Pirati dei Caraibi: Il Tesoro dei Sette Mari

di Kengha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vecchie conoscenze ***
Capitolo 2: *** Sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi? ***
Capitolo 3: *** Lei è sempre il Primo Ufficiale! ***
Capitolo 4: *** La Cena di Riconciliazione ***
Capitolo 5: *** Divergenze a bordo ***
Capitolo 6: *** Commodoro Robert Maynard ***
Capitolo 7: *** Una proposta ***
Capitolo 8: *** I patti ***
Capitolo 9: *** La gola di Shango ***
Capitolo 10: *** Una sosta inaspettata ***
Capitolo 11: *** Di bevute attorno al fuoco e balli sensuali ***
Capitolo 12: *** La nuova tempesta ***
Capitolo 13: *** Quello che non ti ho mai detto ***
Capitolo 14: *** L'ombra del passato ***
Capitolo 15: *** La corrente di Yemaja ***
Capitolo 16: *** Calico Jack ***
Capitolo 17: *** Anne Bonny e Mary Read ***
Capitolo 18: *** Passato ***
Capitolo 19: *** Il tempio di Papa Legba ***
Capitolo 20: *** Distanza ***
Capitolo 21: *** Il contenuto del forziere ***
Capitolo 22: *** Il segreto di Morgan ***
Capitolo 23: *** Addii ***
Capitolo 24: *** Libertà ***



Capitolo 1
*** Vecchie conoscenze ***


I. VECCHIE CONOSCENZE

Il mare era calmo e il sole splendeva alto nel cielo, illuminando il paradiso di ogni pirata che si rispetti: Tortuga.
Oggi, quella piccola isoletta era più caotica del solito e il suo straordinario movimento portava un nome altrettanto straordinario…
-Io ti ammazzo Jack Sparrow!- sbraitò un uomo barbuto e robusto tentando di assestare l’ennesimo colpo al collega pirata.
-Avete omesso un “capitano”, mi pare…- sottolineò Jack, offeso dal fatto che nessuno lo chiamasse mai capitano. Consapevole che nessuno lo considerasse tale.
-Capitano o non capitano tu hai un debito con me e non ti permetterò di farla franca! Sono già quindici anni che mi sfuggi! Quindici anni!-
-Beh…ho avuto dei problemi in questi quindici anni: l’isola deserta, Davy Jones, Barbaner…- non riuscì a terminare l’elenco che dovette spostarsi altrimenti ci avrebbe rimesso la testa.
La lama affilata della spada mancò totalmente l’obbiettivo e la potenza messa dall’uomo barbuto era tale che andò ad infilzare una botte di rum trapassandola da parte a parte.
Jack sorrise –Hai bisogno di un oculista, amico!- lo schernì.
Quello anche sorrise e poi, facendo ricorso a tutti i suoi muscoli, lanciò contro Jack spada e botte. Questa volta colpendolo in pieno.
Il capitano andò a schiantarsi contro un carretto di legno poco distante e l’uomo lo prese per la giacca e lo sollevò di peso, fissandolo dritto negli occhi con quanto più odio possibile.
Jack sforzò un lieve sorrisino.
-Qualcosa da dire, prima che ti spacchi la faccia e i denti e ti cancelli per sempre quel sorriso idiota?-
-Sì….- rispose serio Jack per poi fare una breve pausa e concludere –Visto che vai dall’oculista vai anche dal dentista e fatti dare qualcosa per l’alito- dopo di che diede un calcio alle parti intime del suo aggressore ed iniziò a scappare correndo a mani all’aria per tutta Tortuga inseguito dal barbuto.
-Oh porca paletta! Ritorno qui dopo mesi ed ecco che bel “benvenuto!”- Jack sentì uno sparo e una cassa davanti a lui spaccarsi dopo essere stata colpita in pieno dal proiettile di una pistola.
Si voltò e dietro di lui, assieme al ciccione, altri uomini (probabilmente tutte persone a cui doveva parecchi soldi a giudicare da quanto erano arrabbiati), lo inseguivano…più di qualcuno tentando di colpirlo con le armi da fuoco.
-Fantastico! Ci mancavano le pistole!- l’audace Capitano saltò su delle casse che usò a mò di scala per raggiungere un’insegna attaccata poco distante. Con un salto vi si attaccò e facendo un mezzo giro alla rovescia, attaccato lì, riuscì infine a raggiungere il tetto di una locanda. Come se niente fosse si pulì i vestiti, un po’ impolverati dopo la gran fuga e raccolse il cappello che era su una tegola poco distante.
Diede una spolveratina anche a quello e se lo rimise in modo più delicato possibile in capo. Sotto di lui gli inseguitori lo fissavano un misto fra lo stupiti e lo sconcertati (il tutto con un pizzico di arrabbiatura e vedete che bella torta esce fuori!)
Jack mise poi le mani alla cintola per estrarre la sua spada ma si accorse di averla perso durante la fuga. Come se nulla fosse alzò una mano e recitò con aria solenne:
-Signori, ricorderete questo come il giorno in cui avete quasi catturato…- un sparo che fu costretto ad evitare improvvisamente gli fece perdere l’equilibrio e lo fece cadere per terra, dall’altro lato della locanda.
-…capitan Jack Sparrow…- disse dolorante con la faccia spiaccicata a terra.
Sentì lo stivale di qualcuno toccargli un po’ il viso, come per accertarsi che fosse vivo o morto.
Come se punto da uno spillo, Jack balzò in piedi e mettendosi in posizione di attacco come in una mossa di karate lanciò un mezzo urletto, sperando di intimidire un eventuale nemico.
Una volta visto in faccia il “nemico” per poco Jack non desiderò di essere 3 metri sotto terra.
-Scoperto niente, Jack?- sorrise Gibbs un po’ per schernirlo e un po’ per benevolenza.
-Sì, una cosa l’ho scoperta.- disse Jack quanto più serio possibile e rimettendosi in posizione più o meno eretta.
-Cioè?-
-In quanto un certo capitano non viene in visita da Tortuga da tempo, alcune sue conoscenze più o meno amichevoli sono decisamente poco gentili con il suddetto capitano di conseguenza…-
-Hai debiti anche qui, vero Jack?- lo interruppe Gibbs capendo subito dov’è che quello volesse andare a parare.
-Accidenti se ne ho!-
-PRENDETELO!!!- degli urli fecero voltare Gibbs e Jack che videro le già citate “conoscenze” venirli incontro con aria alquanto minacciosa.
-E adesso?- domandò il Primo Ufficiale
-E adesso corri!- Jack senza attendere risposta riprese la sua fuga, sbattendo contro mezza Tortuga.

***

-Stupidi topi di fogna! Più veloci se non volete vedere la Queen Anne’s Revenge toccare il fondale degli abissi!- sbraitò Barbossa dal ponte di bordo libero mentre l’ennesimo colpo di cannone faceva tremare violentemente la sua nuova nave.
“Se sapevo che quel dannatissimo Teach era così ‘famoso’ fra gli inglesi col cavolo che prendevo la sua nave!” un altro scossone per poco non lo fece ribaltare e cadere a terra.
-Cani rognosi! Sempre tutto io devo fare, qui! Siete una ciurma o un gruppo di mozzi incapaci?!-  urlò ancora più furioso mentre faceva girare la Queen Anne’s Revenge in modo da metterla perfettamente di fronte alla nave Inglese nemica.
-Mastro Scrum, tienimi il timone!- ordinò mentre lui si sporgeva più a prua.
-Sì signor capitano!-
-E voi altri pregate perché dopo non venga personalmente a farvela pagare per le vostre incapacità!-
La ciurma urlante si zittì di botto e più di qualcuno deglutì, iniziando a sudare freddo.
Quanto Hector ritenne di averli spaventati abbastanza tornò a concentrarsi sugli inglesi che, vedendo la Queen Anne’s Revenge non più di fianco bensì di fronte a loro, far sfoggia del “bellissimo” scheletro che aveva attaccato a prua avevano iniziato ad intimorirsi non poco.
Barbossa ghignò, estrasse lentamente la spada dal fodero e con un gesto secco indicò la nave nemica e gridò “fuoco!!!!”.
Ai lati dello scheletro il legno della nave si aprì e dei potenti getti di fuoco partirono in direzione della nave nemica, bruciandola.
Gli inglesi tentarono vanamente di salvarsi ma si erano accorti del pericolo troppo tardi e solo dopo un quarto d’ora di uscita il fuoco si spense all’improvviso lasciando del vascello britannico solo un’inutile scheletro di legna bruciata.
-Pfs…troppo facile.- sorrise Barbossa soddisfatto del suo lavoro. Poi tornò al timone e con prepotenza spinse via Scrum.
-Grazie Mastro Scrum, ma ora puoi tornare insieme a tutti questi altri cordardi!- sibilò sprezzante Hector al suo primo ufficiale.
-Sissignore…- rispose tremando l’altro che tornò ad unirsi alla ciurma.
-INCAPACI! Ecco cosa siete! Solo un branco di incapaci! Non riuscite ad affondare un miserabile vascello inglese e dovreste essere la ciurma più temuta di tutti i sette mari! CODARDI!  Eravate o no la ciurma di Edward Teach?- urlò il capitano
-Sì…- sussurrò qualcuno un po’ in imbarazzo
-AVETE ATTRAVERSATO O NO I CONFINI DEL MARE CON BARBANERA VENENDO TRATTATI PEGGIO DEI VERMI?!-
-Sì…- dissero un po’ più convinti
-ED ORA SIETE O NO CON COLUI CHE HA UCCISO IL VOSTRO VECCHIO CAPITANO PRENDENDO IL SUO POSTO DI PIRATA PIU’ TEMUTO DI TUTTI GLI OCEANI?-
-Sììì!!!- urlarono tutti in coro una volta ripresa un po’ di fiducia
-Bene! E allora vedete di non deludermi altrimenti vi ucciderò proprio come ho fatto con lui…- ringhiò il capitano della Revenge sperando di aver intimorito la sua ciurma quanto bastasse per  farla lavorare ottenendo la massima resa.
-Sissignore!- tutti quanti obbedienti o forse solo terrorizzati tornarono ai propri posti sulla nave e Barbossa poté dedicarsi alla rotta da seguire.
-Mastro Scrum!- chiamò d’un tratto
-Ordini capitano!- disse rispettoso quello, raggiungendolo in un istante
-Sareste in grado di segnarmi una rotta per condurmi all’isola dove è stata abbandonata la donna che era su questa nave durante l’ultimo viaggio alla fonte della giovinezza?-
-Capitano?-
-Mastro Scrum, lei forse, come tutta la ciurma, sarà al corrente del fatto che siamo seguiti dalla William vero?-
-La nave di Calico Jack, signor capitano…- rispose prontamente Scrum
-Esattamente. E sai bene quanto me cos’è che vuole John Rackham*…-
-Il…il tesoro dei Sette Mari di Barbanera…signor capitano…- balbettò il primo ufficiale
-Esattamente! Un tesoro estremamente prezioso e segreto. Tanto segreto che alcuni sono arrivati addirittura a dubitarne l’esistenza. Ma io, mastro Scrum, so che quel tesoro esiste e so anche chi può aiutarmi. Se la mia mente mal non rammenta quella donna che era qui con voi era anche il Primo Ufficiale della nave, forse la persona più vicina a Barbanera…-
-Signore, guardi che Angelica era la f….-
-Angelica! Quindi questo è il suo nome! Perfetto mastro Scrum mi porti dal vostro vecchio Primo Ufficiale!- esclamò fiero il capitano
-Ma signore lei deve sapere che quella donna è la fi…- il biondino fu interrotto bruscamente da Barbossa che gli puntò una pistola al collo e caricò il colpo senza troppi indugi.
-Prova ad obbiettare e giuro che non esito a sparare, Scrum…-
-Disegno s..subito la rotta, capitano…- rispose quello con un filo di voce.
-Bravissimo! Vedo che ci intendiamo!- sorrise fieramente Hector tornando al timone.
Il mare era calmo e fortunatamente per Barbossa la Queen Anne’s Revenge non aveva fatto troppa strada da quando aveva lasciato la fonte della giovinezza.  Ritrovare quella donna non avrebbe richiesto neanche troppo tempo.
-Capitano! Ecco a voi la rotta. Questo è il gruppo di isole dove sono stati visti dirigersi Jack e Angelica su di una scialuppa.-
-Chi Jack?- sbraitò Hector avvicinandosi minacciosamente al primo ufficiale.
-Jack…Jack Sparrow signore…-
-JACK SPARROW!- urlò Barbossa abbastanza soddisfatto della risposta ricevuta –Quindi non era solo una mia ipotesi! Dunque Jack Sparrow prova davvero qualcosa per questa donna!-
-Mi ha raccontato di averla già incontrata molti anni orsono a Siviglia, signore…- spiegò l’altro
-Siviglia…già ricordo quell’anomala tappa. Noi, ciurma della Perla, stemmo quasi due settimane lì a cercare Jack. E ora capisco dove fosse finito!
Sai Scrum, credo che grazie a questa tua piccola informazione il nostro viaggio sarà molto più piacevole del previsto…- ghignò il capitano


Due ore dopo, su quella piccola macchia di terra lontana dal mondo Angelica scorgeva all’orizzonte delle vele fin troppo familiari. Ben presto la Queen Anne’s Revenge in tutta la sua maestosità attraccava a pochi metri da lei.
-Miss Angelica?- domandò Hector avvicinandosi alla donna che era seduta all’ombra di una palma e lo guardava piuttosto curiosa.
-Sì…soy yo…- rispose quella
-Vedo che non tradite le vostre origini, signora, eheh.- scherzò Barbossa riferendosi allo spagnolo
-Chi siete? Cosa volete da me?- domandò squadrandolo -....L’uomo senza una gamba…- disse poi notando le sue condizioni.
-Io sono il nuovo capitano della Queen Anne’s Revenge  ormai, e voi dovete venire con me…che vi piaccia…o no!- sorrise strabuzzando in maniera sinistra gli occhi azzurri.
-TE LO SCORDI! NON VERRO’ MAI CON IL BASTARDO CHE HA UCCISO MIO….- Angelica non terminò la frase che gli zombie che facevano parte della ciurma di Barbanera usando una canna a mò di cerbottana la addormentarono con un sedativo.
-Oh cara. Verrai con me eccome!- ghignò Hector mentre la donna veniva caricata a bordo della nave.


 

*John Rackham = Per chi non lo sapesse è il vero nome di Calico Jack

Ed eccomi qui, mi cimento in questa nuova impresa che condurrà me e tutti voi lettori alla ricerca del Tesoro dei Sette Mari! 
Okay, basta con stupide frasi senza senso...ho tentato a fare un'entrata di scena >.<
Spero che questa fiction avrà più successo della precedente...

Besos

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Capitolo 2
*** Sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi? ***


Sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi?

-Bene ce l’abbiamo fatta alla fine!- sorrise Jack chiudendosi alle spalle la porta della locanda nella quale lui e Gibbs erano appena entrati.
-Sì, ce l’abbiamo fatta, ma la prossima volta Jack evita di metterti a piangere. Sai, potresti danneggiare la tua reputazione!-
-Mastro Gibbs! Quali assurdità stai assurdamente insinuando! Sai benissimo anche tu che non saranno due misere gocce salate scese dai miei occhi davanti ad un paio di mercanti a infangare il mio buon nome!- rispose, leggermente offeso dall’affermazione precedente, Jack
-Jack, saranno stati un paio di dozzine! E le tue lacrime erano tante da poter creare un nuovo oceano…per non parlare del fatto che ti sei messo in ginocchio a pregarli… -
-Hai sete? Sì io ho tanta sete…DUE BOTTIGLIE DI RUM PER NOI, BUON UOMO!- disse Sparrow al locandiere per cambiare discorso.
Gibbs sospirò esasperato, ma infondo da quello là proprio non si poteva aspettare una reazione diversa.
-Cosa vuoi fare ora, Jack? Abbiamo tutte le navi, Perla compresa, nel sacco e imbottigliate per Giove! Qui anziché aiutarci vogliono ucciderci, anzi…RTI!- bevve poi un po’ di rum e riprese -… e come se non bastasse mi sta venendo la nausea a stare troppo tempo a terra!-
-Già…la nausea sta venendo anche a me..- borbottò disgustato Jack mentre beveva anche lui il suo rum. D’un tratto sgranò gli occhi e si mise in piedi sul tavolo di legno il quale cigolò pericolosamente.
-MASTRO GIBBS DOBBIAMO ARRUOLARE UNA CIURMA!- sorrise dopo aver detto solennemente la frase.
-Una ciurma?- domandò accigliato il primo ufficiale
-Sì! Un ciurma…- rispose Jack con gli occhi sgranati mentre tornava a sedersi
-Un ciurma e…per quale nave?-
-Come per quale nave? Sei con Capitan Jack Sparrow, amico, solo sulla Perla Nera possiam salpare!- esclamò deluso il capitano
-Jack! Ma che stai dicendo la Perla è imbottigliata!-
-Già…imbottigliata! Ma se dentro c’è la scimmia…dannatissimo essere peloso…e probabilmente parte della ciurma possiamo entrarci anche noi con qualche altro uomo!- sorrise mostrando i denti d’oro
-Come?- domandò scettico l’altro
-Dammi la Perla!- disse serio Jack
Gibbs ubbidì ed estrasse l’amata nave dal sacco. La porse a Jack e quello delicatamente la prese e la stappò.
-Fiushhhh!!!- sibilò Sparrow mentre faceva degli strani versi con la bocca.
-Ma che diavolo stai facendo?-
-Mi sto preparando ad entrare nella bottiglia!- sorrise nuovamente Sparrow prima di alitare contro il boccale della bottiglia e pulirlo con una manica della giacca.
-Bene mastro Gibbs…ci vedremo a bordo!!!!- urlò mentre infilava le dita dentro il collo di vetro.
-Ci…ci…ci sono quasi!- balbettò mentre cercava di spingere la mano dentro al vetro. Con pessimi risultati ovviamente.
Gibbs guardava esasperato la scena. È vero cavolo! La terra ferma faceva proprio male alla testa!
-Oh oh oh!!! Sto avanzando! GRANDIOSO!!!- urlò Jack facendo girare mezza locanda. Resosi conto del pessimo spettacolo che stava dando a vedere si girò di spalle e riprese la sua “entrata” nella bottiglia in maniera più silenziosa.
Gibbs sospirò e si portò una mano alla testa, esasperato. –Uff….- si voltò e in mezzo al mucchio di gente che stava fissando Jack notò una faccia anche troppo familiare.
-Ehy! Jack!- sussurrò rivoltandosi verso il capitano
-Sono impegnato!-
-Jack c’è…-
-Un attimo un attimo un attimo, Gibbs! Sto entrando!!!-
-Ma Jack!-
-Shh!! Fa silenzio! Non è facile restringersi!-
-Jack!-
-CHE VUOI?!- urlò Sparrow voltandosi con la bottiglia attaccata alle dita.
-Ciao, Jackie!- disse un uomo che stava proprio davanti al loro tavolo
-C..Ciao …papà..- balbettò Jack rosso dalla vergogna mentre la bottiglia scivolava giù dalle sue dita, sul pavimento.
-PERLA MIA!- Jack urlando si buttò sul pavimento come fa un gattino quando perde il gomitolo di lana e si strinse al petto la preziosissima bottiglia.
-Tappo…- disse poi porgendo una mano a Gibbs.

Richiusa la bottiglia la ridiede al suo primo ufficiale e silenziosamente si avviò con Teague verso il tavolo affianco.
-Allora?- iniziò il re dei pirati
-Allora?- ripeté il figlio
-Jack com’è andato il viaggio alla fonte?- domandò come se nulla fosse, Teague
-Come vuoi che sia andato?!-
-Non lo so, dimmelo tu…-
-Male, papà, ho rincontrato la…-
-La donna di Siviglia.- completò il padre, interrompendolo
-Esatto e poi ho…-
-Rinunciato all’acqua della fonte per salvarle la vita…-
-Scusami, ma se sai già tutto perché mi hai chiesto come è andata?-
-Jack, perché hai abbandonato Angelica sull’isola deserta?- domandò lo Sparrow più grande, deviando il discorso
-Perché papà …. Perché…. Non ne ho idea…-
-Oh, sì che lo sai invece, e molto bene anche!- lo schernì il padre. Jack rimase un po’ a fissarlo e poi Teague riprese –Che intenzioni hai adesso?-
-Oh Oh! Di sicuro tirare fuori la Perla dalla bottiglia!- esclamò Jack
-Lo immaginavo. Jackie, stai attento a quello che vuoi, la tua priorità non sarà sempre la Perla Nera, te lo dico io!- esclamò quello rendendo, come di consueto, Jack solo molto più confuso.
-Che cosa vuoi dire…-
-Oh, lo saprai al momento giusto, ora guarda fuori dalla finestra.-
Jack si voltò e notò delle vele rosse, fin troppo conosciute, farsi più vicine alle rive di Tortuga. Sparrow ghignò –Papà sei sicuro che è…-  ma quando il Jack si voltò del padre non c’era più
traccia. –Uff! Ma come fa! Devo farmi insegnare!- deluso e più confuso di prima si avviò a passo dondolante verso il suo vecchio tavolo.
-Gibbs!- esclamò risedendosi accanto al suo primo ufficiale
-Allora, Jack? Che ti ha detto tuo padre?- domandò quello mentre beveva un po’ di rum
-Mah, le sue solite frasi incomplete. Comunque, voltati e guarda chi è venuto a farci visita!- sorrise, probabilmente irritato, Jack mentre indicava a Gibbs la finestra della locanda dalla quale era ben visibile la Queen Anne’s Revenge ormai poco distante dalla riva.
Sparrow diede un ultimo grande sorso alla sua bottiglia di rum e poi a grandi passi si incamminò verso la porta della locanda.
-Jack! Che intenzioni hai?- urlò Gibbs, ancora al tavolo
-Solo fare due chiacchiere con un vecchio amico!- rispose quello uscendo.
Mastro Gibbs si guardò un po’ intorno, prese la bottiglia di rum ancora un po’ piena e scappò fuori anche lui.

-Jack Sparrow!- chiamò a gran voce dalla prua della Revenge, Barbossa
-Hai omesso un Capitano o sbaglio, Hector?- sorrise, irritato, Jack
-E di quale nave, scusami?- rise quello dall’alto della sua nave
-Ordunque siamo rimasti maree addietro, Hector. La Perla è salva! E io sono sempre il suo capitano!- lo schernì Sparrow
-Jack, penso che il troppo sole ti abbia dato fortemente alla testa! La Perla Nera è affondata!-
-Oh no. Eccola qui!- concluse allegro e pimpante Jack mentre estraeva la nave dal sacco.
-Per tutte le palle di cannone con la barba, è davvero…-
-La Perla? Sì è lei! E dunque io sono ancora un capitano. A questo punto, riprendiamo la conversazione daccapo, ti va?- sorrise, mostrando i denti d’oro, Sparrow
-Eh?-
-La storia della Perla è nata perché…oh lasciamo stare! Perché mi hai chiamato Hector?-
-Affari-
-Che genere di affari?-
-Ci dovrai aiutare a catturare Calico Jack e a trovare un tesoro introvabile!- rispose Barbossa
-No grazie, non sono interessato!- tagliò corto Jack
-Okay, vorrà dire che io la uccido!- sibilò Hector mentre con uno schioccare di dita richiamò uno zombie che trascinò Angelica a prua, in modo tale che Jack potesse vederla.
-Lasciami brutto bastardo!- Angelica urlava e scalciava a più non posso, sperando di essere liberata
-Allora, Jack, la uccido?- ghignò Barbossa mentre puntava la sua grande spada alla gola della donna
-Che vuoi che me ne importi! Manco la conosco!- bleffò Jack voltando le spalle alla nave
-Jack, smettila, so che l’hai abbandonata tu sull’isola e ricordo quella lunga ed insolita tappa a Siviglia. Dovreste essere piuttosto in confidenza, non trovi?- lo schernì Hector
Jack sospirò –Sì, hai ragione tu! Siamo in confidenza anzi, strettissima confidenza, siamo confienzialissimi!-
Angelica roteò gli occhi, pronta ad ascoltare le assurdità che stavano per uscire dalla bocca di quel pazzo
-e dunque, essendo in confidenza dovrebbe esserci dei sentimenti che ci legano giusto?-
-Gius…- iniziò Scram che venne bruscamente interrotto da Sparrow
-SBAGLIATO! Io e lei siamo in confidenza, ci siamo incontrati più di qualche volta, ma non siamo legati da alcun sentimento ergo potete fare di lei quello che più vi soddisfa.- bleffò quello
-Okay allora…- Hector alzò il braccio facendo scintillare la spada e fece per abbassarla violentemente contro Angelica.
-NoNo!-
Barbossa sorrise soddisfatto alla reazione impulsiva, ma prevedibile, di Jack. Rinfilò nel fodero la spada e ribatté fiero di poter restituire la battuta a Sparrow –Allora, questa confidenza è tale da farti reagire in tal modo ergo è un sentimento!-
Jack deglutì, ormai era inutile fingere ­–Okay, che devo fare Hector?-
-Sali e discutiamo un po’, tanto per cominciare…- rispose quello allontanandosi e sparendo dalla vista di Jack. Lo sguardo di quest’ultimo si spostò su di Angelica che lo guardava piuttosto furiosa e dopo una fugace battaglia di sguardi fra i due la donna venne trascinata verso l’interno della nave.

-Tu resta qui, Gibbs, non vorrei che la discussione fosse un pretesto per prendere la Perla. Ti chiamerò io una volta sistemati gli accordi-
-Va bene, Jack…-
il capitano Sparrow si avviò a passo dondolante verso la Queen Anne’s Revenge e raggiunse rapidamente la cabina del capitano.
-He..Hector?- chiamò timidamente da fuori
La porta si aprì con un sinistro cigolio e Jack rabbrividì quando vide venire alla luce prima la barbetta ispida e poi tutta la faccia di Hector. Gli occhi azzurri brillavano minacciosamente
-Prego…- fece Barbossa cordialmente invitando il “collega” ad accomodarsi.
Quello entrò lentamente e si guardò attorno, la cabina era leggermente diversa da come era arredata quando la Queen Anne’s Revenge aveva come capitano Barbanera. Ad ogni modo era ugualmente terrificante.
I due si sedettero dirimpetto e Jack fu il primo a rompere il silenzio
-Carino come…hai sistemato, fa tanto casa di Tia Dalma…-
-Ora non cercare di sdeviare i discorsi Jack, sarò diretto con te e voglio un’altrettanto diretta risposta, chiaro?-
-Vedrò quanto più mi sarà permesso seguirti…-
Hector roteò gli occhi già esasperato –Sapevi che Edward Teach era seguito da John Rackham?- iniziò Barbossa
-Calico Jack? Certo che aveva una bella fama quel tipo!-
-Purtroppo sì, e adesso quel cane sta ancora dando la caccia alla Queen Anne’s Revenge.-
-Mi dispiace per te ma adesso cosa c’ent…-
-JACK! TI HO DETTO DI NON SDEVIARE IL DISCORSO!- s’inferocì Hector –Calico Jack è anche un Nostro vecchio affare, ricordi? Da la caccia anche a te…-
-Appunto, io non c’entro niente e preferirei non reincontrarlo, grazie!- tagliò corto l’altro
-Oh no Jack, tu dovrai aiutarmi invece…-
-Altrimenti?-
-Altrimenti quella donna ci rimetterà la vita!-
Sparrow deglutì e si avvicinò ad Hector –Parla…perché Calico vi da la caccia e come dovrei aiutarvi?-
-Scrum non mentiva quando mi ha detto che tu e quella donna siete molto intimi…-
-Hai detto a me di non cambiare discorso e lo fai tu? Sleale!- se la prese Jack
-Okay Okay, bene Jack inizierò col chiederti allora. Tu credi al leggendario tesoro di Edward Teach?-
-Il tesoro dei Sette Mari?-
Barbossa annuì.
-Beh…certo che sì! Insomma, si sa che Barbanera aveva segreti e ricchezze per cui da buon pirata che si rispetti deve avere per forza un tesoro!-
-Bravo, vedo che ci intendiamo! Bene ecco tu cosa dovrai fare per me…-
-Sono tutto orecchi!-
-Primo: dovrai convincere quella donna a rilasciarci la rotta per arrivare al tesoro. Scrum dice che fosse molto intima con Barbanera quindi la deve sapere per forza…-
-Beh ci credo cioè…-
-SECONDO:- lo interruppe Hector alzando la voce –Dovrai catturare Calico Jack ed affondare la William!-
-Scusa e come faccio? Quella nave è velocissima ed ha un doppio cannone su ambe le parti, per non parlare dell’abilità della ciurma di Rackham!-
-Jack, tu lo hai già sconfitto una volta, di sicuro saprai ripetere quell’ardua e oramai lontana impresa!-
-APPUNTO! Sottolineo lontana! Hector, ero un ragazzino quando sconfissi Calico Jack ed ero a bordo della mia amata Perla, con questa nave non saprei neanche fare un abbordaggio!-
-Problema tuo Jack, se rifiuti…puoi dire addio a quella donna!-
-Ma ti serve, non puoi ucciderla Hector!-
-Sì, ma dopo non me lo vieta nessuno…-
-Okay Okay! Convincerò Angelica a parlare e sistemerò la questione con Rackham una volta per sempre… ma voglio qualcosa in cambio!-
-Detta le condizioni…-
-Allora innanzi tutto poi lascerai libera Angelica…-
-Certo.-
-Okay, poi vorrei che mi tirassi fuori la Perla Nera dalla bottiglia, sai rivorrei a tutti gli effetti il mio titolo di “capitano”, comprendi?-
-Va bene, finito?-
-Certo che no! Vorrei che discutessi anche con Angelica, sono certo che stabilendo le sue condizioni sarebbe più disposta a rilasciarci la rotta…-
-Beh forse hai ragione, ma prima con le cattive e poi con le buone, va bene?-
-E va bene…- acconsentì Jack
-Bene ora che hai finito possi…-
-ED ULTIMA! MA NON MENO IMPORTANTE CONDIZIONE… voglio il 40% del tesoro di Barbanera!-
-CHE COSA?- Hector sguainò la spada rabbioso e tentò di infilzare l’altro –Io ti ho dato la mano e tu ti stai prendendo il braccio, Jack…-
-Ah, non la gamba?-
Quella battuta fece imbufalire ancor di più Barbossa che riprese una serie di affondi contro il povero Jack il quale solo dopo una serie di vani tentativi riuscì ad afferrare la sua spada e a tenere così testa ad Hector.
-Il 5%!- urlò Barbossa mentre tentava di infilzare Sparrow
-Il 35%!-
-Te lo scordi! Il 7%!-
-Il 30!-
-Il 10!-
-Il 20% e ti ridò Jack La Scimmia!- chiuse Jack riuscendo a disarmare l’avversario.
Lo sguardo di Barbossa si fece più interessato –Jack…Jack…è vivo?- domandò come se gli si fosse appena stata indicata la strada per il paradiso
-Sì, è chiuso nella Perla. Tu liberi la Perla dalla bottiglia e riavrai Jack e un paio di mozzi a tua scelta, che ne dici?-
-Affare fatto!- accordò Hector stringendo fieramente la mano al compare
-Il 30%?...- tentò Jack
-Te lo scordi!-
-Immaginavo…-
-Bene Jack, è sempre un piacere fare affari con te…-
-A chi lo dici…- rispose poco convinto l’altro
-Ora, per piacere, vai a spronare un po’ quella stramaledetta donna! Sono due giorni che è legata all’albero maestro senza né bere né mangiare e ancora non ha detto una sillaba sul tesoro! Non so come ma quella è l’unica a sapere la rotta del Tesoro dei Sette Mari e non voglio lasciarla morire per ostinazione, diamine!-
-Hector, Angelica è per forza l’unica a saperla… devi sapere che lei è….-
-Jack! Non mi interessa di chi sia, cosa abbia intenzione di fare e in che rapporto siete, quello che mi interessa sapere è una rotta, chiaro?- ringhiò Barbossa puntandogli una pistola al collo
-Va bene, le parlo io…ma pretendo per lei un trattamento migliore!- accordò rapido Jack
-Illuminami…-
-Intanto acqua e cibo, una volta mangiato di sicuro sarà più calma…-
-Va bene, se è tutto e se ormai le condizioni sono d’accordo, posso dire ai miei uomini di salpare?-
-Certo!-
Hector uscì fuori e risalendo sul ponte iniziò ad urlare –Avanti cani rognosi! Spiegate le vele, slegate le cime e preparate il timone! Lasciamoci alle spalle Tortuga!-
-FEEEEEEEEEEEERMI!- urlò Jack
-Che c’è, adesso?- domandò irritato Barbossa
-Dimenticavo che a terra ci fosse Gibbs…meglio che lo vada a prendere, ha lui la Perla e quindi Jack…- disse Sparrow
Hector roteò gli occhi -E va bene ma datti una mossa!-

Jack corse dondolando fino a terra e raggiunse il suo primo ufficiale.
-Gibbs! Saliamo a bordo della Queen Anne’s Revenge, si parte alla ricerca del Tesoro dei Sette Mari!- annunciò sorridendo
-Che cosa? Jack ma sai che il viaggio verso quel tesoro è il viaggio verso la propria condanna?-
-Sì, ma con dei buoni avvocati forse non avremo condanne e riusciremo a liberare la Perla…-
-Ma che diavolo stai blaterando!-
-Gibbs, Hector sa come liberare la Perla Nera per cui…a costo di seguirlo ai confini dell’aldilà partiremo con lui!-
-Jack, ci finiremo davvero nell’aldilà se andiamo!-
-Tentar non nuoce! Quindi si salpa!- annunciò tranquillo il capitano
-E quindi dovremmo tornare su…su…quella cosa?- disse scettico Gibbs indicando la Queen Anne’s Revenge e il suo scheletro messo in mostra a prua
-Esattamente!- rispose Jack prima pimpante e poi rabbrividendo vedendo il teschio.
-Non so come fai a coinvolgermi sempre Jack!- disse Gibbs mentre si avviava con il capitano verso la grande nave di Edward Teach
-Semplice, sono il Capitan Jack Sparrow, comprendi?-


_____________-L'angolo di Dolly-______________________
Scusate a tutti per il ritardo! Questo capitolo l'avrei dovuto pubblicare 3-4 giorni fa ma sono stata impegnata e mi mancava la parte finale, ovvero il dialogo con Barbossa. In compenso è venuto più lungo del precedente e spero che non sia stato troppo deludente! 
Il 22 io partirò e starò via una settimana, spero che riuscirò a pubblicare il terzo capitolo il 21 :) 

Ringrazio tutti coloro che mi stanno seguendo e recensendo <3

Besos

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Capitolo 3
*** Lei è sempre il Primo Ufficiale! ***


Lei è sempre il mio Primo Ufficiale!

-Ehy, Jack…mi puoi spiegare un po’ cosa vuole Hector da te?- domandò Gibbs che, appoggiato al parapetto della nave con il sacco in spalla era curioso di sapere in che guaio li avesse cacciati quella volta il capitano.
-Cosa vuoi dire, Gibbs?!-
-Voglio dire che mi sembra strano che Barbossa liberi la Perla Nera e ti offra anche “un’allegra crociera” senza voler nulla in cambio.-
-Oh già, giusto…le condizioni!- disse Sparrow
-Esatto, le condizioni Jack…quali sono?-
-Mah, niente di importante: devo far parlare Angelica, catturare Calico Jack e distruggere la William…- accompagnò la frase con un sorrisetto come a dire “che vuoi che sia”.
-Calico Jack? Per Giove! Jack e perché Hector ha chiesto proprio a te di affondare la William e catturare Rackham?- domandò stralunato il primo ufficiale della perla
-Ricordi quindici anni fa? Quando ci scontrammo con la William e Rackham?-
-Sì…-
-Bene, diciamo che alcune circostanze hanno fatto sì che Hector si convincesse di determinate azioni eroiche fatte da un certo capitano il quale secondo la mente convulsa di Barbossa avrebbe avuto l’abilità di sconfiggere Rackham e compiere un’eroica fuga, comprendi?-
-Jack! Vuoi dirmi che Barbossa creda che tu quindici anni fa abbia davvero sconfitto Calico???- domandò stralunato Gibbs
-Sì…-
-Siamo fregati! Che il vento e le maree ci spingano lontani!- esclamò esasperato l’altro
-Eddai Mastro Gibbs! Pensi davvero che io sia talmente incapace da….va beh non te la pongo proprio la domanda…-
-Jack, quindici anni fa accadde tutto per caso! Hai avuto solo una grossa fortuna, Jack! Come pensi di riuscirci ancora una volta? Non sei neanche più giovane come un tempo!-
Jack inspirò accigliato –Gibbs, non sono gli anni a fare un uomo!- disse poi offeso dal fatto che il suo Primo Ufficiale avesse toccato il tasto “vecchiaia”.
-Come vuoi, ma la fortuna fa sopravvivere gli uomini!-
-Giusto, infatti io sono Capitan Jack Sparrow! La fortuna compone gran parte della mia vita e…- si resosi conto di essersi smascherato con le sue stesse mani.
-e delle tue eroiche imprese, giusto?- concluse Gibbs con un ghigno
-Io vado a vedere come sta Angelica…- cambiò discorso il capitano mentre oltrepassò a passo deciso l’altro
-La donna di Siviglia? E’ qui sulla nave?- domandò quello sorpreso
-Esattamente e, come previsto, Hector non la sta trattando con il giusto riguardo…- concluse per poi sparire fra mozzi e ciurma varia.
Gibbs sospirò…quella donna davvero aveva fatto impazzire Jack.

-Ohylà…Hector!- chiamò Jack salendo le scale fino al Ponte di bordo libero, arrivando al timone.
-Che vuoi, Jack?-
-Puoi dirmi dove si trova Angelica? Sai vorrei portarle qualcosa da mangiare e un po’ di rum..oltre che al fatto che voglio parlare con lei…-
-No, non se ne parla…-
-Ma come, non avevi detto che io dovevo parlarle e poi…-
-Jack, tu le parlerai, ma con me presente e non le darai niente da mangiare o da bere…non voglio che tramiate qualche ammutinamento, sono stato chiaro?-
-Hector, andiamo…un ammutinamento non mi porterebbe a nulla e non riavrei indietro la mia perla…-
-Cosa mi dovrebbe convincere delle tue parole?- sibilò l’altro
-Su andiamo! Ti do la mia parola d’onore…-
-Non è che quella valga un gran che…- constatò Barbossa
Jack era stato profondamente ferito nell’orgoglio e se non fosse stato per Angelica avrebbe già ingaggiato uno scontro. Decise di prendere la faccenda con quanta più filosofia e disse sospirando
-E va bene…ti do il mio cappello! Sai anche tu ch non me ne andrei mai senza di esso, dunque dovrei come minimo tornare indietro e prenderlo…sempre nella remota e ipotetica possibilità che io tenti la fuga, comrpendi?- disse ponendogli l’amatissimo tricorno.
Barbossa glielo strappò dalle mani con non curanza.
-Datti una mossa, è nella stiva!- concluse mentre Jack scendeva già le scale ed andava sottocoperta.


Angelica era chiusa in una piccola cella, c’era un unico oblò che  però illuminava solo una minima parte della lugubre stiva.
Era lì da quando era stata catturata e aveva potuto vedere la luce del sole solo quando Barbossa l’aveva finta un ostaggio davanti a Jack. Era molto stanca, aveva le mani e i piedi incatenati ad un muro e non poteva muoversi, inoltre stava morendo di fame e di sete. Non avrebbe resistito ancora per molto in quelle condizioni. Sentiva spesso lo squittio dei topi  là intorno, probabilmente anch’essi alla ricerca di qualcosa da mangiare.
-Che vergogna, prigioniera della nostra stessa nave…perdonami padre, è stata tutta colpa mia, se tu fossi rimasto in vita probabilmente adesso non ci saremmo trovati in questa situazione- disse con un filo di voce, il tono misto di rassegnazione e tristezza
-Già, probabilmente vi sareste trovati in condizioni ben peggiori!- esordì Jack avvicinandosi alla cella dove era rinchiusa la donna.
-Guarda che è successo tutto per colpa tua, maledetto bastardo!- gli urlò contro lei con tutta la rabbia che aveva in corpo.
-Ciao come stai? Oh sì sto bene anche io grazie dell’interessamento…-
-Come pretendi che ti accolga a braccia aperte dopo che tu hai ucciso mio padre!-
-Ooh..ancora con quella storia?- Jack schioccò la lingua con fare negativo –dovresti solo ringraziarmi gioia! A quest’ora probabilmente saresti stata la vittima del tuo stesso padre!-
-Non osare parlare così di lui! Tu sei solo un egoista, bugiardo!-
-Sul bugiardo…niente da ridire. Ma egoista proprio no. E tu sei la prova vivente…-
-Jack, alla fonte hai avuto solo compassione. Ma ti devo ricordare tutto quello che mi hai fatto a Siviglia, anni fa?-
­- Uff, speravo fosse un capitolo chiuso ormai, comunque mi sembravi piuttosto conforme, tu, senza considerare che te la cavavi più che egregiamente per essere una principiante.- ci tenne a precisare lui
Quella roteò gli occhi e sbuffò. Avevano parlato di quell’argomento almeno un migliaio di volte.
-Si può sapere cosa vuoi tu da me!? Da quando ci siamo rincontrati non fai altro che portarmi guai!- disse lei
- Se tu non ti fossi travestita come il sottoscritto, che ci tengo a precisare non è stato divertente, non mi avresti mai incuriosito, non ci saremmo mai scontrati e non ci saremmo mai rivisti quiiiiindi…è stata tutta colpa tua!- esclamò infine soddisfatto della spiegazione data.
-Sempre il solito! Ad ogni modo non ti dirò una parola!-
-Su cosa?-
-Sul tesoro, idiota! Pensi davvero che io non abbia capito che cosa cerca quel cane rognoso?-
-Grazie del “cane rognoso” cara, ma tu parlerai eccome del tesoro!- esclamò una voce nascosta nell’ombra. Un passo e un tocco più pesante e trascinato e poi un altro e un altro.
Barbossa uscì allo scoperto e si fermò poco distante dai due.
-Da quanto stai ascoltando?- domandò Jack preoccupato
-Dalla rivelazione del viaggio a Siviglia.- ghignò l’altro appoggiandosi più pesantemente alla stampella.
-Ho sempre saputo che eri un don giovanni ma addirittura disonorare una donna…davvero non te ne facevo capace!- sibilò quello fingendo un’espressione dispiaciuta
- NoNo, non l’ho disonorata…- si affrettò a parare Jack che però non venne affatto sostenuto da Angelica nelle sue bugie.
-Sì invece!- esclamò quella da dietro.
-Come ti ho già detto, non mi sembravi proprio una tipa alle prime armi, non so se mi spiego…- cercò di giustificarsi voltandosi a guardarla
-Sai Jack, infangare il nome di una donna prima del matrimonio non è molto carino…e poi cosa diavolo ci facevi tu in un convento spagnolo?- domandò Barbossa
-Ma che diavolo! Tutti con la stessa storia! L’ho scambiato per un bordello okay? E poi tu come lo sai del convento spagnolo?- domandò Sparrow fissando il compare
-Le voci girano, Jack e il tuo nome viene pronunciato da tutti oramai…-
-Immaginavo…- constatò il capitano
-Allora, gioia, ti sei decisa a parlare?- domandò Barbossa ghignando spaventosamente mentre si avvicinava alla cella di Angelica.
-Non ti dirò una sillaba, verme!-
-Mi hai scocciato parecchio piccola impertinente! Per ora ci sono andato piano con te ma adesso userò davvero le maniere forti- urlò Hector mentre apriva la cella e si avvicinava minacciosamente alla donna.
-FEEEEERMIIII!!!- come al solito Jack fece tacere e fermare tutti quanti. –Ho avuto un’idea! Che ne pensate di una Cena di Riconciliazione?- sorrise gesticolando con le braccia
-Una cena…- iniziò Barbossa
-Di riconciliazione?- concluse stralunata Angelica
-Esattamente! Penso che qui siamo tutti partiti con il piede sbagliato e siamo tutti un po’ nervosi dopo gli ultimi accadimenti. Magari ci sediamo attorno ad un tavolino, beviamo del buon rum mangiamo un po’ di pollo e qualche mela!- l’ultima parola l’accompagnò con un occhiolino in direzione di Hector.
-E a cosa servirebbe?- domandò l’altro capitano non capendo la convenienza di ciò
-Come ti ho già detto, ritengo che anche Angelica abbia il diritto di dettare le sue condizioni anche perché lei ha sempre mantenuto un posto decisamente influente su questa nave. Poi saremo più ragionevoli una volta sazi e magari anche con dei vestiti nuovi…- lanciò un’occhiata a Barbossa ed indicò Angelica con gli occhi. La donna infatti era stata trascinata e forzata più di qualche volta, aveva parte della camicia stracciata e le braccia e le gambe sporche di polvere, sabbia e terra.
-E va bene!- Hector alla fine si convinse e con un rapido e sinistro cigolio fece scattare la serratura della cella per poi dirigersi verso Angelica e liberarla dalle catene. Quella ricadde a terra, esausta si strinse i polsi con le mani sperando di riattivare un po’ la circolazione.
-Forza andiamo!- comandò il capitano mentre si avviava fuori dalla stiva
Jack porse una mano alla compagna, pronto ad offrirle il suo aiuto ma quella si alzò senza nemmeno degnarlo di uno sguardo e appoggiandosi ad oggetti vari riuscì a raggiungere le scale.
-Testarda e orgogliosa!- sibilò Jack seguendola


La ciurma si ammutolì quando, pochi minuti dopo Hector e Jack seguiti da un’instabile Angelica ritornarono sovraccoperta.
-Cos’avete da guardare luridi topi di fogna! Tornate al lavoro qui dobbiamo discutere della nostra meta!- subito dopo che Barbossa pronunciò quelle parole Angelica cadde a terra.
Jack si voltò immediatamente e fece per aiutarla ma venne bloccato dal compagno.
-Su, rialzati! Sei stata incatenata solo un paio di giorni è impossibile che tu sia già così debole!- esclamò sprezzante.
Angelica tentò di farsi forza con le braccia quando vide una mano tesa verso di lei, alzò lo sguardo e si ritrovò la buffa faccia di Scrum davanti.
-Le serve aiuto?- domandò con un sorriso
Quella, senza replicare, sorrise e afferrò la mano dell’uomo che l’aiutò a rialzarsi e a tenersi in piedi.
Jack guardò offeso la scena mentre Barbossa era piuttosto arrabbiato.
-Scrum. Torna. Al. Tuo. Posto.- sillabò il capitano accigliato
-Le conviene riposarsi un po’ e mangiare qualcosa. Se vuole posso portarle qualcosa in cabina.- sorrise il biondo senza degnar neanche di uno sguardo Hector.
Quello si arrabbiò ancora di più e si avvicinò così tanto a Scrum che la sua barbetta ispida solleticò il mento all’altro.    
-Hai capito Scrum?- ripeté quasi urlando
-Sì! Ho capito! Ma adesso  non è la mia priorità! Miss Angelica resta sempre il mio Primo Ufficiale!-
-Ma come ti permetti!- urlò il capitano
-Voi avete reclamato vostra la nave e ne siete il capitano ma se permettete io ho ancora rispetto per le altre persone. Soprattutto se miei superiori.- ribatté l’altro per poi concentrarsi di nuovo su Angelica –Ho la chiave della sua vecchia cabina, dentro vi sono ancora i vostri abiti e le vostre cose. Potrete riposarvi lì- sorrise premuroso mentre la sorreggeva e la conduceva alla sua cambina.
-Grazie mille, Scrum- sorrise anche lei
Più di qualcuno si avvicinò e diede una mano a Scrum nel sorreggere la dolente Angelica e nell’aprire la porta della sua stanza.
-Non…non…non è possibile quei cani…-
-Hanno dato più importanza ad una donna che a te? Abituatici Hector, su questa mave lei rimarrà sarà sempre un passo avanti a noi…- concluse Jack con un sospiro.
Barbossa digrignò i denti ed emise un verso poco rassicurante.
Quella donna avrebbe solo portato guai, ne era sicuro, in ogni a caso a lui serviva viva e purtroppo avrebbe dovuto sopportarla che gli fosse piaciuto oppure no.

________________-L'angolo dei ritardi-_________________
I'm back *schiva pomodori e ortaggi vari*
Okay Okay...faccio pena, dovevo aggiornare prima di partire ma proprio non ci sono riuscita...
però finalmente il capitolo è arrivato e spero non sia stato deludente. Da adesso dovrei riprendere ad aggiornare velocemente ogni settimana circa...speriamo bene ;)
Ringrazio tutti coloro che mi stanno seguendo e recensendo 

Besos a todos <3

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Capitolo 4
*** La Cena di Riconciliazione ***


La Cena di Riconciliazione


Il sole scompariva all’orizzonte e il cielo stava affondando velocemente nell’oscurità. Jack teneva i gomiti sul parapetto della nave e gli occhi fissi sulla grande distesa d’acqua.
A lui si avvicinò, lentamente, Scrum e probabilmente un po’ per imbarazzo stette qualche secondo in silenzio ad osservare il capitano. Era chiaro che Jack fosse ben assolto nei suoi pensieri e sulle prime l’ometto biondo pensò anche che non l’avesse visto.
D’un tratto si decise a parlare –Lei cosa ne pensa, Capitano Sparrow?-
Quello parve essersi ripreso da un bel sogno. Un sorriso apparve sul suo volto e si stacco dal parapetto, per poi riappoggiarcisi con le spalle.
-Di cosa parli?- domandò senza perdere il sorriso
-Oh andiamo, Jack, dopo l’ultimo viaggio sono prudente alle acque che solchiamo e fra gli uomini gira voce che ci stiamo dirigendo verso un’impresa forse più ardua di quella precedente.-
-Illuminami, allora!- esclamò Jack con un sorriso furbetto. Scrum gli si avvicinò ancor di più e quando fu certo che la distanza era minima e che nessun’altro potesse sentirli disse con un filo di voce –Il tesoro dei sette mari di Barbanera, è lì che siamo diretti. Vero?-
Jack annuì –diavolo, le voci che mettete in giro voi mozzi sono sempre vere!- esclamò con un tono non troppo sorpreso
-Riusciamo ad essere ben informati!- sorrise quello felice
-Vero. - rispose atono Jack per poi riprendere pochi istanti dopo –Scrum, qual è il vero motivo di questa chiacchierata. Insomma, non vorrai farmi credere che era solo per un’informazione, che già sapevi, infondo sei il Primo Ufficiale…-
-Un ruolo troppo importante per me, eh? Pare che non me ne riesca ad andare da questa nave, sono come prigioniero- rispose sorridendo. Presto però il suo sorriso svanì e sospirando si appoggiò anche lui al parapetto della nave.
-Già, hai proprio guadagnato una bella posizione quassù, ma vedi di non perdertela…Hector era parecchio furioso oggi, dopo che avete aiutato Angelica ribellandovi ai suoi ordini.-
-Non mi interessa troppo essere il suo Primo Ufficiale, non se devo trattare così voi altri. Se vuole punirmi o farmi tornare un semplice mozzo che venga a dirmelo in faccia, mi prenderò la responsabilità delle mie azioni.- disse con decisione
-Wow! Che coraggio, ma stai tranquillo. E’ un uomo prudente, sebbene sia arrabbiato non farà niente. Sa che rischia di mettersi contro gran parte della ciurma e a lui una nave e dei marinai servono…per cui soffrirà in silenzio.- disse Sparrow –Ma voi evitate di istigarlo troppo- aggiunse poi, accompagnando la frase con un occhiolino.
-Jack a me dispiace per il modo in cui Barbossa sta trattando Angelica. I suoi modi carini ed educati sono piuttosto…singolari- disse con un filo di voce, come per paura di essere sentito.
-Eh già…ma è Hector! Che potevamo aspettarci da un tipo come lui!- rispose sorridendo l’altro
-Perché tu non fai niente, Jack? -
-E cosa posso fare? Non sono il capitano, non dipende da me…sono più prigioniero di voi su questa nave.- Si rabbuiò
-Non so cosa puoi fare di preciso…ma sono certo che potrai aiutarla in qualche modo. Non la lascerai nelle mani di Barbossa, vero? Sei capitan Jack Sparrow, diamine!- esclamò poi esclamando con fierezza il suo nome.
Jack parve riprendersi a quell’ultima esclamazione. –Hai ragione! Sono Capitan Jack Sparrow, io!
L’unico e il solo. L’intraprendente, forte, coraggioso e ovviamente bellissimo, Capitan Jack! NON MI ARRENDERO’ SCRUM! Questa sera andrò alla cena di riconciliazione e aiuterò Angelica a riprendere i diritti che Hector le ha tolto!- disse con voce solenne agitando un dito all’aria.
Scrum, accanto a lui, sorrideva ed annuiva soddisfatto, contento di aver spronato il caro Jack.
-Grazie, Scrum. Ora scusami, ma ho un appuntamento.- concluse abbassando il capo –E devo riprendere il mio cappello.- disse mentre si allontanava a passo dondolante.

