Alla ricerca dell'occhio degli oceani

di dragon_queen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lo scrigno e la chiave ***
Capitolo 3: *** Una nuova vita ***
Capitolo 4: *** La Corallo Grigio ***
Capitolo 5: *** Un eccentrico personaggio ***
Capitolo 6: *** Attacco a Tortuga ***
Capitolo 7: *** Una nave dalle vele nere ***
Capitolo 8: *** Le fauci del Drago ***
Capitolo 9: *** Amore e ombre ***
Capitolo 10: *** Voci nella penombra ***
Capitolo 11: *** Sogno ***
Capitolo 12: *** In trappola ***
Capitolo 13: *** Prigionieri ***
Capitolo 14: *** Un prezzo per la libertà ***
Capitolo 15: *** Il destino si può cambiare ***
Capitolo 16: *** L'Occhio ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

             Il vento riempiva le grandi vele, come mai occhio umano aveva mai visto. Il pesante veliero dal raro colore d'ebano scarlatto filava sull'acqua con la leggerezza di una barchetta di carta. Sul sudicio ponte, ricoperto da un sottile strato di brina a causa del clima, l'equipaggio di Vane stava cominciando ad innervosirsi.

-Il capitano ci ha promesso ricchezze e potere per due intere vite se avessimo accettato di affrontare questo viaggio senza ritorno, ma sono due giorni che abbiamo varcato quelle dannate porte e ancora non abbiamo avvistato questo fantomatico tesoro...- stava dicendo uno.

-Abbassa la voce, non vorrai farti sentire...Comunque io credo che il nostro capitano si sia fidato troppo della vecchia pergamena trovata da quel rigattiere a Tortuga- diceva un altro.

-Sono più che convinto invece che si sia bevuto il cervello- concluse il primo.

All'improvviso un colpo di pistola e il poveretto cadde a terra, morto. Il resto dell'equipaggio si voltò in direzione del ponte comando: ad osservarli stava un uomo imperioso, con lo sguardo vuoto e maligno, con ancora in pugno una pistola fumante. Forse il soprannome che si era guadagnato, Black Shadow, non era poi così inappropriato. Quello infatti aveva l'aspetto dell'ombra della morte che ti sovrasta quando ti rendi conto di essere giunto alla fine.

-Ebbene, qualcuno altro vuole raggiungere prematuramente la valle degli spiriti?!?!- disse, con voce cupa.

I pirati si guardarono.

-No capitano!!-

-Bene, allora preparatevi uomini, perchè siamo arrivati-

I marinai si voltarono verso l'orizzonte, rimanendo senza parole: davanti ai loro occhi sorgevano due immensi colossi di pietra, con le braccia unite a formare una sorta di arco; oltre il cancello si vedevano pareti a strapiombo e, poco più avanti, un edificio simile ad un tempio, completamente scavato nella roccia, con due statue di pietra che ne sorvegliavano l'entrata.

-Gettate l'ancora!! Calate le scialuppe!! Abbiamo un tesoro da recuperare!!- ordinò il capitano.

Nel giro di pochi minuti, cinque scialuppe furono fatte scendere in acqua e venti uomini si diressero verso il tempio, guidati dallo stesso Vane.

Attorno alla costa però era come se le correnti si fossero fatte più forti che in mare aperto e i pirati ebbero molta difficoltà ad approdare. Dopo numerosi tentativi e scampati ribaltamenti però riuscirono a toccare la terra ferma.

Una volta che si furono trovati dinnanzi alla grande entrata, gli uomini di Vane si bloccarono, come se una forza proveniente dall'interno impedisse loro di muovere un solo passo.

-Avanti cani!! Non rimanete là impalati come un branco di donnicciole!! Non mi sarei aspettato tanta codardia dal mio equipaggio!!!- sbraitò il capitano, risvegliando i pirati da quella sorta di torpore.

Finalmente si fecero coraggio e si avventurarono verso l'interno. Il vento che soffiava tra le pareti di roccia provocava ululati e lamenti, simili a quelli dei dannati confinati nel girone più profondo dell'inferno.

Il gruppo di uomini procedeva, anche se con fare prudente. Probabilmente temevano che quel posto potesse contenere trappole o riservare brutte sorprese.

D'improvviso sbucarono in un'immensa grotta, la cui sola fonte di luce era una fenditura nel soffitto. Illuminata dal fascio di luce stava una candida sfera cobalto, che fluttuava a mezz'aria.

-Finalmente, l'Occhio degli Oceani...- sussurrò Vane.

Stava per avvicinarsi, quando tra lui e il manufatto si parò una specie di foschia, che poi si scoprì essere lo spirito guardiano di quel posto, con le fattezze di una giovane donna.

-Fermo Black Shadow, la tua presenza qui non è gradita. Questo è un luogo sacro, mai calpestato da essere vivente e così deve rimanere-

-Non mi interessa!! Voglio quel manufatto e lo otterrò. Neanche i demoni dell'inferno me lo impediranno!!- rispose il pirata, per nulla sconvolto dall'apparizione, al contrario però dei suoi uomini, che erano già arretrati di qualche passo.

-Fai ciò che devi allora, sei stato avvertito. Ma ti dico una cosa: tu non potrai toccarlo-

-Sparisci spirito!! Non intralciare ulteriormente la mia strada!!-

-Allora che voi siate maledetti, uomini senza Dio!! Che l'ira dei mari si abbatta su di voi...- e detto ciò la figura scomparve.

L'equipaggio arretrò ulteriormente.

-Avanti ciurma!! Non crederete alle profezie di un fantasma, vero?!? Siamo ad un passo dal più grande potere del mondo!!- e il capitano si protese verso l'altare sul quale fluttuava la sfera.

Non appena le sue dita stavano per raggiungerla, dal gioiello si schiuse un'intensa luce, che investì lui e i suoi pirati, compresi quelli rimasti sulla nave, accecandoli. La sfera, circondata da un alone luminoso, fluttuando, si diresse leggera verso l'uscita. Giunta in mare aperto si inabissò, perduta per sempre.

Quando Vane riuscì nuovamente a vedere, si diede una breve occhiata intorno. Per la prima volta ebbe paura: tutti loro erano stati maledetti!!! 

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Capitolo 2
*** Lo scrigno e la chiave ***


 

           “Fuori udiva fischiare i cannoni della strana nave apparsa come un miraggio all'orizzonte, mentre avvertiva la porta d'ingresso della sua casa che stava per essere abbattuta. Il maggiordomo, come se ignorasse l'intera faccenda, andò tranquillamente ad aprire, ricevendo una pallottola in piena fronte. Spaventata, la ragazza si rifugiò nel salone, nascondendosi in un armadio. Due pirati fecero irruzione nella stanza, intuendo immediatamente dove fosse nascosta. Così spalancarono l'armadio e...

-E...?- chiese Kathy quando la madre interruppe la storia.

-E la fine domani, anche se penso che tu la conosca già, visto che te la racconto quasi tutte le sere-

-Ma è la mia storia preferita. E poi adesso arriva la parte migliore-

-Domani. Adesso a letto- le sorrise la madre e le rimboccò le coperte.

-D'accordo. Buonanotte mamma-

-Buonanotte piccola mia-

La donna chiuse la porta della stanza della figlia e si sedette al tavolo della piccola e spoglia cucina. Quel giorno era arrivato un altro pacco, pieno di gioielli e monete, accompagnati dalla solita sua lettera. Ormai erano quasi dieci anni che giungeva puntualmente un pacco con dei soldi e una lettera a cui lei non aveva mai risposto.

Ad un tratto un colpo di tosse la scosse. Tremante, si pulì la bocca con il dorso della mano e la vide sporca di sangue. La sua malattia stava peggiorando, ma ancora non voleva arrendersi: voleva rivederlo un'ultima volta.

Tornò a guardare il foglio ingiallito che odorava di salmastro. Lesse le ultime parole, con un sorriso nostalgico:

Non ti ho dimenticato, Elizabeth”

 

-Avanti mamma, a quest'ora un pirata ti avrebbe già ucciso. Che ti succede??- ridacchiò Kathy.

-Oh niente, ho solo bisogno di riposare- rispose Elizabeth e si sedette su di un masso.

La figlia le si mise a fianco. La madre le accarezzò i morbidi capelli castani. Non voleva che la bambina si preoccupasse, ma sentiva il malessere che incombeva e non poteva farne a meno. Sorrise.

-Sei diventata veramente molto brava. Tuo padre sarebbe molto fiero di te-

-Merito di una brava insegnante-

Poi ci un attimo di silenzio.

-Mamma, lui dov'è adesso??- chiese la figlia.

-Per mare, chissà dove-

-Perchè ci ha abbandonate??-

-E' stato costretto e sono sicura che per lui si è rivelato un sacrificio enorme- rispose la donna, mentre abbassava lo sguardo, sapendo in cuor suo che quella era la verità.

La bambina impugnava ancora la spada leggera e dalla delicata finitura, con la lama sottile e molto tagliente. Da quando la piccola aveva compiuto cinque anni, la madre aveva cominciato ad insegnarle a combattere con la spada.

-Mamma, questa spada l'ha davvero fatta mio padre?- chiese.

-Certo Kathy. Tuo padre era il migliore e questa te l'ha lasciata in eredità-

Ogni volta che sua madre le rivolgeva quelle parole, Kathy diventava raggiante, il sorriso le si apriva sulle labbra e gli occhi le si illuminavano.

-Giuro che la terrò con me fino al giorno in cui lo incontrerò- rispose, guardando l'arma.

-E spero che quel giorno arrivi presto- pensò Elizabeth e sorrise.

Quella sera alla madre venne un'altra crisi, più forte delle altre, tanto da non riuscire a riprendersi. La piccola Kathy corse veloce come il vento, raggiunse la casa del dottore e lo svegliò con la sua altisonante voce. Quello, molto affezionato alle due, si precipitò subito a casa loro. Visitò la donna, la quale fece uscire la figlia dalla stanza.

Dopo un attimo di silenzio, lei chiese:

-Dottore, quanto mi rimane?-

L'uomo abbassò lo sguardo, mortificato.

-Elizabeth, mi dispiace molto. Purtroppo la malattia sta peggiorando e ormai non so più cosa fare. Non so dirti quanto ti rimanga, ma non credo sia molto tempo-

La donna strinse i pugni. Il suo pensiero andò alla figlia:

-Chi penserà a Kathy? E' ancora troppo piccola per cavarsela da sola-

-Non temere. Sono sicuro che il locandiere e sua moglie la prenderanno volentieri con loro, visto anche il fatto che non possono avere figli e desideravano da tanto averne uno. L'unica cosa che posso dirti è di passare questo tempo che ti rimane con lei e cercare di non farglielo pesare più di tanto- rispose il dottore.

-Si, ha ragione- rispose la donna, mentre le lacrime le rigavano le guance.

 

Nel giro di qualche mese Elizabeth continuò a peggiorare, sino a che non ci fu più niente da fare. Kathy si trovò all'improvviso da sola, senza alcuno che si prendesse cura di lei.

Al funerale venne quasi tutta la gente di Deep River, compresi il dottore, il locandiere e la moglie. Erano molto amate dai paesani, i quali le avevano sempre trattate con riguardo e gentilezza. Forse perchè ignoravano che fossero la moglie e la figlia di un pirata.

Nonostante non avesse ancora dieci anni, Kathy riusciva a comprendere benissimo l'intera situazione.

Stava in piedi davanti alla tomba della madre, coperta da una corona di fiori bianchi, con le lacrime che continuavano a scendere e i singhiozzi che la scuotevano. Rimase anche dopo, quando tutti se ne erano già andati, a fissare la fredda lapide su cui aveva chiesto che fossero incise qualche frasi di circostanza. La sepoltura era stata posta in cima alla scogliera, poco lontano dalla loro casetta. Era stata la bambina a chiederlo e non avevano potuto dirle di no. Sapeva che alla madre quel posto piaceva tanto e gli ultimi giorni di vita l'aveva vista spesso recarsi in quel punto e fissare il mare, con gli occhi tristi e nostalgici.

Ad un tratto avvertì qualcuno alle sue spalle: si voltò e vide il dottore, il locandiere e la moglie che la guardavano, affranti, con gli occhi ancora gonfi.

-Ciao Kathy, volevamo sapere come ti senti e se ti serve qualcosa-

-Va tutto bene e non mi occorre niente per ora- rispose lei.

-Senti, so che non è il momento giusto per chiedertelo, ma John e Claire, che tu già conosci, vorrebbero prenderti con loro, visto che sei ancora troppo piccola per vivere da sola- le disse il dottore.

La bambina spostò lo sguardo su marito e moglie e le sembrarono delle brave persone. In qualche modo si rendeva conto che il dottore aveva ragione. Così rivolse un ultimo sguardo alla tomba, per poi dire:

-Penso che vada bene, ma se non è di troppo disturbo, per stanotte vorrei dormire a casa mia-

-Va bene, ti verremo a prendere domani mattina- e detto ciò i tre se ne andarono.

Kathy rimase finalmente sola davanti alla tomba della madre, mentre il vento le scompigliava i capelli, facendola rabbrividire. All'improvviso notò una nave all'orizzonte ed una scialuppa, con qualcuno che remava verso la riva. Dall'imbarcazione scese un uomo, alto e dall'aspetto gentile, con lunghi capelli castani. Kathy lo osservò a lungo, ma quello sembrò non accorgersi della sua presenza.

La bambina tornò dunque a casa e rimase a guardare l'uomo sulla spiaggia, che continuava ad aspettare, passeggiando avanti e indietro. Le ore passavano e il sole stava già scomparendo dietro l'orizzonte. Lo sconosciuto osservò il tramonto, dopodichè esitò per un attimo, per poi riprendere la scialuppa e remare di nuovo verso la nave. Il suo sguardo era triste e deluso.

Non appena il sole scomparve, si sprigionò un flebile e fulmineo raggio verde e la nave sparì, così come era apparsa.

 

Il mattino seguente, la bambina si alzò molto presto, poiché quella notte non era quasi riuscita a chiudere occhio. Iniziò a preparare le poche cose che possedeva.

Mentre stava nella piccola cucina, notò qualcosa sul tavolo che la sera prima non aveva notato: era una strana scatola, dai fregi singolari, chiusa a chiave. Poggiata sopra il coperchio stava una lettera.

Kathy la aprì e lesse:

 

Cara Kathy,

non ho molto da lasciarti, ma questa scatola è il bene più prezioso che possiedo e voglio che tu la custodisca. Per favore, non aprirla , ma soprattutto non farla cadere in mani sbagliate. Portala sempre con te e non separartene mai.

Mi dispiace di non riuscire a starti accanto più a lungo, ma ho parlato con John e Claire e loro hanno accettato di prendersi cura di te.

In cuor mio non vorrei farti provare tutto il dolore che la mia scomparsa porterà, ma sappi che il male che provo dentro lasciandoti sola non ha uguali. Avrei voluto un futuro diverso per noi, per te, ma il destino non mi ha permesso di realizzarlo.

Se mai dovessi incontrare tuo padre, e in cuor mio spero di si, non incolparlo di averci lasciate. Come ti ho detto molte volte, non ha avuto scelta e in quel momento capirai perchè.

Bene, direi che questo è un addio, forzato, ma pur sempre un addio.

Non rinunciare mai a realizzare i tuoi sogni poiché, come disse una volta tuo padre:

Nessuna causa è persa finchè ci sarà un solo folle a combattere per essa”

Ti voglio bene piccola mia,

Mamma

 

P.S. Nella busta c'è la chiave per aprire la scatola. Tiella sempre con te.

 

La bambina guardò all'interno e trovò una chiave dalla particolare fattura. Se la legò al collo. Quando sollevò la scatola per metterla con le altre cose da portare via, sentì come se al suo interno ci fosse qualcosa che batteva. Si spaventò e la lasciò cadere a terra, con un tonfo sordo. Dopo qualche minuto che la osservava, impalata dov'era, si fece di nuovo coraggio e la riprese tra le mani. Stavolta non sentì niente.

In quel momento qualcuno bussò alla porta. 

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Capitolo 3
*** Una nuova vita ***


 

         -Kathy, porta questo rum a quel tavolo in fondo, per favore- le disse John,

-Si, subito- rispose lei.

Erano passati quasi dieci anni e Kathy stava per compierne venti. Adesso viveva con John e Claire e dava loro una mano a gestire la locanda.

Dal piccolo paesino di Deep River passava ogni genere di personaggio, dal pirata all'ufficiale di Marina e quella era l'unica locanda dove alloggiare. In questo modo Kathy aveva conosciuto ogni tipo di persona.

Ogni sera, finito di lavorare, andava sulla tomba di sua madre e le raccontava come aveva passato la giornata. Inoltre, ogni volta, si aspettava di rivedere lo sconosciuto di quella famosa sera.

Il locandiere mise due boccali stracolmi di rum sul vassoio e la ragazza si diresse svelta verso il tavolo indicatole.

Seduti stavano due omaccioni: uno grande e grosso, pieno di tatuaggi e con la testa rasata, l'altro più minuto, ma in ugual modo inquietante. Kathy ormai li conosceva bene, in quanto erano clienti abituali. Sapeva che erano dei pirati, non perchè loro glielo avessero confessato, ma piuttosto perchè un pirata si riconosceva da lontano.

-Ecco a voi, ragazzi- disse lei con voce squillante, poggiando i due boccali sul tavolo.

Fece per andarsene.

-Oh Kathy, suvvia, sposami. Ogni volta che ti vedo mi innamoro sempre di più- le disse quello più grosso, cingendole la vita con il braccio.

-Sid sei ubriaco. Per stasera lasciamo stare-

-Sono stanco di aspettare. Dai, dimmi di si-

-Forse quando l'inferno congelerà grand'uomo. Ora lasciami che devo tornare a lavoro-

-Non fare la difficile- ribattè lui e, mentre lei tentava di liberarsi dalla stretta, la afferrò per la camicia, strappandogliela sulla schiena.

Sulla pelle bianca spiccò un singolare tatuaggio: due ali simili a pinne di pesce. La ragazza si allontanò velocemente, spaventata e imbarazzata al tempo stesso. Fu il compare a fermare il gigante:

-Sid, adesso basta!! Scusalo Kathy, mi dispiace-

Lei cercava di tener su i brandelli della camicia, mentre John la raggiungeva e la copriva con la sua giacca.

-Nessun problema Boomer, ma adesso, per favore, andatevene-

Intanto qualcuno in fondo alla sala, nascosto nell'ombra, osservava la scena. Pareva soddisfatto, o almeno così sembrava, vista la piccola parte di volto che si distingueva da sotto il cappuccio che portava.

-Finalmente- sospirò.

 

-Kathy, forse faresti meglio a stare per un po' dietro il bancone e lasciare il servizio ai tavoli a me- le disse John quando si trovarono da soli.

-Forse hai ragione. Ma solo per un pò-

-Bene. Adesso vai pure a letto, qui finisco io-

-Ok, buonanotte-

La ragazza salì nella sua stanza e si gettò sul letto. Era la prima volta che qualcuno vedeva il suo tatuaggio e ciò l'aveva disturbata. Che si ricordasse non l'avevano mai visto neanche John e Claire. Sua madre non le aveva mai detto cosa rappresentasse. Sapeva solo di averlo da sempre.

Si affacciò alla finestra, guardando la luna: quella vita cominciava a starle stretta, avrebbe voluto viaggiare e vivere mille avventure. E chissà: magari anche incontrare suo padre, come le aveva augurato la madre nella sua ultima lettera.

Era stremata e non ce la faceva quella sera ad andare sulla tomba di Elizabeth. Così tornò a letto, chiuse gli occhi e si addormentò.

 

La passione di Kathy era scrivere e da un po' aveva cominciato a riportare le storie che sua madre le raccontava quando era piccola. Di solito la locanda si riempiva in maniera considerevole solo la sera, per questo la ragazza poteva starsene seduta dietro il bancone a trascrivere le sue memorie.

Ormai il locale era quasi tutto pieno e lei continuava a servire boccali di rum, uno dietro l'altro. Non riusciva proprio a capire che cosa ci trovassero quegli uomini in una così maleodorante brodaglia, che le faceva venire le lacrime agli occhi solo annusarla. Sentiva come se i suoi vestiti fossero impregnati da quell'odore.

Ad un tratto la porta sbattè e sulla soglia comparve uno sconosciuto incappucciato. Nella confusione nessuno si accorse del suo ingresso, neanche John. Questo si diresse a passo svelto in direzione del bancone e, con il fiatone, disse a Kathy:

-Ti prego, nascondimi-

-Perchè? Che succede??-

-Mi stanno inseguendo. Non c'è tempo, per favore...-

Non sapeva perchè accettò di aiutarlo, visto che non lo conosceva nemmeno, ma in qualche modo quell'incappucciato le ispirava fiducia. Così gli fece cenno di saltare dietro il bancone, senza che nessuno lo vedesse.

Proprio mentre quello si era appena nascosto, fecero il loro ingresso quattro uomini.

-La Marina??- pensò Kathy.

I componenti della Marina di sua Maestà si sarebbero riconosciuti dappertutto, con i loro cappelli a tre punte, le loro divise linde e variopinte e le loro candide e ricciolute parrucche.

Il silenzio calò nella locanda. Nessuno osava fiatare, in quanto la maggior parte dei presenti erano pirati o contrabbandieri. John andò loro incontro:

-Posso fare qualcosa per voi??-

Quello che pareva il più alto in grado si diede una rapida occhiata intorno, poi rispose:

-Sono il commodoro Spencer, ufficiale della Marina di sua Maestà. Stavamo inseguendo un pirata fuggitivo, che abbiamo visto entrare qui dentro-

-Qui non abbiamo visto nessuno. Potete controllare se volete- disse John.

Per fortuna Kathy aveva fatto nascondere lo sconosciuto nella cantina, coperta da un polveroso tappeto.

I tre uomini presero a gironzolare per l'edificio, controllando anche i piani superiori. Il commodoro si avvicinò al bancone, tenendo gli occhi puntati in quelli di Kathy. Era un uomo alto, secco, con un naso aquilino, piccoli occhi neri e maligni, guance infossate. Lei sostenne lo sguardo.

-E tu, ragazza, hai visto qualcuno?-

-Nessuno-

L'ufficiale continuò:

-Dimmi un po', come fa una ragazza come te a stare in un posto come questo? Non hai paura di imbatterti in qualche guaio?-

-Questa locanda è la mia casa. Se non mi sentissi al sicuro qui, dove potrei esserlo?-

Il commodoro continuava a fissarla. Quel tipo era viscido, pericoloso, e non sembrava proprio appartenere a un nobile corpo come la Marina.

-Sai che sei veramente carina? È un peccato lasciarti qui-

Stava per allungare una mano per sfiorarle una guancia, quando fu raggiunto dai suoi tirapiedi. Kathy tirò un sospiro di sollievo.

-Signore, nessuna traccia del pirata-

-Strano, davvero strano...locandiere!! Avete per caso una cantina?-

A Kathy gelò il sangue: se avessero scoperto il pirata, avrebbero impiccato anche loro.

-Cert...- stava rispondendo John, quando vide lo sguardo della ragazza che lo invitava a mentire.

-Certo, sarebbe una cosa comoda. Invece no, mi dispiace- si riprese subito lui.

Si vedeva che il commodoro non l'aveva bevuta, ma si alzò e fece per andarsene.

-Sapete che chi aiuta un pirata viene impiccato come simpatizzante, vero?-

-Si signore- rispose John.

-Bene, volevo solo esserne sicuro- rispose il commodoro e, con un risolino maligno, uscì dalla locanda.

Non appena i quattro uomini furono usciti, il locandiere si avvicinò a Kathy:

-Chiunque ci sia in cantina, fallo uscire immediatamente di qui. Spero solo che si meriti ciò che abbiamo rischiato, o meglio, ciò che hai rischiato tu in particolar modo- e si allontanò.

Lei non proferì parola, ma scoprì la botola che portava in cantina, la aprì e disse:

-Svelto esci, se ne sono andati-

Dalla penombra comparve lo sconosciuto, che debolmente la ringraziò. Mentre saliva le scalette di legno, però, inciampò, cadendole addosso. Lei riuscì a malapena a sostenerne il peso.

-Perdonami. È che quei dannati della Marina mi hanno un po' sfiancato-

-Oh, non preoccuparti, ma John vuole che te ne vai. Se vuoi riposare c'è la mia vecchia casetta in cima alla scogliera. È disabitata e fuori mano. Nessuno ti verrà a cercare lì-

-Grazie mille- rispose lui e se ne andò.

A fine serata, mentre Kathy aiutava John e Claire a mettere in ordine la sala, l'uomo le si avvicinò:

-Allora, se n'è andato?-

-Si, anche se un po' mi dispiace. Era ridotto male-

-Sei troppo buona e generosa, figliola. Uno che è ricercato dalla Marina non è certo uno stinco di santo-

-John, neanche il commodoro era un tipo tanto a posto. Ha provato ad allungare le mani su di me mentre eravate distratti. Quindi perchè si merita il tuo rispetto?-

John rimase interdetto per un attimo, appresa la notizia, poi continuò:

-E' un'altra cosa. Loro sono la legge, mentre quelli come quel pirata dovrebbero essere appesi tutti alla forca-

-Quelli come mio padre- pensò lei, quasi con rabbia.

Non si era mai accorta di quanto fosse mentalmente ristretto John, ma probabilmente era solo preoccupato per l'incolumità della sua famiglia. Non gliene faceva certo una colpa. Quelli erano tempi duri.

-A proposito, oggi non hai il ciondolo di tua madre?-

Lei gelò. Con un gesto lento si toccò il collo: la collana con la chiave era sparita. Eppure era sicura di averla indossata, anzi, di non essersela mai tolta. Poi ebbe un barlume: probabilmente era stato lo sconosciuto, quando le era caduto addosso.

-John devo andare. Probabilmente l'ho persa sulla tomba della mamma. Ci vediamo dopo-

 

Attraversò di corsa l'intero paesino e in pochi minuti raggiunse casa sua. Le luci erano spente. Guardò dalla finestra: vuota. Dove poteva essere andato?

La disperazione cominciava ad impadronirsi di lei: doveva assolutamente trovarlo.

-Maledetto. Dopo che l'ho aiutato, così mi ripaga?-

Ad un tratto notò un'ombra sulla spiaggia sottostante. Senza pensarci, spostò una delle assi di legno esterne della casa e tirò fuori la sua spada, nascosta quando era andata a vivere con John e Claire e tirata fuori solo per dei rari esercizi.

Scese velocemente sino alla spiaggia. Voleva impedirgli di andarsene con il suo tesoro.

-Ehi tu, farabutto, ridammi ciò che mi hai rubato!!- gridò.

Quello si voltò.

-Intendi questa? Volevo solo un ricordo della mia salvatrice. Pardon, forza dell'abitudine...- rispose, facendo roteare la collana su un dito.

-Non venirmi a raccontare storie. Sei un ladro. Ridammi immediatamente quella chiave!!!- ed estrasse la spada dal fodero.

-Non mi batto con una donna- rispose lui e le voltò le spalle.

Lei gli puntò la spada alla schiena:

-Ridammi quel ciondolo-

-E' davvero importante per te- disse l'incappucciato, voltandosi, con le mani alzate.

-E' un ricordo di mia madre, quindi direi di si, è importante-

-D'accordo. Allora facciamo così: se mi batti, ti rendo il ciondolo, altrimenti voglio anche la tua spada-

Lei rimase di sasso: un ricordo di sua madre contro uno di suo padre.

-Va bene- rispose.

Con una velocità incredibile, lui estrasse la sua spada.

-Prima le presentazioni- disse e si calò il cappuccio.

Era un ragazzo, all'apparenza non molto più grande di Kathy, con capelli corvini e profondi occhi grigi. Una cicatrice gli solcava l'occhio sinistro e aveva un orecchino ad un labbro. Tra i capelli portava gingilli e perline.

-Io sono Kaleb- si presentò con un inchino.

-Kathy- rispose secca lei.

-Ah, Kathy. Bel nome. E poi?-

-Turner. Kathy Turner-

Kaleb rimase come pietrificato. Che quella ragazza fosse...

-Avanti, difenditi!!- esclamò lei e gli andò incontro.

Lui la evitò per un soffio, colto impreparato. La ragazza tirava continui affondi e sferzate, ma lui li bloccava ed evitava. Nonostante ciò, doveva ammettere che aveva un'incredibile preparazione, nonché un preciso ed attento allenamento, anche se la tecnica doveva ancora essere affinata.

Dopo qualche minuto, i colpi di lei si fecero più precisi e Kaleb si stava lentamente trovando in difficoltà. Poi però riuscì a guadagnare nuovamente terreno, ma la ragazza continuava a tenergli testa.

-Deve tenere proprio tanto a quella chiave. Chissà cosa apre...- si domandò incuriosito il ragazzo.

Ad un tratto lei, indietreggiando, inciampò in un pezzo di legno che spuntava dalla sabbia, cadendo a terra, e il ragazzo ne approfittò per puntarle la spada alla gola.

-Non è corretto- disse lei.

