L'amore c'è, la tempesta c'è. Si può chiamare Tempesta d'amore senza essere citati per plagio?

di Komadocchi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli alberi di ciliegio sono belli e romantici, ma non proteggono dalla pioggia e dai brutti incontri. ***
Capitolo 2: *** Mai fidarti di restare sola in macchina con un ragazzo durante il temporale. ***
Capitolo 3: *** Nei love hotel di solito si fa sesso. Di solito. ***
Capitolo 4: *** Ragazzi, è sempre meglio avere un preservativo nel portafoglio. ***
Capitolo 5: *** Può essere un bonsai il simbolo di un punto di svolta nella propria vita? ***



Capitolo 1
*** Gli alberi di ciliegio sono belli e romantici, ma non proteggono dalla pioggia e dai brutti incontri. ***


Note: 1) non ho riportato la parlata stupida che ha Kagura nel doppiaggio italiano. Onestamente, non capisco il giapponese, ma nei sub italiani Kagura parla normale anche se un po' infantile, e inoltre volevo darle un tono non da lolicon più maturo.

2)mi dispiace Okita (<3 ti chiedo perdono, o mia divinità del sadismo.), è per forza OOC, altrimenti questa non sarebbe una storia d'amore :°D

3)ricordate bambini, la luce lunare cura le emorroidi!








Era una giornata uggiosa ad Edo. Kagura se ne stava appoggiata sul balcone, annoiata. Voleva uscire a vedere i ciliegi in fiore ma Gintoki gliel'aveva proibito.
“Potresti prenderti un raffreddore nel caso ci fosse un acquazzone!” le aveva detto.
La ragazza sospirò. Una delle poche volte che poteva uscire senza i problemi che la luce del sole le dava.
Gintoki ora riposava nella sua stanza, il solito pigrone, mentre Shinpachi era da Otae.

E se uscissi lo stesso? Tanto lui dorme!

Kagura si lanciò fuori dall'Agenzia Tuttofare e scese di corsa le scale, quasi travolgendo la vecchia Otose, che stava spazzando la strada fuori dal suo negozio.
“Scusa vecchia!”
Speriamo non decida di riscuotere l'affitto oggi, altrimenti sveglierà Gin e sarò rovinata.
Corse veloce per le stradine di Kabuki-Cho fino ad arrivare al suo parco preferito.

Anche in quell'atmosfera cupa, i ciliegi al vento erano meravigliosi. Morbidi petali si staccavano dai fiori, creando una pioggia dolcissima simile a lacrime.
L'aliena fissava con la bocca spalancata quella meraviglia. Nel suo pianeta d'origine non c'era nulla del genere.
Era talmente presa dalla scena che non si accorse delle prime gocce di pioggia che che avevano cominciato a cadere.
Si riscosse solo quando ormai era zuppa dalla testa ai piedi. Corse a ripararsi sotto gli stessi ciliegi, ma quelle delicate piante non fornivano certo un riparo adeguato.
Come se non bastasse, quella dannata pioggia si stava convertendo in un potente temporale.

Devo trovare un riparo, ma qui non ce ne sono. Ormai, bagnata per bagnata, tanto vale fare una corsa! Di sicuro non posso restare qui con un temporale che sta per scatenarsi!

Si lanciò sotto la pioggia battente, con un braccio sopra gli occhi come scudo. Ovviamente non vedeva nulla, e sapeva che correre in strada in quel modo era pericoloso, ma non aveva scelta.

Non aveva nemmeno fatto a tempo a riflettere bene sul suo gesto, quando due fari la illuminarono, accecandola. L'istinto la inchiodò sul posto.
L'auto effettuò una brusca frenata, riuscendo a fermarsi in tempo. L'autista uscì dall'auto sbattendo la portiera.
“Ti ha per caso dato di volta il cervello? Che cazzo ci fai in mezzo alla strada? Non sai che è pericoloso?”
La voce dell'autista era giovane e non sembrava particolarmente arrabbiato. Il suo tono era piuttosto piatto.
“Ehi, ma tu non sei quella dell'Agenzia Tuttofare?”

Kagura sollevò lo sguardo. A fissarla c'era quell'idiota della Shinsengumi, quello che le stava antipatico.

Come si chiama? Sogo?

“E tu sei quell'idiota insopportabile.”

