato, sarebbe andata fino in fondo ne era certa. Non si sarebbe fermata. Non avrebbe avuto nè forza nè volontà di farlo. Questa consapevolezza la terrorizzava. Ringraziò mentalmente Jenna per essere rientrata. Ma lui? Lui sarebbe andato fino in fondo. Elena ripensò a quello che gli aveva detto. Dovresti evitare di pensare di non ferire lui. In quei momenti ferisci me e soprattutto te stessa. Cos'era? Una stupida prova per farle vedere che anche lei lo voleva tanto quanto lui voleva lei? Probabilmente, ma sicuramente aveva anche sentito salire Jenna. Non sarebbe stato appropriato farsi beccare così, tanto che erano dotati di super udito, tanto valeva usarlo in certi casi! Elena prese a camminare nervosamente per la stanza. Poi prese il cellulare, se lo mise in tasca e uscì di casa. Fece un giro nel parco, respirando profondamente e cercando di razionalizzare le ultime settimane. Settimane? Qui c'è da razionalizzare l'intero ultimo mese! Da quando Klaus è stato fatto fuori! Elena sbuffò e cercò di tranquillizzarsi sedendosi su una panchina.
"Non ti verrà un attacco di panico vero?" Disse Bonnie alle sue spalle.
Elena sussultò e poi si voltò a guardarla. Poi le diede nuovamente le spalle. "Anche se fosse? Cosa t'importerebbe?"
Bonnie fece il giro della panchina e la fissò incrociando le braccia al petto. "Oh avanti non trattarmi come se non mi importasse di te!"
Elena la fulminò con lo sguardo. "Non sono io quella fuori di senno o sbaglio? Non sei tu quella che ha detto di non volere avere niente a che fare con i vampiri e quindi con me?"
Bonnie la guardò spiazzata. "Hai parlato con Caroline?" Elena la fissò sprezzante. Poi Bonnie riprese a parlare. "Ascolta Elena, io non voglio che tu stia male ok? Perchè starai solo male, insomma che sicurezza può darti una...persona così?" Bonnie fece quasi fatica ad usare il termine persona nei confronti di Damon.
Elena lo notò e sorrise ironicamente. "Persona Bonnie, si è una persona anche lui!" Elena si alzò dalla panchina volendosene andare, poi si fermò un momento e si rivolse nuovamente all'amica. "Se ti importasse veramente di me, mi sosterresti! Puoi anche dirmi che per te è sbagliato, ma poi dovresti ascoltarmi, dirmi di fare chiarezza e soprattutto chiedermi cosa mi spinge così tanto verso lui! E' questo che fanno le buone amiche! Invece queste domande devo farmele da sola, perchè non ho qualcuno che si sieda di fronte a me ed eviti di farmi impazzire completamente!" Elena ritornò a respirare a fatica. Aveva sputato quelle parole tutte d'un fiato. Poi si voltò e se ne andò, lasciando Bonnie in mezzo al parco, senza parole.

Erano tutti così bravi a giudicare, tutti pronti a dire cosa era giusto e cosa sbagliato, cosa era meglio, cosa no. Invece di essere appoggiata Elena si sentiva attaccata da tutti i lati. Si sentiva in colpa quasi a provare dei sentimenti verso qualcuno. Mai nascondere l'amore che provi per qualcuno. Si ricordò di averlo detto quando aveva solo dieci anni ad un Jeremy che odiava essere abbracciato e baciato dalla madre o dalla sorella. Quindi? Perchè aveva tanto paura di amare Damon? Di provare dei sentimenti forti che andassero al di là dell'amicizia? Elena tornò velocemente a casa e prese l'auto. Destinazione casa Salvatore. Aveva bisogno di parlare direttamente, faccia a faccia con lui. Basta diari, basta allusioni, basta sogni sconnessi. Scese con foga dall'auto e aprì la porta. Sembrava non ci fosse nessuno, poi salì velocemente le scale e si diresse verso la camera di Damon. Elena lanciò un'occhiata veloce alla stanza di Stefan. La porta era aperta ma era troppo lontana per poter vedere se ci fosse qualcuno dentro. Lasciò perdere e bussò alla porta della stanza di Damon. "Avanti." Disse una voce lontana. Elena entrò ma non c'era nessuno poi lo vide uscire dal bagno con i capelli ancora umidi e mentre finiva di abbottonarsi la camicia a mezze maniche grigia. "A cosa devo la visita?" Disse sarcastico mentre si guardava allo specchio.
"Ho paura." Disse semplicemente Elena con il cuore in gola e gli occhi spaventati.
Damon le lanciò un'occhiata attraverso lo specchio, poi si voltò a guardarla interrogativo. "E' successo qualcosa?" Disse avvicinandosi preoccupato. Avevano tutti passato così tanto tempo ad essere spaventati da qualcosa di concreto, che non poteva immaginare che parlasse di un altro genere di paura.
"No" disse lei scuotendo la testa e avvicinandosi a lui. "Non...ho solo paura di quello che succederà se mi lascerò andare Damon. Io non sono in grado di affrontare una cosa così grande, mi spaventa..."
"Se è di me che hai paura, se sono io che ti spavento, allora non dovresti essere nemmeno qui, perchè dubiteresti dei miei sentimenti verso di te e questo mi ferisce." Disse Damon interrompendola.
"Io non ho paura di te!" Disse Elena seccata per il solo fatto che lui avesse potuto pensare una cosa del genere. "Io...ho solo paura di me stessa." Disse con rassegnazione Elena abbassando lo sguardo. "Mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Sono una persona totalmente diversa. Sei tu che mi fai essere diversa." Disse poi Elena con impeto tornandolo a guardare.
"Non ho capito se devo sentirmi ferito per questa cosa o no." Disse ironico lui.
Elena alzò gli occhi al cielo e si avvicinò ancora di più. "Bè, in realtà non lo so nemmeno io. E' per questo che sono spaventata. Non so dove mi porterà tutto questo."
"Porterà?" chiese Damon serio. Porterà...futuro...frase affermativa.
Elena lo guardò incerta, poi si avvicinò. Si aiutò con le punte dei piedi per cercare di arrivare alle sue labbra e intanto chiuse gli occhi. Damon era lì impalato che fissava le sue labbra e sentì il calore del suo respiro sempre più vicino, fin quando sentì il contatto con le sue labbra. A quel punto si lasciò trasportare dalla voglia di lei, voglia troppo forte, voglia che aveva nascosto per tanto tempo. Voleva semplicemente amarla come poteva amarla un uomo. L'attirò a sè passandole una mano dietro la schiena e infilandone una nei capelli profumati e morbidi approfondendo il bacio. Elena si lasciò andare, passò le braccia attorno al suo collo e rispose avidamente al suo bacio stringendosi ancora più a lui. Damon continuò a baciarla e riversò su di lei tutta la passione possibile. Elena si sentì percuotere da una scossa. Ogni suo bacio la lasciava senza fiato era destabilizzante per lei. Si dimenticava di tutto ciò che la circondava, si dimenticava perfino di respirare. Era completamente fuori dal mondo. Damon la avvicinò lentamente al letto facendola stendere mentre continuava a riempirla dei suoi baci. Poi lentamente prese a baciarle il collo e la spalla scoperta dalla maglia estiva. Elena aprì gli occhi improvvisamente. Boccheggiò un momento, non sapeva che fare. Sapeva che andare avanti poteva essere un problema dopo. Ma Damon fece scivolare le sue mani sotto la maglia e ricominciò a stuzzicarle il collo e la sua testa non ragionò più. Elena passò le sue mani sulla schiena di lui mentre lasciava andare indietro la testa per dargli più libero spazio. Damon le sfilò lentamente la maglietta e stranamente Elena si sentì terribilmente in imbarazzo. Era sempre stata abbastanza sicura di sè, ma Damon sembrava ribaltare ogni cosa di lei. Insomma aveva avuto così tante donne in tanti anni, che aveva il terrore di essere messa a confronto, di non essere abbastanza per lui. Oh ma Elena ma quanto sei stupida? Si disse poi. Stava di nuovo, per l'ennesima volta, mettendo in dubbio se stessa. Damon si fermò e la guardò. "Va...va tutto bene?" Disse Damon vedendola esitante. Elena arrossì violentemente. Si sentì un'idiota ad aver interrotto quel momento.
"No...io..." Deglutì a vuoto troppo imbarazzata. Damon le scostò i capelli dal viso ed Elena chiuse gli occhi sospirando. Sospiro che sembrò più gemito e si senti nuovamente in imbarazzo perchè sapeva che lui la stava fissando. Damon accennò un sorriso, si chinò su di lei e la baciò delicatamente sulle labbra. Elena cercò di uscire dall'imbarazzo seguendo l'istinto e si butto praticamente sulle sue labbra, sperando di non aver distrutto quel momento. Al diavolo tutto voleva stare con lui in quell'istante. Al resto avrebbe pensato dopo. Damon di certo non esitò un secondo, tornò ad accarezzarle la schiena nuda ormai priva di maglia, mentre lei iniziava velocemente a sbottonargli la camicia e ad accarezzagli il petto. Stare in quella situazione con Damon era decisamente strano, ma come le aveva dimostrato lui quella stessa mattina, di certo anche lei lo voleva. Elena allacciò la sue gambe alla vita di lui che intanto cominciò a baciarle la gola e a soffermarsi sul suo seno. Elena respirava a fatica sentiva il cuore battere come impazzito fino ad arrivarle in gola, e la sua pelle andare a fuoco ad ogni passaggio di Damon. La stanza si riempì velocemente dei suoi gemiti e lentamente, troppo lentamente, le mani di Damon esploravano il suo corpo facendola andare fuori di testa. Damon la privò dei jeans e le accarezzò le gambe affusolate e i fianchi perfetti, poi indugiò un pò troppo sull'interno coscia ed Elena si lasciò scappare un altro gemito sussultando appena. Riuscì a sentire le labbra di Damon stendersi in un sorriso strafottente mentre le mordicchiava il lobo dell'orecchio. Elena avvicinò ancora di più il suo bacino a quello di lui, segno che voleva sentirlo totalmente essere parte di lei. Damon la privò velocemente degli ultimi e pochi indumenti che le erano rimasti addosso mentre lei faceva lo stesso con lui. Poi entrò dentro di lei e finalmente Elena si sentì completa dopo tanto tempo. Damon si sentì nuovamente vivo, nuovamente umano. I loro respiri si confondevano, i loro gemiti si fusero. E tutto fu come doveva essere, semplice amore che finalmente veniva fuori nella maniera più totalizzante possibile.

La stanza era piombata nel più assoluto silenzio. Elena con gli occhi chiusi si crogiolava nella bolla di sapone in cui si trovava in quel momento. La testa appoggiata al petto di lui, la mano intrecciata alla sua che la accarezzava. Con le punta delle dita dell'altra mano, Damon le lisciva i capelli che si trovavano sul viso di lei, accarezzandone contemporaneamente i lineamenti. Sentiva il respiro caldo di Elena sul suo petto e il battito del suo cuore tornato regolare. La guardava dolcemente in tutta la sua bellezza, in quel momento le sembrava ancora più bella, meravigliosamente perfetta. Ma lei aveva ancora gli occhi chiusi e non stava dormendo, lui lo sapeva bene. Ma non voleva parlare, quella sorta di mondo a parte che si era creato in quella stanza, sarebbe andato perduto. Damon deglutì a vuoto e l'assoluto silenzio che regnava, fece si che Elena lo sentisse. Elena si irrigidì e aprì gli occhi. La bolla di sapone era scoppiata, quel mondo a parte era stato risucchiato velocemente dalla realtà. Elena alzò la testa dal suo petto e si mise a sedere sul letto coprendosi meglio con il lenzuolo. Si passò i lunghi capelli dietro l'orecchio mentre aveva lo sguardo basso fisso su un punto di quel letto troppo grande anche per due persone. Elena cercò di perdersi in quel pensiero quasi a voler sparire in esso. Damon si sistemò con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e la osservava un pò tra lo stranito e l'irritato. Poi distolse lo sguardo un pò scocciato da quella situazione. Non era così che doveva essere. C'era qualcosa che le tormentava la testa. "Elena..." cercò di dire lui con rassegnazione, ma lei poi alzò i suoi grandi occhi scuri un pò spaventati e la sua voce si spense.
"Non...non dire niente ti prego." Disse lei quasi in apnea e completamente rossa in viso. Poi guardò distrattamente l'ora e si rese conto che ormai da ore erano chiusi là dentro. Oddio e se Stefan fosse rientrato? In realtà poteva benissimo essere stato in casa appena era entrata in quella camera, ma aveva deciso di non curarsene, mentre ora aveva il terrore che lui fosse sempre stato lì.
"Lui non c'è" disse poi Damon sicuro, vedendola un pò agitata lanciare un sguardo allarmato alla porta. Elena fu scossa dalle sue parole. Era come se le leggesse nella testa, ma non solo, la leggeva sempre, anche molto più in profondità, fin dentro l'anima. E quando lo faceva Elena si sentiva bruciare dentro, perchè apparentemente non avevano condiviso nulla di così intimo in passato. Eppure anche allora, spesso sembrava capirla, leggerla meglio di Stefan. Elena se ne rendeva sempre più conto, chiedendosi come avesse potuto non accorgersene prima.
"Sarà meglio che vada" sussurrò Elena rivestendosi velocemente. Damon la guardò un pò intimorito da quello che stava pensando, ma allo stesso tempo era leggermente irritato dal suo comportamento freddo.
"No, aspetta..." finalmente decise di parlare facendo per alzarsi, ma Elena lo fermò con lo sguardo, poi si avvicinò al letto, salì sul materasso morbido ed enorme con le ginocchia e lo baciò dolcemente. Poi uscì dalla stanza.

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Allora...bè non c'è granchè da dire...o forse si...insomma il fattaccio è avvenuto. E per quanto la maggior parte di noi si sarebbero intrufolate nel letto del nostro Mr alto bello e moro già dalla prima puntata, me compresa, Elena c'ha messo un bel pò. E' stata istintiva per una volta. O bè voi direte mica tanto siamo al decimo capitolo! Ahahah vero, ma se fosse stata ancora razionale non ci sarebbe stata nemmeno questa volta gli avrebbe parlato del bacio, gli avrebbe detto che non è sicura e bla bla bla...l'ha fatto è vero e lui in tutta risposta l'ha praticamente buttata sul letto facendola impazzire. Ecco il nostro Damon...ricordate però che c'è un minimo di cambiamento...nel senso che per quanto i miei personaggi siano fedeli, o almeno ci provo, ci sono comunque delle linee che seguono percorsi diversi...insomma bisogna tener conto che nella mia testa sono successe tante cose...la battaglia con Klaus per esempio che ha portato alla sua morte, la vita normale e i problemi tra Elena e Stefan...quindi ecco ci sono molte cose da valutare, quindi la reazione di Elena è abbastanza comprensibile. La signorina è scappata...si...cioè ha lasciato Damon lì solo a rimuginare sulla notte anzi pomeriggio di passione...Spendiamo due parole per questa cosa. Innanzitutto Elena è imbarazzata da morire, non chiedetemi perchè ahahah non so Damon mette imbarazzo secondo me...bò è così forte in ogni cosa, ha una personalità così potente, è affascinate, è bello (perchè lo è), è vivo, insomma davanti a uno così non puoi che sentirti sempre piccola piccola...insomma la verità è che sono un pò come Elena e io con uno come Damon mi sentirei davvero sempre un pò così, almeno all'inizio...allo stesso tempo non potrei mai tollerare uno come Stefan accanto a me, per questo non mi spiego come faccia Elena, io vorrei qualcuno che mi vivacizzasse un pò...ok sto divagando...lo so. Vi dico che da ora in poi ci sarà taaaaaaaantissimo Damon ed Elena...io vi avverto...i deboli di cuore smettano di leggere ahahah scherzo...ok lo ammetto sono nervosa...voglio sapere come vi è sembrato...insomma ditemi se ho esagerato e quant'altro, no perchè se ho esagerato qui, devo rivedere tutti i capitoli O__O comunque...io la storia l'ho finita di scrivere...sono in totale 17 capitoli più un extra che pubblicherò come one short quando avrò finito...inizialmente pensavo di continuare a pubblicare una volta a settimana, ma poi ho pensato, che forse è meglio se mi do una mossa. Insomma tra un pò iniziano le vacanze estive e non vorrei perdere dei lettori, insomma ci tengo molto...e quindi credo che pubblicherò presto un altro capitolo...quindi leggete leggete leggete commentate commentate commentate e soprattutto tenete d'occhio la pagina, perchè potrei aggiornare da un momento all'altro...se così non fosse a giovedì prossmo xD Oh mamma che papiro! vi saluto e vado a rispondere...con calma, cioè credo vi risponderò più tardi! Baci Ari

Ps grazie mille a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate...datemi un vostro parere se vi va <3 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


L'ALBA

 

CAPITOLO UNDICI


Erano trascorse circa ventiquattro noiosissime ore da quel pomeriggio, da quando Elena si era lasciata prendere dall'istinto e aveva ceduto a Damon. Ogni tanto si lasciava prendere dal ricordo dei suoi baci ancora vividi sulla sua pelle. In quei momenti si sentiva davvero una stupida, sembrava come un bambina che si perde a pensare ad una favola. Decisamente quella non lo era. O almeno non era una favola per bambini. Poi però Bonnie e Caroline la richiamavano o le facevano fare qualcosa. "Pianeta terra chiama Elena! Dio ma cos'hai?" disse Caroline spazientita. "Dovremmo finire con questi addobbi...prima di stasera possibilmente!" Aggiunse poi. Come al solito a Mystic Fall's si organizzava un'altra festa. Se l'inverno ce n'erano molte, l'estate ce n'erano di più. Anche perchè tutti erano un pò più liberi. Elena sbuffò sistemandosi i capelli lisci dietro l'orecchio. "Si, si...mi ricordi perchè stiamo aiutando con l'organizzazione di questa cosa?" Disse seccata Elena.
"Perchè ne abbiamo passate tante e abbiamo bisogno di tornare alla normalità. Abbiamo bisogno di essere delle belle e felici ragazze di diciott'anni che si divertono con gli amici e i propri fidanzati!" Caroline socchiuse gli occhi al termine fidanzati sentendosi terribilmente in imbarazzo. "Mi dispiace" disse mordendosi la lingua.
Elena scosse la testa "Oh non preoccuparti va tutto bene" disse tornando a sistemare degli addobbi.
"Niente di nuovo tra te e Stefan?" Chiese Bonnie mentre legava insieme due palloncini bianchi. Come può chiedermelo davvero? Mi ha visto baciare Damon perchè me lo chiede? Elena si irritò a quella domanda.
"No" rispose secca. Avrebbe voluto dirle che non c'erano novità con Stefan, ma che sarebbe stata sicuramente poco felice di sapere che era andata a letto con Damon il pomeriggio precedente. Elena sistemò nervosamente dei fiori vicino al gazebo al centro della piazza. Damon. Non si erano sentiti da quel pomeriggio. Più di ventiquattro ore nel silenzio più totale. Come era possibile? Lui non si era fatto vivo. Bè nemmeno lei e tecnicamente era Elena quella che era scappata via da quella stanza. Intanto Caroline e Bonnie erano andate a prendere altri fiori e addobbi, mentre Elena persa nei suoi pensieri cercava di sistemare gli addobbi sul gazebo. Cercava di legarli all'angolo ma proprio non ci riusciva, continuavano a ricadergli giù. Una mano improvvisamente blocco l'ennesima caduta. Elena sentì la presenza di un corpo che quasi l'avvolgeva alle sue spalle. Sussultò appena, nel momento in cui riconobbe il suo profumo e deglutì a fatica.
"Puoi legarli li tengo io" gli disse vicino all'orecchio. Elena sentì un brivido percorrerle la schiena e con mani incerte lego gli addobbi che finalmente rimasero al loro posto.
"Grazie" disse Elena rimanendo ancora di spalle. Lui le passo un braccio intorno alla vita, fermò la mano aperta sul ventre di lei e le spostò i capelli da un lato. Poi le lasciò qualche bacio leggero sul collo e ad Elena sembrò di andare a fuoco. Socchiuse gli occhi con il fiato corto. Poi lui si staccò. "Prego" le sussurrò all'orecchio. Poi sparì. Elena sbarrò gli occhi e si guardò preoccupata intorno. Erano nel bel mezzo della piazza, nel bel mezzo del pomeriggio. Avrebbe potuto vederli chiunque. Ma Elena guardandosi intorno agitata, si accorse che nessuno aveva fatto caso a loro. Era stata davvero questione di pochissimi minuti, anche se a lei parvero un'eternità.
"Tieni dobbiamo mettere anche questi." Disse Caroline porgendole dei fiori. Elena sussultò e si voltò verso di lei. Non l'aveva sentita arrivare. "Ehi, dovresti esserci abituata a gente che spunta fuori all'improvviso!" Disse la vampira ridacchiando. Elena forzò un sorriso che sembrò tutto tranne che un sorriso. Caroline la vide agitata e paonazza. "Ehi stai bene?" Le disse seriamente preoccupata.
"Si, si...io..." Elena vagò con lo sguardo per tutta la piazza, ma di Damon nemmeno l'ombra. "Sto bene." Disse poi sorridendo in maniera un pò più convincente. Caroline notò uno strano profumo maschile mischiato a quello dell'amica e la guardò sospettosa. "Mmm sarà, ma non mi fido. Vieni più in là dovresti stare in mezzo alla gente nel caso mi svenissi su due piedi...o ti venisse un colpo di sole...o di testa." Disse poi Caroline prendendola per un braccio e portandola vicino a Bonnie e ad altre ragazze intente a sistemare gli ultimi ritocchi per la festa.