-Per un pirata la parola “corretto” non esiste. Ho vinto dunque-

Si stupì nel vedere gli occhi di lei farsi lucidi, mentre rinfoderava la spada e gliela porgeva.

-Un patto è un patto- disse piano.

Lui si sentì improvvisamente da cani.

-Ecco...io...- stava per dire, quando si udì un'esplosione provenire dal paese e una colonna di fumo alzarsi verso il cielo.

-Ma che succede??- chiese Kathy, inorridita.

Poi si accorse da dove proveniva il fumo.

-Là c'è la locanda!!- gridò.

-Andiamo a vedere- le disse inaspettatamente Kaleb.

Lei lo guardò stupita, ma accettò il suo aiuto.

-Kathy, aspetta- le disse poi, restituendole la chiave.

-Grazie Kaleb-

 

Quando arrivarono alla locanda, la trovarono tra le fiamme. La gente gridava e scappava da ogni parte, senza criterio, cercando di mettersi in salvo.

Ad un tratto un'altra esplosione, preceduta da un fischio. Il ragazzo riconobbe immediatamente il suono e si affacciò sul mare: ancorata poco distante dal porto stava una nave dal colore nero mescolato a quello del sangue, circondata da una sorta di nebbia oscura. Da questa erano state calate delle scialuppe, alcune delle quali avevano già toccato terra.

-Accidenti, siamo nei guai- pensò lui.

Dopodichè si voltò verso Kathy, la quale era rimasta impalata a guardare la locanda che bruciava.

-John...Claire...- continuava a ripetere, in uno stato quasi catatonico.

Lui le si avvicinò:

-Kathy, ce ne dobbiamo andare. Questo villaggio è sotto l'attacco dei pirati-

Lei si risvegliò di colpo:

-Perchè cosa vogliono?-

-Non lo so, ma è pericoloso rimanere qui- rispose vago il ragazzo.

-Ma io...- disse lei, tornando a fissare la locanda, che ormai era un mucchio di macerie.

-Per loro ormai non c'è più nulla da fare. Non ha senso rimanere qui-

Improvvisamente la ragazza avvertì la scatola nella sua borsa ricominciare a pulsare, come se volesse dirle di seguire il consiglio di Kaleb.

Il ragazzo però non aspettò la risposta, ma la prese per un braccio e la trascinò via. Lei si lasciava tirare senza opporre resistenza, poi chiese:

-Dove andiamo?-

-Ti porto al sicuro. Ora come ora non posso lasciarti qui- le rispose lui, mentre in lontananza si udivano le urla quasi diaboliche degli assalitori.

In poco tempo uscirono dal villaggio e si diressero verso l'altra parte della scogliera. Kathy poteva udire distintamente le grida dei suoi compaesani e, ogni volta, era come se il suo cuori venisse trafitto. In quel momento si bloccò:

-Kaleb...io...non posso farlo-

Lui le si avvicinò.

-Mi dispiace Kathy-

Lei non capì. Poi all'improvviso sentì una fitta alla bocca dello stomaco e, in pochi secondi, diventò tutto buio. 

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Capitolo 4
*** La Corallo Grigio ***


 

            Quando finalmente si riprese, avvertì il movimento oscillatorio provocato dalle onde e capì immediatamente di non essere più sulla terraferma. Strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco l'ambiente che la circondava: era in una cabina, finemente arredata, stesa in una morbida cuccetta.

Non rammentava molto di ciò che era accaduto. L'ultimo ricordo che aveva era il viso dispiaciuto di Kaleb, poi più nulla.

Provò ad alzarsi, con le gambe che tremavano per il lungo stare stesa, e si affacciò all'oblò: fuori solo un'immensa distesa d'acqua, nient'altro.

-Dove sono finita?- si chiese.

Sempre barcollando si diresse verso la porta. Stava per aprirla, quando udì delle voci, una delle quali riconobbe essere quella di Kaleb. Il ragazzo stava parlando con qualcuno.

-Capitano, credo proprio che sia lei, sua figlia. Non potevo lasciarla là-

-So che l'hai fatto in buona fede e perchè lui è divenuto un importante esempio nel campo della pirateria e un eroe per il Consiglio della Fratellanza, ma stai diventando troppo tenero, caro il mio Kaleb. Non possiamo farci carico di un'altra orfana. Comunque sei sicuro che fossero Vane e i suoi pirati ad attaccare il villaggio?-

-Riconoscerei quella nave tra mille-

In quel momento la porta si aprì e sulla soglia apparve Kathy, cosa che lasciò spiazzati i due uomini.

 

Dopo un attimo di silenzioso imbarazzo, Kaleb le andò incontro.

-Kathy, come ti senti?-

-Dove sono?- chiese lei.

-Al sicuro-

-Dove mi hai portato?- insistette, quasi spaventata.

-Sei a bordo della Corallo Grigio, la mia nave- rispose l'uomo che era con Kaleb.

La ragazza lo guardò: era un tipo alto e dal fisico forte, la pelle scurita dal sole, capelli neri e mossi, barba e pizzetto; gli occhi parevano gentili e su di una guancia spiccava una profonda cicatrice.

-Kathy, lascia che ti presenti il capitano Cornelius Anderson, il mio capitano-

Allora era su una nave pirata. Chi l'avrebbe mai detto? Poi chiese:

-Cosa è successo a Deep River? E a John e Claire?-

I due abbassarono lo sguardo.

-Mi spiace, Kathy, ma il villaggio è stato completamente raso al suolo e i suoi abitanti...beh...puoi immaginarlo...- le rispose il ragazzo.

Lei lo guardò con gli occhi spalancati: non poteva essere vero, tutta la sua vita e i suoi amici erano stati spazzati via...non poteva accettarlo...che avrebbe fatto adesso?

-Kathy, se vuoi sfogarti puoi farlo- le disse ancora il ragazzo.

Lei lo guardò di nuovo.

-No, non lo farò. Ho promesso sulla tomba di mia madre che non avrei più pianto. Gli abitanti di Deep River non hanno bisogno delle mie lacrime, ma della mia spada e della loro vendetta. Sapete chi sono i pirati che hanno compiuto questo scempio?-

-In un certo senso si. Quei pirati sono guidati dal capitano Vane o, come lo chiamano in molti, Black Shadow, in quanto ovunque lui passi, lascia solo desolazione e caos. È uno dei pirati più spietati che abbiano mai solcato i sette mari-

-Come mai conoscete così tante cose di quel mostro?- chiese lei.

-Il capitano Anderson, come ad altri come lui, è stato chiesto dal Consiglio della Fratellanza dei pirati di eliminarlo, perchè divenuto troppo pericoloso e spietato. Siamo sulle sue traccie da mesi ormai. Per qualche tempo però Vane è sparito dalla circolazione, per poi ricomparire, mutato profondamente o, per meglio dire, maledetto-

-Maledetto?!?- esclamò Kathy.

-Quando ha fatto perdere le sue traccie, alcuni dicevano che fosse andato alla ricerca del cosiddetto “Occhio degli Oceani”, un manufatto che investe chiunque lo trovi di grandi poteri. Purtroppo la leggenda dice che solo un puro di cuore può toccare il magico oggetto, ma Black Shadow non lo sapeva, o forse non ci ha semplicemente dato peso. Probabilmente è così che è incappato nella maledizione-

-Che genere di maledizione?-

-Nessuno lo sa. Lui e i suoi uomini non si sono mai fatti vedere direttamente, o almeno non hanno mai lasciato in vita nessuno che potesse raccontare del loro aspetto. La loro nave è sempre circondata da un'oscura e quasi impenetrabile nebbia-

-Ma perchè attaccare il mio villaggio?-

-Non lo sappiamo. Probabilmente solo per razziare come è consono a noi pirati, o forse chissà. Non possiamo sapere cosa abbia in mente Vane in questo momento-

-Forse cercavano qualcuno o qualcosa...- disse piano Anderson.

-Già, ma che cosa?- gli fece eco Kaleb.

-Un'ultima domanda: voi conoscete mio padre??- chiese Kathy.

 

-Perchè ci chiedi questo?- le chiese il capitano, per un attimo spiazzato.

-Prima ho sentito Kaleb che ne parlava, quindi ho pensato che molto probabilmente lo conoscete-

I due si guardarono, sentendosi scoperti.

-In realtà non direttamente. Ma tutti conoscono il capitano Turner, al comando del leggendario veliero Olandese Volante- le rispose Anderson.

Lei rimase di stucco.

-Non dirmi che non sapevi neanche il suo nome- le disse Kaleb.

-Mia madre mi ha raccontato molte cose su di lui, ma non ha mai voluto rivelarmi il suo nome. Non so il motivo, diceva solo che voleva proteggermi-

Gli uomini rimasero in silenzio, poi fu di nuovo il capitano a parlare:

-Non abbiamo però la certezza che tu sia veramente sua figlia. Di te abbiamo solo un cognome e la certezza, o meglio, la possibilità che tuo padre fosse un pirata-

-Beh, a dir la verità c'è un'altra cosa, ma non so quanto possa essere utile- disse lei.

Così si abbassò leggermente la camicia sulle spalle, mostrando loro il suo tatuaggio.

-Incredibile, quello è il simbolo dell'Olandese Volante. È come se ti avessero marchiata, come se fossi una sua proprietà- disse Kaleb.

-Voglio aiutarvi- disse la ragazza di tutta risposta.

-Beh, non so se...- iniziò Anderson.

-Quel maledetto ha sterminato la gente del mio villaggio. L'unica cosa che voglio è vederlo morire davanti ai miei occhi- concluse lei.

-D'accordo puoi aiutarci, ma sappi che quella della vendetta non sempre è la strada più giusta da percorrere...-

 

I tre uscirono sulla plancia.

-Beh, visto che dovrai rimanere con noi, tanto vale presentarti i pezzi forti dell'equipaggio- disse il capitano.

Non pareva più lo stesso di prima: nessuno sguardo serio, nessuna frase fatta, solo un uomo che amava il mare e al quale il sole aveva dato un po' alla testa.

-Allora, Kaleb già lo conosci ed è il mio capitano in seconda. Mi ha tirato fuori da molte spiacevoli situazioni e per me è quasi come un figlio-

Gli diede una pacca sulle spalle. Kaleb sembrava imbarazzato. Continuò:

-Quello al timone è Andres. Viene dal Messico. L'ho trovato in un piccolo porto che faceva il ladruncolo e ho deciso di prenderlo con me. Oltre ad essere un bravo timoniere è anche molto abile nel corpo a corpo-

-Hola chica!!- la salutò lui.

Era un ragazzo di circa trent'anni, con la pelle olivastra, occhi neri e corti capelli mori.

Lei sorrise.

-Là, nell'angolo, abbiamo il piccolo Zik. Non farti ingannare dalla tenera età: è un ottimo cartografo e navigatore, forse il migliore-

Il ragazzino si voltò con un sorriso, ma l'attenzione di Kathy venne attirata da una profonda cicatrice sull'occhio destro, molto più significativa rispetto a quella di Kaleb. Era talmente profonda che la pupilla era completamente bianca.

-Che cosa gli è successo?- chiese piano Kathy a Kaleb.

-Da quello che ci ha raccontato, rimasto orfano da molto piccolo, era costretto a procurarsi il cibo, a volte razzolando anche tra i rifiuti di abitazioni e taverne. Una volta fu beccato da un proprietario di una disgustosa locanda e questo, per spregio, anziché tagliargli le dite, gli sfigurò il viso-

-Poverino...-

-Ed infine abbiamo Sam, l'addetto ai cannoni e agli esplosivi, nonché manutentore dell'intera nave- concluse nel frattempo Anderson.

Kathy si trovò davanti un ragazzo alto, petto nudo, fisico scolpito, capelli biondi e profondi occhi celesti.

-Inoltre ha la nomea di essere un incallito conquistatore di donne- aggiunse il capitano.

Quello le fece un provocante occhiolino. Lei arrossì. Kaleb non sembrava contento.

-Bene, direi che il resto dell'equipaggio lo conoscerai a poco a poco. Quindi non mi resta che dirti: “Benvenuta a bordo”- concluse Anderson. 

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Capitolo 5
*** Un eccentrico personaggio ***


 

           Finalmente Kathy aveva scoperto il nome di suo padre: William Turner. Ancora però non riusciva a spiegarsi perchè sua madre non glielo avesse mai voluto rivelare. Forse pensava che lei se ne sarebbe andata per cercarlo, ma in fondo non era sua intenzione. Dopotutto le aveva abbandonate, perchè avrebbe voluto conoscerlo? Certo, doveva ammettere che la curiosità era tanta. Sua madre le aveva sempre detto che era stato costretto a lasciarle e probabilmente era vero. Non poteva certo incolparlo finchè non ne aveva la certezza...

Era già passata una settimana da quando si era ritrovata a bordo del Corallo Grigio e ormai aveva legato quasi con tutti. Si erano rivelati molto carini e disponibili, al contrario dello stereotipo di pirata che la gente era abituata a considerare. Certo forse un po' sudici e sboccati, ma certo non sanguinari e spietati.

L'unico che, nonostante tutto, ancora non si era aperto con lei era Kaleb. Quel ragazzo era avvolto da un alone di mistero che, in qualche modo, la affascinava.

Il sole era già alto nel cielo e lei se ne stava appoggiata alla balaustra della plancia, a guardare le onde provocate dal passaggio del veliero che si infrangevano sulle due murate. Ad un tratto avvertì una presenza accanto a lei. Si voltò e vide proprio lui, il quale si appoggiò a sua volta alla balaustra.

-Ciao- la salutò.

-Ciao- rispose lei.

Silenzio.

-Bella giornata, non è vero?-

-Si, davvero bella-

Silenzio.

-Come ti trovi?-

-Oh bene, sono stati tutti molto gentili con me-

-Bene, sono contento-

Silenzio. Stavolta fu Kathy a parlare.

-Kaleb, non capisco perchè tu sia così distaccato-

-Davvero pensi che sia distaccato?- rispose lui, sorpreso.

-Beh, non nel senso che pensi tu. Forse è perchè di te non so quasi niente e mi piacerebbe conoscere qualcosa di più sul tuo conto-

-Non ho un passato molto felice-

Silenzio.

-Sai, mia madre non l'ho mai conosciuta...-

-Kaleb, scusami. Se non vuoi...-

-Oh no, mi farà bene. Stavo dicendo...mia madre non l'ho mai conosciuta, ma sono sicuro che fosse una gran bella persona, anche solo per riuscire a stare con mio padre. Ho vissuto con lui fino all'età di sei anni e sono stati i più brutti della mia vita. Quello non era un uomo: beveva, si ubriacava e mi picchiava e, quando non poteva andare ad ubriacarsi, mi picchiava, dicendo che se non ci fossi stato avrebbe avuto più soldi per il rum. È stato lui a farmi questa cicatrice- disse, toccandosi l'occhio sinistro.

-Scappai di casa e iniziai a girovagare come un vagabondo, un derelitto. Un giorno Anderson mi trovò mentre cercavo di sgraffignare un paio di monete dalla sua tasca e mi prese con sé, facendomi diventare la persona che sono adesso, o meglio, il pirata. È lui che considero come un padre, non certo quel bastardo che ha reso la mia vita un inferno-

Kathy lo guardava, sentendosi in colpa per avergli fatto quella domanda.

-Comunque ero venuto a dirti che Anderson ci voleva vedere per renderci partecipi dei progressi sulla missione-

I due scesero nella cabina del capitano, dove ad attenderli stavano Anderson, Andres, Zik e Sam.

-Bene, vi siete fatti aspettare, ma ce l'avete fatta. Quindi direi che possiamo cominciare- e stese una cartina sul tavolo.

-La nostra meta sono le “Porte della Vita”, unico accesso per raggiungere l'Occhio degli Oceani-

Kathy intervenne.

-Scusate, ho capito che quel manufatto ci serve per uccidere Vane, ma perchè è così essenziale?-

-Da fonti certe abbiamo scoperto che con la maledizione, l'equipaggio di Black Shadow ha ottenuto anche l'invulnerabilità, quindi non possono essere uccisi. Perciò ci serve l'Occhio per rompere la maledizione e renderli di nuovo mortali- le rispose Kaleb.

-Capisco-

-Abbiamo però un altro problema: non conosciamo la precisa ubicazione delle Porte della Vita. Ne abbiamo solo una vaga idea. Sarebbero necessarie le carte che erano in possesso di Vane, ma non credo che ne esistano altre. L'unico posto dove potremmo trovarle è Tortuga, l'isola dei contrabbandieri e rifugio per noi pirati- intervenne il capitano.

Kathy si ricordava di aver sentito nominare quell'isola da sua madre in una delle sue tante storie.

-D'accordo, allora facciamo rotta verso l'isola di Tortuga- comandò Anderson ad Andres.

In quel momento sentirono gridare la vedetta:

-Uomo in mare!!-

 

Kathy e i cinque pirati salirono sul ponte e si affacciarono al parapetto: a pochi metri dalla nave stava una piccola imbarcazione che se ne andava alla deriva, trasportata dalle onde. Al suo interno si poteva distinguere un uomo, riverso su se stesso, all'apparenza privo di sensi. Su l'unico albero sventolava una piccola bandiera pirata.

-Lo dobbiamo aiutare- si pronunciò piano la ragazza, facendosi sentire solo dal capitano.

Anderson diede allora l'ordine di agganciare la barca e portare lo sconosciuto a bordo. E così fu fatto.

Lo sventurato fu steso sulle dure assi del ponte e la sua sacca gettata poco lontano: la pelle era scurita dal sole, le labbra secche e spaccate, probabilmente per la prolungata astinenza da acqua. Per fortuna però era ancora vivo.

-Presto, portatemi dell'acqua- ordinò Kaleb e nel giro di pochi minuti gli fu consegnato un secchio pieno.

Senza troppi complimenti, il ragazzo lo rovesciò interamente in faccia al pirata, il quale, annaspando, si riprese.

-Dove sono?- disse, come se fosse stato ubriaco.

-Sei sulla Corallo Grigio, la mia nave- rispose Anderson.

-Pirati o Marina?- chiese ancora quello.

-Pirati-

-Allora va bene- e si rigettò lungo disteso.

-Ehi amico, ehi...- disse Kaleb, schiaffeggiandolo appena.

Quello con uno scatto si alzò di nuovo, facendo fare un balzo indietro al ragazzo, che subito si mise a ridere, divertito dall'eccentricità del personaggio.

L'uomo, lentamente e con fare bizzarro, si mise finalmente in piedi.

-Possiamo sapere il vostro nome?-

-Capitan Jack Sparrow-

Kathy rimase interdetta: aveva già sentito quel nome in una delle storie di sua madre. Ma non poteva essere lui. Quello era reale, mentre l'altro era solo un personaggio di fantasia.

-Cosa ci faceva abbandonato in mezzo al mare? Se si nomina capitano, allora dov'è la vostra nave?- gli chiese Sam pungente.

-La mia nave è stata trafugata, un'altra volta e io sto andando a riprendermela-

-Da solo?-

-Ero diretto a Tortuga per reclutare un equipaggio e requisire una nave, ma sono finito in una zona di bonaccia e in men che non si dica l'acqua è finita, per non parlare del rum-

Kathy lo osservava da dietro Kaleb e Anderson, in disparte: quell'uomo era bizzarro, sembrava un pazzo, gesticolava buffamente, come se fosse stato perennemente ubriaco. Era quasi il ritratto del personaggio delle sue storie. Che fosse una coincidenza?

Fu in quel momento che il pirata notò la presenza di Kathy.

-Avete una donna a bordo?!?- esclamò.

-Certo. Qual'è il problema?- chiese interdetto Anderson.

-Non sapete che le donne a bordo di una nave pirata portano sfortuna? Oh non mi guardate in quel modo, neanch'io ci credevo, ma dopo che ne ho ospitata una a bordo, la quale ha cercato addirittura cercato di uccidermi, mi sono ricreduto-

Kathy si sentì offesa.

-Beh, sorvoliamo un attimo sull'argomento. Bene, signor Sparrow...-

-Capitano, prego...-

-Si, capitano, certo. Anche noi siamo diretti a Tortuga, quindi le possiamo dare un passaggio. Sarà nostro ospite, a patto che non crei problemi, altrimenti sarei ben lieto di gettarla personalmente in mare. Chiaro?-

-Cristallino-

-Bene-

-Una domanda: avete il rum?-

-Certo-

-Allora accetto il passaggio molto volentieri-

 

Quell'uomo non la convinceva, le pareva che volesse sembrare più stupido di quello che in realtà era. Lo osservava mentre zampettava in giro per la nave, ad osservare, tocchicciare e parlare da solo. Kaleb le aveva consigliato di tenersene alla larga.

L'equipaggio era in piena baldoria, come quasi ogni sera, e lei era uscita sul ponte a prendere aria. Osservava la superficie calma dell'acqua e la luna che vi si rispecchiava. Tirò un sospiro: chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata catapultata in un'avventura così inverosimile, tra pirati maledetti e strani magici oggetti?

Si voltò verso il timone e vide Kaleb, il quale ricambiò lo sguardo e le sorrise. Probabilmente anche lui aveva rinunciato alla serata di baldoria, anche se da quel che era riuscita a capire, il ragazzo non doveva essere molto il tipo da sbronze e postumi. Forse era per colpa del suo passato con il padre violento. Mentre lo guardava, Kathy sentiva dentro lo stomaco come dei cavalli che scalciavano e il cuore le batteva all'impazzata. Che cosa le stava succedendo???

Dopodichè il suo pensiero andò a tutta la povera gente che aveva perso la vita, mentre lei era viva e vegeta. Meritava davvero quella seconda possibilità? Che ruolo mai poteva avere lei in tutta quella situazione? Aveva solo la fortuna di essere la figlia del capitano dell'Olandese Volante, se quella si poteva definire fortuna, ma per il resto? Se non fosse stato per Kaleb, quella notte lei sarebbe morta nel rogo della locanda, come John e Claire...

Appoggiò la fronte sulla balaustra di legno, sconsolata.

-Spero che non te la sia presa per quello che ho detto prima- disse una voce.

Lei si voltò: era il nuovo passeggero, Sparrow.

-E perché dovrei? Sono solo stupide superstizioni di voi pirati- rispose lei.

Lui tracannò un altro lungo sorso di rum dalla bottiglia che aveva in mano.

-Dimmi, come sei finita su una nave pirata? Non sembra sia stata una tua scelta-

Lo straniero, nella sua eccentricità, aveva colto nel segno. Allora Kathy aveva visto giusto: non era così stupido come voleva dimostrare. Sorrise.

-Hai indovinato. Il mio villaggio è stato attaccato da un branco di pirati assassini, che lo hanno raso al suolo. Non hanno risparmiato nessuno, né donne né bambini. Io sono stata salvata da Kaleb, il ragazzo al timone, che mi ha portata sulla Corallo Grigio-

-Capisco-

-E tu invece? Cosa ci facevi in mezzo al mare su una misera barchetta?-

-Stavo cercando la mia nave- rispose lui evasivo.

-Non ti credo. Nella tua sacca hanno trovato delle strane mappe e un ancor più strano obiettivo-

Lui la guardò stupito.

-Sei riuscita a capire quelle carte?-

-Certo, perchè? Sono stata proprio io a decifrarle-

-Vedo che non ti si può certo prendere in giro, cara. Beh, allora ti racconterò la mia avventura che, se si guarda bene, è assai breve:

“Dopo essere stato lasciato a Tortuga per la quinta volta, sono partito alla ricerca della leggendaria “Fonte della Giovinezza”. Quel maledetto mi aveva rubato la nave, ma io gli aveva sottratto le carte, o meglio, le parti di carte, per raggiungere la Fonte. Così ho affrontato mille pericoli, braccato di continuo dalla mia stessa nave, assieme al mio più fido collaboratore, che poi ho lasciato a Tortuga. Finalmente riuscii a raggiungere la tanta agognata meta e dinnanzi alle sue acque si è svolto un grande scontro tra me e il traditore. Alla fine abbiamo deciso entrambi di abbeverarci alla Fonte, conquistando l'eterna giovinezza”-

-Non è possibile...-

-Ragazza, sono il capitano Jack Sparrow, comprendi?-

-Ciò significa che adesso sei immortale?-

-Vedi cara, sta qui la fregatura: la Fonte non dà realmente l'eterna giovinezza né l'invulnerabilità, ma bensì la possibilità di invecchiare più lentamente degli altri. Prima o poi però sei destinato a morire-

-Hai ragione, è proprio una fregatura- disse lei e sorrise.

Il pirata continuava a fissarla.

-Che c'è?- chiese lei.

-Non ci siamo già incontrati da qualche parte?-

-No di certo, altrimenti me lo ricorderei-

-Beh, immagino di si- rispose lui e diede un altro sorso di rum.

-Vuoi?- le chiese poi.

Lei fu investita da un'alitata pestilenziale. Cortesemente rifiutò. Rimasero per un po' in silenzio.

-Dimmi, perché non lo chiami mai per nome?- gli chiese poi Kathy.

-Chi?-

-Quello che ti ha rubato la nave-

-Il solo pronunciare il suo nome mi fa star male: Hector Barbossa- rispose, strascicando le ultime parole.

Alla ragazza venne un colpo: anche quel nome lo aveva già sentito, sempre in una delle storie di sua madre. Erano troppe per essere solo delle coincidenze. E se davvero non lo erano, come poteva sua madre conoscere tutti quei fatti così nei dettagli?

-Cos'è questo?-

La voce di Sparrow interruppe i suoi pensieri. Vide che si era accorto del suo tatuaggio.

-So cos'è quel disegno, ma...no, non è possibile...- disse, arretrando.

Lei si coprì velocemente le spalle con i capelli.

-Jack, calmati per favore- disse lei piano.

-D'accordo, d'accordo, sono calmo...-

-Bene-

-Scusa sai, ma sono un tipo molto emotivo- si giustificò lui, barcollando per un attimo.

-Tornando a noi...quello che tu hai sulla schiena è il marchio dell'Olandese Volante. Significa che gli appartieni...-

Poi la guardò, strizzando gli occhi.

-Non sei mica un mezzo pesce, vero?-

Lei ricambiò lo sguardo.

-Si certo, sono una sirena-

-Ah ah, lo sapevo!!-

-Jack, sto scherzando-

-Ah, ok- disse lui, un po' deluso.

-Come fai a conoscere quella nave così bene?-

Stavolta fu lei a guardarlo di sottecchi.

-Quel veliero è stato una spina nel fianco per molti anni-

Lei era delusa: possibile che suo padre...

-Per fortuna poi il vecchio capitano ha deciso di ritirarsi..per così dire...-

Altro sorso di rum.

Kathy sperava che i fumi dell'alcool gli avessero fatto dimenticare il tatuaggio, e invece:

-Ma ancora non riesco a capire il tuo tatuaggio. Nessun genere di contatto con quella nave?-

-Mai vista, neanche di sfuggita- rispose lei.

Mentre Jack continuava a ragionare, alla ragazza venne però un dubbio.

-Ora che mi ci fai pensare, un giorno di dieci anni fa apparve una nave all'orizzonte, dal nulla, per poi sparire al tramonto, allo stesso modo-

-Hai per caso notato un fulmineo raggio verde quando è scomparsa?-

-Si, ma pensavo di essermelo immaginato-

-E' sceso qualcuno?-

-Ricordo un uomo, che attese su quella spiaggia tutto il giorno. Aspettava qualcuno che però non è mai arrivato. Pareva triste, deluso-

-Era proprio lui allora. L'uomo che tu hai visto era il capitano di quella nave-

 

Lei rimase di sasso: voleva dire che quell'uomo che lei aveva intravisto quel giorno era suo padre?

-Perchè non è mai tornato?- chiese, facendosi scura in volto.

-Ma come, non lo sai? Essere il capitano dell'Olandese Volante porta con sé una maledizione: egli non può scendere a terra se non una volta ogni dieci anni. Mi chiedo solo perché Elizabeth non si sia presentata. Eppure aspettava con ansia il giorno in cui si sarebbero rivisti-

-Vedi, lei non si è presentata perché quel giorno io l'ho seppellita- rispose lei.

Il pirata non poteva credere alle sue orecchie.

-Vuoi dire che ci ha lasciato?- le chiese.

Stavolta non dette neanche un sorso di rum.

-Si è spenta quello stesso giorno di dieci anni fa-

-Mi pare di capire che le eri molto affezionata- disse l'uomo, vedendo gli occhi lucidi di lei.

-Certo, era mia madre-

 

Silenzio.

-Un attimo...se Elizabeth era tua madre, ciò significa che...-

-William Turner è mio padre. Ecco il perché del tatuaggio-

Si vedeva che lo aveva colto di sorpresa.

-E bravo Will!! Pure padre è diventato!! Ah ah, quanto adoro quel ragazzo- esplose lui, in modo tutt'altro che prevedibile.

-Quindi tu conosci mio padre?-

-Se lo conosco? Io ho fatto di lui un pirata-

-Riguardo a quello, non so se ringraziarti o prenderti a schiaffi-

-Niente schiaffi per favore, ne prendo già abbastanza- si difese lui.

