No Air

di saraanastacia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** No Air ***
Capitolo 2: *** A primo impatto ***
Capitolo 3: *** la partita ***
Capitolo 4: *** cambiare ***
Capitolo 5: *** ripetizioni di matematica ***
Capitolo 6: *** bacio rubato ***
Capitolo 7: *** Kaede Rukawa ***
Capitolo 8: *** morte inaspettata ***
Capitolo 9: *** rottura ***
Capitolo 10: *** no air ***



Capitolo 1
*** No Air ***


no Air
Come si può vivere senza respirare? Spesso me lo chiedo e non riesco a trovare risposta.
Eppure è quello che faccio io ogni giorno e come se non respirassi, mi manca qualcosa e questo vuoto è talmente forte che mi lascia senza fiato.
È una sensazione strana oserei dire fastidiosa, eppure se non sono ancora morta questo significa che i miei polmoni funzionano.
Funzionano perché sono le sei di mattina e sto correndo mantenendo un ritmo costante, sento i battiti del mio cuore regolari, sento il mio respiro rimbombarmi nelle orecchie nonostante il volume assordante della musica che porto sempre con me.
Il ginocchio mi fa male, ma sono costretta a continuare, è necessario che mi sforzi se voglio che guarisca completamente.
Solo un mese fa sono stata operata e mi è stata impiantata una protesi totale al ginocchio , in seguito ad un brutto incidente in moto, io sono sopravvissuta, mio fratello invece no.
Solo 30 giorni, 30 giorni per cambiare una vita totalmente e per spegnerne un’altra.
Dopo i funerali i miei sono partiti per l’ennesimo viaggio di lavoro, li capisco la cosa più semplice e quelle da fare è andare avanti, ritornare alla normalità.
Per questo io continuo a correre mentre il sole sorge, per questo tento con tutte le mie forze di andare avanti, anche se non riesco a respirare.
Quando perdi un fratello è come perdere una parte di te hai la netta sensazione che qualcosa si sia staccato come un arto amputato.
In quel momento il ginocchio cede e sono costretta a fermarmi l’unica cosa che posso fare e ritornare a casa zoppicando.
Mi faccio una doccia cercando di rilassarmi, maledetto ginocchio, molto del dolore sembra essere di origine psicosomatica, almeno così e quello che mi ha detto l’ortopedico.
Frequento il secondo anno del liceo Ryonan, mi chiamo Isobel Aizawa, e ho acquistato popolarità dopo l’incidente.
Inizialmente tutti mi chiedevano come stavo poi dopo poco tempo hanno smesso, dato le mie pessime risposte.
Sono piuttosto acida come ragazza, dopo l’incidente sono diventata ancora più irritabile e pungente.
Indosso la divisa scolastica e in un gesto automatico afferro il casco per poi riposarlo immediatamente, non credo di essere pronta a guidare la moto, preferisco andare a piedi, prendo la borsa e mi avvio verso il Ryonan.
Questa mattina non fa freddo,sono incredibilmente stanca dopo la corsa di poco fa, più che correre mi trascino ma a quanto pare è già molto quello che faccio.
Il tutore che sono obbligata a portare costantemente mi sta veramente facilitando le giornate ma è anche un pesante fardello da sostenere.
È come un marchio, riporta alla mente di tutti l’incidente e la perdita che ne è conseguita.
Odio gli occhi pieni di compassione che si posano sulla mia figura ogni volta che passeggio per il corridoio o sono in palestra ferma a guardare.
Inizio a detestare la scuola sta diventando un incubo ci vado soltanto per i miei genitori e per Maki la mia migliore amica.
Lei è l’unica che non ha detto una parola e frasi di circostanza come: mi dispiace posso comprenderti ma prima o poi passerà oppure come stai?se hai bisogno io sono qui.
Le voglio molto bene lei è l’unica ad avere capito come mi sento veramente e in qualche modo il dolore che ho dentro resterà per sempre, non si placherà mai.
Il dolore non sparisce resta nitido e denso come la prima volta, ci resta solo una cosa da fare:trovare il modo di conviverci senza farsi inghiottire da esso.
Quando mio fratello è morto non ho versato una lacrima, non ho urlato, non ho detto una parola semplicemente sono stata avvolta dal nulla e ora cerco di ripararmi sotto il mio fragile guscio di carta pesta sperando che non si spezzi.
Ho costruito pareti immense intorno al mio cuore eppure sembrano essere tutte così dannatamente fragili, pronte ad essere spezzate o scavalcate in qualsiasi momento.
Cammino a testa alta attraverso questi corridoi tutti uguali, cammino con sguardo di sfida sperando che nessuno colga veramente quello che ho nell’anima.
Mi attorciglio una lunga ciocca di capelli rossi henné al dito con fare indifferente cercando di assumere uno sguardo intimidatorio e glaciale a tutti quelli che incrociano i  miei occhi.
Non sono per niente alta anzi… dal mio metro e settanta non dovrei intimorire proprio nessuno ma non è così.
Da quando ho perso mio fratello sono arrivata a pesare 40 chili, non sto male assolutamente però ho dovuto ricomprare tutto.
In un mese ho perso 10 chili senza nemmeno accorgermene ma questo mi fa sembrare ancora più piccola e indifesa.
Maki dice che sono veramente una bella ragazza, molto particolare dato che ho preso moltissimo da mia madre che è di origini italiane, in verità di queste cose non me ne importa molto come dei ragazzi.
Ci tengo molto al mio aspetto questo è vero curo molto i capelli assicurandomi che siano sempre lisci e morbidi e mi trucco ogni mattina facendomi la classica linea con l’Eye liner ma niente di più.
Sono molto semplice da quel punto di vista lo ero anche prima dell’incidente, già l’incidente ogni cosa mi riporta a quei momenti, è morto fra le mia braccia senza che io potessi fare niente.
Non riuscirò mai a darmi pace per questo ma ormai non possa farci nulla, posso solo ricordare.
 Entro in classe sbattendo per terra la borsa con i libri in maniera non proprio fine.
“Buongiorno Isobel” Maki e la sua dolcezza non si smentiscono mai.
“buon giorno a te”non riesco ad assumere un tono diverso dal solido gelido che ho con il resto del mondo, è più forte di me.
“oggi c’è la palestra libera ti va di andare ad allenarti li?”
“certamente”Maki mi aiuta tantissimo nella riabilitazione è l’unica di cui mi fidi realmente da lasciarmi vedere in quei momenti di vera debolezza.
Tra una lezione e l’altra ho il permesso di alzarmi e di sgranchirmi il ginocchio ogni tanto mi si blocca letteralmente se sto tanto ferma, per non parlare delle fitte atroci.
Spero di guarire presto.