Elena si preparò lentamente e minuziosamente per la festa. Giugno stava per finire e l'aria cominciava ad essere sempre più calda. Indossò un vestito viola senza spalline che le stringeva sotto il seno con una fascia nera per poi cadere morbido fino a un pò più su delle ginocchia. Mise un paio di ballerine nere e si truccò leggermente, fermando i capelli lisci che le cadevano davanti al viso dietro la nuca. Jeremy entrò nel bagno che condividevano ed Elena lo guardò dal riflesso dello specchio. "Scusami non ti avevo sentita".
"Non fa niente ho quasi finito." Disse lei passandosi il mascara sulle ciglia.
"Wow finalmente sei uscita dai jeans e t-shirt." Disse scherzando il ragazzo prendendo in mano lo spazzolino da denti.
Elena lo guardò tra il divertito e lo sconcertato e lo spinse un pò al lato. "Non sei carino!" Disse Elena offesa.
"Dai scherzavo. Prendilo come un complimento."
"Oh bè se è un complimento allora grazie!" Disse lei ironica scuotendo la testa. "E sbrigati Bonnie odia i ritardatari." Disse poi facendogli una smorfia.
"Si, si lo so grazie...non ci aspetti?"
"No magari faccio un giro in piazza prima, così Carol Lockwood non andrà in iperventilazione se c'è qualcosa fuoriposto."
Jeremy ridacchiò. "Non sei costretta a farlo!" Gli urlò dal bagno per farsi sentire dalla ragazza che si era spostata nella sua stanza.
"Lo so, ma almeno avrò qualcosa da fare, non voglio fare da terzo in comodo nè a te e Bonnie, nè a Caroline e a Matt" disse. Poi gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia ridendo malefica.
"Oh Elena il lucido!" Disse Jeremy cercando di togliere dalla sua guancia la sostanza lucida al gusto di ciliegia. Elena rise soddisfatta scendendo le scale. Si era vendicata a modo suo.

La musica risuonava per tutta la piazza, le luci erano perfette e gli addobbi al loro posto. In altre occasioni Elena avrebbe fatto i salti di gioia per quella perfezione, ma in quel momento sperava solo che la signora Loockwood le dicesse che c'era qualcosa da controllare per tutta la sera. Aveva solo bisogno di controllare qualcosa. Di impiegare le sue energie in qualcosa di stupido, perchè se no si sarebbe fermata a pensare. E pensare non era conveniente. Vagò un pò per la piazza, andò fino al gazebo per poi ritornare indietro. Scorse Caroline e Matt, ma non voleva avvicinarsi. Sarebbe stata di troppo, si sentiva già di troppo, in ogni posto, con chiunque...voleva solo sentirsi di nuovo a casa. Alzarsi la mattina con il sorriso sulle labbra. Gli occhi le si stavano lentamente riempiendo di lacrime. Respirò a fondo e si accorse di essere in mezzo a gente che ballava. Cercò di allontanarsi rapidamente imbarazzata, poi si sentì bloccare. Si voltò e si scontrò con due occhi verdi che la guardavano dolcemente. Dio perchè non potete tornare ad essere la mia casa? Pensò disperatamente. "Ti va di ballare?" Elena rimase stupita da quella richiesta. Ma lui glielo aveva detto. Non si sarebbe arreso. Forse era meglio così, magari si sarebbe innamorata di nuovo di lui. Lo aveva già fatto una volta dopotutto. Elena fece cenno di si con la testa. Si sentiva a disagio. Non doveva essere tra quelle braccia, non erano più casa sua. "Come stai?" Disse poi lei senza apparente motivo.
"Potrebbe andare meglio" disse lui sincero.
"Mi dispiace per questa situazione." Disse Elena abbassando lo sguardo.
"L'hai voluta tu, non io."
Elena guardò Stefan sconvolta "Come scusa?"
"Ti sei messa tu in questa situazione. Non ti ho detto io di sentirti attratta da mio fratello." Disse secco.
Non può dire sul serio. Non...può pensare che sia una...che sia solo sesso. Elena lo guardò ferita. Il suo cuore fu come pugnalato. Poteva anche non amarlo più, ma di certo aveva rispetto per lui, per la loro storia e per i sentimenti veri e sinceri che aveva provato. Elena si fermò immobile al centro della pista. Stefan tolse le mani dalla sua vita e guardò duro al di la delle sue spalle senza guardarla in volto. Le tremavano le gambe e stava per scoppiare a piangere. "Continua pure a ferirmi se ti va." Disse Elena arrabbiata.
"E' quello che preferisci a quanto pare."
Elena si sentì mancare l'aria e si allontanò velocemente da lì, voleva allontanarsi da tutti. Corse sempre più velocemente, non si rendeva nemmeno conto di dove stesse andando, sapeva solo che si allontanava sempre di più dal centro aggirandosi per le vie deserte della città col fiato corto.
"Ti fermi ora?" Disse una voce alle sue spalle e due braccia la cinsero da dietro. Lo avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi.
"No!" Urlò poi scrollandosi da dosso le sue mani dopo un pò di titubanza. "Lasciami in pace! Cos'è il tuo turno ora?" Disse isterica senza voltarsi.
"Elena" disse lui deciso afferrandola per le braccia e costringendola a voltarsi.
"Ho detto lasciami in pace!" Gli urlò di nuovo.
"Sssh" cercò di farla calmare lui e facendola indietreggiare.
"Non dirmi di stare zitta." Disse lei arrabbiata e con il viso coperto ormai di lacrime.
"Sssh" insistette lui  facendola arretrare fino a che le sue spalle incontrarono un albero.
"Mollami!" Urlò cercando di divincolarsi dalla sua presa senza successo. Lentamente lasciò cadere le braccia lungo i fianchi ancora un pò scossa dai singhiozzi.
 Lui appoggiò le mani sul tronco e mise la sua fronte contro quella di lei. "Guardami."
Elena scosse la testa con enfasi con gli occhi ancora chiusi, mentre le lacrime scendevano ancora. Damon avvicinò la bocca alla sua guancia raccogliendone le lacrime. Elena si sentì percuotere da una scossa e lentamente iniziò a calmarsi. "Puoi guardarmi adesso?" Disse di nuovo lui. Elena scosse di nuovo la testa.
"Perchè non ti sei fatto sentire?" Disse lei sottovoce.
"Perchè sei scappata ieri?" Le sussurrò lui all'orecchio in risposta.
"Mi dispiace." Disse lei ancora con gli occhi chiusi.
"Sono qui." Disse lui semplicemente scostandole un pò i capelli e guardandole il viso ormai asciutto. Poi appoggiò nuovamente la fronte su quella di lei, sperando di poter catturare il suo sguardo. "Posso sempre andarlo a prendere a pugni." Disse lui.
"Damon!" Disse lei rimproverandolo e alzando lo sguardo su di lui...finalmente. Solo in quel momento Elena si accorse che lui stava sorridendo strafottente.
"Finalmente hai aperto gli occhi." Disse lui sorridendo.
"Idiota." Esclamò lei accennando un sorriso e dandogli un pugno leggero sul petto.
Damon sorrise di nuovo e finalmente le passo le braccia attorno alla vita. Elena gli passò le braccia attorno al collo passando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. "Mi baci o no?" Disse lei.
"Dopo che mi hai chiamato idiota? Non credo proprio." Disse lui.
Elena sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Staccò le mani da dietro al collo di lui e lentamente fece scivolare le sue mani sul suo petto fino alla base della vita.
"Elena..." disse lui con tono da rimprovero prendendola per i polsi e allontanandole le mani.
"Cosa?" Disse lei innocentemente sorridendo appena prendendosi gioco di lui.
"Non fare così. Ho detto no." Disse lui stando al gioco. Lentamente lei si stava rilassando e prendeva sicurezza di sè.
"Fare cosa?" Disse lei mettendosi in punta di piedi avvicinandosi alla sua bocca. Lui chiuse gli occhi e allentò leggermente la presa sui suoi polsi. Lei sorrise, poi spostò la sua direzione sull'angolo della bocca.
Damon sospirò esasperato l'attirò velocemente a sè fece scivolare le sue mani sui fianchi e allacciò le mani dietro la sua schiena. Poi finalmente catturò le sue labbra in un bacio poco casto. Elena fece risalire le sue mani sul petto di lui e poi gli si aggrappò letteralmente al collo. Poi le loro labbra si staccarono e finalmente Elena riuscì a tornare a respirare sorridendo. Aveva vinto lei.
"Sarà meglio andare a casa." Gli sussurrò lui con voce roca baciandole il collo.
"Si sarà meglio." Rispose lei con gli occhi chiusi in balia di lui.
Damon si staccò da lei ed Elena mugugnò in segno di disappunto. "Dicevo sul serio." disse lui ghignando.
Elena lo spinse indietro facendogli un smorfia e prendendo a camminare. Lui la raggiunse velocemente abbracciandola da dietro. Di certo non potevano camminare così.
"Non avevi detto di tornare a casa?"
"Ci sto andando infatti."
"Casa tua e dall'altra parte." Disse lei poco seria.
Lui sorrise. "Mmm credo di aver frainteso allora." Disse lui solleticandole il collo.
Elena socchiuse gli occhi e sospirò. Poi alzò gli occhi al cielo. "Sei odioso."
"Lo so." Disse lui accennando un sorriso tenendola ancora stretta.
"Mi lascerai mai vincere?" Disse lei girando gli occhi per cogliere il suo viso vicino al suo.
"No." Disse lui sicuro di sè. Elena scosse la testa sorridendo. Poi si liberò dalla sua presa e si aggrappò al suo braccio intrecciando la mano con la sua, riprendendo a camminare. Elena si arrese...in fondo aveva già vinto il suo cuore. E lui? Lui cosa aveva vinto? Elena rafforzò la stretta su di lui. Intanto in lontananza si sentiva il festeggiare chiassoso della città. Solo loro due si aggiravano tra
le strade deserte della città.

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Sono tornata...vi avevo promesso di anticipare e ho anticipato, voi direte capirai! Di solito lo fai il giovedì, oggi è martedì...lo so lo so dovevo farlo domenica e invece poi per varie cose non ho potuto...comunque riaggiornerò poi per il fine settimana! E questa volta cercherò di essere brava..quindi o sabato o domenica avrete il dodicesimo capitolo...Comunque che dire?? Bè dciamo che le cose si erano un tantino fatte fredde dopo il "pomeriggio bollente" dei nostri due stupidi, testardi, orgogliosi, francamente delle volte anche idioti, bellissimi, meravigliosi beniamini. Ora non prendete Elena per pazza! Non volevo dare l'idea che sperasse ancora di provare qualcosa per Stefan (che dicimolo è stato davvero stronzo), ma più che altro si sentiva davvero in crisi, poichè il nostro Big Salvatore non si è fatto sentire per 24 ore filate. MA in fin dei conti è LEI che è scappata non LUI. Quindi doveva essere lei...anche se alla fine è Damon che vedendola ferita per le parole e le insinuazioni di Stefan ha ceduto...a parte la deliziosa visitina in mattinata al centro della piazza...ma quanto ci piace Damon sfrontato?? A me un sacco ahahah. Comunque oh e non prendetela per pazza se poi subito si è rilassata con Damon quasi dimenticandosi di Stefan, più che altro si sente ferita da quello che ha detto...insomma Elena è una persona con dei principi e bla bla bla, e per quanto possa essere noiosa quando fa così (lo dico sempre anche io) nonostante tutto è da apprezzare! Quindi il suo essere un pò in bilico è normale...e poi ricordate lei quando è andata da lui prima di fare l'amore gli ha detto che era spaventata perchè con lui era diversa...insomma sta cambiando. Ma la sua testolina è scema io vi avviso eh! Comunque da ora in poi ci saranno davvero solo piccoli momenti tutti Damon-Elena, non mi sono impelagata in niente di astroso, però in ogni capitolo ci saranno degli avvenimenti secondo me importanti...tipo nel prossimo ci sarà un momento per vedere un pò del nostro Damon moooolto umano *__* Bè io direi che basta ho detto tutto ahahah Ho anche parlato troppo...vado a rispondere alle vostre meravigliose recensioni invitandovi a recensire ancora. Grazie anche a tutte le ricordate, seguite e soprattutto preferite <3 siete adorabili davvero. Un bacio Ari.

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


L'ALBA


CAPITOLO DODICI

 

I raggi caldi del sole le accarezzarono il viso mentre la tendina della finestra svolazzava liberamente lasciando entrare un pò d'aria e il profumo dell'estate. Stupido sole! Pensò Elena sapendo che non avrebbe più preso sonno. Era avvolta dall'abbraccio di Damon che sembrava ancora dormire. Non voleva svegliarlo, ma ogni suo singolo movimento avrebbe sicuramente catturato i suoi sensi acuti anche mentre dormiva. Girò la testa osservandolo. Perchè sei così dannatamente bello? Pensò Elena. Lo aveva pensato fin dal primo momento. Dalla prima volta che l'aveva visto. Ma allora aveva occhi solo per Stefan, i suoi modi così gentili e il suo mettere a proprio agio la gente l'avevano conquistata. Damon si era presentato alle sue spalle spaventandola a morte e la sua apparente gentilezza nascondeva una marcata strafottenza e un voler mettere a disagio chiunque. Opposti. Stefan e Damon erano semplicemente opposti. Eppure erano così simili per certi versi. Damon nascondeva un modo tutto suo di essere dolce e attento ad ogni singola cosa. Ad essere attento ad ogni suo segnale, a percepirla diversa, a metterla a suo agio. Prima la imbarazzava terribilmente, poi due secondi dopo era in grado di farla sentire in perfetto agio in ogni situazione. Improvvisamente cominciò a chiedersi da chi avesse preso quelle labbra, quegli occhi, quel sorriso. Una volta aveva trovato casualmente una foto di Stefan, Damon e loro padre. Aveva notato la perfetta somiglianza di Stefan con il padre. Avevano li stessi lineamenti, la stessa forma del viso, lo stesso sguardo cupo e profondo e lo stesso colore degli occhi. Da quello che le aveva raccontato anche i modi di fare erano molto simili ai suoi. Damon aveva dei lineamenti fini, le labbra sottili ma comunque consistenti e prepotenti e un sorriso luminoso. Magari assomigliava più a lei. Non sapeva nemmeno il suo nome. Con Stefan non aveva mai toccato l'argomento. Sapeva solo che era morta quando erano entrambi piccoli e il padre li aveva cresciuti con l'aiuto di una balia. Più per Stefan che per Damon. Lui era già considerato abbastanza grande. Elena si rattristò un attimo. Poi si sentì una sciocca ad essersi persa in quei pensieri e arrossì lievemente.
"So che sono dannatamente bello, ma non c'è bisogno che mi fissi così."
Elena sussultò e gli diede uno schiaffo sul braccio con cui l'avvolgeva.
"Ahi" disse lui con poca credibilità. Poi allargò le labbra in un sorriso e aprì gli occhi. "Buongiorno."
Elena lo guardò arrabbiata e cercò di sgattaiolare via dal letto.
"Dove pensi di andare?" Disse lui riprendendola sul letto e posizionandosi su di lei.
"A farmi una doccia." Disse lei.
"Mmm però non mi hai ancora detto a cosa stavi pensando." Disse lui scrutandola con i suoi occhi azzurri. Detto fatto. Aveva il potere di imbarazzarla terribilmente.
"A niente di particolare...posso andare ora?" Disse lei dolcemente.
"Non mentire signorina. Ti ho sentita arrossire. Il tuo corpo era più caldo e avevi le guance ancora rosee quando ho aperto gli occhi."
Elena sbuffò. "Ti ho mai detto quanto odio i tuoi super sensi da vampiro?"
"No , fino ad ora mi hai dimostrato solo quanto ti piacciano..." Disse lui maliziosamente.
Elena arrossì distogliendo lo sguardo e  volendo sprofondare nel cuscino.
Damon sorrise scuotendo la testa. "Sei adorabile quando sei in imbarazzo."
"Stronzo."
"Si, so anche questo." Disse retorico baciandole delicatamente le labbra. Poi appoggiò la schiena alla spalliera del letto, accogliendo Elena fra le sue braccia. "Allora me lo dici o no?" Disse lui lasciandole dolci baci sulla spalla spostando la spallina del top.
Elena sorrise appena. "Non ti arrendi mai?"
"No. Ti ho detto che non ti lascerò vincere."
"E' personale." Disse lei sistemandosi meglio appoggiando la testa sul petto di lui.
"Riguarda me, quindi non è personale!" Esclamò lui.
"Sei un egocentrico...chi ti dice che riguardasse te."
"Oh avanti...dubito che fissi me e pensi ad un altro." Elena rise intrecciando le mani con le sue. "E poi mi piace metterti in imbarazzo."
Elena socchiuse gli occhi in segno di sfida. "Potrei mettere te in imbarazzo."
"Provaci." Disse lui cogliendo la sfida.
"Non ti piacerà" disse lei.
"Elena..."
La ragazza alzò gli occhi al cielo. L'ha voluto lui. Elena si voltò verso di lui per poterlo vedere meglio in viso. Si mise in ginocchio sul materasso tra le sue gambe. Poi passò un dito sulle sue labbra e scrutò il suo viso. Damon la guardò interrogativo alzando un sopracciglio. Elena abbassò un momento lo sguardo e si morse il labbro inferiore. "Ho...ho trovato una foto una volta. A casa vostra." Damon iniziò ad inquietarsi. Elena lo notò. Odiava dover parlare di quei tempi, i suoi occhi si spegnevano e perdevano la loro vivacità. E lei li adorava quando erano vivi. "Ti ho detto che non ti sarebbe piaciuto..."
Damon tornò a guardarla. "Continua." La incitò.
Prese una mano e la intrecciò alla sua e iniziò a giocarci con le dita. Come al solito era lei quella in imbarazzo non lui. "Bè c'eravate tu, Stefan e vostro padre...non ho potuto fare a meno di notare quanto loro due si somigliassero" Elena cominciò a parlare velocemente un pò a disagio distogliendo lo sguardo da lui. "Bè si, pensavo...penserai che è una cosa scio..." tornò a guardarlo. Aveva lo sguardo basso e un'espressione dolce e malinconica sul volto. Sembrava quasi in imbarazzo. "...sciocca..." proseguì Elena incerta. "Non...non ho mai...non so com'era..." Elena aveva paura a proseguire. Ma Damon era così perspicace. Sapeva che aveva capito e lasciò morire la frase. Poi lo vide. Vide quello sguardo così umanamente in imbarazzo.
"Vagamente..." fu l'unica risposta di Damon che non la guardava. Elena si lasciò scappare un sorriso dolce e abbassò un pò la testa per incatenare i suoi occhi. Se Damon avesse potuto arrossire, lo avrebbe certamente fatto in quel momento. "Abbastanza." Disse poi lui. "Moltissimo." Si arrese infine. Elena si lasciò andare ad un sorriso più ampio e gli buttò le braccia al collo avvicinandosi alle sue labbra.
"Sei adorabile quando sei in imbarazzo" gli sussurrò lei facendogli il verso.
Damon la afferrò per i fianchi e la fece sedere su di lui e le baciò lentamente la gola. Elena lasciò andare indietro la testa. "Non farlo mai più." Disse lui insinuando le mani sotto il top e accarezzandole la schiena. Elena si avvicinò di nuovo alle sue labbra cercando di baciarlo. "Mmm potrei venire a cercare delle foto" Disse lei scherzosamente sfiorandogli finalmente le labbra.
Damon la fece cadere sul letto impedendole di arrivare alle sue labbra, poi si mise su di lei baciandole il collo. "Non..." Bacio. "Ne..." Bacio. "Troveresti."
Elena sbuffò. "Devo prenderla come un'altra sfida?"
Damon la guardò. "Non ce ne sono. Non sono un tipo sentimentale."
Bugiardo. Pensò Elena. Prima o poi avrebbe messo a soqquadro la sua camera da letto. "Permaloso!" Disse lei.
"Hai intenzione di elencare tutti i miei difetti?"
"Puoi sempre farmi stare zitta." Disse lei maliziosamente.
"Che fine a fatto la dolce fanciulla in perenne imbarazzo?"
"Ha trovato di meglio da fare." Disse lei chiudendo gli occhi e con voce incerta. Damon giocava con l'elastico dei suoi slip. Poi finalmente la baciò facendo scontrare le loro lingue che si cercavano già da troppo tempo. Elena lo attirò più vicino a sè gemendo sotto le mani prepotenti del vampiro. Lentamente le sue mani prendevano possesso del corpo di lei. La ragazza affondò le mani nei capelli neri di lui in preda al piacere, mentre lui continuava tranquillamente a torturarla piacevolmente. Elena stava per perdere il controllo stringendo più forte la presa su di lui, ma poi Damon prima che lei potesse emettere un singolo suono troppo forte si fiondò sulle sue labbra per zittirla.
"Sssh...tuo fratello si è svegliato" disse lanciando uno sguardo alla porta del bagno. "E tua zia sta aprendo la porta d'ingresso."
Elena sbarrò gli occhi. "Maledizione." Disse col fiato corto. Proprio ora?? Cominciava ad odiare gli abitanti di quella casa.
"Così impari a blaterare" gli disse lui ghignando.
"Non ridere" disse lei ancora sotto di lui. "Quanto velocemente riesci ad andartene?"
Damon sembrò pensarci un pò su. "Bè in condizioni normali pochissimo..."
Elena non lo fece nemmeno terminare di parlare. "Damon!" Gli sussurrò rimproverandolo e sgattaiolando da sotto di lui. Damon la lasciò andare e lei si rimise il top rosa.
"Ragazzi! Dormite ancora?!" Urlò Jenna da sotto le scale.
Oddio. Pensò Elena prendendo Damon per un braccio. "Scegli" disse Elena incrociando le braccia al petto.
"Prego?" Disse lui.
"O l'armadio o l'albero fuori, ma io eviterei di farti vedere dai vicini mezzo nudo." Disse lei seria.
"Non esiste" disse lui infilandosi la maglia.
"Evidentemente non hai colto l'elemento velocità della questione." Disse lei aprendo l'armadio. Poi sentì bussare dalla porta del bagno che condivideva con Jeremy. Elena lanciò un'occhiata disperata alla porta, poi spinse Damon dentro, mentre la porta del bagno si apriva.
"Ehi, sei sveglia?" Disse Jeremy spalancando la porta ed entrando appena, mentre Elena sembrava una stupida in piedi con le spalle contro l'armadio.
"Si andiamo di sotto o Jenna..." disse Elena avvicinandosi e trascinando il fratello fuori aprendo la porta della camera, ritrovandosi Jenna intenta a bussare. "Ecco appunto...su scendiamo che ci facciamo qui?" Disse Elena con enfasi. "Caffè!" Esclamò richiudendo la porta. Damon non aveva colto l'elemento velocità della questione...e nemmeno l'elemento famiglia.

