La danza delle lame sanguinarie di Ella_Sella_Lella (/viewuser.php?uid=61765)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo di una insesata storia d'amore, che non lo sembra per niente ***
Capitolo 2: *** Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori ***
Capitolo 3: *** Quella pazza, pazza, cosa dell'amore ***
Capitolo 4: *** Congiura fra Streghe ***
Capitolo 1 *** Prologo di una insesata storia d'amore, che non lo sembra per niente ***
La danza delle lame sanguinarie
Titolo:
La danza delle lame
sanguinarie
Titolo del Capitolo: Prologo
di una insensata storia d’amore, che non lo
sembra per niente.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Nuovi personaggi, Sherman, Mark, Malcom, Clarisse
La Rue,
Chris Rodriguez, Annabeth Chase.
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, OOC
Conteggio Parole: 1666
Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
I personaggi di Malcom, Sherman
e Mark appartengono a RR (Come Chris, Clarisse, Annabeth, Percy, ecc
…). Lo
dico perché non sono conosciuti. I
cognomi
gli ho inventati io.
3.
Gli dei minori e le
personificazioni ottengono le proprie cabine dopo la guerra, dunque gli
abitanti di queste gli ho inventati io.
4.
Fate attenzione a qualche nome e
cognome, alcuni diciamo non sono lì buttati a caso.
5.
Questo è un mio personale
spin-off dopo l’ultimo libro di PJ e non prende niente dalla saga
di JG, magari
potrei sfruttare qualche personaggio.
6.
Non ne sono entusiasta
7.
Questa storia è stata ispirata
dal Decalogo dell’Amore Cortese e crediateci o meno ci
sarà in questa ff. Che
parla d’amore e di guerra.
8.
L’odio di Sherman verso Chris è
solo una conseguenza di una gelosia fraterna eccessivamente
amplificata. (Mark
e Sherman sono, come dire, i peggiori della cabina di Ares, visto che
quando i
suoi fratelli rubano il carro di Ares, sia lei sia Percy pensano
immediatamente
a loro, per farvi un’idea. Erano innocenti comunque)
9.
Tipica espressione
che RR fa usare ai suoi personaggi (o comunque molto in voga nelle ff
americane) è : Ma che Ade? O per l’Ade
…, Cose con Ade, inteso
più come Averno, tartaro ecc … Io
ho
lasciato dire ma che Pandora … Perché la odio e
penso sia stupida.
Buona
lettura
*
“Non
v'è più bellezza se
non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo
può essere
un capolavoro.”
[F.T.
Marinetti Il Manifesto del
Futurismo]
Sherman
Wintchester non era affatto una brava persona, era
un fiero e animalesco figlio di Ares, che trovava nella guerra e nella
lotta il
suo unico amore ed aveva anche leggere manie sadiche, perché
provava un certo
gusto nel vedere la gente soffrire, particolarmente quando agonizzava a
terra
dopo un forte scontro. Il gusto era maggiore quando il suddetto
soggetto era il
suo fratellastro Mark Seller, nel quale Sherman riconosceva
l’unico rivale a
suo pari, poi c’era Clarisse, la sorellastra, che neanche sotto
costrizione avrebbe
ammesso che era anche più forte di lui e Malcom Sullyvan, un
figlio d’Atena dal
profilo basso come soggetto ed egregio in combattimento.
La
vita di Sherman era drasticamente cambiata dopo la
Seconda Guerra dei Titani. Perché si decise che anche gli Dei
Minori
meritassero una cabina propria e che tutti i mezzosangue venissero
riconosciuti,
così aveva conosciuto Sire Zwietracht, una ragazza di origine
tedesca, figlia
della dea Eris. Una ragazzetta dal sorriso smaliziato, gli occhi furbi
di un
verde scuro, la pelle chiara come solo una persona della sua etnia
poteva e i
capelli neri come il carbone, colore insolito per una tedesca, ma non per una figlia di Eris. E tutto
sommato la sua conoscenza non gli era dispiaciuta neanche un po’,
in effetti
neanche a Mark, che aveva trovato nel fratellastro di Sire, Reece
Crafty in un
degno avversario in scherzi crudeli, sia chiaro non le burle da figli
di Ermes,
ma pesanti doli da figli di Ares contro figli di Eris.
Malcom
Sullyvan era, praticamente, divenuto la mammina
della casa di Atena, non era il capo perché non si riteneva
capace di
amministrare tutti, almeno non in guerra, perché nel mandare
avanti quella casa
era totalmente perfetto. Annabeth il capo su carta, e di fatto negli
scontri,
senza Malcom sarebbe impazzita, per questo era fortemente grata a quel
ragazzo
che cucinava, puliva, tesseva e non perdeva mai il controllo, se non
con i
figli di Eris, gli Areside Mark e Sherman ed il capo della, novella,
casa di
Nike, Amy Shine, ma il controllo che perdeva davanti a lei era
completamente
diverso rispetto agli altri, davanti a lei sudava, le guance si
arrossavano,
gli occhi grigi non riuscivano a guardarla negli occhi per più
di dieci secondi
e gli si formavano continui groppi alla gola.
Era
innamorato, aveva ipotizzato qualche suo fratellastro,
di Amy e la cosa lo stupiva molto. L’amore era irrazionale e
stupido, lo aveva
sempre pensato, eppure quella figlia di Nike aveva la capacità
di renderlo
stupido. Spesso passava le ore a fissarla ed una volta l’aveva
anche
raffigurata in una tela, aveva pensato
di bruciarla, ma questa era scomparsa, probabilmente qualcuno della
casa di
Ermes doveva averla rubato, Malcom aveva vivamente sperato che nessuno
la
vedesse, in particolare i figli di Ares ed Amy.
Per
completare il quadretto c’era Becky Justfight una
figlia di Enio, dea della Guerra Giusta, con il comportamento pacato,
che
passava le sue giornate solo con John Warlike, il suo fratellastro e
capo della
sua cabina. Peccato che erano solo in due, Enio non amava molto gli
umani, era
risaputo, era il suo modo di essere, ma si era mostrata incredibilmente
materna
con loro l’unica volta che aveva trasgredito le regole per
incontrarli, si
vedeva che si sforzava di essere gentile, ma Becky l’aveva visto
nei suoi occhi
quell’amore che rende ogni donna dolce, l’amore materno.
Gli
interessi di Becky non erano molti, amava tirare di
giavellotto ed era brava nella guerra dei gladiatori, peccato che
nessun
ragazzo volesse sfidarsi con lei, per il semplice fatto che pensavano
fosse una
ragazzetta così, non tanto capace di combattere al contrario di
come era lei.
Però era una ragazza dolce, ma per scoprirlo dovevi riuscire ad
intrattenere
una conversazione con lei che durasse due minuti ed a parte il
fratellastro
c’era riuscita solo una figlia di Nike, di nome Victoria
Pemenang, una poco più
che bambina con l’assoluta presunzione di vincere sempre e forse
era vero.
