Velluto rosso

di Apricot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 CAPITOLO I

Diedi una rapida occhiata alla mano che penzolava dal letto. Era pallida, più o meno come la mia pelle. Se non avessi sentito il suo respiro soffocato dal cuscino avrei detto che fosse morto.
Non ero stanca e non avevo la minima intenzione di provare ad addormentarmi. Gli uomini sprecano metà della loro vita dormendo. Mi alzai lentamente cercando di non far rumore e gli spostai la mano penzoloni sul letto. Le mani che penzolano fanno sempre un po' paura di notte. Accesi il computer portatile, il suo, e mi misi a scrivere.
 
Un giorno avevo letto da qualche parte su internet che per capire se tieni davvero ad una persona la devi descrivere in due momenti: quando tu e la suddetta persona siete più felici e quando siete più arrabbiati l'uno con l'altro. Affinché il risultato sia buono le due descrizioni devono risultare simili.
 
Per mia fortuna, quella sera, era il nostro momento più felice.
Terminai la descrizione dopo mezz'ora e la salvai nella cartella più improbabile che avesse sul computer. Quella cartella che non avrebbe mai avuto motivo né aprire e né di cancellare, perché era troppo vecchia e cancellarla avrebbe significato eliminare una parte di storia. La cartella con le foto di lui e del suo primo cagnolino.
 
Ore: 6.45. Spensi il computer. Tentai di rinfilarmi nel letto ma inciampai nella cintura attaccata ai suoi pantaloni buttati in terra. Si girò aumentando l'intensità del suo respiro e feci giusto in tempo a cadere su letto. Mi avvolse con il suo braccio senza neanche aprire gli occhi.
Buono, non si era svegliato. Chiusi gli occhi e mi abbandonai ad una leggera sensazione di sprofondamento.
 
Mi sentii baciare la pancia e sussultai.

-É ora di svegliarsi.- mi sussurrò alle orecchie.


-Ma che ore sono?


-Le 7.30.


Avevo solo assaggiato il sapore del sonno quella notte. Avrei preferito gustarmelo tutto, un po' come aveva fatto lui. Mi rifiutai di baciarlo, l'alito del mattino non è mai piacevole.
 
Scendemmo nella hall, dove gli altri ci stavano aspettando. Non c'era la metà del gruppo. Probabilmente stavano ancora tutti dormendo. Ma Zayn e Peter, il mio manager , erano appostati sui divanetti. Appena comparimmo i loro occhi divennero lucidi, come se avessero visto Gesù Cristo sceso in terra.

-Vi abbiamo aspettato per mezz'ora!- ecco spiegato il motivo dei loro occhi lucidi.


-Scusaci Zayn, la qui presente ragazza ha avuto dei problemi ad aprire gli occhi questa mattina!-

-Scusate se avevo sonno!- Risposi io sia a Zayn che a Harry.


 
Passammo la mattinata insieme a loro in un bar molto vicino. Amavo la compagnia di Zayn, era l'unico che riusciva sempre a tirarmi su il morale lì dove persino Louis falliva.

-Io dopo voglio assolutamente andare al cinema. Ne ho una voglia immensa!- dissi.


-Ma tu non dovresti pensare a scrivere il sequel di un certo libro?-


-Si, ma ne ho una voglia immensa.- Peter doveva sempre ostacolare i miei piani. Se non ci fosse stato lui avrei passato le giornate a non fare niente, quindi in un certo senso gli devo un bel 'grazie'.


-'assolutamente voglia'. Sicura di non essere incinta?- mi rispose Zayn con un sorrisetto stampato sulle labbra come per dire 'credi che io non sappia quello che fate tu ed Harry'.


-Zayn, quando una donna è incinta ha voglia di cibo, non di andare al cinema!


Dopo qualche cappuccino, qualche brioches, qualche battuta e qualche risata ci dirigemmo verso l'albergo pregando immensamente che il restante terzo del gruppo si fosse svegliato.
Li trovammo lì, appollaiati sui divanetti. Ascoltavano la musica, musica che personalmente io ritenevo obbrobriosa, ma a loro piaceva.
- Buon giorno Harry! Cosa hai mangiato di buono?-
- Carote, Louis, carote.

-Solo carote?-


-Certo che no! Anche dei Kebab!-


Io questo genere di battute non le ho mai capite. Non mi fanno ridere. É evidente che l'umorismo inglese non ha niente a che vedere con l'umorismo italiano .

-Mi ha appena scritto Kurt, mi ha detto di trovarci direttamente al parcheggio del bus e di aspettarlo lì.-  Fra i cinque sicuramente Niall era il più affidabile, forse è per questo che tutte le 'comunicazioni di servizio' venivano recapitate a lui.


Harry mi prese il polso e mi trascinò vicino a lui. Mi guardò dritto negli occhi.

-Questa sera riusciamo a vederci?-


-Non lo so Harry. Io fra una settimana dovrei partire e non hai idea di quante cose devo ancora preparare!-


-Capisco.-


Aggrottò il naso e chiuse gli occhi lentamente, come se stesse pensando ad un modo per fermare il tempo. Avrei voluto trovarlo io il modo.

 

Non ci eravamo visti per molto tempo, causa: loro album, mio libro.
Sarei dovuta partire molto presto per la Svizzera, e lui, anzi loro, sarebbero dovuti partire per l'America.

-Lo sappiamo che vorresti fare cambio con la nostra meta!-


Mi aveva detto Louis qualche giorno prima durante quel pomeriggio in cui aveva piovuto per ore. Ma che dico? In Inghilterra piove sempre per ore. Ormai dovrei esserci abituata.

-Assolutamente no!- Gli risposi ridendo.


-Ma scherzi? Noi andiamo negli Usa. I grandi Usa. Come puoi preferire la Svizzera ai bellissimi Stati Uniti d'America.-


Lo disse con una certo tono solenne, lo stesso tono che i bambini usano quando fingono di avere dei super poteri ed essere i padroni del mondo.

-No, non scherzo. Mi spiace dirtelo, mio caro dolce Louis, ma l'America non ha niente di interessante eccetto qualche grande magazzino e qualche grande città!-


-Qualche grande città?!


-Già, le grandi città esistono anche qui in Inghilterra come nel resto del mondo. Non esistono solo in America.


-Tu vuoi comparare Londra a New York o a Las Vegas?


-Yep. Scusa ma davvero non ci trovo nulla di particolarmente interessante. Per me l'America non è un sogno!


-Tu sei pazza!


-Certo che lo è, sta con Harry!- Si era intromesso Niall.

 


 
Io e Harry salimmo in camera. In realtà avremmo dovuto avere stanze diverse, ma era sorto un problema: a quanto pare i ragazzi avevo circa 3 valigie a testa, qualche chitarra e qualche cianfrusaglia particolarmente ingombrante.
Non fu difficile sacrificare la mia stanza e farla diventare uno sgabuzzino per dormire con Harry.
Mi tolsi la maglietta rosa pastello e accuratamente abbinata con le paperine per infilarmi una semplice polo viola e delle Converse.
Non appena mi vide di schiena senza maglia si avvicinò e mi prese per i fianchi. Ebbi i brividi, per le sue mani fredde. Non fredde quanto le mie però.
Appoggiò il suo petto alla mia schiena che non vedeva l'ora di essere coperta dalla maglietta e strinse le sue braccia intorno alla mia pancia.
Sentii il suo respiro.
Chiusi gli occhi per cercare di fotografare mentalmente il momento.
Momento che non avremmo potuto rivivere per un bel po' di tempo.
Trattenni il respiro per evitare di fare rumore e coprire il suo, perfettamente regolare. Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla.
Dopo aver delicatamente posato le sue labbra sul mio collo appoggiò la sua faccia contro la mia.

-Perchè piangi?-


Mi toccai le guance con le dita, non mi ero affatto accorta che stavo piangendo. Ma cosa cavolo mi stava prendendo?

-Oddio! Non lo so perché sto piangendo!-


-Si che lo sai. Avanti, dimmelo.-


-Forse mi sento semplicemente in colpa.-


-In colpa per cosa?-


-Per essere felice di partire.-


-In che senso?-


-Nel senso che non vedo l'ora di partire! Sarà una grande opportunità per me. Conoscerò moltissime persone del mestiere, parteciperò alle serate con gli autori francesi e svizzeri più significativi, avrò una parte in uno show per presentare il libro... sarà tutto magnifico. Però non ci sarai tu. E mi sento in colpa per essere felice senza di te.-


-Nemmeno io sapevo di provar queste cose, e dato che non sapevo come avrei reagito io se qualcuno mi avesse detto questa cosa, non avevo la minima idea di come avrebbe reagito lui.-

-Tu non devi, e ripeto, non devi assolutamente sentirti in colpa per essere felice senza di me. Anche io sono felice. Sto vivendo il mio sogno. La mia vita non potrebbe essere migliore. Non voglio che tu ti rovini la tua esperienza, che potrebbe essere l'esperienza più bella della tua vita, forse l'unica, a causa mia. Non te lo permetterò.-

Il fatto che staremo lontani per un po' non significa che staremo lontani per sempre.


Fece un piccola pausa per asciugarmi le guance e proseguì.
-Quindi promettimi che tu non ti preoccuperai per me e ti divertirai. Io in cambio ti prometto che ci sentiremo ogni giorno, quando vorrai tu e per quanto vorrai tu.-

Ok, te lo prometto. Scusa. Hai ragione, stiamo vivendo delle esperienze che potrebbero capitarci una sola volta nella vita. Alcune persone pagherebbero per essere al nostro posto. Non vale la pena di rovinarsele per delle sciocchezze simili. Non so perché ho pianto.-


Replicai accennando ad una risata. Rispose semplicemente sorridendo. A volte il sorriso è la risposta migliore.
 
Ci baciammo. Ci baciammo di nuovo. Sentivo il mio calore andarsene per avvolgere il suo corpo.
Più si avvicinava a me più lo volevo vicino.
Appoggiai la mano sui suoi capelli più lucidi che mai mentre lui mi calava lentamente sul letto.
Le nostre anime si erano unite esattamente come i nostri corpi. Era come se potessimo comunicare mentalmente e prevedere i movimenti l'uno dell'altra.
I nostri pensieri erano ormai lontani. Eravamo come indispensabili per la felicità reciproca.
Questo mi fece tornare in mente un messaggio che gli scrissi qualche mese prima. Si trattava di un estratto del “Lai du Chevrefeuille”: Ni vous sans moi, ni moi sans vous.
Quella frase gli piacque a tal punto che la ricopiò sopra al suo letto.
 
E per quei pochi minuti esistemmo solo noi nell'intero mondo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


 
Il momento tanto aspettato era arrivato.
Valigie: pronte. Borsa dell'essenziale:pronta. Voglia di partire: alle stelle. Voglia di andare via da lui: inesistente.
Zayn mi accompagnò al aeroporto e aspettò che Peter e il suo seguito di aiutanti salissero per salutarmi.

-E così non ci rivedremo per un po'...-


Già.-  dissi abbassando lo sguardo.


Non volevo rendere il momento drammatico e strappalacrime, non sapevo come gestire quel genere di situazioni. Quindi gli sorrisi e lo abbracciai.
Mi strinse sempre più forte a sé. Soltanto in quel momento mi resi conto del rapporto che nei giorni si era instaurato tra noi due.
Fino ad allora avevo sempre avuto il terrore di lasciare Harry quando in realtà la cosa più preoccupante era lasciare Zayn. Si, eravamo solo amici. Ma gli amici a volte sanno completarti di più di quanto non lo possa fare il tuo 'Amore'.
Come avrei fatto senza di lui? Mi era capitato di stare in assenza di Harry per intere settimane, ma non di Zayn.

-Mi mancherai- mi sussurrò all'orecchio destro.


-Anche tu. Ti voglio bene.-


Tentò di lasciare la presa ma lo strinsi più forte.
Alzò lo sguardo e senza neanche guardarmi negli occhi appoggiò le sue labbra sulle mie, in un intenso bacio a stampo.
Tenni lo sguardo basso e mi allontanai da lui.

-Zayn? -


-Adesso è meglio se sali. Stanno aspettando te.-


-Che cosa dovrebbe rappresentarmi quel ba...-


-É meglio se vai adesso! -


-Aspetta io voglio saper...-


-Vai!-


lo guardai con lo sguardo più dolce che avessi potuto fare e salii.
 
Viaggiare in aereo mi è sempre piaciuto.
Mi chiedo come degli essere così infinitamente piccoli e impotenti difronte al resto del''universo siano riusciti a creare qualcosa di così favoloso come l'aereo. Per una volta alla famosa affermazione 'Oggi hai la testa fra le nuvole' che tutti ti dicono quando ti stai bellamente facendo gli affari tuoi puoi rispondere 'É vero'.
Dunque mi preparai mentalmente. L'indomani sarei andata alla presentazione del libro in uno strano show televisivo poco conosciuto. Avevo controllato tutta la lista degli invitati, ma non c'era nessuno che conoscevo. Dunque li cercai su internet. Niente, dovevano essere autori decisamente non conosciuti. Un po' come me d'altronde.
Il viaggio non sarebbe durato molto. Dopo aver finito il capitolo del libro in corso di creazione mi misi le cuffie dell' Ipod alle orecchie e mi abbandonai alle note del piano di Ludovico Einaudi.
Evitai di ripensare al saluto di Zayn, ma fu del tutto inutile. Cosa significava quel bacio.
Era a conoscenza di me e Harry. Ci conoscevamo da mesi e lui non aveva mai dato segno di essere interessato a me. Mai. Si era persino fidanzato per qualche settimana con una certa Vanessa. Non l'avevo mai incontrata ma non la sopportavo a prescindere. Non si sopporta mai la ragazza del proprio migliore amico.
Harry non avrebbe dovuto sapere niente di questo. Nessuno ci aveva visti. Io di sicuro non avrei parlato, e Zayn ci avesse tenuto al suo bel faccino non lo avrebbe fatto neanche lui.
Sentivo come una vocina dentro di me che mi diceva “Scrivigli, su forza, so che vuoi farlo”.
Mi girai.

-Peter! Cosa stai dicendo?- Ok, forse non era una vocina dentro di me, ma una vocina dietro di me.


-Vi ho visti.-


-Oh porca pagnotta! Nel senso che hai visto tutto?-


-Si certo. In che altro senso se no?-


-Non posso scrivergli. Non saprei cosa dirgli. Forse dovrei prima sentire Harry.-


-Harry può aspettare. Non trovi che questo problema sia maggiore?-


-Ok, gli scrivo.-


Presi il cellulare nuovo che mia madre mi aveva regalato per il mio diciassettesimo compleanno.
Ciao come stai? Senti, c'è qualcosa che vorresti dirmi per caso?”
Gli inviai il messaggio. Ovviamente prima di arrivare alla versione definitiva dovetti cancellarlo tre volte, cercare sul dizionario un sinonimo di coglione, e chiedere aiuto su internet.
Non mi rispose. Mi sembra ovvio.
Non importava. Quella sera avrei chiamato Harry, mi sarei accertata che lui non sapesse niente e avrei aspettato che fosse Zayn a chiamarmi per darmi spiegazioni. Si insomma, tu non puoi baciare qualcuno e poi pretendere che quella persona non chieda spiegazioni. Non ci si comporta così.
Maledetto.
 
Hotel a cinque stelle, frigobar in camera e aria condizionata. Cosa potevo desiderare di più dalla vita.
Kevin aveva fatto recapitare il vestito che avrei indossato quella sera direttamente in camera mia. Kevin era il figlio di Peter, lavorava insieme a lui durante l'estate.
 Ed ora quel vestito era lì, sul letto, coperto da un telo trasparente. Meravigliosamente bianco a fiorellini azzurri. Lo indossai e mi 'acconciai i capelli', che nel mio gergo significa che li lasciai sciolti sulle spalle in tutta la loro castana boccolosità.
25 minuti di ansia, panico, stridolii di varia acutezza e poi finalmente arrivai sul posto.
Lo show si sarebbe svolto in una specie di palco con due bei divani piazzati al centro e divisi da un tavolino dove c'erano una pila di libri, tra i quali ne spiccava uno con la copertina verde: il mio.
Non era uno show molto famoso, e probabilmente poche persone lo avrebbero visto e avrebbero pensato “Wow, voglio assolutamente comprare il libro di quella ragazza. Deve essere magnifico!”
Ma cosa importava ? Io stavo per andare in televisione, per la seconda volta. L'ansia era a dir poco alle stelle.
 
La mia presentazione fu l'ultima. Già, l'ultima. Pessima cosa, dato che la gente cambia canale di solito dopo il secondo stacco pubblicitario. Ad ogni modo tutto filò per il meglio.
Qualche domanda sul perché avevo scritto quel libro, qual'era l'argomento principale e sul come una ragazza così giovane era riuscita scrivere un libro. Risposi naturalmente e con molta disinvoltura alle domande. Precisai anche il fatto che quello era in realtà il mio terzo libro, ma che gli altri due non erano mai stati 'seriamente' pubblicati. Ringrazio Dio di conoscere il francese meglio dell'Inglese, altrimenti sarei stata proprio nei guai.

-Hai pensato a qualcuno in particolare mentre lo scrivevi -


Quando scrivi un libro automaticamente è come se lo leggessi; e quando qualcuno legge un libro si immagina sempre come il protagonista.


Non potevo essere più soddisfatta di così. Il libro aveva riscosso più successo all'estero, principalmente in Francia e in Svizzera , che in Italia; ma mi andava bene lo stesso.
 
Stavo bellamente fantasticando su come sarei diventata una delle più grandi scrittrici moderne con la testa appoggiata al finestrino freddo e duro quando squillò il cellulare.
There once was a group with Liam and Niall...Vas happening boys Vas happening boys?...”
Si, quella era la mia suoneria.

-Harry!-


-Mi manchi!-


-mi manchi anche tu!-


-come è andata?-


-benissimo direi!-


-cosa ti hanno chiesto?-


-Niente di che, mi hanno detto che mi passeranno l'intervista per e-mail, poi te la invio...-


-La voglio assolutamente vedere! Spero tu ci abbia fatto pubblicità!-


-Ahahaha! Siete voi che dovete farmi pubblicità!-


-É passato un giorno. Ne mancano solo 30!-


-I giorni passano più lentamente se passi il tempo a contarli!-


-Hai ragione. Ma non vedo l'ora di vederti. Ti ho pensata tutto il giorno.-


Già, anche io avevo pensato a lui. Però avevo pensato anche a Zayn.

-Ti sei dimenticato della promessa? Non ti devi rovinare il divertimento solo perché io starò via! Voglio che tu passi la più bella vacanza- lavoro della tua vita! Come stanno gli altri a proposito?-


-Gli altri stanno praticamente tutti dormendo eccetto Liam.-


-Davvero? Me lo passi?-


-Scordatelo!-


-Eh?-


-Tu devi passare come minimo un'ora al telefono con me... poi magari ti passo Liam!-


L'ora al telefono la passammo per davvero. Una delle tante ore che passammo al telefono. Gli raccontai tutto nei minimi dettagli. Lui mi disse quanto aveva apprezzato la nostra notte di addio.
E poi gli chiesi di Zayn.

-Te l'ho detto, dorme!-


-Sei sicuro? Magari sta facendo finta!-


-No, non sta facendo finta, dorme. Il fuso orario ci ha un po' 'sballati' tutti. Io ho sonno ma resto al telefono solo per sentirti.-


-Sei adorabile. Mi sono iscritta a Twitter!-


-Oddio, quando? -


-Mi sembra ieri in aereo. Avanti aggiungimi ai followers! Fammi un po' di pubblicità, voglio arrivare a 40 tweet entro domani mattina.-


Mi fermai un momento prima di proseguire.