***

Qualche ora dopo Barbossa e Jack erano in cabina ad aspettare Angelica. Le luci fioche delle candele illuminavano spettralmente la stanza. Il tavolo circolare era già apparecchiato e a Jack usciva un po’ di bavetta ogni qual volta si soffermasse a guardare o ad annusare il pollo che era in bella mostra a tavola.
La pancia gli brontolò e a quel punto il mitico capitano capì che il suo stomacuccio non avesse intenzione di aspettare ancora. Si guardò intorno con circospezione e poi si accertò che Barbossa fosse distratto. Allungò lentamente una mano verso il pollo e proprio un istante prima che le sue dita inanellate afferrassero la succulenta coscia, Barbossa gli diede un schiaffo sulla mano che lo costrinse a ritrarre il braccio. Jack guardò il compare con una faccia da cucciolo bastonato, imbroccò un po’ le labbra e poi esclamò –Cattivo!-
-Mi hai chiesto di comportarmi educatamente. Io lo sto facendo.-
Sparrow sbuffò –Almeno puoi ridarmi il mio tricorno? Mi sento…nudo.- disse mentre si toccava il capo.
Barbossa sospirò esasperato, allungò un braccio e prese il cappello che era sulla sua scrivania, nascosto da carte e altri oggettini vari. Con non curanza lo tirò a Jack il quale si lanciò giù dalla sedia nel tentativo di riprendere al volo il suo amato cappello.
Ribaltò un cassetto o due, ma cosa importava? Aveva ripreso il suo cappello in tempo.
Barbossa lo guardò accigliato mentre, seduto a gambe incrociate per terra come se niente fosse, si rimetteva il tricorno alquanto soddisfatto.
In quel momento la porta della cabina cigolò per poi aprirsi rivelando la figura snella di Angelica.
Hector si alzò in piedi e sforzò un sorriso cordiale che lei tentò di ricambiare, senza molto successo. Era inutile, Barbossa non lo proprio sopportava…ed era certa anche del contrario.
Si guardò un po’ intorno, vedere quella cabina la rendeva malinconica, del resto era stata per anni la cabina di suo padre. La scrutò attentamente partendo dall’angolo sinistro per arrivare poi a quello destro, dove era rannicchiato Jack.
 -Sparrow, ma che stai…- iniziò un po’ sorpresa per poi concludere esasperata e innalzando le sopracciglia -…stai mangiando il lerciume incastrato sotto le tue unghie?-
Quello subito smise e si alzò tentando di riconquistare d’un tratto la sua solita galanteria.
-Hola, senorita…- disse con un tono profondo e romantico, accompagnando la frase con un lieve inchino.
Quella roteò gli occhi e si accomodò senza proferir parola. Jack si rialzò e, capendo che non era proprio giornata andò anche lui a sedersi. Barbossa li imitò.
-Allora Jack, siamo qui, ora che dovremmo fare?- domandò Barbossa mentre sgranocchiava rumorosamente una mela verde.
-Parlare, stabilire le nostre condizioni, trovare un punto d’accordo, un modo per riuscire ad avere tutti quanti quello che vogliamo senza dover litigare o…o beh qualunque altra cosa non proprio salutare per il sottoscritto.-
Hector aprì la bocca intenzionato a parlare, ma Jack fu più rapido.
-Prima, però!..Perché non soddisfare le richieste dei nostri stomaci mangiando codeste succulente prelibatezze?-  disse gesticolando e lanciando occhiate ammiccanti al pollo.
-E va bene, mangiamo e poi vediamo un po’ di trovare un accordo!- esclamò con la sua solita voce gracchiante Barbossa
-Parole sante!- esclamò immediatamente Jack che aveva già in mano la tanto bramata coscia.
Venendo presto imitato dagli altri.
***

La cena proseguì in assordante silenzio. Hector era già alla quinta mela quando Jack decise che era giunto il momento di discutere. A quel punto ingoiò l’ultimo pezzo di frutta rumorosamente e poi si voltò a guardare Angelica che finora non aveva ancora detto niente.
-Prego, detta le tue condizioni…- disse con un falso sorriso.
-Gira voce che stiate cercando il tesoro dei Sette Mari…- proruppe, finalmente, lei.
-Uff, ma che diamine queste voci girano sempre!- esclamò Jack che venne immediatamente fulminato dagli altri due. –Sc..scusate…- disse imbarazzato
-Sì, quella è la nostra meta. Ma sai, è un po’ difficile trovare un luogo senza sapere dove andare.-
-E quindi vuoi che io ti rilasci la rotta, dico bene o dico giusto?-
-Esattamente. So per certo che tu fossi la persona più intima a Barbanera, quindi saprai dove Edward Teach ha nascosto il suo tesoro. Vero?- domandò strabuzzando gli occhi
-Vero.- rispose quella, vaga.
-Mi hanno parlato molto di te, qui sulla nave. Sei amata e odiata allo stesso tempo. Bugiarda ma gentile, scaltra e compassionevole. Chissà per che voi donne siete sempre così!- esclamò con finta esasperazione
-Sembra che tu ne sappia qualcosa…- constatò lei punzecchiandolo
-Purtroppo il sottoscritto e … questo idiota…- disse indicando Jack che si portò la mano al petto offeso –sembra destinato a viaggiare con donne ostinate, scaltre e bugiarde. Se ne va una e ne arriva un’altra ben peggiore. Ahimè che disgrazia!- esclamò fintamente dispiaciuto –Elizabeth Swann, la conoscete?- domandò poi
-La figlia del Governatore Swann di Port Royal. Non è la prima volta che la sento nominare. Dalle voci che ho sentito ha un bel coraggio quella ragazza.-
-Eh sì, un bel caratterino. È stata trascinata dal sottoscritto sulla Perla Nera per un banalissimo errore e invece di trovare rivoltante l’odore della ciurma e di fuggire urlando ha preso ad amare la pirateria fino a farne il suo stile di vita.- spiegò brevemente –Chi la capisce è bravo!-
-Tutti voi pirati dite che una nave non è il posto per una donna. Molti credono che porti sfortuna avere una signora a bordo, ancor più nel caso in cui si tratti di una vergine….- iniziò lei camminando sensualmente per la stanza
-Oh, in questo caso con te possiamo rimanere tranquilli…- la punzecchiò Barbossa che ricevette una gomitata nelle costole da parte di Jack che si sentiva ferito e accusato da quella affermazione. Angelica, invece, non sembrò farvi caso e continuò a parlare.
-…alla fine però noi donne riusciamo ad essere più scaltre e coraggiose di voi anche in questo campo e ci cimentiamo in ardue imprese senza timore, il più delle volte riportando successi.- posò le mani sul tavolo e si spinse in avanti fino ad essere a pochi centimetri da Barbossa.
Ad Hector mancò il fiato per qualche istante, il comportamento di Angelica lo disarmava. Nella sua vita movimentata non aveva avuto tanto tempo da passare a divertirsi nei bordelli, come invece aveva fatto Jack, e trovarsi così vicino ad una donna lo agitava. Cercò di controllare i suoi occhi e di frenare l’impulso. Cercò di tenerli fissi in quelli della spagnola, ma alla fine lo sguardo di lei era troppo profondo e quando non resse più la pesantezza dei suoi grandi occhi castani non poté far altro che guardare verso il basso, fissando proprio nella scollatura della camicia di Angelica. Provava a controllarsi, si ripeteva di dover guardare altrove ma le sue pupille azzurre sembravano essere indipendenti e non avevano l’intenzione di perdersi un tale spettacolo.
Hector prese a sudare freddo e mentre Jack gli continuava a dare calci da sotto il tavolo Angelica concluse il suo discorso con semplicità estrema.
-La verità è che voi uomini non ci volete a bordo delle navi perché sapete benissimo che saremmo più brave di voi anche in questo!- esclamò allontanandosi di botta.
Questo gesto lasciò Barbossa più perplesso di prima ed iniziò a boccheggiare come un pesce, doveva ancora riprendersi.
Jack lo vide in difficoltà e spinto dalla compassione, o forse solo per paura di non poter riavere più qualcuno che estraesse la Perla nel caso in cui Angelica si fosse accorta di ciò che Hector stesse realmente fissando e lo avesse ucciso, decise di aiutarlo cambiando discorso.
-Angy, tesoro, adesso non mi sembra il caso di stabilire le superiorità sessuali. Perché, piuttosto, non detti le tue condizioni  e ci rilasci qualche rotta?- domandò abbozzando un sorriso.
Quella lo guardò sprezzante e tornò a concentrarsi sul Capitano della nave.
-Allora Barbossa, ho deciso. Ti rilascerò la rotta!- esclamò d’un tratto e a questo punto Hector si riprese completamente e si drizzò in piedi così soddisfatto che dimenticò di afferrare la stampella e per poco non perse l’equilibrio.
-OTTIMA SCELTA!- esclamò con un grande sorriso –Ora, però, dimmi cosa vuoi in cambio, gioia!-
- Il tesoro dei Sette Mari è una fantastica leggenda. Voi, prendendolo, sareste i primi a confermarne l’esistenza, guadagnerete fama, fortuna, notorietà. Non è una cosa da poco. È difficile trovare qualcosa che possa esserne alla pari, qualcosa con cui poterlo barattare…- iniziò vaga e quelle parole innervosirono Hector.
-Però, ho riflettuto e so cosa potrebbe, forse, avvicinarsi all’inestimabilità di quel tesoro.-
I due uomini la guardarono catturati. Camminava in penombra, facendo avanti e indietro, lasciando ondeggiare la parte finale della giacca ed emettendo dei ticchettii ritmici con le scarpe.
-Esigo più privilegi sulla nave, della quale voglio tornare il Primo Ufficiale. Ciò implica tenere la mia cabina, poter stare al timone e dare ordini alla ciurma.-
Barbossa ringhiò e il suo volto si aprì in una smorfia contrariata, lentamente prese a camminare verso Angelica –Stai approfittando un po’ troppo della mia generosità, però è sempre il tesoro di Edward Teach il premio, per cui posso anche accettare le tue condizioni.- tentò un ultimo passo per raggiungere la donna ma venne improvvisamente bloccato.
Angelica gli puntava la spada alla gola e questa volta era lei a ghignare. Hector invece aveva lo sguardo sorpreso e furioso allo stesso tempo. Quella dannata aveva rubato la sua spada!
Jack si alzò e fece per avvicinarsi ma Angelica subito lo avvertì.
-Sparrow, fai un altro passo e vedrò di far rivoltare la nave contro di voi.-
-Come diavolo hai fatto a prendermi la spada, dannata sgualdrina!- sibilò furioso il capitano della Revenge
-Andiamo, pensavi davvero che mi ero avvicinata così tanto a te solo per far bella mostra del mio seno?- Hector scoprì i denti in una smorfia contrariata.
-Mi sembrava strano che ancora non lo avessi ammazzato!- esclamò Jack con un sorriso furbetto
-TACI!- risposero i due all’unisono.
-Cattivi..tutti con me…- sussurrò con vocina triste
-Vedo che la vostra astuzia non viene a meno…-  disse Barbossa con un ghigno
-Ho ancora una condizione!- esclamò Angelica
-Ascolto.-
Lei gli sfiorò la gola con l’affilata lama.
-Ascolto, attentamente.- si corresse
-Dopo che vi avrò condotto fino al tesoro. Sarò io il capitano della nave de Barbanera. Terrò io la Queen Anne’s Revenge!- esclamò ghignando
-Cosa? Tu vorresti privarmi della mia nave? Mi è costato un viaggio per White Cap Bay e la gamba destra questo veliero e tu vorresti reclamare il ruolo di suo Capitano?-
-Esattamente- rispose sorridendo
-Te lo scordi dannatissima….-
Angelica agitò un po’ la spada e la nave iniziò a barcollare pericolosamente a destra e a sinistra.
-He…hector…io direi di accettare la proposta prima di diventare pappa per gli squali…- disse Jack mentre sbatteva contro il muro di legno della cabina.
Barbossa aiutandosi con la stampella riuscì a rimanere più o meno stabile.
-Non se ne parla, Jack! Non rinuncerò mai al mio ruolo di capitano!- esclamò deciso
Angelica prese a far oscillare ancor più pesantemente la nave, facendo perdere l’equilibrio anche a Barbossa, questa volta. Lei rimase immobile e a Jack parve che la nave non si muovesse solo sotto i suoi piedi.
-E va bene non mi lasciate altra scelta.- disse ghignando mentre estraeva dalla tasca della sua giacca un ammasso di stoffa –La riconosci, Jack?- domandò guardandolo spettralmente
Il Capitano Sparrow si strofinò gli occhi e per qualche instante pensò, sperò, che fosse solo un’allucinazione causata dalle botte che stava prendendo.
-Jack…Jack, che diavoleria è mai quella?- domandò Barbossa spronando il compagno che era rimasto impalato.
-Una bambolina vudù, anzi LA bambolina vudù di Jack. Ogni cosa io faccio a questo oggettino si ripercuote sul Jack reale.-
Barbossa guardò il compare, era alquanto spaventato.
-Sinceramente con la spada e la bambolina potrei sbarazzarmi di voi in un istante e sarei libera di essere il capitano della mia nave. Ma non voglio mettermi contro la ciurma e poi non sono il tipo che uccide persone innocenti. Sempre per quanto voi possiate esserlo.- disse mentre avvicinava la bambolina di Jack alla fiamma di una candela.
Lo Sparrow reale iniziò già il calore invadergli le tempie e si resse la testa con entrambe le mani.
-Hector…e andiamo…-  disse quando sentì il bruciore fra i capelli
-E va bene! Va bene! Accetto le tue condizioni!-
-Tutte tutte?- si accertò lei.
-Sì! Tutte per Giove! Ma adesso finiscila con tutto questo!- esclamò Barbossa mentre sbatteva per l’ennesima volta contro il tavolo.
Sul volto di Angelica si dipinse un sorriso di pura soddisfazione. Allontanò la bambolina vudù di Jack dalla fiamma della candela e la ripose nella sua tasca. Dopo di che rinfoderò la spada e tanto improvvisamente come era iniziato l’oscillare della nave terminò.
Hector si rialzò, aiutandosi con la stampella, e si diresse verso la donna per farsi ridare la sua spada. Lei gliela porse e lui la rimise a posto nella sua cintola.
–E’ snervante, ma allo stesso tempo onorevole avere un’avversaria come te…voi, Miss Angelica.- disse cercando di trattarla con il massimo riguardo. –Siete davvero astuta, non c’è che dire. Finalmente mi ritrovo contro qualcuno del mio stesso livello!- esclamò con un sorriso seccato
-Ehy, ma non ero io il tuo più acerrimo nemico?- domandò Jack offeso.
Ma Barbossa non gli badò e continuò a parlare con Angelica –Congratulazioni, sarete il prossimo capitano della Queen Anne’s Revenge! Ma la prego, veda di non farsi ammazzare durante il tragitto…- disse mentre si avviava verso l’uscita della cabina.
-No, piuttosto vedi tu di non far affondare la nave prima di essere arrivati a destinazione.- lo rimbeccò lei, superandolo anche nell’uscita.
-Ehy, non vi scordate di qualcosa?- domandò Jack che era ancora sbattuto per terra in cabina –qualcuno…?- disse notando che i due erano usciti senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Jack si alzò e si pulì i vestiti con fare teatrale. Si guardò intorno e si riposizionò sul capo l’amato tricorno, scivolato quando era caduto a terra.
-E adesso…andiamo a vedere se quassù c’è qualche nocciolina!- esclamò come se nulla fosse, avviandosi a passo dondolando verso il ponte della Revenge.

_______________________-L'angolo di Dolly-_________________________
Beh, diciamo che questa volta sono stata più o meno puntale. xD
Ecco qui la famosa Cena di Riconciliazione, anche se Jack è stato più che altro maltrattato in questo capitolo...xD
E mentre il nostro amato capitano viene insultato a destra e a manca, Angelica sta riguadagnato i suoi diritti sulla nave del padre, sarà che mi sento in colpa dopo la brutta fine che avevo intenzione di farle fare nella precedente fiction...ç.ç poveretta. Ma ormai Pirati dei Caraibi senza Angelica sarebbe vuoto U.U e quindi mi pare giusto  farle avere il ruolo che merita xD
A presto (spero)

Besos

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Capitolo 5
*** Divergenze a bordo ***


Divergenze a bordo
 
Quella mattina Barbossa non era stato svegliato da nessun mozzo urlante o dal quartier mastro che chiedeva le solite, barbosissime, coordinate che neanche lui sapeva.
Aprì gli occhi azzurri e si alzò da quella specie di materasso sul quale dormiva. Nessun rumore proveniva dal ponte della Revenge. Il che era alquanto strano.
Si stiracchio e sbadigliò rumorosamente. Gli occhi appiccicosi e la gola secca. Quanto aveva dormito?
Prese la sua stampella e lentamente si avvicinò all’oblò della sua cabina. Strabuzzò gli occhi quando vide il sole alto al centro del cielo. Quanto aveva dormito? Era almeno mezzogiorno!
Prese rapidamente il suo cappello e a fatica si trascinò fuori dalla cabina. Sul ponte.
-Maledetti cani rognosi! Come avete osato attraccare la mia nave! Se qui non ci sono io nessuno fa mai nulla!- urlò queste frasi seccato e furioso ma si accorse ben presto che sulla nave non c’era nessuno, eccetto un vecchio mozzo ubriaco e con la barba sporca.
Hector gli si avvicinò e sprezzante gli diede un paio di colpetti alle costole con la stampella.
Quello si mosse leggermente per poi scattare in piedi notando di essere faccia a faccia con il capitano.
-Ordini Capitano!- urlò mettendosi sull’attenti e sorridendo mostrando i pochi denti neri rimasti.
Il suo alito sapeva di rum…anche troppo. Barbossa era il primo ad amare il liquore ma quell’odore era così penetrante che lo nauseò. Istintivamente prese il boccale che giaceva a terra e lo tirò senza pietà in mare.
-Niente più rum per te, chiaro?-
-S..sì signor Capitano!- esclamò, riluttante.
-Puoi ora dirmi che diavoleria è mai questa? Dove sono i miei uomini e per quale assurdo motivo la mia nave è a riva?- sbraitò fino ad arrivare a pochi centimetri dal viso del povero mozzo.
Quello rabbrividì, delle gocce di sudore presero a scendergli da sotto la bandana sulla fronte e con un fil di voce rispose –Il…il Primo Ufficiale ha detto che meritavamo una pausa e che…che su quest’isola c’era un vecchio deposito di rum abbandonato e della polvere da sparo utilizzabile…senza contare il fatto che tutti volessero sgranchirsi un po’ le gambe.-
-Non male come idea. Per una volta Scrum ne ha pensata una giusta!- esclamò Hector sorridendo mentre si voltava per tornare nella sua cabina.
-No..no si..signore….io non parlavo di Mastro Scrum…ma del Pr..imo Ufficiale…Miss Angelica…- balbettò quello timoroso.
Barbossa si bloccò di scatto e sperò di essersi sbagliato. Si voltò e la sua espressione era terrificante.
-Mastro Scrum!!!??? IL PRIMO UFFICIALE MISS ANGELICA???????? MA CHE DIAVOLERIA E’ QUESTA! COME SI PERMETTE QUELLA DONNA DI DARE ORDINI SULLA MIA NAVE!!- ormai era fuori di sé. Nonostante la fatica, si avvicinò a grandi falcate verso il povero mozzo impaurito.
-Perché non vi siete ribellati ai suoi ordini????- sibilò sprezzante
-Beh…lo ha detto anche lei che era una buona pensata…insomma. La ciurma l’ha seguita senza indugi…- balbettò sempre più spaventato.
-La ciurma l’ha seguita senza obiezioni? Parola mia che mi sbarazzerò di voi luridi topi di fogna, Uno ad Uno! Iniziando da te!- esclamò furioso mentre puntava la pistola verso il barbuto e caricava.
-Ciao ciao- sibilò prima di posare il dito sul grilletto.
Uno sparo. Il silenzio.

Il mozzo impaurito riaprì gli occhi, accortosi di essere ancora vivo. Il suo volto s’illuminò presto di gioia.
Barbossa non aveva più la pistola in mano e dietro di lui era appena risalita Angelica con il resto della ciurma dietro.
-Tutto bene Thomas?- domandò con un sorriso, rivolta al vecchio.
-Sì..grazie…signora…- disse quello mentre riprendeva lo straccio e tornava al lavoro sul ponte di bordo libero.
-Voi! Come osate sparare sulla mia pistola vietandomi di punire un vecchio disobbediente!- sibilò Hector mentre raccoglieva l’arma da fuoco che Angelica gli aveva fatto schizzare via dalle mani.
Lei si avvicinò naturalmente –Thomas è un eccellente marinaio e ha lavorato per mio pad…per il Capitano Edward Teach per anni. Conosce la storia della nave e ha visto i luoghi più remoti della terra. Di certo non morirà per il capriccio di un vecchio arrogante!- sibilò con un ghigno in volto
Barbossa si avvicinò a lei a grandi falcate –Non siete nessuno per potermi fermare dal fare giustizia!- esclamò furioso
-Questa è tutto fuorché giustizia, Capitan Barbossa.- rispose lei incurante
-Capitano! Sono lieto che abbiate a mente il mio titolo! Voi non siete nessuno su questa nave. Non avete il permesso di portarvi dietro l’intera ciurma ovunque andiate. Chiaro?-
-Sbaglio o dimenticate che ieri sera mi avete nominata Primo Ufficiale? Non mi sembra un titolo di basso rango. Inoltre non sono stata io a voler la ciurma a seguito, mi hanno seguito e basta.
Ma per me è un piacere avere i miei marinai a seguito e non mi sono opposta, anzi…-
-I suoi marinai? I miei marinai!-
-Dimentichi che presto sarò io il Capitano…-
Barbossa ringhiò –Sì, se questo viaggio andrà a buon fine voi diventerete il Capitano della nave Miss Angelica, ma fino ad allora sarete sempre e solo una mia sottoposta e non avrete il permesso di fare porto o prendere il largo senza prima consultarmi. Chiaro!?-
-Cristallino.- sibilò lei per poi voltarsi facendo ondeggiare la lunga giacca e chiudersi in cabina sbattendo la porta di legno violentemente.

Hector alzò lo sguardo e vide Jack poco distante a bere beato il rum.
-TU PERCHE’ NON L’HAI FERMATA!- urlò al compare
Il Capitano Sparrow si voltò e alzando le mani urlò –Innocente vostro onore!- preso com’era dal rispondere ad Hector fece cadere a terra il fiasco di rum che andò in mille pezzi spargendo la bevanda su tutto il ponte.
Jack guardò malinconico il liquido rossastro disperdersi fra le travi di legno. Poi si voltò verso Barbossa e lo guardò con gli occhi ridotti a fessure. –Lo hai fatto apposta!- esclamò a braccia conserte mentre se ne andava a testa alta, offeso.
Il capitano della Revenge roteò gli occhi. Quando sarebbe cresciuto quell’idiota?
Hector ripose la pistola nella cintura e raggiunse Jack che stava tentando di sfilare una nuova bottiglia di rum dalle mani di un marinaio addormentato.
-Puoi dire a quella dannata sgualdrina di rilasciarci la rotta?- sibilò
-Perché non glielo chiedi tu, Hector?- domandò con un sorriso l’altro, mentre lentamente e accuratamente sfilava la preziosa bottiglia dalle mani del pirata dormiente.
-Perché non riesco a guardarla e a trattenere l’impulso di farla fuori contemporaneamente.-
-E allora sei fregato, amico!-
-ALZA IL TUO DERETANO E CAMMINA SPARROW!- urlò furibondo il vecchio signore dei pirati.
Jack sobbalzò e le urla svegliarono anche il mozzo al quale il capitano della Perla stava tentando di rubare il rum.
Quell’inconveniente lo fece cogliere con le mani nel sacco.
-Ciao amico…!- disse con un sorriso Jack mentre lasciava la bottiglia di rum e camminava (o correva?) verso la cabina di Angelica.
Si guardò attentamente attorno, tutti lo stavano osservando. Diede delle occhiatine ai marinai e poi, arricciando il naso si fece forza e bussò.
Il passo di Angelica era talmente aggraziato anche quando era arrabbiata che Jack non la sentì neppure incamminarsi verso la porta e quando questa la spalancò per poco non prese un infarto.
-CHE DIAVOLO VUOI SPARROW!- urlò furibonda
-Vengo in pace!- si affrettò a dire lui agitando le mani.
La spagnola senza degnarlo di un ulteriore sguardo gli sbatté la porta in faccia.
-Che suscettibile!- Jack riprovò a bussare altre cinque o sei volte, senza successo. Sapeva che convincerla a parlare o, ancor di più, rilasciare una rotta, sarebbe stata un’impresa alquanto ardua.
-E andiamo Angy, ci servono quelle rotte!-
Da dentro, però, silenzio.
-Giuro che Hector sarà meno scortese in futuro!-
-Ma che cos…?- si affrettò a domandare il diretto interessato che venne subito fulminato da un’occhiataccia di Jack. Allora capì.
-Sì, sarò più cordiale in futuro Miss Angelica…- disse teatralmente il Capitano della Nave.
In quell’istante la porta della cabina cigolò e la spagnola lentamente risalì sul ponte.
-Ah, bravissima. Un po’ di rum?- propose Jack mostrando il  fiasco che aveva preso disonestamente poco prima.
-Ehy!- urlò il pirata al quale era stato sottratto il suo tesoro.
-Perché non lo ridai a lui anziché tentare di comprare me?- sorrise Angelica. E per la prima volta da quando si erano rivisti Jack fu certo che quello era un sorriso sincero. Approfittò dell’occasione e ubbidì senza indugi, poi scortò la compagna fino al Ponte di Bordo Libero dove Barbossa attendeva ansiosamente una nuova rotta.
-Prego signorina, abbiamo anche il vento a favore!- la spronò con un falso sorriso.
La mora prese le carte e si mise rapidamente al lavoro. Tracciò un breve percorso e poi esordì:
-Dobbiamo andare a Nord e quando le acque si faranno più torbide e profonde saremo quasi arrivati, ma a quel punto ti converrà lasciare a me il timone. Sono già passata per quei mari infernali…-
-E dopo?- domandò Barbossa, desideroso di informazioni
-E dopo…nada. Rilascerò la rotta poco per volta, chi mi garantisce che una volta detta la via per raggiungere il tesoro voi non vi sbarazziate di me?- disse con uno scaltro sorriso.
-Dannatissima sgualdrina!!!- Hector, furioso dalla risposta (sensata) estrasse la sua spada e tentò un affondo su Angelica, ma quella era stata tanto veloce da estrarre con una mano la sua e con l’altra quella di Jack ed incrociando le due lame riuscì a fermare la grande spada del Capitano.
-Siete abile per essere una donna complimenti. Riflessi eccellenti!- disse Barbossa mentre riprendeva a combatterla. Lei volteggiava e schivava ogni colpo con la grazia di una farfalla, rispondendo, di tanto in tanto.
-Ho avuto un buon maestro!- rispose
Barbossa lanciò un’occhiataccia al compare che alzò le mani sperando di giustificarsi.
-Io non immaginavo divenisse così brava…-
Hector roteò gli occhi per la stupida giustificazione, si avvicinò molto alla vita della spagnola e le strappò un lembo della giacca con la spada, in quel momento Jack sgranò gli occhi.
DOVEVA FERMARLI IMMEDIATAMENE!
Afferrò due spade dalle cintole dei marinai e s’intromise nello scontro, tentando di fermarli, ma la sua entrata di scena provocò una battaglia ancora più combattuta in quanto tutti cercavano di colpirsi a vicenda.
-FERMI!!!!-
Hector e Angelica si stopparono, come fulminati dall’urlo di Jack.
-Che diavolo vuoi idiota?-
-Che c’è Sparrow?-
-Allora: Primo! Hector, tu non puoi colpire Angelica perché costei tiene la bambolina mistica del sottoscritto nella tasca della giacca . Se accidentalmente la tua affilata lama la solo sfiorasse un capitano di vostra conoscenza farebbe una fine alquanto tragica…comprendi?-
-COLPISCILA!- urlò Angelica con ghigno estraendo il pupazzo vudù.
Jack roteò gli occhi. –Secondo… sono arrivati gli Inglesi!- disse con semplicità.
Tutta la ciurma si voltò a guardare le navi che si avvicinavano sempre più velocemente  alla Revenge.
Barbossa prese un cannocchiale e vide che stavano già preparandosi alla battaglia.
-Per mille palle di cannone con la barba…TUTTI AI POSTI! PREPARATE I CANNONI CANI DI ROGNOSI! Affondiamo questi damerini!- sbraitò prima di correre al suo posto di capitano.
-La próxima vez habla antes! Maldicion!-
Jack non comprese a pieno le imprecazioni in spagnolo di Angelica, che si affrettò a raggiungere Hector, ma un messaggio gli era arrivato chiaro e tondo: come al solito aveva fatto un casino…

_____________-L'angolo dei catastrofici ritardi >.<-_______________________
Chi vuole può tranquillamente prendermi a cannonate insieme agli inglesi.
Scusatemi tanto! Ma la scuola è ricominciata e passo i pomeriggi a fare i compiti :// questo compromette la mia puntualità... spero di riprendere il ritmo di 7-10 giorni almeno...
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e che continueranno a seguirmi.
Besos

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Capitolo 6
*** Commodoro Robert Maynard ***


Commodoro Robert Maynard

-Hanno il vento a favore…- constatò Barbossa mentre vedeva la nave Britannica prendere sempre più velocità. –Non riusciremo mai a…-
-Scappare?- la voce seccata di Angelica scossa Barbossa –Sei il capitano della nave più temuta dei Sette Mari, sei creduto Barbanera e vuoi fuggire? Ma che razza di pirata sei?-
Gli occhi di Hector si ridussero a fessure, nonostante le sue intenzioni fossero quelle non avrebbe mai ammesso di essere meno temerario di una donna e di voler scappare davanti quelli sciocchi inglesi.
-No! Veramente intendevo fare una manovra alquanto strategica e complicata ma non mi è possibile in suddette condizioni, Miss Angelica!- ribatté seccato.
-C’è una manovra estremamente più semplice Capitano.-
-Illuminatemi-
La Spagnola senza permettergli di aggiungere altro e con un ghigno perfido in volto lo spinse via dal timone e prese lei il comando. La Queen Anne’s Revenge era contro vento ma doveva comunque fare la sua mossa.
-Stringete il vento! Ognuno ai propri posti e non riponete le armi!- urlò mentre cercava di far guadagnare alla nave velocità. Erano in svantaggio, ma ritirarsi davanti agli inglesi sarebbe stata una profonda umiliazione.
-Si può sapere che diamine stai facendo?- sbraitò Barbossa che tentò di spingere via Angelica dal timone
-Sto andando incontro al nemico, non vedi?-
-E da quando il Primo Ufficiale prende iniziative senza confrontarsi prima con il capitano?-
-Da quando il capitano tenta la fuga davanti a dei damerini!- sibilò lei
Gli occhi di Hector lampeggiarono –IO NON TENTO LA FUGA CHIARO? Ho combattuto contro la ciurma di Davy Jones, attraversato i sette mari e per causa vostra anche oltre. Di certo non mi tiro indietro davanti a questi quattro incompetenti!-
-Ammettilo ormai hai paura degli arrembaggi. Non sei lo stesso uomo che ho visto combattere sulla Perla Nera.- commentò lei, alludendo all’arto mancante del capitano.
A Barbossa mancò l’aria per qualche istante. Era così evidente? E così lui davanti alla sua ciurma e ad una dannatissima donna appariva come un vigliacco incapace? Non poteva permettere che la sua fama venisse infangata. Non ora! Presto il sorriso tornò sul suo volto e si pericolosamente alla Spagnola.
-Oh no, Miss Angelica. Io non ho affatto paura! Son sempre uno dei nove pirati nobili e in quanto tale non intendo infangare con la vigliaccheria il mio titolo. Piuttosto non vorrei che voi vi feriste!-
-Ferirmi? Ferirmi, io? Estúpido! Cómo se puede insinuar…-
-Risparmiate il fiato e le imprecazioni per gli inglesi, sbraitare contro di loro potrà servire a qualcosa forse, non credete?-
Angelica ringhiò. Quell’atteggiamento di Hector la mandava in bestia. Scese a passo sostenuto e veloce dalle scale e raggiunse  il resto dell’indaffarata ciurma sul ponte della nave.
-Stringete le cime!- ordinò a dei mozzi che stavano passando la polvere da sparo ad altri pirati.
-Sì signora!-
-Voi tenete pronti i cannoni e al mio segnale aprite il fuoco!-
-Va bene!-
-Voi prendete le…Sparrow che diamine stai combinando?- domandò d’un tratto vedendo Jack immobile nascosto dietro una scalinata.
-Piano di auto-sicurezza alla Capitan Jack Sparrow. Resta immobile durante la battaglia e intervieni gli ultimi venti secondi per prenderti il merito al posto di queste luride belve. Comprendi?-
La mora roteò gli occhi esasperata –E se invece colpiscono me o la bambolina vudù? Non avrebbe gran che senso il tuo piano…- constatò davanti all’ovvio.
Jack sospirò e rilassò lo sguardo –Ahimè è dannatamente vero! Indi per cui ho bisogno che mi lasci la bambolina. Altrimenti il piano di auto-sicurezza alla Capitan Jack Sparrow sarebbe del tutto inutile, non credi?-
-Già, e proprio perché è del tutto inutile non ti conviene star qui, piuttosto esci e combatti dannato codardo!-
-Ahi Ahi Ahi! Che parole taglienti escono dalle tue amabili labbra. Con quale coraggio dai del codardo al sottoscritto, io mi chiedo?-
-Semplice visto che…-
Un esplosione non fece terminare la frase ad Angelica. La Queen Anne’s Revenge oscillò e sia lei che Jack caddero a terra. Uno sopra l’altro.
-Tesoro, so che di essere irresistibilmente irresistibile però, ti prego, un minimo di contegno davanti la ciurma. Sai bene che poi potrò essere tutto tuo se…-
-¡Maldito Jack Sparrow!¡Dopes la hago pagar!- Angelica scattò in piedi e subito raggiunse il resto della ciurma, pronta a combattere.
Jack invece rimase sdraiato lì per terra. –Perché con lei è sempre così difficile? E perché diamine l’hai fatta andar via da quel convento! Se fosse rimasta lì e avesse accettato di passare al tuo fianco solo qualche semplice notte di fuoco sarebbe stato tutto più semplice! Oggi avresti avuto un luogo in cui potermela spassare anche in Spagna e una seccatura in meno! Dannatissimo Jack e quando scambiasti quell’enorme muraglia per l’ingresso di un innocuo bordello. Insomma eri…-

-Ciurma non abbandonate la nave dobbiamo essere pronti per rispondere ad un eventuale…-
-Presto, non perdiamo altro tempo! Attacchiamoli!- La voce di Angelica superò  in volume quella di Hector, che quasi non svenne quando si accorse che la spagnola era già andata all’arrembaggio seguita da gran parte della ciurma.
-PERCHE’ QUELLA SGUALDRINA DEVE ROVINARE TUTTO!?- a fatica scese le scale e aiutandosi con la spada fece avvicinare ancor di più il lato destro della Queen Anne’s Revenge a quello sinistro del vascello inglese, tanto da far toccare i due parapetti ogni qual volta le onde del mare si ritirassero.
-Scrum, passami una passerella per arrivare al…SCRUM!- Barbossa notò che il suo ex primo ufficiale non era, al contrario del solito, al suo fianco…bensì stava combattendo spalla spalla con Angelica a bordo della nave Britannica.
-Maledetta feccia!-  si guardò intorno in cerca di qualcuno in grado di aiutarlo.

-…che poi come diavolo hai fatto a farti abbindolare da quei suoi magnifici, dolcissimi e profondi...maledetti, bugiardi e perfidi occhioni marroni! Beh, Jack sei proprio un completo idiota!
Anche se devi ammettere che con il largo abito da suora non sembrava tanto malvagia e che poi…-
-Ma che diamine fai, parli da solo e in terza persona?- Barbossa conficcò con violenza la stampella nelle costole di Sparrow, facendolo trasalire. Quello si rialzò dolorante.
-Che vuoi, me medesimo è il perfetto ascoltatore e consigliere del sottoscritto. L’unico che mi capisce davvero!-
-Sìsì certo…adesso dammi una mano a raggiungere la nave nemica!-
-Non puoi semplicemente usare una cima?-
-Mi è diventato un po’ complicato…recentemente…- disse Hector battendo con la stampella sulla gamba di legno.
-INFAME! Hai finito il rum!- esclamò Jack notando il suono rotto e vuoto della protesi.
-Sì ho finito il rum! E ADESSO DAMMI UNA MANO!-  urlò tirandogli la stampella sulla testa.
-Ahiò!- Jack corse con le mani sul bernoccolo appena spuntato a prendere una passerella che usò per collegare le due navi.

In quel preciso istante sentirono delle urla di vittoria provenire dal vascello nemico.
-Ce l’abbiamo fatta!- la voce di Scrum fu inconfondibile nella folla. I due compari si precipitarono a guardare cosa fosse accaduto. La soluzione arrivò in un lampo: Angelica aveva condotto la ciurma di Hector alla vittoria. Gli inglesi erano tutti immobili e si stavano facendo legare le mani senza ribattere. In pochi minuti erano tutti confinati a bordo della Revenge.
-La prossima volta, attendete i MIEI ordini prima di attaccare, Miss Angelica!- la rimproverò Hector.
-Se aspettavo i suoi ordini ora avremmo avuto cadaveri in più e informazioni in meno. Posso servirvi ad altro?- domandò lei con un sorrisetto perfido.
-Andate nella vostra cabina. Avete fatto sin troppo per oggi. Non avrò bisogno di voi per un po’ di tempo!- sibilò lui di risposta.
La spagnola ringhiò e imprecò qualcosa sottovoce prima di sbattere violentemente la porta della sua cabina.
-Quanti morti Scrum?- domandò Barbossa un po’ accigliato.
-Nessuno, Capitano. Due feriti, ma nessuno grave. Sopraffazione senza vittime!- esclamò l’ometto.
-Un arrembaggio…senza vittime?- domandò l’altro inarcando un sopracciglio
-Precisamente. Secondo Miss Angelica non ne valeva la…-
-BASTA! NON MI INTERESSA COSA PENSA O NON PENSA QUELLA DANNATISSIMA SPAGNOLA. VI RICORDO CHE QUI SONO IO IL CAPITANO!
 LURIDI TOPI DI FOGNA MISS ANGELICA POTRA’ CONDURVI ANCHE DURANTE GLI ATTACCHI O GLI ARREMBAGGI…MA IL VERO NEMICO CHE DOVETE TEMERE SONO IO, CHIARO?-
La ciurma si ammutolì e tutti annuirono tremanti.
-Bene! E adesso voglio sapere chi è il capo di questi damerini.- ringhiò il signore dei pirati mentre si avvicinava agli inglesi.
-Sono io!- la voce fiera e decisa di un uomo si distinse fra i sussurri spaventati del resto dei prigionieri.
-Fatevi avanti.-
Un uomo alto e muscoloso con una giacca blu un po’ stracciata e insanguinata e capelli castani lunghi fino alle spalle si fece avanti.
-Avete un nome?- domandò Hector
-Certamete!-
-Favoritelo, di grazia.-
-Commodoro Robert Maynard, signore!- esclamò accompagnando la presentazione con un elegante inchino. -E se posso, voi siete…-
- Capitan Hector Barbossa! Pirata Nobile, ex corsaro inglese e capitano della famigerata Queen Anne’s Revenge!- esclamò solennemente quello
-Queen Anne’s Revenge. Perdonatemi, potrei esser messo a conoscenza di ciò che è accaduto ad Edward Teach?-
-Quest’impedito l’ha ucciso!- esclamò Jack indicando lievemente disgustato il collega che di risposta gli tirò nuovamente la stampella in testa.
-Ahiò!-
-Taci!-
-Pfs! Un giorno rimpiangerete le sagge parole del Capitan…Ahìì!!!! Va bene! Va bene taccio!-
-Voi…voi lo avete ucciso?- domandò con voce tremante il Commodoro
-Sì. Circa un anno fa alla fonte della giovinezza.-
-La fonte, dite?-
-Esatto! La fonte! Il luogo dell’acqua della vita. Proprio quello! E il sottoscritto lo ha visto con i suoi occhi!-
Fra gli inglesi si alzò un mormorio intimorito. Di quella spedizione nessuno dei loro era tornato e adesso scoprivano che da corsari tutti si erano tramutati in pirati.
-Voi inglesi vi fingete leoni ma alla fine siete solo conigli!- constatò Jack
-Conigli? Come osate? Avete mai avuto a che fare con noi? Sapete per dirette esperienze come siamo fatti?- sbraitò d’un tratto Maynard.
-Assolutissimamente sì. Il sottoscritto era un corsaro della EITC maree addietro. Cutler Beckett, lo conoscevate?-
-LORD! Cutler Beckett!-
-Come vi pare…il sottoscritto è stato al suo fianco per anni ma alla fine si è reso conto che il suo cuore apparteneva al mare e com’esso non poteva essere domata la sua anima ragione per cui poi rinominai la celeberrima Wicked Wench e presi il largo per…-
Barbossa roteò gli occhi –Quest’idiota sta facendo tutto questo giro per dire che un tempo lavorava per Beckett ma che poi ha preferito la pirateria!-
-Guastafeste!- esclamò l’altro
-Oh, capisco…quindi siete stato molto intimo con l’inglese.-
Jack scosse la testa in segno negativo e poi esclamò –SI!-
-Siete davvero un tipo bizzarro. Non ho mai sentito parlare di voi, come vi chiamate?-
Jack si portò una mano al petto, ferito.
-Come sarebbe che non avete mai sentito parlare di me? Sono il leggendario Capitan Jack Sparrow, io! In  carne ed ossa! Non è possibile che non abbiate mai sentito parlare del sottoscritto. Diciamo che forse ne avete sentito narrare come una leggenda e mi avete scambiato per un Dio…un essere ultraterreno e…-
-No…è la prima volta in tutta la mia vita che sento questo nome.- constatò il Commodoro
-Che oltraggio! E fra di voi? Nessuno ha mai sentito il mio buon nome?-
Tutti gli inglesi scossero la testa.
-Ignoranti!-
Barbossa tirò Sparrow dietro di sé e continuò lui il discorso.
-Adesso che la vostra missione è andata fallita cosa avete intenzione di fare?-
-Se ce lo permettete potremmo essere al vostro servizio.-
-E chi mi garantisce che posso fidarmi di voi?-
-Nessuno. Avete soltanto la mia parola di onore. Vi seguiremo anche ai confini del mondo se necessario!-
-Naah! Già visto, deludente!- esclamò Jack che venne fulminato dall’intera ciurma
-Chiaro, bocca cucita…-

-Non so se potrò fidarmi di voi, ma per adesso vi terrò qui a bordo. Sarete chiusi nella stiva e al primo commento contrario potete già considerarvi cibo per squali.-
Qualcuno deglutì.
-Bene, Scrum conducete costoro nella parte bassa della nave.-
-Sì signore…-
-Capitano, Signore, se posso…un’ultima domanda!- chiese Waynard
-Consentita!-
-Chi era quella donna che si è battuta così valorosamente nella vostra ciurma?-
Hector scoprì minacciosamente i denti.
-Pochi marinai viaggerebbero con una donna a bordo. Antiche superstizioni…sapete.-
-Sì, sono a conoscenza di quelle vecchie storie ma vi devono essere chiare alcune cose:
1- Noi non siamo marinai bensì la ciurma di pirati più temuta al mondo.
2-Non crediamo a quelle sciocche fiabe
e 3- in ogni caso non abbiamo problemi di “purezza” con Miss Angelica.- concluse guardando Jack che si sentì nuovamente sotto accusa.
-Angelica. Un nome…celestiale! Mi concedereste di parlare con lei?-
-Mi dispiace, il nostro Primo Ufficiale è molto impegnato e…-
-Permesso accordato!- esclamò la spagnola uscendo improvvisamente dalla sua cabina e interrompendo così il rifiuto di Hector. 

_____-L'angolo della stupida che durante l'assenza per poco non aveva il tempo di fare il giro del mondo-______________
Hola!!! Sono tornata!! *pomodori* sì, me li merito tutti.
Scusatemi davvero tanto. La scuola è ricominciata ed ho sempre meno tempo per connettermi. Passo quindi su EFP poco tempo sia da lettrice che tanto meno da autrice. 
In un paio di ore libere ho buttato giù questo capitolo che spero non sia troppo deludente.
Mi scuso ancora con tutti i lettori e spero (ma non prometto) in più puntualità in futuro.
Grazie a tutti
Besos

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Capitolo 7
*** Una proposta ***


Una proposta

Hector e Jack facevano avanti e indietro nella cabina del Capitano. Maynard e Angelica stavano parlando da oltre due ore e non c’erano stati insulti, grida né spari di alcun genere…quindi l’Inglese era ancora vivo.
-Sicuramente staranno parlando di qualcosa di importante, Angelica non è una tipa paziente.- constatò Jack
-E perché mai vuol parlare con lei e non con il capitano di suddette informazioni?- domandò Hector
-Non ne ho idea, probabilmente avrà creduto Angelica un’innocua e dolce creatura nel caso in cui si sarebbe voluto sbarazzare di lei.-
I due si arrestarono di botta, si guardarono negli occhi per una manciata di secondi e poi scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
-Ahahahah Jack questa proprio!-
-Hai ragione! Ahahahah innocua e dolce! Ahahahah-
-Ahahah…adesso basta!- esclamò Barbossa ponendo fine alle risate di Sparrow. I due ripresero con aria seriosa a camminare.
-No, qui la situazione mi puzza parecchio!-
Jack si annusò sotto l’ascella –Eh no! Non sono io. Mi sono lavato appena due mesi fa!- esclamò agitando le braccia.
Hector scosse la testa –Non mi riferivo a quel tipo di puzza, idiota! Pensavo ad un complotto fra la tua amichetta e l’inglese!-
-Angelica non è una traditrice! Ti ha promesso il suo aiuto e te lo darà. Anche perché farà di tutto per riottenere la Queen Anne’s Revenge.- la difese
-Tiene davvero molto a questa nave, per quale motivo…io mi chiedo!-
-Non so quanto tempo abbia passato qui a bordo ma ti posso garantire che questo è tutto ciò che le resta.-
-Jack, cos’è che ti avvicina così tanto a quella donna?-
-Cosa stai blaterando?-
-Andiamo! Anche un cieco si è accorto che tu nutri sentimenti profondi nei suoi confronti.-
-Non è affatto vero! Per me è stato solo un divertimento parecchio tempo fa. Non provo sentimento o altre sensazioni piacevoli nei suoi confronti!-
-A detta tua non ritorni mai sui tuoi passi eppure mi sembra che il tuo destino si sia intrecciato parecchie volte con quello della Spagnola.-
Jack non rispose.
-Andiamo! Se l’avresti considerata un semplice giochetto non ti sarebbero importate le mie minacce nei suoi confronti!-
-Ehy! Guarda che io ho accettato solo ed esclusivamente per la Perla e per la mia incolumità. Ti devo ricordare che quella pazza ha con sé l’oggetto dei miei dolori?-
-Non hai accettato solo per la Perla, Jack. Ammettilo!-
-Invece sì!-
-Provalo!-
-Come?-
-Hai la bussola. Fammi vedere il suo ago dove punta. Sbaglio o indica ciò che più vuoi?-
Jack deglutì.
-Hai paura?-
-Paura? Io? Mai!-
Estrasse lentamente la bussola e la aprì.