*
Malcom
quella mattina era all’armeria alla ricerca di una
nuova spada, visto che la precedente era finita spezzata da Mark e
Sherman, mentre
cercava tra le lame argentee una nuova, aveva intravisto una ragazza
che seduta
sul bancone si passava tra le mani la punta di una lancia,
probabilmente opera
di un figlio d’Efesto, visto tutti i ghirigori disegnatici sopra.
Lei alzò
appena gli occhi, erano castani come la corteccia di una quercia e le labbra lucidate di un rosso ciliegia,
accennò appena un sorriso, prima di riconcentrarsi sulla lama, la frangia bruna continuava a cadere sul naso
e a coprire gli occhi, Malcom era rimasto a fissarla. Era carina.
“Le
vuoi scattare una foto Malcom?” chiese Mark entrando
nell’armeria con un ghigno
sornione, il figlio d’Atena arrossì violentemente, la
ragazza guardò Mark come
fosse un alieno ed alla fine non espresse pareri, riconcentrandosi
sulla punta.
Il figlio di Ares si era avvicinato, tentando di cimentarsi in una
camminata
fascinosa, fallendo totalmente, visto che era apparso più come
un satiro zoppo,
il che sotto la maschera pacata, aveva fatto sghignazzare la ragazza.
Mark urtò
anche il piede sul bancone dell’armeria, nel tentativo di
presentarsi alla
ragazza in modo licenzioso, risultando maggiormente patetico, avendo
poi
trattenuto a stesso in greco un invocazione al Divino Padre dei numi.
“Mark,
ardente figlio di Ares” riuscì finalmente lui in una
presentazione decente,
ghignando beffardo, “Rebecca …” rispose la ragazza
monotonica, sollevando
appena gli occhi dalla lama scintillante.
A
quella scena Malcom aveva cercato di trattenere una
risata, che se fosse scappata, lo avrebbe costretto a partecipare ad un
duello
corpo a corpo, il figlio di Ares gli aveva lanciato uno sguardo carico
d’odio e
poi era andato via abbastanza alterato, per non aver concluso nulla.
“Non farci
caso …” cominciò Malcom, accennando un sorriso alla
ragazza, che non lo
guardava neanche, era così rapita dalla lama, “Credo che
abbia ricevuto così
tante botte in testa da averlo reso stupido, più stupido”
enunciò alla
fine, con una certa insicurezza nella voce, Rebecca si lasciò
sfuggire un
sorriso, che a Malcom non passò inosservato. “Io sono
Malcom Sullyvan, un
figlio di Atena occhio azzurro” si presentò con
franchezza, allungando una mano
verso la ragazza, Rebecca abbandonò la lama sul bancone
dell’armeria dove era ancora
seduta, strinse la mano per risposta e si presentò a sua volta:
“Becky
Justicefight, figlia di Enio la giusta” con un sorriso orgoglioso.
*
“Medicare
voi figli di Ares è incredibilmente divertente”
aveva esclamato fulgida Sire, mentre premeva dell’ovatta sul
labbro spaccato di
Sherman, che continuava a lamentarsi della sconfitta, meglio detta
totale
batosta, ricevuta dalla sorellastra. “Io sono più forte di
lei” ringhiò lui,
ancora arrabbiato, rivivendo nella sua testa i colpi sferrati da
Clarisse, “Si
e io sono Era” rispose sarcastica Sire, pigiando più forte
l’ovatta imbevuta
d’alcool, bruciò parecchio e Sherman lo lasciò
trafelare in modo evidente, il
che fece molto ridere Sire, il sadismo era qualcosa che avevano in
comune.
“Così stupido Arside, la prossima volta, non sfiorerai con
un dito Rodriguez”
bisbigliò velenosa la Eriseide, continuando a premere
l’ovatta, il ragazzo
ringhiò, odiava quel figlio di Ermes con tutto se stesso, era un
odio quasi
viscerale, un odio fraterno. “Fatto ciò vado ad allenarmi
… Reece mi aspetta”
enunciò la ragazza abbandonato l’infermeria per andare ad
allenarsi,
Sherman continuò a tenere gli occhi
incollati sulla sua schiena della ragazza ed anche quando questa fu
scomparsa,
continuò a fissare l’uscio.
“Ti
piace, vero?” qualcuno gli chiese, una voce
cristallina, si voltò trovando una ragazza dalla pelle bruna e
crespi capelli
neri, era seduta su un letto e
continuava a fare movimenti circolari con il polso sinistro, avvolto in
una
fasciatura ingiallita e macchiata i sangue rappreso.“Cosa Pandora
dici?”
chiese stizzito lui, “Sono un figlio di Ares, non perdo tempo con
queste
cose” sibilò lui, accompagnando il tutto con un
eloquente sguardo trucido ,
la ragazza trattenne uno sbuffò, unendoci la tipica espressione
di chi la
sapeva lunga su queste cose, “ E non fare quello sguardo!”
aggiunse lui,
riducendo gli occhi in fessure, la ragazza smise di far roteare il
polso,
accavallò le gambe e sorrise comprensiva, poi aggiunse:
“Che Eros sia
con te” con voce languida, il ragazzo sbuffò,
costringendosi a non attaccarla,
altrimenti l’avrebbe uccisa, probabilmente, era certo che a
nessuno sarebbe
mancata, riconosceva a pelle le persone insopportabili come Jackson o
Rodriguez, certamente anche lei, ma Chirone aveva detto che non doveva
più, quasi,
uccidere altre persone al campo.
“Chi
ti ha spaccato il labbro?” chiese lei, Sherman non
rispose, Clarisse era la più forte, ma si vergognava ad
ammettere che le aveva
prese dalla sua sorellina, di pochi mesi, più piccola,
“Indovino: La Rue?”
chiese la ragazza, cimentandosi in un accento francese totalmente
sbagliato,
Sherman sbuffò, colpito e affondato. “È forte
… Ho perso anch’io contro di lei”
enunciò la ragazza, guardando il polso fasciato, aveva usato un
tono di
scherno, per se stessa, come se il fatto che avesse perso andasse
colpevolizzato e così sarebbe stato per Sherman se la persona
che parlava non
fosse stata una ragazzina e l’altra Clarisse. “Lo dici come
se tu non perdessi
mai” biascicò lui,
“Perché è così”
rispose divertita lei, con una voce lieta, Sherman sollevò un
sopracciglio, una
figlia di Nike, si capiva, il suo difetto fatale trapelava da tutti i
pori: il
vizio di non prendere mai niente sul serio, essendo sempre prese
dall’assoluta
consapevolezza di vincere in ogni caso, ma non era così, almeno non sempre. “Per inciso, la guerra
è il
mio unico amore!” precisò
alla fine
Sherman, riprendendo il discorso iniziale con la figlia, “Topos
da
figlio di Ares” esclamò lei satirica . Alla fine il figlio
di Ares lasciò
perdere la ragazza e decise di andare via, per cercare Mark,
sicuramente
l’avrebbe trovato a farsi scherzi continui con Reece o forse avrebbe trovato i due che avevano unito le
forze per combattere gli Stoll. “Ragazzi …”
biascicò la figlia di Nike,
battendo le dita affusolate sulla coscia, prima di meditare cosa
avrebbe fatto
lei.
