L'amore c'è, la tempesta c'è. Si può chiamare Tempesta d'amore senza essere citati per plagio? di Komadocchi (/viewuser.php?uid=94385)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli alberi di ciliegio sono belli e romantici, ma non proteggono dalla pioggia e dai brutti incontri. ***
Capitolo 2: *** Mai fidarti di restare sola in macchina con un ragazzo durante il temporale. ***
Capitolo 3: *** Nei love hotel di solito si fa sesso. Di solito. ***
Capitolo 4: *** Ragazzi, è sempre meglio avere un preservativo nel portafoglio. ***
Capitolo 5: *** Può essere un bonsai il simbolo di un punto di svolta nella propria vita? ***
Capitolo 1 *** Gli alberi di ciliegio sono belli e romantici, ma non proteggono dalla pioggia e dai brutti incontri. ***
Note: 1) non ho riportato
la parlata
stupida che ha Kagura nel doppiaggio italiano. Onestamente, non
capisco il giapponese, ma nei sub italiani Kagura parla normale anche
se un po' infantile, e inoltre volevo darle un tono
non da lolicon più
maturo.
2)mi dispiace Okita
(<3 ti chiedo
perdono, o mia divinità del sadismo.), è per forza
OOC, altrimenti
questa non sarebbe una storia d'amore :°D
3)ricordate bambini, la
luce lunare
cura le emorroidi!
Era una giornata uggiosa ad
Edo. Kagura
se ne stava appoggiata sul balcone, annoiata. Voleva uscire a vedere
i ciliegi in fiore ma Gintoki gliel'aveva proibito.
“Potresti prenderti un raffreddore
nel caso ci fosse un acquazzone!” le aveva detto.
La ragazza sospirò. Una delle poche
volte che poteva uscire senza i problemi che la luce del sole le
dava.
Gintoki ora riposava nella sua stanza,
il solito pigrone, mentre Shinpachi era da Otae.
E se uscissi lo
stesso? Tanto lui
dorme!
Kagura si lanciò
fuori dall'Agenzia
Tuttofare e scese di corsa le scale, quasi travolgendo la vecchia
Otose, che stava spazzando la strada fuori dal suo negozio.
“Scusa vecchia!”
Speriamo non decida di riscuotere
l'affitto oggi, altrimenti sveglierà Gin e sarò
rovinata.
Corse veloce per le stradine di
Kabuki-Cho fino ad arrivare al suo parco preferito.
Anche in quell'atmosfera
cupa, i
ciliegi al vento erano meravigliosi. Morbidi petali si staccavano dai
fiori, creando una pioggia dolcissima simile a lacrime.
L'aliena fissava con la bocca
spalancata quella meraviglia. Nel suo pianeta d'origine non c'era
nulla del genere.
Era talmente presa dalla scena che non
si accorse delle prime gocce di pioggia che che avevano cominciato a
cadere.
Si riscosse solo quando ormai era zuppa
dalla testa ai piedi. Corse a ripararsi sotto gli stessi ciliegi, ma
quelle delicate piante non fornivano certo un riparo adeguato.
Come se non bastasse, quella dannata
pioggia si stava convertendo in un potente temporale.
Devo trovare un
riparo, ma qui non
ce ne sono. Ormai, bagnata per bagnata, tanto vale fare una corsa! Di
sicuro non posso restare qui con un temporale che sta per scatenarsi!
Si
lanciò sotto la
pioggia battente, con un braccio sopra gli occhi come scudo.
Ovviamente non vedeva nulla, e sapeva che correre in strada in quel
modo era pericoloso, ma non aveva scelta.
Non
aveva nemmeno
fatto a tempo a riflettere bene sul suo gesto, quando due fari la
illuminarono, accecandola. L'istinto la inchiodò sul posto.
L'auto effettuò
una brusca frenata, riuscendo a fermarsi in tempo. L'autista
uscì
dall'auto sbattendo la portiera.