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Capitolo 2
*** A primo impatto ***


a primo impatto
Sono esaurita completamente, mi devo fermare.
Maki mi porge gentilmente una bottiglia d’acqua e un asciugamano.
Sembra una madre  certe volte, con i suoi modi di fare affettuosi e premurosi riesce sempre a farti sentire protetta dal mondo.
Venire in palestra mi fa sempre male, mi ricorda incredibilmente lui.
 Fisso lo sguardo su un pallone da basket e mi viene da piangere ma trattengo queste emozioni e sentimenti come qualcosa di raro e prezioso.
“vuoi fare due tiri?” la voce di Maki rimbomba in paleastra.
Tutto quello che so, lo devo esclusivamente a mio fratello era una grandissima promessa del basket.
Io ho moltissimo talento quanto lui solo che abbiamo intrapreso strade completamente diverse, tutta la parte tecnica la conosco grazie a lui.
Sono sempre stata nettamente superiore per questo non ho scelto la sua stessa strada sarebbe stato un gioco al massacro conoscendo i nostri caratteri competitivi e orgogliosi.
E poi c’è sempre stato un grosso problema: i nostri genitori, mio padre teneva per mio fratello e mia madre invece faceva sempre il tifo serrato per me questo aumentava in maniera smisurata la competitività.
“si” rispondo in un soffio.
Sentire di nuovo il materiale ruvido della palla fra le mie dita mi da una scarica di adrenalina immediata, mi posiziono a metà campo palleggiando tranquilla , guardo in direzione del canestro e mi isolo dal resto del mondo, non sento più nulla ora ci sono solo io e la palla.
Tiro da metà campo e come prevedevo la palla entra nel canestro in maniera perfetta senza toccare nemmeno il bordo di ferro, si sente il frusciare della retina al passare della palla e dopo i tonfi pesanti dei rimbalzi causati dalla sfera arancione.
“ancora” dico a Maki senza nemmeno voltarmi nella sua direzione.
Non so quanti tiri eseguo di fila ma all’improvviso qualcosa cambia perché il pallone colpisce il tabellone prima di entrare nel canestro.
È la mia migliore amica che mi sta chiamando da un p’ò di tempo, mi giro scocciata.
“cosa c’è ?” il mio tono è gelido come sempre.
“scusa è colpa mia, non volevo interromperti” guardo di sbieco quel ragazzo altissimo, mi supera di 20 cm abbondati.
Lo squadro con faccia severa senza minimamente rispondergli.
È bello, molto bello dal fisico sicuramente un giocatore di basket,con i capelli più assurdi che io abbia mai visto.
“tiri veramente molto bene, peccato la tua totale immobilità”
Guardo maki che trattiene il respiro a quella frase, poi guardo quel ragazzo dal viso candido.
Mi avvicino fino ad essere ad una decina di centimetri da lui, chinandomi con estrema attenzione sollevo i pantaloni della tuta fino ad esporre totalmente l’impalcatura che sostiene il mio povero ginocchio.
“sfido chiunque a muoversi e giocare a basket con una protesi totale del ginocchio e un crociato anteriore completamente ricostruito”dico senza nessuna inflessione nella voce.
Nella palestra è calato un silenzio irreale lui continua a guardare il mio ginocchi però mi sorprendo quando nei suoi occhi non leggo compassione.
Mi sistemo i pantaloni della tuta e lo supero senza degnarlo di uno sguardo.
“andiamo Maki sono stanca morta” mi porge la stampella e ci avviamo verso casa, lasciando dietro di noi quel ragazzo meraviglioso.
“sai vero che non dovresti correre di mattina anzi non dovresti correre proprio” mi rimprovera la mia migliore amica.
“lo so, infatti con oggi basta”dico rassegnata sapevo che era troppo presto ma ho voluto comunque provare questa mattina.
Ho provato qualcosa di strano quando mi ha guardato con quegli occhi tanto profondi e infinitamente dolci,mi ha colpito.
Casa mia è immersa nell’oscurità come sempre, saltellando su un piede salgo lo scale e mi butto sul letto abbandonandomi al mondo sei sogni.
Solitamente non sogno nulla, ogni tanto ho qualche incubo ma niente di sconvolgente,dormire mi impedisce di pensare.
Oggi sono relativamente contenta ho toccato il pallone dopo un mese, pensavo di non poterlo più fare, ma qualcosa di inspiegabile dentro di me si è mosso, forse molto più semplicemente era la nostalgia.
In qualche modo penso sempre a mio fratello, credo sia inevitabile, è strano perché lui è sempre presente in qualche angolo remoto della mente e spunta all’improvviso, facendomi sobbalzare il cuore.
Non lo dimenticherei per qualsiasi cosa al mondo, non potrei mai farlo.
Litigavamo in continuazione eravamo in continuo conflitto, ogni scusa era buona per azzuffarsi e per fare a botte i nostri genitori alla fine si arresero lasciandoci al nostro destino.
 
 
 
 
Ciao a tutti,
cosa ne pensate?Aspetto impaziente i vostri commenti!!!
Baci, e buone vacanze a tutti!!!

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Capitolo 3
*** la partita ***


la partita
Questa mattina sono dal fisioterapista, i progressi sono notevoli è più del previsto.
“ben, molto bene  Isobel oggi togliamo il tutore, così potrai iniziare una riabilitazione completa, conoscendoti mi chiederai del basket e io ti rispondo di si, ad una condizione, niente slam dunk e  scatti e torsioni con il ginocchio”
Io amo questo uomo!! Non posso fare nulla praticamente, ma è un inizio.
“grazie però posso correre?”chiedo ansiosa e piena di speranze.
“certo un paio di volte a settimana”
 
Arrivo a scuola felice come una pasqua non solo perché ho saltato due ore di matematica ma anche perché sono senza il tutore, certo cammino in maniera ancora strana ma è tutta un’altra vita.
Non credevo mi mancasse in questo modo il basket, forse è semplicemente una maniera per ricordare mio fratello.
Se nell’animo scoppio di gioia fuori rimane la solita faccia impassibile da stronza.
Prendo un lungo respiro prima di entrare in classe, ogni volta sembra di entrare in un ciclo dell’inferno dantesco, almeno questa è la mia impressione.
Non un accenno di sorriso o di saluto nemmeno verso Maki la mia migliore amica anzi la potrei definire una sorella.
“buon giorno Isobel” la sua voce morbida e tranquille traspira serenità, come i suoi modi di fare aggraziati e femminili, tutto il contrario dei miei ovviamente.
Sono cresciuta con un maschio è normale che mi abbia influenzato, gioco a basket come un maschio, mi comporto da teppista quando ne ho l’occasione.
Oggi nella scuola aleggia un’aria strana sembra carica di energia e euforia,non capisco.
“cosa succede?perchè tutte le ragazze sono esaltate?”
“oggi giocano i nostri contro lo Shohoku”
“e allora?”
“a chi non piace vedere dei bei ragazzi giocare a basket?”chiede con un mezzo sorriso.
“si ma non è nemmeno il caso di comportarsi come gatte in calore”
“hai ragione…però questo pomeriggio sei obbligata a venire con me”
“va bene dove, quando, come?”
“questo pomeriggio alle 4 in palestra”la sua voce è emozionata è palesemente contenta che venga anche io e partecipi alla vita sociale, può farmi solo che bene.
Mi manca molto uscire e prendermi una pausa da tutto quello che mi circonda, da quando i miei sono partiti la vita non è stata facile,ogni giorno entrare in quella casa mi fa mancare l’aria i ricordi si sovrappongono costantemente e avere la certezza che lui non tornerà più è sconvolgente.
Il senso di perdita ti inghiotte accumulandosi alla solitudine, spero che ora il mio adorato fratello sia in un posto migliore .
Il mio ginocchio però mi riporta alla realtà in maniera costante, per esempio adesso sento una fitta lancinante che attraversa tutto il polpaccio fino ad arrivare alla pianta del piede che mi fa letteralmente trasalire dalla sedia.
“signorina Aizawa si sente bene?” il professore di giapponese antico sembra visibilmente preoccupato.
“mi scusi è soltanto una fitta”nel frattempo mezza classe si è girata verso la sottoscritta.
 