Poi aggiunse:

-Dove sono diretti i membri di questa nave?-

-Anderson e i suoi sono alla ricerca del cosiddetto Occhio degli Oceani, che gli permetterà di uccidere quella bestia che ha sterminato tutti i miei compaesani e non solo-

-Conosco la leggenda dell'Occhio, ma perchè vi serve?-

-Da quanto mi hanno detto, Vane e i suoi sono andati alla sua ricerca, ma sono rimasti coinvolti in una maledizione che li ha resi invulnerabili. Per questo ci serve l'Occhio per ucciderli. Purtroppo non sappiamo l'esatta ubicazione del luogo dove è conservato, in quanto non è segnalato su nessuna carta nautica, quindi stiamo facendo rotta su Tortuga per trovare delle carte relative a tale rotta-

Lui prese un altro sorso di rum, poi disse:

-Ho io quello che fa al caso vostro-

-Cioè cosa?-

-Una bussola-

-Jack, non è divertente-

-Non sto scherzando. Quella bussola ha la capacità di puntare in direzione di ciò che più si desidera-

Lei non ci poteva credere.

-Perfetto. E dove si trova?-

-Cara, l'equipaggio e la nave non sono il solo motivo per il quale voglio tornare a Tortuga-

 

-Abbiamo controllato l'intero villaggio, ma nessuna traccia della ragazza-

-Dobbiamo trovarla, ne va della nostra vita-

-Tutte le vie d'uscita erano controllate. Come ha fatto a scappare?-

Sul nero ponte, in mezzo all'oscura foschia, l'equipaggio di Black Shadow stava cercando delle scusanti al fallimento.

Il capitano li osservava, nell'ombra, poggiato alla parete e con le braccia incrociate sul petto. La rabbia gli stava montando dentro. Ad un tratto si fece avanti uno dei pirati.

-Capitano, porto notizie-

-Parla-

-So come ha fatto a scappare. L'ho vista imbarcarsi su un veliero che credo lei conosca molto bene: il Corallo Grigio-

Un sorriso si allargò sulla bocca di Vane.

-Anderson...-

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Capitolo 6
*** Attacco a Tortuga ***


 

           Era quasi l'ora di pranzo quando la vedetta gridò:

-Terra in vista!!-

Tutti si affacciarono alla fiancata destra della nave, ammirando l'isola in tutta la sua grandezza. Per un pirata riuscire ad arrivare a Tortuga era come mettersi in salvo da qualunque cosa lo stesse inseguendo. Se non eri un pirata o un contrabbandiere non ne conoscevi l'esatta ubicazione, quindi la Marina non ci sarebbe mai potuta arrivare.

Jack Sparrow prese una bella boccata d'aria. Poi disse:

-Ah, odore di casa...-

Toccato terra, Anderson consigliò a Kathy di rimanere sulla nave, non essendo quello un posto tanto sicuro per una ragazza che non faceva parte della pirateria, ma lei declinò cortesemente l'offerta. Ne aveva tanto sentito raccontare che non poteva certo farsi scappare un'occasione del genere.

-Tranquilli, bado io a lei- si pronunciò Jack.

Tutti lo guardarono storto, compresa Kathy.

-Che c'è?? Pensate che non ne sia capace? Tranquilli, ve la riporto- disse, con un sorriso che mostrò tutti i suoi denti d'oro.

-Kaleb...- si limitò a dire Anderson.

-Ho capito. È meglio che vada con loro- rispose lui.

-Cosa? Devo portarmi dietro anche il moccioso?-

Senza che nessuno se ne rendesse conto, velocissimo, Kaleb estrasse la spada e la puntò alla gola di Jack.

-Penso di essere in grado di cavarmela da solo. Piuttosto cerca di non fare sciocchezze-

-D'accordo capo, come dici tu- rispose il pirata, spostando la punta della spada con un dito.

Poi, barcollando, si avviò per le affollate strade di Tortuga.

-Kaleb, tra due ore ritrovo sulla nave- gridò Anderson.

Mentre i tre sparivano, il capitano si chiese se fosse stato prudente mandare i due ragazzi con quello strano personaggio.

 

-Perchè lo stiamo seguendo?- chiese Kaleb a Kathy.

-Lui può aiutarci ad individuare la rotta per le Porte della Vita- rispose la ragazza.

-E come?-

-Ragazzo, devi aver fiducia. Dopotutto sono il capitan Jack Sparrow, comprendi?-

Lui lo guardò storto.

-Jack, dove stiamo andando?-

-A trovare il mio fido collaboratore. È lui che ha la mia bussola-

-Una bussola?!?- esclamò Kaleb, diffidente.

-Lascia stare, ti spiego dopo- gli rispose Kathy con un mezzo sorriso.

Tortuga era senz'altro il paradiso dei pirati: alcool, donne e spunti per nuove avventure. Mentre passeggiava per la strada principale, Kathy si sentì chiamare:

-Ehi tu, ragazza-

Lei si voltò, notando che chi la stava chiamando era una vecchia zingara , seduta sull'uscio di un bordello, nella penombra.

-Non temere. Proprio te sto chiamando-

Kathy sentiva che non avrebbe dovuto darle retta, ma era come se sentisse di dover parlare con quella vecchia. Così le si avvicinò:

-Cara, fatti leggere la mano-

-Signora, ma io non ho denaro-

-Non importa, offre la casa- rispose quella e, senza troppi complimenti, le afferrò la mano, palmo verso l'alto.

Iniziò a scorrerci sopra il dito.

-A quanto pare sembra che la tua vita fin qui sia stata alquanto burrascosa, segnata da due gravi perdite...- prese a dire.

Poi, di colpo, si bloccò.

-Signora, si sente bene?-

D'improvviso quella alzò il capo, facendola sobbalzare: gli occhi erano completamente bianchi e la voce pareva sdoppiata. Iniziò ad intonare:

Figlia di colui che maledetto fu

per salvare l'amore che poi non vide più

destinata tu sei a un assai importante fato

quindi taci ora ed ascolta il mio parlato:

con la nave che asilo a te ha dato

equipaggio e capitano che con te il viaggio han iniziato

dirigiti svelta ove il sole di rosso si tinteggia

e là tra i massi scorgerai la reggia

dello spirito che tutto vede

e svolgi la prova che egli ti chiede.

Ma attenta all'ombra che malvagia ti brama,

solo la luce dei mari ricacciarla potrà nella sua scura tana”

Kathy rimase come pietrificata, poi tentò di far mollare la mano alla zingara. Non appena ci riuscì, quella riprese coscienza di sé.

-Cosa intendeva con quei versi?- le chiese la ragazza, sconvolta.

-Quali versi? Scusa cara, ma non mi ricordo-

Lei stava per ribattere, quando si sentì afferrare per una spalla. Si voltò e si trovò faccia a faccia con Kaleb, seguito da Jack.

-Gioia, ti avevamo perso- disse quest'ultimo.

-Kathy, sembri sconvolta. Che è successo?- le chiese invece il ragazzo, lanciando un'occhiata storta alla zingara.

-Niente, niente, allontaniamoci da qui- rispose lei, spingendo i due, mentre guardava per l'ultima volta verso la vecchia.

 

-Jack, sei sicuro di sapere dove si trova questo tuo “collaboratore”?- gli chiese Kathy.

-Se lo conosco bene, e lo conosco, sarà sicuramente qui a spassarsela con tre o quattro bottiglie di rum e un paio di affabili donzelle- rispose lui, fermandosi poi di colpo davanti ad una porta.

L'insegna diceva “L'angolo dell'Impiccato”.

-Il nome non ispira un granchè- disse tra sé la ragazza.

-Entriamo- si limitò a dire Jack.

Kaleb le rivolse una sguardo, poi le disse:

-Qualunque cosa accada, non staccarti da me-

Lei annuì, arrossendo quando lui le strinse la mano.

Le porte si aprirono. All'interno il caos. Kathy ammetteva che alla locanda di John ci fosse confusione, ma là dentro era qualcosa di incredibile: pirati ubriachi, che vociavano allegri, mentre affondavano il viso nel prosperoso seno di qualche libera professionista, giocavano a carte, si malmenavano o semplicemente di divertivano con la propria ciurma o con i propri compagni.

Poco prima che le porte le si richiudessero alle spalle, Kathy fu colta da una sensazione di freddo, come se qualcuno la osservasse. Si voltò appena in tempo per vedere cinque incappucciati, fermi all'esterno della locanda, che parevano proprio guardare nella sua direzione. Dopodiché i due battenti si chiusero.

 

Non appena voltò di nuovo lo sguardo, per poco un boccale non la prese in pieno. Lei rimase immobile, mentre Kaleb lanciava un'offesa nella direzione dalla quale era stato lanciato il bicchiere. Nel frattempo, Sparrow si era già fatto largo nella confusione e per i due ragazzi non fu facile stargli dietro.

Lo videro fermarsi alle spalle di un tipo grassoccio, con delle prominenti basette e quasi del tutto calvo. In mano teneva una bottiglia di rum ed era affiancato da due donne dalla risata acuta e finta.

Il capitano non intervenne subito, ma si mise ad ascoltare ciò che l'uomo stava dicendo alle sue accompagnatrici e lo stesso fecero Kathy e Kaleb.

-E' vero vi dico, ho battuto il kraken con la sola forza del mio pugno, colpendolo in mezzo agli occhi-

-Davvero? Allora sei proprio forte- squittì una selle due, strascicando le parole.

-Certo che sono forte. Dopo aver battuto la sua bestiola, mi sono diretto da Davy Jones in persona e l'ho atterrato con molta facilità, salvando l'equipaggio e l'intera nave-

-Sul serio, signor Gibbs? Devo essermelo perso- intervenne allora Jack, divertito, da dietro le spalle dello sventurato, facendolo sobbalzare.

Quello si voltò:

-C...capitano???-

-E' tanto che non ci vediamo, amico mio- rispose lui e, prendendo una sedia, si sedette al tavolo, facendo segno alle due donne che potevano togliersi dalle scatole.

-Capitano, qual buon vento ti riporta a Tortuga? Sei riuscito a recuperare la Perla?- gli chiese Gibbs, offrendogli la sua bottiglia di rum.

-Non ancora, ma ci sto lavorando. Comunque sono venuto a riprendermi la cosa che ti ho lasciato l'ultima volta-

-Un'altra avventura, Jack?-

-Può darsi-

Sparrow si voltò per vedere se Kathy e Kaleb erano abbastanza distanti per non sentire le sue parole. Poi si avvicinò a Gibbs:

-E se ti dicessi che mi sono fatto carico di un altro Turner?-

Anche il compare si voltò in direzione dei due ragazzi.

-Chi? Il ragazzo?-

-Eh no, amico mio. È lei, la figlia di Will ed Elizabeth-

-Davvero?-

-Si e credo che l'aiuterò nella sua missione. Dopotutto devo al vecchio Will molti favori- e afferrò la bussola di legno che Gibbs gli aveva passato sul tavolo, legandosela poi alla cintura.

-E' stato un piacere rivederti, vecchio pirata-

-Avanti Jack, non mi lascerai mica a terra stavolta-

-Gibbs, non dipende da me-

Kathy, nel frattempo, continuava a guardarsi intorno, mentre tentava di captare qualche parola da parte dei due, ma senza risultato e ciò la faceva infuriare. Sapeva che stavano parlando di lei, li aveva visti voltarsi nella sua direzione. Però aveva visto Jack recuperare la bussola, quindi si tranquillizzò, accettando il fatto che il pirata non l'aveva presa in giro.

All'improvviso la stessa sensazione di freddo di poco prima: si voltò perciò verso l'entrata e vide i cinque incappucciati che avevano lasciato all'esterno che avevano appena varcato la soglia e si dirigevano verso la loro parte.

-Kaleb...- disse, indicandoli al ragazzo, il quale aveva già estratto la spada dall'elsa.

-Jack!!- gridò poi, attirando l'attenzione del pirata e facendogli notare i nuovi arrivati.

-Avanti Gibbs, dobbiamo andarcene-

Quando però si voltò, sbatté in pieno contro un uomo dalle dimensioni di un armadio. Alzò lo sguardo e lo salutò appena, muovendo buffamente le dita e rivolgendogli un sorriso forzato.

-Ehi tu, hai rovesciato tutto il mio rum!!!-

-Mi spiace-

-Se non vuoi finire male, dammi il soldi per ripagarmelo-

-D'accordo, ma cosa mi garantisce che tu dopo non me le darai comunque di santa ragione? Facciamo così: tu mi fai raggiungere incolume l'uscita sul retro e io, da là, ti ripago il rum-

-Mi hai preso per un idiota? Ed io come posso essere sicuro che una volta raggiunta la porta mi ripagherai?-

IL pirata stava per rispondergli, quando Kathy gli si attaccò al braccio.

-Jack, cosa stai qui impalato? Ce ne dobbiamo andare-

-Kathy?-

Lei si voltò verso la montagna e, guardandola meglio, lo riconobbe:

-Sid?-

Da dietro di quello spuntò anche il compare.

-Boomer, ci sei anche tu?-

Il primo le chiese:

-Kathy, cosa ci fai qui? Ma soprattutto, come mai conosci questo tipo?-

-E' una lunga storia Sid e si, lo conosco. Sid, Boomer, abbiamo bisogno del vostro aiuto-

-Puoi chiederci tutto- rispose quello più piccolo.

-Vedete quei cinque vestiti di nero con il cappuccio? Ci stanno inseguendo. Potete fare in modo di rallentarli? Fate attenzione, però-

-Vai Kathy, via da qui e non preoccuparti- rispose Sid e la spinse dietro di lui.

Mentre i quattro li oltrepassavano, lui si abbassò all'altezza di Jack e gli disse:

-Ringrazia solo il fatto di essere amico suo- e, con una spinta, lo mandò svelto verso la porta.

Prima di uscire, la ragazza si voltò verso i due amici, che le sorrisero. Li guardò mentre bloccavano i loro inseguitori, pensando se li avrebbe mai rivisti.

 

Quando uscirono dalla porta sul retro, trovandosi su una via secondaria, pareva di essere in un altro mondo. A Kathy sembrò di rivivere quella maledetta notte: gli edifici erano quasi tutti in fiamme o semidistrutti; finestre rotte e porte sfondate; gente che correva di qua e di la. A differenza di Deep River, però, si udivano le grida, le imprecazioni, le spade che cozzavano, i cannoni che rispondevano al fuoco.

-Quale pazzo potrebbe attaccare Tortuga?-

-Forse la Marina- ipotizzò la ragazza.

-Non è possibile. La Marina non conosce la giusta ubicazione di quest'isola. Io invece credo di sapere chi c'è dietro a questo attacco- disse Kaleb e si affacciò sulla via che lasciava intravedere il porto e la la vide. Afferrò la mano di Kathy.

-Svelti, dobbiamo andarcene!! La DragonSea ci ha seguiti fin qui!!- esclamò Kaleb.

-La DragonSea?!?- chiese lei, mentre gli correva dietro.

-La nave di Vane- rispose lui.

Così l'avevano raggiunti anche a Tortuga. Che fosse stata una coincidenza? Che cosa stavano cercando?

-Dobbiamo tornare immediatamente sulla Corallo Grigio e salpare il più veloce possibile-

Mentre correvano per la via, però, furono bloccati da un gruppo di quegli stessi incappucciati che avevano visto alla locanda. Di nuovo la sensazione di freddo.

-Fermi!! Fine della corsa- disse una voce che sembrava provenire dall'oltretomba.

-Chi sei?!? Che cosa vuoi da noi?- domandò Kaleb, ponendosi di fronte a Kathy.

-Sono il capitano John Vane, ma tutti mi conoscono come Black Shadow-

Non si calò il cappuccio.

-Sarà per colpa della maledizione?- si chiese Kathy.

-Ragazzo, scommetto che tu fai parte dell'equipaggio del Corallo Grigio, la nave del capitano Cornelius Anderson. Dico bene?-

-E anche se fosse? Che cosa vai cercando?- rispose lui.

-Oh, la mia ricerca si è appena conclusa. È lei che cercavo...- disse, puntando un dito in direzione di Kathy, la quale pietrificò, terrorizzata.

 

-Perchè proprio lei?- chiese Kaleb.

Kathy aveva notato che, alle parole dello strano capitano, anche Jack si era spostato davanti, estraendo la spada.

-Avanti, non rendete le cose più difficili. Voi non ci interessate-

-Ma perchè lei?!?- insistette il ragazzo.

-Diciamo che più che altro ci interessa un favore dal suo caro “paparino”-

Sapevano dunque di chi era figlia. Era colpa sua quindi se la sua gente e Deep River erano stati spazzati via?! Una grande rabbia prese a montarle dentro e anche lei estrasse lentamente la spada.

-Su, fatevi da parte dunque. Lasciateci la ragazza-

-Pensate davvero che potremo fare una cosa del genere? Scordatevelo!!- la difese il ragazzo.

Gli incappucciati stavano per muovere un passo, quando una cannonata li prese in pieno.

-E' la nostra occasione per andarcene. Si riprenderanno fra poco, quindi non abbiamo molto tempo- concluse Kaleb.

Presero a correre verso il porto, dove trovarono ancora la loro nave ancorata.

-Si può sapere dove diavolo vi eravate cacciati? Qui è un inferno!!- li accolse Anderson.

-Diciamo che siamo stati trattenuti...- rispose Jack.

-Allora mi racconterete più tardi e mi spiegherete anche perchè il capitano Sparrow è ancora a bordo della mia nave. Adesso...issate l'ancora!! Sciogliete le vele!! Lasciamo Tortuga e mettiamo più mare possibile fra noi e la DragonSea!!!-

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Capitolo 7
*** Una nave dalle vele nere ***


              Da quando avevano rimesso piede sulla Corallo Grigio, Kathy non aveva proferito parola. Era rimasta seduta, con la schiena poggiata alla balaustra della nave, le ginocchia strette al petto e un brivido che non la abbandonava. Gli altri stavano discutendo sul da farsi e Jack era intento a spiegare che li avrebbe aiutati a raggiungere le Porte della Vita.

-Allora, abbiamo capito che Vane cerca Kathy per via di suo padre, ma non sappiamo perchè gli serve un favore dal capitano dell'Olandese Volante- disse Anderson.

-Credo che la cosa riguardi in qualche modo l'Occhio. Penso che possa essergli accaduto qualcosa...- aggiunse Kaleb.

-Ma per scoprirlo dovremo raggiungere le Porte-

-A dir la verità c'è un altro modo...- si pronunciò improvvisamente la ragazza.

Tutti si voltarono a guardarla, stupiti.

-Che intendi?- le chiese il ragazzo.

-Su Tortuga la zingara mi ha parlato di una profezia. Mi ha detto di dirigermi “dove il sole di rosso si tinteggia” per trovare “colui che tutto vede”-

-Ma Kathy, non puoi credere alle parole di una zingara-

-Io so dov'è quel luogo...- disse Jack, attirando l'attenzione su di sé.

-Quindi?-

-Esiste un complesso di isolotti chiamato le “fauci del Drago”, dove si dice che la luce del sole, in quel determinato punto, assomigli al fuoco vivo. Si dice anche che là risieda un eremita che ha la capacità di rispondere a qualunque domanda-

Fu Gibbs ad intervenire:

-Si dice che chiunque si avvicini a quel complesso sia destinato a non uscirne-

Ci fu un attimo di silenzio, poi fu Anderson ad intervenire:

-Dobbiamo rischiare, per il nostro bene e, a questo punto, anche per quello di Kathy. Capitano Sparrow, è in grado di portarci laggiù?-

-Immagino di si-

-Bene, allora affianca Andres al timone e lo guidi. Per il resto, non ci rimane che aspettare-

Poi, avvicinandosi a Kathy, continuò:

-Vai pure a riposarti se vuoi, immagino che per te sia stata una giornata dura. Non temere, ti proteggeremo noi-

La ragazza gli rivolse un sorriso forzati e fece un cenno di assenso con la testa.

Dopodichè il capitano di ritirò nella sua cabina, mentre ognuno tornava alla propria occupazione.

Kathy decise di seguire il consiglio di Anderson e si ritirò nella cabina che le era stata destinata. Ci mise un bel po' per addormentarsi, ma alla fine crollò.

Il suo riposo non fu certo tranquillo però, disturbato da oscuri presagi. Per un attimo le sembrò di provare la stessa sensazione di freddo che l'aveva invasa a Tortuga. Continuava ad apparirle quell'uomo con il cappuccio in testa, il volto nascosto e la voce crudele. Dopo di lui però le apparve sua madre che la incoraggiava con calde e rassicuranti parole, lei che le correva incontro, ma non riusciva mai a raggiungerla. Infine di nuovo immagini di morte: era come se fosse tornata a quella notte a Deep River dopo l'attacco di Vane e dei suoi pirati. Ma stavolta sembrava esserci qualcosa di diverso: tra i corpi le parve di scorgere anche quello di Anderson, Jack, Kaleb e degli altri.

Si svegliò di colpo, madida di sudore. Fuori era appena sorta la luna. Troppo sconvolta per riprovare a dormire, decise di uscire sul ponte.

L'aria era fresca e tirava una leggera brezza marina, la quale gonfiava delicatamente le grandi vele bianche, quel tanto che bastava per dare alla nave un'andatura sostenuta.

Un brivido freddo la scosse quando mise un piede fuori sul ponte. Guardò verso il timone e vide Andres, che quasi dormiva in piedi e con Jack che cercava di tenerlo sveglio con una storia delle sue.

Quando il capitano incrociò il suo sguardo, le fece l'occhiolino. Lei arrossì, senza volerlo.

-Quello mi convince sempre meno- disse una voce alle sue spalle.

La ragazza si voltò, trovando Kaleb, il quale lanciò un'occhiataccia a Jack.

-Perchè scusa? Mi pare si sia dimostrato affidabile- rispose lei.

-Siamo certi che lo faccia mosso da buone intenzioni? Siamo sicuri che ciò che lo spinge ad aiutarci sia la sua bramosia dell'Occhio? E poi non mi piacciono le attenzione che ti rivolge-

Lei si stupì.

-Non sarai mica geloso, vero?- gli chiese.

Lui arrossì.

-Cosa ti viene in mente? Certo che no. Mi stavo solo preoccupando per te- si affrettò a rispondere Kaleb.

Kathy sorrise divertita e tornò a fissare la luna.

-Pensi che lo incontreremo durante il nostro viaggio?-

-Chi?-

-Mio padre-

-Non lo so. Perchè me lo chiedi? Ne sembri quasi spaventata-

-In effetti un po' lo sono. E se non gli piacessi? O peggio: se non credesse che sono sua figlia? Non so neanche cosa dire se mi troverò faccia a faccia con lui-

-Stai tranquilla, sono sicuro che gli piacerai. Sii solo te stessa e tutto andrà bene- rispose teneramente il ragazzo.

Stavolta fu lei ad arrossire.

-Adesso però faresti meglio a riposare-

-Non riesco a dormire e preferisco rimanere sul ponte. Mi vuoi tenere compagnia?-

-Certo, perchè no?-

Così i due si poggiarono con la schiena contro l'albero maestro e rimasero a guardare le stelle.

 

Li ridestò entrambi la voce del capitano Anderson, il quale disse loro:

-Mi sembrava di avervi detto di riposare ed era sottinteso che ciò avvenisse nelle vostre rispettive cabine e non sul ponte come due piccioncini- sghignazzò.

I due arrossirono e scattarono in piedi, cercando di giustificarsi.

-Non sono qui per sentire le vostre scuse. Avanti, trovatevi qualcosa da fare- e si allontanò-

I ragazzi allora si separarono, ma prima di dedicarsi ognuno al proprio compito, si guardarono un'ultima volta e si sorrisero.

-Sai, mi sembra di vedere Will e Elizabeth quando ancora non riuscivano a confessarsi reciprocamente cosa provavano- disse una voce.

La ragazza fece un salto, poiché non se la aspettava.

-Jack, la potresti finire di apparirmi alla spalle senza avvertire? E poi io e Kaleb siamo solo amici, niente di più-

-Continua a ripetertelo cara- e si allontanò con un sorriso che mostrava i suoi numerosi denti d'oro.

Lei non sapeva più che pensare: provava davvero qualcosa per Kaleb??

 

Il solo era alto nel cielo e sembrava fare sempre più caldo. Kathy stava lavando il ponte ed era madida di sudore. Neanche il vento che gonfiava le vele non riusciva a diminuire la calura.

-Ci stiamo avvicinando alle “fauci del Drago”, dove si dice che le temperature siano quasi pari a quelle infernali- ridacchiò il signor Gibbs poco lontano da Kathy.

-Ed è vero?- chiese lei.

-Nessuno è mai tornato per raccontarlo- rispose l'uomo.

Adesso la ragazza iniziava a preoccuparsi.

-Non farti impressionare cara, il signor Gibbs tende sempre ad esagerare- le gridò Jack dal ponte del timone.

Ad un tratto lo sguardo del pirata cambiò:

-Signor Anderson, fossi in lei comanderei un cambio di rotta-

-Il motivo, signor Sparrow?- chiese il capitano dal ponte principale, quasi scocciato.

-Beh, le conviene se non ci tiene a fare brutti incontri- rispose l'altro, puntando il dito verso l'orizzonte.

Tutti si voltarono, vedendo un maestoso veliero venir loro incontro e sul pennone più alto sventolava una bandiera con un teschio a tibie incrociate: altri pirati!!

La particolarità che attirò la loro attenzione fu il colore delle vele: nere. Kathy ricordava di aver sentito sua madre parlare di quella nave.

-La Perla Nera- sospirò.

-Uomini, cambiamo rotta!! Dobbiamo mantenerci fuori dalla gettata dei loro cannoni!! Andres, figliolo, prendi quel timone e fai miracoli!!- gridò Anderson e in poco tempo si scatenò il caos.

C'era chi era sceso sottocoperta a preparare i cannoni per fronteggiare un'eventuale attacco; chi era salito sui pennoni a sistemare funi e vele e chi semplicemente osservava la nave nemica che si avvicinava molto in fretta.

-Siamo troppo lenti!!- sbraitò Kaleb, che nel frattempo aveva raggiunto Kathy.

-La Perla Nera è nave più veloce dei Caraibi. È inutile sperare di sfuggirle- si pronunciò Jack, quasi divertito.

-E quando aveva intenzione di dircelo, signor Sparrow?- chiese furioso Anderson.

Lui si strinse nelle spalle, con faccia colpevole.

La Perla Nera stava continuando a guadagnare terreno e ormai riuscivano a sentire le grida dell'equipaggio che si preparava ad abbordarli.

-Uomini, pronti a contrastare chiunque tenti di varcare i confini di questa nave. Alle armi!!- ordinò Anderson.

Kaleb porse a Kathy un cappello.

-Metti questo e nascondi i capelli lunghi. Non devono capire che sei una donna-

Lei accettò il sudicio cappello che il ragazzo le porgeva e se lo carcò bene in testa, nascondendo i lunghi capelli castani. Per gli abiti non c'era problema, visto che glieli aveva prestati Kaleb e quindi le andavano larghi, nascondendole le forme.

La Perla Nera era ormai al pari della Corallo Grigio e i due equipaggi incontrarono i reciproci sguardi.

Ad un tratto, una voce proveniente dall'altra nave sbraitò:

-Uomini, ai rampini!! Preparatevi all'arrembaggio!!-

Dopodichè furono lanciate delle funi che unirono le due navi e gli uomini della Perla erano già in procinto di partire all'arrembaggio.

-Kathy, se qualcuno di loro dovesse passare, fatti valere con la spada. Ma qualunque cosa accada, non sfilarti quel cappello- la ammonì il ragazzo.

Lei deglutì, nervosa: non aveva mai combattuto una vera battaglia, l'unico duello era stato quello con Kaleb e non era finito molto bene. Si limitò però ad estrarre la spada e fare un cenno di assenso con la testa.

Lo scontro aveva già avuto inizio e nell'aria si propagava l'odore di polvere da sparo e le grida dei due equipaggi.

Purtroppo la resistenza della Corallo Grigio non servì a molto, poiché la maggior parte dei pirati della Perla riuscirono ben presto a salire a bordo.

Da quel momento iniziò lo scontro vero e proprio.

La ragazza si vide arrivare un uomo dal volto truce, coperto di cicatrici e tra le mani una pesante spada.

-Avanti mozzo, divertiamoci!!- gridò e mirò un fendente con la sua arma.

Lei, agile come un gatto, lo evitò e si mise in posizione.

-Oh, vedo che il ragazzino è incline a soddisfare la mia spada- e si scagliò contro di le.

Kathy tentava di parare ogni colpo, ma l'arma dell'avversario era pesante e aveva l'impressione che ad ogni fendente la sua esile spada stesse per rompersi. Ma invece resisteva.

-Te la cavi bene per essere un mozzo, ma non ti servirà-

L'impeto del colpo che ricevette la fece cadere a terra.

-Per te è finita!!-

Lei chiuse gli occhi. Quando però li riaprì, si trovò davanti Jack.

-Capitano Sparrow, che inaspettata sorpresa- disse il pirata.

-Lieto che vi ricordiate ancora di me- rispose l'altro.

-Come dimenticare il capitano che non sa tenersi la propria nave?-

-Vedrò di rimediare...- ridacchiò lui e, con un fendente, allontanò l'uomo da Kathy.