-CAPITAN BARBOSSA! Uscite subito fuori!-
La voce di Angelica interruppe la chiacchierata fra i due che si precipitarono sul ponte per vedere il motivo di tanta urgenza.
-Cosa vi spinge ad alzare così drasticamente il tono di voce, Miss?-
-Dobbiamo fermarci a Nassau. Quindi abbiamo bisogno di tracciare una nuova rotta!-
-E allontanarci così dal tesoro? Giammai!-
-Dobbiamo lasciare Maynard e la sua ciurma a terra! Ci daranno una mano se concederemo loro la libertà!-
-Come?- domandò Jack che venne fulminato da Hector.
Quello si schiarì la voce e domandò poi anche lui –Come?-
-La Corona vuole Calico Jack morto. Da quanto ho sentito noi siamo l’obbiettivo di Rackham. Dovremo semplicemente catturarlo e non ucciderlo per lasciare questo compito agli inglesi e così il Commodoro si prenderà le lodi del re.-
-E noi cosa ci guadagnamo?-
-La protezione. Maynard dirà ai suoi superiori di essersi sbarazzato di Edward Teach e così non avremo più problemi con gli Inglesi. Di alcun tipo.-
-Lo promettete, Commodoro?- si accertò Barbossa
-Certamente! Dovremo rincontrarci per l’arresto di Rackham. Se in quell’asso di tempo anche solo una nave Inglese vi avrà attaccati avrete la mia testa.-
-Affare fatto! SCRUM! Fate vela verso Nassau.-
-Sì signor capitano!-
-Mi dispiace per voi Commodoro Maynard ma voi e la vostra ciurma dovrete passare ancora qualche giorno in compagnia di noi pirati.-
-Non avremo problemi.- rispose con il suo solito tono solenne l’altro
-Fantastico! Benvenuto sulla Queen Anne’s Revenge!-

Quattro giorni dopo…

Angelica si appoggiò al parapetto della nave per godersi quel magnifico tramonto di metà Agosto.
I capelli smossi dal vento e il suo cappello in mano.
-Ci rivedremo presto…papà…- disse con un filo di voce mentre una lacrime le usciva dai grandi occhi castani.
Improvvisamente notò che alla sua destra qualcuno le stesse porgendo un fazzolettino bianco pulito ed accuratamente piegato. Non poteva essere uno dei pirati.
Si voltò leggermente e trovò dietro di lei il Commodoro.
-Credo vi serva…- disse accennando un sorriso.
Angelica ricambiò il sorriso ma si affrettò a salvare il suo orgoglio –No…non vi preoccupate sto…-
Ma quello non le fece neppure terminare la frase che aveva già premuto il fazzolettino sotto uno dei suoi occhi. Quanto l’allontanò l’alone creato dalla lacrima era ben visibile.
L’inglese sorrise ancora e ripose il fazzoletto nel taschino della sua divisa poi si appoggiò anche lui al parapetto della nave. Angelica, al suo fianco, era ancora scossa e non proferì parola.
-Siete tanto sorpresa nel vedere galanteria in un uomo?- domandò quello vedendola un po’ perplessa.
-Perdonate la mia invadenza ma…cosa ci fa una donna bella come voi su una nave come questa in mezzo a un mucchio di balordi nulla facenti? Voi mi sembrate molto più educata di tutti loro, una donna che meriterebbe una grande casa lungo la costa e i più bei abiti in circolazione…-
La Spagnola sorrise leggermente malinconica –Pensate che un tempo avevo tutto questo…-
-E perché vi avete rinunciato?-
-Jack Sparrow…- disse senza cancellare il sorriso
-Cos’ha fatto…?-
-El maldito me engañó!- esclamò d’un tratto adirata.
Quel cambiamento improvviso lasciò disarmato il Commodoro. Che non ebbe il coraggio di ribattere.
-E’ successo una quindicina di anni fa…da tempo frequentavo un convento di Siviglia e finalmente ero pronta a prendere i voti. Da sempre ero stata definita una ragazza devota, con l’amore per la vita e molto caritatevole.  Dopo la morte improvvisa di mia madre, a causa di un brutto male, ero rimasta sola. Cercai riparo nella fede e la forza di andar avanti nella preghiera fino a prendere una decisione definitiva per la mia vita. E una sera, mentre pregavo nella mia cella, lo incontrai. Discutemmo a lungo e infine mi sedusse…mi resi conto di non esser più degna di percorrere quella strada.- sembrava immersa nei ricordi, ma per quanto il racconto potesse sembrare doloroso e pieno di rimpianti la sua voce era calda e lo sguardo felice, pieno di sentimento.
-Non vi siete pentita di ciò che avete fatto?-
-Yo no podía pedir perdón…-
-Perché non potevate essere perdonata?! Non dunque è vero che tutte le anime possono essere salvate?-
In quel momento la Spagnola sgranò gli occhi. Anche lei aveva detto una cosa del genere…tempo fa.
Sorrise. –Le anime macchiate di un tale peccato non possono però percorrere un camino de purezza…-
-Non fino a che punto darvi ragione.- rispose quello distogliendo lo sguardo dal viso di Angelica.
-Voi…voi a volte nutrite la speranza di poter rincontrare persone che non vedete da tanto tempo o qualcuno che non ci sia più?- domandò d’un tratto Maynard.
Angelica sentì qualcosa smuover lesi dentro. Perché mai una domanda del genere? Come mai Maynard era tanto attratto dal suo passato e dalle sue credenze?
Sospirò e anche lei si riappoggiò al parapetto.
-Io…- sospirò di nuovo -…io ho rincontrato mio padre dopo tanto tempo e vi garantisco che lo amavo come se fosse stato sempre al mio fianco, e lo cercavo come se le sue braccia avessero sempre accolto il mio corpo quando ero bambina. Sebbene non fosse così.
Lui…- la voce si spezzò -…non so fino a che punto tenesse a me….- un singhiozzo a fatica represso -…ma io lo amavo…e l’ho perduto dopo averlo appena ritrovato.- una lacrima che sta per uscire -…Io…sto facendo tutto questo solo per rincontrarlo.- e alla fine il sopravvento dei sentimenti.
Angelica non poteva più resistere, una dopo l’altra le lacrime presero ad uscire e umiliata si portò le mani in volto.
Maynard si avvicinò ancor di più a lei e senza preavviso la strinse fra le sue braccia. Lei né si divincolò né si staccò. In quel momento aveva bisogno di qualcuno che la stringesse, che in un certo senso la spronasse a non mollare.
Premette la testa sui suoi pettorali e lasciò scendere le lacrime che da troppo tempo stava reprimendo.
Jack, che guardò dal ponte di bordo libero la scena, sentì come una bomba esplodergli dentro. Lo sguardo fisso su quella scena.
Barbossa gli si avvicinò e notando anche lui ciò che stesse accadendo ghignò, poi diede una pacca sulla spalla al compare.
-Hai ragione Jack…tu non provi sentimenti per lei.- una semplice frase dopo la quale se ne andò, una frecciatina che però colpì in pieno il Capitano Sparrow.
La stava forse perdendo?


Arrivarono a Nassau quella sera. Tutti gli Inglesi vennero fatti scendere e mentre la ciurma della Revenge si preparava alla partenza, Barbossa, Angelica e Jack seguirono Maynard chi per confermare gli accordi chi solo per controllarlo.
-Allora è tutto deciso! Noi vi consegneremo Rackham e voi ci garantirete la libertà.-
-Ribadisco il mio giuramento. In caso di attacco avrete la mia testa.-
-Sento che potrò fidarmi di voi…vedete di non farmi ricredere.- concluse Barbossa per poi riavviarsi alla passerella seguito da Jack.
-Perché non rimanete qui. Avrete tutto ciò che chiederete, sarò l’uomo della vostra vita. Dimenticherò i vostri peccati e ricominceremo … insieme.- il Commodoro prese le mani di Angelica.
La Spagnola fu sorpresa da quella parole. Da quando aveva lasciato il convento e preso così "un'altra strada", non aveva mai pensato alla possibilità di tornare indietro. 
Da un lato perché temeva che nessuno l'avrebbe più accettata considerandola soltanto un oggetto sporco e usato, dall'altro per paura.
Lui, adesso, le stava dando la chance per dimenticare di nuovo tutto quanto e poter iniziare la vita che da bambina aveva sempre sognato.
Prese fiato. Chiuse gli occhi.
-Non posso…- sospirò -...non appartengo più a questo mondo.- rispose scostandosi appena
-La pirateria non può avervi fatto tagliare il legame con il vostro passato.-
-No, ma lo ha fatto assottigliare fino a renderlo quasi un filo invisibile. Non posso fare ritorno ad un luogo di cui non faccio più parte.-
-E’ la vostra scelta definitiva?-
Angelica annuì.
-Non mi potete tarpare le ali, Maynard…-
-E non lo farò. Vi chiedo solo di non dimenticarmi.- disse baciandole la mano.
-Non lo farò.- sorrise lei prima di riavviarsi verso la nave.

Dentro di Jack, che aveva visto e udito tutto, esplose un’altra bomba.
Sì, la stava perdendo.


____________________-L'angolo di Dolly-_____________________
I'm back! ^^
Questa volta non sono in un ritardo CATASTROFICO....solo disastroso xD
Maynard se ne è andato ma alla fine scopriremo una cosa sul suo conto .... 
Ringrazio tutti coloro che seguono, recensiscono ed hanno fra i preferiti la mia storia! =) 
Besos

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Capitolo 8
*** I patti ***


Salve a tutti lettori abbandonati a marcire su una sedia per due mesi, dopo questa lunghissima assenza sono tornata? Credevate che avrei lasciato marcire questa storia? Beh, quelli che avevano sperato in questa possibilità dovranno ricredersi visto che ho pronta una scaletta dettagliata per tutti i capitoli fino alla conclusione. E' una delle fiction di cui vado fiera, per la piega che sta prendendo, non la lascerò in questo modo. Adesso che insorgo con questo ottavo capitolo garantisco un mio ritorno che, purtroppo a causa della scuola, sarà un po' aperiodico. NON GIOITE, LA FICTION VERRA' PORTATA A TERMINE XD
Mi scuso anche per il fatto di essere assente come recensore, ma ho davvero pochissimo tempo per leggere (sì, sono in vacanza ma devo leggere un libro di 460 pagine entro il 9 Gennaio e ho avuto il tempo di leggerne appena 60!)
ANGELICA: questo perché sei una grande sfaticata!
ME: oddio, no! Sei tornata a perseguitarmi! Ma non eri andata in crocera?
ANGELICA: Soy tornata, cabron!
ME: Oddiamine, povera me! Comunque...tranquilla, riprenderò la storia! ^^
ANGELICA: E' il minimo, e poi sono io la protagonista. Non puoi lasciarmi a quel modo!
ME: Io scrittrice. Io decido!
JACK: Mi hai fregato la battuta
ANGELICA: Tu sparisci, Sparrow!
ME: Oh cavolo, meglio filarsela.
Comunque, per rimettervi in "riga" con la storia farò un breve riassunto di ciò che è accaduto nei 7 capitoli precedenti. Buona lettura e, soprattutto, buon anno =)
Dolly


Jack e Gibbs sono a Tortuga e cercano ancora un modo per estrarre la Perla dalla bottiglia, Hector nel frattempo cattura Angelica in quanto l'unica a conoscere la rotta per raggiungere il "Tesoro dei Sette Mari" di Barbanera. La Spagnola però non è molto amichevole e il rapporto fra i due è subito burrascoso, così Hector chiede a Jack una mano in cambio avrebbe avuto una parte del tesoro, avrebbe estratto la Perla dalla bottiglia e Angelica sarebbe stata salva. La ragazza si rende subito conto del bluff dato che Hector non possiede i mezzi per liberare la Perla ma non dice nulla per vendicarsi di Sparrow, che si diverte inoltre a ricattare essendo in possesso della sua bambolina vodoo. Dopo una "cena di riconciliazione" proposta da Jack, Hector e Angelica scendono ai patti, anche se continuano ad essere grandi rivali. 
Gli Inglesi attaccano la Queen Anne's Revenge, ma grazie al tempestivo intervento di Angelica (che è tornata primo ufficiale) la nave non subisce danni e tutti i corsari del Re vengono catturati e portati al cospetto di Barbossa. Lì Maynard chiede di parlare con la Spagnola e dopo un attacco di gelosia Hector accetta.
Presto diventa chiaro il sentimento che prova l'Inglese per Angelica, tanto che arriva a chiederle di venire a vivere con lui. Angelica rifiuta spiegando che ormai la sua vita ha preso un'altra strada rispetto a quella che si aspettava da ragazza e i due si dicono addio. Nel frattempo Jack capisce di star perdendo la sua Angelica.



"I Patti"

-Bene, Miss Angelica!- proruppe, sprezzante, Barbossa –Abbiamo fatto come da voi richiesto: abbiamo liberato gli Inglesi, ciò ha causato un ritardo sulla tabella di marcia…tuttavia qualche buona stella deve avervi graziato visto che mi sono ostinato a darvi la mia fiducia.- sibilò con uno sguardo tutt’altro che amichevole.
-Devo sentirmi onorata?- domandò con un sorriso ironico la Spagnola.
Hector l’afferrò prepotentemente per il mento e la sbatté contro il parapetto della nave.
-Ascoltatemi bene, senorita…- disse con finta galanteria alitandole sul volto. Angelica represse a fatica un conato, sperando che l’espressione disgustata non la tradisse troppo.
-Vi ricordo che davanti i vostri occhi si mostra, in tutta la sua magnificenza, uno dei nove pirata nobili, colui che ha ingannato lo stesso diavolo, il dannato che ha ucciso Edward Teach!-
esclamò con fierezza, Angelica in quel momento lo spintonò con forza e sibilò un “Maldito Bastardo” in quel momento si rese conto di essersi tradita.
-Cos’avete da ridire, a riguardo, milady?- sorrise teatralmente, Barbossa.
Angelica pensò rapidamente e concluse che le sarebbe convenuto aggirare l’argomento, così sarebbe stata sicura che non avrebbe commesso errori persino più gravi.
-Nada…- biascicò abbassando lo sguardo.
-Fantastico. A questo punto, considerato il vento favorevole e l’alta marea, sareste così gentile da rilasciarci una rotta, di grazia?-
-Tks!- Angelica si avviò a passo sostenuto verso il ponte di bordo libero, seguita da un impacciato Gibbs pronto a organizzare le mappe.
-Quella dannatissima…-
-Ehy! Compare! Bella giornata, non trovi?! Il cielo è sereno, i gabbiani non rompono le bottiglie di um con i loro striduli versi e ancora non ho sentito le tue urla. Beh, non molto almeno.
Fai passi da gigante, amico!- Jack lo squadrò, poi, un attimo da capo a piedi -…per quanto ti sia possibile!- disse accennando un imbarazzato sorriso.
Hector gli diede una stampellata sulla testa.
-Diavolo vuoi, Sparrow? Se non c’è la Spagnola a rompere le bottiglie ti ci metti tu?!-
-Quale grave insulto corre ad infamare il mio buon nome e la mia nobile persona. Mi stai dando dello…scassa bottiglie?!- domandò accigliato il Capitano
-Sì esatto, Jack! E comunque non mi hai sentito urlare contro quella sgualdrina insolente perché …-
-Ah Ah Ah! Un po’ di rispetto verso Angelica, amico.- lo interruppe Jack.
-Pfs, e a te quella là non piacerebbe, eh?-
-Esattamente. Non conta assolutamente nulla nella mia fuggevole vita.-
-Ammettilo, ti ha stregato.-
-Affatto.-
-Pendi dalle sue labbra, Sparrow.-
-AhAh-AhAh-AhAh NIENTE AFFATTO!- lo canzonò Jack
-Sì certo, e io sono Tia Dalma.- disse, roteando gli occhi per la stupidità del compagno, Barbossa.
-Wow!! Tia?! Cavolo, un corpo un po’ migliore potevi sceglierlo. Magari senza tutta quella…barbetta ispida!- disse disgustato e agitando le mani in maniera da ricreare i “misteriosi” intrecci fra i fili di barba di Hector.
-SPARROW MI HAI DAVVERO STUFATO!- urlò Barbossa facendolo cadere, con un calcio, a terra.
-Ahià, guarda che un calcio con quella cosa, se ben assestato, fa parecchio male…eh! -
-Oh, non sai quanto mi dispiace!!- lo sfotté Hector
-Mmh…inizio a pensare che tu lo abbia fatto a posta.- constato Jack, rialzandosi a fatica.
-Ma chi? Io? E come potrei!!-
-Tks!- Jack si alzò e, spolverato molto accuratamente l’amato tricorno lo riposizionò sul capo.
-Ho finito.- disse secca la Spagnola mentre passava davanti a Hector senza degnarlo neppure di uno sguardo.
-Oh! Ma che brava. Finalmente abbiamo una rotta!- esclamò, fiero, il capitano della Revenge.
-La prima parte, della rotta.-puntualizzò, leggermente spaventato dalla reazione che avrebbe avuto da un momento all’altro Barbossa, Gibbs.
-CHE COSA??? CHE DIAVOLERIA SAREBBE MAI QUESTA. ESIGO UNA VALIDA SPIEGAZIONE!- urlò contro il povero Joashmee
-Vedo che vi divertite a prendervela con degli innocenti. Cosa c’è avete troppa paura ad affrontarmi di perona.- lo schernì Angelica
-Voi state tirando troppo la corda, Miss.-
-Non avevamo specificato condizioni nell’accordo.- puntualizzò lei lasciando, disarmato, Hector.
-Ahahah, mi ricorda tanto l’episodio con il figlio di Sputafuoco. Ricordi compare? Solo che quella volta…eheh…eri tu a…okay sto zitto!- esclamò alla fine Jack notando l’espressione contrariata di Barbossa.
-La vostra arguzia mi disarma, ma ditemi, come mai ci tenete così tanto a raggiungere il creatore in questi giorni?- iniziò calmo per poi urlarle contro le ultime parole e tentando un affondo con la sua spada. Angelica prontamente estrasse la sua e le due lame, con un acutissimo suono, si intrecciarono.
-Siete sveglia, non c’è che dire!-
-Un complimento, a cosa lo devo?-
-Mi ferite, Milady. Non mi considerate galante? Guardate che anche io ho il mio fascino.- disse con tono falsamente offeso mentre tentava nuovamente di colpirlo.
-Oh, scusatemi se non ho visto la vostra gentilezza dietro tutti quegli urli, quegli affondi, dietro le sbarre di quella prigione e dietro quell’alito che farebbe venire la nausea al Kraken.- rispose accigliata Angelica.
-Chiudo un occhio su tutto, ma non sull’alito!- concluse Hector prima di tentare di disarmarla.
-Ups!- rise Angelica mentre evitava il colpo e, grazie le sue molteplici giravolte disarmava l’altro.
-Direi che è finita.- disse poco dopo mentre raccoglieva la spada da terra e la poneva al legittimo proprietario. –Non vi converrebbe continuare, vista la mia situazione di assoluto vantaggio. Avrei la meglio.- disse semplicemente prima di voltarsi.
-Mai dare le spalle al nemico. Avete trascurato la prima regola, Miss!-
-Ma voi non mi attaccherete. Sono la vostra unica speranza per raggiungere il Tesoro dei Sette Mari. Tutte le vostre minacce, servono a farmi desistere, ma non mollerò. Qui, sono io ad avervi in pugno e non il contrario. Se non vi è chiaro. Vi conviene concentrarvi sulla rotta, piuttosto, la Gola di Shango è un luogo parecchio ostile. Bisogna prepararsi al peggio…- sibilò senza voltarsi mentre si allontanava nella sua cabina.
Barbossa ringhiò. Quella ne sapeva una più del diavolo, sarebbe stata difficile incastrarla.
-Gola di che?- domandò urlando Jack, che era rimasto a riflettere sul nome detto dalla Spagnola.
Barbossa gli tirò un’altra stampellata sulla testa. –Brutto pezzo di ignorante. E tu non le scasseresti le bottiglie di rum? Sentiamo!-
-Ignorante? Al sottoscritto? Hector, stai scherzando, non è vero? Io sono il coltissimo Capitan Jack Sparrow. Oltre che decisamente affascinante, ma quello è un dettaglio talmente noto che non c’è più nemmeno il bisogno di ricordarlo…-
Barbossa roteò gli occhi.
-Io sono colui che ha sconfitto Davy Jones, che ha vinto la maledizione, superato i confini del mondo e del mare che ha…un momento. Chi era quel coso?-
-Uff. Imbecille! SHANGO! S-H-A-N-G-O! Shango! Secondo le credenze vodoo è il dio delle tempeste. Sono scettico quando si parla di certe cose ma trattandosi del tesoro di Barbanera anche l’impossibile diventa pura realtà.-
-Concordo amico. Quindi, ipoteticamente, questo dio dovrebbe scatenare una tempesta contro la Queen Anne’s Revenge.- constatò Jack facendo sussultare il compare. –E, sempre secondo suddetta ipotesi dovremmo non uscir vivi dalla gola. Quindi per precauzione ci converrebbe tirar…-
-TIRATE LE VELE MALEDETTI MOZZI!!! ADESSO NON SI TRATTA PIU’ DI GIOCARE FRA POCO LA MORTE VERRA’ A FARCI VISITA!!!- lo precedette Hector che aveva già capito tutto.
-Uff. Ora sei tu che rompi le bottiglie. Lo stavo dicendo io!-
- Senti, Jack, basta con queste stupide buffonate. Piuttosto, va a parlare con la sgualdrina spagnola. Non mi sta piacendo affatto il suo comportamento e che Shango mi fulmini se non dico il vero ma io mando a monte tutto quanto se quella tocca nuovamente il mio orgoglio.-
Jack si allontanò di due larghi passi da Hector.
-Che c’è adesso?- Domandò il capitano della Revenge, adirato.
-Precauzione. Sai, se ti dovesse colpire un fulmine.- disse con un sorriso sbieco.
-CAMMINA A PARLARE CON ANGELICA, DEFICIENTE!- urlò Hector
-Sì, va bene. Calmino. Vado…- disse avviandosi a passi incerti verso la cabina di Angelica.
Stava per bussare quando si guardò la mano e la pensò infilzata dalla spada affilata di Angelica, dunque la ritrasse. Sospirò e si guardò intorno. Aprì lentamente la porta che cigolò sinistramente.
-Devo proprio?- disse con un filo di voce e lo sguardo preoccupato
-ENTRA DENTRO IMBECILLE!-
-Okay Okay.- Jack sparì dietro la porta di legno per poi riaffacciarsi. –Hector, un’ultima brevissima domanda!- disse alzando un indice.
-Diavolo c’è, adesso?-
-Ma hai il ciclo oggi?-
Barbossa gli lanciò la peggiore delle sue occhiate, dopo di che gli lanciò la sua spada, sperando con tutto sé stesso di tagliarli quella testa e quella lingua petulante. Tuttavia lo Sparrow chiuse prontamente la porta e così il piano omicida di Hector non si compì.
-Ohilà, è permesso?- domandò Jack entrando silenziosamente nella cabina di Angelica.
Di tutta risposta un’altra spada, che per poco non lo decapitò, andò a piantarsi contro la porta. Che oggi più che altro sembrava il tabellone di un tiro a freccette.
-Vengo in pace!- disse gesticolando in maniera confusionaria.
-Che diavolo vuoi da me, Sparrow?- sibilò la Spagnola uscendo dall’ombra.
 
 

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Capitolo 9
*** La gola di Shango ***


La gola di Shango

Jack deglutì, già dallo sguardo della Spagnola si era reso conto che fosse di pessimo umore.
-Senti, come ti ho detto, vengo in pace! Volevo solo fare una bella chiacchierata con una vecchia amica! Ed ho pensato, chi meglio dell’adorabile Angelica?-
La ragazza si portò al suo fianco in un istante e alzò una mano. Sparrow chiuse gli occhi temendo uno schiaffo o, peggio, un bel pugno, ma poi quella lo evitò e riprese la spada dalla porta.
Jack non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che Angelica immediatamente gli puntò la spada alla gola.
-Io e te, non siamo amici. Cane!-
-Ehy, cosa sono questi insulti pesanti!? Perché dai del cane a me! Che ti ho fatto?-
La lama si impuntò sulla gola del Capitano, pizzicandogliela.
-Hai ragione, dovrei darti del maiale, ma sarebbe un insulto per i poveri suini. Tu mi hai mentito, seducendomi e usandomi. Due volte!!!- esclamò stizzita la donna per poi ghignare in maniera sinistra.
-Okay, okay, okay. Confesso di non essermi comportato con estrema ehm…correttezza. Con te; ma una serie di vicissitudini hanno fatto sì che in più occasioni io ti…-
-Taci, Sparrow!- lo zittì bruscamente lei –Non voglio parlare di quel che è stato o di quel che non è stato. Tu mi hai usata e non puoi pretendere di venir qui a chiedere perdono e una pacifica chiacchierata fra vecchi “amici”-
Jack sospirò, il suo sguardo si fece serio e con una mano afferrò lentamente la mano della spada e l’allontanò dalla sua gola.
-Hai ragione. Non posso proprio chiederti una cosa del genere.-
-Infatti.- sibilò stizzita
-Okay, ricevuto. Spingo la mia nave altrove.- Jack fece dietrofront e allungò una mano sulla porta quando fu la stessa Angelica a fermarlo.
-Va bene. Resta.- sospirò la mora
Jack, approfittando del fatto che fosse voltato di spalle, sorrise largamente. Conosceva benissimo quella donna e per quanto forte, astuta e spaventosa fosse potuta diventare durante quegli anni era sempre una sua sottocopia e quindi voleva sempre ciò che non poteva avere e il contrario di ciò che aveva avuto. Il Capitano si girò e lei accennò, stranamente, un sorriso sincero. Si allontanò a passo lento e poi mise le mani dentro un baule accanto il suo letto, rovistando fra vecchi oggetti che facevano un rumore sinistro.
Si riavvicinò poco dopo, con le mani dietro la schiena.
Jack chiuse gli occhi d’istinto temendo una pistola, poi però Angelica sorrise nuovamente:
-Vuoi un po’ di rum?- disse porgendogli la bisaccia e due calici.
Sparrow sorrise, anche Angelica aveva i suoi momento “teneri” di tanto in tanto, questo dettaglio non era mai riuscito a cancellarlo dal suo animo e sebbene quei momenti erano divenuti sempre più rari rispetto al tempo in cui l’aveva portata via dal convento sapeva che certe cose di Angelica non si sarebbero mai potute eliminare. Aveva un animo nobile, non avrebbe mai ucciso un uomo, lo sapeva.
-Volentieri.- rispose semplicemente e con un sorriso mentre afferrava la bisaccia e uno dei due calici.
La Spagnola si sedette sul letto e Jack fece per sederlesi accanto anche se poi preferì prendere una botte, con sua sorpresa piena, di Rum e utilizzarla come appoggio.
Galantemente riempì il bicchiere prima a lei e poi a lui, alzò il suo calice in alto
-Propongo un brindisi. Ai nostri vecchi tempi.-
Angelica non sorrise, sospirò e basta.
-Già, a quei tempi che non torneranno più.- concluse con un filo di voce prima di far sbattere con invisibile forza il suo bicchiere a quello dell’altro.
Al contrario di come avrebbe fatto di solito Jack non si avventò sul suo calice anzi, rimase ad osservare il suo riflesso sulla superficie rossa del liquore.
Angelica pensava ancora al passato, non era la tipa che avrebbe potuto dimenticare, era così diversa eppure così uguale a lui. Entrambi volevano la libertà, entrambi sapevano come farsi rispettare ed entrambi avevano un passato colmo di rimpianti alle spalle.
Lei voleva essere libera stando alle dipendenze di suo padre, lui potendo navigare per l’eternità a bordo della sua amata Perla, lei riusciva ad ottenere ciò che voleva con eccessive sfuriate o con balletti sensuali, lui dicendo cretinate o improvvisando dei piani, lei avrebbe voluto rimanere al fianco di suo padre o forse addirittura in quel dannato convento dove, a quest’ora, avrebbe vissuto da novizia, lui avrebbe voluto essere un capitano migliore, avrebbe voluto cancellare quell’ammutinamento dopo il quale la nave non aveva fatto altro che sfuggirgli e forse, avrebbe voluto avere lei al suo fianco.
-…….Sparrow?-
Jack si riprese solamente per sentire l’ultima parola –Come, prego?-
-Ti ho chiesto cosa vuoi da me, perché sei venuto qui dentro…-
-Cos’è non posso venir qui per fare semplicemente una bella chiacchierata con la mia Spagnola preferita?- sorrise sbiecamente Jack. Un sorriso che lo tradiva più delle sue stesse parole.
-Andiamo, ti conosco. Che ti serve?-
Sospirò, purtroppo non poteva metterla nel sacco. Non più. –Non credi di star esagerando un pochino, ultimamente?- domandò gesticolando animatamente con le mani.
-Esagerando. Mh mh…e a cosa devo quest’arguta intuizione?-
-Mi stai dando del ritardato, donna?-
-No, sto solo dicendo che non può esser farina del tuo sacco.- constatò la mora
-Hector.-
La spagnola roteò gli occhi a questa affermazione, più che ovvia.
-Beh, secondo lui stai approfittando del fatto di essere fondamentale per il recupero del tesoro per prenderti alcune…libertà. Ecco. Dice che se continui così a costo di mandare tutto al mondo ti farà fuori.-
-E come farebbe, de gracia?-
-Con la spadona, la pistola e bum!-
Angelica scosse la testa –Non sono così éstupida, Jack! Voglio dire que non è nelle condizioni migliori per batterme!-
-Non sottovaluterei il mio compare, gioia. Nonostante sia zoppo, abbia una barbetta orrenda, un alito da far resuscitare i morti e una miriade di altri difetti…è forte. Proprio vero! Non sarebbe uno dei nove Pirati nobili altrimenti, comprendi?-
-Sì Jack, capisco. Ma quel vecchio parla tanto e agisce poco. Anzi, urla tanto!-
-E’ fatto così.-
-Già, e io son fatta così! E proprio per questo sognerà soltanto la mia resa! Non gliela darò vinta, Jack. Lui ha ucciso mio padre!-
-Angelica, tuo padre è cattivo. Ha cercato di ingannarti e di ucciderti, come puoi ancora amarlo?-
-Jack non c’è un perché. È soltanto mio padre, colui che mi ha preso quando tu mi hai abbandonata!-
-Ehy ehy ehy! Non avevi detto, maree addietro, di esser stata tu a lasciare me?-
-Sì, è vero. Ma tu non hai fatto nada por impedirlo. Como diablos te amé, Jack? Como podia ser tan estupida?-
-Sai che non capisco lo Spagnolo però…sono più che certo che non siano cose particolarmente gentili nei miei confronti.-
Angelica sorrise impercettibilmente “Pero tal vez lo entiendo…”
-Senorita? Ci sei?-
-Oh! Sì. Cosa dicevi?-
-Niente che nonostante sappia poco e niente in Spagnolo son certo che tu non stessi parlando proprio eccellentemente del sottoscritto, poco fa.-
-Il tuo intuito non fallisce però, Mr Sparrow!-
-Quindi stavi parlando male di me, poco fa.-
-Può darsi, ma tu questo non lo saprai mai.- ghignò
-Che cattiva. E sentiamo, perché questo trattamento?- Jack si alzò dalla botte e si convinse a sedersi sul letto
-Me lo chiedi anche, Jack? Avrei mille e più cose da renfacciarte-
-Ok, ok, capito! Meglio che taccia.-
Il silenzio calò spettralmente nella stanza, nessuno dei due apriva più discorso, entrambi si limitavano a bere lentamente quel po’ di liquore rimasto nei calici.
-Carina la tua cabina, anche se vi ero entrato durante l’ammutinamento di qualche tempo fa non avevo avuto particolar modo di guardarla. È più, tranquilla, rispetto quella di tuo padre.-
-Aveva uno stile tutto suo. La sua cabina doveva essere terrificante non elegante o bella!-
-Vero. Chi lo avrebbe mai detto che quella dolce ed indifesa futura notizia che incontrai in quel convento Spagnolo di Siviglia si rivelasse essere la più terrificante donna della mia vita, la figlia di Barbanera: Angelica Teach.-
-Già…-
Jack stette in silenzio qualche istante, ma al contrario dell’espressione perduta che aveva la sua testa stava assemblando dei pezzi mancanti al puzzle. Poi ghignò, forse stava per mettere per la prima volta da quando la conosceva, Angelica nel sacco.
-Miss Teach.- ripeté atono
la Spagnola si voltò a guardarlo, cercando di capire dove volesse andare a parare.
-Hector sa questo piccolo, insignificante, particolare?-
Angelica deglutì.
-Non lo sa. Ebbene, cosa dovrebbe impedirmi di dirglielo, cara?-
-Bastardo…- sibilò Angelica a denti stretti. Alla fine si era rovinata con le sue stesse mani. Era stata attenta sin dall’inizio ma Jack la mandava in confusione e senza volerlo si era tradita.
-Allora, dimmi, cosa varrebbe il mio silenzio?-
Angelica abbassò lo sguardo.
-Oh, non lo sai. Ma io sì. Tu possiedi una cosa che è nei miei interessi…-
la Spagnola lo guardò, un attimo sperduta.
-La bambolina vodoo di tuo padre. La voglio, sarebbe molto più al sicuro nelle mie mani anziché nelle tue. Io non dormo la notte sapendo di poter essere infilzato per divertimento da un momento all’altro!-
-Cane!- urlò Angelica tirandogli il calice vuoto. Jack si drizzò dal letto.
-Evidentemente se per te la bambolina vale più della tua identità…HECTOR!!-
-Maldito perro sarnoso!-
-Come?-
-Nada! Hai vinto, Sparrow. Lascerò stare la bambolina.-
-Eccellente! Quindi adesso dam..-
-MA.-
-C’è un ma? Che sei seccante, donna!-
-Ma la terrò io.-
-Il patto non avrebbe alcun senso a questo punto.-
-Sì, ma il fatto che tu conosca la mia identità implicherebbe un vantaggio perché potresti rivelarla non appena io ti abbia restituito la bambolina… così saremmo alla pari, entendi?-
-Mi hai rovinato la battuta. Cattiva!-
-Allora, accetti, Jack?- sibilò la donna
-E va bene, accetto. Maledetto io e il giorno in cui ti ho portato via da Siviglia!-
-Fantastico.-
-Cosa mi garantisce che però tu non ti sbarazzerai di me alla prima occasione?-
-Hai la mia parola. Nel caso in cui succedesse anche un solo piccolo infortunio alla bambolina di mio padre potrai avere la mia testa.- disse senza esitazione Angelica.
-Wow, gran bel premio. Una volta morta potrò far di te ciò che mi pare!-
-JACK!-
-Eddai! Non era un’allusione. Comunque mi sta bene il patto.- Jack porse la mano e Angelica gliela strinse.
-Sei arguto Sparrow. Non ti facevo tanto furbo.- ghignò la Teach guardandolo negli occhi
-Eh beh, da chi avresti imparato tu, sentiamo?-
-Che fai prendi i meriti di qualcosa che non hai fatto? Sai benissimo anche tu quanto fossi brava a tirar di spada sin dal nostro primo incontro.-
-A dire il vero, del nostro primo incontro ricordo un’altra cosa…- sghignazzò Jack
Angelica portò una mano sull’elsa della spada.
-Scherzavo!- la bloccò immediatamente Sparrow
-Odio questa tua ironia, allora!-
-Quindi odi tutto me stesso?-
-Considerazione più che esatta!-
-Ma che cattiva.-
-Ammettilo Jack, tu, invece, mi ami ancora.-
-Credevo vi fossimo già passati: se avessi una sorella e un cane sceglierei il cane, comprendi?-
-Finiscila. Che non convinci nessuno con questa buffonata. Tu sei fuggito da me perché hai paura!-
-E di cosa, sentiamo?-
-Di amare, Jack. Hai paura che io un giorno possa valere di più della tua stessa Perla.-
-Credo che il rum ti faccia male, cara.- disse Jack portandole le mani sulle spalle
-Invece ho indovinato. Baciami e poi apri la tua bussola, vedrai che non punta la stiva, dove tieni la Perla.-
Jack deglutì, gli occhi si intrecciarono un poco.
-Cosa c’è Sparrow, hai paura?-
-Paura? Io? Mai! E dunque ti dimostrerò cos’è che voglio!-
Jack prese la testa di Angelica e con le mani le strinse un po’ i morbidi capelli, si avvicinò lentamente e poteva sentire la sua barba sfiorare il naso di lei. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata dalla paura di ciò che sarebbe accaduto dopo.
Improvvisamente un violento urto alla nave fece tremare tutto.
Angelica finì sopra Jack che era a terra, inerte.
-Cos’è stato?- biascicò lo Sparrow con quel po’ di voce che gli usciva dai polmoni schiacciati.
Angelica si tirò immediatamente in piedi, rossa dall’imbarazzo.
Afferrò il suo cappello e la giacca per distrarsi e prendere fiato.
-Un fulmine, deve aver spezzato l’albero maestro. Siamo entrati nella Gola di Shango!-
Per Jack ci vollero una decina di secondi prima di tornare a respirare, assemblare le parole di Angelica e alzarsi. La porta era già spalancata e della Spagnola non c’era più alcuna traccia nella cabina. Uscì anche lui fuori e vide che Angelica era già sul ponte di bordo libero a discutere animatamente con Hector, l’intera ciurma era sopraffatta dal panico: Scrum correva ovunque senza meta tentando di afferrare più cime di quanto praticamente potesse, altri pirati tentavano di tirare le vele e altri ancora di ritirar un po’ su l’albero maestro per renderlo meno ingombrante.
Corse su per le scalette raggiungendo il Capitano della Revenge e la Spagnola.
-Non puoi farlo!-
-E chi me lo impedisce, sentiamo?-
-Ehy, ragazzi, che succede?- domandò Jack mettendosi fra i due
-Hector vuole tirare a dritto e usare quella pietra laggiù come rampa anziché la via di sinistra; la nave si romperà, Jack!- gli occhi di Angelica erano supplichevoli, quello scoglio che si ergeva davanti a loro, non era abbastanza grande per reggere il peso della nave ma era abbastanza appuntito da poter rompere il legno raffinato.
-Su, andiamo compare, stai scherzando!- esclamò Jack –Così andremo tutti al creatore anzitempo!-
-E allora iniziate a pregare, miei cari! Il giorno del giudizio è arrivato!- esclamò Hector accompagnando il tutto con una rauca e sinistra risata.
-E’ andato. Che facciamo, Angelica?- domandò Jack
La Spagnola lanciò un’occhiata a Jack e lui scosse la testa sperando di aver capito male, ma quando vide il ghigno della donna e la sua mano posata sull’elsa della spada si convinse e così spinse via Hector dal timone e lo minacciò con la sua spada.
-Che stai facendo, imbecille!?- urlò Barbossa
-Altolà amico. Non ci tengo a morire, io che aspiro alla vita eterna non posso andarmene nella bellezza della mia quasi gioventù e su un’altra nave. Non sarebbe una fine di stile, comprendi?-
-Jack! Il timone è incastrato: la nave non si muove!- l’urlo di Angelica fece arrestare Sparrow che subito giunse al fianco della donna.
-Tu lo sapevi!- esclamò guardando Hector con fare accusatorio.
-Io, no! Perché mai avrei dovuto…okay, sì! Lo sapevo! Credi che non avessi preso la via di sinistra se non fosse stato possibile?-
-Che facciamo?- domandò Jack guardando Angelica
-E che facciamo?- ripeté lei
-E io che ne so, l’ho chiesto a te!-
-Uff, idiota, era per guadagnare tempo!- lo riprese lei
-Sì ma di tempo non ne abbiamo, gioia! Diamoci una mossa!-
Angelica strinse le mani attorno al timone e poi si sbilanciò verso sinistra e alzò i piedi da terra.
-Che diavolo stai facendo?- Jack alzò un sopracciglio
-Secondo te che sto facendo, estupido? Para desbloquear el timon voy a utilizar mi peso!-
-Che ha detto?- domandò Hector che si reggeva appena in piedi sulla nave che veniva continuamente scossa.
-E che ne so, non capisco lo spagnolo! E lei parla sempre in questa dannata lingua quando è nervosa o arrabbiata. Angelica, traduzione, per piacere?-
-IDIOTI! Con il mio peso sbloccherò il timone!-
-E la fai tanto difficile?! E comunque è inutile, non sei abbastanza pesante per sbloccarlo né tanto forte…- constato Jack gironzolandole attorno
-E dammi una mano, estupido!-
-Che caratterino. Un po’ di gentilezza, cavolo!- Jack si avvicinò alla donna e le si posizionò dietro anche lui si “appese” al timone nel tentativo di sbloccarlo.
-Sapete, siete in una posizione alquanto compromettente e fraintenditoria…- sghignazzò Hector. Angelica aprì la bocca per urlare chissà quale imprecazione che non sarebbe stata adeguata ad una donna ma Jack prontamente le mise la sua mano sulle labbra facendo uscire solo rumori ovattati.
Improvvisamente si sentì uno scricchiolio e Angelica tacque. Tempo due secondi e lei e Jack erano a terra con il timone in mano.
-Perfetto…- biascicò Jack alzandosi.
-Hai rotto il timone! Sapevo di non dovermi fidare di ti, maledetta sgualdrina! Non mi importa cosa accadrà ma tu morirai qui e all’istante!!!- Barbossa sguainò la spada e la puntò verso Angelica, Jack immediatamente afferrò la grande lama e senza preavviso la conficcò dove prima era il timone.
-Sparrow, che diavolo fai, imbecille?-
Angelica guardò Jack un istante e capì. Poi guardò l’orizzione.
-Scrum! Tenete le vele quanto più spiegate possibile!- esclamò atona, senza distogliere gli occhi dal grande scoglio che era sempre più vicino.
-Sìssignora. SPIEGARE LE VELE!-
Jack era concentratissimo, teneva la spada con ambe le mani e gli occhi chiusi, un’espressione indecifrabile in volto. Si fidava ciecamente di lei.
-Fatto!- esclamò Scrum dal lato opposto della nave.
Angelica fissò lo scoglio, erano a un centinaio di metri oramai e la Revenge acquistava sempre più velocità. Doveva solo attendere ancora un po’, aveva un solo tentativo.
-Che diavolo state facendo? Il vento è a nostro favore la nave si frantumerà non appena toccherà quell’ammasso di …- Hector venne bruscamente interrotto.
-JACK, A SINISTRA. ADESSO!- l’urlo della donna fece scattare come una molla Jack che aprì gli occhi e abbassò violentemente la spada di Barbossa verso sinistra.
La Queen Anne’s Revenge cambiò direzione improvvisamente e solo la poppa della nave sbatté alla grande pietra che, nonostante la ruppe, rese più facile l’improvviso freno.
Il violento scossone fece cadere la maggior parte della ciurma a terra e ad Angelica, durante la caduta, volò anche via il cappello.
-Bravo Jack.- disse con un filo di voce e un lieve sorriso mentre si rimetteva in piedi. Poi rivolse al cielo gli intensi occhi castani e vide le cupe nubi prepararsi a scagliare di nuovo fulmini.
-Sparrow vas fuera de aquì o el rayo nos golperà!- urlò d’istinto.
-Non so che hai detto, ma propongo di andarcene se non vogliamo finire arrostiti. Scrum! Stringete il vento!!!-
Angelica roteò gli occhi, nonostante la sua stupidità Jack se la cavava.
-Hai visto, Barbossa? Alla fine ce l’abbiamo fat…Hector?- la donna si guardò intorno, l’uomo, che fino a poco fa era al suo fianco sul ponte di bordo libero era sparito. Si guardò attorno e poi le vide: due mani reggersi disperatamente al parapetto della nave.
-Hector!- corse immediatamente dal vecchio pirata che stava lottando con il vento, la tempesta  e la gamba mutilata per non cadere fuori bordo.
Il passaggio si stava facendo più stretto, un’onda leggermente più alta o una sporgenza un po’ più grande e per il capitano Barbossa sarebbe stata la fine.
-Dammi la mano, ti tiro su!- esclamò Angelica porgendogli la mano
-E secondo te non l’avrei già fatto? Nella caduta mi sono slogato la caviglia, non riesco a muovermi! Ho solo la forza delle mie vecchie braccia e una buona stella a sorreggermi!-
-Para placer padre, que me ayude- Angelica sospirò e poi afferrò una cima della Queen Anne’s Revenge. Scavalcò agilmente il parapetto della nave e si mise di fianco ad Hector, esternamente al grande veliero, in balia del vento, il mare e i fulmini.
-Sei impazzita?-
La Spagnola non rispose. Legò la cima attorno la vita di Barbossa e assicurò la presa.
-Non lasciarla, claro?-
Barbossa la guardò, non ebbe la forza di risponderle. Perché stava rischiando la sua vita per lui?
Un urto fece tremare la nave e sia lui che Angelica videro che il passaggio era strettissimo e che il lato sinistro stava già strusciando contro il muro, quello dove erano loro, il destro, avrebbe sbattuto di lì a poco. Sarebbero rimasti spiaccicati.
-Scrum! Tira la cima, portate a bordo il capitano. PRESTO!-
-Ma tu…che…- Barbossa fu tirato a bordo appena un istante prima che la nave sbattesse contro l’alta scogliera, facendo sparire dalla vista dell’intera ciurma Angelica.

___________________-L'angolo di Dolly-______________________
'Sera a tutti. Son tornata con questo capitolo bello movimentato! :)
Di qui a breve la storia dovrebbe tornare pressoché puntuale negli aggiornamenti... son contentissima che nonostante la lunga assenza voi recensori mi abbiate commentato, come mi aveste attesa ^^ che cari.
Una recensione particolarmente inaspettata mi ha reso davvero felice, una vecchia amica del forum che non sentivo da quasi 6 mesi (eccetto per un breve saluto a settembre).
Spero continuiate a seguirmi, ora la situazione si bollente!
A presto
Besos

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Capitolo 10
*** Una sosta inaspettata ***


Una sosta inaspettata

-Tutto a posto, Capitano?- Scrum si avvicinò ad Hector che giaceva a terra, sul ponte di bordo libero.
-Che botta. Mamma mia!- il vecchio Pirata si portò una mano alla testa dolorante.
-Presto! Che qualcuno porti un po’ di Rum e la stampella al Capitano.- all’ordine di Scrum due o tre pirati corsero a prendere il tutto. Nel frattempo, Jack aveva appena oltrepassato la gola: ce l’avevano fatta.
-Ehy! Compare! Visto? Insomma la Revenge non è al massimo del suo splendore però ce la siam cavati tutti quanti! Credo che io ed Angelica meritiamo un grazie.- sorrise Sparrow mentre si avvicinava a Barbossa e gli porgeva una mano per farlo alzare.
In quel momento giunsero anche gli altri membri della ciurma e portarono ad Hector la stampella per sorreggersi.
-Grazie.- biascicò il capitano.
-Uhm, compare. Dov’è Angelica?- domandò poi Jack guardandosi intorno. Barbossa abbassò lo sguardo, incapace di rispondere.
-Dov’è, Angelica?- domandò nuovamente l’altro, più serio e preoccupato.
Anche questa volta non ricevette alcuna risposta. A quel punto Sparrow non ce la fece più e assestò un pugno in faccia ad Hector. –DIMMI DOV’E’!-
Il vecchio Pirata si contorse qualche secondo a terra per poi raggiungere a tentoni la stampella e cercare di rialzarsi.
-Non lo so, Jack! NON LO SO! QUELLA PAZZA E’ SCESA A SALVARMI MA NON E’ RISALITA A BORDO, PRIMA DELL’IMPATTO!- urlò di rimando
-Spero sia uno scherzo.- domandò serio, come poche volte, il capitano della perla
-No, non lo è! Non so neppure perché lo ha fatto dannazione!-
Jack sbatté violentemente un pugno sul parapetto della nave.
-Jack…?- domandò con un filo di voce Scrum che tentò di avvicinarsi, ma Sparrow lo fece arrestare alzando la mano. Tutta la ciurma si ammutolì.
-Tranquillo. È tutto a posto. Se non sbaglio c’è un’isola poco distante da qui ma con questa nebbia non vale la pena continuare. Gettate l’ancora e fermate la Revenge. Riprenderemo la via domattina. Io torno in cabina.- queste parole uscirono atone dalla bocca dell’uomo che poi, lentamente, si trascinò verso la sua cabina.  Sparendo dalla vista della ciurma.
Tutti si voltarono verso Hector che si era appena alzato. –Fate come vi ha detto. Torno anch’io in cabina.- lentamente anche il Capitano si trascinò fuori dalla portata degli sguardi della ciurma.
Lentamente la Revenge scomparve nell’oscurità, non una cabina aveva fiaccole o candele accese.

***
La mattina seguente Scrum salì sul ponte di bordo, era l’alba e tutti quanti stavano ancora riposando. Il pirata si accorse di non essere solo: Jack era appoggiato al parapetto del grande vascello e guardava il Sole sorgere. Poche nuvole coprivano il cielo, erano sottili e di color rosa, le acque erano calme, da lì nessuno avrebbe minimamente potuto immaginare la potenza della tempesta nella gola di Shango… eppure c’era stata e aveva portato via Angelica, e con lei una parte di ogni membro della ciurma.
L’ometto si avvicinò a Sparrow e si appoggiò al parapetto senza proferir parola: voleva fosse lui il primo a parlare. Sempre se avessero parlato.
Minuti di silenzio rotti soltanto dall’infrangersi delle onde lievi contro la nave.
-Fra poco ripartiamo…- sussurrò Jack senza distogliere gli occhi castani dall’orizzonte.
-Sì. Quanto dista, più o meno, l’isola?-
-Abbiamo vento a favore, un’ora a Nord e siamo arrivati.- concluse il capitano
-Bene, aspetteremo che la ciurma sia attiva per proseguire.-
-Sì, Scrum, è la scelta migliore.-
L’uomo biondo stava per parlare quando sentì dei familiari tocchi alle sue spalle. Scorse, dunque, con la coda dell’occhio Barbossa.
-Va bene. Allora io… torno in coperta a vedere se si è svegliato qualcuno… ciao Jack- tagliò corto per lasciarli da soli. Sparrow accennò un gesto di congedo con la mano.
Hector si avvicinò a Jack e gli guardò le spalle per un interminabile momento. Lui sapeva che era lì. Il vecchio pirata aprì la bocca, poi la richiuse, incapace di parlare. Schioccò la lingua e giocò qualche secondo con la barba poi, quando era deciso a parlare, Jack lo precedette.
-Scusa, compare: non era mia intenzione colpirti, ieri sera… - sussurrò
Barbossa cercò di apparire freddo e distaccato, e vi riuscì
-Dovresti controllare meglio le tue emozioni, idiota!-
-Sì. Dovrei.-
Hector sospirò, non era il solito Jack. Si appoggiò al suo fianco e pensò attentamente a come e cosa dire –Io, non so perché lo ha fatto…-
-Amico, quella donna è terribile, crudele e ingannatrice, ma non farebbe mai morire un uomo. È stata una donna di chiesa, e che ci posso fare, per quanto l’abbia resa come me…  noi, non ho mai potuta cambiarla completamente. Nonostante ciò che appare e vuol dimostrare è troppo buona e sensibile.
-Non ti arrendi al fatto di averla perduta, vero?- domandò Barbossa notando che Jack parlava della Spagnola usando il presente.
-Amico, sai meglio di me quante persone ha portato via il mare. Con quello che facciamo è un rischio che si corre. E nessuno può morire per realizzare un sogno, non credi?-
-Cosa vorresti dire?-
-Che lei è andata via nel mondo che ha voluto e sulla nave che amava. Adorava il mare e quando ha scelto questa strada sapeva benissimo a ciò che stava andando incontro quando è venuta a salvarti. Credo che una persona così possa essere definita solo in un modo: una grande piratessa.-
-Ciò che provi per lei è davvero indescrivibile Jack. Arrenditi all’evidenza.-
-Hector non mi sembra il caso di parlare di certe cose…-
-Jack, perché l’hai lasciata andare quando era tua?-
-Io…io…- Jack sospirò -…non ne ho idea. La verità è che ho avuto paura. Paura che qualcosa potesse cambiare: ho sempre voluto essere solo un capitano che viaggiava oltre mare fieramente sulla sua amata Perla Nera; non ho mai cercato legami con nessuno. Ho avuto numerose donne ai miei piedi, che ho solo sfruttato per scopri pienamente egoistici. Molte mi cercano ancora, ma alla fine, come uno sciocco, l’unica che ho voluto è stata colei che non ho potuto avere.- disse un po’ malinconico ma abbozzando un sorriso.
-Jack io credo che il fato vi abbia dato più di un’occasione di poter rimediare. Io non so precisamente come siano andate le cose fra voi due, né m’interessa, fatto sta che vi siete incontrati più volte. Avresti potuto…-
Sparrow alzò una mano, interrompendolo.
-Basta così, non m’importa di cosa è stato, non è stato e cosa sarebbe potuto essere. È finita Hector, tu non hai più una rotta e io non ho la Perla, l’unica cosa che ci lega ancora al nostro patto è Calico Jack e la William. Sull’isola prenderemo ciò che ci serve per aggiustare la nave, affonderemo la nave di Rackham e poi faremo vela verso Tortuga, dimenticando questo viaggio per sempre.-
Barbossa non rispose e Jack si allontanò, ritornando in cabina.
Il Signore dei Pirati sospirò, quello che era accaduto era stata una cosa davvero imprevista; ma la loro vita sarebbe andata avanti. Doveva andare avanti.
-Tutti fuori coperta, branco di cani rognosi! Dobbiamo virare verso l’isola e aggiustare la nave. SUBITO!-
Immediatamente tutta la ciurma della Revenge raggiunse il capitano e tutti i membri si misero a lavoro cercando di mascherare la malinconia che dalla sera prima li affliggeva.

Un’ora dopo, proprio quando il grande vascello stava venendo attraccato, Scrum notò qualcosa in lontananza, alla deriva. Lentamente si avvicinò alla misteriosa figura, lasciando i suoi compagni alle prese con la nave. Camminò a passo incerto, timoroso, fino a quando non fu certo di ciò che ebbe davanti.
-Madre di Dio…- sussurrò sconvolto. Improvvisamente corse indietro, in cerca di aiuto. I piedi piccoli sfrecciavano sulla sabbia bagnata, quelle poche centinaia di metri che aveva percorso in un paio di minuti sembravano un’infinità di miglia.
Fortunatamente, prima di arrivare alla Revenge, ancora lontana, incontrò Gibbs e un altro membro della ciurma.
-Eccoti! Dove diavolo ti eri cacciato?- domandò l’uomo barbuto –Barbossa ti sta chiamando a gran voce, Scrum. C’entra la nave, è di sicuro qualcosa di urgen..-
-Non c’è tempo!- lo interruppe il biondo, con il fiatone – Il Capitano aspetterà se necessario: in tre siamo abbastanza. Presto, seguitemi.-
-Ma che?-
-Seguitemi e basta, non servono parole, adesso.- concluse l’ometto per poi tornare nuovamente indietro, seguito in modo insicuro dagli altri due.