Solitamente non davo nell’occhio non amavo la popolarità e tutto il resto al quale invece molti ambivano, per essere famosi in una scuola dovevi avere diverse qualità: essere uno studente modello o un teppista a tua scelta oppure dovevi far parte del club di basket.
Io appartenevo soltanto alla sacra stirpe dei secchioni ma un fratello morto e un ginocchio massacrato evidentemente mi dava molti punti in classifica per dirlo in maniera schietta.
Peccato che a me la popolarità e il gossip non mi interessano affatto anzi più sono trasparente meglio è ma avevo la consapevolezza che prima o poi tutti avrebbero dimenticato.
 
Mi mancava la mia impalcatura al ginocchio non pensavo che sarebbe stato così significativo per me toglierla come se molto del mio senso di colpa se ne fosse andato via.
Già avete capito benissimo senso di colpa, quante volte mi sono chiesta perché lui e non io?
Che cosa ci differenziava poi così tanto? Alla fine niente è solo stato il destino a scegliere.
Il destino, la sorte, chiamatelo come volete ma ho imparato a mie spese che il risultato è sempre uguale, io sono qui mentre lui vola con gli angeli.
 
Mi faccio una doccia rapida e mi vesto mancano meno di venti minuti alle 4 sicuramente Maki avrà già preso posizione.
Arrivo in perfetto orario come sempre, la mia migliore amica si sbraccia fra gli spalti per farsi vedere, adesso mi divertirò sicuramente a dover  fare tutti quegli scalini, fino a quel momento non ci avevo pensato.
Quando riesco a raggiungerla mi siedo  esausta, queste ragazzine sarebbero pronte ad ucciderti piuttosto che farti passare e pensare che viste nei corridoi sembrano tutte così angeliche.
Finalmente i giocatori entrano in campo e rimango di stucco quando vedo  il ragazzo incontrato qualche settimana fa.
Fisico statuario e capelli che sfidano la gravità come sempre, porta in numero  7 gioca nel mio stesso ruolo, il suo nome è Akira Sendoh.
Già dai primi minuti si intuisce il suo talento spiccato che contrasta con quello di un certo Rukawa della squadra avversaria.
Se solo lo Shohoku fosse una squadra più seria e concentrata sarebbe una seria minaccia per molti.
Ogni cinque minuti scoppia una rissa in campo oppure volano insulti fra i vari componenti, non mi rimane che scuotere la testa esasperata a causa dello scempio che sta avvenendo in campo con il risultato che Sendoh a la strada spianata portando in grande vantaggio il Ryonan.
Anche un ceco vedrebbe il suo talento e la sua bravura è sicuramente uno dei giocatori più forti che abbia mai visto in ambito scolastico.
“allora cosa ne pensi?”Maki si gira verso di me entusiasta.
“si sono bravi non c’è che ammetterlo, anche testa a punta se la cava molto bene” a quella affermazione sorride.
“per testa a punta intendi Sendoh ,vero?”
“direi proprio di si, chi altro a quei capelli assurdi, escludendo ovviamente quello con i capelli rossi”
Sono in questi brevi attimi di tranquillità che mi sembra di stare meglio anche se l’illusione dura poco è sempre bella, mi fa sentire normale.
Ma qualcosa di pesante e costante è sempre presente all’altezza dello sterno, mi opprime tirandomi giù senza lasciarmi alcuna via di scampo,posso solo reprimere questa sensazione sgradevole sperando che un giorno scompaia in maniera definitiva.
“Maki?” appena la chiamo lei si gira immediatamente.
“il ginocchio mi si è bloccato devi tirarmi su la gamba altrimenti restiamo qui per l’eternità”
“io non ho idea di cosa fare”
“devi prendermi la caviglia ed estendere la gamba di scatto altrimenti se lo fai lentamente sentirò ancora più dolore”ormai la palestra incominciava a svuotarsi.
“non sono sicura di poterlo fare”
“si che puoi, non te lo chiederei altrimenti”
Mi giro di scatto quando una leggera ombra  comparve sul pavimento vicino a noi.
“ci sono problemi?”la sua voce è dolce e gentile come la prima volta.
“direi di si, visto che questa fifona non vuole fare quello che gli è stato chiesto resteremo qua a vita”
“cosa ti serve, posso farlo io?”
“ si basta che mi prendi la caviglia e con un colpo secco mi allinei la gamba , io non posso farlo da sola”
Si senti un suono stranissimo seguito da qualche mia parola detta in Italiano per non essere volgare davanti ai presenti.
“tu parli italiano?”
“si, sono uno strano incrocio, grazie Sendoh”mi alzao tranquillamente facendo finta di non avere un dolore intenso.
“ti succede spesso?”
“solo quando sto molto ferma”ammetto leggermente in imbarazzo.
Saluto maki avviandomi verso la strada di casa.
“anche tu in questa direzione? “chiede Sendoh
“direi proprio di si”
“allora faccio un pezzo di strada con te se non ti dispiace”
Non rispondo nemmeno ed inizio ad incamminarmi con calma.


!!!ATTENZIONE!!!! IL PERSONAGGIO DI MAKI NON CENTRA NULLA CON QUELLO DEL KAINAN!!!!!!!

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Capitolo 4
*** cambiare ***


cambiare
Grazie a tutte le persone che seguono le mie storie!! Baci Bacetti!!
 
 
Akira è un tipo abbastanza taciturno, ogni tanto spezziamo il silenzio parlando di basket.
“Aizawa posso farti una domanda?”
“credo di si”
“cosa ti è successo, a scuola si dicono un sacco di cose ma io volevo sapere la versione originale”
guardo il cielo plumbeo indecisa su cosa rispondere.
“sono stata vittima di un incidente in moto con mio fratello è così che mi sono fatta male al ginocchio”in parte è la verità,sono stata onesta.
“vedo che non hai più il tutore, stai meglio a quando un one to one?”
“non posso fare praticamente nella ma accetto volentieri il one to one quando sarò in forma migliore”una sana competizione mi avrebbe fatto scaricare le tensioni accumulate.
È veramente molto bello, mi viene del tutto istintivo stargli accanto,sembra infonderti sicurezza e pace.
Noto solo adesso come quei capelli assurdi gli stiano veramente bene,non mi accorgo nemmeno di essere rimasto a fissarlo,non mi era mai capitato.
“Aizawa sei impegnata?”
“scusa ma in che senso?”
“volevo chiederti se ti va di conoscerci meglio, mi ispiri” mi fermo di botto cercando di mettere insieme le parole che ho appena sentito.
“si,ma devi sapere che ho un carattere piuttosto difficile”
“è proprio questo che mi pace non ti fai problemi, non importa chi ti stia davanti,sei sempre te stessa, non ti sei fatta intimorire da me”
“ solo perché sei il grande Akira Sendoh asso del Ryonan non è un buon motivo per intimorire o adulare una persona,non pensi?”ops! Forse sono stata un pochino dura
“si hai ragione ma come sai la gente parla e spesso inventa” il suo sorriso sembra essere sempre presente.
“scusa, non sempre, anzi quasi mai riesco a trattenere quello che penso”
“mi fai morire dal ridere, sei forte e nemmeno ti rendi conto di esserlo” è sincero.
“almeno mi sento utile, bene io sono arrivata, grazie per tutto Sendoh”
“tu abiti qui? Questa è la casa con il campo da basket ?”
“si”lo guardo sorpresa.
“da bambino sognavo questa casa”
“senti il campo è sempre aperto quando vuoi puoi andarci”
“dici sul serio, non è un problema?”
“non mi dai nessun fastidio, anzi vederlo occupato da qualcuno mi mette meno tristezza”
“allora grazie, comunque io abito esattamente li”due metri più in là scorgo un altra casetta con il giardino, da sempre vicini ma non ci siamo mai incrociati.
“ok ci vediamo Sendoh”
 