-Allontanati- le disse sottovoce.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte: balzò in piedi e si spostò sul lato opposto del ponte. In lontananza scorse Kaleb e Andres, i quali si facevano valere contro due loschi figuri. Persino Zik si stava dando da fare.

-Kathy, cara mia, devi darti una mossa. Questa nave adesso è anche casa tua e l'equipaggio la tua famiglia. Impegnati per difenderla, accidenti!!- si disse e , preso il coraggio a due mani, si gettò nella mischia.

Atterrò il primo, il secondo e un terzo, senza problemi. Sembrava un'altra. Ad un tratto si trovò spalle contro spalle con qualcuno. Si voltò e trovò Kaleb.

-Complimenti mozzo, non male- scherzò lui.

All'improvviso si udì uno sparo che sovrastò gli altri e una fumata di polvere salì verso il cielo. Tutti si fermarono, guardando in un'unica direzione: verso Anderson. Il capitano aveva lasciato andare la sua spada, era caduto in ginocchio e si teneva una spalla, dalla quale stava iniziando ad uscire molto sangue.

Nella confusione e nell'incredulità del fatto, i membri della Corallo si erano distratti, finendo con il venire circondati dagli uomini della Perla.

-Gettate le armi, signori, avanti, non fatevi pregare- disse una voce alle spalle dei nemici.

Venne avanti un uomo con un grande cappello piumato e una scimmietta su di una spalla. Kathy si sentì spingere all'indietro, in mezzo agli uomini: era Kaleb.

-Non farti notare- sussurrò.

Lei si sistemò meglio il cappello in testa e rimase in disparte. Avvertì la sua mano sfiorare quella del ragazzo e si sentì rassicurata.

-Bene uomini, abbiamo trovato una gran bella nave. Chissà quanti tesori porterà con sé- riprese lo sconosciuto.

-Niente di quello che immagini- rispose debolmente Anderson, il quale era stato raggiunto da Zik, il quale stava cercando di tamponare la ferita.

-Questo lo valuterò personalmente-

Poi la sua attenzione fu attirata da un cappello a tre punte che trotterellava in fondo al gruppo, cercando di non farsi vedere.

-Io quel cappello lo conosco...Jack!!- sbraitò.

Quello si fermò di botto. Due pirati lo acchiapparono e, di peso, lo portarono dinnanzi al nuovo arrivato.

-Mio caro Jack, speravo di non doverti più vedere-

-A dir la verità anch'io lo speravo, escluso il momento in cui mi avresti restituito la mia Perla-

-”Tua” Jack? Pensavo che avessimo già affrontato questo discorso-

-Sai che sono un po' duro nel capire- ridacchiò Sparrow.

-E così quella è la nave di Jack. Ciò significa che quello è...- pensò Kathy.

-Capitan Barbossa!!- esclamò uno dei pirati che erano scesi sottocoperta.

La ragazza inorridì nel vedere cosa quello portava tra le mani: era il cofanetto che la madre le aveva lasciato. Almeno la chiave, per fortuna, l'aveva al collo.

Che cosa poteva fare? Non avrebbero dovuto trovarla.

Il pirata la consegnò al capitano.

-Che diavolo è?-

-Non lo so, ma è chiusa a chiave, quindi deve esserci qualcosa di importante dentro-

-Bene. E la chiave?-

-La chiave?-

-Si, la chiave, pezzo di somaro!! Senza di quello come la apro, con il pensiero?-

-Non c'era nessuna chiave-

-Beh, allora è inutile. Liberatene...- concluse Barbossa, riconsegnandola al pirata.

Questo fece per gettarla fuoribordo.

-No!!- si udì gridare dalla folla.

Era stato un riflesso incondizionato. Kathy non aveva intenzione di uscire allo scoperto, ma non aveva potuto evitarlo.

-Chi ha gridato?- esclamò il capitano della Perla.

Nessuno fiatò.

-Parlate cani, altrimenti vi spedisco tutti al Creatore!!-

Una mano si alzò e un mozzo si fece avanti.

-Dunque è tua questa scatola, mozzo?- chiese il capitano.

Cenno di assenso.

-E' importante per te vero?-

Altro cenno di assenso.

-Cosa contiene?-

-Qualcosa di assai prezioso e importante- rispose la ragazza, cercando di camuffare la voce.

-D'accordo. E allora vediamo-

-Non posso aprirlo-

-Perchè no?-

-Ho promesso di non farlo-

-Avanti, aprilo!!-

-No!!-

-Molto bene. Allora ci deve essere qualcosa di veramente prezioso. Non che mi accontenti di un così misero bottino, ma mi sono incuriosito-

Ad un suo gesto, due uomini presero Kathy per le braccia e la portarono di fronte all'albero maestro.

-Vediamo se qualche frustata ti farà venire la voglia di collaborare- e fece cenno ad un altro dei suoi uomini di avvicinarsi.

Kaleb tentò di uscire dai ranghi per aiutare la ragazza, ma fu colpito e fatto cadere in ginocchio. Anche Jack provò a fermare Barbossa, ma si mosse troppo tardi. Si udì il suono della prima frustata.

Dalla bocca di Kathy si udì un grido sordo.

La seconda: il silenzio cadde sulla nave.

La terza: nessun membri della ciurma della Corallo osava guardare.

La quarta: Kathy avvertiva le forza che la abbandonavano, ma non voleva dargli alcuna soddisfazione.

Con la quinta, accadde l'inaspettato: non appena la frusta toccò la schiena della ragazza, la camicia, ormai logora, si strappò, rivelando il tatuaggio.

-Cos'è quello?- esclamò Barbossa.

I due uomini che tenevano Kathy la lasciarono andare, immediatamente.

Lei cadde in ginocchio e con le mani cercò di tenere insieme i brandelli della camicia.

-Hai riconosciuto quel simbolo, Barbossa?- ridacchiò Jack.

-Che diavoleria è mai questa? Perchè mai costui reca il marchio dell'Olandese Volante?-

In quel momento il cappello scivolò dalla testa di Kathy, rivelando i suoi capelli castani,

-Una donna?!?- esclamò di nuovo il capitano della Perla.

Lei alzò lo sguardo e quello ebbe un brivido.

-Io...riconosco quegli occhi, sono sicuro di averli già visti...-

Nel frattempo Kaleb ne aveva approfittato per raggiungere la ragazza e controllare le sue ferite: sanguinavano e dovevano essere medicate immediatamente.

-Mi dispiace- le sussurro.

-Oh, non è colpa tua. Me la sono andata a cercare, ma quel cofanetto è troppo importante-

-Ma cosa contiene?-

-Per l'esattezza non lo so, ma è talmente importante che mia madre mi ha raccomandato di non farlo cadere in mani sbagliate-

Kathy stava avvertendo incombente la stanchezza derivante dalle frustate.

Nel frattempo Barbossa continuava a fissarla.

-Non sarà per caso...Jack!!-

Quello fece un salto.

-Tu sai chi è quella ragazza, vero?- sbraitò, puntando il dito contro di lei.

-Io si e tu l'hai capito?-

Lui socchiuse gli occhi.

-Non è possibile-

-Eppure...-

-Non dirmi che ho davanti la figlioletta di Turner e Swan-

Jack fece un cenno di assenso con la testa.

-La cosa si sta facendo alquanto interessante- ridacchiò Barbossa.

 

Il capitano della Perla prese a ronzare attorno a Kathy e Kaleb come un'ape fa con il miele.

-Sono sorpreso. A Turner è bastata una sola notte per lasciare un'eredità. Incredibile- ridacchiò lui e lo stesso fecero alcuni dei suoi pirati.

-E sentiamo. Com'è che la dolce Elizabeth ha permesso alla sua cara e, presumo, unica figlioletta di viaggiare su una nave pirata e intraprendere la vita che lei odiava e ammirava al tempo stesso e che le ha portato via il suo unico amore?-

Lei lo guardò con disprezzo e stupore.

-Come Jack, non le hai rivelato che anche sua madre era diventata un pirata? Fu anche eletta capitano della ciurma del defunto Sao Feng, il pirata di Singapore? Divenne inoltre il pirata re che dichiarò guerra a Davy Jones. E vuoi sapere perchè fece tutto questo? Perchè il qui presente Jack Sparrow vendette il povero William Turner al capitano dell'Olandese in cambio della sua amata Perla Nera-

Kathy non poteva credere alle sue orecchie: adesso capiva perchè sia madre conosceva quelle storie così nei dettagli. Poi lo sguardo si posò su Jack, il quale non riusciva a guardarla negli occhi, ma appariva alquanto afflitto e dispiaciuto.

Non sapeva se provare pena per lui o disprezzo. Ripensava però a ciò che Jack aveva fatto e stava facendo per tutti loro e non riusciva ad arrabbiarsi con lui.

In compenso Barbossa la faceva imbestialire.

-E' morta- disse.

-Come prego?-

-Ho detto che non ho lasciato mia madre, ma l'ho seppellita quasi dieci anni fa. Poi, a prescindere dal fatto che non mi interessa quale sia il passato di Jack e premettendo che avrei una gran voglia di prendervi a calci, non mi venite a raccontare ciò che lui ha fatto o detto nei confronti dei miei perchè non mi importa. Vedo solo che cosa sta facendo per noi ora e questo mi basta. Avete visto che questa nave non trasporta tesori o ricchezze, quindi adesso potete risalire sulla vostra tanto agognata nave, calmare i bollenti spiriti poiché il contentino dell'arrembaggio l'avete avuto, e salpare per i grandi e profondi mari per mai più ritornare-

Kathy aveva concluso e Barbossa la guardava con grande stupore. Poi scoppiò in una risata.

-Sai ragazza, sei diretta come lo era tua madre e coraggiosa come tuo padre. E sai una cosa? Sono sicuro che nel corso del tuo viaggio rincontrerai tuo padre, il quale mi piacerebbe rivedere. Quindi ho deciso che vi aiuterò-

-Che cosa?!?- esclamarono tutti.

-E' quello che ho detto. E poi devo ammettere una cosa: Jack non sarà molto sveglio e non avrà la spiccata capacità di tenersi una nave, ma in quanto ad avventure interessanti ha sempre avuto buon fiuto-

-Grazie- rispose quello.

-Per finire, solo un'altra persona ho conosciuto alla quale ho sentito difendere Jack come hai fatto tu poco fa e quella era Elizabeth. Sei proprio degna figlia di tua madre e, sinceramente, mi spiace molto per la sua morte-

-Barbossa, non credo di seguirti- rispose lei.

-Consideralo come un favore personale. Prendetelo come un'opera buona per ripagare Will ed Elizabeth di tutti i loro sforzi. Mettetemi al corrente del vostro viaggio e a quel punto potrò aiutarvi come meglio posso-

Nessuno fiatò. Poi fece cenno ai suoi uomini di risalire sulla Perla. Dopodichè si avvicinò a Kathy e la aiutò ad alzarsi. Kaleb lo osservava, mentre teneva una mano sull'elsa della spada.

-Mi scuso per le frustate, miss Turner, ma devo mantenere la mia figura di spietato pirata davanti alla mia ciurma. Se avessi saputo...-

-Scusa Barbossa, ma ti preferisco quando sei spietato e rozzo, come mia madre ti raccontava-

Lui sorrise, anche se in quel gesto c'era qualcosa di sadico.

-Bene, allora vedrò di comportarmi come tale-

Dopodichè si avvicinò ad Anderson.

-Mi scuso della ferita. Credo di averla riconosciuta: lei è Cornelius Anderson, il dragone del Mare del Nord, uno dei quattro capitani eletti dal Consiglio della Fratellanza, i quali hanno l'incarico di salvaguardare la sicurezza di quest'ultimo e mantenere l'ordine nei mari. Dico bene?-

-Si, dice bene capitan Barbossa, anche se mi chiedo come fa a sapere tutte queste cose sul mio conto-

-Oh, io la conosco meglio di quanto crede, visto che, insieme a quella testa di calamaro di Jack, l'abbiamo eletta a capitano del Mare del Nord-

-Oh mio Dio. Voi due fate parte del Consiglio?-

-Esatto- rispose Jack, non molto euforico.

-Chi l'avrebbe mai detto?-

-Allora, vogliamo collaborare?-

-D'accordo- rispose Anderson e i due si strinsero la mano. 

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Capitolo 8
*** Le fauci del Drago ***


Kathy si risvegliò in infermeria, con Kaleb appisolato accanto al suo letto. Con difficoltà si mise a sedere e si vide il torace completamente fasciato, con più di uno strato di bende. Spostò lo sguardo verso l'oblò: il cielo era dipinto dei colori del fuoco, ciò stava a significare che il sole stava tramontando. L'aria era ancora più calda di come se la ricordava.

In quel momento Kaleb si svegliò.

-Ciao- la salutò teneramente.

-Ciao- rispose lei.

-Come ti senti?-

-Come se qualcuno mi avesse squarciato la schiena ad unghiate- rispose lei, anche se un mezzo sorriso le si allargò sulle labbra.

Poi tentò di alzarsi, ma le ferite le tiravano terribilmente. Kaleb accorse subito per aiutarla.

-Pensi che mi rimarranno le cicatrici?- chiese lei, quasi divertita.

-Non voglio mentirti. Alcune di quelle frustate erano molto profonde. Credo che un paio di cicatrici ti rimarranno-

-Bene, proprio da vero pirata- rispose Kathy.

Sorrideva, ma dai suoi occhi scendevano calde lacrime. Dopodichè, si tuffò tra le braccia di Kaleb e a quel punto si mise a piangere senza sosta. Lui non disse niente, ma si limitò a stringerla in un caldo abbraccio, con l'intenzione di non farla più andar via.

 

-Ehi Barbossa, che intenzioni hai? Tu non hai una nave da governare?- stava sbraitando Jack sul ponte di comando.

-Spostati dal timone Jack, io so arrivare alle fauci del Drago meglio di te-

-Ah si?? E chi è che ha la bussola? Io o te?-

-Sempre ad affidarti a quello stupido oggetto. Un vero pirata dovrebbe...-

-Si può sapere cos'è questo baccano?!?- chiese spazientito Anderson, uscendo dalla sua cabina.

-Capitan Barbossa qui non vuole lasciare il comando a qualcuno più esperto di lui-

-Quando ne vedi uno fammi un fischio-

-Come osi, razza di...-

-Adesso basta!! Fino a prova contraria il comando di questa nave spetta a me, quindi vedete di smetterla o vi butto entrambi in mare!!- disse irato Anderson.

Per un attimo l'intero equipaggio, impegnato fino a quel momento nei vari lavori, si fermò.

-E voi cosa avete da guardare?!? A lavoro o avrete lo stesso destino di questi due!!-

Dopodichè raggiunse Jack e Barbossa sul ponte di comando.

-Allora, nel vostro litigare, siete giunti a stabilire una rotta?-

Il pirata più vecchio, con una risatina, tirò fuori le carte nautiche e mostrò il tragitto.

-Saremo alle fauci tra poco meno di un giorno-

-Me lo immaginavo. Il caldo si sta facendo soffocante- rispose il capitano della Corallo asciugandosi la fronte.

-Come sta?- chiese in quel momento Jack.

-Si sta riprendendo. Kaleb è con lei- rispose Anderson, avendo subito capito a chi l'uomo si riferiva.

Barbossa rimase in silenzio.

-Spero che questa deviazione porti qualche risultato- concluse l'uomo e si avviò per tornare sottocoperta.

 

Kathy si agitava nel sonno e Kaleb non poteva fare a meno di essere preoccupato. Aveva cominciato a provare un interesse particolare per quella ragazza, più di una semplice amicizia, ma non sapeva spiegarselo bene. Non gli era mai capitato e un po' quella sensazione lo spaventava. Sembrava qualcosa più grande di lui che a momenti lo opprimeva. Sentiva che quando l'aveva vicino, il cuore iniziava a battergli all'impazzata, lo stomaco finiva sotto sopra e il fiato era corto.

Nel momento in cui l'aveva stretta in quell'abbraccio consolatore le era sembrata una bambina in cerca di protezione e lui si era convinto di essere diventato quel difensore. Non avrebbe permesso ad altri di farla soffrire.

Decise di lasciarla un po' da sola e di salire sul ponte a prendere una boccata d'aria. Dopotutto, da quando erano stati abbordati dalla Perla Nera, non aveva messo piede fuori da quella cabina, preoccupato delle condizioni della ragazza, ma adesso che lei sembrava star meglio, poteva anche rilassarsi.

Non fece in tempo a raggiungere la porta, che una debole voce lo chiamò:

-Kaleb...-

-Sono qui- rispose lui, voltandosi nuovamente.

-Ti prego, non lasciarmi sola. Ogni volta che chiudo gli occhi faccio orrendi incubi. Ho bisogno che tu rimanga con me-

Quello sorrise.

-D'accordo Kathy, non ti lascio-

 

-Dannazione, l'avevamo a portata di mano!!- sbraitò Vane, scaraventando un bicchiere contro la porta della sua cabina.

La maledizione stava avanzando e lui aveva assolutamente bisogno che l'Occhio fosse recuperato. Certo, l'invulnerabilità non era male, ma il suo corpo stava lentamente marcendo, come se fosse morto. Purtroppo, finchè la ragazza non fosse stata nelle sue mani, questo era impossibile.

A dirla tutta c'era anche un altro modo per ricattare il capitano dell'Olandese, ma lui non sapeva dove andare a cercare quel dannato forziere.

-Caro Vane, vedo che le cose ti stanno andando male. Puzzi ancora più del solito- disse una voce alle sue spalle.

-Che cosa ci fai tu qui?- disse tra i denti.

-Sai che so sempre come trovarti. Immagino che adesso quella mano ti serva proprio- sorrise l'altro.

-Cosa vuoi in cambio?-

-Il potere-

 

-Terra in vista!!- gridò la vedetta.

Anderson raggiunse il ponte e guardò verso l'orizzonte.

-A me sembra un semplice complesso di scogli e alquanto pericoloso, oserei dire- valutò.

-Solo al tramonto la strada sarà rivelata- intervenne Barbossa, comparso al suo fianco.

Dopo un attimo di silenzio, il capitano della Corallo parlò:

-Mi chiedo per cosa lo facciate, capitano Barbossa. Volete davvero aiutarci, o sarete pronto a darci una spinta verso il baratro quando l'occasione ve lo permetterà?-

-Mi offendete con la vostra poca fede. Certo, l'Occhio degli Oceani è bramato da molti, ma sinceramente non ho l'intenzione di continuare ancora per molto questa vita per mare. Forse questa è l'avventura che cercavo per concludere la mia onorata carriera- e si schiuse in una risata.

Anderson lo guardò storto: non si fidava totalmente di quell'uomo, nella vita aveva imparato a proprie spese a diffidare. Ma doveva ammettere che, per il momento, averlo dalla loro parte non guastava.

 

Quando Kathy riuscì finalmente a salire sul ponte, la luce del sole quasi la accecò. Dopo tre giorni chiusa in quella cabina, gli occhi si dovevano riabituare. Il polmoni le si riempirono di quell'aria carica di salmastro e lei tirò un sospiro.

-Ci siamo- le disse Kaleb.

Lei guardò verso l'orizzonte e vide gli scogli che se guardati bene, assomigliavano proprio alla bocca di un drago.

-Miss Turner...-

La voce di Barbossa la raggiunse come una cannonata. Si era quasi dimenticata che Anderson gli avesse permesso di rimanere a bordo. Si voltò e vide il capitano della Perla togliersi il cappello e fare una sorta di inchino.

-Barbossa. Ogni volta che vi vedo mi sembrate sempre più viscido e velenoso-

-Lieto che l'abbiate notato- sorrise lui e si allontanò.

Quell'uomo non le piaceva, non la convinceva affatto.

-Non darci peso- le disse un'altra voce.

Stavolta era stato Jack a parlare.

-Come ti senti?- le chiese.

-Meglio. Grazie- e gli sorrise.

Kaleb era rimasto accanto a lei e si era impegnato con tutto se stesso per non saltare addosso a Barbossa: non lo aveva ancora perdonato per quello che le aveva fatto.

-Ragazzo, rilassati. Se ne andato- rise il capitano Sparrow.

Lei gli strinse una mano.

-Non preoccuparti, sto bene- gli sussurrò.

Lui allora si rilassò.

Dopodichè Jack, con un sorriso malizioso, voltò lo sguardo per l'ennesima volta verso l'orizzonte.

-Bene ragazzi, è quasi il tramonto. Ammirate comparire la via-

 

Non appena il disco solare raggiunse l'orizzonte, i suoi raggi si propagarono come un'esplosione, sino a colpire le fredde superfici degli scogli davanti alla Corallo Grigio.

In un attimo la pietra sembrò prendere fuoco.

-Continuiamo verso l'interno- disse Barbossa.

Anderson diede l'ordine.

Il veliero filava leggero tra quelle acque, le quali, contro ogni aspettativa, erano calme e piatte. I costoni di roccia si facevano semre più vicini. Sembrava che si stessero addentrando proprio all'interno di una bocca spalancata.

-Se si deve aprire una strada, questo sarebbe il momento adatto- valutò Anderson.

-Capitano, di questo passo ci schianteremo!!- gridò Andres dalla sua postazione al timone.

-Sempre dritto, ragazzo, e vedrai avverarsi il miracolo- rispose Barbossa, sorridente.

Aveva ordinato alla Perla di rimanere ad aspettarli, essendo inutile che due navi si avventurassero in quella parte di mare. Se le cose fossero andate male, almeno non avrebbe sacrificato anche la sua nave.

La Corallo Grigio era ormai a pochi metri da un grande scoglio che bloccava loro il passaggio. Se lo avessero colpito, lo squarcio che si sarebbe aperto li avrebbe affondati in pochi minuti.

-Capitano!!- gridò nuovamente Andres.

-Dobbiamo fidarci. Non avremo comunque la possibilità di evitarlo ormai!!- rispose serio Anderson.

Ad un tratto, la prua, anziché frantumarsi a contatto con lo scoglio, vi passò attraverso.

-Incredibile- fu il commento dei presenti.

In pochi minuti l'intero veliero fu inglobato dalla pietra e con lui il suo equipaggio. I presenti, accecati da un'abbagliate luce, chiusero gli occhi. Quando li riaprirono, si trovarono a fissare un luogo completamente diverso: sembrava un grande antro, le cui pareti parevano vetro, che, catturata la luce, la rimandava di mille diversi colori. Il veliero navigava veloce, come sospinto da un vento che i membri dell'equipaggio non riuscivano però ad avvertire.

Ben presto videro la fine della galleria nella quale si trovavano: davanti a loro uno spiazzo, pieno di luce, dove ad attenderli stava una donna, la cui presenza pareva quasi eterea. La Corallo Grigio si fermò, come se qualcuno glielo avesse comandato.

-La profezia ha sbagliato. “Colui che tutto vede” è una donzella- sorrise Jack.

-Dobbiamo scendere- disse Kathy in quel momento.

-Ma sei sicura? Non ti sei ancora ripresa. A malapena ti reggi in piedi- la riprese Kaleb.

-Non preoccuparti, sono più forte di quanto pensi-

-D'accordo, ma io vengo con te-

 

Dopo qualche minuto una scialuppa fu calata in acqua e a bordo c'erano Kathy, Kaleb, Anderson, Barbossa e Jack, il quale era stato difficile da convincere, visto che si era ripromesso che con mostri o divinità non voleva avere più niente a che fare.

Quando toccarono terra, la donna sorrise loro.

-Benvenuti. È da molto tempo che nessuno giunge più in questo luogo. Io sono l'Oracolo-

Poi il suo sguardo si puntò su Kathy.

-Vedo che hai seguito il mio suggerimento-

La ragazza non capì.

-Forse con questo aspetto posso aiutarti a ricordare- e fu così che la donna si trasformò nella vecchia zingara che Kathy aveva incontrato su Tortuga e che le aveva parlato della profezia.

-Incredibile. Ma perchè io?-

-Il tuo destino è scritto, ragazza mia. Dovrai scontrarti con le ombre che ti minacciano e recuperare l'Occhio. Quel manufatto mantiene l'equilibrio tra il mondo al di qua e al di là dei confini del mare-

Jack fu scosso da un brivido, ricordandosi di quando era rimasto intrappolato nel forziere di Davy Jones e i suoi amici erano andati a salvarlo. Era quasi impazzito, o almeno lo era più di quanto lo fosse di normale.

-Che significa?-

-L'Occhio è quello che mantiene i due piatti della bilancia, la vita e la morte, sullo stesso piano. Quando Vane lo ha rimosso dal suo piedistallo, ha sbilanciato le due realtà-

-Quindi Vane ha trovato l'Occhio?- chiese Anderson.

-Si, ma in pochi secondi lo ha perso. Io lo avevo avvertito, non avrebbe potuto toccarlo perchè il suo cuore non era puro, ma lui non mi ha ascoltato. Per questo la maledizione lo ha colpito. Adesso lui lo brama con tutto se stesso, ne sente il doloroso richiamo, vuole spezzare la fattura che lo imprigiona-

-Non credo che sia per spezzare la maledizione che lo vuole. Forse per il potere che gli concenderà possederlo- intervenne il capitano della Corallo.

-E invece vi sbagliate. Ciò che ha colpito Vane è qualcosa di ancora più terribile della morte. Lui è vivo, ma il suo corpo muore ogni giorno un po'. Lo sta consumando. La sua anima rimarrà per sempre intrappolata in un corpo che tra poco non si muoverà più-

-Perchè non può riprendersi l'Occhio. Perchè ha bisogno di me e mio padre?- chiese Kathy in quel momento.

-Quando l'Occhio si inabissò, in qualche modo finì nella dimensione a cui può accedere sono l'Olandese-

-Ma Vane come lo sa-

-Perchè glielo ho detto io-

 

I presenti rimasero di stucco.

-Non guardatemi in quel modo. Io sono uno spirito imparziale, sub partes. Se qualcuno mi viene a chiedere qualcosa, che sia buono o malvagio, io fornisco l'informazione. Chi sono io per decidere chi è degno di una risposta e chi no?-

-Allora Oracolo, rispondi a questo: come lo fermiamo?- chiese Kaleb.

Videro una titubanza nello sguardo dello spirito.

-L'Occhio deve essere ritrovato e riportato nel suo tempio per ristabilire gli equilibri. Ricordate: solo un puro di cuore potrà toccare il gioiello. Una volta posto sul suo piedistallo, la maledizione su Vane e la sua ciurma si spezzerà-

-Bene. Allora dovremo anche noi cercare il tuo paparino- ridacchiò Barbossa rivolto a Kathy.

-Grazie Oracolo- rispose le ragazza e il gruppo fece per andarsene.

-Kathy, aspetta!!- la chiamò lo spirito.

Quella si voltò.

-Quando troverete l'Occhio, non toccatelo. L'anima nera di Vane lo ha corrotto. Solo nel suo tempio il gioiello si risanerà. Per raccoglierlò dovrete trovare un contenitore speciale, nascosto su un'isola, chiamata Isla del Diablo-

Poi le si avvicinò:

-Ricorda solo il tuo sangue potrà renderlo nuovamente puro e senza macchia. Dovrai fare una scelta e da quello che vedo non sarà una cosa facile- e spostò lo sguardo su Kaleb.

-Perchè il mio sangue?- chiese lei.

-Perchè è misto: tua madre e tuo padre, quando ti hanno concepito, appartenevano già a due mondi distinti-

La ragazza rimase di sasso.

-Addio Kathy, abbi cura di te- e l'Oracolo scomparve.

Non si mosse.

-Kathy, tutto a posto?- le chiese Kaleb, avvicinandosi.

-Gioia, sembra tu abbia visto un fantasma- intervenne Jack.

-Cosa ti ha detto?- domandò invece Anderson.

Lei si incamminò verso la nave.

-Andiamo?- disse poi, con un sorriso.

Quando passò davanti a Barbossa, gli lanciò uno sguardo: lui sapeva, aveva capito tutto.

-Cattive notizie, miss Turner?- domandò, sarcastico.

-Niente che ti riguardi- e proseguì per la sua strada.

 

Quando tornarono sulla nave, Kathy mise al corrente gli altri quattro solo della parte sul contenitore per l'Occhio.

-Dunque la nostra prossima meta è Isla del Diablo- concluse Anderson.

Quella sera, quando ormai la nave stava veleggiando verso la tappa successiva, Kathy se ne stava appoggiata alla balaustra del ponte a fissare l'orizzonte, nero e sconosciuto.

All'improvviso avvertì un respiro dietro di lei, dei passi leggeri. Si voltò di scatto e vide comparire Kaleb da dietro l'albero di mezzana.

-Sicura di stare bene?- le chiese.

-Si certo. Persino le ferite sulla schiena sembrano stare meglio-

-Forse dovrei darci un'occhiata-

Lei arrossì.

-Intendevo per rifarti le fasciature- sorrise il ragazzo.

-Credo che si possa fare anche domani mattina- rise lei, rendendosi conto della figuraccia che aveva appena fatto.

Lui la raggiunse alla balastra.

-Kathy, cosa ti ha detto l'Oracolo quando ci siamo allontanati?- le chiese serio.