“Ti ha per caso
dato di volta il cervello? Che cazzo ci fai in mezzo alla strada? Non
sai che è pericoloso?”
La voce
dell'autista era giovane e non sembrava particolarmente arrabbiato.
Il suo tono era piuttosto piatto.
“Ehi, ma tu non
sei quella dell'Agenzia Tuttofare?”
Kagura
sollevò lo
sguardo. A fissarla c'era quell'idiota della Shinsengumi, quello che
le stava antipatico.
Come si chiama?
Sogo?
“E
tu sei
quell'idiota insopportabile.”
Rimasero
a fissarsi
in cagnesco per qualche minuto, poi a Kagura scappò uno
starnuto.
Seguito da un altro ed un altro ancora.
Tirò su col naso e
riprese a correre.
Il ragazzo la
bloccò.
“Sali in
macchina.”
L'aliena tentò di
divincolarsi dalla presa.
“Cos'è, vuoi
arrestarmi? E' contro la legge correre per strada?”
“In pratica si,
ma non te l'ho detto per questo. Sei completamente bagnata, ti sei
già presa un raffreddore e l'Agenzia è parecchio
distante da qui.
Ti ci accompagno io.”
Kagura tentò di
nuovo di scappare.
“Non salgo in
macchina con gente come te. Gin mi ha detto che non si fa!
Chissà
cosa potresti fare!”
Sogo alzò gli
occhi al cielo.
“Sono in
servizio, se ti facessi del male mi radierebbero dalla Shinsengumi, o
peggio, dovrei fare seppuku. E non ne ho proprio voglia.”
A
malincuore, la
ragazza dovette ammettere che aveva ragione. Fare tutta quella strada
a piedi era insensato. E poi Sogo era della polizia, no?
“Va bene, va
bene, salgo!”
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Capitolo 2 *** Mai fidarti di restare sola in macchina con un ragazzo durante il temporale. ***
Ringrazio tantissimo Elisabeth_smile per la sua recensione ^_^
spero che questo capitolo ti piaccia.
In
macchina era
calato un silenzio imbarazzante. Sogo aveva lo sguardo fisso sulla
strada e Kagura guardava fuori dal finestrino, starnutendo ogni tanto
e cercando di scaldarsi.
Come se non
bastasse, tutti i semafori che trovavano lungo il percorso erano
rossi.
Mentre erano fermi
all'ennesimo incrocio, sentì qualcosa di caldo e pesante
posarsi
sulle spalle. Era la giacca di Sogo.
“Va meglio?”
Kagura arrossì e
boccheggiò. Come poteva uno come lui fare un gesto tanto
carino? Era
come vedere un lupo che canta una ninna nanna ad un agnello.
“Si, grazie.”
fu la cosa più intelligente che la ragazza riuscì
a rispondere.
Mentre
attraversavano una zona con parecchi cantieri dismessi, il temporale
imperversava, rendendo la visibilità quasi a zero. Sogo
guidava
quasi a passo d'uomo e Kagura cominciava a ringraziare il cielo che
quel sadico fosse apparso sulla sua strada.
All'improvviso la
pioggia temporalesca si trasformò in grandine. Il ragazzo
dovette
parcheggiare nel primo riparo che trovò, ovvero una tettoia
per auto
piuttosto grande in un cantiere di un grattacielo e poi scese
dall'auto per controllare i danni.
Kagura invece si
spostò sui sedili posteriori, per stare più
comoda. Non si
aspettava che Sogo si sedesse dietro insieme a lei. Si stese
appoggiandosi fra portiera e sedile, con i piedi infilati tra le
gambe di Kagura e il sedile posteriore ed indossò la sua
mascherina
per dormire.
“Faresti meglio a
riposare... Tanto anche se finisse la grandinata, con tutta questa
pioggia non me la sento di guidare.”
Kagura si fece
piccola piccola, ben attenta a non sfiorare nemmeno le gambe del
ragazzo. Purtroppo però, si ritrovò a battere i
denti dal freddo.