-Oddio ma sto parlando come Louis!-


-Ahahah! Sapevo che sarebbe successo, twitter ha influenzato anche te.-


-No, no. Mai. Io non diventerò mai schiava di un social network come te!-


Ridemmo di questo fatto per una decina di minuti. Poi decisi di scrivere il mio primo Tweet : mi manchi. 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 
Scrivere. Chiamare Harry. Mangiare. Forse dormire.
Scrivere. Chiamare Harry. Mangiare. Forse dormire.
Scrivere. Chiamare Harry. Mangiare. Forse dormire.
Le mie giornate passarono più o meno tutte così.
Scrivere mi faceva venire i calli alle mani, ma era un dolore piacevole.
Il dormire veramente poco per stare sveglia a scrivere lo consideravo un sacrificio, ma era un dolore che avrebbe fruttato. Il fatto che Zayn non avesse più neanche minimamente tentato di contattarmi mi faceva venire la malinconia, e questo era un dolore insopportabile.
Avevo chiesto più volte a Harry di passarmelo, ma lui era sempre stranamente occupato a girarsi i pollici.
Non volevo chiamarlo io per prima, avevo tentato una volta di comunicare con lui ed era stato inutile. Per me una volta è sufficiente. O forse no?
Dato che ormai sapevo come gli amati One Direction passavano le loro giornate presi la decisione di chiamarlo nel momento in cui sarebbe stato obbligato a rispondermi: la sera, alle 6.30, quando tutti i ragazzi erano nelle proprie camere a prepararsi per gli impegni della sera.
Se non mi avesse risposto sto non avrei più tentato. Avrebbe visto la mia chiamata, e se gli fosse interessato mi avrebbe richiamata altrimenti avrebbe ignorato il tutto e continuato a vivere.
Feci il numero e restai a fissare il display del cellulare ripetendomi 'al mio tre lo chiamo. Uno... due...tre... perché non l'ho chiamato? Ok, adesso sul serio. Al mio tre lo chiamo...'
Dovetti utilizzare le mie scorte del frigobar per trovare il coraggio di chiamarlo. E con scorte del frigobar intendo i miei cioccolatini preferiti e il liquore al fior di latte.
Seduta sul letto disperata a tracannare liquore, finalmente lo chiamai.
Rispondi, dai, rispondi. Anzi no, non rispondere. Se rispondi che ti dico?

-Pronto?-


-Ciao!-


-Ah, ciao!-


-Si, anche io sono felice di sentirti.-


-Scusa, è che non pensavo fossi tu.-


-Allora come stai? Non ti sei fatto sentire per un po'.-


Ad essere sinceri, non si era fatto sentire per due settimane. Questo non è un po', questo è tantissimo tempo.

-Si scusa, siamo stati molto impegnati. Harry penso te lo abbia detto.-


-Si, me lo ha detto. Però vedi, lui ha trovato il tempo di chiamarmi e di stare al telefono con me almeno un'ora e mezza al giorno. Sono riuscita a parlare con tutti quanti almeno due volte, compreso Liam, che sembra avere una certa ripugnanza per i cellulari! Si può sapere per quale stupido, assurdo, insensato e privo di fondamenta motivo tu non ti sei fatto sentire-?


Era il liquore al Fior di latte che stava parlando, non io. Senza di lui non sarei riuscita a dirgli quello che pensavo. È stato un ottimo amico.

-Hai ragione, scusa-.


-Scuse non troppo accettate.-


-Volevo evitare di ricadere sull'argomento.-


-Quale argomento?-


-Non fare la finta tonta. So qual è il motivo per cui mi hai chiamato.-


-Il motivo principale era sapere se eri ancora vivo o se un drago californiano a tre teste ti avesse mangiato vivo e poi vomitato in un cespuglio di rovi.-


-Caspita, che fantasia!-


-E poi si. Il mio secondo motivo era...quello.-


-Ecco, hai visto!-


-Zayn non puoi pretendere che non me ne freghi nulla! Sei la persona con cui ho legato di più, oltre ad Harry! Voglio sapere cosa ti passa in quella testolina!-


-Non posso dirtelo.-


-Perché no? Zayn, una volta mi hai detto che ero quasi la tua migliore amica. L'unica con cui potevi parlare di ciò che il resto del gruppo non avrebbe capito! Che fine ha fatto quello Zayn?-


-È sempre qui. E gli manchi moltissimo.-


-Mi manchi anche tu.-


-Ma non quanto ti manca Harry!-


-Invece si. Però sono due cose diverse.-


-Appunto. Tu non mi vedi sotto la stessa luce di Harry.-


-Zayn, quello che intendi dire è che...-


-Avanti... cosa vuoi che intendi dire? Insomma, ti ho anche baciata. Più chiaro di così.-


-Mi spiace dirtelo ma non sei stato affatto chiaro! Non potevi dirmelo un po' prima che partissi?-


-No!-


-Perchè no?-


-Perché... è complicato!-


-Almeno prova a spiegarmelo!-


-Io non ti ho mai vista solo come un'amica. Non ho mai voluto dirtelo perché sapevo che ti piaceva Harry, e io non volevo soffrire. Quando tu ed Harry vi siete messi   assieme pensavo sarebbe stata una relazione passeggera. Harry non sembra affatto il tipo da ragazze serie. Ho lasciato correre. Ogni giorno dicevo a me stesso che avrei dovuto dirti la verità, dirti ciò che provo per te; ma ogni giorno non trovavo il coraggio. Così i giorni, come le settimane e come i mesi passarono. Come mi sarei potuto dichiarare dopo un anno dal tuo fidanzamento con Harry? Sarebbe stata una cosa stupida. Ormai era troppo tardi. Eri diventata troppo importante per lui. Avrei solo rischiato di creare guai e di far sciogliere il gruppo. Soltanto quando ti ho accompagnata all'aeroporto ho capito davvero che avrei rischiato di non vederti per un mese intero, e che per quel mese tu non avresti pensato che ad Harry. Volevo solo lasciarti qualcosa che ti facesse pensare a me mentre eri via, ed un bacio sembrava la cosa perfetta. Scusami.-


 
Quella caterva di parole gli uscirono come se stesse espiando tutti i suoi peccati davanti ad un tribunale il cui giudice era Dio.
 
Andai a letto, ma non dormii. Ripensai per tutta la notte alle sue parole. Avevo in testa la sua voce, debole, tremolante ed esitante. Non avevo mai sentito la sua voce così. Cercai di cacciarla via dalla testa con l'Ipod, ma niente. Era impossibile.
Quelle parole continuavano a strisciarmi nel cervello come se fossero state incise nei miei occhi.
 
Ormai era troppo tardi. Eri diventata troppo importante per lui.
 
Volevo solo lasciarti qualcosa che ti facesse pensare a me mentre eri via, ed un bacio sembrava la cosa perfetta.
 
Io non ti ho mai vista solo come un'amica
 
Scusami.
 
Feci un rapido calcolo mentale. Se non lo avessi più né rivisto né sentito per almeno tre anni, ci sarebbero voluti cinque anni, sei mesi e quattro giorni per riuscire a dimenticare completamente quelle parole.
Ma io non le volevo dimenticare. Non sapevo cosa volevo davvero fare. A me piaceva Harry. A me era sempre piaciuto Harry. Pensai che se però Zayn me lo avesse detto prima, probabilmente la mia attenzione si sarebbe già inizialmente spostata su di lui.
Dunque era colpa sua se non stavo con lui. Si. Avrebbe dovuto dirmelo prima. Ormai appartenevo ad Harry.
 
O almeno così credevo.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
I giorni continuavano a passare sempre uguali. La monotonia ti da sicurezza, sicurezza che può velocemente trasformarsi in malinconia.
 
Uscii dalla mia camera con l'idea di avventurarmi nell'hotel come se fossi in una missione segreta. Sarei andata alla ricerca della cucina per trovare i rifornimenti di cibo segreti.
Scesi nella hall e camminai lungo uno stretto corridoio imboscato un po' coperto dalle piante. Dopo aver tentato di aprire varie porte sfortunatamente chiuse a chiave ne trovai una aperta.
Non appena la aprii mi arrivò in faccia una folata di vento. L'aria che entrò dalle finestre spalancate fece sollevare le lunghissime tende bianche e volare qualche foglio che si sparse per il pavimento.
Entrai e chiusi subito la porta. Le pareti erano lilla, uno strano tipo di lilla mai visto prima. Sembravano quasi colorate con dei pastelli.
Entrava una grande luce che illuminava tutta la stanza, grande, per non dire enorme.
Non vi era nessun tipo di arredamento fatta eccezione per un quadro raffigurante un ponte, e un pianoforte completamente bianco. Mai visto in vita un pianoforte bianco prima d'allora.
Mi sedetti e posai le mie mani tremanti sui tasti.
Non toccavo un piano da almeno un anno.
Chiusi gli occhi. La melodia cominciò ad uscire dalle mie dita.
Non sapevo di essere in grado di scrivere un pezzo. Non sapevo neanche di ricordarmi come si suona.
Le dita scivolarono fluide lungo tutti i tasti con una scorrevolezza quasi inumana.
Nessuno mi aveva mai sentito suonare il piano. Ad essere sincera nemmeno io mi ero mai veramente ascoltata. Quella era la prima volta che esprimevo tutte le mie emozioni attraverso la musica.
Non pensai a nessuno se non a me stessa e alla musica. Fu come se quella melodia la conoscessi da anni, come se fosse la ninna nanna che mi cantava mia madre prima di addormentarmi.
Fu una vera sorpresa scoprire che quella dolce melodia era in grado di sprigionare tutta la confusione, la malinconia che avevo nell'animo. Tutto ciò che espressi suonando era reale. Magari altre persone avrebbero sentito solo una canzoncina orecchiabile, ma per me era molto di più.
Era mettere a nudo me stessa davanti all'intero mondo, e questo mi eccitava e spaventava allo stesso tempo.
Come quando scopri di essere in grado di fare qualcosa di strabiliante, ma non vuoi farlo sapere a nessuno.
 
All'improvviso comparve nella mie mente un'immagine: io vestita con un bellissimo abito da sera dello stesso colore delle pareti. I capelli ricci erano sciolti, come sempre, e un sorriso smagliante completava quel bel quadretto. Mi trovavo davanti ad una specie di salone con molta gente, tutti rigorosamente eleganti.
Non appena mi vidi aprii gli occhi e cessai di suonare.
Quel “flash” sembrò quasi mostrarmi il futuro.

-Non si può entrare qui! -


Mi voltai e vidi un uomo, sulla trentina, sulla porta a fissarmi. Era probabilmente un cameriere o un facchino dell'hotel.

-Scusi.-


Avrei voluto continuare a suonare per l'eternità. E poi da quanto tempo era lì?
Mi alzai e attraversai la porta.

-Da quanti anni suoni?- Mi chiese. Non seppi che risposta dargli. In teoria suonavo da 7 anni, ma in pratica era la prima volta che suonavo davvero.


-Veramente, ho imparato oggi.-


Continuai per la mia strada fino a tornare nella hall.
 
Mancavano ancora pochi giorni e presto sarei tonata in Inghilterra.
Mi resi improvvisamente conto che buona parte del mio soggiorno in Svizzera non me l'ero pienamente goduto.
Avevo promesso che mi sarei divertita, e così feci.
Chiamai Kevin e andammo a fare un giro a Ginevra per comprare un uovo meraviglioso vestito che avrei dovuto indossare quella sera per un gala piuttosto elegante.
La città era semplicemente meravigliosa. Alberi ovunque, strade in perfetto stato, le persone erano molto fini ed eleganti.
Passammo il pomeriggio alla ricerca del vestito perfetto e finalmente lo trovammo.
Kevin, nonostante fosse un maschio ci sapeva fare in fatto di stile. Sapeva meglio di me cosa mi donava e cosa, al contrario, mi stava veramente male.
Passammo dal parrucchiere, e dall'estetista. Mi sembrò di vivere uno di quei classici film americani le cui protagoniste sono sempre delle ragazze apparentemente brutte e sfigate che finiscono col mettersi col bellone della scuola.
Sembrava che ci fosse persino la colonna sonora ad accompagnarci.
Nei film però le protagoniste riescono a passare da almeno cinque o sei negozi, dal parrucchiere, dall'estetista, in profumeria, in oreficeria, in un negozio di cd e dal gelataio in un solo pomeriggio, e quando tornano hanno anche il tempo di farsi il bagno.
Nella vita reale non è così. Eravamo riusciti a malapena a prendere un vestito e abbiamo accorciato i tempi della manicure scegliendo uno smalto semplice. Forse successe perché ero rimasta un'oretta in una libreria enorme e una mezz'oretta in una pasticceria.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 
Avete presente quella bellissima sensazione di entusiasmo quando vi state preparando per qualcosa di importante?
Quella bella sensazione quando ti metti il mascara, quando scegli la crema profumata più appropriata, quando ti scuoti i capelli per renderli più voluminosi, quando ti spruzzi il profumo nuovo che ti è costato un occhio della testa e che hai comprato solo per quell'occasione, quando, anche se sai già quali sceglierai, provi 5 paia di scarpe diverse giusto per il gusto di provarle, quando ti guardi allo specchio e testi il tuo sorriso.
Ho provato quella piacevolissima sensazione solo due volte nella mia vita: al primo appuntamento serio con Harry e alla sera del 15 giugno 2011 in cui il mio caro libro sarebbe stato messo in vendita insieme a quello di altri autori.
 
Ero alle stelle.
Uscii dalla camera d'albergo 10 minuti in anticipo, montai sulla Limousine palesemente non mia e affittata per la serata dal mio patrigno come regalino di incoraggiamento.
Chissà quando sarei potuta risalire su di una auto così bella per partecipare ad una delle feste più importanti per quanto riguarda autori emergenti.
In effetti il mio non sarebbe stato l'unico libro ad essere messo in vendita ovviamente, ma c'erano quelli di una cinquantina di nuovi autori provenienti da ogni parte del mondo che non vedevano l'ora di dimostrare al mondo le loro capacità.
 
Arrivai puntuale al padiglione. Era decisamente enorme e con un'insegna gigante sopra l'entrata “ 42esima edizione del Festival degli autori emergenti”.
Forse sarei stata la più giovane, forse la più vecchia. Forse il mio libro non sarebbe piaciuto proprio a nessuno. Forse il mio vestito era troppo esagerato.
Ma non mi importava di niente. Quella serata sarebbe stata la mia serata, qualsiasi fosse stato l'esito.
Mi stavo già avvicinando all'entrata principale quando un grosso uomo vestito di nero con un walky talky in mano mi afferrò il polso.

-Da lì entrano solo gli spettatori, gli invitati entrano dal retro!-

E addio entrata trionfante stile principessa Disney.
Io ero appena entrata ed era già pieno di gente. Adulti principalmente. Pochi ragazzi.
Mi accompagnarono al mio posto.
Tutti gli autori venivano posizionati al secondo piano, perché al primo si vendevano i libri. Avrei preferito stare al primo piano. Sembrava un biblioteca enorme con centinaia di copie di libri.
La mia piccola poltroncina era rossa, più scura delle altre poltroncine. Mi sedetti per benino, dato che avrei passato la serata lì, e mi guardai attorno.
A qualche metro da me c'era un'altra poltrona sulla quale era seduta una donna. Sulla trentina, penso.
Bionda, con i capelli lunghi e molto truccata. Indossava una splendida camicia e dei pantaloni neri elegantissimi. Al collo portava una collana di perle che terminava con una piccolo diamante. Sicuramente niente in confronto al mio ciondolo a forma di farfalla regalatomi dalla mia migliore amica per il mio quattordicesimo compleanno.
La guardai e le sorrisi, lei mi ricambiò il sorriso. Avevamo la stessa emozione negli occhi, la stessa energia nel sangue, la stessa voglia di alzarsi in piedi e gridare a tutti "Ho scritto un fottuto librooo, leggetelo!!”
Un po' più distanti da noi vi erano altre tre poltrone. Un ragazzo, gli avrei dato all'incirca 20 anni, un signore sulla cinquantina ed un altro uomo di età indecifrabile.
 
Cominciarono le presentazioni degli autori e dei libri. Le domande furono quasi le stesse dell'altra presentazione a cui avevo partecipato. Questa volta però erano ufficiali, non sarebbero state riprese e trasmesse su un canale locale ad una tarda ora della notte; sarebbero state citate in qualche giornale importante e criticate da qualche critico altrettanto importante.
La donna che poneva le domande era molto carina, mi stava particolarmente simpatica sopratutto perché indossava un vestito nettamente più sfarzoso del mio, questo significava che non ero affatto esagerata.
Evidentemente ero la più giovane fra scrittori presenti, o almeno presenti nel mio salone.
Si, vi era un altro salone vicino al nostro, anche quello destinato a noi poveri piccoli scrittori sognatori.
 
Dopo le interviste, si mi piace chiamarle interviste perché mi fa sentire importante, facemmo qualche foto.
Ci posizionarono uno alla volta davanti ad un tendone pubblicitario su cui era stampata a caratteri cubitali per 20 mila volte 'festival del libro'.
Feci il mio sorriso a 45 denti e gli occhi dolci per rendere la cosa meno forzata possibile.
Non mi sembrava affatto male come foto, anzi forse sembravo quasi bella.
Non finimmo molto tardi, alle una del mattino eravamo già tutti fuori. Chi aveva deciso di festeggiare, chi era ripartito in aereo, chi si era rifugiato di nuovo in Hotel.
Io mi misi a parlare on la donna seduta vicino a me. Non potevo mica tornare a dormire dopo aver passato la più importante serata per la mia carriera.

-You must be Ronnie, Ronnie Hook.- Mi disse lei con un fortissimo accento irlandese troppo simile a quello di Niall.
Le risposi con il mio inglese piuttosto arrugginito, ma lei comprese lo stesso.

-Jennifer Belginton, piacere. Sei molto giovane, quanto anni hai?-


-17- Le sorrisi.


-Da quanto scrivi?-


-Cavolo che domanda, direi da una vita. Da quando ho imparato non ho più smesso-


Rise delicatamente, come se conoscesse la difficoltà che provavo nel rispondere a quella domanda e si divertisse a vedermi pensare per tirare fuori una risposta. E in effetti la conosceva.

-É la stessa domanda che mi hanno posto qualche ora fa, e dato che non sapevo come rispondere l'ho chiesto a te. Abbiamo datop la stessa risposta!-


-Ahaha! Si beh, è la verità. Come si chiama il tuo libro? Mi sembra di averlo già visto da qualche parte.-


In effetti avevo sbirciato la copertina del libro che aveva posato sopra il tavolino basso di fronte alla sua poltrona. Era rosa, con una scritta grande e nera, estremamente familiare. Anche lo spessore era familiare.

-Può darsi. In effetti è uscito in vendita già qualche mese fa, ma è stato presentato solo oggi. -


Ma com'era possibile? Nessuna casa editrice avrebbe messo in vendita i libri degli autori presenti fino al festival degli autori emergenti.
Il bello del Festival era sempre stato il fatto che non avevi idea di quali autori si sarebbero presentati e non potevi neanche avere un'idea del genere che scrivevano dato che chi vi partecipava non aveva mai pubblicato nessun libro. Era nel regolamento. Chi aveva già pubblicato un libro al massimo poteva essere invitato come ospite. Le chiesi spiegazioni.

-In realtà ne sono uscite pochissime copie perché la pubblicazione è stata autofinanziata. Quindi le prime copie non appartengono ad una vera e propria casa editrice.-


Ok, si spiegava tutto.
 
Ci accorgemmo di essere state per un buona mezz'oretta a parlare davanti all'uscita di sicurezza del padiglione ormai vuoto.
Così andammo a prendere qualcosa da bere al Café du Théatre, nel centro di Ginevra.
Parlammo di tutto e di più. Dell'emozione nello stare lì, dei calli alle dita, dei rimedi per il mal di testa che usavamo, del tipo di scrittura che usavamo al computer per scrivere. Di tutto.
Era una donna straordinaria, con uno strano senso dell'umorismo. Comprendeva persino la mia sottile ironia. Parlammo anche un po' di noi, di dove avevamo vissuto e del nostro paese. Era incredibile quanto le mancasse l'Irlanda.
A me l'Italia non mancava per niente, forse perché avevo vissuto i momenti più belli della mia vita altrove.

-Di cosa parla il tuo libro?-


-É un romanzo d'amore. Un amore un po' particolare.-


-In che senso?-


-Nel senso che devi leggere il libro.- Rise rispondendomi che lo avrebbe fatto sicuramente.

 

Squillò il cellulare. Era Peter. Ma che cavolo. É il mio 'manager', non il mio baby-sitter. Gli risposi.