Salgo le scale e mi butto a letto, devo assolutamente telefonare a quella matta di Maki e dirgli tutto quello che è successo questo pomeriggio.
Appena riattacco il telefono per la prima volta, dopo quella che mi è sembrata un'eternità, posso dire di sentirmi meglio.
Maki ovviamente si precipita a casa mia impaziente di risentire la storia, decido di spostare la moto che ormai è da tempo ferma nel campo da basket, sembra tutto morto insieme a lui, sono sicura che non vorrebbe questo.
“Isobel cosa stai facendo ?”la voce di Maki è sorpresa.
“tienimi la porta del cancelletto aperta e ora di ricominciare”qualcosa è cambiato, non sto bene per niente anzi sento pezzi di me sparsi ovunque come cocci di bottiglia sparsi su un marciapiede.
Ho le lacrime agli occhi in questo momento ma come sempre l'orgoglio mi prevarica e non le lascio scendere.
“Isobel stai bene?”
“no affatto ma le cose stanno così, non posso cambiarle, lui è morto Maki”guardo il cielo sperando che lui sia li.
“tu piaci molto a Sendoh lo sai?”la guardo di sbieco.
“tu come lo sai?”
“cara ho le mie fonti ufficiali e poi dopo quello che ti ha detto oggi pomeriggio mi sembra palese, non pensi?”
“si come amica” a questa mia risposta Maki scoppia a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
“si certo come amica, come no!”

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Capitolo 5
*** ripetizioni di matematica ***


ripetizioni
Dovevo lasciarlo andare.
Anche se era morto e non sarebbe di certo tornato indentro, dentro di me era ancora presente come se fosse ancora in vita.
Era un concetto difficile da spiegare e da comprendere ma era la pura e semplice verità.
Il ginocchio invece stava migliorando in maniera costante però il dolore non cessava anzi era peggiorato, dato la sua origine psicosomatica.

Continuo a rigirarmi nel letto è una bellissima domenica mattina, peccato che sono le 7 e il rumore familiare di una palla che rimbalza mi sta facendo imbestialire.
Mi butto giù dal letto e con gli occhi chiusi mi dirigo in bagno, prendo un paio di jeans e una felpa ed esco sul retro della casa da dove proviene il rumore.
“perché non sei come tutte le altre persone normali che dormono alle 7 di domenica mattina?” Akira Sendoh anche a quell'ora riesce ad essere uno schianto, io invece sembro essere uscita dal letargo invernale.
“scusa non pensavo di svegliarti, mi dispiace”
“non ti preoccupare ormai il danno è fatto, in verità era da un po che mi rigiravo senza darmi pace”cerco di non sbadigliargli in faccia e mi richiusi in casa.
Dopo un'ora esco di nuovo,almeno ora mi sono data un contegno , mi siedo per terra a guardare Akira giocare.
In ogni gesto dal più semplice al più complesso mette tutto se stesso, nei suoi occhi si può leggere tutta la passione per il basket.
Mi piace il suo modo di giocare forse perché è simile al mio, da come una persona reagisce in campo si possono capire molte cose della sua personalità.
Sicuramente è una persona estremamente caparbia e decisa pronta a sacrificarsi per la squadra e non solo, in tutto quello che fa sembra traspirare serenità e felicità.
Spesso mi chiedo il perché del suo essere taciturno, sembra voler dire solo l'indispensabile e ancora più frequentemente mi domando perché non ha nessuna ragazza attorno.
A scuola quando passa per i corridoi è il delirio totale, tutte fanno le gatte morte anche ragazze molto belle ma lui sembra non vederle nemmeno è interessato solo al basket a quanto mi risulta i suoi voti fanno abbastanza schifo se vuole restare in squadra deve migliorare.

Dormo tutto il pomeriggio ,beata, resto sotto tonnellate di coperte a crogiolarmi nel caldo.
Odio profondamente la tecnologia, compresi i fantastici cellulari perché nei momenti meno opportuni suonano.
“Pronto Isobel, sono Maki, potresti venire qui da me mi servono ripetizioni di matematica a dir la verità non sono solo io ad averne bisogno c'è qui Sendoh che è nei guai, anche più di me”
“scusa se te lo chiedo ma non è che tu e Sendoh state insieme o qualcosa di simile?”
“ma cosa ti salta in mente? In verità siamo amici e complottiamo in continuazione su di te se proprio lo vuoi sapere”
“ha ha ha molto divertente d'avvero!”
“non stavo per niente scherzando”
“ok arrivo”
guarda te cosa mi tocca fare e poi cosa significa quella frase del complotto?
Certo che Maki quando ci si metteva era la regina dei piani diabolici.
Questa volta però non gli avrei perdonato proprio un bel niente, anzi sarei stata la santa inquisizione d'ora in avanti.

“ciao, cosa c'è di così tanto difficile da non capire? Per il bene di entrambi spero sia veramente complicato quello che dovete risolvere, perché mi avete svegliato da un sogno bellissimo”
Quel pomeriggio spiegai e rispiegai in tutte le maniere più semplici tutti i passaggi con la differenza che Maki ti dava soddisfazione, perché le cose le comprendeva ed era evidente il suo studio e impegno, invece Akira era un caso disperato.
“ti giuro non capisco una parola di quello che hai detto”
“lo vedo dalla faccia che non capisci, sembra io stia parlando arabo, mi dispiace ma dovrai trovarti qualcuno che ti rifaccia tutto il programma perché così non capirai mai nulla, ti mancano le basi”
avevo una pazienza infinita spiegavo facevo schemi ma non così non si sarebbe risolto nulla.
“potresti dare ripetizioni a tutti e due”
“va bene mi arrendo però faremo il campo base da te Maki visto che hai avuto questa magnifica idea”
“grazie ti siamo debitori”
“altro che debitori siete due schiavisti”tanto ormai mi sono rassegnata.

Sono tre giorni che preparo spiegazioni, esercizi e schemi odiavo la matematica ma niente mi sembra più semplice di una combinazione di numeri e formule da applicare.
Maki studia sempre e costantemente ma ha problemi di applicazione tra teoria e pratica invece Akira è un pozzo profondo di ignoranza.
Mi ero cacciata in guai grandi quanto una casa, avrei dovuto raccogliere tutta la mia pazienza.

