Gibbs' laws

di indiceindaco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Mai essere irrintranciabili ***
Capitolo 2: *** 2.Non credere mai a ciò che uno dice,verificare sempre. ***
Capitolo 3: *** 3. Mai dire "Mi dispiace". ***
Capitolo 4: *** 4.Mai mostrare il sedere al nemico ***
Capitolo 5: *** 5.Mai credere alle coincidenze ***
Capitolo 6: *** 6.Mai lasciare due sospetti insieme nella stessa stanza ***
Capitolo 7: *** 7.Dare molti particolari quando si mente ***
Capitolo 8: *** 8. Mai chiedere scusa, è segno di debolezza. ***
Capitolo 9: *** 9.Mai dare nulla per scontato ***
Capitolo 10: *** 10. Mai mentire al proprio Capo. ***



Capitolo 1
*** 1. Mai essere irrintranciabili ***


La prima ff su NCIS ch'io abbia mai scritto.
Mi fa strano, in effetti.
Ma spero che qualcuno possa apprezzarla e magari, chissà, commentare?

 1.Mai essere irrintracciabili.

Oh, dannazione.

Non di nuovo!
Erano passate due ore, ventitré minuti e quattordici secondi, non era possibile!
Non poteva dover fare pit stop di nuovo, o meglio shit stop!
Si maledisse mentalmente per quella punta di avvilente autoironia.
Rivolse lo sguardo verso Ziva.
Erano seduti in un lussuoso Bar, sulla dodicesima.
Sotto copertura, ovviamente.
Il tizio che stavano pedinando da mezza giornata stava amabilmente sorseggiando il suo aperitivo.
Ziva non si lasciava sfuggire un solo microscopico movimento.
Sembrava quasi un pittore attento a fare un realistico ritratto.
Tony imprecò mentalmente ancora una volta, inveendo contro se stesso.
-Coprimi per un secondo.- mormorò a Ziva, arrendendosi.
-Cosa?!- disse indignata la mora, quasi disturbata da quella brusca interruzione.
-Coprimi un secondo!- ripeté Tony.
-Ma hai dato il matto?
-Ziva, si dice stai dando di matto. E comunque no. Ho un’urgenza da sbrigare.- affermò Tony con un sorriso.
L’agente speciale David lo liquidò alzando gli occhi al cielo.
-D’accordo, ma ricorda che tra i due, solo io ho il contatto con gli altri, quindi vedi di far in fretta!- sussurrò la ragazza.
Con un gesto di non curanza della mano Tony, quasi appagato, si affrettò nel sbrigare quella sua urgenza.
 
***
-DiNozzo, quella è una delle mie prime regole: Mai essere irrintracciabili!
Avevano perso il sospetto, che aveva intuito qualcosa dopo gli insistenti sguardi di quella mora affascinante, Ziva aveva cercato di raggiungerlo, ma la copertura era saltata.
E come al solito la colpa ricadeva su di lui.
-Si può sapere dove diavolo eri finito?- tuonò nuovamente Gibbs.
Deglutì a fatica.
E adesso come lo spiegava?
-Ero…ero al bagno Capo.- disse sottovoce.
-Al bagno?! Un quarto d’ora al bagno? DiNozzo…- il labbro di Gibbs stava per assumere una piega che non piaceva per niente a Tony. Una piega che conosceva bene…
-Vedi Capo, ieri all’erboristeria ho incontrato una ragazza…- cominciò Tony imbarazzatissimo
-Tony!- ringhiò Gibbs
-Oh, Capo, per far colpo su quella ho bevuto una tisana emolliente, stimolante, insomma una cosa che mi ha offerto lei e che deve essere stata una specie di lassativo…
Per i cinque minuti successivi tutto il quartier generale fu invaso da un solo urlo d’ira.
La voce era quella di Gibbs.
Persino Abby riuscì a distinguerla.
“DiNozzo…”

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Capitolo 2
*** 2.Non credere mai a ciò che uno dice,verificare sempre. ***


 "Non credere mai a ciò che uno dice,verificare sempre"
 