Elena entrò nel grill scrivendo un messaggio a Caroline dicendole di essere arrivata. Poi alzò lo sguardo e lo vide seduto al bancone come al solito. Scosse la testa e sorrise. Non è possibile. Pensò. Si sedette ad un tavolo alle spalle di lui in modo da poterlo vedere. Lui si votò a guardarla poi scese dallo sgabello e si diresse deciso verso di lei.
"Resta li!" Disse lei sottovoce tanto l'avrebbe sentita comunque. Lui continuò a camminare verso il suo tavolo e si sedette di fronte a lei. "Che fai? Caroline sta arrivando." Disse lei sgridandolo.
"Oh avanti sono solo venuto a salutarti, non sto facendo niente."
Elena lo guardò sconfitta e sospirò. Poi lui le prese la mano. "Da..." non fece nemmeno in tempo a dire nulla che lui l'aveva già allontanata. Poi Elena si rese conto che le aveva allacciato al polso il braccialetto.
"Sono due giorni che ce l'ho con me, ma praticamente sembra che ti abbiano rapita." Disse lui con disappunto.
"Ti prego, non potevo dire di no." Sussurrò lei.
"Spero che ti sia divertita da Caroline stanotte." Disse lui maligno.
"Certo i tuoi comparire e scomparire in questi due giorni mi hanno fatto sembrare una pazza."
"Non mi interessa" disse lui ghignando.
Lei sorrise. "Smettila...Caroline potrebbe essersene accorta."
"Oh ti prego, ha del potenziale come vampiro, ma è ancora inesperta." Elena scosse la testa sorridendo. "Barbie è arrivata." Disse lui alzando un sopracciglio. "Ci vediamo stasera." Disse lui mangiandosela con gli occhi.
Elena arrossì. "Troverai la finestra chiusa." Disse lei facendogli una smorfia. Damon sorrise senza darle peso e tornò al bancone. Dopo poco entrò Caroline.
"Scusa per il ritardo." Disse Caroline radiosa.
"Non importa...Bonnie non viene più quindi?"
"No ha detto che non ce la fa, possiamo ordinare."
Le due ragazze mangiarono e chiacchierarono un pò. Elena lanciava continuamente occhiate alle spalle di Caroline perdendo spesso il filo del discorso.
"Ok allora o ci vai tu da uno psichiatra o ti ci porto io giuro!" Disse Caroline esasperata.
"Cosa?" Disse Elena guardandola interrogativa.
"No dimmi tu che cosa c'è di così interessante dietro di me perchè non capisco." Disse la ragazza voltandosi ma non scorgendo nulla di strano. Elena si agitò temendo che Caroline cogliesse qualcosa. Poi tornò a guardare Elena. "Hai qualcosa che non va Elena, seriamente. Non ci siamo sentite per qualche giorno, poi decidiamo di passare il weekend insieme e...ogni...tanto...sparivi..." Caroline rallentò la sua parlantina e si voltò di nuovo. Damon. Elena fece una smorfia. Caroline si rivoltò di scatto verso l'amica. "Oh no...no. No. Ti prego Elena!"
"Cosa?" Disse lei senza fiato.
"Ditemi che almeno avete evitato la mia camera da letto, ti supplico!"
"Caroline!" Strillo Elena ormai rossa in viso.
"Elena! Dio ma..."
"Caroline ti prego ci sente!" Disse la ragazza mettendosi le mani sul viso per coprirsi.
"Lo so! Lo sento anche io. Ride in questo momento se lo vuoi sapere."
Elena lanciò uno sguardo truce verso il bancone.
"Lo sapevo! Sapevo che era così, eri troppo eccitata ultimamente."
"Ma prego Caroline continua pure a mettermi in imbarazzo!" Disse lei facendosi piccola sulla sedia.
"Oh no per le cose imbarazzanti usciamo da qui, così mister virilità non ci ascolta."
Elena chiuse gli occhi disperatamente scuotendo la testa. "Ti odio" le disse trucidandola con lo sguardo.
"Si è infilato in casa mia!" Disse Caroline dispettosamente.
"Non...non è successo niente a casa tua!"
"Bè grazie a Dio!" Disse sollevata.
"Ora che me l'hai fatta pagare per non averti detto nulla, possiamo uscire?"
Caroline rise soddisfatta e si alzò. "Certamente...anche perchè voglio i dettagli"

Elena e Caroline passeggiarono un pò per il parco senza fiatare. Caroline la guardò sottecchi. "Da quanto va avanti?"
Elena la guardò, ma appena incontrò il suo sguardo si girò dalla parte opposta. "Un paio di settimane."
"Bonnie era così fredda con te, capisco che tu non me lo abbia voluto dire..." Disse sinceramente la ragazza.
Elena la guardò triste. "Veramente non sa niente Care...ti prego non dirglielo, sa solo di un bacio. Nessuno sa nulla..." Disse Elena allarmata.
"Bè di certo siete andati "oltre" al bacio" disse Caroline sorridendo maliziosa. "Sta tranquilla però...non dirò nulla" disse la ragazza non capendo tutto l'allarmismo di Elena. "Hai...parlato con Stefan?" Chiese poi a bruciapelo.
"Non proprio." Sospirò Elena. "Secondo lui l'ho lasciato per suo fratello, non è una situazione facile..."
"E non è così?" Chiese diretta Caroline.
Elena la guardò stranita. "No! Io...non lo amo più..."
"E Damon?"
Elena aveva bisogno di parlarne o rischiava la follia, la sua vita si era fermata nelle quattro mura della sua stanza. Anche Damon glielo diceva perennemente. Per quanto lui scherzasse sul fatto che amava averla tutta per sè, era risoluto sul fatto che dovesse uscire, stare con le amiche e la famiglia. Spesso la aspettava fino a tardi solo per strapparle un sorriso e qualche bacio quando non potevano vedersi. Ricordò lo scambio di battute al grill e sorrise...era stato lui a convincerla sul fine settimana.

"Chi era al telefono?" Gli chiese Damon mentre le passava i libri da sistemare nella sua libreria.
"Caroline...vorrebbe passare il weekend insieme a me e Bonnie...dice che si stanno lasciando prendere un pò troppo da Matt e Jeremy lasciandomi sola." Disse lei rimarcando l'ultima parola.
"Ma non sei sola..." Disse lui malizioso.
"Loro non lo sanno!" Esclamò lei sorridendo. Elena riposò gli ultimi libri e si avvicinò a lui abbracciandolo. "Non mi va di andarci...non ti vedrò per due giorni..." Si lamentò lei.
"La tua vita si sta fermando fra queste quattro mura Elena..." disse lui dolcemente appoggiando il mento sulla testa di lei che era abbandonata sul suo petto.
Elena sbuffò. "E' la mia vita e mi va benissimo così!" Disse con fare capriccioso, sapendo che lui l'avrebbe convinta.
"Elena...avanti...sono le tue migliori amiche."
Elena si staccò un pò e lo guardo negli occhi. "Lo so..."
"Bene allora ci vediamo Domenica sera." Disse lui sorridendo. Poi si sedette sul letto prendendo tra le mani l'orsetto di pezza di Elena. "Io e Teddy saremo qui ad aspettarti!" disse sfoderando un sorriso da infarto.
Elena alzò gli occhi al cielo e gli si avvicinò. Poi si fiondò sulle sue labbra quasi a volersi imprimere il suo sapore e conservalo per due giorni e togliendogli il peluche dalle mani. "Ok..."
"Posso sempre passare a trovarti..." Disse lui ironicamente.
"Mmm si e con quale scusa?" Disse lei poco convinta.
"Dimentichi l'elemento fondamentale...sono un vampiro, non mi sentiranno nemmeno."
Elena scosse il capo. "Puoi sempre mandarmi un messaggio"
"Preferisco vedere con i miei occhi che stai bene."
"Non mi mangiano mica..." disse lei facendo una smorfia per l'amara ironia non voluta della frase.
Damon sorrise. "Va bene ok. Aspetterò domenica!"
"Non se ne parla! Fai in modo che non ti sentano." Disse baciandogli nuovamente le labbra.

"Io non lo so...ultimamente so solo che sono in un mondo che non esiste." Disse Elena triste.
"Lui ti ama." Era un'affermazione
"Lo so." Era una consapevolezza. "Ho paura Caroline."
Caroline abbracciò l'amica. "Elena, sai quanto io sia per il goditi il momento, ma so che la situazione è complessa...anche perchè lui ti ama...anche troppo...se ciò è possibile. Arriverà il momento in cui ti farà delle domande e tu dovrai dargli delle risposte vere."
Elena abbassò lo sguardo. Poi la guardò di nuovo. Era proprio ora di sdrammatizzare. "Non potevi semplicemente dire goditi il momento?"
"Sono certa che a quello ci pensa lui!" Esclamò Caroline.
"Care!" Elena non intendeva quello.
Caroline sorrise. "Avanti vivete praticamente nella tua camera da letto!"
"Non...non centra nulla!"
"Oh non fare la santa! Sarà anche uno stronzo, ma sa come..."
"Caroline! La smetti?!" La interruppe Elena. Per la prima volta sentì una punta di gelosia per doverlo condividere in quel modo con qualcuno.
Caroline rise malignamente. "Non essere gelosa." La punzecchiò. Ovviamente Caroline continuò ad istigarla fino a farla crollare, Elena passò così il pomeriggio. Damon aveva ragione aveva proprio bisogno di passare un pò di tempo con le sue amiche.

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Allora questo è uno dei miei capitoli preferiti
a) mi piace l'idea di un Damon anche così vulnerabile...lo rende perfettamente imperfetto
b) amo l'idea che Care faccia la ragazzaccia con la lingua troppo lunga
c) ho dato anche l'idea che i due non è che stanno a fa sempre una cose eh! Insomma ci sono sempre degli avvenimenti o delle frasi o delle particolarità nei capitoli. Da notare il discorso che Elena fa con Care...diciamo che tecnicamente stanno vivendo una storia nascosta...nessuno lo sa...Elena...bè diciamo che questa cosa del nascondersi sarà fondamentale per la storia...non è detto che ci riescano :D comunque oggi sono di poche parole se avete dubbi chiedete nelle recensioni e vi chiarirò tutto. Non vi assillo perchè non sono in formissima quindi...ah ah ah meglio per voi.
Volevo dirvi che forse inizierò un nuovo progetto...in realtà sono gia in fase di scrittura, non riguarda Damon ed Elena, bensì i loro interpreti. Chiariamo subito che io non leggo fanfiction sugli attori, o meglio non lo facevo fino alla settimana scorsa, poi ne ho lette alcune carine e siccome avevo già delle idee ho cominciato a tirare fuori alcuni capitoli a riguardo. Allora so che sembra stupido scrivere su persone davvero esistenti, cioè le rende meno vere forse, ma va bè non so mi piace farlo...ho scoperto che mi piace...la mia solita lettrice nascosta che legge tutto in anteprima ha già divorato i primi tre capitoli, dicendo che la storia è buona...però non so...insomma sono una fan davvero sfegatata della coppia Nina-Ian o meglio Nian o Sobrev come volete xD...insomma non so, in quel settore spesso il seguito è poco e non so se fino alla fine posterò la storia...comunque vi tengo informati...comunque bando alle ciancie...vi risponderò prossimamente alle recensioni giuro, ma ora proprio non ce la faccio. Grazie a tutti come sempre! Alla prossima...spero intorno a giovedì! O mercoledì vediamo :) Baci Ari 

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


L'ALBA


CAPITOLO TREDICI

 

Elena scese in cucina ravvivando i capelli mossi ancora umidi indossando una canotta verde e una minigonna di lino nera. Lo trovò intento ad armeggiare davanti ai fornelli. Sul bancone c'erano un sacco di marmellate, miele, caramello, frutta e quant'altro. Elena sorrise. Poi assunse un'aria seccata di proposito. "Mi sono svegliata e non c'eri." Disse malignamente avvicinando la mano al cestino di fragole. Damon la guardò con la coda dell'occhio e le schiaffeggiò piano la mano. "Giù le mani...ero qui." Disse.
Elena lo guardò arrabbiata. "Posso mangiare qualcosa? Ne ho bisogno."
"Per chi credi che stia preparando questa roba?" Disse lui sorridendo ironicamente.
"Ma io ho fame adesso!" Disse lei con fare capriccioso.
"La cena l'hai saltata tu ieri."
"Avevo altro da fare." Disse lei avvicinandosi al suo orecchio e baciandogli una guancia.
"Già...dormivi beatamente...e comunque non ci provare, sei in punizione."
"Io?" disse con fare innocente. "Ti ho fatto entrare in camera alla fine."
"Dopo mezzora..."
Elena rise. "...e mi hai messa a dormire...letteralmente." disse poi lei scocciata.

Elena prese il cellulare in mano e lesse il messaggio: "Perchè la finestra è chiusa?"
Elena scosse la testa sorridendo e rispose: "Ti avevo detto che l'avresti trovata chiusa."
"Avanti, apri"
"No"
"Elena..."
"Damon..."
Mezzora dopo...
"Sto per andarmene"
"Eri ancora lì?"
"Sono ancora qui...di solito non mollo facilmente."
"Buon per te."
"Significa che apri?"
"Assolutamente no!" Elena sorrise e inviò il messaggio
"Bene vado allora, mi troverai al grill se vorrai...probabilmente in compagnia."
"E' aperta!" Damon lesse il messaggio e ghignò, poi salì in camera di Elena che era seduta a gambe incrociate sul letto con il cellulare tra le mani. Elena sorrise appena lo vide, si mise in ginocchio sul letto e lo tirò per la maglia avvicinandolo a sè.
"Dove credevi di andare?"
"A cercare qualche fanciulla ben disposta." Disse lui avvicinando il viso al suo.
"Mmm l'hai già trovata..." disse lei sfiorando le sue labbra chiudendo gli occhi.
Damon sorrise appena, poi la prese per le gambe e la fece cadere di spalle sul letto. "Questa ragazza è in punizione." Disse.
"Damon!"
"E' tardi, dormi."
"Fai sul serio?" Chiese lei mettendosi a sedere sul letto.
Lui si posizionò sul letto con le spalle contro la testata del letto e batté la mano sul materasso accanto a lui. "Assolutamente"
 Elena strinse gli occhi in segno di disappunto poi scivolò accanto a lui, si sdraiò dandogli le spalle. Lui l'abbracciò intrecciando la sua mano con quella di lei. "Buona notte." Gli sussurrò baciandole la guancia.
Elena strinse la mano più forte e sorrise. "Buona notte" disse chiudendo gli occhi.