“Molto
si miete in guerra, ma il raccolto è sempre scarsissimo”
[O.Flacco]
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Capitolo 2 *** Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori ***
La danza delle lame sanguinarie
Titolo:
La danza delle lame
sanguinarie
Titolo del Capitolo: Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’
tutti (Troppi per essere scritti)
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if, OOC
Conteggio Parole: 2287
Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
Dedico questo
capitolo solo ed esclusivamente a Piccolalettrice, perché si
ricordava di
questa ff, mentre io stessa l’avevo rimossa.
3.
Phobos e Deimos
non amano Clarisse (E neanche Percy). E se lei vi sembra troppo
sdolcinata con
Chris, leggetevi il quarto libro, lei è esattamente.
Buona
lettura
“Non
esistono grandi guerre, la guerra non fa grande
nessuno”
[Anonimo]
La
caccia alla
bandiera elettrizzava totalmente Sherman, significava poter attaccare e
ferire
con tanto di giustificazione. Non stava nelle pelle. Sentiva tutti i
brividi
lungo la schiena. L’adrenalina era alle stelle. Poi la cosa che
gli dava
maggiore soddisfazione era che la cabina
21(La
cabina di Eris) era
finita con i figli di Atena
che con i figli di Ares, sfortunatamente la 17 invece era con loro.
Quindi
Sherman non riusciva a fare a meno a pensare che si sarebbe potuto
scontrare
contro Sire, peccato che Clarisse gli avesse affibbiato di tenere
d’occhio una
novella figlia di Nike(della
cabina 11) di
quattordici anni appena che si
chiamava Victoria. “Cosa dobbiamo fare qui?” chiese, per
l’ennesima volta
Vicky, mentre erano acquattati dietro un cespuglio per sorveglia e
Sherman già
odiava dover sorvegliare e non combattere direttamente, la presenza di
quella
figlia di Vittoria non poteva che
rendere la cosa peggiore. Era vero che Ares e Nike erano buoni compagni
di
guerra, visto che la titanide era sempre compagna di lotta del dio
della
guerra, ma lui come figlio di Ares non riusciva a sopportare i figli di
Nike, e
neanche quelli di Atena o di qualunque altra casa che non fosse la sua
o quella
di Eris, particolarmente la leader Amy Shine, la ragazza
dell’infermeria, e
quell’irritante appena poco
più che
bambina. Sherman non rispose. La ragazzina risistemò meglio la
zazzera castana
che si ritrovava per capelli e pose nuovamente la domanda, “Per
la seicentesima
volta, facciamo un appostamento” biascicò irritato
Sherman. Erano rimasti
ancora acquattati dietro le sterpaglie, quando Vicky aveva cominciato a
parlare
di quanto fosse noioso stare lì e di quando volesse combattere e
Sherman non
poteva sentirla ulteriormente, perché altrimenti avrebbe violato
gli ordini di
Clarisse e si sarebbe lanciato con furia cieca nella lotta, quindi alla
fine
aveva sibilato acido: “Per l’Averno, la bocca non la chiudi
mai?”, la ragazzina
si mostrò offesa, facendo anche tremare il labbro inferiore
della bocca.
Chris
Rodriguez
passava di là, assieme a Katie Gardner che con la spada tesa si
guardava
circospetta. “Adesso …” urlò Sherma e Vicky
scattò insieme a lui contro i due,
ovviamente Sherman non si fece problemi ad attaccare il figlio di
Hermes e a
fargli male, incurante di quanto Clarisse ne avrebbe fatto a lui, Victoria cominciò a duellare con la
figlia di
Demetra, perse anche se questa non era una grande combattente, Vicky
era ancora
alla prime armi come guerriera, cosa che la demoralizzò
eccessivamente. Katie
si lanciò su Sherman, che la mandò atterra con una
semplice gomitata, perché
per Sherman contava solo fare male a Chirs. Viky aveva aiutato Katie a
rialzarsi ed aveva commentato con lei l’eccessiva violenza di
quel figlio di
Ares, tant’è che alla fine l’avevano dovuto fermare
entrambe, guadagnandoci una
un epistassi e l’altra un occhio nero.
“Questo è sabotaggio!” urlò Sherman,
prima che una dolente Katie l’aveva
avvolto in sterpaglie che lo aveva immobilizzato, “Si lo
è” aveva urlato la
figlia di Demetra, con le mani sul naso per cercare di fermare
l’epistassi,
Vicky che si massaggiava l’occhio dolente e Chirs a terra che
tentava di
rialzarsi percosso e ferito. “Violento il tipo” aveva
esclamato la figlia di
Nike, guardando il ragazzo avvolto nell’erba.
*
La
caccia alla
bandiera, era stata vinta dai figli di Ares. Clarisse non era una
grande
stratega, ma essere in squadra con i figli di Nike e di Enio
l’aveva portata a
vincere. Lei si era occupata di Percy, John Warlike si era affrontato
con
Annabeth, suo grande sogno, mentre Amy si era avvicinata alla bandiera
e
l’aveva presa, con la sfacciata fortuna che sua madre la dea
della Vittoria le
aveva donato. E così Clarisse era stata ancora una volta eletta
come la miglior
combattente del campo mezzosangue, Percy Jackson aveva deciso di non
rimembrare
al mondo che lui era effettivamente il miglior spadaccino da secoli, perché non gli dispiaceva vedere Clarisse
d’umore ottima, cosa che non capitava spesso dalla dipartita di
Silena, purché
non cominciasse a vantarsi eccessivamente, cosa che infatti non accade,
ma
sarebbe accaduta se Chris non fosse finito in
infermeria con gravi contusioni, per colpa di Sherman, che
sarebbe stato
certamente picchiato poi dalla sorellastra, ma che era stato colto da
un
eritema che si era espanso per tutto il corpo, causato da un prolungato
contatto con una pianta di cui era allergico.
Vicky
era andato a
trovarlo per sapere come stava, con due suoi cugini, Nasilje una ragazza robusta per metà croata,
figlia
di Bia, ed Eustaquio, un catalano figlio di Cratos. Bia e Cratos erano
da
sempre assieme a Nike ed altri malevoli spiriti i compagni di Ares in
guerra.
