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Come si può vivere senza respirare? Spesso me lo chiedo e
non riesco a trovare risposta.
Eppure è quello che faccio io ogni giorno e come se non
respirassi, mi manca qualcosa e questo vuoto è talmente forte che mi lascia
senza fiato.
È una sensazione strana oserei dire fastidiosa, eppure se
non sono ancora morta questo significa che i miei polmoni funzionano.
Funzionano perché sono le sei di mattina e sto correndo
mantenendo un ritmo costante, sento i battiti del mio cuore regolari, sento il
mio respiro rimbombarmi nelle orecchie nonostante il volume assordante della
musica che porto sempre con me.
Il ginocchio mi fa male, ma sono costretta a continuare,
è necessario che mi sforzi se voglio che guarisca completamente.
Solo un mese fa sono stata operata e mi è stata
impiantata una protesi totale al ginocchio , in seguito ad un brutto incidente
in moto, io sono sopravvissuta, mio fratello invece no.
Solo 30 giorni, 30 giorni per cambiare una vita
totalmente e per spegnerne un’altra.
Dopo i funerali i miei sono partiti per l’ennesimo
viaggio di lavoro, li capisco la cosa più semplice e quelle da fare è andare
avanti, ritornare alla normalità.
Per questo io continuo a correre mentre il sole sorge,
per questo tento con tutte le mie forze di andare avanti, anche se non riesco a
respirare.
Quando perdi un fratello è come perdere una parte di te
hai la netta sensazione che qualcosa si sia staccato come un arto amputato.
In quel momento il ginocchio cede e sono costretta a
fermarmi l’unica cosa che posso fare e ritornare a casa zoppicando.
Mi faccio una doccia cercando di rilassarmi, maledetto
ginocchio, molto del dolore sembra essere di origine psicosomatica, almeno così
e quello che mi ha detto l’ortopedico.
Frequento il secondo anno del liceo Ryonan, mi chiamo
Isobel Aizawa, e ho acquistato popolarità dopo l’incidente.
Inizialmente tutti mi chiedevano come stavo poi dopo poco
tempo hanno smesso, dato le mie pessime risposte.
Sono piuttosto acida come ragazza, dopo l’incidente sono
diventata ancora più irritabile e pungente.
Indosso la divisa scolastica e in un gesto automatico
afferro il casco per poi riposarlo immediatamente, non credo di essere pronta a
guidare la moto, preferisco andare a piedi, prendo la borsa e mi avvio verso il
Ryonan.
Questa mattina non fa freddo,sono incredibilmente stanca
dopo la corsa di poco fa, più che correre mi trascino ma a quanto pare è già
molto quello che faccio.
Il tutore che sono obbligata a portare costantemente mi
sta veramente facilitando le giornate ma è anche un pesante fardello da
sostenere.
È come un marchio, riporta alla mente di tutti l’incidente
e la perdita che ne è conseguita.
Odio gli occhi pieni di compassione che si posano sulla
mia figura ogni volta che passeggio per il corridoio o sono in palestra ferma a
guardare.
Inizio a detestare la scuola sta diventando un incubo ci
vado soltanto per i miei genitori e per Maki la mia migliore amica.
Lei è l’unica che non ha detto una parola e frasi di
circostanza come: mi dispiace posso comprenderti ma prima o poi passerà oppure
come stai?se hai bisogno io sono qui.
Le voglio molto bene lei è l’unica ad avere capito come
mi sento veramente e in qualche modo il dolore che ho dentro resterà per sempre,
non si placherà mai.
Il dolore non sparisce resta nitido e denso come la prima
volta, ci resta solo una cosa da fare:trovare il modo di conviverci senza farsi
inghiottire da esso.
Quando mio fratello è morto non ho versato una lacrima,
non ho urlato, non ho detto una parola semplicemente sono stata avvolta dal
nulla e ora cerco di ripararmi sotto il mio fragile guscio di carta pesta
sperando che non si spezzi.
Ho costruito pareti immense intorno al mio cuore eppure
sembrano essere tutte così dannatamente fragili, pronte ad essere spezzate o
scavalcate in qualsiasi momento.
Cammino a testa alta attraverso questi corridoi tutti
uguali, cammino con sguardo di sfida sperando che nessuno colga veramente
quello che ho nell’anima.
Mi attorciglio una lunga ciocca di capelli rossi henné al
dito con fare indifferente cercando di assumere uno sguardo intimidatorio e
glaciale a tutti quelli che incrociano imiei occhi.
Non sono per niente alta anzi… dal mio metro e settanta
non dovrei intimorire proprio nessuno ma non è così.
Da quando ho perso mio fratello sono arrivata a pesare 40
chili, non sto male assolutamente però ho dovuto ricomprare tutto.
In un mese ho perso 10 chili senza nemmeno accorgermene
ma questo mi fa sembrare ancora più piccola e indifesa.
Maki dice che sono veramente una bella ragazza, molto
particolare dato che ho preso moltissimo da mia madre che è di origini
italiane, in verità di queste cose non me ne importa molto come dei ragazzi.
Ci tengo molto al mio aspetto questo è vero curo molto i
capelli assicurandomi che siano sempre lisci e morbidi e mi trucco ogni mattina
facendomi la classica linea con l’Eye liner ma niente di più.
Sono molto semplice da quel punto di vista lo ero anche
prima dell’incidente, già l’incidente ogni cosa mi riporta a quei momenti, è
morto fra le mia braccia senza che io potessi fare niente.
Non riuscirò mai a darmi pace per questo ma ormai non
possa farci nulla, posso solo ricordare.
Entro in classe
sbattendo per terra la borsa con i libri in maniera non proprio fine.
“Buongiorno Isobel” Maki e la sua dolcezza non si smentiscono
mai.
“buon giorno a te”non riesco ad assumere un tono diverso
dal solido gelido che ho con il resto del mondo, è più forte di me.
“oggi c’è la palestra libera ti va di andare ad allenarti
li?”
“certamente”Maki mi aiuta tantissimo nella riabilitazione
è l’unica di cui mi fidi realmente da lasciarmi vedere in quei momenti di vera
debolezza.
Tra una lezione e l’altra ho il permesso di alzarmi e di
sgranchirmi il ginocchio ogni tanto mi si blocca letteralmente se sto tanto ferma,
per non parlare delle fitte atroci.
Maki mi porge gentilmente una bottiglia d’acqua e un
asciugamano.
Sembra una madrecerte volte, con i suoi modi di fare affettuosi e premurosi riesce
sempre a farti sentire protetta dal mondo.
Venire in palestra mi fa sempre male, mi ricorda
incredibilmente lui.
Fisso lo sguardo su
un pallone da basket e mi viene da piangere ma trattengo queste emozioni e
sentimenti come qualcosa di raro e prezioso.
“vuoi fare due tiri?” la voce di Maki rimbomba in paleastra.
Tutto quello che so, lo devo esclusivamente a mio
fratello era una grandissima promessa del basket.
Io ho moltissimo talento quanto lui solo che abbiamo
intrapreso strade completamente diverse, tutta la parte tecnica la conosco
grazie a lui.
Sono sempre stata nettamente superiore per questo non ho
scelto la sua stessa strada sarebbe stato un gioco al massacro conoscendo i
nostri caratteri competitivi e orgogliosi.