 Elena si diresse verso il congelatore prendendo del gelato.
"Devi fare un pasto serio!"
Elena lo guardò accigliata. "Qualcuno me lo sta impedendo" disse.
Damon sospirò e poi sorrise scuotendo la testa. "Non sai aspettare." Disse lui prendendola in giro.
"No infatti." Disse lei afferrandolo per la maglia e baciandolo. "Buongiorno."
Damon ghignò. "Passare il tuo tempo con me ti fa male."
"Mmm qualcuno si sta lamentando. Dovrei sentirmi offesa."
Damon l'afferrò per un braccio e la bloccò tra lui e il bancone, scrutandola dalla testa ai piedi. "Non sono un tipo che si lamenta."
Elena deglutì a fatica sospirando. Aveva nelle mani ancora il suo amato gelato e lo aprì mangiandone un cucchiaio. Ancora in quella posizione Damon la fissò. "Quello non è un pasto serio." Le soffiò. Poi le si avvicinò e con le labbra ripulì sensualmente le sue ancora bagnate di gelato. Elena si lasciò scappare un gemito chiudendo gli occhi. Decisamente erano al limite. Non stavano insieme da tre giorni dopo essere stati appiccicati per due settimane ed entrambi sentivano l'uno il bisogno dell'altro. Elena era sconvolta da se stessa. Era praticamente dipendente da lui, ma non solo in senso fisico. Era diventata dipendente dalla sua presenza. Il solo pensiero di non poterci anche solo parlare le faceva mancare l'aria. Damon prese la scatola con il gelato dalle mani di Elena e la posò sul bancone. Poi prese un fragola, la immerse nel caramello e l'avvicinò alla bocca di Elena. "Prova..."
Elena sorrise maliziosa e tirò un morso alla fragola. Poi Damon si fiondò sulle sue labbra catturando il sapore del caramello e della fragola. Elena gli buttò le braccia al collo tenendo ancora un pò il contatto con le sue labbra e la sua lingua decisamente prepotente. Lui scese lentamente a baciarle il mento e la gola. Damon indugiò un pò troppo. Elena gli accarezzò i capelli e aprì leggermente gli occhi. "Hai sete."
Affermò con certezza. Damon appoggiò le mani al bancone stringendosi più a lei e risalendo lentamente fino al lobo dell'orecchio. "Sto bene" le sussurrò.
"Damon dovresti andare a prende qualcosa." Disse lei.
Damon la guardò con sguardo liquido aveva solo voglia di lei. Questo bastava a tenere a freno la sete. "Mi basti tu." Disse baciandogli nuovamente le labbra. Elena non se lo fece ripetere due volte fece scivolare lentamente le sue mani sul petto di lui, fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni. Damon si lasciò scappare un gemito ed Elena sorrise tra le sue labbra.
"La prossima volta ci penserai su due volte prima di mandarmi a letto." Disse lei seducente.
"Non mi sfidare..." La canzonò lui. Elena sorrise divertita. "Sicura che non rientrerà nessuno no?" Chiese lui.
"Si..."
Damon baciò Elena con forza facendo scontrare le loro lingue che iniziarono a rincorrersi sensualmente. La sollevò facendola sedere sul bancone in modo che non si facesse male alla schiena che era a contatto con il ripiano colazione. Poi si posizionò tra le sue gambe divaricate per avvicinarsi meglio. Elena allacciò velocemente le gambe attorno alla vita di lui. Poi prese un cucchiaio di gelato e glielo porse. "Mi piaci al gusto di nocciola."
"Non ti hanno detto che non si gioca con il cibo?" Disse lui.
"Hai iniziato tu..." Disse lei.
Damon mangiò il cucchiaio di gelato e lei si fiondò nuovamente sulle sue labbra baciandogli poi lentamente il collo. Odiò profondamente la stupida maglia che ricopriva il suo corpo, così gliela sfilò velocemente, poi si liberò anche della sua. Andarono avanti in quel modo per un pò, mescolando i sapori dei loro baci, che di volta in volta diventavano più audaci. Ben presto dimenticarono tutto il resto e si dedicarono solo a loro. Damon riprese velocemente il controllo della situazione. Le sue mani accarezzavano lentamente le sue gambe, le sue cosce fino ad insinuarsi sotto la gonna sgualcita facendo sussultare Elena che rafforzò la presa sulle spalle di lui graffiandogli la schiena. "Ti amo" le sussurrò Damon all'orecchio. Ma non si aspettava nessun genere di risposta, non si aspettava che lei ricambiasse, o che si sentisse soffocata dalla cosa. Erano due semplici parole che accertavano un dato di fatto. Lui lo sapeva. Lei lo sapeva. Aveva solo voglia di dirglielo in quel momento. Non lo aveva mai fatto. O meglio lei non ricordava che lui l'avesse già fatto, ma ormai era talmente palese a tutti che dirlo poteva sembrare superfluo, anche se non lo era. Elena aprì leggermente gli occhi a quelle parole, ma non fu nemmeno in grado di razionalizzare la cosa, che le mani di lui si erano insinuate sfacciatamente nei suoi slip. Elena chiuse gli occhi e ansimò forte. "Damon..." disse con voce rotta. "Dovremmo andare su...ti prego." Aggiunse maledicendosi sapendo che di lì a qualche secondo lui avrebbe smesso di fare ciò che stava facendo.
"Mmm...hai ragione." Disse lui facendo risalire le sue mani accarezzandole i fianchi e baciandole la spalla. Elena ovviamente si maledì mentalmente. Damon lasciò qualche bacio qua e la sul seno di lei ancora avvolto dal reggiseno. Poi risalì nuovamente verso il collo mentre le accarezzava la schiena. Improvvisamente aprì gli occhi. "Maledizione!" Disse tra i denti.
Elena si staccò e lo guardò in viso. "Cosa..."
"Ma che...o andiamo no! Ragazzi!" Rick si voltò di spalle ai due.
"Rick..." Disse Damon secco.
"Oddio" Elena si nascose in preda alla vergogna tra le braccia di Damon che la aiutò a scendere. Poi raccolse la maglietta e gliela porse. Elena se la infilò velocemente completamente rossa in viso.
"Ok...avete dieci minuti per sistemare il casino che ho notato di sfuggita lì, prima che Jenna torni. Io...io aspetterò fuori...eh...bè..." Rick fece una smorfia ed uscì.
"Oddio!" Elena si coprì il viso con le mani in vistoso imbarazzo.
Damon sorrise appena e l'abbracciò. "Oh avanti non fare così..."
"Non è il tuo insegnate di storia!" Disse lei sistemando qua e là velocemente.
"Avevi detto tu che erano tutti fuori fino a stasera." Disse lui aiutandola.
"Doveva essere così, ma a quanto pare qualcuno ha cambiato i propri piani...e poi tu potevi anche avvertire prima." Disse lei dandogli una botta sul braccio. "Possibile che tu non l'abbia sentito?"
"Ehi, non prendertela con me! Ero...distratto. E poi non mi nutro da ieri quindi..."
Elena lo guardò come a volergli chiedere scusa per essersela presa con lui, poi sospirò. Damon l'abbracciò, poi sbuffò e si allontanò. "Che c'è?" Chiese Elena.
"Chiede se abbiamo finito di sistemare, fra cinque minuti Jenna sarà qui."
Elena buttò via le ultime cose e lo baciò sulle labbra. "Digli di rientrare e esci da qui prima che a mia zia venga un colpo."
Elena salì di sopra, mentre Damon uscì camminando spedito di fronte a sè senza guardare Alaric.
"Ehi!" Lo richiamò lui.
Damon alzò gli occhi al cielo e si voltò verso di lui allargando le braccia stile "che diavolo c'è?".
"Non...non puoi fare così."
Damon assunse un'aria interrogativa. "Fare cosa?"
Alaric lo guardò e si avvicinò. "Damon..."
Damon sembrò riacquistare lucidità. "Ehi frena ok? Qualsiasi cosa tu stia per dire lascia perdere." Damon fece per andarsene ma Rick lo afferrò per un braccio. Il vampiro guardò la mano di Rick che stringeva il suo braccio e poi lo guardò seccato.
"Non ferirla, per favore. Se ferisci tu, fai male sul serio, quindi pensaci bene."
Damon scrollò facilmente la presa di Alaric. "Non sto facendo nulla. Sto...faccio solo quello che vuole lei."
"Damon è stata..."
"Innamorata di mio fratello fino a ieri lo so, grazie tante per avermelo ricordato."
"E' questo che fanno gli amici."
"Già..." disse scocciato. "Al massimo quello che perderà tutto sarò nuovamente io...non c'è da preoccuparsi. Meglio che me ne vada."

Damon era seduto sul divano di casa Gilbert visibilmente scocciato.
"Non fare quella faccia! Mi hai detto tu di scegliere il film." Disse Elena offesa.
"Speravo avessi gusti migliori..."
"Ghost è un film meraviglioso!" Disse lei incrociando le braccia. Elena era seduta sul divano con le gambe su quelle di Damon, che aveva le mani appoggiate sulle gambe di lei.
"Ti prego..."
"E' una storia d'amore..."
"Oh ma dai è ridicolo!"
"E' romantico! Non ti facevo realmente così cinico, visto il genere di libri che ho trovato nella tua camera." Lo punzecchiò lei.
Damon la guardò ironico. "Oh senti un pò chi è diventata pungente! Di sicuro non ci sono ridicoli fantasmi e medium poco probabili, o monetine che si trascinano sulla porta."
"No c'è solo la storia d'amore infinita di Rossella O'Hara..."
"E la guerra di secessione..."
Elena alzò gli occhi al cielo, sorrise e si avvicinò a Damon. "Blà, blà, blà, fai il saputello perchè parla di cose che hai vissuto. La mia epoca è fatta di questi film." Gli buttò le braccia al collo.
"Innanzi tutto io parlo del libro, che per la cronaca ha vinto anche il Pulitzer..."
"Il mio film ha vinto ben due Oscar..."
"Dovresti leggere di più e guardare meno film romantici."
"E tu dovresti vederne di più." Disse baciandolo.
"La scena della creta è l'unica che si salva di tutto il film."
Elena sorrise scuotendo la testa. "Sei il solito!" La ragazza lanciò un'occhiata all'orologio. Damon la notò. Cominciava ed essere stanco di quella situazione. Il nascondersi era davvero estenuante. Il dover far finta di nulla quando si incontravano al grill o per strada, il dover fare attenzione alle ore in cui potevano vedersi e quando no. Sembravano amanti clandestini. Lo erano.
Damon si alzò e fece per andarsene. "Sarà meglio che vada." Disse.
Elena lo guardò interdetta. "Aspetta..." Si alzò velocemente e lo avvicinò. Lo guardò un pò spaventata. Aveva paura. Elena lo fissò era strano. Lo era stato tutta la sera. Lo era da giorni. "Ci vediamo dopo?" Chiese titubante con un filo di voce.
Damon sentì una morsa allo stomaco. Il solo vedere i suoi occhi con quel velo triste lo uccideva. "Credo di si." Si avvicinò e le baciò le labbra dolcemente. Elena sentì il suo cuore perdere un battito. E se non fosse tornato?

 

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

 

Eccomi qui!!! Come promesso! Aggiorno ora perchè stasera non posso...inoltre ho saputo che il sito da giovedì serà darà problemi forse per qualche giorno (non è detto) e non volevo aspettare fin quando non si fosse sistemato...bando alle ciancie...allora a me viene da ridere perche la scena della cucina è una delle prime scene a cui ho pensato quando ho cominciato a scrivere. Ebbene si non l'inizio, non la fine, ma QUESTA scena...ok è mollto alla Damon secondo e oh insomma Elena con Damon per me non sarà statatica, non può esserlo, non lo è già ora quando succede che passano un pò di tempo insieme figuriamoci quando staranno insieme...ora...allora non mi odiate per la fine e non vi spaventate...o forse si?? Mah! Comunque insomma notate Rick...non che li ha interrotti...santo cielo che imbarazzo (voglio precisare che erano nella mia testa perfettamente vestiti giusto le maglie erano volate via, l'ho descritto però per chi non avesse capito...insomma li ha beccati avvinghiati, ma poi si è subito girato e bè il resto lo sapete)...comuque pensate a quello che ha detto Rick a Damon...nel capitolo scorso Care a Elena e blà blà blà tutto serve ad arrivare ad una questione ben precisa...bene io non credo di dovervi dire altro...oh si diciamo che tra la parte "beccati con le mani nel sacco" (ok battuta un pò controversa sorry) alla parte film (scelto dalla mia lettrice preferita che passa in rassegna i capitoli prima di voi), passa un pò di tempo ecco, Damon comincia ad essere un pò strano (dice Elena e bè tu che dici signorinaaaa!!!!) ok bene capirete al prossimo aggiornamento. Il mio sproloquio finisce qui...ps grazie per l'incoraggiamento per la storia Nian o Sobrev xD comunque la posterò subito dopo aver messo questa quindi tenete d'occhio la mia pagina :) Un bacio...se non dovessi risp alle recensioni chiedo scusa, ma mi voglio prima occupare della pubblicazione della storia Nina e poi se ce la faccio vi rispondo. Grazie per l'affetto che mi dimostrate vi adoro infinitamente, senza di voi non mi sarei mai spinta oltre il primo capitolo. Un bacio, a domenica sito permettendo!!!! Ari

ps o mamma mi sono dimenticata di parlare del TI AMO di Damon santo cielo come sono sbadata...bè insomma lui glielo dice in un momento un pò così, ma io sono dell'idea che in certi momenti si abbassano tutte le difese...e insomma non credo che ci fosse troppo bisogno di dirlo per saperlo, insomma lei sente e sa che lui la ama, insomma dai è palese, ma lui ha voluto dirglielo in quel momento, dopo che non la vedeva da tre giorni, dopo che non ha potuto abbracciarla, stringerla a sè per tre giorni, farci l'amore, e un pò come se il distacco bruciasse entrambi, e la consapevolezza di non averle detto nemmeno una volta CHE LEI RICORDI che la ama, lo ha spinto a dirglielo, insomma magari avrebbe potuto dirglielo durante una cena a lume di candela ma andiamo NON E' STEFAN!!! E che cappero ahahahhahaha spero non vi sembra stupida e insensata come cosa baci...vado a mettere la storia

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo ***


L'ALBA

 

CAPITOLO QUATTORDICI

 

Elena era seduta sulla panca sotto la finestra e guardava disperatamente fuori. Il sole era calato da un pezzo e il buio si faceva sempre più intenso. I suoi occhi facevano fatica a scrutare al di là della notte. Il suo cuore non smetteva di scalpitare nel suo petto. Era paura, pura paura di non vederlo. Sapeva che aveva sbagliato ogni cosa, quando gli aveva detto che non era pronta, non se la sentiva, lì in quella macchina, quando gli aveva ridato il braccialetto, era così che doveva essere. Ora invece si ritrovava in una camera vuota e buia ad aspettarlo. Ad aspettare di sentire la sua voce, di vedere i suoi occhi impertinenti, di sentire le sue labbra calde e morbide, di perdersi sotto le sue mani esperte. Aveva tradito tutto ciò in cui credeva. Sincerità, lealtà, devozione, tutto. Tutto cancellato da un paio di occhi azzurri. Aveva lasciato Stefan nel suo passato e aveva preso prepotentemente Damon nel suo presente. Ma rimaneva aggrappata sempre lì, a quel passato che era sempre troppo vicino, sempre troppo vivo, sempre troppo presente. Giusto, semplicemente giusto. Elena si alzò e si sedette sul letto con la schiena appoggiata alla testata e le gambe vicino al petto. Appoggiò la testa sulle sue ginocchia e le lacrime uscirono copiose. I suoi singhiozzi coprivano ogni cosa. Sentì improvvisamente due braccia forti circondarla. "Elena..."
La ragazza si voltò e si abbandonò sul suo petto. Damon le accarezzò i capelli odiandosi. "Che succede?"
Elena scosse la testa, alzò il viso e fece scontrare violentemente le loro bocche. Damon cercò di ritirarsi, ma lei si avvicinò di nuovo, riprendendo il contatto con le sue labbra.

                                                                                                                                                       Parlami, parlami
                                                                                                                                                                               che non spendi niente
                                                                                                                                                                           segnami qui: senza rancore
                                                                                                                                                                                   Cercami, scappami
                                                                                                                                                                                 fammi un po' sudare

 

Doveva essere forte. Staccarla da se e chiederle cosa l'avesse scossa...cosa c'era nel suo cuore, nella sua anima. Ma lei era lì, bella e disperata. I suoi baci erano salati ed amari come le sue lacrime. Erano pressanti e prepotenti. Cosa vuoi dirmi? Damon non riusciva a comprendere. O forse comprendeva troppo bene. Elena si faceva capire anche senza dire niente. Stava parlando in quel modo. Quella notte era solo perdizione. Niente frasi sussurrate, niente battutine maliziose, niente occhi vivi, niente sguardi languidi, niente.

                                                                                                                                      Toccami qui: proprio sul cuore, qui
                                                                                                                                                                  fatti sentire come dovessi morire
                                                                                                                                                                         Stringi di più Io sono qui
                                                                                                                                                                    Stringi di più te ne sei accorta?
                                                                                                                                                                        cosa ti costa Io sono qui
                                                                                                                                                                         Stringi di più Io sono qui
                                                                                                                                                                  Stringi di più ne son quasi certo...
                                                                                                                                                                                       Io sono qui

 

Damon l'afferrò prepotentemente per i fianchi e la fece sedere su di sè continuandola a baciare avidamente. Elena si strinse più vicino a lui, sempre più forte, quasi a volersi annullare lì, a volersi fondere con lui una volta per tutte. Parlami ti prego, sono qui. Elena non parlava. Non una parola, non aveva aperto gli occhi, non lo aveva guardato. Lo aveva solo preso e portato con sè nel buio. Nero, tutto era nero. Dio non farmi questo Elena. Sei la mia luce. La ragazza iniziò a spogliarlo lentamente e a baciagli il petto. Damon le accarezzò i capelli dolcemente, ma Elena cercò di sfuggirgli tornando ad occuparsi avidamente del suo corpo. Il vampiro velocemente ribaltò la posizione sovrastando la ragazza privandola velocemente della canotta e del resto baciandole il collo e poi il seno. Elena non riuscì a trattenere un gemito e Damon fu sollevato del fatto che almeno fosse ancora in grado di emettere qualche suono. Damon le sfilò lentamente i pantaloncini, accarezzandole le gambe e nel momento in cui lo sentì troppo lontano, lei lo avvicinò a sè e cercò con foga di slacciargli la cintura, ma qualcosa si bloccò. Il braccialetto era rimasto incastrato alla cintura. Elena cercò di sganciarlo, ma prima che Damon potesse aiutarla, lei aveva tirato un pò troppo forte e il braccialetto si ruppe. "No." Sussurrò lei affranta. Era la prima parola che Damon le sentiva dire da quando era entrato lì. Il vampiro prese dolcemente dalle mani di lei il braccialetto e lo guardò un momento. Elena poi cercò incerta di attirare di nuovo a sè il ragazzo. Damon appoggiò il braccialetto sul comodino e ricominciò a dedicarsi a lei. Si spogliarono completamente e finalmente Elena sentì Damon dentro di sè. Cercò di stringersi a lui il più possibile e a seguirne i movimenti finchè stanchi non si lasciarono cullare solo dai loro respiri.
Elena era distesa su un fianco dando le spalle a Damon. Alzò lo sguardo sul comodino e afferrò il braccialetto guardandolo amareggiata. Sentì una mano accarezzarle il braccio scoperto arrivare fino alla mano in cui aveva il bracciale. Elena istintivamente socchiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella carezza. Damon aveva paura anche solo a parlare. Ma poi cercò di farla tornare da lui. Doveva. "Non è grave." Gli sussurrò. "Domani lo riparo se vuoi." Gli disse lasciandole un bacio sul collo. Elena ripose il braccialetto sul comodino e si voltò verso di lui, guardandolo, per la prima volta in quella notte, negli occhi. Poi chiuse i suoi e sprofondò fra le sue braccia.