-Che c'è?-


-Dove sei?-


-Fuori, con un'amica.-


-Ok, non fare tardi. Domani devi preparare le valigie.-

Riattaccai senza neanche salutarlo.


-Chi era? Il tuo ragazzo?-


-No ma va, era Peter il mio manag...oh porca paletta!-


-Che c'è? Tutto bene?-


-Si si, scusami.-

Mi ero completamente dimenticata di chiamare Harry. Gli avevo promesso che non appena sarebbe finito lo avrei chiamato! Negli ultimi giorni tra l'altro non ci eravamo sentiti molto. In realtà avevamo parlato almeno una mezzora al giorno, ma per lui era pochissimo.


-Hai un manager?-


In effetti non è normale avere un manager se non si è minimamente famosi. Ma diciamo che il mio caso era un'eccezione.

-Si, in realtà è un amico del mio patrigno. Lui lo ha convinto a 'lavorare' per me, così con la scusa può anche controllare tutto quello che faccio. Quindi diciamo che se ho un manager è solo fortuna sfacciata! Ad ogni modo è merito suo se sono qui!-


-Ah! Ecco, mi sembrava strano!-


-Lui avrebbe preferito fare il manager di Beyoncé, ma sono sicura che alla fine si diverte a stare anche con me! Il problema è che dato che è un amico di famiglia mi vuole tenere d'occhio sempre. A volte mi chiedo se lui conosca davvero il suo lavoro o se sia solo un attore pagato dai miei per controllarmi tutto il tempo!-


- Ahaha! Potrebbe anche darsi! -

- Ad ogni modo è meglio che vada adesso, non è un buon segno quando mi chiama Peter!


-Vuoi un passaggio? Dubito che tu abbia già la patente e gli autobus non sono troppo sicuri a quest'ora... non si sa mai chi potresti incontrare.-


-Grazie ma ho la Limousine...-

Appena lo dissi mi morsi la lingua. Avrà pensato che sono una specie di riccona viziata. E non lo sono.


Fece un'espressione tipo 'Oh porca pagnotta, questa deve avere i soldi. Teniamocela come amica. Adesso le faccio qualche complimento'. Intervenni subito.

-Veramente quella non è mia. Il mio patrigno l'ha affittata solo per questa serata come regalo d'incoraggiamento credo.-


-Ah, caspita. Beh magari io chiamo il mio ragazzo e mi faccio venire a prendere.-


-Sei fidanzata? Non me lo hai detto!-


-Beh, si in effetti conviviamo da cinque anni ormai.-


-Comunque non ti preoccupare. Potresti venire in Limousine con me. Ti accompagno io in Hotel, non c'è problema!-


-Dici sul serio?-


-Senti, lo so quanto possa essere entusiasmante salire su una Limousine, non è una cosa che faccio tutti i giorni e probabilmente non mi ricapiterà mai più nella mia vita. Non voglio tornare a casa da sola! Fammi compagnia, così potremo fingere di essere famose e importanti per qualche chilometro.-


-Come idea mi piace molto.-


-E sai qual è la cosa più bella? C'è anche lo champagne dentro! E sai qual è la cosa ancora più bella? A me non piace affatto la Champagne ma lo berrò soltanto per sentirmi una celebrità!-


-Cavolo, ci tieni proprio a sembrare famosa. Ci sto!-


 
Mentre ci dirigevamo alla piazzetta solitaria da dove eravamo scese qualche ora prima pensai a quello che aveva detto.
Perché avevo tutta questa smania di diventare qualcuno?
Mi venne in mente Harry. Forse perché ero niente confronto a lui, forse perché volevo assomigliargli di più, forse perché volevo solo fare parte anche io del suo mondo.
Ogni tanto mi sentivo come se non gli appartenessi davvero. Come se io non fossi la persona giusta che dovesse stargli accanto, la persona giusta per lui.
Chiamatela insicurezza, chiamatela mancanza di autostima, fatto sta che delle volte mi sentivo a disagio.
Non succedeva spesso, solo quando eravamo con gli altri. Quando cominciavano a parlare dei concerti, delle canzoni, del tour, delle registrazioni ecc...
Mi piaceva intervenire in quegli argomenti; davo la mia opinione, consigliavo, magari giudicavo certe decisioni. Però c'era sempre quel momento, quell'istante, che, per quanto breve e sfuggente fosse, mi metteva un senso di non appartenenza a quel mondo.
Quando eravamo soli non succedeva. Lui sapeva come farmi stare bene e farmi divertire, e non aveva mai pensato che forse io non ero abbastanza per lui.
Anche quando ero sola con Zayn mi sentivo così. Ero perfettamente felice, come se stessi parlando con il mio migliore amico da sempre.
Quella voglia di assomigliargli e di non sentirmi più inopportuna e non alla sua altezza era cresciuta di giorno in giorno, e senza che io me ne accorgessi era diventata la mia fissa principale.
 
Questo però Harry non lo sapeva.
 
Attraversammo le strade illuminate e vive di Ginevra.
Il paesaggio che si poteva vedere dal finestrino era meraviglioso. Non assomigliava affatto a Londra. Ai bordi delle strade c'erano dei prati, le vetrine dei negozi avevano tutte la stessa forma e ogni 10 metri vi era un cestino della spazzatura.
Era tutto molto ordinato, preciso, tutto seguiva un certo schema ma allo stesso tempo ero tutto molto elegante e spontaneo. Difficile da descrivere.




 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


 
Preparai le valigie, e impiegai il doppio della fatica che avevo fatto all'andata.
Uscii con Peter dalla stanza e ci dirigemmo all'aeroporto. Questa volta con un normalissimo taxi giallo.
 
Prendere l'aereo era un sollievo. Finalmente avrei potuto pensare in pace guardando le nuvole. E invece no.
'There once was a group with Liam and Niall, was happening boys, vas happening boys??...'
Il mio cellulare squillò ancora prima che l'aereo decollasse.
Guardai chi era e improvvisamente mi si spalancarono gli occhi come se avessi visto un coniglio rosa mangiare delle olive.
Era Zayn. Perché Zayn mi stava chiamando? Era mattina, di solito sono impegnati a dormire la mattina. In più avevo sentito Harry e Niall al telefono dell'Hotel la sera prima, se avesse voluto dirmi qualcosa perché non lo aveva fatto ieri?
Decisi di rispondere.

-Pronto?-


-Ciao! Come stai?-

Come mai tutta quell' allegria?


-Bene, tu?-


-Tutto apposto! Allora come sta andando là?-


-Bene, ho appena preso l'aereo. Fra qualche minuto decolliamo. Sono un po' stanca. Tu piuttosto perché non stai dormendo?-


-Ottima domanda! Oggi tocca a me andare a fare la spesa. In realtà tocca sempre a me andare a fare la spesa.-


-Tu? Tu sai come si fa la spesa? Tu sai cos'è la spesa?-

Risi. Rise anche lui.


-Si, in realtà l'ho imparato da qualche settimana. Ma sono già bravo. -


-Pensavo che ci fosse qualcuno a fare la spesa per voi.-


-Ebbene no. Viviamo in un appartamento, non in un Hotel.-


-Ti avverto, se quando tornate Harry è grasso ti uccido!-

Mi morsi la lingua e chiusi gli occhi. Non avrei dovuto nominarlo.


-Tranquilla, al massimo tornerà più magro dato che nessuno di noi sa cucinare.-

L'aveva presa piuttosto bene.


-Ahaha! Posso immaginare le condizioni in cui state vivendo! Non mangiate troppe schifezze dei fast food per favore.-


-Assolutamente no! C'è Niall a dieta, non possiamo neanche nominalo quel nome!-


-Intendi fast food? -


-Zitta! Lui ha un super udito! Potrebbe sentirti anche a chilometri di distanza!-


-Ahahah! Adesso non esagerare! Fra quanto tornerete?-


-Una settimana, penso.-


-Andrete tutti a casa, subito?-


-No, non penso proprio. Non senza essere passati da Londra!-


-Dovete fare qualcosa anche lì? Avete in programma qualche concerto nei centri commerciali?-

La mia domanda aveva un certo retrogusto ironico.


-No, nessun concertino!-


-Allora cosa dovete fare?-


-Venirti a trovare! É da un mese che non ti vediamo. -


-Ah! capisco! Come fareste senza la vostra mammina? -


-Non potremmo fare niente! Ci manchi. Mi manchi.-


-Mi manchi anche tu. Mi mancate tutti.-


-Appena arriviamo passiamo un intero giorno insieme, ok?-


-D'accordo Zayn.-


-Bene, ora vado. Ci sentiamo!-


-Ok, ciao!-


-Ah, un'ultima cosa!-


-Dimmi!-


-Il cioccolato fa ingrassare?-


-Si Zayn, si. Prendi delle carote. É meglio.-

Rise e riattaccò.


 
Il viaggio sarebbe stato più lungo del previsto se avessi pensato a Zayn, dunque accesi il portatile, mi ficcai le cuffiette nelle orecchie e cominciai a scrivere.
Le mie dita cominciarono a premere velocemente i tastini neri e piatti sulle note di Boys don't cry.
A volte la mia velocità nello scrivere mi spaventa. Le me dita partono da sole, come se avessero un cervello tutto loro e sapessero esattamente cosa scrivere.
 
Come mai Zayn era così felice? Forse non voleva farmi pesare il fatto che... beh si insomma, quel fatto.
In effetti mi aveva fatto piacere risentirlo felice, proprio come una volta.
 
Dormii per la maggior parte del viaggio approfittando del sedile vuoto accanto a me per stendere le gambe. Venni svegliata da Peter.

Stiamo per arrivare. Raccogli le cose nella borsa.

Scendemmo all'aeroporto di Heatrhow.


-Ho chiamato tua madre e mi ha detto che rimane a casa per il pomeriggio, quindi pensavo di portarti direttamente lì.-


-Grazie Peter, ma ci posso arrivare anche da sola.-


-Non con le valigie. Ho promesso di riportarti a casa sana e salva.-

Ecco che faceva di nuovo il baby-sitter. In questi casi non resta altro che annuire e abbassare la testa se non vuoi scatenare la terza guerra mondiale; quindi prendemmo il primo cab con la lucetta accesa che ci passò davanti.

- Non pensi che prendere l'autobus sarebbe stata una scelta un po' meno costosa?-

Dissi io con un certo tono di rimprovero.


-E come la metti con le valigie?-


-Suvvia, c'è gente che ci sale portandosi dietro mezza casa, che problema vuoi che sia scarrozzarsi dietro due valigie?-


-Non lamentarti e sali.-


Attraversammo la Strand A4 e ci imbucammo velocemente nella Carey Street e dopo circa due orette in macchina riuscimmo a raggiungere Bream's Buildings.
Dire che quel viaggio ci era costato un occhio delle testa è troppo scontato, vero?
Ad ogni modo presi la mia valigia, il mio portatile, la borsa dell'indispensabile ed attraversai la strada.
 
Alzai lo sguardo e osservai il palazzo. Sempre uguale. Rosso, con le finestre bianche e una bellissima porta d'entrata in perfetto stile inglese.
Quella casa non era proprio mia e di mia madre.
Noi non ci saremmo mai potute permettere un appartamento nel centro di Londra. Soprattutto un appartamento simile.
Quello ricco era il nuovo marito di mia madre, Daniel.
I miei avevano divorziato quando avevo circa 11 anni.
Mia madre aveva fatto in fretta a dimenticare il mio vero padre, e circa quattro anni dopo si era sposata con questo riccone.
Mi stava simpatico Daniel. Non era male e mia madre si divertiva con lui.
In un certo senso ringrazio di non essere cresciuta con lui, probabilmente sarei stata una ragazzina viziata.
Lavorava come imprenditore. Era alto, bello, biondo e ben educato. Il classico Lord inglese.
Mia madre se lo era scelto proprio bene.
Ad ogni modo da quando si erano conosciuti la mia vita era cambiata in meglio.
Io e mia madre ci eravamo trasferite nel suo bell'appartamento luminoso. Prima abitavamo in periferia, in un quartiere non troppo consigliabile.
Avrebbe voluto spedirmi in una delle migliori scuole private della zona, ma io insistetti per frequentare una scuola pubblica.
Non mi sarei trovata bene in una classe di ragazzi con la puzza sotto il naso che pensano costantemente allo studio. Ero una ragazza normalissima, abituata a frequentare scuole normalissime.
Inoltre la retta della scuola privata costava seriamente tanto, e non volevo essere un peso per Daniel.
Non era stato difficile dover cambiare vita.
Si, lui era un imprenditore pieno di soldi, ma ci teneva davvero a mia madre, ed aveva davvero tentato di instaurare un certo rapporto con me. Il suo tentativo di fare il padre non era riuscito molto bene, ma comunque avevo apprezzato lo sforzo.
Ogni tanto andavo a trovare il mio padre naturale all'insaputa di mia madre. Lei non ne aveva più voluto saperne dal divorzio, ma io gli volevo ancora bene e non avevo nessuna intenzione di dimenticarlo.
Dunque di tanto in tanto sgattaiolavo via per l'intera giornata e andavo da lui.
Rivedere l'appartamento grigio e tetro in cui abitavo prima, le strade poco trafficate e particolarmente ricche di prostitute, le vetrine sporche e mezze vuote e i graffiti su tutti i muri mi ricordava da quale mondo venissi.
Questo mi aiutava a tenere i piedi per terra. Era come un avvertimento 'ricordati chi sei, ricordati da dove vieni.'
Già, si può dire che la mia vita prima e dopo il divorzio dei miei erano due mondi completamente diversi.
 
Presi le chiavi ed entrai insieme a Peter.

-E Kevin che fine ha fatto?-


Mi ero completamente dimenticata di Kevin. Non era partito con noi.

-Rimarrà in Svizzera ancora per un po'. Va a stare dai suoi nonni.-


-Non sapevo che avessi dei parenti in Svizzera!-


-Infatti non ce li ho. Sono i genitori di mia moglie!-


-Ah! e quando tornerà?-


-Penso che starà lì ancora per una o due settimane. Tornerà all'inizio di settembre.-

Questo mi fece ricordare che eravamo praticamente alla fine dell'estate. Presto sarebbe re iniziata la scuola e il freddo sarebbe tornato; anche se un po' di differenza di temperatura c'era già. Avevo viaggiato con una giacchetta di jeans tutto il giorno da quando eravamo arrivati a Londra.

Mia madre era sdraiata sul divano davanti alla televisione.

Non appena mi vide entrare fece un balzo e mi venne incontro.

Dopo qualche bacetto, qualche abbraccio, qualche domanda e qualche 'oddio, deve essere stato stupendo' ebbi il permesso di entrare in camera mia.


 
La mia camera era un po' come un rifugio per me.
Le pareti erano di un lilla quasi trasparente, impercettibile.
Vivevo per terra. Nel senso che avevo tolto la rete del materasso e lo avevo appoggiato per terra.
Era molto grande come letto: due piazze, con un bellissimo piumino verde scuro regalatomi da mia nonna e qualche cuscino sparpagliato.
Sopra al letto vi era una mensola lunga e stretta su cui poggiavo tutto l'indispensabile.
Nell'altro lato della stanza regnavano la mia scrivania con il computer ,una mensola stracolma di dizionari, e la finestra.
La vista non era affatto male.
L'armadio dei vestiti era stretto e alto. Non era molto grande dato che non avevo mai avuto molti vestiti.
Ma il pezzo forte della mia camera si trovava un po' ovunque: i miei libri.
Si, avevo una montagna di libri di tutti i generi.
Due librerie attaccate, gli scaffali, il pavimento, i bordi del mio letto, tutto era stracolmo di libri.
In fondo al letto c'era un baule. Ricordava un po' i vecchi bauli delle nonne impolverati che restano per anni nella mansarda senza mai essere aperti. Forse perché in effetti era il vecchio baule di mia nonna impolverato che era rimasto nella sua mansarda per anni senza mai essere aperto.
Glielo avevo fregato di nascosto, lo avevo pulito, svuotato e ci avevo messo dentro delle foto.
Si, album fotografici e foto sparpagliate.
C'erano persino le foto in bianco e nero di mia nonna, poi quelle con mio padre ed infine le più recenti con i miei amici.
Avevo un debole per le foto.
Ne avevo anche un'altra, incorniciata in una sobria cornice di legno, quella di me ed Harry. Quella però era nell'angolo sinistro della scrivania in bella vista.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


 
Quel giorno avrei preferito starmene a casa, sul mio letto a leggere e di tanto in tanto guardare fuori dalla finestra, ma Harry aveva chiamato. Sarebbero arrivati per le due e trenta circa del pomeriggio all'aeroporto di Gatwick.
Avevo bisogno di pensare. Pensare a come mi sarei comportata quando avrei visto Harry. Quando avrei visto Zayn.
Dunque verso le 9. 30 decisi di partire.
Guardai fuori dalla finestra. Ormai era settembre, e settembre a Londra è sinonimo di pioggia.
Un paio di jeans scuri e una maglia a maniche lunghe bianca sarebbero andati più che bene.
Lascia i capelli sciolti come sempre e mi armai di ombrellino e Ipod.
Arrivare da casa mia all'aeroporto non sarebbe stata un'impresa semplice, ma mi ricordavo abbastanza la strada.
Nel peggiore dei casi sarei arrivata a Victoria Station e da lì avrei preso il primo Nation Express che avrei trovato; anche se il viaggio sarebbe durato almeno un'ora e mezza e quindi avrei ritardato un po'.
 
Accesi l'Ipod e cominciai a camminare a passo spedito sulle note di Anarchy in the UK.
Una volta io ed Harry l'avevamo cantata, o forse è meglio dire gridata, davanti al Buckingham Palace. Mi chiedo ancora per quale assurdo motivo noi ci trovassimo là, ma poco importa.
Svoltai a destra e non appena mi fui imbattuta nel traffico mattutino il mio cervello cominciò a funzionare creando centinaia di pensieri di varia entità.
Zayn non aveva detto nulla ad Harry, altrimenti non mi avrebbe chiamata tutte le sere dicendomi che gli mancavo.
L'ultima volta che avevo sentito Zayn in aereo mi era sembrato estremamente felice. Non aveva fatto parola di ciò che era successo e ciò che mi aveva detto. Forse si era dimenticato di tutta questa faccenda.
Quest'ultima ipotesi mi sembrava poco credibile, ma ormai ero arrivata ad Streatham e avevo fame.
Mi fermai ad un bar e comprai una brioche al cioccolato appena sfornata; questi si che sono i piaceri della vita.
Guardai l'ora. Avevo impiegato solo due ore ad arrivare lì. Incredibile quanto cammino veloce quando penso.
Ad ogni modo maledii il fatto di non avere una macchina.
Feci un rapido calcolo mentale; se avessi preso l'autobus ci avrei impiegato circa un'ora e mezza fino a Gatwick. A piedi circa due ore o due ore e mezza.
Si, sarei arrivata in tempo. Al massimo avrei pregato per la strada affinché ci fosse un ritardo di qualche minuto del volo.
Senza perdere tempo mi misi in marcia.
Ormai aveva smesso di piovere, i miei capelli si erano parecchio increspati. Addio bei dolci boccoletti castani.
 
Per il restante viaggio mi preoccupai maggiormente di cosa avrei potuto dire in caso mi fossi trovata in circostanze sconvenienti.
Passai a tutto un altro genere di musica.
Questa volta dolci melodie celtiche risuonavano nelle mie orecchie.
Guardai attorno a me.
Macchine, palazzi enormi, cabs, qualche cabina telefonica, negozi, persone.
La gente a Londra, non si sa come mai, è sempre di fretta. Neanche i turisti fanno eccezione. Hanno anche loro fretta nel visitare più monumenti e più musei possibili.
Così, mentre catene di uomini, donne in tailleur, passeggini, ragazzi e gruppi di turisti giapponesi che seguivano la guida turistica mi correvano affianco, io sfrecciavo in mezzo a tutta quella confusione.
Ma nonostante tutti gli spintoni e le gomitate che davo per riuscire a passare nei marciapiedi più affollati, sembrava quasi che nessuno si accorgesse della mia presenza.
Erano talmente tutti presi dalla loro fretta e dai loro pensieri che probabilmente se gli si fosse presentata davanti la regina avrebbero continuato a camminare. Forse qualcuno le avrebbe anche gridato di spostarsi e di non ingombrare la strada.
 