E poi c’è sempre stato un grosso problema: i nostri
genitori, mio padre teneva per mio fratello e mia madre invece faceva sempre il
tifo serrato per me questo aumentava in maniera smisurata la competitività.
“si” rispondo in un soffio.
Sentire di nuovo il materiale ruvido della palla fra le
mie dita mi da una scarica di adrenalina immediata, mi posiziono a metà campo
palleggiando tranquilla , guardo in direzione del canestro e mi isolo dal resto
del mondo, non sento più nulla ora ci sono solo io e la palla.
Tiro da metà campo e come prevedevo la palla entra nel
canestro in maniera perfetta senza toccare nemmeno il bordo di ferro, si sente
il frusciare della retina al passare della palla e dopo i tonfi pesanti dei
rimbalzi causati dalla sfera arancione.
“ancora” dico a Maki senza nemmeno voltarmi nella sua
direzione.
Non so quanti tiri eseguo di fila ma all’improvviso
qualcosa cambia perché il pallone colpisce il tabellone prima di entrare nel
canestro.
È la mia migliore amica che mi sta chiamando da un p’ò di
tempo, mi giro scocciata.
“cosa c’è ?” il mio tono è gelido come sempre.
“scusa è colpa mia, non volevo interromperti” guardo di
sbieco quel ragazzo altissimo, mi supera di 20 cm abbondati.
Lo squadro con faccia severa senza minimamente
rispondergli.
È bello, molto bello dal fisico sicuramente un giocatore
di basket,con i capelli più assurdi che io abbia mai visto.
“tiri veramente molto bene, peccato la tua totale
immobilità”
Guardo maki che trattiene il respiro a quella frase, poi
guardo quel ragazzo dal viso candido.
Mi avvicino fino ad essere ad una decina di centimetri da
lui, chinandomi con estrema attenzione sollevo i pantaloni della tuta fino ad
esporre totalmente l’impalcatura che sostiene il mio povero ginocchio.
“sfido chiunque a muoversi e giocare a basket con una
protesi totale del ginocchio e un crociato anteriore completamente ricostruito”dico
senza nessuna inflessione nella voce.
Nella palestra è calato un silenzio irreale lui continua
a guardare il mio ginocchi però mi sorprendo quando nei suoi occhi non leggo compassione.
Mi sistemo i pantaloni della tuta e lo supero senza degnarlo
di uno sguardo.
“andiamo Maki sono stanca morta” mi porge la stampella e
ci avviamo verso casa, lasciando dietro di noi quel ragazzo meraviglioso.
“sai vero che non dovresti correre di mattina anzi non
dovresti correre proprio” mi rimprovera la mia migliore amica.
“lo so, infatti con oggi basta”dico rassegnata sapevo che
era troppo presto ma ho voluto comunque provare questa mattina.
Ho provato qualcosa di strano quando mi ha guardato con
quegli occhi tanto profondi e infinitamente dolci,mi ha colpito.
Casa mia è immersa nell’oscurità come sempre, saltellando
su un piede salgo lo scale e mi butto sul letto abbandonandomi al mondo sei
sogni.
Solitamente non sogno nulla, ogni tanto ho qualche incubo
ma niente di sconvolgente,dormire mi impedisce di pensare.
Oggi sono relativamente contenta ho toccato il pallone
dopo un mese, pensavo di non poterlo più fare, ma qualcosa di inspiegabile
dentro di me si è mosso, forse molto più semplicemente era la nostalgia.
In qualche modo penso sempre a mio fratello, credo sia
inevitabile, è strano perché lui è sempre presente in qualche angolo remoto
della mente e spunta all’improvviso, facendomi sobbalzare il cuore.
Non lo dimenticherei per qualsiasi cosa al mondo, non
potrei mai farlo.
Litigavamo in continuazione eravamo in continuo
conflitto, ogni scusa era buona per azzuffarsi e per fare a botte i nostri
genitori alla fine si arresero lasciandoci al nostro destino.
Ciao a tutti,
cosa ne pensate?Aspetto impaziente i vostri commenti!!!
Questa mattina sono dal fisioterapista, i progressi sono
notevoli è più del previsto.
“ben, molto beneIsobel oggi togliamo il tutore, così potrai iniziare una riabilitazione
completa, conoscendoti mi chiederai del basket e io ti rispondo di si, ad una
condizione, niente slam dunk escatti e
torsioni con il ginocchio”
Io amo questo uomo!! Non posso fare nulla praticamente,
ma è un inizio.
“grazie però posso correre?”chiedo ansiosa e piena di
speranze.
“certo un paio di volte a settimana”
Arrivo a scuola felice come una pasqua non solo perché ho
saltato due ore di matematica ma anche perché sono senza il tutore, certo
cammino in maniera ancora strana ma è tutta un’altra vita.
Non credevo mi mancasse in questo modo il basket, forse è
semplicemente una maniera per ricordare mio fratello.
Se nell’animo scoppio di gioia fuori rimane la solita
faccia impassibile da stronza.
Prendo un lungo respiro prima di entrare in classe, ogni
volta sembra di entrare in un ciclo dell’inferno dantesco, almeno questa è la
mia impressione.
Non un accenno di sorriso o di saluto nemmeno verso Maki
la mia migliore amica anzi la potrei definire una sorella.
“buon giorno Isobel” la sua voce morbida e tranquille
traspira serenità, come i suoi modi di fare aggraziati e femminili, tutto il
contrario dei miei ovviamente.
Sono cresciuta con un maschio è normale che mi abbia
influenzato, gioco a basket come un maschio, mi comporto da teppista quando ne
ho l’occasione.
Oggi nella scuola aleggia un’aria strana sembra carica di
energia e euforia,non capisco.
“cosa succede?perchè tutte le ragazze sono esaltate?”
“oggi giocano i nostri contro lo Shohoku”
“e allora?”
“a chi non piace vedere dei bei ragazzi giocare a basket?”chiede
con un mezzo sorriso.
“si ma non è nemmeno il caso di comportarsi come gatte in
calore”
“hai ragione…però questo pomeriggio sei obbligata a
venire con me”
“va bene dove, quando, come?”
“questo pomeriggio alle 4 in palestra”la sua voce è
emozionata è palesemente contenta che venga anche io e partecipi alla vita
sociale, può farmi solo che bene.
Mi manca molto uscire e prendermi una pausa da tutto
quello che mi circonda, da quando i miei sono partiti la vita non è stata
facile,ogni giorno entrare in quella casa mi fa mancare l’aria i ricordi si
sovrappongono costantemente e avere la certezza che lui non tornerà più è
sconvolgente.
Il senso di perdita ti inghiotte accumulandosi alla
solitudine, spero che ora il mio adorato fratello sia in un posto migliore .
Il mio ginocchio però mi riporta alla realtà in maniera
costante, per esempio adesso sento una fitta lancinante che attraversa tutto il
polpaccio fino ad arrivare alla pianta del piede che mi fa letteralmente
trasalire dalla sedia.
“signorina Aizawa si sente bene?” il professore di
giapponese antico sembra visibilmente preoccupato.