-Niente di importante. Solo del contenitore-

Il ragazzo non le credeva, si vedeva lontano un miglio, ma in fondo voleva che fosse lei a rivelarglielo.

-Se fosse qualcosa che ti mettesse in pericolo me lo diresti?-

-Certo-

-Bene. Io me ne vado a letto. Notte- e si allontanò.

-Buonanotte- rispose lei.

Il cuore nel suo petto sembrava venisse lacerato ad ogni menzogna che usciva dalla sua bocca, ma non poteva certo dire a Kaleb che per salvare l'equilibrio avrebbe dovuto sacrificare tutto ciò che aveva di più caro.




N.A : Mi scuso per aver aggiornato dopo tutto questo tempo, soprattutto con Hermes Shoes e LetySalvatore che mi hanno lasciato due belle recensioni e che spero che anche dopo tutto questo tempo continuino a leggere la storia. 
Direi che in questo capitolo si comincia a fare un pò il punto della situazione e ho dato maggiore spazio al rapporto Kathy/Kaleb <3<3<3
Comunque spero di ricevere anche nuove recensioni. Saluti
Martina

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Capitolo 9
*** Amore e ombre ***


 

-Kathy, vorrei parlarti-

La voce di Anderson risuonò nei corridoi deserti della sottocoperta. La ragazza si pietrificò. Se le avesse chiesto qualcosa sul dialogo che aveva avuto con l'Oracolo, non sapeva se avrebbe saputo mentire come con Kaleb.

Senza parlare, entrò nella cabina del capitano e lo sentì alle sue spalle chiudere la porta. Panico...

-Accomodati- le disse, indicandole una comoda sedia davanti alla scrivania.

Lei obbedì. L'altro invece si sedette su una grande poltrona al di là del tavolo e iniziò a fissarla.

-Cosa voleva dirmi, capitano?- chiese lei, messa a disagio.

-Innanzitutto volevo chiederti come stavi-

Lei si stupì, poi rispose:

-Kaleb ha detto che le ferite sono quasi del tutto guarite, ma che mi rimarranno un paio di cicatrici-

-E con lui come va?-

La ragazza non parlò.

-Kathy senti, ormai sono un uomo che ha visto molte cose e ci siamo accorti tutti del rapporto tra te e Kaleb. Ti chiedo solo di non farlo soffrire. Sai che per me è come un figlio-

-Non ne ho l'intenzione. Sento di tenere molto a lui-

-Bene. E a proposito...-

-Cosa gli avrà raccontato?- pensò Kathy.

-Mi ha parlato di una vostra conversazione, nella quale era evidente un tuo desiderio di incontrare tuo padre...-

-Oh no no, non ne sento il bisogno impellente. Se fosse successo, allora ne sarei stata contenta, forse-

Arrossì terribilmente ed ebbe l'impressione che Anderson se ne fosse accorto.

-Si da il caso che per raggiungere Isla del Diablo, la rotta preveda un passaggio proprio da Deep River. Credo che i dieci anni siano quasi scaduti, o almeno da quella che mi ha detto Sparrow-

-Jack sa di questa cosa? Accidenti, mi prenderà in giro fino alla morte-

-Invece ti sbagli. Quando Kaleb me ne parlò, assistette inavvertitamente alla conversazione e mi propose lui la fermata. Disse: “Quella donzella merita di conoscerlo”-

-Che strano pirata- pensò lei.

-Dunque sei d'accordo?-

-Si-

Mentre usciva dalla cabina, Anderson la fermò dicendo:

-Kathy, un'ultima cosa: spero che qualunque cosa ti abbia detto l'Oracolo, ne valga la pena-

-Lo spero anch'io- rispose lei e se ne andò.

 

Da quando aveva avuto quel colloquio con il capitano della Corallo, le erano comparse le farfalle nello stomaco e non accennavano a sparire. Era combattuta: da una parte voleva conoscere il padre, dall'altra non avrebbe saputo cosa dirgli.

-Dalla tua faccia presumo che Anderson ti abbia parlato della nostra idea- le disse Kaleb, comparso dal nulla, come al solito.

-Credo di doverti ringraziare...o forse no-

-Suvvia, non sarà poi così male. Dopotutto prenderemo l'occasione anche per parlargli della nostra missione-

-Ma se lui non mi riconoscesse? Se non credesse che sono sua figlia?- ribattè lei.

-I tuoi occhi sono quelli di Elizabeth, cara, sono sicura che ti riconoscerà- disse una voce.

I due si voltarono e trovarono Jack ad osservarli.

-Anche tu ci hai messo lo zampino, non è vero?- disse lei.

-Diciamo che conoscere da dove veniamo in qualche modo determina chi possiamo diventare- rispose lui.

-Non ti facevo così filosofico- rise la ragazza.

-Mettiamola così: una volta me lo disse un vecchio pirata, che tra l'altro mi assomigliava un bel pò- e sorrise sornione, mostrando i suoi denti d'oro.

Detto questo se ne andò.

-Non lo capisco proprio. Non lo facevo così altruista. Lo Sparrow di cui mia madre mi raccontava era codardo, egoista, che alla prima possibilità se la svignava, evitando ogni problema. Cosa può averlo cambiato?-

-Forse tu- rispose Kaleb.

Lei si voltò e si ritrovarono occhi negli occhi.

-Perchè mi guarda in quel modo, signor pirata?- scherzò lei.

-Me lo dica lei, miss Turner- rispose lui, diventato paonazzo, ma non distogliendo lo sguardo.

Lei sorrise.

-Kaleb, io non voglio farti del male...-

-Lo so. È per questo che non riesco a smettere di pensarti-

Kathy lo guardò stupita, senza capire.

-Perchè?-

-Il pericolo mi attira e mi fa sentire vivo-

Il ragazzo le si avvicinò. Lei chiuse gli occhi e accadde tutto in un attimo: avvertì il suo respiro farsi sempre più vicino, sino a quando le loro labbra non si toccarono. Quel bacio la fece tremare, ma non di freddo o di paura, ma di un brivido di eccitazione. Kaleb la strinse forte a sé, mentre le loro anime si fondevano in una sola. L'unica cosa che Kathy voleva in quel momento era restare in quell'abbraccio in eterno, dimenticare tutto e tutti, dimenticare il compito che l'attendeva.

-Io ti farò del male...- sussurrò tra un respiro e l'altro.

-Se ciò significa stare con te, allora sono pronto a pagare il debito...- rispose lui e unì nuovamente le loro labbra.

 

Una nave dalle vele color cremisi e le murate d'ebano attraversò il passaggio delle fauci del Drago. La sua aura nera impediva quasi alla luce di illuminare le candide pareti di specchio.

L'Oracolo accolse il capitano della DragonSea, come aveva fatto con i precedenti visitatori.

-Benvenuto Black Shadow, cosa ti ha portato nella mia dimora?-

-Oracolo, devo sapere dove è diretta la Corallo Grigio-

Lei smise di sorridere e gli si avvicinò.

-Jacob, perchè vuoi continuare per questa via? Non ti è bastato ciò che l'Occhio ti ha fatto??-

-E' proprio per questo che devo trovarlo-

-Loro ti uccideranno-

-Oracolo, da quando ti interessa ciò che potrebbe accadermi?-

-Da quando non sei più tu che manovri la tua vita-

-E tu come...-

-Io sono colei che tutto vede, ricordi?-

-Lui mi tiene in vita-

-Dove è finito l'impavido e spietato capitano Vane, terrore dei mari, dragone del Mare del Sud?-

Lui ebbe un sussulto.

-Era da tempo che non sentivo più quel nome-

-Cosa ti ha cambiato? Tu sei sempre lo stesso uomo, quello che ho amato e amo tuttora-

-Mi spiace Oracolo, ma l'uomo che conoscevi è morto quel giorno nel tempio del mare, dove tu non mi hai fermato- rispose Vane, ripresosi.

-Ma io...-

-Non mi interessa. Dimmi ora ciò che voglio sapere- sbraitò, tornando l'ombra nera di sempre.

 

L'ansia che attanagliava lo stomaco di Kathy era quasi del tutto sparita. Forse un po' era dovuta anche al suo rapporto con Kaleb che adesso era più forte che mai.

Lui era più sorridente, più rilassato e ogni volta che la incrociava la guardava con occhio diverso.

-Allora gioia, vedo qualcosa di diverso in te- le disse Jack, mentre le passava accanto.

-Non so di cosa tu stia parlando- sorrise lei.

-Avanti piccola, non sono nato ieri- disse lui, bloccandole la strada, con in una mano una bottiglia di rum.

-Così poca fiducia nello zio Jack?-

-Non è in te che ho poca fiducia- rispose lei, lanciando un'occhiata a Barbossa che camminava poco lontano.

Jack fece lo stesso.

-Non preoccuparti di lui. Sai che è stato proprio Barbossa a sposare i tuoi?-

-Non ci credo-

-Quell'uomo è lunatico come le maree. Un gran pirata, ma per niente affidabile-

-Dunque mi dai ragione?-

Lui si limitò a sorridere.

-Jack, io tengo a Kaleb, ma...-

-Ho l'impressione che ci sia qualcosa sotto, ma che sicuramente tu non mi racconterai-

Kathy fece un cenno di assenso con la testa.

-D'accordo. Allora ti lascio. Sta arrivando il tuo pirata- e le fece l'occhiolino.

-Di cosa parlavate?- domandò il ragazzo, cingendole la vita con un braccio.

-Di te-

-Spero cose buone-

-Mmm, non lo so...- rispose lei, avvicinandosi.

I due stavano per baciarsi, quando giunse Anderson, che tossì. Si allontanarono, arrossendo.

-Scusate, ma volevo comunicarvi che siamo arrivati-

 

Il gruppo se ne stava sulla spiaggia di Deep River, proprio dove Kathy aveva conosciuto Kaleb e aveva intravisto suo padre dieci anni prima.

-Quando arriverà?- chiese.

-Non lo sappiamo-

-Ecco io...dovrei fare una cosa- disse seria.

Forse gli altri capirono, tutti tranne Barbossa, il quale non era a conoscenza del suo passato.

-D'accordo Kathy, vai pure- disse Anderson.

La ragazza lo ringraziò in silenzio e si allontanò su per la scogliera. Kaleb la guardò allontanarsi. Avrebbe voluto seguirla, ma lo sguardo del capitano lo fece desistere.

-Jack, corpo di mille balene, dove se ne va la ragazza?- chiese Barbossa, avvicinandosi al collega.

-Hector, questa era casa sua- rispose lui.

-Capisco-

 

Kathy si ritrovò nella piazza principale, dove un tempo sorgeva la locanda di John e Claire, adesso un cumulo di macerie carbonizzate. Mentre saliva verso il villaggio aveva trovato un cespuglio di amarilli, sopravvissuto alla distruzione, e ne aveva raccolti un paio. Uno dei due lo adagiò tra le rovine della locanda.

Una lacrima le percorse una guancia.

-Mi dispiace. Voi siete stati i genitori che non ho mai avuto. È colpa mia se non ci siete più, è me che cercavano- e chiuse gli occhi. Non era religiosa, ma volle lo stesso dedicare una preghiera a tutti quelli che erano caduti a causa sua.

Dopodichè si avviò verso la sua vecchia casa. In cima alla scogliera stava ancora la candida lapide di sua madre, intatta, come se nessuno l'avesse vista. Il secondo fiore lo pose là.

-Ciao mamma, visto, sono tornata. Ho scoperto che i personaggi delle tue fantastiche storie sono reali e con loro sto vivendo la più grande avventura che avessi mai sperato. Sono qui per incontrare mio padre, l'uomo che tu amavi tanto e che non hai smesso mai di cercare. Sono sopravvissuta a ben due conflitti a fuoco e tutto grazie ad un ragazzo, Kaleb, il quale tiene molto a me e io a lui. Vorrei tanto che tu fossi qui per incoraggiarmi, dirmi la cosa giusta al momento giusto. Mi manchi terribilmente, mi manca il tuo profumo, il tuo sorriso, il tuo calore. I membri della Corallo sono diventati la mia famiglia ormai, ma sapessi quanto sento la mancanza di una vera-

All'improvviso il vento cambiò, si fece più forte. Di sfuggita, Kathy vide comparire un veliero, preceduto da un lampo di luce verde.

-E' lui- si disse.

 

Il capitano dell'Olandese, come dieci anni prima, lasciò il veliero in mano al suo primo ufficiale, per dirigersi poi verso la riva con una scialuppa. Non sapeva cosa lo avesse riportato su quella spiaggia, visto che la volta precedente non aveva trovato nessuno ad aspettarlo. Ma il desiderio di rivederla era troppo forte per poter essere soppresso.

Mentre si avvicinava a Deep River, di sfuggita, vide un gruppo di persone ad aspettarlo, ma nessuno di loro aveva folti capelli biondi scompigliati dal vento.

Senza pensare al peggio, arenò la scialuppa e con un balzo scese a terra. Era una sensazione che lo sconvolgeva ogni volta. Dopo dieci anni per mare a traghettare le anime dei defunti, compito che spettava al capitano dell'Olandese Volante, toccare terra lo faceva sentire come se fosse stato ancora vivo, come se nel suo petto il cuore battesse ancora.

Mentre si avvicinava, riconobbe due delle persone che lo aspettavano.

-Jack? Barbossa?- disse, incredulo.

-Signor Turner, vedo che conservate ancora il vostro corpo giovane e forte- disse il capitano della Perla.

-Pensavo di ritrovarti con una chela al posto della mano- aggiunse Jack nel suo eccentrico modo.

-Potrei dire la stessa cosa di voi-

-Sai com'è, molto movimento, aria salmastra, qualche sorso dalla fonte della Giovinezza...-

-Avete trovato la fonte?-

-Signor Turner, non siamo stati così fortunati da diventare il capitano di una nave immortale, quindi abbiamo dovuto supplire in altro modo...- aggiunse Barbossa.

Will lo guardò storto.

-Vuoi fare a cambio Hector?-

-Non appena trovo il forziere- rispose l'altro, poi scoppiò in una risata.

-Caro William, non curarti di lui. Nonostante nel corpo non sia invecchiato, la mente ha perso qualche colpo...- gli sussurrò Jack.

-Peccato che però ci sento ancora benissimo, sottospecie di un qualcosa che vuole assomigliare ad un pirata-

Prima che i due potessero ricominciare a litigare, Will li interruppe:

-Siete le ultime persone che mi sarei aspettato di trovare qui-

Poi, guardandosi intorno, aggiunse:

-Dov'è Elizabeth?-

Il silenzio piombò. Jack iniziò a balbettare:

-Ecco...Will...non so come dirtelo...-

-Lei non verrà- disse una voce.

I tre si voltarono e si trovarono davanti Kathy.

-Che significa che non verrà?- chiese lui, anche un po' alterato.

Lei gli si avvicinò. Poi, voltandosi verso la scogliera, disse:

-Salga lassù-

 

Il gruppo attendeva il ritorno del capitano dell'Olandese. Jack e Barbossa continuavano a discutere; Kathy e Kaleb stavano seduti su un vecchio tronco d'albero, lui che la stringeva in un abbraccio; Anderson invece fissava l'orizzonte.

Ad un tratto dei passi ridestarono tutti dai loro pensieri. Era il capitano Turner. Dal suo sguardo si intuiva che avesse capito ogni cosa. Jack gli si avvicinò:

-Will...-

Lui alzò lo sguardo, poi si voltò verso Kathy.

-Tu!!-

Irato si scagliò su di lei.

-Come lo sapevi?!?-

Lei era terrorizzata, ma quando Kaleb si alzò per pararsi di fronte all'uomo, lo fermò. Con gli occhi in quelli di Turner, si alzò e gli andò incontro. Lui la afferrò per il bavero e iniziò a strattonarla.

-Tu...come...lo...sapevi?!? Dimmelo!!-

I suoi occhi erano pieni di rabbia, ma anche un'infinita tristezza. Lei continuava a fissarlo, senza dire niente, e questo lo faceva infuriare ancora di più. Kaleb voleva aiutarla, ma davanti gli si parò Jack.

-Sparrow, cosa combini?- disse lui.

-E' una cosa che riguarda loro-

-Ma io...-

-Guarda-

Will Turner continuava a strattonare Kathy, ma a poco a poco la sua presa si fece meno forte, sino a lasciarla andare. Dopodichè l'uomo scivolò in ginocchio.

-Perchè non parli? Ho bisogno di sapere- diceva, mentre piangeva.

Kathy sorrise tristemente, dopodichè si inginocchiò sino a fissare il capitano negli occhi.

-Mi guardi, capitano Turner- sussurrò.

Lui alzò la testa, sino a fissare gli occhi della ragazza. Per un attimo ebbe un brivido, come se li avesse già visti.

-Elizabeth Swann...era mia madre-

 

Il gelo piombò sul corpo del capitano dell'Olandese, mentre la sua bocca e i suoi occhi si spalancavano per lo stupore.

-Ciò significa che...-

-Io sono sua figlia-

Lui, incredulo, allungò una mano e le accarezzò il viso.

-I tuoi occhi...sono quelli di Elizabeth- sussurrò.

A quel punto anche Kathy cominciò a piangere.

-Mi dispiace che la mamma non ti abbia salutato. Posso dirti però che ti ha amato fino alla fine-

I due si abbracciarono. Un gesto lungo e atteso che non riuscirono a slegare. Dopodichè si alzarono. Will la guardò meglio e sorrise.

-Ho una figlia ed è tutta sua madre- e la riabbracciò di nuovo.

-Bene, adesso che le cose sono state chiarite e padre e figlia si sono riconciliati, possiamo parlare di cose serie?- intervenne Barbossa.

-Hector, il tuo tatto mi stupisce ogni volta di più- intervenne Jack.

-Sono un pirata, non un damerino- si difese lui.

-Qual'è il problema?- chiese Will Turner, tenendo Kathy al suo fianco.

-Glielo spiego io, capitano Turner- intervenne Anderson.

Dopodichè si presentò e iniziò a raccontargli l'intera faccenda, non tralasciando neanche un particolare.

-Capisco. Dunque l'unico che può recuperare l'Occhio sono io. Se la vostra missione coinvolge mia figlia, allora accetto. Vi aiuterò-

-Prima però dobbiamo dirigerci all'Isla del Diablo per recuperare il contenitore- intervenne la ragazza.

-Bene!! Dritti alla meta e conquista la preda!!- gridò euforico Jack.

-Sparrow, andiamo- disse Anderson.

-Avete tralasciato un capitano, se non sbaglio-

 

-Avete una rotta?- chiese lo sconosciuto nella cabina di Black Shadow.

-Io ho fatto la mia parte. Tu fai la tua adesso- rispose il capitano.

L'altro, da sotto il mantello, tirò fuori una boccetta con uno strano liquido. Vane lo bevve e si accasciò sulla poltrona.

-So che per metabolizzare la pozione ti ci vorrà un paio di giorni. Lascia che ci pensi io-

-Fai come vuoi, ma mantieni la tua parte del patto-

Quello schiuse le labbra in un viscido sorriso.

-Non temere, sono un uomo di parola-

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Capitolo 10
*** Voci nella penombra ***


Dopo l'incontro con il capitano dell'Olandese, Barbossa aveva deciso di fare ritorno sulla Perla Nera per organizzare una possibile offensiva nel caso di un attacco. Kathy guardava la nave di suo padre slittare veloce al fianco della Corallo, mentre gli uomini a bordo si davano un gran da fare.

Accanto a lei comparve Jack.

-Allora, tutto a posto?- le chiese.

-Adesso si- rispose lei.

-Prima sei stata molto coraggiosa ad affrontare Will in quel modo. Avrebbe potuto farti del male. Ti sei comportata come un vero pirata- e dette una gozzata di rum.

-Credo che detto da te sia un complimento-

-Si che lo è...non sembrava?- chiese lui confuso.

-Si si certo. Grazie Jack-

-Di nulla, piccola. Sai più ti guardo e più rivedo tua madre in te-

Lei continuava a sorridere. Se non fosse stato per la loro missione, in quel momento avrebbe potuto dirsi veramente soddisfatta della sua vita.

-Jack, parlami della maledizione dell'Olandese- disse poi.

-Al capitano dell'Olandese spetta l'arduo compito di traghettare l'anima di ogni persona morta per mare. Ha la possibilità di passare a suo piacimento tra questa dimensione e quella dell'aldilà, per questo, quando appare, si scorge un raggio verde all'orizzonte. Con il comando della nave viene donata l'immortalità, ma il prezzo da pagare è alto: dieci anni per mare e un giorno a terra. Lo sventurato dovrà rinunciare ad ogni affetto terreno, dedicandosi unicamente a quello per il mare...-

-Jack, perchè quando ho abbracciato mio padre, non ho avvertito il suo cuore battere?- lo interruppe la ragazza.

-Ecco, qui arriva la parte più macabra. Al poveretto che ricopre il ruolo di capitano, per sancire il patto, viene cavato il cuore dal petto e posto all'interno di un forziere. Davy Jones lo nascose su un isoletta dimenticata da Dio e dall'uomo, tuo padre lo donò a colei alla quale era sempre appartenuto-

Kathy si irrigidì.

-Perchè lo nascondono?-

-Chiunque sia in possesso del cuore del capitano, governa anche l'Olandese-

-Capisco-

-Spero di averti soddisfatto, bambina. Adesso vado a rifare rifornimento- sorrise Sparrow e si allontanò con il suo passo instabile.

Kathy tornò a guardare l'orizzonte. Sentiva che non avrebbe più potuto fare a meno di quella vita per mare e non riusciva a rendersi conto come avesse fatto a vivere fino a quel momento. Tutto la faceva star bene: l'odore di salmastro, il vento nei capelli, il rumore delle onde che venivano spezzate dalla prua.

-Perchè sorridi?-

La voce di Kaleb la risvegliò da quel torpore.

-Niente in particolare. Sono contenta- gli rispose lei.

Lui le cinse la vita con le braccia e le appoggiò la testa nell'incavo della spalla.

-Anch'io sono felice, perchè finalmente ho trovato una ragione in questa squallida vita di pirateria- le sussurrò.

Lei gli dette un bacio a fior di labbra. Quando entrambi si voltarono, notarono che dall'Olandese, Turner li stava osservando. Si divisero immediatamente, rossi come peperoni. Il capitano si mise a ridere.

 

-Siamo a corto di provviste. Dobbiamo fermarci per far rifornimento- gridò Zik ad Anderson, il quale si trovava al timone.

-Tra un paio d'ore dovremmo avvistare l'isola dei mercanti. Là dovremo trovare quello che ci serve- rispose il capitano.

Come era stato predetto, l'isola spuntò all'orizzonte come un miraggio, dal niente. Non era molto grande, ma faceva la sua bella figura.

La Corallo Grigio gettò l'ancora poco lontano dalla spiaggia, dalla parte opposta del pezzo di terra.

-Perchè non attracchiamo al porto?- chiese confusa Kathy.

-Quest'isola è battuta anche dalla Marina, oltre che da pirati pericolosi. Di solito non succede mai niente, ma essendo inseguiti dalla DragonSea, non si è mai prudenti-

Kaleb, Zick e Andres scesero a terra per cercare i rifornimenti necessari a proseguire il viaggio. Jack stava salendo su un'altra scialuppa.

-Sparrow, dove credi di andare?-

-Vado a farmi un giro a terra. Voglio vedere se riesco a trovare qualche tipo pregiato di rum- sorrise quello.

-Vengo con te. Ho bisogno di svagarmi- disse Kathy e salì a bordo con lui.

Anderson scosse la testa, rassegnato: non c'era più rispetto per il capitano...

Quando la scialuppa toccò terra, Jack scese con un balzo e aiutò la ragazza a fare altrettanto.

-Bene, sei sicura di voler andare da sola?- le chiese.

-Si certo, penso di potermela cavare. Quando avrò fatto un giro per il mercato, ti aspetterò alla scialuppa-

-D'accordo. Allora a più tardi-

 

La ragazza gironzolava affascinata tra le bancarelle del mercato. Si potevano trovare le cose più assurde e i prodotti più esotici. Ad un tratto si fermò da un eccentrico mercante, la cui pelle era scura e i suoi tratti mai visti.

-Buongiorno donzella, cerca qualcosa?-

L'attenzione di Kathy era stata attratta da un prezioso pugnale, dall'insolita forma quasi a mezzaluna, con il fodero arricchito da gemme e perline.

-Ah, vedo che la signorina ha buon gusto-

Lei arrossì. Pensava di fare un regalo a Kaleb. Ancora non era riuscita a ringraziarlo come si doveva e quello le sembrava il minimo. Così, senza pensarci troppo su, comprò l'oggetto.

Mentre continuava a passeggiare con tra le mani il suo regalo, le sembrò di vedere un'ombra sparire in un vicolo.

Se non le fosse sembrato un uomo incappucciato avrebbe esitato a seguirlo, ma qualcosa le diceva di corrergli dietro. Senza farsi notare, con il passo più leggero che avesse mai usato, seguì lo sconosciuto sino ad una vecchia abitazione, isolata dal resto del paesino.

Dopo aver bussato in modo alquanto singolare, come fosse stato un codice, un altro incappucciato gli aprì la porta e quello, dopo essersi dato un'occhiata in giro per assicurarsi che nessuno lo avesse seguito, entrò.

Kathy, sempre più curiosa, si avvicinò all'edificio. Non sarebbe potuta entrare, ma poco distante notò una piccola finestra, per fortuna rimasta semichiusa. Così si mise ad origliare.

-Hai trovato tutto quello che ti avevo chiesto?- disse quello che aveva aperto la porta.

-Si, almeno per un altro paio dei suoi intrugli- rispose l'altro.

-Bene. Per adesso è l'unico modo per tenere quel pirata sotto scacco-

-Per quanto dovrò continuare questa recita? Mi sembra che stia cominciando a sospettare qualcosa-

-Non preoccuparti, non appena avrò ottenuto l'oggetto, quel babbeo non ci servirà più-

Kathy non riusciva a capire. Aveva come l'impressione di star assistendo ad una conversazione importante. Ad un tratto notò che, dall'interno della stanza, arrivava un odore strano, come di qualcosa che marcisce. Le venne quasi voglia di vomitare.

-Voglio però che la mia ricompensa sia un po' più sostanziosa- disse quello che la ragazza aveva seguito.

-Non ti basta ciò che ti ho già dato?-

-Per colpa tua, anch'io sono incorso in questa dannata maledizione. Non credere che sia una cosa piacevole-

Kathy ebbe un sussulto: maledizione? Voleva dire che quello era un uomo di Vane. Ma chi era il suo interlocutore?

Nella penombra non riusciva a vederlo. Da quello che aveva capito, era lui a tenere i fili di tutta la faccenda e che Black Shadow era solamente una vittima. No, non poteva essere. Doveva esserci un errore.

Sconvolta dalla scoperta, fece due passi indietro con l'intenzione di allontanarsi, ma urtò qualcosa che fece un gran braccano.

-Cos'è stato?- disse uno dei due.

-Vai a controllare. Spero per te che nessuno ti abbia seguito-

La ragazza ud' dei passi che si avvicinavano alla porta. Senza starci molto a pensare, si mise a correre. Con suo grande disappunto, però, l'incappucciato doveva averla vista, perchè sentì qualcuno che le stava alle calcagna.

-Accidenti a me e alla mia curiosità!!- pensava, mentre ordinava alle gambe di non fermarsi.

All'improvviso udì qualcuno che la afferrava per le spalle e la trascinava in una piccola stradina laterale, quasi buia. Fece per urlare, ma qualcuno le tappò la bocca. Quando alzò gli occhi, vide Jack.

-Shhh- gli fece lui.

Sempre con la mano di Sparrow che le impediva quasi di respirare, si voltò a guardare nella stessa direzione del pirata e vide il suo inseguitore, il quale la cercava con lo sguardo, senza però vederla.

-Oh, al diavolo!!- imprecò e tornò per la sua strada.

Finalmente Jack le tolse la mano dalla bocca.

-Tu che ci fai qui?- gli chiese lei.

-Ti tenevo d'occhio da quando siamo sbarcati. Non mi fidavo a lasciarti da sola e avevo ragione- rispose serio lui.

-Ma...-

-Se ti fosse accaduto qualcosa, tuo padre mi avrebbe gettato direttamente nel mare dei morti, per non parlare di quello che mi avrebbe fatto il tuo ragazzo- concluse, tornando con la sua solita, eccentrica espressione.

Lei rimase per un attimo spiazzata dal repentino cambiamento del pirata, poi le venne da ridere. Anche lui sorrise.

-Meglio se torniamo alla nave. Dopotutto, devi dare il regalo al tuo ragazzo-

Kathy divenne rossa come un peperone.

-Jack, tu...-

-Te l'ho detto che ti tenevo d'occhio-

-Ma come fai...-

-A chi altri l'avresti comprato quel pugnale-

-Ti prego, non dirlo a nessuno-

-D'accordo, parola di pirata-

 

Tornata a bordo, Kathy non riusciva a smettere di pensare allo strano dialogo tra i due incappucciati. Quello che aveva sentito faceva sembrare Vane una povera vittima, ma lei non riusciva a pensarlo come tale, visto che era stato lui a sterminare la gente del suo villaggio. Al solo pensiero strinse forte i pugni.