McGee.
Immerso in codici, schede madri, enigmi tecnologici.
Dietro la barriera del progresso.
Il giovane Tim era più silenzioso, più taciturno del solito.
Ed un bravo agente se ne sarebbe subito reso conto.
Ziva lo osservava di sottecchi.
C’era qualcosa che non andava.
Con lo sguardo chiese spiegazioni a Tony, che fece spallucce.
Era da più di due giorni che McGee sembrava disperso in un mondo dove la parola d’ordine sembrava essere RAM.
Disperso nella sua memoria, forse?
O tra i cavi del suo PC.
Si era immerso totalmente nel caso.
-Ehi, Pivello? Tutto bene?- disse Tony, a mo’ di provocazione.
Ziva lo fulminò con lo sguardo.
Era avvilente la mancanza di tatto di DiNozzo!
-Si, certo.- rispose Tim, senza nemmeno distogliere lo sguardo dal suo computer.
Decisamente, c’era qualcosa che non andava.
 
***
-Mi dispiace per la tua perdita, McGee.
Tim alzò lo sguardo.
DiNozzo era appena tornato a casa, ed adesso anche lei stava andando via.
Aveva scoperto cosa non andava per il povero Tim, e lei capiva cosa il ragazzo stesse passando.
-Zi-ziva… Come fai a saperlo?
Ziva sorrise dolcemente, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
-“Non credere mai a ciò che uno dice,verificare sempre”. Solo una delle regole di Gibbs.- affermò sorridente la mora.
-Non fare tardi. Domani dovrai essere lucido. Buona notte, McGee.
E lo lasciò così.
Strappandogli una lacrima ed un sorriso.

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Capitolo 3
*** 3. Mai dire "Mi dispiace". ***


Un errore.
Uno stupidissimo errore.
Li aveva messi in pericolo, tutti.
Che idiota.
Ora capiva perché Tony continuava a chiamarlo “Pivello”.
Non aveva tutti i torti.
Non si può dimenticare di caricare la pistola d’ordinanza.
Avrebbero dovuto radiarlo.
Strappargli dalle mani il distintivo.
Era seduto nella sala d’aspetto del direttore.
La testa tra le mani.
-McGee, non essere troppo duro con te stesso.- cercò di accomodare Gibbs, avendo sbollito la sua rabbia.
Non serviva a nulla infierire adesso.
Tim, stava già abbastanza male.
-Capo…mi-mi dispiace!- disse mesto il ragazzo.
Gibbs si abbandonò sul sedile accanto a lui.
Dopo qualche secondo McGee sentì bruciare la nuca d’un dolore cieco.
Il Capo gli aveva appena dato uno scappellotto.
Non osò nemmeno chiedere perché.
-Mai dire “Mi Dispiace”, McGee…non dimentichiamoci anche le regole adesso!

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Capitolo 4
*** 4.Mai mostrare il sedere al nemico ***


 -Oh, dai Ziva! Era solo uno scherzetto! Siamo tra amici qui, no?- cerco di sdrammatizzare.
Ok, lo ammetto, l’avevo fatta grossa quella volta, ma lei…
Dio, che permalosa!
-No! No DiNozzo…è qui che ti sbagli! Io e te non siamo amici!
***
Ritirarmi negli spogliatoi della palestra della centrale, per abbandonarmi ad una doccia bollente, dopo una giornata spossante…non ha prezzo!
Ah, il massimo del relax! Senza alcun dubbio!
Getto i vestiti dentro l’armadietto, così un po’ a casaccio.
Lego l’asciugamano intorno alla vita e…
Mi fiondo sulle docce!
Oh si…
Ehi, ma un momento…
Ziva esce da una delle docce, con un asciugamano a coprirla.
-Ehi, agente David! Queste sono le docce degli uomini!
La vedo avvampare e lì la battuta mi è spontanea, ma mi trattengo.
Lei molto fieramente non mi rivolge parola.
Cammina oltre la mia doccia, senza degnarmi uno sguardo.
Io alzo le spalle e mi appresto ad aprire il getto, ancora fuori dal mio paradiso terrestre.
Poi è un attimo:
Sento una mezza imprecazione.
Con la coda dell’occhio vedo il fondoschiena di Ziva.
Dev’esserle scivolata l’asciugamano, penso divertito.
Mi scappa una risata e questa volta non riesco proprio a trattenermi:
-David: “Mai mostrare il sedere al nemico”…è una regola di Gibbs, sai?
Chissà perché dopo un attimo Ziva è sparita.
Non penso mi parlerà, almeno per le prossime due settimane.
Non posso non sghignazzare di cuore.