Rimasero a fissarsi in cagnesco per qualche minuto, poi a Kagura scappò uno starnuto. Seguito da un altro ed un altro ancora.
Tirò su col naso e riprese a correre.
Il ragazzo la bloccò.
“Sali in macchina.”
L'aliena tentò di divincolarsi dalla presa.
“Cos'è, vuoi arrestarmi? E' contro la legge correre per strada?”
“In pratica si, ma non te l'ho detto per questo. Sei completamente bagnata, ti sei già presa un raffreddore e l'Agenzia è parecchio distante da qui. Ti ci accompagno io.”
Kagura tentò di nuovo di scappare.
“Non salgo in macchina con gente come te. Gin mi ha detto che non si fa! Chissà cosa potresti fare!”
Sogo alzò gli occhi al cielo.
“Sono in servizio, se ti facessi del male mi radierebbero dalla Shinsengumi, o peggio, dovrei fare seppuku. E non ne ho proprio voglia.”

A malincuore, la ragazza dovette ammettere che aveva ragione. Fare tutta quella strada a piedi era insensato. E poi Sogo era della polizia, no?
“Va bene, va bene, salgo!”


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Capitolo 2
*** Mai fidarti di restare sola in macchina con un ragazzo durante il temporale. ***


Ringrazio tantissimo Elisabeth_smile per la sua recensione ^_^  spero che questo capitolo ti piaccia.



In macchina era calato un silenzio imbarazzante. Sogo aveva lo sguardo fisso sulla strada e Kagura guardava fuori dal finestrino, starnutendo ogni tanto e cercando di scaldarsi.
Come se non bastasse, tutti i semafori che trovavano lungo il percorso erano rossi.
Mentre erano fermi all'ennesimo incrocio, sentì qualcosa di caldo e pesante posarsi sulle spalle. Era la giacca di Sogo.
“Va meglio?”
Kagura arrossì e boccheggiò. Come poteva uno come lui fare un gesto tanto carino? Era come vedere un lupo che canta una ninna nanna ad un agnello.
“Si, grazie.” fu la cosa più intelligente che la ragazza riuscì a rispondere.


Mentre attraversavano una zona con parecchi cantieri dismessi, il temporale imperversava, rendendo la visibilità quasi a zero. Sogo guidava quasi a passo d'uomo e Kagura cominciava a ringraziare il cielo che quel sadico fosse apparso sulla sua strada.
All'improvviso la pioggia temporalesca si trasformò in grandine. Il ragazzo dovette parcheggiare nel primo riparo che trovò, ovvero una tettoia per auto piuttosto grande in un cantiere di un grattacielo e poi scese dall'auto per controllare i danni.
Kagura invece si spostò sui sedili posteriori, per stare più comoda. Non si aspettava che Sogo si sedesse dietro insieme a lei. Si stese appoggiandosi fra portiera e sedile, con i piedi infilati tra le gambe di Kagura e il sedile posteriore ed indossò la sua mascherina per dormire.
“Faresti meglio a riposare... Tanto anche se finisse la grandinata, con tutta questa pioggia non me la sento di guidare.”
Kagura si fece piccola piccola, ben attenta a non sfiorare nemmeno le gambe del ragazzo. Purtroppo però, si ritrovò a battere i denti dal freddo.

Come fa a dormire con questo gelo? E' talmente insensibile da non sentire nemmeno le condizioni climatiche?

Fuori dall'auto un gattino si era appartato con loro sotto la tettoia. La ragazza lo osservò mentre leccava via la pioggia dal pelo.
“Ti assomiglia.” Le sussurrò Sogo in un soffio accanto al suo orecchio. Non si era accorta che il ragazzo si era svegliato, e nemmeno che la stesse abbracciando.
“Cosa stai facendo? Lasciami!” Kagura si stava agitando nell'abbraccio, cercando di sgusciare via.
“Credevo avessi freddo, ti sto solo scaldando!”
“No, sei solo uno schifoso maniaco!”
Sogo la lasciò andare e uscì dalla macchina per tornare a sedersi sul sedile anteriore.


Un silenzio di tomba si protrasse per parecchi minuti. Il gatto nel frattempo di era posizionato sotto all'auto, vicino al motore, per stare al caldo. Stufa di fissare la pioggia, a Kagura non restò che guardare Sogo e rimase di sasso nel notare che il ragazzo tremava.
Si sentì terribilmente in colpa. L'aveva abbracciata solo perché aveva freddo quanto lei ma non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.

