Piccole donne crescono

di rora17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricominciare. ***
Capitolo 2: *** Non tutto è bene quel che finisce bene. ***
Capitolo 3: *** Ten minutes to go. ***
Capitolo 4: *** Notte di note. ***
Capitolo 5: *** Nessun giorno è uguale all'altro. ***
Capitolo 6: *** Who's gonna bring me back to life? ***
Capitolo 7: *** Svegliami, non riesco a svegliarmi! ***
Capitolo 8: *** La regola dell'amico non sbaglia mai. ***
Capitolo 9: *** Let me see you through...'cause i've seen the dark side too. ***
Capitolo 10: *** Dolce è la vendetta, specialmente per le donne. ***
Capitolo 11: *** Anytime you need a friend. ***
Capitolo 12: *** Ogni sorriso perso è un passo verso il fondo. ***
Capitolo 13: *** Friendship, don't want to forget how it feels without. ***
Capitolo 14: *** Castelli di rabbia. ***
Capitolo 15: *** Make a wish. ***
Capitolo 16: *** Gocce di memoria. ***
Capitolo 17: *** Le temps qui reste est pour nous. ***
Capitolo 18: *** Amore corre verso Amore. ***
Capitolo 19: *** The kiss should always be stolen. ***
Capitolo 20: *** Un bacio non nuoce mai. ***
Capitolo 21: *** Someone like you. ***
Capitolo 22: *** Uomo e saggezza non vanno bene neanche nella stessa frase. ***
Capitolo 23: *** Resta il dubbio se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese. ***
Capitolo 24: *** It's the moment of truth. ***
Capitolo 25: *** Una lacrima per ogni pensiero felice. ***
Capitolo 26: *** L'Essenziale è invisibile agli occhi. ***
Capitolo 27: *** Sono un miscuglio di persone che non vanno nemmeno d'accordo fra di loro. ***
Capitolo 28: *** Il sesso è quello che mi capita mentre amo una persona. ***
Capitolo 29: *** Caccia all'appuntamento. ***
Capitolo 30: *** E domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve, non fa rumore. ***
Capitolo 31: *** Make me wanna die. ***
Capitolo 32: *** L'uomo e la donna si prendono, si riprendono, s'intraprendono ma non si comprendono mai. ***
Capitolo 33: *** Ricordare: dal latino re- cordis, ripassare dalle parti del cuore. ***
Capitolo 34: *** Se mi vuoi allora cercami di più. ***
Capitolo 35: *** Flaws ***
Capitolo 36: *** Sua per sempre. ***



Capitolo 1
*** Ricominciare. ***


 
RICOMINCIARE
 
03-05-1998 ore 07.00 A.m
 
 
Era finita.
Non poteva crederci, era finita davvero.
Era successo tutto in un secondo. Le due maledizioni lanciate contemporaneamente, la bacchetta di sambuco che si stagliava contro il sole nascente, la maledizione di Voldemort che gli si ritorceva contro e il suo corpo che crollava a terra con banale solennità.
Era finita.
Il boato esplose in sala grande, Hermione si guardò attorno, la vista si appannò,erano lacrime, lacrime di gioia. Cominciò a correre alla ricerca di Ron, lo trovò e insieme raggiunsero il ragazzo-che-è-sopravvissuto. Si ritrovarono in un abbraccio che li lasciò senza fiato, in quel momento le parole non servivano.
Era finita. Era finita davvero.
 
 
 
 
 
03-05-1998 ore 09.00 A.m
Hermione era stanca morta, era stata una notte intensa, i suoi occhi color nocciola bruciavano ma prima di lasciarsi cullare dalle dolci braccia di Morfeo doveva fare ancora una cosa. Non aveva smesso di pensarci neanche un secondo da quando tutto era terminato. Si guardò attorno; Ron dormiva beato sulla panca della tavolata di Grifondoro seguito a ruota da Harry. Le fecero una tenerezza infinita. Si alzò e si allontanò dirigendosi verso i sotterranei. Arrivò davanti alla porta del suo studio ed entrò senza bussare. Si ritrovò nel suo studio tra mille ampolle e grandi scaffali ricolmi di libri. Si avvicinò titubante alla porta che conduceva ai suoi alloggi privati. Aveva paura. Una paura incredibile di scoprire che Madama Chips non era riuscita a salvarlo.
Aprì la porta e lo vide, adagiato su un letto a baldacchino decorato con il verde e l’argento. Le venne da sorridere: lui e il suo animo da Serpeverde. Era coperto solo da un lenzuolo che lo ricopriva dalla vita in giù. Era a torso nudo. Il suo petto si alzava e si abbassava a ritmo con il suo respiro flebile. Le venne quasi da piangere a pensare che se non fosse stato per Harry e il suo coraggio, ebbene si, anche una buona dose di stupidità, lui sarebbe morto a causa del morso di quello stupido serpente. Gli si avvicinò. I suoi occhi si persero sui suoi addominali, le sue braccia sode e muscolose, le cicatrici che lo ricoprivano quasi interamente e alla fine il suo viso: le guance magre, le labbra sottili, le sopracciglia perennemente aggrottate. Si sedette accanto a lui e senza neanche pensarci troppo gli sfiorò il dorso di una mano. Il suo tocco era più leggero di una piuma.
Lo guardò un ultima volta, era giunto il momento di andare. Con coraggio, beh neanche troppo poiché lui era svenuto, grazie a Merlino, e non la poté vedere altrimenti Voldemort sarebbe stato l’ultimo dei suoi pensieri, depositò un bacio sulla sua guancia e veloce come era arrivata se ne andò.
Adesso aveva davvero bisogno di una dormita.
 
….
 
 
 
Il professore lentamente ricominciò a sentire ciò che lo circondava. Credeva di aver perso i sensi dopo che lo stupido Potter e la sua fida compagna Granger, contro ogni buon senso, lo avevano letteralmente trascinato fuori da quella dannata Stamberga strillante. Voleva urlare, divincolarsi, digli di lasciarlo morire, di permettere alla Morte di porre fine ai suoi tormenti. Con un ultimo sforzo afferrò Potter, doveva terminare il compito affidatogli da Silente; lui doveva sapere…
L’ultima cosa che vide furono i suoi pensieri galleggiare davanti al suo viso e due occhi color nocciola, espressivi e bellissimi che lo fissavano penetrandogli l’anima. Eppure era convinto che in punto di morte avrebbe rivisto due occhi verde speranza che lo fecero innamorare da ragazzo e invece.. ah Severus.. neanche in punto di morte hai un po’ di fortuna!
 E invece niente era andato secondo i piani, si ritrovò a letto, o almeno credette di essere a letto, si sentiva mortalmente debole. Sentì dei passi, non osò pensare chi potesse essere poi si susseguirono diverse azioni che lo lasciarono molto perplesso e titubante riguardo la sua sanità mentale. Un tocco, un sospiro e un bacio! Severus credo che tu abbia bisogno di una bella vacanza!
 
 
 
 
01-09-1998 ore 11.00 A.m
 
 
Hermione era di nuovo sull’espresso di Hogwarts, per completare l’ultimo anno e prendere i tanto agognati M.A.G.O.
Erano cambiate tante cose. Harry era entrato al ministero per diventare Auror, Ronald Weasly era riuscito a entrare anche lui al ministero. Neville, Luna e gli altri avevano deciso di prendersi un anno di pausa, e Ginny era con lei, pronta per Hogwarts.
Era giunto il momento di ricominciare…

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Capitolo 2
*** Non tutto è bene quel che finisce bene. ***


Non tutto è bene quel che finisce bene



01-09-1998 ore 07.30 P.m
 
 
Un altro benedettissimo anno era alle porte e Severus Piton si ritrovava ancora una volta a essere l’insegnante di Pozioni della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Già sapeva come sarebbe andata a finire… si sarebbe ritrovato con nuovi studenti le cui capacità saranno paragonabili a quelle dei troll di montagna e con vecchi studenti la cui memoria sarà pari a quella di un folletto della Cornovaglia! Oh sì, quasi rimpiangeva il ben servito di Voldemort!
- Severus-… -Severuuus-
chi è che lo chiamava si può sapere?! Il professore si girò alla sua sinistra, con tutta l’intenzione di mandare al diavolo chiunque ci fosse seduto, quando si accorse della Preside Mcgranitt a un palmo dal suo naso
-Severus ci sei? Dobbiamo smistare i nuovi studenti che sono giunti da Durmstrang, ti ho spedito una lettera, non l’hai letta?!-
 Ah la lettera, quella che aveva cestinato senza leggere…
- Certo Minerva che l’ho letta... allora dopo di te-
e con malavoglia decise di seguire la cara preside nella sala dei trofei dove si trovò di fronte due ragazzi sui sedici o diciassette anni con i capelli corvini, gli occhi di ghiaccio e un sorriso seducente, a detta di Pomona, le cui ciance sulla bellezza dei due ragazzi non s’interruppero un attimo. Severus, largamente infastidito, decise di tornare a seguire lo smistamento dei due ragazzi i cui nomi erano Alan e Basil Pevensie, che furono smistati a Grifondoro. Piton fece per avviarsi fuori dalla sala quando la cara preside decise di informarlo riguardo a un cambiamento…
- Ah Severus, quest’anno dovrai fare tu lo smistamento essendo vice preside-…
-Prego?-
 Le lanciò uno sguardo che lasciava pochissimi dubbi sulle sue intenzioni, ma la vecchia strega non si lasciò intimidire
- non te l’avevo detto?- 
-N.O-
 -oh beh poco male! Gli studenti ti aspettano... ah Severus, rimandami dentro la Signorina Granger Grazie-
 Minerva si allontanò soddisfatta e Piton non potè fare altro che dirigersi a passo di marcia fuori dalla sala, cercando di immaginarsi tutte le possibili maledizioni da lanciare alla cara preside quando ripensò attentamente a cosa diavolo aveva detto… La signorina Granger?!!
 
Hermione si sentiva terribilmente in imbarazzo; aveva di fronte una ventina di bambini adoranti che sussurravano frasi del tipo “ Lei è l’amica di Harry potter” e via dicendo. La guardavano come se fosse un succulento pollo arrosto; dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per evitare di scappare a gambe levate… stava giusto meditando una via di fuga quando sentì dei passi veloci dietro di lei…
 
Piton si avvicinava velocemente all’entrata della Sala Grande e dalla distanza da cui si trovava, vide un gruppo di bambini tutti intenti a fissare qualcosa che si trovava esattamente davanti a loro;
Non poté fare a meno di spostare il suo sguardo in quella  direzione e notò la figura di una giovane donna, non poteva avere più di vent’anni, dai capelli tagliati molto corti, color castano chiaro.
A mano a mano che procedeva nella sua direzione, era in grado di distinguere maggiormente i particolari: portava la divisa scolastica, perfettamente indossata senza il mantello così che era in grado di ammirare le sue gambe magre e ben delineate, la gonna forse un po’ corta, la camicetta leggermente aderente che metteva in mostra le sue curve.
Piton cercò di pensare chi mai fosse quella studentessa poi lei, quasi avesse udito i suoi pensieri si girò…
 
La giovane donna si girò e si trovò di fronte il professore più temuto di tutta Hogwarts: Severus Piton. Lo scontro con Voldemort non lo aveva minimamente cambiato. Era ancora l’arcigno e impenetrabile professore di Pozioni; Hermione faticava ancora a credere a quello che aveva visto nel pensatoio, un Piton innamorato, che si struggeva per la donna amata. Cercò di mascherare i suoi pensieri, poiché conosceva molto bene le capacità di Legilimens di Piton e si preparò ad accoglierlo con il sorriso sulle labbra.
 
Il Potion master si fermò di botto, riconoscendo immediatamente la sua studentessa più brillante e anche più saccente e fastidiosa di tutta Hogwarts. Non poteva crederci… rimase completamente allibito di fronte ai suoi occhi che in tutti questi anni non aveva minimamente guardato, invece ora si ritrovava immerso in quegli occhi profondi e brillanti, occhi che lo avevano tormentato tutta l’estate, nei suoi sogni, da quel fatidico 2 maggio. Grazie a Merlino, riuscì a distogliere e lo sguardo e con voce gelida si rivolse alla giovane donna, che ormai si trovava di fronte a lui…
 –Buona sera Signorina Granger, vedo che ha deciso di impormi ancora la sua fastidiosa presenza-
 la vidi tramutare il suo dolce sorriso in una smorfia e con voce scocciata rispose al suo saluto voltandogli le spalle e presentandolo al gruppo di bambini terrorizzati dalla sua presenza.
 
Hermione non poteva crederci… un attimo prima era riuscita a percepire i suoi pensieri riguardo il suo cambiamento radicale di look; infatti aveva deciso di dare un taglio netto ai suoi capelli crespi, rendendoli lisci e cortissimi, lasciando solo un ciuffo lungo a coprirle delicatamente l’occhio sinistro. Anche il suo fisico era cambiato, le sue forme si erano addolcite rendendola molto sexy ed elegante. Eppure eccolo lì davanti a lei… sadico e terribilmente ironico… La ragazza si rigirò verso il suo professore, con una bella battuta pungente sulla lingua quando Piton la precedette, ordinandogli di dirigersi nella Sala Grande, cosa che fece con molto piacere cercando di mettere maggior distanza possibile tra lei e quel pipistrellaccio balordo.
L’uomo la fissò mentre si allontanava con un ghigno sadico sulle labbra, era già riuscito a irritarla e le lezioni non erano ancora cominciate!
 
01-09-1998 ore 08.30 p.m
 
Lo smistamento terminò molto velocemente con grande approvazione da parte di tutti gli studenti affamati. Hermione si ritrovò seduta di fronte ai suoi due nuovi compagni, due gemelli veramente affascinanti. Si ritrovò a fissarli con un groppo alla gola. Gli ricordavano terribilmente Fred e George. Per un momento lasciò vagare la sua mente sino al funerale di Fred: Ron che si aggrappava a lei cercando conforto, Harry incapace di versare altre lacrime e il dolore incontenibile di George che si vide portare una parte della sua anima…
-Tu sei Hermione Granger giusto?-
 La ragazza si riscosse dai suoi pensieri un po’ cupi, prestando attenzione ai due nuovi ragazzi
–Si, sono io… tu sei?-
 -Basil…-
-e io Alan- disse l’altro gemello, dando una poderosa gomitata al fratello. Hermione si aprì in un gran sorriso
 – come fate a conoscermi?-
Aspettando la solita risposta…tu sei l’amica di Harry Potter e invece…
- sei sulle figurine delle cioccorane, ma dobbiamo dire che sei molto più bella dal vivo!- risposero in coro.
 La giovane grifondoro sorrise imbarazzata, nello stesso istante il brusio in sala si spense e la preside incominciò il discorso d’inizio anno
– Benvenuti a tutti, prima del banchetto ho da fare alcune comunicazioni… tra cui la presentazione del nuovo insegnante di Difesa contro le Arti oscure… fate un bel applauso a Lestat de Lioncourt-
l’applauso partì soprattutto dalla componente femminile visto il bell’aspetto del nuovo insegnante. Era un giovane mago alto e slanciato, con i capelli biondi molto folti che arrivavano alle spalle, piuttosto ricci, che sembravano bianchi sotto la luce del sole. Aveva gli occhi grigi che assorbivano facilmente l’azzurro e il viola delle superfici che lo circondavano. Aveva un naso piuttosto sottile e una bocca ben modellata anche se un po’ troppo grande. Poteva sembrare maligna o estremamente generosa ma sicuramente appariva sempre sensuale.
La professoressa riportò la calma sulla folla continuando con il suo discorso…
– volevi presentarvi anche la nuova professoressa di babbanologia… la signorina Alesha Lewis-
molti si guardarono attorno perplessi, non riuscendo a scorgere nessuno di nuovo alla tavolata dei professori… lo sguardo di Hermione si posò sul Potion Master e poté scorgere lo sguardo totalmente schifato che stava riservando a una piccola figura seduta proprio di fianco a lui.
La figura, che ormai avevamo compreso fosse la nuova insegnante, era assai bizzarra, non molto alta e magrolina con una folta chioma di un marrone non ben definito. Portava degli occhiali con una montatura a forma di farfalla, piena di strass. Gli occhi erano molti grandi ed espressivi. Aveva un naso pronunciato e una bocca molto grande. Non era tanto l’aspetto a sconvolgere il professore ma i suoi modi di fare. Appena aveva sentito pronunciare il suo nome era scattata in piedi, senza però far sì che si notasse la differenza, e aveva cominciato ad agitare entrambe le mani, tentando di richiamare l’attenzione su di se. Stava emettendo dei sommessi gridolini di giubilo, che disgustarono ancora di più il professore.
 
Hermione non poté non trattenere un sorriso davanti tutta la scena e si unì immediatamente all’applauso per la nuova professoressa alquanto insolita.
Il banchetto ebbe inizio e terminò abbastanza velocemente. Hermione parlò tutto il tempo con i due nuovi ragazzi, raccontandogli frammenti della sua vita e lo stessero fecero i ragazzi, trovandosi subito a loro agio. Alla fine del banchetto si diressero verso la loro sala comune senza accorgersi di uno sguardo, che seguiva attentamente ogni loro mossa.
 
02-09-1998 ore 02.00 a.m
 
Capita raramente di aver la fortuna di osservare un cielo stellato, ma a Hogwarts, il firmamento sembra sempre più luminoso.
Lo sa bene Hermione, sono mesi che non dorme quasi più… la maledizione di un mangiamorte la colpì in pieno poco prima della fine della battaglia… ora Hermione ha paura.. paura che i suoi incubi diventino realtà.
 
Sette piani più sotto un'altra persona non riesce a prendere sonno…ha paura di ciò che potrebbe vedere in sogno… ha paura che non sia solo un sogno.
La battaglia finale non ha avrà lasciato cicatrici visibili ma come si suol dire Non tutto è bene quel che finisce bene.

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Capitolo 3
*** Ten minutes to go. ***


Ten minutes to go
 


 
-Hermione… Herm svegliati è tardi!-
- Dai Ginny lasciami dormire ancora un po’- Bofonchiò la grifoncina, sommersa da diversi strati di coperte.
– Herm.. stai bene? Gli anni passati eri sempre tu a svegliare me-
- Ho fatto un po’ tardi- rispose laconica Hermione.
 A dir la verità si era assopita alle prime luci dell’alba. La paura che succedesse di nuovo era troppa, non voleva rischiare di far del male a qualcuno!
– Comunque ti avviso, se non ti alzi subito, avrai meno di dieci minuti per renderti presentabile e fare colazione-
-E per quale motivo dovrei rendermi presentabile? Ron non c’è… perciò...-
Ginny la interruppe scocciata
– Non hai letto l’orario?! Alla prima ora abbiamo Difesa contro le arti Oscure e conosceremo quel gran tocco di gnocco del nostro nuovo professore. Herm non ti senti già emozionata?-
 Ma Hermione non la stava più ascoltando. Appena era riuscita a metabolizzare l’orario era saltata in piedi, cominciando a correre verso il bagno, rischiando anche di rompersi il collo scivolando sulla maglietta del pigiama di Ginny. La Rossa si girò appena in tempo per vedere la scena, esclamando
– Va beh Herm, ti vedo piuttosto occupata. Ti aspetto in sala grande! Hai dieci minuti!-
E si avviò fuori dal dormitorio, ridendo come una matta.
La giovane, dal canto suo, era riuscita a recuperare la sua divisa scolastica indossandola a una velocità incredibile. Si fiondò davanti allo specchio, ringraziando Merlino per la sua idea di tagliarsi i capelli molto corti, così da non doverli neanche pettinare. Si lavò e infine gettò un’ultima occhiata alla sua figura nello specchio. Una giovane donna ancora molto assonnata ricambiò lo sguardo. Si spostò leggermente il ciuffo di lato e si sentì abbastanza soddisfatta, così decise di recarsi in sala grande dove sicuramente Ginny la stava aspettando impaziente.
 
La giovane Weasly era seduta alla tavolata dei Grifondoro. Batteva con insistenza un piede sotto il tavolo lanciando sguardi di fuoco verso il portone della Sala Grande. Perché Hermione ci metteva così tanto?! Non voleva certo arrivare in ritardo alla sua prima lezione con il nuovo professore! Tanto per passare un po’ il tempo, sbirciò il tavolo degli insegnanti soffermandosi sulla figura del nuovo mago. Era seduto piuttosto scompostamente, completamente appoggiato allo schienale della sedia. Reggeva in una mano l’orario e con l’altra teneva il calice di succo di zucca. Era una posa veramente sensuale. Ginny lo fissò, guardandolo portarsi alle labbra il succo per poi asciugarsi con la lingua il labbro superiore. Chissà se quella lingua fosse in grado di… La giovane si riscosse appena in tempo prima di formulare quel pensiero molto perverso che sicuramente il suo ragazzo non avrebbe certo apprezzato, visto che era rivolto ad un altro uomo. Guardò l’orologio. Hermione la stava davvero irritando. Decise di avviarsi verso l’aula di Difesa in modo di occupare il posto in prima fila.
 
Hermione, nel frattempo stava correndo come una matta, scendendo i gradini due a due.
– Hei Hermione-
Qualcuno la stava chiamando. La Grifoncina si girò e tutto accadde in un secondo. Mise un piede in fallo, mollò la presa sulla sua borsa e tentò di girarsi per limitare i danni e… PAF!
Si ritrovò completamente sdraiata su una superficie morbida e totalmente nera. La ragazza tirò un sospiro di sollievo, aveva evitato una bella botta, fino a quando la superficie su cui era atterrata non cominciò a parlare…
– Signorina, mi farebbe la cortesia di alzarsi?  Non la posso certo considerare un peso piuma-
 Ma chi era questo grandissimo bast..
– Oh, professor Piton..m-mi dispiace davvero tanto… io…-
 - Bando alle ciance signorina si sollevi -
Solo ora Hermione si rese conto nella posizione in cui si trovava. Era completamente sdraiata sul professore leggermente in avanti così che, notò con grandissimo imbarazzo, il suo seno era esattamente sugli occhi del professore.
....
 
 
Il professor Piton si trovava ai piedi della scalinata che conduceva al secondo piano, quando un rumore improvviso lo distolse dalla sua lettura. Una figura si stava lanciando verso di lui; Non fece in tempo neanche ad allungare una mano per tentare di sostenerla quando si ritrovò a terra, con gli occhi chiusi a causa del colpo ricevuto. Aprì gli occhi con tutta l’intenzione di uccidere chiunque avesse osato farlo cadere, quando il panorama che gli si presentò lo lasciò allibito e beh anche un po’ eccitato. Si ritrovò a guardare all’interno di una camicetta dove poté vedere un seno sodo e florido, sostenuto da un bel reggiseno di pizzo. Il suo sguardo si perse sul panorama che inconsciamente una sua studentessa gli stava offrendo. Aveva sentito dire che l’ammirazione di un bel seno prolungava la vita dell’uomo… come dargli torto!
Un movimento anomalo all’altezza del suo cavallo lo riscosse dai suoi pensieri poco casti. Deciso a porre fine a tutto questo, con suo grande rammarico, pronunciò le parole che nessuna ragazza vorrebbe mai sentire.
– Signorina, non pensi di essere un peso piuma -
La ragazza in questione tentò immediatamente di alzarsi. La guardò bene;  Ma non era possibile… ancora la Granger. Era la seconda volta in due giorni che si ritrovava a fare pensieri poco casti sulla So-tutto-io… inconcepibile!
– Mi scusi… mi scusi… devo scappare, mi dispiace -
Hermione senza degnarlo di uno sguardo, sparì, raccogliendo la sua borsa, lasciando il Potion master come un babbeo, con la bocca semi aperta per la sorpresa e il fastidio.
"Maledizione… che sia dannata quella Nata babbana."
 
La giovane cominciò a correre verso l’aula di Difesa, cercando di non pensare troppo a quello accaduto qualche attimo prima. Era tremendamente in ritardo. Arrivò davanti alla porta e senza bussare la spalancò, entrando con passo spedito. Il nuovo professore si girò, fissandola con un luccichio strano negli occhi. Incrociò per un momento lo sguardo costernato di Ginny. La guardò per un momento, senza capire quando ci pensò il professore ad illuminarla
– Signorina… Granger suppongo. Vedo che si è vestita con, ehm, fretta questa mattina-
Si rivolse a Hermione con un adorabile accento francese, accentuando le sue parole con un’espressione penetrante, facendo scivolare lo sguardo sul suo corpo. La Grifoncina lo fissò imbambolata fino a quando si decise a dare un occhiata anche lei. Per poco non si prese un infarto: i primi tre bottoni della camicetta erano slacciati e lasciavano vedere il solco tra i seni; La gonna era completamente di traverso e mostrava sul lato sinistro il bordo degli slip fucsia. Hermione sperò che una botola si aprisse sotto di lei, evitandogli gli sguardi dell’insegnante, i fischi e le risate dei compagni.
 – Beh ma chèr, come si dice in questi casi, 5 punti in meno per Grifondoro… si accomodi -
 Disse tutto ciò accompagnato da un sorriso. Hermione si sedette alla destra di Ginny. Oggi non era proprio la sua giornata, dallo scontro con Piton, a questa pubblica umiliazione.
La giovane potè affermare che furono i dieci minuti più lunghi della sua vita.
 

Grazie a tutti quelli che recensiscono la mia storia o che la leggono solamente!! Eccovi un nuovo capitolo! Spero possa essere di vostro gradimento!
 

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Capitolo 4
*** Notte di note. ***


Notte di note
 
 
Finalmente la giornata stava volgendo al termine. Per Hermione, era stata la più imbarazzante di tutta la sua carriera scolastica, il che era tutto dire, abituata alle frecciatine cattive e sarcastiche di Piton. Eppure quelle battutine impallidivano di fronte a tutto quello che le era capitato oggi. Naturalmente la voce si era sparsa per tutto il castello; La giovane non si sorprese troppo, conosceva bene la capacità della gente di spettegolare, soprattutto a discapito di qualche Grinfondoro.
– Dai Herm… non te la prendere troppo, lo sai che la gente ama farsi gli affaracci degli altri –
Le disse Ginny vedendola così abbattuta, tendando di farla reagire almeno un pochino. Non l’avesse neanche pensato, proprio in quel momento, dal tavolo delle Serpi si levò la voce di un ragazzo. Ci pensò lui a far reagire la sua migliore amica
– Granger… hei Granger –
Tutta la Sala Grande si voltò in direzione del giovane Serpeverde
– Come mai così abbattuta, non ti piace mostrare i tuoi slip FUCSIA a tutti?! Erano carini, c’erano su anche le paperelle?! Ahahha -
Tutta la tavolata dei Serpeverde scoppiò in una risata sguaiata fino a quando Hermione non si alzò di botto, i suoi occhi mandavano lampi e se avesse potuto, avrebbe sicuramente sputato fiamme
– Higgs - Tuonò, avvicinandoci al giovane in questione.
– Come ti permetti di mancarmi di rispetto. Sono Caposcuola e potrei metterti in punizione per il resto della tua miserabile. Schifosissima. Maledettissima e inutile esistenza -
 Hermione aveva detto tutto ciò avvicinandosi pericolosamente al Serpeverde, facendolo arretrare ed estrarre la bacchetta.
 – Signor Higgs, metta giù la bacchetta immediatamente - Esclamò la Preside Mcgranitt, avanzando dove si trovavano i due ragazzi.
– Lei signorino è in punizione! Ci penserà il suo capo casa...- Disse occhieggiando Piton che sorrideva beffardo davanti a tutta quella scena.
– E 30 punti in meno a Serpeverde -
Il sorriso di Piton si gelò, sentendo ciò che la vecchia arpia aveva esclamato. Alla Granger però non aveva tolto nessun punto… la cosa lo fece innervosire ma fu niente paragonato a ciò che disse il mago di fianco a lui.
– Uhu che caratterino niente male… una vera Grifondoro! Indomabile e sexy, non trovi Severus? -
Piton si girò e guardò il suo nuovo collega di Difesa contro le Arti Oscure.
– Potrei vomitare. -
Si alzò e con uno svolazzo del mantello raggiunse Minerva, prese per la collottola il Serpeverde e si diresse verso i sotterranei, trascinandosi dietro il ragazzo terrorizzato. Ripensava a cosa diavolo aveva detto quell’uomo… La Granger sexy… ma fatemi il piacere!
 