Come fa a dormire
con questo gelo?
E' talmente insensibile da non sentire nemmeno le condizioni
climatiche?
Fuori
dall'auto un
gattino si era appartato con loro sotto la tettoia. La ragazza lo
osservò mentre leccava via la pioggia dal pelo.
“Ti assomiglia.”
Le sussurrò Sogo in un soffio accanto al suo orecchio. Non
si era
accorta che il ragazzo si era svegliato, e nemmeno che la stesse
abbracciando.
“Cosa stai
facendo? Lasciami!” Kagura si stava agitando nell'abbraccio,
cercando di sgusciare via.
“Credevo avessi
freddo, ti sto solo scaldando!”
“No, sei solo uno
schifoso maniaco!”
Sogo la lasciò
andare e uscì dalla macchina per tornare a sedersi sul
sedile
anteriore.
Un
silenzio di
tomba si protrasse per parecchi minuti. Il gatto nel frattempo di era
posizionato sotto all'auto, vicino al motore, per stare al caldo.
Stufa di fissare la pioggia, a Kagura non restò che guardare
Sogo e
rimase di sasso nel notare che il ragazzo tremava.
Si sentì
terribilmente in colpa. L'aveva abbracciata solo perché
aveva freddo
quanto lei ma non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Maschi.
“Scusa
se ti ho
trattato male prima... Dai, vieni qui, in due si sta più
caldi!”
Non si mosse.
“Ok, ti ridò la
giacca... almeno starai più caldo.”
“Sto bene così.”
Il tono era
tagliente, ed era piuttosto strano che il sadico mostrasse la sua
irritazione, Kagura l'aveva visto rare volte esprimere le sue
emozioni.
Ignorando quello
che le aveva appena detto, Kagura si sporse e mise la giacca sul
petto di Sogo.
Lui la afferrò e
gliela lanciò addosso
“Ti ho detto che
sto bene così, cazzo!”
Normalmente,
se
qualcuno l'avesse trattata così, Kagura l'avrebbe riempito
di botte.
Lei era un'aliena del clan Yato, non si faceva mettere i piedi in
testa da nessuno.
Perché
allora sto piangendo?
Si
ritirò di nuovo
contro il finestrino, fissando le travi in acciaio del grattacielo in
costruzione con la vista offuscata dalle lacrime.
Sogo sospirò.
Scavalcò i sedili anteriori, afferrò la giacca e
la appoggiò sulle
spalle di Kagura, lisciandogliela dolcemente sulle spalle e sulle
braccia.
La ragazza lo
fissò. Aveva gli occhi bassi.
“Scusa, la
pioggia mi rende nervoso. Dai, scaldiamoci insieme.”
“E' colpa mia. Tu
sei stato gentile con me ed io sono stata malfidente.”
Sogo
l'abbracciò dolcemente, stringendola al suo petto. Kagura
era
imbarazzata, non era mai stata tanto vicina ad un ragazzo, per
di più con i
vestiti bagnati che le
aderivano così tanto al corpo.
“Senti, qui
vicino c'è un posto dove possiamo stare al caldo
finchè non finisce
il temporale. Non devo guidare molto e quindi non è un
problema
arrivarci. Potresti anche asciugare i tuoi vestiti.”
Probabilmente si trattava di un bar o di qualche locale. La ragazza
scosse
la testa.
“Non ho soldi.”
“Offro io.”
“Non voglio
essere un peso.”
“Non ti
preoccupare, ci volevo andare lo stesso. Ma non mi fido a lasciarti
qui in macchina da sola, potresti distruggerla. Tanto vale che venga
anche tu.”
“Va bene.”
Sogo si
rimise alla
guida (dopo aver ovviamente allontanato il povero gatto che si
trovava sotto all'auto su richiesta di Kagura) e dopo pochi minuti
raggiunse una struttura bianca abbastanza grande. Sogo
parcheggiò
l'auto in un posto vicino all'ingresso.
