A Melody, a Memory or just One Picture

di LetShizueGo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Festa di Compleanno ***
Capitolo 3: *** Come back Home ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

 

"Dimentica gli errori del passato. Dimentica i fallimenti. Dimentica tutto eccetto ciò che devi fare ora e fallo"

 


Le scalinate di Yale University erano affollate, piene di studenti che non volevano fare tardi alla prima lezione del loro primo semestre.  Fra i tanti studenti c'era anche una ragazza bionda, i capelli mossi legati in una coda alta, sul suo viso era dipinto un magnifico sorriso. Lei era vestita con jeans e tacchi alti e non vedeva l'ora di riprendere il corso di letteratura inglese del professor Richard Wright. Sì era una strana coincidenza che il suo professore preferito facesse Wright di cognome. Perchè? Perchè lei sarebbe diventata scrittrice. Era con quell'intento che si era iscritta a Yale, ma non una scrittrice di quelle che scrivono per vendere e che fanno “brillare” i vampiri, no, lei avrebbe scritto delle verità, a cui nessuno avrebbe creduto, ma delle verità. Perchè lei, una volta, era dentro la Verità. Ma era fuggita via, lasciandosi indietro tutto, gli amici, la famiglia e la sua vecchia vita, ed ora era lì, al suo secondo anno di università.
La ragazza bionda fece un profondo respiro ed entrò, eccitata come una ragazzina, come se il rimpianto per aver lasciato la sua vecchia vita con mille conti in sospeso, compresa la sua felicità di donna, non l'avesse sfiorata solo pochi instanti prima.
-Caroline!- un'altra ragazza, capelli rossi, decisamente tinti, salutò la bionda sventolando il braccio in aria e quasi correndole incontro. Una volta che la rossa la raggiunse si abbracciarono affettuosamente, un abbraccio caloroso di due vecchie amiche, anche se loro vecchie amiche non erano.
-Ehi Melanie- la salutò dolcemente Caroline quando sciolsero l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto senza Mel lì lei? L'aveva aiutata così tanto... ma questa era un'altra storia, lei ora era una normalissima studentessa, e lo sarebbe stata tutte le volte che entrava in quell' università, per tutto il tempo che sarebbe servito.
-Care, questo è il mio quinto primo giorno del secondo anno di università! Sono eccitatissima!- esclamò Melanie saltellando come un'elfetta allegra e felice, euforia che quasi riusciva in contrasto con il sorriso ampio e dolce di Caroline.
-Invece il mio è il primo... e sono in ritardo!!- Si riassettò non appena vide l'orario sull'orologio sottile che le cingeva il piccolo polso e iniziò a correre verso l'aula, velocemente e con grande facilità, nonostante avesse dodici centimetri di tacco a spillo.
Caroline Forbes, vent'anni, vampira. Lei ha l'aspetto della diciassettenne bionda di provincia, la cheerleader stronzetta del liceo, snob e frivola insomma. Ed una volta era così... ora non più.
Lei, Caroline, prima di andare a Yale abitava a Mystic Falls e ne aveva viste di tutti i colori. E' stata trasformata da una vampira che è la copia esatta di Elena, la sua migliore amica, e Bonnie, l'altra sua migliore amica, è una strega. Ha rischiato di morire per un rituale che ha liberato la parte “lupesca” del vampiro più antico sulla terra ed è stata anche mollata dal suo ragazzo Matt, che era l'unico normale in tutto questo.
Poi se n'è andata, o meglio, è più giusto dire che è scappata.
Scosse la testa energicamente ritrovandosi di colpo nell'aula, ad ascoltare una lezione che per lei non c'era, persa com'era nei ricordi di una vita a cui lei voleva rinunciare ma che, come l'incubo peggiore, la tormentava ogni istante della sua vita. Si rese conto di averlo fatto ancora una volta, perdersi nei pensieri e non ascoltare una sillaba di quello che Wood diceva intendo. Ah Wood è il suo professore di filosofia moderna. Be' lei non era la tipa da “non pensiamoci” ma comunque era un ricordo che faceva male, insomma il modo con cui se n'era andata, come aveva lasciato tutti e la madre, il suo ragazzo, o meglio ex ragazzo viso che l'aveva mollata, il suo mogliore amico.Ma chi ha detto che un taglio netto è meno doloroso di un allonanamento graduale?
In realtà lei non si era mai allontanata dalla sua vecchia vita, lo dimostra quello che prese fra le mani mentre cercava di ascoltare il professore. Infatti aprì con delicatezza una specie di quaderno chiuso con dei nastrini viola scuro, e lì dentro vi erano raccolte foto, dediche, pezzi di diario scolastico e diario personale, tutto che riguardava i suoi ultimi anni nella piccola cittadina tranquilla, ma che di tranquillo aveva solo l'aggettivo. Si soffermò su una foto in particolare, scattata una sera al Grill nell'estate che precedeva il suo ultimo anno di liceo. Le mancava quella vita, ma non sarebbe tornata per due motivi: il rpimo era che tutti I suoi amici erano sparsi per gli USA all'università, o almeno così doveva essere, il secondo invece era la paura e la vergogna. Con quale faccia si sarebbe ripresentata davanti a loro? Dopo quello che era successo?
Uscì dalla classe a metà lezione dopo aver mandato un messaggio a Melanie di incontrarla in cortile.
Melanie era una vampira, proprio come lei, solo che aveva qualcosa tipo due secoli in più rispetto a Care, era più esperta di lei e l'aveva aiutata ad ambientarsi in città, le aveva mostrato gli ospedali in cui era consigliabile “prendere in prestito” il sangue, oppure i locali in cui i vampiri erano soliti ritrovarsi. Ovviamente lei era una dei pochi ad avere un cimelio stregato che la facesse camminare sotto il sole senza danneggiarla, solo chi aveva le streghe amiche poteva averlo, a meno che non lo si rubasse a qualche altro vampiro.
Era l'unica amica che Caroline si ritrovava lì, o almeno l'unica Amica, le altre non erano chissà chè. Melanie era diversa, era allegra e saltelante tutto il tempo, come una bambina, e aveva anche il fisico minuto di una ragazzina, anche se il suo corpo aveva ventiquattro anni, che non mostrava affatto. Sincera, un po' stravagante, riusciva a farti sorridere anche nei momenti in cui il mondo sembra caderti addosso.
Lei era così, una ragazzina che si emozionava per qualsiasi cosa, sempre ottimista e che stava lontana dai guai. E in quel periodo di guai ce n’erano anche troppi nel mondo nascosto della notte. Aiutò Caroline anche in questo, a tenere lontano i guai.
Ma i guai non puoi allontanarli quando vengono a cercarti.