Maschi.

“Scusa se ti ho trattato male prima... Dai, vieni qui, in due si sta più caldi!”
Non si mosse.
“Ok, ti ridò la giacca... almeno starai più caldo.”
“Sto bene così.”
Il tono era tagliente, ed era piuttosto strano che il sadico mostrasse la sua irritazione, Kagura l'aveva visto rare volte esprimere le sue emozioni.
Ignorando quello che le aveva appena detto, Kagura si sporse e mise la giacca sul petto di Sogo.
Lui la afferrò e gliela lanciò addosso
“Ti ho detto che sto bene così, cazzo!”

Normalmente, se qualcuno l'avesse trattata così, Kagura l'avrebbe riempito di botte. Lei era un'aliena del clan Yato, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.

Perché allora sto piangendo?

Si ritirò di nuovo contro il finestrino, fissando le travi in acciaio del grattacielo in costruzione con la vista offuscata dalle lacrime.
Sogo sospirò. Scavalcò i sedili anteriori, afferrò la giacca e la appoggiò sulle spalle di Kagura, lisciandogliela dolcemente sulle spalle e sulle braccia.
La ragazza lo fissò. Aveva gli occhi bassi.
“Scusa, la pioggia mi rende nervoso. Dai, scaldiamoci insieme.”
“E' colpa mia. Tu sei stato gentile con me ed io sono stata malfidente.”

Sogo l'abbracciò dolcemente, stringendola al suo petto. Kagura era imbarazzata, non era mai stata tanto vicina ad un ragazzo, per di più con i vestiti bagnati che le aderivano così tanto al corpo.
“Senti, qui vicino c'è un posto dove possiamo stare al caldo finchè non finisce il temporale. Non devo guidare molto e quindi non è un problema arrivarci. Potresti anche asciugare i tuoi vestiti.”
Probabilmente si trattava di un bar o di qualche locale. La ragazza scosse la testa.
“Non ho soldi.”
“Offro io.”
“Non voglio essere un peso.”
“Non ti preoccupare, ci volevo andare lo stesso. Ma non mi fido a lasciarti qui in macchina da sola, potresti distruggerla. Tanto vale che venga anche tu.”
“Va bene.”

Sogo si rimise alla guida (dopo aver ovviamente allontanato il povero gatto che si trovava sotto all'auto su richiesta di Kagura) e dopo pochi minuti raggiunse una struttura bianca abbastanza grande. Sogo parcheggiò l'auto in un posto vicino all'ingresso.
La ragazza sbirciò l'insegna. Con l'ira che le montava dentro come la lava in un vulcano poco prima di un'eruzione si rivolse a Sogo.

“Tu, pezzo di deficiente, mi hai portato in un love hotel? un albergo ad ore? ”
“Cosa c'è di male?” chiese il ragazzo piuttosto stupito.
“Oh, niente, tranne il fatto che qui di solito la gente viene per fare sesso! Me l'ha detto Gin!”
“C'è una lavanderia a gettoni, ed in più costa poco. Se non ti va bene, puoi restare qui.”







NOTA: nella dicitura “love hotel” su wikipedia, ho trovato l'immagine esemplificativa di un love hotel... a Kabuki-cho :°°°D Kagura e Sogo non erano poi così distanti dall'Agenzia, dopotutto!

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Capitolo 3
*** Nei love hotel di solito si fa sesso. Di solito. ***


Un ringraziamento a coloro che mi hanno recensito *si compiace immotivatamente*. Siete troppo gentili, potete massacrare di più la mia storia.

*ATTENZIONE, CAPITOLO SMIELATO E PIUTTOSTO OOC*





Sotto il getto caldo della doccia, Kagura si stava chiedendo se quella era stata una buona idea. Insomma, era pur vero che adesso era al caldo e che aveva smesso di tremare e di starnutire, ma era altrettanto vero che aveva affidato i suoi vestiti ad un sadico per farli lavare ed asciugare.
Però era ingiusto trattare così Sogo. Lui era stato gentile. Aveva avuto mille occasioni per abbandonarla in mezzo alla strada e risparmiarsi un sacco di seccature.

