Mothers & Sons di Shnusschen (/viewuser.php?uid=49801)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.Reunion ***
Capitolo 2: *** Momenti ***
Capitolo 3: *** Il fantasma di una risata ***
Capitolo 4: *** Il dolore dell'abbandono ***
Capitolo 1 *** 1.Reunion ***
Mothers
& Sons
Capitolo 1. Reunion
Un forte crac spezzò il silenzio della notte.
Nella camera immersa nella penombra un giovane pallido si
svegliò con un sussulto.
Un solitario raggio di luna illuminava i suoi sottili capelli biondi,
leggermente disordinati, e l’espressione guardinga dei suoi
stupefacenti occhi grigi.
Dei colpi risuonarono alla portra.
Draco scattò ad afferrare la sua bacchetta.
-Mi sto gelando le chiappe- urlò una voce da fuori- vuoi
farmi entrare?!
Il ragazzo scese dal letto e corse ad aprire la porta
-Zabini accidenti a te- imprecò- mi hai fatto prendere un
colpo!
Il giovane bruno sogghignò entrando:
-Ti sie rammollito eh, Dracuccio?
Draco gli tirò contro un cuscino, ma sorrideva anche lui.
Blaise era il suo migliore amico, l’unico che gli era rimasto
vicino in quei tempi così difficili, al punto da aiutarlo ad
inscenare la propria morte per trovare una via di fuga, quando anche la
sua famiglia l’aveva abbandonato.
-Che ci fai qui Blaise?
-Sono venuto a portarti di persona la buona notizia. Reggiti forte:
Voldemort è morto. La guerra è finita.
-Mi stai dicendo che alla fine lo Sfregiato ce l’ha fatta?!-
chiese Draco sedendosi su una poltrona.
-Ne sono rimasto sorpreso anche io- sogghignò Blaise- eppure
è così.
Draco restò un attimo in silenzio, poi chiese:
-Lucius e Narcissa…
Non riuscì a finire la frase, ma Blaise gli rispose
ugualmente:
-Lucius è ad Azkaban, dovrà starci per un anno.
Tua madre invece è libera
-Come è possibile?
-Dopo che sei fuggito ho diffuso la notizia della tua morte, come da
accordi. Già prima i tuoi avevano cominciato a rendersi
conto che Voldemort era un pazzo ma dopo la tua morte hanno
definitivamente abbandonato la causa. Non conosco tutti i dettagli ma
so che tua madre ha aiutato Potter in qualche modo e che Lucius sta
aiutando gli Auror fornendo loro indicazioni sugli altri Mangiamorte.
Draco era senza parole.
Era quasi un anno ormai che viva nascosto, cercando di evitare di
essere visto dagli Auror o dai Mangiamorte. L’unico
che sapeva che era ancora vivo era Blaise.
Tante volte si era chiesto se i suoi genitori erano ancora vivi, o se
avessero perso la vita nell’inseguire la loro folle causa.
Aveva sempre creduto di doversi nascondere anche da loro, che per i
suoi genitori contasse più la purezza del sangue che la vita
del loro stesso figlio., e ora invece scopriva di essersi sbagliato:
-Vuoi dire che hanno scelto me al posto dei loro ideali?-chiese a
Blaise, senza riuscire a celare del tutto la sua emozione.
-Certo. Come hai potuto dubitarne?- rispose un’altrettanto
emozionata voce femminile.
Draco si voltò.
Sulla soglia c’era sua madre, più pallida,
più segnata, ma sempre bellissima. I suoi occhi grigi,
così simili a quelli del figlio, luccicavano di lacrime
trattenute.
Blaise sorrideva in un angolo.
Draco spostò lo sguardo da lui a sua madre e sorrise a sua
volta. Blaise era davvero un ottimo amico.
Narcissa si avvicinò al figlio:
-Perdonami Draco, se ti ho fatto pensare che per me tu non fossi al
primo posto. Per me e tuo padre sei tu la cosa più
importante. Abbiamo sbagliato a lasciarti solo, ci dispiace.
-Madre non è stata colpa vostra…
Ma Narcissa lo interruppe:-Si invece. Ma d’ora in poi
sarà tutto diverso. Tanto per cominciare non devi
più nasconderti; Potter ha testimoniato in tuo favore quindi
gli Auror non ti danno più la caccia e, in cambio delle
informazioni di tuo padre e del mio aiuto, l’Ordine della
Fenice ci ha offerto protezione. Se lo desideri potrai tornare a casa
con me e ti prometto che saremo una famiglia. Non dovrai più
essere solo.