Non appena i primi raggi fecero capolino nella stanza, Elena aprì gli occhi lentamente avvolta ancora tra le braccia di Damon. Lo fissò triste. Si sentiva male per averlo trattato in modo così brusco quella notte. Era così arrabbiata con se stessa...arrabbiata per non riuscire ad andare avanti e accettare le conseguenze delle sue azioni. Si sentiva maledettamente in colpa, sporca. Dio lui mi ama così tanto. Pensò Elena allungando una mano e scostando i capelli neri assumendo un'espressione dolce. Damon aprì gli occhi e la vide. Vide di nuovo quella ragazza dolce e decisa di cui si era tanto innamorato. Lei gli sorrise appena, ma lo sguardo di lui era serio e spento. Elena abbassò lo sguardo sentendosi colpita da quegli occhi.
"Dobbiamo parlare." Disse Damon alzandosi dal letto.
Elena lo seguì alzandosi anche lei. "Damon...mi dispiace io non so...non so cosa mi sia preso stanotte...io, è tutto ok davvero non..."
"Non è tutto ok Elena!" Disse lui arrabbiato. "Stanotte sei crollata! Non riuscivi nemmeno a guardarmi." Disse lui arrabbiato.
"No Damon..." cercò di dire Elena, ma i suoi occhi si stavano riempiendo velocemente di lacrime.
"Non piangere maledizione e dimmelo!"
"Dirti cosa? Cosa devo dirti Damon, io non so cosa vuoi da me!"
Damon sorrise ironico. "Tu? Tu non sai cosa voglio da te? Sono io che non so cosa vuoi tu da me!"
Elena guardò rapidamente la porta. "Non alzare la voce ti prego." Disse lei cercando di ritrovare la calma.
"Perchè potrebbero sentirci? Mi sono rotto di questa cosa ok? Le tue amiche lo sanno, Rick lo sa e con molta probabilità anche tua zia, quindi smettiamola ora!"
"Non sanno un bel niente! Nessuno!" Ora era lei che stava alzando la voce.

 

                                                                                                                                                                   Parlami, parlami
                                                                                                                                                                                    senza dire niente
                                                                                                                                                                                         parlami, dai
                                                                                                                                                                                       cerca nel cuore
                                                                                                                                                                                   Dimmelo, dimmelo
                                                                                                                                                                                  quello che ci serve
                                                                                                                                                                                      ora o mai più

 

"Non so niente nemmeno io Elena! Sei arrivata all'improvviso senza dare spiegazioni, senza motivo e ora? Pretendi che dopo un mese me ne stia ancora calmo a far finta di niente con tutti? A sentire Bonnie che ti chiede di Stefan? A vedere quanto vorresti poterla accontentare?"
Elena sbarrò gli occhi. "Di che parli Damon?"
"Di noi Elena, di un noi che non esiste."
Elena sentì una fitta al cuore. "Non è così..." disse titubante.
"No?" Disse avvicinandosi a lei. "Usciamo allora, lasciati portare da qualche parte." Disse lui freddo.
"Damon..." disse lei scuotendo la testa "a quale scopo? Non serve..."
"Serve a me Elena. Lasciati semplicemente vedere con il mostro senza cuore."
"Smettila..." disse lei con lo sguardo rivolto al pavimento.
"Guardami!" Disse lui afferrandola per le braccia senza farle male. Elena voltò la testa dall'altra parte e chiuse gli occhi. "Dannazione!" Damon la lasciò andare e si infilò velocemente la maglia pronto ad andarsene.
"Dove vai?" Disse allarmata lei.
"Visto che mi sembra di parlare ad un muro, vado a parlare con i muri di casa mia."
"Non voglio essere come lei..." disse poi.
Damon si voltò verso di lei fissandola per incitarla a parlare.
"Sono diventata come lei, non..."
"Non sei come lei, non lo sei mai stata Elena. Non capisco da dove vengano queste preoccupazioni." Disse Damon arrendevole. Poi si avvicinò di nuovo a lei. "Tu...Elena ami ancora Stefan?"
Elena alzò gli occhi spaventati su di lui. "No!"
Damon la guardò negli occhi. "Perchè ti spaventa così tanto il giudizio degli altri? Elena io non posso più sopportare l'idea di vivere nell'ombra. L'ho fatto per troppo tempo, non voglio trascinarmi di nuovo lì, non voglio trascinare te nell'ombra."
"Cosa vuol dire? Che questa cosa finisce qui?" Disse lei con voce isterica.
Damon sorrise ironico. "Cosa...sentiti non riesci nemmeno a definire questa cosa." Disse rimarcando le ultime parole. "E' solo la scopata di qualche notte che vuoi che sia." Disse lui secco. Elena gli tirò un sonoro ceffone. Ormai aveva perso il conto di quante volte aveva fatto quel gesto. Damon le prese i polsi.
"Non vuoi somigliare a lei eppure, proprio nel tentativo di non esserlo rischi di diventarlo con questo nascondersi. Io non ci sto, non più Elena. Ora. Dimmelo, dimmelo quello che ci serve, ora o mai più."
Elena lo guardò con le lacrime agli occhi e poi abbassò lo sguardo. Lui le lasciò andare i polsi ferito. Se il suo cuore battesse ancora si sarebbe fermato in quel momento. Elena si rinchiuse velocemente in bagno. Damon dopo qualche minuto uscì dalla stanza.

Elena passò più di un'ora nel bagno a piangere e maledirsi per ogni singola parola, ogni singolo gesto. Per la prima volta dopo tanto tempo sentì il desiderio che Stefan non l'avesse trovata il giorno dell'incidente, che non l'avesse salvata. Si sarebbero evitate così tante cose. Caroline non sarebbe un vampiro, Viki sarebbe viva, Bonnie non sarebbe costretta a convivere con la sua natura da strega e sua nonna sarebbe ancora viva, Katherine non sarebbe mai tornata in città, niente Klaus, Tyler non sarebbe un licantropo, si sarebbero evitati così tanti disastri che ne aveva perso il conto. E per cosa? Non era colpa nè di Stefan, nè di quel Damon così diverso appena arrivato in città. Tutto era dipeso dal suo essere. Loro non si sarebbero innamorati di lei e lei non si sarebbe innamorata di loro. Sarebbe morta con la consapevolezza di un mondo semplice, con la consapevolezza che i suoi genitori fossero i suoi veri genitori, con la certezza di aver amato Matt più di se stessa. Avrebbe perso la possibilità di amare davvero però. Stefan era stato davvero il suo primo amore, quello vero, quello adulto. Damon...lui era stato...tutto. Era stato il suo peggior nemico, il suo migliore amico, la sua ossessione, l'incertezza della sua vita. Era arrivato all'improvviso come Stefan. L'uno certezza e stabilità, l'altro incertezza e instabilità. Aveva scosso inevitabilmente la sua vita. Aveva sentito l'elettricità che passava tra di loro dalla prima volta che l'aveva visto, dal momento in cui quel suo sguardo amabilmente irritante e strafottente si era posato su di lei. Non era solo paura. Quegli occhi avevano suscitato in lei sentimenti contrastanti dal primo momento. Paura e adrenalina, eccitazione e terrore. Poi lentamente aveva scrutato altro. Dolore. Paura. Disperazione. Amore. Quell'amore destabilizzante, quello totalizzante, quello forte e fragile allo stesso tempo, quello puro e peccaminoso nello stesso istante. Damon non era un essere qualunque, era particolare, la sua personalità era così sfaccettata da fare perdere la testa a chiunque cercasse di leggerne le mille facce. Era semplicemente un essere speciale. Letteralmente. E non solo per la sua natura di vampiro, ma proprio per il suo essere egoisticamente altruista, il suo essere un attento menefreghista, cinicamente romantico, era pura contraddizione.

                                                                                                                                          Ci son treni che non ripassano
                                                                                                                                                                       Ci son bocche da ricordare
                                                                                                                                                                    Ci son facce che si confondono
                                                                                                                                                                                  E poi ci sei tu
                                                                                                                                                                                   ora ci sei tu...
                                                                                                                                                                  Toccami qui: proprio sul cuore, qui...
                                                                                                                                                                                    parlami, dai
                                                                                                                                                                                  cerca nel cuore

Elena uscì dal bagno ritrovando la stanza ovviamente vuota. Elena sei un'idiota! Si lo era. Sapeva benissimo cosa avrebbe voluto e dovuto dirgli. Aveva evitato questa cosa per troppo tempo. Aveva finto per così tanto tempo da confondere la realtà con la finzione. Si era crogiolata per più di un mese in un mondo inesistente per paura di scontrarsi con la realtà. Per la paura del giudizio di chi gli stava intorno, per paura di non essere accettata così diversa, così viva. Damon la rendeva diversa, la rendeva viva, qualunque cosa facesse con la sua presenza nella sua vita, la faceva in modo pieno, vivo e totalizzante. E lei voleva sentirsi così, che pensassero quello che volevano, che si disperassero pure, che dicessero che era esattamente come la sua copia. Si, non gliene importava, sarebbe stata egoista per una volta, egoista per se stessa, egoista per Damon, egoista per loro.  Ma santo cielo Elena fa qualcosa! La sua testa urlava prepotentemente, per una volta d'accordo col cuore. Si svegliò come da un trace e afferrò il cellulare. Compose il suo numero, ma risultava spento. Elena lanciò il telefonino sul letto dopo il terzo tentativo andato a vuoto. Improvvisamente si sentì strana. C'era qualcosa che non andava in quella camera. Si guardò intorno senza capire. Incrociò le braccia al petto. Il suo sguardo cadde sul suo polso nudo. Il bracciale. Oddio era sul comodino! Elena si precipitò vicino al comodino, ma  non c'era nulla guardò per terra, sotto il letto, niente. Elena rovistò nel letto ancora disfatto, ancora inondato del suo profumo. Niente. "No!" Elena lanciò un urlo tale da farsi sentire in tutta la casa. Jeremy si precipitò attraverso il bagno nella camera della sorella. La trovò in ginocchio per terra, tra le lenzuola finite rovinosamente a terra insieme a lei, mentre il suo viso era bagnato dalle lacrime.
"Elena...oddio Elena che diavolo succede!" Jeremy cercò di avvicinarsi, ma Elena sembrava impazzita.
"Dove diavolo è il braccialetto! Deve essere qui deve!"
"Elena...ma che dici...l'avevi...l'avevi addosso ieri." Cercò di razionalizzare il ragazzo. Non riusciva a capire perchè si disperasse così tanto per un bracciale. Improvvisamente irruppe anche Jenna.
"Ma che diamine succede? Stavo uscendo per andare a lavoro, mi sono spaventata..." Jenna era interdetta non riusciva a capire.
"L'ha preso lui! L'ha preso lui..." Elena continuava a disperarsi. "Non tornerà!"
"Ma di chi parli..." provò a dire il ragazzo.
Jenna guardò Jeremy incitandolo a restare lì e a stare zitto. Poi si avvicinò cauta alla nipote.
"Elena, tesoro...avanti, vieni, ti aiuto a rialzarti. Sta calma."
"Devo andare a casa sua, potrei fare ancora in tempo."
Jenna era esasperata. "Elena, spiegami di cosa parli, con calma." Disse dolcemente.
Elena la guardò e solo in quel momento si rese conto che Jenna e Jeremy la fissavano preoccupati. Si rialzò in fretta e si precipitò fuori seguita dai due. Prese le chiavi della macchina e uscì per dirigersi a casa Salvatore, mentre Jenna le urlava dietro. "Dio Elena non puoi guidare in queste condizioni!"
Ma Elena non ascoltava niente erano già passate più di due ore, se la sua sensazione era giusta, non avrebbe più trovato Damon nè in casa, nè in città. Magari l'ha preso per ripararlo. Si disse. Sapeva che si stava illudendo, ma aveva bisogno di una speranza a cui aggrapparsi. Sfrecciava lungo la strada infrangendo tutti i limiti di velocità, un solo ostacolo sul suo percorso e quella maledetta macchina si sarebbe ribaltata con lei all'interno. Eppure a lei sembrava così lenta, maledettamente lenta. Arrivata nel vialetto uscì all'auto lasciando la portiera aperta. Si precipitò in casa e corse direttamente in camera sua, inciampando pericolosamente nelle scale. Frugò nel suo armadio. Mancavano dei vestiti. La sua sensazione divenne certezza. "Non può essere!" Urlò in lacrime. Si precipitò poi in camera di Stefan, ma non c'era nessuno. Si diresse verso le scale e le scese rapidamente correndo verso la porta che si aprì improvvisamente. Sperò ardentemente di scontrarsi con un paio di iridi azzurre, ma anche quell'ultima speranza andò in frantumi.
"Elena, che...cos'è successo!" Disse Stefan sconvolto di fronte ad un Elena in lacrime e agitata.
La ragazza lo guardò quasi con furia e si scagliò contro di lui spingendolo. "Dimmi dov'è! Tu lo sai dimmelo!" Gli urlò.
Stefan era confuso non capiva cosa stesse succedendo. "Elena di che parli? Che diavolo ha fatto mio fratello? Che ti ha fatto?" Disse poi allarmato.
Elena lo guardò arrabbiata e disperata. "Niente maledizione! Se n'è andato! Dimmi che sai dov'è Stefan, ti prego, se lo sai dimmelo!"
"Elena sono uscito questa mattina presto e sono appena rientrato, non parlo con lui...da un bel pò."
Elena lo guardò con gli occhi sbarrati. "Non è possibile." Disse lasciandosi andare sul pavimento.
Stefan le si avvicinò cercando di farla rialzare. "Lasciami stare!" Gli urlò lei piangendo. Stefan si allontanò un pò. "Lui mi ama." Affermò guardandolo. Stefan abbassò lo sguardo in segno d'assenso. "E' tutta colpa mia! Sono stata una stupida!"
"Elena, ti prego..." cercò di dire Stefan.
Elena si coprì il viso con le mani ancora seduta per terra. "Io lo amo Stefan! E non gliel'ho detto! Io lo amo e non lo saprà mai."
Stefan si accovacciò accanto a lei senza però sfiorarla. "Lo so, Elena...lo so."
Luglio scivolava così via portandosi con sè la cosa più importante per Elena, l'unica che avrebbe potuto riaccendere il suo cuore ormai spento.

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Odiatemi pure...me lo merito...si ne sono consapevole. Sono pronta a tutti gli insulti che avrete da farmi, a tutte le cattiverie che vorrete dirmi, ma vi dico solo che ci sono altri tre capitoli oltre a questo. Ora partiamo dalla canzone. La canzone è CERCA NEL CUORE di Ligabue. Non è una canzone molto conosciuta, ma io amo Ligabue quindi so praticamente la sua discografia a memoria e vi consiglierei davvero di ascoltarla un momento o anche come sottofondo al capitolo. L'ho scelta perchè capirete dalle parole è un appello disperata di un uomo che chiede alla propria donna di cercare nel suo cuore le risposte...ho ripreso anche le parole della canzone e le ho messe in bocca a Damon "dimmelo, dimmelo quello che ci serve ora o mai più". Credo sia palese quello che volesse sentirsi dire, credo anche di aver fatto parlare abbastanza Elena. Probabilmente le sue ragioni vi sembreranno sciocche o poco sensate, forse anche banali e scontate, ma credo che per Elena la non accettazione da parte di chi la circonda sia una cosa che la ferirebbe molto. Il problema è che lei fa tanto per tutti e magari dovrebbe solo "pretendere" se così vogliamo dire, almeno che le sue scelte "amorose" possano essere accettate senza pregiudizi. Ma in realtà questo non è sempre possibile e nella vita di Elena è molto più complicato, in quanto Damon è un vampiro e di certo non è Stefan e per quanto noi e lei possiamo amarlo, credo che un pò di pregiudizio PURTROPPO su di lui, da parte di chi ha intorno, resterà sempre. O almeno finchè queste persone non saranno in grado di aprire il proprio cuore e la propria mente verso di lui. Che altro dire?? Non so insomma è un capitolo molto brusco all'inizio, poi introspettivo e infine disperato. La scelta dell'ammettere di amare Damon davanti a Stefan non è casuale sappiatelo. Volevo solo rendere anche Stefan consapevole al 100%. E' giusto così. Bene non ho altro da dire, se non che, spero che non mi abbandoniate in fondo ci sono ancora tre capitoli. Ringrazio tutti, chi recensisce e chi segue silenziosamente. Risponderò alle vostre recensioni appena posso non so se più tardi o domani. Spazio pubblicità per me...ho aggiornato anche la storia Nian per chi fosse interessato :) Un bacio alla prossima Ari

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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo ***


L'ALBA


CAPITOLO QUINDICI

 

Stefan riaccompagnò una Elena stravolta a casa. Aveva smesso di piangere, ma aveva anche smesso di parlare. I suoi occhi erano ancora rossi per il pianto, si erano spenti completamente. Stefan si era incaponito nel volerla riportare a casa, non voleva che guidasse in quello stato. Poi dopo la chiamata di Alaric, voleva assicurarsi che tornasse davvero a casa. Appena in casa udirono il rumore dell'auto si precipitarono fuori. Jenna aveva chiamo Rick disperata. Dopo il racconto della fidanzata, capì tutto.

"Jenna...ok calmati, credo sia a casa Salvatore."
"Ma...Rick, Elena e Stefan si sono lasciati non credo..." Jenna lasciò la frase in sospeso notando Rick un pò a disagio.
Jeremy si avvicinò a loro. "Damon?" Disse lui incredulo.
Rick sospirò. "Li...li ho beccati insieme la settimana scorsa io..."
"Rick! Perchè non me lo hai detto?" Disse Jenna arrabbiata.
"Credo spettasse a tua nipote farlo!" Disse Alaric.
"Santo cielo è una ragazzina e..."
"Jenna! Non dire ciò che stai per dire ti prego."
"Non me ne importa nulla che Damon sia tuo amico Rick io..." Jenna non finì nemmeno la frase.
Alaric abbassò lo sguardo scuotendo la testa. Prese il cellulare e provò a comporre il numero di Damon, ma risultò spento. Poi chiamò Stefan. Elena era lì. Si sarebbe assicurato di riportarla a casa nel momento in cui si fosse calmata.

Stefan scese dall'auto insieme ad Elena che fissò sua zia, Jeremy e Alaric sulla soglia di casa. Rientrò senza degnarli di risposta e salì in camera sua chiudendosi a chiave.

Caro diario,
oggi sono quindici giorni che Damon se n'è andato. Ormai non faccio che contare i giorni che mi allontanano sempre più dai suoi ultimi baci, le sue ultime parole, i suoi ultimi sospiri. Ma tu lo sai. Non faccio altro che annotare su di te ogni nuovo giorno che inizia e finisce senza che lui torni. Io so che lui non tornerà. Eppure spero sempre che entri da quella maledetta finestra. Mi guardi provocatorio e mi faccia arrabbiare, mi baci fino allo stremo, faccia l'amore con me. Io non posso andare avanti così. Non mi sembra una vita accettabile. Ne ho passate così tante vorrei solo un pò di serenità, vorrei essere felice. Avevo la felicità a portata di mano e me la sono fatta scappare.