Hermione era a disagio, tutta la Sala Grande la stava fissando
– Signorina Granger, tutto bene? -
- Oh si Preside, tutto bene grazie, credo però che andrò in dormitorio, se non le dispiace. -
- Oh no cara, vai pure, buonanotte -
 La giovane cominciò a incamminarsi verso il suo dormitorio, quando fu affiancata da due figure…
– Ciao ragazzi, come mai non siete a cena? -
- Volevamo vedere come stavi - rispose Basil
– E poi ci stavamo annoiando senza di te- aggiunse Alan
– Ahaha ragazzi smettetela, non ditemi balle -
- Però hai sorriso, dai andiamo a disputare una partita a scacchi, che passa tutto –
I due gemelli la trascinarono fino al dormitorio, dove iniziarono una partita senza esclusioni di colpi. Dopo un paio di partite, vinte da Hermione ( la ragazza sospettava che l’avevano fatta vincere per ridarle il sorriso) il buco nel ritratto si aprì e una ragazza dai capelli rossi si fiondò su Hermione, soffocandola quasi.
– Ginny, ma cosa ti prende?-
- Stai bene? Herm è stato un vero stronzo quel ragazzo. Poi ti ho visto sparire e mi sono preoccupata - affermò la rossa con foga.
– Tranquilla tesoro, sto bene! Però adesso andrei in dormitorio, vorrei tanto sentire Ron. -
A quelle parole la Grifoncina arrossì, salutò tutti i suoi amici e si dileguò in dormitorio.
–Grazie - disse la Rossa ai due ragazzi.
– Di nulla, figurati poi, non è di certo un peso! Hermione ci piace molto - risposero all’unisono i fratelli.
 
03-09-1998 ore 01.00 a.m
 
Hermione sedeva a gambe incrociate sul letto, sbuffò per la centesima volta, cercando qualcosa che le facesse passare il tempo. Non riusciva neanche a leggere, siccome tutti i libri a portata di mano li aveva letti almeno quattro volte. Rilesse per la centesima volta la lettera per Ron. Le mancava molto, se qualcuno glielo avesse detto qualche hanno fa non ci avrebbe creduto e invece ora si ritrovava a pensare a lui, a cosa stesse facendo e se anche lei era nei suoi pensieri. Una lacrima solitaria scese sul suo viso. Scocciata se l’asciugò e decise di alzarsi e di farsi una doccia, giusto per cercare di ingannare il tempo.
....
 
 
Ron, nello stesso istante, si trovava sdraiato in un letto in un appartamento poco distante dal Ministero della Magia. Si rimise seduto, vedendo entrare una donna nella sua stanza da letto con indosso solo una camicia da uomo…
– Ti dona la mia camicia Tara- disse Ron, con un sorriso malizioso sulle labbra.
– Davvero? E così come sto?- disse cominciando a slacciare un bottone dell’indumento
– Oh… direi decisamente meglio… vieni qui-
 E si sporse verso la ragazza, trascinandola sul letto e cominciando a baciarla con passione. Chissà cosa avrebbe pensato la sua fidanzata Hermione.
 

Intanto la giovane ragazza, nel suo dormitorio di Grifondoro, stava avvolgendo il suo corpo in un morbido accappatoio rosso sangue, asciugando con un colpo di bacchetta i suoi capelli. Ritornò sul suo letto senza vestirsi, voleva godere ancora un momento del calore della doccia. Persa tra i suoi ricordi, le tornò in mente Una canzone romantica che aveva ascoltato con Ron poco prima di partire. Era una canzone italiana. Le piaceva molto, la canzone s’intitolava “Notte di note”… assolutamente azzeccata…
 
buona notte ai piccoli dolori
buona notte a tutti i suonatori
buona notte a queste nubi d'inchiostro
buona notte a questo figlio nostro
qui in questa curva di cielo
ed ogni odore è un ricordo
che torna a bruciapelo…
 
Cullata dalla questi pensieri la giovane si addormentò.
 
....

 
Lestat de Lioncourt si trovava in riva al lago nero, lo osservava pensieroso, indeciso sul da farsi. Si girò e dette uno sguardo al maestoso castello in cui si ritrovava a insegnare. Sospirò e si rigirò a fissare il lago che risplendeva di una luce argentea. Era giunto il momento di mettere in moto il suo piano. Si concentrò e pronunciò l’incantesimo…
 
Hermione si sollevò di scatto dal letto. A piedi nudi, con lo sguardo fisso nel vuoto sia avviò verso la sala comune, per poi imboccare l’uscita e dirigersi a passo spedito verso la biblioteca.
 
Nel corridoio del terzo piano, un uomo stava facendo la ronda notturna, pregando quasi di trovare qualcuno fuori dal letto a quell’ora, in modo da potersi divertire un po’.
Il professor Piton camminava spedito, quando sentì un rumore alle sue spalle. Si fermò di botto e quasi involontariamente un sorrisetto cattivo si formò sulle sue labbra. Il suo momento era giunto. Mormorò un Nox in modo da spegnere la bacchetta e si spostò, silenzioso come un fantasma verso la fonte del rumore.

Con un movimento fulmineo accese la bacchetta.
– Bene, bene bene… chi abbiamo qui -  Ma le parole gli morirono in gola, trovandosi di fronte la nuova professoressa di Babbanologia, tale Alesha qualcosa…
– Buonasera Severus, qual buon vento?- trillò la donna, visibilmente emozionata.
– Sto facendo la ronda notturna signora- rispose lapidario come sempre.
– Signorina-
- Come prego?-
La donna sorrise.
– Ho detto signorina, non sono sposata-
 -Ah- rispose Piton, senza dare adito a pensieri poco carini che gli erano passati nella mente.
– Beh signorina- rispose calcando l’ultima parola, – io avrei da fare, quindi buona notte...-
- ASPETTI, potrei farle.. compagnia? Non trova? È una così bella serata che passarla solo, soletto non è bello- riprese la professoressa, con uno sguardo totalmente perso verso la figura di quel uomo,  ammantato di nero.
– Adoro la solitudine signorina, quindi veda di andare a colmare le sue carenze d’affetto da qualche altra parte-
E senza dire altro si dileguò, con uno sventolio del suo mantello nero, lasciando la donna a contemplarlo adorante.
 
Un piano più su, un'altra donna si trovava all’ingresso della sezione proibita. Facendo scivolare il chiavistello, s’insinuò nel reparto. Cercò a lungo, finché non trovò il libro desiderato, cominciando a sfogliarlo.
 
Piton stava rimuginando tra se e se, ripensando al comportamento di quella stramba donna. Gli aveva fatto delle avanches e non aveva nemmeno risposto alla sua domanda… cosa diavolo ci faceva al terzo piano?
Le sue elucubrazioni lo portarono davanti alla biblioteca, riscuotendolo dai suoi strani pensieri, notò la porta spalancata. Forse quella nottata così noiosa poteva certamente migliorare.

Entrò in biblioteca e si diresse al reparto proibito. Notò la porta aperta e vi si insinuò immediatamente. Cercò a lungo la presenza di un qualche studente, finché non vide una macchia rossa all’estremità dell’ultimo corridoio. Si avvicinò lentamente quando scorse una studentessa, intenta a leggere con concentrazione un grosso tomo polveroso. Si avvicinò ulteriormente e riconobbe la Granger in accappatoio… IN ACCAPPATOIO?!
"Cosa diavolo stava facendo la Granger in accappatoio rosso in biblioteca all’una e mezza di notte??!"

– Signorina Granger, lei è nei guai fino al collo- sghignazzò Piton e non ottenendo nessuna risposta ripeté scocciato.
– Signorina Granger, mi sta forse ignorando?- e nuovamente non ottenne risposta, così si inginocchiò a fianco della sedia della sua studentessa e la cosa che vide lo lasciò senza fiato.
 
La Granger aveva lo sguardo vacuo e fisso su un punto della pagina, non sbatteva neanche le palpebre. Sembrava sotto la maledizione Imperius. Mentre Piton tentava di capire cosa le stesse succedendo, la ragazza chiuse il tomo con un sonoro tonfo. Si alzò, aggirò Piton, ripose il libro e si avviò verso l’uscita.
L’uomo era rimasto completamente allibito, neanche sotto maledizione Imperius una persona si sarebbe mai comportata così.

– Signorina si fermi! Le ordino di fermarsi! - assolutamente niente.
La rincorse e l’afferrò violentemente per le spalle facendola girare.

– Granger… guardami, HO DETTO GUARDAMI- urlò, facendo svegliare molti ritratti, che mormorarono indispettiti. Hermione sembrò riscuotersi, si guardò in torno frenetica, cominciando ad agitarsi.
– Cosa succede, cosa succedeeeee aahhhh... Mi lasci, mi lasci immediatamente- urlò la ragazza, in preda al panico.
Severus le trattenne i polsi con forza, cercando di evitare i colpi della Grifondoro. Gli urli della ragazza avevano svegliato la maggior parte del castello, facendo tornare in tutti la paura di un attacco da parte dei Mangiamorte.
– Severus cosa sta succedendo? Ho sentito urlare- esclamò un povero Vitius, mezzo assonnato, seguito a ruota dalla preside e da altre due figure, che rimasero leggermente in disparte.
– Perché la signorina è in accappatoio?- disse, squadrando Hermione, che nel frattempo era riuscita a ritrovare un po’ di calma…
– Io non ne ho idea Filius. Prima però vorrei delle spiegazioni da lei Miss Granger-
Accompagnò il tutto da un’occhiata truce alla ragazza, senza lasciare la presa sui suoi polsi.
– Dov… dove mi trovo professore?-
Hermione non riusciva a pensare lucidamente, si sentiva terribilmente stanca. L’unica cosa che voleva era sdraiarsi da qualche parte e dormire. La figura di una donna emerse dall’ombra.
– Credo che sia il caso di recarci in infermeria, la signorina Granger potrà fornirci tutte le spiegazioni- affermò Madama Chips, notando, da ottima infermiera, il disagio di Hermione.
-Bene, ottima idea Poppy. Severus, solleva la signorina, non credo sia in grado di tenersi in piedi ancora per molto- asserì la preside, con voce che non ammetteva repliche. Piton, dal canto suo, tirò fuori una delle sue migliori espressioni schifate del repertorio. Vedendo ciò, l’altro individuo rimasto in disparte, si fece avanti.
– Se hai problemi, la posso sempre portare io- suggerì il professore di Difesa, con un sorriso malizioso sulle labbra, adocchiando il corpo di Hermione, coperto solo dall’accappatoio
 – Non ti disturbare, non vorrei mai che il tuo completo si sgualcisse –
Detto ciò, Piton sollevò la giovane, se la sistemò meglio tra le braccia e si avviò verso l’infermeria.
 
-Signorina Granger, può dirci cosa le è successo?- Incominciò la professoressa Mcgranitt.
Hermione vedendola visibilmente preoccupata, si strinse un po’ di più l’accappatoio al corpo e incominciò a spiegare

– Professoressa, mi dispiace molto, non volevo infrangere le regole ma vede… sono sonnambula.-
I professori presenti si guardarono perplessi, Hermione intanto adocchiò Piton e gli disse
–Ah… per la cronaca professor Piton, non è saggio svegliare una persona sonnambula, nessuno glielo ha mai detto?!-
"Ma come si permetteva quella stupida ragazz…"
- Ahi… Poppy… cosa ti prende?!-

Madama Chips nel sentire ciò che Hermione aveva appena detto, aveva tirato una potente manata al professore.
– Severus, ti credevo più intelligente, ma cosa ti dice il cervello? svegliare un sonnambulo, perché tanto che c’eri non sei andato a fare il solletico a un Dorsorugoso di Norvegia!-
Piton si sentì punto sul vivo. Avrebbe tanto voluto Cruciare la qui presente signora, ma il suo proverbiale autocontrollo non glielo permise e con voce di seta aggiunse.
– Poppy, credo che ci siano discussioni più serie in atto al momento.- e con un sorrisino di circostanza, si girò a guardare Hermione.
– Tuttavia non comprendo come sia riuscita a nasconderlo a tutti noi in questi anni? Miss Granger… mi illumini per cortesia.-
 -Certo professore, con molto piacere- rispose la giovane donna, utilizzando lo stesso sarcasmo del suo professore.
-Non ho mai sofferto di sonnambulismo, neanche da bambina. Mi accorsi di questo fatto alcuni giorni dopo la grande battaglia contro Voldemort.
Eravamo tutti tornati alla Tana, prima dei funerali ed io mi sentivo sempre perennemente stanca. Inizialmente detti la colpa a tutto ciò che avevamo passato nell’ultimo anno, ma non potei certo ignorare quello che accadde circa un mese dopo. Io non mi ricordo nulla, ma è stato Ron a raccontarmelo. Mi disse che mi ero alzata all’improvviso, avevo afferrato la bacchetta e avevo cominciato a riordinare la stanza, poi avevo rotto la finestra con un incantesimo e avevo tentato di… diciamo buttarmi giù. Grazie al cielo Ron era riuscito ad afferrarmi-
- Il signor Weasley si rivela ancora una volta il salvatore del mondo magico- dichiarò Piton, con fare sprezzante.
Hermione lo fulminò, con uno sguardo di odio puro ma non fece tempo a ribattere che Piton rincasò la dose
– Cosa ci faceva l’aitante signor Weasley nella sua camera?-
 - Non credo che la cosa le debba interessare, professore- rispose la giovane, visibilmente stizzita.
– Invece si sbaglia signorina, essendo un suo professore ho diritto di vigilarla e di sapere cosa può aver indotto questo suo problema… dell’attività intensa… magari!-
Disse Piton, alzando con noncuranza un sopracciglio, puntando i suoi occhi in quelli della donna, tentando di penetrare le sue difese.
 
La Grifondoro si rivelò un osso duro. Da quanto tempo era un Occlumante così abile? Hermione non distolse lo sguardo, voleva dimostragli che non era più la ragazzina terrorizzata e sensibile di una volta. Era cresciuta, forse troppo in fretta, ma era cambiata, e Piton doveva capirlo che non si sarebbe più fatta terrorizzare da lui.
Piton era sorpreso, piacevolmente sorpreso. La ragazza che aveva di fronte non aveva più niente a che vedere con la bambina che aveva conosciuto. Era riuscito a sentire rabbia, voglia di mettersi in gioco e dolore provenire da quella donna.
–Credo che sia il caso di andare adesso- esclamò la Mcgranitt, interrompendo così lo scambio di sguardi tra i due.
– Hermione, rimani in infermeria e riposati, Madama Chips rimarrà qui con te- disse, facendo un cenno all’infermiera, che annuì.
– Troveremo una soluzione al tuo problema, buona notte.-
- Buona notte preside- rispose Hermione. Gli insegnanti uscirono in silenzio. Sulla porta Piton si girò un secondo e incrociò per l’ultima volta lo sguardo della Grifondoro.
 
 
Appena tutti furono usciti, Madama Chips consegnò una pozione a Hermione, che le avrebbe assicurato un sonno profondo.
La giovane, appena presa la pozione cadde in un sonno ristoratore senza nessun pensiero a infastidirla.
 
Nell’ala nord del castello, una persona bassa e magrolina si aggirava furtiva, doveva portare a termine una missione… e doveva farla bene!

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Capitolo 5
*** Nessun giorno è uguale all'altro. ***


Nessun giorno è uguale all’altro
 

03-09-1998 ore 07.30 a.m
 
Era una luminosa mattinata di settembre. Il sole filtrava generoso dalle imponenti vetrate dell’infermeria di Hogwarts, dove la giovane Grifondoro dormiva beata. Un raggio di sole colpì Hermione in pieno viso, svegliandola. I ricordi della serata appena passata ritornarono prepotenti nella sua mente, facendola sedere di scatto sul letto;
Doveva parlare con la Mcgranitt. Si era scordata un informazione importante e doveva riferirgliela immediatamente. Si alzò velocemente dal letto, pronta per uscire dall’infermeria, quando notò di essere ancora in accappatoio dalla sera prima. "Nonono… mi servono dei vestiti e subito. Dove cavolo è la mia bacchetta?!"
La donna si frugò nelle tasche, si accucciò sotto il letto alla ricerca della sua preziosa bacchetta. Un pensiero le si affacciò alla mente: la sua bacchetta, 10 pollici e tre quarti, nucleo di corda di cuore di drago, comodamente appoggiata sul suo comodino nel dormitorio di Grifondoro, cinque piani più su. Non poteva certo vagare per la scuola in quelle condizioni, dopo che la sua reputazione di ragazza precisa, puntuale e rispettosa delle regole, beh “quasi sempre” rispettosa delle regole, era saltata completamente in meno di una settimana. Ci mancava solo il suo show in accappatoio per concludere in bellezza! Occhieggiò lo studio di Madama Chips. A quell’ora doveva essere quasi sicuramente alzata, così si diresse allo studio e bussò. Comparve subito l’anziana donna, pertanto Hermione puntò dritto al sodo, conoscendo il carattere un po’ burbero dell’infermiera che non amava troppo girare attorno alla faccenda…
– Madama Chips, avrei tanto bisogno dei vestiti, non posso girare conciata così per i corridoi- affermò Hermione.
– Signorina Granger, non sono la sua stilista, trasfiguri l’accappatoio, è o non è una strega?-
- Si si certo, ma vede… ho lasciato la bacchetta nel dormitorio- mormorò la ragazza, fissando con insistenza un punto imprecisato, dietro le spalle della donna.
– Per tutti i folletti, chi sei tu? Cosa ne hai fatto della signorina Granger?!-
Se lo chiedeva anche lei, da un po’ di tempo ormai. La Grifondoro non rispose, ma puntò i suoi occhi nocciola in quelli della donna, sperando, che le desse una mano e, infatti…
– Va bene, va bene-
Con un colpo di bacchetta trasfigurò l’accappatoio nella divisa scolastica. Hermione ringraziò e uscì di gran corsa.
 
 
Ma dov’è Hermione?! Pensò la più giovane dei Weasly, scendendo il Sala comune, alla ricerca della sua migliore amica.
– Alan, hai visto Herm?-
- No mi dispiace Ginny- rispose il ragazzo con un’alzata di spalle.
"Perché continuava a svanire nel nulla?"
 
- Buongiorno Preside, le dovrei parlare di una cosa urgente- disse la giovane, fiondandosi al tavolo degli insegnanti.
– Signorina, può venire nel mio studio alle tre, la parola d’ordine è zuccotto di zucca-
- Grazie Preside- rispose Hermione, riprendendo la sua corsa verso il dormitorio di Grifondoro, ignorando di essere osservata con insistenza da un mago, seduto al tavolo degli insegnanti.
- Herm, ti cercavo, perché continui a sparire così?!-
- Non posso spiegarti adesso Ginny, devo prendere la mia borsa- rispose la giovane.
- Te l’ho presa io! Siediti e parla con me!  Da quando siamo rientrate ad Hogwarts ti avrò visto si e no un paio d’ore, ed è strano, visto che dormo nel letto a fianco al tuo- disse Ginny, leggermente alterata.
– Scusami tanto, sono stati dei giorni da incubo! Passami il pane tostato e ti racconto tutto-
Spiegò alla Rossa tutto quello che le era capitato quella notte, senza tralasciare nessun dettaglio.
–Scusa Herm, ma perché Piton era così interessato? Cioè posso capire le battutine sarcastiche e tutto il resto ma non riesco a capire, perché ti ha chiesto di Ron?!-
- Neanche io Ginny davvero! Mi sto domandando perché non ho deciso di seguire Ron al ministero. Sta diventando un incubo qui e pensa, ho tralasciato persino lo studio-
Disse la giovane, con un sospiro affranto.
– Va beh Ginny, scappo, ho incantesimi adesso, ci vediamo dopo-
Afferrò una mela e si avviò a passo spedito fuori dalla Sala Grande.
Ginny emise un sospiro, guardando la sua migliore amica sparire dietro l’angolo; Era cambiata fin troppo e a volte la spaventava anche un po’. Doveva far ritrovare la serenità a Hermione e aveva persino un piano.
 
 
03-09-1998 ore 03.00 p.m
 
- Hermione cosa dovevi dirmi di così urgente?-
- Preside, la scorsa notte lei mi ha detto che avrebbe cercato una soluzione al mio problema…- disse Hermione ma fu interrotta dalla Mcgranitt;
– Sì e intendo mantenere la mia promessa, ho già messo al lavoro sia il professor Lioncourt che il professor Piton- affermò la donna.
– Vede, non le ho detto tutto.- Fece una piccola pausa, pensando bene a quello che doveva dire.
- Prima della fine della battaglia un mangiamorte mi scagliò una maledizione. Non mi procurò nessuna ferita visibile ma mi lasciò questo, per così dire effetto collaterale. In questi mesi ho cercato in tutti i modi di trovare una soluzione, ma purtoppo non ho scoperto nulla- mormorò la ragazza, fissandosi insintentemente la punta delle proprie scarpe. La Mcgrannit la squadrò per un attimo da sopra i suoi occhiali, pensierosa. Era una brutta situazione per Hermione, la capiva bene. Quando ci si sentiva ormai fuori pericolo e al sicuro, ecco ribiombare di nuovo nel caos...
– Hermione, fosse l’ultima cosa che faccio in questa vita, ma ti assicuro che troveremo una soluzione- disse la Mcgranitt, mostrando a Hermione uno dei suoi rari sorrisi. La giovane ricambiò il sorriso, grata.
– Grazie, davvero-
Si alzò, rincuorata. Conosceva la Mcgranitt, non si sarebbe di certo arresa. Si concedò dallo studio, con un’espressione finalmente rilassata.


...
 
I mesi trascorsero velocemente. I tiepidi giorni di settembre lasciarono posto ai venti freddi e alle piogge di novembre. Le lezioni si fecero più impegnative e i ragazzi del settimo anno si ritrovarono sommersi dai compiti. Per Hermione tutto ciò era una vera gioia. Era come se non fosse cambiato nulla. Si sentiva finalmente se stessa tra gli scaffali e libri polverosi della libreria, dove passava la maggior parte del tempo trascinandosi dietro una Ginny esasperata, affiancata dai due gemelli, anche loro notevolmente poco entusiasti.
L’amicizia tra loro si era rafforzata in questi mesi, rendendoli quasi inseparabili. Per la giovane Grifondoro era stato come tornare indietro di sette anni; Quei due ragazzi gli ricordavano i suoi due migliori amici: testardi e capaci di cacciarsi in ogni guaio possibile.
Il problema di Hermione non era svanito, si era solo affievolito. Le pozioni del professor Piton erano servite poco a nulla se non a ridurre gli attacchi, evitandole di farsi del male. Ginny in questi mesi non si era di certo dimenticata il suo piano, era quasi tutto pronto, mancava solo il permesso della preside.
 

19-11-1998 ore 10.00 a.m
 
Sabato mattina. I quattro amici si trovavano nella Sala Grande, intenti a consumare la loro colazione in tranquillità. A quanto pareva oggi Hermione non aveva in mente nessun piano di studi, perché stava mangiando lentamente il suo Porridge, senza mettere fretta a nessuno di loro. Ginny era impaziente, continuava a lanciare occhiate alla porta; "Ma dove si erano cacciati?!"
- Ginny, Stai aspettando qualcuno? E come mai ti sei portata dietro la borsa, non avrai intenzione di studiare vero?!- chiese Alan, leggermente preoccupato, guardando nella stessa direzione della ragazza
– Tranquillo Al, niente del genere- rispose la Rossa, sorridendo.
In quel preciso istante due figure entrano nella Sala Grande. Nessuno fece caso a loro fino a quando non si avvicinarono alla tavolata dei Grifondoro. Hermione non si era accorta di nulla, intenta com’era a mangiare il Porridge e a sfogliare la Gazzetta del Profeta, finché non sentì due mani calde posarsi sui suoi occhi.
– Basil, piantala, non vedi che sto leggendo?-
- Non sono io Herm - rispose una voce alla sua sinistra.
– Ok, Alan, piantala- ribatté la giovane
– Non sono neanche io Herm- rispose una voce alla sua destra… "ma allora chi…"
- Ciao Tesoro, sei felice di vedermi?- chiese una voce molto familiare, poggiando un lieve bacio sul lobo del suo orecchio, provocandole un brivido. La ragazza si girò di scatto trovandosi di fronte il suo ragazzo…
– RON- disse la giovane, fiondandosi in piedi per abbracciare il suo ragazzo. – Mi sei mancato tanto, lo sai?-
- Anche tu mi sei mancata - disse il ragazzo, stringendola con forza.
– HARRY, anche tu qui. Sono così felice di vedervi- disse Hermione, andando ad abbracciare il suo migliore amico.
– Ma cosa ci fate a Hogwarts?-
- Volevamo farti una sorpresa, e non è finita! Vai in dormitorio e prendi una borsa con un cambio, perché si parte! - rispose Ron, facendo l’occhiolino a sua sorella che sorrise divertita.
– Ma dove andiamo?-
- Niente domande Herm, è una sorpresa!-
- Ma Ginny, tu non vieni?- chiese Hermione, guardando la sua amica.
– Io sono già pronta cara- disse, indicando la sua borsa.
– E tu muoviti-
La ragazza si fiondò fuori dalla Sala Grande, salendo i gradini a due a due, felice come non lo era da un po’ di tempo.
- Non si saluta più, Harry?- disse Ginny, avvicinandosi lentamente al ragazzo, guardandolo con malizia.
– Oh scusami- fece Harry, cingendo la sua ragazza per i fianchi e baciandola con trasporto.
 – Ehm ehm, piccioncini?- disse Ron. Roteò gli occhi esasperato e per cercare di non guardare quei due che si mangiavano la faccia a furia di baci, si rivolse ai due ragazzi, fermi imbambolati di fronte a loro.
– Non ci siamo neanche presentati-
- è vero, scusatemi. Loro sono Alan e Basil Pevensie- fece Ginny, staccandosi da Harry.
– Molto piacere, io sono Ron-
- E io sono Harry-
- Piacere- risposero in coro i gemelli, faticavano ancora a credere di essere di fronte ai due maghi che avevano salvato il mondo dal Signore Oscuro.
La conversazione si interruppe così, tra l'imbarazzo generale. Fu il rosso a riprendere per primo la parola.
– Beh, noi dovremmo andare ora, a presto ragazzi- fece Ron, cominciando a incamminarsi – fate i bravi voi due- aggiunse Ginny,
– Certo mamma -
La ragazza sorrise divertita, raggiungendo gli altri due ragazzi in compagnia di Hermione, tornata come un missile dal dormitorio;
- Miseriaccia Herm- stava dicendo Ron
– Sono identici, sai mi ricordano tanto Fred e George-
Il viso dei presenti si oscurò leggermente, il dolore era ancora troppo vivo, per riuscirne a parlare tranquillamente
- Forza, è ora di partire, o faremo tardi- disse Harry, acchiappando il suo amico per un braccio, cominciando a camminare.
– Grazie- disse Hermione alla ragazza di fianco a lei…
– Lo so che c’è il tuo zampino, non dovevi disturbarti-
- Non è stato un disturbo Hermione, è stato un piacere - rispose Ginny, trascinando l’amica, verso i cancelli di Hogwarts.
 