“mi scusi è soltanto una fitta”nel frattempo mezza classe
si è girata verso la sottoscritta.
Solitamente non davo nell’occhio non amavo la popolarità
e tutto il resto al quale invece molti ambivano, per essere famosi in una
scuola dovevi avere diverse qualità: essere uno studente modello o un teppista
a tua scelta oppure dovevi far parte del club di basket.
Io appartenevo soltanto alla sacra stirpe dei secchioni
ma un fratello morto e un ginocchio massacrato evidentemente mi dava molti
punti in classifica per dirlo in maniera schietta.
Peccato che a me la popolarità e il gossip non mi
interessano affatto anzi più sono trasparente meglio è ma avevo la
consapevolezza che prima o poi tutti avrebbero dimenticato.
Mi mancava la mia impalcatura al ginocchio non pensavo
che sarebbe stato così significativo per me toglierla come se molto del mio
senso di colpa se ne fosse andato via.
Già avete capito benissimo senso di colpa, quante volte
mi sono chiesta perché lui e non io?
Che cosa ci differenziava poi così tanto? Alla fine
niente è solo stato il destino a scegliere.
Il destino, la sorte, chiamatelo come volete ma ho
imparato a mie spese che il risultato è sempre uguale, io sono qui mentre lui
vola con gli angeli.
Mi faccio una doccia rapida e mi vesto mancano meno di
venti minuti alle 4 sicuramente Maki avrà già preso posizione.
Arrivo in perfetto orario come sempre, la mia migliore
amica si sbraccia fra gli spalti per farsi vedere, adesso mi divertirò
sicuramente a dover fare tutti quegli
scalini, fino a quel momento non ci avevo pensato.
Quando riesco a raggiungerla mi siedoesausta, queste ragazzine sarebbero pronte ad
ucciderti piuttosto che farti passare e pensare che viste nei corridoi sembrano
tutte così angeliche.
Finalmente i giocatori entrano in campo e rimango di
stucco quando vedo il ragazzo incontrato
qualche settimana fa.
Fisico statuario e capelli che sfidano la gravità come
sempre, porta in numero7 gioca nel mio
stesso ruolo, il suo nome è Akira Sendoh.
Già dai primi minuti si intuisce il suo talento spiccato
che contrasta con quello di un certo Rukawa della squadra avversaria.
Se solo lo Shohoku fosse una squadra più seria e
concentrata sarebbe una seria minaccia per molti.
Ogni cinque minuti scoppia una rissa in campo oppure
volano insulti fra i vari componenti, non mi rimane che scuotere la testa esasperata
a causa dello scempio che sta avvenendo in campo con il risultato che Sendoh a
la strada spianata portando in grande vantaggio il Ryonan.
Anche un ceco vedrebbe il suo talento e la sua bravura è
sicuramente uno dei giocatori più forti che abbia mai visto in ambito
scolastico.
“allora cosa ne pensi?”Maki si gira verso di me
entusiasta.
“si sono bravi non c’è che ammetterlo, anche testa a
punta se la cava molto bene” a quella affermazione sorride.
“per testa a punta intendi Sendoh ,vero?”
“direi proprio di si, chi altro a quei capelli assurdi,
escludendo ovviamente quello con i capelli rossi”
Sono in questi brevi attimi di tranquillità che mi sembra
di stare meglio anche se l’illusione dura poco è sempre bella, mi fa sentire
normale.
Ma qualcosa di pesante e costante è sempre presente all’altezza
dello sterno, mi opprime tirandomi giù senza lasciarmi alcuna via di
scampo,posso solo reprimere questa sensazione sgradevole sperando che un giorno
scompaia in maniera definitiva.
“Maki?” appena la chiamo lei si gira immediatamente.
“il ginocchio mi si è bloccato devi tirarmi su la gamba
altrimenti restiamo qui per l’eternità”
“io non ho idea di cosa fare”
“devi prendermi la caviglia ed estendere la gamba di
scatto altrimenti se lo fai lentamente sentirò ancora più dolore”ormai la
palestra incominciava a svuotarsi.
“non sono sicura di poterlo fare”
“si che puoi, non te lo chiederei altrimenti”
Mi giro di scatto quando una leggera ombracomparve sul pavimento vicino a noi.
“ci sono problemi?”la sua voce è dolce e gentile come la
prima volta.
“direi di si, visto che questa fifona non vuole fare
quello che gli è stato chiesto resteremo qua a vita”
“cosa ti serve, posso farlo io?”
“ si basta che mi prendi la caviglia e con un colpo secco
mi allinei la gamba , io non posso farlo da sola”
Si senti un suono stranissimo seguito da qualche mia
parola detta in Italiano per non essere volgare davanti ai presenti.
“tu parli italiano?”
“si, sono uno strano incrocio, grazie Sendoh”mi alzao
tranquillamente facendo finta di non avere un dolore intenso.
“ti succede spesso?”
“solo quando sto molto ferma”ammetto leggermente in
imbarazzo.
Saluto maki avviandomi verso la strada di casa.
“anche tu in questa direzione? “chiede Sendoh
“direi proprio di si”
“allora faccio un pezzo di strada con te se non ti
dispiace”
Non rispondo nemmeno ed inizio ad incamminarmi con calma.
!!!ATTENZIONE!!!! IL PERSONAGGIO DI MAKI NON CENTRA NULLA CON QUELLO DEL KAINAN!!!!!!!
Grazie a tutte le persone che seguono le mie storie!! Baci
Bacetti!!
Akira è un tipo abbastanza taciturno, ogni tanto spezziamo il
silenzio parlando di basket.
“Aizawa posso farti una domanda?”
“credo di si”
“cosa ti è successo, a scuola si dicono un sacco di cose ma
io volevo sapere la versione originale”
guardo il cielo plumbeo indecisa su cosa rispondere.
“sono stata vittima di un incidente in moto con mio fratello
è così che mi sono fatta male al ginocchio”in parte è la verità,sono stata
onesta.
“vedo che non hai più il tutore, stai meglio a quando un one
to one?”
“non posso fare praticamente nella ma accetto volentieri il
one to one quando sarò in forma migliore”una sana competizione mi avrebbe fatto
scaricare le tensioni accumulate.
È veramente molto bello, mi viene del tutto istintivo stargli
accanto,sembra infonderti sicurezza e pace.
Noto solo adesso come quei capelli assurdi gli stiano
veramente bene,non mi accorgo nemmeno di essere rimasto a fissarlo,non mi era
mai capitato.
“Aizawa sei impegnata?”
“scusa ma in che senso?”
“volevo chiederti se ti va di conoscerci meglio, mi ispiri”
mi fermo di botto cercando di mettere insieme le parole che ho appena sentito.
“si,ma devi sapere che ho un carattere piuttosto difficile”
“è proprio questo che mi pace non ti fai problemi, non
importa chi ti stia davanti,sei sempre te stessa, non ti sei fatta intimorire
da me”
“ solo perché sei il grande Akira Sendoh asso del Ryonan non
è un buon motivo per intimorire o adulare una persona,non pensi?”ops! Forse
sono stata un pochino dura
“si hai ragione ma come sai la gente parla e spesso inventa”
il suo sorriso sembra essere sempre presente.