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Capitolo 6
*** bacio rubato ***


bacio rubato
Solitamente sono un tipo molto paziente nonostante il carattere impetuoso.
Ma quel giorno niente placava la mia sconfinata esasperazione.
“dai Isobel non piangere” la povera Maki cerca di consolarmi dandomi delle pacche sulle spalle.
“non è colpa tua, sono io che non capisco”Sendoh cerca sempre di scusarsi della sua profonda ignoranza.
 
Una settimana dopo....
“Aizawa volevo ringraziarti”la voce di Sendoh rimbomba in palestra.
“per cosa?”
“è la prima volta in tutta la mia vita che riesco a prendere una quasi sufficienza in matematica”
“sono contenta almeno farmi diventare pazza è servito a qualche cosa”
da quando Maki e lui mi hanno schiavizzato ,soffro di terribili emicranie mi risucchiano tutte le energie possibili.
“invece il ginocchio come va?”
“alla grande come sempre,puoi smettere un secondo di fare rimbalzare il pallone?”quel suono mi sta trapanando il cervello.
“non ti senti bene?”
“è solo mal di testa , scusa riprendi pure i tuoi allenamenti”
dopo quasi un'ora si viene a sedere accanto a me, si sta impegnando veramente tanto lo facesse anche con lo studio sarebbe un genio.
“sono stanco”
“non ti ho mai visto stanco da quando ci conosciamo”mi giro a guardarlo ha sempre il suo solito sorriso stampato sul volto.
C'è un immenso silenzio ma non è imbarazzante, sono di poche parole oggi.
“mi piaci più ti conosco e più mi interessi, ogni volta che sono sicuro di averti compreso tu cambi,mi sorprendi, mi piaci sul serio,per me sei più di un'amica”
A quelle parole segue un altro lungo silenzio evidentemente si aspetta che dica qualche cosa ma non riesco a pensare a niente di sensato.
“non ti sentire in dovere di darmi una risposta subito, solo pensaci ok?”si alza con una grazia sovrannaturale e va via lasciandomi sola con la mia confusione.
 
Torno  a casa strisciando in più mi inzuppo da capo a piedi a causa della pioggia battente.
Sono confusa.
Chiamo Maki, oggi è il giorno della pizza, solitamente ci vediamo  a casa mia e ci rimpinziamo di pizza davanti a una partita di basket.
Cosa farei senza Maki? Probabilmente sarei persa.
“lui cosa??”urla la mia migliore amica,gli ho appena detto della dichiarazione di Sendoh.
“non urlare matta altrimenti lo saprà l'intero vicinato!”
“scusa scusa...  e tu cosa hai fatto?”
“niente”
“lo sai vero che una persona sana di mente gli sarebbe saltata addosso?”
“probabile... ma non voglio fare le cose  male o fare scelte affrettate”
“cogli l'attimo amica mia”
“per tre è facile dirlo, sei la persona più dolce di questa terra, invece io...lo sai vero come finisce ogni volta vero? Durano tutti 3 giorni e poi scappano perché ho un carattere insopportabile”
“diciamo che ogni tanto sei un tantino aggressiva ma niente di irrisolvibile”si vede benissimo che non crede neppure alle sue stesse parole.
“sei troppo buona e comunque sto incominciando a morire di fame” è un evento mondiale che io senta la fame.
“finalmente è arrivato qualcuno con i nostri viveri cominciavo a perdere le speranze”
vado ad aprire,pago, richiudo la porta.
Stiamo per andare di la quando qualcuno suona nuovamente alla porta.
“chi diavolo adesso??”lancio a Maki i cartoni bollenti di pizza e  apro nuovamente  la porta.
“sen...”non faccio in tempo a finire la frase che le sue labbra si posano sulle mie, bello, intelligente,gran giocatore di basket e adesso scopro che bacia dannatamente bene.
Quando si stacca mi fa una carezza e se ne va senza dire una parola.
“è successo veramente?? ti sei appena slinguazzata Akira Sendoh”
“prima cosa non me lo sono slinguazzata seconda cosa direi che è proprio successo...quell'idiota mi ha baciata senza nemmeno chiedermelo”
sbatto la porta, mi viene da piangere,Akira mi piace,sono io che non vado bene.
Da quando mio fratello è morto mi sento sbagliata come se qualcosa in me non funzionasse il termine più indicato è difettosa.
Non sarò mai normale ne ho la certezza e la cosa che più mi spaventa è la vicinanza di qualcuno.
È meglio stare da soli che essere abbandonati.
 
 
 

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Capitolo 7
*** Kaede Rukawa ***


kaede rukawa
Akira e Maki migliorano a vista d'occhio.
Dopo quel bacio io e Akira non ci siamo rivolti parola se non per le ripetizioni.
Questo ragazzo ha la capacità di rimanere impassibile di fronte ad ogni cosa in un certo senso è molto simile a me.
La mia freddezza mi permette di distaccarmi da quello che è successo, senza influenzare le ripetizioni.
Sono costretta ad alzarmi mi fa male il ginocchio.
“facciamo pausa 10 minuti, ho bisogno di alzarmi un attimo, scusate”
in verità oggi è una di quelle giornate non esattamente positive.
Ho il cuore spaccato a metà, mi manca molto mio fratello e dall'altra parte vorrei continuare ad andare avanti ma mi sembra  impossibile conciliare le due cose.
Vorrei chiudere in una scatola tutti i brutti ricordi e ricominciare da capo senza sentire questo stupido ginocchio che non smette di disturbarmi in continuazione ricordandomi sempre mio fratello.
Sembra una punizione dall' alto per essere sopravvissuta, sento questo ginocchio come un fardello insopportabile da portare.
Il dolore è sopportabile ma mi ricorda sempre lui e quando tutto questo sparirà mi sentirò persa come se qualcosa anzi l'unica cosa che mi lega a lui  scomparirà per sempre portandomelo via.
È molto stupido pensare queste cose perché lui vivrà per sempre dentro di me, spesso mi chiedo come i miei genitori riescano ad andare avanti.
Mi mancano molto anche loro non li sento molto in questo periodo ma sono sicura che sono sempre con me.
Cammino cercando di non trasalire ad ogni passo, sembra di ricevere una coltellata ogni volta che mi sposto.
I dieci minuti sono passati è ora di tornare da quei due pazzi.
“Isobel hai fame?”
“no grazie Maki”
“sei molto dimagrita in questo periodo mi chiedo come tu riesca ancora a stare in piedi”
“io invece mi chiedo come riesco a sopportare due come voi”
“acida come sempre, chi ti sopporta è bravo” fisso Maki con astio profondo la vedo spostarsi dietro Akira chiedendo riparo.
“Sendoh spostati immediatamente”
“no”
“io invece dico di si”
alla fine la spunto io e incominciamo a rincorrerci come due matte per la casa.
“tanto non mi prendi sei ancora azzoppata!”
“aspetta ancora qualche settimana e ti pentirai di quello che hai detto”
e così si conclude il nostro giorno di ripetizioni.
 