-Scrum! Scrum! Scrum!! Dove si è cacciato quel buono a nulla?!- urlò Hector
-Compare, serve una mano?- domandò Jack, premurosamente
-No. Tu non mi servi: faresti solo danni… - lo stuzzicò Barbossa
-Già, probabilmente hai ragione. Vorrà dire che me ne starò tranquillamente sdraiato qui a bere rum, in attesa dei prossimi ordini e pensando un modo per affondare la William.- concluse allungandosi sulle scale del vascello.
L’altro lo guardò di sottecchi. Per quanto si sforzasse, quello non era il Jack di sempre: il “vero” Jack Sparrow alla sua precedente affermazione sarebbe partito in quarta per difendere il suo nome e il suo orgoglio… finendo per incasinare ancor di più la sua svantaggiosa situazione.
Questo non si era degnato neppure di guardarlo mentre gli rispondeva.
Ormai era chiaro che il “vero” Jack Sparrow era affondato insieme a quella donna e scomparso tra le onde burbere del mare.
Barbossa si guardò ancora un po’ intorno –Dove diavolo si è cacciato quel nullafacente di…-
-Capitano!- uno dei suoi uomini si arrampicò velocemente a bordo e lo chiamò un paio di volte a gran voce
-Dimmi pure, Dorian.- rispose seccamente l’appellato
-Scrum, Gibbs e Daniel stanno tornando alla nave e sembra abbiano trovato qualcosa.-
-Scrum, Gibbs e… chi diavolo ha dato loro l’ordine di allontanarsi sull’isola e prendere legna e materiale prima del previsto?!- sbraitò il capitano
-Andiamo, compare, rilassati! Stanno tornando e, da quanto ho capito, neppure a mani vuote. Non hai un valido motivo per sgozzarli… pi quella capra di Gibbs mi serve.-
-Taci Sparrow! La legge parla chiaro riguardo la disobbedienza della ciurma!- esclamò Barbossa
-La legge lascia al capitano l’atto di clemenza.- e dopo aver detto quella frase a Jack girò la testa. Non se ne era neppure accorto, ma lei faceva totalmente parte di lui.
-Capitano!- Chiamò a gran voce Scrum, dalla spiaggia. Jack ed Hector si avvicinarono lentamente al parapetto della nave con l’intenzione di capire cosa fosse successo a quei tre.
La voce di Scrum era stanca e allarmata. Sembrava quasi non avesse tempo.
-Capitano!- ripeté, più forte, fino a quando non vide i due uomini sporsi.
Lo Sparrow non attese oltre, gli bastò un nanosecondo per capire tutto, immediatamente scese giù dalla Revenge mentre Hector, a causa delle sue condizioni, rimaneva indietro.
Capitan Jack si avvicinò ai tre uomini che ubbidirono al suo sguardo spaventato. Lui prese un coltello e senza esitazione tagliò via lo stretto corsetto nero dal corpo snello, poi posò ambe le mani sulla pancia piatta ed iniziò a spingere con regolarità.
-Su!- esclamò mentre pressava, facendo schizzare il suo sguardo dal petto al visto della donna, attendendo segnali di ripresa.
-Andiamo!- ripeté in maniera strascicata, senza però, distrarsi.
Sopraggiunse, finalmente, anche Barbossa che, in silenzio come Scrum, Gibbs e tutta la ciurma, osservava Jack Sparrow combattere, per la prima volta, per salvare una vita che non gli apparteneva.
La donna tossì e rigurgitò acqua, prontamente Sparrow le tenette alta la schiena, così da non farle andare il liquido salato di traverso.
Lentamente aprì i grandi occhi castani e subito il suo sguardo incrociò quello di Jack. Sul volto del pirata si dipinse un ampio e sincero sorriso.
-Bentornata fra noi, Angelica.-
Un’ora dopo la Spagnola era chiusa nella sua cabina e stava finendo di rivestirsi; non credeva riuscire a salvarsi e invece era solo grazie a Jack se adesso era lì. Sarebbe stata eternamente riconoscente al Capitano Sparrow e a Scrum.

-Cani! A che punto siamo con la legna per l’albero maestro?!- urlò Hector dal ponte di bordo libero. Nessun membro della ciurma, tuttavia, si degnò di rispondergli né di guardarlo in faccia, questo fece alterare ancor di più il suscettibile capitano.
-TOPI DI FOGNA! ESIGO UNA RISPOSTA!- urlò ancora una volta, ed anche questa, la ciurma tacque. Si spinse fino al fianco di Scrum e lo prese per il colletto della giacca
-Mastro Scrum illuminami, come mai nessuno qui degna il Capitano di una risposta?- gli sputò sprezzante
-Signore la ciurma crede che dovreste porre i vostri ringraziamenti a Miss Angelica.-
-E perché mai quest’assurdità? È appena tornata e già torna ad oscurare la mia persona?-
-Se non lo ricordate, signore, lei ha rischiato di morire per salvare voi. Un ringraziamento è d’obbligo. Finché non lo farete la ciurma non vi presterà la benché minima attenzione.-
-Interessante presa di posizione da parte di un gruppo di luridi scarafaggi…- constatò Barbossa e afferrò improvvisamente una pistola che puntò alla gola del suo vecchio primo ufficiale –Ma ditemi, Mastro Scrum, come disobbedireste senza testa?- domandò dilatando gli occhi in maniera sinistra
-E quindi voi uccidereste l’intera ciurma solo per non porgere dei ringraziamenti? Quanta meschinità, ma prego. Sparate pure, non andrete molto lontano senza qualcuno disposto a seguirvi.- le parole taglienti di Scrum lo fecero riflettere. Aveva ragione, sarebbe bastato un grazie e avrebbe avuto di nuovo l’egemonia sulla ciurma. Sì, certo, il suo orgoglio sarebbe andato a quel paese ma per una volta quest’enorme sacrificio si sarebbe potuto fare.
-Tks, siete astuti non c’è che dire.- concluse ritirando la pistola e trascinandosi verso la porta della cabina della donna.
Jack guardò la scena dalle scale su cui era seduto, tutto il resto della ciurma fermò ciò che stava facendo e lo imitò.
Il Capitano della Queen Anne’s Revenge bussò in maniera secca alla porta della donna, poco dopo quella aprì.
-Illuminatemi.- disse subito Angelica notando l’aria seccata dell’altro
-La ciurma vuole che vi ringrazi altrimenti non mi daranno più ascolto.- disse con voce gracchiante
-Tks, de nada. Capitano!- esclamò la mora con un ghigno
-Bene.-
-Bien.-
-BENE!-
-BIEN!- con l’ultima potente esclamazione Angelica sbatté violentemente la porta.
Hector si girò alla ciurma –Siete contenti, adesso?- domandò sprezzante. Tutti quanti annuirono e tornarono al loro lavoro.
“Maledetta sgualdrina, se continua così sarò costretto a legarla all’albero maestro.” Sghignazzò per l’immagine mentale che gli si era appena formata in testa: Angelica che urlava le peggiori imprecazioni esistenti in spagnolo e lui fiero al timone “Non sarebbe un’idea pessima”.
Si avvicinò lentamente a Jack.
-La Queen Anne’s Revenge rimarrà attraccata ancora tre giorni e la riparazione procede velocemente. C’è solo un piccolo, insignificante, problema.- disse al collega
-E sarebbe?-
-Che io quella lì non la reggo per tre giorni! Senza rotta, senza guai, senza dèi vudù che ci scagliano contro i fulmini, non avrà nessun “impegno” e quindi potrà concentrare tutte le sue “amorevoli” attenzioni sul sottoscritto. La ciurma rischia di ammutinarsi se continua così!-
-Compare, e io che posso farci? L’hai voluta tu a bordo.-
-Non sapevo di star a firmare un patto col diavolo.-
-Mi dispiace per te. Devi solo farci il callo: arriverai ad un punto in cui non ti sfiorerà neppure più.-
-SPARROW!  VEN AQUI’ MALDITO!- le urla della donna arrivarono perfettamente alle orecchie dei due Pirati Nobili.
Jack deglutì –Uhm, credo di dover andare…-
-Come dicevi Jack?! “Bisogna farci il callo”…- gli rifece il verso Hector
-Ehy! Io ho detto che si deve fare: non che io lo abbia già fatto!- detto questo corse verso la cabina di Angelica ed entrò.
-Cos’è successo, gioia?-
-Il Rum! Dov’è finito tutto il rum che avevo in cabina?! Lo hai bevuto tutto tu, vero?- domandò mentre un lampo sinistro le illuminò gli occhi. La mano già sull’elsa della spada.
-Lo farei mai?- domandò Jack alzando le braccia con fare innocente
-Sì!-
-Come sei malfidata! L’ho soltanto messo nella stiva prima di entrare nella gola “del coso”-
-Shango.- disse scocciata Angelica –Possibile che tu non riesca a memorizzarlo, Sparrow?-
-E’ un po’ difficile per il sottoscritto imparare i nomi vudù- disse mentre agitava le dita e sgranava gli occhi tentando di assumere un’ espressione “mistica”*.
-Sparrow, cabron! Invece di fare lo stupido accompagnami fino alla stiva, porteremo su tutte le botti di Rum. Questa sera faremo una bella bevuta attorno ad un gran falò sulla spiaggia.- la mora lo precedette fuori dalla porta mentre Jack cercava di collegare le parole a quelli che poi sarebbero divenuti fatti.
-Oh già l’acquolina!- esclamò prima di correrle dietro.
  
______________-L'angolo di Dolly-_____________________________
Okay, la prossima volta che dico di essere puntuale... non credetemi! Cioè, insomma, siamo passati da ritardi di mesi a ritardi di un paio di settimane... però non ho ancora ripreso il mio solito ritmo (che spero di recuperare presto).
Questo è un capitolo di transizione e vi dirò subito una cosa: prima riceverò le solite recensioni prima aggionerò.
Altolà! Non è perché voglia assolutamente delle recensioni (anche se son gradite, chiaramente XD) è solo che ho notato che alcuni lettori restano indietro nella lettura e quindi non mi piace che per la fretta vi ritroviate con arretrati di 2-3 capitoli (sì, lo ho il tempo di aggiornare tutti i giorni, soprattutto in questi giorni :P).
Comunque attenderò che "i soliti" leggano e aggiornerò :)
Il prossimo capitolo analizzerà in maniera più ravvicinata Jack&Angelica...sopratutto il loro frenetico rapporto. 
A presto, spero sempre in nuovi lettori :)

Besos y Gracias a todos


Ups, quasi dimenticavo... io ed amici abbiamo creato un forum su Pirati dei Caraibi che ha aperto il 2-02-2012. Abbiamo bisogno di una ciurma... che aspettate a farci visita? :D 
{Jack}
"Pirati dei Caraibi... un viaggio senza fine"

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Capitolo 11
*** Di bevute attorno al fuoco e balli sensuali ***


IMPORTANTE: Inizierò subito con lo scusarmi con tutti i lettori. Mi dispiace moltissimo! Il capitolo era già semi pronto la settimana scorsa ma l'ultimo mese è stato davvero terribile e le giornate si stanno calmando soltanto adesso. Ho scritto il capitolo un po' ogni giorno "tappezzando" tutti i libri di scuola e rielaborando il tutto almeno un paio di volte per far uscire qualcosa di leggibile. Era un capitolo abbastanza delicato da affrontare e volevo che si esprimessero tutte le emozioni ma sempre con simpatia, eccessiva semplicità e rimanendo IC... speriamo bene! Un bacione a tutti, ancora scusatemi.
_Dolly_

Di bevute attorno al fuoco e balli sensuali

-Ragazzi, il vento ha smesso di soffiare, le acque son calme e il sole sta tramontando. Basta lavorare, scendete tutti in spiaggia ed accendete un grande falò!- ordinò camminando tra la ciurma, Jack
-Che diavolo di intenzioni hai, questa volta?- domandò Barbossa, scettico
-Io? Sinceramente quasi nessuna… o nessuna proprio: è di Angelica l’idea!-
-Il che mi fa preoccupare maggiormente. Non consentirò ad alcun marinaio di lasciare il ponte se prima non mi viene riferito ciò che avete intenzione di fare!- esclamò Hector.
-Andiamo compare. Prometto che non è un ammutinamento e che non tenteremo fughe o cose varie. Fidati, andiamo! Ti devo ricordare che hai la mia parola?-
Il Capitano della Revenge roteò gli occhi, seccato.
-Non m’incanti, Jack! Voglio sapere cosa volete fare, altrimenti…-
-Altrimenti cosa?- l’accento sensuale di Angelica si era fatto sentire molto in questa semplice domanda, la Spagnola era alle spalle dei due.
-Non te scaldare tanto, la ciurma è già a terra. E’ scesa mentre discutevi con Sparrow,  siamo rimasti solo noi tre a bordo. Fa’ il bravo y scendi anche tu.-
Hector digrignò i denti, con una mano afferrò l’elsa della spada ma poi desistette ed ingoiò la pillola
-Va bene, ma sbrigatevi. Se non sarete giù entro cinque minuti torneranno tutti a bordo.-
-Ce ne bastano due di minuti se te sbrighi a scendere.- lo rimbeccò Angelica con aria di sfida, una sfida che Barbossa colse
-Mi dispiace, Milady, ma dovrete essere paziente: a causa del vostro vecchio ed amato capitano questo povero Pirata ha una gamba mutilata… e ciò lo rallenta.- ghignò –comunque, anche se io impiegassi trenta minuti a scendere dal ponte voi ne avreste comunque cinque che già son iniziati a scorrere… anzi adesso ne avete quattro.-
La donna digrignò i denti, Hector aveva avuto l’ultima parola questa volta.
-Sparrow, va’ nella stiva e prendi ciò che te ho detto. Ma non uscire fin quando non te lo dirò io. Attenderò che il capitano sia in spiaggia. Non me perdonerei mai di avergli rovinato la sorpresa.- e qui fu lei a sorridere.
-Tks, sbrigatevi, senorita!- concluse Barbossa lasciando il ponte

Ci vollero pochi minuti che la ciurma della Revenge vide rotolar giù dalla nave grossi barili contenenti, ovviamente, rum! Il sole era calato del tutto e la notte era ospite del cielo, il grande fuoco sulla spiaggia rendeva l’atmosfera festosa e il liquore presto l’avrebbe resa anche più divertente.
-Santa Maria!- esclamò Scrum –Salvatemi, tutti quei barili non possono contenere…-
-Rum! Proprio così amico. Angelica lo teneva in cabina ma il sottoscritto, previdant…prevision…preveggen…prev….-
-Previdentemente?- lo corresse Barbossa
-Sì…”quello”…lo sapevo, lo ha spostato nella stiva prima di attraversare la gola di Shgang….St…San…-
-Shango!- ribatté di nuovo Hector
-Grazie compare. Lo sapevo!- esclamò Jack mettendo il broncio
-Bravissimo Jack!- concluse Scrum che, nonostante i vari intoppi di Sparrow, aveva seguito attentamente tutta la conversazione.
-Ecco a voi! Saranno almeno cinque o sei bicchieri ciascuno!- sorrise Angelica sistemando sulla sabbia l’ultima botte. –Jack, a te l’onore!- esclamò poi porgendogli la sua spada.
-Grazie!- sorrise l’altro che poi con un colpo secco tagliò il tappo del barile facendo fuoriuscire il liquore rosso scarlatto.
La Spagnola prese dei calici e li riempì per poi passarli a vari membri della ciurma, che bevvero avidamente.
-Miss Angelica, potrei averne anch’io?- domandò Barbossa, avvicinandosi
-Hai dubitato di me e di Jack… ma comunque non è che ti dia tutti i torti, conoscendoci, per cui va bene. Capitano!-  la mora sorrise e gli porse un calice un po’ più grande e pieno degli altri e per la prima volta Hector le ricambiò un sorriso sincero.
-Scrum!- esclamò Sparrow tirando all’ometto la sua famosa chitarra.
-Signore?- domandò, non capendo
Jack fece un leggero gesto con le mani, il biondo annuì ed iniziò a suonare; il capitano si avvicinò ad Angelica, si fece dare due calici e le porse la mano.
-Mi concederesti questo ballo, senorita?- domandò con un ammiccante sorriso.
La Spagnola inarcò un sopracciglio e Jack tentennò –Lo ricordi ancora, Sparrow?- domandò, ghignando
-Certamente, te l’ho già dimostrato: gira, rigira, tira, voltati sbat…-
-Oh, no… il luogo e la situazione, del nostro primo ballo ensieme.-
Fra la ciurma s’innalzò qualche fischio, per le donne le date erano molto importanti, la risposta di Jack sarebbe stata decisiva –Io punto tre su Angelica: non se lo ricorda.- propose Gibbs ad Hector.
Il vecchio ghignò –Io cinque su Jack: se lo ricorda.- i due si strinsero la mano ed attesero il verdetto.
Sparrow strinse gli occhi e fissò la donna, confondeva sempre quei due nomi. Diavolo!
-Saint….- iniziò
Angelica rese gli occhi come due spilli
-La Martinique!- urlò d’improvviso il capitano, sicuro della risposta –Era il 1730, a la Martinique!-
Angelica rimase a fissarlo lunghi istanti, tra la ciurma nessuno fiatò, in attesa del verdetto.
Persino Barbossa si era incuriosito e faceva balzare gli occhi azzurri da Jack ad Angelica.
-Bien!- esclamò improvvisamente la donna –è giusto: la Martinique 1730. Pochi mesi prima Saint Dominique.- la Spagnola si alzò in piedi e strinse la mano di Jack; -Stammi dietro, Sparrow!-
-Sempre.-
Scrum intensificò la musica e i due iniziarono a danzare attorno al falò.
Barbossa tese la mano a Gibbs che dovette pagarlo, Jack non era tanto stupido come poteva apparire… beh almeno a volte.
-Te muovi ancora bene, Sparrow… come te la cavi, però, con qualcosa de più… veloce- Angelica schiccò le dita e Scrum accelerò. La Spagnola aumentò il ritmo e la velocità dei suoi movimenti: era da sempre stata un’eccellente ballerina, sembrava essere un tutt’uno con la musica: le fiamme del fuoco l’attorniavano, gli occhi castani risplendevano ed erano ridenti. Era concentrata sui passi ma comunque era rilassata e stava godendo a pieno quel momento. Jack si concentrò e dopo l’ennesima giravolta della donna anche lui riprese a danzare. Le prese la mano e le fece fare un paio di piroette, intrecciò poi il braccio attorno al suo collo, senza lasciarla. I due si fissarono negli occhi un istante e poi lui le fece concludere il ballo con un casquet. Scrum smise di suonare e qualcuno applaudì anche.
Jack fece un inchino, sempre tenendo per mano Angelica, che sorrise. La donna lo lasciò e poi si diresse verso il gruppo di pirati:
-Capitano, mi è stato riferito che la vostra abilità con la spada è pari alle vostre capacità di ballerino.-
Barbossa bevve avidamente un sorso di rum dal suo calice, deglutì rumorosamente e porse la mano verso un suo sottoposto, come ad invitarlo a riempirgli  nuovamente il bicchiere.
-E’ vero, milady, ma per ovvi motivi non ballo più. Molte dame hanno avuto l’onore di star fra queste braccia e di posarsi su queste spalle…-
-Che schifo…- commentò inorridito Jack, pensando al fetore del compare.
Barbossa ed Angelica gli lanciarono un’occhiata truce e lui alzò le spalle.
-Che volete? Oggigiorno non c’è più neppure la possibilità di esprimere un parere? Mica siamo Inglesi, Francesi o S…- s’interruppe, ma ormai aveva iniziato la frase
-Spagnoli?!- ringhiò Angelica.
-Assolutamente, no! S…Svizzeri! Volevo dire Svizzeri!- azzardò Jack
-E quando mai saresti stato in Svizzera, tu, per poter affermare una tale accusa?-
-Ci sono tante cose che non sai di me, gioia. In primis le avventure che ho avuto durante la mia giovinezze.-
-Mi hai sempre detto che tutte le tue più belle avventure le hai vissute con me…-
-Un uomo concede ad una donna le sue piccole finzioni.-
-Dì quello che vuoi, Sparrow, ma io resto sempre colei che ti conosce meglio di chiunque altro.-
-Sì, ma non sai della Svizzera. Fu una delle tappe prima di Siviglia.-
-Jack ma non ricordo che mai…- intervenne Gibbs
-Zitto, tu! Qui non stavamo parlando di quanto fosse bravo Hector? Come siamo arrivati a parlare del sottoscritto, insomma!? Scrum, passami un goccio!- Sparrow sparì tra la ciurma, Hector roteò gli occhi esasperato.
-Comunque, Miss Angelica, ho smesso con il ballo.-
-Ma nei bordelli de Siviglia siete conosciuto.-
Tra i membri della ciurma si alzò la hola e più di qualcuno rise
-Dovevo pur far qualcosa mentre che Jack era sparito chissà dove. E comunque credo che alla fine si sia divertito più lui, che io.- ridacchiò
-Non mi sembra il caso di aprire un simile discorso, se tenete alla vita di Sparrow per la riuscita del vostro piano.-
-Avete ragione, milady. Ma se posso, come mai d’improvviso questo formalità nei miei confronti? Iniziate a riconoscere il mio potere su quella nave?-
-Certo che no.- sorrise la mora –Semplicemente avrei voluto vedere come ballavate ed è doveroso aver un certo distacco professionale con il proprio partner.-
-FERMI TUTTI! PARTNER?- urlò Jack, sbucando dalla folla di pirati
-Di ballo, cabron!- lo riprese Angelica
-Aaah, ‘mbè!-
-Comunque potete smetterla con questa formalità e forzata educazione: non ballo.- concluse il pirata, bevendo un altro sorso di rum.
La Spagnola sbuffò e ringhiò sonoramente e poi si allontanò un po’ dal falò. Jack fece per avvicinar lesi ma Hector gli fece da transenna con la stampella
-Và da lei e ti ritroverai appeso ad un albero senza sapere neppure com’è accaduto. GENTE, TUTTI A DORMIRE! DOMANI ALL’ALBA CI RIMETTEREMO ALL’OPERA CON LA NAVE.- urlò alzando la spada all’aria, con aria solenne.

***

Jack si mosse lentamente nell’oscurità, aggirando a passi felpati tutti i membri della ciurma che, ubriachi fradici, stavano dormendo profondamente da più di quattro ore. Raggiunse finalmente il suo obbiettivo: la gamba di Hector. Nonostante avesse già bevuto parecchio aveva ancora voglia di un goccetto e l’unica fonte rimasta era la bottiglia di legno che aveva il compare al posto della gamba destra. Posò lentamente le mani sul finto arto e fece per iniziare a svitarlo, improvvisamente Barbossa si mosse nel sonno e ribaltò la sua posizione, con un mugugno.
Dopo esser indietreggiato, timoroso che si stesse svegliando, Sparrow riprovò e questa volta furono le parole del pirata nobile a spaventarlo “Sparrow, se non stai al tuo posto ti ammazzo…”
Inconsapevole si trattasse semplicemente di un sogno e temendo per la sua vita si alzò in piedi e corse scompostamente verso la piccola giungla che c’era sull’isola, nascondendosi tra gli alberi.
Certo di aver scampato il mortale pericolo decise di passeggiare un po’ tra la vegetazione, aspettando di riprender sonno. Ci vollero una decina di minuti per farlo inoltrare completamente tra gli arbusti e fargli perdere l’orientamento.
Si appoggiò ad un albero e qualcosa gli cadde sulla testa
-Ahia! Chi va là?!- domandò mettendosi in posizione d’attacco, tuttavia nessuno rispose.
-Jean, prendi la pistola e caricala. Thomas sguaina la spada: sei il migliore a combattere. Hector, tu sei il capo puoi farli fuori con un colpo solo. Ma il capo lasciatelo a me, sono Capitan Jack Sparrow, il più forte e bello tra di voi.- finse di esser seguito da un’intera ciurma, sperando di intimorire un eventuale nemico.
-Oh beh, nessuno rispose: se la saranno data a gambe.- concluse rinfoderando la spada. Improvvisamente qualcosa gli saltò davanti ed emise un verso stridulo acutissimo:
-AIUTO!! UNA SCIMMIA!- urlò Jack di rimando. Il piccolo esserino peloso dopo avergli tirato un’altra noce di cocco sparì nell’oscurità.
-Tks, maledetti primati. Tutti con me ce l’hanno.- sbuffò, rialzandosi.
Improvvisamente qualcosa gli si attorcigliò viscidamente alla gamba destra e poco dopo alla sinistra
-No, per piacere, tutto ma non i serpenti…- biascicò per poi venir improvvisamente tirato a testa in giù da due corde che altro non erano che liane. Gli alberi si mossero nonostante il vento non soffiasse e altre liane gli scendevano lungo il corpo.
-Che stregoneria è mai questa? Sembra uno di quei riti di Tia Dalma…tutto kabush e swish..- biascicò tentando di liberarsi usando la sua spada per tagliare i fili d’erba, senza riuscita.
-Fantastico. La fine del Grande Capitan Sparrow: appeso a testa in giù in un’isola deserta. Straordinario.- disse mentre metteva le braccia conserte e si lasciava dondolare dalle liane, guardando il mondo a testa in giù.
Improvvisamente sentì un colpo secco, una pistola, e chiuse gli occhi d’istinto. Tuttavia non morì, la sua testa sbatté soltanto a terra.
-Siempre in caccia de guai, Jack?- domandò una voce con un accento a lui fin troppo familiare.
Il Capitano si alzò lentamente e con una mano si massaggiò la testa, si pulì la giacca e raccolse la spada
-Più corretto sarebbe dire che sono i guai a cercare me.-
Angelica inarcò un sopracciglio, fredda, e rimise la pistola nel fodero.
-Comunque adesso andiamo via de qui, Sparrow. Erinle non è la dea più paziente con cui giocare.-
-Chi?!- domandò confuso l’altro
-Erinle! La dea vudù della foresta e gli ambienti naturali. Le liane, le scimmie, sono tutta opera sua: la stai disturbando.-
-Scimmie? Da quanto mi stai osservando?- domandò, osservandola di sottecchi
-Da quando te sei alzato: sapevo avresti fatto qualcosa per cui te ho seguito.-
-Capisco. Ordunque eri in pensiero per me.-
-Sempre a pensare male, tu. So solo che non è il posto più tranquillo in cui fare una scampagnata e anche che tu non sei proprio la persona più indicata per affidabilità. Quindi torniamo alla spiaggia.- concluse avviandosi indietro seguita a ruota dal Capitano.

Si ricongiunsero rapidamente al gruppo, il senso d’orientamento della Spagnola era sempre straordinario.
Tutti i pirati stavano ancora dormendo, Jack si guardò attorno, notando che Hector non si era scomodato dalla sua posizione originaria. Arricciò un po’ il naso, pensando che forse sarebbe riuscito a prendergli la gamba. Poi si voltò dove poco prima era Angelica e si accorse che la donna si era allontanata, andando in riva al mare: distante dal gruppo di pirati e piuttosto appartata, la schiena sulla sabba umida e il viso al cielo, sembrava si stesse godendo quel momento.
Jack le si avvicinò –Posso?- domandò
-Certo.- sorrise lei di rimando.
Il capitano si allungò di fianco alla Spagnola –A che pensi?- domandò dopo secondi d’interminabile silenzio.
-A tutto e a niente. Al presente e al passato.-
-Non al futuro?-
-Non vedo ancora un futuro, dinnanzi a me. Rimpiango solo il mio passato.-
-Cosa rimpiangi del tuo passato?-
-Tutto.-
-Anche il nostro incontro?- azzardò Jack
Angelica abbozzò un sorriso malinconico –Sinceramente è stato quello a cambiare la mia vita.-
Jack deglutì e, per la prima volta da quando si parlava di Angelica, si sentì seriamente colpevole.
-Ma non è di certo una delle cose che rimpiango.- concluse poco dopo con un sospiro.
Il Capitano la guardò, sapendo avrebbe continuato presto a parlare.
-Mio padre mi aveva lasciata nel convento perché non poteva mantenermi dopo la morte di mia madre. Comunque mandava cifre sostanziose alle suore e poche notizie avevo di lui, in particolare mi veniva spesso ripetuto che il suo amore per me era enorme e che era un marinaio molto famoso.
Non so quanto di vero ci fosse in quelle storie ma son sempre cresciuta con la convinzione che…che…-
-Che..?-
-Che lui tenesse a me più della sua stessa vita e che non mi avrebbe lasciata lì, che presto o tardi sarebbe venuto a prendermi per portarmi via con sé.-
-Quindi non avevi intenzione di divenire suora?-
-E’ qui che sbagli, Jack. Io credevo in ciò che stavo facendo ma dentro di me una parte remota e che tentavo di dominare desiderava la libertà e l’autonomia, la capacità di scegliere cosa farne della propria vita.-
-Quindi io ho fatto “risvegliare” quella parte di te?-
-In un certo senso potremmo dire di sì. Comunque, anche fossi stata la più devota donna di Siviglia mai mi sarei sentita di prendere i voti dopo ciò che mi avevi fatto.- concluse con amarezza
Jack sospirò, detta in questo modo quella che per lui era stata una “divertente e piacevole” avventura diventava davvero una cosa negativa. E forse per lei lo era anche stata.
-Ho sempre creduto che le regole riguardo le virtù di voi donne fossero troppo rigide.-
-Ma esistono Jack, e in convento le Madri non vogliono un oggetto usato, se non l’hai capito. Così come in tutto il mondo. È così che funziona.-
-Sono piuttosto ribelle a questo tipo di regole. Il mondo ha le sue, io ho le mie. È così che va, devo poter decidere per la mia vita.- disse con un sorriso sornione
-Ma non puoi decidere per la vita degli altri.- lo schernì Angelica, senza grida, rabbia o nervosismo. Solo con un po’ di tristezza e rancore.
Questa frase fece tacere Jack che non sapeva davvero come ribattere.
-Ricordi, davvero, il nostro primo incontro Jack?- domandò un attimo pensierosa
-Sinceramente? Non l’ho mai dimenticato…
Ero a Siviglia perché dovevamo comprare del rum ma poi avevo lasciato Hector, Gibbs e gli altri in una locanda e avevo deciso di fare un piacevole giro per la città. A Tortuga son noti un paio di nomi di “donzelle” molto liete di accontentare i piaceri di noi uomini ed io avevo l’intenzione di trovarle.-
-Maiale.- biascicò la Spagnola
-Cosa c’è? Eravamo da quattro mesi per mare, se non di più, dovevo pur concedermi qualche piccolo svago! Fatto sta che, non so come, il mio nome era arrivato anche lì, così come il mio gran numero di debiti a persone più o meno influenti da quelle parti. Quelle persone hanno chiamato delle persone che a loro volta hanno chiamato dei tipi che sono venuti a cercarmi.
Nel tentativo di fuggire ho scavalcato le mura di quello che mi sembrava un tranquillo palazzo, ma quando mi resi conto di esser in un convento quelli mi stavano per raggiungere e quindi sono stato costretto ad entrare nella prima stanza aperta che ho trovato.
Il seguito lo conosci, mai avrei potuto immaginare di aver debiti con il cugino del cugino del padre del fratello del cugino del duca di Spagna. Comunque, persone benestanti e con un certo potere, non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi nascosto nella tua stanza durante la loro perlustrazione nel convento.-
-Se avessi saputo che saresti finito per usarmi non so se lo avrei fatto o meno.-
-Mi sembravi piuttosto d’accordo, in un certo senso.-
-Jack, avevo appena vent’anni. Ero una ragazzina, mi son lasciata trasportare. Avrei dovuto prendere i voti di lì a pochi giorni, saresti dovuto esser tu a fermarmi!-
-Gioia, io sono un uomo.-
-Già… e siete tutti uguali: dei maledetti bastardi pervertiti.-
-Che pesanti accuse ad infangare il mio nome!-
-Ma ti stanno a pennello.- rispose, arcigna
-Sei ancora arrabbiata con me?- domandò passandole un braccio sotto la testa e facendola avvicinare lentamente a sé.
-Ho dimenticato quella storia ormai da tempo, per quanto mi sia possibile. Sei un pirata, avrei dovuto capire subito cosa sarebbe accaduto, ma forse dovrei solo esserti grata di ciò che è successo. Mi hai aperto le porte per un altro mondo: il mondo che volevo conoscere e che mi era stato negato.-
-Ti era stato negato per proteggerti. E poi non è un tipo di mondo adatto ad una donna.-
-Probabilmente hai ragione, ma si da il caso che mi sia dimostrata all’altezza della situazione.-
-Questo perché tu sei terribile, spietata e senza cuore.-
-Mi ameresti se non fossi così?- domandò sorridendo appena, con una voce sensuale ma forzata, come a prenderlo in giro.
Jack rimase a guardarla, la luce della luna rifletteva nei suoi occhi castani e profondi. Silenziosamente chiuse gli occhi e con un filo di voce concluse la conversazione
-Sono stanca, Sparrow, fra poche ore quel pazzo ci verrà a svegliare. Fammi riposare un po’…-
Jack sospirò e rimase a fissarla mentre si abbandonava completamente al sonno. Perché la prima volta che si erano incontrati non gli era apparsa così come gli appariva adesso? O forse era proprio così che gli si era mostrata ma lui era troppo cieco per guardarla veramente?
Lentamente fece scorrere la sua mano sul suo volto delicato e poi con un dito percorse la cicatrice, ora quasi invisibile, che le rigava orizzontalmente una guancia, poco sotto lo zigomo. Sorrise, ricordando come se la fosse procurata: era tanto maldestra con la spada, mentre adesso era persino più abile di lui.
In quel momento si rese conto che Angelica aveva ragione: lui aveva davvero deciso per la sua vita. Nonostante lei fosse ben disposta a seguirlo era perché era la pirateria era l’unica strada che le era rimasta, piuttosto che rimanere ferma a vegetare aveva deciso di imboccarla nonostante le insidie, i pericoli e le difficoltà che le nascondesse.
Mai Jack, nel lontano 1730, avrebbe potuto immaginare che quell’innocua ed ingenua novizia, si sarebbe trasformata in una donna tanto temibile quanto affascinante e desiderabile. La bellezza giocava certamente a favore della Spagnola e ciò la rendeva una pericolosissima arma a doppio taglio.
Chiuse gli occhi anche lui, stringendola ancor di più a sé.
-Ti amerei in ogni modo, perché ti ho amata dal primo momento che ti ho vista…- concluse sussurrando prima di addormentarsi. Per voler rispondere alla domanda di poco prima…

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Capitolo 12
*** La nuova tempesta ***


La nuova tempesta

Barbossa smosse con la sua stampella Jack e Angelica, che dormivano ancora sulla spiaggia. Il vecchio capitano e la ciurma avevano ripreso i lavori già da mezz’ora, il sole era sorto da un pezzo e, per quanto gli riguardava, la Revenge era stata arenata fin troppo tempo.
-Sveglia! Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti a bordo. Se credete di poter fare la coppietta felice e dormire tutto il giorno capitate proprio male! Oggi non è la mia giornata, chiaro?-
-Ma quando mai lo è, compare…- biascicò Jack tastandosi il punto nel suo costato ripetutamente colpito dalla stampella di Hector.
Sparrow si guardò accanto: Angelica stava dormendo stretta a lui; proprio in quel momento stava aprendo gli occhi. Compresa la situazione si staccò immediatamente da Jack, al quale era abbracciata, e si rimise in piedi presto seguita dal Capitano.
-Immagino abbiate passato una piacevole nottata.- li schernì Barbossa
Angelica arrossì improvvisamente –No, no, no, no, no!- sì affrettò a specificare –Io sono semplicemente andata a riprendere questo idiota che si era perso sull’isola! Non ho assolutamente…-
-Dite ciò che volete, Miss Angelica, ma la situazione nella quale vi ho appena trovati era piuttosto ambigua: appartati, isolati, abbracciati!-
-E’ solo una coincidenza, Hector!- concluse, secca
-Già, amico, nel sonno si acquistano tante posizione strane!- aggiunse Jack
-Lascia stare, Sparrow. Questo qui non sente ragioni.- sbuffò Angelica mentre si allontanava
-Adesso, se volete scusarme, torno a bordo. Non ve serviva una rotta?-
-“Questo qui”…la formalità di ieri sera  è scomparsa improvvisamente, Milady?-
-Non siete più il mio “partner”, anzi, non lo siete mai stato. Non vi devo gentilezze. Per me è tutto tornato alla normalità, dimenticate pure la mia sciocca richiesta. Se volete scusarmi…-
Hector ringhiò vedendo la Spagnola allontanarsi senza dargli tempo per ribattere.
-Quella maledetta strega di Siviglia! Come diamine ti è venuto in mente di allenare quella pazza? Non era una suora? Ha ben poco di tranquillo e rispettoso, quella là…- rimproverò a Sparrow
-Non era, ancora, una suora.- ci tenne immediatamente a sottolineare Jack, al quale venivano i brividi ad immaginare la sua Angelica con l’abito da novizia… o meglio, ad immaginarla nel luogo e nella situazione in cui l’aveva trovata la sera del loro incontro.
-Mi serviva. E l’ho resa abbastanza abile per potermi aiutare nel recupero della Perla.-
-Sembra una vera e propria missione, detta così.-
-E’ stato nel 1730 che tu ti sei ammutinato e te la sei data a gambe, lasciandomi in balia di me stesso su quella maledetta isola Caraibica con una sola pistola. Il cielo ha voluto che fosse una rotta trafficata e che una nave mercantile Spagnola sia passata di lì appena tre giorni dopo il mio abbandono. Ho “chiesto un passaggio”, o meglio mi sono intrufolato a bordo, e son arrivato dritto dritto a Cadice. Da lì ho preso varie carrozze e son tornato a Siviglia,avevo lasciato Angelica appena quattro mesi prima, la ferita era ancora fresca e lei troppo ingenua. Era il mio unico punto di riferimento e l’unica in grado di potersi fidare ancora di me… inoltre, aveva buone conoscenze del posto e voleva solcare il mare: non mi è stato particolarmente difficile raggirarla.-
-In parole povere l’hai usata, Jack.- concluse Hector
-No, io non l’ho affatto usata. Il mio era più un… un… e va bene: l’ho usata.-
-Ed ecco il fantastico risultato: una strega perfida, doppiogiochista, vendicativa, ladra, abilissima nell’arte dell’inganno, presuntuosa e per di più anche bella!- urlò Barbossa –Hai creato un mostro capace di mettere ai suoi piedi l’intero mondo maschile con uno sguardo e quello femminile con due colpi di spada. Ma io non mi lascio ingannare, Sparrow, non più! Quella sgualdrina non gioca a fare il capitano sullamia nave. Lo scherzo finisce qui e il nostro patto salta: non impegnerò neppure un secondo del mio tempo a cercare la tua bambolina vudù perché tu non hai impiegato neppure uno del tuo nel persuaderla e convincerla a stare al suo posto.-
-Non m’importa più nulla della bambolina, amico. Adesso l’importante è provare a riavvicinare Angelica.- disse sinceramente Jack
-E’ uno scherzo, forse?- rise l’altro. Sparrow scosse il capo.
-Ah! Ah! Ah! Jack Sparrow è innamorato. Sul serio. Ora sì che posso dire di averle viste tutte! Ahahahah!- ridendo Barbossa si allontanò dall’altro capitano e tornò verso la sua nave. Col sorriso derisorio in volto ma dentro di sé con l’animo colmo d’ammirazione. Per la prima volta, da quando lo conosceva, Jack stava mettendo al primo posto la donna che amava dimenticandosi quasi della sua Perla Nera per la quale era arrivato a morire.

***

-Allora, come procede?- domandò il capitano, quel pomeriggio, ad Angelica e Gibbs che continuavano a sistemare le cartine per la nuova rotta.
-Abbiamo quasi finito.- rispose la donna senza alzare lo sguardo
-Bene, e voi? Luridi scarafaggi? Come siamo messi con la nave?!- urlò, rivolgendosi alla ciurma.
-Buon punto, capitano, ma ha avuto numerosi danni: ci vorranno almeno altri due giorni.- rispose Scrum
-Due giorni?! DUE GIORNI?!- ripeté Hector furioso
-Mi dispiace capitano, non di meno.-
-E che diamine facciamo qui per due giorni?! Spariamo ai gabbiani? Ci facciamo le treccine alla barba come Jack?-
-Che c’è di male, scusa? Un tempo provai anch’io a…- intervenne Gibbs
-Zitto e lavora, tu!- lo riprese immediatamente Barbossa
-Ma, capitano noi abbiamo…-
-Non voglio ragioni! Non farò mai quelle cose oscene alla mia preziosissima barba!-
-Ma, capitano guardi che io…-
-Non m’interessa! Puoi tenere gli elastici e la spazzola io non…-
-Idiota! Hemos terminado el curso!- urlò Angelica, sovrastando la sua voce.
-Avete terminato la rotta?!- ripeté Hector
-Ma non avevi detto de non capire lo Spagnolo?- lo derise Angelica, leggermente accigliata
-Quel che mi serve lo capisco. Comunque! Gibbs, perché non mi hai avvertito prima?!-
-Ci ho provato…- disse sconsolato l’uomo
-Tks, bella scusa! Invece di perdere tempo, mi chiedo, perché non m’illustrate le vie e le acque che questa magnifica nave dovrà solcare!-
La Spagnola roteò gli occhi e sistemò le carte in modo da esser rivolte verso Barbossa:
-Dovremmo passare in un luogo dove scorre una corrente sotterranea di collegamento tra il mondo umano e quello ultraterreno. Si chiama “Corrente di Yemaja”, fortunatamente non è troppo lontano da qui.-
-Yemaja hai detto? La Sirena? La dea madre delle acque la…-
-Sì, proprio lei.- concluse secca la Spagnola riordinato rapidamente le carte
-M-ma, capitano, quel posto non è c-come… come…- tentò Scrum, balbettando
-Sì, Scrum, un posto come se non peggiore di White Cap Bay! Con un’unica piccola differenza, se lì le sirene erano essere mortali qui si tratta di spiriti, di demoni veri e propri: anime immortali!-
 Scrum svenne, il resto della ciurma impallidì improvvisamente. Hector sbuffò e si affacciò sul ponte –Non mi direte di aver paura? Siete così inutili e deboli? Siete la ciurma più temuta dei sette mari o un branco di conigli?-
-Un branco di temuti conigli…direi.- propose Jack che venne fulminato dall’occhiataccia di Barbossa.
-Va’ a terra, tu. Ci serve più legna.-
-Per chi mi hai preso, un falegname?-
-No, però potresti diventare anche cibo per Yemaja, chi lo sa…- lo minacciò sottilmente Hector
-Tks, che crudele che sei ultimamente. Ho capito, vado… Jack l’allegro falegname, che orrore!- borbottò mentre scendeva di bordo.
Gibbs si portò una mano alla fronte e Angelica sperò non fosse davvero così si stupido, peccato che lo era. Attraversò saltellando la spiaggia e poi litigò un po’ con uno zombie per farsi dare l’accetta, urlò un paio di volte stridulamente, agitò le dita con fare mistico e giocò a tiro alla fune con il resuscitato: uno spettacolo a dir poco patetico.
-Capitan Barbossa, riporto notizie dalla ciurma, riguardo la destinazione, signore.- disse solennemente un pirata
-Passi lenti e ben distesi.- lo incitò Hector riflettendo a quanto il tutto fosse un terribile dejà vu.
-Cos’è che vi turba tanto?-
-La Corrente, Capitano, Yemaja… le sirene!- esclamò il giovane mentre raggiungeva i suoi compagni
-Sirene! Sempre loro ci son di mezzo, sempre loro ad alimentare le vostre preoccupazioni. Ma questa volta non vi do torto, White Cap Bay non è nulla in confronto al potere di una divintà. La Corrente di Yemaja è un posto davvero pericoloso! Ma sapete cosa vi dico? Al termine di questo leggendario viaggio avremo il Tesoro di Barbanera come premio! La maggior parte di voi ha passato la vita in bordelli o locande da poco ma io, io ho attraversato i confini del mondo e del mare. Io sono morto e resuscitato due volte! A questo punto, posso dire di aver vissuto come un pirata, ma è il giorno della morte a dare a un uomo il suo valore: e non voglio morire da codardo!-
concluse urlando orgoglioso e alzando fieramente la spada, facendo aprire tutte le vele dell’immenso vascello.
La ciurma urlò un “sì” di approvazione, fiera del coraggioso Capitano che aveva a guidarla.
Barbossa si sentì apprezzato e pensò che forse, la sua autorità, stava tornando a far effetto sulla ciurma.
Scrum si avvicinò timidamente ad Angelica e disse timorosamente –Mia signora, avete un piano?-
La donna sorrise benevolmente –Non vi preoccupate!- urlò mettendosi davanti Hector, facendo sì che tutta la ciurma potesse vederla e sentirla –Ho già preparato tutto: attraverseremo la corrente e ne uscirete tutti illesi!- disse con ampio sorriso
-Ma, è impossibile.-
-Siete su una nave pirata comandata da una spada, state percorrendo la strada oltre i limiti del regno divino e credete ancora nell’impossibile?- domandò, come se fosse la cosa più scontata del mondo.
-Beh, non fa una piega.- concordò Scrum
-Yeah!!!!- l’intera ciurma alzò i pugni all’aria e riprese i lavori, sicuri che Angelica li avrebbe protetti.
Barbossa afferrò la sua pistola dalla cintola e la puntò al collo della Spagnola. Jack si voltò appena in tempo per vedere l’affrettata reazione del compare. Lasciò a terra l’accetta e la legna che faticosamente stava tagliando e prese a correre verso la Revenge, pregando di arrivare in tempo.
-Mi hai davvero stufato, non puoi permetterti di dar ordini sulla mia nave e comportarti da Capitano indiscusso. La mia pazienza ha un limite, Angelica, e tu lo hai superato da tempo. Dì le tue ultime preghiere.-
-Ho fatto soltanto ciò che voi non avete fatto. Sparatemi, non avrete mai il tesoro de Barbanera. Non ho paura di morire, infondo, mi dispiace solo che questa nave debba essere capitanata da un bastardo come te!- sibilò, velenosa, la donna. Gli occhi ridotti a fessure, le sopracciglia inarcate ma le parole decise, non si sarebbe tirata indietro: anche a costo di morire.
Hector caricò il colpo, con un movimento brusco –Adios, senorita.- disse con finta galanteria, posando il dito sul grilletto.
Jack salì in quel momento sulla passerella che portava al ponte e sentì lo sparo.
-NOOOOOOO!!!- urlò mentre raggiungeva il ponte di bordo libero.

_____________-L'angolo di Dolly-________________
Le promesse son promesse, avevo detto di aggiornare entro il 12-03 ed ho aggiornato esattamente il 12-03. Per una volta, almeno, son puntuale xD

ANGELICA: Era quasi ora!
O.O Tu?
ANGELICA: Che problema hai? -.-"
Io?! Nooo nessuno ma, non ti eri fatta più sentire dopo che ti avevo obbligat...cioè regalato quella vacanza in crocera! 
ANGELICA: Mi hai costretta a partire mesi fa, è logico que soy tornata!
Oh, che...gioia .___." adesso ricomincerai a tormentarmi?
ANGELICA: Io non ti tormento, dico solo le cose come stanno. Per esempio: questo capitolo è un ORRORE! Breve, sembro più acida delle altre volte e Jack è più scemo!
JACK: Ehy!
Ma Jack Scemo piace! ^^ E' l'allegro falegname!
ANGELICA: -.-" non ho parole. Ritirati in cabina se non vuoi che ti ci spedisca io a maniera mia.
NONONO! Per carità! Vado. Ehm, posso salutare i lettori?
ANGELICA: Rapido! Estupida.
La tua delicatezza mi sconvolge sempre. Comunque... 
Spero riuscire ad aggiornare presto

Besos

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Capitolo 13
*** Quello che non ti ho mai detto ***


Quello che non ti ho mai detto

-NOOOOOOO!!!- Jack arrivò urlando sul ponte appena un attimo dopo lo sparo.
-Sparrow, che hai da gridare tanto?- domandò Angelica, seccata.
Jack boccheggiò per qualche secondo: Angelica era viva! Ma allora Hector a chi aveva sparato? Si guardò attorno un paio di volte e vide lì di fianco un gabbiano accasciato e completamente sanguinante. Cacciò la lingua in un gesto disgustato e voltò la faccia,
-Bleah!- esclamò, tentando di reprimere un conato.
-Jack, si può sapere che hai fatto? Sei arrivato urlando come un ossesso!- lo riprese Barbossa.
Il capitano rifletté qualche secondo, fece saltare lo sguardo da Hector ad Angelica.
-L’accetta.- disse secco
Gli altri due inarcarono un sopracciglio
-L’accetta?!- domandò scettica la Spagnola
-Esatto! Quel maledetto zombie non vuol darmi l’accetta, di conseguenza il sottoscritto non può “accettare” felicemente gli alberi e divenire un felice taglialegna accettatore, comprendi?- disse tutto d’un fiato concludendo, come di consueto, con un sorriso.
-Tu hai seri problemi mentali! Piuttosto và in cabina e vedi di non bere troppo. Inizio a pensare che il rum ti faccia male.- lo rimproverò Barbossa.
-Che cattivo! Però… cabina, rum, dormitine. Massì, hai ragione: andrò a riposarmi! Occupatevi voi degli alberi, me ne lavo le mani! Come diceva… quello.-
Sparrow se ne andò con la solita andatura dondolante lasciando Hector ed Angelica piuttosto preoccupati e quasi con la certezza che Jack fosse completamente andato.
-Credete che Shango abbia influito sulla sua stupidità?- chiese Barbossa
-Non ne ho idea…- rispose la Spagnola mentre lo vide litigare con un mozzo per avere un sorso, sospirò –Probabilmente no.- concluse allontanandosi.

***

Jack aprì lentamente la porta cigolante della sua cabina, la Queen Anne’s Revenge era un vascello di dimensioni spaventose ed estremamente elegante… tuttavia non avere niente a che vedere con la sua amata Perla, le vele rattoppate maldestramente, la storia ch’essa racchiudeva, la stiva distrutta dall’ondeggiare dei cannoni quando lui, Hector, Tia Dalma, Will, Elizabeth e tutti gli altri avevano deciso di farla rollare per poter invertire il sopra con il sotto. Una specie di relitto galleggiante per miracolo, si sarebbe detto, ma per lui era molto di più: era la sua stessa essenza, era la libertà.
Ineguagliabile, una cosa di immenso valore, mai nella sua vita aveva tenuto ad altro. L’aveva amata già da quando si chiamava Wicked Wench, gli era rimasto fedele, solo adesso i suoi dubbi venivano a tormentarlo… era davvero l’unica cosa di valore, per lui?
Scosse la testa, come a reprimere quel pensiero “negativo”, la Perla era la sua vita: come poteva soltanto pensare ciò?
Salì lentamente le scale per il ponte di bordo libero dove, Scrum, era stranamente al timone. Probabilmente Hector, dopo l’accesa discussione con Angelica si era ritirato in cabina lasciando dunque il controllo della nave al suo primo ufficiale.
-Amico, rum?- domandò sorridendo, notando l’assenza di botti nei ditorni
-Scusate Capitano Sparrow ma non teniamo il rum sovraccoperta: sarebbe una troppo forte tentazione, preferiamo nasconderlo nella stiva. Meno pirati son tentati a berlo non avendolo costantemente sotto il naso.-
-Ottima osservazione mio intelligente ometto, chi è il tanto abile genio ad aver trovato la soluzione a forse quello che è uno dei più grandi problemi di noi pirati?-
-Miss Angelica, signore.-
Jack deglutì e i suoi occhi s’intrecciarono per un istante –Già… dovevo immaginarlo. Angelica.- disse, come fosse stato appena colpito in pieno. Fece subito per allontanarsi ma purtroppo toccare l’argomento era ormai inevitabile.
-Vi siete spaventato poco fa, quando avete udito lo sparo.-
Sparrow si arrestò e tentò un disperato tentativo di arrampicarsi sugli specchi.
-Spaventato, io? E perché mai? Volevo solamente fermare Hector perché…perché…perché è zona protetta!!!- esclamò come avesse trovato la soluzione a tutti i suoi problemi.
Soluzione che non  sarebbe stata in piedi neppure con le stampelle.
-Zona, protetta?- domandò Scrum, scettico
-Proprio così amico, hai visto il piumaggio candido e delicato di questi bellissimi gabbiani? Sono una specie unic…- Jack si fermò proprio perché in quell’istante uno di quegl’amabili uccelli aveva deciso di usare la sua spalla come gabinetto personale. Roteò gli occhi, seccato dalla sua costante sfiga.
-Quindi non c’entra neppure lontanamente il fatto che voi foste alquanto preoccupati per Milady Angelica.-
-Angelica? Preoccupato per lei? Io? GIAMMAI!- si protesse prontamente il Capitano.
-Adesso, se vuoi scusarmi, ho del rum da prendere. Tu pensa a… a… condurci laddove troveremo la morte, presso la temibile corrente di… di… quella tipa là.-
-Yemaja, capitano?-
-Sì, come ti pare. Adesso…và.- disse facendo cenno di andarsene
-Ehm, Jack, siete voi che dovreste andarvene. Io sto soltanto conducendo la nave…-
-Oh, giusto.- come se niente fosse Sparrow si ritirò sottocoperta.