Dopo essere giunta a Wallington non fu difficile proseguire dato che i segnali stradali erano piuttosto chiari e gli abitanti piuttosto gentili nel spiegarti la strada.
Tra Mitcham London e Mitcham Junction mi ero persa almeno tre volte a causa della segnaletica troppo confusionaria. Ringraziando il cielo ho un ottimo senso dell'orientamento e in casi come questi non mi faccio prendere dal panico.
 
Arrivai a Gatwick con circa un quarto d'ora di ritardo.
Maledii il fatto di non aver preso l'autobus.
Maledii il fatto di non avere una macchina.
Maledii il fatto di non aver preso un dannato cab.
Maledii Londra per essere così dannatamente grande.
Utilizzai le mie ultime forze per andare al primo bar all'interno dell'aeroporto che avrei incontrato.
Presi una pizza ed una bottiglietta d'acqua.
Controllai il cellulare. Un messaggio e una chiamata persa.
Dannato silenzioso.
La chiamata era di mia madre, buono.
Il messaggio era di Liam; 'Stiamo per arrivare'
Nella lingua di Liam questo significava che non sarebbero arrivati prima di mezz'ora.
E dato che il messaggio me lo aveva inviato già da un quarto d'ora, me la presi comoda.
Restai seduta lì e presi fiato. Dopo di che chiamai mia madre.

-Ciao!-


-Ronnie!-


-Dimmi!-


-Dove sei?-


-All'aeroporto, te l'ho detto sta mattina che andavo a prenderli.-


-Si ma sei partita almeno cinque ore fa!-


-E ho camminato almeno per cinque ore! Dire che sono distrutta è dire poco.-


-Per quale assurdo motivo ti sei messa a camminare per così tanto tempo?-


-Penso meglio quando cammino.-


-Questo mi sta bene. Ma esistono gli autobus e la metro.-


-La strada era troppo lunga e avrei rischiato di perdere la coincidenza-


-Oh, certo e quindi hai ben pensato di farti dei chilometri a piedi da sola!-


-Ma sto benissimo.-


-Ho capito che stai bene. Ma comunque non puoi girovagare per certe strade da sola!-


-Mamma, ti devo ricordare le strade per le quali giravo prima? -


-Quella è un'altra faccenda! Era una cittadina molto più piccola!-


-Si, più piccola e tre volte più pericolosa. Se me la sono cavata là posso cavarmela anche qua.-


-Si ma è molto lontano! Se me lo avessi chiesto ti avrei portata io in macchina!-


-Ma io te l'ho chiesto!-


-Quando?-


-Questa mattina! E tu mi hai detto che non potevi perché dovevi andare non so più dove!-


-Ah, già. Beh, ma non avevo idea che saresti andata a piedi da sola. Altrimenti ti avrei accompagnata.-


-Senti, ormai sono qui. Sana e salva.-


-Ok, ma la prossima volta che devi fare un viaggio così lungo avvertimi. O almeno avverti un taxi!-


-Li odio quei cab neri spendi-soldi!-


-Per il ritorno come hai intenzione di fare.-


-Andrò con loro. Harry mi ha già detto che vuole passare da noi prima di andare a casa sua...quindi...-


-quindi ti farai dare un passaggio dal loro autista? -


-Si, esatto.-


-Bene. Salutami Harry quando lo vedi.-


-Lo farò. Ciao!-


-Ciao! E torna presto!-


-Torno appena possibile.-


Riattaccai la cornetta. Ma che cavolo.  

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


 
PUNTO DI VISTA DI HARRY
 
CAPITOLO VIII
L'aereo atterrò con un po' di ritardo, ma sapevo che Ronnie mi avrebbe aspettato.
Eravamo stanchi, accaldati e disidratati.
Il viaggio era stato pessimo.
Non so perché ma non avevamo parlato. Niall e Liam avevano scambiato due parole, ma poi Liam si era addormentato.
Louis aveva passato tutto il tempo al computer e al cellulare, a fare non si sa cosa.
E Zayn era come se non esistesse; undici ore di viaggio passate a guardare fuori dal finestrino con le cuffiette nelle orecchie.
Aveva fissato il cielo senza mai sbattere le palpebre, come se dovesse succedere qualcosa, come se stesse aspettando un qualche segnale per agire.
I miei tentativi di cominciare un qualsiasi discorso erano tutti andati male, e dopo qualche minuto ci rinunciai. Appoggiai la testa allo schienale e mi addormentai pensando a tutto e niente.
Probabilmente avevamo passato così tanto tempo insieme che adesso volevamo solo starcene un po' per conto nostro.
Per questo non vedevamo l'ora di andarcene a casa per riposare, per rivedere la nostra famiglia e i nostri amici e non pensare ai One Direction per qualche giorno.
Scendemmo lentamente.
 
Vidi una strana figura venirmi in contro saltellando.
La vista cominciò ad annebbiarsi finché non divenne tutto nero.
Sentii tutte le mie forze abbandonarmi mentre il mio respiro si faceva più faticoso.
Avvertii delle braccia avvolgermi il collo e un profumo conosciuto invadermi il cervello.
Tentai di di reggermi in piedi inutilmente, chiusi gli occhi e caddi in avanti sperando di essere afferrato da quella figura.
 

-Secondo te è morto?-


-Non dire idiozie, respira!-


-Ha mosso una mano!-


-Dovrebbe essere un buon segno, credo.-


-Forse si sta svegliando.-


-Speriamo!-

Una mano gelida mi toccò il viso ed aggrottai il naso.


-Si, si sta svegliando.-


-Non stategli tutti attorno così! Lasciategli un po' di spazio! Harry? Riesci a sentirmi?-


 
Riconobbi quella voce e sorrisi. Era l'unica voce che avrei voluto sentire.
Aprii gli occhi ma li richiusi subito a causa della luce accecante.

-spegnete la luce!-


-Ma la luce è spenta!-


-Allora abbassate le tapparelle, fate qualcosa! Gli da fastidio la luce!-


Rassicurato dal rumore delle tende che si spostavano e delle tapparelle che si abbassavano aprii di nuovo gli occhi.

-É vivo!-


-Certo che è vivo! Idiota! Hey, stai bene?-

Risposi solo perché era Ronnie a parlare, se me lo avesse chiesto qualcun altro sarei stato volentieri zitto.


-Si sto bene, credo.-

Due gelide mani mi presero il viso, le stesse mani di prima.


Aprii definitamente gli occhi per capire dove mi trovavo.
Il suo viso si abbassò sul mio e inspirò, come se volesse verificare che il mio odore era sempre lo stesso.

-Mi hai fatta spaventare, idiota!-

Premette le sue labbra contro le mie.

Avrei ricambiato il bacio se solo avessi avuto più forze.


 
La mamma di Ronnie entrò con un bicchiere d'acqua bello fresco.
Mi alzai e appoggia la schiena ai cuscini di una vecchia stoffa verde scuro e bordeaux, presi il bicchiere e la ringraziai.
Ero felice di non trovarmi in ospedale.

-perché ogni volta che entro in camera tua ci sono sempre più libri? -


-Non lo so Harry, sinceramente a me non sembrano aumentati.-

I ragazzi era attorno a me. Niall era seduto per terra. Abbracciava un cuscino e mi sorrideva. Ricambiai il sorriso.

Liam era appoggiato alla porta intento a leggere la trama di un tomo, e per di più fingendo di esserne interessato.

Louis mi fissava seduto proprio di fronte a me, sul letto.

Zayn, seduto sulla sedia imbottita della scrivania, guardava Ronnie.


-Ragazzi, ma di preciso cosa è successo?-


-Di preciso sei svenuto e ti abbiamo portato nel posto più vicino.- Mi rispose Niall.


-Ah! Bene, e voi sapete perché sono svenuto?-


-Veramente no. Noi ti abbiamo solo visto barcollare e poi cadere fra le braccia di Ronnie all'aeroporto.-


-Ah, beh. Fantastico.-


Louis intervenne gridando:

-in realtà Zayn voleva portarti all'ospedale ma Ronnie non voleva perché dice che odi gli ospedali! Così ti abbiamo portato qui in macchina!-


-Si può sapere perché stai gridando?-


-Harry, io non sto gridando!-


-Deve essere ancora un po' intontito, cerchiamo di non parlare forte.-


-Ad ogni modo, per quanto tempo ho... 'dormito'?-


-Per qualche oretta, caro il mio piccolo Harry. Ronnie stava per andare in escandescenza!-


-Scusa Louis ma se tu fossi stato al mio posto avresti fatto lo stesso!- rispose lei.


-Secondo me era meglio se lo portavamo in ospedale! Almeno lì avrebbero saputo cosa fare! Insomma, saremmo stati un po' più tranquilli!-


 -----No Zayn, io odio gli ospedali!-






Ok, è la prima volta che scrivo sotto un capitolo, però ho visto che lo fanno un po' di persone e mi sono chiesta 'perchè non lo faccio anche io?'
Bene, ho messo bello in evidenza e sottolineato che da qui il punto di vista cambia (a scanso di equivoci). Per un bel pezzo a raccontare sarà Harry, però non so se la storia finirà nel suo punto di vista (sono estremamente indecisa).
Beh, che dire... la parte in cui Harry è diciamo 'il narratore' è un po' più difficile. Il personaggio di Ronnie lo avevo inventato io quindi il suo carattere lo avevo completamente inventato.
Harry non è frutto della mia immaginazione ( No? Davvero?).
Essendo che non consoco Harry di persona, non conosco a fondo il suo carattere. Insomma, non so come si relazionerebbe in un rapporto come quello che nella fanfic ha con  Ronnie. Indi per cui ho ben deciso di inventarmelo.
Ebbene si, Harry nelle mie fantasie più nascoste è un ragazzo molto dolce e sensibile, dunque l'ho descritto così.
Che altro dire? Ah, si... se questa nuova parte è scritta in un modo piuttosto scabroso sappiate che mi dispiace, ma mettere in piedi una ff è più difficile di quel che credessi!
Good, grazie ancora per le recensioni! *_*

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


 
Sarei rimasto a casa sua solo per due giorni, poi sarei tornato finalmente a casa.
Lei mi avrebbe seguito,ovviamente.
Preparammo le valigie. Anzi, lei le preparò, le mie erano già fatte.
 
Salutare i ragazzi era stato più difficile per Ronnie che per me. In un certo senso sapevo che mi sarebbero mancati, però non vedevo l'ora di passare del tempo senza di loro.
É brutto quando ti sei talmente rotto di stare con una persona che non sopporti nemmeno più la sua voce.
Ed io non le sopportavo più quelle voci. Avevo decisamente bisogno di un break.
 
Ci demmo l'ultimo saluto da Ronnie.
Io l'avevo vista. Si, l'avevo vista piangere. Avrei voluto consolarla, ma non sapevo cosa dire. Quindi restai in camera sua sdraiato a contare i double-decker che passavano.
Ci stava pensando Zayn a consolarla. Li avevo visti parlare e poi abbracciarsi. Zayn riesce a consolarla meglio di me in certe situazioni.
 
Il viaggio fu sicuramente molto piacevole. Finalmente potevamo passare un po' di tempo insieme. Solo noi due.
Metà del tempo lo passammo a ballare nella macchina che avevo appositamente pagato per riportarci a casa, e l'altra metà a parlare.

-Allora non mi racconti niente?-


-Cosa ti devo raccontare?-


-Beh non so vediamo... hai passato un mese in America a registrare... sicuramente sarà stato noiosissimo!-


-Ahaha! Beh diciamo che è stato fico! Ovunque andavamo c'erano delle fans! E con ovunque intendo proprio ovunque! Tra vari documenti e autografi avrò scritto il mio nome almeno 15 mila volte. Non riesco più a scrivere nient'altro!-


-Ahaha! Posso immaginare! E cosa avete fatto di sera? C'erano locali carini? Ma che domande, certo che c'erano! Avanti cosa avete fatto, racconta!-


-Diciamo che per la maggior parte del tempo abbiamo registrato! Il cd dovrebbe uscire verso ottobre! E la copertina sarà magnifica! Per non parlare dei pezzi. Spaccano!-


-Un giorno mi scriverai una canzone?-


-Te la sto già scrivendo! Insomma ho in mente la melodia ma le parole proprio non mi vengono. Mi sembrano troppo scontate e banali.-


-Nulla è scontato o banale se fatto col cuore.-


-Questa è la frase di qualche film, vero?-


-Si, molto probabilmente si.-


 
Arrivammo prima del previsto. Buon giorno Cheshire. Buon giorno Holmes Chapel.
Non era la prima volta che entrava in casa mia. Una volta avevamo passato un intero week end da me.
Era stato stupendo. Era stato decisamente perfetto. Era stata la sera in cui le avevo chiesto di mettersi con me. Proprio nel giardino sul retro.
Rivedere mia madre fu come rivedere il sole dopo mesi passati al buio. Non vedevo l'ora di abbracciarla e guardare la televisione con lei. Mi era mancata tantissimo. Non volevo dirlo a Ronnie però. Non è molto virile avere mancanza della propria mamma.
 
Fu un vero sollievo vedere che niente era cambiato in mia assenza.
Il tavolo rotondo era coperto dalla solita tovaglia fatta all'uncinetto dalla nonna. I soprammobili celtici della mamma erano ancora sulle mensole e sulla televisione.
Nella cucina c'era ancora il profumo di torta che c'era quando ero partito. Il divano in salotto era perfettamente ordinato e rosso. E lungo la parete dove c'erano le scale c'erano ancora le mie foto da bambino.
La mia camera era rimasta intatta, solo un po' trascurata.
Aprii le tende bianche e di una stoffa piuttosto scadente per fare entrare quel poco di luce che ancora rimaneva in un tardo pomeriggio di settembre.
 
Avvertii il rumore delle chiavi. Mia madre era arrivata.
Scesi le scale e mi precipitai verso l'entrata.
Non appena la vidi, in tutta la sua paffutezza, le saltai addosso.

-Hey hey calma! Cos'è tutta questa voglia di rivedere la mamma?-


-Mi sei mancata tantissimo!-

Non appena lo dissi allentai la presa e con la coda dell'occhio cercai di capire se Ronnie era scesa o era rimasta in camera mia. Cavolo, era sulle scale. Mi aveva sentito.


-Non è cambiato niente!-


-Non è cambiato niente dove?-


-Qui, in casa!-


-E cosa doveva cambiare? Ragazzo, sei stato via un mese mica degli anni!-


- Per cena pensavo di ordinare una pizza, che ne pensi Ronnie?-

-Va benissimo signora!-


-Sono appena arrivato e tutto ciò che sai dirmi è cosa hai scelto per cena?-


-Oh, certo che no tesoro! Avanti racconta! Voglio sapere tutto nei minimi particola! Ovviamente l'avrai già raccontato a Ronnie, quindi le toccherà ascoltare le stesse cose di nuovo!- disse lei sorridendo e rivolgendosi a Ronnie.-


-Beh se dobbiamo essere sinceri, non mi ha raccontato molto! Quindi sarà una sorpresa anche per me!-

 

Durante la cena parlai soltanto io. Questa volta raccontai tutto. Dall'inizio alla fine.

La mamma mi guardava sorridendo e ogni tanto mi faceva qualche domanda sul tempo, su quello che avevamo visitato e i ristoranti dove avevamo mangiato.

Fu una delusione per lei venire a sapere che, fatta eccezione per il parco sotto l'appartamento e l'edificio in cui c'era la sala di registrazione, non avevamo visitato proprio niente, e le uniche cose che avevamo mangiato erano state pasta scotta e panini di un pub vicino.

- Ma Niall non era a dieta? I panini dei pub non sono troppo dietetici!-


-Si... era a dieta. Ma tu come fai a saperlo?-


Lei alzò lo sguardo allarmata. E vidi con chiarezza i suoi pensieri mescolarsi nei suoi occhi. Cosa c'era di così turbante in una domanda così semplice?

-beh... me... me lo ha detto Zayn!-


-Zayn? E quando scusa?-


-Durante il mio volo di ritorno. A detto che Niall era a dieta e che lui stava andando a fare la spesa credo...-

La voce le tremava.


-Ah!-


-Perché, c'è qualche problema?- Chiese lei guardandomi negli occhi e tentando di decifrare la mia espressione.


-Ma va figurati! È che di solito sono sempre io a chiamarti e lui non mi aveva detto di questa conversazione!-


-Ah!-

Sembrava sollevata da quella mia risposta.


Ci alzammo da tavola andammo in camera mia.
Erano già le 10 di sera.
Il mio letto era comodo e piuttosto spazioso. Almeno non era per terra come il suo.
Chiusi la porta a chiave anche se ero sicuro che mia madre non ci avrebbe mai disturbati.
 
La vidi là. Accovacciata sul mio letto. Di una bellezza indescrivibile. La fissai per qualche secondo e le sorrisi.
Quell'esserino sdraiato sul mio letto mi sembrava tanto fragile. Mi sistemai al suo fianco e le accarezzai il viso. Lei appoggiò la sua testa sul mio petto e cominciò ad ascoltare il battito del mio cuore.
Diceva che la regolarità dei miei respiri la tranquillizzava.
Era una ragazza strana, lo ammetto. Ma era proprio questo ad attrarmi. Non l'avrei cambiata per nessuna altra al mondo. Forse solo per Ashley Olsen, ma lei non lo sapeva.
Le spostai il boccolo ramato che le copriva la liscia guancia bianca e l'accarezzai.
In quel momento mi sembrò un tenero cucciolo indifeso da proteggere.
Le alzai il mento e la baciai.
Assaporai il più possibile il gusto delle sue labbra rosee aumentando l'intensità del mio respiro.
Lei mise le mani tra i miei capelli e incastrò le dita fra i ricci che non amava particolarmente.
Una volta si era arrabbiata perché tutti quanto mi etichettavano come 'il ragazzo riccio'. Diceva che in realtà i miei capelli sono a malapena boccolosi e non ricci, e che il mondo è pieno di persone ricce, io non sono l'unico.
In realtà sapevo che amava i miei capelli, proprio come io amavo i suoi.
Le misi una mano attorno alla schiena e lentamente mi girai.
Le mie labbra la percorsero.
Sapeva di vaniglia, il suo corpo.
Anche i suoi capelli sapevano di vaniglia. I suoi vestiti, il suo sguardo, tutto di lei sapeva sempre di vaniglia.
Il suo respiro si fece più intenso quando arrivai alla sua pancia.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


 
Il risveglio fu dolce come la crostata di mele che ci aveva preparato la mamma prima che andasse al lavoro.
Avevamo la casa libera. Mi sembrò quasi che noi due fossimo sposati e fossimo i proprietari delle casa.
La svegliai baciandole la pancia, come sempre.
Erano le nove e mezza. Lei aveva sonno, si vedeva.
La colazione fu alquanto soddisfacente, dopodiché uscimmo.
Le avevo promesso che avremmo fatto qualcosa di speciale, ma la verità era che non avevo assolutamente idea di cosa farle fare.
Dove avrei potuto portarla?
Improvvisamente mi venne l'idea. Si, l'avrei portata là. L'avrei portata alla Cima.
 