Le giornate sono placide e tranquille tranne per un piccolissimo particolare che ha portato scompiglio nel nostro liceo.
Visto che la palestra dello Shohoku si è allagata quei pazzi casinisti vengono qui ad allenarsi vi lascio immaginare la baraonda che si è creata in pochi giorni.
Kaede Rukawa continua a ricevere insulti da quello con i capelli rossi mentre le ragazzine impazziscono come gatte in calore, sbavano e dicono cose oscene imitando le ragazze è pompon
non parliamo poi delle risse continue... quelle si che sono divertenti.
Io e Maki assistiamo ad ogni allenamento cercando sempre di rimare indenni ma qualche volta delle pallonate in faccia non riusciamo proprio ad evitarle.
Giuro li strozzerei tutti quanti.
“Kaede Rukawa ti sta fissando”
“e allora?”
“se un ragazzo del genere mi fissasse così come minimo sarei in imbarazzo”
“non mi piace per niente sembra molto presuntuoso e sicuro di se”
mi fissa sicuro prende una rapida rincorsa e schiaccia a canestro.
Notevole, grandissimo talento, seguito da una grazia insolita per un giocatore di basket nonostante la grande potenza.
L'unica cosa che non sa e che con me queste dimostrazioni non funzionano.
Oggi sono vestita con i soliti pantaloni Adidas e una felpa, in palestra non c'è più nessuno ormai tranne per Akira, Rukawa e Maki.
Scendo dagli spalti sotto lo sguardo attento di Rukawa.
 
“one to one?”la mia voce fa eco nella palestra vuota.
“tu giochi?”
“direi di si”
emette una specie di verso... che ragazzo comunicativo!
La sfida è aperta e gioca duro, mi fermo per togliere il tutore che porto sempre e ricomincio.
C'è chimica fra noi cosa che non mi sarei mai aspettata ,sembra che nessuno ci guardi in questo momento, esistiamo solo io e lui.
Ha due magnetici occhi blu che ti scrutano l'anima è estremamente bello nonostante la sua freddezza.
Solo per un punto lo batto, sono sfinita, mi siedo a terra per riprendere fiato, sono decisamente fuori forma.
“usciamo?”
non capisco cosa voglia dire e lo guardo in maniera interrogativa, sento gli sguardi di Akira e Maki puntati addosso.
“vuoi un appuntamento con me?”
“si, domani alle 5 davanti a scuola” senza aggiungere altro se ne va.
Vedo Maki saltellare da una parte all'altra mentre Akira è sbiancato.
“tu hai un appuntamento con Kaede Rukawa!!!!!”
“mi ha chiesto di uscire  solo perché a trovato un avversario degno di lui”
Akira ha perso il suo solito sorriso e io non abbasso minimamente gli occhi di fronte al suo sguardo perso.
“perché?” chiede lui
“semplice, mi ha chiesto di uscire e comunque non devo dare spiegazioni a nessuno con chi esco sono affari miei e la prossima volta prima di baciarmi chiedimi almeno se lo voglio anche io”
afferro Maki e la porto via.
“non ti sembra di essere stata un p'ò troppo dura con quel poveretto?”
“si deve svegliare ed essere meno immaturo e poi da quando non posso avere amici?”
“non hai tutti i torti però a fatto una faccia da disperato”
“sono sempre stata una grandissima stronza e non l'ho mai nascosto”
 
Sono le 16 e 50 e intravedo la figura di Rukawa appoggiata al muro della scuola sembra stia dormendo, oltre che essere muto e pure narcolettico.
Appena mi avvicino apre un occhio.
Ci incamminiamo senza una meta precisa il silenzio ci circonda.
“perché mi hai chiesto di uscire?”
“sei forte”
“immagino che sia un complimento detto da parte tua”
“il ginocchio?”
questo tipo è loquace quanto un muro ma non mi sento a disagio con lui.
“ha avuto un brutto incidente qualche mese fa e mi sono sottoposta a due interventi ma adesso va molto meglio, sinceramente non pensavo di farcela ieri contro di te ho faticato parecchio per tenerti testa”
“però hai vinto”la sua voce mette i brividi.
“fortuna  e ricordati che nella vita non sempre si vince”
questa frase deve averlo infastidito parecchio si è teso notevolmente assumendo un espressione glaciale.
“tu perdi spesso?” questa domanda mi lascia spiazzata
“a basket?”
“no nella vita”
“ad essere sincera perdo ogni giorno ma con il caratterino che mi ritrovo alla fine mi rialzo sempre in piedi”
perdo ogni giorno perché alla fine della giornata mi sento regolarmente abbattuta  e sconfitta.
Spesso tutto ciò che mi circonda mi fa sentire piccola e indifesa facendo così emergere il lato più tagliente e pungente di me.
Quando voglio so essere veramente cattiva penso di averlo dimostrato più volte in questi due mesi, la verità e che sono arrabbiata con il mondo non riesco a darmi pace.
“posso chiederti una cosa?”
dalla totale mancanza di parola a una domanda di senso compiuto, questo ragazzo mi sorprende.
“certo che si”
“ci possiamo allenare insieme?”
mi fermo e lo guardo leggermente di sbieco.
“adesso capisco il motivo dell'uscita il grande Kaede Rukawa è stato battuto dalla zoppa e adesso vuole allenarsi per essere di nuovo invincibile”
in risposta  emette  il solito  suono.

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Capitolo 8
*** morte inaspettata ***


morte inaspettata
Spintoni, risse,insulti di qualsiasi tipo e genere sono all'ordine del giorno ormai.
Io e Maki ci guardiamo rassegante scuotendo la testa.
Nel giro di pochi giorni nel nostro liceo si è creata la baraonda totale, spero torni presto la normalità.
In palestra aleggia un'aria strana, Akira sembra avere perso il suo solito sorriso mentre Rukawa è incavolato nero ancora per la sconfitta.
Ogni volta che schiaccia il tabellone vibra per interminabili secondi, lasciando tutti ammutoliti ed esterrefatti ma qualcosa attira particolarmente la mia attenzione il modo in cui mi guarda, in maniera decisamente spudorata.
Però c'è qualcosa che non mi convince in lui e in quegli occhi blu scuro.
Sembra che il suo comportamento sia studiato nei minimi dettagli per fare innervosire qualcuno e osservando attentamente capisco di chi si tratta.
Quando il tipo con i capelli rossi fa casino e si mette ad imprecare verso Rukawa lui automaticamente mi attraversa con lo sguardo, facendo inveire ancora di più il compagno di squadra e qualcosa mi dice che il tutto non è casuale.
Non vorrei gettare ulteriormente benzina sul fuoco ma quei due si piacciono parecchio e capisco che sia meglio ammazzarsi di botte piuttosto che ammettere qualcosa.
Li guardo e scuoto la testa sempre più rassegnata, sembrano bambini delle elementari mentre fanno a botte in mezzo al campo sotto gli occhi attoniti di tutti.
Non si sono ancora ammazzati in tutto questo tempo evidente è il loro modo di comunicare e di avere un contatto.
Con passo felino mi avvicino al campo e mi butto in mezzo alla mischia trascinando Rukawa in infermeria.