-Tutto bene?- le chiese Anderson.

Lei si spaventò, non avendolo sentito arrivare. Poi riprese un contegno.

-Si si, tutto a posto- rispose calma.

Avrebbe dovuto raccontare al capitano ciò che aveva sentito? Non era sicura che la conversazione a cui aveva assistito c'entrasse con la loro missione, quindi era inutile dare false avvisaglie.

-D'accordo. Se ci fossero problemi vorrei che venissi a parlarmene-

-Benissimo. Grazie- e sorrise.

Anderson si allontanò. Kathy si mise a riflettere: se Jack l'aveva seguita, non è che anche lui aveva assistito alla scena? Doveva parlarci. Ma se poi non era successo si sarebbe tradita. Forse era meglio tacere.




N.A Mi rendo conto che questo capitolo è breve e un pò spoglio, ma diciamo che voleva essere un pò come un intermezzo.
Spero in qualche recensione. Saluti Martina

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Capitolo 11
*** Sogno ***


Kathy si teneva impegnata come meglio poteva, in modo da pensare il meno possibile a ciò che aveva sentito all'isola dei mercanti. Era combattuta: aveva voglia di parlarne con qualcuno. La faceva star male raccontare bugie, soprattutto a Kaleb, il quale con lei era stato sempre sincero.

Ad un tratto una voce alle sue spalle la fece trasalire:

-Tu mi nascondi qualcosa-

Si voltò, incontrando lo sguardo serio del ragazzo, il quale però scoppiò quasi immediatamente a ridere.

-Avresti dovuto vedere la tua faccia- continuò tra un risata e l'altra.

-Ti sembra normale comparire alle spalle delle persone e far prendere questi spaventi?- sbottò lei, alzandosi dalla posizione in cui era e riponendo secchio e straccio in un angolo del ponte.

Kaleb la osservava.

-Non dirmi che te la sei presa- le disse, correndole dietro.

La ragazza si voltò, passandosi una mano sulla fronte, come a voler scacciare un mal di testa insistente.

-Scusa, sono solo un po' tesa. Da qualche notte non dormo molto bene-

Lui le afferrò un polso, costringendola a scostarlo dal viso e portandola a guardarlo.

-Kathy, c'è qualcosa che non va?-

Non riusciva a guardarlo negli occhi sapendo di mentire, così distolse velocemente lo sguardo.

-Va tutto bene, davvero- sorrise forzatamente.

-Adesso devo andare- disse infine e si allontanò velocemente da lui.

 

Se ne stava seduta nella sua cabina, poco distante da quella del capitano, la testa tra le mani. Aveva un gran mal di testa, probabilmente lo stare troppo sul ponte sotto il sole le aveva provocato una bella emicrania.

Si sdraiò lentamente sul letto, un braccio a coprire gli occhi, l'altra mano abbandonata sulla pancia.

Dopo qualche minuto che se ne stava nel più assoluto silenzio, cullata dal moto delle onde, sentì qualcuno bussare alla porta.

Sbuffando diede a chiunque fosse il permesso di entrare.

Sulla soglia apparve di nuovo Kaleb.

-Tutto bene?- le chiese, vedendo il suo colorito pallido e gli occhi semichiusi.

-Ho un forte mal di testa- disse lei, stendendosi di nuovo sul letto e tornando a fissare il soffitto.

Avvertì un peso al suo fianco, segno che il ragazzo si era seduto sul letto.

-Kathy, sono preoccupato. È da quando ci siamo fermati a fare rifornimento che sei strana. È successo qualcosa a terra? Si tratta di Jack?-

-Assolutamente no. Jack non ha fatto niente. Ho fatto semplicemente un giro per il mercato e sono tornata alla scialuppa, dove lui mi aspettava. Sono solo stanca-

Avvertì però il ragazzo sospirare.

-Io proprio non ti capisco. Qui tutti stiamo cercando di aiutarti come meglio possiamo, mentre sembra che tu ci tenga nascoste delle cose-

-Kaleb, ti prego...- disse lei, il tono supplichevole.

-Mi dispiace, ma non riesco più a sopportarlo. Sono preoccupato e tu non fai niente per tranquillizzarmi. Questo tuo silenzio mi sta facendo impazzire-

Lei si voltò a guardarlo e lo vide che fissava il pavimento, i pugni poggiati sulle ginocchia, stretti, che tremavano.

Lentamente poggiò una mano sulla sua, sentendo improvvisamente che lui si rilassava a quel tocco.

-Mi dispiace- disse lei e abbassò lo sguardo.

In quel momento sentì una mano di lui sfiorarle una guancia dolcemente, provocandole dei brividi lungo la schiena.

-No Kathy, a me dispiace. Vorrei condividere con te le tue preoccupazioni se solo me ne dessi la possibilità-

-Kaleb, io non mi merito ciò che tu mi stai dando. Ti farei solo soffrire e non voglio. Stai lontano da me, te lo dico per il tuo bene-

-Perchè?-

-E' meglio così-

Lui le si era avvicinato, ormai i loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro. Kathy poteva sentire il suo respiro sulla pelle. La gola le si chiuse per un attimo, ma mentre fissava gli occhi di lui, sembrò che tutto il dolore e la preoccupazione se ne fossero andati.

-Io non voglio lasciarti andare- sospirò lui.

La ragazza non sapeva cosa dire, in quanto anche lei non voleva che se ne andasse.

Le loro labbra si toccarono, mentre i loro corpi si fecero più caldi ed eccitati. Il ragazzo inclinò leggermente la testa, in modo da poter meglio raggiungere le labbra di lei, la quale non lo rifiutò, ma si abbandonò a quel gesto. Chiuse gli occhi, andando poi ad accarezzare i suoi folti capelli neri, i quali emanavano un intenso profumo di salsedine.

Avvertì una delle mani di Kaleb vagare sul suo corpo, facendola tremare. Mentre assaporava il suo odore e il suo sapore, però, le tornarono in mente le parole dell'Oracolo e allora si allontanò.

-No...Kaleb...aspetta...-

Lui la guardò, senza capire.

-Mi dispiace- disse e si alzò dal letto.

Senza aggiungere altro, la lasciò sola. In quel momento una lacrime le scese su una guancia.

 

L'uomo in cima all'albero maestro gridò il nome di Isla del Diablo. Barbossa, il quale aveva fatto ritorno sulla Corallo Grigio assieme al capitano Turner per parlare degli ultimi sviluppi, si allargò in un sorriso macabro.

-Si dice che chiunque sbarchi su quell' isola, non riesca più a trovare la via di ritorno-

-Mi sembra di capire che fino a adesso si possano contare sulle dita i luoghi che non nascondino trappole o maledizioni- disse sarcastico Anderson, fissando di sottecchi il vecchio capitano.

-E' sempre meglio temere ciò che non si conosce. Se poi ci possiamo infilare anche una bella maledizione, tutto di guadagnato- rispose il capitano della Perla.

-Se non ti conoscessi, direi che la cosa ti eccita, Hector- disse Jack, prendendo una sorsata da una bottiglia di rum.

Tutti gli lanciarono un'occhiataccia.

-Che c'è?- chiese il pirata, senza capire.

-Comunque io direi di organizzarci. Non sappiamo cosa ci aspetta- concluse il capitano della Corallo e tutti furono d'accordo.

Inoltre il sole stava tramontando e scendere su quell'isola di notte non era di certo prudente.

Mentre i capitani scendevano sottocoperta, Kathy rimase sul pinte a fissare quel pezzo di terra che tutto mostrava, tranne che fosse maledetta. Qualcosa però la turbava.

 

La luna vegliava sulla fonda delle tre navi poco a largo della piccola isola. Kathy non aveva più parlato con Kaleb da quel pomeriggio. Era più che sicura che lui fosse arrabbiato e non poteva certo dargli torto.

Si stava comportando malissimo nei confronti di tutti e non si sentiva affatto bene nel farlo. L'emicrania era tornata, anche se in forma più lieve.

La ragazza, poggiata alla murata sinistra della Corallo, aveva lo sguardo perso tra i flutti scuri di quel mare calmo.

Ad un tratto avvertì dei passi dietro di lei e per un attimo sperò che fosse il ragazzo. Quando si voltò, incontrò però gli occhi di suo padre.

-Aspettavi qualcuno?- chiese lui, avendo probabilmente intuito la delusione dalla sua espressione.

-No, figuriamoci. Chi avrei dovuto aspettare?- rispose lei, ma si sentiva che il suo tono non era molto deciso.

-Non so, magari il giovane pirata che ho notato avere delle grandi attenzioni per te- sorrise il capitano e si poggiò alla murata al fianco della figlia.

Dopo un attimo di silenzio imbarazzanti, l'uomo parlò di nuovo:

-Sai, mi dispiace non esserci stato in questi anni. Se solo Elizabeth me lo avesse detto. Deve essere stato difficile per te-

-Non molto. Quando la mamma morì, mi presero con sé i due proprietari della locanda di Deep River e mi hanno cresciuto con amore, come se fossi stata figlia loro. Ero felice, fino a quando anche quella felicità mi è stata strappata- concluse Kathy, poggiando la fronte sul parapetto di legno e nascondendo il viso.

In quel momento sentì il calore di una mano sulla schiena. Alzò lo sguardo verso il padre, che le sorrideva.

-Non vivere di rimpianti e di vendette piccola mia, non ne vale la pena. Goditi ogni momento, felice o doloroso, e usalo per divenire più forte. So che non sarà molto, ma prometto di essere al tuo fianco da questo momento in avanti, fino alla fine-

-Grazie- disse lei, con voce tremula, gettandosi tra le sue braccia.

A contatto con quello strano calore, anche se non poteva avvertire qualcosa battere nel petto dell'uomo, la ragazza si sentì improvvisamente protetta.

 

-Will, non pensi che sia prudente recuperare il tuo cofanetto? Se fallissero con la cattura di Kathy, probabilmente andrebbero a cercare quello-

-Hai ragione Jack, ma devo confessare che da un po' di tempo lo sento molto vicino-

-Ah giusto, l'empatia tra il cuore e il capitano. Che cosa romantica- scherzò Sparrow, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Will.

-Quindi, secondo te, cosa significa?-

-Non lo so-

 

Kathy se ne stava nella sua cabina, seduta sul bordo del letto, aspettando l'evolversi degli eventi. Aveva richiesto espressamente ad Anderson di coinvolgerla nel recupero del contenitore, ma aveva la sensazione che il capitano avrebbe invece fatto di tutto per non farla partecipare. Così, con l'orecchio teso, stava attenta a qualunque rumore arrivasse dal corridoio.

Ad un tratto avvertì però un suono sordo e lontano provenire da sotto il letto. Interdetta, si affacciò, ricordandosi che lì aveva nascosto proprio il cofanetto che sua madre le aveva lasciato.

Erano anni che non sentiva più quei rumori così evidenti dall'interno, ma, come Elizabeth le aveva raccomandato, non l'aveva mai aperto.

Forse quello era il momento giusto per farlo?

Accarezzò la superficie lavorata con entrambe le mani: sembrava che quell'oggetto emanasse una sorta di strano tepore. Lo fissò, come incantata, mentre la curiosità la stava a poco a poco consumando.

Si portò allora una mano al collo, andando a stringere la strana chiave, per poi, dopo averci riflettuto un attimo, sfilarsela dal collo.

Lentamente la avvicinò alla serratura. Stava per infilarla, quando la porta della sua cabina si spalancò.

Sulla soglia stavano suo padre e, dietro di lui, sopraggiunse un Jack trafelato. Vista la scena, l'ex capitano sorrise sornione:

-Chi l'avrebbe mai detto? Il cuore era su questa nave sin dal primo momento-

Will guardò negli occhi la figlia, tendendo poi la mano:

-Kathy, dammi il cofanetto-

Lei, intimorita dall'espressione che l'uomo le rivolgeva, gli porse l'oggetto, tenendo però ancora stretta la chiave. Dopo qualche secondo, gli porse anche quella, ma lui rifiutò:

-Quella la terrai tu. L'avevo affidata alla donna che amavo, quindi reputo che lasciarla nelle mani di mia figlia sia la cosa più adatta- e fece per andarsene.

Fu allora che Kathy lo fermò:

-Non mi dirai vero cosa contiene quel cofanetto?-

-Immagino che per il momento sia meglio per te non saperlo- sorrise il capitano Turner e si allontanò, seguito da Jack.

 

Kathy si rigirava nel letto, combattendo con le lenzuola, un calore improvviso le aveva invaso il corpo e aveva preso a sudare. Delle strane immagini le passavano veloci nella mente, mentre una voce lontana le ordinava di scendere a terra.

La ragazza aprì di scatto gli occhi, mettendosi a sedere e portandosi una mano alla fronte.

Senza pensarci troppo, afferrò i vestiti e si avviò in coperta.

Facendo il minor rumore possibile e protetta dall'oscurità di quell'ennesima notte, si avvicinò ad una delle scialuppe e prese a farla scendere in mare.

Quando si stava apprestando a scendere, qualcuno la afferrò bruscamente per le spalle. Possibile che tutti la dovessero sempre cogliere di sorpresa?

Lo sconosciuto la fece voltare e Kathy si trovò davanti Kaleb.

-Dove credi di andare?- gli chiese, mantenendo però la voce al livello di un sussurro.

-Ecco...io...-

-Sei un'incosciente. Volevi scendere a terra da sola in mezzo alla notte? Che cosa avevi in mente?-

-Kaleb, ascolta, da quasi una settimana, ogni notte, faccio lo stesso sogno e la stessa voce mi impone di recarmi da sola sull'isola. I miei mal di testa sono di sicuro provocato da quello e io ho bisogno di sapere. Non resisto più- disse lei, portandosi le mani alle tempie e scuotendo la testa.

-Allora io vengo con te-

-Davvero?- chiese lei, alzando lo sguardo per guardarlo.

Lui fece un cenno di assenso. Dopodichè, entrambi, sparirono nella notte.

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Capitolo 12
*** In trappola ***


William Turner non era mai stato un uomo superstizioso e men che meno credeva a stupidaggine come sogni e visioni. A dir la verità non aveva mai neanche dato credito alle leggende che si raccontavano tra i marinai sulle magie e le maledizioni che il mare regalava.

Ovviamente tutto questo prima di imbarcarsi con Jack la prima volta o diventare il capitano immortale di una nave che traghettava le anime dei morti in mare da un regno all'altro.

Forse fu proprio per quello che il sogno di quella notte lo sconvolse tanto da farlo svegliare, madido di sudore e con la certezza che se ancora avesse posseduto un cuore nel petto probabilmente starebbe battendo all'impazzata.

Aveva visto Kathy immersa in una minacciosa ombra, coperta di sangue, che invocava il suo aiuto, ma lui non riusciva a raggiungerla. Più tentava di avvicinarsi, più lei veniva risucchiata dalle tenebre.

Quello non era certo un gran bel segno.

Uscì dalla sua cabina, trovando il nostromo sul ponte, vigile come al solito.

-Qualche problema?- gli chiese, prima di affiancarlo.

Il vecchio Turner se ne stava a fissare la Corallo Grigio, ancorata a poca distanza, solo le due lanterne sulla poppa a distinguerne la posizione.

-Ho uno strano presentimento, figliolo, ma ormai per me una cosa più che normale. Tu piuttosto, come mai sveglio a quest'ora?-

-Pensieri e presentimenti, quindi ti faccio compagnia. Da quando ho scoperto di avere una figlia non sono certo tranquillo come prima. Non che lo sia mai stato, pensando ad Elizabeth lontana e sola-

-Già. Chi l'avrebbe mai detto che la vita mi avrebbe riservato una tale sorpresa?-

-E' forse per lei che sei preoccupato?-

Il nostromo si voltò verso il figlio, poi alzò lo sguardo verso il cielo.

-Sento odore di tempesta e questo non è mai un buon segno-

 

Il mare era scuro e metteva quasi paura. Il cielo, coperto di stelle, si rifletteva su di esso e la luna, alta sull'orizzonte, guidava Kathy e Kaleb verso la spiaggia dell'Isla del Diablo. Il silenzio di quella notte era interrotto solo dal rumore dei remi che entravano e uscivano dall'acqua, mentre l'affanno del ragazzo faceva da contorno.

-Sei realmente sicura di volerlo fare? Siamo ancora in tempo per tornare indietro senza che qualcuno se ne accorga- disse in quel momento lui.

-Sono sicura. È necessario. Inoltre non posso permettere a nessuno di correre rischi per colpa di qualcosa che riguarda la mia famiglia. Nei miei piani non dovevi esserci neanche tu- rispose lei, senza neanche guardarlo.

-Non sei quindi contenta che sia qui?-

Alla ragazza sembrò di veder comparire un sorrisetto sarcastico sul volto di lui.

-Certo che sono contenta, ma avrei preferito non farti correre rischi-

-Kathy, tutti gli anni che ho vissuto per mare senza di te pensi siano stati molto tranquilli?-

Lei non riuscì a ribattere. Forse si preoccupava semplicemente troppo, ma aveva uno strano presentimento che gli ronzava nello stomaco.

Finalmente avvertirono la chiglia della scialuppa toccare terra, arenandosi sulla sabbia. Kaleb balzò a terra, afferrando la punta della piccola barca e trascinandola ancora di più nell'entroterra. La ragazza lo seguì poco dopo, balzando leggera sulla spiaggia fresca.

-Bene, adesso dove andiamo?- chiese lui, stirando la schiena.

La ragazza si guardò per un attimo intorno, confusa. Non aveva pensato a cosa avrebbero fatto una volta toccata terra e in quel momento si sentì una stupida.

Poi, d'un tratto, vide un tenue bagliore sparire tra gli alberi. Pareva una piccola lucciola, ma per un attimo si era come fermata, segno che voleva essere seguita.

Senza dire una parola si diresse verso quella parte, scostando un poco le piante che le impedivano il passaggio.

Dopo qualche minuto, con la lanterna che aveva tra le mani, illuminò un sentiero che si inoltrava nella foresta.

Lanciò un'occhiata a Kaleb, il quale la guardava confuso.

-Non chiedere- disse lei e si incamminò.

 

Più si inoltravano nella foresta, più quella pareva infittirsi. Kaleb camminava dietro la ragazza, vigile ad ogni movimento o rumore sospetto. Nonostante avesse accettato di accompagnarla per il suo bene, non era affatto convinto che fosse stata una buona idea.

Aveva estratto la spada dal fodero non appena avevano imboccato il sentiero e adesso si guardava intorno, come se si aspettasse di veder saltar fuori dai cespugli qualche sorta di strana creatura o semplicemente un nemico in carne e ossa.

-Kaleb, tutto ok?- chiese Kathy, fermatasi pochi metri più avanti.

-Perchè?-

-Ti vedo teso. Comunque ho la sensazione che ci siamo quasi- rispose lei e mosse l'ennesimo passo.

D'un tratto il ragazzo avvertì qualcosa muoversi tra le chiome e uno svolazzare sospetto di un paio di uccelli notturni. Lanciò uno sguardo alla ragazza a pochi passi di lui e gridò:

-Attenta!!-

Si gettò su di lei appena in tempo perchè non venisse colpita da un tronco ricoperto da spuntoni di legno che li avrebbero trafitti entrambi fino a ridurli a due colabrodi.

-Qualcuno non vuole che ci avvicinassimo troppo al centro dell'isola- disse lui, ancora a terra, steso sopra una Kathy alquanto imbarazzata.

La lanterna, caduta a pochi passi da loro, illuminò il volto della ragazza, alquanto imbarazzata dall'innaturale posizione. Kaleb, a sua volta non molto a suo agio, si alzò frettolosamente, andando anche a sbattere la testa contro i rami bassi di un albero.

-Ahia!!- imprecò, massaggiandosi buffamente la parte lesa.

La risata di Kathy l'aria carica di imbarazzo che si era venuta a creare e il ragazzzo rise a sua volta.

-Grazie- disse poi lei, recuperando la lanterna che rischiava di spegnersi.

-Ma ti pare- rispose il ragazzo, recuperando invece la sua spada.

Poi continuò:

-Da qui in poi dovremo stare attenti. Forse comincio a capire perchè chiunque si addentri nel cuore di quest'isola non ne esca più-

 

Jack salì sul ponte della nave con il suo solito passo dondolante, nella mano sinistra l'inseparabile bottiglia di rum. Anche quella sera aveva esagerato con quello squisito nettare, quindi aveva deciso che sarebbe stato meglio salire per prendere una boccata d'aria e riuscire a scacciare i fumi dell'alcool che gli appannavano la mente.

Non che la cosa gli dispiacesse, ma capiva che quella era una situazione alquanto delicata per farsi trovare ubriaco.

Si appoggiò quindi con la schiena contro la murata del veliero, portando indietro la testa e sospirando. Stava decisamente diventando troppo vecchio per quelle cose. Sarebbe stato il momento di lasciare il posto ai giovani come Kathy o come quel Kaleb, il quale le girava un po' troppo attorno per i suoi gusti.

Aveva sviluppato una sorta di affetto paterno nei confronti della ragazza e non gli piacevano molto le attenzioni del giovane pirata. Aveva notato anche Will mentre li osservava e non aveva potuto fare a meno di sorridere. Vederlo in atteggiamenti così paterni non era certo normale, soprattutto perchè d'aspetto poteva sembrare poco più grande della sua stessa figlia.

-Oh Elizabeth, se solo potessi vederli...- biascicò guardando la luna.

D'un tratto dei rumori provenienti dall'isola attirarono la sua attenzione. Si voltò fulmineo, mentre uno stormo di uccelli si elevava dalla foresta, come se qualcuno li avesse disturbati.

Di colpo un dubbio lo invase. Corse sottocoperta, giungendo in fretta davanti alla porta della cabina di Kathy. Stava per bussare, quando dalla stanza accanto fece capolino Anderson, completamente vestito, ma con la camicia spiegazzata e i capelli in disordine. Probabilmente si era concesso un po' di riposo senza però trovare necessario liberarsi degli indumenti in più.

-Che succede? Cos'è questa confusione?- chiese, la bocca ancora impastata dal sonno.

-Ho un presentimento e mi sto assicurando che sia sbagliato-

Così il capitano Sparrow bussò energicamente alla porta, chiamando il nome della ragazza, ma nessuno gli rispose.

Poggiò quindi una mano inanellata sulla maniglia, girandola lentamente e affacciandosi sulla camera: vuota.

-Dannazione...- ringhiò.

In quel momento dei passi nel corridoio fecero voltare entrambi i capitani. Di corsa giunse Sam, il fiato corto.

-Capitano...- riuscì a dire, prima di piegarsi sulle ginocchia per riprendere fiato.

Doveva aver percorso l'intera nave di quel passo.

-Che c'è?- chiesero all'unisono i due uomini, provocando lo sconcerto del giovane pirata.

Anche i due si guardarono e Sparrow alzò le mani in segno di resa.

-Scusa. Abitudine- disse, facendo un passo indietro.

Anderson gli lanciò un'altra occhiata storta, poi si rivolse nuovamente verso l'addetto ai cannoni.

-Cosa è successo?-

-Kaleb è sparito...-

 

Non sapevano per quanto avevano camminato, ma sentivano le gambe cominciare a farsi pesanti, mentre il caldo di quel clima così strano li stava sfiancando entrambi.

-Giuro che se entro un minuto non arriviamo, ti carico in spalla e ti riporto indietro- bofonchiò Kaleb spostando l'ennesima liana dal suo cammino.

-Siamo arrivati- sorrise Kathy, scansando l'ennesima enorme foglia, rivelando la vista di un costone di roccia che spariva nella notte.

-D'accordo...- sospirò sconcertato il ragazzo, abbassando di colpo la lama della spada.

-Andiamo- disse la ragazza, illuminando un passaggio nella montagna, il quale sembrava portare verso il basso, in quanto leggermente in discesa.

Presero a camminare entrambi con le orecchie tese, mentre le pareti di roccia erano talmente vicina che, in alcuni punti, a malapena riuscivano a passare bene.

-Quando tutto questo sarà finito, ricordami di non seguirti più- disse il ragazzo alle sue spalle.

-Dov'è andata a finire tutta la tua voglia di proteggermi, allora?- scherzò lei.

-Semplice, ti impedirò anche solo di mettere piede a terra-

In quel momento il passaggio parve allargarsi leggermente, sino ad espandersi di colpo arrivando ad una grotta dagli alti soffitti, illuminata dalla luce della luna.

Entrambi rimasero per un attimo ad ammirare lo strano e meraviglioso ambiente, quando Kathy notò qualcosa poggiato su di una roccia al centro di un laghetto formato grazie alle infiltrazioni di umidità dalle pareti.

Prese a camminare, ogni passo ben calcolato e studiato, affinchè non rischiassero un brutto scherzo come nella foresta.

Si fermò solo un attimo quando avvertì un pezzo del camminamento di pietra sbriciolarsi un po' soto il suo peso. Dopo però essersi accertata che non era niente e aver ripreso a respirare, si trovò finalmente davanti il basamento di pietra.

Allungò una mano, sino a sfiorare un globo di legno finemente lavorato. O almento la parte superiore di esso, in quanto l'ipotetico contenitore era diviso in due parti, ricomponibili una volta che l'Occhio fosse stato al suo interno.

Non appena ebbe entrambe le parti tra le mani, si voltò, cogliendo uno strano rumore dietro di lei.

-Kaleb?- chiese, impaurita di sapere la risposta.

Dei passi si fecero verso di lei. Non poteva vedere chi fosse a percorrere il camminamento in quanto, essendo lei completamente alla luce della luna, il resto della grotta era pressocchè invisibile.

La prima cosa che vide comparire fu la canna luccicante di una pistola, impugnata da una mano inguantata, la quale si rivelò appartenere ad un uomo, il volto nascosto da un cappuccio. Non si trattava però di Vane, in quanto non era accompagnato dal forte odore di decomposizione della volta precendente.

Kathy strinse il contenitore al petto, arretrando di un passo, ma trovandosi bloccata dal basamento di pietra alle sue spalle.

-Felice di rivederla, signorina Turner- disse quello con voce roca.

-Non l'ho mai vista. Dov'è Kaleb?-

Come se l'avessero sentita, due torce si accesero alla fine del camminamento, rivelando il povero Kaleb piegato leggermente su se stesso, le mani tenute dietro la schiena e un rivolo di sangue scendergli da un lato della bocca, segno che era stato colpito.

La ragazza lo fissò apprensiva, poi si rivolse nuovamente verso il misterioso aggressore.

-Che cosa vuole?- chiese, tra i denti.

-Solo che veniate con me-





NdA
Eccomi di ritorno dopo non so quanto tempo con questo scarno capitoletto, ma che spero comunque piaccia. Lo dedico in particolare a Iris_blu, la quale mi ha invogliato a continuare a scrivere. Un saluto anche a chi continua a seguirmi comunque. Un saluto Marty.

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Capitolo 13
*** Prigionieri ***


Avvertiva il rumore delle onde che smuovevano l'enorme veliero, mentre la sua schiena stava a contatto con le tavole umide della sottocoperta. Quando erano stati portati via dall'Isla del Diablo, sia a lei che a Kaleb avevano calato un cappuccio in testa, quindi non sapeva con esattezza si trovava sulla DragonSea di Vane o su qualche altra nave.

Si, perchè era sicura che quell'uomo che li aveva sequestrati lavorasse per Black Shadow, altrimenti non avrebbe alcun interesse a tenerli rinchiusi.

A causa dell'oscurità della grotta non era riuscita a vederlo in faccia ed era sempre più curiosa di scoprire di chi mai si trattasse.

Ad un tratto un movimento accanto a lei la fece voltare.

-Kaleb?- chiese, tentando di muoversi, ma ritrovandosi entrambe le mani legate dietro la schiena con una spessa corda.

-Kathy? Stai bene?- sentì sussurrare al ragazzo, il quale pareva essersi risvegliato in quel momento.

-Io si. E tu?-

-Quei bastardi mi hanno pestato ben bene, ma ci vuole ben altro per togliermi di mezzo-

La ragazza quasi sorrise per l'ironia di lui anche in un momento come quello.

-Chi pensi che siano questi uomini?- chiese poi Kaleb.

Era probabilmente riuscito a mettersi seduto, in quanto adesso lei avvertiva il contatto della spalla contro la sua.

-Non lo so, ma credo che lavorino per Vane. Altrimenti non si spiegherebbe come facevano a sapere il mio nome-

-Hai ragione. Inoltre speriamo che gli altri si siano accorti della nostra assenza-

Piombò il silenzio e d'istinto la ragazza poggiò la testa sulla spalla di Kaleb, sospirando.

-Mi dispiace averti coinvolto in questa faccenda- disse.

Avvertì il contatto del viso di lui, ovviamente ancora coperto dal cappuccio, tra i suoi capelli.

-Non vorrei essere in nessun altro posto-

 

-Come sarebbe a dire che Kathy è scomparsa?!?- sbraitò il capitano Turner, battendo violentemente entrambe le mani sul tavolo di Anderson.

Il capitano della Corallo lo fissava serio, mentre Jack e Barbossa dietro di lui continuavano a guardare Will.