Note:
Se hai letto, 8Weirdsisters8, bhe, questa è tua...il tuo DiNozzo, per come lo vedo io;)

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Capitolo 5
*** 5.Mai credere alle coincidenze ***


Canticchiava quella canzone infernale.
Il regno asettico della scienziata non era per nulla accogliente.
Per un osservatore superficiale.
Ma lui non lo era.
I due si guardarono.
Ducky sapeva bene che non doveva disturbare Abby durante la centripeta di una soluzione.
Era come una interrompere una bimba che guardasse gonfiare la sua prima torta nel forno.
D’un tratto la ragazza tolse la mascherina e lo fissò.
-Ducky, un uomo tempo fa mi ha regalato dei fiori.- sembrava l’avesse tirata fuori dal nulla.
L’uomo la guardò interdetto.
-McGee ha fatto lo stesso, ieri.- continua la Sciuto, guardandolo stranita, come se lui fosse l’unico che le potesse spiegare.
-Bhe, Abby, è normale che gli uomini regalino…- cercò di cominciare a dire il medico.
-Si, ovvio Ducky. Ma vedi, il primo uomo, m’è venuto dietro per un po’. E McGee…dev’essere una coincidenza, vero Ducky? Cioè l’avrà fatto così. Senza pensarci, no?
L’uomo, la guardò come poteva guardarla un padre.
Abby lasciava intendere volesse una risposta, ma in realtà…la sua mente era già passata allo step successivo.
-Abby, non saprei- mente il buon vecchio Ducky. –Però, come tu sai per certo, una delle regole di Jethro è: “Mai credere alle coincidenze”, no?
Ducky la lasciò lì, si voltò con un sorriso soddisfatto spalmato in faccia, mentre la scienziate era decisa a maledire se stessa per non aver pensato a quelle stupide regole: si era tradita da sola.

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Capitolo 6
*** 6.Mai lasciare due sospetti insieme nella stessa stanza ***


Quei due non gliela raccontavano per niente giusta.
Di ritorno da Parigi, dopo un’avventata missione, Tony e Ziva non sembravano più gli stessi.
Non che mancassero d’efficienza nel loro lavoro, anzi erano tornati con un’energia ed un’ostinazione, nel risolvere qualsiasi caso, mai vista prima.
Sembravano essersi gettati a capofitto nel lavoro.
Ma che fra i due fosse sparita qualsiasi tensione, ostilità o rivalità, che non ci fossero battutine acide e sguardi di fuoco…
Bhe, quello si che era strano.
Ed un Marine era sensibile a certe cose, per quanto lui non lo desse a vedere.
Ma un bravo capo, uno come solo Gibbs poteva essere, non si sarebbe lasciato sfuggire certi dettagli.
Quella mattina, non appena ebbero ricevuto i risultati dell’analisi di una nuova scena del crimine, Gibbs decise di portare con sé, al sopralluogo, entrambi gli agenti.
Con un perentorio “David! DiNozzo!” li aveva richiamati a l’ordine e salvati dall’alienazione nella quale entrambi sprofondavano, una volta seduti, l’uno di fronte all’altro, alle loro scrivanie.
 