“dovreste smetterla voi due o finirete per essere cacciati dalla squadra”
l'unica risposta che ricevo è uno sguardo glaciale al quale io rispondo in pieno.
“l'ho notato come lo guardi e come fissi me per fare saltare i nervi a quel poveretto,non sono stupida e nemmeno tu lo sei perciò datti una svegliata campione”
fa una smorfia appena gli poso il cotone con il disinfettante su una ferita, grande e grosso non riesce a contenersi,forse non è il ghiacciolo che tutti credono.
“non so come fare”dice di punto in bianco, non so bene a cosa si stia riferendo spero sempre si riferisca a il suo compagno di squadra.
“siamo nella stessa situazione credo, comunque dovresti dirglielo forse le cose cambierebbero non credi? Tanto peggio di così non credo possa andare, al massimo vi ammazzate di botte come sempre”
mi guarda orgoglioso e ferito allo stesso tempo allora il basket non è l'unico suo interesse.
“tu invece?”
“io?storia lunga e complicata e poi non sono qui per parlare di me”lo faccio a stento con Maki figuriamoci se apro i miei pensieri a questo bel tomo.
“allora cosa farai?” passano alcuni secondi prima di ricevere una risposta.
“domani gli passerò la palla”
evidentemente per lui quello era un gesto di pace e di grande rispetto almeno così la penso io.
“mi sembra una buona idea per iniziare, posso dirti una cosa?”
fa solo un piccolo accenno con la testa, una tazza vuota è più espressiva.
“hai notato che tra noi c'è qualcosa quando giochiamo a basket o sono solo io che ho visto qualcosa che non c'è?” non vuole essere una domanda a doppi fini lui non mi interessa minimamente, voglio solo conoscere i suoi pensieri.
“c'è alchimia sul campo da basket” sintetico ed incisivo come sempre.
“direi di si alchimia è la parola giusta, aver trovato qualcuno da sfidare mi stimola parecchio”
“amici/nemici?”mi porge la mano e io la stringo come a voler stringere un patto fra di noi.

Quando rientro in palestra seguita da Rukawa ho gli sguardi puntati addosso e io rispondo minacciosa ad ognuno di essi, niente e nessuno mi intimorisce tanto meno delle galline senza cervello che pensano solo all'aspetto e non capiscono niente di basket.
La gente molto spesso fraintende e vede solo ciò che vuole senza rendersi conto di quello che la circonda realmente.
Sento vibrare il telefono nella tasca del telefono è mia madre,strano che mi chiami a quest'ora ho un brutto presentimento.
“mamma cosa succede?”
“cara non so come dirtelo”la sento singhiozzare senza sosta è sconvolta.
“mamma mi stai facendo preoccupare”
“tuo padre ha avuto un incidente in macchina mentre rientrava in albergo e ...”
a quelle parole mi si gela il sangue, mi guardo intorno e cado sulle mie stesse ginocchia che non reggono il peso di quelle parole.
Ho ancora il telefono appoggiato all'orecchio con mia madre disperata dall'altra parte che urla e si dispera di fronte alla crudeltà del destino.
Come è strana la vita ti da e ti toglie tutto in un attimo senza nemmeno darti il tempo di capire e ragionare.
Maki seguita da Akira mi tirano su immediatamente io lascio il telefonino per terra mentre le braccia salde della mia amica mi stringono.
Sicuramente sono sbiancata di colpo mentre una massa informe di persone mi circonda chiamando il mio nome preoccupata, io non riesco ad emettere un suono.
Non me ne capacito, forse è soltanto un brutto sogno e presto mi sveglierò, forse è solo un'illusione ma tutto sembra così reale.
Sento le voci confondersi e sovrapposti formandone una sola che non comprendo per quanto mi sforzi di volerlo fare.
Non piango, non urlo, non emetto suono, guardo attonita i visi di persone preoccupate e spero che questo dolore immenso e sconvolgente non mi spezzi in due.
Non riesco a connettere in questo momento, non sento o provo nulla mi sembra di essere morta dentro, cosa farò adesso? E mia madre?
Mi manca l'aria, mi manca ogni cosa e mentre le mie mani tremano vistosamente cerco di capire qualcosa e di darmi un contegno.
“Maki portami a casa”
mi rendo conto che non riesco nemmeno a fare pochi passi senza inciampare nei miei stessi piedi, vado a zig zag sostenuta da Maki che non dice una parola, anche se non gli ho ancora detto niente ha capito perfettamente che la situazione è molto grave.
Mi blocco improvvisamente e guardo Maki vorrei dire qualche cosa ma è come se la mia voce fosse scomparsa del tutto.
“cosa ti succede Isobel mi stai facendo preoccupare”
“è morto mio padre”la mia voce priva di inflessioni sembra irreale, dirlo fa uno starno effetto, lo rende reale.
Maki non dice nulla e mi stringe forte ,solo lei ora può colmare questo vuoto immenso che mi divora la carne facendola sanguinare senza sosta.
Sanguina il cuore, sanguina l'anima e non so come fermare l'emorragia, prima mio fratello e adesso lui... il mio amato papà.
La vita è crudele, mi sta portando via tutto senza che io possa oppormi in alcun modo, lasciandomi solo l'amaro in bocca, ora non so come affrontare il domani senza affogare in questo oceano di dolore immenso.

Tre giorni, sono già trascorsi tre giorni e io sono qui immobile nel mio letto come se fosse il primo.
Non mangio, non bevo, ho spento il telefono e ho staccato quello di casa, i funerali sono oggi ma io non sono voluta partire per dargli l'ultimo saluto.
Mia madre non ha detto nulla è sempre stata dell'idea che ognuno ha libero arbitrio in queste cose, vorrebbe tornare subito ma la sentivo triste e riluttante per questo ho deciso di farmi forza e così gli ho detto di rimanere a lavorare se questo la faceva stare meglio.
Mi sembra di essere anestetizzata, dentro di me sento una grande calma quasi innaturale.
Non sento più il ginocchio, non sento più nulla se non il cuore strappato e fatto a pezzi calpestato da una vita spietata che non lascia possibilità di scelta.
Non posso stare qui ferma ad aspettare, devo alzarmi e reagire anche se è l'ultima cosa che tutti si aspettano da me.
Mi alzo, mi lavo, mi vesto ed esco.
Fuori diluvia e non mi interessa minimamente, incomincio a correre attraverso queste vie deserte il dolore al ginocchio è scomparso del tutto perciò incurante dei tuoni e dei lampi continuo la mia marcia solitaria.
Ho i pantaloni della tuta fradici per non parlare delle scarpe e la felpa.
Corro senza meta, alimentata dalla forza della disperazione non vedo nulla, la pioggia incessante e battente si staglia su Kanagawa senza dargli tregua.
Il cielo sembra piangere tutte le mie lacrime inespresse e trattenute, aumento il passo portandomi al limite che il corpo mi concede.
Senza fiato e con il cuore in gola mi accascio al suolo e guardo il cielo cupo sperando che la pioggia lavi le mie sofferenze.
Mi piace la pioggia, il suo scorrere imperturbabile mi da pace quella che io non ho più da molto tempo.
Vorrei morire anche io.

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Capitolo 9
*** rottura ***


Mi sento circondata dalla morte.

Mi guardo allo specchio, ho una faccia distrutta è passata sola una settimana da quando mio padre è morto.