La ragazza sbirciò
l'insegna. Con l'ira che le montava dentro come la lava in un vulcano
poco prima di un'eruzione si rivolse a Sogo.
“Tu,
pezzo di
deficiente, mi hai portato in un love hotel? un albergo ad ore?
”
“Cosa c'è di
male?” chiese il ragazzo piuttosto stupito.
“Oh, niente,
tranne il fatto che qui di solito la gente viene per fare sesso! Me
l'ha detto Gin!”
“C'è una
lavanderia a gettoni, ed in più costa poco. Se non ti va
bene, puoi
restare qui.”
NOTA:
nella
dicitura “love hotel” su wikipedia, ho trovato
l'immagine
esemplificativa di un love hotel... a Kabuki-cho
:°°°D Kagura e
Sogo non erano poi così distanti dall'Agenzia, dopotutto!
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Capitolo 3 *** Nei love hotel di solito si fa sesso. Di solito. ***
Un
ringraziamento a coloro che mi hanno recensito *si compiace
immotivatamente*. Siete troppo gentili, potete massacrare di
più la mia storia.
*ATTENZIONE,
CAPITOLO SMIELATO E PIUTTOSTO OOC*
Sotto
il getto
caldo della doccia, Kagura si stava chiedendo se quella era stata una
buona idea. Insomma, era pur vero che adesso era al caldo e che aveva
smesso di tremare e di starnutire, ma era altrettanto vero che aveva
affidato i suoi vestiti ad un sadico per farli lavare ed asciugare.
Però era ingiusto
trattare così Sogo. Lui era stato gentile. Aveva avuto mille
occasioni per abbandonarla in mezzo alla strada e risparmiarsi un
sacco di seccature.
Uscì
dal bagno con
addosso solo un asciugamano e trovò il ragazzo seduto sul
letto con
addosso una T-shirt nera ed una paio di jeans. Le porse una borsetta
bianca di plastica con dentro degli indumenti.
“C'è un problema
alla lavanderia, così ho fatto un salto per comprare dei
vestiti
asciutti. Spero ti vadano bene, sono andato un po' ad occhio.”
Era una vita che
Kagura non aveva dei vestiti nuovi. Così come era mesi che
non vedeva l'ombra di uno stipendio.
“Non dovevi, mi
sarei rimessa quelli di prima!”
Lui si grattò la
testa.
“Ehi, ti ho
portato qui per stare asciutta. Se ti rimetti i vestiti di prima,
tanto vale che torni in macchina a prendere freddo.”
Afferrò la sua
divisa bagnata ed i vestiti di Kagura ed andò a stenderli in
bagno.
Nel frattempo la
ragazza tirò fuori dalla borsetta una maglia rossa di cotone
molto
attillata, con le spalline che si legavano dietro il collo e un paio
di jeans neri a vita bassa.
Che bastardo, sembrano fatti per una
zoccola.
Kagura li indossò
e si specchiò in una specchiera accanto al letto.
La maglia le
lasciava scoperto l'ombelico e le risaltava il seno, mentre i jeans
le risaltavano il sedere. Tutto sommato era carina, forse anche sexy.
“Hey,
sembri
quasi una
donna! Molto più quasi
che donna.”
Sogo
era uscito dal
bagno e osservava Kagura appoggiato al muro.
“Ma che razza di
vestiti hai comprato?” esclamò la ragazza, furiosa.
“I primi che ho
trovato.” sogghignò lui in risposta.
“Visto che pago io, posso
scegliere, no?”
“Ma... ma...
Sembro una prostituta, dannazione!”
“No, sembri una
bambina che gioca a fare la donna matura con i vestiti della mamma o
della sorella.”
Per Kagura fu come
ricevere uno schiaffo in pieno viso.
“Io SONO matura.
Sono grande!”
Sogo scosse la
testa, divertito.
“No, sei una
bambina. Accidenti, potresti fare un sacco di cose da sola, invece
non fai altro che correre da Gintoki e dirgli Gin, Gin,
voglio
questo, o Gin Gin, fai quest'altro.”