-Non sai la notizia dell’ultima ora!- disse Melanie all’orecchio di Caroline, seduta per i fatti suoi sulla panchina. Caroline sobbalzò, allontanandosi di scatto. Non aveva sentito Melanie arrivare. Quest’ultima allo scatto della bionda esplose in una risata divertita.
-Sono più vecchia, sono più veloce e mi piace quando fai quella faccia spaventata- rise Melanie sedendosi vicino a Caroline.
-Allora qual è la novità?- chiese Caroline una volta che entrambe erano sedute. Era curiosa, Melanie faceva questo all’università ormai, raccoglieva notizie e pettegolezzi per poi informare gli altri e commentarli, ma a lei piaceva pure, ogni tanto si sentivano cose interessanti, e poi le ricordava il tempo del liceo. L’aveva detto che Mel era una ragazzina.
-Una matricola nuova di zecca- disse la rossa avvicinandosi a Caroline teatralmente, con un filo di voce eccitato all’idea di “carne fresca da spolpare”, non letteralmente, di solito beveva dalle scorte dell’emoteca dell’ospedale, ma ogni tanto assaggiare le persone non le dispiaceva affatto.
-Cioè non proprio una matricola nel senso di primettino impacciato, lui è al secondo in realtà, comunque le mie fonti dicono che si è trasferito dalla Columbia e non si sa il perché, ma è un gran bel bocconcino, credimi, anzi credi alle fonti, io non l’ho visto. Però figo e misterioso.. promette bene Care-
Caroline sorrise nel vedere Mel così euforica e tutta presa nel raccontare di queste cose, di solito a Mystic Falls era lei quella che sapeva tutto di tutti, soprattutto dei primi arrivati… anche se doveva ammetterlo, lei superava di gran lunga Melanie. No, non è vantarsi, odia semplicemente la falsa modestia. Però alla parola “bocconcino” alzò un sopracciglio e guardò Melanie di sbiego, conosceva l’hobby di Mel e non le scendeva molto. Infatti sembrò che la rossa ricevette il messaggio, perché le rispose subito.
-Non mangio gli universitari!- esclamò portando le mani in alto con grande vistosità per poi continuare: - Però potrebbe piacerti …- insinuò guardando Care negli occhi con un pizzico di malizia. Caroline distolse lo sguardo, un sorrisetto imbarazzato sul viso che nascondeva il disagio dell’argomento, il disagio nel ricordare Matt, nel ricordare la sua vecchia vita in generale, e soprattutto quello.
-Non mi sono ancora ripresa dal capitolo ragazzi… e lo sai- la informò sorridendo più come un piccolo rimprovero, perché di sorridere non ne vedeva proprio il motivo, non la guardò, il suo sguardo zaffiro vagava da tutt’altra parte, perso nel paesaggio che le circondava.
-Quante storie per un broccolo ed un lupo, che poi era solo un amico… ed era un licantropo, sai che grande perdita!-
-Mel, Matt è stato importante per me!- esclamò Caroline, anche se pensare a come l’aveva scaricata non era proprio un pensiero felice. E pensare che c’era stata anche male. Guardò l’orologio per la seconda volta nella prima mattinata, fra poco iniziava la lezione di Wright e non se la sarebbe persa per nulla al mondo, così salutò Melanie e si alzò, dirigendosi con passo fermo verso l’aula di letteratura inglese.
Però forse aveva ragione, sì, vero, Matt era stato il suo primo vero amore, eppure quanto aveva allora, diciassette anni? Cosa sapeva dell’amore allora? Non ne sapeva nulla neanche adesso... Doveva iniziare a sciogliersi un po’, non a pensare come una donna che aveva visto tutto del mondo e che ne era stata soffocata, aveva soltanto vent’anni! Poi si immerse nei dolci ricordi di quando era felice e sorrideva, e automaticamente i ricordi delle lacrime versate per il suo ex ragazzo sostituirono dopo poco quei sorrisi vividi nella sua mente. Eppure non riusciva a ricordare colui che aveva asciugato le sue lacrime. Era un rifiuto, il rifiuto di comprendere Tyler nei suoi ricordi, come se quel capitolo non si fosse mai aperto. Non capiva, era stato il suo migliore amico, c’era stato sempre per lei, eppure lei continuava a far finta non fosse mai entrato così affondo nella sua vita. Era un rifiuto irrazionale e inconscio, eppure quella reazione per lei era inspiegabile.
Si dirigeva verso la classe di Wright, i corridoi nuovamente ingombri di studenti rumorosi, e lei per non pensare cercava di dividere quella massa di odori e, una volta identificatone uno, di associarlo al proprietario. Lo trovava un passatempo divertente quando non si era affamati, perchè sennò poteva portare un po’ di complicazioni, tipo il voler azzannare lo studente, ma lei era diventata discretamente brava nel controllarsi.
Si fermò di scatto. Si voltò indietro, verso l’origine di quel profumo. Non vide nulla.
Scosse la testa energicamente. Era impossibile che quel profumo appartenesse a lui. Eppure le riportava alla mente qualcuno, quel qualcuno...
Basta, stava pensando troppo e quando lei pensa troppo finisce solo per combinare casini inutili!
Si affrettò verso l’aula e prese posto in una delle file centrali. Si era praticamente precipitata per quella sensazione che le aveva fatto venire la pelle d’oca per un attimo ed ora era lì e, ripensandoci, si diede della stupida. Suvvia, era impossibile che fosse lì, per di più per lei, anche perchè lei aveva nascosto bene le sue tracce, sapeva come non farsi trovare, era stato solo uno scherzo dei ricordo. Non poteva non essere così.
Posò la borsa bianca sulle ginocchia e quando abbassò lo sguardo per aprire la cerniera si rese conto di averla lasciata aperta. Cavolo, pensò e infilò le mani dentro frugando frenetica per assicurarsi di non aver perso nulla.
-Ti è caduto questo in corridoio Caroline-
Rimase lì, ferma, le mani che prima erano frenetiche ora erano immobili, gli occhi blu spalancati ma fissi all’interno della borsa, proprio dove qualche istante prima cercavano se c’era tutto. Quel profumo era reale e quella voce era fin troppo familiare per non riconoscerla.
Alzò gli occhi lentamente fissando il quaderno con i lacci viola, senza guardarlo realmente. Non alzò lo sguardo oltre e non lo spostò quando la figura davanti a lei si spostò, sedendosi al suo fianco, senza smettere di fissarla.
-Ehm.. Ciao... Ty..ler- balbettò a fatica, senza guardarlo, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa e fissi davanti a lei, la penna fra le mani che si muoveva freneticamente guidata dalle dita affusolate della ragazza.
Tyler Lockwood la fissava senza preoccuparsi di essere scortese o di darefastidio.
Sul volto un sorriso soddisfatto.