-É favoloso!-


-Lo so. Venivo qui spesso per pensare.-


-Tu pensi qui? -


-Si. è bello, calmo, tranquillo, e puoi vedere tutto. Così mi sembra di avere più...come si dice... autocontrollo, credo!-


-Ahahah! Io per pensare cammino.-


-In questi giorni devi aver pensato molto...-


-Perché?-


-Perché mi sembri dimagrita! Quindi devi aver camminato parecchio... a cosa hai pensato?-

- Davvero? Beh la prendo come una cosa positiva! Ad ogni modo non ho pensato a niente di che. Li hai più sentiti i ragazzi?-


-Veramente no. Se devo essere sincero non li voglio sentire più per qualche giorno. Ho deciso di prendermi una pausa. Insomma, gli voglio bene e sono i miei migliori amici e tutto...ma a volte stare costantemente con loro è stressante. E penso che anche loro vogliano del tempo per stare da soli...-


-Quindi non hai intenzione nemmeno di chiamarli?-


-Al momento no. Ma tu puoi farlo se vuoi... sono anche i tuoi amici.-


-Si, in effetti vorrei chiamare Zayn.-


-Zayn? Perché Zayn? Pensavo volessi chiamare Niall!-


-Niall? Perché Niall?-


-Tu dimmi perché Zayn e io ti dirò perché Niall.-


-Perché Zayn è il mio migliore amico Harry, e tu lo sai.-


-No che non lo so! Da quando?-


-Da più o meno sempre. Ti ricordo che lo conosco da più tempo di te. Non fare il finto tonto, lo sai che il rapporto che ho con lui è più forte di quello che  ho con gli altri.-


-Ah giusto. Si, lo avevo notato.-


-Notato da cosa?-


-Perché è sempre lui che ti tira su il morale quando sei triste. Io a volte vorrei poterti rendere felice ma non ce la faccio, non so cosa dire. Allora interviene Zayn e dice delle cose che non so da dove le tira fuori...è molto bravo in questo. E gli sono grato per renderti felice quando io non posso farlo.-

Rimase impietrita a fissarmi le mani. Non sapevo a cosa stesse pensando, ma quando alzò la testa vidi un lampo di panico nei suoi occhi.


-Si, è vero. Ci tengo tanto a lui. Però voglio te.-

 

E quella frase? Da dove spuntava fuori? Insomma, non avevo mai sospettato che lei volesse qualcun altro oltre a me. Perché aveva tutta questa ansia? Come se volesse convincermi di qualcosa di cui ero già convinto.


-Lo so che vuoi me.-

Lei sorrise ma tenne gli occhi bassi. Mi stava nascondendo qualcosa per caso?

Mia madre dice che il modo più veloce per sapere qualcosa da qualcuno è chiederglielo.


-C'è qualcosa che vorresti dirmi?-

Le appoggiai il braccio sulla spalle e le diedi un impercettibile bacio sul collo.


-No, non è niente. -


-Beh a me non sembra.-


-Davvero. È una cosa minima che non ha nessun significato.-


-Significato?-


-Si, cioè nel senso che no. Lasciamo perdere, davvero. Siamo venuti qui per parlare di questo?-


-No, veramente siamo venuti qui perché è il posto più bello che ti potrei mostrare. Non ci sono molti posti belli qui.-

Mi abbracciò e si posizionò tra le mie braccia. Restammo in silenzio, seduti sulla roccia della collina più alta di Holmes Chapel.

Per un attimo fu come se quel paesaggio fosse il più bello che avessimo mai visto. La minuscola città si estendeva proprio sotto di noi. Visto dall'alto sembrava un villaggetto medievale.

L'odore degli alberi aveva impregnato tutta l'aria. Solo i suoi capelli profumavano ancora del loro odore originale. Affondai il viso fra quei boccoli e inspirai il più possibile, finché i miei polmoni non furono saturi di quel odore dolce.

Guardare dall'alto mi aveva sempre fatto sentire al sicuro, non più potente, ma al sicuro. Perché potevo controllare tutto.

Riuscivo a vedere la chiesa, la mia casa...la mia scuola.

Sentii il battito del mio cuore rallentare e raggiungere la velocità del suo.

Una goccia d'acqua mi cadde sul ginocchio. Sperai con tutto il mi cuore che non iniziasse a piovere. La pioggia non doveva rovinare quel momento. Mancava soltanto la colonna sonora e tutto sarebbe stato perfetto.

Sollevai lo sguardo. Non era pioggia la goccia che era caduta. Era un lacrima. Una sua lacrima.

- Perché piangi?-


-No, niente. -


-Non si piange per niente.-


-Davvero, non è niente.-


-Senti se è per quella cosa su Zayn guarda che non importa. Cioè, davvero non mi sono arrabbiato o altro.-


-Bene... forza, andiamo. Comincia a venirmi fame.-


-Va bene. -

Ci alzammo a fatica. Si stava troppo comodi rannicchiati sull'erba.


-Non hai risposto alla mia domanda.-


-Quale domanda?-


-Perché Niall? -


-Boh, ho sempre pensato che aveste un bel rapporto tu e lui.-


 -----Ce lo abbiamo, infatti. -

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


 
Le giornate passarono in fretta.
Furono delle giornate meravigliose.
Amo quella sensazione di perfezione. Quella sensazione che hai quando ti senti in pace con te stesso e con il mondo intero. Quella sensazione che provi quando sai che nulla potrebbe rovinarti il tuo stato d'animo. Chissà se Ronnie ha mai provato questa sensazione.

-Ronnie, tu ti sei mai sentita così felice da voler fermare il tempo?-


-Si, forse si.-


-E quando?-


-Ti ricordi quando siamo andati in quel lago? Quando abbiamo scattato le foto sul ponticello di legno... ecco, quello era il momento perfetto. Non si può fermare il tempo. Così mi sono limitata a scattare delle foto per imprigionare il momento. -
 

-Davvero? In effetti le foto del lago sono venute bene.-


-Lo so! È proprio la cosa più bella! Ogni foto che abbiamo fatto è venuta benissimo! Mi succede raramente di venire bene nelle foto!-


-Non è vero! Sei piuttosto fotogenica!-


-Non dire idiozie. Ad ogni modo quello è stato il momento perfetto in cui avrei voluto fermare il tempo. Qual è il tuo?-


-Questo.-


-Questo?-


-Si, questo.-


-Ma perché questo?-


-Perché è tutto come me lo sono sempre immaginato. Io, te, casa mia, il mio divano, la mia tv, i muffin di mia madre appena sfornati...tutto perfetto. Pensa che quando ero in America mi sono immaginato una scena identica a questa. Fa paura se ci penso, intendo il fatto che è come me l'ero immaginato. È tutto identico. È tutto spaventosamente perfetto.-


-La perfezione può essere spaventosa?-


-Si, se è troppo perfetta.-


-Ma è ovvio che la perfezione è perfetta! Sei un idiota!-

Lei rise. Risi anche io. Poi l'abbracciai. Le appoggiai la testa al mio petto, per farle sentire il battito del mio cuore. Sapevo che le piaceva ascoltarlo.

Un lungo bacio sigillò quel momento perfetto dentro una scatola dei ricordi già impolverata e la chiuse nella mansarda di una casa dimenticata.


 
Da allora non ebbi più momenti perfetti.
Ebbi comunque un momento davvero molto brutto, il momento peggiore della mia vita.
 
Lo studio di Londra è sempre molto rumoroso. Non si capisce il perché. C'è sempre gente che grida. Che bisogno c'è di gridare? Io ed i miei amici riusciamo addirittura a capirci con uno sguardo e questi devono gridare. Ognuno poi grida per sovrastare la voce dell'altro. Come se stessero litigando. In realtà non stanno litigando, solo che non si sentono; o meglio non si ascoltano. Sono sicuro che se tutti si parlassero sottovoce o addirittura sussurrassero nell'orecchio sarebbe meglio. A nessuno verrebbe il mal di gola. In più sarebbero tutti costretti ad ascoltarsi l'uno con l'altro perché non è facile capire un sussurro.
Ho provato a spiegare questo concetto a Niall e Liam per tre volte. Ma non l'hanno mai capito. Louis l'aveva capito, però non sta dalla mia parte. Dice che gli piace il rumore. Pensava che fosse confortante sapere che c'è vita. Secondo me la vita la si può percepire anche in silenzio. La si può percepire persino dagli odori. Non capisco davvero questo bisogno di sentire il rumore attorno a se per essere sicuri che la vita sia presente. Ma forse questo è soggettivo.
Però anche Ronnie era dalla sua parte. Anche a lei piaceva il rumore.
Mancavano circa due settimane all'inizio della scuola, e mancavano circa due tracce da finire.
Avevamo deciso di finirle qui perché Zayn stava cominciando a perdere la voce. In realtà dovevamo solo perfezionare qualcosina, i piccoli aggiustamenti dell'ultimo minuto. In più dovevamo aggiungere un assolo di chitarra, non fatto da noi, alla traccia numero 5.
 
Avevamo appena finito di ingozzarci di panini quando Ronnie cadde.
Fu solo allora che mi resi conto che in lei c'era qualcosa che non andava. Qualcosa di diverso dal solito. Era dimagrita ancora, ma non mi ero mai preoccupato di questo. L'avevo sempre vista mangiare in mia presenza. Mangiava di tutto. Non era mai stata fissata con le diete e quant'altro dato che non ne aveva bisogno.
Dopo essersi alzata dalla sedia d'acciaio del dehor si posò una mano sulla fronte e con l'altra si appoggiò al tavolino. Le gambe non la ressero e cadde.
Zayn l'afferrò prima che toccasse il marciapiede. Lei chiuse gli occhi e lasciò che le forze le scomparissero dal corpo. Si abbandonò definitamente sul petto di Zayn.
Esattamente come era successo a me.
 
La portammo sui divanetti dello studio. Quando si svegliò bevve un litro buono d'acqua e mangiò una barretta al cioccolato, l'unica cosa che avevamo trovato nelle macchinette del palazzo.

-Allora che ti prende?-

Le chiese Niall dandole dei leggeri colpetti sulla guancia. Liam le sorrise e l'abbracciò.
 

-che è successo?-


-Che è successo? Sei svenuta tra le braccia di Zayn! - le rispose Louis.

Lei guardò Zayn e lui le sorrise con aria innocente, come se volesse dire 'non è colpa mia, sei tu che sei svenuta. Io ho solo fatto il mio dovere'.


-Ah! Caspita!-


-Caspita? Tu svieni e tutto quello che sai dire è caspita?-


-Parli proprio tu Harry! Ti devo ricordare quello che è successo circa tre settimane fa circa?-


-Quella era una situazione diversa!-


-Si certo. E in cosa era diverso?-


-Beh, io ero stanco e accaldato. Probabilmente sarò svenuto per quello!-


-Harry mi sarà solo calata la pressione! Mi succede ogni tanto, dai stai tranquillo!-


-Hai bisogno di qualcosa?-


-No grazie Lou! Vi ho fatto perdere un bel po' di tempo vero?-


-Ma figurati! Abbiamo perso solo 30 minuti!-


-Adesso mi sento bene. Non voglio farvi perdere altro tempo! Su forza tornate a fare quello che dovete fare!-


-Ma veramente abbiamo finito di fare quello che dovevamo fare. Facciamo così, noi andiamo a controllare se in sala hanno qualcosa da dirci. Appena abbiamo finito ti raggiungiamo. Tu non muoverti di qui.-


-Va bene. Sentite non è che Zayn potrebbe rimare qui? O è indispensabile che venga con voi.-

Lo disse molto seriamente. Con un certo tono di urgenza. Ma perché aveva così bisogno di Zayn e non di me? L'ultimo volta che avevo controllato ero io il suo ragazzo. Poi ripensai a quelle smielosità che mi aveva detto sul suo rapporto con Zayn, allora feci un cenno a Zayn e presi l'ascensore con gli altri ragazzi.

- Oh, a che piano era già?-


-Cazzo Niall, ma non ti ricordi proprio niente! Sai almeno come ti chiami?-


-Si, ma soltanto perché mi hai appena chiamato!-

Prima che le porte si chiudessero diedi un'ultima occhiata alle poltroncine della hall dove lei era ancora sdraiata. Era semplicemente bellissima. Amavo quel suo cappotto grigio e quella sciarpa beige senza fronzoli, le davano un'aria autorevole. Ma sarebbe stata benissimo con qualsiasi vestito addosso.

Quando arrivammo c'erano Nicolas e Meredith che stavano sistemando gli strumenti.

Nicolas e Meredith ci avevano seguito da quando avevamo cominciato in America. Si erano occupati praticamente di tutto. Erano due geni della musica e del marketing. Loro si che sapevano come funzionano questo genere di cose. Senza di loro non avremmo combinato proprio un bel niente.

Ci dissero che avevano praticamente finito tutto. I musicisti sarebbero ritornati solo per un piccolo aggiustamento, ma per il resto era tutto pronto. Noi non saremmo dovuti ritornare lì.

Il lancio del disco però era fissato per gli inizi di ottobre.


-Ragazzi io ho freddo!- dissi.


-Ci credo! Sei a mezze maniche!- mi rispose Nicolas.


-Lo so! Non mi ricordo dove ho messo la felpa!-


-Quella viola intendi?-


-Si!-


-L'hai lasciata sui divanetti!-


-Vado a prenderla prima di diventare un ghiacciolo!-

Lasciai gli altri a parlare di non so cosa. Volevo chiedere a Louis di accompagnarmi ma mi sembrava troppo occupato a fare l'imitazione di non so chi.

Dunque scesi da solo e presi anche i fogli con i testi scritti. Quelli ci servivano.

Non presi l'ascensore perché era occupato, e probabilmente si sarebbe liberato dopo mezzora. Se io fossi stato ancora mezz'ora senza felpa sarei morto. Settembre in Inghilterra è come novembre in un qualsiasi altro posto d'Europa.

Camminando per il corridoio vidi Zayn seduto in gambe crociate proprio di fronte a Ronnie. Stavano parlando ma non riuscivo a capire cosa dicevano. Maledetto rumore.

Entrai nella hall, ma loro non se ne accorsero minimamente, dato che mi davano le spalle.

Feci per andare a prendere la felpa quando sentii Zayn.


-Non è colpa mia, io non ce ne posso fare niente!-


Mi misi dietro la pianta gigante e finta che si trovava alla mia destra. Non era per nascondermi, era solo che volevo sentire quello che dicevano. Se mi fossi presentato lì davanti sicuramente si sarebbero fermati. E poi da quando la curiosità è peccato?

Dissero delle altre cose, ma non le capii perché il cellulare di una signora che mi passò accanto squillò.

Poi ci fu un breve attimo di silenzio. Un attimo che non ci sarebbe dovuto essere. E sentii.


-Lo sai che ti amo, Ronnie.-

Lasciai cadere per terra i fogli dei testi.

Sentirono il rumore e si voltarono.

Mi avvicinai, presi la felpa e mi voltai. Non raggiunsi gli altri. Uscii da solo e corsi via maledendo il silenzio.

Sentivo la voce di Ronnie che gridava il mio nome mentre tutto ciò che avevo costruito stava crollando a pezzi.



 

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


 
L'autunno si stava facendo sentire. Il venticello che passava tra le foglie degli alberi ancora attaccate non era caldo come una volta. Era freddo. Ti penetrava nella pelle e potevi sentire le ossa ghiacciarsi.
A Holmes Chapel non c'è mai bel tempo d'autunno.
Avevo male alla testa; e quando hai mal di testa è come se ogni minimo suono che senti sia amplificato di un bel po' di decibel.
Sentivo il tonfo delle foglie rosse e secche che cadevano sul marciapiede. Sentivo il rumore del vento che si intrufolava in camera mia dagli spifferi della finestra.
Mi accovacciai sul mio letto e posai lo sguardo aldilà del vetro freddo e un po' appannato della finestra. Il paesaggio troppo familiare mi dava la nausea. Di tanto in tanto passava un double-decker vuoto che portava via le foglie dalla strada.
Il sole non brillava più da quando ero ritornato, e delle orrende nuvole nere coprivano l'intero cielo. Si sarebbe sicuramente messo a piovere entro qualche secondo.
La pioggia. Odiavo la pioggia. Non è vero che ti fa sentire meno solo. Non è vero che ti lava via i pensieri tristi i peccati o quant'altro. Sono tutte cazzate. Sono sempre state tutte cazzate.
Avevo sempre avuto solo due certezze nella mia vita; la prima era che la pioggia faceva davvero schifo, la seconda era Ronnie.
Dunque mi tolsi il maglione che indossavo. Mi guardai allo specchio del bagno. Fissai il mio corpo. Non era più il corpo di una volta. Era più robusto, più muscoloso. Questo mi spaventò.
Ero cambiato persino fisicamente.
Corsi giù per le scale, aprii la porta e mi buttai in mezzo alla strada sotto la pioggia.
Gridai. Gridai con tutta la voce che avevo. Non mi importava niente che erano le 4 del mattino. Non mi importava niente della quiete pubblica e tanto meno del fatto che ero mezzo nudo.
Fu il grido più lungo della mia vita.
Un grido mischiato alle lacrime, all'impotenza e alla rabbia.
Ingredienti indispensabili per sentirsi disperati.
Caddi in ginocchio gridando il suo nome. E in quell'urlo di disperazione c'era tutto me stesso. C'era tutto l'amore che provavo ancora per quella persona. C'era tutta la vita mia vita. C'era lei, e questo era sufficiente.
Sentii il freddo di quella gelida notte di settembre invadermi il cervello, finché tutto dentro di me non si ghiacciò. I miei piedi, le mie mani, le mie spalle, il mio cuore, io. Io ero diventato di ghiaccio.
Feci una promesso a me stesso, una promessa che sapevo benissimo non avrei mantenuto. Giurai di non amare mai più nessuno nella mia vita, nessuno.
Sapevo di mentire quando pronunciai uno stridulo e soffocato 'giuro!'.
Quella promessa si sciolse in qualche pozzanghera di Holmes Chapel, e rimase lì, sola, al freddo, vuota, proprio come me.
 
Mi risvegliai nel mio letto. Avrei pensato fosse stato solo un incubo se non appena tentai di tirare su la testa non avessi sentito un dolore lancinante.
Mi facevano male tutte le ossa. Accanto al mio letto c'erano tre pacchetti di farmaci e una tisana bollente.
Mi tirai su a fatica e appoggiai la schiena contro il muro.
Dato i primo sorso alla tisana entrò mia madre in camera.

-Harry! Santo cielo come stai?-


-Sono stato meglio.-


-Ma sei pazzo? Cosa cavolo ti è saltato in testa? -


-Cosa?-


-Per quale assurdo motivo i vicini ti hanno ritrovato questa mattina raggomitolato sull'asfalto bagnato? Che diavolo ci facevi lì? Ma che cos'hai nella testa?-


-Scusa io non credevo di essermi addormentato per terra.-


-Più che addormentato suppongo che tu sia svenuto! Si può sapere cosa ti prende Harry?-


-Io volevo solo... non intendevo...non lo so.-


Mi madre si sedette affianco a me e mi prese la mano.

-Capisco quello che stai passando, Harry. Però non puoi rimanere qui per sempre. Non puoi non sentirli più, e questo lo sai.-


-Si, lo so.-


-Da quant'è che non li senti? Harry, sono i tuoi migliori amici!-


Girai la testa dalla parte opposta e abbassai lo sguardo. Non volevo ammettere che era da quando ero scappato via da Londra che non mi facevo sentire. Avevo spento definitivamente il cellulare dopo aver ignorato la sesta chiamata, non avevo acceso il computer e non avevo messo piede fuori di casa.

-Io non li voglio più sentire.-


-Si che vuoi farlo, lo so. E se solo tu dessi loro la possibilità di spiegare sono sicura che le cose si sistemerebbero.-


-No mamma! Tu non capisci! Le cose non si sistemeranno! Io non posso far finta che non sia successo niente! Non ci riesco!-


-Come fai a dirlo se non ci hai nemmeno provato! Amore, fammi una promessa.-


-Cosa?-


-Tu telefonerai ad almeno uno di loro, almeno uno. Parlerai con lui e vi vedrete.-


-Non posso!-


-Si che puoi! E lo farai.-


La guardai negli occhi. Quello sguardo mi scaldò e mi diede conforto molto più di quel che mi aspettassi.

-Promettimelo!-


-Va bene, promesso!-


-Il concetto che volevo rimanere da solo le era chiaro, così uscì dalla mia stanza dopo avermi dat o un bacio sulla guancia.

-Ah, Harry!-


-Si?-


-Cerca di non tentare il suicidio di nuovo per favore!-


Sorrisi.

 -Va bene.-

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


 
Era il 23 settembre e la scuola era iniziata già da due settimane circa. Ovviamente non per me. Io non sarei andato a scuola quell'anno. Mancavano pochi giorni all'uscita del CD e io avevo assolutamente bisogno di sentire i ragazzi.
Probabilmente avevano già preso altri impegni e non avevano avuto la possibilità di dirmelo.
Feci il numero dell'amico di cui mi fidavo di più.