“scusa, non sempre, anzi quasi mai riesco a trattenere quello
che penso”
“mi fai morire dal ridere, sei forte e nemmeno ti rendi conto
di esserlo” è sincero.
“almeno mi sento utile, bene io sono arrivata, grazie per
tutto Sendoh”
“tu abiti qui? Questa è la casa con il campo da basket ?”
“si”lo guardo sorpresa.
“da bambino sognavo questa casa”
“senti il campo è sempre aperto quando vuoi puoi andarci”
“dici sul serio, non è un problema?”
“non mi dai nessun fastidio, anzi vederlo occupato da qualcuno
mi mette meno tristezza”
“allora grazie, comunque io abito esattamente li”due metri
più in là scorgo un altra casetta con il giardino, da sempre vicini ma non ci
siamo mai incrociati.
“ok ci vediamo Sendoh”
Salgo le scale e mi butto a letto, devo assolutamente
telefonare a quella matta di Maki e dirgli tutto quello che è successo questo
pomeriggio.
Appena riattacco il telefono per la prima volta, dopo quella
che mi è sembrata un'eternità, posso dire di sentirmi meglio.
Maki ovviamente si precipita a casa mia impaziente di
risentire la storia, decido di spostare la moto che ormai è da tempo ferma nel
campo da basket, sembra tutto morto insieme a lui, sono sicura che non vorrebbe
questo.
“Isobel cosa stai facendo ?”la voce di Maki è sorpresa.
“tienimi la porta del cancelletto aperta e ora di
ricominciare”qualcosa è cambiato, non sto bene per niente anzi sento pezzi di
me sparsi ovunque come cocci di bottiglia sparsi su un marciapiede.
Ho le lacrime agli occhi in questo momento ma come sempre
l'orgoglio mi prevarica e non le lascio scendere.
“Isobel stai bene?”
“no affatto ma le cose stanno così, non posso cambiarle, lui
è morto Maki”guardo il cielo sperando che lui sia li.
“tu piaci molto a Sendoh lo sai?”la guardo di sbieco.
“tu come lo sai?”
“cara ho le mie fonti ufficiali e poi dopo quello che ti ha
detto oggi pomeriggio mi sembra palese, non pensi?”
“si come amica” a questa mia risposta Maki scoppia a ridere
fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
Anche se era morto e non sarebbe di
certo tornato indentro, dentro di me era ancora presente come se
fosse ancora in vita.
Era un concetto difficile da spiegare e
da comprendere ma era la pura e semplice verità.
Il ginocchio invece stava migliorando
in maniera costante però il dolore non cessava anzi era
peggiorato, dato la sua origine psicosomatica.
Continuo a rigirarmi nel letto è
una bellissima domenica mattina, peccato che sono le 7 e il rumore
familiare di una palla che rimbalza mi sta facendo imbestialire.
Mi butto giù dal letto e con gli
occhi chiusi mi dirigo in bagno, prendo un paio di jeans e una felpa
ed esco sul retro della casa da dove proviene il rumore.
“perché non sei come tutte le
altre persone normali che dormono alle 7 di domenica mattina?”
Akira Sendoh anche a quell'ora riesce ad essere uno schianto, io
invece sembro essere uscita dal letargo invernale.
“scusa non pensavo di svegliarti, mi
dispiace”
“non ti preoccupare ormai il danno è
fatto, in verità era da un po che mi rigiravo senza darmi
pace”cerco di non sbadigliargli in faccia e mi richiusi in casa.
Dopo un'ora esco di nuovo,almeno ora mi
sono data un contegno , mi siedo per terra a guardare Akira giocare.
In ogni gesto dal più semplice
al più complesso mette tutto se stesso, nei suoi occhi si può
leggere tutta la passione per il basket.
Mi piace il suo modo di giocare forse
perché è simile al mio, da come una persona reagisce in
campo si possono capire molte cose della sua personalità.
Sicuramente è una persona
estremamente caparbia e decisa pronta a sacrificarsi per la squadra e
non solo, in tutto quello che fa sembra traspirare serenità e
felicità.
Spesso mi chiedo il perché del
suo essere taciturno, sembra voler dire solo l'indispensabile e
ancora più frequentemente mi domando perché non ha
nessuna ragazza attorno.
A scuola quando passa per i corridoi è
il delirio totale, tutte fanno le gatte morte anche ragazze molto
belle ma lui sembra non vederle nemmeno è interessato solo al
basket a quanto mi risulta i suoi voti fanno abbastanza schifo se
vuole restare in squadra deve migliorare.
Dormo tutto il pomeriggio ,beata, resto
sotto tonnellate di coperte a crogiolarmi nel caldo.
Odio profondamente la tecnologia,
compresi i fantastici cellulari perché nei momenti meno
opportuni suonano.
“Pronto Isobel, sono Maki, potresti
venire qui da me mi servono ripetizioni di matematica a dir la verità
non sono solo io ad averne bisogno c'è qui Sendoh che è
nei guai, anche più di me”
“scusa se te lo chiedo ma non è
che tu e Sendoh state insieme o qualcosa di simile?”
“ma cosa ti salta in mente? In verità
siamo amici e complottiamo in continuazione su di te se proprio lo
vuoi sapere”
“ha ha ha molto divertente d'avvero!”
“non stavo per niente scherzando”
“ok arrivo”
guarda te cosa mi tocca fare e poi cosa
significa quella frase del complotto?
Certo che Maki quando ci si metteva era
la regina dei piani diabolici.
Questa volta però non gli avrei
perdonato proprio un bel niente, anzi sarei stata la santa
inquisizione d'ora in avanti.
“ciao, cosa c'è di così
tanto difficile da non capire? Per il bene di entrambi spero sia
veramente complicato quello che dovete risolvere, perché mi
avete svegliato da un sogno bellissimo”
Quel pomeriggio spiegai e rispiegai in
tutte le maniere più semplici tutti i passaggi con la
differenza che Maki ti dava soddisfazione, perché le cose le
comprendeva ed era evidente il suo studio e impegno, invece Akira era
un caso disperato.
“ti giuro non capisco una parola di
quello che hai detto”
“lo vedo dalla faccia che non
capisci, sembra io stia parlando arabo, mi dispiace ma dovrai
trovarti qualcuno che ti rifaccia tutto il programma perché
così non capirai mai nulla, ti mancano le basi”
avevo una pazienza infinita spiegavo
facevo schemi ma non così non si sarebbe risolto nulla.
“potresti dare ripetizioni a tutti e
due”
“va bene mi arrendo però
faremo il campo base da te Maki visto che hai avuto questa magnifica
idea”
“grazie ti siamo debitori”
“altro che debitori siete due
schiavisti”tanto ormai mi sono rassegnata.
Sono tre giorni che preparo
spiegazioni, esercizi e schemi odiavo la matematica ma niente mi
sembra più semplice di una combinazione di numeri e formule da
applicare.
Maki studia sempre e costantemente ma
ha problemi di applicazione tra teoria e pratica invece Akira è
un pozzo profondo di ignoranza.
Mi ero cacciata in guai grandi quanto
una casa, avrei dovuto raccogliere tutta la mia pazienza.
Solitamente sono un tipo molto paziente nonostante il
carattere impetuoso.