 

Scusate il ritardo ma ero in vacanza. Ringrazio tutti coloro che mi seguono, è una vera gioia sapere che questa storia non è poi così male. Buona lettura.

 

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Capitolo 6
*** Who's gonna bring me back to life? ***


Who’s gonna bring me back to life?
      
       

19-11-1998 ore 11.00 a.m

 
- Ragazzi, volete togliermi questa benda dagli occhi? Mi sta dando sui nervi-
- Herm per favore, piantala- disse Ginny, piuttosto scocciata.
 Era stato un viaggio abbastanza lungo e tortuoso per arrivare lì. Avevano cambiato due passaporte e poi si erano dovuti smaterializzare. Il vero problema era che, da quando si erano smaterializzati, Hermione non aveva smesso un attimo di fare domande e non le avrebbe di certo permesso di rovinare la sua sorpresa.

Era riuscita a organizzare tutto senza che la sua amica sospettasse nulla, cosa che non era di certo semplice, in più era stata in grado di convincere la Preside, sul fatto che una piccola vacanza avrebbe di certo giovato a Hermione.
Ginny si mosse verso i due ragazzi, indicandogli con gesti frenetici quello che dovevano fare per sistemare il tutto prima di togliere la benda a Hermione. I tre ragazzi si misero schiena contro schiena, agitando all’unisono le bacchette finché non ebbero completato il loro lavoro.

La ragazza, intanto, cercava di capire dove si fossero smaterializzati. Sentiva in lontananza un rumore particolare che non riusciva a riconoscere, in più aveva molto caldo. Oltretutto era molto nervosa. Non era abituata a essere tenuta all’oscuro di qualcosa, la faceva impazzire. Tentò di captare i pensieri dei suoi amici, ma sia Ginny sia Ron avevano imparato a tenere a bada i poteri di Hermione, tranne Harry, che era sempre stato una frana in Occlumanzia, infatti riuscì a distinguere nella sua mente una distesa bianca, splendente e una serie arbusti in lontananza, quando sentì sfilarsi dagli occhi la benda. Li riaprì e rimase completamente senza fiato, davanti al panorama che si presentava ai suoi occhi; Davanti a lei si dipanava un corridoio composto di palme che conduceva a una spiaggia bianchissima e lucente sotto i raggi del sole. Il mare era una distesa cristallina, lievemente mosso dal vento che soffiava lieve su quel paradiso terrestre. Il silenzio era surreale. Il suo sguardo si perse in lontananza, verso l’orizzonte sottile che si fondeva con il tratto cristallino del mare. Hermione si girò di scatto, allibita…
– Ma.. ma dove siamo? Sembra il paradiso- disse Hermione, emozionata.
– Siamo in un piccolo atollo nell’oceano Indiano, tutto a nostra completa disposizione per due lunghi giorni- rispose Ginny, sorridendo teneramente.
Ron si avvicinò alla sua ragazza, sfiorandole un braccio.
– Ti piace? Io non sapevo neanche l’esistenza di un posto simile, grazie a Merlino ho una sorella così brillante e organizzata-
- Piantala Ronald - disse Ginny, arrossendo, visibilmente compiaciuta.
– La mia ragazza è una forza della natura- aggiunse Harry, abbracciandola e dandole un leggero bacio sulla fronte.
– Ragazzi, davvero.. io non so cosa dire, non dovevate fare tutto questo, io…- disse Hermione ma non riuscì a continuare a causa delle lacrime che soffocarono ogni suo tentativo di parlare.
Ron la sospinse verso il suo petto, stringendola – dai Herm, non devi dircelo, sappiamo di essere fenomenali e si, lo so, non devi dirmelo, sono il ragazzo migliore che ti sia mai capitato. -
- Ah piantala, stupido!- disse Hermione, dandogli una pacca sulla spalla al suo ragazzo, ancora con gli occhi umidi di gioia.
– Piuttosto direi che ho un problema. Io non ho portato niente da mare- affermò Hermione, tornando a essere la ragazza pragmatica di sempre, ma ancora una volta Ginny si rivelò piena di risorse.
– Ho tutto io cara, te l’ho detto che non dovevi preoccuparti di nulla. Si trova tutto nel bungalow che abbiamo costruito un attimo fa- disse la Rossa, indicando con la mano la costruzione alle sue spalle
– Vieni a vedere, questo è il tuo e di Ron- aggiunse la ragazza, lanciando uno sguardo malizioso ai due piccioncini.
– Mentre quello è mio e di Harry- disse indicando l’altra costruzione.
I quattro ragazzi entrarono nella prima. Non era molto grande ma al suo interno aveva un letto matrimoniale fatto con canne di bambù e ricoperto da lenzuola candide, sul lato destro vi era un mobiletto con appoggiata sopra una piccola valigia nera e sul lato sinistro invece vi era una finestra che dava sul lato ovest del piccolo atollo. Hermione si diresse alla valigia, aprendola con curiosità. Dentro trovò un paio di costumi da bagno molto semplici e un prendisole colorato, dai disegni floreali. All’interno vi erano anche un altro paio di costumi, decisamente maschili di color melanzana.
– Ma dai, lo sai che odio il color melanzana- disse Ron, sollevando con due dita il suo costume, guardando sua sorella in tralice.
– Oh Ron, come sei petulante, sono gli unici che ho trovato. Cambiatevi, ci troviamo in spiaggia- disse Ginny, afferrando il suo ragazzo e uscendo dal bungalow.
–Ehm Ron, non c’è il bagno?- chiese Hermione, guardandosi in torno, imbarazzata, con in mano il suo nuovo costume.
– Perché ti vergogni a cambiarti davanti al tuo ragazzo?- disse il Rosso, togliendosi tutti i vestiti e rimanendo nudo davanti a lei
– N-no no per niente… ah credo di aver trovato il bagno, grazie- disse Hermione, balbettando imbarazzata, cercando di non fissare il corpo dell’uomo di fronte a lei.
Si fiondò verso il bagno, chiudendosi con forza la porta alle spalle, appoggiandosi di peso contro di essa. Non riusciva a dare un nome ai sentimenti che in quel momento stavano imperversando dentro di lei. Si sentiva in parte eccitata alla vista del corpo del suo uomo ma anche incredibilmente impaurita. Fino a quel momento non si erano spinti tanto oltre, non per il fatto che lei non volesse o che non si fidasse di lui ma soprattutto per il fatto che ne era TERRORIZZATA. Terrorizzata dalla possibilità di non essere in grado di soddisfarlo. Purtroppo il sesso non si poteva apprendere sui libri e lei si sentiva totalmente persa. Non era ancora riuscita a dirlo a Ron, conoscendolo non avrebbe capito il senso di ansia che l’afferrava ogni volta che tentava un approccio più approfondito. Però vedeva il suo sguardo abbattuto ogni volta che si tirava indietro e non riusciva più a sopportarlo. Con un sospiro cominciò a indossare il suo nuovo costume: un bikini rosso molto semplice e anche un po’ striminzito che coprì con il suo nuovo prendisole colorato. Uscì dal bagno e trovò la stanza vuota; sicuramente Ron sarà già in spiaggia, pensò e così uscì dal bungalow, dirigendosi verso il mare.
 
Ron si trovava seduto sotto una palma, con gli occhi fissi su un punto imprecisato di fronte a lui. Pensava a Hermione. Non capiva cosa c’era di sbagliato in lei; Lui le aveva dato fiducia, protezione, amore e lei… niente. Certo il sesso non è tutto ma lui non  riusciva a pensare ad altro quando la guardava o quando sfiorava i suoi seni sodi, cercando di scendere sempre di più fino al centro della sua femminilità, senza però riuscirci. Ron si prese la testa fra le mani, stizzito; pensare a certe cose lo faceva eccitare terribilmente ma sapeva che non avrebbe potuto sfogare la sua eccitazione con lei. Sentì un movimento alle sue spalle e si girò di scatto, trovando Harry appoggiato al tronco dell’albero…
– Tutto bene Ron?-
 - Si si Harry, tutto bene, andiamo a fare un bagno? Sto sudando- disse Ron, alzandosi velocemente.
Harry guardò ancora il suo amico, sapeva che c’era qualcosa che non andava ma non sapeva cosa digli, avrebbe dovuto chiedere a Ginny, le ragazze in questo erano assai più brave.
Con una scrollata di spalle seguì il suo migliore amico in acqua.

 
-Tutto bene Hermione?- disse Ginny, raggiungendo l’amica e vedendola pensierosa. Hermione ci mise un secondo a rispondere, non sapeva se dire tutto a Ginny, in fondo era la sua migliore amica…
- Si si tutto bene, andiamo?!-
- Ok andiamo- rispose la Rossa, non completamente convinta.
 
19-11-1998 ore 12.30 p.m
 

Al castello di Hogwarts era ora di pranzo, la Sala Grande era quasi completamente piena e sia i professori sia gli studenti erano intenti a gustarsi il pranzo. C’era solo un posto libero al tavolo degli insegnanti e il posto era quello del professor Lioncourt.
– Ma dov’è Lestat, Minerva?- domandò Madama Bumb, seriamente interessata, con gli occhi che le brillavano.
– Non so davvero, l’ho intravisto prima e mi ha detto che si sarebbe ritirato nei suoi alloggi che non si sentiva molto bene- rispose la Preside.
Piton, che si trovava seduto a fianco di Minerva, ascoltò con pochissimo interesse. Non essendo un ammiratore del nuovo professore ma la sua attenzione crebbe quando sentì il nome della Granger, pronunciato da Pomona.
– Ho visto che la signorina Granger e la signorina Weasley sono uscite questa mattina con il signor Potter e il signor Weasley-
- Si Pomona. La signorina Weasley mi ha chiesto di concedere un week end di vacanza a Hermione, sai Hermione non è uscita così bene dalla battaglia come si potrebbe pensare e credo che i suoi amici possano aiutarla- disse la professoressa Mcgranitt.
– Soprattutto il signor Weasley- aggiunse la Sprite, sorniona.
Piton, dopo le parole della Sprite non ci vide più e con voce dura si inserì nella conversazione – Minerva, ti sembra saggio lasciare nelle mani di tre ragazzini il benessere e la salute della signorina? Lo sai che dovrebbe rimanere nel castello - e con voce ancora più bassa disse.
– Se le ricapita un attacco di sonnambulismo pericoloso e tenta di suicidarsi, cosa fai Minerva?-
Piton, conclusa la sua arringa, si rimise a mangiare, soddisfatto di aver lasciato senza parole la preside. L’idea della Granger e di quello stupido Weasley insieme era come avere un chiodo veramente doloroso nel cervello. Contrariamente a quello che pensava Piton, la professoressa non era rimasta scioccata e con fare autoritario, squadrandolo da sopra la montatura degli occhiali disse.
– Severus, non sta a te contestare una mia decisione. Io penso che l’unica cosa di cui abbia bisogno sia l’affetto delle persone a lei più care e Albus è d’accordo con me, perciò la discussione termina qui -
Detto ciò la strega riprese a mangiare, lasciando l’uomo seduto di fianco a lei, allibito e silenzioso.
 

Intanto sulla torre di Astronomia, una figura passeggiava nervosamente avanti e indietro, facendo ondeggiare i suoi capelli biondi.
Lestat era turbato. Si fermò di botto e si appoggiò alla balaustra, stringendola fino a farsi sbiancare le nocche. Era turbato perché il suo piano era in una fase di stallo; Gli servivano alcuni ingredienti per la sua pozione, ma quel pipistrellaccio non si era fatto incantare, neanche dalla sua spia. Sapeva che era un osso duro ma non pensava così tanto. Continuare a rimuginarci sopra non faceva che aumentare il suo fastidio. Aveva bisogno di distrarsi almeno un po’. Scese dalla torre e si incamminò verso la Sala Comune dei Grifondoro. Davanti al quadro della Signora grassa disse la parola d’ordine ed entrò. Trovò subito quello che stava cercando.
 
– Ti aspettavo- disse una voce femminile, proveniente dalla poltrona di fronte al camino.
- Je suis ici pour toi, signorina Mcdonald- disse l’uomo, avvicinandosi alla Grifondoro e prendendola in braccio.
– Ho bisogno di te, adesso-
- Sono qui professore- ribatté la giovane, accarezzando lascivamente le labbra dell’uomo con la sua lingua e aspettando con trepidazione quello che sarebbe venuto dopo.
 


19-11-1998 ore 09.30 p.m
 
Il sole stava tramontando sulle silhouette dei quattro ragazzi, seduti sulla sabbia bianca dopo un bel bagno nell’acqua scintillante, intenti a ridere e a raccontare episodi che li avevano resi protagonisti. Hermione era rilassata come non lo era da prima della guerra. Si sentiva al sicuro, protetta anche da se stessa e dai suoi problemi di sonnambulismo. Appoggiò la sua testa sulla spalla di Ron, chiudendo gli occhi, tranquilla.
– Il sole sta tramontando. Quante ore ci sono di fuso orario con l’Inghilterra?-
- Cinque ore mi pare - rispose per primo Harry
– Aah… oggi pomeriggio mi sarei dovuta portare avanti con Difesa delle Arti Oscure, sapete abbiamo un nuovo insegnante.. vero Ginny?- disse la giovane, aprendo un occhio solo per rivolgere uno sguardo alla sua amica, che era arrossita di botto.

– Ehm sisi, ma non è niente di che, insomma normale- rispose Ginny, evitando lo sguardo di Harry.
– Oh beh, di sicuro non durerà più di un anno. Quel posto a su il malocchio, mi domando come mai non l’abbiano dato a Piton, così almeno ce ne saremmo sbarazzati?!- disse Ron, non accorgendosi di nulla come il suo solito, ma a Harry non era sfuggito il rossore di Ginny
– Ginevra, mi devi dire qualcosa?- esclamò il ragazzo che-era-sopravvissuto, girandosi leggermente per guardare la sua ragazza.
- N-no figurati- ribadì la rossa, cercando aiuto nella sua amica, che se la rideva sotto i baffi ma che intervenne, aiutandola.
– Harry, ti prego, era per dire. È solo molto… come dire convincente nell’insegnare la sua materia- disse Hermione, cominciando a ridere dello sguardo un po’ perso del suo amico.
– Ah, avevo capito male allora- rispose Harry
– Sisi sicuramente- disse Hermione, cominciando a ridere seguita a ruota dai suoi amici.
Attesero che il sole tramontasse e quando le prime stelle comparvero timide nel cielo limpido, Harry e Ginny si alzarono e salutarono i due ragazzi, lasciandoli soli e dirigendosi nel loro bungalow.
Prima di entrare Harry prese in braccio la sua ragazza, portandola all’interno come una principessa…
– Ahah Harry, cosa fai?- disse la ragazza, molto emozionata, non credeva il suo ragazzo capace di gesti così romantici
– Come cosa faccio?! Porto dentro la mia bellissima fidanzata, perché non posso?!- chiese Harry innocentemente, cominciando a baciarle la mandibola e il collo per poi risalire fino alle sue labbra morbide e carnose. Ginny era emozionata, al contatto con le labbra del giovane, la sua bocca si aprì, pronta ad accogliere la sua lingua calda. Ingaggiarono una battaglia silenziosa che divenne mano a mano sempre più passionale. I loro cuori battevano frenetici. La rossa scivolò dalle sue braccia dolcemente, spingendo il ragazzo sul letto, al centro della camera. Scivolò sopra di lui come un serpente, fermandosi all’altezza dei suoi pantaloncini da bagno. Lo conosceva bene e sapeva quanto amava i preliminari, infatti quando cominciò ad abbassare i pantaloncini con esasperante lentezza, lo sentì tremare di piacere. A Ginny vennero i brividi, adorava vedere lo sguardo di Harry in quel momento, i suoi occhi verdi sembravano due pozzi infuocati dalla passione, che la fissavano, implorando di più. La rossa, con un movimento agile, tolse i suoi indumenti e lasciò libera la sua erezione, cominciando a stuzzicarla con la lingua. Harry non ce la fece più, con un’abile mossa, tirò sopra di se la ragazza, ribaltando le posizioni e strappandole quasi i vestiti. I loro respiri accelerarono così come i battiti dei loro cuori. Incominciarono una danza frenetica, incapaci di controllare i loro istinti, persi uno nell’altro. Quando Ginny, per la prima volta nella sua vita, giunse all’orgasmo, credette di morire, si domandò persino se era possibile morire di piacere e quando anche Harry la seguì seppe con assoluta certezza che lui era l’uomo della sua vita. L’atto appena consumato, li lasciò stanchi ma soddisfatti e ancora più innamorati di quanto già non fossero.
 
Sulla spiaggia, invece, si trovavano ancora Hermione e Ron, abbracciati a fissare le stelle.  La pace e la tranquillità sembravano circondare ogni cosa ma in realtà sia lui sia lei erano molto agitati. Hermione, per smorzare la tensione, cominciò a parlare a raffica, rivelando la sua vera natura di So-tutto-io…
– Ron hai visto il cielo? Ti ricordi quello che abbiamo studiato a scuola? Quella è la più bella costellazione, è Orione ricordi? Non ti sembra che rincorra la lepre, con l’ausilio del Cane minore e del Cane maggiore, giù là? O che rincorra le sette sorelle Pleiadi?!-
- Herm per favore, risparmiami! Lo sai che non mi è mai interessato più di tanto- disse Ron, facendo zittire la giovane donna. Un silenzio teso calò di nuovo su di loro, fino a quando il ragazzo non si decise a intervenire. Si posizionò su un fianco, cominciando a baciare la spalla nuda di Hermione. La ragazza emise un sospiro soddisfatto, rilassandosi e chiudendo gli occhi. Ron accorgendosi di ciò, tentò un approccio più diretto; Fece scivolare la sua mano fino agli slip del costume, spostandoli leggermente. La ragazza non si ritrasse e Ron dovette trattenersi per non emettere un urlo di gioia. Strusciò la sua mano sulla sua femminilità, delicatamente, arrivando a penetrarla con un dito. Hermione era completamente persa, non riusciva a ragionare lucidamente; allargò leggermente le gambe e accarezzò con dolcezza il viso del giovane, fino a quando non sentì un bruciore intenso provenire dalle sue parti basse. Realizzò cosa stavano facendo, irrigidendosi e sedendosi bruscamente, cacciò in malo modo Ron che non ce la fece più e scoppiò.
– ADESSO BASTA. Perché mi fai questo Hermione?-

La giovane lo guardò stralunata, le prime lacrime rischiarono di sopraffarla, ma le trattenne.
– Ron, vorrei tanto spiegarti… ma..-
- Niente ma… voglio una spiegazione- ribatté Ron, davvero infuriato.
– I-io non so come dirtelo, davvero…-
- Basta Hermione, io non ti capisco proprio- detto questo, si alzò di scatto, allontanandosi velocemente, senza guardarsi indietro.
La giovane donna lo guardò allontanarsi, le lacrime sgorgarono spontanee. Si sentiva anormale, qualsiasi donna avrebbe voluto fare l’amore con l’uomo che amava, perché lei aveva così paura? Forse non era la persona giusta, forse non esisteva la persona giusta ma la cosa che si chiedeva era se ci fosse qualcuno, nel vasto mondo, che sarebbe riuscita a riportarla alla vita. Si prese la testa fra le mani, continuando a piangere, finché non si sentì esausta. Si alzò e si diresse verso il bungalow, sperando di non trovare dentro Ron. Entrò in punta di piedi, diede un rapido sguardo e quando non lo vide, si rilassò e si lanciò sul letto, addormentandosi subito dopo.

 
Ron camminava per l’atollo, con i nervi a fior di pelle per quello che era appena successo. La rabbia lo sopraffece e tirò un pugno al primo albero che gli capitò sotto tiro, facendosi un gran male. Piegato in due dal dolore, dimenticò per un secondo Hermione. Ma la disfatta gli tornò prepotente in mente. Pensava di piacerle, nella camera dei segreti lei lo aveva baciato e poi era sempre stata lei a prendere l’iniziativa. Proprio non riusciva a comprendere. Si sedette, con la schiena contro un albero e rimase così, finché la stanchezza non lo prese prepotentemente e si addormentò.
 
Hermione si girava nervosamente nel letto, sudava e tremava, senza però svegliarsi. A un certo puntò aprì gli occhi, alzandosi in piedi. Uscì, come un automa, dal bungalow e si diresse al mare, spogliandosi dei suoi abiti e gettandosi tra le acque calme, nuotando e allontanandosi dalla riva. Immerse la testa sott’acqua, lasciandosi andare alla deriva. I minuti passavano ma Hermione non dava segni di voler riemergere. L’aria nei polmoni della ragazza si stava esaurendo, causandole un gran dolore al petto e alla testa. Ma lei rimase sotto, credendo solamente di sognare. Ormai era al limite, qualche secondo e sarebbe svenuta, ponendo fine alla sua vita ma qualcosa scattò nella ragazza; il suo attaccamento alla vita, la portò a svegliarsi di botto, accorgendosi di essere in acqua e senza ossigeno, diede una rapida spinta con i piedi, tornando in superficie, prese un gran respiro, tentando di tornare verso riva. Si sentiva debole. Arrivò a mala pena a riva, accasciandosi subito, con il fiato ancora corto. Si girò supina, in modo da respirare meglio. Appena riuscì a riprendere fiato, la consapevolezza di ciò che era appena accaduto le piombò addosso, e un gran malessere la sopraffece. Non fece in tempo a muoversi che sentì una voce che la chiamava.
 
Ron si svegliò di soprassalto, provando un grande dolore al collo a causa della posizione in cui si era assopito. Si mosse verso la spiaggia fino a quando non vide una figura sdraiata sulla spiaggia. Sembrava una ninfa, con il corpo nudo che riluceva alla luce della luna. Si sentì completamente rapito, sia avvicinò di soppiatto quando riconobbe la donna sulla spiaggia: era Hermione.
 
–Hermione- disse, accucciandosi di fianco a lei – tutto bene? Stavi facendo un bagno? Potevi almeno chiamarmi- aggiunse il ragazzo.
 I suoi occhi vagarono per tutto il suo corpo nudo, era una bellezza da mozzare il fiato e senza pensarci gli si fiondò addosso, schiacciandola con il suo peso e cominciando a baciarle il seno.
– RONALD LASCIAMI… aaaaaaah-
Hermione gridò con quanto fiato aveva in gola, tirando un calcio al giovane sopra di lei, facendolo alzare. La Grifondoro si rimise in piedi con fatica, indossando velocemente il costume, poi con sguardo di fuoco guardò il ragazzo, che stava comprendendo la gravità del suo gesto.
– come ti permetti?? NON OSARE MAI Più TOCCARMI… hai capito?- urlò Hermione, ormai fuori di se dalla rabbia.
– Herm, io… non so cosa mi abbia preso-
- TACI RONALD, io me ne vado- aggiunse la donna, avviandosi verso il bungalow.
– Cosa succede qua?- domando Harry, arrivando di corsa con Ginny appresso.
– Herm, ma cosa fai, dove stai andando?- aggiunse la rossa, vedendo la giovane donna, uscire dal bungalow con in mano solo la sua bacchetta magica…
– Io me ne vado Ginny, non resterò un solo momento in compagnia di questo porco-
 - Hermione, io non volevo- disse Ron ma la ragazza aveva già incantato un pezzo di tronco ed era già sparita.
 
Hermione arrivò a Hosgmeade. Era ancora furiosa, era partita in tutta fretta senza pensare a nulla se non a mettere maggior distanza tra lei e Ron. Solo ora si accorse dell’incredibile cavolata che aveva fatto. In Inghilterra era novembre e la temperatura era molto bassa, in più era quasi l’alba e lei aveva in dosso solo il costume da bagno. Si incamminò velocemente verso il castello. Arrivata quasi al portone, i brividi la costrinsero a fermarsi, era ancora molto spossata dopo il tentato annegamento e  non si sentiva più le gambe dal freddo. Si accasciò tremante, si girò di lato e vomitò tutto quello che aveva mangiato.
– Signorina Granger… forza, si alzi - disse una voce maschile, avvolta in un lungo mantello. Hermione riuscì a scorgere due occhi blu cobalto prima di perdere i sensi.   

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Capitolo 7
*** Svegliami, non riesco a svegliarmi! ***


Svegliami, non riesco a svegliarmi!
 



20-11-1998 ore 02.15 a.m
 
 
 -Ron, Ron cosa è successo? Perché Herm se n’è andata così? Dove è andata? Per tutti i folletti Ron, rispondimi…- esclamò Ginny, con il volto stravolto dall’ansia, avanzando di un paio di passi verso suo fratello con la mano tesa, pronta ad afferrarlo, ma lui indietreggiò, cominciando a correre il più lontano possibile dai suoi amici. Era sconvolto. Non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a compiere una simile azione degna di Draco Malfoy; L’aveva vista, riversa sulla riva, non si era fermato neanche un momento a pensare che alla sua ragazza potesse essere capitato qualcosa, no, lui da bravo idiota, qual era, le era saltato addosso. E adesso l’aveva persa. Si ritrovò a pensare a lei, se fosse riuscita a raggiungere la scuola, se si sentiva bene. Accelerò il passo, cercando di scappare da se stesso. Le lacrime uscirono dai suoi occhi; Lui non era un tipo sentimentale, dal pianto facile, anzi, odiava vedere piangere gli altri e soprattutto odiava piangere lui stesso, ma in quel momento non se né curò. Senza fiato, si aggrappò a un grosso albero, continuando a singhiozzare. Non vedeva niente di fronte a lui. Aveva ancora impresso l’immagine della sua Hermione, in collera come non l’aveva mai vista. Chiuse gli occhi con forza, tentando di cancellarla ma senza riuscirci, anzi l’immagine ritornò più vivida di prima facendolo sentire un vermicolo. Pianse disperatamente fino a quando non avvertì la sensazione di non aver abbastanza aria a disposizione, inspirò con maggior forza, peggiorando la situazione. Tentò di reggersi all’albero ma le sue mani e le sue braccia erano totalmente intorpidite come se avesse un immenso branco di formiche su tutti gli arti. Il panico prese il sopravvento e sperò solamente che qualcuno lo venisse a cercare.
 