Lentamente  come se il mio corpo non mi appartenesse indosso l’uniforme scolastica, voglio essere normale.

Assumo la solita aria scazzata e mi avvio a scuola verso quell’ammasso di studenti idioti.

Arrivo e gli occhi di tutti mi si puntano addosso questa storia non avrai mai fine, intercetto Maki e ci avviamo in classe a braccetto.

“allora come vanno le cose?”

“alla grande come sempre Maki, non ti preoccupare”

“sai che io non ti dico mai niente ma sono veramente preoccupata non solo perché hai perso un sacco di peso ma anche per quello che hai dentro”

“stai tranquilla, grazie comunque”

 

Nella pausa pranzo mi trascino al piano di sotto, questa mattina mi sono completamente dimenticata di prendermi da bere.

Mi tracanno una bottiglietta d’acqua con un solo fiato e faccio centro perfetto con la bottiglietta vuota nel cestino della spazzatura.

Mi giro e mi imbatto in una figura a me conosciuta, lo guardo in maniera fredda e senza nemmeno salutarlo lo supero.

Non ho nessuna intenzione di rivolgergli parola.

Che cosa sto diventando? Perché mi sto arrabbiando con una persona che non centra nulla?vorrei solo che le persone non vedessero la mia sofferenza interiore.

Per tutta la vita non ho fatto altro che nascondermi dietro sguardi di ghiaccio e indifferenza.

Ho perso troppo per permettere  a qualcuno di entrare nuovamente nella mia vita per poi un giorno magari perderlo.

Lo faccio per proteggere me stessa  non voglio più rischiare non dopo quello che la vita mi ha tolto lasciandomi soltanto l’amaro in bocca.

Tutto questo è assurdo, mi sembra di impazzire forse sono già pazza e non me ne sono resa d’avvero conto.

Io ferisco e basta non so fare altro.

Distruggo e calpesto tutto quello che mi si para davanti non sono capace di amare o di piangere.

Non riesco più a piangere forse non lo so semplicemente fare.

“perché continui a scappare da me?” Sendoh e la sua voce decisa mi fanno immobilizzare.

Mi giro lentamente e lo fisso prendo un lungo respiro e cerco di mantenere la calma.

“ti sbagli io non scappo da niente e nessuno”

“solo perché tuo fratello e tuo padre sono morti non puoi nasconderti all’infinito”

A quelle parole la rabbia prende il sopravvento.

“tu non sa niente di me non ti permettere mai più di parlare di  cose che non conosci.

Cosa ti fa credere di sapere? Hai tutto quello che vuoi io invece ho rinunciato a tutto e ogni maledetto giorno che mi sveglio vorrei morire anche io e per concludere questo maledetto ginocchio continua a farmi male”

Non mi sono resa conto di stare piangendo e le lacrime sembrano incontrollabili vedo il viso di Sendoh sconvolto.

“mi dispiace…non volevo…

“complimenti ci sei riuscito”

Mi giro e scappo via sul tetto, mando un messaggio a Maki di raggiungermi immediatamente.

 

Sono due giorni che piango e mi trascino per la scuola in uno stato pietoso non riesco a fermare queste lacrime.

Tutti quelli che mi fissano finiscono per essere insultati o minacciati dalla sottoscritta.

“cosa avete da guardare idioti  non avete mai visto qualcuno piangere?” sbraito ogni cinque minuti nei corridoi, mentre la povera Maki cerca di scusarsi con tutti per il mio comportamento incontrollabile.

“è un bene che tu ti sfoghi ma credo sia il caso di mettere dei freni non puoi terrorizzare mezza scuola Isobel”

Guardo Maki di sbieco con sguardo omicida.

“va bene… come non detto”in segno di resa alza le mani rassegnata.

In questo tempo la pace al liceo è tornata.

Niente risse, niente urli e oche scosciate, chissà se fra quei due le cose sono andate bene.

Guardo il cielo scuro attraverso le vetrate della finestra della scuola non riesco ad ascoltare una parola di quello che dice il professore.

È in momenti come questi che penso a lui ma le cose ormai sono degenerate del tutto,forse è meglio così, nonostante voglia ancora le sue labbra sulle mie so bene che questo non è possibile.

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Capitolo 10
*** no air ***


Ma in qualche modo sono ancora vivo dentro
Mi hai tolto il fiato, ma sono sopravvissuto
Non so come e non mi interessa nemmeno

 


Quindi come ti aspetti che io viva
Solo con me stesso
Perché il mio mondo si evolve attorno a te
E' così difficile per me respirare

(no Air-Jordin Sparks)

 

Non tutte le storie hanno un lieto fine.

E per quanto desiderassi una persona vicina a me non riuscivo a sopportare l’idea di essere abbandonata in futuro.

Preferisco stare sola con il mio dolore e il mio ginocchio ammaccato visto che tutti quelli che ho intorno muoiono come mosche.

Dopo mio fratello e mio padre non credo di poter sopportare un’altra ferita anche il minimo cambiamento adesso mi spezzerebbe e mi farebbe cadere come foglie al vento.

Con aria rassegnata guardo gli allenamenti di basket insieme a Maki.

Davanti ai miei occhi si sovrappongono figure indistinte,  ho smesso di piangere, non serve a nulla anzi non é mai servito.

Piangere e frignare non ha risolto i problemi  e di certo le persone morte non ritornano indietro grazie a dell’acqua salata.

“stai bene?” chiede Maki ormai del tutto disperata visto che anche la mia cattiveria sembra scomparsa.

“certo”

La verità è che sono completamente vuota e strano sentirsi sollevata dopo tutto quello che è successo.

Non provare nulla, tristezza, dolore, rabbia, amore…non sento assolutamente nulla.

Tutti mi guardano come se fossi un alieno non posso  dargli torto dato che sembra che un’altra persona si sia impadronita di me.

“non voglio romperti ma credo che tu abbia bisogno di aiuto non sembri molto normale in questo periodo”

Guardo Maki e penso di poterla capire  probabilmente farei lo stesso se fossi nei suoi panni.

“se vuoi che riprenda ad essere la cinica stronza bastarda di sempre basta chiederlo a me non costa nulla”

“non voglio questo e lo sai benissimo”

“allora cosa volete tutti da me?” devo avere alzato la voce perché nella palestra è calato il silenzio più totale.

“io non volevo…”la voce di Maki trema

“tutti voi non volete… cosa volete che faccia?nessuno di voi sa quello che sto passando perciò piantatela di chiedermi come sto… volete sapere la verità?sto di merda e voglio morire anche io.

Mi manca il respiro ogni mattina che mi alzo e mi sento vuota e terribilmente indifesa, mi manca l’aria, mi sento soffocare ogni istante della mia fottuttissima vita”

Mi alzo e senza attendere risposta  vado via.

 

Ho tagliato i ponti con tutti compresa Maki non voglio che nessuno mi guardi.

Non voglio l’aiuto di nessuno.

Sento bussare con insistenza alla porta non ho nessuna intenzione di aprire chiunque sia.

Al telefono rispondo solo a mia madre anche lei è nella mia stessa posizione, cerco di non sobbarcargli i miei pensieri e problemi.

Senza aria spero che tutto questo un giorno finisca.

 

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