Draco osservò sua madre. Lei, di solito così
fredda e controllata, aveva le guance rigate di lacrime e le mani che
tremavano.
La guerra, o forse la lontananza del figlio, avevano lasciato profonde
cicatrici su di lei, che probabilmente non si sarebbero mai rimarginate.
Draco attraversò la stanza e posò un bacio sulla
sua guancia scavata:
-Ne sarei molto felice Madre.
Narcissa sorrise e abbracciò il figlio, mentre il dolore
spariva dal suo volto.
-Bè, direi che mi merito un bel regalo!- intervenne Blaise,
che dal suo angolo osservava l ascena commosso.
Madre e figlio si guardarono e scoppiarono a ridere.
E andarono avanti per molto tempo.
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Capitolo 2 *** Momenti ***
Momenti
È così difficile per me non
poterti stare vicino, piccolo mio.
È dura vederti crescere e affrontare la vita senza di me, mi
si spezza il cuore pensando a tutte le ingiustizie e le
avversità che hai dovuto affrontare da solo, senza che io,
la tua mamma, fossi lì per proteggerti.
Ti ho dato la vita per due volte, stando a quel che si dice: la prima,
in quella calda notte d’estate, mentre ancora il mondo ci
sorrideva… e poi un’altra volta in
quell’Halloween maledetto; quando è entrato in
casa nostra sapevo che non c’era più speranza e
l’unico pensiero che riempiva la mia mente era salvare te.
Ci sono riuscita.
Sapevo a cosa rinunciavo e per chi lo stavo facendo e non ho avuto
alcun dubbio, in me c’era solo la certezza
dell’istinto della madre che deve proteggere il suo bambino.
Ma non credevo che sarebbe stata così dura non poterti stare
accanto.
Ti ho sempre osservato, ogni istante, ed ho visto come bramavi il
conforto di un genitore e come al tempo stesso lo nascondevi per non
apparire debole.
Ho fatto ciò che ho potuto.
Ho rubato piccoli momenti per starti vicino.
Come lo Specchio delle Brame. Eri così piccolo e pure
già così grande; non mi sembrava possibile che il
mio bambino avesse già undici anni. Sedevi di fronte a me,
così vicino da poterti quasi toccare, e desideravi che la
tua famiglia fosse con te. Ed io desideravo poterti abbracciare, ma
tutto ciò che mi era concesso era sorriderti, sperando che
tu leggessi l’amore nei miei occhi, assaporando il gusto
dolceamaro di una gioia imperfetta.
Momenti.
Come nel cimitero. Eri in pericolo ma non ti eri arreso, continuavi a
lottare, coraggioso proprio come tuo padre. Ed io volevo solo urlarti
di scappare, di salvarti. Volevo pormi tra te e lui, proteggerti ancora
una volta. Ma non potevo farlo, ero solo fumo, l’immagine
sbiadita di un omicidio lontano. Sono solo riuscita a starti accanto, a
sostenerti indicandoti la via da seguire. E tu ce l’hai
fatta, rendendomi orgogliosa.
Rendendomi triste perché non ero riuscita a proteggerti del
tutto, ad impedirti di soffrire.
Momenti.
Per diciassette anni non abbiamo avuto che questi brevi momenti di
vicinanza dal sapore dolceamaro.
E ora sei qui di fronte a me, non più il mio bambino ma
oramai un uomo forte, coraggioso, buono, giusto e leale.
Sei qui di fronte a me e il cuore mi fa male per l’orgoglio e
l’infinito amore che ho per te.
Sei qui e ora che il momento in cui potrò riabbracciarti si
avvicina, darei tutto perché non arrivasse mai. Sceglierei
un’eternità di momenti, se potessi.
Ma come sempre non posso.
Posso solo starti vicino e amarti e cercare di proteggerti.
Ti guardo negli occhi, specchio dei miei, unico elemento nuovo nel
ritratto di James:
-Stammi vicino- mi sussurri.
Sempre, Harry, piccolo mio. Sempre.
Chiudo gli occhi e sei di nuovo bambino, addormentato tra le mie
braccia:
-La mamma è qui tesoro. E ti ama tanto. Dormi tranquillo.