“Come stai Sherman?” chiese Vicky, il ragazzo decise di
ignorare
deliberatamente la domanda, preferendo continuare a fare ciò che
stava facendo,
grattarsi l’eritema, che si stava espandendo sul suo corpo con
macchie
rossastre, “Credo di no, Vic.”bisbigliò Nasilje,
prima di andare via assieme a Eustaquio
perché avevano preso l’incarico di arrostire il maiale,
pattuito per la festa.
Victoria era rimasta con Sherman, per assicurarsi che stesse bene. Il
ragazzo,
anche in termini poco carini, l’aveva invitata più volte
ad andare a cambiarsi,
magari per la classica festa con maiale arrostito che si faceva per
celebrare
la vittoria ottenuta nella caccia alla bandiera. “No, mi sento in
colpa, se
fossi stata più brava, quella figlia di Demetra non ti avrebbe
reso un involtino
primavera” aveva detto la figlia di Nike, sedendosi sul borde del
letto, gli
sorrise dolce, “Dovresti sentirti in colpa per essere andata
contro di me”
ringhiò quello per sua risposta, Vicky decise di non fargli
notare che lui le
aveva fatto un occhio nero ed aveva quasi uccido Chris Rodriguez, ma
solo perché
non stava bene; Sorrise di nuovo. Sherman la guardò in malo
modo, se lo sentiva
che di quella ragazza non si sarebbe liberato facilmente, si era girato
dall’altro lato senza smettere di grattarsi, guardando Clarisse
che a qualche
letto più in là, in modo impacciato, cercava di
somministrare dell’ambrosia
mielosa al suo ragazzo con delle cucchiaiate.
“Non
sei obbligata a
farlo!” aveva detto Chris, mentre Clarisse cercava di dosare bene
l’ambrosia per
il fidanzato, “No, tranquillo. Non mi crea problemi” aveva detto lei prima di avvicinare al volto
del ragazzo un cucchiaio pieno
d’ambrosia, sorrise forzata, essere gentile non le veniva davvero
per niente
bene, ma per Chris era anche pronta a fustigare la sua essenza
violenta. Il
ragazzo prese l’ambrosia, regalando a Clarisse un sorriso che gli
fece
sciogliere il cuore, verso un altro po’ di ambrosia, che fece
ingurgitare al
fidanzato. “Sei stucchevole …” biascicò
Sherman sotto lo sguardo di disappunto della piccola Victoria, Clarisse
assottigliò lo sguardo, riducendo gli occhi in fessure, ma non
aveva espresso
commenti, “Penso di odiare seriamente Sherman”
bisbigliò Chris, Clarisse gli
sorrise, “Non oso immaginare che direbbero Deimos e Phobos se ti
vedessero ora”
aggiunse Sherman, per far arrabbiare maggiormente Clarisse,
perché quei due
avrebbero detto che in quella situazione era l’ideale,
perché Clarisse come
donna avrebbe dovuto servire ed aiutare il suo uomo, cosa che faceva
molto
infuriare la suddetta figlia di Ares, così rispose: “Non
oso immaginare cosa
direbbero di te, che ti sei lasciato attorcigliare come un involtino da
una
figlia di Demetra ”, Sherman infuriato si rigirò
dall’altro lato, ritrovando
Vicky che sorrideva sorniona.
*
Sire
non aveva preso
seriamente in considerazione uno dei gemelli Stoll finché quel
giorno durante
la caccia alla bandiera non l’aveva salvata da un gruppo di figli
d’Apollo che
dubitava avrebbero potuto farle del male.
Ma le era piaciuto quel Connor, occhi chiari, una zazzera
intesta ed
un’irresistibile sorriso malizioso. I figli di Ermes erano
maliziosi e burloni,
di certo non perfidi come i figli di Eris, ma un gemellaggio non le
sarebbe
dispiaciuto. Era nella sua stanza, che continuava a provarsi abiti
carini, di
un cachi pallido, mentre le sue compagne di stanza gli davano consigli
di tutti
i generi, particolarmente velenosi, come che ogni abito che indossasse
le
facesse sembrare il sedere grande come un cocomero,
cosa che faceva abbastanza infuriare la
figlia di Eris. “Ma perché ti metti così in tiro,
Sherman ha già una cotta per te”
esclamò una sua sorellastra, Sire la guardò dal riflesso
dello specchio,
“Sherman? Sherman Whintchester?” chiese sbigottita, Sherman aveva una cotta per lei? Non credo
poteva
esserci blasfemia maggiore, “Scherzate vero? Sherman e Mark non
pensano alle
ragazze!” urlò Sire, Sherman non poteva avere una cotta
per lei, non era nello
stile di Sherman, insomma la prima volta che l’aveva conosciuto
gli aveva quasi
spezzato il polso perché era entrata di nascosto nella casa dei
figli di Ares,
che poi l’aveva fatto solo per scappare a qualche inviperita
figlia di
Afrodite, dettasi Drew. Sherman
considerava le ragazze allo stesso modo dei ragazzi, non aveva mai
pensato alle
ragazze come effettivamente erano, l’unica differenza è
che le considerava
incapaci nella lotta, ad eccezione di Clarisse, e magari più
intelligenti,
anche se Sherman probabilmente non l’avrebbe mai ammesso, ma Sire
lo percepiva
quanto la considerava sveglia.
“O
miei dei, ma sei
cieca?” chiese sempre quella, “Quel ragazzo è pazzo
di te!” le disse sempre una
sua sorellastra, Sire continuò a guardarsi allo specchio, notando che effettivamente quell’abito
cachi
la rendeva una specie di insaccato, chiaramente così conciata
non sarebbe
piaciuta a Connor, perché l’unica cosa che gli importava
era apparire carina
davanti a quel figlio di Ermes, perché se Sherman
ipoteticamente, sempre
ipoteticamente, poteva essere interessato a lei, di certo lei non
lo era,
Sherman non gli diceva niente in quel senso, era un bel ragazzo ed era
suo
amico, punto. “Allora il punto è che a me non
piace lui” esclamò alla
fine, sfilandosi il vestito e cercandone un altro, alla fine
indossò un osceno
abito a palloncino di un verde smeraldo, che non la faceva sembrare un
salame
appeso. “Quindi ti interessa Stoll?” chiese la sorellastra
che aveva parlato
prima, Sire non rispose, continuando a rimirarsi allo specchio,
“Povero Connor,
aveva una faccia carina!” esclamò un’altra sua
sorella, precisando poi perché
aveva usato l’imperfetto, perché
dopo
che Sherman l’avrebbe scoperto, avrebbe probabilmente ridotto la
faccia di Connor
a qualcosa di inguardabile, visti i suoi ormai famosi attacchi di
violenza.