-Harry! Sei davvero tu?-


-Si! Ciao Louis!-


-Ma dove cazzo sei si può sapere? Ti avremo chiamato centinaia di volte! Non hai risposto nemmeno al telefono di casa! Per non parlare delle mail! Ma sei pazzo?-


-Scusami, lo so. É stato un brutto periodo.-


Zayn non glielo aveva detto? Non glielo aveva detto che lo avevo sentito?

-Senti, ho saputo di quella cosa che hai sentito giorni fa allo studio, ma non devi pensarci! Insomma si sistemerà tutto ne sono sicuro! Zayn si sente molto in colpa! Ha fatto di tutto per contattarti! È persino venuto a casa tua, ma tua mamma aveva detto che non c'eri.-


 
Da quando mia madre sa mentire?
 

-Lo so. Avevo solo bisogno di riprendermi un attimo, ok? Senti non è facile. Evita di farmi la ramanzina.-


-Non voglio farti nessuna ramanzina! É che andandotene così ci hai lasciato un po'...-


-Un po'?-


-Un po' nella merda. Ecco. -


-Te l'ho detto che mi dispiace. Ti ho chiamato per sapere se nel mentre vi avevano detto cosa dovremo fare. Abbiamo impegni di qualche tipo? Prove? Si è parlato del tour?-


-Abbiamo già parlato di tutte queste cose. Terremo pochi concerti qui in Inghilterra prima di Natale, per l'uscita del singolo, ma l'idea principale era quella di far iniziare il tour dopo Natale. Così possiamo stare a casa con la famiglia. Tra le altre cose dubito che molte fans abbiano il permesso di andare ad un concerto sotto il periodo di Natale. Si insomma, ci sembrava la soluzione migliore.-


-È perfetto. Anche secondo me è meglio così! E che giorno si terrà il primo concerto?-


-Scordatelo proprio che io ti parli di queste cose pratiche per telefono! Noi ci dobbiamo vedere. Tutti quanti. Tu dovrai parlare con Zayn, va bene?


-Si, lo so che dovrò parlare con Zayn anche se la cosa non mi entusiasma parecchio.-


-Bene, allora quando ci possiamo vedere? Il prima possibile, spero!-


-Per me va bene sempre, lo sai. Ma dove ci vediamo con tutti quanti scusa? Abitiamo giusto un po' distanti.-


-Ah già, non lo sai!-


-Cosa?-


-Il nostro caro dolce manager che ci vuole tanto bene ci ha trovato un piccolo appartamento a Londra. È perfetto: carino, vicino allo studio, con tre camere... ovviamente dovremo pagarcelo noi.-


-Louis, non per fare il riccone viziato, ma non penso che da ora in poi ci saranno troppi problemi di soldi!-


-É quello che ho pensato anche io, ma è una cosa bruttina da dire!-


-Ok, allora gli altri chiamali tu. Digli che verrò anche io! Io entro domani sera riesco ad arrivare a Londra. Vi farò sapere poi per che ore mi farò trovare davanti allo studio. Ci vediamo tutti là, così mi fate vedere dov'è l'appartamento.-


-Si va bene, tanto noi siamo già qui qualche giorno! Portati le valigie, probabilmente staremo qui fino a Natale-.


-Non c'è problema porto tutto!-


-Porta anche delle carote!-


-Quelle ce le ho sempre in tasca!-


-Ahahah! Ok, dai.-


-Va bene. Allora ci sentiamo domani.-


-Ah, Harry!-


-Cosa?-


-Ti senti meglio?-


-Molto meglio di prima. Non ci voglio pensare. Chiarirò questa cosa con Zayn e penserò solamente ai One Direction. Non posso permettermi adesso di avere la testa per aria.-


-Bravissimo. Vedo che hai capito.-


 
 
Riattaccai. Preparai le valigie. Avvisai mia madre. Lei mi abbracciò. Questa volta presi il treno.
Il viaggio fu interminabile e più lungo del previsto. Mi annoiai per la maggior parte del tempo fissando fuori dal finestrino. Per pura fortuna non mi persi ai cambi. Dopodiché toccò al pullman.
 
Scesi alla prima fermata tra la Vincent e la Regency Street. Comprai una focaccia dato che stavo morendo di fame. Mi sistemai in un angolino per non dare fastidio ai passanti e presi il cellulare.
'Sono davanti allo studio. Vi aspetto qui.'
D'altronde Lou aveva detto che era vicino allo studio, quindi non ci avrebbe messi molto.
Dopo 20 minuti spuntarono quattro testoline familiari e sorrisi subito. Li abbraccia tutti. Proprio tutti. Mi erano mancati in effetti.
Mi aiutarono con le valigie e in 10 minuti arrivammo davanti all'appartamento. Era dietro l'angolo, nella Chapter Street. Vicino allo studio, vicino al parco della Vincent Square e vicinissimo al Pimlico Tube. Perfetto.
L'appartamento si trovava in uno dei tanti palazzoni grigi che sorgono nei centri di Londra.
C'era tre camere da letto, la cucina, il bagno e sopratutto il salotto con un bel divano rosso.
Era praticamente tutto già ammobiliata.

-Là in fondo in realtà c'è un'altra stanza più piccola con un letto, ma abbiamo pensato di tenerla come ripostiglio; sai per le chitarre, le valigie e tutte le altre cose ingombranti che ci portiamo dietro.- Disse Niall mentre apriva il frigo mezzo vuoto alla ricerca di qualche dolce poco calorico.


Guardai fuori dalla grande finestra del salotto.
Si poteva vedere Londra in tutto il suo splendore.

-É perfetto!-


 
Ordinammo tre pizze da dividerci e ci sedemmo su attorno al tavolo rotondo. Ci stavano giusto cinque persone. Quella casa sembrava essere stata costruita apposta per noi.
Dopo la prima fetta cominciammo a parlare delle cose più serie. Avevano un bel po' da raccontarmi.
Quando bisogna parlare di cose importanti è sempre meglio avere lo stomaco pieno, altrimenti si rischia di annuire e far finta di aver capito solo per far finire in fretta la conversazione e andare a mangiare.
 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


 
Dovevo parlargli. Dovevo parlargli di tutta questa storia. Non avremmo retto a lungo se non ci fossimo chiariti subito.
Non volevo essere io a cominciare per primo. E poi cosa gli avrei detto?
Non lo avevo perdonato per quello che aveva fatto, non avevo più sentito Ronnie e né volevo sentirla.
Sarei andato da lui, e avrei aspettato.
 
Le luci si spensero per mezzanotte circa, ma sapevo che nessuna stava dormendo.
Maledii Louis perché mi aveva di proposito messo in stanza con lui. Lo aveva fatto apposta, e io lo sapevo.
Ad ogni modo in questo casa mi fu utile avercelo appiccicato al mio letto.
Feci un grande sospiro e appoggiai la schiena contro il muro. Girai gli occhi verso di lui.
Teneva gli occhi chiusi, anche se non si era ancora addormentato.
Il suo respiro e troppo pesante e di tanto in tanto arricciava le labbra.
Immaginai quelle labbra, poi immaginai Ronnie. Inorridii al solo pensiero.
Sapevo di essere osservato, quindi aprì gli occhi.
Ci guardammo per qualche secondo, poi lui abbassò lo sgurdo. Se fosse stata una gara di sguardi avrei vinto io, ma questa non era una gara. Non era una fottuta gara.

-Mi dispiace.-


Sussurrò lui, tentando di soffocare quelle parole con il cuscino. Non mi guardò neanche in faccia.
In cuor suo sprava che io non avessi sentito quelle parole.

-Ti dispiace?-


-Si.-


-É tutto quello che sai dire?-


-Non so che altro potrei dire.-


-Potresti spiegarmi, per esempio.-


Stavo mantenendo il controllo. Non sarei scoppiato in scenate di gelosia, non avrei tentato di picchiarlo, e non mi sarei messo a piangere.
Dovevo mantenere la calma, altrimenti non avrei risolto niente. Questa volta volevo comportarmi da persona matura, volevo mostrargli che ero cresciuto e che sapevo perfettamente come gestire il tutto, anche se non era vero. Dovevo dimostrarlo a lui, dovevo dimostrarlo a Ronnie, dovevo dimostrarlo a me stesso.

-Non c'è nulla da spiegare, è così e basta.-


-No, non può essere così e basta. Zayn voglio...voglio che tu mi dica qualcosa. Non possiamo andare avanti facendo finta che non sia successo nulla, non possiamo farlo.-


A quel punto si alzò anche lui e si mise seduto. Si stropicciò gli occhi. Per un attimo pensai stesse piangendo, ma per fortuna non era così. Se lo avessi visto piangere gli avrei tirato un pugno in faccia. Non era lui la vittima qua, ed io mi stavo seriamente impegnando per far si che tutto filasse liscio.

-Di preciso, cos'è che hai sentito quel giorno in studio?-


-Ho sentito abbastanza.-


-Dimmi cosa hai sentito.-


Perché avrei dovuto dirglielo? Sapeva che cosa avevo sentito, e se non lo avesse saputo comunque poteva immaginarselo.
Quelle parole dette da Zayn le consideravo una grande bugia. Non era vero. Non poteva essere vero.

-Ho sentito te dire a Ronnie che... che la ami.-


Dire quella frase mi era costato un grande dolore. Non volevo ancora ammettere che lui avesse potuto dire, anzi, provare una cosa del genere per Ronnie.

-Ah, ok.-


-Zayn, devo sapere se è vero.-


-Si è vero.-


-La ami davvero?-


-Si.-


-E da quando?-


-Da quanto tempo state insieme?-


-Santo cielo, e non potevi dirmelo prima? Ne avremmo discusso invece di creare tutto questo casino.-


-Il casino lo vedi solo tu. Non c'è niente di cui discutere. É così e basta, me ne farò una ragione.-


-Zayn, cazzo! Se tu me lo avessi detto prima...-


-Strano, è la stessa cosa che ha detto Ronnie.-


-Ronnie? Cosa ha detto Ronnie?-


-Non ti devi preoccupare per lei. Le piaci tu e basta.-


-Te l'ha detto lei?-


-Si, e lo avrebbe detto anche a te se solo non fossi scappato via.-


 
Quello era stato un piccolo incidente di percorso, diciamo.

-Mi era crollato il mondo addosso, Zayn. Sinceramente in quel momento non avevo molta voglia di sedermi con voi due a discutere prendendo un caffè, ok? Ho preferito tornarmene nell'unico posto dove avrei trovato qualcuno che mi vuole bene, e una volta arrivato lì ho pensato bene che tentare il suicidio sarebbe stata una soluzione giusta.-


-Tentare il suicidio? Harry?-


-Lascia stare. Notte, pioggia, strada bagnata, petto nudo, vicini impiccioni.-


Soffocò una piccola risata. Lo guardai e sorrisi. Si, in effetti raccontata così quella storia faceva ridere.

-Non l'hai più sentita Ronnie, vero? Altrimenti lo sapresti.-


-No, non l'ho più sentita. Non ho più sentito nessuno.-


-Voglio che tu ritorni con lei.-


-Su questo non c'è dubbio.-


-Bene, perché non sarebbe felice con me. Lei ha fatto ha sua scelta, e ha scelto te.-


-Zayn, come staresti tu se ci vedessi di nuovo insieme?-


-Come sono sempre stato, Harry. Però questa volta mi darebbe meno fastidio. Questa volta so che lei è felice con te, e a me importa solo che lei sia felice.-


-Meglio così, anche perch... aspetta un secondo!-


Abbassai gli occhi e aggrottai le sopracciglia.
In quel momento ebbi come un flash. Tutti i puntini si collegarono e capii tutto alla perfezione.
Ecco perché Zayn non aveva voluto parlare con lei neanche una volta durante il soggiorno in America, ecco perché si era messa a piangere quando avevo parlato di Zayn a Holmes Chapel, ecco perché quella frase 'lo sai che il rapporto che ho con lui è più forte di quello che ho con gli altri', ecco perché mi aveva specificato che voleva me.

-Lei lo sapeva!-


-Eh?-


-Ronnie! Ronnie lo sapeva già prima di quel giorno in studio!-


-Si, glielo avevo già detto.-


-Quindi ero l'unico a non saperlo? Quand'è che glielo hai detto?-


-Non eri l'unico! Lo sapevamo solo io e lei. Basta. Glielo avevo detto mentre eravamo in America, al telefono se non sbaglio... ma qual è il problema?-


-Quel è il problema? Il problema è che la mia ragazza sapeva di piacere ad uno dei miei migliori amici e me lo ha nascosto. No ci posso credere! Insomma, perché non avrebbe dovuto dirmelo?-


-Ci sono migliaia di ragioni per cui non avrebbe dovuto dirtelo, Harry! Non prendertela con lei. Non c'entra niente!-


-Ad esempio?-


-Per cominciare non voleva farti soffrire, suppongo. In più se te lo avesse detto noi avremmo litigato sicuramente e il gruppo sarebbe stato in pericolo!-


-Perché adesso non stiamo litigando?-


-No, stiamo semplicemente discutendo nel letto, come due persone mature.-


Ah si certo, adesso voleva fare lui quello maturo.
Il tono delle nostre voci si stava alzando e anche la velocità con cui buttavamo fuori le parole.

-E poi, glielo avevo chiesto io di non dirtelo.-


-Perché? -


-Per gli stessi identici motivi, Harry! È possibile che sei così stupido? Guarda che sono comunque tuo amico non mi va di vederti soffrire a causa mia, e i One Direction sono la cosa più bella che mi sia capitata! Non voglio che il nostro sogno finisca così.


-Neanche io lo voglio! É il sogno di una vita questo!-


-Anche per me! Senti non possiamo far finta che non sia successo nulla e andare avanti?-


-No, Zayn. Non possiamo far finta di nulla te l'ho detto. Avrei dovuto capirlo dall'atteggiamento di Ronnie. Sono un coglione. Tu sei un coglione.-


-Grazie!-


-Cosa ti aspettavi? Che dicessi 'oh grazie mille Zayn. Grazie per esserti preso una cotta per la mia ragazza e aver tentato di portarmela via!' ?-


-No, non mi immaginavo dicessi questo. Ma sappi che per me non è solo una cotta. A me piace, davvero. E poi non ho tentato di portartela via!-


-Ah, no? E allora per quale assurdo motivo hai ben deciso di dichiararti pur sapendo che lei è già impegnata e innamorata di me?-


-Gliel'ho detto perché dovevo! Non ce la facevo più! Insomma a me lei è sempre piaciuta! Però le piacevi tu, e io non potevo mettermi in mezzo. Non pensavo che tra voi sarebbe durata, sinceramente.-


-E perché no?-


-Non hai mai avuto una relazione seria. E poi a volte penso...penso di capirla meglio io di te. Ecco, l'ho detto.-


- Zayn, io non posso... non riesco ancora a perdonarti del tutto. Penso che ci vorrà del tempo. Penso che prima dovrei parlare con Ronnie.-

-Fai come vuoi. Voglio solo che tu sappia che ho tutte le intenzioni di fare pace e sistemare le cose. É stato un errore mio e non voglio che il nostro rapporto cambi a causa mia.-


-Lo so. Anche io voglio far tornare tutto com'era prima.


 
La nostra discussione finì così. Non c'era più nulla da dire.
Zayn si era scusato, aveva detto che non si sarebbe più intromesso e che avrebbe accettato la cosa col tempo. Ronnie aveva scelto me. Il CD stava per uscire. Andava tutto bene, no? Cosa c'era di così sbagliato in tutto questo?
Forse i sensi di colpa. Odio il senso di colpa, è il sentimento più straziante che si possa provare.
Mi sentivo in colpa perché Zayn non avrebbe accettato la cosa tanto in fretta. E come si sarebbe comportato una volta che io e Ronnie saremmo ritornati appiccicati l'uno all'altra? Diceva che si sarebe comportato come sempre, ma non era vero. Ovviamente avrebbe sofferto, come avrei sofferto io al suo posto.
Ma dopotutto io cosa ci potevo fare? Era una scelta di Ronnie, non mia. Sono cose che capitano nella vita. Sarà successo ad un miliardo di persone, sopratutto adolescenti.
 
Ma non era tutto qui. C'era qualcos'altro che mi tormentava, una cosa che aveva detto Zayn.
Aveva mirato al punto perfettamente.
Lui sapeva capirla meglio di me in alcune circostanze. Riusciva a consolarla sempre meglio di me. Aveva quel qualcosa in più che io non avevo. E allora perché aveva scelto me? Soltanto una persona poteva rispondere a quella domanda, e avevo intenzione di andare da quella persona per chiedere spiegazioni. Spiegazioni serie. Questa volta non mi sarebbe bastato un 'perché hai i capelli ricci'!



Heilà, ragazzuoli!
Ho deciso di fare un'altro myspace (si chiama così, vero?) giusto perchè non ho niente da fare alle 2. 30 del mattino (io però dovrei dormire).
Allora avrei un po' di cosettine da dire. Per cominciare ho deciso di pubblicare in fretta i capitolo 12 e 13 perchè sono corti e si leggono molto in fretta. Il 13 poi serve soltanto come 'passaggio', fa da 'ponte' insomma.
Avrei voluto scrivere qualcosa anche sotto il capitolo 12 ma non ho potuto causa forze maggiori.

Il capitolo 14 è un po' più delicato di quelli precedenti, e anche più lungo. Tra le altre cose è prevalentemente discorso diretto. Spero vi piaccia il discorso diretto perchè ce ne saranno altri, fondamentali.
É delicato sopratutto perchè quello che dice qui Zayn sarà sarà soltanto una parte di quello che dirà Ronnie. Ronnie completerà tutta la verità, insomma. Quindi man mano che scrivevo dovevo sempre controllare quello che avevo già scritto in modo che tutto combaciasse più o meno.
Se non aveto capito un cazzo di quello che ho appena detto, non preoccupatevi, non l'ho capito neanche io. Sono gli scleri che mi vengono di notte, è tutto normale.
Quello che intendevo dire è semplicemente che scrivere questi ultimi capitoli è stato un gran CASINO. Ho fatto veramente fatica a capire io quello che scrivevo, figuriamoci voi quando lo leggerete (se lo leggerete, perchè probabilmente scapperete gridando dopo le prime 5 frasi).
No dai, alla fine non è così complicato se lo si legge, però se lo si scrive si, quindi tentate di apprezzare.
Fin'ora siete state anche fin troppo gentili *manda bacini in aria*, e vi ringrazio tanto tanto.
Ho un'altra cosetta da dirvi... io ho già in mente il finale (cioè, l'ho già scritto), però di questo ve ne parlerò....beh alla fine, ovviamente (ad ogni modo non manca molto, ancora qualche capitolo. Su su, resistete.)  Vi avverto già che ci sarà un grande myspace anche sotto l'ultimo capitolo.
Mi sono adoperata per finire la storia prima di partire in vacanza (era uno dei miei obbiettivi dell'estate). Però non penso che la pubblicherò tutto questa notte. Non avrebbe senso.
Lo farò nei prossimi giorni, pian piano insomma.
Tra le altre cose devo smetterla di dire 'Insomma'. Lo dico/scrivo davvero troppe volte.
Ok, non ho nient'altro da dire. Spero che fin qui vi piaccia. Se non avete capito qualcosa non vi preoccupate, perchè, come ho già detto, per me è stato un vero casino scrivere queste parti 'dialogate' ed è probabile che le abbia descritte male (#nonsoscrivere). Quindi se avete domande, consigli ,critiche (gentili) e cose di ogni genere da dire...sapete cosa fare.
Bien, vado.
P.S. Ma è normale scrivere un myspace soì lungo? Insomma, fra un po' è più lungo del capitolo!




trhghHey  

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


 
Quella mattina uscii presto.
Con presto intendo per le dieci e mezza circa. Avevo intenzione di andare a casa di Ronnie. Cos'altro avrei potuto fare?
Mi vestii il meglio che potei, tanto per non farla pentire di avermi scelto.
Tutta questa faccenda si stava evolvendo in una gara tra me e Zayn. Una gara che tanto non poteva esistere dato che la meta era già stata vinta da me, a quanto pare.
 