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Capitolo 3 *** Il fantasma di una risata ***
Il fantasma di una risata
Troppe volte sono stata dura con te.
Era
tuo compito.
Ti volevo diverso. Più serio, più rispettoso,
più obbediente.
Io
e George ne abbiamo combinate sempre tante. A volte fin
troppe.
Non ti ho mai fatto capire quanto bene ti volessi.
Ma io l’ho sempre
saputo ugualmente.
Forse non sei stato un figlio perfetto, ma sei mio figlio, il mio
adorato bambino sempre allegro. Anche quando eri piccolo non piangevi
mai, ridevi sempre.
È sempre
stato il mio modo di affrontare la vita: con una
risata.
Ora non ci sei più e il vuoto che hai lasciato non
può essere colmato. Le lacrime non leniscono il mio dolore,
né lo può fare la gioia per la vittoria o
l’amore per i tuoi fratelli.
Lo so io cosa
può farti stare meglio, mamma…
Sul tavolo c’è uno dei vostri dolcetti. Mi ricordo
quanto ho lottato per impedirvi di aprire il negozio di scherzi e di
tutti i vostri trucchetti per farlo lo stesso, sotto al mio naso.
Mi viene da ridere. Era tanto che non lo facevo. Sembra così
strano.
Ecco. Ora stai meglio vero? Le
lacrime non possono lenire il
dolore e colmare il vuoto, ma le risate sì.
-È qui vero mamma?
-Sì George. Tuo fratello è qui con noi; non senti
la sua risata?
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Capitolo 4 *** Il dolore dell'abbandono ***
Il
dolore dell’abbandono
Fa freddo in questa giornata di pioggia. Ma alla fine freddo o caldo
importano poco quando la tua anima è morta e il tuo cuore
continua a battere per inerzia.
Continuo a trascinarmi in questi fetidi vicoli anche se vorrei solo
accasciarmi da una parte e lasciarmi finalmente andare. Ma non posso
farlo, non ancora.
Oramai questo bambino è tutto ciò che resta di
lui, di noi, e devo metterlo al mondo.
Questo bambino che non conoscerà mai i genitori, che
è stato abbandonato da tutti prima ancora di venire al mondo.
Credevo davvero che sarebbe rimasto con me, che oramai mi amasse almeno
un po’ o che l’avrebbe fatto per suo figlio, per
questo ho smesso di dargli la pozione.
Sono stata una stupida. Mio padre aveva ragione, non sono capace di
fare nulla.
Mio padre… cosa direbbe se sapesse che ho mescolato il
prezioso sangue di Salazar Serpeverde con quello di un Babbano
qualunque e che ho venduto il suo inestimabile medaglione per sostenere
me e il mio bambino Mezzosangue? Sono certa che mi
ucciderebbe…
La morte sarebbe una liberazione e per un folle momento penso quasi di
tornare a casa; ma non posso. Ucciderebbe anche mio figli, che invece
deve vivere.
Sono molto debole e il dolore è sempre più forte,
ma finalmente ho trovato il posto adatto; c’è un
orfanotrofio, lì ci accoglieranno.
Adesso sono al caldo, su un morbido letto con lenzuola candide. Il
dolore è una marea che mi trascina nel suo oblio e si
mescola alla costante agonia di un cuore spezzato.
Finalmente mio figlio è nato, finalmente posso lasciarmi
andare.
Forse dovrei cercare di lottare per lui ma non posso, la mia anima
sanguina da ormai quasi nove mesi e guerrieri di gran lunga
più forti di me si sarebbero arresi già da tempo.
Dopo un colpo mortale non si può lottare ancora a lungo.
Mi dispiace bambino mio, forse in un’altra vita e in un altro
tempo avrei anche potuto volerti bene; se le cose fossero andate
diversamente saresti stato cresciuto e amato da due genitori che si
amavano.
Ma non è andata così e adesso nel mio cuore
c’è solo dolore, non c’è
spazio neanche per te. Capisci quindi che non posso prendermi cura di
te, sono un guerriero caduto e sconfitto.
Forse altri lo faranno, altrimenti imparerai a cavartela da solo.
Sopravviverai.
Resta solo un’ultima cosa da fare:
-Chiamatelo Tom, come suo padre, e Orvoloson , come suo nonno. Il
cognome è Riddle.
Ora è finita.
Posso finalmente abbandonarmi alla tenebra della morte
e…smettere…di…soffrire.
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