Uscì dal bagno con addosso solo un asciugamano e trovò il ragazzo seduto sul letto con addosso una T-shirt nera ed una paio di jeans. Le porse una borsetta bianca di plastica con dentro degli indumenti.
“C'è un problema alla lavanderia, così ho fatto un salto per comprare dei vestiti asciutti. Spero ti vadano bene, sono andato un po' ad occhio.”
Era una vita che Kagura non aveva dei vestiti nuovi. Così come era mesi che non vedeva l'ombra di uno stipendio.
“Non dovevi, mi sarei rimessa quelli di prima!”
Lui si grattò la testa.
“Ehi, ti ho portato qui per stare asciutta. Se ti rimetti i vestiti di prima, tanto vale che torni in macchina a prendere freddo.”
Afferrò la sua divisa bagnata ed i vestiti di Kagura ed andò a stenderli in bagno.
Nel frattempo la ragazza tirò fuori dalla borsetta una maglia rossa di cotone molto attillata, con le spalline che si legavano dietro il collo e un paio di jeans neri a vita bassa.
Che bastardo, sembrano fatti per una zoccola.
Kagura li indossò e si specchiò in una specchiera accanto al letto.
La maglia le lasciava scoperto l'ombelico e le risaltava il seno, mentre i jeans le risaltavano il sedere. Tutto sommato era carina, forse anche sexy.


“Hey, sembri quasi una donna! Molto più quasi che donna.”

Sogo era uscito dal bagno e osservava Kagura appoggiato al muro.
“Ma che razza di vestiti hai comprato?” esclamò la ragazza, furiosa.
“I primi che ho trovato.” sogghignò lui in risposta. “Visto che pago io, posso scegliere, no?”
“Ma... ma... Sembro una prostituta, dannazione!”
“No, sembri una bambina che gioca a fare la donna matura con i vestiti della mamma o della sorella.”
Per Kagura fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
“Io SONO matura. Sono grande!”
Sogo scosse la testa, divertito.
“No, sei una bambina. Accidenti, potresti fare un sacco di cose da sola, invece non fai altro che correre da Gintoki e dirgli Gin, Gin, voglio questo, o Gin Gin, fai quest'altro.”

Le lacrime rotolavano senza sosta dalle guance di Kagura.

Furiosa, la ragazza corse verso Sogo con l'intenzione di prenderlo a pugni. Il ragazzo fu però più svelto: la prese per i polsi e la sbatté contro il muro.
“Non sei nemmeno capace di picchiarmi. Sei solo una mocciosa.”
“Non è vero!” protestò fiocamente Kagura.
“Allora dimostramelo.” E posò le labbra su quelle di Kagura.

La ragazza sgranò gli occhi. Cosa diamine stava facendo?

Mi da della bambina e poi mi bacia così, come se niente fosse? E' forse pazzo?

“Non ti capisco. Davvero. Dici tutto e il contrario di tutto. Prima sei gentile, poi scontroso, poi di nuovo gentile, poi mi prendi in giro e infine mi baci. Cosa vuoi da me?”

Sogo la lasciò andare e si sedette sul letto, fissando il pavimento.
“Non lo so. Ti odio. Ma quando ti metti a piangere non lo sopporto. E' come se dovessi farti smettere a tutti i costi. Ma non perché mi da fastidio. Perché mi fa stare male. Come prendersi a cazzotti da soli. E la cosa mi manda in bestia.”

Kagura sogghignò. “Non dirmi che ti sei innamorato di me.”
“Spero proprio di no. Sai, se proprio devo trovarmi una ragazza, spero almeno di poterci scopare insieme e non di dovergli scaldare il biberon.”

L'ha fatto di nuovo, è cambiato di nuovo. Ma ora ho capito perchè.

Kagura si avvicinò e si mise a cavalcioni del ragazzo. Prese il suo viso fra le mani e lo sollevò, costringendo Sogo a guardarla negli occhi.

Quanta tristezza e sofferenza.