Ma quel giorno niente placava la mia sconfinata
esasperazione.
“dai Isobel non piangere” la povera Maki cerca di consolarmi
dandomi delle pacche sulle spalle.
“non è colpa tua, sono io che non capisco”Sendoh cerca sempre
di scusarsi della sua profonda ignoranza.
Una settimana dopo....
“Aizawa volevo ringraziarti”la voce di Sendoh rimbomba in
palestra.
“per cosa?”
“è la prima volta in tutta la mia vita che riesco a prendere
una quasi sufficienza in matematica”
“sono contenta almeno farmi diventare pazza è servito a
qualche cosa”
da quando Maki e lui mi hanno schiavizzato ,soffro di
terribili emicranie mi risucchiano tutte le energie possibili.
“invece il ginocchio come va?”
“alla grande come sempre,puoi smettere un secondo di fare
rimbalzare il pallone?”quel suono mi sta trapanando il cervello.
“non ti senti bene?”
“è solo mal di testa , scusa riprendi pure i tuoi allenamenti”
dopo quasi un'ora si viene a sedere accanto a me, si sta
impegnando veramente tanto lo facesse anche con lo studio sarebbe un genio.
“sono stanco”
“non ti ho mai visto stanco da quando ci conosciamo”mi giro a
guardarlo ha sempre il suo solito sorriso stampato sul volto.
C'è un immenso silenzio ma non è imbarazzante, sono di poche
parole oggi.
“mi piaci più ti conosco e più mi interessi, ogni volta che
sono sicuro di averti compreso tu cambi,mi sorprendi, mi piaci sul serio,per me
sei più di un'amica”
A quelle parole segue un altro lungo silenzio evidentemente
si aspetta che dica qualche cosa ma non riesco a pensare a niente di sensato.
“non ti sentire in dovere di darmi una risposta subito, solo
pensaci ok?”si alza con una grazia sovrannaturale e va via lasciandomi sola con
la mia confusione.
Tornoa casa
strisciando in più mi inzuppo da capo a piedi a causa della pioggia battente.
Sono confusa.
Chiamo Maki, oggi è il giorno della pizza, solitamente ci
vediamoa casa mia e ci rimpinziamo di
pizza davanti a una partita di basket.
Cosa farei senza Maki? Probabilmente sarei persa.
“lui cosa??”urla la mia migliore amica,gli ho appena detto
della dichiarazione di Sendoh.
“non urlare matta altrimenti lo saprà l'intero vicinato!”
“scusa scusa...e tu
cosa hai fatto?”
“niente”
“lo sai vero che una persona sana di mente gli sarebbe
saltata addosso?”
“probabile... ma non voglio fare le cosemale o fare scelte affrettate”
“cogli l'attimo amica mia”
“per tre è facile dirlo, sei la persona più dolce di questa terra,
invece io...lo sai vero come finisce ogni volta vero? Durano tutti 3 giorni e
poi scappano perché ho un carattere insopportabile”
“diciamo che ogni tanto sei un tantino aggressiva ma niente
di irrisolvibile”si vede benissimo che non crede neppure alle sue stesse
parole.
“sei troppo buona e comunque sto incominciando a morire di
fame” è un evento mondiale che io senta la fame.
“finalmente è arrivato qualcuno con i nostri viveri
cominciavo a perdere le speranze”
vado ad aprire,pago, richiudo la porta.
Stiamo per andare di la quando qualcuno suona nuovamente alla
porta.
“chi diavolo adesso??”lancio a Maki i cartoni bollenti di
pizza eapro nuovamentela porta.
“sen...”non faccio in tempo a finire la frase che le sue
labbra si posano sulle mie, bello, intelligente,gran giocatore di basket e
adesso scopro che bacia dannatamente bene.
Quando si stacca mi fa una carezza e se ne va senza dire una
parola.
“è successo veramente?? ti sei appena slinguazzata Akira
Sendoh”
“prima cosa non me lo sono slinguazzata seconda cosa direi
che è proprio successo...quell'idiota mi ha baciata senza nemmeno chiedermelo”
sbatto la porta, mi viene da piangere,Akira mi piace,sono io
che non vado bene.
Da quando mio fratello è morto mi sento sbagliata come se
qualcosa in me non funzionasse il termine più indicato è difettosa.
Non sarò mai normale ne ho la certezza e la cosa che più mi
spaventa è la vicinanza di qualcuno.
Dopo quel bacio io e Akira non ci siamo rivolti parola se non
per le ripetizioni.
Questo ragazzo ha la capacità di rimanere impassibile di
fronte ad ogni cosa in un certo senso è molto simile a me.
La mia freddezza mi permette di distaccarmi da quello che è
successo, senza influenzare le ripetizioni.
Sono costretta ad alzarmi mi fa male il ginocchio.
“facciamo pausa 10 minuti, ho bisogno di alzarmi un attimo,
scusate”
in verità oggi è una di quelle giornate non esattamente
positive.
Ho il cuore spaccato a metà, mi manca molto mio fratello e
dall'altra parte vorrei continuare ad andare avanti ma mi sembraimpossibile conciliare le due cose.
Vorrei chiudere in una scatola tutti i brutti ricordi e
ricominciare da capo senza sentire questo stupido ginocchio che non smette di
disturbarmi in continuazione ricordandomi sempre mio fratello.
Sembra una punizione dall' alto per essere sopravvissuta,
sento questo ginocchio come un fardello insopportabile da portare.
Il dolore è sopportabile ma mi ricorda sempre lui e quando
tutto questo sparirà mi sentirò persa come se qualcosa anzi l'unica cosa che mi
lega a luiscomparirà per sempre
portandomelo via.
È molto stupido pensare queste cose perché lui vivrà per
sempre dentro di me, spesso mi chiedo come i miei genitori riescano ad andare
avanti.
Mi mancano molto anche loro non li sento molto in questo
periodo ma sono sicura che sono sempre con me.
Cammino cercando di non trasalire ad ogni passo, sembra di
ricevere una coltellata ogni volta che mi sposto.
I dieci minuti sono passati è ora di tornare da quei due
pazzi.
“Isobel hai fame?”
“no grazie Maki”
“sei molto dimagrita in questo periodo mi chiedo come tu
riesca ancora a stare in piedi”
“io invece mi chiedo come riesco a sopportare due come voi”
“acida come sempre, chi ti sopporta è bravo” fisso Maki con
astio profondo la vedo spostarsi dietro Akira chiedendo riparo.
“Sendoh spostati immediatamente”
“no”
“io invece dico di si”
alla fine la spunto io e incominciamo a rincorrerci come due
matte per la casa.
“tanto non mi prendi sei ancora azzoppata!”
“aspetta ancora qualche settimana e ti pentirai di quello che
hai detto”
e così si conclude il nostro giorno di ripetizioni.
Le giornate sono placide e tranquille tranne per un
piccolissimo particolare che ha portato scompiglio nel nostro liceo.
Visto che la palestra dello Shohoku si è allagata quei pazzi
casinisti vengono qui ad allenarsi vi lascio immaginare la baraonda che si è
creata in pochi giorni.