-Harry, ma…-
- non lo so Ginny, adesso vado a parlare con lui. Tu vai da Hermione, suppongo sia tornata a Hogwarts e portale i vestiti, è partita senza niente. È un miracolo se non si è presa una bronchite- ordinò Harry.
Era serio e preoccupato, così la ragazza non s’indignò per il suo tono autoritario. Fece come l’era stato detto, cambiandosi anche lei e vestendosi con abiti pesanti.
Harry aspettò che la sua fidanzata fosse pronta.
– Ginny, ci vediamo più tardi- Le diede un lieve bacio sulle labbra…
– D’accordo, a dopo-
La rossa tenne gli occhi puntati sul suo ragazzo, che si allontanava a passo svelto verso il punto in cui Ron era sparito. Emise un lieve sospiro, si concentrò sulla destinazione e si smaterializzò in un secondo.
 
Harry camminava rapidamente in cerca del suo migliore amico. Voleva delle spiegazioni, aveva visto Hermione così solo una volta, ed era stato durante la battaglia a Hogwarts. Per un momento aveva temuto per la vita di Ron. Hermione era una strega brillante e molto dotata, capace di magie che fino a allora le aveva visto usare solo in casi di estremo pericolo. Per un attimo le aveva visto brillare negli occhi una luce pericolosa che lo aveva terribilmente spaventato. Scosse la testa, tentando di cacciare via i brutti pensieri, concentrandosi sul suo amico. Dove si è cacciato quello stupido? Pensò il giovane, percorrendo con gli occhi il tratto di spiaggia rischiarato dalla luna, unica testimone del fatto accaduto.
Un rumore lo costrinse a fermarsi. Si mosse il più silenziosamente possibile per tentare di capire da dove provenisse, girò attorno a un grosso albero e per poco non gli venne un infarto: riverso a terra si trovava Ron, in un bagno di sudore. Respirava a fatica e quando riuscì a scorgerlo, girò i suoi occhi verso di lui, implorando pietà. Harry s’inginocchiò velocemente al suo fianco, afferrandolo sotto le ascelle in modo da farlo sedere dritto contro l’albero.
–EHI RON, ascoltami, devi fare respiri profondi, Rooon…-
Accidenti, non lo stava ascoltando. Harry si guardò intorno freneticamente, cosa diavolo poteva fare? Se ci fosse stata qui Hermione sicuramente avrebbe avuto un idea. Poi un ricordo, gli tornò vivido nella mente: Aveva all’incirca 10 anni e viveva ancora a Privet Drive, senza sapere nulla della sua vera vita. Dudley stava facendo dei capricci incredibili, non che la cosa fosse insolita ma questa volta si stava impegnando davvero tanto. Era domenica e Harry si trovava, insieme ai suoi parenti, in salotto, per il thè delle cinque. Il giovane mago non vedeva l’ora di allontanarsi da loro, ma soprattutto da quella palla gonfiabile che era suo cugino, che stava facendo un fracasso incredibile.
 Accadde tutto in un secondo, suo cugino che cominciava ad annaspare alla ricerca dell’aria, zia Petunia che strillava come un’aquila inferocita e zio Vernon che accorreva a sorreggere il suo adorato bambino e Harry, che sgattaiolava nel suo tranquillo ripostiglio, con l’anta socchiusa, in modo da riuscire a vedere quello che stava avvenendo in salotto. L a pace non durò per molto…
- Ragazzo, vieni subito qui? Dove ti sei cacciato?- tuonò suo zio.
– Vai a prendermi un sacchetto, MUOVITI!!-
Harry corse come un fulmine, non voleva di certo prenderle da suo zio ma non poté fare a meno di pensare a cosa servisse il sacchetto… magari volevano porre fine all’esistenza di Dudley. Per lui sarebbe stato un grande regalo di compleanno. Sorrise divertito da questo pensiero, ma si dovette ricredere subito. Suo zio aveva messo il sacchetto sulla bocca di Dudley, facendolo respirare adeguatamente.
 
Il giovane uomo ritornò al presente in un attimo. Non doveva fare altro che far apparire un sacchetto, cosa ci voleva!
Si toccò le tasche, fiducioso di sentire la sua bacchetta ma dovette ricredersi: la sua bacchetta era nel bungalow. "Merda" pensò Harry, guardando Ron, stava cominciando a diventare molto pallido, doveva fare qualcosa immediatamente.
- Ron torno subito, calmati, torno immediatamente-
- N-no-
Il giovane Weasley tentò di opporsi, non voleva rimanere solo, ma non poté far altro che fissare il suo migliore amico, correre come il vento verso il bungalow. Dopo neanche un minuto, che a lui parvero ore, Harry tornò, con la bacchetta stretta in pugno. Con un movimento veloce fece apparire un sacchetto di carta. Ron, anche se mezzo tramortito, non riuscì a credere ai suoi occhi… cosa ci doveva fare lui con quel coso?? Il ragazzo-che-è-sopravvissuto glielo mise in faccia ma il rosso non ne volle sapere…
-Piantala, ti farà stare meglio, fidati di me-
Ron si convinse e piano piano cominciò a respirare in quel sacchetto, sentendosi anche un po’ ridicolo. Harry lo fissava, non era sicuro al cento per cento del suo metodo, ma era l’unica idea che le fosse venuta in mente. Si rilassò impercettibilmente quando vide il suo amico tornare a inspirare ed espirare correttamente. Il ragazzo si sedette al suo fianco, incrociando le gambe e aspettando pazientemente. Dopo circa dieci minuti il rosso tornò tranquillo; Harry se ne accorse, non avrebbe voluto chiedere niente a Ron, dopo le condizioni in cui l’aveva trovato, ma era importante, così glielo domandò…
-Sapevo che saresti venuto a chiedermelo.-
- eh Ron io non…-
-Lo so Harry, tranquillo! Sono stato un idiota- incominciò il ragazzo…
- Può darsi che tu, dopo  quello che ti dirò, non vorrai mai più vedermi e ti capisco!- aggiunse, con aria triste, fissandosi i piedi con insistenza
- Sta a me decidere… incomincia-
 
 
     20-11-1998 ore 07.15 a.m
 
   Il castello, a quell’ora del mattino era ancora deserto e Lestat avanzava svelto verso il suo ufficio, con in braccio la Grifondoro svenuta. Studiò dettagliatamente la ragazza; Non era una bellezza classica, di quelle che ti fanno girare la testa a guardarle per strada; Non era molto alta e neanche molto formosa, gli occhi che sapeva essere castani, erano penetranti e luminosi, il naso sottile e la bocca ben proporzionata. I capelli, ora molto corti, ma che mostravano già i primi segni di ribellione. Nel complesso era graziosa ma il suo fisico unito al suo carattere spavaldo, deciso e sicuro di se, la rendeva irresistibile ai suoi occhi. Si strinse maggiormente il suo corpo, tra le braccia, sentendola tremare; l’aveva trovata in costume da bagno, semi-congelata fuori dal portone, all’alba. Era sinceramente curioso di sapere il perché si trovasse fuori a quell’ora, beh non che gli fosse dispiaciuto incontrarla. Arrovellandosi sulle possibili risposte, giunse al suo ufficio ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle, con un tonfo sordo.
 
  -Tumb-
Il tonfo della porta arrivò soffocato alle orecchie della ragazza, che stava lentamente riprendendo i sensi. L’unica cosa di cui era certa, era di essere riuscita ad arrivare fino all’entrata del castello e li, di aver incontrato qualcuno di non ben definito… poi nebbia totale!
La Grifondoro si mosse leggermente, cercando di sollevare un po’ la testa. Sentiva la sua pelle informicolata e dolorante, sintomo che stava riprendendo calore e da questo dedusse di trovarsi finalmente all’interno di Hogwarts. La struttura su cui si trovava oscillava a destra e sinistra, provocandole un leggero senso di nausea. Era davvero curiosa di sapere, dove si trovasse, così, con riluttanza aprì un occhio, trovandosi a pochissimi centimetri da una distesa azzurro cielo, decorata da intarsi dorati…
-Ah… bentornata fra noi, madamoiselle-
La voce, dall’inconfondibile accento francese, la prese in contropiede. Alzò la testa di scatto, rendendosi conto di essere tra le braccia del suo professore. La cosa non le piacque particolarmente; Non si sentiva a suo agio con lui anche a causa dello sguardo di quell’uomo. Aveva qualcosa di malvagio e perverso. Le ricordava un esemplare di leone cresciuto in cattività, che aveva visto l’unica volta che si era recata con i suoi genitori allo zoo: Nobile e bellissimo, dal portamento fiero, ma che racchiudeva al suo interno ancora l’istinto del cacciatore e tutta la rabbia di un essere maestoso. Con un gesto repentino sgusciò dalle sue braccia muscolose, non calcolando la distanza con il pavimento, prendendosi una bella botta sul sedere.
-Auch… mmm che dolore-
Il professore la fissava con sguardo divertito, godendosi appieno la scena.
– Ahahah signorina, ma cosa le prende?- disse, tendendole una mano.
Hermione lo guardò titubante, non voleva offenderlo, alla fine rimaneva sempre un suo professore ma non voleva nemmeno sfiorarlo più del necessario. Alla fine cedette e allungò una mano, afferrando quella dell’uomo che la sollevò con una potente presa. La ragazza si guardò intorno, aveva già visto più di una volta quell’ufficio; Quando Remus era insegnante, potevi trovare diverse specie di animali, i più bizzarri; con il finto Malocchio potevi imbatterti nei congegni per combattere la magia oscura in ogni angolo. L’ultima volta che era entrata nell’ufficio dell’insegnante di Difesa si era ritrovata sommersa da oggetti frivoli e rosa, ah quasi si dimenticava i miliardi di gattini miagolanti appesi alle pareti.
Adesso, invece, lo studio era arredato con sapiente maestria. A terra vi erano numerosi tappeti, molto morbidi al tatto, di un tenue color beige. Al centro troneggiava una scrivania di mogano, ricoperta da piume, calamai e quant’altro. Subito dietro, leggermente scostata, si trovava una sedia in stile Luigi xv. Hermione ruotò leggermente, in modo da poter vedere il resto della stanza. Dietro di lei c’era un tavolino basso, di vetro, circondato da due poltrone di velluto, color rosso sangue, intagliate con rifiniture in oro antico. Al centro un divano, anch’esso color rosso, simile alle due poltrone, dall’aria molto antica.
- Le piace il mio studio, signorina?-
- Certo professore, l’ha arredato con un certo gusto-
 A dire tutta la verità alla giovane sembrava tutto troppo pomposo, ma questo se lo tenne per sé. L’analisi della stanza le aveva fatto scordare tutto quello che era successo, ma un brivido, la percorse dalla testa ai piedi, facendole serrare le braccia strette intorno alla vita
- Professore, la ringrazio molto per l’aiuto, ma ora preferirei scaldarmi un po’...sa..-
- Oh mon dieux! Ma certo… che scortese che sono, prego, accomodati-
Da quando le dava del “tu”? si ritrovò a pensare la ragazza.
- Preferirei andare in infermeria-
- Perché qui non ti piace? Posso assicurarti che il divano è davvero comodo- disse Lestat, con un sorriso accattivante sulle labbra, che fece salire un altro brivido alla Grifondoro, questa volta non di freddo.
– No davvero, non per essere scortese ma vorrei proprio andare da Madama Chips-
-Va bene allora, ti accompagno. Almeno prendi il mio mantello, non hai un bel colore sai?! ah prendi queste pantofole, avrai i piedi congelati-
Hermione lo guardò con tanto d’occhi, si stava prendendo troppa confidenza per i suoi gusti ma non poteva certo rifiutare, stava per diventare un ghiacciolo, di li a poco sarebbe stata usata come decorazione natalizia. Uscirono insieme dalla porta, quando un pensiero, le balenò in mente.
– Signore, ha per caso raccolto la mia bacchetta?
– Bacchetta? No, non avevi nessuna bacchetta-
La Grifondoro corrugò la fronte.
– Si che avevo la bacchetta - disse.
- Mia cara Hermione, ne sei proprio sicura?-
 
Il professore le si avvicinò, guardandola fissa negli occhi. Arrivato alla distanza di un respiro, sollevò il braccio, carezzando la guancia della ragazza con il dorso della sua mano.
Hermione era impietrita, quegli occhi erano ammalianti, profondi e gelidi come il Mare del Nord. Belli da far male. Sentì le sue gambe cedere, e non solo, anche la sua volontà, stava appunto per dire che non era più tanto sicura di avere con sé la bacchetta, quando con uno sforzo disumano, riuscì a distogliere lo sguardo.
- Si, ne sono sicura-
La voce le cedette leggermente, ma l’uomo sembrò non accorgersene. Fece un passo indietro e disse
– Bene, vado a vedere se è rimasta fuori, gliela porterò in infermeria, signorina.-
Ah, eravamo tornati al “lei” adesso. L’uomo si allontanò precipitosamente, lasciando la ragazza sola nel corridoio. Appena si allontanò, sentì il suo corpo rilassarsi…stava vivendo troppe emozioni tutte insieme, per fortuna che doveva essere una vacanza! Si ritrovò a pensare. Si avviò con passo rapido verso l’infermeria senza un pensiero felice, senza una voce a rassicurarla che tutto si sarebbe sistemato, senza l’affetto di nessuno.

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Capitolo 8
*** La regola dell'amico non sbaglia mai. ***


Ringrazio chiunque si fermi anche solo un secondo a leggere questa ff! *-* Buona lettura.  
 

La regola dell’amico non sbaglia mai
 



20-11-1998 ore 07.20 a.m
 
Un'altra giornata di scuola stava iniziando a Hogwarts sotto un cielo nero, carico di pioggia, tipicamente autunnale. Gli studenti si trascinavano verso la Sala Grande, chi per fare colazione e chi per copiare i compiti all’ultimo minuto, tentando di non farsi beccare dalla sempre vigile professoressa Mcgranitt, che sedeva già al centro della tavolata dei docenti.
“ Stanno diventando furbi questi ragazzi” pensò la Preside, che osservava attentamente la Sala, da sopra le lenti degli occhiali “ Hanno migliorato le loro tecniche di copiatura… ah ma cosa vedo la”.  La strega si alzò dalla sua posizione, avvicinandosi di soppiatto a un giovane Tassorosso del primo anno, che intento com’era a copiare i compiti di trasfigurazione, non si accorse di avere la sua professoressa alle spalle.
– Signor Witby, credo che abbia commesso un errore: l’incantesimo Membraneus non serve a trasformare gli animali in calici d’acqua. Consiglierei a lei e al signorino Caldwell di riguardare con maggior attenzione il compito, non tollero errori di questo genere -
Poco mancò che ai due ragazzi venisse un infarto. Il giovane Tassorosso, Kevin Witby, si girò lentamente, ritrovandosi a guardare dal basso all’alto la figura imponente della Mcgranitt. Nella sua mente si affollavano diverse scuse, una meno credibile dell’altra. La strega sembrò comprendere cosa passasse nella testa del suo studente, perché aggiunse, con tono duro.
– Witby, non cerchi scuse… ah questi li prendo io-
La preside fece lievitare dal tavolo i fogli, finché non finirono sulla sua mano tesa. I ragazzi erano impietriti, la Mcgranitt fece per allontanarsi quando si ricordò di una cosa.
– Ah dieci punti in meno a Tassorosso… a testa signorini e per questa volta niente punizione… ma la prossima volta non sarò così clemente -
Con un ultimo sguardo severo si allontanò, dirigendosi di nuovo al suo posto. Erano ormai quasi trent’anni che insegnava in questa scuola e non poteva pensare alla sua vita diversamente. Si era preoccupata quando era stata nominata preside, pensava di non poter più continuare a trasmettere alle nuove generazioni la magia, ma fortunatamente non era stato così. Ricominciò a mangiare fino a quando una voce non interruppe il filo dei suoi pensieri.
– Minerva, devi venire subito -
- Cosa c’è Poppy?-
- la signorina Granger è in infermeria, mezza congelata. Si è presentata da me poco fa… è il caso che venga anche tu-

- C-cosa.. per tutti i gargoyle… vengo subito… andiamo!-
 La Mcgranitt si alzò e velocemente seguì l’infermiera fuori dalla Sala Grande. Madama Chips sembrava agitata e ciò non aiutò la preside a rilassarsi.
 
Severus Piton, intanto, camminava svelto per i corridoi, con lo sguardo fisso di fronte a se. Rallentò il suo passo, fino a fermarsi solo quando arrivò al portone d’ingresso, dove s’imbatté, con suo grande rammarico, nell’uomo che più disprezzava al momento. Il mago stava appunto rientrando in quel momento e appena vide Piton si fermò allarmato, ma mascherando subito il suo fastidio, esclamò.
- Bonjour Severus, dormito bene?!-
- Lestat - rispose Piton, lapidario come il suo solito.
Tutto di quell’uomo lo innervosiva: dal suo essere sempre impeccabile, al suo sorriso così irresistibile, in grado di far cadere ai suoi piedi schiere intere di streghe. Una cosa però non lo spinse ad allontanarsi immediatamente dal professore: il suo intuito, allenato in anni e anni di spia, aveva colto qualcosa di anomalo nel comportamento di Lestat. Assottigliò lo sguardo, scandagliando dettagliatamente l’uomo di fronte a lui. Il sorriso di circostanza di Lestat scivolò via dal suo viso appena intuì ciò che il professore di pozioni stesse facendo. Conosceva bene le capacità di Piton; assunse una posizione tranquilla, con le mani intrecciate dietro la schiena, così da nascondere la bacchetta della ragazza e cercò di liberare la mente da qualsiasi cosa, anche se l’impresa si rivelò ardua, visto che era totalmente occupata dall’immagine di Hermione. Alla fine il primo a proferire parola fu proprio Piton.

- Cosa ci facevi fuori senza mantello, Lestat?-
Il suo tono tagliente, che aveva terrorizzato intere generazioni di magi e streghe, non fece per niente impaurire Lestat.
- Severus, credo che la cosa non sia di tua competenza… o sbaglio?!-
Il sorrisetto di scherzo che seguì le sue parole, fecero andare in bestia il Potion master. La mano di Piton corse alla sua bacchetta; avrebbe tanto voluto cruciarlo lì, in quel preciso momento ma l’arrivo di Poppy e della Mcgranitt fu provvidenziale.
- Oh Severus, ti cercavo… devi venire subito con noi in infermeria-
- Come mai Minerva?- chiese Piton senza distogliere lo sguardo dal professore di difesa, che non sembrava per niente allarmato dalla notizia.
- Hermione è tornata stamattina, è in infermeria-
Al nome della sua studentessa, Piton si mosse repentino verso la preside
– Cosa stiamo aspettando? Andiamo -
Lestat, che aveva seguito tutto il discorso e notato soprattutto, lo scatto del professore al nome di Hermione, s’intromise:
– Verrei anch’io, se non è di disturbo Minerva-
- Non hai di meglio da fare Lestat?- esclamò il Potion master, rispondendo al posto della Mcgranitt.
– Severus, ma cosa dici? Certo che puoi venire Lestat, puoi esserci di grande aiuto-
- Grazie preside-
Lestat sorrise soddisfatto e con passò agile seguì le due donne, passando davanti a un pietrificato Severus Piton.
 
 
20-11-1998 ore 07.40 a.m
 

Era la terza volta in una sola mattinata che il proprietario del pub La Testa di Porco si ritrovava a guardare, allarmato, fuori dalla finestra, per cercare ciò che aveva fatto scattare l’incanto Gnaulante. Ormai vivevano in un periodo di pace ma dopo tutto quello che era successo, la sicurezza non era mai troppa.
- Hogwarts sta andando in malora, almeno con quel matto di mio fratello queste cose non succedevano… studenti! Studenti che si smaterializzano con tranquillità a Hogsmeade di mattina… inconcepibile davvero!!
Aberforth Silente era davvero contrariato, non si erano mai viste cose di questo tipo. Continuò a borbottare insistentemente, guardando fuori dalla finestra. Aberforth aguzzò lo sguardo per tentare di riconoscere le due figure nella nebbia mattutina: una era alta, dai capelli rossi, con sicurezza un Weasley. L’altra era più bassa e magrolina… credeva di conoscere quei due ragazzi, che si stavano azzuffando sulla strada che portava a Hogwarts ma uscire, per scoprire cosa stesse succedendo, non lo allettava per nulla, così con una scrollata di spalle ritornò nel suo letto caldo, sperando vivamente di non sentire più quel maledetto allarme, almeno per qualche ora ancora.
 
- Miseriaccia Harry, ma che freddo fa?!-
Esclamò Ron, non appena mise piede di nuovo a Hogsmeade
- Eeh che non hai più il fisico Ron-
Il giovane Weasley assestò una bella gomitata al suo migliore amico, che si piegò in due, emettendo un buffo suono, a metà tra una risata e uno sbuffo
- Ahah e poi sono io che non ho più il fisico, né Harry?-
- Pff sta zitto Ron. Era un colpo a tradimento… come questo-
Detto ciò Harry si fiondò a testa bassa verso lo stomaco del Rosso. Ron per poco non cadde a terra, riuscendo a reggersi in piedi solo aggrappandosi al ragazzo-che-è-sopravvissuto.
- Ok…ok siamo pari adesso! Vogliamo stare qua tutto il giorno o andare a vedere che fine ha fatto Hermione?-
Harry si ricompose di colpo
- Hai ragione. Andiamo.-
I ragazzi si avviarono verso la scuola in silenzio. Harry era sovrappensiero, stava ripensando a quello che il suo amico gli aveva confessato…
Ron aveva appena terminato la descrizione degli eventi che avevano portato Hermione a fuggire, senza dare spiegazioni, dall’isola. Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Sentiva una gran confusione in testa; tutto quello che Ron gli stava dicendo, gli vorticava incessantemente, facendogli venire un gran mal di testa. Il rosso era mortificato, continuava a fissarsi i piedi, aspettando una qualsiasi reazione di Harry. Harry, dal canto suo, non sapeva proprio come comportarsi, non si era mai trovato in una situazione simile. Alla fine si decise a dire qualcosa, qualunque cosa pur di porre fine al silenzio teso che si era venuto a creare.
- Ronald Weasley, sei un vero idiota-
Il giovane uomo si sentiva un tantino ridicolo nell’interpretare la parte che di solito spettava a Hermione
- Lo sai che da ora… fino a data da destinarsi Hermione non ti rivolgerà nemmeno la parola?! Sai com’è fatta… e quello che ci rimette sono io, in mezzo a tutta la faccenda!-
-H-Harry-
-No Ron, non m’interrompere… per tutti gli ippogrifi!!-
-Harry-
-Cosa c’è?-
-Ti arrabbi se ti dico una cosa?-
-Dipende da cosa… ormai peggio di così…-
Sul volto di Ron si dipinse una smorfia buffissima: tentava di mantenere un’espressione contrita, senza però riuscire a mascherare completamente la risata che stava nascendo.
- Ehm… ti giuro Harry… ma sembri troppo mia madre in questo momento-
Il ragazzo si zittì di botto, fissando con sguardo vacuo l’amico: nella sua mente si era formata l’immagine di lui, con un bel grembiule a fiori e le mani sui fianchi, intento a sgridare il figlio dispettoso. La risata partì spontaneamente. I due amici si ritrovarono ben presto con le lacrime agli occhi dal troppo ridere…
-Ron-
-Si?!-
-Te l’ho già detto che sei un idiota?-
-Si mi sembra di si-
Lo sguardo che si scambiarono era denso di significato. A Harry era chiaro fin da prima che Ron iniziasse il racconto che alla fine l’avrebbe perdonato. Era o non era il suo migliore amico?! Certo questo non escludeva il fatto che si era comportato malissimo con Hermione e che era il caso che rimediasse il prima possibile.

 
Ron lo osservava con la coda dell’occhio; Harry sembrava immerso totalmente nei suoi pensieri e Ron immaginava anche quali. Era fortunato, un'altra persona gli avrebbe voltato le spalle, ma lui no. Dopo tutto quello che gli aveva detto stava andando con lui verso la sua  “ morte” per mano della sua, con tutta probabilità, ex-ragazza. È proprio vero che la regola dell’amico non sbaglia mai. 

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Capitolo 9
*** Let me see you through...'cause i've seen the dark side too. ***


LET ME SEE YOU THROUGH… 
'CAUSE I'VE SEEN THE DARK SIDE TOO.
 