Applicai tutto ciò che avevo imparato sulla moda nell'ultimo anno e il risultato fu decisamente perfetto. Mi guardai allo specchio fiero di me stesso. I jeans sembravano essere stati cuciti su di me e la maglia era piuttosto bella.

-Ma guardati. Ti sei fatto bello per vedere la ragazza. Che tenero. Sembri un cucciolo di cagnolino che tenta di fare colpo, davvero. Solo, non ti senti un pochettino ridicolo? Intendo dire che si sei molto bello, ma sei sicuro che sia necessario?-


 
Cos'era la mia coscienza? Adesso avevo anche cominciato a sentire delle voci che mi parlavano? Perfetto, ero diventato pazzo.
Peccato che la mia coscienza avesse la stessa voce di Louis.
 

-Che cosa intendi dire? Guarda che non mi sto mica facendo bello per lei. E poi come fai a sapere che andrò da lei? -


-Ah, certo. Ti sei messo il cappotto firmato per andare a fare la spesa, giusto. Perché non ci ho pensato prima? Già che ci sei prendi il cioccolato; Niall ne ha bisogno... stanotte non riusciva ad addormentarsi.-


-Pur ammettendo che sto andando da lei, che cosa c'è che non va nel miei vestiti? E sopratutto cosa c'è che non va nel mio cappotto? Io neanche sapevo che fosse firmato!-


-Harry non è una lotta a chi la conquista, ok? Lei ha scelto te. É sempre stata con te e non ha mai voluto Zayn. Perché ti preoccupi tanto? Sii te stesso e andrà tutto per il meglio.-


 
Louis uscì dalla camera e si rimise nel letto a dormire dopo avermi lasciato questa brillante perla di saggezza. Grazie, Louis.
Riflettei un attimo. Mi guardai allo specchio per cinque minuti buoni.
Aveva ragione. Che bisogno c'era di agghindarsi in quel modo? Quello non ero io.
Buttai tutti i vestiti per terra e i ritrovai di nuovo in boxer.
Sentivo freddo. La mia pelle era fredda, come sempre, e persino più pallida del solito.
Jeans normali. Maglia normale. Scarpe normali. Giacca normale.
Ecco, così sarei stato perfetto. Così sarei stato me stesso.
Presi le chiavi e il cellulare ed uscii dall'appartamento.
Prima di chiudere la porta, però, rubai furtivamente la sciarpa di Louis. Così impara a darmi consigli giusti.
 
Avevo qualche spicciolo intasca, giusto il necessario per il biglietto della metro. Ma perché gli abbonamenti devono finire? Vorrei un abbonamento interminabile per qualsiasi mezzo di trasporto.
Il Pimlico era a cinque minuti dall'edificio. In poco tempo giunsi a Bream's Buildings. Citofonai pregando di trovare sua madre in casa. Non il suo patrigno, non mi era mai stato simpatico.

-Chi è?-


-Sono Harry. Harry Styles.- Dissi il cognome per essere sicuri che mi riconoscesse. Le voci al citofono sono sempre tutte uguali. Il tutto suonò un po' Harrypotteresco: 'Piacere, sono Harry, Harry Potter!'.


 
Mi aprì il portone e salii. Avevo già le mani sudate e non avevo nemmeno salito il primo gradino. Mi ricordò la prima volta che mi portò a casa sua.
 

-Harry! Vieni! Entra pure e siediti! Vuoi qualcosa da bere?-


-No, grazie. Io veramente sono venuto qui per Ronnie.-


-Ronnie? Ragazzo, sai che giorno è oggi? Ronnie è a scuola!-


Merda. Mi ero dimenticato che era mercoledì. Era un normalissimo mercoledì di settembre, e cosa fatto tutti i ragazzi in un normalissimo mercoledì di settembre? Vanno a scuola! Come avevo potuto essere tanto idiota?
Sua madre lesse la delusione nei miei occhi.

-Se vuoi puoi aspettarla qui!-


-No, grazie.-


-Andrò ad aspettarla fuori da scuola. Arrivederci!-


-Ciao Harry!-


 
La mamma di Ronnie era una donna molto dolce. Più dolce di Ronnie. A Ronnie piaceva la dolcezza e il romanticismo, ma fino ad un certo punto. I gesti troppo sdolcinati li considerava patetici e inutili, quasi falsi.
Sua madre invece era la classica mamma dolce, quella che offre il thè con i biscotti a tutti quelli che mettono piede in casa sua.
Non potevo restare lì ad aspettarla. Chissà cosa gli aveva raccontato Ronnie. Avrei dovuto dare spiegazioni anche a sua madre oltre che a lei se fossi rimasto.
 
E ringraziando il cielo di aver rubato la sciarpa a Louis mi rimisi in marcia. La scuola non era lontanissima. Ronnie ci andava sempre in bicicletta.
Erano all'incirca le una quando mi piazzai davanti al cancello.
La scuola che frequentava era nettamente migliore della mia. Esteticamente, si intende.
Tra il cancello e la vera e propria entrata dell'edificio c'era un piccolo cortile con qualche piantina ai bordi e due panchine di pietra. Avevo sempre invidiato quel cortile. Tutti lo chiamavano 'la piazzola'. Era molto utile se volevi vederti con gli amici all'intervallo o all'ora di pranzo.
Avrei voluto aspettare seduto su una di quelle panchine di pietra, ma il cancello era chiuso.
Quindi aspettai fuori, in piedi, al freddo.
Sentii la campanella suonare. Qualcuno uscì subito, ma la maggior parte degli studenti arrivarono qualche minuto più tardi.
Il cancello però non si aprì. Tutti stavano facendo il giro e andando nel retro della scuola. Perché nessuno usciva? Cosa c'era nel retro?
 
La mensa! Certo, c'era la mensa! Perché non ci avevo pensato? Era mercoledì, e di mercoledì oltre alla scuola c'era anche il pomeriggio.
Pregai che Ronnie mi vedesse. Non avevo molta voglia di mettermi a gridare per chiamarla.
 
Uscì dopo qualche secondo. Scese le scale in fretta con qualche libro sotto al braccio. I capelli le cadevano sulle spalle e le coprivano il collo. Erano cresciuti, ed erano anche più voluminosi.
Per fortuna portava un cerchietto,il suo solito cerchietto nero, così potei guardarla bene in faccia.
Era bellissima come sempre. La divisa le donava. Era una normalissima uniforme scolastica, niente di che. A lei piaceva tanto quella divisa, però non le piaceva l'idea che fosse costretta a mettersela.
Una volta mi aveva spiegato il significato di quella frase, ma se devo essere sincero non me lo ricordavo in quel preciso momento.
Mi avvicinai di più alle sbarre nere di ferro e la chiamai con la mente.
Dovevo essere telepatico, dato che alzò lo sguardo.
Mi notò e fece un'espressione allarmata.
Affrettò il passo e si avvicinò a me.

-Che diavolo ci fai tu qui?-


-Sono venuto a trovarti!-


-Harry, ho lezione anche di pomeriggio il mercoledì, lo sai! Non posso parlare con te adesso!-


-Senti lo so! Me ne ero momentaneamente dimenticato, ok? Ad ogni modo devo solo chiederti una cosa! Ci metterò pochissimo, credimi!-


Lei girò la testa per controllare che nessuno la stesse guardando. Ormai tutti si trovavano già nel retro.

-Lo so perché sei qui. Ascolta per spiegarti cosa è successo con Zayn ci vuole più tempo! Adesso non posso. Se mi vedono parlare con te sono morta!-


-Con Zayn è tutto risolto. Più o meno. Te lo spiegherò più tardi. Ma io devo davvero farti delle domande.-


-Ok, ma muoviti!-


-Allora per cominciare è vero che hai detto a Zayn che preferisci me?-


-Si, è vero-


Sorrisi soddisfatto.

-Guarda che non è una competizione. Che cosa hai detto a Zayn? Giuro che se lo hai fatto stare male...-


-Tranquilla! Ti ho detto che va tutto bene tra me e lui. Ci vorrà solo un po' di tempo.-


-Ok, ora vado. Ci vediamo sta sera, ok? Anche tu hai un pochetto di cose da spiegarmi!-


-No! Aspetta! Non ho finito! Sono venuto qui sopratutto per chiederti un'altra cosa. Ci ho pensato a lungo a questa tua scelta e mi sono chiesto il perché.-


-Il perché di cosa?-


-Perché hai scelto me? Sai, Zayn a volte ti capisce di più. Vi conoscete da più tempo, siete più 'amici', insomma.-


-Appunto siamo più 'amici'.-


-Si ma ci sarà una motivazione! -


Alcuni insegnanti stavano uscendo dalla porta principale e stavano attraversando la piazzetta. Ronnie se ne accorse.

-Hai presente il tuo portatile?-


-Si.-


-Accendilo e fatti un giro fra i vecchi ricordi. Sarà bello vedere le foto dei vecchi amici!-


-Che?-


-Devo andare! Ciao! Mi faccio sentire io!-


Allungò le mani tra le sbarre del cancello, afferrò il mio viso e lo avvicinò al suo e mi baciò. Non era stato un bacio molto delicato. Ma era stato comunque un bacio, segno evidente che non era arrabbiata con me per essere sparito per due settimane circa. La mi guancia destra era appoggiata alla sbarra gelida del cancello e si stava bellamente congelando. Per fortune le labbra erano al caldo.
Si allontanò dopo qualche secondo. Mi guardò per l'ultima volta e poi scomparve dietro l'ala destra della scuola.
 
Tornai a casa, ma prima dovetti comprare l'abbonamento della metro.
Durante il viaggio pensai.
Che diamine significava quella frase? Insomma le avevo chiesto perché le piacevo e lei mi aveva risposto di farmi un giro nei vecchi ricordi del mio portatile. Che razza di senso aveva?


 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


 
Appena misi piede in casa iniziò a piovere.
L'odore della pioggia era entrato anche in casa dato che Liam aveva lasciato le finestre aperte.

-Ah, Harry eccoti! Pensavamo di andare a mangiare fuori da qualche parte, ma dato che si è messo a piovere... che pizza vuoi?-


-Niente pizza per me Liam! Ho una faccenda da sbrigare e un mistero da scoprire.-


-Eh? Senti se si tratta dello shampoo sappi che è stato Niall a finirtelo, non io ok?-


-Ma quale shampoo? No no, non si tratta di quello!-


Ad una velocità rapidissima aprii l'anta sopra la cucina, afferrai un pezzo di pane sbriciolando ovunque mi rinchiusi in camera.
Per fortuna Zayn era piuttosto ordinato, insomma, meglio di Louis.
Accessi il portatile e mi sdraiai sul letto masticando.
Avrei voluto pensare ad un modo per farla pagare a Niall per avermi finito lo shampoo ma avevo ben altro a cui pensare.
Fai un giro fra i vecchi ricordi. I vecchi amici.
 
Esclusi di principio il fatto che quello che cercavo, ammesso che esistesse davvero, si trovasse su internet. Altrimenti mi avrebbe detto di andare su internet, non avrebbe specificato di accendere il MIO portatile.
Cominciai dai video. Riguardai tutti i video che avevo fatto insieme a lei, ma niente. Solo un ammasso di immagini e suoni che non rispondevano alla mia domanda. Cambiai cartella e aprii quella con le foto di X Factor. Le sfogliai rapidamente.
Lei aveva detto i vecchi amici, e i ragazzi li conoscevo da un anno o un po' di più.
Vecchi amici. Vecchi ricordi.
Ma certo! Le foto di scuola.
Le controllai tutte. Una ad una. Non c'era assolutamente niente. Quando aveva scattato quelle foto io Ronnie non la conoscevo nemmeno.
Controllai ovunque. File, video, foto, cartelle, sotto-cartelle, vecchie ricerche di scuola memorizzate nei meandri più nascosti della memoria del computer. Niente.
Mancava solo un posto da controllare. Se non avessi trovato niente lì sarei andato da Ronnie a dirle di smetterla di fare indovinelli in stile saggio cinese e parlarmi chiaramente.
Aprii quella dannata cartella.
Sfogliai le foto. Erano decisamente le più vecchie che avevo nel computer. Le avevo scattate con la prima macchina fotografica digitale che si era comprata mia madre. Avevo all'incirca 12 anni.
Erano le foto del mio vecchio cagnolino, Rob.
Amavo tanto quel cagnolino. Era il mio miglio amico.
Amico! Ma certo, era lui l'amico di cui parlava.
Feci scorrere velocemente le foto. Come potevo avere più di 150 foto del mio cane?
 
Infine la trovai. Trovai la risposta. Era un documento scritto. Il titolo era il mio nome.
La lessi nella mia testa. Era scritto al passato, come se fosse l' estratto di una storia, di un libro.
 
 
Sembrava una specie di dio sceso in terra per dimostrare quanto patetici, brutti e insignificanti fossero gli essere umani.
 
Forse non si rendeva conto di avere degli occhi ipnotizzanti. Verdi, di un verde che non si trova in natura. Come se Dio ci avesse per sbaglio fatto cadere una goccia di lucentezza dentro.
Nulla ebbe più senso quando mi guardò, era come se all'improvviso avessi capito che tutto ciò in cui avevo creduto era una terribile menzogna. Come se tutto il mondo si stesse rumorosamente sgretolando intorno alla mia figura immobile e silenziosa. Come se l'unica cosa che potesse salvarmi da quell'apocalisse di pensieri fosse il suo sguardo.
 
Poggiò velocemente le sue labbra calde e rosa sulle mie, e per un attimo assaggiai una dolcezza che sembrava provenire dal paradiso.
Il loro colore spiccava, risaltato dalla carnagione pallida, per non dir bianca, e liscia.
Sembrava di guardare una bambola di porcellana, perfetta, che non muta nel tempo. Il suo respiro avvolse il mio e i nostri odori si unirono formando un equilibrio perfetto.
 
Il mio sguardo si spostò sui suoi capelli. Neri. Ricci.

Incastrai le mie dita fra quelle morbide onde scure. Avrei voluto passare la mia vita con le mie mani fra i suoi capelli.
I riflessi della luce della luna facevano sembrare quella folta chioma incastonata di diamanti.
 
Ed infine la sua voce. Calda, leggera., come la brezza estiva. Mai sentito nulla di più melodicamente perfetto. All'unisono con le forze della natura.
Sentirla era come diventare interamente liberi, e allo stesso tempo essere sicuri e protetti.
Chiusi gli occhi e la associai ad un ricordo passato: il velluto rosso del vestito di natale che indossavo quand'ero bambina.
 
Si, la sua voce era morbida, calda, familiare ed elegante proprio come il velluto rosso.
 
Una lacrima cadde sui tasti già precedentemente sepolti dalle briciole.
Afferrai il cellulare dalla tasca della giacca che non mi ero ancora tolto.
 
Nuovo messaggio.
Ti amo.
Scegli destinatario.
Ronnie.
Invia.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


 
Quella sera uscimmo insieme. Era davvero da troppo tempo che non uscivamo insieme, in una vera uscita, con tanto di cena fuori e chiacchierata sulla panchina.
La parte della chiacchierata fu probabilmente la più importante.
 

-Dunque cosa hai fatto in questi ultimi giorni?-


-Niente di che. Sono rimasto a casa, a dormire. Tu?-


-Niente di che. Sono rimasta a casa, a tentare di dormire. Perché non ti sei fatto sentire? Che cavoloti è passato per la stesta?-


-Si lo so, me lo hanno detto almeno10 volte. Ho capito, ho sbagliato non sarei dovuto scappare via. Mi dispiace! Ma io credevo che… si insomma che tu stessi con lui e che provassi qualcosa…-


-Addirittura? Come puoi aver anche solo minimamente pensato una cosa del genere? Io sto con te e basta.-


-Si, si…-


-Ma tu cosa hai sentito di preciso? Non mi pare che fossi lì dall’inizio della conversazione, altrimenti sono saresti scappato…-


-Ho sentito solo Zayn che diceva ‘ma io ti amo e bla bla’ o una cosa del genere…perché c’era dell’altro?-


-Certo che c’era dell’altro, Harry! Tu hai sentito solo un frammento di tutto il discorso e hai dato per scontato tutto il resto! Ti sei fatto da solo delle storie in testa! Ti sei immaginato cose che non esistono proprio! Non hai capito niente!-


-Ma non ti arrabbiare adesso!-


-Certo che mi arrabbio! Sei scappato via! Chissà cosa poteva esserti successo! Zayn non te l’ha raccontata proprio bene questa nostra discussione, vero?-


-No. Insomma mi ha soltanto detto che alla fine avevi scelto di stare con me. -


-Ok, allora cominciamo dall’inizio. Ho chiesto a Zayn di restare con me perché volevo parlargli di questo... problema. Io sapevo di piacergli, ma non eravamo mai riusciti veramente a 'parlare' in pace, dato che c'era sempre qualcuno di mezzo a disturbarci. Volevo ribadirgli il fatto che io ero la tua ragazza. Lui lo sapeva. Mi aveva detto che non ci avrebbe mai infastiditi, che non avrebbe mai cercato di dividerci e che il bacio era stato un errore e poi...-


-Aspetta un secondo! Quale bacio?-


-Ah, non te l'ha detto, vero?-


-Non mi avete detto un bel po' di cose.-


-Beh, quando sono partita per la Svizzera...si insomma, lui mi ha baciata prima che salissi sull'aereo. Ma non è stato niente di che! Non ti preoccupare!-


Mi alzai in piedi e cominciai a sbraitare non curante dei passanti. Probabilmente la figura che stavo facendo e che le stavo facendo fare non era delle migliori.

-Non ti preoccupare? Non ti preoccupare? Zayn ti ha baciata! Oh mio Dio! Io lo uccido! Io lo prendo a schiaffi! Me ne frego del gruppo! Per me quell'uomo è morto! Ha mandato a puttane tutto quanto!-


-Hey calmati! Calmati un attimo e siediti di nuovo!-


-No che non mi calmo! Mi spieghi come faccio a calmarmi? E non mi siedo!-


-Harry se non ti siedi subito sarò io ad andarmene questa volta!-


La fissai con il mio sguardo da maniaco assassino. Il suo sguardo però era più serio del mio. Non l'avevo mai vista così seria in vita mia. Mi sedetti di nuovo, non perché mi aveva minacciato di andarsene via, ma perché avevo paura mi mordesse prima di farlo.
Appena sarei tornato a casa Zayn le avrebbe prese, e forte anche.
 

-Ti stavo dicendo che non è stato niente di che. Mentre ero in hotel l'avevo chiamato, dato che non mi aveva dato spiegazioni.-


-E...?-


-E niente. Mi ha spiegato il motivo. Penso che tu lo conosca.-


-Si, si, lo conosco. Lui è terribilmente innamorato di te e bla bla.-


-Ascolta, se vuoi che ti racconti tutto quello che è successo non devi fare così. Insomma, non criticarlo troppo. Lui è mio amico e mi da fastidio, ok? E poi dovrebbe essere anche tuo amico!-


-Si, certo. Il mio amico che si è baciato la mia ragazza.-


-Non pensi di esagerare?-


-No, non penso. Andiamo avanti.-


-Dopo quella discussione al telefono non siamo più rusciti a ritornare sull'argomento. Rimanere da soli era terribilmente difficile...-


-É quella la discussione quindi! Quella di cui mi avevi accennato a casa mia?-


-Eh?-


-Ma si! Ti ricordi quando mi hai detto che sapevi che Niall era a dieta, o una cosa del genere, perché te lo aveva detto Zayn al telefono!-


-Ah, si! Si, era quella la discussione che abbiamo fatto al telefono. Voglio essere sincera con te Harry, io quella sera ho pensato ad una eventuale possibilità di stare con Zayn. Come hai detto tu stesso, in certi momenti mi capisce; ma mi sono resa subito conto che non avrei potuto. Lui non è te. Mi sarebbero mancate troppe cose di te, troppe cose che lui non ha. -


 
Rimasi a fissarla con uno sguardo interrogativo. Volevo che continuasse, anche se stavo morendo di freddo. Dopo la cena le avevo dato la mia giacca perché stava tremando, però adesso ero io a congelare. Questi però, erano affari più urgenti.
Come potevo pretendere di sistemare tutto se non sapevo nemmeno cosa era successo alle mie spalle. Il fatto che io fossi all'oscuro di tutte queste conversazioni, queste chiamate, questi baci mi rattristava. Mi faceva sentire davvero male. Come se le persone più importanti della tua vita in realtà stessero organizzando un complotto contro di te. É demoralizzante, ti senti quasi tradito.
 