Sire trattenne commenti, decidendo di andare via, magari a parlare un
po’ con
Reece, perché era davvero l’unica persona con cui a volte
riusciva a
relazionarsi. Reece era fuori che “giocava” con Mark
a fare la lotta ed
usavano bastoni al posto delle spade e sembravano due bambini estasiati
da un
gioco stupido. “Wow” enunciò il figlio di Ares
aggrottando le sopraciglia, dopo
aver guardato l’abito di Sire, forse non troppo convinto del
verso emesso, Sire
gli regalò un gelido sguardo per intimargli di restare in
silenzio, “Devo
parlarti Reece!” proferì alla fine la ragazza,chiedendo al
fratellastro di
rientrare, quello annui, lanciò il bastone a Mark ed
entrò in casa.
*
Rebecca
si sedé sul
tavolo che avevano allestito all’interno della casa lei e il
fratellastro,
prese un foglio e cominciò a scarabocchiarci su. Di tanto in
tanto la penna
prendeva una strada per conto suo, più che altro dettata dal
subconscio di lei,
e scriveva un particolare nome maschile, che poi subito cancellava di
fretta. Mark.
O si quel Mark, Seller per precisare, il
figlio di Ares con un quoziente intellettivo inferiore alla temperatura
in Siberia,
ma le piaceva, be le piacevano tutti i figli di Ares e lui era
l’unico che
conoscesse e le desse confidenza. Le piacevano i figli di Ares
perché erano
violenti, feroci e selvaggi, nella vita e nella guerra, non che la cosa
la
sorprendesse tra Ares ed Enio c’era, come avrebbe detto Malcom
che era divenuto
di recente suo amico, chimica. Ed era dannatamente certa che
anche tra
lei e Mark c’era chimica, il problema era avvicinarsi da sola e
provargli a
parlare in modo serio, visto che era stata con lui tutto il giorno per
la
caccia alla bandiere ed assieme ai due Stoll non aveva fatto altro che
progettare qualche assurdo scherzetto da fare al capo della cabina di
Eris.
“Non
vai alla festa?”
le chiese John accarezzandole i capelli scuri, “Non penso.
Tu?” rispose di
malavoglia Becky, John sorrise poi rispose: “Certo, dopo aver
fronteggiato
Annabeth Chase ed aver pareggiato con lei, mi sento un Dio!” il
suo tono era
quasi esaltato, “Attento la vanità è da secoli il
difetto fatale di tutti i
semidei!” bisbigliò Becky, con un sorriso neutro. Chi sa
qual’era il loro
difetto fatale? Becky se lo chiedeva sempre, aveva cominciato a pensare
che
magari era l’eccessivo ardore in guerra o l’assoluta
convinzione di essere
sempre nel giusto, cosa molto probabile visto che erano figli della Dea
della
Guerra Giusta, sempre se la guerra poteva essere considerata giusta.
“Va a
metterti qualcosa di carino che andiamo a mangiare maiale arrostito,
siamo
parte della squadra vincente!” esclamò John arruffandole i
capelli, lei rise,
“Va bene!” enunciò sbuffante poi, accartocciando il
foglio con il nome di Mark,
si alzò dalla sedia e si diresse nella sua stanza, per trovare
qualcosa di
spartano da mettersi. Ci impiegò un po’ per vestirsi,
voleva qualcosa poco
vistoso, ma contemporaneamente voleva apparire agli occhi di Mark, ma
con i
suoi vestiti di certo non sarebbe stato affatto facile, aveva anche
ipotizzato
di chiamare Malcom e farsi prestare qualcosa dalle sue sorelle o farsi
cucire
qualcosa direttamente da lui, poi aveva trovato quel vestito grigio con
il
taglio impero e la gonna a mezza coscia, niente di troppo appariscente
ed aveva
indossato le scarpe da tennis bianco acido. “Andiamo?”
chiese John porgendoli il
gomito, la ragazza lo prese radiosa e si diressero insieme alla pianura
dove
sapevano ci sarebbe stata la festa e da dove già proveniva una
flagranza da
acquolina in bocca, maiale arrostito.
“Si
sta come,
d’autunno , sugli alberi, le foglie”
[G.Ungaretti]
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Capitolo 3 *** Quella pazza, pazza, cosa dell'amore ***
La danza delle lame sanguinarie
Titolo:
La danza delle lame
sanguinarie
Titolo del Capitolo: Quella pazza, pazza, cosa dell’amore
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, ooc
Conteggio Parole: 1416
Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
Il titolo si rifà ad una frase
di un film d’animazione che ho visto nelle 15 ore e mezzo di volo Brisbane-Dubai, in cui ho praticamente visto
tutto.
3.
Diciamo che è un capitolo corto,
ma abbastanza utile.
4.
Avevo promesso che sarebbe
emerso Mark e l’ho fatto
5.
Come sempre lo dedico a Piccolalettrice.
(6.
Ringrazio chi legge-segue-preferisce)
Buona
lettura
“I
bambini
giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra”
[B.Brecht]
La festa era
stata tranquilla. John aveva pensato
di invitare a ballare Annabeth Chase, ma questa aveva ballato tutta la
sera con
il suo ragazzo, come era logico, aveva pensato allora di invitare Katie
Gardner
ma questa aveva trovato prioritario litigare con Travis Stoll per un
vecchio
scherzo che non riusciva ancora ad andargli giù, il fatto che
lui avesse
attaccato coniglietti di cioccolata sul tetto della casa di Dementra.
Così alla
fine si era ritrovato a cimentarsi in una danza tradizionale greca con
Amy, sotto
lo sguardo mortificato di Malcom che era seduto accanto a Becky, che
non aveva
scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman
e Mark
continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che
continuava a
pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del
fratellastro.
Guardami, guardami. Pregava
silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei, era sempre
così fredda,
probabilmente Mark dopo aver avuto poco successo con lei la prima volta
aveva
pensato che fosse una ragazzetta frigida. “Sbaglio o manca Connor
Stoll?”
chiese Malcom dopo aver dato uno sguardo
a tutti, “In effetti …” biascicò Rebecca che
non era affatto interessata a dove
fosse il figlio di Ermes citato, anche se uno come Connor Stoll era
meglio se
non lo perdevi mai di vista; “Vuoi ballare?” l’invito
poi Malcom quasi per
noia, la figlia di Enio batté i talloni delle scarpe da tenni,
guardò Mark,
stava ridendo con Clarisse mentre prendevano in giro Sherman per
l’eritema, ma
quello sembra più interessato a guardarsi attorno. “Si, si
potrebbe fare …” bisbigliò
alla fine, afferrando la mano che gli aveva allungato il figlio di
Atena.