***
La vedova, appena interrogata, preparava un caffè “ricostituente” a quei tre agenti tanto strani.
Cos’era poi questo NCIS, non lo aveva ancora capito.
Vide il gioco di sguardi tra quei tre.
Il ragazzo dagli occhi verdi pareva un ladro maldestro: spiava la ragazza, cercando quasi di non farsi beccare con le mani nel vasetto del miele, e nel frattempo seguiva ogni movimento dell’uomo più anziano.
Questo non faceva altro che guardare, sospettoso, entrambi i ragazzi. Forse più interessato a quei due che a suo marito, appena deceduto tragicamente.
La ragazza, in fine, fingeva di non aver mai visto niente di più bello delle sue ceramiche, esposte nella vetrinetta Luigi XVI.
-Gibbs, se vuoi rimaniamo io e Ziva qui, e come la signora McGruel ha detto, tu dai un’occhiata in giro.
Propose, con fare innocente il ragazzo.
L’anziana signora non avrebbe potuto fare a meno di ricordare, per sempre, lo sguardo dell’anziano agente: un misto di soddisfazione, forse per una muta vittoria, ed una rabbia cieca, si dipinsero per un attimo, un solo attimo, in quello sguardo di ghiaccio.
E tanto bastò.
-DiNozzo, sarai tu a raccogliere informazioni sulla vittima. Ricordi la regola numero due? Non lasciare mai due sospetti insieme nella stessa stanza.- disse pacatamente l’uomo che non lasciava scorgere le proprie emozioni.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi stranito e disse:
-Due sospetti? Ma qui non ne abbiamo nemmeno uno!
La ragazza si lasciò scappare un mezzo sorriso, forse aveva colto l’allusione?
-DiNozzo, con l’esperienza, ho imparato che i sospetti, a volte, sono più vicini di quanto si possa credere.
Questa volta, l’anziana signora sorrise.
Marines. Tutti uguali.
Ebbe ragione di pensare la vedova.

Note:

Ad una 8stranasorella8 acquista.

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Capitolo 7
*** 7.Dare molti particolari quando si mente ***


McGee abbassa immediatamente lo sguardo sul suo computer.
Ho appena avuto il tempo di girarmi per capire cos’ha tanto da guardare.
Nulla, non l’ho incastrato nemmeno questa volta.
Fingo di ritornare a sistemare le carte del caso appena concluso, ma con la coda dell’occhio seguo ancora i movimenti del Pivello.
Ecco: fa risalire il suo sguardo oltre il suo computer. Mi fissa. Non si può non notarlo.
Ma non cerco nemmeno di coglierlo con le mani nel sacco.
-Si può sapere, di grazia, Pivello, cosa mai ci sarà di così interessante sulla mia faccia, da fissarla con così tanta dedizione?!- dico infastidito, ma sto baciandomi mentalmente per la mia geniale uscita.
Povero McGee, arrossisce vergognosamente.
Ruoto sulla mia sedia girevole, fino a guardarlo negli occhi.
Lui sostiene per poco il mio sguardo.
-Oh, io…ecco…Non so come dirlo, ma…Ok, c’è una ragazza che mi piace. Abbastanza. E v-vorrei dei, ehm, consigli…
Non lo lascio finire. La cosa sembra essere più divertente di quel che mi aspettavo!
-Mmh, e chi sarebbe?- domando interrompendolo.
So che è interdetto, e so che sta per mentire.
-Una…una ragazza…del mio condominio.
Aha! Primo errore. Esulto io, dentro la mia testa.
McGee non sa decisamente mentire.
Primo: lui non abita in un condominio, come se non lo sapessi.
Secondo: passa tutta la sua esistenza qui al quartier generale, come può aver il tempo di conoscere qualcuno sul pianerottolo di casa?
-Nome? Età? Parlami di lei.- dico stringendo gli occhi, come se stessi indagando sulla donna misteriosa.
-Ehm…Angela, si, Angela- sembra rispondere a se stesso, povero Pivello- più o meno sulla ventina…
Che carino il piccolo Tim: ha scelto un nome femminile con la stessa iniziale della sua donna misteriosa.
-No, McGee, anche qualche annetto in più, in realtà, ma se li porta bene…- dico, quasi tradendomi…
-Cosa?- dice lui, che non mi ha seguito, impegnato com’è a costruirsi un “alibi”.
-Continua!
-Si, ehm… non è molto alta, sul metro e settanta. Mora…ma che c’entra tutto questo?
Ok, non ho più bisogno di altri dettagli.
Ora è una certezza: McGee ha una clamorosa sbandata per la nostra strampalata e geniale Abby!
Wow! Che scoop.
Comincio a pensare che se dovessero, un giorno o l’altro, radiarmi dall’NCIS potrei sempre darmi ai rotocalchi scandalistici…gossip! Succulento gossip!
-Tony? Vorresti spiegarmi?
Mi richiama McGee, prima che la mente possa arrivare altrove.
-Eh, caro McGee…ho due consigli da darti. Primo: “Dare molti particolari quando si mente”, e questa è una regola di Gibbs. Due: sii diretto con Abby, o non concluderai nulla!- sentenzio soddisfatto.
Non sento altro che un suono strozzato provenire dalla scrivania del Pivello.
Alzo lo sguardo e lo guardo…smetterà mai di diventare sempre più rosso?
O ha intenzione di arrossire fino alla punta dei capelli?