“Da quanto?"
“Da quanto cosa, mocciosa?”
“Da quant'è che nessuno si preoccupa per te. Da quant'è che nessuno ti vuole bene?”
Sogo scacciò le mani di Kagura e tornò a fissare il pavimento.
“Non ho bisogno di queste cose! Sono un uomo.”
“No, sei bambino tanto quanto me. Fingi di essere freddo, che non ti importi di nulla e di nessuno. Perchè ti senti solo. Non vuoi mostrarti debole e quindi insisti nel trattare male chi ti si vuole avvicinare. Sei soltanto un moccioso che fa i capricci.”

Sogo fece per replicare, ma Kagura bloccò le sue proteste abbracciandolo e baciandolo. Il ragazzo rimase impietrito mentre lei lo guardava con i suoi occhioni blu, un sorriso dolcissimo sulle labbra e la sua mano che gli accarezzava i capelli.
Si strinse a lei, appoggiando la guancia contro la sua spalla. E, per la prima volta dopo tanto tempo, si mise a piangere.
All'inizio era solo una lacrima, poi venne fuori tutto il dolore dato dall'isolamento che si era procurato durante gli anni, il dolore per la morte della sorella ed infine la frustrazione di trovarsi a piangere fra le braccia che fino a qualche ora fa credeva di odiare, in quanto sua rivale.

Ma per tutto il tempo Kagura non aveva fatto altro che cullarlo e ogni tanto gli sussurrava che poteva sfogarsi quanto voleva.



Dopo quelle che sembravano ore, Sogo riuscì a ricomporsi.
“Hey, hai tutto il viso rovinato dalle lacrime.” Tentò di ironizzare.
“Ho un nome, sai? Kagura. KA-GU-RA. Non è difficile. E poi senti chi parla, sei un disastro.”
Sogo lanciò un'occhiata allo specchio. Aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli totalmente spettinati e il naso tutto rosso. Per di più, aveva bagnato la spalla di Kagura con tutte quelle lacrime.

Dovrei asciugarla.

E si rese finalmente conto che la ragazza era seduta sopra di lui, con le gambe leggermente strette alla sua vita.
Sogo arrossì furiosamente.






Nota: la vera love story fra Okita e Kagura http://29.media.tumblr.com/tumblr_lijqn475vh1qbmocno1_500.jpg :°D

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Capitolo 4
*** Ragazzi, è sempre meglio avere un preservativo nel portafoglio. ***


Nota: Ho un po' rimodellato questo capitolo dopo aver rivisto l'arco di Mitsuba (ç____________ç) Se c'è qualche errore, è colpa dei miei occhi offuscati dalle lacrime.




“Che cosa c'è ora?”
“Kagura...Ti dispiacerebbe alzarti?”
Per tutta risposta, Kagura gli si avvinghiò addosso.
“Che carino, hai detto il mio nomeeeeee!”

E' così dolce e calda.

“Anche io ho un nome. Sogo. SO-GO. Non è così difficile.”
Lei scoppiò a ridere.
“Non prendermi in giro facendomi il verso! Ma se vuoi che ti chiami col tuo nome, lo farò, Sogo.”
Lui sorrise.

Mi piace come dice il mio nome. Sembra fatto solo perchè lo pronunci lei.

“Ti dispiacerebbe ripetere il mio nome?”
“Cos'è, sei talmente scemo che non te lo ricordi? Sogo. SOgo. SoGO. SOGO. Sogooooo. SSSSSSSSSogo... Mhpf.”

Kagura venne interrotta dall'ennesimo bacio. Solo che questa volta non fu un semplice incontro fra labbra. La lingua di Sogo si muoveva lentamente e con dolcezza nella sua bocca mentre lui la stringeva contro di sé.
La ragazza infilò le mani sotto la maglietta di lui, per poter accarezzare gli addominali che ore di allenamento avevano reso duri come l'acciaio.

Ben presto entrambi si ritrovarono col fiato corto. I baci di Sogo si spostarono sul collo, mentre Kagura gli sfilava la maglietta di dosso.
La ragazza accarezzò le spalle di Sogo, i lombi, i pettorali. Per risposta, le dita del ragazzo risalirono la schiena di Kagura fino ad arrivare al collo, dove era allacciata la maglia.
Lei arròssì fino al midollo, ma gli concesse di procedere.

Senza più alcun sostegno, la maglia cadde in grembo ad Sogo, che scendeva ad occuparsi dei piccoli seni di Kagura.
Lei inarcò la schiena mentre lui usava la lingua e le dita per occuparsi stuzzicarle i capezzoli.