Le
lacrime
rotolavano senza sosta dalle guance di Kagura.
Furiosa,
la ragazza
corse verso Sogo con l'intenzione di prenderlo a pugni. Il ragazzo fu
però più svelto: la prese per i polsi e la
sbatté contro il muro.
“Non sei nemmeno
capace di picchiarmi. Sei solo una mocciosa.”
“Non è vero!”
protestò fiocamente Kagura.
“Allora
dimostramelo.” E posò le labbra su quelle di
Kagura.
La
ragazza sgranò
gli occhi. Cosa diamine stava facendo?
Mi da della
bambina e poi mi bacia
così, come se niente fosse? E' forse pazzo?
“Non
ti capisco.
Davvero. Dici tutto e il contrario di tutto. Prima sei gentile, poi
scontroso, poi di nuovo gentile, poi mi prendi in giro e infine mi
baci. Cosa vuoi da me?”
Sogo la
lasciò
andare e si sedette sul letto, fissando il pavimento.
“Non lo so. Ti
odio. Ma quando ti metti a piangere non lo sopporto. E' come se
dovessi farti smettere a tutti i costi. Ma non perché mi da
fastidio. Perché mi fa stare male. Come prendersi a cazzotti
da
soli. E la cosa mi manda in bestia.”
Kagura
sogghignò.
“Non dirmi che ti sei innamorato di me.”
“Spero proprio di
no. Sai, se proprio devo trovarmi una ragazza, spero almeno di
poterci scopare insieme e non di dovergli scaldare il
biberon.”
L'ha fatto di
nuovo, è cambiato di
nuovo. Ma ora ho capito perchè.
Kagura
si avvicinò
e si mise a cavalcioni del ragazzo. Prese il suo viso fra le mani e
lo sollevò, costringendo Sogo a guardarla negli occhi.
Quanta tristezza e
sofferenza.
“Da
quanto?"
“Da quanto cosa,
mocciosa?”
“Da quant'è che
nessuno si preoccupa per te. Da quant'è che nessuno ti vuole
bene?”
Sogo scacciò le
mani di Kagura e tornò a fissare il pavimento.
“Non ho bisogno
di queste cose! Sono un uomo.”
“No, sei bambino
tanto quanto me. Fingi di essere freddo, che non ti importi di nulla
e di nessuno. Perchè ti senti solo. Non vuoi mostrarti
debole e
quindi insisti nel trattare male chi ti si vuole avvicinare. Sei
soltanto un moccioso che fa i capricci.”
Sogo
fece per
replicare, ma Kagura bloccò le sue proteste abbracciandolo e
baciandolo. Il ragazzo rimase impietrito mentre lei lo guardava con i
suoi occhioni blu, un sorriso dolcissimo sulle labbra e la sua mano
che gli accarezzava i capelli.
Si strinse a lei,
appoggiando la guancia contro la sua spalla. E, per la prima volta
dopo tanto tempo, si mise a piangere.
All'inizio era solo
una lacrima, poi venne fuori tutto il dolore dato dall'isolamento che
si era procurato durante gli anni, il dolore per la morte della
sorella ed infine la frustrazione di trovarsi a piangere fra le
braccia che fino a qualche ora fa credeva di odiare, in quanto sua
rivale.
Ma per
tutto il
tempo Kagura non aveva fatto altro che cullarlo e ogni tanto gli
sussurrava che poteva sfogarsi quanto voleva.
Dopo quelle che
sembravano ore, Sogo riuscì a ricomporsi.
“Hey, hai tutto
il viso rovinato dalle lacrime.” Tentò di
ironizzare.
“Ho un nome, sai?
Kagura. KA-GU-RA. Non è difficile. E poi senti chi parla,
sei un
disastro.”
Sogo lanciò
un'occhiata allo specchio. Aveva gli occhi rossi e gonfi, i capelli
totalmente spettinati e il naso tutto rosso. Per di più,
aveva
bagnato la spalla di Kagura con tutte quelle lacrime.