Fischiettando si aggirò tra le travi, le candele traballanti erano la sua unica fonte di luce che, incerta, illuminava l’ampia stanza. Vi erano numerosi attrezzi per il combattimento: palle di cannone, spade, qualche pistola, polvere da sparo, persino un’accetta.
Certamente ad Edward Teach l’organizzazione non mancava.
Vide, poi, un baule: più appartato e più grande rispetto gli altri. Curioso si avvicinò e notò che, al contrario degli altri cassettoni e forzieri, era chiuso a chiave.
Si guardò intorno e, non trovando la chiave, ben pensò di usare un uncino per forzare quella maledetta serratura che chissà quale tesoro gli nascondeva.
Fece numerosi tentativi ma il lucchetto sembrava irremovibile.
Decise che le maniere “delicate” non sarebbero occorse a nulla, per cui prese la pistola e, dopo aver caricato un colpo, sparò sulla chiusura di bronzo, la quale cedette alla forte pressione cui era stata sottoposta.
Soddisfatto, soffiò con fare esperto sulla canna della pistola che ripose, poi, nella cintola. Si avvicinò all’enorme cassa e l’aprì. Uno strato di polvere volò nell’aria e quando questa si abbassò poté notare il contenuto del baule: abiti, vi erano un mucchi di abiti.
Ne estrasse uno, perplesso, cosa vi faceva Hector o ancor peggio, Barbanera, con un forziere pieno di abiti?
Lo dispiegò e se lo pose davanti, lo guardò attentamente, e comprese: era l’abito di una donna, quasi certamente di Angelica, e ve ne erano di numerosi; ma per quanto gli riguardava mai ricordava di averla vista indossare qualcosa del genere.
Ripercorse mentalmente gli anni che l’aveva avuta accanto: ricordava che subito dopo l’abito da novizia fu lui a procurarle un paio di pantaloni ed una camicia sbrillendata così da poter nascondere le sue prosperose forme femminili e poterla avere a seguito senza il timore che nelle locande o nei bordelli qualche cane ubriaco abusasse di lei.
Ne era sicuro, Angelica non aveva mai messo quei vestiti. Ma allora, di chi erano?
Cercò ancora e trovò un’altra scatola, più piccola, in madre perla e chiaramente preziosa.
Era un portagioie.
L’aprì e vi trovò collane, orecchini, anelli e fermagli per i capelli.
Ogni oggetto era fatto con pietre diverse, mentre altri erano in serie: c’erano rubini, zaffiri, smeraldi, cristalli e persino un collier di diamanti.  
La flebile luce delle candele rifletté nella pietra e balenò nei suoi vispi occhi.
Tutte quelle cose erano molto “stile Swann”… forse era un bottino ottenuto dopo qualche arrembaggio a mercantili Inglesi. Perché no? Oggetti da rivendere su isole come Tortuga in cambio di rum, mappe o informazioni!

Pensò che tra quel branco di idioti nessuno avrebbe fatto caso all’assenza di uno dei numerosi gioielli.
Prese, dunque, il collier e lo inserì nel taschino della giacca; poi non si curò minimamente di richiudere il baule. Camminò fino ad uno scaffale più buio dove vi trovò, prevedibilmente, il rum che cercava.
Ne prese una grande bottiglia, si arrampicò su una rete orizzontale posta vicino una candela a mo’ di amaca, bevve un sorso, e dopo essersi calato il cappello sul volto si addormentò ripensando alle ambigue parole del padre: “Jackie, stai attento a quello che vuoi, la tua priorità non sarà sempre la Perla Nera, parola mia!”.

Quando venne svegliato bruscamente da Angelica, Sparrow, non sapeva né che ore fossero né dove si trovasse in quell’istante. Ricordava solamente di esser stato rovesciato a terra… e che non era stato piacevole.
-Jack, che ci facevi con il mio collier di diamanti nella giacca?- domandò la Spagnola prendendo la preziosa collana in mano e contemplandola come per accertarsi che non fosse stata rotta.
-Che ore sono?-
-Non lo so per certo, ma il sole è calato da un pezzo. Adesso, però, rispondi!-
-No, no, no! Non è come sembra!- disse subito, rialzandosi
-E allora sentiamo, com’è?- domandò la mora spostando il peso su di una gamba e posando una mano sul fianco. Gli occhi penetranti lo denudarono.
-Il sottoscritto si era avventurato giù per la stiva in cerca di un buon sorso di rum quando ha trovato per terra questa luminosa collana. “Sarebbe stato uno spreco lasciarla lì, sola soletta” mi son detto…-
-Questa collana era nel mio portagioie… nel mio baule, CHE ERA CHIUSO A CHIAVE! Hai frugato tra le mie cose! Con l’intenzione di rubarle, tra l’altro!- esclamò seccata la donna, affrettandosi a riporre il prezioso gioiello insieme agli altri, nel baule. Ripiegò lentamente un vestito.
Sparrow sospirò –Non credevo, sinceramente, fossero i tuoi…-
-E di chi sarebbero dovuti essere, sentiamo?- domandò mentre accarezzava lentamente la stoffa bruna di un lungo ed elegante abito da sera.
-Chi lo sa. Di qualche prostituta che si divertiva con tuo padre?- ridacchiò
Angelica si voltò di scatto e gli lanciò uno sguardo truce ed ammonitorio. Stava per esplodere.
-Scherzavo!- si affrettò a dire Sparrow alzando le mani in segno di resa. 
La Spagnola si preoccupò di richiudere accuratamente il tutto, azione che compì senza voltarsi a guardarlo neppure per un fugace istante.
-Quando… quando li hai indossati?- domandò, improvvisamente curioso, Jack.
Angelica si alzò lentamente, sospirò, e finalmente si voltò a guardalo.
-La mia vita non è soltanto quella che tu conosci.- rivelò, rimanendo ambigua.
-Sentiamo, sarei curioso di illuminare le tue zone d’ombra.- disse con un sorriso.
Cosa mai avrebbe potuto nascondergli? Si erano persi di vista per relativamente poco tempo, conosceva tutto di lei…

O forse aveva soltanto provato a convincersi che fosse così?

Il volto della donna sì rabbuiò, dopo istanti interminabili di silenzio si decise a rispondergli:
-Sarebbe una racconto lungo e noioso.-
-Oh andiamo! Una suora che diventa pirata, non può esser definita una cosa “noiosa”. E poi non ho nulla da fare.- disse sedendosi sulla piccola amaca ed invitandola a venirgli accanto agitando la bottiglia di rum. Doveva scoprire cosa gli aveva tenuto nascosto per tutto quel tempo.
Contrariamente a quanto aveva sperato, lei non accettò il suo invito e rimase ferma, in piedi, sul suo posto. Lo guardò acidamente e rispose secca
-Mi dispiace deluderti, Sparrow, ma non saprai nient’altro di me-
-Oh, andiamo, perché mi privi di questo piacere? Neppure un accenno alle tue straordinarie avventure da piratessa?-
Il capitano abbozzò un sorriso sornione, sperando di persuaderla almeno un poco.
Stappò sonoramente la bottiglia e fece due sorsi, ingoiò avidamente e tornò a concentrarsi sulla donna che era ancora immobile di fronte a lui, senza però, smettere di tracannare il suo amatissimo rum.
Angelica abbassò lo sguardo –Non sono stata soltanto ciò che ti ho detto, Jack.-
Il capitano, a quel punto, smise di bere e si fece subito più interessato –Cosa intendi dire?- accompagnò la domanda con un leggero oscillamento della testa, che sporse in avanti causando il dondolare di tutte le cianfrusaglie che vi erano legate.
-Che la mia vita non si è divisa soltanto tra il convento e il mare, ci sono diverse cose che omesso nei miei racconti…-
-Ad esempio?-
La Spagnola sospirò e alzò lo sguardo, fissando le iridi castane in quelle del compagno. La schiena del capitano fu attraversata da un brivido gelido: lei aveva gli occhi lucidi.

-Il mio matrimonio…-


_______________-L'angolo di Dolly-________________________
Salve a tutti! ^^
ANGELICA: Sbrigati che devi spegnere
Tu, taci! Non ho tempo da perdere, Spagnola maritata ù.ù
ANGELICA: O.o ma...
Fa' SPOILER e te ammazzo! 
ANGELICA: Me ne vado...
Brava! 
Scusate, la sto cercando di mettere in riga XD finalmente sono riuscita ad aggiornare...anche se con un po' di ritardo (quando mai) tuttavia la data di oggi non è proprio casuale. Anzi, affatto: 
Oggi è il primo anniversario della Walk of Fame di Penélope, la prima stella dedicata ad un'attrice Spagnola, la 2436° ad essere nel celebre viale di Hollywood. Volevo renderle un po' di onore ^^" 
Aggiornerò presto, promesso!
Besos a todos

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Capitolo 14
*** L'ombra del passato ***


L'ombra del passato

-Il mio matrimonio…-
Jack ebbe un mancamento, lasciò la bottiglia di rum, saltò giù dall’amaca e raggiunse la Spagnola.
-Che vuol dire “il tuo matrimonio”?- domandò agitando a scatti le mani. Non era certo di volerlo sapere, aveva paura, paura che con questo l’avrebbe persa per sempre.
Prese fiato –Angelica, s-sei… sposata?- domandò con un filo di voce, non sapendo neppure con quale forza.
La castana rise, poi di colpo ridivenne seria, per quanto lunatica fosse non aveva mai avuto sbalzi di umore tanto improvvisi.
Abbassò lo sguardo, cercando in tutti i modi di evitare quello del capitano, Jack le posò lentamente le mani sulle spalle.
-Angelica…- ripeté
-Lasciami! Lasciami! Maldito hijo de puta! Non me hablar, Sparrow  tu eres..-
lui la trattenne, lei si divincolava, continuava ad urlare, imprecava, lo colpiva al petto con le mani, ma lui non si mosse: sopportò le grida, gli strattoni e i pugni al petto, sapeva si sarebbe calmata… prima o poi.
Ci vollero un altro paio di minuti prima che la Teach si fermasse completamente, venne colta da un improvviso e inatteso attimo di debolezza, si strinse a Jack e lui la circondò con le braccia. Nessuno dei due parlava, l’unico sospiro era emesso dalle onde del mare. Finalmente la Spagnola si staccò e prese fiato; gli occhi di Jack le rimanevano addosso. Non parlò, sapeva avrebbe detto tutto lei.
-Dopo Saint Dominique ero riuscita a trovare un passaggio e a tornare in Spagna, tre settimane dopo ero di nuovo a Siviglia. La città che da sempre era stata mia spettatrice, che mi aveva visto nascere, crescere e pregare avvolta nella mia devozione, scoprì un’altra me: avevo iniziato a frequentare locande che le suore mi avevano detto di evitare, sotto false vesti divenni qualcuno: mi facevo chiamare “Juan Rodriguez” e tutti quanti conoscevano questo nome, e lo temevano.-
Jack ridacchiò, Angelica rese gli occhi come due spilli
-Me lo hai detto tu, questo mondo non è adatto ad una donna: mi è stato molto più facile adattarmi alla corrente che cercare de farmi accettare. Comunque, divenni così uno dei più temuti pirati de Siviglia, un giorno, mentre ero in un bordello…-
-Che ci facevi, tu, in un bordello? Mi nascondi qualcosa?- domandò Jack, con un sopracciglio inarcato.
-Dovresti saperlo meglio di me che è un buon posto dove reclutare seguaci idioti, violenti e che si fanno comperare con due bicchieri di rum.-
-Sì, non fa una piega…- constatò il capitano
-Comunque, sentii fuori qualcuno discutere animatamente in Inglese: era una suora ed un ufficiale di Re Giorgio. Riconobbi la madre superiora del mio convento, la sentii pronunciare ben due volte il mio nome. Non appena notai l’Inglese posar la mano sull’elsa della spada intervenni e lo misi in fuga. Trascinai la sorella, contrariata, in un vicolo e accertata che fossimo sole le rivelai chi fossi in realtà. Inutile dire la sua sorpresa, la spinsi a spiegarmi il perché mi stesse cercando. A quel punto lo scoprii.
Dopo la mia fuga dal convento le suore avevano avvertito mio padre, sapeva che ero fuggita con un pirata e, certamente contrariato e intimorito da ciò che sarebbe potuto accadere in seguito, mi aveva promessa in matrimonio con un Inglese. La madre mi condusse, a malavoglia, nel convento: ero una peccatrice, non potevo più varcare quella soglia. Mi fece dire un intero rosario prima di farmi passare per il cortile.-
Angelica ridacchiò un poco, la scena doveva essere esilarante.
-Mi condusse nella mia vecchia cella e lì mi diede il baule che tu hai trovato poco fa. Erano regali dal mio promesso sposo.-
Jack rabbrividì a quelle parole: era una cosa stranissima sentir Angelica pronunciare quelle parole.
-Quindi tu, accettasti?- domandò il capitano, spaventato
-Chiesi alla sorella de lasciarmi tenere il baule che portai nella camera della locanda. Osservai attentamente i vestiti, i gioielli. Lessi delle lettere nascoste nel fondo firmate “R.M.”, portavano il simbolo della EITC, che all’epoca non conoscevo.
Vegetai giorni su quelle parole, brevi frasi intense ed auto conclusive, dalle quali però capii che mio padre aveva omesso diversi dettagli al mio promesso sposo. Mi stava venendo offerta una nuova vita, ma non mi sentivo felice.
Decisi, quindi, di mandare io stessa tutto a monte: non volevo vivere su una strada che mi era stata imposta e con un uomo che non amavo e non conoscevo.
Scrissi una lettera di risposta in cui rivelai di aver abbandonato il convento non perché fossi in cerca di marito ma perché vi avevo preferito una pistola e una spada, gli dissi anche del mio peccato. Ero certa che non mi avrebbe più voluta, saputo tutto. Proposi di restituire anche i doni, avrebbe potuto darli ad un’altra donna che li meritava più di me.
Ci vollero un paio di settimane prima che arrivò la risposta, e lì capii quanto siano galanti e generosi alcuni uomini; non solo non rivolle indietro nulla ma era ancora disposto a sposarmi. Tuttavia, rifiutai anche la sua ultima offerta. Così disse che avrebbe ignorato la lettera di mio padre, con la quale avrebbe potuto anche obbligarmi al matrimonio, e mi avrebbe lasciato vivere la mia vita.
Fu non molto tempo dopo che nella locanda in cui ero quasi in stabilimento perenne che combattei, come Rodriguez, con un uomo robusto e dagli occhi di ghiaccio. La lite era scoppiata per una discordanza di ideali, non ci avevamo messo molto ad impugnare le nostre spade. Non scenderò in inutili e superflui dettagli, comunque ti rivelerò che ebbi la meglio. Come pegno mi offrì un giro di rum, iniziammo a parlare e scoprii che aveva una figlia de Siviglia, che si chiamava Angelica… e che ero io. Ero scossa dal fatto che mio padre fosse un pirata: Barbanera, il terrore dei sette mari, ma una parte di me era felice per averlo finalmente ritrovato.
Lo accompagnai alla nave e alla fine gli rivelai non solo che fossi una donna ma anche sua figlia. Era stupito e sconcertato: mi faceva sposata e probabilmente già in attesa di figli, non aveva minimamente immaginato la possibilità di un mio rifiuto.
Gli raccontai la mia storia e dopo una sera passata a discutere nella sala nautica della Queen Anne’s Revenge si arrese all’idea che non fossi più una bambina malleabile, dunque accettò che divenissi un pirata, a condizione che come donna: Rodriguez avrebbe danneggiato troppo la sua immagine, dunque lo facemmo sparire inventando la leggenda secondo la quale mio padre, nonostante decapitato, era risalito a bordo a vincere la battaglia. Questo fece accrescere la sua leggenda. E il resto lo sai…-
-Lo sapevo io che non era possibile che un uomo vivesse dopo aver perso la testa!- esclamò Jack schioccando le dita, come avesse trovato risposta ad un vecchio mistero.
Angelica lo guardò e poi lui riprese a parlare –Dunque, tu non sei sposata!- esclamò il pirata, ravvivato dall’esito della storia.
-No, o almeno, non ufficialmente.-
-Che, che vorresti insinuare?-
-Quell’uomo ha ancora la lettera firmata da mio padre. Mi ha ceduta come una proprietà, sono sua, e può reclamarmi in qualsiasi momento voglia.-
-Ma non ti aveva lasciato “alla tua strada”?-
-E’ solo una questione metaforica, Jack. Quella invece è legge.-
-Son passati tanti anni, Angelica, probabilmente quel pezzo di carta starà marcendo tra un mucchio di documenti dimenticati in qualche scaffale.-    
-Non sono tutti sciatti come te, Sparrow.-
-Ma andiamo! E poi non meriti di essere trattata come un oggetto.-
-Tu sei l’ultimo che può dire una cosa del genere, perché sei il primo ad avermi usata! Mi hai tolto tutto quanto, e io sono stufa!- urlò con voce rotta la Spagnola, stava cedendo, dopo tutti questi anni stava cedendo… o forse aveva già ceduto da tempo e di lei era rimasta soltanto una facciata.
Jack si avvicinò, rendendo la loro distanza minima.
-Ho smesso di usarti già da tempo.- le sospirò sulle labbra prima di annullare del tutto lo spazio che li separava.

Di sopra, Hector seguiva impaziente la sua ciurma che stava sistemando le ultime cose alla Revenge, che era stata quasi completamente ricostruita. Presto avrebbero ripreso il largo.

***

La mattina seguente Jack si sentiva pesante, gli sembrava di non aver digerito il rum che aveva bevuto la sera prima, tanto si sentiva lo stomaco pieno. Aprì lentamente gli occhi e la situazione non gli sarebbe potuta apparire più nitida. Scosse lentamente la donna che gli era accucciata sopra, con la testa castana rannicchiata nell’incavo del suo collo: non che a lui desse fastidio, ma aveva paura della reazione che avrebbe avuto la Spagnola. Angelica si svegliò, sorrise appena ma poi sgranò gli occhi e la sua espressione si fece semi sconvolta. Si ritrasse improvvisamente con le gote che le andavano a fuoco.
-C-che diamine… è successo?- balbettò mentre impacciata raccoglieva il corsetto e tentava di riallacciarselo
-Sai, ne ho una vaga idea. Anzi, potrei farti un’analisi dell’ipotesi alquanto accurata se solo…-
-So anche io quello che è successo, estupido! Intendo dire COME?!-
-Ehm… a questa domanda non ti so rispondere.-
-Rum! Di sicuro è stato il rum o… la corrente, il vento fa brutti scherzi. Fa diventare pazzi.-
Jack si decise ad alzarsi e raccolse la bottiglia di rum che giaceva a terra, l’agitò: c’era ancora qualche goccio. Bevve.
-ANGELICA! DOVE DIAVOLO TI SEI CACCIATA!- le urla rabbiose di Barbossa ruppero la tensione.
-Meglio che vada. Sparrow, non una parola, dimentica tutto! Per quanto mi riguarda, non è successo niente.-
la donna si voltò e rapidamente lasciò la stiva che le aveva regalato una notte più intensa di quanto non volesse ammettere.  

-Oh, siete arrivata, finalmente. Non vedevo né voi né Jack da ieri pomeriggio. Suppongo foste insieme- disse con un ghigno Hector
-Io ero nella sala nautica a ricontrollare le rotte, non ho idea di dove abbia passato la notte Sparrow.-
-Avete ricontrollato le rotte? Ma bene! Volevo giusto chiedervi a quando è previsto il giungere della corrente.-
Angelica sudò freddo, fu l’arrivo di Jack a salvarla.
-Ehilà, compare! Che bella giornata, eh. Volevo farti un’allettante proposta…-
-Jack, sarà la terza volta che te lo dico, da quando ci conosciamo. Non mi interessano gli uomini.-
-Se è per questo nemmeno a me! Tanto affascinante e oscuro è il mondo femminile, perché cercare la totalità in un vecchio scorbutico senza una gamba?-
Hector ringhiò, non era la sua giornata… neppure quella volta.
-Comunque, ho notato che sull’isola c’è una botola con delle riserve di rum, sarebbe un peccato lasciare lì tutte quelle belle bottiglie, non credi?- domandò con un sorriso
-Peccato mortale!- esclamò Barbossa avviandosi con Jack sull’isola.
Angelica tirò un sospiro di sollievo –Gracias, Jack…- biascicò appena.

A ora di pranzo Jack e Angelica avevano avuto il grande onore di poter mangiare con il capitano nella sua stanza personale: la stessa dove era avvenuta la cena di riconciliazione tempo prima.
-Gibbs ha detto che la Queen Anne’s Revenge sarà pronta per questo pomeriggio.- ruppe il silenzio la Spagnola.
-Perfetto!- Hector sorrise, felice. –La corrente non attenderà ancora per molto!-
-Compare, perché a me non lasci qui? Mi vieni a riprendere dopo… no?- propose Jack
-No. Tu mi servi, se la William attacca cosa facciamo?-
-Ecco, beh, a proposito di questo…-
-La William?- interruppe Angelica –Calico Jack ci da la caccia?-
-Da la caccia ad Edward Teach, ma comunque noi ci difenderemo. Jack lo ha già sconfitto una volta, molte maree fa; ripeterà l’ardua impresa e io in cambio farò tornare a grandezza naturale la Perla Nera. Ah, lui mi restituirà anche il mio Jack!-
-Un attimo, quanti Jack ce sono?- domandò la Spagnola che aveva perso i conti.
-Ehm…- Sparrow contò aiutandosi con le dita –Tre!- disse mentre con le dita rappresentava quattro. –Io, John Rackham detto Calico Jack e Jack…l’amoruccio di Hector, la scimmia.-
-Oh, quell’esserino peloso e seccante? Ci ha dato del filo da torcere durante la cattura della Perla.-
-E’ ben addestrato.- constatò Barbossa addentando una mela verde
-Sì, a rompere le bottiglie di rum. Comunque te lo restituisco soltanto perché tu mi fai uscire la Perla!-
Angelica strinse gli occhi, era l’unica che poté cogliere il bluff di Hector, voleva avvisare Sparrow
-Riportare a dimensione naturale la Perla? Ma …-
-LA REVENGE E’ PRONTA! LEVIAMO L’ANCORA!-
La voce di Scrum interruppe il pranzo e subito i tre si diressero sul ponte di bordo libero, per assistere allo spettacolo dell’immenso veliero che tornava a solcare l’oceano.
-Bravissimi maledetti topi di sentina! Tutti ai vostri posti, il capitano torna al timone!- Barbossa lasciò Jack e Angelica e riprese il suo posto a capo della nave.
-Ecco… si riparte.- disse Jack grattandosi nervosamente la testa
-Già, sarà dura.- rispose secca l’altra mentre si appoggiava al parapetto della nave in partenza.
Sparrow percorse il suo corpo con lo sguardo più volte, c’era tensione ed era evidente. Nessuno dei due riusciva a comportarsi normalmente dopo quella notte. Il Capitano sospirò: doveva risolvere quella faccenda una volta per tutte.
-Angelica, io…-
-Miss Angelica! Mi occorrete, Barbossa vuole una rotta ed oggi è più nervoso del solito!- lo interruppe Gibbs, arrivando di corsa di fianco alla Teach.
-Quando mai?! Arrivo subito.-
La donna si allontanò e Jack lanciò un’occhiata truce al suo primo ufficiale.
-Che c’è?- domando Joashmee
-Và!- disse secco Sparrow digrignando i denti.

Jack raggiunse lentamente la sala nautica, bussò alla porta e senza attendere risposta entrò.
-Si può?-
-Tanto entreresti lo stesso.- lo schernì Angelica senza alzare lo sguardo dalle carte
-Oh beh, si capisce…-
-Che ti serve, Jack?- domandò Hector digrignando i denti
-Oh, niente in realtà, mi stavo soltanto annoiando.-
Il Capitano della Revenge sbuffò e tornò a concentrarsi sulla rotta.
Mentre faceva i calcoli, la Spagnola si lasciò sfuggire un paio di occhiate in direzione di Sparrow e, senza che lei se ne accorgesse, lui fece lo stesso.
Improvvisamente la Teach puntò con forza il compasso sul tavolo e Jack temette di esser stato scoperto ad osservare un punto delicato. Deglutì.
-E’ FATTA! Abbiamo il vento a favore, non potremmo chiedere di meglio! Raggiungeremo la corrente entro sera… ma ci converrà attendere il sole, sarà meno pericoloso che..-
-Voi dovete fare la rotta, Milady, della tempistica mi occuperò io.- ghignò Barbossa –Attraverseremo la corrente quando vorrà il mare!- esclamò compiaciuto
-Te rendi conto che sarebbe un suicidio?!-
-Avete detto di avere un piano, pregate affinché funzioni.- concluse il capitano allontanandosi zoppicando.
-Hector, credi davvero di superare, illeso, le sirene?- domandò Jack, un po’ allarmato
-La tua amichetta ha detto che si occuperà di tutto lei: la nave, il timone. Noi altri saremo nella stiva ad attendere il suo segnale.- sorrise in maniera sinistra ed uscì definitivamente dalla stanza.
-Stai scherzando, vero? È impossibile che tu ne esca viva.-
-Sono affari miei, Sparrow. Ora se vuoi scusarmi…-
Angelica si allontanò rapidamente e Jack rimase solo, tormentato dai rimorsi ed oscurato da un’ombra che non riusciva, da quando aveva rivisto la Spagnola, ad allontanare.

***

Quella sera Jack si diresse verso la cabina della donna con l’intenzione di scusarsi e parlare con lei una volta per tutte. Stava per bussare quando si rese conto che la porta era solo accostata. Entrò silenziosamente: nulla era diverso dall’ultima volta. Superato l’atrio iniziale sentì dei passi, ritmici e contati. Si nascose nell’ombra di una colonna di legno e sbirciò al di là dell’alta trave che lo copriva.
Angelica stava danzando, la luce flebile della candela e i raggi lunari che filtravano dall’oblò illuminavano il suo volto abbronzato e facevano risplendere gli occhi castani.
Il Capitano fece un lungo respiro e poi s’intromise nel ballo, prese le mani di Angelica e s’improvvisò suo partner.
-Sparrow, che diamine…-
-La cabina era aperta, e io volevo parlarti.-
-Di cosa Jack, non credi che abbiamo parlato fin troppo in questi ultimi giorni?-
-Avevamo anni da raccontarci, e ancora ci sono zone d’ombra tra di noi…-
-Quelle sempre ci sono state, e sempre ci saranno! Non si può recuperare il tempo perso.-
-Sì che si può. Noi dobbiamo farlo: ti rendi conto che da quando ti ho rincontrata, a Londra, il passato non fa che tormentarmi?-
-Saranno i sensi di colpa…-
-Sensi di colpa dici?!- Jack le fece fare una piroetta che lei eseguì splendidamente.
-Che per caso mi nascondi anche il fatto che fossi una ballerina?!- domandò il capitano, ripresa tra le sue braccia.
-Ahahah, no… e se ricordi bene sono sempre stata brava a ballare.-
-Io mi riferisco a prima della Martinique!-
-No, semplicemente ho passato anni della mia vita in un convento: dovevo pur trovarmi qualcosa da fare!-
-Mi sembra giusto.-
-Comunque non credo tu sia qui per parlare di come mi muova…-
-Centrato in pieno.-
-Allora cos’è che ti tormenta, Jack?-
-Il ricordo della scorsa notte.-
-Ti ho detto che devi fare come se nulla fosse accaduto!- lo riprese la Spagnola, staccandosi dalle sue braccia.
-Sai meglio di me che sarà impossibile.-
Angelica avvampò, era troppo. Non poteva sopportare un’altra presa in giro, non voleva essere usata ancora.
-I-io.. ho già scordato tutto. Adesso falla finita. Devo andare di sopra, il vento sta aumentando: siamo vicini. Chiudi la porta della mia cabina prima di uscire.-

E vedendo allontanarsi la sua snella figura, quei capelli morbidi e quegli occhi castani che amava, Jack capì che l’ombra del passato lo avrebbe tormentato ancora.

_____________________-L'angolo di Dolly-____________________________
Credete che il mistero del matrimonio si stato svelato? Beh, vi sbagliate di grosso ^.^
Dovrete attendere ancora prima che vi dia l'ultimo tassello di questa parte complicata di puzzle (okay, sto delirando).
Se qualcuno avesse idee, opinioni, o notato indizi a riguardo per piacere NON facesse SPOILER! XD
Il prossimo aggiornamento non dovrebbe tardare :)
Besos a Todos

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Capitolo 15
*** La corrente di Yemaja ***


La Corrente di Yemaja

Nel cielo si stagliavano un ammasso di nuvole nere che preannunciavano già di loro la corrente. Fulmini luccicanti schizzavano nel cielo e i tuoni rombavano furiosi.
Le acque s’intorbidivano man mano che la Revenge proseguiva la sua pericolosa traversata, piccoli mulinelli dispersi causavano il pesante oscillare della nave, le vele rosso sangue erano immobili; la più grande anomalia di fronte la quale si trovava la ciurma di Barbossa era, infatti, la completa assenza di vento.
Lo scheletro a prua sorrideva sinistro all’orizzonte, pochi mozzi stavano lavando il ponte, Hector procedeva lentamente, l’oscurità non era di aiuto, ,ma la sua calma restava ugualmente invidiabile. Era un uomo di poca pazienza e facilmente irascibile, tuttavia era un grande capitano e sapeva esattamente come comportarsi in situazioni simili.
Un’onda violenta s’infranse contro lo scafo della nave e questo ricordò a Barbossa che il fato li stava attendendo e, che a quanto pareva, non aveva troppa voglia di aspettare.
Il capitano si guardò intorno con il suo cannocchiale e si rese conto che non era l’unica cosa che moriva dalla voglia di vederli: in lontananza, infatti, poteva scorgere delle vecchie vele leggermente strappate e terribilmente familiari.
-Che gli dèi ci assistano.- disse esasperato mentre continuava imperterrito la sua navigata.

Angelica salì lentamente sul ponte e fissò l’oceano, giunse le mani e pregò affinché tutto andasse per il meglio; sospirò: la Revenge era andata fin troppo oltre, adesso toccava a lei il tuolo di capitano.
Si voltò di scatto e sobbalzò sorpresa nel trovarsi Sparrow dietro
-Jack, maldito perro sarnoso, non ti ho sentito arrivare. Vuoi farme prendere un infarto?-
-Lo farei mai?- si discolpò subito
La Spagnola ridusse gli occhi a due fessure, non aveva capito che il sorrisino ironico sul volto di Jack era solamente una facciata.
A grandi falcate si avviò sul ponte di bordo libero e raggiunse Barbossa.
-Lasciami il timone. La corrente è prossima.- disse con un tono che non ammetteva obbiezioni.
-Miss Angelica, non siate affrettata. Per adesso non mi sembra nulla di che la potenza di Yemaja, potrò ancora governare la mia nave per qualche decina di minuti.-
Un improvviso fulmine che spezzò una trave fece rollare  pericolosamente la nave, tanto che rischiò di ribaltarsi.
Hector scivolò a terra ma prontamente si aggrappò al timone, dove anche Angelica si stava reggendo.
-Ti basta per sapere che tocca a me, adesso?-
Il capitano sputò a terra, con disprezzo, le diede la spada e scese sul ponte principale.
La Spagnola si mise alla portata di tutti, affinché l’intera ciurma potesse vederla e udirla:
-Non costringerò nessuno di voi ad attraversare la corrente, ma vi avviso che questi sono gli ultimi minuti che avete per scappare. Ammesso e non concesso che vi riusciate. Ci sono due scialuppe, abbastanza per una decina di uomini… ora mi chiedo, qualcuno vuole abbandonare quest’impresa?-
Tutti si guardarono, dai più timorosi come Ezekiel o Derrick fino ai più convinti come Scrum o Gibbs. Nessuno decise di abbandonare la nave: si fidavano tutti di lei.

-Molto bene!- esclamò la donna accennando un sorriso –Andate tutti sotto coperta e non uscite fino a nuovo ordine. Se sentite la nave oscillare, sbattere o rollare non muovetevi. Reggetevi bene e basta. Vi avvertirò nel caso non ci fossero più speranze, fosse l’ultima cosa che faccio!-
-Avete sentito il Capitano?! Tutti sotto coperta!- replicò Jack suscitando una leggera ira da parte di Barbossa, che ringhiò non appena pronunciò la parola “capitano”. Titolo che non era attribuito a lui.
Tutti si affrettarono a sparire dal ponte, eccetto Jack.
Infatti lui, oltre ad essere l’unico rimasto, aveva deciso anche di salire sul ponte principale con l’intento di parlare con Angelica. Sicuro che non sarebbero stati disturbati almeno questa volta.
-Dobbiamo parlare, non credi?- domandò mettendosi dietro di lei
-Non mi sembra il momento più adatto!- esclamò di risposta lei mentre faceva procedere la Revenge a sangue freddo.
-Non troveremo mai il momento adatto!-
-Idesaparece! Isoy empenada!- lo riprese brusca, voltandosi di scatto.
Jack si convinse e ubbidì, andando anche lui sotto coperta.

Un violento urto alla prua fece barcollare pericolosamente la nave, mandando fuori bordo alcune casse e barili. La mora strinse i denti e virò leggermente a sinistra, una scia veloce e quasi impercettibile schizzò sull'acqua: non era reale, ma non era neppure un’illusione.
Uno schizzo molto alto fece deconcentrare la Spagnola che si voltò a destra, cercando di scorgere finalmente qualcosa; fu alla sua sinistra, però, che le sirene presero ad attaccare: un canto melodioso, la voce più bella che avesse mai sentito. Dolce come le sirene di White Cap Bay ma con qualcosa di ultraterreno che riusciva a mandare in trance; sua fortuna quella di essere nata donna! Probabilmente, fosse stata un uomo, già si sarebbe tuffata in mare nel tentativo di seguire uno di quei demoni infernali. Il loro canto la appena stordivano: la mandavano in uno stato confusionario… quasi fosse un sogno. Ma era la realtà e fortunatamente Angelica era una donna determinata e con degli obbiettivi già prefissati da tempo.
Una sirena saltò sulla nave quasi come un delfino, andando ad una velocità tale che la Spagnola poté accorgersi del suo passaggio solamente dopo aver notato una lunga scia d'acqua.
Non ci volle molto che tante altre imitarono la prima sirena, arrivando ad una situazione tale che la Revenge era continuamente scavalcata da demoni marini fatti di nient’altro che acqua e spirito.

Presa com’era da quegli esseri spettacolari e spaventosi, Angelica perse il controllo della nave quel poco che bastava per urtare uno scoglio che ne scheggiò lo scafo la fece barcollare un po’.

***

-Che diamine sta combinando quella donna là sopra?!- sbottò Barbossa che, dopo l’ennesimo urto, cadde a terra.
-Non dipende da lei, signor capitano, ma da Yemaja. Evidentemente attendeva con ansia il nostro passaggio.- constatò spaventato, Scrum
-Io salgo e vado a controllare.- esclamò Hector, deciso.
Jack gli si parò prontamente davanti e provò a persuaderlo
-Compare, non mi sembra il caso. Solo il cielo sa’ che 'diavolesche diavolerie' si nascondano lassù in questo momento. In più, nelle tue ‘condizioni’ non mi sembra proprio il caso. A meno che non voglia diventare pasto per quei ripugnanti mostri marini…-
Il vecchio pirata roteò gli occhi azzurri, già annoiato dai giri di parole del compagno.
-Dico io, qui sotto abbiamo rum a volontà e provviste. In più dadi e candele! Ho sentito di un gioco carino, o meglio terrificante, che faceva Davy Jones sull’Olandese Volante. È stato William a narrarmelo… non padre, il figlio. Turner Junior, per intenderci.
Perché non approfittate di questo momento di “dolce far niente” per piazzare qualche bella scommessa?- sorrise sghembo Jack, sperando di esser stato convincente.
-E va bene, mi ispira questo nuovo gioco. Illustracelo, Sparrow.- Hector si accomodò sulla prima botte che trovò mentre Jack avvicinò un tavolo.
-Ognuno di voi ha a disposizione quattro dadi sin dalla prima partita. Vi conviene dividervi in gruppi di due o tre. Ognuno scommetterà sul numero di dadi che ci saranno in tutto e quante volte verrà ripetuto lo stesso numero. A quel punto potete guardare i vostri dadi e modificare la scommessa... sempre prendendo in considerazione i dadi tutti, però. Vince chi indovina o si avvicina di più a quanto puntato! Semplice, no?-
-Non credo di aver capito bene.- azzardò Scrum
-Io sì! Ve lo rispiego se volete.- alzò la mano, contento, Gibbs.
-Anche io ho capito! E sia, giocheremo questa partita!- sghignazzò Barbossa.
-Molto bene, Hector, a noi due la prima partita?-
-Con piacere, Jack.-
I due capitani sedettero e usarono una botte più grossa come tavolo, Ezekiel porse loro due bicchieri e sei dadi. Li spartirono e scommisero.
-Sei tre.- disse Jack
-Sparrow, credo che sia tu a non aver capito troppo bene il gioco. Ma non m’interessa troppo, sarà solo l'ennesima occasione a mia disposizione per dimostrarti che sono migliore di te. Due quattro.-
Subito dopo i due tirarono i dadi e li coprirono con i bicchieri.
-Allora, quali sono i premi in gioco, compare?- domandò Jack con un sorrisetto fin troppo furbo.
-Non so cos’altro potrei portarti via, comunque, voglio tutto il tesoro per me.- propose fiero Barbossa.
Contrariamente a quanto si aspettasse, Jack accettò.
-Molto bene. Ma se vinco io, andrò di sopra ad aiutare Angelica… e tu non farai nulla per impedirmelo né interverrai.-
Hector accettò rapidamente, era impossibile che Sparrow avesse vinto. I due alzarono lentamente i bicchieri.
-quattro tre.- puntò nuovamente il vecchio Capitano
-Sei tre.- confermò Jack con un sorriso leggermente ebete.
I due alzarono i bicchieri e la scommessa di Jack si rivelò più che azzeccata.
-E’ impossibile!- urlò Barbossa alzandosi in piedi
-Solo se pensi che lo sia, amico.-
Il Capitano Sparrow infilò in tasca i suoi tre dadi e corse di sopra, pronto ad aiutare la sua Angelica, lasciando un Hector a dir poco rabbioso e una ciurma bramosa di giocare e scommettersi Rum.

***
Quando, dopo dieci minuti, riuscì a salire sul ponte, Jack si accorse della sua tempestività: Angelica era arrampicata in cima all'albero maestro e tentava di spostare una vela che si era incastrata alla rientranza di un dirupo. Di conseguenza nessuno era al timone.
Sparrow vide dinnanzi a loro uno scoglio, inoltre l’albero maestro dov'era Angelica si stava spezzando: doveva virare o la nave sarebbe andata in frantumi! Corse sul ponte di bordo libero e con uno scatto deciso ruotò il timone facendo girare la Revenge di quasi 90°. Angelica approfittò dell’improvvisa e inaspettata virata per concludere la sua azione e tornare sul ponte, sorrise a Jack, che proprio in quell’istante venne afferrato alla caviglia da una sirena.
La forza del mare era superiore persino a quella del capitano, inoltre il canto degli altri demoni lo avevano portato ad uno stato di semi-incoscienza.
Improvvisamente la sirena venne presa in pieno da un colpo di pistola e mandata fuori bordo.
-Tutto bene?- domandò la Spagnola avvicinandosi a Jack
-Occupati del timone…- biascicò di risposta l’altro, mentre si rizzava.
Prontamente, la Teach evitò un secondo attacco e poi tirò una cima al compagno.
-Prendi e legatela stretta alla vita!- ordinò
Capendo le sue intenzioni, Sparrow ubbidì e, una volta assicurata, la raggiunse al timone:
-Navighi proprio come una femminuccia, gli anni di esperienza passati al fianco di Capitan Jack Sparrow sono stati solo momenti di crociera per te? Lascia il timone a un vero pirata!- esclamò fieramente.
Purtroppo non fece in tempo a prendere il posto della donna che venne incantato da un’altra sirena e costretto a camminare verso il parapetto della nave.
La Spagnola non si preoccupò di andarlo a recuperare: tanto era legato.

***

Sotto coperta la ciurma sentiva solo gli urti, dopo l’ennesimo Hector non ne poté più:
-Ma c’è ancora una nave su cui poter navigare o l’hanno distrutta?-
-Non vi preoccupate, capitano, c’è Jack Sparrow lassù con Miss Angelica!- sorrise Scrum
-E’ proprio questo che mi preoccupa.-

***

Fu un’ultima violenta scossa alla Revenge che concluse quel traumatico attraversamento. Angelica venne scaraventata giù dalle scale del ponte di bordo libero, tanto era forte l’urto, fino a metà ponte principale. Tornò in piedi e guardò il sole sorgere dinnanzi a loro… ce l’aveva fatta!
Finalmente si degnò di andar a riprendere Jack che era legato e appeso poco fuori il grande veliero. Quando lo fece tornare a bordo quello sputò acqua e annaspò qualche secondo prima di riprendersi.
-Certo che io navigherò pure come una donna… ma i tuoi ormoni sono proprio quelli di un uomo!- esclamò con un ghigno beffardo: anche se non l’avrebbe mai ammesso, era felice che l’avesse aiutata.
Pochi minuti dopo l’intera ciurma era nuovamente sul ponte ed Hector si complimentò, per la prima volta, con Angelica.
-Ottimo lavoro, milady.- disse stringendole la mano. La mora gemette di dolore e si ritrasse tenendosi il polso con l’altra mano.
-Angelica…- si allarmò subito Sparrow
-Sto bene, credo solo di essermi slogata il polso durante l’ultima caduta.-
Barbossa ghignò sinistramente e colse la palla al balzo –Quale terribile disgrazia vi è capitata! Non potete assolutamente proseguire allo scoperto un viaggio tanto pericoloso: vi converrà restare in cabina per tutto il periodo della vostra convalescenza!-
-Certo che no! Sto bene.-
-Ma guardate che non era un consiglio. Era un ordine!-
-Andiamo Angelica, su…- la spronò Jack che non voleva assolutamente un altro litigio tra lei ed Hector.
-E va bene! Mi riposerò qualche giorno come mi hai detto. Se volete scusarmi, mi ritiro nella mia cabina!- concluse seccata prima di avviarsi con camminata sostenuta verso la sua stanza.

***

Al tramonto, solo Barbossa era sul ponte. Il mare era ormai calmo e la ciurma aveva preferito di quest’apparente quiete per andare a riposare.
Hector rifletté sul viaggio che stava intraprendendo e, per la prima volta, si chiese se ne valesse veramente la pena, se quel tesoro era tanto importante.
Uno sprazzo verde balenò nel cielo e i suoi occhi azzurri osservarono quel movimento inaspettato come stessero guardando un’amante.
-Un verde baleno…- disse sorpreso
-Avviene in varie occasioni,- iniziò una voce dietro di lui, che si rivelò appartenere ad Angelica -nell'ultimo spasmo di tramonto un verde baleno si impenna su nel cielo: c'è chi in tutta una vita non lo vedrà mai e c'è chi afferma che sì, era presente... e c'è chi dice che....-
-Che segnala quando un anima mette piede in questo mondo da quello dei morti!- la precedette il capitano –Conoscete anche questo, milady?-domandò stupito
-Per quanto possa sembrarti assurdo ho viaggiato per mare molto più di quanto pensi, a bordo di questa nave ho visto cose che non puoi neppure immaginare. Il verde baleno è soltanto uno di quei numerosi eventi che non smetteranno mai di stupire noi pirati. Ma di certo non è il più raro.-
-Avete ragione, mi stupisce tanta saggezza da parte vostra.-
La Spagnola si avvicinò lentamente al capitano –La tua invece non mi sorprende, per quanto burbero, doppiogiochista e falso… resti un grande marinaio.-
-Vi ringrazio del complimento, ma con quale coraggio insinuate che io sia falso? Avete prove a sostegno di quest’accusa?-
Angelica, con un gesto repentino, puntò la spada al collo di Hector –Sì.-
-Sarebbero?-
-La Perla Nera. Tu non puoi tirarla fuori dalla bottiglia!- esclamò
-Come fate a sapere ciò?-
la donna non rispose, stava per rinfoderare la spada quando Barbossa afferrò la sua e non ci volle molto che i due ingaggiarono una duello.
-Troppi misteri attorniano la vostra sensuale figura, Miss Angelica.-
-Sta certo che mai li scoprirai!-
-Siete ostinata e seccante, non c’è che dire. Inoltre anche con l’uso di una sola mano riuscite a tenermi testa!-
-Grazie del complimento, ma non è finita qui!- esclamò di risposta la Spagnola prima di ricorrere alla sua mossa speciale e ridurlo con le spalle contro il muro.
-Solo Sparrow sa eseguirla!- esclamò sorpreso il capitano
-Evidentemente no.- ghignò
-Ve l’ha insegnata?!-
-Abbiamo passato assieme più tempo di quanto tu non possa immaginare.-
-Strana storia la vostra, mai in tutta la mia vita avevo mai sentito di un intreccio tanto romantico quanto mortale. Sarebbe davvero una bella scommessa indovinare com’è che andrà a finire…-
Barbossa si accorse che Angelica non era più in posizione stabile come poco prima e ne approfittò per incrociare di nuovo la sua lama con quella di lei.
Prontamente venne bloccato:
-Hector, voltati!- gli urlò terrorizzata.

____________________-L'angolo di Dolly-_______________________
Chi non muore si rivede, eh? E no, purtroppo per voi non sono morta!
Beh, adesso seriamente: scusate per il ritardo, per una serie di motivi non avuto proprio modo di poter aggiornare prima di adesso.
Aggiungo di non essere particolarmente soddisfatta del capitolo, o meglio, questa era una parte molto dinamica e per un attraversamento completo e dettagliato, come l'avrei desiderato, avrei impiegato il triplo del tempo.
Diciamo che la cosa che mi piace meno è come ho caratterizzato le sirene, io ho un film mentale della storia e in esso sono molto più terribili! 
Purtroppo in questo periodo non posso aspettarmi troppo da me stessa, presa come sono dalla scuola. 
Ancora un mese, posso farcela! xD
Spero di riuscire ad aggiornare presto
Besos

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Capitolo 16
*** Calico Jack ***


Calico Jack
 
Un enorme veliero emerse come dal nulla, la nebbia non era più sufficiente a coprire la sua immensità.
Non era massiccio quanto la Queen Anne’s Revenge, ma in lunghezza batteva la nave di Barbanera. Lo scafo era scuro e le vele gialle e putride, a prua, laddove il veliero di Barbossa presentava il terrificante scheletro, vi era un enorme cannone: cosa del tutto inusuale.
Era impossibile leggere il nome sullo specchio di poppa, vista la posizione cui si trovava, tuttavia a nessuno occorreva leggere la scritta scrostata “The William” per capire in chi si stava per imbattere la ciurma di Hector.
-Per tutte le palle di cannone con la barba, Calico Jack!- esclamò Gibbs, spaventato.
-Quel cane ci ha raggiunto!- aggiunse Barbossa con un ghigno –Tutti ai posti, basta scappare! Facciamo vedere a Rackham chi è che domina il mare! AHAHAHAHAH!- urlò al timone.