Mark era il
figlio di Ares più particolare che ci
fosse, per esempio era intelligente e spigliato sebbene tentasse di
nasconderlo
al meglio; Era stato cresciuto da una donna che più che
l’amante di Ares,
sembrava una sosia meno bella di Afrodite, di classe e dolce; e qualche
lezione
di buone maniere al figlio le aveva insegnate, dolente o nolente, ma
quando
Mark era al campo dimenticava tutto volentieri e diventava
l’ennesimo sadico,
guerriero e poco sensibile figlio di Ares. E quella sera si stava dando
alla
pazza gioia nel prendere in giro il suo fratellastro, che considerava
più un
fratello, per il suo eritema causato dalla figlia di Demetra e Clarisse
contribuiva, ma Sherman era più intenzionato a cercare qualcosa. Ma poi mentre elogiava
l’inutilità di
Sherman, si era fermato a metà, “Per le vacanze non
autorizzate di Eris …
Perché questo?” urlò, Clarisse e Sherman lo
guardarono, “D’accordo …” bisbigliò
Clarisse fingendo di aver capito, era normale da parte di Mark
imprecare con
queste bestemmie, c’era chi diceva per L’Ade e chi per
le vacanze non
autorizzate di Eris. Era normale? O forse era solo il fatto che
continuassero a ripeterselo, che l’aveva reso tale.
“Perché?” chiese Sherman,
crucciando le sopraciglia, “C’è troppo amore in
questo posto … Eris dovrebbe
intervenire di più” spiegò Mark, Sherman
indicò Travis e Katie che tra poco si
uccidevano a vicenda, “Quello non ti sembra abbastanza
discordante” biascicò,
Clarisse evitò di dirgli che era palese che tra una gomitata,
una frecciatina e
quant’altro quei due si sarebbero saltati addosso, poi alla fine
enunciò: “Ha
già fatto abbastanza. Dividendo me e Chris … Io sono qui
…” si fermò, regalò
uno sguardo trucido a Sherman, “Mentre lui è infermeria a
causa di certo idiota”
sibilò poi, tirando un buffetto sul collo arrossato del fratello
che gli fece
molto più male del solito. “Sei una figlia di Ares, per il
Tartaro, puoi
smetterla di fare la scema con quell’idiota di Rodriguez!”
urlò Sherman, con
gli occhi ridotti a fessure e le narici dilatate, non poteva davvero
sopportare
che un qualunque figlio di Ermes, che era stato anche servo di Crono,
uscisse
con sua sorella, Clarisse ringhiò, “Signora Polifema” aggiunse Sherman, se Mark avesse avuto un
po’
di buon senso avrebbe immobilizzato la sorellastra prima che si
lanciasse sul
collo del fratello, ma da bravo figlio di Ares qual’era represse
i riflessi e
non fermò Clarisse. Sherman se l’era cercata, chiamarla
Signora Polifema, era
equivalente a morte certa. Dunque non fermò la sua sorellastra
quando si lanciò
contrò il fratellastro ed entrambi caddero giù dal
tronco, rotolandosi per
terra, Mark aveva ignorato i due
riconcentrandosi sul motivo per cui aveva esclamato una delle sue buffe
imprecazioni, una coppia che ballava in modo impacciato sull’erba
fresca,
Malcom figlio di Atena e Rebecca figlia di Enio. Perché una
così perdeva tempo
con un sapientone? Perché aveva concesso a lui uno
sguardo scarno la prima volta e qualche
frecciatina durante la caccia alla bandiera, mentre a quel figlio di
Atena
regalava sorrisi squisiti e passi incerti.
Era carina. Snella, con un volto da ninfa, una caratteristica
che non
credeva potesse appartenere ai figli di Enio, visto il fratello, che di
certo
non era una gran bellezza.
*
Connor Stoll
sorrideva malizioso, mentre
accidentalmente lasciava che le sue dita sfiorassero la pelle di Sire,
lei
rideva viziosa, giocando lo stesso gioco, ogni tanto gli pizzicava le
guancie o
l’attaccatura tra il collo e la clavicola. Non erano andati alla
festa nella
pianura, avevano pensato di andarci, ma poi Sire dopo aver visto
Sherman
dirigersi versi quella direzione con un espressione turpe in volto
aveva
cambiato idea. Se era vero che lui aveva una cotta per lei, con il
carattere
violento che si ritrovava, certamente avrebbe ridotto Connor ad un
purè, ed era
un peccato. Quindi erano andati nella foresta. Più si
addentravano nella
foresta, il buio si incrementavano perché le luci erano sempre
più lontane, come
la musica tradizionale greca e le risate dei ragazzi, e forse anche
l’incitamento, o la richiesta di placarsi, di uno scontro. Sire
si era
aggrappata al braccio di Connor, giustificandosi come spaventata dalla
foresta
di sera, ma Connor si era accorto che non era logica una paura del
genere da
una figlia di Eris, capì il gioco e decise di sfruttarlo anche
lui. “Ti
proteggo io” esclamò Connor, posando una mano sul fianco
abbondante di lei,
Sire assottigliò lo sguardo, sembrava una vipera pronta ad
addentare la preda
che incurante si avvicina, il figlio di Ermes colse lo sguardo al volo
e lasciò
scivolare via la mano, lasciandola a penzoloni lungo le gambe, Sire
ridacchiò,
prima di intrecciare in modo fintamente innocente le due dita
con quelle
del ragazzo, “Non spingerti troppo” l’ammonì
comunque, senza lasciare la mano
di lui.
Era
divertente girare soli nel buio della selva,
scambiandosi i vari scherzi che avevano fatto, Connor le
raccontò di quando lui
e suo fratello aveva fatto indossare alla cacciatrice Phoebe una
maglietta
impregnata di sangue di centauro e Sire di quando da ragazzina aveva
sostituito
la cipria di una ragazzetta che si atteggiava da gran diva con la
polvere
orticante. “Sei cattiva” bisbigliò lui, con un
sorriso radioso, “Un po’” rispose
divertita lei, accompagnando il tutto
con il gesto di piccolezza con le dita, il ragazzo le accarezzò
i capelli neri,
le ragazze cattive gli piacevano, ed anche tanto. Non lo capiva suo
fratello
che perdeva tempo con le figlie di Afrodite, anche se ogni suo pensiero
si
canalizzava su Katie Gardner, per cui aveva una palese cotta. “Mi
piacciono le
ragazze maligne” bisbigliò lui, avvicinandosi al volto di
Sire, “Cosa ti ho
detto?” l’ammonì la mezzatedesca,
il
giovane Stoll annuì mortificato.
Le labbra di
Connor erano invitanti e lei sapeva di
essere una ragazza abbastanza facile quando voleva, ma non avrebbe
baciato quel
ragazzo quella sera, prima di tutto perché voleva tenere per la
prima volta
qualcuno sulle spine, comprendetela, le venivano i brividi lungo tutta
la spina
dorsale, aveva finalmente trovato un ragazzo sarcastico e burlone, come
lei,
dunque si sarebbe impegnata a non essere la classica tacca incisa sullo
schienale e poi c’era la questione Sherman, sarebbe stato davvero
un peccato se
delle belle labbra di Connor non fosse rimasto niente. Doveva
trovare una
soluzione. Si morse le labbra. Ma quale? Gli occhi si
illuminarono. Eccola.