Kaede Rukawa continua a ricevere insulti da quello con i
capelli rossi mentre le ragazzine impazziscono come gatte in calore, sbavano e
dicono cose oscene imitando le ragazze è pompon
non parliamo poi delle risse continue... quelle si che sono
divertenti.
Io e Maki assistiamo ad ogni allenamento cercando sempre di
rimare indenni ma qualche volta delle pallonate in faccia non riusciamo proprio
ad evitarle.
Giuro li strozzerei tutti quanti.
“Kaede Rukawa ti sta fissando”
“e allora?”
“se un ragazzo del genere mi fissasse così come minimo sarei
in imbarazzo”
“non mi piace per niente sembra molto presuntuoso e sicuro di
se”
mi fissa sicuro prende una rapida rincorsa e schiaccia a
canestro.
Notevole, grandissimo talento, seguito da una grazia insolita
per un giocatore di basket nonostante la grande potenza.
L'unica cosa che non sa e che con me queste dimostrazioni non
funzionano.
Oggi sono vestita con i soliti pantaloni Adidas e una felpa,
in palestra non c'è più nessuno ormai tranne per Akira, Rukawa e Maki.
Scendo dagli spalti sotto lo sguardo attento di Rukawa.
“one to one?”la mia voce fa eco nella palestra vuota.
“tu giochi?”
“direi di si”
emette una specie di verso... che ragazzo comunicativo!
La sfida è aperta e gioca duro, mi fermo per togliere il
tutore che porto sempre e ricomincio.
C'è chimica fra noi cosa che non mi sarei mai aspettata
,sembra che nessuno ci guardi in questo momento, esistiamo solo io e lui.
Ha due magnetici occhi blu che ti scrutano l'anima è estremamente
bello nonostante la sua freddezza.
Solo per un punto lo batto, sono sfinita, mi siedo a terra
per riprendere fiato, sono decisamente fuori forma.
“usciamo?”
non capisco cosa voglia dire e lo guardo in maniera
interrogativa, sento gli sguardi di Akira e Maki puntati addosso.
“vuoi un appuntamento con me?”
“si, domani alle 5 davanti a scuola” senza aggiungere altro
se ne va.
Vedo Maki saltellare da una parte all'altra mentre Akira è
sbiancato.
“tu hai un appuntamento con Kaede Rukawa!!!!!”
“mi ha chiesto di usciresolo perché a trovato un avversario degno di lui”
Akira ha perso il suo solito sorriso e io non abbasso
minimamente gli occhi di fronte al suo sguardo perso.
“perché?” chiede lui
“semplice, mi ha chiesto di uscire e comunque non devo dare
spiegazioni a nessuno con chi esco sono affari miei e la prossima volta prima
di baciarmi chiedimi almeno se lo voglio anche io”
afferro Maki e la porto via.
“non ti sembra di essere stata un p'ò troppo dura con quel
poveretto?”
“si deve svegliare ed essere meno immaturo e poi da quando
non posso avere amici?”
“non hai tutti i torti però a fatto una faccia da disperato”
“sono sempre stata una grandissima stronza e non l'ho mai
nascosto”
Sono le 16 e 50 e intravedo la figura di Rukawa appoggiata al
muro della scuola sembra stia dormendo, oltre che essere muto e pure
narcolettico.
Appena mi avvicino apre un occhio.
Ci incamminiamo senza una meta precisa il silenzio ci
circonda.
“perché mi hai chiesto di uscire?”
“sei forte”
“immagino che sia un complimento detto da parte tua”
“il ginocchio?”
questo tipo è loquace quanto un muro ma non mi sento a
disagio con lui.
“ha avuto un brutto incidente qualche mese fa e mi sono
sottoposta a due interventi ma adesso va molto meglio, sinceramente non pensavo
di farcela ieri contro di te ho faticato parecchio per tenerti testa”
“però hai vinto”la sua voce mette i brividi.
“fortunae ricordati
che nella vita non sempre si vince”
questa frase deve averlo infastidito parecchio si è teso
notevolmente assumendo un espressione glaciale.
“tu perdi spesso?” questa domanda mi lascia spiazzata
“a basket?”
“no nella vita”
“ad essere sincera perdo ogni giorno ma con il caratterino
che mi ritrovo alla fine mi rialzo sempre in piedi”
perdo ogni giorno perché alla fine della giornata mi sento
regolarmente abbattutae sconfitta.
Spesso tutto ciò che mi circonda mi fa sentire piccola e
indifesa facendo così emergere il lato più tagliente e pungente di me.
Quando voglio so essere veramente cattiva penso di averlo
dimostrato più volte in questi due mesi, la verità e che sono arrabbiata con il
mondo non riesco a darmi pace.
“posso chiederti una cosa?”
dalla totale mancanza di parola a una domanda di senso
compiuto, questo ragazzo mi sorprende.
“certo che si”
“ci possiamo allenare insieme?”
mi fermo e lo guardo leggermente di sbieco.
“adesso capisco il motivo dell'uscita il grande Kaede Rukawa
è stato battuto dalla zoppa e adesso vuole allenarsi per essere di nuovo
invincibile”
Spintoni, risse,insulti di qualsiasi
tipo e genere sono all'ordine del giorno ormai.
Io e Maki ci guardiamo rassegante
scuotendo la testa.
Nel giro di pochi giorni nel nostro
liceo si è creata la baraonda totale, spero torni presto la
normalità.
In palestra aleggia un'aria strana,
Akira sembra avere perso il suo solito sorriso mentre Rukawa è
incavolato nero ancora per la sconfitta.
Ogni volta che schiaccia il tabellone
vibra per interminabili secondi, lasciando tutti ammutoliti ed
esterrefatti ma qualcosa attira particolarmente la mia attenzione il
modo in cui mi guarda, in maniera decisamente spudorata.
Però c'è qualcosa che non
mi convince in lui e in quegli occhi blu scuro.
Sembra che il suo comportamento sia
studiato nei minimi dettagli per fare innervosire qualcuno e
osservando attentamente capisco di chi si tratta.
Quando il tipo con i capelli rossi fa
casino e si mette ad imprecare verso Rukawa lui automaticamente mi
attraversa con lo sguardo, facendo inveire ancora di più il
compagno di squadra e qualcosa mi dice che il tutto non è
casuale.
Non vorrei gettare ulteriormente
benzina sul fuoco ma quei due si piacciono parecchio e capisco che
sia meglio ammazzarsi di botte piuttosto che ammettere qualcosa.
Li guardo e scuoto la testa sempre più
rassegnata, sembrano bambini delle elementari mentre fanno a botte
in mezzo al campo sotto gli occhi attoniti di tutti.
Non si sono ancora ammazzati in tutto
questo tempo evidente è il loro modo di comunicare e di avere
un contatto.
Con passo felino mi avvicino al campo
e mi butto in mezzo alla mischia trascinando Rukawa in infermeria.
“dovreste smetterla voi due o
finirete per essere cacciati dalla squadra”
l'unica risposta che ricevo è
uno sguardo glaciale al quale io rispondo in pieno.
“l'ho notato come lo guardi e come
fissi me per fare saltare i nervi a quel poveretto,non sono stupida e
nemmeno tu lo sei perciò datti una svegliata campione”
fa una smorfia appena gli poso il
cotone con il disinfettante su una ferita, grande e grosso non riesce
a contenersi,forse non è il ghiacciolo che tutti credono.