-Ecco perché quel giorno nello studio io ho chiesto a Zayn di rimanere con me. Avremmo potuto chiarire meglio, faccia a faccia, come stavano le cose. Io gli avevo detto che sarei rimasta con te, perché ero felice solo insieme a te, e che se davvero mi amava come diceva doveva far si che io fossi felice. Perché secondo me quando ami una persona anteponi la sua felicità alla tua.
E lui mi ha risposto 'lo sai che ti amo, Ronnie', che è quello che penso tu abbia captato di tutto il discorso. Dopo di che sei sparito via per qualche giorno.-


-Quindi fra te e lui, non c'è mai statoniente, vero?-


-Assolutamente niente. Abbiamo avuto modo di vederci in tua assenza. Abbiamo tentato di chiamarti insieme circa un milione di volte. Zayn è anche andato a casa tua! Ti prego Harry, perdonalo. Lui ti vuole bene, non ha nessuna intenzione di ferirti. Non tenterà di farci separare o di mettersi con me e robe simili... è maturo, e tu lo sai. -


-Senti, anche io gli voglio bene! Insomma è mio amico. Ho capito quello che è successo. É stato tutto un grosso malinteso, anche se mi dispiace che tutte queste cose siano successe alle mie spalle. Insomma, se io fossi stato messo al corrente di ciò avremmo sistemato tutto più in fretta!-


-Ok, ma adesso non c'è più nulla da sistemare. Tutto quello che c'era da dire te l'ho detto. Ora io ti scongiuro, non avercela con Zayn. É mio amico.-


-Tranquilla. Però sono preoccupato... come reagirà quando ci vedrà di nuovo insieme?-


-L'ho già psicologicamente preparato anche a questo, non ti preoccupare. Dovrà affidarsi al tempo, il tempo cambia le cose. E poi chi lo sa, magari gli passa questa 'fissa' per me, o magari trova un'altra ragazza, o magari...-


-O magari scopre di essere gay!-


-No, ne dubito fortemente, Harry!-


 
La restante serata fu un normale appuntamento. Ci divertimmo. Non me la ricordavo così bella Londra, nemmeno così popolata. Evitammo strani giri in metro. Giusto una passeggiata.
 

-Sai Harry, Londra ti assomiglia.-


-Perché?-


-Perché Londra è attraente, è viva, è colorata, è magica, è misteriosa, è unica...-


-Quindi... mi trovi attraente?-


-Di tutto quello che ho detto tu hai sentito solo attraente, vero?-


-Si!-


-Ahahah! Immaginavo, sei sempre il solito!-


 
Sorrisi e le misi il braccio attorno alle sue spalle. La accompagnai a casa.
Ripercorsi la strada al contrario e tornai all'aèèartamento.
Ero felice, ero davvero felice. Il nostro appuntamento non era stato un momento perfetto, però era stato bello. Era stato bello chiarire e parlarsi sinceramente, come un volta.
Tutto sarebbe andato per il meglio. A Zayn, sarebbe passata.
Mancava solo una cosa da fare.
 
Citofonai e salii le scale.
Fu Zayn ad aprirmi la porta, con un sorriso stampato sulla faccia.

-Zayn! Proprio te cercavo!-


Ci sono momenti in cui perdi il controllo di te stesso, perdi il controllo dei tuoi pensieri.
In quel caso non furono tanto i miei pensieri a perdere il controllo, quanto la mia mano.
Il pugno lo colpì tra la guancia e l'occhio.

-Così impari a baciare la mia ragazza e a non chiedermi scusa, amico!-


Appena gli altri sentirono il tonfo di Zayn cadere per terra corsero all'entrata.
Zayn rimase per qualche secondo sdraiato per terra con la mano sull'occhio.

-Si può sapere che cazzo è successo?- Niall arrabbiato. Niall non è mai arrabbiato, ma quando si arrabbia è meglio scappare lontano. Ma questa volta non sarei scappato.


-Credo di avergli tirato un pugno.-


-Lo hai colpito? Ma sei cretino? Ti sei bevuto il cervello? Che cazzo ti prende?-


Per fortuna intervenne Louis, con un certo sguardo di disappunto.

-Voi aiutate Zayn, io penso al cretino.-


E da quando Louis mi chiamava cretino?
Mi portò nella sua camera e mi buttò sul letto. Rimasi in silenzio a pensare. Non sapevo neanche di saperli tirare i pugni; però era stato bello. L'adrenalina e la soddisfazione che avevo provato nel farlo erano state veramente... intense. Come quando sali sulle montagne russe, quando sali senti l'agitazione e l'ansia salirti dallo stomaco, ma quando il giro finisce ti senti pienamente soddisfatto e fiero per non essere morto durante la discesa finale e il giro della morte.

-Louis, Zayn sa perché l'ho fatto!-


-Colpire qualcuno è sempre sbagliato! Sei stato molto... cattivo! Da quando sei una persona violenta?-


-Non sono una persona violenta! Questa è stata un'eccezione. Se lo è meritato!-


-Ma è un tuo amico, nonche tuo collega! Facciamo parte dello stesso gruppo! Facendo così metti in pericolo la nostra carriera!-


-Non penso che si arrabbierà, lui sa di esserselo meritato!-


-Stai parlando come un bambino rincoglionito Harry!-


In quel momento Zayn aprì la porta. Lo zigomo destro stava cominciando a diventare viola, ma lui lo copriva con del ghiaccio.

-Posso parlare da solo con Harry?-


Louis si fece da parte ed uscì dalla stanza. Io restai a fissarlo finché non se ne andava. Avrei voluto che mi abbracciasse. Non era mai stato così serio e arrabbiato con me. Ma probabilmente in quel momento erano tutti seri ed arrabbiati con me.
Zayn si sedette sul letto di Niall, proprio di fronte a quello dov'ero seduto io. Buttammo l'occhio sul pavimento della stanza, ci guardammo e ridemmo. Evidentemente non tutti i membri del gruppo erano ordinati come noi.

-Grazie per esserti lasciato colpire.-


-Non mi sono lasciato colpire!-


-Oh andiamo, lo so benissimo di non saper tirare i pugni. Sono stato lentissimo, avresti potuto schivarmi facilmente.-


-Hai ragione avrei potuto. Ti senti meglio ora?-


-Molto meglio. Grazie per avermi lasciato sfogare.-


-Figurati. Ronnie allora ti ha raccontato proprio tutto?-


-Tutto. Sappi che mi dispiace.-


-Per cosa?-


-Per essere scappato e aver fatto tutto quel cinema. La cosa si sarebbe risolta molto più in fretta se ci fosse stata un po' più di 'comunicazione'.-


-Si questo è vero.-


-Ascolta so quello che provi per Ronnie. Mi spiace vederti soffrire, lo sai vero? Sei uno dei miei migliori amici, anche se hai baciato la mia ragazza.-


-Questa cosa me la rinfaccerai per sempre?-


-No, solo per qualche mese. Giusto per farti sentire in colpa.-


-Ahahah! Cavolo, grazie! Ad ogni modo non ti preoccupare. Sarà un po' difficile all'inizio, ma io voglio che Ronnie sia felice, lo voglio davvero. Lei... mi ha fatto pensare.-


-Già, è molto brava a farti pensare.-


-Si, e sappi che voglio che anche tu sia felice! Mi passerà, ne sono sicuro. Se non doveva succedere ci sarà pur un motivo...ci vorrà solo un po' di tempo.-


-Certo, amico. Lo capisco.-


-Bene, quindi non ce l'hai a morte con me per averci provato con la tua ragazza?-


-No, tranquillo. Tu non ce l'hai a morte con me per averti tirato un pugno?-


-No! Me lo sono meritato.-


-Sapevo che avresti capito.-


-Andiamo a letto!-


 
Uscimmo da quella stanza disordinata e anche un po' puzzolente per ficcarci nella nostra, bella fresca e pulita.
Sapevo che gli altri avevano origliato alla porta perché quando uscimmo Louis aveva un bel sorriso stampato sulla faccia alla 'Sono fiero di te, figliuolo'.
Quella giornata, particolarmente stressante, era finita così; con un pugno in faccia e un sorriso complice prima di addormentarsi. 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


 
Quella sera sarebbe uscito il singolo.
Eravamo letteralmente alle stelle.
Mi preparai al meglio, sia esteticamente che psicologicamente.
Avremmo fatto vedere a tutti di che stoffa eravamo fatti.
Avremmo messo tutto in gioco senza sapere quale sarebbe stata la reazione del pubblico.
Non ho mai dubitato delle mie, delle nostre, fans. Ci hanno sempre appoggiato; ma questa volta dovevamo dimostrare qualcosa. Dovevamo dimostrare di sapercela cavare.
Se il singolo, come il cd, fosse stato un flop avremmo potuto dire addio al sogno. Avremmo potuto dire addio a tutto.
Per noi non era una semplice canzone, era una linea. Si, una linea di separazione.
Da quel momento in poi non saremmo più stati una band di X Factor costruita a tavolino.
Saremmo stati una vera band, cono un vero singolo, con un vero cd, con un vero video. Tutto quanto pensato da noi.
Dunque la responsabilità era nettamente maggiore. Se non fossimo piaciuti sarebbe stata tutta colpa nostra.
Quando la responsabilità aumenta di conseguenza aumenta anche l'ansia. Se hai troppa ansia hai anche paura, paura di fallire. La paura può spesso sfociare nella pazzia più totale se non è controllata bene.
Ecco quello che eravamo in quel momento. Dei pazzi.
I pazzi manifestano il loro essere pazzi in maniera diversa; c'è chi corre mezzo nudo per l'appartamento gridando cose incomprensibili, chi tamburella con le mani sul tavolo per esattamente 4 ore e 36 minuti, chi si ingozza di qualsiasi cosa abbia l'aspetto, anche solo l'aspetto, commestibile, chi legge barzellette idiote ad alta voce credendo di sdrammatizzare la situazione e chi passa la giornata al bagno con un forte mal di pancia.
Io ero quello al bagno.
Mi ero chiuso là dentro da qualche ora e non avevo la minima intenzione di uscire.
Avevo passato la maggior parte del tempo a specchiarmi. Avevo provato tutti i profumi che avevo trovato appoggiati sulla mensolina bianca sotto lo specchio. Avevo cambiato cinque pettinature diverse. Mi ero limato le unghie ed avevo persino provati i trucchi che Ronnie aveva dimenticato qualche sera prima. Non c'era niente da dire, il mascara mi valorizzava.
 
Mancavano circa due orette alla messa in vendita del singolo. Noi ci saremmo dovuti presentare in uno dei più famosi negozi di musica di tutta Londra. Ero entrato lì dentro solamente una volta in tutta la mia vita. Dire che era enorme era un eufemismo.
Avremmo dovuto firmare i cd e scattare qualche foto. Meraviglioso, come sempre, solo un po' più stressante.
Ronnie si presentò nell'appartamento circa due ore in anticipo. Appena la vidi mi fiondai da lei. Anche Niall si fiondò da lei, ma solo perché le aveva chiesto di portare del cibo da casa dato che le nostre scorte erano finite.
Mi lesse la paura negli occhi. Mi abbracciò. Uno di quegli abbracci che durano un'eternità. Inspirai e sentii di nuovo l'odore di vaniglia dei suo capelli. Lei appoggiò la testa sul mio petto.

-É regolare? Il battito?-


-Si, come sempre. Sei preoccupato?-


-No, ma va!-


Mi guardò con quell'espressione da 'so tutto io' che assumeva ogni volta che parlavamo di libri, autori, letteratura e poesia. Nel senso che lei parlava, io ascoltavo.

-Ok, sono spaventato a morte.-


-Lo sapevo! É normale!-


La trascinai in bagno e chiusi la porta. Mi accasciai dentro la vasca da bagno e lei si sedette proprio di fronte a me. Si stava un po' stretti.

-E se il singolo non piace?-


-Avete milioni di fans, almeno ad una persona deve piacere!-


-Non sei affatto rassicurante!-


-Scusa, ma è la verità. Ad ogni modo non devi preoccuparti per questo. Il singolo è ok. Andrà tutto bene, credimi. -


-Si ma chissà come sarà la reazione delle fans! Magari si aspettavano qualcosa di più. Insomma, perché ho così tanta paura?-


-Tu non sai se piacerà o no, per questo hai paura. É normale avere paura di quello che non si conosce, dell'ignoto. Fa parte del gioco. Devi rischiare e farlo lo stesso, anche se ci sono delle possibilità che tu fallisca. Se nella vita non rischi resterai sempre con il dubbio 'e se avessi tentato, ce l'avrei fatta?'. Quello che stai facendo è giusto. Non devi preoccuparti. Ci saranno sempre persone a sostenerti, a sostenervi. Dovresti solo rilassarti e pensare positivo. Tra le altre cose il singolo l'ho ascoltato e non è affatto male! Mi piace, e tu lo sai che ho dei gusti difficili!-


-Hai ragione. Si, hai ragione. Adesso mi faccio una doccia, mi vesto il meglio che posso e darò il meglio di me stesso là fuori. Scriverò dieci autografi al secondo e sorriderò a tutte le foto. Il singolo è figo. Andrà bene. Ok, grazie Ronnie.-


-Figurati! Io aspetterò nella macchina come sempre, vero?-


-A meno che tu non voglia essere investita da un ammasso di fans, ti consiglio vivamente di aspettarmi lì. Magari portati un libro dietro!-


-Quello ce l'ho sempre.-


-Perfetto, ora puoi andare.-


Mi alzai dalla vasca e mi tolsi i calzini.

-Cosa?-


-Devo farmi la doccia!-


-Ah! E non posso rimanere lo stesso?-


-Ehm, no. Non quando ci sono i ragazzi nell'altra stanza! Sarebbe imbarazzante se...-


-Ok, ho capito! Ti aspetto di là. Vado a picchiare Niall.-


-Perché?-


-Perché è colpa sua!-


-Colpa per cosa?-


-Non lo so! Ma è sempre colpa sua-


Le sorrisi e la baciai.

-Vedo che hai imparato a vivere tra noi.-


 
Sotto la stretta sorveglianza di Liam mi vestii. Lui era impeccabile, ma lui lo era sempre.
Scarpe lucidate, blazer nero, maglia a strisce e pantaloni eleganti. Ero perfetto. Avrei voluto mettermi il mascara, se devo essere sincero. Solo un pochino, in modo che non si notasse troppo, ma lo evitai.
 
Salimmo in macchina. Non riuscivamo a smettere di parlare, ridevamo per ogni cosa.
Dopo mezz'oretta di viaggio arrivammo.
Ronnie si era portata una scorta di libri. Era agitatissima persino lei.

-Io muoio!-


-Si può morire per la troppa ansia?-


-Si!-


-Siamo tutti fottuti!-


-O mio Dio!


Questi furono i generi di discorsi molto sensati che ci accompagnarono per tutto il viaggio.
Louis cominciò a sbattere la testa contro il sedile davanti a lui.
Ci rassicurammo a vicenda. Il singolo avrebbe spaccato, sarebbe piaciuto. Ebbene si, noi avevamo un singolo.
Arrivammo sul posto con qualche minuto di ritardo. Dai finestrini scuri della macchina potevamo vedere le fans che sbraitavano allungando le mani dietro alle sbarre di ferro appositamente sistemate dalla sicurezza. Le salutammo dai finestrini.
La macchina si fermò proprio davanti all'entrata del negozio.
Non appena aprimmo le portiere sentimmo le grida. Avevano cominciato tutte a gridare 'One Direction' a ripetizione. Mi venne quasi da piangere.
Fu un momento magico.
Liam uscì per primo e si ficcò subito nel negozio, Louis e Niall salutarono in giro, poi entrarono anche loro. Non avevamo il permesso di fermarci a firmare gli autografi ancora. Lo avremmo fatto più tardi.
Ronnie mi diede un rapido bacio a stampo e mi sorrise. Con quel sorriso ricevetti tutto il coraggio di cui avevo bisogno.
Zayn si girò verso Ronnie e la guardò. Lei le sorrise e lo abbracciò forte.
 
Io e Zayn uscimmo insieme per ultimi. Rimanemmo per qualche minuto impalati ad osservare quella meraviglia mentre la macchina girava l'angolo.
Le fans che gridavano, le foto, gli autografi, la musica, le interviste, quella sensazione unica, era tutto ciò che avevamo sempre desiderato. E stava accadendo davvero.
Prima di entrare ci guardammo negli occhi. Fu come se avessi capito esattamente quello che stavamo provando. Eravamo quasi una persona unica.

-Sei pronto?- mi chiese salutando le fans e guardandosi in giro.


-Scherzi? Ho vissuto immaginando questo momento. Sono più che pronto.-


-Ricordati: un viaggio, un sogno, una direzione.-


-Si.

 Un viaggio.

 Un sogno.

 Una direzione.







LEGGETE QUI.

Hey.
Allora, come avrete notato questa fan fiction è finita.
Ma come è finita così? Si.
E che ne sarà di Zayn ora che Ronnie sta di nuovo con Harry? Zayn è ancora vivo.
Allora prima che qualcuno cominci con i  'io non l'avrei fatta finire così...' o i  'secondo me Harry doveva...' sappiate che avrei potuto mettere qualsiasi tipo di finale. In realtà volevo far morire Ronnie (che persona malvagia), però ho scelto questo finale perchè mi piaceva, e questo è l'importante.

Per cominciare volevo qualcosa di un po' insospeso...qualcosa che lasciasse immaginare al lettore quello che avverrà dopo. Volevo allo stesso tempo qualcosa di semplice, ma non scontato e banale. Può darsi che come finale non sia un gran che, ma è UN finale (Se vi fa proprio schifo, scrivetene voi un'altro e poi postatelo...non so).
Non so di preciso come sia il risultato però sappiate che a me piace. Sono abbastanza felice di quello che ho fatto dato che è la mia prima storia ad essere finita e pubblicata.
Tra le tante altre cose vorrei sottolineare che questa è una FANFICTION, non un romanzo, non volevo farla durare un'eternità e nemmeno riempirla di intrighi, tradimenti, amicizie finite e marionette ia ia oh. Altrimenti sarei sfociata in una di quelle storie che non finiscono più per il semplice fatto che non si sa come finirle e che vengono abbandonate a loro stesse (un momento di silenzio per tutte le ff abbandonate), e che più che a fan fiction assomigliano a telenovelas spagnole.
Questa dolce storiella non è altro che un episodio di ciò che potrebbe accadere nella vita dei One Direction. Volevo che fosse piuttosto verosimile, e il finale è verosimile. Ronnie è sempre stata con Harry, e lo amava. Per quale motivo avrebbe dovuto mettersi con Zayn? Potrebbe dispiacere per Zayn, ma alla fine sono cose che succedono nella vita. Dunque sono rimasta con i piedi per terra e ho evitato di esagerare troppo con la fantasia.

Non so se si tratta di un lieto fine; dipende dai punti di vista. É soltanto una fine.
Bene, non mi resta che andare e ringraziarvi per le recensioni tanto carine che avete scritto. Avevo in mente, tra le tante altre cose, di scrivere una specie di 'seguito' con Zayn come protagonista questa volta. Ma non so se lo farò.
Se volete scrivermi consigli sulla scrittura, fare accorgimenti, dirmi qualsiasi stronzata sapete come fare. Anche se volete scrivere come avreste fatto finire voi la storia va bene, in fondo, come ho già detto, ci possono essere migliaia di finali, questo è solo uno dei tanti che ho scelto per le ragioni elencate prima.

Spero di non avervi annoiate, e se è stato così sappiate che non s'è fatto apposta (uscita manzoniana).

P.S.  Io vi avevo avvertite che il Myspace finale sarebbe stato chilomentrico. Ammetto che schiacciare il pulsantino 'completa' è piuttosto emozionante. Ad ogni modo spero DAVVERO che vi sia anche solo un pochino piaciuta!


Arrivati a questo punto io . 

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