 

NdA: Ecco qui, la mia prima FanFic su The Vampire Diaries. Premetto che questo è un prologo, non è molto esplicativo sugli sviluppi della trama perchè neanche io so la piega precisa che prenderà, nella mia testa c'è un grande progetto, pieno di vicoli e stradine secondarie, che potrei imboccare come no, quindi ho preferito riassumervi la situazione iniziale piuttosto che fare spoiler che poi non ci saranno. Per il resto, ho voluto dare un'ambientazione che sia del tutto fuori dal telefilm, proprio per non essere troppo vincolata alla seire della CW, anche se ci sarà qualche flashback, soprattutto su quella che dovrebbe essere la terza stagione, che ho già in mente a modo mio, quindi la storia potrebbe non rispecchiare -anzi non lo farà- quella della CW.

Non ho letto i libri, quindi seguo solo il telefilm, so che per alcuni questo mio atteggiamento è del tutto condannabile ed hanno ragione, ma ora non ho proprio tempo per leggere nove libri o qualcosa di più anche.

Non dico i miei team, soprattutto quello che riguarda Care (*-*) [Ok, inutile visto che le mie NdA esplicano tutto sulla pagina dell'account -.-"] anyway, alla domanda "E' una Forwood, Delena, Maroline etc?" io rispondo "NO". Questa non è solo una FF per far accoppiare due o più personaggi, ma vuole essere una vera e propria STORIA, non solo una romanzata ;D

Per il resto... speriamo che non faccia schifo o.o"

 

-Shizue

Le scalinate di Yale University erano affollate, piene di studenti che non volevano fare tardi alla prima lezione del loro primo semestre. Fra i tanti studenti c'era anche una ragazza bionda, i capelli mossi legati in una coda alta, sul suo viso era dipinto un magnifico sorriso. Lei era vestita con jeans e tacchi alti e non vedeva l'ora di riprendere il corso di letteratura inglese del professor Richard Wright. Sì era una strana coincidenza che il suo professore preferito facesse Wright di cognome. Perchè? Perchè lei sarebbe diventata scrittrice, era con quell'intento che si era iscritta a Yale, ma non una di quelle che scrivono per vendere e che fanno “brillare” i vampiri, no, lei avrebbe scritto delle verità a cui nessuno avrebbe creduto, ma delle verità. Perchè lei, una volta, era dentro la Verità. Ma era fuggita via, lasciandosi indietro tutto, gli amici, la famiglia e la sua vecchia vita, ed ora era lì, al suo secondo anno di università.

La ragazza bionda fece un profondo respiro ed entrò, eccitata come una ragazzina, come se il rimpianto per aver lasciato la sua vecchia vita con mille conti in sospeso, compresa la sua felicità di donna, non l'avesse sfiorata solo pochi instanti prima.

-Caroline!- un'altra ragazza, capelli rossi, decisamente tinti, salutò la bionda sventolando il braccio in aria e quasi correndole incontro. Una volta che la rossa la raggiunse si abbracciarono affettuosamente, un abbraccio caloroso di vecchie amiche, anche se loro vecchie amiche non erano.

-Ehi Melanie- la salutò dolcemente Caroline quando sciolsero l'abbraccio. Cosa avrebbe fatto senza Mel lì lei? L'aveva aiutata così tanto... ma questa era un'altra storia, lei ora era una normalissima studentessa.

-Care, questo è il mio quinto primo giorno del secondo anno di università! Sono eccitatissima!- esclamò Melanie saltellando come un'elfetta allegra e felice, euforia che quasi riusciva in contrasto con il sorriso ampio e dolce di Caroline.

-Invece il mio è il primo... e sono in ritardo!- si riassettò non appena vide l'orario sull'orologio sottile che le cingeva il piccolo polso e iniziò a correre verso l'aula, velocemnte e con grande facilità, nonostante avesse dodici centimetri di tacco a spillo.

Caroline Forbes, vent'anni, vampira. Lei ha l'aspetto della diciassettenne bionda di provincia, la cheerleader stronzetta del liceo, snob e frivola insomma. Ed una volta era così... ora non più.