21-11 1998 ore 07.45
 
Nessuna giornata era mai tranquilla a Hogwarts, c’era sempre qualcosa in agguato. Oggi quel qualcosa era il rientro inaspettato di Hermione Granger.
I quattro adulti camminavano in direzione dell’infermeria nel più completo silenzio. Giunti a destinazione entrarono, trovando già la porta aperta; Qualcuno era entrato senza permesso. L’intruso fu subito riconosciuto grazie alla sua zazzera rossa, lunga e indomabile: Ginny Weasley. La ragazza sedeva a fianco di quello che a prima vista pareva un gigantesco fagotto, formato da diversi strati di coperte.
La giovane Weasley sembrava parecchio in ansia. Sedeva sulla punta della sedia, gli occhi arrossati e i capelli spettinati. Gesticolava con foga verso il fagotto sul letto, borbottando parole, che ai quattro professori, dalla distanza in cui si trovavano, risultavano incomprensibili. Severus Piton si sporse leggermente sulla spalla della Mcgranitt, in modo da veder meglio la scena.
“ Credo che la Weasley stia perdendo colpi… sta parlando con un oggetto inanimato e soprattutto, dove è andata a finire quella ragazzina sconsiderata?!”
Piton era seriamente perplesso; Era stato palesemente disturbato solo per vedere una ragazzina delirare in infermeria?!
-Signorina Weasley, cosa ci fa qui dentro, senza il mio permesso?- abbaiò un’alterata Madama Chips
-Su su Poppy, non essere così dura, la signorina è venuta a fare compagnia alla signorina Granger, dico bene?-
Ginny sembrò riscuotersi per un momento dal suo stato.
-S-si Preside. È così.-
-Ora vai in dormitorio. Hai il permesso di saltare le lezioni, se non te la senti, Ginevra!-
La Mcgranitt tirò fuori dal suo repertorio la sua espressione più dolce.
-Grazie Preside. Allora… io vado-
Detto questo, la giovane, senza salutare nessuno, fuggì, quasi, dall’infermeria, senza alzare nemmeno la testa.
- Allora signorina, ci spieghi!-
La Mcgranitt si avvicinò al letto, aspettando pazientemente una risposta. Piton, se era possibile, era ancora più allibito… con chi stava parlando la Mcgranitt, che lì no c’era nessuno?!
Poi dall’ammasso di coperte sul letto spuntarono due occhi castani. Quegli occhi l’insegnante di pozioni li conosceva bene, erano da ben sei mesi che lo tormentavano durante la notte, e anche di giorno, visto che era costretto a far lezione alla sua proprietaria. In quel momento però, quegli occhi, di solito vivaci e brillanti, erano spenti e offuscati da un grande dolore. Quello sguardo invocava affetto e protezione… e chi era lui per rifiutare?!
Silenziosamente si portò alle spalle della preside, in modo da essere più vicino al letto.
Hermione, dal canto suo, non si sentiva per niente a suo agio. Le sembrava di essere un animale in gabbia. Aveva otto paia di occhi puntati addosso, e questo non faceva altro che aumentare il suo nervosismo.
Alzò gli occhi sulla Mcgranitt, ancora in attesa di una sua risposta. Sapeva essere una donna comprensiva ma di certo non era propriamente paziente. Hermione poteva notare il suo nervosismo dalle sue labbra: più diventavano sottili, maggiore era il fastidio. Al momento erano sulla buona strada per diventare molto sottili.
Così continuando a studiare attentamente la trama della coperta di fronte a lei mormorò.
-Preside, vede, ho avuto un altro attacco di sonnambulismo, assomigliava molto a quello di quest’estate, quando ero alla Tana-
La Mcgranitt, che si ricordava quello che la Granger gli aveva raccontato, riguardo al salvataggio di Weasley, prima che lei si buttasse giù dalla finestra, si mosse a disagio. Sentiva lo sguardo di Piton perforagli la nuca. Se avesse potuto vederlo, avrebbe giurato sul fatto che avesse alzato quel dannato sopracciglio, come a voler sottolineare l’ovvio… che lei aveva commesso un imperdonabile sbaglio.
-Hermione, per aiutarti dobbiamo scoprire cosa innesca questi attacchi, perciò saresti così gentile da dirci cosa stavi facendo prima?-
Hermione si schiarì la voce a disagio, Non poteva certo mettersi a parlare con i suoi professori dei suoi problemi di coppia.
Un’ondata improvvisa di caldo, la portò a togliersi di dosso una buona metà delle coperte.
Era sicura che non fosse merito della pozione di Madama Chips.
La preside tirò fuori un tatto sconosciuto a pochi, e che aveva cominciato a mostrare più spesso.
-Poppy, vai a vedere se hai un po’ di pozione Dolce sonno per dopo, grazie-
Madama Chips mangiò la foglia e sparì velocemente nel suo ufficio, in fondo alla sala.
-Ah Lestat a che punto sono le tue ricerche sulle maledizioni oscure?-
-A un punto morto, preside-
-Beh vediamo di farlo resuscitare quel punto, forza-
Lestat fissò la donna contrariato, senza muovere un muscolo. Lui, Lestat de Lioncourt, che si faceva cacciar fuori da quella vecchia strega?!
Purtroppo per lui, era una battaglia persa in partenza, così con un cenno rigido del capo si dileguò, senza voltarsi indietro. La preside si girò soddisfatta verso il Potion Master, pronta per cacciare fuori anche lui, con qualche scusa, ma l’arrivo di un personaggio la fermò.
- Eccoti Minerva ti cercavo-
- Kingsley. Qual buon vento ti porta qui?-
- Dobbiamo finire la conversazione dell’altro giorno, ricordi?!-
- Santo cielo, mi ero dimenticata. Perdonami Kingsley. Immagino che non si possa rimandare…-
-No, Minerva. Mi spiace-
-Severus, resti tu con la signorina Granger?-
-Preside… io…-
Piton aveva aperto bocca, tentando inutilmente di opporsi…
-Hermione?? Come mai sei in infermeria?-
Kingsley Shackleboit si rivolse a Hermione, con il sorriso sulle labbra.
- Ministro, è una storia troppa lunga da raccontare al momento-
La giovane si rivolse a Kingsley, rispondendo al suo sorriso. L’era sempre piaciuto quell’uomo, ispirava una grande sicurezza.
-Bene… me ne parlerai in un altro momento.- Altro sorriso.
- Minerva, vogliamo andare nel tuo ufficio?-
-Certo, certo.-
-Dopo di lei, preside- disse il ministro della magia, tenendo, con grande galanteria, la porta dell’infermeria aperta.
-Ah Severus, dopo voglio un resoconto completo. Arrivederci-
E con un cenno del capo la strega uscì, seguita dal ministro della magia.
Quando la porta si fu chiusa un silenzio imbarazzante calò nella sala.
Il professore di pozioni era rimasto impietrito, gli occhi fissi sulla porta, dove la preside e Shackleboit erano appena spariti.
“ E adesso, cosa faccio?!” si ritrovò a pensare il professore, con ansia crescente. Non era abituato a questo genere di cose. Lui era Severus Piton, il terrificante professore di Pozioni, non lo psicologo di stupidi bamboccioni frignanti. Con la coda dell’occhio vide la Granger, in difficoltà quanto lui… beh almeno non era il solo. Si trovavano sulla stessa barca.
Con un gesto stizzito acchiappò la prima sedia che si trovò sotto mano, portandola vicino al letto della Grifondoro. Si sedette, appoggiandosi allo schienale e accavallando le gambe, come se fosse perfettamente calmo. Non bisognava fare così per mettere a suo agio una persona?!
E ora?... cosa avrebbe dovuto fare?? Forse avrebbe potuto chiamare Madama Chips, lei era un’infermiera, ci sapeva fare molto più di lui.
Scrutò l’ufficio di Poppy, sperando di vederla apparire, ma la Granger se ne accorse ed esclamò.
-Professor Piton, non è necessario che rimanga, di certo avrà di meglio da fare-
-Certo che ho di meglio da fare, signorina…non ne dubiti-
La rabbia s’impossessò della giovane. Per quanto si sentisse amareggiata e ferita, non era certo lì per farsi insultare, beh forse un po’ se l’era cercata, però che cavolo!!
Severus, mantenendo sempre la sua maschera di freddo e distaccato interesse, interiormente stava gioendo. Era rabbia quella che vedeva nei suoi occhi, ma era sempre meglio del nulla di poco prima.
- Allora- incominciò Piton, incrociando le braccia sul petto – vediamo di porre fine a quest’agonia il prima possibile. Lei non ha voglia di parlare con me, ed io non provo alcun interesse nell’ascoltarla, perciò Granger… per il quieto vivere, risponda velocemente alle mie domande e che ognuna vada per la sua strada.-
La Grifondoro si mise a riflettere… dopo tutto poteva anche andare come accordo. In un'altra situazione non avrebbe mai accettato, ma al momento l’unica persona che forse poteva comprendere il suo stato d’animo era proprio l’arcigno e sarcastico Severus Piton.
- Bene, affare fatto professore- disse Hermione, allungando la mano.
Piton la fissò disgustata, ma la giovane lo precedette.
-Giuro di non soffrire di nessuna malattia infettiva, può stringerla-
L’uomo strinse gli occhi, infastidito dal sarcasmo della ragazza ma allungò la sua mano, avvolgendo quella di Hermione. La mano del professore era calda e molto grande. Era la mano di un uomo, non quella sudaticcia di Ron o piena di calli di Krum. La giovane sussultò al contatto, diventando immediatamente di un tenue color porpora. Piton se ne accorse ma per una volta decise di tenere la bocca chiusa.
In un attimo, così come si erano unite le due mani si divisero. Severus riprese la sua posizione di prima, prendendo la parola per primo.
-Granger, in cosa consisteva l’attacco questa volta?-
- Mi sono spogliata e immersa in acqua. Rischiavo il soffocamento.-
Il tono di voce della giovane era neutro ma in realtà la cosa le metteva addosso una grande paura, aveva rischiato molto. Piton cercò di non scomporsi ma un leggero tremolio lo pervase. Sperò con tutto il cuore che la Granger non se ne accorgesse. Hermione non ci fece caso, presa com’era dal ricordo di qualche ora prima.
- E… cosa stava facendo prima?-
La domanda poteva avere molte interpretazioni diverse. Hermione scelse la meno maliziosa ma il sorrisetto di Piton la fece ricredere.
-Niente di strano, professore-
Scandì bene l’ultima parola, in modo da ricordagli il suo ruolo.
-Ho solo avuto una discussione con Ronald- sussurrò la ragazza.
-Su cosa avete discusso?-
-Non credo siano affari suoi- disse Hermione, spostandosi con rabbia il ciuffo di capelli dall’occhio.
-Purtroppo sono affari miei, signorina…. Allora??-
- Problemi di coppia-
Un'altra ondata di caldo, altre due coperte che finivano a terra insieme alle precedenti.
-Ah ma davvero?!-
Severus era sorpreso. La perfetta So-tutto-io e Weasley avevano dei problemi, problemi seri a quanto pareva… chi l’avrebbe mai detto!!
- Professore, non mi pare il caso di fare del sarcasmo- disse la giovane.
Severus rimase in silenzio a guardarla. Aveva portato al petto le gambe, chiudendosi come un riccio, con la testa sepolta tra le ginocchia. L’uomo seduto al suo fianco avvertiva il dolore che si sprigionava a ondate dal suo corpo e si sentiva impotente. Si mosse lentamente, fino a posare i propri gomiti sulle sue ginocchia. I minuti passavano lentamente, come a voler farsi beffa di loro due.
-Hermione…-
La voce di Piton era poco più di un sussurro. La Grifondoro alzò la testa di scatto, giusto per accertarsi che fosse stato Piton a parlare. L’uomo teneva la testa china in modo da non mostrare il suo dolore alla ragazza.
- So cosa si prova a soffrire per amore… e devi reagire ragazzina… finché sei in tempo- disse Piton. Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, prima che una stiletta dritta al cuore lo costrinse a chiudere gli occhi con forza. Una lacrima dispettosa fuggì, precipitando verso il suolo.
Hermione aveva assistito a tutta la scena, con la bocca semi-aperta dalla sorpresa. Ora era lei a sentirsi impotente. Si tolse le coperte e scese dal letto. Voleva consolarlo, ma sapeva che lui non avrebbe gradito un contatto fisico. Allungò una mano titubante, ma la ritirò subito, poggiandosela sulla bocca per trattenere i singhiozzi. Non sapeva neanche lei da dove derivasse tutto quello sconforto.  
-P-professore-
Piton sollevò lo sguardo. Hermione piangeva. Era la prima volta. L’aveva vista piangere di gioia, di rabbia… Ma mai avrebbe immaginato di vederla piangere dalla disperazione. Perché piangeva così?! Lui aveva solo tentato di consolarla. Si alzò dalla sua sedia e la raggiunse, sovrastandola con la sua altezza.
-Perché sei così triste Hermione?-
La ragazza sollevò lo sguardo, perdendosi in quei due tunnel scuri come la notte, senza proferire parola. Voleva essere più forte, riuscire a trattenere le lacrime, che la rendevano troppo fragile, per i suoi gusti.
-Non vergognarti di piangere. Lascia che ti guardi dentro, perché io ho vissuto anche la parte più oscura-
Severus, dopo aver pronunciato le ultime parole, si sentiva più leggero, solo Lily era stata in grado di far uscire allo scoperto quella parte di lui. Severus, dopo anni e anni di buio, voleva un po’ di luce, voleva essere diverso per quella piccola creatura davanti a lui. Le sfiorò le spalle, con un tocco leggero. Hermione chiuse gli occhi bisbigliando.
-Guardami dentro Severus-
Piton non se lo fece ripetere due volte e utilizzando più tatto possibile, penetrò le sue difese, osservando quello che le era capitato.
Flesh dal passato.    La spiaggia.    La luna. Ron che non capiva perché lei non cedeva, sempre Ron che scappava infuriato.  Acqua, tanta acqua sopra di lei… Disperazione. Paura.
Un altro flash… l’infermeria di Hogwarts. Imbarazzo. Hermione che si sentiva in gabbia. Poi la sua immagine, una lacrima…
Ancora Disperazione. Paura.
Uscì dalla sua mente, spossato per il lungo viaggio. Ora capiva tutto. Strinse la presa sulla ragazza, portandola più vicina al suo petto. La sentiva tremare, così afferrò con entrambe le mani due lembi del suo mantello, avvolgendola.
Hermione si rilassò tra quelle braccia forti. Il peggio era passato, lo sapeva bene. Era passato anche grazie a questo uomo che, contro ogni previsione, si ritrovava a stringere fra le braccia.
Risollevò la testa, aprendo finalmente gli occhi, che erano tornati brillanti, proprio come li ricordava Severus.
-Beh professore, non è stata così rapida e indolore come avevamo stipulato- esclamò Hermione, sorridendo divertita.
-Credo che le convenga cucirsi la bocca, Miss Granger- aggiunse Piton, sollevando un angolo delle labbra, nella parvenza di un sorriso, senza però mollare la presa su corpo della Grifondoro di fronte a lui.
Tra di loro vi era la distanza di un bacio, un bacio che entrambi desideravano.
Contemporaneamente si avvicinarono.
Hermione dischiuse le labbra, mentre Severus socchiudeva gli occhi…
Entrambi potevano ormai percepire il calore dei propri respiri quando….
 
- Scusate se interrompo-
I due si allontanarono alla velocità della luce, girandosi contemporaneamente verso il proprietario della voce.
Lestat sorrideva divertito, appoggiato elegantemente allo stipite della porta.
Hermione era la seconda volta che in sua presenza avrebbe tanto voluto che una botola si aprisse sotto i piedi. Piton invece era imperscrutabile, come se li avessero beccati, anziché avvinghiati uno all’altra in infermeria, in un’aula a correggere compiti.
-Lestat, che tempismo- esclamò il Potion Master, con voce fintamente dolce. In quel momento sembrava più un serpente a sonagli, intento a sorvegliare la preda.
-Severus, io non farei del sarcasmo se fossi in te.-
Il suo sorriso non prometteva nulla di buono.
-Comunque sono tornato indietro a consegnare la bacchetta alla signorina… ah si.. e a riprendere i miei effetti personali-
Lestat, così dicendo, si avvicinò a Hermione. Arrivato a un soffio dal suo viso, s’inginocchiò, afferrando le sue pantofole. Con un altro movimento elegante si rialzò, costringendo la ragazza a indietreggiare fino ad appoggiarsi alla struttura di ferro del letto. Lentamente recuperò anche il suo mantello, senza distogliere lo sguardo da un Hermione, ormai imbarazzatissima.
Per concludere si avvicinò ad un ormai incazzatissimo Piton, dandogli una leggera pacca sulla spalle e incamminandosi con passo leggero fuori dall’infermeria.

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Capitolo 10
*** Dolce è la vendetta, specialmente per le donne. ***


Dolce è la vendetta, specialmente per le donne.
 
Eccomi. Con un nuovo capitolo. Mi dovrete sopportare parecchio, perché avrò mooolto tempo per scrivere, essendo bloccata a casa con un gesso nuovo di zecca alla gamba. Ringrazio chi legge e chi recensisce… siete la mia gioia! *_* Buona lettura!
 
 
21-11-1998 ore 08.00 a.m
 
Lestat lentamente recuperò anche il suo mantello, senza distogliere lo sguardo da un Hermione, ormai imbarazzatissima.
Per concludere si avvicinò ad un ormai incazzatissimo Piton, dandogli una leggera pacca sulla spalle e incamminandosi con passo leggero fuori dall’infermeria.

 
“Io odio Lestat de Lioncourt.”
Fu il primo pensiero coerente che Hermione riuscì ad articolare.
Un brivido le ricordò di essere a piedi nudi sul pavimento di pietra. Con un leggero tonfo si abbandonò sul letto, spostando gli occhi dalla porta all’uomo, immobile come una statua di granito.
Il primo rintocco dell’orologio, che segnalava lo scoccare delle otto, riportò alla vita il mago.
L’inizio delle lezioni era vicino e Piton sarebbe già dovuto essere nei suoi amati sotterranei, pronto a torturare quella manica di teste di legno degli studenti del primo anno.
-Granger, per colpa tua ho saltato la colazione- disse Piton, con un espressione arcigna sul volto.
Niente di diverso dal solito insomma.
-Colpa mia professore?-
Hermione era indignata
-Guardi che nessuno la stava trattenendo-
Lo guardò, sorridendo beffarda, magari poteva divertirsi un po’ anche lei…
-Poteva lasciare che rimanesse il professor Lioncourt.-
Al solo nome del mago, le mani di Piton si chiusero di scatto, facendo sbiancare le nocche.
Hermione però non vide lo sguardo che Piton le lanciò perché si era completamente distesa sul letto, con gli occhi ben serrati, sorridendo tra sé e sé.
Non sentendo nessun rumore pensò che Piton, alla fine, avesse optato per la fuga, ma un cigolio di molle la riscosse. Riaprì gli occhi con circospezione e sentì il cuore mancare un battito…
Piton, silenzioso come solo lui sapeva essere, si era avvicinato al letto. Si era chinato e aveva appoggiato le mani ai lati del volto della ragazza.
    -Non faccia la spiritosa con me, Granger- soffiò il Potion master, a pochi centimetri dalle morbide labbra della Grifondoro.
     Hermione era esterrefatta; Non avrebbe mai scommesso uno zellino sulle capacità seduttive di Piton, e invece dovette ricredersi.
“Hermione, per favore. Ritorna sulla terra. Non ti sta mica seducendo.” Pensò la giovane, non riuscendo però a placare i battiti furiosi del suo cuore.
 
“ Via, scendere dal letto e andare via” ordinò la parte razionale di Severus Piton, ma il mago era troppo concentrato sulle sensazioni che quella giovane donna gli stava dando, per obbedire.
Abbassò il viso, fino a soffermarsi sul petto. Si girò per metà e appoggiò, con delicatezza, l’orecchio appena sopra il seno sinistro.
 
Tun du du dum, tun tu du dum, tun du dum dum...
Il suo cuore batteva forte. Era ancora intero, seppur incrinato dalle delusioni. “Chissà se il mio cuore riesce a battere ancora così” Si ritrovò a pensare.
 Il suo cuore spezzato. Un cuore spezzato dovrebbe produrre lo stesso rumore di un vetro infranto o di un bicchiere che cade a terra. Invece il cuore quando si spezza lo fa in assoluto silenzio. Data la sua importanza, ti verrebbe da pensare che faccia uno dei rumori più forti del mondo, o persino che produca una sorta di suono come il rintocco di una campana. Invece è silenzioso, e tu arrivi a desiderare un suono che ti distragga dal tuo dolore. Lui lo sapeva bene… quante volte si era spezzato?! Troppe per qualsiasi essere umano.
Il cuore di questa ragazza era ancora intatto e non sarebbe di certo stato lui a rovinarlo.
Baciò lievemente la pelle accaldata di Hermione. Con un movimento veloce si alzò e senza guardarla negli occhi si diresse verso la porta.
 
 
-Harry, dici di entrare?-
Disse Ron, fermandosi un paio di passi dietro al moro.
-Certo Ron, cosa siamo venuti fino a qui a fare, se no?-
Harry, accigliato, si girò a guardare Ron, dando le spalle alla porta dell’infermeria. Il suo amico era spaventato, temeva Hermione, famosa per le sue reazioni imprevedibili.
-Devi parlarle… lo sai vero?!-
-I-io si!-
Il giovane Weasley lanciò uno sguardo terrorizzato alle spalle del moro, diventato ancora più pallido di poco prima…
-Ehm… Ron… stai bene? Hermione non può di certo mangiarti-
-Io non ne sarei così sicuro-
Una voce melliflua s’introdusse nella conversazione. Harry si girò di scatto, ritrovandosi a faccia a faccia con il professore più odiato di Hogwarts.
-Buongiorno signore. Hermione è qui in infermeria?- chiese Harry, con tutta la cortesia possibile. Alla fine era anche merito suo se aveva sconfitto Voldemort.
-Si, è qui Potter. Che cosa volete da lei?- domandò il professore, lanciando un’occhiata di puro e intenso odio a Ron, che dall’alto del suo metro e ottanta, si fece piccolo piccolo, cercando di scomparire dalla sua vista.
-Volevamo vederla- disse il moro, spiazzato dalla reazione del mago, che continuava a tenere sotto tiro Ron.
Un ghigno incredibilmente sadico si delineò sul suo volto…
- Certo, entrate pure-
I due ragazzi, spiazzati, entrarono, continuando a lanciare occhiate in tralice al mago….
-credo che sia uscito di senno…-
-Shh Ron-
Sentì borbottare, prima che la porta fosse chiusa.
Ancora con quel ghigno malvagio si avviò a passo molto lento verso i sotterranei. Non fece tempo ad arrivare a metà corridoio che un urlò squarciò l’aria…
Piton si aprì in un vero sorriso soddisfatto…
“Dolce vendetta” pensò, e si avviò a passo più rapido verso la sua classe.
 
Hermione non riusciva a trovare una spiegazione. L’unica cosa che sapeva era di sentirsi… strana. Non le era mai capitato in tutta la sua vita.
Assorta in questi pensieri, si mise ad accarezzare distrattamente, con la punta delle dita la porzione di pelle sulla quale Piton aveva appoggiato le sue labbra calde. La sentiva formicolare. Volendo avrebbe potuto tracciare il contorno delle labbra dell’uomo. Una cosa però ancora non le era molto chiara…. Da quando non la disprezzava più? Aveva passato sei lunghi anni, sopportando le sue inutili frecciatine… e ora… niente! Da qualche mese a questa parte, rischiava di incontrarlo anche davanti al ritratto di Grifondoro, lui… che non lasciava praticamente mai i suoi sotterranei, se non per mangiare.
Hermione sbuffò irritata, picchiando i pugni sul letto.
“ Appena lo vedo, gli chiedo spiegazioni” si ripromise la Grifondoro.
 
-Hermione…-
La ragazza si sedette, sentendo la voce del moro. Harry avanzò titubante, con Ron nascosto alle sue spalle, come un bambino dietro la sottana della mamma.
-Harry-
Hermione sorrise dolcemente alla vista del suo migliore amico.
-Non dovevi disturbart…. Ronald- disse la giovane, sputando tra i denti l’ultima parola.
-Ciao Hermione- pigolò Ron, ricevendo solo una gelida occhiata dalla ragazza.
I due ragazzi valutarono attentamente la loro amica; Sembrava calma, non propriamente rilassata, ma era già qualcosa. In più non aveva sotto mano nessun oggetto contundente, il che non guastava di certo. Ron, dopo aver valutato attentamente ogni cosa, si avvicinò leggermente, prendendo la parola…
-Ehm Herm… io vorrei parlare con te, sai di quello che è successo.-
La Grifondoro non lo guardò neanche, per un minuto buono. Alla fine decise di spostare i suoi occhi nocciola sul rosso…
-Prima cosa: non chiamarmi Herm. Seconda cosa: io non voglio parlare con te… mi sembrava di essere stata abbastanza chiara a proposito. Terza cosa: ti pregherei di sparire.-
Harry spalancò gli occhi, spaventato. Guardò il suo amico. Lo conosceva bene, quante volte lo aveva visto perdere la pazienza per un nonnulla?
-Hermione, io sono venuto qua in buona fede, non sono un giocattolo, non puoi trattarmi così, mi devi delle spiegazioni… non te lo dimenticare.- disse Ron con rabbia crescente. Stava diventando di un pericoloso color rosso.
-Ahaha, vorresti delle spiegazioni?! Non farmi ridere. Ronald, sei dotato di così poca intelligenza che darti del giocattolo, sarebbe farti un favore-
Hermione aveva esagerato. Si era spinta troppo oltre questa volta.
-Ehi… ehi ragazzi… calmiamoci per favore- cercò di dire Harry, mettendosi in mezzo ai due, che sembravano pronti a farsi fuori.
Una cosa lo distrasse dal suo compito, una cosa che prima proprio non aveva notato. Nella piega del tavolino davanti al letto, c’era la bacchetta di Hermione.
“Oh oh… spero che non si siano accorti di nulla… se no siamo fregati” pensò Harry. Furono le ultime parole famose: quattro paia di occhi si puntarono sulla bacchetta, inerte e ignara di tutto.
Il moro si sporse impercettibilmente verso la bacchetta, nel tentativo di afferrarla ma…
-Harry non pensarci neanche-
Hermione aveva letto i suoi pensieri e lui si maledisse mentalmente per la sua incapacità in occlumanzia.
Fu un attimo… La ragazza con uno scatto felino acchiappò la bacchetta, Harry contemporaneamente cercò di fermarla, andando a sbattere il gomito contro il letto e Ron fiutando il pericolo, tentò di tirar fuori la sua bacchetta, inutilmente…
-Exulcero- urlò Hermione.
-AAARGH-
La faccia del ragazzo si riempì di minuscole ustioni sulla pelle, simili a punture, facendo diventare la sua faccia molto simile a una pluffa.
-Cosa hai fatto?!- biascicò Ron, toccandosi la faccia dolorante.
-Cos’è questo baccano?- chiese Madama Chips, uscendo e sbattendo con violenza la porta del suo ufficio.
-Questa è un’infermeria, non una sala giochi- esclamò la donna, notevolmente infuriata da tutto quel rumore.
-Cosa è successo qui?- disse spostando lo sguardo da Ron, che continuava a piagnucolare sommessamente a Hermione, ancora ansante sul letto con la bacchetta stretta in mano a Harry, praticamente sdraiato sotto il letto. La scena era davvero esilarante, non certo per Madama Chips però.
- Una piccola divergenza di opinioni, Madama Chips- disse Hermione.
- Una piccola divergenza di opinioni Hermione?! Ma… ma cosa dici?! Io sto malissimo- mugolò il rosso disperato.
-Signor Weasley la smetta. È solo una fattura pungente, tra un paio d’ore sarà tornato come nuovo- disse, liquidando il ragazzo con un’occhiata scocciata.
-E lei signorina metta giù quella bacchetta. Dovrebbe essere nel suo letto, a dormire. Forza, si muova… poi parlerò con la sua capocasa.- esclamò alla fine l’infermiera, lanciando un pigiama di flanella sul letto e spingendo fuori i due ragazzi.
Hermione rimase a guardarli, pentendosi di aver perso così la pazienza, non tanto per Ron, perché se lo meritava ma per Harry. Il moro le rivolse un sorriso triste prima di essere spinto completamente fuori dalla strega.
 
21-11-1998 ore 08.15 a.m
 
“Maledizione sono in ritardo, non ho mai fatto un ritardo in vita mia. Maledizione” esclamò tra sé e sé il Potion Master, visibilmente infuriato.
Arrivò davanti alla porta della sua classe, spingendola con forza ed entrando, facendola sbattere da entrambi lati con un sonoro tonfo, che fece sobbalzare gli alunni e non solo…
Piton si fermò, fissando la persona che sedeva alla sua cattedra con odio.
-Cosa ci fa qui lei?- sibilò a denti stretti.
L’insegnante sorrise teneramente…
-Oh Severus, mi sono offerta volontaria per sostituirti… la preside ha detto che avresti fatto tardi e così…- disse la professoressa di Babbanologia, Alesha Lewis. La donna era felice di trovarsi nel regno di quell’uomo incredibilmente affascinante qual era Severus Piton. Sorrise, convinta di avergli fatto un favore, in realtà era proprio l’opposto.
-Bene adesso è pregata di andarsene signorina Lewis- esclamò Piton, con un tono che non ammetteva repliche. Odiava che qualcun altro toccasse i suoi preziosi oggetti, se poi quel qualcuno era la professoressa in questione, il suo odio si triplicava.
-Oh Severus, ma sei hai altro da fare non preoccuparti, ci penso io qui. Vero, ragazzi? Stavo insegnando qualche trucchetto ai tuoi alunni, sai, ero un abile pozionista a scuola.-
Alesha sorrise incoraggiante verso il gruppo di studenti imbambolati, intenti a spostare gli occhi da Piton alla Lewis.
-Me lo immagino signorina-
Il potion master indicò la porta con un gesto stizzito della mano. Alesha sospirò rassegnata. Si alzò e arrivata a fianco dell’uomo, gli sfiorò il petto con un dito. Uscì poi dalla porta, tentando di muoversi in modo provocante, senza però riuscirci.
Piton la raggiunse, chiudendo di scatto la porta e bloccando sul nascere ogni tentativo di parola.
Si sedette sulla sua sedia e con uno sguardo glaciale incominciò…
-Fuori i calderoni, oggi farete la pozione aguzza ingegno.-
Nessuno si mosse di un millimetro.
-Muovetevi-
 
 
-Toc toc-
-Avanti… si dimmi?-
-dovrei parlarti un secondo… in privato-
Lestat sorrise.
-ragazzi, torno subito-
L’uomo uscì dalla porta, richiudendola piano.
-dimmi tutto-
-ho un piano per rubare gli ingredienti a Piton-
Lestat sorrise di nuovo, malignamente
-perfetto e io so anche quale leva usare-
Un cenno d’intesa e Lestat rientrò, soddisfatto.