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Capitolo 8
*** 8. Mai chiedere scusa, è segno di debolezza. ***


 Come sempre, ogni qualvolta vi fosse un referto da analizzare, toccava a lei recapitarlo, rigorosamente di persona, ad Abby.
Quel giorno, dopo un primo sopralluogo sulla scena del crimine, Ziva aveva rilevato ben tre tipi di DNA differente, ed avendo immediatamente informato Gibbs dei risultati, si apprestava a raccogliere i campioni da lei prelevati e dirigersi nel laboratorio quando…
-David! Consegna quei campioni a McGee e torna alla tua scrivania. Devi fare un paio di telefonate.
L’ordine del Capo la lasciò interdetta.
Quelli erano i suoi reperti! Lei era stata ore ed ore ad analizzare minuziosamente ogni centimetro quadrato della scena del crimine, non McGee!
Quel Pivello le stava soffiando una delle sue prerogative!
Ehi…aveva realmente pensato a McGee appellandolo Pivello?
Si diede un colpo sulla fronte col palmo, guadagnandosi un’occhiata preoccupata da parte del povero Tim…
La cosa era più grave di quanto credesse: cominciava, davvero, a pensare come Tony?
Orrore!
 
***
-Ehi, Abby!
Il biondino fece il suo ingresso in un, come d’abitudine, chiassoso laboratorio, che non aveva nulla da invidiare ad un concerto degli Iron Maiden, in quanto a “rumore”.
La scienziata non sembrò sentirlo.
Lui si avvicinò e le bussò sulla spalla.
Il risultato fu disastroso.
Abby trasalì.
Di conseguenza McGee ebbe la medesima reazione.
In sincrono, dalle rispettive mani, proruppero, fondendosi insieme, i campioni prelevati da Ziva e la sacra bevanda della Sciuto.
Ecco qua: reperti di DNA, unica pista per inchiodare un eventuale assassino, affogati al caffè!
I due si guardarono negli occhi, ed Abby ebbe appena il tempo di spingere sul tasto “pause” del lettore CD.
-Oddio, Abby! Che disastro che ho combinato. Io…e adesso? Oddio Abby, sarà impossibile lavorare su questa roba. Oh, perché sono così maldestro? Io…Abby, scusa, scusa, scusa!
Una cascata di suoni e parole sconnesse continuarono per un bel pezzo a colare giù dalla gola di McGee.
Il suo rossore se la giocava con la sua mortificazione.
E ad Abby venne in mente un unico modo per farlo tacere.
Non appena McGee si rese conto che quelle sulle sue erano proprio, e non c’era altro sospetto possibile, le labbra di Abby, la sua testa si svuotò.
Interrotto il bacio, la scienziata lo guardò come se niente fosse e disse:
- Mai chiedere scusa, è segno di debolezza! Me l’ha insegnato Gibbs!
Un occhiolino, dalle iridi verdi della ragazza.
Delle guance arrossate, dal viso del povero Tim.
Delle prove macerate nel caffè.
Ecco cosa vide Ziva, giungendo nel laboratorio.
Quello che seguì fu solo un incomprensibile inveire in arabo.





^^A grande richiesta...^^
Spero vi piaccia ;)


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Capitolo 9
*** 9.Mai dare nulla per scontato ***