Lei, Caroline, prima di andare a Yale abitava a Mystic Falls e ne aveva viste di tutti i colori. E' stata trasformata da una vampira che è la copia esatta di elena, la sua migliore amica, e Bonnie, l'altra sua migliore amica, è una strega. Ha rischiato di morire per un rituale che ha liberato la parte “lupesca” del vampiro più antico sulla terra ed è stata anche mollata dal suo ragazzo Matt, che era l'unico normale in tutto questo.

Poi se n'è andata, o meglio, è più giusto dire che è scappata.

Scosse la testa energicamente ritrovandosi di colpo nell'aula, ad ascoltare una lezione che per lei non c'era, persa com'era nei ricordi di una vita a cui lei voleva rinunciare ma che, come l'incubo peggiore, la tormentava ogni istante della sua vita. Si rese conto di averlo fatto ancora una volta, perdersi nei pensieri e non ascoltare una sillaba di quello che Wood diceva intendo. Ah Wood è il suo professore di filosofia moderna. Be' lei non era la tipa da “non pensiamoci” ma comunque era un ricordo che faceva male, insomma il modo con cui se n'era andata, come aveva lasciato tutti e la madre, il suo ragazzo, o meglio ex ragazzo viso che l'aveva mollata, il suo mogliore amico. Ma chi ha detto che un taglio netto è meno doloroso di un allonanamento graduale?

In realtà lei non si era mai allontanata dalla sua vecchia vita, lo dimostra quello che prese fra le mani mentre cercava di ascoltare il professore. Infatti aprì con delicatezza una specie di quaderno chiuso con dei nastrini viola scuro, e lì dentro vi erano raccolte foto, dediche, pezzi di diario scolastico e diario personale, tutto che riguardava i suoi ultimi anni nella piccola cittadina tranquilla, ma che di tranquillo aveva solo l'aggettivo. Si soffermò su una foto in particolare, scattata una sera al Grill nell'estate che precedeva il suo ultimo anno di liceo. Le mancava quella vita, ma non sarebbe tornata per due motivi: il rpimo era che tutti I suoi amici erano sparsi per gli USA all'università, o almeno così doveva essere, il secondo invece era la paura e la vergogna. Con quale faccia si sarebbe ripresentata davanti a loro? Dopo quello che era successo?

Uscì dalla classe a metà lezione dopo aver mandato un messaggio a Melanie di incontrarla in cortile.

Melanie era una vampira, proprio come lei, solo che aveva qualcosa tipo due secoli in più rispetto a Care, era più esperta di lei e l'aveva aiutata ad ambientarsi in città, le aveva mostrato gli ospedali in cui era consigliabile “prendere in prestito” il sangue, oppure i locali in cui i vampiri erano soliti ritrovarsi. Ovviamente lei era una dei pochi ad avere un cimelio stregato che la facesse camminare sotto il sole senza danneggiarla, solo chi aveva le streghe amiche poteva averlo, a meno che non lo si rubasse a qualche altro vampiro. Era l'unica amica che Caroline si ritrovava lì, o almeno l'unica Amica, le altre non erano chissà chè. Melanie era diversa, era allegra e saltelante tutto il tempo, come una bambina, e aveva anche il fisico minuto di una ragazzina, anche se il suo corpo aveva ventiquattro anni, che non mostrava affatto. Sincera, un po' stravagante, riusciva a farti sorridere anche nei momenti in cui il mondo sembra caderti addosso.

Lei era così, una ragazzina che si emozionava per qualsiasi cosa, sempre ottimista e che stava lontana dai guai. E in quel periodo di guai ce n’erano anche troppi nel mondo nascosto della notte. Aiutò Caroline anche in questo, a tenere lontano i guai.

Ma i guai non puoi allontanarli quando vengono a cercarti.

-Non sai la notizia dell’ultima ora!- disse Melanie all’orecchio di Caroline, seduta per i fatti suoi sulla panchina. Caroline sobbalzò, allontanandosi di scatto. Non aveva sentito Melanie arrivare. Quest’ultima allo scatto della bionda esplose in una risata divertita.

-Sono più vecchia, sono più veloce e mi piace quando fai quella faccia spaventata- rise Melanie sedendosi vicino a Caroline.

-Allora qual è la novità?- chiese Caroline una volta che entrambe erano sedute. Era curiosa, Melanie faceva questo all’università ormai, raccoglieva notizie e pettegolezzi per poi informare gli altri e commentarli, ma a lei piaceva pure, ogni tanto si sentivano cose interessanti, e poi le ricordava il tempo del liceo. L’aveva detto che Mel era una ragazzina.

-Una matricola nuova di zecca- disse la rossa avvicinandosi a Caroline teatralmente, con un filo di voce eccitato all’idea di “carne fresca da spolpare”, non letteralmente, di solito beveva dalle scorte dell’emoteca dell’ospedale, ma ogni tanto assaggiare le persone non le dispiaceva affatto.

-Cioè non proprio una matricola nel senso di primettino impacciato, lui è al secondo in realtà, comunque le mie fonti dicono che si è trasferito dalla Columbia e non si sa il perché, ma è un gran bel bocconcino, credimi, anzi credi alle fonti, io non l’ho visto. Però figo e misterioso.. promette bene Care-

Caroline sorrise nel vedere Mel così euforica e tutta presa nel raccontare di queste cose, di solito a Mystic Falls era lei quella che sapeva tutto di tutti, soprattutto dei primi arrivati… anche se doveva ammetterlo, lei superava di gran lunga Melanie. No, non è vantarsi, odia semplicemente la falsa modestia. Però alla parola “bocconcino” alzò un sopracciglio e guardò Melanie di sbiego, conosceva l’hobby di Mel e non le scendeva molto. Infatti sembrò che la rossa ricevette il messaggio, perché le rispose subito.

-Non mangio gli universitari!- esclamò portando le mani in alto con grande vistosità per poi continuare: - Però potrebbe piacerti …- insinuò guardando Care negli occhi con un pizzico di malizia. Caroline distolse lo sguardo, un sorrisetto imbarazzato sul viso che nascondeva il disagio dell’argomento, il disagio nel ricordare Matt, nel ricordare la sua vecchia vita in generale, e soprattutto quello.

-Non mi sono ancora ripresa dal capitolo ragazzi… e lo sai- la informò sorridendo più come un piccolo rimprovero, perché di sorridere non ne vedeva proprio il motivo, non la guardò, il suo sguardo zaffiro vagava da tutt’altra parte, perso nel paesaggio che le circondava.

-Quante storie per un broccolo ed un lupo, che poi era solo un amico… ed era un licantropo, sai che grande perdita!-

-Mel, Matt è stato importante per me!- esclamò Caroline, anche se pensare a come l’aveva scaricata non era proprio un pensiero felice. E pensare che c’era stata anche male. Guardò l’orologio per la seconda volta nella prima mattinata, fra poco iniziava la lezione di Wright e non se la sarebbe persa per nulla al mondo, così salutò Melanie e si alzò, dirigendosi con passo fermo verso l’aula di letteratura inglese.

Però forse aveva ragione, sì, vero, Matt era stato il suo primo vero amore, eppure quanto aveva allora, diciassette anni? Cosa sapeva dell’amore allora? Non ne sapeva nulla neanche adesso... Doveva iniziare a sciogliersi un po’, non a pensare come una donna che aveva visto tutto del mondo e che ne era stata soffocata, aveva soltanto vent’anni! Poi si immerse nei dolci ricordi di quando era felice e sorrideva, e automaticamente i ricordi delle lacrime versate per il suo ex ragazzo sostituirono dopo poco quei sorrisi vividi nella sua mente. Eppure non riusciva a ricordare colui che aveva asciugato le sue lacrime. Era un rifiuto, il rifiuto di comprendere Tyler nei suoi ricordi, come se quel capitolo non si fosse mai aperto. Non capiva, era stato il suo migliore amico, c’era stato sempre per lei, eppure lei continuava a far finta non fosse mai entrato così affondo nella sua vita. Era un rifiuto irrazionale e inconscio, eppure quella reazione per lei era inspiegabile.

Si dirigeva verso la classe di Wright, i corridoi nuovamente ingombri di studenti rumorosi, e lei per non pensare cercava di dividere quella massa di odori e, una volta identificatone uno, di associarlo al proprietario. Lo trovava un passatempo divertente quando non si era affamati, perchè sennò poteva portare un po’ di complicazioni, tipo il voler azzannare lo studente, ma lei era diventata discretamente brava nel controllarsi.

Si fermò di scatto. Si voltò indietro, verso l’origine di quel profumo. Non vide nulla.

Scosse la testa energicamente. Era impossibile che quel profumo appartenesse a lui. Eppure le riportava alla mente qualcuno, quel qualcuno...