“non so come fare”dice di punto in
bianco, non so bene a cosa si stia riferendo spero sempre si
riferisca a il suo compagno di squadra.
“siamo nella stessa situazione credo,
comunque dovresti dirglielo forse le cose cambierebbero non credi?
Tanto peggio di così non credo possa andare, al massimo vi
ammazzate di botte come sempre”
mi guarda orgoglioso e ferito allo
stesso tempo allora il basket non è l'unico suo interesse.
“tu invece?”
“io?storia lunga e complicata e poi
non sono qui per parlare di me”lo faccio a stento con Maki
figuriamoci se apro i miei pensieri a questo bel tomo.
“allora cosa farai?” passano alcuni
secondi prima di ricevere una risposta.
“domani gli passerò la palla”
evidentemente per lui quello era un
gesto di pace e di grande rispetto almeno così la penso io.
“mi sembra una buona idea per
iniziare, posso dirti una cosa?”
fa solo un piccolo accenno con la
testa, una tazza vuota è più espressiva.
“hai notato che tra noi c'è
qualcosa quando giochiamo a basket o sono solo io che ho visto
qualcosa che non c'è?” non vuole essere una domanda a doppi
fini lui non mi interessa minimamente, voglio solo conoscere i suoi
pensieri.
“c'è alchimia sul campo da
basket” sintetico ed incisivo come sempre.
“direi di si alchimia è la
parola giusta, aver trovato qualcuno da sfidare mi stimola parecchio”
“amici/nemici?”mi porge la mano e
io la stringo come a voler stringere un patto fra di noi.
Quando rientro in palestra seguita da
Rukawa ho gli sguardi puntati addosso e io rispondo minacciosa ad
ognuno di essi, niente e nessuno mi intimorisce tanto meno delle
galline senza cervello che pensano solo all'aspetto e non capiscono
niente di basket.
La gente molto spesso fraintende e vede
solo ciò che vuole senza rendersi conto di quello che la
circonda realmente.
Sento vibrare il telefono nella tasca
del telefono è mia madre,strano che mi chiami a quest'ora ho
un brutto presentimento.
“mamma cosa succede?”
“cara non so come dirtelo”la sento
singhiozzare senza sosta è sconvolta.
“mamma mi stai facendo preoccupare”
“tuo padre ha avuto un incidente in
macchina mentre rientrava in albergo e ...”
a quelle parole mi si gela il sangue,
mi guardo intorno e cado sulle mie stesse ginocchia che non reggono
il peso di quelle parole.
Ho ancora il telefono appoggiato
all'orecchio con mia madre disperata dall'altra parte che urla e si
dispera di fronte alla crudeltà del destino.
Come è strana la vita ti da e ti
toglie tutto in un attimo senza nemmeno darti il tempo di capire e
ragionare.
Maki seguita da Akira mi tirano su
immediatamente io lascio il telefonino per terra mentre le braccia
salde della mia amica mi stringono.
Sicuramente sono sbiancata di colpo
mentre una massa informe di persone mi circonda chiamando il mio nome
preoccupata, io non riesco ad emettere un suono.
Non me ne capacito, forse è
soltanto un brutto sogno e presto mi sveglierò, forse è
solo un'illusione ma tutto sembra così reale.
Sento le voci confondersi e sovrapposti
formandone una sola che non comprendo per quanto mi sforzi di volerlo
fare.
Non piango, non urlo, non emetto suono,
guardo attonita i visi di persone preoccupate e spero che questo
dolore immenso e sconvolgente non mi spezzi in due.
Non riesco a connettere in questo
momento, non sento o provo nulla mi sembra di essere morta dentro,
cosa farò adesso? E mia madre?
Mi manca l'aria, mi manca ogni cosa e
mentre le mie mani tremano vistosamente cerco di capire qualcosa e di
darmi un contegno.
“Maki portami a casa”
mi rendo conto che non riesco nemmeno a
fare pochi passi senza inciampare nei miei stessi piedi, vado a zig
zag sostenuta da Maki che non dice una parola, anche se non gli ho
ancora detto niente ha capito perfettamente che la situazione è
molto grave.
Mi blocco improvvisamente e guardo Maki
vorrei dire qualche cosa ma è come se la mia voce fosse
scomparsa del tutto.
“cosa ti succede Isobel mi stai
facendo preoccupare”
“è morto mio padre”la mia
voce priva di inflessioni sembra irreale, dirlo fa uno starno
effetto, lo rende reale.
Maki non dice nulla e mi stringe forte
,solo lei ora può colmare questo vuoto immenso che mi divora
la carne facendola sanguinare senza sosta.
Sanguina il cuore, sanguina l'anima e
non so come fermare l'emorragia, prima mio fratello e adesso lui...
il mio amato papà.
La vita è crudele, mi sta
portando via tutto senza che io possa oppormi in alcun modo,
lasciandomi solo l'amaro in bocca, ora non so come affrontare il
domani senza affogare in questo oceano di dolore immenso.
Tre giorni, sono già trascorsi
tre giorni e io sono qui immobile nel mio letto come se fosse il
primo.
Non mangio, non bevo, ho spento il
telefono e ho staccato quello di casa, i funerali sono oggi ma io non
sono voluta partire per dargli l'ultimo saluto.
Mia madre non ha detto nulla è
sempre stata dell'idea che ognuno ha libero arbitrio in queste cose,
vorrebbe tornare subito ma la sentivo triste e riluttante per questo
ho deciso di farmi forza e così gli ho detto di rimanere a
lavorare se questo la faceva stare meglio.
Mi sembra di essere anestetizzata,
dentro di me sento una grande calma quasi innaturale.
Non sento più il ginocchio, non
sento più nulla se non il cuore strappato e fatto a pezzi
calpestato da una vita spietata che non lascia possibilità di
scelta.
Non posso stare qui ferma ad aspettare,
devo alzarmi e reagire anche se è l'ultima cosa che tutti si
aspettano da me.
Mi alzo, mi lavo, mi vesto ed esco.
Fuori diluvia e non mi interessa
minimamente, incomincio a correre attraverso queste vie deserte il
dolore al ginocchio è scomparso del tutto perciò
incurante dei tuoni e dei lampi continuo la mia marcia solitaria.
Ho i pantaloni della tuta fradici per
non parlare delle scarpe e la felpa.
Corro senza meta, alimentata dalla
forza della disperazione non vedo nulla, la pioggia incessante e
battente si staglia su Kanagawa senza dargli tregua.
Il cielo sembra piangere tutte le mie
lacrime inespresse e trattenute, aumento il passo portandomi al
limite che il corpo mi concede.
Senza fiato e con il cuore in gola mi
accascio al suolo e guardo il cielo cupo sperando che la pioggia lavi
le mie sofferenze.
Mi piace la pioggia, il suo scorrere
imperturbabile mi da pace quella che io non ho più da molto
tempo.
Mi guardo allo specchio,
ho una faccia distrutta è passata sola una settimana da quando mio padre è
morto.
Lentamente come se il mio corpo non mi appartenesse
indosso l’uniforme scolastica, voglio essere normale.