Elena chiuse il suo diario e sbuffò. Aveva bisogno di bere un pò d'acqua. Decise di scendere di sotto. Sperava che se ne fossero andati da quella casa. Stava davvero meditando di trasferirsi a casa Salvatore. Almeno Stefan era discreto, non chiedeva insistentemente del suo stato. Spesso le capitava di piangere proprio di fronte a lui, quando ogni tanto andava a casa sua per stare un pò in camera di Damon, come a poterlo avere più vicino. Il ricordo di Damon era più vivo proprio davanti a Stefan. Ma lui si sedeva accanto a lei e la incitava a sfogarsi. Elena poteva leggere nei suoi occhi il dolore per quella situazione. Sapeva che era arrabbiato con lei, era arrabbiato con lui, eppure il sapere che lui non si sarebbe avvicinato mai più a quella città, colpiva anche Stefan. Era da quando erano umani che non vivevano più così a stretto contatto e nonostante il rancore e la delusione e la rabbia, la sua assenza lo segnava molto più di quanto avesse voluto. Il legame di sangue era legame di sangue, non poteva essere scisso, nonostante tutto.
Gli altri si ostinavano a circondarla in casa. Niente valevano le richieste da parte di Jenna e Rick di lasciarle il suo spazio, Bonnie era quella più testarda. Infondo non aveva mai visto di buon occhio Damon e per lei quella situazione ne era la conferma. Si diresse verso le scale e sentì delle voci provenire di sotto. Dio non ne staranno discutendo ancora! Elena cominciava a perdere la pazienza.
"Vorrei solo trovarlo e...giuro che gli ficcherei un paletto nel cuore." Disse Bonnie seduta sul divano. Caroline alzò gli occhi al cielo scocciata.
"Ragazzi perchè non uscite un pò?" Cercò di dire Jenna che sistemava le ultime cose in cucina aiutata da Rick. Ovviamente fu ignorata.
"Bonnie smettila, non sai niente, non sai come stanno le cose." Disse Caroline fulminandola.
"Che fai lo difendi?"
Caroline aprì la bocca per ribattere ma poi si morse la lingua per non parlare. Avrebbe mantenuto privata la conversazione che aveva avuto con Elena, quando li aveva scoperti. Bonnie sgranò gli occhi.
"Tu sapevi! Oddio Caroline perchè non le hai detto nulla?"
"Perchè era felice Bonnie! Ecco perchè! Non la vedevo così da tempo!" Disse Caroline esasperata.
Jenna osservò la ragazza e poi si voltò verso Rick che le appoggiò una mano sulla spalla. "Ragazze smettetela ora."
"Dovreste smetterla tutti!" Disse Elena davanti alla porta. Si voltarono a fissarla, era furiosa. "Smettetela di dargli la colpa come se fosse lui la causa di ogni male di questo mondo! Perchè lo fate sempre! Anzi tu lo fai!" Disse poi rivolgendosi a Bonnie. "Caroline ha ragione, ero felice. Felice dopo tempo."
"E adesso sei distrutta!" Disse Bonnie sentendosi piccata.
"Per colpa mia!" Disse poi Elena esasperata. "Dillo cosa pensi avanti! Posso dirlo io se vuoi, ti conosco abbastanza bene Bonnie. Sei convinta che abbia fatto di tutto, in modo da portarmi a letto..."
"Elena..." Cercò di interromperla Alaric.
Elena lo ignorò bellamente. "...e allontanarmi da Stefan, per poi lasciarmi. In questo modo avrebbe ferito Stefan come era sempre stato nella sua testa. Fine della storia." Caroline scosse la testa abbassando lo sguardo. Ormai Elena era un fiume in piena. "Lascia che ti dica come sono andate le cose davvero. Io ho lasciato Stefan perchè non lo amavo. Io mi sono buttata tra le braccia di Damon, io ci sono andata a letto senza sapere quello che provavo per lui. Nel momento in cui mi ha chiesto cosa provassi davvero, mi sono tirata indietro ferendolo e se ne è andato. Quindi la colpa di questa situazione è esclusivamente mia. Ora potete uscire tutti da questa casa ed andare al diavolo." Elena si voltò e vide Rick ancora alle sue spalle.
"Tu sai dov'è...io...lo so." Disse Elena con gli occhi che lentamente le si riempirono di lacrime. "Ma non me lo dirai vero?"
Rick la guardò incerto. "Elena..."
"Non dirmi che non lo sai perchè non ci credo! Sono tre giorni che a fatica mi guardi in faccia quando ci incrociamo."
Tutti fissarono Alaric che aveva a sua volta lo sguardo fisso su Elena. "Rick..." disse Jenna spronandolo a parlare.
"Mi dispiace." Disse lui continuando a guardare la ragazza negli occhi. Elena alzò gli occhi al cielo per non far uscire le lacrime, ma quelle se ne infischiarono e le rigarono il viso. Poi scosse la testa e si precipitò di nuovo in camera sua.

Elena era seduta davanti alla finestra con la testa appoggiata contro il vetro. Sentì bussare alla porta, si voltò e vide Alaric in piedi sulla porta.
"Ti ho portato qualcosa da mangiare. Cose che probabilmente non toccherai come al solito, ma le lascio qui, insomma...credo dovresti iniziare ad assaggiare qualcosa." Disse guardandola sottecchi mentre appoggiava quello che aveva in mano sul comodino. Elena intanto aveva voltato di nuovo la testa verso la finestra e fissava in un punto imprecisato fuori.
Alaric sospirò e si avvicinò a lei. Poi si sedette accanto alla ragazza. "So che sei arrabbiata con me e probabilmente non vuoi parlarmi, ma ho da dirti comunque qualcosa...e, ti prego, lasciami finire prima di dire qualcosa."
Elena posò lo sguardo su di lui interrogativa.
"Mi ha chiamato tre giorni fa." Disse semplicemente. "Sapevo che lo avrebbe fatto. Non chiedermi perchè, ma lo sapevo. Non so il motivo e su quali basi abbiamo costruito il nostro rapporto, ma credo semplicemente che Damon arrivi all'improvviso. Tu lo sai meglio di me. Ha fatto cose terribili e io e te ne abbiamo subite alcune molto pesanti, eppure siamo qui a parlare di lui." Elena lo ascoltava non capendo dove volesse andare a parare. "So dov'è in questo momento Elena, so anche che non ci resterà per molto, credo che sarà una sorta di nomade per un pò. Credo che non abbia voglia di stare fermo. Ma non posso dirtelo. Gliel'ho promesso. Non voglio tradirlo Elena, ha bisogno di potersi fidare di qualcuno, e per quanto mi faccia male vederti così, voglio essere suo amico anche in questa scelta, giusta o sbagliata che sia."
Elena iniziò a respirare a fatica e stava per ribattere, ma Alaric la zittì. "Ho provato a convincerlo a tornare, ma ha cominciato a minacciarmi e sai quanto sia terrificante quando minaccia." Disse con un accenno di sorriso. Anche Elena lasciò che le sue labbra si incurvassero leggermente in una specie di sorriso. "Ho fatto del mio meglio. Più di quello che ho fatto non potevo fare. Ma è un uomo di parola. Per Damon una promessa è una promessa. Io rispetterò la mia parte." Le disse. Poi le baciò la fronte e le sorrise appena. "Mangia qualcosa ti prego." Detto ciò Alaric si alzò e usci fuori dalla stanza. Elena sospirò. C'era qualcosa in quel discorso che doveva cogliere, ma riusciva a vedere solo una cosa. Damon. Si era messo in contatto con Alaric, ma lui non gli avrebbe mai detto dov'era.

Settembre era in pieno corso, ma fortunatamente il clima era ancora caldo, tanto da potersi godere ancora qualche giorno all'aria aperta. Quell'autunno sarebbe stato all'insegna delle novità. Da un lato Elena era contenta di iniziare il college, ma dall'altra era spaventata. Aveva deciso di frequentare l'università vicino alla città in modo da poter vivere a casa tranquillamente. Nonostante molti avessero insistito perchè si spostaste e si allontanasse da Mystic Fall's. Ma lei era stata irremovibile, non aveva voglia di cambiare città.
Elena sospirò esasperata facendo su e giù mentre cercava disperatamente di calmarla. "Oh avanti Miranda fa la brava, che ti prende?" Elena la cullava dolcemente sperando si calmasse. "Ti prego, la mamma deve sposarsi, avanti!" Elena alzò gli occhi al cielo. "Tesoro calmati ti prego...vuoi davvero far sposare tua madre senza damigella d'onore?" Disse in attesa che la bambina si calmasse.
"Allora? La zia è pronta per uscire." Disse Jeremy avvicinandosi alla sorella. Tutto era pronto, gli invitati avevano preso posto nel giardino di casa Salvatore in attesa che la cerimonia avesse inizio.
"Non è colpa mia se sua figlia ha deciso di fare i capricci proprio oggi!" Disse Elena continuandola a cullare.
Jeremy ridacchiò. "Ha solo tre mesi, che vuoi che capisca."
"Sssh..." lo zittì Elena. "Si sta calmando. Grazie al cielo!" Esclamò. "Ok, chiama Bonnie, deve tenerla lei durante la cerimonia, visto che fai da testimone."
Jeremy la guardò incerto. "Bè...veramente...Rick mi ha detto di occuparmi di lei."
Elena lo guardò interrogativo. "Ma..."
"Senti non chiedermelo non ne ho idea. Questo matrimonio sta mandando tutti fuori di testa."
Elena continuava a non capire, poi scorse qualcuno alle spalle di Jeremy. Elena sentì come se le avessero tolto il terreno da sotto i piedi, non era certa che le sue gambe avrebbero retto. Il ragazzo vide la sorella diventare bianca improvvisamente e le si avvicinò di più cercando di prenderle la bambina dalle mani. Sembrava sul punto di svenire. "Elena, lasciami prendere Miranda." Disse il ragazzo fissandola e prendendo la bambina. Poi con una mano le prese un braccio. "Elena...stai bene?" La ragazza aveva gli occhi fissi al di là delle sue spalle. Jeremy si voltò e rimase a bocca aperta.
Damon la fissava perfettamente vestito in abito scuro.
Elena chiuse gli occhi e poi li riaprì guardando Jeremy. "Andiamo..." disse con un filo di voce.

La cerimonia finalmente stava iniziando. Jeremy si sedette accanto a Bonnie. "Jer, che fai qui? Dammi la bambina, devi stare accanto a Rick sull'altare." Disse la ragazza.
Jeremy sorrise apertamente. "C'è un testimone migliore." Disse ridendo e cullando la bambina.
"Ma che dici?" Chiese Bonnie fissandolo. Poi Caroline accanto a lei richiamò la sua attenzione.
"Oddio!" Esclamò la vampira. "Non è possibile!" Disse fissando l'altare a bocca aperta.
Bonnie la guardò e poi puntò lo sguardo sull'altare e lo vide. "Ma quello...è Damon...oddio a Elena prenderà un colpo." Disse Bonnie allarmata.
"Tranquilla l'ha già visto prima." Disse Jeremy sorridendole.
Elena e Jenna fecero il loro ingresso percorrendo il giardino. Elena guardava dritta di fronte a sè per non guardarlo. Non poteva permettersi di crollare proprio in quel momento. Alla fine della cerimonia c'avrebbe pensato. Elena assistette alla cerimonia sorridendo a Jenna. Avrebbe dovuto esserci anche sua madre lì, doveva essere al posto suo sull'altare in quel momento. Ormai Jenna, Rick, lei e Jeremy erano diventati una vera famiglia. Ma l'arrivo di Miranda aveva portato quel qualcosa in più. Quando Jenna scoprì di essere incinta, Elena fu la prima a saperlo. Per la prima volta dopo mesi che Damon era andato via, Elena sorrise di cuore e si sentì felice per davvero, si sentì viva e solo per lei il suo cuore si colmò di amore. Quando nacque tre mesi prima Elena pianse, pianse di gioia. Quella bambina aveva riempito la sua vita. Elena lentamente aveva ripreso a svolgere le sue normali attività quotidiane. Mangiava, dormiva, andava a scuola. Ma la sera prima di addormentarsi e la mattina appena apriva gli occhi, l'ultimo e il primo dei suoi pensieri, era sempre e solo lui. Con la notizia dell'arrivo di Miranda le cose erano migliorate un pò. Lui c'era sempre, ma Elena poteva concedere finalmente una parte del suo cuore ad un'altra creatura. Elena si commosse vedendo Jenna e Alaric emozionati scambiarsi le promesse. Era come se finalmente potesse tornare a provare dei sentimenti. Li aveva messi in stand bay nel momento in cui lui se n'era andato, aveva permesso loro di riaccendersi solo nei confronti della bambina. Ora, lui era di fronte a lei accanto a Rick, e sentì di nuovo un calore pervaderla, i suoi sentimenti potevano di nuovo farsi strada nel suo cuore.

Damon si era allontanato dalla folla perdendosi in un punto vuoto del vasto giardino di casa Salvatore. Accennò un ghigno quando sentì la sua presenza alle sue spalle. "Sta tranquillo fratellino, me ne andrò tra poco, non allarmarti."
Stefan si avvicinò a lui e gli si posizionò di fronte. "E permetterti di lasciarla di nuovo? Non esiste."
"Non sono tornato per lei." Disse lui secco guardandolo negli occhi. "Ho fatto una promessa ad una persona. La sto solo rispettando visto che lui ha rispettato la sua."
Stefan sorrise ironico. "Credi davvero che ti lasceranno andare via? Dovrai passare sul corpo di un sacco di gente."
"Non è mai stato un problema." Disse cinico.
"Smettila per favore. Non fingere, non con me. Almeno questo me lo devi." Disse Stefan mettendogli le mani sulle spalle.
"E' meglio così Stefan, può avere una vita normale." Disse Damon guardandolo negli occhi.
"Che vita è senza amore Damon? Tu dovresti saperlo bene tanto quanto me."
Damon lo fissò e poi distolse lo sguardo accennando un sorriso ironico. "Perchè sei sempre così maledettamente giusto?"
"Perchè tu sei maledettamente sbagliato...mamma e papà dovevano pareggiare i conti" disse Stefan prendendolo in giro.
"Da quando sei diventato simpatico?"
Stefan sorrise e abbracciò il fratello. Non lo facevano dal 1864.

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE.

 

Sono qui con il terzultimo capitolo! Allora prima di tutto lo sfogo di Elena non è tanto contro Bonnie, ma più che altro per la situazione in genere che si è creata. Ce l'ha con se stessa per aver permesso alle sue paure di allontanare Damon dalla sua vita e diciamo che sbotta contro Bonni davvero solo perchè ha bisogno di sfogarsi è un pò come se si guardasse allo specchio e si insultasse da sola. Poi altra cosa. Tenete a mente il discorso che Rick fa e quello che le ha detto sulle scale quando lei lo accusa di sapere dov'è Damon. Capirete tutto nel prossimo capitolo e scoprirete il discorso che hanno fatto Damon e Rick. Poi il matrimonio...c'è un BEL salto temporale tra la discussione di Elena tra tutti e la parte in cui c'è il matrimonio, se vi fate due conti ci arrivate ahahah comunque lo saprete nel prossimo capitolo. Altra cosa, Stefan. Non è che è tutto passato per lui. Assolutamente. E' solo che Damon è suo fratello e ama Elena e la rabbia è tanta, ma vedere le persone che ami soffrire ti rende un pò più ben disposto nei loro confronti, ma all'ultimo capitolo saprete Stefan che scelta farà, niente di allarmante, comunque vi spiegherò a tempo debito. Adoro la scena in cui Damon torna dal fronte e lui e Stef si abbracciano mi viene una stretta al cuore ogni volta che guardo quella scena, quindi ho voluto un pò riproporla. Infine devo chiedere scusa. Scusa a chi recensisce. Non ho più risposto alle recensioni del capitolo 13 e mi dispiace tantissimo. Ma ora rispondo a quelle del 14. Scusate ancora. Ora vorrei ringraziare tutti quelli che leggono siete adorabili nonostante non scriviate. Bene fatemi sapere ch vi sembra! Oh Miranda ovviamente è la figlia di Jenna e Rick se qualcuno non l'avesse capito ahahahahha ovviamente lo avete capito ma meglio sottolineare. Baci Ari.

dopo ave risposto alle recensioni aggiornerò la storia Nian per chi fosse interessato :)

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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo ***


L'ALBA

 

CAPITOLO SEDICI

 

Alaric prese per mano Elena e la portò al centro della pista, mentre Jenna era impegnata a ballare con Jeremy. "Come diavolo l'hai convinto? Damon odia questo genere di cose." Disse Elena a bruciapelo.
Rick sorrise. "Mi dispiace solo averci messo tanto."
Elena lo guardò interrogativa. "Che intendi?"
"Ricordi quando ti dissi che mi aveva chiamato qualche settimana dopo che se n'era andato?"
Certo che ricordava. Ricordava tutto. Il suo dolore era sempre lì, non se n'era mai andato. Alaric prese a raccontarle finalmente tutto.

"Pronto?" Rispose Alaric al telefono mentre apriva la sua auto.
"Dove sei?" Disse perentorio Damon al telefono.
"Damon?" Disse Alaric sorpreso.
"Ti ho fatto una domanda." Disse Damon alterato.
"Fai sul serio?"
"Rick non farmi pentire di questa chiamata, anzi non fare in modo che tu ti penta di questa chiamata."
Alaric sospirò. "Sono di fronte al grill, sto per andare a casa..."
"Sei solo?"
"Si."
"Dì ad Elena che mi dispiace."
"Mi dispiace." Disse lui continuando a guardare la ragazza negli occhi.
"Alza il tuo culo centenario e vieniglielo a dire tu!" Disse Alaric arrabbiato.
"Non posso."
"Che significa non posso? Damon hai idea di quello che le stai facendo passare?"
"Se è lontanamente simile a quello che sto passando io, si Rick, ne ho esattamente idea!" Disse Damon spazientito."Sono a New York, presto lascerò l'America."
"Perchè me lo stai dicendo? Potrei dirglielo."
"Non lo farai."
"Sei troppo sicuro di te."
"Me lo prometterai. Ricordi quando ti ho nascosto di voler uccidere Elijah quella sera a casa mia, quando poi ci hai pensato tu?"
Alaric assunse un'aria interrogativa. "Si..."
"Hai detto di essere mio amico. Quindi ora mi prometterai di non dirle niente."
Alaric rimase in silenzio per un pò. Poi acconsentì. "Va bene, te lo prometto. Ad una condizione" disse poi.
Damon sospirò. "Sentiamo."
"Ho bisogno che tu mi faccia da testimone quando sposerò Jenna."
"Rick, non lo farò mai."
"Si invece." Affermò Rick.
"Sei troppo sicuro di te."
"Per lo stesso motivo per cui io manterrò la mia promessa, tu manterrai la tua."
Damon sospirò dall'altro capo del telefono. "D'accordo. Rick...una promessa è una promessa."
Per Damon una promessa è una promessa.
"Hai la mia parola..." disse. "Damon..." lo richiamò.
"Che altro c'è!" Disse il vampiro.
"Una promessa è una promessa."

Ora Elena riuscì a capire finalmente il senso del discorso di Alaric. Allora non lo aveva capito. "Scusa se non ho potuto dirtelo prima."
"Non importa..." Disse Elena con gli occhi lucidi, mentre continuavano a muoversi al centro della pista.
"Sai il matrimonio doveva avvenire in poco tempo, io e Jenna ne stavamo già parlando." Disse poi guardandola. "Ma Miranda ha allungato un pò i tempi. Così mi sono ritrovato vittima della mia stessa strategia. Forse avrei dovuto dirtelo."
Elena scosse la testa e gli sorrise. "Non importa Rick. Grazie." Disse lei sorridendogli ancora.
"Posso ballare con mio marito?" Disse Jenna sorridente.
"Certo" rispose Elena allontanandosi.
"Dove scappi balla un pò con me." Disse Matt prendendo Elena per un braccio.
Elena sorrise e lo guardò sorpresa. "A cosa devo l'onore di questo ballo signor Donovan?" Disse lei prendendolo in giro.
"Oh bè, non potevo non ballare con la ragazza più bella del ricevimento."
"Mmm sei coraggioso a dire una cosa del genere, Caroline potrebbe sentirti e...mordere." Disse lei ironica.
"Come siamo diventati ironici." Disse lui ridendo. "Infatti ho detto ragazza, lei è un vampiro." Scherzò.
Elena sorrise. "Non sono l'unica ad essere ironica a quanto pare."

Caroline si avvicinò a passo spedito verso Stefan e Damon che si avvicinarono nuovamente al ricevimento.
"Andiamo ho voglia di ballare." Disse Caroline rivolgendosi a Damon. Il vampiro la guardò accigliato.
"Dov'è il tuo fidanzato?"
"Oh, non so." Disse lei sorridente.
"Cercalo allora" disse lui sorridendo fintamente.
"Damon." Disse lei categorica.
"Il mio fratellino qui è un ballerino migliore di me." Disse poi bevendo un pò del suo scotch.
"Damon, mi devi cinque minuti di ballo, ricordi?" Disse lei perentoria fissandolo negli occhi e incrociando le braccia al petto.
Damon colse l'allusione e lasciò il suo bicchiere sul tavolo. "D'accordo biondina, solo cinque minuti."
Caroline sorrise vittoriosa e lo trascinò sulla pista. "Allora, mister acidità, dove è stato di bello?"
"Dobbiamo necessariamente fare conversazione?" Disse lui.
"Sei sempre lo stesso eh?" Disse lei piccata.
"Ovviamente, Damon Salvatore, l'unico e il solo." Disse ghignando.
Caroline alzò gli occhi al cielo e sospirò. "Dio come sei egocentrico."
"Cinque minuti passano in fretta anche senza parlare." Disse lui guardandola.
Caroline gli fece una smorfia, poi finalmente scorse sulla pista Matt ed Elena. Il ragazzo si accorse della sua ragazza e lentamente fece in modo di avvicinarsi a loro.
"Grazie al cielo!" Esclamò Caroline.
"Che?" Disse Damon fissandola.
Caroline sorrise a Matt che si era avvicinato mentre ballava con Elena. Damon ed Elena erano praticamente l'uno alle spalle dell'altro.
"Non vi dispiacerà uno scambio, vero?" Disse Caroline interrompendo la danza di entrambe le coppie. "Damon è insopportabile, preferisco il mio ragazzo." Disse prendendo Matt per mano. "E poi è tradizione che damigella e testimone facciano almeno un ballo insieme."
"Barbie..." Sussurrò Damon stingendole un braccio.
"Sta zitto per una volta..." Sussurrò lei di rimando, allontanandosi con Matt.
"Matt Donovan! Chi è la ragazza più bella del ricevimento? Credo di aver sentito male." Disse Caroline gettandogli le braccia al collo.
"Ovviamente tu" disse lui sorridendo e scuotendo la testa.
"Così va meglio" disse Caroline baciandolo dolcemente.