Basta, stava pensando troppo e quando lei pensa troppo finisce solo per combinare casini inutili!

Si affrettò verso l’aula e prese posto in una delle file centrali. Si era praticamente precipitata per quella sensazione che le aveva fatto venire la pelle d’oca per un attimo ed ora era lì e, ripensandoci, si diede della stupida. Suvvia, era impossibile che fosse lì, per di più per lei, anche perchè lei aveva nascosto bene le sue tracce, sapeva come non farsi trovare, era stato solo uno scherzo dei ricordo. Non poteva non essere così.

Posò la borsa bianca sulle ginocchia e quando abbassò lo sguardo per aprire la cerniera si rese conto di averla lasciata aperta. Cavolo, pensò e infilò le mani dentro frugando frenetica per assicurarsi di non aver perso nulla.

-Ti è caduto questo in corridoio Caroline-

Rimase lì, ferma, le mani che prima erano frenetiche ora erano immobili, gli occhi blu spalancati ma fissi all’interno della borsa, proprio dove qualche istante prima cercavano se c’era tutto. Quel profumo era reale e quella voce era fin troppo familiare per non riconoscerla.

Alzò gli occhi lentamente fissando il quaderno con i lacci viola, senza guardarlo realmente. Non alzò lo sguardo oltre e non lo spostò quando la figura davanti a lei si spostò, sedendosi al suo fianco, senza smettere di fissarla.

-Ehm.. Ciao... Ty..ler- balbettò a fatica, senza guardarlo, gli occhi ancora sbarrati per la sorpresa e fissi davanti a lei, la penna fra le mani che si muoveva freneticamente guidata dalle dita affusolate della ragazza.

Tyler Lockwood la fissava senza preoccuparsi di essere scortese o di darefastidio.

Sul volto un sorriso soddisfatto.

 

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Capitolo 2
*** Festa di Compleanno ***


1. Festa di Compleanno

 

Mystic Falls, Settembre 2011, Casa Gilbert.

  


Eravamo tuttti lì, Elena era fuori con Damon che tentava in tutti i modi di distrarla e noi speravamo ci riuscisse davvero.
Quel giorno era il compleanno di Elena, il diciottesimo precisamente, e si sa, i diciotto anni si compiono una volta sola, non possono non essere festeggiati. Anche se Elena non se la sentiva, voleva trascorrere il suo compleanno come se fosse un giorno qualunque, o meglio, come se non fosse e basta.
Soffriva, ed io lo sapevo, aveva perso Jenna, John, Stefan... e lei senza Stefan non era più Elena. Parliamoci chiaramente, Stefan era stato l’unico a farla andare avanti dopo la morte di Miranda e Grayson, ed ora che aveva bisogno di lui era chissà dove, burattino di un pazzo ibrido omicida e della sua cagnetta.
Sistemavo le patatine sul tavolo da buffet in giardino, saremmo stati solo noi, insomma io, Damon, Bonnie, Jeremy, Tyler, Alaric e Matt... Matt. Lo stomaco si strinse al solo pensiero. Dire che mi sentivo abbandonata da lui era poco. Ero ferita, sofferente, mi sentivo respinta come se fossi stata una qualche malattia da evitare, tipo la lebbra o cose simili... e tutto questo grazie a mia madre che tra tutti doveva coinvolgere proprio il mio ragazzo!
Sentivo gli occhi inumidirsi, era tutto troppo fresco per non far male, ma non era quello il momento di piangere, stavamo organizzando una festa di compleanno! Cosi mi strofinai gli occhi e mi rimisi a lavoro, solo dopo aver posato tutti i cestini pieni di stuzzichini ed essermi guardata le mani mi resi conto che tutto il trucco era finito sulle mani piuttosto che restare sugli occhi. Così afferrai la borsa e mi voltai di scatto per andare in bagno quando finii addosso a Tyler.
-Ehi, dove vai così di fretta?- chiese lui con quel suo solito mezzo sorriso. Alzai il viso sorridendo, divertita dal mio stesso aspetto, anche se lo immaginavo soltanto visto che ancora non mi ero vista allo specchio.
-Vado a darmi una sistemata, mi bruciano gli occhi-. Era una scusa alquanto campata in aria, non mi risultava che ai vampiri potesse bruciare qualcosa di diverso dalla gola, ma non ero certa che Tyler lo sapesse quindi feci finta di nulla e lo oltrepassai con un ampio sorriso, dirigendomi nel bagno a sistemare il trucco.
Guardavo il mio riflesso allo specchio, il trucco scuro sbavato completamente tutto intorno, sembravo un panda biondo, ma non era quello che fissavo in realtà. Ero ferma lì, a fissare i miei stessi occhi chiari, cercando di trovare un posto nella mia mente dove lui non ci fosse, dove non ci fosse quel crampo allo stomaco.
Non sono pronta ad affrontarlo.
Il solo pensiero che avrei avuto a che fare con Matt che mi evitava e che mi guardava con quei suoi occhi pieni di condanna mi faceva salire la nausea. Eppure sarebbe stato lì, alla festa, proprio insieme a tutti noi. Dovevo imparare a conviverci con questa cosa, ormai era parte del passato, ed io dovevo accettarlo, non potevo passare la mia vita a rimpiangere Matt!
Presi la paletta degli ombretti e il pennellino, chiusi un occhio e stesi l’ombretto aggiustando il guasto che già avevo combinato strofinandomi gli occhi con il dorso della mano.
Ripensandoci Matt era il più piccolo dei problemi per quella sera. Mi preoccupavano molto anche Damon e Tyler... Damon era ancora schizzato per la storia del morso, evitava Tyler per non “spaccargli la faccia e fargli cadere tutti i denti” e Tyler, be’, si sentiva in colpa certo ma aveva accuratamente evitato di farsi vedere da Damon. E quella sera sarebbero stati insieme in giardino.
Insomma se volevamo movimentare la serata non avevamo che l’imbarazzo della scelta, potevamo scegliere fra il vampiro che vuole fracassare il cranio al licantropo, la strega che vuole fare la sadica col vampiro, la vampira che vuole a tutti i costi far ragionae il suo ex e alla fine la festeggiata depressa.
Finii di sistemarmi e ridiscesi giù, al buffet a finire quello che io avevo lasciato in sospeso c’era Tyler. Non lo avevo mai visto preparare nè una festa nè altro, di solito lui stava seduto a bere oppure a giocare con gli amici, era strano vederlo sistemare i cestini e impilare i piattini di carta. Mi avvicinai sorridendo prendendo i bicchieri e sistemandoli in fondo al tavolo dietro i vassoi e i cestini. Guardai Tyler col solito sorriso allegro e perfino lui ne accennò uno divertito scuotendo la testa.
-Cosa ti passa per la testa Ty?- gli chiesi osservandolo mentre fissava i piattini, muovendosi come un automa, gli occhi che a tratti si perdevano nel vuoto. Si voltò posando i suoi occhi scuri su di me, con un mezzo sorriso, quasi forzato per certi versi, come se da quando lo avevo lasciato poco prima i suoi stessi pensieri lo avevano buttato giù. Mi prese il polso e mi trascinò lontano dal tavolo, dentro casa, in cucina, dove nessuno sarebbe venuto a disturbare, intanto che gli ospiti arrivavano, se ne sarebbe occupata Bonnie con Jeremy.
Tyler prese una sedia, la tirò fuori, allontanandola dal tavolo e si sedette, le gambe divaricate, i gomiti che poggiavano sulle ginocchia, il mento sulle mani chiuse a pugno. Lo guardavo con attenzione, cercando di capire cosa stava succedendo in lui, era sovrappensiero, ma non sembrava turbato, anzi sembrava alquanto impassibile.
-Spero che Damon non voglia rovinare la festa ad Elena, mi dispiacerebbe sai?-disse dopo qualche minuto in cui un silenzio tombale aveva preso il sopravvento. Quindi anche lui aveva pensato che rischiavamo proprio quella situazione, lo stesso pensiero che mi aveva sfiorata solo poco prima. La luna piena era vicina e lui era irascibile quando si avvicinava la trasformazione, e Damon era impulsivo e provocatorio. Dovevamo solo sperare che stesse buono per Elena.. e forse sarebbe stato così, insomma lui per Elena avrebbe fatto qualsiasi cosa, sbagliata o meno, l’amava, e questo bastava, con lei cambiava completamente, o quasi.
Mi avvicinai a Tyler, restando in piedi affianco a lui, posai una mano sulla sua schiena amichevolmente, cercando di rassicurarlo anche con quel semplice tocco. Ero la sua migliore amica ed io gli sarei stata vicina ogni qualvolta lui avrebbe avuto bisogno di me, non mi sarei tirata indietro, lo avrei aiutato ad andare avanti e a superare gli ostacoli, proprio come lui aveva fatto con me.
-Sta’ tranquillo, non succederà nulla... semplicemente tu cerca di controllarti, ignoralo e goditi la festa ok?- gli sorrisi prendendogli le mani e trascinandolo verso l’uscita, dovevamo goderci la festa, mica stare chiusi in una cucina a fare i depressi e i preoccupati! Poi avevamo bisogno di distrazioni, mica di pensieri... ne avevamo fin troppi di quelli.
-Tu invece stai bene?- chiese lui aprendo la porta di casa, e stavo per rispondere sì con il mio solito sorriso quando il mio sguardo si posò sulla persona che stava per aprire la porta, il braccio sospeso in aria all’altezza della maniglia.
Il mio sorriso scomparve e lo stomaco si chiuse. Matt era fermo lì, sulla porta, e mi fissava come al solito, ed io la stupida bionda scaricata che abbassa lo sguardo. Perchè di tutti quelli che dovevano venire proprio lui doveva entrare in casa in quel momento? Poi quegli occhi, non riuscivo a sopportare come mi guardava, mi irritava, mi faceva stare male e basta... ed ovviamente lui se ne fregava, mi trattava come se non fossi più io, non lo so, mi sentivo come un cagnolino!
-Battuto sul tempo- disse lui a Tyler, un sorriso sforzato sul volto, come se volesse essere gentile. Con lui continuava almeno a fingere che nulla fosse, gli rivolgeva la parola, era a disagio anche, ma almeno non lo guardava come guardava me. Chinai il volto e mi feci spazio a forza per uscire da lì e allontanarmi da lui, lo urtai visto che non si spostava ma non me ne fregava. Non doveva fregarmene proprio come a lui non fregava di me.
Tornai al tavolo del buffet, impilavo, disfacevo e impilavo di nuovo i bicchieri, freneticamente, pur di non pensare, di togliermi di dosso quello sguardo idiota. Ma finalmente qualcosa mi distrasse. Mi concentrai meglio e quello che sembrava un lontano bisbigliare si fece un nitido discorso.
-Damon, non c’è bisogno che mi scorti fino alla porta di casa sai? Sto bene!-
-Sì, certo... ed io ci credo. Meglio evitare di averti sulla coscienza, sai nel caso avessi qualche istinto suicida-
Mi misi su una sedia, attirando l’attenzione dei presenti, che mi fissavano un po’ intontiti... come se io fossi scema, ed in effetti forse se avessi lanciato un urlo sarebbe stato più normale.
-Arrivano!!- annunciai per poi ridiscendere subito dalla sedia e avvicinarmi a Bonnie sorridendo. Tutto il disagio, il malumore, la tristezza di prima erano spariti, ora ero semplicemente eccitata e saltellante per l’arrivo imminente di Elena, che ovviamente non tardò ad arrivare, quando li avevo sentiti io erano in fondo al vialetto. Lei arrivò in giardino e non parlò, rimase ferma dove si trovava, le labbra schiuse per la sorpresa, giurai anche di aver visto un sorriso appena accennato sul suo volto. Al suo fianco Damon la guardava sorridendo dolcemente, zitto e malinconico.
-Auguri tesoro!- esclamai raggiungendola di corsa e abbracciandola calorosamente. Fu colta di sorpresa, ma quando sciolsi l’abbraccio vidi un sorriso dipinto sul suo viso.
Finalmente.