Assumo la solita aria
scazzata e mi avvio a scuola verso quell’ammasso di studenti idioti.
Arrivo e gli occhi di
tutti mi si puntano addosso questa storia non avrai mai fine, intercetto Maki e
ci avviamo in classe a braccetto.
“allora come vanno le cose?”
“alla grande come sempre
Maki, non ti preoccupare”
“sai che io non ti dico
mai niente ma sono veramente preoccupata non solo perché hai perso un sacco di
peso ma anche per quello che hai dentro”
“stai tranquilla, grazie
comunque”
Nella pausa pranzo mi
trascino al piano di sotto, questa mattina mi sono completamente dimenticata di
prendermi da bere.
Mi tracanno una
bottiglietta d’acqua con un solo fiato e faccio centro perfetto con la
bottiglietta vuota nel cestino della spazzatura.
Mi giro e mi imbatto in
una figura a me conosciuta, lo guardo in maniera fredda e senza nemmeno
salutarlo lo supero.
Non ho nessuna intenzione
di rivolgergli parola.
Che cosa sto diventando? Perché
mi sto arrabbiando con una persona che non centra nulla?vorrei solo che le
persone non vedessero la mia sofferenza interiore.
Per tutta la vita non ho
fatto altro che nascondermi dietro sguardi di ghiaccio e indifferenza.
Ho perso troppo per
permetterea qualcuno di entrare
nuovamente nella mia vita per poi un giorno magari perderlo.
Lo faccio per proteggere
me stessa non voglio più rischiare non
dopo quello che la vita mi ha tolto lasciandomi soltanto l’amaro in bocca.
Tutto questo è assurdo, mi
sembra di impazzire forse sono già pazza e non me ne sono resa d’avvero conto.
Io ferisco e basta non so
fare altro.
Distruggo e calpesto tutto
quello che mi si para davanti non sono capace di amare o di piangere.
Non riesco più a piangere
forse non lo so semplicemente fare.
“perché continui a
scappare da me?” Sendoh e la sua voce decisa mi fanno immobilizzare.
Mi giro lentamente e lo
fisso prendo un lungo respiro e cerco di mantenere la calma.
“ti sbagli io non scappo
da niente e nessuno”
“solo perché tuo fratello
e tuo padre sono morti non puoi nasconderti all’infinito”
A quelle parole la rabbia
prende il sopravvento.
“tu non sa niente di me
non ti permettere mai più di parlare dicose che non conosci.
Cosa ti fa credere di
sapere? Hai tutto quello che vuoi io invece ho rinunciato a tutto e ogni
maledetto giorno che mi sveglio vorrei morire anche io e per concludere questo
maledetto ginocchio continua a farmi male”
Non mi sono resa conto di
stare piangendo e le lacrime sembrano incontrollabili vedo il viso di Sendoh
sconvolto.
“mi dispiace…nonvolevo…”
“complimenti ci sei
riuscito”
Mi giro e scappo via sul
tetto, mando un messaggio a Maki di raggiungermi immediatamente.
Sono due giorni che piango
e mi trascino per la scuola in uno stato pietoso non riesco a fermare queste lacrime.
Tutti quelli che mi
fissano finiscono per essere insultati o minacciati dalla sottoscritta.
“cosa avete da guardare
idioti non avete mai visto qualcuno
piangere?” sbraito ogni cinque minuti nei corridoi, mentre la povera Maki cerca
di scusarsi con tutti per il mio comportamento incontrollabile.
“è un bene che tu ti
sfoghi ma credo sia il caso di mettere dei freni non puoi terrorizzare mezza
scuola Isobel”
Guardo Maki di sbieco con
sguardo omicida.
“va bene…
come non detto”in segno di resa alza le mani rassegnata.
In questo tempo la pace al
liceo è tornata.
Niente risse, niente urli
e oche scosciate, chissà se fra quei due le cose sono andate bene.
Guardo il cielo scuro
attraverso le vetrate della finestra della scuola non riesco ad ascoltare una
parola di quello che dice il professore.
È in momenti come questi
che penso a lui ma le cose ormai sono degenerate del tutto,forse è meglio così,
nonostante voglia ancora le sue labbra sulle mie so bene che questo non è
possibile.
Ma in qualche modo sono ancora vivo dentro
Mi hai tolto il fiato, ma sono sopravvissuto
Non so come e non mi interessa nemmeno
Quindi come ti aspetti che io viva
Solo con me stesso
Perché il mio mondo si evolve attorno a te
E' così difficile per me respirare
(no Air-JordinSparks)
Non tutte le storie hanno
un lieto fine.
E per quanto desiderassi
una persona vicina a me non riuscivo a sopportare l’idea di essere abbandonata
in futuro.
Preferisco stare sola con
il mio dolore e il mio ginocchio ammaccato visto che tutti quelli che ho
intorno muoiono come mosche.
Dopo mio fratello e mio
padre non credo di poter sopportare un’altra ferita anche il minimo cambiamento
adesso mi spezzerebbe e mi farebbe cadere come foglie al vento.
Con aria rassegnata guardo
gli allenamenti di basket insieme a Maki.
Davanti ai miei occhi si sovrappongono
figure indistinte,ho smesso di
piangere, non serve a nulla anzi non é mai servito.
Piangere e frignare non ha
risolto i problemi e di certo le persone
morte non ritornano indietro grazie a dell’acqua salata.
“stai bene?” chiede Maki
ormai del tutto disperata visto che anche la mia cattiveria sembra scomparsa.
“certo”
La verità è che sono
completamente vuota e strano sentirsi sollevata dopo tutto quello che è
successo.
Non provare nulla, tristezza,
dolore, rabbia, amore…non sento assolutamente nulla.
Tutti mi guardano come se
fossi un alieno non possodargli torto
dato che sembra che un’altra persona si sia impadronita di me.
“non voglio romperti ma
credo che tu abbia bisogno di aiuto non sembri molto normale in questo periodo”
Guardo Maki e penso di
poterla capireprobabilmente farei lo
stesso se fossi nei suoi panni.
“se vuoi che riprenda ad
essere la cinica stronza bastarda di sempre basta chiederlo a me non costa
nulla”
“non voglio questo e lo
sai benissimo”
“allora cosa volete tutti
da me?” devo avere alzato la voce perché nella palestra è calato il silenzio
più totale.
“io non volevo…”la voce di Maki trema
“tutti voi non volete… cosa volete che faccia?nessuno di voi sa quello che
sto passando perciò piantatela di chiedermi come sto…
volete sapere la verità?sto di merda e voglio morire anche io.
Mi manca il respiro ogni
mattina che mi alzo e mi sento vuota e terribilmente indifesa, mi manca l’aria,
mi sento soffocare ogni istante della mia fottuttissima
vita”
Mi alzo e senza attendere
rispostavado via.
Ho tagliato i ponti con
tutti compresa Maki non voglio che nessuno mi guardi.
Non voglio l’aiuto di
nessuno.
Sento bussare con insistenza
alla porta non ho nessuna intenzione di aprire chiunque sia.
Al telefono rispondo solo
a mia madre anche lei è nella mia stessa posizione, cerco di non sobbarcargli i
miei pensieri e problemi.
Senza aria spero che tutto
questo un giorno finisca.