“Hai avuto una divina illuminazione?” domandò
Connor, la figlia della dea del
caos lasciò fiorirle sul volto un sorriso sadico, in cui
scoprì anche i denti
di perla, “Che sia lodata Polimnia!” esclamò, prima
di sciogliere l’intreccio
delle dita, “Ho trovato la soluzione” esclamò,
“Di cosa?” chiese il figlio di
Ermes. “Devo scappare Connor … Ma ci vediamo
presto!” lo rassicurò lei, prima
di scappare verso la festa sulla pianura. Aveva la soluzione. Doveva
trovare
una ragazza a Sherman. Non c’era altra soluzione, ma chi?
Quando gli
elefanti
combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata
[Proverbio]
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Capitolo 4 *** Congiura fra Streghe ***
Bene vi ero mancata? Direi di no. Saltiamo la mia solita introduzione. Baci baci EsL
(Un grazie speciale a Piccolaletrice)
La danza delle lame sanguinarie:
“Vale la pena lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena vivere.”
[E. Che Guevara.]
Per Sire la situazione era davvero degenerata, perché dover trovare una ragazza a Sherman era un impresa davvero difficile, quale tipo di ragazza sarebbe piaciuta al più feroce gorilla della cabina di Ares? Ci voleva una ragazza che fosse forte, energica, che avesse carattere. Aveva pensato alla capo consigliera della baracca di Nike, Amy Shine, anche perché la ragazza passava davvero molto tempo con Sherman, Mark e Reece, anche se lo faceva più per imbeccare Sherman che per reale interesse e si capiva, lontano un miglio che fosse più interessata al capo della cabina di Enio, lo stesso ragazzo con cui avesse ballato tutta la notte, alla festa.
Quindi la figlia della dea della discordia, che per una volta invece di far zizzania voleva portar pace e amore, non sapeva affatto come riuscire a trovare un amore per Sherman. Così mentre girava per i campi di fragole e vedeva Travis Stoll dibattere animatamente con Katie Gardner chiedendosi quanto tempo ancora avrebbero aspettato prima di saltarsi addosso. Allora gli aveva visti, tre ragazzi: un maschio e due ragazze. Il ragazzo era alto, aveva i capelli castani, leggermente lunghetti con la riga di lato e gli occhi chiari, era Mitchell Silver, un figlio di Afrodite, il ragazzo più bello del campo in assoluto, peccato che avesse una spina dorsale francamente inesistente. Con Mitchell, c’erano due sue sorella, la più piccola, giovane e minuta, Lacy Anderson, con le trecce bionde, i pantaloncini con le bretelle e le scarpe ortopediche bianche da infermiera, era Drew che la costringeva a girare così, perché la biondina urtava troppo spesso l’ego della regina suprema della casa delle barbie. E per ultima c’era la capo consigliera, il male incarnato in un corpo umano, una ragazza dai capelli scuri e neri, come la sua stessa anima, gli occhi castani leggermente a mandorla, sempre agghindati con una pesate linea di eye-liner rosa scintillante e le cinghia lunghe, anch’esse dipinte di quell’accesso e brillante colore, Drew Hinai, l’arpia che spargeva terrore nella casa di Afrodite.
“Guarda un po’, la Malefica Strega dell’Ovest, con le sue scimmie voltanti” esclamò Sire, avvicinandosi ai tre, “Haha. Senti da che pulpito viene la predica, Nefasta Strega dell’Est” esclamò Drew, mettendo le mani sulla vita eccessivamente stretta, perché qualcuno non potesse pensare che soffrisse di qualche disturbo, Sire accennò un sorriso. Al contrario di quello che le persone avrebbero pensato, Drew e Sire erano sufficientemente amiche, non erano tipe che passavano pomeriggi insieme a truccarsi e a fare chiacchiere, ma quando c’era da portar zizzania e discordia, insieme erano fantastiche. Sire la guardò colta da un intuizione geniale, se erano sfavillanti a rompere le coppie, dovevano esser capaci anche a metterle insieme, infondo Drew era comunque figlia della dea dell’Amore, si aveva di certo preso il lato più oscuro di sua madre, ma qualche buona qualità doveva avercela. “Ho bisogno del suo aiuto” esclamò la bruna, indicando la semiorientale, “Cosa odono le mie orecchie?” esclamò divertita Drew, che amava sapere che qualcuno aveva bisogno di lei, perché si sentiva importante e provava un gusto eccelso nel rifiutare la proposta fattagli, ma visto che era Sire, se il progetto sarebbe stato particolarmente allettante, avrebbe potuto anche accettare.
*
Connor negli ultimi giorni era parecchio frustrato, perché Sire gli aveva detto che necessitava di tempo e che per un po’ sarebbe stato meglio se i due non si fossero visti, per evitare di creare inconvenienti, tipo un energumeno grande come un armadio a due ante che gli volesse spaccare la faccia. Poi non poteva neanche passare del tempo con Travis, visto che la fissazione del fratello per la figlia di Demetra aveva raggiunto proporzioni epiche e Travis era diventato ingestibile. “Cos’hai Connor?” gli chiese Chris, comparendo davanti a lui, con un enorme arazzo, arrotolato sotto la spalla, il più piccolo degli Stoll, fece un cenno per simboleggiare che fosse tutto ok, prima di puntare gli occhi sul stoffa, sotto il braccio del fratellastro, “Cos’è?” chiese, con eccessivo zelo, alzandosi dal letto e guardando il latino, “Non l’ho so. Uno dei più piccoli l’aveva preso. Penso appartenga ai figli di Atena” rispose Chris. Connor alternava sguardi di bramosi, rivolti alla stoffa, e di confusione, rivolti al fratello di madre diversa, “Con il tuo desiderio di redimerti, non vorrai mica restituirla?” domandò alla fine, il latino accennò un sorriso malizioso, “Ma come puoi pensarlo?” esclamò fintamente indignato. “Apriamola!” esclamò Connor, ricambiando lo sguardo malizioso del fratello, prima di aprire l’arazzo sul pavimento.