Elena aveva lo sguardo basso mentre era ferma al centro della pista. Fece per andarsene, ma Damon la bloccò per un polso e l'avvicinò a sè. Prese una mano tra la sua e mise l'altra sulla schiena nuda di Elena a causa del vestito. La ragazza appena sentì la sua mano a contatto con la sua pelle, sentì un brivido attraversarle la schiena. Le faceva lo stesso identico effetto. Sembrava che tutto quel tempo non fosse passato. Elena alzò lo sguardo incontrò finalmente quegli occhi azzurri, che tanto aveva sognato nelle sue notti senza di lui. "E' passato un anno, due..."
"...mesi e ventitre giorni" proseguì lui. "Lo so..." Disse appoggiando la sua fronte su quella di lei.
"Andrai di nuovo via?" Chiese lei guardandolo negli occhi.
"Vuoi che vada via?" Le sussurrò lui accarezzandole la schiena liscia.
Elena socchiuse gli occhi a quel tocco. "Non voglio che tu vada via."
"Credo che resterò allora..." Disse lui accennando un sorriso.
Elena riaprì gli occhi. "Mi dispiace, avrei dovuto capire prima."
Damon le lasciò la mano e le spostò appena i capelli che le ricadevano mossi sul viso. "Mi dispiace di essere andato via."
"Non importa..." disse lei.
"Ti ho sempre amato Elena e continuerò a farlo per sempre."
Elena lo guardò e sorrise appena. "Ti amo anche io Damon."
Il vampiro le prese il mento con le dita e si avvicinò lentamente alle sue labbra baciandola dolcemente.

Elena si dimenticò velocemente di tutto e di tutti. Si dimenticò che fosse al matrimonio di sua zia, si dimenticò di dover fare tantissime cose. Voleva solo stare con lui. L'aveva trovato di nuovo e non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare. Si ritrovò in piedi nel bel mezzo della camera di Damon, che la baciava senza accennare a spostarsi su altra parte del suo corpo. Era avido delle sue labbra. Elena si sentiva completamente sommersa dal suo profumo, dal suo sapore, dal suo corpo. Gli era mancato come l'aria, e ora, come l'aria, ne aveva bisogno. Damon lentamente iniziò a spostare le sue labbra sulla guancia, poi sul collo e sulla sua spalla. Elena infilò la mano tra i suoi capelli aggrappandosi con l'altra alla sua camicia. Damon lentamente la avvicinò al letto, le sfilò il vestito e la fece stendere posizionandosi su di lei. Le spostò i capelli per poterle vedere meglio il viso. Elena gli sbottonò la camicia e lui se ne liberò velocemente. Il vampiro iniziò ad esplorare il suo corpo centimetro per centimetro, quasi a doverne riprendere confidenza. Elena faceva lo stesso con lui, ma Damon le lasciava raramente tenere il comando della situazione, lei lo sapeva, infatti lui tornò velocemente ad accarezzare il suo corpo. Elena lo lasciò fare, era completamente nelle sue mani. Damon le stuzzicò il seno facendola gemere. Lui sorrise, scendendo sempre più giù, e facendola impazzire letteralmente sotto il suo tocco. Elena si aggrappò a lui quando sentì le sue mani osare di più. Quando fu il momento giusto Damon entrò dentro di lei, potendola finalmente amare completamente.

Elena era avvolta tra le braccia di Damon che le lasciava dei baci qua e là sul collo e sulla spalla scoperta dal lenzuolo. "Mmm che ore sono?" Chiese lei ad occhi chiusi, mentre si lasciava coccolare dal vampiro.
"Non ne ho idea." Gli sussurrò lui all'orecchio mordicchiandole sensualmente il lobo.
Elena sorrise ancora ad occhi chiusi. "Siamo chiusi qui da un pezzo!" Disse poi lei, voltandosi verso di lui e sorridendogli.
"Pazienza..." disse lui continuando a guardarle il viso e accarezzandole una guancia. "Sicuramente avranno capito che fine abbiamo fatto." Disse lui sorridendole maliziosamente. Elena arrossì e gli diede un colpo sul petto. "Ancora arrossisci, sei adorabile." Disse lui prendendola in giro.
Lei gli fece una smorfia. "Me lo hai già detto." Disse appoggiando la testa sul suo petto.
"Comunque non sento più nessuno..." Disse poi lui accarezzandole il braccio nudo. Lei chiuse gli occhi crogiolandosi in quella carezza. "Dormi ora, sei stanca..."
"Non è vero." Disse lei ad occhi chiusi.
Lui sorrise. "Si invece, non fare la bambina." Elena sbuffò. "Avanti, so che non ne hai mai abbastanza, ma devi pur riposare." Disse lui malignamente.
Elena aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto sul letto, rossa in viso e gli assestò un colpo sul braccio. "Damon!" Lo rimproverò sentendosi piccata.
Lui la prese per i polsi e la trascinò su di sè. Elena cadde rovinosamente su di lui, a pochi centimetri dalla sua bocca. "Vedi? E' troppo semplice metterti in imbarazzo." Disse lui sorridendole.
Elena gli guardò le labbra. "In realtà sei tu che hai la dote di mettere tutti in imbarazzo." Gli soffiò lei baciandolo poi avidamente.
"Altro che prenderti in giro." Disse lui staccandosi da lei. "Mi sa che ho ragione."
"Idiota." Le disse Elena sorridendogli.
"A dormire signorina." Disse Damon facendola cadere sul letto e abbracciandola di nuovo. "Domani sarò ancora qui e potrà soddisfare tutte le sue voglie."
Elena alzò gli occhi al cielo e sospirò divertita. "Buona notte."
Damon sorrise e aspettò che Elena si addormentasse, poi le lasciò un bacio sulla fronte. "Buona notte principessa." Le sussurrò. Poi chiuse anche lui gli occhi e si lasciò cullare dalla notte.

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Innanzitutto scusate per il ritardo ma sono impegnatissima con gli esami universitari e quindi ho poco tempo. Comunque...questo è stato il penultimo capitolo. Dopo questo ci sarà la conclusione di questa storia..sono triste vi dico la verità. Però ho scritto un extra che pubblicherò dopo l'ultimo capitolo e volevo sapere se per voi dovrei pubblicarlo sempre all'interno della storia o come one-short. Credo che forse sia meglio dentro la storia visto che è solo un extra e non più di uno. Ora veniamo a noi. Vi avevo detto di tenere a mente il discorso di Rick quando parla ad Elena ed ecco perchè. Quel "mi dispiace" sulle scale era in realtà il "mi dispiace" di Damon e quando dice "una promessa è una promessa" usa le stesse parole di Damon. Ha cercato di dire ad Elena tutto quello che era successo in modo criptico, ma non poteva essere chiaro per via della doppia promessa. Lui manteneva il segreto e Damon tornava per il matrimonio. Diciamo che Alaric voleva incastrare Damon come lui aveva incastrato lui, ma diciamo che se in quel momento Rick sapeva che al massimo il matrimonio si sarebbe tenuto dopo qualche mese, diciamo che non sapeva che in realtà ci sarebbe stata Miranda che avrebbe ritardato il tutto almeno di altri nove mesi...in realtà di un anno...visto che la bambina ha tre mesi durante il matrimonio. Altra cosa. Damon sapeva quello che provava Elena. Si è arrabbiato e se ne è andato, ma nel momento in cui stava andandosene lo ha capito, ma ha proseguito per la sua strada pensando che comunque sarebbe stato meglio così. Lo dice anche a Stefan "può avere una vita normale". Ma diciamo che ho messo in bocca a Stefan nel capitolo precedente, una mia opinione "che vita è senza amore?" Non è vita a parer mio. Credo che la cosa che più mi spaventi è la possibilità di non essere amati, di non avere una persona accanto che ti supporti, che ti accetti così come sei, che ti faccia vivere. Forse è per questo che amo Damon così profondamente. Se notate sto cominciando a chiarirvi un pò tutta la storia, insomma come è nata...giusto per ricordarci che siamo agli sgoccioli ahahah. Bene mi pare che non ci sia altro da dire. Damon è sempre lo stesso dolce, ma irriverente. Elena testarda e sognatrice. Ma sono cambiati. Io credo comunque di avergli fatto fare un percorso...e credo che davvero perchè possano stare insieme anche nel telefilm, debbano un tantino smussare i loro caratteri. Insomma in realtà io non credo si possa cambiare...il mio cambiare è relativo...è solo un mostrare se stessi in un modo che non si sapeva di avere. Ed è quello che ho cercato di fare. Ok basta...altrimenti le note conclusive dell'ultimo capitolo saranno ripetitive. Ora rispondo alle recensioni e poi aggiorno la storia Nian e vorrei ringraziare quelle persone che mi stanno seguendo anche in quella avventura! Siete stupende <3 davvero. Ok alla prossima...cioè alla conclusione di questa avventura. Baci Ari <3

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Capitolo 17
*** Diciassettesimo Capitolo ***


L'ALBA

 

CAPITOLO DICIASSETTE

 

 

Elena si svegliò intorpidita sotto il lenzuolo bianco e ancora ad occhi chiusi tastò il letto accanto a sè, ma il materasso era vuoto e fresco, segno che Damon si era già alzato da un pezzo. Elena perse un battito e un pò spaventata aprì gli occhi. Poi vide sul cuscino accanto al suo una rosa di un rosso così scuro da avvicinarsi quasi al nero. Accanto c'era un bigliettino.

Torno tra poco, non muoverti.
Damon.

Essenziale e conciso come suo solito. Elena sorrise, poi si accorse che c'era un vassoio con delle cose da mangiare e un altro bigliettino.

Dimenticavo...mangia qualcosa, sei davvero sciupata.

Scosse la testa e fece una smorfia. Prese un chicco d'uva e lo mangiò. Poi si alzò, si avvolse nel lenzuolo e aprì la finestra della piccola terrazza in camera di Damon e uscì, l'aria era più fresca, l'autunno era alle porte. Si strinse nelle spalle passandosi le mani sulle braccia nude. Poi sentì due ampie braccia avvolgerla e socchiuse gli occhi. Damon l'avvolse completamente baciandole la spalla scoperta dal lenzuolo,
"Fa freddo..." disse. "E poi non mi sembra un abbigliamento consono per uscire..." gli sussurrò all'orecchio lasciandole qualche bacio sul collo, le braccia e le spalle.
Elena sorrise e ancora ad occhi chiusi appoggiò la sua schiena sul suo petto. "Abiti in mezzo al nulla, chi vuoi che mi veda." Disse lei ironica.
"Non hai mangiato nulla."
Elena aprì gli occhi e sorrise. "Mi sono appena svegliata" ribatté lei. Poi si voltò verso di lui buttandogli le braccia al collo baciandolo finalmente.
Damon sorrise fra le sue labbra accarezzandole la schiena. Poi la scrutò. "Rientriamo prima che questo coso ti cada di dosso." Il vampiro la trascinò dentro, per poi tornarla a baciare impetuosamente. "Ora possiamo anche toglierlo."
Elena gli morse il labbro inferiore. "Scordatelo...devo mangiare."
"Che fai mordi?" Disse lui guardandola ironico.
Elena gli fece una smorfia sorridendo e si diresse verso il letto. Si posizionò al centro e prese a fare colazione. Lui la seguì e si sedette con le spalle contro la testata. La ragazza avvicinò le cose da mangiare e poi si posizionò tra le gambe di lui e appoggiò la schiena sul suo petto. Damon la circondò tra le sue braccia.
"Dove sei stato?"
Chiese poi lei mangiando qualcosa che le aveva porto Damon.
"Dovevo nutrirmi..."
Elena scosse la testa. "No...intendo durante quest'anno."
Damon sospirò. "In giro..."
Elena girò la testa per poterlo vedere. Era così serena da far capitolare anche il più insensibile degli esseri. Damon le accarezzò il viso. "Un pò dovunque...in realtà ero sempre qui con te." Gli disse.
Elena gli sorrise dolcemente. "Mi sei mancato terribilmente." Disse lei persa nei suoi occhi.
"Mi dispiace" gli disse Damon passandole l'indice sulle labbra. "Non volevo ferirti."
Elena scosse la testa. "Lo so. Ti ho ferito anche io, dovevo capire prima di amarti, ci saremmo risparmiati un sacco di cose."
"Non importa Elena, ognuno ha bisogno dei suoi tempi."
Elena gli sorrise. "Chi sei tu? Che ne hai fatto del mio Damon?"
"E' sempre qui, tranquilla, goditi il momento di dolcezza, non ricapiterà per un bel pò."
Elena rise e sprofondò di nuovo fra le sue braccia.
"Il ballo per l'elezione della reginetta di Mystic Fall's."
"Cosa?" Chiese Elena interrogativa accarezzandogli un braccio senza guardarlo.
"Credo di essermi accorto allora di essermi innamorato di te."
Elena sorrise socchiudendo gli occhi. Damon le lasciò un bacio tra i capelli.
"Oh rivoglio il mio braccialetto..." disse poi lei.
Lui sorrise e si mise una mano nella tasca dei pantaloni che indossava. Tirò fuori il bracciale e glielo mise. Elena si guardò il polso soddisfatta. "Ora va molto meglio!"
"Io direi che potrebbe andare meglio." Disse lui baciandole il collo.
Elena sorrise. "Damon..." gli disse con fare di rimprovero.
Damon sospirò. "Che c'è!" Esclamò lui.
"Dovrei tipo farmi vedere perfettamente sana e salva da un paio di persone!"
Damon alzò un sopracciglio in segno di disappunto per la frase. Elena si accorse della sua reazione e scosse la testa divertita. "E' un modo di dire!"
"Mmm diciamo che questi modi di dire dovresti cancellarli dal tuo vocabolario" disse lui sorridendo ironico.
"Non fare il permaloso."
"Non lo sono."
"Si che lo sei."
"Non è vero."
"Damon!"
"Elena."
La ragazza sorrise e lo attirò su di se tirandolo per la maglietta. "Sei insopportabile." Disse prima che lui la baciasse. "E sei anche eccessivamente vestito." Aggiunse sfilandogli la maglia.
Damon tornò a baciarla avidamente, Elena lo lasciò fare rispondendo adeguatamente e cercando di avvicinarlo ancora più a sè. Il vampiro si staccò appena. "Sei mia prigioniera in questa casa per qualche giorno, sarà meglio che se ne facciano una ragione." Gli soffiò.
Elena riaprì gli occhi e li incatenò ai suoi azzurri. "Mi mollerai fra qualche giorno?"
"Certo che no, ma sarò così buono da concederti qualche ora di libertà."
"Oh ma grazie, com'è gentile." Disse lei ironica.
"Potrei sempre cambiare idea." Aggiunse poi lui catturando nuovamente le sue labbra.
Elena sorrise tra un bacio e l'altro. "Credo che non ci saranno comunque lamentele in quel caso." Disse poi buttandogli le braccia al collo.

Elena era seduta al centro del letto che giocava con Miranda.
"Tesoro hai visto i miei orecchini di perle?"
"No, la mia camicia blu?"
"In valigia."
"Come in valigia!"
"Hai detto la blu in valigia, la grigia da indossare."
"Veramente avevo detto la grigia in valigia, la blu da indossare."
Elena alzò gli occhi al cielo. "Dio la smettete? E' la stessa cosa! Vostra figlia vi guarda allibita. Credo che starà benissimo con me, vero tesoro? I tuoi genitori sono pazzi!"
"Ehi! Non inculcare queste cose alla bambina!"
Elena rise. "Oh avanti Rick, passerà anche lei il momento odio i miei genitori."
Alaric la guardò truce. "Ma siamo sicuri di volerla lasciare qui?"
Jenna rise. "Rick, ti sta solo prendendo in giro."
"Elena?" La ragazza lo sentì chiamarla dal piano di sotto.
"Sono di sopra!"
"Finisco di truccarmi! Comincia a mettere la roba in auto." Disse Jenna.
Alaric prese le valige per scenderle.
"Rick." Salutò Damon che si presentò davanti alla porta della camera.
"Damon." Rispose lui.
"Sicuri che non volete che vi accompagni in aeroporto no?"
"No non preoccuparti. Inizio a scendere questa roba." Disse Alaric dileguandosi in fretta.
"Ehi!" Disse Damon sorridendo ad Elena. "Sei sparita stamattina."
"Sapevi che venivo qui presto." Rispose lei. "Non volevo disturbarti."
Damon le si avvicinò e si sedette accanto a lei sul letto e la baciò. "Buongiorno."
Elena sorrise. "Buongiorno." Rispose. Poi si voltò verso Miranda che osservava Damon rapita. "Tra qualche anno dovrò iniziare a preoccuparmi di questa fanciulla." Disse Elena accarezzandole la testa. Elena sbuffò. "E tu nemmeno la degni di importanza. Damon!" Lo rimproverò.
"Che c'è?" Disse lui incurante.
"Mi stai fissando, ancora..."
"Ti sto controllando."
Elena alzò gli occhi al cielo.
"Potresti evitare la coda."
Elena rise dandogli una leggera spinta. "Ancora con questa storia?" Disse lei scuotendo la testa. "Non si vede nulla." Gli sussurrò lei. Damon aprì bocca per replicare ma lo zittì. "Smettila di sentirti colpevole, sono tre mesi che facciamo la stessa discussione."
"Magari ti faccio cambiare idea..."
Elena sbuffò. "Damon, ti ho chiesto io di..." si bloccò sentendo un rumore, poi ritornò a guardare il vampiro. "Ti ho chiesto io di mordermi e di iniziare questa cosa dello scambio di sangue." Gli disse sottovoce. "Quindi smettila con i sensi di colpa, non sono una bambolina di cristallo."
"E' solo che non voglio che gli altri..."
"Da quando ti interessa il loro giudizio?"
"Interessa a te. Se interessa a te, interessa a me." Rispose lui.
"Prima di tutto non mi interessa, poi non lo sapranno, insomma...non sono affari loro! Io sono felice così, mi sento completa, siamo una cosa sola, il giudizio degli altri non mi interessa. Io sono felice, loro sono felici perchè io sono felice, tutto è perfetto."
Damon la guardò non molto convinto. Elena gli sorrise. "Anzi, tutto è perfettamente imperfetto, non potrei chiedere di meglio." Disse poi avvicinandosi a lui e sfiorandogli le labbra. Damon sorrise appena e la baciò in modo più approfondito.
"Ragazzi! La bambina!" Disse Rick seccato.
Damon ghignò ed Elena sorrise guardando Alaric. "Era solo un bacio!" Si lamentò lei.
"Ha solo due anni! Continuo a non essere certo di volervi lasciare la bambina..."
"La lasciate ad Elena, non certo a me" disse Damon guardandolo.
Miranda rise. "Papà!" Urlò ad Alaric. L'uomo si avvicinò, la prese in braccio e la coccolò un pò.
"Andiamo?" Disse Jenna sbaciucchiandosi la bambina.
"Oh avanti sparite da qui! Volete o no farvi questo viaggio di nozze in ritardo?" Disse Elena prendendo la bambina e mettendola sul grande letto. "Vi accompagno di sotto." Disse la ragazza. Poi si girò verso Damon. "Posso lasciartela si?"
"Cosa?" Chiese Damon interrogativo.
"Miranda."
"Non la porti con te?"
"Devo solo scendere un momento! Devi solo stare attento che resti lì e possibilmente non cada dal letto. Torno subito."
"Elena..." Disse lui scocciato.
La ragazza uscì e Miranda si voltò verso Damon e le si illuminarono gli occhi. "Dada!" Urlò lei.
Damon le sorrise e si avvicinò. "Siamo proprio bravi a prenderli in giro vero principessa?" Disse lui sorridendo. Poi le posò un bacio sulla testa. "Mi sa che dovremo dire ad Elena che ci siamo simpatici visto che starai con noi a casa Salvatore per un pò."
Miranda gli sorrise entusiasta.
"Oh avanti, so che sei lì, vieni fuori."
Elena rientrò nella stanza guardandolo con un misto di divertimento e rimprovero.
"Era troppo presa, dicevo che c'era qualcosa sotto."
Damon alzò gli occhi al cielo. "Vi abbiamo mentito per due anni non è male." Disse poi ridendo.
"Sei..."
"Odioso, lo so!" Ironizzò lui. "Ah, ha chiamato Stefan stamattina."
"Dov'è?" Chiese Elena sedendosi accanto a lui sul letto.
"A Firenze, in una nostra vecchia villa."
"Voglio andarci!" Disse Elena guardandolo.
Damon sorrise. "Scordatelo."
"Oh avanti, possiamo andare quando Jenna e Rick torneranno dal loro viaggio!"
"Non esiste." Disse lui risoluto.
Elena lo guardò irritata.
"Sono odioso, si lo so. Smettila di fare la bambina, ce n'è già una."
"Ah ah, divertente." Disse lei avvicinandosi. "Troverò il modo di convincerti." Disse maliziosamente sfiorandogli le labbra.
"Non ci contare troppo..."
Elena appoggiò le sue labbra su quelle di lui, ma non fece in tempo ad approfondire il bacio che Miranda richiamò l'attenzione dei due.
"Mmm che due settimane intense che ci aspettano." Disse Elena guardando la bambina.
"E' solo gelosa, vero piccola?" Disse Damon sorridendo illegalmente alla bambina.
Elena alzò gli occhi al cielo sorridendo e prese Miranda in braccio. "Andiamo a casa."