 Palmer, oltre quei suoi occhialini, stava pulendo una profonda ferita da taglio sul cadavere rinvenuto su una  nuova scena del crimine.
Minuzioso, tamponava ogni centimetro di epidermide lacerata e macchiata dagli schizzi di sangue.
Aveva studiato già la dinamica dell’omicidio ed analizzato ogni reperto organico, nonché quel poco di sangue rimasto in corpo alla vittima.
Il riscontro tossicologico aveva dato evidenti indizi: per Palmer, quella percentuale di tossine nel sangue, poteva essere solo overdose.
Ma ancora gli sfuggiva il perché di quella ferita. Nel braccio sinistro del cadavere, Palmer aveva ritrovato dei lividi, segno che la “puntura” letale fosse stata imposta, come se si fosse trattato di una colluttazione.
In più: non era stato applicato alcun laccio emostatico.
C’erano solo due ipotesi, e il ragazzo sperava di averci preso, se non altro per far bella figura agli occhi di Ducky.
-Jimmy!- eccolo, appena rientrato, dopo una riunione con Abby e Gibbs.
-Dottore, conosco la causa del decesso.- affermò il ragazzo senza giri di parole.
Ducky lo guardò sorridendo, orgoglioso di lui, molto probabilmente.
Con pignoleria indossò i guanti, la mascherina e si mise a studiare il corpo.
-Ehm…Dottor Mallord?
Il ragazzo cercò di attirare l’attenzione dell’esperto Ducky che, in non meno di cinque minuti, sollevò lo sguardo e si sfilò la mascherina.
-Dimmi tutto, Jimmy!- affermò l’uomo, raggiante.
-I-io ho eseguito tutti gli esami. E sono lì sul tavolo, i risultati. I-io, ma è solo un mio modesto parere, suppongo si tratti di overdose.
-Sono fiero di te, perché hai eseguito l’autopsia da solo, hai fatto le analisi e ricostruito la possibile causa del decesso. Ma vedi, io credo che tu abbia commesso un piccolo errore.- disse Ducky, studiando gli occhi e la ferita della vittima.
Jimmy parve interdetto e l’umiliazione gli imporporò le guance.
Vigile e silenzioso, come sempre, seguì i movimenti del dottore.
-Vedi Jimmy, la ferita, qui sul fianco sinistro, è stata inferta almeno due ore prima del decesso. In seguito, l’assassino, per sviarci, ha inscenato una banalissima overdose. Il cadavere era riverso a terra, su un coltello. Come se tutto fosse stato un orribile incidente. In realtà questo poveretto è morto dissanguato. E la cosa mi ricorda quella volta che…- Ducky, dopo la sua brillante spiegazione, prima di lanciarsi in uno dei suoi avvincenti racconti, si bloccò.
Jimmy aveva lo sguardo sulla punta delle sue scarpe, le braccia abbandonate giù per i fianchi, e i suoi occhi pizzicavano di fallimento. Ducky avvertì tutto questo.
Si sfilò i guanti, gli diede un buffetto sulla guancia e lo fissò negli occhi.
-Jimmy, sei stato bravo. Ho apprezzato davvero il tuo lavoro, la tua precisione. Ma ricorda una cosa: mai dare nulla per scontato. È stato Gibbs ad insegnarmelo. E questo dimostra che tutti, prima o poi, dovremo imparare qualcosa.
I due si sorrisero e si lanciarono, con grande passione, su una manciata di apparati digerenti.

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Capitolo 10
*** 10. Mai mentire al proprio Capo. ***


 Questi occhi di ghiaccio sono una tortura. Ti scrutano in profondità e sanno, persino meglio di te, chi sei.
Cerco di divincolarmi da quello sguardo, ma ha bloccato l’ascensore, dunque non posso lasciare il mio sguardo vagare sul display, fingendo mi interessi sul serio a che piano siamo e quanti ne mancano alla meta.
-Tony, pretendo una risposta.- dice di nuovo la sua voce, incolore.
Oh, come vorrei essere sordo, per non dover sentire quella sua voce, così calma e controllata.
-Tony, hai infranto la regola numero 12?
Mi decido a guardarlo, davvero, negli occhi, prendo coraggio, inspirando tanto ossigeno da avere la testa, d’improvviso, leggerissima.
-No, Capo.-  dico tutto d’un fiato.
Gibbs, con un pigiare deciso, lascia che l’ascensore prosegua il suo infinito su e giù.
-DiNozzo, hai appena infranto la regola 10.- dice con un sorriso nella voce, lo sguardo sul display dell’ascensore.
-E quale sarebbe, Capo?- dico innocente, ma divertito da quel suo tono.
- “Mai mentire al proprio Capo”.

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