Il cannone della William sparò il primo colpo, colpendo di striscio la Revenge. La nave dalle vele rosse barcollò pericolosamente e per poco, qualche marinaio, (Scum, ad esempio) non cadde fuori bordo.
Jack Sparrow arrivò a fatica sul ponte di bordo libero.
-Compare, non penso che farci bombardare sia una buona idea… perché non…-
-Virare? Fuggire? Giammai! Ho dato fin troppe soddisfazioni a Rackham, ultimamente. Posso far in modo di volgere le posizioni delle due navi a nostro favore, ma se ricordi, anche lontanamente, il nostro patto saprai già che spetta a te l’attacco.-
-Ma è una pazzia!- s’intromise Angelica –La William è molto più lunga della Queen Anne’s Revenge: dobbiamo giocare più sulla nostra forza. Se viriamo e li attacchiamo di fronte, la fiamma della Revenge non darà loro scampo!- esclamò con convinzione.
-Concordo con la Spagnola.- l’appoggiò Jack
-Milady, date ordini anche quando fisicamente non adatta ad uno scontro?- chiese Hector seccato, alludendo al braccio slogato della donna. –Se permettete, il capitano sono io. Per una volta, fatevi da parte.-
-Ma non capisci che…-
-E’ un ordine, Angelica! Se non tornate immediatamente in cabina sarò costretto a condurvici io, con la forza. Francamente, non so quanto vi convenga.-
La Spagnola sbuffò sonoramente e s’incamminò a passo sostenuto, tra i fumi dello scontro, verso la sua cabina.
Hector, ignorando totalmente i consigli di Angelica, iniziò a bombardare gli avversari, rischiando presto la sopraffazione.
-Tocca a te, Sparrow!- esclamò d’un tratto –Qual è il tuo piano?-
-Arrembaggio.-
-Arrembaggio?- chiese riluttante il rivale
-Sì! Arrembaggio.- ripeté Jack, più convinto.
-Sei sicuro?-
-Certamente.- e a Jack, quelle due battute, parvero un deja vu.
-Sentito tutti cos’ha detto Jack Sparrow? All’arrembaggio!!!- urlò Barbossa dando il via alla sua ciurma.
Tutti, aggrappandosi a delle resistenti cime, andarono sulla William a combattere.
Tutti eccetto Jack.
-Sparrow! Combatti, coniglio!- urlò Hector mentre sguainava la spada pronto a combattere, niente meno, che con John Rackham in persona.
-Ehm, sì, stavo controllando, ehm… questa cima che… va bene, arrivo.-
Barbossa teneva testa a fatica al suo sfidante: era sempre stato più forte, ma le sue capacità erano limitate dall’amputazione della gamba destra.
Rackham era un uomo robusto e piuttosto alto, i capelli mossi ed impicciati erano castano scuro, così come la sua barba. Indossava un tricorno nero di pelle e una lunga giacca bordeaux, gli occhi ambrati brillavano, malviagi.
-Da quando ci sei tu a capo della Queen Anne’s Revenge, Barbossa?- chiese Calico Jack tra un affondo e l’altro.
-Sei rimasto indietro, Rackham, hai vissuto in una bottiglia di vetro?-
-No, ma poco c’è mancato. È per questo che volevo vendicarmi di Edward Teach!-
-Arrivi tardi, l’ho ucciso personalmente qualche tempo fa, alla fonte della giovinezza.-
-La fonte? Esiste davvero?-
-Certo che esiste, ne dubitavi, forse?-
-Sai meglio di me quanto il nostro mondo sia sospeso tra mito e leggenda.-
-Vero, ma tutte le leggende sono fondate su verità.-
-Devo ammettere che la tua saggezza non è venuta a meno negli anni, Hector, ma ora dimmi. Hai, tu, assaggiato l’acqua della vita eterna?-
-Mi spiace deluderti, amico, non un uomo di questo secolo ha potuto berla. La storia dell’immortalità… quella sì che resta ancora un mistero. Un mistero oramai sommerso dalle acque.-
-Peccato.- constatò Calico
-Non male la tua ciurma, tiene quasi testa alla mia!- ghignò Barbossa
-E i pezzi forte sono ancora sotto coperta. Ci stiamo appena scaldando!- sorrise Rackham
-Beh… anche noi…- controbatté il pirata nobile, molto poco convinto.
-Waaaah!- l’urlo di Jack e la sua figura, che “volava” da una parte all’altra della William, fecero arrestare qualche istante tutti i pirati che, ripresero i duelli solo quando il capitano Sparrow non si spiaccicò sul ponte della nave.
-Sto bene…- balbettò Jack rialzandosi, instabile.
-Sparrow? Sarebbe lui il tuo pezzo forte?- rise Calico Jack
-Ehm … no …?-
-Jack Sparrow, sempre stato uno spasso quel tipo. Un vero idiota!- rise Rackham mentre continuava, con noncuranza, a respingere ogni attacco del rivale.
-Ma se ti ha sconfitto!- rimbeccò Barbossa
-Fortuna, solo sfacciata fortuna! Era giovane, presuntuoso e pazzo come un cane!-
Hector ringhiò a denti stretti un “me la pagherà”.
Colmo di rabbia, Barbossa disarmò Rackham e lo spinse contro l’albero maestro della William.
-E’ finita … -
-Non ancora, ma molto presto lo sarà!- rispose John mostrando, anziché una smorfia di terrore, un ghigno di vittoria.
Improvvisamente la cabina del capitano si spalancò e due pirati uscirono brandendo lunghe sciabole e sparando colpi in aria.
-Ecco a te, i miei pezzi forti, Barbossa!- esclamò mentre uno dei due gli tirava una spada. Inutile dire che lo scontro tra i due capitani riprese non appena Rackham afferrò l’elsa.
-Signori, come mai tutta questa rabbia? Rilassatevi, urlate di meno e magari bevete … - Jack Sparrow, che stava provando a calmare i due nuovi arrivati venne disarmato con un colpo di pistola.
- Porca miseria!- esclamò iniziando a correre come un idiota su e giù per il ponte di bordo libero e facendo leva su qualche cima fortuita per schivare i numerosi affondi dei misteriosi pirati.
-Siete forti, signori… - disse mentre colpiva in testa con una bottiglia di rum un povero mozzo della Revenge che aveva in mano un pugnale, arma che subito il capitano Sparrow prese per sé –Ma non avete ancora fatto mai i conti con il solo, unico, inimitabile (e bellissimo) Capitan Jack Sparrow!-
Jack tagliò la parte finale della cima alla quale era aggrappato e pochi istanti dopo stava volando su e giù per la William e urlando come un matto. Di tanto in tanto riusciva a colpire con i piedi qualche pirata (anche quelli della Revenge) ma ci vollero cinque minuti abbondanti prima che riuscì a fermarsi, aggrappandosi alla vela dell’albero maestro.
-CE L’ABBIAMO FATTA!- urlò Barbossa dal ponte e, guardando giù, Jack si accorse che Rackham e la sua ciurma erano ormai prigionieri, compresi i due pirati usciti poco prima dalla cabina, saltò giù.
-Non ringraziarmi, amico!- disse con un sorriso sghembo, che svanì non appena notò l’occhiataccia di Hector.
-Angelica, vi avevo detto di rimanere in cabina!- urlò Barbossa alla Spagnola, che teneva bloccati i due rivali di Jack –Vero, ma se yo ti avessi obbedito staresti ancora combattendo! - Rimbeccò, con un ghigno che riservava solo al capitano della vecchia nave di suo padre.
-Le sue azioni sono numerose quanto le sue parole… - constatò Calico Jack, catturato, la squadrò meglio –Mi sembra di averla già vista, comunque … -
-Zitto, cane rognoso! O vuoi che ti mandi a far visita a Davy Jones?- ringhiò Gibbs, mentre gli puntava un pugnale alla gola.
-William, Gibbs, lo manderai a far visita a Will Turner, al massimo.- sottolineò Jack
-Ah, beh, sì, giusto … sai, Jack … dopo tutto questo tempo, l’abitudine, insomma!-
-Sì, sì lo so.- sorrise il Capitano Sparrow non curante
-State zitti entrambi! Non lo manderete a far visita a nessun Turner, al massimo a qualche Inglese! Se non ricordate, abbiamo un patto!- urlò Barbossa, sovrastando il brusio che si era creato sulla William subito dopo che Gibbs ebbe nominato Davy Jones.
-Quindi, adesso, voglio tutti questi bastardi sulla mia nave. Nella stiva!- disse mentre riattraversava, per primo, la passerella che un mozzo stava tenendo dalla Queen Anne’s Revenge.
-Ah, mastro Scrum, perquisiscili uno per uno. Armi, denaro e quant’altro… - aggiunse prima di sparire sul ponte del grande veliero rosso.
-Ehy! Scrum … - sussurrò Jack avvicinandosi circospetto all’ometto – Prendi pure il rum, facciamo cinquanta e cinquanta! – esclamò allegro, facendo un occhiolino.
Purtroppo, il biondino non fece in tempo a rispondere che subito dall’altra nave Hector urlò –Ti ho sentito, idiota! Il rum è mio.-

***

Tutti i pirati vennero portati sulla Queen Anne’s Revenge, dove vennero rinchiusi nelle celle pronti per essere perquisiti da Scrum e (scelto all’ultimo minuto) Gibbs.
John Rackham, però, rimase sul ponte di bordo libero, incatenato, a parlare con il capitano e Jack.
- Davvero, Hector, mi sorprende vederti qui! Ti facevo sulla Perla … -
-Ehy, mia Perla! – esclamò Sparrow, imbronciato.
Sia Calico che Barbossa lo fulminarono, poi il vecchio pirata nobile rispose al nemico –Già, la Perla Nera, complicata anziché no quella nave. Ho preferito impossessarmi di questa, sai come funziona… quando chiodo schiaccia chiodo-.
-Già, e hai rovinato la mia vendetta! Quel cane di Teach ha provato a prendersi la William, metà della mia ciurma è andata uccisa quella notte, siamo vivi per miracolo! Era un po’ che pedinavo la Revenge, volevo assassinare Barbanera, come avrai ben capito-.
-Sì, l’avevamo intuito un po’ tutti, a dir il vero, e confesso di aver avuto qualche difficoltà nell’evitarti, dopo l’attraversamento della Gola di Shango. La nave era danneggiata, ma a quanto pare ci avevi perso di vista … -
-Quella Gola è l’inferno, Barbossa, parola mia! Quattro uomini ho perduto, ed altri tre hanno perso la testa. Qualsiasi cosa si trovi al termine di questo viaggio rappresenta il demonio, fidati!-
-Infatti è proprio il tesoro del demonio a cui diamo la caccia: il Tesoro dei Sette Mari!- esclamò Barbossa, mentre una luce di vittoria prematura gli balenava negli occhi spiritati.
-Prima la fonte e poi questo! Sembra che tu stia cercando la morte, vecchio mio!- ridacchiò Rackham –Sei certo della sua esistenza?-
Hector non rispose subito, si guardò attorno: la nave, il mare, il cielo –Ne ho viste di cose, nella vita, e ti giuro che erano una più sconvolgente dell’altra! Ho attraversato correnti che tu puoi solo immaginare, trovato tesori che avrai a stento sentito nominare e vinto maledizioni impensabili! Ho superato i confini della terra e del mare, attraversare il confine dell’aldilà non sarà un problema, fidati-. Disse orgoglioso.
- Già, ne hai fatte di cose, non per niente sei uno dei pirati più stimati del Consiglio. Ma ora dimmi, come fai a trovare un Tesoro introvabile, se Edward Teach è morto?-
-Ho la chiave, Calico Jack, di questo tesoro. C’è qualcosa, qui a bordo, di inestimabile valore, l’unica cosa in grado di portarci a quel tesoro rimasta in questi mari!-
-Pensa che persino la mia bussola non lo punta!- s’intromise Jack Sparrow, sbagliando ancora momento.
-Cosa, dunque, Hector, ti condurrà al tesoro? Cosa ti fa essere così sicuro della sua esistenza?-
Barbossa stava per rispondergli quando Scrum corse affannato sul Ponte.
-Signore, un’emergenza, signore. Tra la ciurma, Capitano, ci sono due donne!-
Sia Jack che Hector si voltarono a guardare Rackham, che parve indifferente all’affermazione.
-Anne e Mary sono ottime combattenti, hanno dato filo da torcere a Sparrow, se i miei occhi, poco fa, non mi hanno ingannato. Ma potete farne quel che volete, adesso che la hai imbottigliato la William e siamo tuoi prigionieri, moriremo tutti… -
-Beh, se mi dai il via libera, allora … Scrum, uccidetele entrambe! Le donne a bordo delle navi portano sfortuna, e noi già ne abbiamo abbastanza-.
Proprio in quell’istante uscì Angelica dalla sua cabina, avendo chiaramente sentito tutto il discorso si fece avanti e si oppose all’affermazione di Barbossa.
-Come puoi essere così meschino!? Come puoi uccidere due persone con quest’indifferenza?-
-Sono il capitano, posso fare quel che voglio-. Rispose spiccio e seccato.
-Beh, se quindi una donna non può essere a bordo di questa nave… - Angelica con uno scatto fulmineo estrasse una pistola dalla sua cintola e se la puntò al collo, facendo scattare in piedi sia Jack che Hector.
- … anche io devo morire-. Ghignò.
Barbossa rimase a guardare qualche lungo secondo, così come tutta la ciurma –Morire, per un nemico. Per quale motivo, io mi chiedo?-
-Nessun’anima è tanto malvagia da meritare la morte-.
-Ah, già, la vostra fede. Quale terribile catena … ma comunque, non sareste capace di uccider- Hector fece morire le parole quando Angelica caricò abilmente la sua pistola e sorridendo disse – E’ un attimo! Uno sparo, poi potrai fare tutto quel che vorrai, della tua vita … e di quella degli altri-. Lo aveva in pugno, aveva da sempre avuto in pugno tutta la situazione e comunque, nonostante i privilegi che aveva obbligato Hector a darle, non aveva mai tirato troppo la corda. Almeno fino ad ora…
-Compare, questa non scherza! Decidi in fretta!- disse, evidentemente preoccupato, Jack.
Passò qualche lunghissimo minuto prima che Barbossa si arrese –E va bene, sarà fatto come dite, quelle due donne rimarranno in vita, così come voi, mi auguro!-
-Certamente!- esclamò Angelica di rimando, sparando il colpo all’aria e riponendo la pistola, scarica, nella cintola –Ma spero che tu abbia la premura di scortarle in una cabina più comoda, più in alto della stiva-.
-MA SONO PRIGIONIERE!- urlò Hector, rabbioso
-No, ora sono mie ospiti. Mi occuperò personalmente di loro, sappi che la conseguenza di una tua qualsiasi azione sarebbe un tragico incidente alla sottoscritta-. Si voltò e scese rapidamente le scale –Credo che la cabina vicino le cucine sia più che adatta, mi aspetto di trovarle lì già da questa sera!- esclamò senza girare la testa
-Sarà fatto.- Si sottomise il capitano
Jack Sparrow, sospirò e si riaccomodò sulla botte dove era stato seduto fino a quando Angelica aveva estratto la pistola.
-Quella donna vi ha in pugno, Barbossa, mostrare tanta audacia e coraggio, posso sapere chi è?-
-Lei è…- iniziò Sparrow che venne subito interrotto dal compare
- Una sporca doppiogiochista dalla quale dipendiamo, l’unico modo per giungere al leggendario tesoro. Una donna che fa dispetto al suo stesso nome: Miss Angelica, primo ufficiale di Edward Teach!-

NOTE DELL'AUTRICE:
Ad un mese dall'avviso e a tre dall'ultimo aggiornamento, sono tornata con un nuovo capitolo molto movimentato! Questo è uno dei miei pezzi preferiti, perché annuncia l'arrivo di nuovi personaggi! Le due piratesse, realmente esistite, della ciurma di Calico Jack non sono altro che Anne Bonny e Mary Read! Facendovi un piccolo anticipo, vi garantisco che saranno due personaggi piuttosto rilevanti nella storia... soprattutto per quanto riguarda Angelica. 
Ma adesso mi cucio la bocca perché ho spifferato fin troppo! 
Spero di riuscire ad aggiornare presto, grazie di cuore a tutti colore che mi seguono e ancor di più a quelli che mi recensiscono! 
Besos

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Capitolo 17
*** Anne Bonny e Mary Read ***


Anne Bonny e Mary Read

Quella sera stessa le due donne della William vennero scortate da una mezza dozzina di pirati della Revenge nella loro nuova cabina. Non si fidavano di loro, erano prigioniere, molto abili per di più. Un attacco non sarebbe stata una cosa del tutto imprevedibile, non potevano permettersi errori in questa missione già compromessa in partenza.
Durante l’attraversamento del ponte di bordo Anne e Mary fulminarono Rackham che sembrava piuttosto tranquillo mentre chiacchierava con quello che doveva essere il capitano della Queen Anne’s Revenge.
- Bastardo! Ci hai vendute ai nemici! – Gridò Anne, furiosa.
- La vendetta, Edward Teach, era tutto uno sporco trucco! – Aggiunse Mary con altrettanta rabbia.
- Mie signore, io non vi ho venduto, anzi, son anch’io schiavo di quest’infernale veliero-. Rispose tranquillamente Calico Jack, troppo tranquillamente per risultare credibile.
- Non saremo forti quanto te, anche se è tutta una faccenda da dimostrare, ma non siamo idiote! Se tu avessi una minima possibilità di salvarti la pelle, daresti la tua ciurma, la tua nave e l’onore pur di scappare! – Ringhiò la Bonny.
- La pirateria sta cadendo più in basso del governo inglese-. Concluse spiccia l’altra.
- Ahimè è vero, probabilmente il mio animo è segnato da cotante ingiustificabili colpe, probabilmente vi avrei venduto al nemico, probabilmente sarei fuggito o avrei assecondato Hector nell’impresa … se mi fosse stata concessa una simile opportunità! Purtroppo per voi avete sbagliato su tutta la linea, io non sono meno prigioniero di voi, forse c’è un’unica differenza tra me e voi due, dannate sgualdrine -.
Gli occhi di Mary brillarono in maniera tanto terrificante da far rabbrividire non solo Jack Sparrow ma anche Barbossa stesso.
- E questa sostanziale differenza è che, da quanto ho capito, io servo vivo! -
- Quindi, con questo vorresti farci intendere che stanno per ucciderci?-
- Mi toglierei un bel peso, ma nonostante la vostra apparente inutilità, siete state graziate! -
- E per quale motivo, io mi chiedo?- domandò Anne
- Perché siete donne-.
- Bazzecole! Un motivo in più per ucciderci! – Esclamò Mary, certa che quel bastardo del loro capitano le stesse mentendo.
- Un motivo in meno, se vi è un’altra donna a bordo! – Ribatté Hector intromettendosi nella discussione.
- U-un'altra … donna? – Balbettò Anne Bonny, confusa.
- Può sembrar strano, ma questa era la dimora di Barbanera e quel cane ha pensato bene di lasciar il suo più grande segreto in eredità del suo primo ufficiale. Una donna. Che vi ha salvato la vita! – Riassunse brevemente il capitano.
- Noi non cerchiamo compassione! – urlò Anne
- Noi cercavamo lealtà! – Aggiunse Mary
- Vi facevo più astute, ragazze mie, la lealtà e la pirateria sono due parallele. Vicine sì, ma pur sempre parallele -. Disse con falsa filosofia John, mentre beveva un po’ di rum.
- Comunque, - aggiunse poi – se non volete far cambiare idea a Barbossa vi consiglio di non obbiettare, potrebbe uccidervi all’istante -.
- Lo facesse! – Ringhiò la Read, con sfida.
Hector estrasse la pistola e la caricò senza esitazione, la puntò verso Anne e prese la mira.  –Con piacere! -
La Bonny, dal canto suo, era tranquilla – Non sparerai. La verità è che anche tu sei rimasto –per qualche motivo- fregato. Ti serviamo, è nei tuoi interessi mantenerci in vita, vero? -
Ghignò.
Il capitano della Revenge sbuffò adirato e sparò ad una botte di rum molto vicina a Sparrow, che saltò letteralmente per la paura.
- Oh! Che ho fatto? – Domandò alzando le mani, spaventato.
- ‘Sta zitto e porta altro rum!-
- Compare, se tu non giocassi a tiro a segno con le botti, ne avremmo di rum! -
Gli occhi spiritati di Hector fecero tacere Jack che subito corse nelle cucine.
- In quanto a voi due, mi aspetto maggior riguardo, d’ora in poi-. Concluse facendo cenno alla ciurma di condurre le due prigioniere nella loro cabina.

Quando Anne e Mary si ritrovarono sole nella grande stanza, non poterono far a meno che sospettare di tutto ciò che aveva detto loro Barbossa. Era troppo strana una cosa del genere, quella cabina era così completa e perfetta da far invidia a quella di Calico Jack nella William.
In un angolo, una vasca di legno con dell’acqua calda lasciava salire il vapore, due cuccette provviste di morbidi cuscini e coperte da un sottile lenzuolo di seta. Degli abiti erano posati su un tavolo di legno e in più, la cosa più strana di tutte, era che su una botte accostata ad un angolo vi fossero due pistole, della polvere da sparo e due spade.
Anne diede un calcio alla botte, temendo fosse una trappola e quindi piena di esplosivo, ma non accadde nulla.
Mary impugnò una delle due spade e si mise in posizione d’attacco – Chiunque si stia divertendo a fare questo lurido scherzo, è pregato di uscire allo scoperto! – Urlò.
Anne controllò i cuscini, l’acqua e i vestiti, sembrava tutto vero.
- Non vogliamo pietà dai pietosi! – Esclamò prendendo una delle pistole, caricandola per accertarsi della sua utilità.
Mentre Anne controllava le armi, Mary prese a vagare per la cuccetta, arrivando ad osservare le cose più assurde come piccole macchie sul muro.
Mentre la Read continuava la sua ricognizione, la porta cigolò e si aprì all’improvviso, lasciando che l’istinto prendesse il sopravvento sulla Bonny, che sparò senza esitazione in direzione dell’uscio.
Mary corse a raggiungere la compagna, con la spada tesa.
- Complimenti, bei riflessi, peccato mi abbiate mancata ugualmente-. Constatò Angelica, entrando nella stanza con un sorriso.
Le due piratesse della William rimasero perplesse, quindi … c’era davvero una donna sulla Revenge … ma era stata davvero lei ad intercedere per salvarle?
- Che volete da noi? – Ringhiò Anne, con l’arma tesa.
- Nulla -. Rispose con semplicità la Spagnola.
- E allora perché trattare con tanto riguardo due prigioniere!? – Urlò Mary.
- Semplice, perché non siete due prigioniere, bensì mie ospiti-. Concluse la mora.
- Non vogliamo la tua pietà! – Esclamò Anne mentre l’altra si affrettava a caricare la sua pistola e a puntarla alla schiena di Angelica.
- Non provo pietà, ma ammirazione-.
A quell’affermazione, la Bonny sostituì la sua pistola con una spada e la Read caricò la sua arma da fuoco, tenendo il dito pronto sul grilletto.
- Non prenderci in giro!-
- Perché mai dovrei farlo? Non siete voi le due donne che hanno capitanato, con Calico Jack, la William? Perché dovrei provare pietà di voi due! Siete state molto coraggiose! -
- Anche tu hai passato parecchio tempo con Barbanera, se la memoria non m’inganna! – Esclamò Anne, puntando la lama affilata della spada alla gola della nemica.
- Buona memoria, non c’è che dire! Le voci su di me, quindi, circolano ancora! Povera Madre Superiora, spero non le sia venuto un attacco cardiaco nel sentirle … -
- Non prenderci in giro, Spagnola! -
- Mi hai stufato, non capisco che ci facciamo ancora in questa posizione. Facciamola finita!-
Dopo l’esclamazione di Anne, Angelica dovette far ricorso a tutta l’abilità che aveva acquisito con anni di duro allenamento per evitare di essere colpita dalle due piratesse.
Estraendo le sue due spade dalla cintola, riuscì a respingere Anne e a bloccare Mary che sparò a caso.

 Sul ponte di bordo Jack si allertò non appena sentì lo sparo.
- Angelica! – Esclamò rizzandosi in piedi e correndo verso la cabina delle donne.
A lui si aggiunsero altri membri, come Scrum e Gibbs, tuttavia, nessuno dei tre uomini riuscì a sfondare la porta di legno che chiudeva la cabina, rigorosamente chiusa a chiave.
- Che sta succedendo qui?! – Quando Barbossa esordì, subito tutti si affrettarono a zittirlo con bruschi cenni. Jack aveva l’orecchio posato sulla porta e cercava di ascoltare qualsiasi rumore trapelasse.
- Sembra sia in corso uno scontro-. Rivelò Gibbs.

- Sentite! Io non voglio combattere con voi, non voglio che mi consideriate una minaccia, smettetela di guardarmi con quegli occhi pieni d’odio, guardatemi come fossi una sorella, una sorella destinata alla vostra stessa sorte-.
- Cosa ne sai, tu, di quello che stiamo passando noi?-
- Su questa nave non sono meno prigioniera di voi due-. Rivelò la Spagnola – Ma fa parte del gioco, e qui ognuno sta puntando parecchio. Qui ci stiamo tutti giocando la vita!- Esclamò Angelica.
- Che vuoi dire?- Domandò Anne, abbandonando il tono furioso per un istante.
- Voglio dire che questo viaggio non è meno pericoloso per Barbossa che per noi. Siamo diretti al Tesoro dei Sette Mari di Barbanera, la morte è in agguato! – Spiegò.
- Il Tesoro dei Sette Mari è una leggenda. Non vi è nulla di reale dietro quella frottola! -
- Vi è molto più di quanto voi riusciate ad immaginare. Il Tesoro dei Sette Mari non solo è una leggenda reale, ma è davvero raggiungibile!-
- Come fai ad esserne così sicura, solo Edward Teach sapeva l’ubicazione del tesoro! -
- Edward Teach aveva bisogno di lasciare le sue eredità a qualcuno, e le ha lasciate a me. Io ho visto il tesoro sin dal momento stesso in cui l’ha sepolto-. Rivelò la Spagnola.
- Questo non è possibile! E’ più che noto che Barbanera fosse giunto al luogo prescelto con due soli pirati, due zombie per di più, morti poco dopo! -
- No Mary, non ricordi?- La corresse Anne - La leggenda narra che Barbanera condusse qualcun altro al tesoro, disse che mostrò il luogo dove seppellì il forziere al suo angelo protettore, il suo unico appiglio per fuggire dal baratro di malignità che lo stava facendo affondare sempre più lontano dalla fede. Una figura mitologica, insomma. Una forma divina! Comunque, perché dovremmo credere che quell’angelo fossi tu? Quanto potevi essere importante per Edward Teach? -
- Quanto può esserlo una figlia per suo padre -.
- S..sei la figlia di Barbanera? -
- Angelica Teach, Primo Ufficiale della Queen Anne’s Revenge. E futuro capitano. -
Dopo quest’inaspettata confessione, Anne riprese la sua spada e la puntò al collo di Angelica con uno scatto invisibile.
- No, Anne -. La rimproverò bonariamente la rossa compagna.
- Mary, è una Teach! Sarà una rovina se la lasciamo vivere -.
- Non mi sembra spinta da cattive intenzioni e uccidendola segneresti anche la tua condanna. Sempre se riuscissi ad ucciderla! Ha un braccio ferito eppure ci ha tenuto testa poco fa, buon sangue non mente! – Esclamò, stranamente rilassata, Mary.
Anne rinfoderò la spada con uno sbuffo.
- Non farmi pentire di essermi fidata di te -. Disse la Read sedendosi su una delle due cuccette.
- Non accadrà. Vi ho portato degli asciugamani, vi converrà fare un bel bagno. Sarete stanche! Purtroppo non ho molti vestiti comodi, a bordo, comunque credo che tra quelli che vi ho messo a disposizione potrà andarne bene più di uno-.

Mentre all’interno le tre piratesse iniziavano a fidarsi le une delle altre, fuori, Jack stava ancora cercando di origliare, preoccupato per Angelica.
- Senti niente, Jack? – Chiese Gibbs.
- Andiamo Sparrow, voci? -
- Bisbigli ? -
- Rumori? -
- Sciabole che s’intrecciano? -
Jack si voltò contrariato e con una smorfia e movimenti delle mani fin troppo energici illustrò la situazione: - Sì! È quasi mezz’ora che sento sempre la stessa, fastidiosissima cosa! – Esclamò arricciando i baffi.
- Sarebbe? – Chiese Scrum eccitato.
- I VOSTRI BORBOTTII!!!- Urlò facendo saltare i compagni.

-Che idiota, Sparrow, perché lo hai con te? – Chiese Calico Jack, mentre discuteva con Barbossa.
- Mi serve per tenere a bada Milady Angelica e per eventuali arrembaggi … -
- Pessima scelta, direi! -
- Forse per quanto riguarda la seconda delle due cose appena illustrate, ma per quanto riguarda il nostro primo ufficiale, Sparrow è perfetto! -
- Chi l’avrebbe mai detto, il passero si è innamorato? -
- Innamorarsi è una parola grossa, quando si tratta di noi pirati, anzi, soprattutto quando ci si riferisce a Jack. Però … ci scommetterei la mia gamba sinistra che sì, è rimasto è fregato. Non diffidare di Angelica, a dispetto del suo nome ne sa una più del diavolo! -
- Stava per abbindolarti? – Domandò Rackham con un sorriso malizioso.
- I-io .. ehm… no, cioè … insomma! MAI! Quella sgualdrina è solo un oggetto delle mie mani, non vale di più di quel vecchio mocio sporco di vomito! -
- Che orrendo paragone. Comunque non credo che non abbia avuto alcuna influenza su di te -.
- Il mio amore è il mare, quello sì che sarà eterno. Confesso di aver provato, per breve tempo, una leggera attrazione fisica per la Spagnola. Ma niente di più, non l’augurerei neppure al mio peggior nemico! Quella donna è una condanna! -
- Lo immagino. Ordunque, veniamo a noi, perché mi hai concesso il privilegio della vita? -
- Attendevo questa domanda. Esigo sapere da te l’ubicazione di tutti i tesori prelevati dalla tua ciurma e sepolti nelle splendide isole Caraibiche -.
- Barbossa, da te non mi aspettavo una simile caduta di stile. È un pirata sprecato colui che cerca i banali tesori di piccole navi mercantili -.
- Fossi in te, non mi sottovaluterei, Rackham. Io ho sempre un asso nella manica! - 

NOTE DELL'AUTRICE: I'm back! 
Come al solito sono in ritardo, purtroppo questa volta non è proprio dipeso da me. La scuola, mai come quest'anno, mi sta portando via tutto il giorno. La scorsa settimana mi ero ripromessa di scrivere e pubblicare il capitolo, ma sono finita per passare 3 ore sui libri di Matematica! 
E oggi ce l'ho fatta per miracolo visto che ho iniziato a studiare alle 14.30 (sono tornata a casa alle 14.00, intendiamoci!) e ho finito un'ora fa... alle 20.00! 
Siate fiere di me!
No, scherzo, pigliatemi a sberle. Comunque, per l'aggiornamento credo che dovreste ringraziare _Cheryl_ e _Vivienne, ahah mi diverto a trovarmi messaggi "la recensione è stata modificata" e trovare scritte del tipo "non cambi mai" scusate, la puntualità non fa parte del mio DNA :3 ma ormai siamo vicini alla fine! 
Spero di non farvi aspettare troppo per l'uscita del 18° capitolo.
Besos

Kengha

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Capitolo 18
*** Passato ***


Passato

-Spero che i miei vestiti vi vadano -. Confessò Angelica, accomodandosi su una vecchia sedia in un angolo della cabina, in cui Anne e Mary si stavano cambiando.
Sotto il fango e gli abiti maschili che le due piratesse usavano durante gli arrembaggi, si nascondevano due donne di straordinaria bellezza, e Angelica lo notò subito.
- Ne sei sicura?- Se ne uscì di punto in bianco la Bonny.
-Di cosa?- Ribatté Angelica.
-Che non tenteremo un ammutinamento durante la notte … o di ucciderti -
- Sì, ne sono sicura -.
- Non so se fai bene o meno, Spagnola!- Ringhiò accennando un ghigno. Però, questa volta, non sembrava davvero arrabbiata.
- Potete provare ad usare questi trucchetti per quanto tempo volete, ma vi avverto che ci vuole molto di più per intimorirmi! – Esclamò fiera Angelica.
- Tks, non ne dubitavo, Teach-. La voce calcata e sprezzante sul nome della donna, il nome che, in quel pericoloso gioco, poteva essere una carta che l’avrebbe condotta alla condanna o alla salvezza.
Una carta importante che avrebbe dovuto giocare al meglio.
- Senti un po’, perché non ci racconti la tua storia?- Domandò Mary, allungandosi su una delle due brande.
-Ecco, questo sì che sarebbe interessante! Come primo ufficiale di Edward Teach sei una persona nota, ma come sua figlia … beh, quella sì che sarebbe una bella sorpresa per chiunque!-
Il primo ufficiale della Revenge si avvicinò alle due prigioniere e iniziò con tranquillità a narrare la propria storia:
- Sono nata a Siviglia nel 1710, la mia povera madre morì che avevo appena nove anni, fu dunque, allora, che la Madre Superiora del vicino convento mi portò con sé. Mi disse di aver ricevuto delle lettere dall’uomo che si faceva definire mio padre, un grande marinaio, molto impegnato … troppo, per venirmi a prendere.
Crebbi con loro, pregando e accrescendo la mia fede, arrivando a prendere la decisione de diventare parte integrante del convento. Nonostante ciò, tuttavia, sentivo, da qualche parte dentro di me, una piccola fiamma. Un piccolo e indomabile fuego, che le sorelle avevano provato vanamente ad estinguere. È destino essere un pirata, pochi eletti sono tanto abili o tanto pazzi da decidere di affrontare il mare, ma all’epoca ero troppo ingenua per credere al destino -.
- Quindi, se sapevi che Edward Teach fosse tuo padre, perché non hai fatto in modo di ricevere parte dei suoi tesori? Avresti avuto ricchezze invidiabili!- Esclamò Mary.
- Non lo sapevo. Mi ci vollero altri tre anni prima de scoprirlo-.
Anne fece cenno alla compagna di tacere, intimando così, ad Angelica, di proseguire il racconto: anche la terribile Bonny era rimasta incantata dalla sua storia.
-Fu poco tempo prima della cerimonia ufficiale per farmi diventare suora che incontrai Jack Sparrow, tante chiacchiere e fu en grado de raggirarmi … fuggii con lui, sorpresa dalla mia stessa decisione. Due anni, passammo, a rincorrere la Perla Nera, due anni dietro quella nave infernale; “nessun progresso” ripeteva Sparrow, ma se da una parte la Perla era siempre più lontana, io ero sempre più vicina e simile a lui.
A Saint Dominique la nostra storia precipitò, troppo simili eravamo diventati, a quel punto lui riprese da solo le sue ricerche, mentre io, approfittando di un mercantile Spagnolo, tornai a casa, a Siviglia-.
- E fu lì che incontrasti Edward Teach!- Azzardò Anne.
- Non esattamente. Lì mi feci una nuova reputazione, vestendo abiti maschili, nascondendomi dietro il nome di “Juan Rodriguez” -
-Tu eri Rodriguez?!- Urlò, sconvolta, la Read.
- Che cane, quel tipo! Sempre pensato nascondesse qualcosa … - Aggiunse la compagna.
- Sì, ero yo. Dopo poco tempo scoprii che mio padre, pur di non farmi finire per mare, mi aveva incastrata con un matrimonio combinato: ero promessa sposa ad un ricco e importante uomo Inglese, avrei vissuto come un’invidiabile, ricca, signora. Se da una parte, era tutto quel che avessi desiderato sin da bambina, dall’altra, ero certa che, accettando, avrei vissuto una vita a metà. Rifiutai il matrimonio e tornai per mare, fu come Rodriguez che combattei e vinsi mio padre… e fu allora che ci conoscemmo. Era scioccato, il mio povero vecchio, me faceva sposata e magari in dolce attesa! Un colpo gli stava per venire nello scoprirmi in un bordello. Comunque, mi accettò ugualmente, perdonò i miei peccati così come io perdonai i suoi, divenni il suo Primo Ufficiale e insieme, abbiamo lottato per conquistare una cosa che va ben oltre la leggenda: l’immortalità-.
Anne e Mary tacevano, ora che conoscevano la verità su Angelica non sapevano davvero come ribattere, di cosa accusarla.
- Noi siamo molto più simili di quanto possiamo immaginare -. Disse, saggiamente, Mary.
- Di questo, mi sono accorta, sin dal primo istante in cui vi ho sapute a bordo-. Rispose Angelica.
- A questo punto, suppongo, tu debba sapere qualcosa di più su di noi … - Sorrise, per la prima volta, con sincerità, Anne Bonny.


Jack si era addormentato con le spalle poggiate alla porta di legno e la sua arma (il mocio sporco di vomito citato precedentemente da Hector) in mano. La ciurma aveva provato ad allontanarlo dalla cabina, ma il capitano era risultato ben fermo sulle sue decisioni: avrebbe bastonato chiunque fosse uscito dalla stanza, pur di vendicare la sua Angelica.
Improvvisamente, Sparrow cadde a faccia in avanti quando la porta dietro di sé venne spalancata; di riflesso, balzò in piedi e, afferrato saldamente il mocio, lo diede in testa alla nemica.
- Così imparate a … - la sua espressione soddisfatta si trasformò in una di terrore quando si accorse non solo che la sua Angelica fosse ancora viva, ma che le aveva dato lo scopettone sporco in testa.
- Sparrow! Que diablo estabas pensando? – urlò la donna.
- Spagnolo, NO BENE!- Jack mollò lo scopettone e prese a correre verso il ponte della nave, gridando e correndo come una ragazzina.
- Si te cojo, Sparrow … !- la mora, dietro di lui, correva a spada sguainata e con il volto grondante del vomito di qualcun altro.
- Andiamo Angelica, è stato un incidente !!! – Era inutile, tanto, gridare, lo avrebbe preso lo stesso e delle sue scuse, se ne sarebbe altamente infischiata.
Jack sfondò letteralmente la porta che portava sul ponte principale e corse verso la prua, dove si ritrovò bloccato con la furiosa Spagnola alle spalle.
- Ultimo deseo? -
- Non uccidermi!-
- Allora lo capisci lo spagnolo, quando te sierve!-
- Andiamo, non l’ho fatto mica a posta, credevo fossero quelle due streghe della William!-
- Non parlare così di Anne e Mary!- Ringhiò la donna, puntandogli la spada al collo.
Sparrow deglutì e fece saltare le iridi scure da una parte all’altra della nave, cercando probabili vie di fuga.
- Che bello, ma guarda, siete diventate amiche! Molto bene, allora magari lasciami andare così vado a prendere un po’ di rhum e festeggiamo, no?!- un sorriso che si spense notando sempre la stessa ferma e terribile espressione sul volto della compagna.
Jack ormai aveva scartato tutte le carte a sua disposizione, quindi non gli era rimasta che la sincerità.
Abbracciò Angelica, la strinse forte, affondando il volto tra i capelli appiccicaticci e il collo accaldato di lei.
- Ho temuto di averti persa-. Rivelò con un sussurro.
La Spagnola sgranò gli occhi, sentì il cuore prenderle a battere in maniera quasi violenta, a Sparrow interessava ancora la sua vita? Interessava ancora… lei?
Si lasciò cullare dal suo abbraccio caldo e vero, accantonando la vendetta, tornando indietro nel tempo, scorgendo l’inizio.
Quando Jack, poco dopo, la lasciò andare lei sospirò e abbassò lo sguardo:
- Ho parlato con Anne e Mary, hanno un passato difficile alle spalle, Rackham le ha sfruttate per troppi anni. Sono come me. Consegnare loro a Maynard sarebbe come consegnarvi me stessa-.
Jack tacque, colse l’implicita accusa che gli stava porgendo, ed aveva ragione. Lui l’aveva usata, non poteva più negarlo. Aveva avuto paura, perché, per la prima volta, si era ritrovato ad amare qualcosa tanto quanto la Perla … se non di più!
E adesso, era di nuovo nella stessa situazione. Abbandonarla, anni prima, era stata l’unica prova in grado di convincere sé stesso di non essere cambiato, di non essersi innamorato. Ma adesso, cosa avrebbe fatto? Sarebbe sfuggito dalla più mortale delle trappole oppure ne sarebbe rimasto vittima anche lui?
Will ed Elizabeth;
Calypso e Davy Jones;
… Troppe, troppe anime costrette a vivere nella più totale incompletezza a causa della stessa, terribile cosa: l’amore.
-Vado a segnare la nuova rotta, a domani-.
Mentre Jack era ancora perso nei suoi pensieri, Angelica gli lasciò un lieve bacio vicino, troppo vicino, alle carnose labbra.
Non c’erano più dubbi: ci stava cascando.

Un paio di ore dopo, Angelica si recò nella cabina di Anne e Mary e, con sua sorpresa, le trovò nelle stesse posizioni di come quando le aveva lasciate;
- Cosa fate?-
- Riflettiamo-.
- Su cosa, sul presente, o sul futuro?-
- Sul passato. Non c’è alcun futuro, per noi, Angelica-.

La mattina seguente, Barbossa stava facendo una sostanziosa colazione con il suo rivale, Sparrow, quando Angelica, scortata dalle due donne della William, non giunsero sul ponte.
- Miss Angelica, le rotte che mi avete tracciato la scorsa notte sono troppo lunghe e contorte, propongo di tagliare la strada passando tra le isole degli Inglesi!-
- Sarebbe una pazzia, lo sai bene, non solo rischieremo un sacco facendo avvicinare tanto il nostro vascello ad un territorio nemico, ma poi, la Revenge è troppo massiccia per una traversata per quelle acque basse-.
- Non mi contraddite, io sono il Capitano e io decido il tragitto! Tanto, l’importante, è raggiungere l’obbiettivo, a nessuno importerà la strada scelta una volta in possesso del Tesoro!-
- Interesserà a noi nel caso in cui venissimo catturati!-
- E il patto con il damerino della EITC l’ha forse dimenticato? Non un Inglese dovrà permettersi di attaccarci. Navigheremo tranquilli, mia cara-.
Angelica fu zittita da quelle parole, no, non l’aveva dimenticato, però, questo implicava anche la consegna della ciurma della William agli Inglesi e non poteva permetterlo.
- … ah, mia cara, non credete di star dando troppa confidenza alle prigioniere?- aggiunse poi il capitano, con un ghigno.
Angelica era giunta a limite e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, afferrata la pistola colpì con estrema rapidità e precisione il cappello di Hector, facendolo non solo volare via, ma anche allertare tutta la ciurma.
- Non ti azzardare mai più. Loro sono mie ospiti ed esigo per loro un trattamento migliore!-
Barbossa scese con rapidità la rampa di scale che lo separavano dalla Primo Ufficiale
-Altrimenti?- Le sputò con rabbia.
-Altrimenti non dirò più nulla sul tesoro-.
- Mi state scocciando con questi ricatti!-
- Sei tu che mi obblighi ad usarli come unica carta-.
Hector fece per afferrare la sua spada, ma qualcuno gli posò una mano sulla spalla.
- Basta così amico. E’ ora di darci un taglio-. Disse con fermezza Jack Sparrow.
Il vecchio Pirata Nobile, seccato, fece dietrofront e rientrò con rapidità nella sua cabina, ordinando, prima, però, di procedere con la rotta da lui stabilita.

La cabina di Kengha:
Dai su, questa volta sono stata brava! Non solo ho mantenuto la promessa che vi ho fatto (ovvero aggiornare prima del mio compleanno, il 26) ma sono riuscita a fondere due capitoli così da far avvicinare sempre di più questa storia al termine!
Mi dispiace che il capitolo sia uscito un po' breve, purtroppo, fondendo due capitoli "intermediari" non ho potuto fare meglio di così.
Vi posso assicurare che il prossimo capitolo sarà probabilmente uno dei più emozionanti della storia! 
Non tarderò ad aggiornare, promesso :D
Besos a todos

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Capitolo 19
*** Il tempio di Papa Legba ***


Il tempio di Papa Legba


Il sole splendeva alto nel cielo, i raggi caldi, uniti all’afa tipica delle isole Caraibiche, avevano costretto quasi l’intera ciurma della Revenge, a rientrare sottocoperta.
Solamente Hector, Jack –che era stato obbligato a rimanere- e qualche altro mozzo, erano rimasti sul ponte.
- Quella sgualdrina, la Revenge ci passa benissimo per queste acque, teme solo per la vita delle sue due amichette-. Sputò con rabbia, Barbossa, che aveva capito tutto già dall’arrivo di Anne e Mary sul vascello.
A questo punto, avrebbe avuto ancora più difficoltà, nel far parlare la Spagnola, visto che, ora, doveva anche star attento a come rivolgersi alle due … prigioniere.
“ Un altro stupido ostacolo che mi separa dal tesoro “. Pensò, mentre un ghigno sprezzante gli si dipingeva sul volto anziano, gli occhi azzurri ridotti a fessure, mentre escogitava un piano. Doveva sbarazzarsi di quelle due.
Improvvisamente, un’idea prese largo nella sua testa e subito il capitano si decise a concretizzarla:
-SPARROW!- Urlò tanto improvvisamente, da far cadere l’altro pirata nobile dalla botte su cui si era ormai addormentato da ore, col fedele tricorno calato sul volto.
-Chi!? Cosa?! Quando?! Come?! Perché?! -
-Idiota, sono io!-
-Quando?! Cosa?! Come?! Perché?!-
- Ti sei addormentato, è appena mezzogiorno … ed ho una proposta da farti!-
-Cosa?! Come?! Perché?!- Ripeté a macchinetta Jack, avvicinandosi al compare.
-Sbarazzati delle due bastarde della William e io, in cambio, ti darò il 25% del tesoro-.
- Perché?! – Chiese, visto che era l’unica delle cinque domande alla quale Hector non aveva ancora risposto.
Quello parve innervosirsi per la sua stupidità e lasciò il timone per afferrarlo per la camicia.
-Perché mi stanno creando problemi. Ti basta come spiegazione?-
Jack deglutì, ma non per le mani del rivale addosso –Compare, se non viri subito, credo che avremmo problemi più seri-.
Hector si voltò appena in tempo per vedere la Revenge viaggiare autonoma verso degli appuntiti scogli.
-Vedi che mi tocca fare!? Solo perdite di tempo!- Sbraitò mentre riconduceva, con la sua solita maestria, il vascello, verso il percorso stabilito.
Sospirò di sollievo, quando dinnanzi la Revenge non ci fu più neppure una roccia.
-Allora, accetti, Jack?- chiese lanciando un’occhiata d’intesa a quello che, un tempo, era stato il suo capitano.
Sparrow rifletté per interminabili secondi: aveva parlato con Angelica proprio la sera prima, sapeva quanto lei si fosse affezionata e si riconoscesse in quelle due piratesse … ma aveva anche scoperto di non essere riuscita a dimenticarla e a cancellarla, come avrebbe dovuto.
Come avrebbe voluto.
Tradire Angelica, sarebbe stata la prova che i suoi sentimenti fossero scomparsi da tempo, Barbossa gli stava, inconsciamente, mostrando la migliore scorciatoia per fuggire da tutti i suoi problemi di una vita. La via per scappare dal suo passato.
- Come i vecchi tempi? – Ghignò Sparrow, mostrando gli scintillanti denti d’oro.
- Vedo che non sei cambiato-. Sorrise anche Barbossa.
- Perché, dovrei? –

Dejavu.

Hector non aveva mai avuto bisogno di spiegazioni…
-Non lo so, eri strano, da un po’ di tempo. Dalla fonte, o giù di lì, anche con la Swan, mi eri sembrato … alla disperata ricerca di qualcosa … o qualcuno -.
Perché aveva sempre colto nel segno.
-Dimentica quel tempo, amico. Porterò a termine la missione da te affidata, sulla mia parola!- Esclamò, serio, deciso a troncare di netto con tutta quella storia.

Erano le cinque del pomeriggio, quando Hector decise, con sorpresa di tutti, di attraccare la nave per permettere alla ciurma di risposarsi a terra e di saccheggiare le riserve di rum dell’isoletta inglese, cui si erano fermati.
- Perché? – Chiese semplicemente Angelica, raggiungendolo sul ponte.
- Perché non facciamo una tappa dall’incidente che vi è quasi costato la vita, quindi, va bene così. Voglio che i miei uomini siano carichi per l’impresa che ci attende. La prossima tappa, il tempio di Papa Legba, mi avete detto che è una delle situazioni psicologicamente più complesse da superare-.
- Allora mi stai a sentire, quando parlo-.
Quest’affermazione, provocò i risolini non solo di Anne e Mary, alle spalle della Spagnola, ma anche di qualche mozzo di passaggio.
- Fortunata che oggi mi senta magnanimo-.
- Oh, tremo di paura-.
Barbossa si trattenne dall’afferrare la sua spada, perché era quello a cui la Spagnola stava tentando di arrivare. Doveva calmarsi, tanto aveva la situazione in pugno, soltanto Angelica non se n’era ancora resa conto.
- Io lo farei, fossi in voi-.
Hector si voltò appena e un raggio spettrale gli illuminò il volto segnato dal tempo, e una luce sinistra, malvagia, si rifletté negli occhi cristallini.
Angelica, questa volta, sentì davvero un brivido salirle su per la schiena. Era quello, il vero Hector? Era quello il capitano che aveva terrorizzato Jack e Port Royal, in passato, e aveva preso la Perla Nera?
Tante, troppe voci erano circolate sul suo conto, era stato definito un demonio, un fantasma, un uomo posseduto dal male … solo in quel momento, la Teach, si rese conto che quelle voci, nessuna esclusa, fossero vere.
Il capitano della Revenge era, molto, più terrificante di suo padre. Era davvero, più spietato e senza scrupoli di chiunque altro.
Purtroppo, lei, se n’era resa conto troppo tardi. Qualcosa, dentro di lei, la stava convincendo che il peggio dovesse ancora venire.
Fu la voce dello stesso Barbossa, qualche minuto dopo, a riportarla alla realtà.
- Tutti a bordo, cani rognosi, la traversata riprende!- Urlò, con la spada alta.
In poco tempo, anche i marinai più lontani, si ricongiunsero al gruppo e salirono sul ponte.
- Ci siamo tutti?- chiese il capitano, prendendo posto al timone.
-N-non … non tutti, signore … - disse, balbettando, Scrum.
- E chi sarebbe l’uomo mancante, di grazia?-
- Jack Sparrow-. Disse con tono deciso, Gibbs. Probabilmente l’unico che non temesse Barbossa, là in mezzo.
- Jack Sparrow! Il lupo perde il pelo ma non il vizio, sciocco omuncolo, sempre a farmi perder tempo, sempre stato un impiccio, quel tipo!-
-Omuncolo lo dirai alla tua scimmia!- Esclamò, imbronciato, Jack, giunto appena in tempo per sentire le parole del rivale.
- Non nominare il nome di Jack la Scimmia, imbecille!-
- Oh, io lo nomino, e ci invento anche la canzone, se mi aggrada!-
-Provaci, cane-.
Yo-oh, Yo-oh, da un primate son stato sostituito e…-
Una pallottola troppo vicina ai piedi di Sparrow lo fece prima saltare, poi urlare e infine tacere di botta.
-Ero ironico-. Disse secco Hector, soffiando sulla canna della pistola e riponendola nella cintola.
-Oh-.
-Si riparte, gente! Papa Legba ci ha aspettato fin troppo!- Urlò ridendo sguaiatamente, facendo riprendere alla Revenge, il largo.
-Angelica, di grazia, potresti parlarmi con maggiore accuratezza e precisione di Papa Legba? Di ciò cui stiamo andando incontro e dirmi quale sia questa “difficoltà psicologica” che ci ritroveremo ad affrontare-. Disse, pressoché tranquillo, mentre gestiva con disinvoltura il timone.
La Spagnola, che ormai era scortata ovunque dalle donne della William, si appoggiò con fare stanco al parapetto della nave ed iniziò la spiegazione:
- Papa Legba, come ti ho già detto, è il dio mediatore fra uomini e dèi, è nel suo tempio che il mio capitano ha nascosto il Tesoro, tuttavia, c’è una cosa che non ti ho detto-.
-Importante?- S’intromise Jack.
-Oh, fondamentale-. Ghignò Angelica – Senza quest’informazione potremmo vagare per tutta la vita senza raggiungere mai il tesoro-.
Hector la guardò, stizzito e sconvolto, ma quella non parve preoccuparsi.
- Il Tempio di Papa Legba non è raggiungibile. In quel luogo nessuno può arrivare, vi si può solo tornare-.
Barbossa, a quel punto, esplose – E come diavolo facciamo a trovare il tesoro?! Dove diavolo mi stai facendo andare!-
- La mia rotta ti condurrà nella grotta di Damballah, lo spirito massimo ed irraggiungibile, per nostra fortuna, ci siamo sbrigati … -
- E dov’è, di grazia?- Chiese Hector, sbuffando.
Angelica indicò qualcosa alle sue spalle e Barbossa, dall’espressione sui volti di Jack, Anne, Mary e Scrum poté intuire che si erano avvicinati ad una cosa unica.
Si voltò lentamente e non poté che rimanere a bocca aperta, avevano costeggiato degli alti dirupi per un paio d’ore e finalmente si apriva dinnanzi a loro una grotta di dimensioni sconvolgenti e nel cui interno erano incastonate migliaia e migliaia di pietre preziose, che si riflettevano sul canale interno, rendendo l’acqua di diversi colori.
Subito qualche marinaio provò a trafugarne qualcuna, sporgendosi pericolosamente fuori bordo.
- Fermi!- Disse prontamente Angelica, anche se, ormai, già un paio di uomini erano caduti giù.
- Nessuna di queste pietre deve essere toccata o rimossa, nel migliore dei casi, ci crollerebbe tutto a posto, devo ricordarvi che è tutta opera di Barbanera?!-. Continuò, per la donna, Barbossa.
- Capitano e gli uomini?-
- Hanno scelto da soli il proprio destino. Noi dobbiamo andare avanti-. Disse secco, continuando la traversata all’interno del canale.
Qualcuno, che ebbe il coraggio di affacciarsi, a poppa, vide dei movimenti certamente non umani e i cadaveri dei loro compagni essere afferrati e venir risucchiati dalle acque.
- Ca-capitano … qualcosa … mi è sembrato che qualcosa si fosse mosso, là sotto -.
- Già, hai visto bene!- Esclamò Barbossa, con aria spiritata, mentre gli occhi azzurri riflettevano le luci delle gemme e un sorriso terrificante gli si dipingeva in volto. Non aveva paura, avrebbe affrontato qualunque cosa pur di raggiungere il suo obbiettivo.
- Angy, tesoro, carissima, amore, che … cioè … non c’è niente là sotto, vero?- Domandò Jack posando le mani sulle spalle della donna e indicando, tremolante, l’acqua profonda sotto di loro.
- No, non c’è niente di che-. Disse secca, scostandosi – Solo un leviatano-. Concluse raggiungendo Barbossa al timone.
- U-un … leviatano?!- Jack cadde a terra, privo di sensi.