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Capitolo 11
*** Anytime you need a friend. ***


Ehilaa!! Sono ritornata.. con un nuovo capitolo per voi!! J
 
Anytime you need a friend.
 
21-11-1998 ore 08.00 p.m
 
La notte stava calando in fretta e nel castello, le lampade a olio, disseminate per i corridoi, furono accese. L’infermeria era silenziosa. L’unico occupante era immerso nel sonno da ben dodici ore.
-Signorina Granger si svegli!! È ora di cena- esclamò Madama Chips, spostando il separé che consentiva un po’ di privacy.
Hermione mugugnò qualcosa d’incomprensibile, stirandosi come un gatto e aprendo leggermente gli occhi per guardare l’infermiera…
Sentiva lo stomaco brontolare, l’ultima volta che aveva messo qualcosa sotto i denti era stato su quell’isola…
-Madama Chips, che ore sono?- biascicò la ragazza non riuscendo ad aprire completamente gli occhi, impastati dal sonno.
-Sono le otto-
Hermione ci mise un secondo a comprendere…
- Le otto?? Di sera? Per merlino, ho dormito dodici ore!- esclamò la ragazza, sedendosi di scatto sul letto e causandosi un bel capogiro, che la riportò a sdraiarsi.
-Tenga. Mangi qualcosa-
Con un colpo di bacchetta fece apparire un vassoio colmo di sandwich al prosciutto e formaggio, con una caraffa di succo di zucca gelato.
Hermione ringraziò e cominciò a mangiare con gusto. Era davvero affamata.
Quando ebbe terminato la cena, si rivestì con i vestiti che trovò nello zaino, ai piedi del letto. Ringraziò mentalmente Ginny per quello. Si mise a pensare proprio a lei… la sua amica. Quando era venuta a trovarla, Hermione aveva costatato che aveva un serio bisogno di una bella dormita.
“dovrei raccontarle tutto” rifletté la Grifondoro, considerando quanto era preoccupata la rossa. Ringraziando Madama Chips uscì dall’infermeria. Parlarle adesso?! La cosa non l’allettava così tanto, dopo tutto quello che aveva mangiato, sentiva il bisogno solo di una bella doccia e del suo letto comodo nella torre di Grifondoro.
Il fatto di avere ancora sonno, però, la disturbava parecchio. Lei odiava dormire, preferiva occupare il suo tempo leggendo un buon libro o mettersi in pari con lo studio, cosa che avrebbe dovuto fare il prima possibile.
Arrivata davanti alla Sala Grande, gettò comunque un’occhiata all’interno verso il tavolo di Grifondoro, alla ricerca dell’inconfondibile testa rossa, che segnalava la presenza della sua amica.
Non trovandola pensò fosse nella Sala comune, così con un ultimo sguardo, ritornò sui propri passi, diretta alla torre dei Grifoni.
 
Arrivata al dormitorio aprì la porta con la targa “settimo anno”. La stanza era in penombra. L’unica fonte di luce era una candela ormai mezza consumata, appoggiata sul comodino di Ginny. Le tende del letto della ragazza non erano tirate, così riuscì a scorgerla, rannicchiata sotto le coperte. Si avvicinò lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, ma quando si dice la sfortuna…
Con il piede prese in pieno la gamba del letto, provocandosi un dolore sordo. Saltellando sull’arto sano, cercando di trattenere gli insulti, raggiunse il suo letto, sedendovisi pesantemente.
“ Per tutti i folletti… che dolore che dolore!!” mugugnò la ragazza, massaggiandosi il piede..
“Spero solo che Ginny non si svegli”
-Hermione… ti ho sentito -
Ecco. Per l’appunto.
-Scusa Ginny se ti ho svegliato - disse Hermione, cercando lo sguardo dell’amica. Il suo viso rimaneva in ombra, perciò non era in grado di capire se fosse arrabbiata con lei. Oggettivamente non l’aveva trattata molto bene in infermeria. Lei si sentiva arrabbiata con tutto e tutti, mentre Ginny era solo in ansia per la sua salute…
-Non stavo dormendo.-
-AH-
Calò il silenzio, rotto solo dal rumore dello stoppino della candela che si consumava.
“Mi sa che dovrò parlarle adesso” pensò la giovane, guardando con ansia fuori dalla finestra, dove la pioggia imperversava rendendo il paesaggio sfuocato.
Raccolse il coraggio con due mani, Hermione non amava parlare dei suoi sentimenti. A volte sapeva essere davvero senza un minimo di tatto…
-Ginny, senti… dovrei, per prima cosa, scusarmi con te.- incominciò la giovane, sedendosi sul materasso dell’amica…
- e soprattutto ti devo una spiegazione-
-Ho incontrato Harry e Ron dopo che sono venuti a trovarti… carina l’idea della fattura pungente-
Hermione si mosse a disagio ma Ginny aggiunse – Se l’è meritato… mi hanno raccontato tutto-.
-Er… sei arrabbiata?- Chiese la giovane, seguendo gli occhi, una goccia di pioggia, che scendeva lenta sul vetro del dormitorio.
-Non con te Herm.- disse la rossa, sedendosi di botto sul letto e guardando la sua migliore amica negli occhi. Hermione la esaminò attentamente. Aveva due occhiaie profonde, si vedeva che non aveva dormito per niente.
-Mi sento delusa ecco. Delusa dalla mia migliore amica, che non è venuta a parlare con me. Lo sai che io sono qui per te vero?!-
Hermione non riusciva a sostenere quello sguardo, si sentiva parecchio in colpa. A tentoni cercò la mano della rossa.
- Si lo so. Vorrei trovare un modo per rimediare- esclamò la giovane, stringendo con forza la mano di Ginny.
-Io ho un’idea-
-Oh no cara, spero proprio che non sia come la tua ultima pensata- disse con un sorriso Hermione, ma la rossa si rabbuiò per un attimo…
-Ecco Herm, vedi sono io che devo chiederti scusa. Sento di aver commesso uno sbaglio… se non avessi ideato tutto ciò…- dichiarò Ginny ma fu prontamente interrotta da Hermione che con uno slancio l’abbracciò stretta, impedendole di continuare
- No tesoro, ti devo solo ringraziare… hai avuto un’idea fantastica… il resto non è colpa tua!! Comunque, parliamo di cose serie, qual è la tua idea?- chiese la giovane con un filo d’apprensione, lasciandola quanto bastava per guardarla dritto negli occhi…
- Domenica prossima c’è la prima uscita a Hogsmeade dell’anno.-
-si…. Va avanti- la incitò la ragazza
- Un’uscita. Tu ed io solamente, in un posto tranquillo. Tante chiacchere e un buon the… che ne pensi?-
Hermione si rilassò.
-Certo cara… non rinuncerei per niente al mondo-
Sorrisero entrambe felici. Hermione si alzò…
-Ti lascio riposare, io intanto mi faccio una doccia-
-Certo- disse Ginny, tornando a stendersi. Adesso che aveva chiarito con Herm, non c’era più niente che le impedisse di scivolare finalmente nel sonno.
Anche Hermione, sotto la doccia, cominciò finalmente a rilassarmi. Era più leggera dopo aver risolto, almeno in parte, le divergenze con Ginny. Si lasciò cullare dal getto caldo. Sbadigliando uscì dalla doccia . Si asciugò con un incantesimo e indosso la sua maxi maglietta che usava per dormire e che aveva comprato l’anno scorso nella Londra babbana, con un’enorme bandiera inglese proprio al centro.
Tornò in camera e notò che Ginny era già nel mondo dei sogni. Tirò le tende attorno al suo letto e si coricò sul suo, fissando il soffitto del baldacchino, accigliata. Non riusciva proprio a capire come facesse, a essere ancora stanca. Per Merlino, aveva dormito ben dodici ore… un vero record per lei.
Alla fine, cullata dal ticchettio delle gocce di pioggia, Hermione si assopì.
 
Nella Sala Grande la cena si stava consumando tranquillamente. Gli studenti chiacchieravano tra loro, mentre gli insegnanti per lo più erano concentrati a gustarsi il cibo. Piton era l’unico a gettare occhiate alla Sala, non tanto per controllare gli studenti, quanto perché era impaziente di vedere una studentessa in particolare.
Dopo la centesima volta che alzava gli occhi, la preside interruppe la sua attività, alquanto infruttuosa.
-Severus, mi dovresti fare un favore-
“Come se fosse la prima volta” pensò l’uomo, chinando appena la testa, in modo da far capire che era in ascolto…
- La signorina Granger ha bisogno della pozione stanotte, non vorrei che capitasse qualcosa… dovresti portarla nella torre di Grifondoro-
A Piton per poco non andò di traverso il pollo.
- La signorina è dotata di due gambe funzionanti, può benissimo venire a ritirarla nei sotterranei- esclamò il mago indignato. Da quando era diventato il fattorino di turno, oltre che psicologo?!
-Madama Chips ha detto che ha spedito la signorina nel suo dormitorio poco fa, vorrei lasciarla riposare il più possibile-
-mpf!- mugugnò Severus.
-bene, dopo gliela porterò Minerva, ora mi lasceresti mangiare in santa pace?!-
Era una domanda retorica secondo Piton, ma la preside aggiunse – No Severus, devi portagliela ora, non vorrai che qualcuno ti veda salire nei dormitori di Grifondoro?! Ah la parola d’ordine è Virtute duce-
Piton la guardò in tralice, quella donna era anche più fastidiosa del vecchio pazzo di Albus Silente. Con malagrazia si alzò, lasciando a metà il suo delizioso pollo arrosto, dirigendosi veloce verso i sotterranei.
 
21-11-1998 ore 08.30 p.m
 
“ Io dovrei entrare in questo luogo?!... la Mcgranitt me la pagherà, fosse l’ultima cosa che faccio”
I pensieri di Piton, ormai giunto di fronte al ritratto, non potevano dirsi allegri.
“ Parola d’ordine?” chiese il ritratto della signora grassa.
“ Virtute duce” disse Piton, schifato.
Entrò e si diresse verso i dormitori femminili, senza guardarsi attorno o un attacco di vomito l’avrebbe costretto a fermarsi. Troppo rosso e oro per i suoi gusti. Cominciò a salire le scale a passo sicuro ma il suono di un allarme lo costrinse a fermarsi. Smarrito, Piton si guardò attorno, alla ricerca della fonte di tutto quel baccano. Sentì il terreno scivolare sotto i suoi piedi. Con uno slancio tentò di avvinghiarsi al corrimano, ma fu tutto inutile…
Un tonfo sordo segnalò che aveva raggiunto la fine della scala.
 
 
Ueee.
Hermione si svegliò di soprassalto, frastornata dall’allarme. Conosceva bene quel suono. Quante volte era capitato che un maschio tentasse in qualche modo di entrare nei dormitori femminili?!
Troppe.
Scese dal letto, infilandosi velocemente le pantofole e afferrando la bacchetta.
“ Chi può essere a quest’ora?” Si chiese la giovane, mentre si dirigeva alla porta. Giunse all’inizio della scalinata, trasformatasi in un lungo scivolo. Sentiva dei gemiti sommessi, giungere dal fondo. Però dalla posizione in cui si trovava non riusciva a scorgere chi mai potesse essere. Agilmente si lasciò scivolare giù, arrivata a destinazione colpì, con la punta delle sue pantofole la massa nera in fondo alla rampa.
Con la bacchetta ancora stretta in pugno, lo pungolò, facendogli emettere strani versi.
-Ehi, ehi stai bene?-
-Granger gradirebbe usare un tono più consono?- bofonchiò la figura.
Hermione emise un urletto di paura, ritirando subito la bacchetta e alzandosi in piedi.
-Professor Piton, per quale motivo ha tentato di entrare nei nostri dormitori?- chiese la Grifondoro, piegata in due, intenta a sbirciare nelle pieghe dell’abito, alla ricerca del viso dell’uomo.
-Sono venuto a portarle la pozione. Ora, gradirei che si spostasse, non riesco ad alzarmi con lei così addosso.- disse Piton, aggrappandosi al muro, nel tentativo di rialzarsi.
-Mi scusi professore.-
Hermione si allontanò di un paio di passi, incrociò le braccia e attese che Piton si risollevasse.
Il mago si sentiva tutto dolorante, non si era aspettato una cosa di questo tipo…”nei dormitori Serpeverde non c’era di certo. Si sa che i Grifondoro non sanno tenere le mani al loro posto” pensò soddisfatto di non aver mai fatto parte di questa ignobile casata.
Osservò la Granger, che lo stava fissando soddisfatta. I suoi occhi scesero, in direzione del suo corpo e di quello che stava indossando…
-Granger, si può sapere cosa sta indossando?- chiese Piton, alzando il suo sopracciglio in segno di disgusto…
Hermione si guardò…
-Secondo lei? È una maglietta.-
-direi di quattro taglie più grande - osservò l’uomo, critico.
-Infatti, la uso per dormire. Se avessi saputo del suo arrivo, mi sarei vestita nel modo adeguato- disse la ragazza, facendosi beffa del suo professore.
-Le ho già detto che non deve fare la spiritosa con me, mi pare.- esclamò il Potion master, a voce bassa, fissando spudoratamente la giovane.
Hermione non poté fare altro che arrossire, come una dodicenne alla sua prima cotta, ricordandosi in quale circostanza gli avesse sussurrato questa frase.
Piton sorrise compiaciuto. Adorava metterla in difficoltà.
-Comunque- disse, avvicinandosi – tenga la sua pozione.-
-Grazie-
La ragazza allungò la mano per prendere la boccetta che il suo professore le stava porgendo.
Per un secondo, le loro dita si sfiorarono, provocando brividi in entrambi.
Nessuno si mosse. Le loro mani rimasero entrambe sollevate sulla boccetta contente la pozione. Severus era nel panico: non sapeva se allontanarsi immediatamente o lanciarsi verso quella bellissima ragazza che lo stava fissando, le labbra dischiuse, pronte a ricevere le sue.
Con il pollice accarezzò lievemente il dorso della mano della ragazza. Hermione socchiuse gli occhi. Era la seconda volta in una sola giornata che il suo cuore perdeva un battito. Di questo passo sarebbe morta d’infarto nell’arco di un paio di mesi.
 
-Herm, cosa è successo?-
“Non ci posso credere” pensò Hermione, sbuffando contrariata e avvicinandosi alla rampa delle scale.
Piton la guardò sorpreso, sollevando il suo famoso sopracciglio. La Granger sembrava infastidita dall’essere stata interrotta… di nuovo.
-Niente Ginny, tranquilla, adesso arrivo- urlò la ragazza.
-Va bene Herm-
La ragazza tornò verso il mago, prendendo finalmente la pozione, evitando accuratamente le sue dita…
-Ehm… è meglio che vada ora…-
-Si è meglio Granger-
“Si Granger, è meglio che tu vada prima che decida di saltarti addosso senza ritegno”
- Buona serata professore-
Hermione sorrise e velocemente risalì la scala, tornata finalmente al suo stato originale. Il Potion master rimase un attimo a fissarla fino a quando la ragazza non si girò…
-Ah, quasi dimenticavo… grazie mille-
Piton piegò la testa in un cenno rigido d’assenso. Appena Hermione non fu più a portata d’orecchio mormorò - è stato un piacere Hermione-
Si girò e uscì dal buco del ritratto.
“ Severus Piton, sei un idiota!” fu il primo pensiero appena fuori dal dormitorio dei Grifondoro. Si passò una mano sugli occhi stanchi, mormorando parole sconnesse. Gli era passata persino la fame, l’unica cosa che poteva aiutarlo era un bel Whisky incendiario nei suoi amati sotterranei.
 
-Chi è stato a far scattare l’allarme?-
Hermione non rispose.
-Ehi… sei sulla terra?-
-Come.. ah si si.. ci sono-
Ginny la guardò bene. C’era qualcosa che non le quadrava…
-Comunque… ti avevo chiesto chi è stato a far scattare l’allarme…-
Hermione cercò di fingersi disinteressata…
-Ah… solo Piton… sai la mia pozione-
“Solo Piton, si certo come no!” rifletté la rossa…
-Si si certo! Beh Buonanotte Hermione-
Con un’ultima occhiata penetrante, Ginny si rigirò nel letto, chiudendo le tende con uno scatto secco… Hermione non gliela raccontava giusta.
 
Intanto la ragazza sorseggiava la sua pozione, assorta nei suoi pensieri. Quell’uomo aveva la strana capacità di levarle dalla testa quello stupido di Ronald e le sue azioni. Buffo, L’ex-mangiamorte, che per un anno aveva creduto l’assassino di Silente, in grado di scacciare i suoi fantasmi personali.
Appoggiò la boccetta, ormai vuota, sul comodino. Chiuse le tende e rimase al buio, con i suoi pensieri.
“No… porca miseria”
 Hermione si ricordò solo in quel momento del fioretto di qualche ora prima, sul fatto di chiedergli spiegazioni. Ovviamente se n’era dimenticata.
Cominciava a perdere colpi… tutta colpa di Severus Piton.

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Capitolo 12
*** Ogni sorriso perso è un passo verso il fondo. ***


 
Ogni sorriso perso è un passo verso il fondo.
 
 
26-11-1998 ore 09.30 a.m
 
Alla giovane Grifondoro la settimana era volata. Le sembrava ancora di essere appena tornata dalla ”mini vacanza”, che poi proprio vacanza non era stata. Invece il tempo aveva voluto accelerare la sua corsa, fino ad arrivare a sabato, il giorno della prima uscita a Hogsmeade dell’anno.
Fortunatamente non pioveva ma grosse nuvole si profilavano all’orizzonte, minacciose. Hermione si strinse maggiormente la sciarpa, con i colori della sua casa, al collo. Aveva indossato il mantello leggero, pentendosi immediatamente, appena messo fuori un piede dal portone.
“Tutta colpa di Ginny. Strano, ultimamente quella santa ragazza sembrava combinare più guai che tutto il resto. Era lei ad avere bisogno di una vacanza, non la sottoscritta.” Valutò Hermione, incamminandosi con un’euforica Ginny, verso la cittadina magica.
Questa mattina Hermione non si era alzata appena la sveglia aveva suonato. Aveva voluto rimanere al calduccio, nel suo letto comodo. Ci aveva pensato la cara Ginny a tirarla giù, ricordandole l’uscita a Hogsmeade. Si era dovuta vestire con le prime cose che aveva trovato in giro: un paio di sneakers di tela bianca, jeans, una camicia azzurra e un maglioncino bianco. Ginny, non si sa per quale strambo motivo, non vedeva l’ora di incamminarsi, così la povera Hermione aveva dovuto afferrare al volo la sciarpa e il primo mantello che le era capitato sotto tiro, prima di essere spinta fuori dalla stanza. Erano state le prime a uscire e ancora la giovane non riusciva a capacitarsi del perché.
-Ginny, perché tutta questa fretta?- chiese Hermione, stringendo il più possibile il mantello al corpo.
-Perché dobbiamo fare una marea di cose.- rispose la rossa, gesticolando freneticamente. Hermione la guardò, con le sopracciglia aggrottate…
-Ehm dobbiamo solo prendere un thè, e abbiamo tutta la giornata per farlo… mi pare che con tutto questo tempo riusciamo anche a intossicarci di teina.-
-Solo un thè?-
-Sei stata tu a proporlo, per me va bene anche una burrobirra- rispose Hermione. Quella ragazza la stava seriamente preoccupando.
-Cosa? Ma no!! Mi ricordo del thè, ma non dobbiamo fare solo quello!!-
-Ah no?- chiese la Grifondoro ingenuamente. Non le sembrava ci fosse altro in programma. La rossa sorrise divertita. Ancora non aveva detto tutti i dettagli all’amica, ma si sa che con Hermione era meglio dosare le informazioni, cercando di evitare la sua ira.
-Sei pronta per il piano di oggi?-
-No-
Piano di oggi?! Quale piano?? Hermione cominciava ad agitarsi.
-Beh per adesso ti basta sapere che stiamo andando da Madama Piediburro- disse Ginny, incurante dello sguardo omicida dell’amica.
-Ma non è un posto per coppiette?- domandò la giovane. Si ricordava ancora la descrizione di quel posto fatta da Harry. Lo descriveva tale e quale all’ufficio della loro ex-insegnante di Difesa contro le Arti Oscure: Dolores Umbridge. Di certo non poteva dirsi un complimento.
-Non solo per coppiette. Fanno dei biscotti al burro e zenzero fenomenali, per non parlare del thè. Puoi scegliere tra quattrocento varianti diverse.- esclamò Ginny e continuò fino a destinazione, descrivendo tutti gli aneddoti che l’avevano vista protagonista insieme a diversi ragazzi, in quel locale. Dopo aver imboccato una strada secondaria, arrivarono di fronte alla sala da thè. Entrarono e subito furono raggiunte da una donna in carne e tutta sorridente, che le accompagnò a un tavolino rotondo, vicino a una finestra che dava direttamente sulla strada. Hermione si guardò un po’ attorno: le luci erano soffuse, il locale era arredato con tanti tavolini simili al loro, decorati da trini e merletti in tenui sfumature color pastello. A quell’ora il locale non era pieno, vi erano solo un altro paio di coppiette, tutte intente a scambiarsi carezze e quant’altro. Hermione non poteva di certo dirsi immune al romanticismo, ma questo era davvero troppo per i suoi gusti. La giovane guardò Ginny con una smorfia degna di Piton…
-Ti piace?- chiese la rossa.
-Diciamo che è un po’ troppo…- ma non finì la frase perché fu interrotta dalla stessa donna di prima che prese le ordinazioni e che chiese, tutta zuccherosa…
-Posso portare anche una candela? Renderà tutto più intimo!-
-C-come’ No grazie-
La donna non l’ascoltò nemmeno perché in un secondo si era volatilizzata dietro al bancone.
Hermione era stupefatta. Le aveva scambiate per una coppietta, non ci poteva proprio credere. La giovane guardò la sua amica, intenta a ridere come una matta con una mano sulla bocca.
La donna ritornò dopo un attimo con la candela, che posizionò al centro del minuscolo tavolino e con le loro ordinazioni: un thè nero aromatizzato alla vaniglia per Ginny e un thè bianco per Hermione. Il tutto unito da una decina di biscotti allo zenzero.
-Spero sia di vostro gradimento- esclamò la donna, sparendo di nuovo senza dare il tempo a nessuna delle due di replicare.
Hermione continuava ad avere uno sguardo sbalordito…
-Ginny, ti rendi conto?? Mi ha scambiato per la tua ragazza??-
La giovane Weasley, comunque, non accennava a smettere di ridersela di gusto.
-AHAHA Herm, dovresti vedere la tua faccia. Piton ne sarebbe orgoglioso-
La Grifondoro ritornò in se… Piton! Anche oggi doveva spuntare fuori. Quell’uomo la esasperava. Passava da un eccesso all’altro. Prima la umiliava in continuazione, poi per poco non la bacia, facendole perdere la sanità mentale, e ora… il nulla. Da una settimana a questa parte non si degnava nemmeno di denigrarla, umiliarla, niente, null, zero.
Avrebbe dovuto chiedere un aiuto a Ginny, lei si che era esperta di uomini… peccato ci fosse un ostacolo… prima doveva dirle di Piton.
-Herm, oddio ancora quello sguardo perso. È una settimana che ogni volta che ti guardo, sei sempre lì a fissare il vuoto… e ho capito anche il perché- disse Ginny, tutta soddisfatta. Hermione sgranò, se possibile, ancora di più gli occhi… come aveva fatto a scoprire di Piton?! Lei era un abile occlumante, magari si era distratta qualche volta ma…
-è per Ronald vero?!- chiese la rossa comprensiva.
La giovane sospirò appena, sorseggiando il suo buonissimo thè. Effettivamente si era ritrovata a pensare spesso a lui, alla fine era stato il suo primo amore… ma di certo ogni volta che si soffermava sulla sua figura, si lasciava prendere da una grande rabbia. Perciò no, Ginny non aveva fatto centro. Invece la rossa, non ottenendo risposta, pensò di averci azzeccato perché aggiunse…
- Ti capisco. È dura. Quando un ragazzo si comporta come un perfetto imbecille è difficile lasciarsi tutto alle spalle. Anche se non capisco perché tu non mi abbia parlato dei problemi che avevate…-
Hermione fece per interromperla ma Ginny disse…
-Shht. Perché devo illustrarti la mia idea per oggi e per i giorni a venire.-
-Ginny, spero che non sia niente di pericolo e illegale- disse Hermione con un sospiro. Alla fine si era arresa all’evidenza: non poteva controllare la sua amica durante i suoi momenti “brillanti”.
-Nono niente di tutto questo. Allora prima cosa…-
Ginny si avvicinò con fare cospiratorio, impugnando saldamente un biscotto.
-io e te andiamo da Strachy and Sons, a comprarci un vestito per la festa-
-Quale festa?-
-quella dell’ultimo dell’anno che Harry sta organizzando a Grimmauld place-
La Grifondoro tentò di dire qualcosa ma fu liquidata con un gesto stizzito di Ginny.
-seconda cosa: devo presentarti un mio amico.-
-Cosa? No Ginny, questo no. Non ho bisogno che mi trovi un ragazzo. Quest’anno ci sono i M.A.G.O e poi, come dici tu, sono ancora sconvolta da Ronald.-
Hermione era indignata. Se avesse voluto, avrebbe di certo trovato un ragazzo per lei. Il punto è che non era interessata.
-Eddai Herm-
- Gli occhietti dolci funzionano solo con Harry, non con me-
-mpf- aggiunse la rossa, cambiando subito espressione. Afferrò un paio di biscotti, si alzò e costrinse Hermione la fare la stessa cosa. Dopo aver pagato, uscirono in strada, dirette al negozio d’abbigliamento per mago.
 