Dovrei
asciugarla.
E si
rese
finalmente conto che la ragazza era seduta sopra di lui, con le gambe
leggermente strette alla sua vita.
Sogo arrossì
furiosamente.
Nota:
la vera love
story fra Okita e Kagura
http://29.media.tumblr.com/tumblr_lijqn475vh1qbmocno1_500.jpg
:°D
|
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Capitolo 4 *** Ragazzi, è sempre meglio avere un preservativo nel portafoglio. ***
Nota:
Ho un po'
rimodellato questo capitolo dopo aver rivisto l'arco di Mitsuba
(ç____________ç) Se c'è qualche
errore, è colpa dei miei occhi
offuscati dalle lacrime.
“Che
cosa c'è
ora?”
“Kagura...Ti
dispiacerebbe alzarti?”
Per tutta risposta,
Kagura gli si avvinghiò addosso.
“Che carino, hai
detto il mio nomeeeeee!”
E'
così dolce e calda.
“Anche
io ho un
nome. Sogo. SO-GO. Non è così
difficile.”
Lei scoppiò a
ridere.
“Non prendermi in
giro facendomi il verso! Ma se vuoi che ti chiami col tuo nome, lo
farò, Sogo.”
Lui sorrise.
Mi piace come dice
il mio nome.
Sembra fatto solo perchè lo pronunci lei.
“Ti
dispiacerebbe
ripetere il mio nome?”
“Cos'è, sei
talmente scemo che non te lo ricordi? Sogo. SOgo. SoGO. SOGO.
Sogooooo. SSSSSSSSSogo... Mhpf.”
Kagura
venne
interrotta dall'ennesimo bacio. Solo che questa volta non fu un
semplice incontro fra labbra. La lingua di Sogo si muoveva lentamente
e con dolcezza nella sua bocca mentre lui la stringeva contro di
sé.
La ragazza infilò
le mani sotto la maglietta di lui, per poter accarezzare gli
addominali che ore di allenamento avevano reso duri come l'acciaio.
Ben
presto entrambi
si ritrovarono col fiato corto. I baci di Sogo si spostarono sul
collo, mentre Kagura gli sfilava la maglietta di dosso.
La ragazza
accarezzò le spalle di Sogo, i lombi, i pettorali. Per
risposta, le
dita del ragazzo risalirono la schiena di Kagura fino ad arrivare al
collo, dove era allacciata la maglia.
Lei arròssì fino
al midollo, ma gli concesse di procedere.
Senza
più alcun
sostegno, la maglia cadde in grembo ad Sogo, che scendeva ad
occuparsi dei piccoli seni di Kagura.
Lei inarcò la
schiena mentre lui usava la lingua e le dita per occuparsi
stuzzicarle i capezzoli.
E' così
bello. Non voglio che
finisca. La amo
E' così
bello. Non voglio che
finisca. Lo amo
I due
si
accomodarono meglio sul letto. I baci di lui si spinsero fino al
pube. Questa volta non aspettò nessun permesso e con
dolcezza
cominciò a sbottonare i pantaloni della ragazza.
Kagura ansimava con
forza, un po' per l'eccitazione del momento e un po' per l'imbarazzo.
Sogo le aprì le
cosce e prima che la ragazza potesse fiatare, cominciò
baciare il
suo sesso.
La ragazza si perse
nel piacere che quel ragazzo, che sembrava essere fino a poche ore fa
un disturbato mentale e che invece si era dimostrato solo un tenero
ragazzo confuso e innamorato, le stava donando.
Sogo si
staccò da
lei solo dopo che ebbe un orgasmo. Era eccitato, ma sarebbe stato
troppo avventato spingersi più in là. E non aveva
nemmeno un
preservativo con se. Si limitò a sdraiarsi di fianco a
Kagura.
“Basta così?”
“Per oggi si.”