-Tu ora vieni con me-
Mi sentii trascinare lontano da Bonnie ed Elena, il flute che avevo in mano minacciava  di cadere. Mi voltai e mi trovai a fronteggiare Tyler, che fissava i suoi occhi scuri nei miei, come se volesse penetrarli per leggermi dentro. Di solito si faceva così quando si voleva scrutare nell’animo qualcuno no? Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’animo, forse è vero.
-Cosa c’è?- gli chiesi guardandolo con occhi interrogativi, ignorando il suo sguardo indagatore. Inutilmente, perché non riuscii a nascondere per molto i miei pensieri a lui, che subito ribatté, deciso ad andare fino in fondo.
-Stai ancora male, per quel cretino, e non mi piace- esordì secco, deciso, diretto. Il solo pensare a poco prima mi fece perdere l’ “appetito”. Mi rigirai il bicchiere fra le mani, lo champagne ambrato girava vorticosamente seguendo le linee che io stessa disegnavo.
-Matt non è un cretino...-
-Sì che lo è. Se non avesse avuto segatura al posto del cervello si sarebbe reso conto che scaricarti è stato l’errore più grande che abbia mai commesso, e se proprio non se ne fosse pentito, almeno avrebbe la decenza di non guardarti in quel modo. Mi da sui nervi... e lo sta facendo anche adesso!-
Non mi aveva neanche fatto finire di parlare, esplodendo stizzito e nervoso. Non diedi molto peso alle sue parole, era girato di natura, visto l’approssimarsi della luna piena eppure mi colpì quanto fosse influenzato da quella cosa. Lo sentii sussurrare qualcosa tipo “qui ci vuole un po’ di gelosia” e subito dopo sentii le sue braccia cingermi la vita in una stretta ferrea ma allo stesso tempo delicata, le sue labbra morbide e calde a contatto con le mie, contatto che mi fece rabbrividire per la sorpresa. A quel punto qualsiasi pensiero si volatilizzò, resettai la mia mente per non riavviarle, baciavo solo quelle labbra morbide e calde, senza neanche realizzare subito che erano quelle di Tyler. La parte istintiva di me lo realizzò quando non trovò in quel bacio passione o amore, ma semplice affetto di un amico. Sapevo quello che lui provava, o almeno aveva provato, per me, ricordavo quel bacio fantastico sotto il porticato e ricambiare ora quel bacio mi sembrava la cosa più azzardata di questo mondo, soprattutto davanti a tutti... anche se quel bacio era stato dato per far incazzare Matt.
Fui io a staccarmi, guardai Tyler per qualche frazione di secondo per poi voltarmi verso dei passi alle mie spalle, vidi Matt avvicinarsi con gli occhi fissi su Tyler, non rivolgendo a me la sua attenzione. Più dietro Elena, Bonnie, Damon e Jeremy mi fissavano, ci fissavano, insomma fissavano la scena sbigottiti, forse presi in contropiede. Volevo mandare un messaggio ad Elena e spiegarle che era stato fatto solo per ripicca su Matt, che fra me e Tyler c’era solo buona amicizia quando qualcuno mi venne quasi addosso.
-Che cazzo fai Lockwood? Prima mia sorella ed ora la mia ragazza?!-
Tyler si aggrappò al mio braccio per non perdere l’equilibrio, mentre il mio sguardo si era spostato su Matt e non si scollava dal suo viso rosso di rabbia. Mi aveva chiamato “la sua ragazza” anche se avevamo rotto da tre mesi buoni, e si era incazzato anche pesantemente.
Allora perchè se gli da così fastidio che io stia con altri se ne fotte di quello che penso e che provo?
-Non mi risulta sia la tua ragazza Matt... ti ricordo che hai scaricato “la tua ragazza” qualche mesetto fa- sentii Tyler ringhiare davanti a me e vidi le virgolette mimate con le mani ed io mi preoccupavo, perchè quel ringhio nella sua voce non mi piaceva, stava per scattare e non andava bene, non al compleanno di Elena! Mi misi davanti a lui, fissando gli occhi di Matt tagliente con i miei occhi blu e nei suoi vedevo solo rabbia, gelosia e ancora rabbia. Quello che provava Matt non faceva altro che innervosirmi, perchè più stavo e meno lo capivo e questo non mi chiudeva lo stomaco, lo faceva sprofondare direttamente, perchè poteva significare due cose, o che di lui non avevo capito niente, o che Tyler aveva ragione quando lo chiamava cretino.
-Tu non sai nulla di quello che è successo!-
Matt alzò il tono di voce ancora di più, la voce che vibrava e divenne roca per le emozioni che gli stavano esplodendo dentro. Si avvicinò a Tyler e lo spinse, fregandosene che ci fossi io davanti, purtroppo non ero abbastanza alta per coprire del tutto Tyler, e le sue spalle massicce facevano capolino da dietro la mia figura.
Sentii una mano sul mio fianco spingermi di forza e mi ritrovai a terra, a qualche metro da loro due. Quando lo realizzai la situazione era già degenerata, Tyler era diventato livido, i pugni stretti e i muscoli tesi, le vene delle braccia n evidenza e in tensione.
-Ah no? Ecco cosa è successo!!- urlò, sfilando dalla tasca qualcosa che non vidi e lanciandoglielo a Matt, che lo afferrò al volo e lo esaminò. Una volta rialzata lo vidi anche io. Un proiettile per doppietta, la punta conica di legno chiaro, almeno per quel poco che si vedeva, perchè il proiettile era tinto di sangue secco, scuro... il profumo era quello di Tyler.
Sentii la gola iniziare a bruciare, nonostante fosse sangue secco, ma la sola vista mi fece rabbrividire per la sete, così cercai di trattenermi, di ripetere a me stessa che era più urgente sventare una rissa, avevano già dato abbastanza spettacolo per quel giorno.
Li raggiunsi con uno scatto, mettendomi nuovamente in mezzo, i miei occhi riflessi in quelli di Tyler, che cercavano di dirgli “basta, smettila, per favore” ma nulla, non li raggiungevano, me ne resi conto quando si avvicinò a me e mi sussurrò all’orecchio “non sono affari tuoi Care” e mi scaraventò nuovamente lontano, ancora più lontano della prima volta.
La scena che seguì fu peggiore della prima. Tyler aveva guadagnato terreno, negli occhi la rabbia che aveva tentato di reprimere per giorni, faccia a faccia con Matt.
-Secondo te non ricordo che hai cercato di ammazzarmi? Secondo te chi cazzo ha asciugato che lacrime di Caroline dopo che tu hai fatto la stronzata del secolo? Se davvero l’avessi amata te ne saresti fottuto del problema, avresti cercato di superare la cosa, proprio come ha fatto lei! E non venire qui a rompere le palle Matt, io faccio quello che voglio, almeno io a lei ci tengo... tu?- Tyler sibilò sottovoce, riprendendosi quel proiettile dalle mani di Matt, ed io da lontano che mi chiedevo perchè se lo portasse appresso. Poi un rumore sordo accompagnò il pugno di Matt, che mirò dritto al viso di Tyler, ma lui non si scompose, inclinò la testa guardando Matt.
-Questo non dovevi proprio farlo Matt-
Un altro rumore sordo e Matt grondava sangue dal naso e dal labbro, le sue mani che cercavano di tamponare, chiuse sul suo viso e lui in ginocchio a terra. La mia gola si incendiò ed io scattai all’istante verso il sangue, gli occhi rossi, i canini completamente fuori, pronti ad affondare nel collo di Matt. Chiusi gli occhi, sentivo il battito accelerato di Matt e mi ripetevo che ce la potevo fare, non volevo fargli del male, non lo avevo mai voluto! Mi irrigidii tutta, combattendo dall’istinto di placare quel bruciore e forse ce l’avrei fatta quando sentii un altro schianto, e stavolta non era il mio ex ragazzo.
Damon aveva iniziato a fare a botte con Tyler, ovviamente.
-Aspettavo un tuo passo falso per spaccarti la faccia sai?- la sua voce era nitida nella mia testa, il suo tono sarcastico era eloquente, e immaginai il suo sorrisetto sardonico. Avevamo rovinato la festa di Elena, e Damon stava reagendo, e lui non era me che si faceva scaraventare via con poco. Continuavo a combattere con la mia sete quando aprii gli occhi per vedere Tyler addosso al buffet, il labbro che sanguinava.
-Allora fallo no?- rispose Tyler asciugandosi il sangue, il suo sguardo che si spostò su di me e sui miei occhi rossi. Sorrise con un angolo della bocca come se volesse tranquillizzarmi ma tutto faceva tranne che tranquillizzarmi. Scossi la testa energicamente ma subito dopo dovetti richiudere gli occhi per la sete.
Poi il silenzio.
Una sola voce rimbombò in quell’assordante silenzio.
-Tanti auguri Elena-
Spalancai gli occhi, la sete era stata soppressa da una paura infernale, la litigata di poco prima era nulla a confronto di chi c’era lì, in mezzo al giardino.
Klaus stava di fronte ad Elena sorridendo tranquillamente, nel giardino a bloccare Damon e Tyler due o tre vampiri, tra cui Stefan. Rivederlo, in quello stato mi fece ancora venire la pelle d’oca. Gli occhi erano lividi, fissava tutti come se fossero stati dei pasticcini. Ero abituata al mangia conigli non a quel vampiro... squartatore, perchè solo quello sembrava.
-Prego, potete fare piazza pulita- disse Klaus ai vampiri che erano con lui, poi spostò il suo sguardo su di me ed io scattai, le sue labbra mimarono qualcosa tipo “hai scatenato un po’ di casino eh?”
La paura prese il sopravvento su tutto, sulla mia ragione, sul mio istinto. Quegli occhi così sarcastici e pieni di istinto omicida mi fecero raggelare. In pochi secondi ero lontana, nascosta nel boschetto che confinava col giardino dei Gilbert, sapevo che mi vedeva ancora e questo mi incoraggiò a non voltarmi indietro. Quando lo feci vidi Stefan che aveva affondato i suoi canini nel collo di Tyler.