 
-Allora Herm, almeno vieni alla festa?- chiese Ginny, dopo un momento di silenzio.
-Non lo so… e se c’è Ronald?... non mi va di vederlo-
-è solo quello il problema?-
-si-
Ginny sorrise.
-Tranquilla Herm. Mio fratello lo vedrai solo il giorno di Natale. Purtroppo quest’anno le vacanze le passa al Ministero.-
-Ah si?-
Hermione era molto più tranquilla adesso.
-ah ha. Forza entriamo.-
 
Entrarono nel negozio che si trovava sulla strada principale del villaggio. Lo scampanellio della porta avvisò la commessa del loro arrivo, che sorrise dalla cassa.
Le due ragazze si avviarono subito nel reparto dei vestiti da sera.
-Ginny, scusa la domanda… ma lo compri anche tu l’abito?-
Ginny, intenta nella ricerca del vestito ci mise un attimo a rispondere.
-Si, certo Herm. Sai, George aveva bisogno di un aiuto, così ho guadagnato qualche galeone. L’ho tenuto da parte, voglio essere incantevole… per Harry.-
La rossa sorrise imbarazzata.
- Sai ormai gli hai stregato anima e corpo e non vorrà di certo separarsi da te.- esclamò Hermione, sorridendo soddisfatta del rossore dell’amica.
-Piantala. Non distrarmi, ti sto cercando i vestiti… AH ecco… comincia a provare questi quattro.-
Hermione sbiancò. Quattro vestiti?? E Ginny non aveva ancora terminato. Le rifilò in mano gli abiti e la sospinse verso l’unico camerino che a prima vista sembrava libero.
 
 
“Mi sto rammollendo, è certo. Tutta colpa di quel dannato Potter.”
Piton era furioso con se stesso e il mondo. Nessuno prima d’ora si era mai permesso di spedirlo a “comprarsi un vestito da sera”, come la preside aveva candidamente suggerito quella mattina.
“Dannato Potter… se si fosse tenuto per lui tutto quello che aveva scoperto sul mio conto, di certo adesso incuterei ancora il giusto timore.” Rifletté l’uomo, chiuso in un minuscolo camerino, intento a provarsi un completo verde bottiglia. Si tolse la sua immancabile casacca nera e la camicia bianca. Rimase a un secondo a guardare il suo petto nudo, ricoperto da decine e decine di cicatrici. La più evidente era quella sul collo, ricordo lasciato da Nagini. Si passò le dita sulla lesione, ancora di un rosso vivo, ripensando a quella notte. Per un momento era sicuro di morire e di poter finalmente rivedere la sua amata Lily…
 
“No dai, ragioniamo insieme”
Una voce proveniva dall’esterno del camerino, una voce femminile. Piton arricciò le labbra, infastidito. Non voleva farsi trovare da nessuno dei suoi studenti. Sarebbe divenuto il pettegolezzo della settimana, e lui odiava tutto questo.
Ebbene sì, sapeva, di essere monotematico a parlare di tutto quest’odio, ma non ne poteva fare a meno.
 
Wosh.
La tenda del camerino si aprì e Piton si ritrovò schiacciato contro il fondo del camerino con in faccia una grande quantità di sete e pizzi.
-Si tolga immediatamente chiunque, lei sia- urlò rabbioso il mago. Prese con stizza gli abiti, togliendoseli di dosso. Sotto di essi vi era un viso… un viso molto conosciuto che la stava guardando con evidente terrore…
-Signorina Granger, sta diventando un vero tormento- disse, arricciando le labbra e alzando un sopracciglio. Hermione lo fissò spaesata. “Beh, almeno adesso mi rivolge la parola” pensò e senza una reale intenzione, i suoi occhi scesero sul suo petto nudo, magro ma ben disegnato. Non era la prima volta che lo vedeva senza camicia ma la scorsa volta, per sua fortuna, lui era addormentato.
-Mi scusi professore.- disse la giovane a disagio, tornando a fissarlo negli occhi, che la rendevano ancora più nervosa che guardagli il petto.
-Avevo la visuale leggermente ostruita- aggiunse, indicando con la testa gli abiti in mano a Piton.
-Ci sarà lei alla festa organizzata dal suo amico Potter, desumo!- disse, spostando lo sguardo su ciò che teneva in mano…
-Già, ci sarà anche lei?- chiese particolarmente stupita.
-Si Granger.- Il cuore di Hermione ebbe un piccolo tuffo – Potter sa essere alquanto fastidioso quando ci si mette-
La Grifondoro sorrise, la pensava esattamente come lui, per certi versi. Il mago la guardò e sorrise, o almeno fece un tentativo, alzando gli angoli della bocca.
Senza una parola il professore, con un colpo di bacchetta, si rivestì. Prese il suo completo da sera e uscì dal camerino.
-Bene Granger, ti lascio ai tuoi vestiti-
La ragazza fece una smorfia buffa…
- Guardi preferirei essere rapita da lei, piuttosto che essere lasciata in balia di Ginny e dei vestiti.- esclamò, senza pensarci troppo.
 
Piton la guardò sorpreso, e beh anche un po’ lusingato da tanta audacia. Non avrebbe mai immaginato che quella ragazza potesse essere così intrepida in fatto di approcci con l’altro sesso. In fondo non l’aveva mai vista con altri ragazzi che non fossero Potter e Weasley. Rimase a fissarla mentre si accorgeva dell’incredibile gaffe appena fatta, diventando di un forte color rosso. Borbottò velocemente delle scuse e chiuse con violenza la tenda del camerino.
“Dovrei fare un regalo alla vecchia arpia della Mcgranitt, se non fosse stato per lei, non mi sarei divertito tanto” pensò Piton, avviandosi con passo elegante alla cassa, sorridendo divertito.
 
“Oh Santa Morgana, cosa ho fatto??!”
Hermione era ancora molto scossa. Si sedette sullo sgabellino che si trovava dietro alle sue spalle, senza fare caso ai vestiti appoggiati sopra…
-Herm, hai provato almeno un vestito?- disse Ginny, sbucando con la testa da un lato della tenda..
-Ehi cosa fai lì seduta?! Muoviti dai…- e scomparve di nuovo, senza attendere risposta.
Hermione si alzò, con l’entusiasmo sotto i piedi quando la testa di Ginny sbucò per la seconda volta…
-Herm, non mi crederai mai… sai cosa ho visto?-
-Cosa?- chiese la giovane senza nessuna voglia di saperlo…
-Piton, alla cassa del negozio… e sai cosa… stava sorridendo!!!- esclamò la rossa senza fiato.
In se la cosa non faceva per niente ridere ma Hermione non si trattenne e scoppiò in una vera risata liberatoria. Quell’uomo era davvero incredibile. Era da un bel po’ che non riusciva più a ridere così.
Si sentì una ragazza nuova, era stufa di impazzire per ogni cosa… sarebbe andata dove l’istino portava il suo cuore.

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Capitolo 13
*** Friendship, don't want to forget how it feels without. ***


Sono tornata… un saluto a tutti voi che leggete, recensite o solo sbirciate questa storia.
P.s: se volete lasciare un qualche commentino.. anche piccolo piccolo… non sarò certo io ad impedirvelo!! J
 

 
Friendship, don’t want to forget how it feels without.
 
26-11-1998 ore 11.00 A.m
 
Mezzora.
Era passata soltanto mezzora da quando aveva cominciato a provare vestiti su vestiti. A Hermione sembrava un’eternità e la giovane cominciava ad accusare i primi sintomi di fastidio.
Tra decine di vestiti corti, lunghi, al ginocchio, monospalla, a maniche lunghe e a maniche corte, Hermione non riusciva più distinguere cosa le stesse bene da quello che la faceva sembrare un tacchino ripieno.
-Ginny, ci vorrà ancora molto?- chiese Hermione, dopo il ventesimo abito indossato, o giù di lì.
-Herm, per favore non rompere. Devo trovarti il vestito perfetto con il tuo nuovo taglio di capelli. Capelli corti, uguale vestito molto elegante e femminile- disse Ginny, porgendole un inguardabile abito rosa.
 
Hermione sbuffò per la centesima volta, alquanto scettica, e si rituffò nel camerino, pregando che qualche Mangiamorte ancora in vita, venisse e la uccidesse velocemente.
-Beh ti farà piacere sapere che ho trovato il vestito per me.-
-Che fortuna- bofonchiò la giovane, infilandosi quell’orribile coso e uscendo con un broncio invidiale dalle peggiori megere sul mercato.
-Oddio, per carità, NO!! Prova questo!- esclamò la rossa con faccia schifata, infilandole in mano un altro vestito e spingendola dentro il camerino.
Hermione lo soppesò. Era di un tessuto leggero come l’acqua e impalpabile. Lo indossò incuriosita e uscì, continuando a guardarsi il corpo fasciato da quel tessuto incredibilmente leggero.
-Oh sisisisi Herm!! Sei perfetta… non ho niente da dire!-
Ginny era estasiata.
-Quanto vorrei che mio fratello fosse qui. Si mangerebbe le mani dal nervoso.-
Hermione sorrise a disagio e che Ginny di certo, con tutti quei complimenti, non faceva altro che aumentare.
-Aspetta… vado a prenderti un paio di scarpe perfette-
La Grifondoro rimase sola, davanti al minuscolo specchio del camerino. Si girò un paio di volte a controllare il suo riflesso. In fondo Ginny aveva ragione… quel vestito le stava davvero bene. 
 
-Tieni, provale!-
Le mise in mano un paio di scarpe scandalosamente alte.
-Ginny, non sono abituata… morirò di sicuro- disse Hermione, prendendo le scarpe e guardandole accigliata.
- Hermione - esclamò la rossa con tono solenne      – come dice la mia mamma… per comparire bisogna soffrire-
-Oh va bene!! Però sappi che ti accontento solo perché non sopporto più questo shopping compulsivo- disse Hermione, sorridendo all’amica. Niente avrebbe potuto far arrabbiare la rossa quel giorno. Era riuscita a convincere la sua amica in una seduta di shopping terapia e anche se non l’avrebbe mai ammesso, se non sotto tortura, un po’ si stava divertendo anche lei.
-Sisi! Poi quando avrai accalappiato qualche bel maschio, stai sicura che mi ringrazierai- affermò convinta.
 “Godric, cosa ho fatto di male?!” pensò Hermione, scuotendo la testa, divertita e unendosi alla risata della sua migliore amica.
 
 
-Allora… soddisfatta dei tuoi acquisti?- chiese Ginny, appena fuori dal negozio.
-Si tesoro, ma adesso ho bisogno di bere una burrobirra, devo assolutamente riprendermi!- asserì Hermione, incamminandosi sulla via principale, piena di studenti di Hogwarts.
-Che ne dici Ginny?... Ginny?!- chiese la Grifondoro, girandosi alla sua destra, convinta di trovare la sua amica, ma la rossa si era fermata fuori dalla porta di Strachy and Sons, con il viso rivolto verso Mielandia. Hermione la raggiunse, afferrandola per un braccio.
-Cosa fai?-
Ginny si girò, con uno sguardo furbesco.
-Herm ti dispiace se vado da Mielandia un attimo? Devo fare rifornimento di piume di zucchero… ci vediamo davanti ai Tre Manici di Scopa, va bene?-
-S-si nessun problema. Io vado un attimo da Scrivenshaft. Mi mancano le piume- rispose un po’ titubante la giovane, fissando la sua amica che s’incamminava velocemente verso il negozio di dolci. Hermione si diresse verso il negozio, curiosa di sapere cosa avesse spinto Ginny ad allontanarsi di gran corsa.
 
Dieci minuti dopo la curiosità di Hermione fu soddisfatta.
Entrando ai Tre Manici di Scopa, vagò con lo sguardo, in cerca di Ginny. La vide a un tavolo, immersa in una fitta conversazione con un paio di ragazzi che Hermione aveva visto di sfuggita nei corridoi.
“Oh no, Aspetta un attimo.”
Fece mente locale e in attimo collegò i due ragazzi, al secondo punto dello strampalato piano di Ginny: farle conoscere nuove persone.
Si nascose dietro la prima colonna che trovò, appoggiandosi di peso, affranta. Non l’entusiasmava il fatto di fare nuove conoscenze… anzi, aveva un sacco di gatte da pelare per conto suo, senza che Ginny ci aggiungesse altro. Chiuse gli occhi, cercando una soluzione…
“Hermione pensa, pensa, pensa a qualcosa di costruttivo.” Le serviva solo una scusa, qualcosa che la aiutasse a fuggire a gambe levate…
-Ehi Herm!!-
Che Merlino sia ringraziato. Era salva.
-Alan, Basil… che piacere incontrarvi qui.- disse Hermione, afferrandoli e trascinandoli di peso dietro la colonna, che fungeva da suo rifugio personale.
-Ough. Che ti prende?- chiese Alan, risistemandosi il colletto della camicia, a cui la giovane si era appena aggrappata…
- Sto fuggendo- rispose secca la Grifondoro.
-Ah si?? È da chi?- domandò Basil, sporgendosi dalla colonna per dare un’occhiata alla sala gremita di gente…
-NO, cosa fai?! Torna qua- esclamò Hermione, acchiappando anche lui per il colletto della camicia…
-Sto scappando da Ginny, vuole rifilarmi un suo amico. Crede che io sia in carenza d’affetto… o qualcosa di simile- esclamò Hermione, sbuffando e incrociando le braccia sul petto.
I due gemelli si guardarono, dubbiosi…
-Scusa Herm, ma non eri impegnata con Ron Weasley?- chiese Basil – si, il salvatore del mondo magico?- aggiunse Alan.
-Si beh ERO.-
I due ragazzi puntarono i loro occhi azzurri e indagatori sulla giovane, che si ritrasse leggermente.
-Ragazzi è una storia lunga. Non è il luogo adatto.
Ritornando alla questione importante…- esclamò, fissandoli severamente – ho bisogno di voi. Dovete inventare una scusa, qualsiasi cosa che mi porti lontano da qui.-
Prima che Alan e Basil riuscissero a rispondere, la porta si aprì, facendo entrare un folto numero di persone tra cui un uomo, grande il triplo di una persona normale, con una folta barba che nascondeva gran parte del viso e due occhi neri e vivaci come due piccole pietre di onice.
-Ciao Hermione!- esclamò il mezzo gigante, con la sua voce potente, agitando una mano grande quanto un delfino, nella sua direzione.
La giovane sbiancò, pigolando un misero saluto. Non era certa del fatto che tutto il locale l’avesse sentito, forse qualche avventore in fondo… oppure in bagno…
“Fa che Ginny sia andata in bagno, fa che Ginny sia andata in bagno” si ritrovò a pensare.
-Herm eccoti, pensavo ti fossi persa- esclamò Ginny, prendendole un polso, come se si aspettasse una sua fuga.
-Ciao ragazzi. Vi unite a noi?-
I due gemelli si scambiarono uno sguardo, denso di significato, riportando poi l’attenzione sulle due ragazze.
-Oh no Ginny grazie. Volevamo visitare la Stamberga Strillante-
Sorrisero entrambi, guardando Hermione, che sembrava pronta a sbranarli.
-ok ragazzi, a dopo allora- aggiunse Ginny, trascinandosi dietro la giovane, che continuava a fissare, furiosa i gemelli, che con un cenno a Hagrid, si allontanarono.
 
-Allora sei pronta?-
-No.-
-Fa niente, andiamo lo stesso.-
Hermione sbuffò affranta, seguendo quella testarda della sua amica. Ora capiva come aveva fatto a farsi rispettare dai suo fratelli.
-Ragazzi, lei è Hermione Granger. Hermione, loro sono Morag Mcdougal e Jimmy Peaks.- disse Ginny, sedendosi e spingendo Hermione sulla sedia a fianco di Morag Mcdougal, che la fissava estasiato con un sorriso sulle labbra.
Hermione si sedette, ricambiando educatamente il sorriso. Osservò i due ragazzi: era sicura di conoscere il ragazzo alto e magro seduto di fronte a Ginny e infatti…
-Jimmy dovresti conoscerlo, è di Grifondoro ed è il nostro battitore-
Jimmy non diede segno di aver sentito una sola parola. Sembrava proprio che se fosse stato per lui, si sarebbe trovato in qualsiasi altro posto, un po’ come Hermione, d’altra parte.
Morag, invece, non toglieva gli occhi alla giovane Grifondoro e ancora prima che Ginny aprisse la bocca, allungò una mano, esclamando:
-Piacere di conoscerti Hermione. Io sono di Corvonero, caposcuola, dovresti avermi visto alle riunioni…-
Hermione aprì bocca, pronta a rispondere quando Morag continuò:
-Comunque io so tutto di te naturalmente. Ti ammiro molto, peccato che non sei stata smistata a Corvonero, una strega così brillante… saremmo potuti diventare amici, beh non è tardi vero? si può sempre rimediare.-
Morag disse tutto ciò senza neanche riprendere fiato, diventando di un tenue color pulce. Hermione era imbarazzata, quel ragazzo era estremamente pomposo. Non lo sopportava, ed erano solo due minuti che lo conosceva.
-Oh, ehm… grazie…- disse, stringendo la mano del ragazzo. Non si poteva definire brutto; Era alto e non troppo magro, con i capelli biondo cenere e gli occhi castani. Un po’ anonimo ma non sgradevole.
-Si beh, ci siamo fermate anche troppo, vero Ginny? Dovremmo tornare al castello, sai i compiti…- aggiunse Hermione, girandosi verso l’amica.
-Beh pensavo di rimanere qui per pranzo!- disse la rossa, ottenendo l’approvazione del pomposo Corvonero e l’indifferenza del suo amico.
-Si ragazze, dovete assolutamente fermarvi con noi, per i compiti Hermione, tranquilla... ti posso dare una mano, se ne hai bisogno.-
La Grifondoro lo fulminò; Si sarebbe sottoposta a una seduta di Cruciatus piuttosto che farsi dare una mano da lui.
Ginny li guardò preoccupata. Sapeva cosa stava pensando Hermione.
Emise un leggero sospiro, appoggiando la guancia alla mano… Sarebbe stato un lunghissimo pranzo.
 
Note:
Piccolissimo capitolo di passaggio, giuro che il prossimo sarà più corposo! 

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Capitolo 14
*** Castelli di rabbia. ***


Buona lettura!!
 
Castelli di rabbia.
 
 
26-11-1998 ore 12.30 A.m
 
Il pranzo si stava protraendo all’infinito, secondo Hermione, che non vedeva l’ora di fuggire il più lontano possibile dal ragazzo seduto alla sua sinistra. Il ragazzo in questione, comunque, non sembrava accorgersi di nulla, anzi, era sempre più esaltato. Scambiava gli sbuffi contrariati della Grifondoro per sonore approvazioni ai suoi successi scolastici.
Ginny non sapeva più cosa fare. Cercava, contemporaneamente di: mangiare, conversare con Jimmy(alquanto reticente) e tirare calci sotto il tavolo a Hermione, evitandole di esprimere ad alta voce tutto quello che pensava.
Arrivò il momento in cui Hermione fu seriamente tentata di afferrare la sua forchetta e infilarla nell’occhio di Morag Mcdougal. Quest’ultimo stava appunto dicendo:
-Hermione ho saputo che ai G.U.F.O hai preso solo “O” in Difesa contro le Arti Oscure… è un vero peccato! Io ovviamente ho preso il massimo. Come diceva la Umbridge, non è per tutti imparare correttamente la Difesa. A mio parere…-
ma Hermione non riuscì a sentire nient’altro. La rabbia aveva preso il sopravvento.
 Lasciò cadere le posate di schianto sul piatto, si alzò e a passo di marcia s’incamminò verso il bagno, falciando chiunque si parasse davanti.
Al tavolo, Morag si ammutolì di colpo, guardando Ginny, anche lei sorpresa dalla reazione della sua amica. Persino l’indifferente Jimmy Peaks sembrava mostrare segni di partecipazione.
-Ginny, ma cosa succede alla tua amica?-
-Er non so Morag. Vado a vedere-
La rossa si allontanò dal tavolo ma riuscì a distinguere chiaramente Morag borbottare…
“Le donne” prima di girare l’angolo.
 
Appena Ginny sparì dalla visuale, la porta del locale si aprì, facendo entrare una folata di vento gelido.
Sulla soglia vi erano quattro insegnanti di Hogwarts, impegnati a perlustrare la stanza, alla ricerca di un tavolo libero quando dal bancone un uomo urlò, sventolando una manona gigante…
- Buona giornata professori. -
Piton alzò gli occhi al cielo, infastidito. Non amava particolarmente il mezzo gigante, troppo chiassoso e la maggior parte delle volte, inopportuno. Salutò comunque quando si avvicinò a loro a grandi passi.
-Cercate un tavolo?-
-si Hagrid, ne hai visto uno?- chiese la preside
-Certo che si preside! Là- disse, indicando un tavolo, non lontano da due ragazzi del settimo anno. I professori si avviarono, seguiti da Hagrid che con grande disappunto di Piton, gli si affiancò.
-Professor Piton, non la vedo mai a Hogsmeade, che ci fa qui?-
Piton sbuffò mentalmente. La domanda lo invogliava a mandare al diavolo l’uomo, ma si trattenne…
-Ero al villaggio per delle commissioni. Niente di eccezionale-
Hagrid sghignazzò contento, assestando una pacca poderosa alla spalla di Piton, che per poco non si ribaltò in avanti, finendo con la faccia nel piatto di un avventore lì vicino.
Maledicendo il mezzo gigante, Severus si sedette, con il viso rivolto al tavolo vicino. Alla sua destra si sedette Alesha, avvicinandosi pericolosamente alla sedia del Potion Master, che non poté allontanarsi più di tanto poiché alla sua sinistra, Hagrid aveva occupato la sedia libera. Così si ritrovò stretto in una morsa letale. Strinse i pugni con veemenza, pregando in qualche ente sovrannaturale di dargli la forza di superare quel pranzo indenne.
 
Intanto dal bagno.
“Lo odio lo odio lo odio… mio Dio quanto lo odio”
Hermione continuava a ripeterselo, come una sorta di litania, passeggiando avanti e indietro, stringendosi le mani in una morsa.
“Come si permette… lui… viscido… pomposo…”
-Hermione?-
Era Ginny, apparsa sulla porta. La scrutò, indecisa se avvicinarsi o farle sbollire la rabbia. Alla fine optò per la seconda opzione. Entrò in bagno e si chiuse con circospezione la porta alle spalle, rimanendo appoggiata allo stipite.
-Non ti piace eh?-
La giovane arrestò la sua folle camminata al lavabo, reggendovisi con la testa inclinata in avanti. Doveva sbollire tutta la sua frustrazione, non poteva prendersela con lei.
Fece un paio di lunghi respiri prima di rispondere.
-No Ginny. Non mi piace per niente e sono sicura di non volere più il tuo aiuto su queste questioni.-
Ecco. L’aveva detto. Sentì un peso spiacevole scivolare via. Era come se in tutto questo tempo avesse avuto un grosso sasso posizionato nello stomaco.
Mosse la testa in direzione della ragazza. Ginny era rigida contro la porta. Punta sul vivo dall’affermazione di Hermione.
-Bene. Non ti offrirò mai più il mio aiuto, se non lo desideri. Comunque, giusto per la cronaca, sei partita con l’idea che Morag fosse un idiota saccente e non ti sei sforzata di intrattenere una conversazione civile con lui. Fa niente, adesso possiamo anche tornare al castello, se vuoi- asserì la giovane Weasley, con la voce che le tremava appena. Hermione chiuse gli occhi, affranta. Non voleva far sentire Ginny così… anche perché se il peso allo stomaco si era alleggerito, ora tornava a farsi sentire prepotentemente.
La rossa la guardò. Vedendo ancora immobile contro il lavandino, fece per uscire quando una mano si poggiò sul suo avambraccio.
-Aspetta. Va bene… ho esagerato. Adesso torniamo di là e…- deglutì un paio di volte a vuoto – cercherò di farmi piacere almeno un pochino Morag-
Hermione stirò le labbra nella parvenza di un sorriso che le costò un’immensa fatica…
-Davvero Herm?!- sorrise – andiamo che si raffredda lo spezzatino-
e afferrandola per un polso, come se temesse un suo ripensamento, ritornarono in sala dai due ragazzi.
 
Al tavolo dei professori si parlava delle vacanze natalizie e
Piton si stava annoiando a morte, anche perché sapeva benissimo come avrebbe passato il Natale: solo e a Hogwarts, poiché i Mangiamorte avevano distrutto la sua casa di Spinner’s end. Sminuzzò la sua bistecca, stufo della sua vita.
-Professor Piton farà qualcosa a Capodanno?-
La domanda della Lewis lo lasciò interdetto per un attimo…
“Capodanno? Lui non faceva mai niente a Capodanno… Ah no… Potter” Prima che il pensiero arrivasse alla bocca, la Lewis aveva preso parola.
-Sa, io rimango a Hogwarts… Sola… se vuole, possiamo passarlo insieme?-
Piton la guardò, sgranando gli occhi. Sotto quegli orrendi occhiali lo sguardo della donna lanciava bagliori, nella speranza che lui rispondesse di si…
-Mi dispiace, sono stato invitato a una festa- rispose, fulminando le due donne, all’altro capo del tavolo che se la ridacchiavano senza ritegno. Hagrid, invece, continuava a mangiare imperterrito, senza il minimo interesse per la conversazione.
-Oh beh, sarà per un'altra volta- borbottò delusa, ritornando al suo piatto.
-La festa che ha organizzato Harry Potter, giusto?- chiese la Sprite, cercando di mantenere un certo contegno.
-Si, esatto- rispose glaciale l’uomo.  
Pe la prima volta in vita sua si ritrovò a ringraziare Potter per l’inaspettato invito. Lui non era un amante delle feste, anzi le odiava proprio, ma forse avrebbe potuto fare un’eccezione, soprattutto da quando aveva saputo che ci sarebbe stata anche una certa studentessa, non che ne dubitasse, alla fine era la migliore amica di Potter…
- Hermione -
Severus trasalì. “Che qualcuno avesse capito a cosa stava pensando?” Impossibile si disse.
Si sporse leggermente, seguendo lo sguardo di Hagrid e vide, sedute al tavolo a fianco, con i due ragazzi del settimo anno, Hermione e la Weasley.
Puntò i suoi occhi profondi sulla ragazza e sorrise internamente nel vederla arrossire.
La vide rispondere al saluto e ritornare al suo piatto, intrattenendo una conversazione con il giovane al suo fianco.
Piton lo squadrò da capo a piedi. Sapeva di averlo in classe a pozioni, ma non lo aveva mai considerato. Non che fosse strano, lui non considerava mai nessuno degno della sua attenzione, solo le sue Serpi.
Ritornò alla sua bistecca, senza perdere d’occhio il tavolo… alla fine non aveva molto altro da fare.
 