- Capitano, tutto a posto?- Chiese Gibbs, dopo averlo rianimato grazie alla complicità di un secchio pieno d’acqua.
- Leviatano. Gibbs, c’è un leviatano qua sotto! Noi stiamo attraversando acque senza preoccuparci del fatto che sotto di noi un coso viscido e tutto così … - iniziò ad imitare l’andamento serpentino del rettile con le mani – potrebbe mandarci tutti all’altro mondo!-
- Ma è proprio quello, il nostro obbiettivo, Jack-. Disse esplicitamente Barbossa.
Sparrow non poté che deglutire.
- L’indovinello, Jack-. Disse Angelica, indicandogli un’iscrizione posta su un lato della grotta, solo allora il capitano della Perla Nera poté notare che la Revenge era stata attraccata e che avevano raggiunto un atrio piuttosto spazioso.
Probabilmente, aveva dormito per diverse ore.
- “Un luogo in cui i vivi non possono arrivare e che i morti hanno già superato” – Lesse Scrum, con finta poeticità.
- Quindi? – Chiese Hector.
- Quindi non chiederlo a me, non conosco la risposta, dovremmo ragionarci-. Disse secca e sprezzante, Angelica.
- E non possiamo sbagliare, compare -. Aggiunse Jack, sedendosi su una botte di rum e iniziando a meditare su quelle parole.
Il tempo scorse velocemente, il sole calò e la ciurma fu costretta ad accendere delle fiaccole, la cui flebile luce non era abbastanza per illuminare tutta la grotta.
- Niente, non c’è risposta! Edward Teach era un pazzo-. Azzardò un mozzo.
- Sì che c’è, el nostro obbiettivo è quello di trovarla-. Rispose indignata Angelica, furente per l’accusa rivolta a suo padre.
- Maledetti! – Esclamò Barbossa, con convinzione.
- Maledetti?!- Ripeté Angelica, interrogativa.
- Sì. Maledetti, quando fui maledetto dal tesoro azteco ero un fantasma, non ero né morto né vivo, perché ero entrambe le cose. Mi muovevo, riflettevo, ma non respiravo, il sangue non mi scorreva nelle vene era come essere tornati dall’aldilà senza averla mai realmente raggiunta, resuscitare senza mai morire!- Spiegò, con lo sguardo perso nei ricordi.
- No, non quadra molto … - Ribatté Angelica.
- Sì, ha senso! – Esclamò Hector, indignato.
- Invece no! -


Mentre i due continuavano a battibeccare qualcosa nel discorso di Hector aveva colto l’attenzione di Jack, una parola che il pirata aveva pronunciato a caso ma che poteva essere molto più importante di quanto egli credesse.
- La risposta non è “Maledetti” … - iniziò alzandosi istintivamente dalla botte e interrompendo la lite dei due.
- La risposta è Resuscitati! -
Angelica e Barbossa lo guardarono un attimo spaesati. – E perché mai dovrebbe essere questa la risposta?- Chiese l’uomo.
 - Il luogo a cui è riferito l’indovinello è l’aldilà. Il tempio di Papa Legba si trova sospeso tra il mondo reale e quello ultraterreno, è troppo distante sia per i morti che per i vivi, ma non per i resuscitati, che hanno dovuto già affrontare una volta la morte ma che l’hanno vinta, facendo il percorso al contrario! Dunque … -. Jack però fu interrotto da Angelica, che concluse la frase al suo posto.
- Soltanto chi è già morto almeno una volta, può raggiungere el Tesoro -. Disse, riflessiva.
- Ed Edward Teach seppur decapitato tornò a bordo della sua nave. Ben fatto Sparrow! Io e te potremmo passare!-
- Che cosa?-
- Sì, tu vieni con me-. Ordinò.
- Non se ne parla! -
- La vuoi la Perla? -
- Quando si parte? – Chiese Jack, improvvisamente sorridente.
- Io resterò aquì a guardia della Queen Anne’s Revenge! – Propose la Spagnola.
- Oh, no, e chi mi garantisce che io una volta superato il portale, ammesso che ci riesca, trovi davvero il Tesoro e che tutto questo non sia stata un’inutile baggianata?-
- Ma è così! Lo sai! -
- Già, ma se poi tornassi indietro e voi foste fuggita con la Revenge? No, Angelica, il vostro compito si conclude qui, ora non mi occorrete più e non sono tanto pazzo da fidarmi di voi-. Disse afferrando la sua pistola con una rapidità impensabile.
La Spagnola non ebbe neanche il tempo di riflettere, che Hector venne fermato bruscamente di Jack.
- Compare, Angelica può passare-. Disse fermamente – Lei è la prova vivente dell’esistenza della fonte della giovinezza. Anche lei era stata avvelenata dalla tua spada e sono stato io, a salvarla, facendole bere quell’acqua, donandole gli anni di Barbanera quand’ormai era già con un piede nell’aldilà-.
Hector parve pensarci per qualche lungo istante e infine ripose la sua arma da fuoco nella cintola.
- Quindi, c’è davvero, qualcuno, che ha bevuto quell’acqua. Quindi, non sono io il reale assassino di Barbanera, siete voi due -.
La Spagnola guardò Jack malamente, quasi quel ricordo le facesse ancora male, anzi…
- Molto bene, Sparrow, Angelica, si salta giù dalla Revenge! -
- Stai scherzando amico? C’è il coso… là sotto!-
- Ed è proprio quello il portale, se ancora non l’hai capito. Voi andrete per prima! – Disse Hector, costringendo Angelica ad arrampicarsi sul parapetto, per poi sussurrare qualcosa, a proposito dei prigionieri, al fidato Scrum.
Quella guardò l’acqua buia sotto di lei e notò un mulinello andarsi a formare lentamente, il mostro la stava aspettando.
Dopo aver lanciato un ultimo, fugace, sguardo, a Jack, Anne e Mary, saltò giù e venne avvolta delle tenebre.

Quando la mora riaprì gli occhi era allungata su un pavimento freddo, duro … di marmo.
Jack sputava acqua poco distante e Barbossa si stava raccogliendo teatralmente il grande cappello.
-Se sapevo che sarei stato divorato da quel coso e che sarei dovuto venire con te, la risposta te l’avrei detta col cavolo!- Borbottò Jack, rizzandosi in piedi.
Avevano raggiunto il tempio, finalmente. Uno spazio vuoto, fermo, in cui il tempo pareva esser fermo, un luogo in cui era presente solamente una cosa.
- Il forziere!- Esclamò Barbossa correndo verso il baule d’oro massiccio nella sala, seguito a ruota dai due compagni.
- Esiste davvero … - disse, meravigliata, Angelica.
- Già, lo sapevo che non era una leggenda! E ora… - Quando il vecchio pirata nobile fece per aprire il contenitore dei suoi sogni notò che questo non aveva alcuna apertura, solo un piccolo solco a forma di goccia e che vi era incisa un’iscrizione.

“I segreti che dal sangue di Edward Teach furono creati solo dal sangue di Edward Teach verranno svelati”

-Tu!- Accusò immediatamente, Angelica.
- Tu lo sapevi! Tu mi hai ingannato sperando di poter fuggire con la Revenge e di intrappolarmi per sempre in questo tempio maledetto, maledetta strega!-
Hector afferrò con violenza la sua spada ed estrasse anche quella di Jack dal fodero, ingaggiando uno scontro violentissimo con la rivale.
Angelica, che si era sempre distinta per la sua bravura, si trovò, per la prima volta dopo anni,seriamente in difficoltà.
Jack non tardò a comprendere che le intenzioni del Capitano erano serie e che avrebbe combattuto fino alla morte della sua avversaria. Sparrow, che aveva sempre considerato Angelica un’avversaria temibile, si vide costretto a realizzare che Barbossa fosse ben più pericoloso e forte di lei … e che l’avrebbe sicuramente uccisa.
Appena un’altra manciata di secondi che il Pirata Nobile mostrò a cosa fosse dovuta la sua fama, disarmando la Spagnola e bloccandola contro il muro.
- Ultimi desideri?-
- Hector, andiamo, sii ragionevole … - azzardò Jack, che sentiva il cuore esplodergli nella cassa toracica.
-Questa sgualdrina ci ha fatto stare alle sue dipendenze per un tesoro che non può essere preso, mi ha raggirato, ha condotto al suicidio la mia ciurma e messo in dubbio la mia autirità! Dammi una sola ragione per la quale io non debba ucciderla!-.
Jack guardò per un lungo istante Angelica, fissò lo sguardo nei suoi profondi occhi ambrati e temette veramente che quella potesse essere l’ultima occasione che avrebbe avuto per guardarli, si decise, dunque, a dire l’unica cosa che era certo l’avrebbe potuta salvare.


-Lei è Angelica Teach, la figlia di Barbanera.-

Angolo di Kengha: ZAM ZAM ZAM ZAAAAAAAAAAAMM!!!!
Non solo aggiorno in tempo record e riesco a fondere i due capitoli previsti, ma vi lascio anche col fiato sospeso! Sto iniziando proprio a farmi bastarda cattiva. Non ho nulla da dire eccetto -tanto per citare Obama-
"The best has yet to come!"

Besos a todos

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Capitolo 20
*** Distanza ***


DISTANZA

-Lei è Angelica Teach, la figlia di Barbanera-.

 
Hector strabuzzò gli occhi e un ghigno si dipinse sul suo volto. Rinfoderò teatralmente la sua spada e, dopo aver gettato quella di Jack a terra, porse una mano alla Spagnola, invitandola ad accettare il suo aiuto.
- Dunque ecco, la spiegazione a tanti arcani, ecco, il motivo della vostra presenza a bordo della Queen Anne’s Revenge e di tutta la confidenza e la fiducia, che il terrore dei sette mari, Barbanera, aveva in voi, Miss Teach, avete ragione, probabilmente siete più degna voi di essere capitano del vascello di vostro padre, piuttosto che io, tuttavia, la Revenge ha un suo prezzo. Aprite quel forziere, e tutto andrà come stabilito -.
Angelica lanciò un’occhiata sprezzante al capitano e, rifiutando seccamente il suo aiuto, si alzò in piedi, dopo aver steso con finta distrazione una piega inesistente del suo gilet, e si avvicinò con fare circospetto al forziere.
Non doveva arrivare fino a questo punto.
S’inginocchiò davanti la grande scatola e prese con durezza la spada che le porse Barbossa.
Non era tra i suoi piani raggiungere il tempio.
Con una mano decisa, ma non pesante, passò la lama sul palmo della morbida mano, mentre una smorfia di dolore le si dipingeva in volto e un fastidioso pizzicore le invadeva il corpo.
Non era stata calcolata l’eventualità di essere scoperta, Jack le aveva fatto una promessa!
Ma Jack, non aveva potuto mantenerla, unicamente per salvarle la vita.
Lanciò un’occhiataccia accusatoria al pirata, a quel punto, sarebbe stato meglio morire.
Il capitano della Revenge osservò la scena, come catturato dal rito, e con un braccio deciso, impedì a Jack d’intervenire, mentre la donna feriva la delicata mano.
Quando il tagliò fu lungo dall’indice al mignolo, Angelica lasciò cadere a terra l’affilata lama e posò il palmo sulla superficie del forziere, lasciando che il sangue, magicamente, prendesse a scorrere in piccoli solchi, prima, invisibili.
Poche decine di secondi dopo, sul forziere erano disegnati centinaia di ghirigori rosso accesso e un forte vento aveva preso a spirare dal nulla, facendo volare il cappello blu dell’anziano Pirata Nobile.
Una misteriosa luce uscì dai sottili spiragli del forziere, e Jack fece appena in tempo a trascinare Angelica lontana dal contenitore, prima che quello venisse colpito da diverse frecce, probabilmente l’ennesima precauzione, per poi aprirsi rumorosamente.
- Siete davvero voi, l’erede di Edward Teach-. Bisbigliò, realmente meravigliato, Hector, avvicinandosi, zoppicando, al forziere d’orato.
La luce accecante svanì improvvisamente e Barbossa poté vedere il leggendario contenuto che lo aveva dannato per anni.
Niente.
Digrignò i denti e si avvicinò ancor di più, sperando si trattasse di una qualche illusione.
Accarezzò il legno levigato e pregiato che costituiva l’interno del forziere e si arrese all’idea che quello contenesse il nulla.
Si alzò, a fatica per la gamba mutilata, ridendo sguaiatamente.
Jack indietreggiò e fece per coprire Angelica col suo busto ma, prontamente, venne fermato dall’altro. Ancora di spalle.
- Non ci provare Sparrow-. Disse in maniera tanto roca e spiritata da far accapponare la pelle agli altri due.
Si voltò, gli occhi azzurri posseduti da chissà che spirito demoniaco, i denti vecchi e rovinati scoperti, la bocca aperta e sul procinto di ridere.
-Voi! Voi mi avete condotto fin qui, con la speranza di fuggire con la nave. Gran bel trucco, non c’è che dire, vi avevo sottovalutato, ma, evidentemente, stessa cosa per quanto vi riguarda. Non vi era passato, minimamente, per la testa che io potessi costringervi a venire con noi, Angelica?-
- Sì, vi avevo riflettuto -. Rispose la Spagnola, tenendo testa al suo sguardo.
- Interessante, e, a quale conclusione eravate giunta, di grazia?- Chiese Hector, mettendo la mano sull’elsa della spada, attaccata alla cintola.
- Questa! – Esclamò la donna, afferrando la sua spada ed estraendola contemporaneamente al pirata nobile, ingaggiando un violento scontro.
- Gran bei riflessi, lo confesso -.
- Sono stata ben istruita -.
- Da Sparrow? -.
- Scherzi? Dai Pirati delle locande di Siviglia! – Ridacchiò evitando un affondo di Barbossa.
- Mi sembrava sospetta la faccenda! – L’assecondò il Pirata Nobile, provando a disarmarla.
- Armi, no bene! – Jack corse verso i due e provò a bloccarli, con pessimi risultati.
Si ritrovò –senza un motivo ben preciso- tra i due combattenti, costretto a fare il contorsionista per evitare di finire affettato.
- Togliti di mezzo Sparrow! – Ringhiò Angelica
- Sì, sparisci, cane! -
- E’ una parola! – Sbuffò Jack, che non riusciva a sottrarsi dal duello.
Angelica, approfittò della distrazione di Jack per indietreggiare ed afferrare una cosa dalla tasca interna del suo gilet.
- Fermo! O Sparrow muore!- Minacciò, puntando la spada al collo della bambolina voodoo di Jack.
Il pirata nobile non accennò a fermarsi, anzi, si preparò ancor meglio per poter colpire la donna.
- Fallo pure fuori, i patti sono saltati-. Disse secco.
Jack fece per ribattere, ma, riflettendoci, anche il suo patto con Angelica era andato all’altro mondo. Anche se, per salvarle la vita. Improvvisamente, però, a Sparrow venne in mente un altro patto, altrettanto importante.
- Compare, un minuto minutino …  e la Perla? La William è andata a farsi benedire. Dovresti …-
- Non ha mai avuto il potere di riportarla alle sue dimensioni originarie, Jack. Ti ha mentito. A dire il vero, tu non servivi neppure, per affondare la William. Il tuo unico scopo, in questo viaggio, era quello di persuadermi, così da farmi lasciare tutta la rotta sin dal principio -. Spiegò, con calma e razionalità, la Spagnola.
- M-ma …? – Sparrow boccheggiò un paio di volte, incredulo.
- Ancora non hai capito? La Perla Nera è stata intrappolata e rimpicciolita tramite un rito voodoo e soltanto un altro rito ha il potere di estrarla. E si dà il caso, che Hector, non lo conosca -. Aggiunse.
Barbossa ringhiò: tutto quel viaggio era orbitato attorno a pure menzogne, i patti erano stati delle facciate, per tutti quanti.
Lasciò cadere la sua spada e l’allontanò con un calcio secco. Angelica rimase scossa da una simile reazione, non voleva più ucciderla?
- Vuoi passare alle armi da fuego? – Chiese, con falsa ironia.
- Non stuzzicatemi, l’idea è allettante. Tuttavia, noi pirati, abbiamo un codice e, secondo questo, io sono in debito con voi. Una vita per una vita -. Illustrò Barbossa, girandosi e prendendo a camminare verso quella che doveva essere l’uscita del tempio.
Angelica rivisse mentalmente le immagini della gola di Shango, vero, Hector non aveva avuto modo di sdebitarsi. Dopotutto, un po’ d’onore, lo aveva.
Lei e Jack lo seguirono taciturni e finalmente, tornarono dalla ciurma, che li attendeva, desiderosa.
- Torniamo alla nave -. Disse secco Hector.
- E il tesoro? – Azzardò Scrum
- Non c’è nessun tesoro, ora non aggiungere una parola o è la volta buona che ti faccio fumare la fronte! – Ringhiò il capitano.
Era logico che la situazione non fosse andata come previsto. Ma c’era dell’altro…
- Barbossa, perché c’è un veliero Inglese!- Urlò Angelica.
- Perché Jack voleva essere certo di averti dimenticata. Dunque, l’ho mandato a chiamare dei vecchi amici, almeno questo patto, dovevamo rispettarlo-. Ghignò Hector, stringendo cordialmente la mano al Commodoro Robert Maynard, per poi far ritorno alla sua nave.
- Vi ringrazio dell’accordo, Angelica! Davvero ottima pensata, così, nessuno ci rimetterà la vita … eccetto questi criminali-. Disse cordialmente l’Inglese, mentre quattro uomini trascinavano via Anne e Mary, sul volto un’espressione di puro odio.
- Ci fidavamo di te! – Urlò Anne prima di scomparire dalla vista di Angelica.
La Spagnola rimase a guardare la scena, pentendosi, veramente, di essere lì in quel momento. Desiderando di sparire, di poter fare qualcosa per salvarle.
- Qualcosa non va, Miss Teach? – Domandò Maynard, posando premurosamente una mano sotto il mento della donna che aveva di fronte.
- Come mi avete chiamata? – Chiese Angelica, destandosi dai propri pensieri, e guardando intensamente negli occhi il Commodoro.
- Miss Teach -. Sospirò l’Inglese, con lo sguardo perso negli anni – Un nome che vi ha segnata ancor prima di sapere chi realmente voi foste -. Spiegò, brevemente.
Angelica, nonostante lo sforzo che stava facendo, non riusciva a capire. Come faceva, Robert Maynard, a sapere?
- Davvero, non comprendo -. Si arrese.
L’uomo estrasse dalla tasca del pantalone una busta, dalla quale prese una lettera ingiallita, segno del tempo passato.
“ Mi è appena giunta notizia del nostro fidanzamento e, mi duole dover rifiutare ogni regalo da voi mandatomi; Voglio che sappiate la verità e che non viviate su bugie raccontate da mio padre, al fine di vedermi maritata con un uomo benestante e di alto rango: ho lasciato il convento di mia spontanea volontà ma non per unire la mia vita a quella di un uomo, bensì per donare la mia esistenza al mare.
Sono stata raggirata con l’inganno e sempre l’inganno è stato ad intrappolarmi, la via che ho scelto, non è quella di una donna di alta borghesia, bensì quella di passare la mia vita su una nave, combattendo e uccidendo, se necessario. Se un tempo avrei potuto offrirmi a voi, adesso, non ho più nulla da potervi dare.
Sono macchiata di una colpa che non può essere cancellata.
Avrò premura di mandare indietro i vostri doni, fate la vostra vita, ci saranno donne capaci di dare la vita, per avervi. Dimenticatemi.
Vostra

Angelica”
.

Maynard recitò le parole con immensa poeticità, facendo capire quante volte le avesse rilette negli anni.
- Voi …?- Domandò Angelica, incredula.
- Voglio dirvi una cosa, Angelica, non sono riuscito a dimenticarvi. Ho provato ad ubbidire alla donna che mi aveva rifiutato, ho provato ad avere la mia vita, ma non ce l’ho fatta. Ho passato anni con un’ossessione, un punto fisso: ho cercato ovunque il più raro e prezioso gioiello. Non mi pento di averlo fatto, mi pento di esser stato troppo lento, perché adesso che sono riuscito a trovarlo, è evidente che sia troppo tardi per tornare indietro -.
- Maynard… io … -
- No, non avete alcuna colpa. Avrei dovuto essere a Siviglia, quando avete letto le mie lettere. Sarei dovuto entrare prima nella vostra vita. Aspiro solamente al vostro perdono, Angelica, perché, se non avete preso un’altra strada quando ancora eravate in tempo, è stato solo per causa mia -.
- Non è stata colpa vostra, era una cosa che sentivo dentro … - Biascicò la mora, accarezzandogli il petto muscoloso, prendendo, per la prima volta lei, l’iniziativa, di stabilire un contatto con l’uomo che sarebbe dovuto essere suo marito.
- … io, sono sempre stata … diversa … -
- Diversa -. Ripeté Robert, come perso nelle sue parole – No, non siete diversa, vi siete semplicemente difesa. Anche io, al vostro posto, probabilmente, l’avrei fatto. Ad ogni modo, volevo che sapeste quanto il vostro coraggio mi abbia colpito ancor prima di riconoscervi. Probabilmente, mi sarei innamorato di voi in ogni caso -.
La Teach sentì i suoi occhi farsi umidi, perché quell’uomo doveva soffrire, così come lei aveva sofferto quando Jack l’aveva abbandonata?
Perché, l’amore, doveva essere sempre così doloroso?
- Liberale … - Azzardò, sussurrando, senza forza.
- Non posso. Devono pagare per i loro peccati -. Rispose, con lo stesso tono, l’altro.
- Anche io devo pagare -.
- Tu, no-. E l’informalità di quelle due semplici parole fece capire ad Angelica che Maynard stava provando a vincere le distanze.
- Sono gli altri a dover pagare per te. E sta’ certa, che un giorno, lo faranno. Ma non ora, ho un patto da rispettare -. Robert si avvicinò ad Angelica e, lentamente, posò le fredde labbra su quelle carnose e sensuali di lei, che non fece altro che stare immobile e schiuderle appena quando il momento.
Un bacio delicato, freddo, ancora troppo lontano, troppo breve, troppo poco intenso.
- Volevo provarlo, almeno una volta nella vita -. Spiegò l’Inglese, inchinandosi dinnanzi la donna. – Addio, Angelica. Non vi dimenticherò mai-.
Dopo averle dato le spalle, si diresse verso la sua nave, a passi lenti e strascicati, sperando, in fondo al suo cuore, di essere fermato, di riuscire a portarla con lui, prima a Nassau, poi a Londra. Come sarebbe dovuto avvenire anni prima.

Ma non accadde nulla e Robert Maynard lasciò la grotta senza voltarsi neppure per un istante, coperto da una rigida maschera che lo aveva protetto per tutto quel tempo e che, con quel bacio, si era crepata.
Lasciando annegare l’amore e il passato, portando con sé la promessa di un nuovo futuro, anche se, inconsapevolmente.

- Angelica… - Biascicò Jack, portandosi al fianco della Spagnola, che aveva lo sguardo perso nell’oscurità in cui erano spariti gli Inglesi, da più di dieci minuti.
- Non. Una. Parola. Sparrow -. Disse secca – Se già non me fidavo di te adesso sta’ sicuro que yo non me farò più abbindolare dalle tue parole. Mai più. -
Il Capitano la guardò tristemente, era inutile, chiamare gli inglesi, mettersi alla prova, non era servito a nulla. Aveva solamente riaperto vecchie ferite … e create di nuove.
- Perché non vai con lui? Ti darà la vita che hai sempre sognato -. Le disse, mentre un sorriso malinconico si faceva largo sotto i baffi.
Angelica si voltò e prese a camminare nella direzione opposta – Tu non sai quello che voglio, né tanto meno chi può darmelo -.
- E allora, perché l’hai baciato? -
La Spagnola si fermò e sospirò, pensierosa. Perché l’aveva baciato? Gran bella domanda. Probabilmente, per vedere se provava qualcosa, per essere certa di non essere capace di ricominciare a vivere in un certo modo. Forse, per aggrapparsi all’ultima speranza che aveva di tornare indietro.
- Non è affar tuo. Ora, torniamo sulla Revenge -.
- Hector è partito -.
- Cosa? -
- Se ne è andato. Ha lasciato qui me, te, Gibbs e la Perla imbottigliata. Era furioso per l’esito del viaggio, ha detto che è stata solo un’inutile perdita di tempo -.
- No, non lo è stata -.
Affermò la Spagnola.
- Per quanto mi riguarda, questo viaggio, mi è servito a capire che io e te siamo due universi troppo distanti. E che le distanze non possono essere superate.
Forse è vero, c’è stato un periodo, in cui sono stata innamorata di te, in cui ho creduto che il nostro fosse amore … tuttavia, ho compreso anche che quel periodo appartiene al passato e che non tornerà mai. Come molto altro -.

L'Angolo di Kengha:
Sì, lo so, sono in ritardo di una settimana, ma questa volta sono VERAMENTE giustificata. Quindi rinfoderate coltelli, richiamate il kraken e tutto il resto... la scorsa settimana sono stata obbligata (causa studio) a fare l'asociale per 6 giorni su 7 (il 7° sono stata al compleanno di un'amica), quindi, se dovete aizzare il kraken contro qualcuno... beh, ci sono i miei prof che andrebbero "svegliati" da una bella bestiolina con dentini piccini picciò!
COOOOMUNQUE venendo a noi, questo capitolo non si voleva proprio pubblicare, EFP è andato in tilt per 2 ore quando stavo per farlo -.-" quindi è la seconda volta che riscrivo tutta 'sta roba. Mancano solo 3 capitoli e sono QUASI sicura di terminare questa long entro la fine dell'anno!
Siete stati fortunati che mezzo capitolo l'avevo già scritto Lunedì scorso, sennò col cavolo che oggi riuscivo a pubblicarlo D: ... per come sto messa, avreste dovuto aspettare almeno un'altra settimana! 
Anyway, spero di riuscire ad aggiornare presto!
Besos

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Capitolo 21
*** Il contenuto del forziere ***


Il contenuto del forziere

Angelica si allontanò nella grotta, il più distante possibile da Jack. Era furiosa, estremamente nervosa e molto, molto, delusa. Quando Sparrow le aveva salvato la vita, nel tempio, nonostante il “tradimento” si era illusa che forse, una piccola parte del cuore del pirata, chissà quanto importante, provasse qualcosa per lei.
Qualcosa che, se non era amore, era almeno affetto. Un sentimento che, nonostante avesse tentato di mascherare negli anni, era venuto più volte a mostrarsi.
La Spagnola batté violentemente un pugno sulla durissima roccia calcarea, fino a farsi dolere le nocche, perché aveva rovinato tutto? Perché aveva chiamato gli Inglesi?
Lo aveva creduto, sta volta, lo aveva sperato, che finalmente fosse cambiato … non era così.
La storia si ripete … ma il passato non ritorna.
Avevano litigato e si erano abbandonati bruscamente più di una volta, avevano tentato di uccidersi e soggiogarsi, tanto si erano ritrovati simili. Eppure, il fato, aveva incrociato le loro strade in innumerevoli casi.
Scosse la testa, volendo a tutti i costi mettere un punto definitivo e incancellabile alla sua storia con Jack, a tutte le loro avventure e a quel maledettissimo viaggio.
- Jack! Per mille palle di cannone con la barba, quel diavolo di Hector per poco non fracassava tutta la flotta, sono riuscito per un pelo a portare fuori tutto il sacco, oltre la Perla!- Esclamò Gibbs, abbandonando il vecchio lenzuolo rattoppato ai piedi del suo capitano.
- A proposito, perché ci ha lasciati qui?! Scommetto che qualcosa non è andato nel verso giusto … - ipotizzò, con un sorrisetto malizioso.
- Il forziere era vuoto -.
- Il forziere era vuoto?-
- Sì -
- Il forziere di Barbanera?-
- Proprio quello -.
- Il forziere di Barbanera col Tesoro dei Sette mari? -
- Sì Gibbs, sì!!! – Urlò Jack, esasperato – Come fai ad essere tanto monotono? – Domandò, subito dopo, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento e afferrando con delicatezza l’amato vascello.
- Ora capisci come si sente la gente che ti sta a sentire, Sparrow? – Lo schernì la Spagnola, divertita dall’assurdo battibecco che Jack aveva appena avuto col suo quartiermastro.
- Almeno io sono un capitano e posso permettermi certe cose. Tu, o questo caprone qui, siete rimasti sempre dietro le quinte. Insomma, mi spieghi cosa c’era di affascinante ad assistere tutti i santissimi giorni e tutte le benedettissime notti ai riti vudù che faceva quella carogna di tuo padre?! Insomma, sì che con la tua fede e tutto il resto, avrai salvato non so quante vite … ma avrei tentato il suicidio, fossi stata in te. Molto meglio! -
Contrariamente a quanto Gibbs e, infondo, anche lo stesso Jack, si sarebbero aspettati Angelica non reagì, né rispose alle frecciatine che il Capitano le aveva lanciato nella sua incriminante risposta, di riflesso, si sfiorò il collo, più precisamente la collana d’oro a forma di croce.
- Qualcosa non va, Miss Teach? – Chiese premurosamente il quartiermastro, notando che la Spagnola tenesse gli occhi fissi nel vuoto, completamente persi.
Quasi spinta da una forza ultraterrena, Angelica prese la rincorsa e si lanciò di nuovo in acqua, facendosi ingoiare dall’enorme Leviatano, che era il passaggio per l’aldilà.
- E’ impazzita?! Jack, fa’ qualcosa! – Urlò Gibbs, sconvolto.
- Sto pensando, sto pensando! – Esclamò l’altro, completamente spiazzato dall’azione della compagna. Sì che aveva citato proprio lui, il suicidio, ma era un po’ tardi per farlo proprio in quel momento … no?
Troppo tardi, in quei pochi secondi che il capitano aveva richiesto per riflettere, Angelica era stata nuovamente inghiottita dal mostro.
- E adesso? – domandò il compagno, continuando a guardare le torbide acque sotto di loro.
- E adesso aspettiamo che torni. Purtroppo per noi, non è morta -. Sghignazzò perfidamente Sparrow, dentro di lui, però, era estremamente sollevato.

- Ho vinto io! Dammi il rum! – Esclamò Jack, due ore dopo, reclamando la misera bottiglietta da 100cl, vinta dopo la 150esima partita a tris con Joshamee.
In quel momento, la Teach li raggiunse nuovamente, non propriamente a mani vuote.
- Fatto spesa? – Chiese Jack, nascondendo infinita curiosità.
- Gibbs, potresti darme la bottilia con la William? – ordinò Angelica, ignorando la battuta di Sparrow.
Il Quartiermastro guardò il capitano, indeciso sul da farsi, solo dopo che Jack ebbe annuito, consegnò alla Spagnola ciò che ella aveva richiesto.
- Gracias -.
Silenziosamente come era riapparsa, si allontanò nell’oscurità, stringendo avidamente delle carte vecchie e ingiallite che teneva in mano.
- Che intenzioni avrà? – Chiese Gibbs, mentre consegnava al capitano la bottiglietta col liquore.
- E che ne so! Chi capisce la mente di quella donna è un genio -.
- Quell’Inglese, là .. -
- Chi, “Maynacoso”?- Intuì Jack.
- Sì, quel tipo, mi è sembrato molto affiatato con la vostra compagna … -
- Baggianate! Suvvia, Mastro Gibbs, vorresti dirmi che quel damerino in calzamaglia ha fatto breccia nel cuore di Angelica più del sottoscritto?! – Chiese tutto d’un fiato, estremamente preoccupato dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.
- Non lo so, ma mi è sembrata ambigua, come situazione -.
- Già … non immagini neppure quanto ora, per favore compare, lasciami schiacciare un pisolino che rischio veramente di stramazzare al suolo -. Chiuse Jack, allungandosi sul gelido pavimento di pietra e calandosi il tricorno sul volto.
- Yo-Oh, Yo-Oh, la spada il corvo il mare … - iniziò a canticchiare lentamente, come una ninna nanna, per incoraggiare il suo sonno a prendere il sopravvento.

Quando Sparrow riaprì gli occhi, Gibbs era legato e la William, di nuovo delle sue dimensioni, si stava allontanando dalla grotta.
Si stropicciò gli occhi un paio di volte, credendo fosse un sogno.
- No, non è un sogno. Non c’è rum! – Esclamò, notando la misera bottiglietta di liquore, vuota, sul pavimento.
Improvvisamente fece due più due – NON E’ UN SOGNO! Perché diamine la William è al largo, dov’è Angelica e perché sei legato, Mastro Gibbs?! – L’ultima, più che una domanda, fu un’accusa.
Quello provò a dire qualcosa ma, dalla bocca stretta con un famigliare fazzolettino di pizzo, uscivano solamente rumori ovattati.
Sparrow si avvicinò dondolando e abbassò con un gesto secco la stoffa, per permettere al Quartiermastro di parlare.
- La donna di Siviglia! Dannata, mi ha raggirato, con qualche diavolo di rito vudù ha fatto uscire la William dalla bottiglia e poi mi ha legato e imbavagliato per impedire che la fermassi o mi mettessi ad urlare nel tentativo di svegliarti. Ci sa fare, non c’è che dire -.
Jack si rilegò avidamente il fazzolettino bagnato di saliva al polso, chissà quando gliel’aveva sottratto. Probabilmente, molto prima che si addormentasse. La sua mente, però, non stava elaborando solamente il fatto del fazzolettino, due parole avevano stordito profondamente il capitano “Rito Vudù”.
- Gibbs, hai detto che Angelica ha usato dei Riti Vudù sulla William?! – Domandò, guardandolo truce.
- Sì… almeno credo. Era avvolta dall’oscurità, giù, in fondo alla grotta, la sentivo dire parole strane, evocare dèi pagani. D’un tratto, la prua del vascello ci stava venendo incontro, prima fluttuando, poi attraversando l’oceano.
- Dov’era, precisamente, Angelica!? -
- Al timone della William al posto del .. -
- Nonononono! – L’interruppe bruscamente – Intendo, nella grotta, quando non l’hai più vista. A circa una decina di metri di distanza, in direzione perpendicolare alla nostra -.
L’espressione sconvolta sul viso di Jack, fece sbuffare Gibbs. Quanto poteva essere idiota il suo capitano?
- Laggiù -. Disse secco, indicando un punto della grotta.
- E parla prima! – Esclamò Sparrow, avviandosi dondolando verso il punto indicato da Joshamee.
- Ti ha detto nulla, prima di andarsene… o prima di legarti -.
Chiese, mentre perlustrava il territorio.
- Sì, una sola cosa -.
- Ovvero? – Aveva intravisto qualcosa.
- “Sarai più utile a Sparrow che a me”, francamente, non so a cosa si riferisse! -
Jack si avvicinò alla minuscola sagomina che vedeva nell’ombra: era la sua bambolina vudù, accanto a diversi fogli ingialliti, contenenti le formule per estrarre i vascelli imbottigliati. Il forziere non era mai stato vuoto.

Notò un'altra cosa, che stava svolazzando pericolosamente verso il mare. Afferò rapidamente quella che si rivelò essere una lettera scritta di fretta:

“Finalmente il Passero ha riconquistato la libertà, combatti per difenderla e non la perderai mai più.
Angelica ”


- Mastro Gibbs, credo di aver appena capito le parole di Angelica. Presto, vieni qui e dammi una mano! – Ordinò, con uno smagliante, malinconico, sorriso.
 
Nel frattempo, a diverse miglia di distanza, Maynard vedeva la frastagliata costa di Nassau in lontananza. Il viaggio di ritorno, aveva proceduto senza intoppi: l’attraversamento della Corrente di Yemaja, la gola di Shango e tutto il resto … sembravano essere completamente innocui, percorrendo la traversata in maniera inversa.
- Signore, abbiamo ricevuto una lettera dal Governatore, sembra che il patibolo per questa feccia sia pronto -.
- Molto bene, primo ufficiale, preparate una lettera di risposta e spiegate loro che i prigionieri verranno impiccati domattina all’alba. Ormai è tutto deciso -
- Sì, Commodoro -.

A diverse miglia di distanza, la William sfidava ferocemente l’oceano, nel disperato tentativo di raggiungere Nassau in tempo; Angelica, in compagnia di tre marinai trovati su un’isola abbandonata, aveva iniziato la sua sfrenata corsa contro il tempo, in un viaggio, che non permetteva errori.
- Capitano Teach, abbiamo il vento a favore. Arriveremo a Nassau questa notte, c’è solo un problema -. Avvisò uno della ciurma.
- Sarebbe? – Chiese Angelica.
- Una nave dalle vele nere ci segue -.
La Spagnola si voltò, sorpresa, a quelle che potevano essere un paio di miglia addietro, la Perla Nera si ergeva in tutta la sua magnificenza.

- Che intenzioni hai Jack?! Sicuro che quella sia la William e che sia diretta a Nassau? – Chiese Gibbs, mentre si occupava delle vele.
- Sicuro quant’è vero che mi chiamo Capitan Jack Sparrow! Raggiungeremo Nassau questa notte -.
- Perché ? -
- Non ti capisco, mastro Gibbs -. Disse, perplesso.
- Perché ti ostini a non volerla lasciare andare, se continui a ripetere che non provi nulla per lei -.
- Ciò che ho ripetuto non è ciò che il cuore mi ha comandato. Non lo è mai stato -.

Ormai era chiaro a tutti che fra lui e Angelica ci fosse qualcosa di più di semplice amicizia o simpatia. Lui l’amava, era arrivato il momento di arrendersi davanti a quella verità.


L'angolo di Kengha: Lo so, lo so, sono in un ritardo clamoroso -colpa dello studio- , ma continuo ad essere convinta che concluderò la fiction prima del 2013! Un capitolo la prossima settimana e l'ultimo il 29 o il 30 ù.ù
Almeno ... non ho ricevuto messaggi con minacce di morte e preghiere di aggiornamento, questa volta!
Due capitoli e ancora qualche nodo che deve venire al pettine... vedrò di lasciarvi sazi, quando metterò un punto definitivo alla fiction! 
A presto,

Besos  PS_ "Maynacoso" a qualcuno di voi ricorda nulla? XD

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Capitolo 22
*** Il segreto di Morgan ***


Il segreto di Morgan

I primi raggi del sole iniziavano a rendersi protagonisti della giornata mentre il loro padrone doveva ancora emergere dall’immensità dell’oceano.
Era l’aurora e Angelica sapeva di avere poco più di mezz’ora per salvare la vita ad Anne e Mary. La William era stata rallentata da vento sfavorevole e, contrariamente alle previsioni dei tre pirati che accompagnavano la Spagnola, non avevano raggiunto Nassau quella notte.
- James! Quanto manca? – Domandò la donna alla sua sentinella sull’albero maestro.
- E’ poca l’acqua a separarci dalla meta, così su due piedi direi quindici minuti di traversata, Capitano! -.
- Herik, stringi il vento! Dobbiamo andare più veloci! – Comandò senza distogliere lo sguardo dalla costa sempre più vicina.
- Sì signora! -
- E Richard… - S’interruppe e una nota dolente le segnò la voce - … la Perla Nera ci segue ancora? -
- Sì capitano, stanno guadagnando terreno, mai vista una nave così veloce! – Esclamò di risposta, sinceramente sorpreso.
- Già … -
- Capitano Teach, il vento sta cambiando! -
- Ed  è una buona o una cattiva nuova? -
- Buona, direi. Se continua a spirare in questo modo presto ci sarà nuovamente favorevole, potremmo raggiungere Nassau in cinque minuti -.
- Cinque minuti, a dir poco perfetto. Richard, tieni il timone, devo scendere un attimo in cabina -.
Quello ubbidì immediatamente, lasciando che la donna abbandonasse il posto di comando e si ritirasse sottocoperta.
Angelica aprì bruscamente la porta cigolante che conduceva alla cabina del capitano ed afferrò delle carte buttate alla rinfusa su una vecchia scrivania scrostata.
Sfoglio velocemente le pagine, rallentando man mano, fino a fermarsi trovata quella giusta: era un foglio ingiallito e tra i più consumati, le scritte erano quasi cancellate… suo padre l’aveva usato innumerevoli volte per sfuggire dalla flotta inglese o per giungere più rapidamente in qualche luogo.
- जहाजधीमीगतिसेचलरहाहै, चलरहाहैलक्ष्यतकपहुँचताहै-. (*)
Lesse solennemente ad occhi chiusi; Improvvisamente, la William venne scossa da un urto spaventosamente forte a poppa e un istante dopo stava andando tanto velocemente da volare sulle acque.
- Capitano! – Herik entrò correndo nella cabina di Angelica, che era stata sballottata dall’altro lato della stanza. Premurosamente le porse la mano e l’aiutò a rialzarsi.
- Capitano, tutto bene? -
- Sì Herik, non preoccuparti… - Rispose tranquillamente la Spagnola, raccogliendo il suo cappello.
- E’ opera vostra, vero? -
- Che cosa? -
- Andiamo, potete darla a bere a James e forse a Richard, ma non a me. Ho capito tutto -.
- E cosa hai capito, esattamente? -
- Ho capito che voi siete l’angelo protettore di cui si parla nella leggenda di Barbanera, vostro padre. Dunque, voi avete disseppellito il Tesoro dei Sette Mari e ne siete posseditrice -.
- Informato e intelligente, non c’è che dire. So scegliermeli bene, gli uomini -.
Ribatté la Teach, facendo per abbandonare la cabina.
Herik l’interruppe, ponendole la lama della spada davanti, intendendo che però non avesse cattive intenzioni.
- Il Tesoro è una condanna, non potete abusarne, ci condurrà alla morte! -
- Come fai a sapere che è una condanna? -
- Vostro padre, per quanto grande fosse, è morto nel più terribile dei modi. Inoltre, il vudù è meglio lasciarlo stare, tentare di padroneggiarlo è come fare un patto col diavolo… può trascinarti negli inferi quando meno te lo aspetti -.
- Quindi? -
- Quindi diffidate dall’usare le formule, fidatevi -.
- Cosa ne sai, tu? -
- Sono Herik Morgan, nipote di Sir Henry Morgan, precedente governatore della Giamaica -.
- Morgan? – Angelica divenne immediatamente più accorta – E come mai un uomo di così alta classe sociale come te, dovrebbe ridursi ad una vita come questa? -
- Dietro il nome di mio nonno si nasconde molto più di quanto già non appaia. Il governatore è stato un corsaro e, prima di tutto, un pirata. Non sempre ciò che ha fatto è stato per la legge e purtroppo, devo riconoscere di aver ereditato quest’ombra da lui. Morgan ha sperato di seppellire le sue razzie con lui nella tomba, ignorando che le sue eredità arrivassero a me.
Desideravo una vita piena di avventura e aperta all’immensità dell’ignoto, ho tradito mio padre e me ne sono andato via… non prima di aver fatto le mie ricerche. Mio nonno, quello che fu tra i più grandi pirati dei Caraibi, tradì la sua razza e si rifugiò nella legge. Perché mai? Mio padre parlava di redenzione, ma c’era sempre stato qualche pezzo mancante in quel puzzle. Capitano, non si era mai trattato di redenzione, si era trattata di paura. Mio nonno non si arrese alle volontà del nemico non perché pazzo, bensì per sfuggire da un potere che egli stesso aveva alimentato e nel quale era rimasto imprigionato: il vudù.
Henry Morgan fu tra i primi a padroneggiare le formule e tra i primi a scoprirne le reali conseguenze, dipendere da tali riti equivale a fare un patto col diavolo.
Si inizia con l’usarli per semplici cose: più rum, vento a favore, poi l’ego aumenta così come la consapevolezza del proprio potere, quindi s’inizia ad uccidere persone rintanate dall’altra parte del mondo e a resuscitarne delle altre. Il vecchio Morgan tenne le informazioni scoperte in un diario nascosto nella biblioteca di famiglia e che ho avuto l’accortezza di rubare prima della mia fuga. Angelica, non abbiamo il potere di giudicare o vincere la morte, è una cosa che non è concessa a noi uomini… tuttavia, abbiamo il potere di scegliere -.
Angelica si perse negli occhi grigi del giovane Herik, poteva avere forse un paio d’anni meno di lei, ma parlava come se avesse già vissuto una vita intera.
Scelta. Lei non aveva mai avuto questo tipo di opportunità e sapere che per la prima volta tutto era nelle sue mani la faceva sentire… responsabile.
- Angelica non vi sto obbligando a decidere, vi sto consigliando di non fare una scelta di cui vi pentirete -. Ripeté Herik, abbassando la spada. La William rallentò fino quasi a fermarsi
- Stiamo attraccando, vi converrà correre, Capitano -. Concluse, abbandonando la cabina e lasciando la Spagnola da sola.

Quando Jack attraccò a Nassau, la William era già arrivata da una quindicina di minuti abbondanti e l’esecuzione era nel pieno del suo svolgimento nella piazza principale dell’isola.
- Mastro Gibbs, ho poco tempo, pensate voi alla Perla! – Ordinò mentre abbandonava la nave ad una velocità mai vista.

- E’ dunque per i crimini e per le razzie da voi commessi nei mari Caraibici e non, che il governo Inglese prende atto della vostra esecuzione dinnanzi al qui presente governatore e al commodoro Robert Maynard. I prigionieri facciano un passo avanti -.
Un anonimo soldato pronunciò solennemente il discorso scritto su una vecchia pergamena ed immediatamente gli imputati si avvicinarono al cappio.
- John Rackham -. Ordinò sempre lo stesso Inglese.
Il grande Calico Jack non attese neppure che gli legassero la corda al collo, quasi avesse fretta di morire, prese egli stesso il cappio e se lo strinse attorno la testa.
- Se tu avessi combattuto da uomo, a quest’ora non ti saresti fatto impiccare come un cane -. Affermò freddamente Anne Bonny, poco prima che venisse il suo turno.
- Anne Bonny e Mary Read -. Chiamò il soldato.
Le due donne fecero un passo avanti, tenendo lo sguardo freddo e pungente puntato colpevole sulla folla presente. Due giovani legarono loro le corde al collo e si allontanarono presto verso la manovella per aprire le botole sotto i piedi delle due piratesse.
- FERMI! – Ordinò una voce forte, decisa, lontana, nella folla.
Tra i presenti non poté che nascere curiosità e agitazione, chi era il folle che interrompeva un simile processo?
Ed ecco, una sensuale donna dai lunghi capelli castani, mossi come le onde del mare, farsi largo tra i civili e raggiungere abilmente il patibolo.
- Signora, si faccia da parte -. Ordinarono meccanicamente due soldati, costringendola ad arretrare con le loro spade.
- Fatevi da parte voi due, piuttosto -. Una voce autoritaria alle loro spalle fece gelare il sangue nelle vene dei due Inglesi.
- Commodoro Maynard, ma questa donna… -
- Questa donna è molto più valente di voi due, voglio ascoltare ciò che ha da dirci -.
Angelica sorrise impercettibilmente al Commodoro che aveva avuto la premura di aiutarla nonostante, in quella situazione, fosse lei l’antagonista.
- Or dunque, il nostro magnanimo Maynard vi ha concesso il diritto di parola, non abusate di quest’opportunità e diteci per quale motivo queste due donne non possono raggiungere la morte, quest’oggi -. Chiese il governatore, senza abbandonare la propria postazione.
- Signor governatore, giovani soldati e cittadini di Nassau, quelle che avete davanti sono sì due tra le più temibili piratesse del mar dei Caraibi, ma sono pur sempre due donne. Come tali, oltre ad aver il diritto ad processo differente possono aver salva la vita in un determinato caso -.
Jack Sparrow arrivò giusto in tempo per udire la frase che avrebbe salvato la vita ad Anne e Mary:
- Denuncio la condizione di gravidanza di Anne Bonny e Mary Read che per tale motivo, nella mattinata in corso, non potranno essere giustiziate! -
In contrasto alla voce decisa di Angelica c’era il brulicare sconvolto dei civili che certamente non si erano aspettati un simile colpo di scena.
- Sei sicura, Angelica? Ciò che stai affermando è una cosa seria. Se questa cosa non dovesse essere vera potresti finire in prigione anche tu-. Le intimò Maynard, avvicinandola a sé.
- Sì, sono sicura -. Confermò la Spagnola.
- E sia! Che le due donne vengano sottoposte seduta stante ad una visita e, nel caso in cui quanto affermato fosse vero, che vengano chiuse in prigione fino al momento del parto, giorno cui sarà rimandata la loro morte -.
La voce autoritaria di Maynard eclissò quelle di tutti i presenti che tacquero immediatamente.
Anne e Mary vennero allontanate dal patibolo e portate lontane da occhi indiscreti.
In piazza l’attesa divenne snervante, pochi azzardavano parlare: i più si limitavano a guardarsi intorno e a immaginare cosa stesse accadendo.
Fu un’ora dopo, quando ormai tutti gli altri pirati erano stati giustiziati per lenire l’attesa, che il verdetto venne dato ai cittadini di Nassau:
Anne Bonny e Mary Read erano in dolce attesa da quattro mesi.

La piazza venne fatta sgomberare e le due donne vennero chiuse nel carcere al centro dell’isola che sarebbe stato il loro purgatorio per altri cinque mesi.
Angelica si stava allontanando dalla piazza quando un braccio forte, caldo e famigliare la trascinò dentro un vicolo.
- Tu… - Accusò Sparrow guardandola con gli occhi ridotti ad uno spillo.
- Yo -. Ribatté la Teach con un ghigno.
- Andiamo, non fare la pulcinella di mare che non ti crede nessuno, cos’hai in mente? -
- Questi sono affari miei -.
- No, questi sono affari nostri. Mi hai restituito la Perla, sono come minimo in debito -.
- Tks, Jack Sparrow in debito? Jack Sparrow che prova a pagare i suoi debiti? Adesso sì che posso dire di averle viste tutte -. Rise tentando di andarsene ma venendo nuovamente bloccata dal capitano.
- Mi fai davvero così nullafacente? -
- Sì, oltre a menefreghista, approfittatore, bugiardo e un altro centinaio di complimenti che potrei farti anche subito -.
- No grazie, conosco bene di mio le innumerevoli doti che mi caratterizzano -.
- Bien, allora lasciami andare! -
- Non prima che tu abbia risposto ad alcune domande che ho da porti -.
- E per quale motivo dovrei farlo? – Chiese con gli occhi lampeggianti.
- Perché anche tu sei in debito con me -.
- In debito? Mi hai tirata fuori da una situazione dopo avermici condotta, cabròn -.
Con quest’ultima frase riuscì finalmente a liberarsi dalla stretta d’acciaio del pirata e a sparire tra i cittadini Inglesi.
Gibbs arrivò pochi secondi dopo, affannato e con due bottiglie di rum in mano.
- Capitano, la nave è al porto -.
- Molto bene, ma non ripartiremo questa sera Mastro Gibbs, c’è ancora una questione che devo sistemare -.
- Che intenzioni hai, Jack? -
Il Capitano afferrò con indifferenza entrambi i boccali e si allontanò dondolando.
- Devo solo fare visita ad un paio di vecchi amici -. Concluse entrando con un sorriso dentro una locanda poco raccomandabile.