-Quello che ho detto. Con lei non si trova neanche Kaleb-

-Probabilmente hanno fatto una scappatella amorosa. Niente di grave- cercò di sdrammatizzare come al solito Sparrow, ma ricevette solo delle occhiatacce fredde dai presenti.

-La ragazzina si è ficcata di sicuro in qualche guaio- intervenne allora Barbossa, muovendo un passo verso il gruppo.

-Frena la lingua Hector! E' di mia figlia che stiamo parlando- ringhiò Will.

-Per me può essere anche la figlia del diavolo, non fa differenza. È comunque una poppante che porta solo seccature-

-Non osare...- disse il capitano dell'Olandese, avvicinandosi minaccioso all'uomo, il quale rideva sardonico.

-Smettetela di accaparrarvi come dei poppanti!! Se davvero i due ragazzi sono nei guai, allora non abbiamo tempo da perdere- li riprese Anderson, alzandosi a sua volta.

Tutti si zittirono all'istante, quando qualcuno bussò alla porta.

Sulla soglia apparvero Andres e Zik.

-Capitano abbiamo un problema-

-Non è certo una novità, Andres. Parla-

Il piccolo Zik si avvicinò al tavolo, sotto lo sguardo vigile dei quattro capitani, poggiandovi sopra un gilè e una bandana colorata.

-Sono di Kathy e Kaleb- disse con orrore il capitano della Corallo.

-Dove li avete trovati?-

-Su una scialuppa alla deriva. Insieme c'era questa- rispose Andres, porgendo una lettera al suo capitano, ma che venne afferrata da Turner.

Con foga ne strappò la busta, mettendosi a leggerla velocemente.

-Non è Vane che li ha presi- disse poi, poggiando la lettera sul tavolo.

Subito anche Anderson si mise a leggerla, spalancando gli occhi in un'espressione di sorpresa.

-Chiedono il cuore dell'Olandese in cambio dei due ragazzi-

-Ma come? Potrebbero già ricattare Will solo avendo Kathy. Cosa se ne fanno anche del cuore?-

-In questo modo hanno la sicurezza che niente possa andare storto-

 

Sentiva delle forti braccia che la trascinavano lungo la nave. Tentava di opporsi, ma senza riuscirci.

L'uomo che l'aveva prelevata dalla stiva era entrato qualche minuto prima, alzandola di peso e togliendole finalmente il cappuccio. Kaleb aveva tentato di fermarlo, ma aveva ricevuto in calcio nello stomaco che lo aveva costretto a terra.

Kathy aveva provato a liberarsi e aiutarlo, ma lo sconosciuto l'aveva saldamente afferrata e trascinata via.

Non aveva detto una parola per tutto il tragitto, fino a quando non si erano trovati entrambi davanti alla porta di una cabina.

Con le mani ancora legate dietro la schiena, la ragazza si era sentita percorrere da una scossa di paura. Cosa le avrebbero fatto?

Malamente fu spinta all'interno, dove, dietro ad un tavolo, stava l'uomo che li aveva sequestrati, avvolto in un mantello nero e il volto nascosto da un cappuccio. Con le mani giunte dietro la schiena, le dava le spalle.

Kathy, a causa della spinta, cadde in ginocchio, gemendo per il dolore. Le cicatrici sulla schiena non erano ancora guarite del tutto e le provocavano continue fitte.

-Benvenuta- disse quello, finalmente voltandosi a guardarla.

-Cosa vuoi da me?- chiese lei, fissandolo dalla sua posizione di netto svantaggio.

Lo sconosciuto fece il giro della scrivania di legno scuro, per poi fermarsi davanti a lei, poggiato al bordo del tavolo, le braccia incrociate sul petto.

-Sai, non pensavo che una volta saputa l'importanza che costituivi, quei piratucoli ti avrebbero lasciata vagare da sola, senza nessuna protezione-

Kathy abbassò lo sguardo, sapendo di essere stata la sola a sbagliare e inseguire quella follia del sogno.

L'uomo le si avvicinò ancora, facendola arretrare di qualche centimetro. Si abbassò sino a poterla guardare negli occhi e rudemente le afferrò il mento.

-Sei preziosa per il nostro piano, ragazzina, ma in fondo non sei la sola cosa che ci serve-

Kathy sentiva il suo fiato sul viso e tentò di liberarsi della presa che la teneva ferma.

-A voi serve anche il cuore, non è vero?-

-Sei perspicace. Comunque hai ragione. Quello sciocco di Vane non lo sa, ma il cuore dell'Olandese è essenziale allo scopo che voglio raggiungere-

Kathy allora capì.

-Sei tu colui che sta manipolando Black Shadow come una marionetta, il burattinaio. E cosa farai? Eliminerai anche lui quando ti sarà scomodo?-

L'uomo si rialzò bruscamente, lasciandola andare allo stesso modo, facendola quasi stendere sul pavimento tanta la violenza che aveva impiegato.

-Se la situazione lo richiederà farò quello che è giusto. In un caso o nell'altro, Vane è comunque già morto. Sono io a tenerlo in vita-

La ragazza non capì.

-Comunque ho già provveduto a far recapitare i dettagli dello scambio-

-Io per il cuore?-

-Perchè no?-

-Non me la bevo-

Lo sconosciuto scoppiò a ridere, seriamente divertito.

-Sei intelligente per essere una ragazzina cresciuta in mezzo a un branco di villici analfabeti. Tu dovrai semplicemente stare alle mie condizioni-

-E se mi rifiutassi?-

-Il tuo amico muore-




NdA
Questo capitolo è un pò scarno, ma giuro mi rifarò nel prossimo. Comunque ringrazio chi mi segue e chi recensisce, dandomi modo di sapere come migliorare. In compenso vi metto finalmente le immagini dei miei personaggi...
Un saluto Marty.










          
      **KATHY**                                                                                           **KALEB**                                                                                                **ANDERSON**


          
   **ANDRES**                                                                                       **ZIK**                                                                                                    **SAM**

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Capitolo 14
*** Un prezzo per la libertà ***


Kathy era stata malamente risbattuta nella stiva, dove ad attenderla c'era Kaleb, per fortuna illeso.

Il ragazzo chiese cosa mai il misterioso uomo avesse voluto da lei e la ragazza rispose semplicemente con l'essenziale.

Kaleb si accontentò di quel poco, anche perchè, imparando a conoscerla, sapeva che era inutile insistere se c'era qualcosa che lei non voleva dire.

Si sedettero così entrambi contro la parete di legno umido, vicini, cullati dal dolce movimento delle onde e dal suono che provocavano infrangendosi contro la murata.

-Kaleb, cosa faremo?- chiese ad un tratto la ragazza.

-Sono sicuro che il capitano e gli altri saranno già sulle nostre traccie. Non ci resta che aspettare-

D'un tratto avvertirono la nave rallentare, per poi udire il rumore dell'ancora che veniva gettata in mare. Kathy sapeva dello scambio e aveva messo al corrente anche Kaleb, ma non pensava che si sarebbero fermati così presto.

Poi delle voci risuonarono nella notte e un tanfo maleodorante si propagò per il vascello.

-Dannazione. Questo è odore di putrefazione- disse il ragazzo, alzando lo sguardo verso il ponte principale.

-Significa solo una cosa- aggiunse Kathy, improvvisamente in preda ad un profondo terrore.

In quel momento la porta della stiva si spalancò e sulla soglia stavano due pirati.

-Avanti, alzatevi. Il capitano vuole vedervi-

Con le mani ancora legate dietro la schiena i movimenti erano lenti e impacciati, quindi ai due bucanieri toccò agguantare entrambi i ragazzi per un braccio e metterli in piedi.

Dopodichè li spintonarono malamente per uno dei corridoi sino a raggiungere le scale che li avrebbero portati sul ponte.

Usciti allo scoperto, l'odore pestilenziale si fece sempre più pungente. Il ponte era poi nascosto da una nebbia nera che quasi non permetteva di vedere cosa stesse attorno a loro.

Poco distante intravidero due figure, entrambe ammantate, le quali voltavano loro le spalle e fissavano verso il mare scuro.

Kathy voltò un poco lo sguardo, notando il veliero dalle murate nere e le vele color del sangue che stava ormeggiata poco lontano.

Quando furono a pochi passi dai due pirati, furono spintonati talmente forte da cadere entrambi in ginocchio.

Finalmente gli incappucciati si voltarono.

-Bene, bene, vedo che sei riuscito a catturarla. Mi congratulo- disse uno dei due e i ragazzi rabbrividirono, riconoscendo la voce rauca e profonda.

-Vane- disse tra i denti Kaleb.

-Ci conosciamo, ragazzo? Ah, giusto, ci siamo incontrati durante l'attacco a Tortuga. Fai parte della ciurma di Anderson. Sai, il tuo capitano è sempre stato uno sciocco e un inetto a scegliersi i membri del proprio equipaggio. Ho sentito che predilige i ragazzini. Chissà poi perchè-

Kaleb schizzò in piedi con l'intento di gettarsi sul pirata, ma fu subito fermato da uno dei due uomini che li avevano portati sul ponte con un colpo alla nuca.

Anche Kathy tentò di alzarsi per andare a soccorrerlo, ma fu tenuta a terra dall'altro con una pressione sulle spalle.

-Oh oh oh, ho forse detto qualcosa che non dovevo?- sghignazzò Vane, scoppiando poi in un'attacco di tosse.

Pareva un vecchio malato di tisi giunto allo scadere dei suoi giorni. La maledizione aveva agito fino a quel punto? Era dunque vero che Vane stava lentamente morendo?

-E' inutile che continui ad insultare il mio capitano. Lui varrà sempre di più di quanto tu non varrai mai- sorrise Kaleb con il volto schiacciato contro le travi del ponte.

-Impudente moccioso, come osi?!?-

-Conosco la tua storia, Jacob Vane. So quello che eri e ciò che hai fatto per essere bandito dal Consiglio. Sei tu l'unico che deve provare vergogna-

Kathy soffocò un grido quando la spada di Black Shadow si conficcò a pochi millimetri dal naso di Kaleb, il quale trattenne il fiato, colto alla sprovvista.

La ragazza sperò per un attimo nella benevolenza improvvisa del pirata, ma quando alzò lo sguardo capì che il ragazzo non era stato mancato di proposito. Infatti Vane era stato fermato all'ultimo momento dal loro misterioso carceriere.

-Fermati- disse quello.

-Perchè? Ci serve la ragazza, ma lui no-

-Non è necessario fare fuori il ragazzo, per ora-

Kathy abbassò lo sguardo, serrando la mascella. L'uomo misterioso aveva impedito l'uccisione di Kaleb solo perchè lui era il fulcro del ricatto, altrimenti lei non sarebbe più stata al patto.

Con un rapido cenno ad uno dei suoi uomini, Kaleb fu rimesso in piedi e risistemato al fianco di Kathy.

-Stai bene?- gli sussurrò la ragazza.

Lui fece un veloce cenno di assenso con la testa, continuando a guardare però verso Vane. Non aveva mai visto quell'odio negli occhi di Kaleb. Probabilmente le battute su Anderson lo avevano fatto infuriare e non poco.

La ragazza avvertì dei passi farsi vicini e, con la coda dell'occhio, notò Vane che aveva iniziato a girar loro intorno, osservandoli come uno squalo che aspetta ad attaccare la preda.

-E così ci rincontriamo, signorina Turner. Spero stavolta di godere della sua presenza per un po' più tempo- disse il capitano.

-Mio padre non accetterà il vostro patto. Non cederà il cuore-

-Davvero? Ma diciamo che il cuore diventerà secondario. Io voglio l'Occhio-

-Sapete che quel manufatto vi ucciderà, non è vero?-

Con uno scatto improvviso, Vane prese Kathy per il collo, sollevandola da terra. La ragazza scalciava in cerca l'aria, mentre il volto stava assumendo una sfumatura bluastra.

-Non accetto critiche da una mocciosa- disse Black Shadow, lasciandola andare di colpo.

Lei ricadde a terra, iniziando a tossire e inspirare, cercando di far tornare i battiti del cuore e la frequenza del respiro normali.

In quel momento uno dei pirati si avvicinò all'uomo che ancora non aveva rivelato la sua identità.

-Capitano-

-Si?-

-Tre navi si stanno avvicinando da babordo. In meno di un'ora saranno qui-

-Bene. Iniziate con i preparativi. Saremo pronti ad accoglierli-

I due bruti che li avevano precedentemente trascinati sul ponte li rimisero nuovamente in piedi, portandoli via e risbattendoli nella stiva. Se la chiave dello scambio erano loro, allora perchè non li avrebbero fatti presenziare allo scontro.

 

-Li vedo- disse Anderson, posando il cannocchiale sulla balaustra del ponte.

-C'è anche quel cadavere che cammina?- chiese Sparrow, storcendo la bocca, in ricordo del loro incontro a Tortuga e del maleodorante fetore che aveva dovuto respirare.

-Si. La DragonSea è ormeggiata accanto alla nave sconosciuta. Dovremo stare attenti. Ci si può aspettare di tutto da Vane- rispose anche il capitano della Corallo.

-Consiglierei di avvicinarsi con una sola nave. Se è necessario, fate risalire Turner e Barbossa a bordo- suggerì Jack.

-E' la cosa migliore che hai detto da quando sei sulla mia nave. D'accordo, procedi ad avvertirli-

-Già fatto-

 

La Corallo Grigio si staccò leggera dagli altri due velieri, scivolando silenziosa sulla superficie dell'acqua, colorata dei colori del tramonto. Sul ponte principale stavano i quattro capitani, tesi e attenti, in quanto almeno tre di loro non sapevano cosa sarebbe accaduto mettendosi contro uno come Vane. Per non parlare del misterioso veliero che gettava la fonda al fianco della DragonSea. Chi era quest'alleato che non si era mai visto?

La Corallo gettò l'ancora a qualche metro dai due velieri, quanto bastava perchè si potessero sentire da entrambi i ponti.

Come spuntati da una coltre di buio, apparvero le due figure ammantate.

-Anderson- disse una dei due.

-Vane- rispose tra i denti l'uomo.

-Bene, adesso che vi siete i nomi avvicendevolmente, possiamo sapere dove sono i nostri due ragazzi?- intervenne Sparrow.

-Oh, i mocciosi stanno bene. Voi avete la vostra parte di accordo?-

Stavolta fu Turner a farsi avanti, tenendo tra le mani il cofanetto del cuore.

-Noi abbiamo rispettato la nostra parte di accordo. Adesso tocca a voi-

 

Kathy e Kaleb, rinchiusi nella stiva, avevano sentito il veliero avvicinarsi. Le voci dei loro amici risuonarono nella nave pressocchè deserta.

A guardia della porta stavano i due omaccioni ormai conosciuti, i quali non li perdevano di vista.

-Dobbiamo trovare il modo di andarcene. Non possiamo permettere che Vane si impossessi del cuore- le sussurrò il ragazzo, cercando di non farsi sentire dai due carcerieri.

-E come facciamo? Siamo ancora legati e se anche riuscissimo a liberarci, ci hanno sequestrato le armi-

-Una cosa alla volta, Kathy. Abbi un po' di ottimismo-

-Allora, volete fare silenzio voi due? Smettete di confabulare!!-

I due ragazzi si zittirono immediatamente, continuando però ad elaborare un piano per svignarsela.

All'improvviso qualcuno bussò alla porta e una voce disse ai due che il capitano li stava cercando. Il più basso tra i due tentò di replicare, ma dall'altra parte la voce si fece profonda e cavernosa, non accettando alcuna obiezione.

Così i due bucanieri, lanciando un'ultima occhiata a Kathy e Kaleb, uscirono dalla stiva e scomparvero dietro la porta che si richiusero alle spalle.

Dopo qualche secondo si rispalancò e sulla soglia spuntò un sorridente Zik.

-Ehi, cosa ci fai qui? Da solo poi. È pericoloso- disse Kaleb.

-Taci un attimo, amico- rispose il ragazzino, facendo segno a qualcuno di farsi avanti.

Sulla soglia apparvero Andres e Sam.

-Ragazzi, sono contento di vedervi- disse ilare Kaleb, tentando di alzarsi.

-Adesso se non chiudi il becco, ti imbavaglio. Così ci farai scoprire- disse Andres, raggiungendolo per liberargli le mani, mentre Sam si occupava di Kathy.

-Ops, scusa. Com'è la situazione lassù?-

-I nostri capitani stanno prendendo tempo, ma non ci riusciranno ancora per molto. Quindi sbrighiamoci prima che ci scoprano-

Così i cinque presero a percorrere il corridoio per tornare in coperta, rifacendo la stessa strada che avevano fatto i tre per salire a bordo. Veloci, non appena misero la testa fuori, si nascosero dietro una pila di casse, in modo che nessuno potesse vederli.

-Vedete quella parte di murata? La nostra scialuppa è esattamente là sotto- disse Sam, indicando il passaggio nella fiancata della nave a qualche metro da loro.

-D'accordo. Andiamo allora-

Zik andò per primo, poi Andres, Kaleb, Kathy e infine Sam. Qualcosa però non andò come previsto. La ragazza infatti, quando ormai erano giunti tutti al passaggio, urtò la catena di un cannone, provocando la caduta di una pila di palle. Come fossero stati tutti in sincronia, ogni persona presente si voltò a guardarli, amici o nemici.

Turner era a pochi passi da Vane, il cofanetto teso verso il capitano della DragonSea. Quando vide la figlia, però, diede un calcio al nemico, tornando a bordo della Corallo e gettando in mare la passerella che collegava le due navi.

-Io direi che sarebbe meglio muoversi- disse Andres, mentre un manipolo di pirati li stavano circondando.

-Concordo- aggiunse Kaleb.

Quando però si voltò in cerca di Kathy, vide che la ragazza era scomparsa.

 

Kathy correva a per di fiato in direzione della cabina del capitano. Doveva recuperare il contenitore per l'Occhio, altrimenti non sarebbe servito a niente recuperarlo se non lo potevano toccare.

Evitò un paio di pirati che correvano in coperta e finalmente giunse davanti alla porta della cabina. La schiuse con prudenza, volendo evitare un'imboscata. Accertatasi che non ci fosse nessuno, entrò, richiudendosi la porta alle spalle.

All'esterno avvertiva i rumori e le grida provenienti dal ponte e intuì che avrebbe dovuto fare il più in fretta possibile.

Ma adesso sorgeva un altro problema: dove lo aveva nascosto?

Iniziò a razzolare come una pazza nei cassetti della scrivania, nel baule poco sotto la grande finestra, ma niente.

-Cercavi questa?-

La voce alle sue spalle la fece sobbalzare, mentre l'incappucciato entrava nella cabina e si chiudeva la porta alle spalle, a chiave.

Tra le mani aveva il contenitore sferico.

-Ti conviene darmelo- disse lei, arretrando di un passo.

-Altrimenti?-

Veloce, la ragazza afferrò un taglia carte che aveva intravisto sulla scrivania e lo puntò contro l'incappucciato.

-Altrimenti ti infilzo come uno stoccafisso-

Quello scoppiò a ridere, nascondendo in una tasca del mantello il contenitore.

-Allora divertiamoci-

Come un felino, le balzò addosso e lei riuscì ad evitarlo appena in tempo. Lo spazio in cui muoversi era minimo e angusto e Kathy sapeva che non sarebbe riuscita a tenergli testa ancora per molto. Doveva trovare un modo per agire d'astuzia.

Mentre pensava ad un modo per raggirarlo, quello le fu di nuovo addosso, facendole perdere l'equilibrio e stendendola sulla scrivania, facendo cadere a terra le mappe e facendole scappare di mano il tagliacarte.

Kathy si trovò a fissare un volto scuro, invisibile, mentre il respiro accellerato dello sconosciuto le investiva il viso e la nauseava.

-Sai, è un vero peccato- disse quello, avvicinando il naso al suo collo e facendile assumere un espressione schifata.

-Non osare avvicinarti!!- gridò lei.

Agì d'istinto: alzò di scatto la testa, colpendolo in pieno viso. L'uomo, dolorante, la liberò, per poi cadere a terra, intontito. Prima che la confusione colpisse anche lei, gli assestò un calcio in pieno viso, facendogli stavolta perdere i sensi.

Con il fiatone, si appoggiò con una mano alla parete, cercando di reprimere il capogiro che la stava colpendo.

Poi, facendosi forza, si abbassò sull'incappucciato e lo perquisì, trovando finalmente i contenitore. Stava per andarsene, quando la curiosità di vederne il volto la invase. Così si riabbassò su di lui, calandogli finalmente il cappuccio.

Per lo stupore fece un balzo indietro.

-Non è possibile-

Prima che potesse formulare un altro pensiero, avvertì un'oscillazione pericolosa del veliero, così decise che era giunto il momento di andarsene.

Uscita dalla cabina non incontrò nessuno a bloccarle la strada, così giunse in coperta in pochi minuti. Sul ponte principale infuriava la battaglia. I quattro capitani combatteva contro gli uomini di Vane, i quali non cadevano però.

-Papà!!- gridò lei, intravedendo il padre poco lontano.

-Kathy!! Dobbiamo andarcene!!-

-Si. Ho il contenitore. Andiamocene!!-

L'uomo gridò la ritirata e gli uomini della Corallo tornarono velocemente sulla nave.

Kathy rimase indietro, aspettando che tutti se ne andassero, mentre i capitani ancora tentavano di tenere a freno i nemici durante la ritirata.

Quando ormai tutti erano tornati a bordo e solo lei e suo padre erano rimasti sul veliero nemico, lei si trovò divisa dall'uomo dalla lama di una spada, appartenente proprio a Vane.

-Pensavo che ci avesse pensato lui a te, mocciosa- disse, rivolto a lei.

Poi disse a Turner:

-Mi spiace capitano. O il cuore o la ragazza. Questi erano gli accordi-

In quel mentre però qualcuno colpì Black Shadow alle spalle, tramortendolo. Era Anderson, tornato indietro assieme a Kaleb, il quale raggiunse Kathy e la sorresse.

-Andiamocene- le sussurrò e la portò verso l'unica passerella che non era stata ancora buttata in mare.

Quando ormai erano in salvo sulla Corallo, si udì uno sparo. Nessuno si rese conto di quello che era accaduto fino a quando Kaleb non cadde a terra.

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Capitolo 15
*** Il destino si può cambiare ***


Kathy vide il corpo di Kaleb cadere sul ponte della Corallo, accasciarsi come un sacco di patate. Era come se ogni movimento fosse stato eseguito a rallentatore, come se il tempo avesse voluto fissare quell'attimo nella memoria della ragazza.

Senza pensare, si fiondò su di lui, sorreggendolo malamente per le spalle, una mano premuta nel punto in cui stava vedendo sgorgare il sangue.

Intorno a lei i membri dell'equipaggio e i quattro capitani stavano respingendo ancora alcuni degli uomini di Vane che erano riusciti a salire a bordo e nel contempo davano ordini all'equipaggio in modo che potessero allontanarsi il più possibile da quei folli.

Lei si era completamente isolata, pensando unicamente al ragazzo che adesso giaceva tra le sue braccia.

Kaleb aprì debolmente gli occhi, sorridendole.

-Mi sa che sono arrivato alla fine- disse con un filo di voce, parole seguite da un colpo di tosse.

-Non dire idiozie. Ce la farai. Non ti permetterò di abbandonarmi- rispose Kathy, mentre sentiva gli occhi che le si inondavano di lacrime, troppo difficili da trattenere in quel momento.

-Non puoi combattere anche il destino, Kathy. Era il momento, tutto qui-

-Non sei ancora morto. Quindi smettila di dire idiozie-

Kaleb si schiuse in una forzata risata, ma la sua espressione si tramutò immediatamente in una smorfia di sofferenza.

La ragazza sentiva sotto la sua mano il sangue continuare ad uscire senza freno. Così, con i denti, si strappò una delle maniche della camicia che indossava e la usò per tamponare la ferita.

-Kathy, non voglio vederti piangere. Devi portare a compimento la missione-

D'un tratto lei ebbe un'illuminazione: ma certo, l'Occhio poteva servire. In fondo era ciò che bilanciava i due mondi, la realtà dei morti e quella dei vivi. Probabilmente avrebbe curato il ragazzo, lo avrebbe salvato.

Kaleb, lentamente, alzò una mano e le sfiorò una guancia, distogliendola da quei pensieri.

-Sai, sono contento di averti conosciuto. Hai dato un senso a questa mia vita da pirata-

Le dita del ragazzo le accarezzarono la pelle sporca a causa della prigionia, nascondendosi poi tra i suoi capelli castani. Lei d'istinto portò la sua mano a coprire quella di lui, chiudendo gli occhi e assaporando il momento.

In quel momento, inaspettatamente, qualcuno le posò una mano sulla spalla. Lei si voltò, incontrando lo sguardo del padre che la guardava, compassionevole. Il corpo di Kaleb fu sollevato da Sam e Andres e portato da qualche parte sottocoperta. Lei avrebbe voluto fermarli, ma la stretta del capitano Turner si fece più dura, come a volerle imporre di rimanere dov'era.

Kathy si voltò verso l'uomo, le lacrime che ormai le rigavano le guancie e d'istinto gli si gettò tra le braccia, cercando protezione e comprensione. Lui la strinse al suo petto, mentre pensava a quanto in quel momento assomigliasse ad una bambina piccola e smarrita.

-Ce la farà?- chiese poi lei con un filo di voce.

-Sinchè non sopraggiunge la morta, tutti hanno una speranza. Kaleb è forte, non si arrenderà facilmente-

D'improvviso la disperazione fu sostituita dalla rabbia e dal desiderio di vendetta, sentimento che aveva abbandonato non appena era salita a bordo della Corallo. Vane le aveva rovinato la vita, sottratto gli affetti, ma su quello aveva provato a passare sopra. Ma non poteva perdonarlo ulteriormente, non ora che aveva colpito Kaleb.

Si staccò rudemente la padre, il quale la fissò senza capire.

-Dobbiamo trovare l'Occhio-

-Ma Kathy, noi...-

-E' l'unica cosa che può salvarlo. Se non volete accompagnarmi, ci andrò da sola-

Il suo sguardo era duro, determinato e per un attimo al capitano dell'Olandese sembrò di rivedere la sua Elizabeth e in quegli occhi che tanto assomigliavano a quelli dell'amata.

Fu allora che giunsero Barbossa, Jack e Anderson.

-Che succede?- chiese il capitano della Perla, avendo assistito, come gli altri, a tutta la scena.

-Dobbiamo raggiungere le Porta della Vita-

-Kathy, so cosa vuoi fare. Ma l'Occhio non da mai niente per niente- intervenno Anderson.

-Non voglio sentire scuse-

-Cerca di ragionare...- provò ad intervenire Sparrow, ma fu immediatamente interrotto.

-Jack, tira fuori quella dannata bussola e guidaci o giuro che Vane sarà la cosa meno spaventosa che abbiate mai visto-

 

L'uomo si ridestò, ancora frastornato dal calcio e dalla botta alla testa che quella mocciosa gli aveva assestato.

-Sei tornato tra noi, dunque- disse una voce che lui riconobbe subito.

Sospirò infastidito, in quanto l'odore di morto appena sveglio gli dette letteralmente il volta stomaco.

-Potevi almeno aprire le finestre. Il tanfo che emani mi sta impregnando la cabina- sibilò scocciato, mentre si alzava a sedere e si portava una mano alla testa, con l'intento di riassumere un'aria presentabile.

-Sai, da un po' di tempo le tue battute stanno diventando noiose e ripetitive, quindi farò finta di non aver sentito. Dopotutto, tu ti sei fatto stendere da una ragazzina. Questo dovrebbe farmi ridere-

-Taci. Giuro che quella mocciosa me la pagherà. Io stesso gli pianterò la spada nel petto, anche se prima mi voglio un po' divertire-

Un ghigno maligno gli si aprì sulle labbra fini, immaginato quello che avrebbe potuto alla piccola Kathy quando l'avesse avuta tra le mani.

-Fatto sta che per colpa del tuo sonnellino ci sono sfuggiti, anche se so con esattezza dove s dirigeranno-

-Che vuoi dire?-

-Ricordi il ragazzo? Diciamo che gli ho lasciato un regalino ben bene conficcato nella sua spina dorsale. Se si comporteranno come spero, si dirigeranno alle Porte della Vita-

-Allora cosa stiamo aspettando?-

-Che tu uscissi dal mondo dei sogni. Adesso sbrigati, hai una nave da governare-

 

Kathy stava poggiata sul parapetto a prua della Corallo, in attesa che il medico facesse sapere qualcosa su Kaleb. Era ormai due ore che si erano chiusi nella cabina di Anderson e nessuno le aveva ancora detto niente.

Abbassò lo sguardo, frustrata, stringendo i pugni, nervosa. Dopo la sua minaccia, la rotta era stata impostata e stavano slittando con vento a favore verso la direzione indicata dalla bussola di Jack, seguiti dalla Perla Nera e dall'Olandese.

D'un tratto sentì delle voci provenire dall'ingresso della sottocoperta. Si voltò, notando una piccola folla raggruppata attorno ad Anderson, il quale stava facendo segno a tutti di tacere.

Lei allora si avvicinò, riuscendo a superare la calca di gente e giungendo dinnanzi al capitano della Corallo.