Lo guardarono rapiti, l’arazzo, curato in ogni dettagli, formato da una stoffa rossa, con i ghirigori dorati, rappresentava una ragazza, con indosso una tipica armatura da combattimento greca, era Amy Shine, ritratta perfettamente in ogni dettaglio del suo volto e del suo corpo, come se chi l’avesse ritratta, avesse passato tutta la vita a spiare Amy, quindi le ipotesi o la figlia di Nike aveva fatto da modella, ma non era proprio il genere, o qualcuno aveva una cotta. “Chi l’ha fatto?” chiese Connor, guardando la perfezione di quel disegno, non solo per la figura in se e per se, ma anche per la cura con cui era stata realizzata, “Malcom è l’unico che si diletta a fare queste cose” aveva risposto Chris, ricordando bene di averlo sempre visto cucire e fare altre cose che nessun’altro ragazzo faceva mai. “Malcom ha una cotta! Malcom ha una cotta!” cominciò a saltellare e ridacchiare Connor, pregustandosi già quando l’avrebbe detto al fratello e quanto si sarebbero divertiti alle spalle dello slavato figlio di Atena; “Dovremmo aiutarlo” enunciò Chris, battendo le mani sulle gambe, Connor fece una smorfia, ma poi si rese conto che lui non era un figlio di Eris, come la sua bella, ma era un figlio di Ermes, ergo era ancora buono, anche se faceva malefici scherzi a tutti assieme al fratello. “Faremo Cupido” esclamò divertito il più giovane degli Stoll.
*
Becky aveva appena finito di combattere nell’arena con Malcom, erano entrambi stesi a terra, che riprendevano fiato, coperti di lividi e feriti. Al figlio di Atena veniva da ridere e non sapeva perché, era solo una fragorosa moto d’allegria che gli stava nascendo sulle labbra. Da quando aveva rinforzato la sua amicizia con la figlia di Enio, gli veniva da ridere molto più spesso, eccetto le sue sorelle, lui non aveva mai avuto un amica, di amici si, ma una ragazza che fosse sua amica mai. Becky si era alzata dall’erba, cercando con l’elastico che aveva legato al polso, di ridare un qualche ordine ai suoi capelli che solitamente teneva legati in una lunga treccia alta, quando aveva dato a questi una parvenza d’ordine, aveva guardato l’amico: “Mal, sembri uno spaventapasseri!” ridacchiò. “Neanche tu sembri un granché” aveva esclamato il biondo, cercando di darsi una spinta per alzarsi, ma Becky con disinvoltura gli era scivolata addosso. “Si, ma tu non solo lo sembri. Penso che tu sia veramente lo Spaventapasseri” esclamò la figlia di Enio, accarezzando i capelli del figlio di Atena, “Stai dicendo che sono stupido?” chiese confuso Malcom, capendo a quela Spaventapasseri l’amica facesse riferimento, Becky sorrise, “Saltuariamente penso che tu ti sia così abituato ad essere la seconda scelta della casa di Atena, che tu abbia dimenticato come si usa il cervello” aveva esclamato la ragazza, giocando con una ciocca dei capelli del ragazzo. Il capo in seconda della cabina di Atena, fisso l’amica negli occhi, quanto tempo era passato da quando aveva convinto Annabeth a seguire un suo piano per una strategia di combattimento? quanto tempo che Chirone non mandava lui o chiunque altro non fosse la sua capoconsigliera in missione? Aveva ragione Bnon si ricordava neanche come si usava la testa. Sapeva solo cucire. Era un piccolo spaventapasseri senza cervello. “Hai ragione” sbuffò malinconico, prima di rendersi conto che il volto della figlia di Enio era a pochi centimetri dal suo, “Tranquillo Spaventapasseri. Dobbiamo solo trovare il Mago” ridacchiò Becky, prima di notare due figure che gli guardavano con un certo sguardo che non riuscì ad identificare, ma quando notò chi era uno dei due arrossì violentemente.
“Chi abbiamo qui, Ultra Violet e il Cervellone?” chiese sarcastico Sherman, prima di fare un qualche commento carino, Becky sputò un pessimo commento sul delizioso eritema che era ancora parzialmente diffuso sulla pelle del figlio di Ares, dalla chioma bionda, Malcom ridacchiò divertito, mentre Rebecca si dava uno slancio per alzarsi dalla compromettente posizione in cui si trovava. Mark che era anche lui lì, era rimasto zitto tutto il tempo, aveva visto la bruna completamente sdraiata sul figlio di Atena, mentre parlava, i loro volti non erano neanche a cinque centimetri di distanza, le bocche di due persone non dovrebbero mai essere a meno di cinque centimetri, a meno che le due bocche non si vogliano toccare, ma per quale ragione una bella e combattente ragazza come Becky, dovesse esser sempre così scostante con lui, mentre si ritrovasse quasi a baciarsi con Malcom, la mammina della cabina numero 6? “Questi comportamenti in pubblico sono deplorevoli” esclamò alla fine Mark, con le mani incrociate sul petto ed un sorriso eccessivamente sadico e cattivo anche per lui, questi sorrisi che solitamente faceva Sherman. L’altro figlio di Ares visto il sorriso quasi malato sulle labbra del fratello, sorrise anche lui, “Dovremmo … forse dargli una lezione?” propose, prima di schioccarsi le dita di una mano usando l’altra. “Due figli di Ares? Contro un figlio di Atena ed una figlia di Enio?” notò Malcom, sollevandosi anche lui, sfortunatamente per lui, non era alto quanto i due, ma di Mark era inferiore solo di pochi centimetri, “Mani nude, senza spade e protezioni” propose il moro, allungando una mano verso Malcom, il biondo più basso guardò Becky, ma la ragazza fissava intensamente Sherman, “Andata” rispose il biondo stringendo l’accordo con Mark. Rebecca guardava quel biondo figlio di Ares, aveva sempre pensato che era perché fosse figlia di Enio che le piacessero i figli di Ares e che fosse interessata a Mark perché era l’unico che conoscesse, ma nel vedere Sherman, accanto a Mark, si rendeva conto che il figlio di Ares che le piaceva era davvero bello ed interessante, quel suo modo così sfacciato ed esuberante quando si era presentato. Lo guardò e per la prima volta sorrise maliziosa. L’aveva visto combattere durante la caccia alla banidera, non vedeva l’ora di confrontarsi con lui di persona, peccato Mark volesse solo fare del male al giovane Sullyvan.
Vicky Pemengan era rimasta a debita distanza, massaggiandosi la faccia illimitata, guardava i due figli di Ares, si vedeva che Mark era cotto a puntino di quella ragazza con la coda, aveva sorriso appena, poi aveva guardato il suo figlio di Ares preferito, Sherman, era così perfetto, violento e selvaggio. Sospirò. “Cosa fai Victoria?” le domandò qualcuno affiancandola, la biondina alzò lo sguardo per vedere accanto a lei il capo della cabina di Eris, Reece qualcosa, “Niente” rispose di fretta, senza neanche chiedersi perché quel ragazzo sapesse il suo nome e scappò via velocemente, paonazza in viso.
“Non c’è mai stata una guerra buona o una pace cattiva”
[B. Franklyn]
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