“Per oggi? Vuol
dire che speri di trovarmi ancora sotto la pioggia, caricarmi in
macchina e portarmi in un love hotel?”
“Più o meno.”
La
coccolò
dolcemente fino a che non si addormentò. Era bellissima
mentre
dormiva.
Era bello non
pensare a nulla, mentre le dita scorrevano fra i suo capelli morbidi
e setosi. Le cinse il fianco con la mano, sincronizzando il suo
respiro con quello di lei. Non riusciva a smettere di sorridere.
Ma qualcosa si
mosse nel suo stomaco.
Non sono abituato
a tutto questo.
Per anni ho tenuto tutto dentro e da quando è morta
Mitsuba...
Non ho mai provato questa
sensazione... Innamorarsi. E' così buffo. E' come se la
volessi
gonfiare di botte ed allo stesso tempo proteggerla con tutto me
stesso.
Si
passò una mano
fra i capelli, confuso.
E se finissi per
farle del male? E
se la ferissi, anche involontariamente? In fondo è quello
che ho
fatto sempre. Ho rovinato la vita a mia sorella, impedendogli di
sposarsi per la mia cocciutaggine. Faccio sempre preoccupare Kondo e
faccio impazzire quel bastardo di Hijikata.
In quel
momento,
Kagura si rigirò nel sonno e finì per
avvinghiarsi a Sogo con la
stessa forza di un'anaconda.
No.
Sorrise.
Lei è forte.
Molto più forte di me. Sia sul piano fisico che psicologico.
Casomai
sono io che devo stare attento a non restare ferito. Anche
fisicamente parlando.
Chiuse
gli occhi.
Per la prima volta, non gli fu necessario contare i cadaveri di
Hijikata per addormentarsi.
Nota:
“Era bello
non pensare a nulla, mentre le dita scorrevano fra i suo capelli
morbidi e setosi” è stato più forte di
me, ma l'immagine che mi è
piombata in mente mentre scrivevo questa frase era quella di Okita
che steso sul letto accarezzava i capelli di Zur...ehm, Katsura.
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Capitolo 5 *** Può essere un bonsai il simbolo di un punto di svolta nella propria vita? ***
Kagura
si svegliò
quando il sole era già alto nel cielo. Accanto a lei c'era
un
vassoio con la colazione. Una colazione per cinque persone.
Almeno sa quanto mi piace mangiare.
Concluse fra sé e
sé.
Si lanciò sul
vassoio pochi secondi prima che Sogo entrasse nella stanza.
“Buongiorno,
principessa delle dormiglione, sono le dieci della mattina.”
Un'espressione di
puro orrore si formò sul viso della ragazza.
Le DIECI della
MATTINA? Ho dormito
per tutta la notte qui? Gin mi farà a pezzi, si
sarà di sicuro
accorto che sono uscita di casa.
Ingurgitò
la
colazione più in fretta che poteva, mentre Sogo la osservava
attentamente.
Una volta sazia, si
voltò a fissare il ragazzo.
“Cos'hai da
guardare, mai vista una ragazza che mangia?”
“Oh, che mangia
si, che mangia completamente nuda no.”
Kagura si infilò
in fretta e furia sotto le lenzuola, mentre lui la raggiungeva
gattonando sul letto. La baciò sulla fronte.
“Non capisco
perché ti nasconda, non è nulla che non abbia
già visto. Comunque
i tuoi vestiti sono asciutti. Te li vado a prendere?”
“Si, grazie.”
“Te li vado a
prendere solo se mi lasci guardare mentre ti rivesti.”
“Da quando sei un
maniaco?”
“Da quando ti
amo.”
Kagura intrecciò
le braccia dietro il suo collo e lo attirò a se,
concedendogli
qualche bacio.
“Permesso
accordato. Ma mi devi promettere di accompagnarmi subito a casa una
volta rivestita.”
“Accidenti, sei
peggio di un avvocato difensore quando si accorda sul patteggiamento.