 

 

NdA: Ed ecco il primo capitolo! Come avrete potuto capire è un bel flashback sul perchè Care è scappata, ma non sono qui per commentare quello che è chiaramente scritto xD

Chiedo invece scusa per la sintesi che magari ho fatto, avrei scritto pagine e pagine sulla reazione di Care vedendo lo scontro Tyler/Matt o mi sarebbe piaciuto dilungarmi su Damon e Tyler, magari anche su Elena, ma avrò altre occasioni. Puntroppo d'estate è un casino scrivere, troppo mare (Che a me, tra l'altro non piace). Ad essere sincerca non ho neanche riletto il capitolo quindi mi perdonete eventuali errori dovuti al troppo sonno che ho.

Godetevi la lettura e se vi va fatemi sapere un po' se è di vostro gradimento e dove dovrei migliorare (perchè ho tanto ancora da imparare).

-Shizue

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Capitolo 3
*** Come back Home ***



2. Come back Home

«Casa è quel posto dove vai quando non hai altro luogo in cui andare.»


-Ehm.. Ciao... Ty..ler-
Guardavo dritta di fronte a me senza vedere nulla, ascoltavo distrattamente la lezione senza sentirla, ero lì ma ero assente. La sorpresa era stata troppo forte per poterla assimilare.
Tyler Lockwood, il Tyler mio amico, era lì, seduto a pochi decimetri di distanza da me, e mi fissava come se niente fosse, quel suo sorriso soddisfatto da stronzetto sul viso.
Non era affatto cambiato, nè nell’aspetto, nè nel suo modo di fare.
Ero nervosa, tesa, il mio sguardo che tentava a tutti i costi di evitare di posarsi su quella figura, si fissava ovunque, ma non su lui... la penna fra le mie dita girava vorticosamente invece di prendere appunti, di tanto in tanto sentivo lo scricchiolio della plastica che minacciava di cedere sotto la pressione isterica delle mie dita.
La testa sembrava scoppiarmi, troppe domande mi stavo ponendo contemporaneamente... “Perchè è qui? Cosa vuole da me? Come ha fatto a trovarmi?”
Quella sua voce mi aveva riportato alla mente quel giorno a casa di Elena, quando gli avevo voltato le spalle nel momento del bisogno, proprio come aveva fatto lui con me molto tempo prima, e proprio perchè ci ero passata sapevo come ci si sentiva: Feriti.
Quanto era grande la sua ferita?
Eppure stava lì a fissarmi con quel sorriso soddisfatto, come se si divertisse nel vedermi nervosa in sua presenza. Non lasciava trasparire nulla se non la sua soddisfazione ed io, che volevo sapere cosa stesse pensando in quel momento, non facevo altro che impazzire cercando di capire cosa nascondesse dietro la soddisfazione.
La lezione finì e Tyler fu il primo ad alzarsi, andando verso il professore e iniziò a parlare con lui di burocrazia post trasferimento ed io ne approfittai per sgattaiolare via.
Corsi fuori dall’ aula troppo velocemente per farmi notare, mista al grumo di studenti, affollati verso l’uscita. Dovevo trovare Melanie, avevo bisogno di lei in quel momento. Mi voltai indietro ma di Tyler nessuna traccia.
-Dove vai così di fretta Care?-
Sobbalzai quando me lo ritrovai davanti con i suoi occhi scuri che mi guardavano soddisfatti e divertiti, profondi quanto l’Oceano e proprio come l’oceano nascondevano i loro segreti. Feci un mezzo passo indietro trattenendo il respiro. Mi aveva fatto prendere un colpo dannazione!
Non mi diede il tempo di rispondere, a mala pena riuscii a vedere il suo sorriso che partiva da un solo angolo della bocca, sempre quell’espressione soddisfatta sul volto. Mi afferrò per un polso e mi trascinò velocemente in un’aula vuota senza dire una parola. Chiuse la porta velocemente a chiave e si mise di schiena su di essa, così da bloccarmi lì.
-Fammi uscire- dissi atona e imperativa, avvicinandomi a lui con passo lento, i tacchi a spillo sul pavimento e il nostro respiro erano l’unico rumore che potevamo avvertire in quella stanza. I miei occhi blu erano fissi nei suoi, sostenevano il suo sguardo con dignità e severità ma sul suo viso il volto soddisfatto era sparito, rimpiazzato da una serietà senza emozione.
-No- rispose lui, continuando a scrutare nei miei occhi blu, come faceva una volta, ed una volta riusciva a leggerci tutto ma ora ero diventata più esperta nel nascondere le mie emozioni... quando non ero troppo agitata, ma poi riaprì la bocca per parlare, aggiungendo alla sua frase monosillabica: -A meno che tu non voglia schiodarmi di qui, ma non te lo consiglio Care-
-Che cosa vuoi Tyler?!- esclamai irritandomi. Era venuto qui, si era intromesso nella mia vita come se nulla fosse, e mi chiudeva in un’aula minacciandomi? Non era più nella posizione per farlo.
-Spostati o giuro che ti dissanguo io!- gli presi un polso e cercai di smuoverlo, e di solito ci riuscivo, ma mi resi conto che era irremovibile, non riuscivo a spostarlo se non di pochi centimetri.
-Luna piena eh?- gli chiesi osservandolo di sbieco. Ormai non tenevo più il conto delle lune visto che non nè pericolo di licantropia nè un licantropo da aiutare.
-Fuochino Care, dieci punti... ed è inutile che minacci, so che non lo faresti mai- disse lui sicuro di sè, sarcastico, un sarcasmo che faceva male, perchè quello era il Tyler che io avevo conosciuto troppo tempo prima, e dopo aver visto il vero Tyler, rivedere il suo scudo per proteggersi mi faceva salire a mille i sensi di colpa, ancora di più di quanto già non li avessi prima.
Poi il suo viso cambiò, rimase serio ma nei suoi occhi si leggeva una tristezza da romanzo, quasi irreale se non l’avessi vista. La sua mano si alzò e spostò una mia ciocca di capelli dietro l’orecchio, tutto con una lentezza esasperante, ed il mio cuore stava scoppiando per la colpa, sentire quella mano calda che mi accarezzava il viso era una lama straziante, un paletto nello stomaco.
Il mio cellulare squillò infrangendo il pesante silenzio dell’aula. Lo presi senza esitare, una scusa per evitare i suoi occhi, il suo tocco caldo.
-E’ Melanie, mi sta aspettando Tyler, devo andare- dissi frettolosamente dopo aver letto il messaggio, mettendo apposto il cellulare, sperando che mi facesse passare.
Ma non lo fece.
Mi prese per le spalle e mi mise spalle alla porta, bloccandomi col suo peso per non farmi uscire. I suoi occhi brillavano,  erano fissi nei miei, li penetravano come raggi X. Iniziai a respirare irregolarmente, non capendo neanche io bene il perchè.
-Caroline, abbiamo bisogno di te a Mystic Falls.. sta succedendo l’Inferno!- sussurrò con un filo di voce, lo sguardo nuovamente triste. Questo fu un colpo basso, chiedermi di tornare? Con quale faccia? Sapeva che mai e poi mai avrei rimesso piede lì, avevo fatto tanto per tenermi lontana dai guai e lui mi ci voleva ricatapultare dentro.
Scossi la testa eloquente.
Non mi sarei mai messa in prima fila, per poi scappare, di nuovo.
Lui si allontanò, nello sguardo un barlume di rabbia, ma aprì la porta per poi mettere una mano sulla maniglia e spalancarla.
-Mi hai già voltato le spalle una volta Caroline, e questo lo sai bene, ma io sono andato oltre, ti ho perdonata. Ma tu lo stai rifacendo. Ho sbagliato a pensare che potesse esserci ancora tra noi quella che chiamavamo amicizia-
Quelle parole erano dure eppure erano vere ed io riuscivo a sentirne tutta la sofferenza della verità.
Abbassai lo sguardo verso il pavimento in silenzio, senza una parola, guardavo le linee delle mattonelle studiandone ogni particolare, ogni piccolo graffio che si poteva trovare, quando poi vidi una goccia d’acqua i piedi di Tyler. Alzai il volto di scatto e lo vidi. Aveva il capo chino come lo avevo io poco prima, ed una goccia cadde dal suo mento per infrangersi sul pavimento, facendo compagnia all’altra.
Tyler stava piangendo silenziosamente.
Allora capii che mai e poi mai avrei voluto vederlo così, triste, rabbioso, me lo diceva lo stomaco completamente chiuso. Scattai istintivamente e lo abbracciai per qualche secondo per poi sciogliere l’abbraccio.
-Spiegami tutto- dissi sospirando rassegnata all’idea che avrei dovuto affrontare tutti quanti quelli a cui avevo voltato le spalle.