Quella notte, mentre i civili dormivano e solo poche guardie erano di pattuglia per via della situazione apparentemente tranquilla, una figura si muoveva agile tra i tetti più alti di Nassau, saltando da un cornicione all’altro e nascondendosi dietro i comignoli, di tanto in tanto, per evitare di farsi vedere dai pochi Inglesi armati.
Un’altra figura, incomparabile sia per quanto riguarda l’agilità che per la goffaggine, si muoveva a una ventina di metri dalla prima rischiando, spesso, di cadere per le strade.
Dopo l’ennesimo tonfo alle sue spalle, Angelica si girò con un dito sul grilletto della pistola carica che si trovò a puntare contro una bandana rossa conosciuta.
- Sparrow, che diamine ci fai qui? -
- Pago i miei debiti -.
- Tu sei pazzo -.
- Non sei la prima a dirmela e ti risponderò così come ho già fatto: se non lo ero ci provavo col cavolo! -
- Finiscila e tornatene alla Perla -. Lo zittì riprendendo a camminare.
Quello riprese a seguirla e immediatamente la Spagnola afferrò le due spade che teneva legate alle cintole e gliele puntò al petto.
- Guarda che non scherzo, Jack, vattene via -.
- Non prima di aver condotto fuori Rain e Gary -.
- Anne e Mary -.
- Come ti pare! -
Il Capitano la superò dondolando e si preparò a saltare su un altro tetto;
- Si può sapere cosa vuoi ancora? Si può sapere perché non mi lasci stare y non esci dalla mia vita una volta per tutte? -
Angelica porse queste domande con un tono rassegnato, supplichevole. Non era arrabbiata, era solamente in cerca di risposte, per sapere quanto il suo cuore avrebbe dovuto soffrire ancora.
- Ricordi quello che ti dissi a White Cup Bay? -
La Spagnola rifletté qualche lungo istante su quella domanda, cercando di capire a quale parte del lungo discorso che avevano tenuto, si stesse riferendo.
- Che non son… - l’interruppe.
- Che non sei incline a restare a guardare il mio suicidio -.
- Esatto. Quindi adesso andiamo a recuperare quelle due e poi lasciamo questo posto il prima possibile -.
Concluse Sparrow prima di spiccare l’ultimo salto.


(*) la nave che lenta sta andando, la meta raggiunge correndo. [Traduzione Hindi - Italiano]

L'angolo di Kengha:
Sono tornata! In ritardo -come sempre- e con un miliardo di motivazioni con le quali potrei giustificarmi ma che non affatto voglia di scrivere... diciamo solo che è stato il primo VERO Natale dopo 3 anni e che questo mi ha tenuta lontana dal PC (via da casa) per 4 giorni.
Comunque, questo è il penultimo capitolo, giusto? 
La storia si sta avviando verso la fine, giusto?
I nodi stanno venendo al pettine, giusto?
SBAGLIATO!
Questo capitolo mi ha fatto quasi diventare pazza ed ho dovuto dividerlo in due perché altrimenti sarebbero successe due cose:
a) Un capitolo lungo 12 pagine di word;
b) Un capitolo di 6/7 pagine in cui tantissime cose vengono raccontate male;

Diciamo che Morgan non stava né in cielo né in terra (stava per mare xD) però, scrivendo, è uscito questo personaggio che ho avuto voglia di approfondire un poco anche per meglio spiegare dei punti che avrei dovuto concentrare in un unico pezzetto nel capitolo finale.
QUINDI premettendo che sto già scrivendo il prossimo capitolo e che non tarderà ad arrivare, magari anche domani/dopodomani -non mi credete-... NE MANCANO ANCORA DUE!
Più cerco di fare tagli e più questa storia cresce, ma è possibile? 
Va beh, forse vuole solo vedere il 2013 xD 
Besos 

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Capitolo 23
*** Addii ***


ADDII


Angelica camminò con fare sensuale davanti alle guardie, aveva calato pericolosamente una spallina del lungo abito che aveva scelto per la missione e si muoveva ancheggiando facendo in modo che le gonne si alzassero con provocanti fruscii. Lo stretto corsetto rendeva le sue forme molto più invitanti di quanto già non lo fossero e il sacchetto con pochi spicci che teneva legato alla vita rendevano la sua posizione sociale piuttosto fraintenditoria.
 Iniziò a canticchiare in maniera disinteressata un vecchio motivo, volteggiando come una nuvola nel cielo.
- Yo-oh, Yo-oh, la spada, il corvo e il mare… -
Le guardie, stanche e rassegnate, sedute su due vecchi barili davanti il cancello delle prigioni, non si fecero sfuggire quell’invitante spettacolo.
Il primo, probabilmente un po’ brillo, diede un paio di gomitate al secondo, invitandolo ad osservare bene quale creatura il mare gli stesse offrendo.
Angelica ghignò impercettibilmente, conosceva troppo bene la mentalità degli uomini ed era sicura che anche quei due rampolli, nonostante il ruolo che ricoprissero, non fossero poi così diversi.
Una donna attraente e per di più sola non se la sarebbero di certo lasciata sfuggire.
- Si fermò con fare invitante accanto una vecchia scatola abbandonata a terra, in prossimità di un vicolo, e lì prese una piccola brocca contenente dell’acqua che cominciò a bere, lasciando che delle gocce sfuggissero alle carnose labbra e scendessero giù dal collo fino a dentro il corpetto.
Capì che il piano fosse riuscito quando i due Inglesi si avvicinarono lasciando l’ingresso scoperto.
- Signorina, non può fermarsi qui davanti. Abbiamo l’ordine di allontanarla -.
- Che peccato, una così bella serata e ancora non ho avuto alcun cliente. È una mia impressione o qui fa davvero caldo?- Domandò, pavoneggiandosi con fare esperto.
- Sì… eheh… caldo… - Biascicò l’Inglese più brillo.
La guardia più anziana e dall’aria più seria gli diede uno scappellotto
- Idiota, riprenditi. Non possiamo tradire la fiducia del Commodoro il nostro primo giorno di lavoro dopo la promozione, qui ne vale il posto di lavoro! -
- Sai, Thomas, avevo sempre sospettato che tu mi nascondessi qualcosa. In ogni caso, io non mi farò sfuggire questo bocconcino per dei tuoi “dubbi” -.
Subito l’altro si sentì ferito nell’animo, come osava quell’idiota di Bernard fargli una simile accusa! Era nota, a Nassau, la sua fama di invidiabile corteggiatore.
- Oh, ma finiscila. Ti farò vedere io! Dopo di me, sono sicuro che questa giovane si sentirà sazia per tutta la serata! -
- Ehy, c’ero prima io! -
- Non posso lasciarti andare per primo dopo una simile accusa! -
- Ma non tenevi così tanto al posto di lavoro, tu? -
- Al diavolo, il governatore riconoscerà che sono molto meglio io di quel merluzzo di Maynard. È solo questione di tempo! Per adesso… tengo di più alla mia reputazione! -
Angelica roteò gli occhi, esasperata. Appunto, tutti uguali.
- Ragazzi, ehy, ragazzi … perché litigare … -
Si avvicinò ondeggiando ai due e sussurrò la sua piccola proposta sconcia negli orecchi dei due Inglesi i quali la guardarono come fossero state aperte loro le porte del paradiso.
- Andiamo! – Esclamò il Bernard, che venne immediatamente trattenuto dal secondo.
- Frena, frena, frena! Dobbiamo ragionare bene, se ci allontanassimo le prigioni sarebbero esposte e se ci fermassimo qui davanti e uscisse il Commodoro potremmo dire addio al nostro posto di lavoro! -
- Giusto, Thomas, giusto. Sempre molto sveglio -. Constatò l’altro.
- Che ne dite de questo bel vicolo? È buio e di fronte le prigioni de Nassau. Voi terrete d’occhio gli altri mentre nessuno potrà tenere d’occhio voi… - Propose Angelica, entrando lentamente nell’oscurità.
- Andata, il vicolo ! – L’appoggiò Thomas.
- Sì, il vicolo! – Ripeté Bernard.
Fu questione di pochissimo, una volta avvolti dalla scura notte e ormai in procinto di iniziare il divertimento videro una figura avvicinarsi alle prigioni, un uomo alto, con la camminata stramba e una bandana rossa.
- Cavolo! -
I due fecero per correre verso l’entrata quando qualcosa fece gelar loro il sangue. Il classico rumore emesso da una pistola appena caricata.
- Zitti o sparo -. Ringhiò Angelica che teneva le due armi da fuoco ben salde nelle morbide mani.
- TU! – Abbaiò Thomas.
- Voi uomini siete tutti uguali, prevedibili, sciocchi, superficiali. Basta offrirvi qualcosa da mangiare e subito correte a fare baldoria -. Li schernì senza allontanare le canne della armi da fuoco dai loro petti.
- Ed è per questo che le prede devono iniziare a farsi più furbe dei cacciatori -. Concluse.
Thomas tentò di voltarsi, nella speranza di avvistare qualche via di fuga, con il solo risultato di un’altra pistola puntata alla tempia.
- Altolà amico, voi non intralciate i nostri piani e noi non vi facciamo esplodere la testa, comprendi? – Il sorriso sghembo del pirata con la bandana fece innervosire ancora di più l’Inglese.
- Jack, legali e raggiungimi dentro -
- Sì signora! -
Sparrow prese la fune che teneva attaccata alla cinta ed iniziò la sua grande opera mentre Angelica correva dentro.
-Amico, ti fai comandare a bacchetta da una donna!? -
- Zitto tu, ti ho forse detto di poter rivolgere la parola al grande Capitan Jack Sparrow? -
- Capitan? Che gli dèi ci assistano, un Capitano pirata che si fa comandare da una sgualdrina madrelingua! -
Jack avvicinò ancor di più la pistola alla tempia dell’Inglese.
- Non ti azzardare. Quella sgualdrina madre bocca … o in qualunque altro modo tu l’abbia appellata, è molto più intelligente e coraggiosa di voi due messi insieme. Probabilmente… è più coraggiosa di chiunque -.
- Le donne non erano portatrici di cattivi presagi, per voi pirati? -
- Non lei -. Concluse Jack.


Angelica, nel contempo, era nel cuore del carcere di Nassau e stava cercando disperatamente le due piratesse. Non era grande, come posto, ma aggirare la sorveglianza rendeva molto complesso anche l’attraversamento di un semplice corridoio.
Era arrivata al terzo piano per miracolo e finalmente notò un corridoio più isolato degli altri. Per quanto barbare potessero essere alcune persone, la salute era un diritto. Vista l’attuale condizione delle due donne, era logico fossero più isolate rispetto agli altri cani.
- Anne, Mary… - Sussurrò a metà corridoio, dopo essersi accertata che questo non fosse controllato.
- Angelica! – Esclamò la Bonny, sporgendosi dalla cella nella quale era stata rinchiusa.
- Anne! Dio mio, como estas? -
- Starei molto peggio, non fosse stato per te. Hai interrotto l’esecuzione, sei pazza? -
- Probabilmente -. Sorrise la Spagnola –Ma, ehy, dimentichi che sono la figlia de Barbanera! Se non mi concedo io qualche pazzia chi dovrebbe farla? -
- Non so, tutta questa situazione mi sa tanto “Jack Sparrow” -.
- Hai scordato anche che sono stata sua allieva -.
- Già… -
- Dove esta Mary? -
- Nel corridoio opposto, ci hanno volute separare. Prima l’ho sentita urlare, sono così preoccupata -.
- Non ti preoccupare, tra poco saremo molto lontane da qui. Vado a cercare Mary! -
Angelica si voltò e fece per andare nell’altro corridoio quando una voce rauca la fermò.
- Voi non andrete da nessuna parte, signorina.– Il vecchio uomo uscì dall’oscurità, doveva essere la guardia di turno che Angelica aveva aggirato poco prima per pura fortuna.
- Dite addio! – Esclamò con un sorriso sinistro, ponendo il dito sul grilletto della pistola già carica.
Un sparo riecheggiò tra le celle.
Angelica aveva chiuso gli occhi qua immediatamente per attendere il colpo… che non era arrivato.
- Jack…? – Domandò aprendo appena gli occhi castani e guardandosi disperatamente attorno alla ricerca del suo compagno.
- Non proprio -. Rispose una voce calda, mentre un uomo alto, attraente e in uniforme si avvicinava alla luce dei candelabri attaccati al putrido muro.
- Robert… - Disse con un sussurro, boccheggiando – Perché… ?-
- Perché, Angelica, non puoi morire -. Rispose, aprendo la cella di Anne senza la benché minima esitazione. La Teach fu nuovamente scossa dall’informalità con la quale le si era rivolto: Maynard non avrebbe mai dimenticato.
- Seguitemi, so dove si trova la vostra compagna. Rimanete qualche metro dietro di me e non ci sarà alcuno scontro -.
Le due annuirono e lentamente si avviarono verso il secondo corridoio del terzo piano.
- Un minuto, sento dei passi. State giù! – Esclamò Maynard posando l’agile mano sull’elsa della spada per poi sguainare l’arma appena un istante prima che l’intruso sbucasse nel corridoio dove erano lui, Angelica ed Anne.
- Fermo, fermo, fermo! No minaccia! -  Esclamò Sparrow alzando le mani con fare difensivo.
- Jack! Ma che diamine? Perché stai fuggendo, dove sono quei due? -
- E’ una storia buffa, davvero. Sembra proprio che il sottoscritto, nonostante i lunghi anni vissuti in mare, ancora non abbia imparato a fare i nodi … - Riassunse, imbarazzato.
- Si sono liberati? – Ringhiò Angelica.
- Se proprio vogliamo vederla sotto questa prospettiva… -
- Angelica, corri a liberare Mary Read. Questa è la chiave. Non fermarti e non pensare a noi per alcun motivo, ce la caveremo -. Ordinò Maynard, lasciandole la chiave.
- NOI? – Urlò Sparrow.
Purtroppo per lui non fece neppure in tempo ad elaborare bene la situazione che si ritrovò pienamente coinvolto nello scontro.
- Commodoro Maynard! – Esclamò, sconvolto, Thomas.
- Non vi permetterò di farle del male -. Ringhiò Robert, contrattaccando il suo stesso subordinato.
- Thomas, fermati, c’è il Commodoro, è tutto ok! – Esclamò Bernard, che si teneva a debita distanza.
- Non è tutto ok, testa di rapa! Il Commodoro è un loro complice, li sta aiutando a far evadere i prigionieri! Pensa, Bernard, per una buona volta in questa tua inutile vita, pensa un attimo! Se riuscissimo a sconfiggere il Commodoro Maynard probabilmente noi due verremmo promossi dal Governatore -. Riassunse, senza interrompere lo scontro.
- Oooh, giusto! –
- Ah, ci sei arrivato. Siano ringraziati gli dèi -.
Sparrow non diede il tempo al povero Bernard di elaborare al meglio la situazione che gli piombò addosso, iniziando il duello.
- Perché lo fate Maynard? Perché? Non che mi dispiaccia prendere il vostro posto, ma vorrei almeno sentire le vostre ragioni -. Disse Thomas, dopo aver disarmato completamente il suo avversario.
Maynard sorrise in maniera rassegnata, appoggiandosi con le spalle contro il muro.
- E’ stata una sola la ragione. Ed è stata una ragione dettata dal cuore -. Rispose, franco.
- L’amore. Sempre l’amore è la causa dell’umana pazzia! Mi dispiace per voi, Commodoro, ma questa vostra decisione sarà motivo della vostra morte! – Esclamò mentre gli occhi, arrancanti nella pazzia, bramavano vendetta. La lama affilata della spada s’infilò nel petto del Commodoro e poco dopo, l’uniforme candida di Maynard fu rovinata da una macchia scarlatta.
- Ora il Governatore avrà qualcuno di più meritevole al suo fianco! – Rise.
- Ma di certo non sarai tu -. Jack sparò all’avversario che si accasciò a terra, morto sul colpo.
Bernard era in un angolo, tremante. Era ferito, ma sarebbe sopravvissuto.
- Va’ a cercare qualche straccio con cui fasciare il Commodoro e sta’ attento a non farti vedere -.
- Sì signore… - biascicò, rassegnato.
- Jack! Jack, tutto bene? Ho sentito uno sparo! – Esclamò Angelica, correndo verso il Capitano con Anne e Mary al seguito.
- Sto bene… io -.
- Robert! Oddio, Robert! – La Spagnola si accasciò al fianco del Commodoro e prese la sua mano tra le sue.
- Robert, non lasciarmi! Non puoi andartene -.
Maynard accarezzò lentamente le guance calde della Teach e sorrise lentamente.
- Stai bene? – Domandò con lo sguardo perso.
- Per una volta, almeno per questa volta, non pensare a me -. Rispose Angelica, con la voce spezzata.
- Come potrei non pensare a te? Avrei dovuto esserci prima per te, avrei dovuto esserci nel momento del bisogno… e non quando avevi già preso in mano la tua vita dopo aver atteso un principe azzurro che non era mai arrivato -.
Angelica sospirò, tenendo gli occhi bassi.
- Io lo so, lo so che hai provato a fuggire. Lo so che hai tentato di scappare dalla pirateria anche quando non avevi altra scelta -.
Jack osservò la scena spaesato, a cosa si stava riferendo? C’era ancora… dell’altro?
- Ricordi quel ballo in maschera a Cadice? – Domandò Maynard, senza distogliere lo sguardo dagli occhi castani di Angelica. La Teach annuì, leggermente.
- Mia cara Giulietta, sappi che il tuo Romeo non sarà morto invano -.
Angelica a quel punto non riuscì più a reprimere i suoi sentimenti e si abbandonò alle lacrime.
Jack assistette taciturno alla scena: Maynard era stato più presente di quanto avesse immaginato, nella vita di Angelica. Più presente di quanto lei stessa non si fosse resa conto.
- Commodoro… ecco … - Quando Bernard tornò fu Mary a scuotere rassegnata la testa.
- Angelica, va’ fuori con Anne e Mary. Questo posto brulicherà presto di Inglesi e loro due dovranno essere lontane -. Ordinò Sparrow.
- E tu cosa farai? – Chiese la Read, sorpresa.
- Vi coprirò le spalle! – Esclamò, strizzando un occhio con aria d’intesa.
- Va bene… - Acconsentì la Teach, allontanandosi presto con le due piratesse.
- Angelica, era dunque lui quell’uomo di cui non avevi mai saputo il nome? Era lui quel giovane da cui eri fuggita? – Domandò Anne, mentre si affrettavano ad abbandonare il carcere.
Angelica aveva narrato alle due della sensazionale notte a Cadice sulla Revenge e a quanto pareva erano state entrambe molto attente.
- Era lui Anne, era lui. Avevo già deciso la mia strada quando presi parte al ballo in maschera, ma volevo assaporare per una volta, per una sola volta, il sapore della nobiltà. Volevo conoscere ciò a cui stavo voltando le spalle. Anche se credo di essermene resa realmente conto solo ora -.
- Rimpianti? -
- Soltanto uno -.
- Quale? -
- Non aver avuto il tempo di dire al mio Romeo che, in un’altra vita… in altre circostanze, l’avrei sicuramente amato -.
Le tre si affrettarono fuori dal carcere e corsero giù al porto, con Bernard alle calcagna.
La William oscillava maestosa tra le onde arancioni.
- Herik! – Chiamò Angelica.
- Comandate, signor capitano -.
- Non sono il tuo capitano, Herik. Non più. Loro sono Anne e Mary, le uniche a poter reclamare il timone della William. Voglio che facciate vela verso una baia sicura, voglio che tu ti prenda cura di loro. È il mio ultimo ordine -. Comandò.
- Come desiderate, miss Teach. Non vi deluderemo -.
- Bernard verrà con voi, non è nuovo del settore: ha navigato sotto il vessillo Inglese e credo gli farà bene un po’ di avventura -.
Morgan sorrise, lieto di avere nuovi compagni.
- Certamente, benvenuto a bordo, amico! – Esclamò stringendogli energicamente la mano e aiutandolo a salire a bordo.
- Quindi… questo è un addio? – Chiese Mary, tenendo gli occhi bassi.
- I mari sono grandi, ma sono certa che avremo modo di rincontrarci, un giorno -. La rassicurò Anne.
- Un giorno. Dopo aver vissuto la nostra vita col vento in poppa, dopo aver scoperto tutto ciò che il mare nasconde, quando i nostri nomi saranno leggenda -. Sorrise Angelica.
- Ci mancherai -.
La William salpò quella calda mattina di inizio Settembre e Angelica non l’avrebbe più rivista.

Jack aveva appena finito di nascondere il cadavere di Thomas che si sentì una flebile voce sussurrare qualcosa nell’oscurità.
- Sembra buffo, ma l’unica donna di cui sono innamorato, è l’unica a non essere mai caduta tra le mie braccia- Gli occhi chiari dell’Inglese erano dipinti di pura rassegnazione.
- Non è buffo, compare, ti capisco-. Sussurrò il capitano, avvicinandosi.
- Jack Sparrow. Morirò col tuo nome impresso nella mente. Il nome dell’uomo che me l’ha portata via -. Sussurrò, guardandolo ancora una volta… come volesse imparare a memoria i tratti del suo rivale.
–Promettimelo, Sparrow. Promettimi che non la lascerai andare. Che non la farai fuggire… promettimelo -.
Jack si piegò sull’Inglese morente e si sporcò le mani del suo sangue.
- Te lo prometto -.

La scialuppa dei ritardi:
Questo capitolo è stato il più traumatico della mia carriera di scrittrice, sul serio! L'avevo praticamente finito di scrivere ad inizi Gennaio ma il risultato era così scadente che ho cancellato tutto poche ore prima dell'ipotetica pubblicazione. 
Ho dovuto rilggere TUTTA la storia dall'inizio, concentrandomi bene sui capitoli in cui è presente Maynard, per poter scrivere questo. Sicuramente è uno dei capitoli più importanti di tutta la Fan Fiction.
Vi confesso che la morte di Maynard non era affatto prevista, ma lasciarlo vivere mi sarebbe sembrato piatto e avrebbe fatto perdere alla storia quel po' di drammaticità presente in ogni capitolo della saga di POTC.
Ispirandomi a Norrington (si è capito, vero? xD) ho costruito Maynard e sempre ispirandomi a James, l'ho distrutto.
Il ballo in maschera è la mia "ultima trovata" in previsione di una nuova Shot. 
Quella dal punto di vista di Jack non vuole proprio uscire quindi, nel frattempo, pianifico un po' il passato di Angie :3
E' probabile che accenni ancora un po' al ballo nel prossimo capitolo -l'ultimo-, ma la vera vicenda vi verrà narrata in una storia a parte.
La fine è vicina!
(Non vi prometto nulla che tanto sapete meglio di me che il capitolo arriverà in ritardo ç.ç)
Besos a todos

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Capitolo 24
*** Libertà ***


Libertà


Quando Jack uscì fuori dalle prigioni, di Angelica non vi era traccia: si guardò intorno più volte per alcuni minuti, preoccupato. Dove poteva essere finita? Di certo non sarebbe potuta arrivare lontano con quel posto brulicante di Inglesi! Fu confortato dalla voce consumata del suo quartiermastro, che si avvicinò al Capitano offrendo una bottiglia di rum.
- Un’altra missione è stata compiuta, capitano! – Sorrise, lasciando il boccale nelle mani esperte del suo superiore.
- Compiuta, sì. Andata. Gibbs, il sottoscritto avrebbe una domanda da porti, una domanda piccola, insignificante, passeggera … -
- Illuminami! -
- Dove diamine è finita Angelica?! – Abbaiò, facendo mutare completamente espressione al povero Joshamee.
Il vecchio pirata sospirò e si asciugò un po’ di sudore dalla fronte:
- E a te quella donna non interesserebbe, eh Jack? -
- Questo l’ho detto maree addietro -. Ringhiò Sparrow.
- Lo so, ma anche maree addietro era una menzogna -.
- Sei qui per farmi la predica o vuoi aiutarmi a cercare Angelica? -
- Non ce n’è bisogno, è sulla Perla -.
- E dillo prima! – Jack si avviò con passo dondolante alla grande nave dalle vele nere, attraccata poco distante, quando Gibbs lo richiamò con fare paterno.
- Jack, è distrutta -.
Il capitano si arrestò improvvisamente –Lo so. Facciamo vela per Tortuga, se il vento non cambia arriveremo questa sera, affittiamo tre camere. Ha bisogno di pensare e di decidere cosa voglia fare della sua vita -.
- Da quando ti interessa cosa realmente voglia quella donna? -
Sparrow non rispose. Già, da quando? In qualche momento, durante quel viaggio, qualcosa era cambiato. Doveva essere cambiato… solo che faceva ancora fatica a rendersene conto.
- Tortuga, Gibbs -. Ordinò, salendo sul grande e amato veliero. Non aveva voglia di parlarne, non in quel momento, non quando un uomo più meritevole di lui era morto per difendere la donna che amava.

Arrivarono al rifugio dei pirati quella sera, Tortuga era sempre caotica e fu faticoso raggiungere la locanda, soprattutto con Angelica che aveva un’andatura e un umore piuttosto discutibili.
- Tre camere da letto, vecchio mio! – Ordinò Sparrow al locandiere, facendo sfoggia del suo classico sorriso sghembo.
- A nome di chi? -
- Come a nome di chi? Sei al cospetto del grande Capitan Jack Sparrow! – Esclamò, indignato.
- Jack Sparrow? – Più di qualcuno, tra i presenti, non si fece sfuggire quella dichiarazione.
- Quel Jack Sparrow? Lo stesso Jack Sparrow che mi deve dei soldi da quasi sette anni? -
Jack deglutì: debiti, no bene.
- Signori miei, che ne dite di discuterne da buoni colleghi quali siamo davanti un bel bicchiere di rum? Beviamoci su! Come dico sempre … -
- Sai che fine farà quel bicchiere di rum se non ci ridai subito i nostri soldi? – Ringhiò un pirata massiccio, venendo accompagnato subito dalle grida furenti di tanti altri.
- Sentite, cari compari, se il sottoscritto avesse per caso –maree addietro… molte maree addietro- avuto quelle ingenti somme di denaro e poi, in seguito a discutibili avventure nelle quali si è ritrovato coinvolto senza la benché minima idea del come, quando e perché, abbia perduto tutto quanto? Direi che la cosa potrebbe ritenersi un incidente o un imprevisto… un incievisto! E dunque, perché prendersela così col sottoscritto per un incievisto visto che, qualunque cosa voi possiate dire o fare, queste somme non riuscirebbero, comprendete? -
I presenti si guardarono un attimo negli occhi, cercando di rielaborare le parole del capitano, sperando di coglierne il senso.
- Uccidiamolo -. Disse uno che probabilmente fu il primo a giungere alla conclusione che quei soldi Sparrow non li aveva.
Uno sparo secco riecheggiò nell’aria e la maggior parte dei pirati si arrestò.
- Non so quanti denari vi debba Sparrow, ma credo che questi siano più che sufficienti a saldare tutti i debiti e ad affittare tre camere -. Tagliò corto Angelica, in piedi sul bancone, tirando a terra un sacco di medie dimensioni pieno d’oro e pietre preziose.
- E come potremmo fidarci di voi?! Una donna! – Esclamò sprezzante uno.
- Una delle donne di Sparrow!- Aggiunse il secondo.
Angelica puntò senza esitazione la pistola alla gola del secondo e ringhiò – Non ho detto che dovete, ho detto che è l’unica cosa che potete fare. E comunque non sono una delle donne di Sparrow, sia ben chiaro. Per non parlare del fatto che conosca la maggior parte di voi cani… ma naturalmente vi sarà difficile riconoscere il vostro vecchio capitano Rodriguez -.
- Rodriguez? – Alcuni pirati rabbrividirono, altri sbiancarono.
- Rodriguez è morto! L’ha ucciso Barbanera! -
- Rodriguez non è morto! Né l’ha ucciso Barbanera! Rodriguez era una donna e l’avete davanti. E per giunta, questa donna è Angelica Teach, erede di Edward Teach nonché sua unica figlia -. Esclamò senza alcuna esitazione.
In molti si ritirarono, altri ancora mollarono l’oro come portasse sfortuna, la maggior parte si limitò ad abbassare la testa.
- Capitano Rodriguez… Capitano Teach, vi prego di perdonarci -. Fu l’uomo massiccio a parlare che, inginocchiato ai piedi di Angelica, sembrava un cane tanto grosso quanto indifeso.
La Spagnola si limitò a farlo rialzare per poi gettare un’ultima fugace occhiata all’uomo al bancone, al quale tirò quello che sembrava essere un grosso smeraldo.
- Prendiamo tre camere -. Disse secca, salendo le scricchiolanti scale della locanda e avviandosi con disinvoltura al piano di sopra, lasciando la maggior parte dei marinai al piano di sotto, scioccati.
- Che roba! Come hanno chinato il capo quando avete nominato Rodriguez e vostro padre! Temono anche solo il vostro nome, signorina Teach -. Constatò Gibbs, ancora meravigliato da quanto appena successo.
- Il mio nome è un peso più grande di quanto già non appaia e abusarne in questo modo per difendere la vita a Sparrow è stato un vero azzardo -.
- Un azzardo… - Ripeté a bassa voce Jack, per misurare bene l’importanza di quelle parole.
- Un azzardo necessario -. Concluse la donna, chiudendosi dentro una camera. Presto imitata dagli altri due pirati.

Quella notte Jack bussò ripetutamente alla porta di Angelica, la quale aprì leggermente frastornata;
- Non riuscivo a dormire, ho pensato “quale occasione migliore per una bella chiacchierata! – Esclamò Jack, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi – Ehm.. ehm… ho il rum…! – Aggiunse subito dopo, sperando fosse un’arma migliore per persuadere la sua compagna.
- Vieni dentro e basta, Sparrow -. Ordinò Angelica, rintanandosi nell’oscurità; a Jack non erano sfuggiti né il viso arrossato né gli occhi lucidi, ma preferì non indagare.
- Carini, i tuoi amichetti là sotto! Certo… qualcuno era un po’ tanto puzzolente o orripilante ma sembrano simpatici. In fondo -. Iniziò, porgendole uno dei due calici.
- Andiamo Jack, vorresti davvero farmi credere che tu sei qui solo per parlare delle –discutibili- condizioni della mia vecchia ciurma? -
- Già, infatti, non sono qui per questo. Sono qui per farti delle domande -.
- Cosa ti spinge a credere che sarò lieta di darti delle risposte? -
- Sesto senso -.
- Allora cominciamo -.
- Da dove è uscito quell’oro? Da dove è riuscita la Perla Nera? Cosa c’era nel forziere? Non era vuoto? -
- Sì, o parzialmente. C’era un solco laterale a forma di croce, che Hector ha confuso per un semplice abbellimento, ma che in realtà corrispondeva alla mia collana, la chiave per il doppiofondo. In ogni caso, anche il doppiofondo era sotto un rito: solo chi avrebbe voluto il tesoro non per avidità, ma per altri scopi, sarebbe stato in grado di vederlo.
-E tu lo volevi per salvare Anne e Mary -. Ipotizzò il Capitano.
-Io lo volevo per salvare tutti noi -.
- E tuo padre ti ha lasciato il potere più grande dei Sette Mari per… insomma, con la consapevolezza che tu avresti aiutato me o altri? Andiamo, credo che ti conosca almeno quel poco che basta per capire che l’avresti usato per questo genere di cose -.
- No, mio padre mi ha lasciato il forziere per questo -. Angelica prese da una tasca interna della sua giacca una carta dove c’era scritto “Immortalitatem”.
- Tuo padre ha scoperto il segreto? Il segreto della vita eterna? -
- Non mio padre, Morgan prima di lui e tanti altri ancora. Ma l’immortalità ha il suo prezzo: un’anima dannata, una vita incompleta, il cuore pieno d’odio e gli inferi dietro l’angolo. Era per questo che stava cercando di raggiungere la fonte, sarebbe stata un’alternativa perfetta… se solo fosse arrivato in tempo. Per realizzare i suoi desideri dovrei resuscitarlo con queste formule che, oltre ad una nuova vita, concedono anche l’eternità a disposizione -.
-E tu, vuoi resuscitarlo?- Domandò Jack, preoccupato.
Angelica avvicinò la vecchia carta ad una candela abbandonata sul comodino di fianco al letto della sua stanza e bruciò il foglio senza alcuna esitazione. Sparrow vide il segreto più grande della pirateria ridursi in cenere in pochissimi secondi. Boccheggiò, sconvolto.
- Perché? – Domandò, con un filo di voce acutissimo e muovendosi a scatti, come fosse stato colpito da innumerevoli spasmi.
- Nessuno può ambire all’immortalità. Neanche lui. È qualcosa di troppo grande e pericoloso per noi uomini -.
- Angelica, ma ci pensi? Una vita per mare, l’eterna giovinezza, tutto il tempo a disposizione senza temere la morte che ti aspetta dietro l’angolo -.
- Sì, ci ho pensato, Jack. Ci ho pensato. I tempi cambieranno e la pirateria non è destinata a vivere per sempre: ci ritroveremo in un mondo che non ci piace più, che non vogliamo più, senza scopi perché abbiamo già avuto dalla vita tutto quanto, perché abbiamo trovato tutti i tesori ai quali un uomo può ambire; senza sogni perché si sono spenti con la speranza della vecchiaia, senza cuore perché quello continuerà ad invecchiare.
Per quanto mi riguarda, preferisco vivere una sola vita aperta all’immensità dell’ignoto e morire da pirata, piuttosto che rassegnarmi alla monotonia di un mondo che conosco a memoria e dal quale non potrei mai uscire.
Un giorno saremo leggenda, Jack. Tutti noi faremo parte del passato, ma verremo ricordati! Se tu continuassi a vivere, nessuno si ricorderà mai di te, il grande Capitano Sparrow sarebbe costretto a nascondersi per sempre: è anche la morte a fare l’uomo. Èsoprattutto la morte a fare l’uomo -.
Jack rifletté a lungo su quelle parole, sotto questo punto di vista non ci aveva mai pensato. Istintivamente il suo pensiero fu rivolto a William Turner, che avrebbe continuato a vivere per sempre, avrebbe visto la sua Elizabeth invecchiare, i suoi figli morire e non avrebbe mai potuti ribellarsi da quello che era un destino obbligato.
Si riscosse dai suoi pensieri, pensando che non fosse il momento di dover fare il sentimentale quando la vita di qualcun altro, la vita di qualcuno ben più vicino di Will o Elizabeth, fosse in una situazione alquanto precaria.
- Altra domanda! – Esclamò, sedendosi sul letto accanto ad Angelica ed aggiungendo subito dopo – Sei ancora arrabbiata con me? –
- No. Non credo … come potrei, infondo? Mi hai salvato la vita e mi hai aiutato a salvare Anne e Mary, direi che hai avuto modo di farti perdonare -.
- Bene -. Sparrow si alzò dal letto ma poi si bloccò all’istante – Ultima cosa! -
- Ultima -.
– Tu, che vuoi fare? -
Si accorse subito di aver toccato il tasto dolente della sua compagna, poiché quella abbassò lo sguardo.
- Io non so cosa voglio fare. Non so se andare avanti o scappare, scappare come hanno fatto Anne e Mary, prendermi una pausa e magari non ritornare mai più -.
- Se tu fossi voluta scappare l’avresti già fatto da molto tempo, ne hai avute di occasioni per farlo -.
- Ne ho avute, ma solo adesso mi rendo conto che probabilmente avrei dovuto farlo davvero -.
- Quindi? -
- Quindi domattina lasceremo Tortuga, la Perla Nera ti porterà verso l’ignoto ma prima, mi lascerai in qualche luogo dove potrò ricominciare a vivere daccapo -.
- E’ la tua scelta definitiva ? -
- Immagino di sì -.
- Benissimo -. Jack si avviò verso la porta – Verrò a svegliarvi di buon’ora, signorina Teach -.

***

La mattina seguente, il trio si ritrovò a far colazione ch’era l’alba, all’oscuro del fatto che fossero osservati.
- Affermativo capitano, Sparrow è dentro la locanda! – Esclamò un ometto basso, con morbidi capelli biondi e un viso fin troppo conosciuto da quelle parti.
- Benissimo, Scrum! Il che vuol dire che la Perla Nera è incustodita! -
- Così sembra -.
- La Queen Anne’s Revenge mi ha reso un buon servizio, ma la Perla Nera è l’unica. Presto, sbrighiamoci prima che quei tre si accorgano di noi! -
- E lasciare qui la Queen Anne’s Revenge? -
- Sì, Scrum. Per quanto possa essere maestosa, anche le sue vele rosse impallidiscono davanti l’eleganza della Libertà. Per come è andato questo viaggio, direi che è un capriccio che posso permettermi -. Ringhiò, per poi zoppicare senza esitazione verso la Perla, seguito da una ciurma più o meno d’accordo.
Quando Jack, Gibbs e Angelica abbandonarono la vecchia locanda il capitano inspirò profondamente la brezza marina.
- Tortuga. Quanto mi era mancata! Bene, gioia, io direi di lasciarti in qualche posticino tranquillo: Port Royal, Saint Dominique, Hispaniola… - Si rivolse ad Angelica, accompagnando la proposta con un grande sorriso.
- Certamente, anche se ritengo Saint Dominique un po’ troppo caotico, non credi?-
Jack cercò di deglutire, rabbrividendo quando notò che la sua bocca fosse terribilmente asciutta; era sempre quello, l’effetto del passato. Deserto, grande, inospitale e… terribilmente bollente.
- Caotica -. Meditò a lungo su quella parola.
- Ehm… Jack?- Chiamò Gibbs che, tuttavia, non fu degnato di alcuno sguardo o risposta: Sparrow era assorto nei propri pensieri.
- Capitano -. Riprovò pazientemente Joshamee, riportando un nuovo fallimento.
- SPARROW LA PERLA E’ AL LARGO! – Gridò Angelica, capendo a cosa il povero quartiermastro stava provando disperatamente ad arrivare.
- Perla COSA? – Urlò di rimando Jack, guardando sconvolto il grande e maestoso vascello allontanarsi tra le onde.
- Hector -. Sibilò a denti stretti, con gli occhi castani ridotti a fessure, mentre continuava a fissare la Libertà che intanto spariva lontana all’orizzonte.
- E adesso? Che si fa? – Domandò Gibbs.
- Ci serve una pala -.
- Una pala? -
- Sì, una pala -. Ripeté Jack, spiritato.
- E.. se posso, a cosa servirebbe questa pala? –
- Mio carissimo Gibbs, caro, carissimo quartiermastro, come puoi pormi una simile domanda? A cosa servono, solitamente, le pale? Scava un po’, in quella tua mente barbuta -. Lo incitò Sparrow.
Il pirata arricciò il naso e iniziò a riflettere – Servono per scavare! – Esclamò dopo pochi secondi, illuminato.
- Benissimo! Vedo che facciamo progressi! – Sorrise Jack, posando paternamente una mano sulla spalla dell’altro.
- Già! … Ma non capisco ancora a cosa possa servirci una pala -. Disse sinceramente Gibbs.
Sparrow si voltò, indignato da tanta stupidità – Mi sembra ovvio -. Affermò, secco – Per seppellire Hector una volta che l’avrò fatto secco -.
- Sì! Gran bel piano! Unica problema: come raggiungiamo Hector? –
- Ehm, un passo alla volta caro Joshamee -. Disse Jack, che ancora stava riflettendo sul suo piano riguardante la pala.
- Altra domanda -.
- Ultima -.
Dejavu
- Dov’è la signorina Teach? -
Jack subito sgranò gli occhi, possibile che Angelica fosse riuscita a sparire in quei cinque minuti di distrazione?! Aveva una capacità di dissoluzione quasi superiore a quella di Teague; tuttavia, in quella determinata occasione, Jack pensava di sapere dove poter trovare la Spagnola.
Iniziò a camminare piuttosto rapidamente lungo il porto di Tortuga, puntando gli occhi sui numerosi vascelli attraccati, cercandone uno in particolare. Uno grande, maestoso, di un rosso scarlatto e con un terrificante scheletro a prua.
Dopo poco, ecco comparire la Queen Anne’s Revenge in tutta la sua maestosità: il veliero di Barbanera era terrificante anche sotto i raggi del sole mattutino.
- Eccola lì! – Esclamò, improvvisamente più tranquillo.
Angelica sul ponte di bordo libero e osservava l’oceano con immensa malinconia. Finalmente poteva scegliere, ma qualcosa le diceva di essere indirizzata verso la scelta sbagliata, qualcosa che la legava da troppo tempo alla pirateria.
Quel qualcosa erano i ricordi. I ricordi di una vita, la sua.
- Potresti solcare gli oceani per un centinaio di anni eppure morire con la certezza di non averne esplorato ogni angolo -.
La voce calda alle sue spalle portò la donna a voltarsi, Jack era lì e la guardava con degli occhi che giurava di non aver mai visto in lui. E questo la spaventava.
- Presuntuoso, pretendere di far tuo il mare -.
- Non ho detto di volerlo per me, ho parlato di conoscenza -.
- E da quando la conoscenza importa più del potere, per te? -
- Da quando mi sono reso conto di non sapere neppure la metà delle cose che speravo di conoscere -. Ribatté Sparrow, sorridendo, venendo immediatamente ricambiato dalla compagna.
- E adesso, che si fa? – Una domanda aperta… ma con un preciso indirizzo.
- Non ne ho idea. Tutto quello che ti ho detto ieri sera è… -
- Crollato?-
- Già -. Sospirò la donna, senza staccare gli occhi dalla grande massa acqua, infinita all’orizzonte.
- Ho pensato a tante volte ad una vita diversa, per me. Ad una vita agiata, con uomini, fiori, gioielli, balli, una grande casa … è un pensiero che ho continuato a fare fino a questa notte. Le colline verdi delle campagne di Siviglia, delle passeggiate a cavallo, il tè pomeridiano… sembrano cose assurde, vero? Sembrano appartenere ad una realtà distorta, lontana, frutto di immaginazioni popolari. Quando, in verità, è la nostra di realtà ad essere la vera leggenda -.
 - Stai decidendo di abbandonare la fiaba? – Chiese il capitano.
- Definire la “pirateria” una fiaba mi sembra decisamente azzardato, anche per un tipo impavido come te. Le fiabe hanno sempre un lieto fine, parole che questo mondo non credo conosca. Ad ogni modo, non credo di poterne più uscire… sono troppo dentro -.
- Sì, sei troppo dentro, Angelica. Ma non sei dentro da adesso, né da quando ti ho portata via dal convento. Sei dentro da sempre -.
La Spagnola si voltò a guardare Jack interrogativa, il suo sguardo non lasciava trapassare alcuna emozione, il suo discorso era dannatamente serio.
- Tu sei Angelica Teach. Il tuo nome era leggenda da quando probabilmente eri ancora in fasce, non avresti mai sentito tua una vita semplice e ordinaria come quella di una qualsiasi damigella. Tu non sei mai stata la damigella, Angelica, tu sei sempre stata molto di più -.
- E’ un modo carino per dirmi di rimanere ed essere un pirata?- Sorrise
-Tu non sai per quanto tempo la mia bussola abbia puntato verso Siviglia; tu non sai per quanto tempo avessi voluto tornare indietro e mollare tutto.-
-E perché non l’hai fatto?-
-Avevo paura.-
-Di cosa? Di me, o di amare?-
-Di amare te…-
Quella nuova confessione lasciò Angelica spiazzata, la bussola di Jack allora aveva sempre funzionato bene. E semplicemente aveva puntato in una direzione diversa da quella voluta dalla mente: aveva puntato verso l’unica vera cosa che Jack avesse mai voluto con tutto sé stesso. Con tutto il suo cuore.
- Hai perso la Libertà, Jack -. Disse facendosi seria, sapendo che quello di Sparrow era l’ennesimo capriccio. Un’altra voglia passeggera.
Ma Sparrow scosse la testa e si avvicinò a lei, cingendole la vita con le mani tatuate. Fingendolo un gesto casuale si sfiorò un paio di volte il fazzolettino che lei gli aveva donato in cambio della meravigliosa ametista, poi tornò a guardare la Spagnola negli occhi.
- Ti sbagli, l’ho appena guadagnata -. Sorrise, stringendola di più a sé.
La sua relazione con Angelica era stata la più violenta, la più movimentata e decisamente la più passionale di tutta la sua vita sconclusionata. Ma quello che stava provando in quel momento, era certo di non averlo mai provato prima.
- E’ la tua scelta definitiva? – Ghignò la Teach, scaltra.
Jack arricciò i baffi – So già che me ne dovrò pentire presto, ma cos’è la vita di un pirata senza qualche rischio? Fa parte del mestiere -.
Lentamente si abbassò per baciarla e lei non perse tempo, incontrate le sue labbra gli si gettò addosso con foga, stringendogli le braccia attorno al collo, lasciandosi sollevare dalle sue braccia forti.
- Sono incinta -. Gli sussurrò in un orecchio, lasciandogli qualche secondo per elaborare bene le complicate parole.
- Tu.. cosa?! -
- Ho provato a dimenticare quella sera, non ci sono riuscita -. Rispose con una finta aria innocente, che le donava un aspetto bambinesco e terribilmente falso.
- E’ per questo che sapevi di Anne e Mary? -
- Loro sono come me. In tutto e per tutto -.
- Quindi? Cosa si fa? Dobbiamo trovare una baia sicura dove metter su casa? -
La Spagnola spintonò il capitano con fare giocoso – Non fare l’idiota! Sono incinta, non malata! Abbiamo troppi viaggi da fare, metter su casa non è tra i miei programmi attuali -.
- E cosa ci sarebbe tra i tuoi programmi, sentiamo… -. Sorrise Jack, avvicinandosi già desideroso di un altro bacio.
- Recuperare un grande veliero nero e una spada di proprietà, ma prima credo che dovremmo recarci alla locanda “la figlia del capitano” e trovare qualcuno che ci dia una mano in quest’ impresa -.
- Si sentirà di nuovo parlare del grande e temibile Capitano Teach -. Affermò Sparrow.
- Probabilmente, intanto mi sono giunte delle voci… - Disse vaga la Spagnola, tenendo un sorrisetto furbo.
- Che genere di voci? Girano di continuo! -
- Jack Sparrow è a Londra e recluta una ciurma! – Esclamò con decisione.
- Davvero? Allora direi che è il caso di farle avverare. Mastro Gibbs! Stringete il vento e spiegate le vele, si parte per la città dei damerini! -
- Sì signor Capitano! -
Jack si avvicinò al timone, accompagnato da Angelica, che si sedette al suo fianco con le gambe accavallate sensualmente.
- E ora portami all’orizzonte… Yo-oh beviamoci su! -


IL VIAGGIO E' FINITO, MA LA LORO STORIA CONTINUA...

Non so se piangere, ridere, o urlare. Dopo un anno e mezzo è impossibile non affezionarsi ad una storia... e probabilmente mi mancheranno un sacco i messaggi con scritto "recensione modificata"... che implicavano richieste di aggiornamento xD
Anche questa volta non mi sono smentita e sono riuscita a fare un doppio ritardo (sia nelle risposte alla recensioni, che nella pubblicazione); NON HO VOLUTO RILEGGERE IL CAPITOLO non so se ci sono errori, né ripetizioni, ma davvero non ho avuto il coraggio di rileggerlo altrimenti  non mi sarebbe piaciuto e l'avrei cancellato. Sicuramente.
Riconosco questo come un capitolo piuttosto travagliato: dopo aver cancellato erroneamente la prima parte (ritrovata per pura fortuna dopo 5 giorni di "sciopero"), avevo avuto un blocco totale nella seconda, precisamente nel momento in cui sarebbe dovuto rientrare in scena Hector. La scaletta era troppo generica e non sapevo bene come far tornare Barby -infatti non sono proprio soddisfatta della sua comparsa "flash"-... quindi non biasimatemi se la sua scena fa un po' schifo! 
Nell'ultima parte so di essere scesa in un OOC tremendo, ma davvero non sapevo in che altro modo farla finire. Speriamo bene. 


Adesso, dimenticando il capitolo, veniamo a noi. Tante volte ho pensato a questo momento e ogni volta mi venivano in mente centinaia di cose da dire pensando anche "questa mi conviene appuntarla, altrimenti la dimentico". Risultato? Ho dimenticato tutto, quindi non so proprio come commentare questo "addio".
Innanzi tutto voglio ringraziare le mie fedelissime: 


Rosaspina_ (Che per me resta Cheryl u.u) grazie mille del sostegno e dei commenti semplicemente unici su "Maynacoso", ci sono voluti 24 capitoli ma ce l'ho fatta a fartelo accettare! Mi ritengo soddisfatta di me stessa. Spero di risentirti presto, adoro le tue recensioni.

Eniv (Cos'è 'sta moda di cambiare nomi? A stento ti riconoscevo! D: Per me resti Vivienne!) grazie delle continue "modifiche alle recensioni", quei messaggi mi facevano rabbrividire però ogni richiesta di aggiornamento è stato per me un piccolo successo personale, perché vuol dire che la mia storia ti ha coinvolta molto. Quindi grazie di cuore.

Fannysparrow, SOMMA FANNY! Che dire di te? Mi aiuti sempre e non ho dimenticato di dover passare dalle tue zone per una bella raccolta sostanziosa su Capt. Jack Sparrow, sicuramente tra facebook e nuove recensioni (da parte della sottoscritta, sta volta) ci sentiremo presto! :)))

Mad_, che è sparita negli ultimi capitoli ma che ringrazio anche per aver inserito tra i preferiti le mie shot! 

LordBeckett, sparito da mesi (sia sul sito che da Facebook)... cavolo quanto si sente la sua mancanza! Non pensavo di poterlo dire di un Inglese. Le sue recensioni erano a dir poco straordinarie e confido ancora in un suo "gran ritorno".

Cable, anche lui dissolto nel nulla... ma sentito più recentemente del vecchio Cutler. Grazie per le belle recensioni, spero di risentirti presto.

ARRIVATA A QUESTO PUNTO DOVREI RINGRAZIARE TANTE ALTRE PERSONE CHE HANNO AVUTO LA PREMURA DI LASCIARE ANCHE SOLO UNA RECENSIONE ALLA MIA STORIA:
SabakuNoMe, Mary_TokioHotel_98, Bek Fey, Chemical Marty, Nico24, vegeta4e, Carmaux95, Hermes Shoes, AnyaSparrow, Scemafranci, TilT3, Wany97, Sux Fans, Serena Barrow, Piratessa, Tigrotta 257.

Il sostegno di ognuno di voi è stato FONDAMENTALE per me. Mi ha aiutato a crescere e ad essere più sicura, quindi vi sono davvero debitrice, debitrice di un debito difficilissimo da saldare.

Probabilmente, tornerò con qualche SHOT sulla nostra amata coppia e probabilmente scrivendo anche per la prima volta *rullo di tamburi* una WILLABETH. 
Lo so, lo so, per una che scrive di Jack e Angelica questo è un "calo di stile" terribile, non saranno mai al pari della coppia TeachxSparrow, ma sento il bisogno di fare una Song-Fic anche su di loro ^-^.

Credo che mi sposterò anche in altre sezioni, tra queste ci sono molto probabilmente
Twilight (ho intenzione di scrivere un paio di Jalice) e Hunger Games
Ad ogni modo, non potrò mai tradire la pirateria e -se mi conosco- tornerò presto per queste acque. E' un ambiente famigliare e conosciuto, mi fa sentire a casa ed apprezzata.. non potrei mai e poi mai voltargli le spalle, anche dovessi scrivere in altre 1'000 sezioni. 

Oddio, non so davvero che altro aggiungere. E' devastante avere così tante cose in mente da non sapere neppure quello che si vuole davvero dire, il messaggio che si vuole comunicare. SONO SICURA che scriverò qualcosa nel 2015, quando approderà sul grande schermo POTC 5, questa potrebbe essere un'altra long. Fino ad allora, mi terrò a nuotare per acque basse. Il che vuol dire tante fiction sui Pirati, ma non più lunghe di due/tre capitoli.

SE QUALCUNO HA VOGLIA DI MANTENERSI IN CONTATTO CON ME ANCHE AL DI FUORI DEL SITO VI LASCIO IL MIO ACCOUNT DI TWITTER: @Kengha_ (taggatemi e scrivetemi chi siete, così vi rifollowo... visto che non lo faccio sempre xD).



A QUESTO PUNTO CREDO PROPRIO SIA GIUNTO IL MOMENTO DI CHIUDERE RINGRAZIANDO LE
-24 Persone che hanno messo tra le "seguite" la mia storia;
-19 Persone che hanno messo tra le "preferite" la mia storia;
-3 Persone che hanno messo tra le "ricordate" la mia storia;


E' stato davvero importante per me, non posso che ringraziarvi (ancora) per l'ultima volta, di tutto cuore. 
Un bacione a tutti. 
Non pensavo di arrivare a questo punto. 

Kengha


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