E' così bello. Non voglio che finisca. La amo

E' così bello. Non voglio che finisca. Lo amo

I due si accomodarono meglio sul letto. I baci di lui si spinsero fino al pube. Questa volta non aspettò nessun permesso e con dolcezza cominciò a sbottonare i pantaloni della ragazza.
Kagura ansimava con forza, un po' per l'eccitazione del momento e un po' per l'imbarazzo.
Sogo le aprì le cosce e prima che la ragazza potesse fiatare, cominciò baciare il suo sesso.
La ragazza si perse nel piacere che quel ragazzo, che sembrava essere fino a poche ore fa un disturbato mentale e che invece si era dimostrato solo un tenero ragazzo confuso e innamorato, le stava donando.


Sogo si staccò da lei solo dopo che ebbe un orgasmo. Era eccitato, ma sarebbe stato troppo avventato spingersi più in là. E non aveva nemmeno un preservativo con se. Si limitò a sdraiarsi di fianco a Kagura.
“Basta così?”
“Per oggi si.”
“Per oggi? Vuol dire che speri di trovarmi ancora sotto la pioggia, caricarmi in macchina e portarmi in un love hotel?”
“Più o meno.”


La coccolò dolcemente fino a che non si addormentò. Era bellissima mentre dormiva.
Era bello non pensare a nulla, mentre le dita scorrevano fra i suo capelli morbidi e setosi. Le cinse il fianco con la mano, sincronizzando il suo respiro con quello di lei. Non riusciva a smettere di sorridere.
Ma qualcosa si mosse nel suo stomaco.

Non sono abituato a tutto questo. Per anni ho tenuto tutto dentro e da quando è morta Mitsuba...
Non ho mai provato questa sensazione... Innamorarsi. E' così buffo. E' come se la volessi gonfiare di botte ed allo stesso tempo proteggerla con tutto me stesso.

Si passò una mano fra i capelli, confuso.

E se finissi per farle del male? E se la ferissi, anche involontariamente? In fondo è quello che ho fatto sempre. Ho rovinato la vita a mia sorella, impedendogli di sposarsi per la mia cocciutaggine. Faccio sempre preoccupare Kondo e faccio impazzire quel bastardo di Hijikata.

In quel momento, Kagura si rigirò nel sonno e finì per avvinghiarsi a Sogo con la stessa forza di un'anaconda.

No. Sorrise.
Lei è forte. Molto più forte di me. Sia sul piano fisico che psicologico. Casomai sono io che devo stare attento a non restare ferito. Anche fisicamente parlando.

Chiuse gli occhi. Per la prima volta, non gli fu necessario contare i cadaveri di Hijikata per addormentarsi.





Nota: “Era bello non pensare a nulla, mentre le dita scorrevano fra i suo capelli morbidi e setosi” è stato più forte di me, ma l'immagine che mi è piombata in mente mentre scrivevo questa frase era quella di Okita che steso sul letto accarezzava i capelli di Zur...ehm, Katsura.

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Capitolo 5
*** Può essere un bonsai il simbolo di un punto di svolta nella propria vita? ***


Kagura si svegliò quando il sole era già alto nel cielo. Accanto a lei c'era un vassoio con la colazione. Una colazione per cinque persone.
Almeno sa quanto mi piace mangiare.
Concluse fra sé e sé.


Si lanciò sul vassoio pochi secondi prima che Sogo entrasse nella stanza.
“Buongiorno, principessa delle dormiglione, sono le dieci della mattina.”
Un'espressione di puro orrore si formò sul viso della ragazza.

Le DIECI della MATTINA? Ho dormito per tutta la notte qui? Gin mi farà a pezzi, si sarà di sicuro accorto che sono uscita di casa.

Ingurgitò la colazione più in fretta che poteva, mentre Sogo la osservava attentamente.
Una volta sazia, si voltò a fissare il ragazzo.
“Cos'hai da guardare, mai vista una ragazza che mangia?”
“Oh, che mangia si, che mangia completamente nuda no.”
Kagura si infilò in fretta e furia sotto le lenzuola, mentre lui la raggiungeva gattonando sul letto. La baciò sulla fronte.
“Non capisco perché ti nasconda, non è nulla che non abbia già visto. Comunque i tuoi vestiti sono asciutti. Te li vado a prendere?”
“Si, grazie.”
“Te li vado a prendere solo se mi lasci guardare mentre ti rivesti.”
“Da quando sei un maniaco?”
“Da quando ti amo.”
Kagura intrecciò le braccia dietro il suo collo e lo attirò a se, concedendogli qualche bacio.
“Permesso accordato. Ma mi devi promettere di accompagnarmi subito a casa una volta rivestita.”
“Accidenti, sei peggio di un avvocato difensore quando si accorda sul patteggiamento. Va bene, accetto.”