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Siamo alla fine! Ebbene si. Allora la prima parte è ovviamente collegata alla fine del precedente capitolo, mentre l'altra facciamo un salto temporale di due anni. Insomma non c'è niente di importante a parte due cose: lo scambio di sangue e Stefan. Sono entrambi accenni, ma sono quelli la cosa centrale. Lo scambio di sangue sarà l'argomento dell'unico extra che pubblicherò. Per quanto riguarda Stef, l'ho fatto allontanare dalla città. Insomma io non resterei in città non ce la farei. Ma comunque mantiene i contatti voglio dire, i minimi indispensabili...insomma Stef e Damon sono fratelli! Bene io non so che dire se non grazie mille! Insomma grazie tantissimo per il sostegno e per il seguito e per le recensioni e per tutto...credo farò un saluto un pò più lungo dopo l'extra però davvero non so che dire. Attraverso questa storia ho cercato di mostrare un pò come io vedo Damon ed Elena e spero si sia visto perchè li amo tanto e spero davvero che possa esserci un lieto fine per loro nel telefilm e soprattutto per Damon...bene Baci ci vediamo nell'extra Ari.

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Capitolo 18
*** Sweet Blood ***


                                                                                 Sweet Blood

 

Elena si sistemò i capelli da un lato sbuffando. Intanto si guardava allo specchio e cercava di sistemare quel maledetto vestito. Sbuffò di nuovo.
"Qualcuno è nervoso stasera." Disse Damon uscendo dal bagno abbottonandosi la camicia.
"Non sono nervosa per niente." Lo rimbeccò lei tirando il vestito giù, poi risistemandolo su, infine incrociò le braccia al petto e sbuffò di nuovo. "Al diavolo!"
Damon si avvicinò ammiccante e l'abbracciò da dietro guardandola attraverso il riflesso dello specchio.
"Prima di tutto smettila di sbuffare, secondo smetti di sgualcire il vestito perchè ti sta benissimo, terzo se vuoi saltare la festa sono perfettamente d'accordo con te." Disse, poi le si avvicinò all'orecchio. "Avrei in mente altri modi per passare la serata." Gli sussurrò malizioso. Elena si fece scappare finalmente un sorriso.
"E' il compleanno di Miranda, non possiamo saltarlo."
Damon si lamentò vistosamente e poi le baciò il collo.
"Smettila, non cambio idea." Disse sorridendo e sciogliendo l'abbraccio.
"Almeno ti sei rilassata." Gli fece notare lui.
"Vero, ma non ti illudere, non avrai niente stasera in cambio." Disse Elena scoccandogli uno sguardo di sfida.
Damon sbuffò. "Ancora?"
Elena gli si avvicinò sistemandogli la camicia e lo guardò seria. "Si, ancora."
Damon le prese le mani. "Ele, non lo farò è inutile che vai avanti, puoi tenermi...in astinenza quanto vuoi."
Elena gli fece una smorfia. "Bene, allora non ci saranno problemi, due, tre settimane, quattro, un paio di mesi, non ti arrenderai..." disse avvicinandosi di più a lui.
Damon alzò un sopraciglio e deglutì. "Non sono un problema per te, perchè dovrebbero esserlo per me?"
Elena sorrise maligna. "Perchè vampiri o umani, voi uomini siete tutti uguali, un pò di astinenza e soffrite come non mai." Poi gli mise le braccia al collo e lo baciò.
Damon ruppe il contatto poco dopo scrutandola. "Sai che so essere caparbio."
"Tu sei testardo, io sono caparbia." Gli rispose lei.
Damon alzò gli occhi al cielo e si allontanò. "Andiamo, siamo già in ritardo."

Elena durante la serata provocò il fidanzato in tutti i modi possibili. Appena erano soli o un pò distanti dagli altri, faceva la provocante o lo baciava in modo decisamente poco innocente. Damon rischiava letteralmente di impazzire. Non facevano l'amore da due settimane e lui sembrava essere l'unico a risentire di quella situazione. A lei sembrava non pesare affatto. Io sono il testardo, perchè lei cos'è? Damon iniziò a bare uno scotch dietro l'altro. Elena gli si avvicinò. "Ehi, non bere così tanto...qualcosa non va?" Disse lei innocente. Damon le riservò un sorriso freddo. "Assolutamente no."
Elena rise e si allontanò dopo avergli lasciato un bacio sulle labbra alcoliche.
Tornati a casa lei si adagiò sul letto strisciando accanto a lui.
"Buonanotte" disse lui secco girandosi dall'altra parte e spegnendo la luce.
Elena lo guardò seccata. "Damon!"
"Che c'è?" Disse lui incurante.
Lei riaccese la luce e si mise a sedere imbronciata. "Avanti smettiamola."
"Quando vuoi dolcezza." Disse lui sedendosi appoggiando la schiena alla spalliera del letto.
Elena lo guardò irritata. "Davvero sei irritante! Se te l'ho chiesto un motivo ci sarà."
"Non mi importa." Disse lui risoluto.
Elena sbuffò e si sedette su di lui baciandolo avidamente. Damon la prese per i fianchi e l'avvicinò ancora di più, poi insinuò le mani sotto il top sfiorandogli il seno. Elena gemette rumorosamente. Damon ghignò. Mi sa che la situazione non pesa solo a me. Pensò. Decise di approfittarne. Le tolse rapidamente il top e cominciò a stuzzicarle il seno. Elena infilò le mani tra i suoi capelli mordendosi il labbro inferiore per non emettere nessun suono. Doveva essere forte e staccarsi. Era un piano perfetto, doveva solo staccarsi e resistere. Facile a dirsi...difficile è attenersi al piano, quando il tuo ragazzo è un vampiro estremamente sexy anche quando dorme e che è in grado di farti andare fuori di testa con una semplice carezza. Rapidamente Elena si ritrovò distesa sul letto con Damon, sopra di lei, che la viziava con baci bollenti ovunque. Elena cercò di protestare per allontanarlo, ma ogni suono che usciva dalla sua bocca somigliava sempre più ad un gemito di piacere che ad un lamento. Decisamente due settimane erano troppe. Elena pensò che se per lei quelle settimane erano state un incubo, figurarsi per lui. Cercò di sfruttare la cosa, non opponendosi a lui, ma assecondandolo. Così iniziò a far scorrere lentamente le mani lungo il petto, fino ad arrivare alla base dei boxer. Damon gemette, le bloccò la mano e lei non riuscì a trattenere un sorriso. "Non ridere...piuttosto arrenditi." Gli soffiò lui.
"Non ci penso proprio." Disse lei allacciando le gambe alla vita di lui e avvicinando i loro bacini.
Damon socchiuse gli occhi. "Elena non...torturarmi così... potrei fartela pagare cara." Disse con voce roca.
"Mmm a me pare che l'unico a cedere qui sia tu." Disse lei vittoriosa.
Damon sospirò e cercò di riprendere il controllo iniziando a passare lentamente le sue mani sul corpo di Elena indugiando di più in quelle più sensibili. Elena deglutì a vuoto chiudendo gli occhi. "Damon..." disse con voce rotta.
"Hai iniziato tu..." Gli rispose lui avvicinandosi al suo orecchio.
"Ti prego..."
"No."
Elena aprì gli occhi e lo guardò. Aveva troppa voglia di lui, ma voleva fare quel passo a tutti i costi.
"Non guardarmi così." Disse lui.
"Perchè non capisci?"
Damon sospirò allontanando le sue mani da lei e si mise a sedere sul letto. Elena rimase sdraiata supina e sbuffò.
"No, non capisco Elena, davvero...aiutami tu perchè io non...non vedo il motivo per fare una cosa del genere."
Elena si mise a sedere di fronte a lui coprendosi con il lenzuolo ormai sgualcito.
"Damon..." disse incerta. "Io...io vorrei solo...solo poterti amare ed essere amata."
Damon la guardò stranito. "Bè è quello che sto facendo...io ti amo Elena, in ogni cosa che faccio...o che non facciamo più."
Elena sorrise alla battuta. "Vedi? E' proprio questo...tu mi ami, ma mi stai amando a modo mio. Vorrei che potessi amarmi anche a modo tuo."  Disse avvicinandosi, poi gli prese il viso tra le sue piccole mani e incatenò i suoi occhi scuri ai meravigliosi occhi azzurri di lui.
"Potrei farti del male." Stava cedendo.
"Non lo farai" disse lei sicura guardandolo negli occhi. "Se lo farai lo saprai." Disse poi lei vedendo lui sempre meno convinto.
"Non me ne accorgerò..." disse lui serio.
Elena non aveva intenzione di cedere. "Damon io mi fido di te e voglio farlo."  Disse risoluta.
"Sai che non è necessario."  Disse lui fissandola e accarezzandole il viso. "E' una cosa in più, pericolosa e senza  senso."
Elena gli si avvicinò e lo baciò dolcemente."Non è pericolosa perchè non mi faresti mai del male...e non dire che potresti, perchè non è così, ed ha senso! Ha senso per noi, ha senso per te e ha senso anche per me. Voglio essere tua anche così."  Damon la osservò attentamente era davvero decisa. Non era più la ragazza che aveva conosciuto un pomeriggio a casa Salvatore spaventandola a morte. Non era più la ragazza di diciotto anni che si era presentata a casa sua terrorizzata dai suoi  stessi  sentimenti, che aveva paura di cambiare, di andare avanti e di amarlo. Non era più la ragazza con cui quello stesso pomeriggio aveva fatto l'amore dopo tanto tempo. Erano passati tre anni, uno lontano da lei, due insieme liberi di amarsi come meglio credevano. Ormai era una donna forte e decisa, sapeva quello che voleva ed era pronta a prenderselo, senza mille dubbi o mille elucubrazioni. Paradossalmente lei era diventata tanto istintiva quanto Damon era diventato razionale e riflessivo. Spesso lei lo prendeva in giro. Nei momenti in cui lei si lasciava più andare lui diventava serio e posato. Lui gli rispondeva dicendo che l'equilibrio doveva mantenersi tale, poi però in poco tempo le cose tornavano normali lei razionale e lui passionale. QQqdcQuesto era uno di quei momenti in cui lei sembrava più istintiva di lui. Due settimane prima gli aveva chiesto di morderla mentre facevano l'amore, ovviamente Damon l'aveva ignorata  bellamente e si spaventò non poco non appena lei glielo richiese dopo. Passarono la notte a discutere. Damon da una parte le elencava spavaldo tutte le cose poco felici che poteva portare quella scelta, prima fra tutte il suo dissanguamento se non si fosse controllato, lei dall'altra testarda continuava imperterrita a mantenere salda la sua posizione. Da lì l'astinenza dal rapporto fisico. Elena era ferma sulla sua posizione, affermando che lo avrebbe tenuto in astinenza fin quando non si fosse deciso a fare ciò che le aveva chiesto. In realtà voleva solo capisse perchè per lei era così importante. Tre anni prima non le sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere, ma le cose erano cambiate, lei era cambiata e voleva donargli se stessa. Se per un essere umano, il donarsi fisicamente significava fare un certo passo in avanti nella relazione, Elena era certa che per un vampiro lo scambio di sangue fosse l'equivalente.
Damon l'attirò vicino a sè  scrutandola e poi la baciò accarezzandole la schiena. "Giura che farai qualsiasi cosa se ti farò del male."  Disse staccandosi e appoggiando la fronte contro la sua .Elena gli sorrise e cercò nuovamente le sue labbra. Lui si ritrasse. "Qualunque, Elena..." disse risoluto. Lei lo guardò negli occhi seria. "Qualunque." Ripeté lei in segno d'assenso. "Te lo prometto."
Damon si sentì più rincuorato da quella promessa e finalmente tornò a baciarla e a continuare da dove si erano fermati. Lentamente tornarono a cercarsi, ad assaporarsi, a torturasi piacevolmente. Elena era al limite e voleva finalmente sentirlo dentro di sè, così come sempre lo cercò e lui non tardò a capire. Entrò dolcemente dentro di lei iniziandosi a muovere lentamente. La ragazza accompagnava i suoi movimenti gemendo di piacere. Damon le accarezzò il viso e poi le baciò delicatamente il collo quasi a cercare nuovamente il suo permesso. Elena reclinò la testa per dargli più spazio. Era agitata, era un pò come quando fai l'amore per la prima volta, ti senti pronto, ma inevitabilmente poi diventi teso ed agitato.
"Rilassati amore mio o ti farò del male." Gli sussurrò lui muovendosi un pò più forte per distrarla. La ragazza ansimò infilando la mano tra i suoi capelli corvini. Poi respirò a fondo lasciandosi andare. Damon si preparò e passò due dita sul suo collo, poi avvicinò le labbra ad un punto, le posò lasciandoci un bacio e infine affondò delicatamente i canini assaporando lentamente il suo sangue .Elena si sentì attraversare da una scossa. Sentì la puntura, ma cercò di rilassarsi il più possibile, Damon in tutte quelle discussioni le aveva sempre detto che, se ci si oppone anche senza volerlo, la cosa diventa un incubo, mentre se ci si da consenzienti lui sapeva come rendere la cosa piacevole. Elena respirò a fondo e si lasciò trasportare da quel calore che sentiva passare da lei a lui, sentiva la sua vita nutrire quella di lui, sentiva la sua anima unirsi alla sua. Era una sensazione strana era come se fosse cullata dal vento fresco del tramonto in pieno Luglio, come se la stesse deliziando di baci e carezze, non sentiva più niente, era totalmente rilassata e in preda al piacere che gli procurava lui, incentivato da quello fisico dovuto al fatto che lui continuava a muoversi dentro di lei. Sapeva controllarsi perfettamente. In quel momento Elena lo capì davvero. Capì che Damon non aveva paura di non sapersi controllare, aveva solo paura che lei si spaventasse e che rendesse la cosa dolorosa, incrinando così il loro equilibrio. Lui non voleva mostrargli troppo quella parte di sè, l'umanità che era in lui si era sempre rifiutata di accettare il vampiro che era diventato, non voleva farle convivere. Così precedentemente aveva deciso di sopprimere la parte umana, ora con lei stava sopprimendo il mostro che era in lui. Elena voleva fargli capire che le cose, le sue due nature, potevano convivere e non doveva nascondere la sua natura da vampiro nel timore di spaventarla, per questo era stata così ferma nella sua decisione.
Damon si staccò lentamente e passò la lingua sulle due punture eliminando il sangue residuo. Elena continuava ad assecondare i suoi movimenti, finché finalmente entrambi raggiunsero il loro piacere. Il vampiro la baciò dolcemente e appoggiò la sua fronte a quella della ragazza. Elena aveva ancora gli occhi socchiusi e il fiato corto, poi accennò ad un sorriso segno che stesse bene. Poi aprì gli occhi e si avvicinò di nuovo alle sue labbra. Poi gli passò l'indice vicino all'angolo della bocca ancora sporco di sangue. "Damon..." sospirò lei. Lui portò il polso alla bocca e si morse e con l'altra mano le accarezzò il viso. Lei gli prese il polso e lo portò alla bocca bevendo il suo sangue dolcemente chiudendo gli occhi. Damon socchiuse i suoi sospirando, mentre i segni sul collo della ragazza sparivano velocemente. Elena non accennava a staccarsi e Damon sorrise appena."Ehi, basta così signorina." Gli disse allontanando il polso. Elena si lamentò appena, poi lo sentì sorridere, aprì gli occhi e si posò la mano sulla bocca imbarazzata. Damon scosse la testa sorridendo, la baciò, si stese su un fianco accanto a lei sorreggendosi su un gomito e la osservò rapito. Poi le accarezzò il viso, il collo, il braccio. Elena socchiuse gli occhi serena. "Era dolce, aveva il sapore del sangue, ma era dolce." Disse lei appena. Damon le si avvicinò ancora di più lasciandole piccoli baci sul viso. "Sono un predatore, tutto in me deve piacerti." Gli sussurrò lui. Elena fece una smorfia. "Allora devono aver sbagliato qualcosa con te!" Esclamò lei divertita. Damon l'attirò su di sè. "Ah è così eh?" Disse lui piccato. Elena si lasciò trascinare su di lui e rise.
"Mmh" annuì lei avvicinandosi e sfiorandogli le labbra. Damon si tirò indietro.
"Bugiarda." Disse lui.
Elena si morse il labbro inferiore e sorrise maliziosa. "Hai ragione..." sussurrò lei catturando le sue labbra e approfondendo il bacio. Poi si staccò e appoggiò la testa sul petto di lui lasciandogli un bacio. Damon le accarezzò i capelli. Entrambi si addormentarono felici e appagati.

 

SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Allora scusate il brutto ritardo...però essendo un extra spero perdonerete ahahah...allora va collocato prima del pezzettino finale dell'ultimo capitolo in cui Jenna e Rick partono per il loro viaggio...Miranda compie due anni, quindi diciamo che si colloca due anni dopo il ritorno di Damon e l'ufficializzazione della coppia. Io credo che lo scambio di sangue sia una cosa che debba essere affrontata...insomma diciamo che mi sono ispirata al libro...credo che sarebbe bello inserirla anche nel telefilm, ma alla fine di tutto...insomma se Elena sceglierà mai uno de due, credo che tutto il MONDO vampiresco debba essere preso in considerazione ecco...credo che sia d'obbligo...non può stare con un vampiro e restare umana o non arrivare almeno a una cosa del genere...bene io faccio i ringraziamenti finali...GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO SEGUITO, LETTO IN SILENZIO MA SOPRATTUTTO RECENSITO...GRAZIE GRAZIE GRAZIE...che dire...speriamo in una terza stagione tutta per noi...perche DELENA può davvero significare AMORE...per me lo è...basta crederci...io ci credo. Un bacio alla prossima Ari.

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