Va bene, accetto.”
I
ciliegi erano
stati rovinati dalla tempesta, notò Kagura quando
ripassarono di
fronte al parco dal quale era scappata di corsa.
Non si era salvato
nemmeno un singolo fiore.
Era triste, ma con
un sorriso si ritrovò a pensare che aveva fatto bene ad
uscire per
ammirarli. Non aveva solo visto quegli splendidi boccioli, ne aveva
trovato anche uno da tenere tutto per se.
“Siamo
arrivati.”
Sogo scese
dall'auto e fece il giro per aprire la porta a Kagura. Lei lo
ringraziò con un bacio.
“Quando ci
vedremo ancora?”
Lui le allungò un
bigliettino con il suo numero del cellulare.
“Quando vuoi.
Spero non ti dispiaccia, ma per caso potrei passare di qui qualche
volta e sentire un'improvvisa mancanza di voglia di lavorare. Se
volessi passare un po' di tempo con te, mi ospiteresti?”
“Quando vuoi.”
“Perfetto. Ora
scusami, ma devo andare a farmi cazziare da Hijikata. Spero che prima
o poi muoia.”
Kagura rise e
rimase a guardarlo fino a che non svoltò per una strada
laterale.
Corse dentro casa,
poiché non poteva restare oltre sotto il sole.
Gintoki,
Shinpachi
e Sadaharu erano in casa. Gin stava sbraitando al telefono e
Shinpachi stava facendo dei segni su una mappa.
“Dovete averla
vista da qualche parte, insomma, è una piccola peste con
manie
distruttive! E' difficile non not... Oh.” Gintoki rimase a
fissarla, la cornetta appoggiata sull'orecchio e lo sguardo... beh,
il solito sguardo da pesce lesso.
Sadaharu le saltò
addosso nello momento in cui Shinpachi si alzò per correrle
incontro. Il ragazzo finì schiacciato sotto le zampe del
gigantesco
cane.
“Ahahhahaha, dai,
basta leccarmi Sadaharu, mi fai il solletico!” Rise felice
Kagura.
“Hai idea di
quanto fossimo preoccupati? Insomma, ti avevo detto di non uscire con
quel tempo!”
“Scusa Gin, ho
trovato un'amica per strada e sono andata la lei. Mi sono dimenticata
di avvisare.”
“Un'amica...
quindi non c'entra nulla il fatto che sei stata scaricata qui da
un'auto della Shinsegumi? Dimmi almeno che non hai combinato
casini.”
La ragazza arrossì
fino alla punta dei capelli.
“Non ho fatto
niente, davvero. Mi hanno dato solo un passaggio fino a casa.”
Gintoki sorrise con
l'aria di chi la sa lunga.
“Ah, i giovani...
comunque ho una cosa per te.”
Si abbassò dietro
la scrivania e riapparve con in mano una bellissima piantina bonsai.
Un ciliegio bonsai.
“Visto che sei
scappata per vedere i ciliegi, o almeno così sembra, ho
pensato di
regalartene uno tutto per te. Sei in grado di prendertene
cura?”
Il ciliegio aveva
un solo bocciolo.
“Dicono che per
farle crescere bene, le piante debbano avere un nome.”
Kagura
sorrise.
“Non ti
preoccupare, ne ho già uno in mente...”
Gintoki sospirò,
grattandosi la testa.
“Ah, l'amore...”
Note:
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! GIOIA, TRIPUDIO! E' LA FF PIU' LUNGA CHE
ABBIA MAI SCRITTO! Offro da bere a tutti! BARISTA, DACCI DENTRO COL
LATTE ALLA FRAGOLAAAAA! Anzi no, ritiro. Non ho abbastanza soldi. E
wow comunque, anche se non ho indugiato sul sesso. E' quello che fa
vendere. In ogni caso, il conto del brindisi lo lascio a voi *fugge
verso nuovi lidi*
Non so
se ve ne
siete accorti, sono un po' fissata con i cilegi.
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