I ciliegi erano stati rovinati dalla tempesta, notò Kagura quando ripassarono di fronte al parco dal quale era scappata di corsa.
Non si era salvato nemmeno un singolo fiore.
Era triste, ma con un sorriso si ritrovò a pensare che aveva fatto bene ad uscire per ammirarli. Non aveva solo visto quegli splendidi boccioli, ne aveva trovato anche uno da tenere tutto per se.

“Siamo arrivati.”
Sogo scese dall'auto e fece il giro per aprire la porta a Kagura. Lei lo ringraziò con un bacio.
“Quando ci vedremo ancora?”
Lui le allungò un bigliettino con il suo numero del cellulare.
“Quando vuoi. Spero non ti dispiaccia, ma per caso potrei passare di qui qualche volta e sentire un'improvvisa mancanza di voglia di lavorare. Se volessi passare un po' di tempo con te, mi ospiteresti?”
“Quando vuoi.”
“Perfetto. Ora scusami, ma devo andare a farmi cazziare da Hijikata. Spero che prima o poi muoia.”
Kagura rise e rimase a guardarlo fino a che non svoltò per una strada laterale.
Corse dentro casa, poiché non poteva restare oltre sotto il sole.

Gintoki, Shinpachi e Sadaharu erano in casa. Gin stava sbraitando al telefono e Shinpachi stava facendo dei segni su una mappa.
“Dovete averla vista da qualche parte, insomma, è una piccola peste con manie distruttive! E' difficile non not... Oh.” Gintoki rimase a fissarla, la cornetta appoggiata sull'orecchio e lo sguardo... beh, il solito sguardo da pesce lesso.
Sadaharu le saltò addosso nello momento in cui Shinpachi si alzò per correrle incontro. Il ragazzo finì schiacciato sotto le zampe del gigantesco cane.
“Ahahhahaha, dai, basta leccarmi Sadaharu, mi fai il solletico!” Rise felice Kagura.
“Hai idea di quanto fossimo preoccupati? Insomma, ti avevo detto di non uscire con quel tempo!”
“Scusa Gin, ho trovato un'amica per strada e sono andata la lei. Mi sono dimenticata di avvisare.”
“Un'amica... quindi non c'entra nulla il fatto che sei stata scaricata qui da un'auto della Shinsegumi? Dimmi almeno che non hai combinato casini.”
La ragazza arrossì fino alla punta dei capelli.
“Non ho fatto niente, davvero. Mi hanno dato solo un passaggio fino a casa.”
Gintoki sorrise con l'aria di chi la sa lunga.
“Ah, i giovani... comunque ho una cosa per te.”
Si abbassò dietro la scrivania e riapparve con in mano una bellissima piantina bonsai. Un ciliegio bonsai.
“Visto che sei scappata per vedere i ciliegi, o almeno così sembra, ho pensato di regalartene uno tutto per te. Sei in grado di prendertene cura?”
Il ciliegio aveva un solo bocciolo.
“Dicono che per farle crescere bene, le piante debbano avere un nome.”

Kagura sorrise.
“Non ti preoccupare, ne ho già uno in mente...”
Gintoki sospirò, grattandosi la testa.
“Ah, l'amore...”







Note: EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! GIOIA, TRIPUDIO! E' LA FF PIU' LUNGA CHE ABBIA MAI SCRITTO! Offro da bere a tutti! BARISTA, DACCI DENTRO COL LATTE ALLA FRAGOLAAAAA! Anzi no, ritiro. Non ho abbastanza soldi. E wow comunque, anche se non ho indugiato sul sesso. E' quello che fa vendere. In ogni caso, il conto del brindisi lo lascio a voi *fugge verso nuovi lidi*


Non so se ve ne siete accorti, sono un po' fissata con i cilegi.

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