Tornare a Mystic Falls mi fece un certo effetto, non saprei ben descrivere il vortice di emozioni che mi investì: paura, felicità, consuetudine, nostalgia, colpa, eppure, nonostante molte di quelle sensazioni potrebbero classificarsi come negative, io stavo bene, era sempre così quando si ritornava a casa? Per un attimo dimenticai di sentirmi troppo in colpa per vedere i miei amici, mi sembrò di ritornare al liceo, quando tutto era normale ed io ero sempre la solita Care.
Sentii la porta di casa aprirsi, così scesi giù dal letto e andai al piano di sotto giusto in tempo per vedere mia madre che richiudeva la porta d’ingresso.
Non avevo mai avuto un buon rapporto con mia madre, non finchè non cambiò. Quando aveva scoperto la verità era riuscita ad andare oltre le apparenze ed i pregiudizi, vedendo in me quella figlia che lei aveva sempre trascurato, fino a non accorgersi del cambiamento. Lì avevo conosciuto una madre diversa, che si interessava ai problemi di sua figlia, che voleva conoscere quella vita che lei aveva sempre combattuto, forse era solo curiosità, per lei forse ero uno strano animale raro, però a me stava bene così, almeno si stava interessando a me.
Lei si volto e mi vide, lì in piedi a darle il “ben tornata a casa” con un mezzo sorriso, un po’ in imbarazzo per la situazione, in fondo avevo abbandonato anche lei, nonostante fosse l’unica che sentivo, una volta a semestre... per le tasse universitarie, ma comunque la sentivo no?
-Caroline! Che ci fai qui? Il semestre è appena iniziato- disse lei abbracciandomi calorosamente, la presa stretta da armi mancare il fiato.
-Storia lunga, hai qualcosa per me? Aspetto notizie di Mel- dissi io sciogliendo di forza quell’abbraccio e sorridendole per poi vedere i suoi occhi che mi scrutavano attentamente, come un medico studia una cavia da laboratorio per vedere se è idonea per l’esperimento.
-Mamma?- alzai un sopracciglio muovendo la testa per incontrare i miei occhi con i suoi, era come se fosse persa in un mondo tutto suo, di cui non facevo parte.
-Non sei cambiata di un poro-affermò sempre sovrappensiero, come se quella fosse una grande scoperta! I vampiri non cambiano, che si aspettava, di vedermi con le rughe? Poi scosse la testa riprendendosi e mi fece segno di seguirla in cucina dove ci sedemmo entrambe vicino al tavolo dove pranzavamo.
-Ah sì, ha detto Tyler che devi raggiungerlo dai Salvatore appena possibile- disse lei dopo un po’ di silenzio, come se si fosse ricordata solo in quel momento che prima le avevo posto una domanda a cui non aveva risposto ancora.
-Ok, allora vado- dissi sospirando tristemente, sapevo che quello era il momento del confronto e non mi piaceva, non mi piaceva per nulla, sentivo la tensione e i sensi di colpa crescere sempre più, la voglia di fuggire via da quel luogo direttamente proporzionale alle fitte che sentivo allo stomaco. Eppure ogni volta che l’idea di andarmene mi balenava nella testa ecco il ricordo di Tyler e delle sue poche lacrime silenziose, e mi sentivo male, sentivo lo stomaco contrarsi selvaggiamente, nel petto il semplice vuoto del nulla e il realizzare che non potevo pensare a Tyler in quel modo bussava alla porta ed entrava, così che io sospiravo e mi rassegnavo all’imminente. Sarebbe passato, doveva.
Furono questi i pensieri e le sensazioni che mi accompagnarono per tutto il viaggio verso la pensione Salvatore, oltre il sentire la mancanza di Melanie, con lei accanto sarebbe stato tutto diverso, almeno un po’. Lei mi avrebbe appoggiato, perchè lei era stata colpevole quanto me.
Non mi aveva mai parlato della sua vita nei dettagli, mi disse solo che abbandonò la sua famiglia nel momento del bisogno e che non se l’era mai perdonato, ma non ci pensava, perchè era da stupidi pensare di poter tornare indietro e sistemare i suoi errori. Quindi se n’era fatta una ragione e adesso stava lontana dai guai a kilometri.
Invece per me i guai si erano presentati in aula, portati da un licantropo lunatico. I guai mi avevano decisamente cercato, ed allora è impossibile sfuggirgli.
Quando fui davanti la porta presi un respiro profondo e bussai, aspettando che qualcuno mi aprisse. Non aspettai molto perchè Elena si presentò sulla porta e quando mi vide rimase colpita, sorpresa. A quanto pare Tyler non aveva avvertito e questo non mi piaceva.
-Ciao Elena- la salutai con un sorriso appena accennato che non mascherava le fitte allo stomaco e il disagio, ma lei parve non accorgersene, invece uscì fuori e mi cinse il collo con le sue braccia, aveva il respiro irregolare quasi stesse piangendo. Mi sorprese la sua reazione, mi sorprese il suo “Finalmente sei tornata”, mi sorprese persino il sorriso che Damon mi rivolse quando lo vidi poggiato allo stipite della porta. Perchè non ce l’avevano con me? Perchè mi accoglievano sorridendo? Era assurdo, completamente assurdo!
-Dai entra- disse Damon facendo un cenno con la testa, così lo seguii dentro, Elena al mio fianco. Potevo vedere il profilo di Tyler seduto in salotto ancora prima di arrivare, sentivo delle voci, ma non ero in grado di concentrarmi in quel momento, tanto la situazione era assurda.
Mi fermai di scatto a metà del corridoio e feci voltare Damon, Elena si fermò con me ed entrambi mi guardarono interrogativi e spaesati.
-Perchè siete tutti così felici di vedermi?- chiesi sussurrando per non farmi sentire da altri diversi da loro due. Per me una cosa così era impensabile, non dopo quello che era successo.
-Perchè ci siamo chiesti per troppo tempo se stavi bene o eri morta, ma se vuoi posso cambiare ed accusarti di essere scappata- disse Elena con un sorriso ampio, diventando ironica sull’ultima frase, ed io sorrisi con lei, rassicurata, le strinsi la mano prima di entrare in salotto.
Lì, seduti su un divano di pelle nera, c’erano Tyler, Bonnie, Jeremy ed Elijah che parlottavano sommessamente, erano i borbottii che avevo sentito poco prima in corridoio. Non feci in tempo ad entrare che un profondo dolore alla testa mi colpì, insopportabile, sembrava che la testa mi stesse esplodendo, sentivo ogni singolo capillare spaccarsi a ripetizione. Portai le mani alla testa, urlai dal dolore, piegandomi sulle ginocchia. Non riuscivo a pensare, sentivo solo scoppi su scoppi e dolore, dolore infinito e bruciante.
-Bonnie smettila!- sentii urlare Tyler, poi il dolore cessò, rimasero solo i riverberi, alzandomi vidi Damon che aveva inchiodato Bonnie al muro, come se fosse un nemico mortale.
-Elena, digli di lasciarmi!- urlò lei, Damon che le faceva male per evitare che si concentrasse e riprendesse. Rimasi lì ferma, quasi barcollante, osservando la scena inebetita. A quanto pare non tutti erano felici di vedermi.
-No Bonnie, non finchè fai del male a Caroline- sentenziò Elena venendomi incontro. Venne incontro anche Tyer mimando con le labbra un “stai bene?” a cui risposi affermativamente annuendo. Mi avvicinai verso Bonnie solo di pochi passi, rimanendo distante.
Lei mi guardava in cagnesco, come se fossi stata un suo nemico, e il perchè non tardò a farsi sentire.
-Ho quasi rischiato di lasciarci la pelle per riparare ai casini di questa bionda!- urlò verso Elena e Damon rafforzò la presa.
-Pensavo aveste chiuso questo capitolo-
Mi voltai alle parole di Elijah, composto come sempre, perfettamente calmo, come se nulla fosse.
-Direi che o la smette o farò quello che non ha fatto mio fratello, sono stufo di queste litigate da bambine, qui abbiamo un problema- continuò rivolgendosi a Damon. Io voltai lo sguardo verso Elena che fece una smorfia, Damon invece lasciò andare Bonnie, che uscì di casa senza dire una parola.
-Mi dispiace- dissi io con un filo di voce, mi sentivo in colpa in quel momento.
-Tranquilla, fa così da un anno buono, sta diventando insopportabile- disse Jeremy scocciato. Ed io che ero rimasta al fatto che stessero insieme!
Ma infondo mi ero persa molte cose lì, Tyler mi aveva accennato qualcosa, tipo il fatto che erano riusciti a trovare gli Antichi e “liberarli”, che Klaus era in stasi e aveva fatto perdere le sue tracce e che Stefan non era ancora tornato.
Tyler intanto si era avvicinato e mi fece sedere, guardandolo vidi il suo viso teso, nervoso. Poi ricordai quello che era successo due giorni prima e realizzai che oggi era Il giorno, quella notte ci sarebbe stata la luna piena nel suo apice e lui si sarebbe trasformato. Certo che avevo una fortuna sfacciata per queste cose!
-Che problema c’è?- chiesi dopo un po’ senza rivolgermi a nessuno in particolare, la voce sottile e bassa, ancora scossa per quello che era successo poco prima. Non che non me lo aspettassi, ma non volevo creare tutto quel trambusto, anche se Bonnie era peggiorata a detta di Jeremy.
-Non si è capito bene, qui è stato tutto troppo tranquillo fino a poco tempo fa, poi di colpo la città è popolata di vampiri, ne arrivano ad ondate, di conseguenza gli attacchi sono aumentati- disse Jeremy guardandomi serio, i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa sulle mani chiuse a pugno.
-Una specie di adunata dell’esercito?- chiesi ancora alzando un sopracciglio.
-Esattamente- fu Elijah stavolta a parlare, si alzò ed iniziò a camminare avanti e indietro davanti al divano su cui eravamo seduti.
-Non so ancora chi li ha radunati, ma certamente so stanno preparando per qualcosa- continuò senza fermarsi, senza guardarci. Poi si fermò di colpo, senza il minimo rumore, e guardò me e Tyler.
-Dovete scoprire il perchè sono qui- sentenziò lapidario. Io sbarrai gli occhi, mi rivolsi a Tyler, aspettandomi di vedere la mia stessa sorpresa nei suoi occhi, ma lui annuì deciso, come se già sapesse cosa doveva fare.
-Io?- chiesi spostando la mia attenzione sui presenti. Fu di nuovo Damon a rispondere: -Io sono stato pessimo, sono nella lista nera ormai- chiarì con quel suo solito sorrisetto, anche se nei suoi occhi faceva capolino la rabbia scaturita dal fallimento. Tyler non mi diede il tempo di fare altre domande che si rivolse a me.
-Sai, potrebbe fargli comodo un lupo, loro sono tipo martiri, non s ne fregano nulla di vivere o dei loro compagni, almeno da quel poco che sappiamo, ed io riesco a mantenere il controllo, almeno per un po’- mi disse sorridendo contento e soddisfatto.
Non mi piaceva troppo questa idea, per di più la storia del lupo cercato dai vampiri mi sembrava troppo irreale per essere vera, ma non ebbi il tempo di ribattere che la porta suonò e Damon andò ad aprire.
-Carolinee!-
La voce di Melanie inondò l’intero salotto con il suo entusiasmo mentre arrivava nella stanza sedendosi sul divano senza tanti complimenti, trovando uno spazio fra me e Tyler, posando lo sguardo curioso su quest’ultimo.
-Tu sei la matricola figa nuova giusto?- chiese, ma senza aspettare la sua risposta si voltò verso di me dicendo: - E tu lo conoscevi e non mi hai detto niente!-
Parlava di Tyler come se non ci fosse, stava per continuare quando il suo sguardo si posò su un punto dietro le mie spalle, i suoi occhi lentamente si allargarono fino a spalancarsi del tutto, forse per la sorpresa, ed io non capivo perchè. Rimase così senza muoversi, un calco di gesso che non cambia di una ruga. Mi voltai, guardando nella direzione che i suoi occhi seguivano e vidi Elijah fermo, immobile. Nei suoi occhi era dipinta la stessa sorpresa che si poteva leggere negli occhi di Mel.


NdA: Bene, altro capitolo andato. Diciamo che con questo si dovrebbe concludere “l’introduzione” della storia. Lo so, non ho il dono della sintesi ma spero che continuiate lo stesso a seguire questa storia, se ancora non vi siete annoiati v.v
Per il resto che dire, i ringraziamenti a Lonely Juliet che è stata la prima a recensire, sperando che in futuro potrò ringraziare molti altri :3
Per il resto spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento

-Shizue

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