-Allora, come sta?-

L'uomo la fissò per qualche secondo, poi le fece cenno di seguirlo, mentre dette il compito a Sam di mettere al corrente il resto dell'equipaggio.

Kathy e Anderson si fermarono poco sotto le scale, nel piccolo corridoio diverso, semibuio, entrambi poggiati alle pareti di legno, uno di fronte all'altro.

-Dunque?- insistette lei, vedendo che il capitano non parlava e ciò non poteva essere niente di positivo.

-Il medico ha fatto del suo meglio, ma la ferita era profonda e molto vicina alla colonna vertebrale-

-Non vorrai dirmi che...-

-E' ancora vivo, Kathy, non temere, ma non credo che reggerà ancora per molto. Inoltre, se ce la farà, Bucky ha detto che con molta probabilità perderà l'uso delle gambe-

Fu come se un fulmine l'avesse attraversata interamente, dalla testa alla punta dei piedi. Kathy rimase impietrita alla notizia, pensando che quella situazione era tutta colpa sua. Se il suo cammino e quello dell'equipaggio della Corallo non si fosse mai incrociato, probabilmente avrebbe risparmiato loro un sacco di problemi.

-Lui lo sa?-

-Non si è ancora svegliato. La febbre non glielo permette. Spero solo che tu abbia ragione sull'Occhio- e detto questo se ne andò, lasciandola sola.

Lei, come uno zombie, si diresse verso la cabina del capitano. Aprì la porta senza bussare, trovando Bucky mentre finiva di fasciare la ferita di Kaleb, ancora steso sul letto, il colorito pallido e la fronte imperlata di sudore.

Il medico allora si alzò, dirigendosi verso la porta.

-Per ora è stabile, ma la ferita è brutta e non so quanto resisterà. Vi lascio soli- e detto questo se ne andò.

La ragazza, lentamente, si sedette sul piccolo sgabello impiegato fino a poco prima dal pirata. Con tenerezza, passò una mano sulla fronte del ragazzo, il quale parve un attimo rilassarsi sotto il suo tocco.

L'altra mano si chiuse attorno a quella di lui, stringendola quasi con disperazione.

-Kaleb, ce la farai. Te lo prometto. Dovesse essere l'ultima cosa che faccio-

-Ne sono sicuro...- biascicò il ragazzo, socchiudendo un poco un occhio.

-Ehi, come stai?-

-Come se mi avessero sparato, ma non mi lamento. Sono contento che tu sia qui-

-Io sono contenta che tu mi stia ancora parlando. Giuro Kaleb, non lascerò che tu te ne vada-

-E come farai?-

-Non preoccuparti, tu pensa solo a stare bene- e detto questo si alzò un poco, avvicinandosi al suo viso e sfiorandogli le labbra in un morbido bacio.

-Non mi abbandonare anche tu- mormorò.

In quel momento una sbalzo della nave quasi le fece perdere l'equilibrio, provocando un gemito da parte del ragazzo.

-Torno subito- disse lei, preoccupata, e salì in coperta.

Il cielo si era improvvisamente oscurato, mentre, a poco a poco, una fitta pioggia aveva preso a cadere.

-Che succede?- chiese lei, raggiungendo i capitani sul ponte principale.

-Ci siamo, ce l'abbiamo fatta- rispose Jack, indicando un punto davanti a sé.

Kathy vide due enormi pareti di roccia, mentre altrettanto imponenti colossi formavano una specie di grande porta. Le correnti parvero diventare più forti e la nave stava diventando difficile da governare.

-Rischiamo di essere sbattuti sugli scogli!!- esclamò la ragazza, notando un agglomerato di roccie appuntite che sfiorò la parete destra della nave.

-Non urlarmi nelle orecchie!! Devo concentrarmi!!- bofonchiò Andres, cercando con il tono di sovrastare lo scroscio dell'acqua.

Anderson nel frattempo impartiva ordine all'equipaggio. Kathy sapeva che ognuno di loro in quel momento agiva solo per dare una speranza a Kaleb e decise che neanche lei avrebbe mollato.

L'Oracolo glielo aveva detto. Avrebbe fatto del male a Kaleb, rischiando di perderli per sempre se le fossero rimasti a fianco. Era il suo destino.

Fissando l'orizzonte, la pioggia che la accecava, prese però una decisione: il destino poteva andare a farsi benedire, sarebbe andata anche contro di lui se necessario.

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Capitolo 16
*** L'Occhio ***


Il vento faceva oscillare la Corallo quasi fosse stata una barchetta di carta. Onde alte quasi quattro metri sfondavano le murate e i membri dell'equipaggio si aggrappavano come potevano a sartie e alberi.

Dal ponte, ancorato al timone lasciatogli da Andres, stava Anderson, il quale impartiva ordini e tentava di evitare di essere trascinato via.

Un altro persistente pericolo da quando avevano superato i due colossi era la possibilità di ritrovarsi schiantati sui costoni di roccia a strapiombo che li affiancavano. Era impensabile che in quella gola il mare e il tempo potessero essere tanto impervi.

-Deve essere l'assenza dell'Occhio- gridò Kathy, mentre si aggrappava saldamente ad una delle cime ancorate all'albero maestro.

-Credo tu ti stia sbagliando, ragazza. Si dice che gli Dei stessi scatenino queste tempeste nelle gole per tenere lontani i curiosi che riescono a trovare le porte della vita- disse nostromo Gibbs poco lontano da lei.

Kathy spostò lo sguardo di fronte a lei. Riuscivano a vedere l'ingresso di uno strano edificio, costruito interamente nella montagna, ma per qualche misterioso motivo non riuscivano a raggiungerlo.

D'un tratto le venne in mente Kaleb, stipato sotto coperto. Chissà con tutto quell'oscillare come si sentiva. Così, ondeggiando da una parte all'altra del ponte, riuscì a raggiungere il boccaporto per la sottocoperta e scese velocemente, raggiungendo la stanza del ragazzo.

Aprì la porta, trovando Zik a fargli la guardia.

-Come va?- chiese lei.

Il ragazzino si voltò, lo sguardo più chiaro di mille parole.

-Non bene. A causa dell'oscillazione e dei violenti sbalzi, alcuni dei punti sono saltati-

La ragazza si avvicinò al letto, notando immediatamente alcune delle bende che si erano rimacchiate di sangue.

-Dobbiamo assolutamente uscite da questa tempesta- si disse, mentre stringeva la mano del ragazzo e lo guardava con pura apprensione.

D'improvviso il vento sembrò sparire, il mare tornare calmo e la Corallo riprese il suo movimento dritto e fluido.

-Zik, rimani con lui- disse allora lei e si precipitò nuovamente sul ponte principale.

La prima cosa che la colpì fu il cielo completamente sgombro di nuvole, o almeno quel poco che si riusciva a vedere. Il mare era tornato calmo e piatto, nonostante le sue acque apparissero scure e profonde, pronte ad ospitare i pericoli più silenti e temibili.

La foschia dovuta alla tempesta si era diradata e adesso l'edificio nella montagna si poteva chiaramente distinguere.

Prima però che il veliero si potesse avvicinare ulteriormente alla costa, una fioca luce, la quale divenne sempre più intensa, si propagò sul ponte della Corallo.

I presenti si pararono gli occhi con il timore di rimanerne accecati. La prima a tornare a fissare dinnanzi a sé fu proprio Kathy, la quale si stupì nello scorgere l'Oracolo.

-Alla fine siete giunti- disse la donna dinnanzi a lei.

Il suo sguardo non sembrava però entusiasta.

-Cosa ci fai qui? Pensavo che potessi esistere solo all'interno delle Fauci- disse la ragazza.

-Un tempo ero io che proteggevo questo luogo. Ero presente quando Vane prese l'Occhio, lo avvertii della sua maledizione, ma non mi diede ascolto. Adesso sto addirittura aiutando voi a distruggerlo-

Kathy guardò meglio lo spirito mentre parlava e colse in quello sguardo privo di pupille qualcosa che la fece sussultare. Solo una donna avrebbe capito. Preferì però tacere.

-Dunque, cosa ci fai qui? Sei un aiuto o un ostacolo?- chiese la voce di Anderson, sceso dal ponte del timone.

-Sono qui per mettervi al corrente di ciò che troverete. L'Occhio non sarà immediatamente visibile ai vostri occhi, in quanto celato oltre una coltre d'anime, la quale può essere superata solo dal capitano dell'Olandese, l'unico sospeso tra le dimensione dei vivi e quella dei morti. Una volta recuperata la pietra, allora dovrà essere nuovamente posta sul piedistallo alla quale appartiene e in questo modo ristabilito l'equilibrio. Per il momento, buona fortuna-

Lo spirito stava per sparire, quando vide Kathy che le si avvicinava, in modo da evitare che le sue parole fossero ascoltate da orecchie indiscrete.

-Sei già a conoscenza di quello che rischierò per lui, non è vero?-

L'Oracolo non rispose, ma la fissò, impassibile.

-E' un errore e tu lo sai- disse poi.

-Per lui questo e altro-

-Non ne vale la pena-

-Lo faresti anche tu-

La donna rimase stupita di quelle parole. Che quella ragazza avesse capito quello che lei tentava di nascondere anche a se stessa?

Si schiuse in un candido sorriso.

-Hai ragione. Lo farei. Allora l'unica cosa che mi rimane è di augurarti buona fortuna- e detto questo scomparve.

-Ehi Kathy, cosa ti ha detto?- chiese Jack, sopraggiungendo alle sue spalle.

La ragazza si voltò, sorridendogli.

-Una cosa che solo una donna può capire-

 

Nel giro di pochi minuti le scialuppe furono calate in acqua. Anderson lasciò la maggior parte dell'equipaggio a vegliare sulla nave e lo stesso fecero gli altri due capitani. Kathy, prima di scendere a terra, passò dalla stanza di Kaleb, chiedendo a Zik di lasciarla sola per qualche secondo. Si avvicinò lenta al letto sul quale il ragazzo era steso, sedendosi poi sul piccolo sgabello dove prima stava Zik.

Si sporse quel tanto per poggiare il capo tra le lenzuole, mentre con due dita seguiva delicatamente il profilo del viso, ora rilassato, di Kaleb. Quando giunse al mento, quello aprì lentamente un occhio e la fissò, come se fosse stata un sogno.

-Ciao- le sussurrò.

-Ciao- rispose lei, avvicinandosi appena e sorridendo.

-Sto sognando, non è vero?-

-Perchè?-

-Perchè sei bella come un angelo-

Il sorriso di Kathy rimase, ma assunse una nota di tristezza.

-Non stai sognando. Sei ancora in questo modo e io farò in modo che tu lo rimanga ancora per molto tempo- gli rispose, accarezzandogli i capelli mori.

-Vorrei fosse così-

-E lo sarà. Ti chiedo solo di resistere ancora un po'. Dammi il tempo di recuperare l'Occhio-

Kaleb le sorrise a sua volta, richiudendo poi lentamente gli occhi.

-Ti aspetterò Kathy, anche solo per rivederti un'ultima volta- disse poi.

La ragazza sentì d'improvviso gli occhi pungerle a causa delle lacrime e piano si avvicinò al viso del ragazzo, sfiorando poi le sue labbra con un timido bacio.

-Tornerò- e detto questo se ne andò.

 

Misero piede a terra dopo diversi minuti che remavano. Dinnanzi al gruppetto stava un ampio ingresso. Kathy aveva visto giusto quando aveva notato che l'edificio era completamente scavato nella montagna.

Dall'interno si udivano i suoni provocati dal vento, i quali parevano delle grida dannate.

-Siete davvero sicuri di voler entrare là dentro?- chiese Jack, nascondendosi un po' dietro la schiena di Will.

Si meritò un'occhiata torva da parte di Kathy, la quale precedette tutti all'interno. Appena varcato l'ingresso trovò appesa alla parete una vecchia fiaccola, stranamente accesa. La afferrò e proseguì verso il cuore della grotta.

Mentre avanzava, sentiva l'aria farsi sempre più rarefatta e la temperatura sempre più fredda. D'un tratto l'intero gruppo fece il suo ingresso in un'ampia anticamera, la quale era illuminata solo da un'apertura nel soffitto che illuminava un altare, piantato al centro di una pozza d'acqua limpida.

-Quello deve essere il posto dove risistemare l'Occhio- disse la ragazza, muovendo la fiaccola in quella direzione, come a volerlo indicare ai suoi compagni.

Poi la sua attenzione fu attirata da qualcosa di alquanto strano: una parte della grotta, quella più in ombra, era come circondata da una coltre di un'innaturale colore verde. La ragazza si avvicinò piano, illuminandola con la luce della fiaccola, la quale tremò, come se la barriera fosse stata fatta di vento.

-Credo che adesso debba entrare in gioco io- disse una voce dietro di lei e un tocco leggero su di una spalla la costrinse a voltarsi.

Sua padre la superò, fermandosi dinnanzi alla coltre.

-Auguratemi buona fortuna- sorrise poi, soprattutto in direzione della figlia, e con passo deciso la varcò.

-State pronti con il contenitore per quando uscirà- disse Anderson.

Kathy, dal canto suo, raggiunse le retrovie del gruppo. Aveva bisogno di stare da sola e pensare. Jack la vide allontanarsi con la coda dell'occhio, ma preferì non seguirla, in quanto capiva quando qualcuno aveva bisogno di rimanere per conto suo. Quella ragazza ne stava passando troppe ed era meglio che rimettesse un po' a posto le idee.

Il fatto successo a Kaleb poi era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: se Kathy avesse perso anche lui probabilmente sarebbe impazzita.

Passarono i minuti, ma Will non accennava ad uscire dalla nebbia verde. Che gli fosse accaduto qualcosa?

La ragazza cominciò a preoccuparsi seriamente: in fondo era in gran parte colpa sua di ogni guaio che era successo a chiunque. Kaleb era stato picchiato, insultato e persino ferito a morte solo per causa sua.

D'un tratto avvertì un movimento alle sue spalle. Non fece in tempo a voltarsi o a chiedere aiuto che qualcuno le chiuse un braccio attorno al collo e una mano sulla bocca. Una voce all'orecchio la fece rabbrividire.

-Non dire una parola, dolcezza-

Prima che il gruppo si rendesse conto dell'agguato si trovò circondato dagli uomini di Vane e del misterioso incappucciato, le pistole puntate e le spade sguainate.

Kathy vide i suoi compagni mentre lasciavano cadere le armi e si arrendevano. Fu proprio in quel momento che la coltre ebbe un tremito e il capitano Turner uscì.

Non appena vide la figlia tra le grinfie del nemico, scattò per correre in suo aiuto, ma si ritrovò la canna di una pistola schiacciata contro la tempia.

-Non fare un solo passo e consegnami l'Occhio se non vuoi che tua figlia ci vada di mezzo- disse una voce dietro di lui.

Era Vane, il quale si portava dietro l'ormai familiare odore di putrefazione e morte.

-Consegna l'Occhio- ripetè l'incappucciato, il quale, scoprì Kathy, era quello che la teneva ferma.

-Non posso estrarlo senza il contenitore- disse tra i denti il capitano dell'Olandese, una mano ancora all'interno della coltre.

-Bene, allora dateci il contenitore-

-Ce l'ho io- disse la ragazza, aspettando che il suo carceriere la lasciasse un po' andare in modo da recuperarlo.

-Niente scherzi ragazzina- le sussurrò sempre all'orecchio l'uomo alle sue spalle, passandole una mano sul collo nudo e teso, per poi affondarle il viso tra i capelli.

-Se farai quello che ti dico, vedrai che andremo molto d'accordo-

-Mi fai schifo-

-Almeno qualche sentimento te lo suscito-

Lei, schifata, frugò nella piccola sacca che portava alla vita, trovando quello che stava cercando. La afferrò e senza pensarci la lanciò verso Vane, il quale, per afferrarla, perse il suo ostaggio.

Il capitano Turner ne approfittò per assestargli un sonoro calcio al ventre, il quale bastò per costringerlo a terra. Di colpo ogni menbro della Corallo si scagliò contro uno dell'equipaggio nemico, recuperando terreno.

Kathy, dal canto suo, alzò un piede e tirò un pestone su quello dell'incappucciato, il quale la lasciò andare imprecando. La ragazza recuperò allora la sua spada, estraendola e puntandola verso di lui.

-Puoi ancora scoprirti il viso, dato che conosco la tua identità, commodoro Spencer-

Quello scoppiò in una risata, calandosi il cappuccio, mostrandole nuovamente la sua faccia viscida e strafottente.

-E' un piacere combattere a carte scoperte. Altrimenti come avrei fatto a guardarti negli occhi mentre ti farò mia?-

 

William Turner stava sopra Vane, fissandolo con una sorta di muto disgusto. Il cappuccio, nella caduta, gli era scivolato dal viso, mostrando finalmente gli effetti della maledizione: il viso non pareva neanche più umano, ma una massa informe di pezzi di pelle che stavano insieme per puro miracolo.

-Come si può voler vivere in questo modo?- chiese il capitano e Vane scoppiò in una risata.

-Io non voglio più vivere, capitano Turner. È questo il problema-

Quello rimase stupito dalla risposta, prima che uno degli uomini di Black Shadow lo colpisse alla schiena e gli facesse volare l'Occhio dalle mani, il quale volò vicino a dove stavano Kathy e Spencer.

La ragazza era ormai al limite, in quanto il marine era nettamente più bravo e forte di lei. Stava perdendo terreno e aveva subito una ferita ad un braccio e ad una gamba, mentre un labbro le sanguinava a causa di uno schiaffo. Per quel motivo manteneva in mano la spada per miracolo e zoppicava ad ogni movimento.

In quel momento, con la coda dell'occhio, vide qualcosa di scuro e luminoso rotolare vicino a loro. Lo vide anche Spencer.

-L'Occhio...- sospirò, assestandole una sonora spinta e gettandosi sull'oggetto.

Tutti parvero fermarsi, intenti ad osservare il commodoro che teneva tra le mani la sfera.

-Finalmente il potere sarà mio- disse, mentre accarezzava bramoso la superficie riflettente del suo tesoro.

D'un tratto però l'Occhio parve emettere uno scuro alone e venature nere presero a comparire sulla pelle candida dell'uomo, il quale, dopo un attimo di smarrimento e stupore, prese ad urlare, come se fosse stato arso dalle fiamme.

I presenti si allontanarono da lui, mentre la sua pelle continuava a ricoprirsi di piaghe e ustione. Infine, dopo una lenta agonia, cadde finalmente a terra, irriconoscibile, mentre l'Occhio gli scivolava dalle mani.

Mentre ognuno osservava la scena in silenzio, Kathy rinfoderò lentamente la spada e si avvicinò alla sfera.

-Ferma dannazione!! Farai la stessa fine di quell'uomo!!- le gridò il padre, ma lei non parve ascoltarlo.

Si voltò anzi verso di lui e sorrise. Si piegò, raccogliendo l'oggetto e rigirandoselo tra le mani.

Nel silenzio più assoluto di entrambe le fazioni, camminò lentamente sino all'altare e vi posò sopra l'Occhio, il quale sembrò intensificare il suo bagliore.

-E così è giunto il momento della scelta- disse, sospirando.

Prese allora il pugnale che avrebbe voluto regalare a Kaleb e, estraendolo dal fodero, si incise profondamente il palmo della mano.

Dopodichè, prepodentemente, lo premette sulla superficie liscia della sfera, la quale esplose in un intenso bagliore.

Quando si fu attenuato, la sfera era tornata pura come prima che Vane la corrompesse, di un brillante colore blu, come l'oceano.

-E' finita-

-Non ancora-

-Chi ha parlato?- si chiese la ragazza, accorgendosi di riuscire a sentire solo lei quella voce.

-Sono stato io. Sono la volontà dell'Occhio-

-Cosa vuole uno spirito da me?-

-Ti ringrazio per avermi riportato alla mia purezza. Posso accogliere una tua richiesta-

A quelle parole gli occhi di Kathy si illuminarono di una nuova luce.

-Qualunque richiesta?-

-Se è in mio potere. Ma tutto avrà un prezzo, ricorda-

La ragazza riflettè per bene su quelle parole. Era difficile, ma il suo desiderio in assoluto più grande in quel momento era quello di rivedere Kaleb di nuovo in piedi e illeso.

-Sono disposta a rischiare-

-Allora dimmi il tuo desiderio-

-Voglio che salvi Kaleb, che lo riporti di nuovo come un tempo-

Lo spirito tacque per un attimo, poi rispose.

-Fatto. Adesso la mia di richiesta-

-Parla-

-Voglio vent'anni della tua vita-

Kathy rimase di stucco. Vent'anni? Cosa avrebbe potuto fare in tutto quel tempo? Si, ma che senso poteva avere se Kaleb non fosse stato con lei?

Così voltò un poco lo sguardo, portandolo su ognuno dei presenti e sorridendo disse:

-D'accordo-

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Il vento le scompigliava i capelli, mentre gli occhi stavano fissi contro l'orizzonte. Il moto delle onde che si infrangevano a prua la rilassava, le voci dell'equipaggio indaffarato nel proprio lavoro la facevano sentire viva.

Abbassò poi per poco gli occhi, quel tanto che le bastò per coprire il tatuaggio sull'avambraccio, unico testimone della loro assurda avventura. Ricordò che non appena l'Occhio aveva realizzato il suo desiderio, in un sospiro, Vane era semplicemente scomparso, sfumato come il suo equipaggio. A ricordarlo solo il relitto della sua DragonSea, lasciata a marcire tra i costoni della gola.

Erano trascorsi quasi dieci anni da quella volta e le strade con i compagni di viaggio si erano divise.

Lei, ancora ospite sulla Corallo Grigio, era divenuta a tutti gli effetti un membro dell'equipaggio, guadagnandosi un nome di tutto rispetto.

Sapeva che Jack stava ancora inseguendo la Perla, rimasta sotto il comando di Barbossa. Il vecchio pirata, nonostante avesse affermato che la ricerca dell'Occhio sarebbe stata la sua ultima avventura, non aveva voluto cedere la sua splendida nave al precedente capitano, decidendo di proseguire la sua carriera sino a quando le gambe avessero retto e fin quando le sue fredde mani non avessero mollato la presa sul timone.

Di suo padre non aveva più sentito parlare molto, ad eccezione di qualche rara lettera che faceva consegnare ad una vecchia stamberga a Tortuga e che lei poteva ritirare quando si fermavano sull'isola per fare rifornimenti.

Anderson aveva fatto ritorno alla Baia dei Relitti, decidendo di abbandonare la sua nomina di Dragone e cederla a quello che per lui era come un figlio: Kaleb.

Il ragazzo, grazie al desiderio che lei aveva espresso all'Occhio, era tornato quello di prima, divenendo uno dei pirati più temibili che avessero mai solcato i mari.

Con mano tremante, la ormai giovane donna, abbassò la manica della camicia bianca che indossava: quel disegno le era comparso subito dopo aver stretto l'accordo, avvertendola che quando fosse sparito, la promessa sarebbe stata riscattata.

D'un tratto due forti braccia le circondarono la vita e un fiato caldo le accarezzò il collo.

-Dunque, cosa ti preoccupa mia bella pirata?-

Un sorriso le accarezzò le labbra, mentre si voltava all'interno di quell'abbraccio e si trovava faccia a faccia con Kaleb, ormai uomo. Le accarezzò il volto, solleticata dalla barba tenuta corta, la quale gli donava un aspetto molto più maturo.

-Assolutamente niente, caro il mio capitano- rispose e gli diede un candido bacio sulle labbra.

Dopodichè si voltò nuovamente verso l'orizzonte, poggiando la schiena contro il petto di lui e sentendo il viso dell'uomo nell'incavo del collo.

-Sai che con me non sai mentire. Anche se mi hai raccontato il motivo della mia miracolosa guarigione di quel giorno, non hai mai voluto raccontarmi cosa promettesti in cambio-

-E neanche adesso lo saprai. Kaleb, sto bene, sul serio, non potrei desiderare niente di più-

-D'accordo, faccio finta di crederti. Allora, sai vero dove siamo diretti?-

-Lo immagino, dato che i dieci anni sono quasi trascorsi-

-Te lo dovevo. Non è forse stato il tuo compleanno-

Kathy non ebbe il tempo di rispondere, in quanto la voce di un uomo, alquanto adirato, si alzò dal ponte:

-Dannazione!! Dopo anni di onorato servizio e grande carriera, dovevo finire proprio a fare il babysitter?!?-

Kaleb si allontanò da lei, avvicinandosi alle scale che dal ponte superiore portavano a quello inferiore.

-Qualche problema, signor Gibbs?- chiese, sorridendo.

L'uomo, leggermente invecchiato grazie agli effetti della fonte della giovinezza, piegato tra due barili d'acqua, si sollevò appena, guardando in cagnesco il capitano senza alcun timore:

-Quel ragazzino è figlio del Diavolo, ve lo dico io. Sono vecchio, non ho più le forze per corrergli dietro-

In quel momento, da dietro i barili, uscì un bambino, circa cinque anni, con corti capelli castani e splendidi occhi grigi, il quale sorrideva furbescamente.

Veloce, corse verso Kaleb, saltandogli in braccio.

-Papà, perchè non posso stare sul ponte con te e la mamma?-

-Sei ancora troppo piccolo, Drake William Turner, quindi non si discute-

-Uffa, non è giusto- rispose il bambino, imbronciandosi e incrociando le braccia sul petto.

In quel momento l'uomo di vedetta urlò l'avvistamento della terra ferma.

-Siamo arrivati-

 

-Se avessi saputo che ci saresti stato anche tu qui oggi, razza di traditore, avrei evitato di correrti dietro per dieci anni- disse contrariato il capitan Jack Sparrow, seduto su di un vecchio tronco su quella spiaggia ai piedi della nuova Deep River.

-Nessuno ti ha obbligato, caro Jack- rispose invece Barbossa, sorridendo sghembo e mostrando la sua scarsa dentatura.

-Sono arrivati- disse invece Anderson, il quale non sapeva il perchè avesse accettato quell'incontro.

Forse era solo curioso di sapere come i suoi ragazzi avessero trascorso gli ultimi dieci anni.

In lontanza, l'ormai familiare Corallo Grigio buttò la fonda e solo una scialuppa si avvicinò alla spiaggia.

Si distinguevano due figure, le quali furono riconosciute solo quando toccarono terra.

I tre capitani andarono loro incontro.

-Oh mio Dio, Kathy, ma sei una donna ormai. Vieni dallo zio Jack- disse Sparrow quando riconobbe la sua piccola nipote acquisita, ma mentre lei si mise a ridere, Kaleb gli scagliò un'occhiata di fuoco.

-Non tentare di allungare le mani, Sparrow- sibilò.

Il pirata si ritirò spaventato, quasi come se si fosse trovato davanti Calipso in persona.

Lo sguardo di Kaleb cambiò solo quando fu Anderson ad avvicinarsi.

-Ho saputo che stai tenendo alto il titolo di Dragone. I miei complimenti, figliolo- disse, stringendogli saldamente la mano.

-Madamigella Turner, è un piacere rivederla. Somiglia sempre di più a sua madre- intervenne allora Barbossa, togliendosi il cappello e facendo un piccolo inchino di circostanza.

-Voi in compenso non siete cambiati affatto. A parte Anderson, si intende- disse la ragazza, sorridendo a tutti.

Solo in quel momento i tre presenti si accorsero della piccola figura che tentava di nascondersi dietro le gambe della giovane.

-Non mi direte che...- cominciò Jack, sconvolto.

Kathy si inginocchiò, mostrando finalmente l'aspetto della piccola figura dietro di lei: un bambino, incrocio perfetto tra i due genitori.

-Lui è Drake William Turner- disse fiera la madre, gli occhi illuminati di una singolare scintilla.

-Corpo di mille balene!! Questa poi. Un altro Turner in circolazione- disse Barbossa, rinfilandosi il cappello.

Il piccolo fissò ognuno dei tre con fare diffidente, tentando di tornare a nascondersi.

-Davy, non è educato quello che stai facendo. Saluta- gli disse il padre.

-Mamma, nessuno di loro è il nonno, vero?- chiese il bambino, facendo sorridere Kathy, la quale lo prese allora in braccio.

-No, tesoro. Loro sono amici. Il nonno...-

-Sta arrivando- sorrise Jack, facendo voltare tutti verso l'orizzonte.

Il sole era ormai dietro l'orizzonte e il singola raggio verde segnò l'arrivo dell'Olandese Volante.

La solita scialuppa fu calata in acqua e un uomo prese a remare verso riva.

Quando ebbe toccato terra, fissò tutti i presenti con un grande sorriso. Poi si fermò su Kathy, inarcando le labbra ancora di più.

-Kathy...- disse teneramente.

-Ciao papà-




NDA
TT.TT BUHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!
Finalmente sono riuscita a finire questa storia, anche se mi dispiace che l'epilogo sia un pò breve, ma spero apprezzerete ugualmente.
La nostra Kathy vivrà una vita piena di avventure ed emozioni, non temete.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e letto, soprattutto una di voi che mi ha spinto a finire questa storia.
Un bacio a tutti. A presto.
Marty

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