Anche Hermione non perdeva d’occhio il tavolo degli insegnanti. Aveva spostato leggermente la sedia in modo da avere una visuale migliore. Soddisfatta del panorama ricominciò a mangiare, notevolmente più allegra. Purtroppo per lei, Morag interpretò il suo spostamento come una voglia di stargli più vicino e così avvicinò la sua sedia, appoggiando il gomito allo schienale della seduta della Grifondoro, cercando di intavolare un nuovo discorso.
-Allora Hermione, dimmi qualcosa di te… quale materia ti piace?-
Ginny l’aveva istruito. Gli aveva raccomandato di parlarle di scuola, delle materie preferite… di sicuro si sarebbero trovati. Beh poi lui aveva calcato un po’ troppo ma la mano, ma era intenzionato a farsi perdonare.
Hermione si bloccò con la forchetta a mezz’aria, contemplando l’idea di non rispondergli, poi si ricordò della conversazione con Ginny, così si costrinse a sorridere…
-Antiche Rune e… Pozioni-
Fu un attimo. Un istinto irrefrenabile.
Dopo aver nominato pozioni Hermione spostò lo sguardo, incrociando quello ardente del suo professore.
Nero e nocciola si fusero completamente.
Hermione per un momento sperò di affogare in tutto quel nero… quel nero che aveva cominciato a scaldargli il cuore più di qualsiasi altro colore.
Cercò di sostenerlo il più possibile ma in questo campo si sentiva piccola e debole.
Dopo pochi secondi dovette desistere, arrossendo furiosamente e per la fretta di infilarsi la forchetta in bocca, si schiacciò metà patata arrosto sulla faccia.
-Oh no, Santo cielo- farfugliò, lasciando la forchetta e cercando il tovagliolo.
-Che sbadata che sei, ecco faccio io- affermò Morag, afferrando il mento della Grifondoro, che s’irrigidì istantaneamente. Era vicino, troppo vicino.
Con il suo tovagliolo cominciò a rimuovere il cibo sul suo viso con delicatezza.
Hermione era disorientata.
Con la coda dell’occhio vide una cosa che la lasciò ancora più sbigottita: Piton con gli occhi sbarrati, furente, nell’atto di alzarsi dalla sedia e piombare come una furia sul loro tavolo. Con un balzo si allontanò, come se si fosse appena scottata, borbottando delle scuse frettolose.
 
-Severus… ma cosa stai facendo?- chiese la Mcgranitt, allarmata. Tutti al tavolo lo stavano guardando come se  fosse ammattito, anche Hagrid aveva smesso di mangiare per capire cosa stesse succedendo.
“Sto per uccidere quello stupido ragazzino, ecco cosa sto facendo”. Aveva il fiato corto, come dopo una lunga corsa. Si risedette, con lo sguardo che mandava lampi. Cercò di rindossare la sua maschera impassibile, ma fu più difficile del previsto.
- Tutto bene Minerva, mi è passato qualcosa sotto i piedi- disse con il suo solito tono noncurante, sfidandola ad affermare il contrario.
-Scusate, mi sono ricordato di un impegno importante, devo andare-
Senza salutare si alzò dal tavolo, tentando di non dirigere lo sguardo al tavolo affianco. Appena fuori dal locale si concesse di tornare a respirare normalmente.
 
Hermione aveva seguito tutta la scena, ancora molto scossa, ma non era la sola: Ginny aveva visto la reazione del professore e aveva seguito le mosse di Hermione con gli occhi socchiusi, tentando di non perdersi nemmeno un dettaglio, anche il più irrilevante.
Hermione non gliela raccontava giusta. Già l’aveva sospettato, quando circa un mese prima era scattato l’allarme nel dormitorio femminile e la sua amica non le aveva dato nessuna spiegazione plausibile per il suo sguardo trasognato.
Beh se Hermione non voleva parlare, ci avrebbe pensato lei.
Estrasse la bacchetta dalla tasca e tenendola sotto il tavolo fece sparire il mantello di Hermione. Sperò con tutto il cuore che il professore non si fosse già incamminato verso Hogwarts se l’unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbe stata un’amica raffreddata e molto molto infuriata.
 
Il vento gelido che spazzava le strade di Hogsmeade, lo aiutò a tornare in se.
Piton non era solito lasciarsi andare agli istinti. Lo aveva detto a Potter: la rabbia era per i deboli. E lui cosa aveva fatto?! Si era fatto trascinare dal momento…
“Idiota!”
Alzò gli occhi sulle nuvole che si stavano addensando e che minacciavano pioggia di lì a poco. Severus apprezzava la pioggia, si addiceva al suo animo. Quando pioveva, si sentiva un po’ meno cupo, un po’ meno solo. Amava camminare sotto la pioggia. Le gocce erano in grado di distrarlo dai suoi dolori, di cancellare i suoi mali, perché la pioggia colpisce a caso: i buoni e i cattivi, non faceva distinzioni.
Si stropicciò gli occhi con una mano, scivolando sul viso, passando sulle guance perfettamente rasate. Decise di incamminarsi lentamente verso il castello.
 
-Dobbiamo andare immediatamente- esclamò Ginny, alzandosi di botto.
-Ma cosa?-
Hermione e Morag si guardarono sbalorditi. La rossa li afferrò entrambi, trascinandoli verso la porta.
Jimmy li guardò andare via, sembrava che non gli interessasse più di tanto di essere stato dimenticato al tavolo, come una vecchia ciabatta. Intanto la giovane cercò di protestare invano…
-Ginny… il mio mantello, il mio vestito-
-Ho preso tutto io. Muoversi muoversi muoversi…-
Sembrava una pazza. Tutti gli avventori si girarono a guardare la scena esilarante.
-Ginny- tentò ancora Hermione, ma con una poderosa spinta, furono gettati fuori dalla porta.” Per essere così piccola e magrolina ha una forza considerevole” pensò la Grifondoro, tentando di rimettersi in piedi, cosa assai difficile visto che alle spalle aveva una furia dai capelli rossi che la stava spingendo per la via affollata di Hogsmeade.
-Ma Jimmy?- chiese Morag dopo un attimo di tregua.
-Ah voleva rimanere ancora un po’- rispose evasiva la rossa, alzando le spalle. Li prese a braccetto e si avviò a passo di marcia verso il castello.
Ginny, sempre tenendo stretto i due, perlustrava frenetica la via, alla ricerca di una figura ammantata di nero.
 
Passarono cinque minuti e la rossa non sembrava intenzionata a rallentare l’andatura. Hermione stava congelando. Alzò il viso al cielo e qualche goccia di pioggia la colpì in pieno viso.
La Grifondoro era davvero stufa di questa situazione.
-Senti Ginny- disse Hermione, fermando la folle corsa dell’amica. Morag la guardò riconoscente. – Fermati. Sto morendo di freddo, dov’è il mio mantello? E per tutti i folletti, per quale motivo stiamo correndo?- chiese, alzando la voce.
-Perché… mi sono ricordata di un impegno-
-E noi cosa centriamo?- chiese esasperata Hermione, provando a scaldarsi, strofinandosi forte le mani sulle braccia.
-Centrate. Ora Herm, se non vuoi morire congelata, visto che non trovo più il tuo mantello, ti conviene continuare a camminare- esclamò, avviandosi e lasciando indietro Morag con Hermione.
-Certo, grazie davvero- bofonchiò irritata. Non fece in tempo a fare due passi che Morag la bloccò…
-Possiamo… ehm… condividere il mantello- suggerì, rosso in volto. Si sganciò il cappotto e lo aprì. Effettivamente, notò la ragazza, due persone sarebbero state comode, essendo lui molto alto e spallato.
Stava per rifiutare, alla fine non lo conosceva neanche, ma un brivido le fece battere i denti, così mise da parte l’orgoglio e si avvicinò al ragazzo, che la strinse a se, lievemente.
S’incamminarono vicini, tutte e due imbarazzanti da quel contatto troppo stretto. Visti da lontano potevano essere scambiati per due fidanzati innamorati e a quanto pareva questo era lo scopo di Ginny, che si girò leggermente con un ghigno diabolico dipinto sulle sue labbra.
 
Erano ormai alle porte di Hogwarts e nessuno dei due aveva ancora spiccicato mezza parola. Persino Morag, incredibilmente chiacchierone aveva smesso di blaterare a vanvera.
Raggiunsero Ginny, già nel cortile. Sembrava nervosa. Continuava a sorvegliare febbrilmente ogni angolo, come se aspettasse l’arrivo di qualcuno.
-Ginevra, grazie di averci aspettato.- sbottò Hermione, ancora stretta nell’abbraccio del giovane.
“Ginevra, l’aveva chiamata Ginevra, cattivo segno.”
La rossa si girò e finalmente vide ciò che stava aspettando…
Piton, altero come il suo solito, che varcava la soglia del cortile. Il mantello al vento, i pugni serrati, incuteva davvero un certo timore reverenziale.
Appena li vide, rallentò il passo, socchiudendo i suoi occhi neri, poi riprese a camminare come se niente fosse, ma Ginny sapeva che non era così.
Infatti, giunto dietro ai ragazzi diede una poderosa spallata a Morag, che si girò infastidito, trovandosi a pochi centimetri Piton, furioso.
-Signor Mcdougal, dieci punti in meno a Corvonero, per aver intralciato la camminata di un professore- esclamò beffardo l’uomo.
Morag tentò di ribattere…
-Si? Vuole dire qualcosa? In questo caso mi vedo costretto a togliere altri cinque punti a Corvonero-
Con un ultimo sguardo di fuoco a Hermione, ruotò elegantemente su se stesso ed entrò nel castello.
Morag era impietrito, Hermione spaesata, l’unica soddisfatta era Ginny, che sorrideva come se Natale fosse arrivato in anticipo.
Hermione seppe di essere in una marea di guai.
 
Note: Mi piaceva troppo l’idea di un Piton geloso che non ho potuto fare a meno di scrivere questo capitolo. Spero sia di vostro gradimento!!
A presto, anche se purtroppo inizio l’università…. Sarà dura mantenere gli aggiornamenti costanti, ma ci proverò!!
Se volete lasciare un commentino…. *_* Mille grazie! 

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Capitolo 15
*** Make a wish. ***


Make a wish.
 
22-12-1998 ore 02.00 p.m
 
 
Natale era alle porte.
L’autunno, con la pioggia battente e il vento costante, aveva lasciato spazio alle prime nevi e al freddo pungente dell’inverno.
Gli studenti di Hogwarts erano ormai abituati; Giravano con spessi mantelli foderati di pelliccia, pesanti guanti di drago o come nel caso di Hermione, con fuochi portatili a prova d’acqua.
Quel giorno i quattro amici si trovavano nel cortile esterno, riparati dal vento gelido, che s’insinuava senza pietà nelle pieghe degli abiti, stretti attorno a uno dei fuochi magici di Hermione. Era l’ultimo giorno di lezione, l’indomani Hermione e Ginny sarebbero partite per Grimmauld place, dove Harry aveva deciso di passare il Natale, poiché aveva invitato un gran numero di persone e tutte stipate nel suo nuovo appartamento di Diagon Alley, non ci sarebbero mai state.
I gemelli, invece, sarebbero partiti per la Germania, trascorrendo le vacanze con i loro genitori e familiari. Si sarebbero ritrovati, però, alla festa di S. Silvestro, dove erano stati invitati sotto indicazione di Ginny.
Hermione era pensierosa. Mentre i suoi amici parlavano delle feste e dei regali, lei pensava ai suoi genitori, ancora in Australia. Le sarebbe piaciuto passare qualche giorno in loro compagnia.
 
Li aveva raggiunti poche settimane dopo la fine dello scontro con Voldemort. Li aveva trovati con non poche difficoltà, ma la felicità dell’essersi ritrovati, dopo che la giovane gli ebbe restituito la memoria, fu incredibile. Ancora dopo mesi che ci pensava, riusciva a sentire quel brivido che l’aveva attraversata, il momento in cui aveva stretto a se i suoi genitori.
Questione di attimi.
Alla fine la felicità non è altro che quello, attimi rubati che non ritornano mai allo stesso modo. Al momento Hermione avrebbe dato qualsiasi cosa in suo possesso pur di riprovare quella stessa sensazione.
 
 
-è suonata la campanella- ululò Ginny, mettendo su il broncio, ormai si sentiva il clima di festa e la voglia di impegnarsi era sotto i piedi.
-Che lezioni avete adesso?-
Hermione, tutta intenta a sistemare la sua borsa strapiena, non rispose.
-Io e Herm pozioni- rispose Alan, picchiettandosi pensierosamente l’indice sulle labbra. Lei e Alan, insieme a altri dieci eletti, erano i pochi che Piton ammetteva nei suoi umidi sotterranei per le lezioni.
-Ah… Pozioni eh?- esclamò la rossa, alzando un sopracciglio e fissando senza ritegno Hermione, sempre più impegnata con la sua borsa. Hermione sentiva caldo, molto caldo.
Dopo quel dannato pomeriggio, Ginny non faceva altro che lanciarle provocazioni, sperando di coglierla impreparata e di farle sputare il rospo, cornuto o meno che fosse. Ma la Grifondoro stoicamente resisteva, ma sapeva anche lei che non sarebbe durata a lungo, sottoposta a tutta questa tensione che sommata allo stress per i M.A.G.O la stavano portando velocemente a prenotarsi un letto al San Mungo.
Alan le stava guardando, indeciso sul da farsi. Basil invece era concentratissimo, la faccia strizzata e una smorfia sul volto…
-Io… er non ricordo… Ginny?- chiese Basil, scrollando le spalle.
La piccola Weasley emise uno sbuffetto impaziente. Era stata eletta da Basil in persona sua agenda portatile, essendo lui uno smemorato incredibile.
-Oh Basil, hai la memoria di un paiolo bucato. Comunque dobbiamo andare a Divinazione!-
-Ah vero vero! Volevo solo vedere se eri preparata!- Aggiunse, ridendo come un matto.
 
 Arrivarono alle rispettive rampe di scale; Quella che scendeva nei sotterranei, da dove proveniva già un’aria gelida e quella che conduceva alla torre Nord, sede dell’aula della professoressa Cooman.
 
-Va bene, ci vediamo in Sala Comune dopo?-
-A dopo allora- esclamarono Alan e Hermione.
-Fate i bravi, ne?!- aggiunse Ginny, strizzando l’occhio alla ragazza e dileguandosi con Basil alle calcagna.
-Cosa voleva dire?- chiese Alan perplesso, seguendo attentamente la giovane.
- Ma niente, sai com’è fatta quella ragazza- sostenne Hermione, tossicchiando nervosamente.
-Mpf! Va beh andiamo se no facciamo tardi e Piton ci uccide veramente questa volta- asserì il giovane, accelerando il passo.
 
 
-Siete in ritardo- osservò Piton, sprezzante come al suo solito.
-Venti punti in meno a Grifondoro e ora filate ai vostri posti-
Senza fiatare i due Grifoni si diressero ai loro soliti due banchi in prima fila, spostati sulla destra. Uno dei due posti però era già occupato da una ragazza di Corvonero, che non sembrava intenzionata a schiodarsi di lì. Alan si girò a guardarla, con le sopracciglia alzate…
-Che facciamo?-
Hermione scrollò la testa, indecisa.
-Vi muovete o no? Che cosa volete un invito scritto?!- sbottò Piton rabbioso, poggiando le mani sulla cattedra.
-Granger, evidentemente devi cercarti un altro posto! Che ne dici? O lo stare lontano dal tuo amichetto ti impedisce di preparare pozioni?- aggiunse beffardo, beandosi della sua bastardaggine.
“Ma come siamo acidi! “ pensò. “L’arrivo delle vacanze non gli fa bene per nulla.” Si morse la lingua nel tentativo di non rispondere al professore. Cercò con lo sguardo un altro posto e notò Morag farle segno dall’altro capo della stanza.
Trattenendosi dal girare sui tacchi e fuggire, si avvicinò, sedendosi di fianco al giovane mago.
-Come mai in ritardo?-
“ E a te cosa te ne frega?” rimuginò tra se e se…
-SILENZIO- tuonò Piton, incenerendoli dal primo all’ultimo, soffermandosi un po’ troppo su Hermione, che lo fissò con odio dal suo posto.
Si sedette sulla sedia, impugnò la bacchetta e l’agitò leggermente – Le istruzioni sono sulla lavagna- puntò di nuovo la bacchetta – gli ingredienti nell’armadio, avete un ora e mezza.-
Dopo di che tacque, afferrando la sua piuma e cominciando a correggere i compiti, mentre gli studenti, come una massa di caproni, si avviavano all’armadio.
 
Piton in realtà non stava correggendo i compiti, ma fissava un punto della pergamena, senza vederla.
“L’ho messa di fianco a quel rincretinito di Mcdougal. Bravo Severus, proprio bravo! Non ce la faceva proprio più, era arrivato al limite. Ringraziò mentalmente Merlino poiché era la sua ultima lezione dell’anno. Senza nessuno fra i piedi, avrebbe potuto rimettere ordine fra i suoi pensieri sempre più confusi.
La lezione proseguì senza eventi degni di nota. Piton si era ritrovato a controllare troppo spesso la Granger, affiancata dal Corvonero, per vedere fino a che punto quel rimbambito si fosse spinto con la ragazza. Solo le sue mani tradivano il suo nervosismo, per il resto mantenne la sua maschera dura e fredda per tutta la lezione.
Al termine li congedò velocemente. Solo quando l’ultimo studente uscì dalla classe, si rilassò, sospirando pesantemente.
 
-Stanno per iniziare le vacanze…- deglutì nervosamente – forse… forse dovremmo mettere in atto il nostro piano adesso.-
Lestat si riscosse dai suoi pensieri e agilmente si alzò dalla poltrona foderata in velluto del suo studio. Appoggiò il bicchiere di vino elfico sulla scrivania prima di rispondere.
-Scusa, credo di non avere capito bene… nostro piano?- chiese con voce pericolosamente bassa.
-N-no certo, tuo piano scusami!- disse, facendo un passo indietro.
-Bene! Cosa risolta allora.- disse Lestat, considerando la questione chiusa e avviandosi alle sue stanze private.
Ma il suo interlocutore continuò imperterrito:
-Toccherà a me?-
Lestat si fermò e sorrise beffardo…
-Certo che no! Sei un danno, ti faresti scoprire, e non vogliamo che succeda vero??!-
-No certo che no! Ma chi sarà? E la leva? Quale leva dobbiamo usare?- chiese, seguendolo fino alla porta della sua stanza, che lui spalancò, rivelando una figura di donna addormentata nel grande baldacchino di Lestat. Lei, sentendo la porta sbattere, si svegliò, coprendosi con la coperta rosso fuoco, il seno nudo.
Il mago non le tolse gli occhi di dosso, mormorando in direzione della persona alle sue spalle…
-Tutto a tempo debito!-
Con un colpo di bacchetta sigillò la porta, si tolse la camicia e si avvicinò al letto.
-Bonsoir ma chèr- mormorò con voce morbida e piena di passione… i giochi avevano inizio!
 
 
25-12-1998 ore 07.30 a.m
 
-Hermioneeee-
 
Harry sapeva che era presto per svegliare la sua migliore amica, ma non poteva farne a meno. Dovevano finire di sistemare le ultime cose. Fortunatamente la signora Weasley avrebbe dato una mano in cucina, altrimenti sarebbero stati davvero nei guai. Si sedette sul bordo del letto, chinandosi sul viso di Hermione. Sembrava serena, da quando erano arrivate non aveva avuto strani attacchi. Solo la scorsa mattina l’aveva intravista in cucina, ma non avendo sentito strani rumori, era tornato a letto sereno.
-Herm… svegliati! È Natale!- le sussurrò in un orecchio, accarezzandole dolcemente la testa.
-H-harry? Ma che ore sono?- domandò, senza neanche aprire gli occhi.
Harry sorrise; Hermione per svegliarla ci volevano i detonatori abbindolanti brevettati dai Weasley, poi nel giro di due minuti sapeva essere più che operativa, mentre a lui ci volevano minimo due ore.
- Le sette e trenta! Devi aprire i regali, dormigliona! Ecco tieni!-
Le mise in mano un pacchetto . Hermione finalmente aprì gli occhi, guardandolo con curiosità.
-è mio e di Ginny, spero ti piaccia!- esclamò Harry, alzandosi dal letto.
-Grazie Harry!-
-Di nulla, ci vediamo giù!-
 
Quando il moro uscì, si sedette meglio sul letto, guardandosi intorno. Sul comodino vi erano una pila ben nutrita di pacchetti regalo, però era più curiosa di sapere cosa conteneva il pacchetto tra le sue mani. Se lo rigirò, impaziente. Non voleva rompere la bella carta in cui era stato impacchettato.
Alla fine la strappò lo stesso, facendo scivolare fuori una bellissima sciarpa di seta, blu scuro. La prese in mano estasiata; Era dello stesso tessuto del suo vestito. Sorrise, era sicura che fosse stata Ginny a sceglierla.
Mise da parte la sciarpa, e la sua attenzione fu catturata da qualcosa d’altro, all’interno del pacchetto…
Una cornice semplice, di legno lucido. La prese in mano e rimase senza fiato.
Harry e Ron le sorridevano, dandosi pacche sulle spalle, mentre lei a fianco di Ron rideva divertita. Erano al loro terzo anno, ancora felici e spensierati.
Le venne un magone incredibile; Una lacrima cadde sulla cornice e sorrise nel vedere Ron fare un balzo per scansare la lacrima.
Le mancava davvero molto. Una parte di lei non lo aveva ancora perdonato per quello che le era successo, ma Hermione lo considerava pari a un fratello, e un fratello con puoi odiarlo per sempre.
Ci aveva ragionato su.. ed era arrivata ad una conclusione… Amava Ron… di un amore puro e fraterno.
Era giunto il momento di mettere da parte i dissapori.
 
Note: Volevo ringraziare di tutto cuore quelle sei persone che hanno recensito lo scorso capitolo!! Davvero… se non fosse per voi, non m’impegnerei così tanto! J
Spero che il capitolo vi piaccia! Spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate… A presto!!
 

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Capitolo 16
*** Gocce di memoria. ***


Buona lettura!!
 
Gocce di memoria.
 
25-12-1998 ore 11.30 a.m
 
Dlin Dlon.
Hermione si sbatté una mano in fronte, esasperata, mentre il campanello si mischiava alle urla disumane della simpatica mamma di Sirius.
“Ma era possibile che nessuno si ricordava di non suonare il campanello?!”
Dalla cucina la giovane, con tutto il baccano provocato dalle urla della signora Black, non riuscì a riconoscere le voci concitate, che provenivano dal piccolo corridoio. Appena le tende vennero tirate, con sicurezza da Ginny, riconobbe subito le voci: era la famiglia Weasley al completo.
Un leggero senso d’imbarazzo le contorse le viscere; Non si sentiva molto a suo agio; Alla fine aveva spezzato il cuore a Ronald.
-Oh Harry caro- stava dicendo la signora Weasley – mi dispiace tanto di aver suonato!-
-Non fa niente, signora Weasley, davvero.-
Harry sorrise e si lasciò strizzare in un abbraccio tipico di Molly. Appena fu libero si massaggiò le costole indolenzite e cominciò subito a salutare il resto della famiglia. Erano tutti alti e dinoccolati, dai capelli rossi fiammanti.
Strinse con calore le mani a tutti e ricambiò le pacche sulle spalle della sua famiglia acquisita.
Notò con tristezza che George sembrava più giù di morale del solito. Se la perdita di Fred, in lui, aveva provocato un buco, poté solo immaginare la voragine che aveva provocato nel suo fratello gemello.
-Harry ciao- lo salutò Ron Weasley, non che suo migliore amico. Il moro sorrise e lo strinse a sé brevemente.
-Come stai? Il lavoro?-
-Pmf! Stressante. Mi sta uccidendo- esclamò, passandosi una mano tra i capelli.
Harry non rispose, sapeva che Ron amava essere melodrammatico.
-Harry caro, comincio ad andare in cucina, se no quando arriveranno gli ospiti, gli offriremo solo del cibo raffermo… o santo cielo che disgrazia!-
Mai toccare Molly sulla cucina.
-Si signora Weasley, c’è già di là Hermione!-
-Ehm…c’è Hermione?-
Ron sembrava a disagio. Harry lo guardò, leggermente perplesso…
“Ma che cavolo di domanda era?”
-Beh, certo che si!!- esclamò il moro.
-No così, per sapere!- disse, strusciando i piedi sulla moquette consumata. Harry gli aveva giocato un brutto tiro; Gli aveva regalo, insieme a tutti i suoi dolci preferiti, anche una cornice di legno; all’interno una loro foto di parecchi anni fa. La cosa l’aveva scosso molto, ma non voleva di certo darlo a vedere.
Harry, che sapeva a cosa stava pensando, sperò con tutto il cuore che prendesse la pluffa al balzo, ma non era così sicuro, visto che era di Ron che si parlava.
 
Hermione sentì i passi farsi sempre più vicini; Agitata si mosse in lungo e in largo, alla ricerca di qualcosa che la facesse sembrare indaffarata. Afferrò al volo la terrina con il ripieno del tacchino, spruzzandoselo sulla camicia nuova, e si mise a rimestarlo, concentrata.
Alzò gli occhi quando sentì la porta della cucina aprirsi…
-Buongiorno Signora Weasley-
-Oh ciao Hermione- rispose Molly, con una punta di freddezza nella voce. Se l’era aspettato, ma si sentì comunque sprofondare.
Il resto della famiglia Weasley invece fu accogliente come sempre. George le si avvicinò furtivo, sogghignando:
-Mmm cuciniamo te Hermione oggi?- e prelevando parte del ripieno dal suo viso –beh, non saresti neanche male!!-
-Eheh Non sono così appetitosa, George- rispose, imbarazzata. Era un disastro in cucina, si vedeva così tanto?!
Molly parve addolcirsi per un attimo, perché prese gentilmente la terrina dalle mani della ragazza, invitandola ad andare a cambiarsi.
-Grazie signora Weasley, davvero!- asserì, filando ai piani superiori, felice che qualcosa si fosse mosso.
 
25-12-1998 ore 01.30 p.m
 
Il pranzo di Natale stava andando meravigliosamente, grazie alla ottima cucina di Molly. Il tavolo era completamente pieno. Harry non si era risparmiato sugli inviti; Aveva invitato tutti coloro che avevano combattuto contro Voldemort, fatta eccezione di Piton, che aveva declinato l’offerta.
Hermione, per casualità o meno, si trovava seduta a fianco di Ron, che non aveva ancora spiccicato mezza parola.
Più di una volta fu tentata di girarsi, ma lo sguardo del rosso l’aveva fatta desistere.
Decise però di non pensarci troppo; Era in mezzo alle persone che amava e che stimava, non c’era bisogno di attaccare lite con un rosso testardo quanto lei.
 
Ben presto le ultime portare si esaurirono, lasciando tutti sazi e appagati. Il chiacchiericcio era allegro e spensierato ma s’interruppe non appena il Ministro della magia si alzò in piedi, brandendo un calice del miglior vino elfico recuperato da Kracher, l’elfo domestico.
-Vedo che siete tutti sazi, grazie a Molly- incominciò Kingsley, facendo un inchino in direzione della signora Weasley, che arrossì felice.
-Non voglio tediarvi con discorsi inutili e noiosi, visto che è Natale-
Un mormorio approvò divertito.
-La mia intenzione è, visto che siamo qui riuniti insieme, di ringraziarvi-
Kingsley alzò il calice e la tavolata, lo imitò. Il mago sorrise e appena il brusio si spense, ricominciò.
-Ma volevo anche indurvi a ricordare. Ricordare coloro che questo giorno di festa dovrebbero trovarsi fra noi, con i calici levati, a festeggiare la pace riconquistata.-
L’aria di festa di un attimo prima era svanita. Era scoppiata quella bolla di sapone in cui, per un momento, si erano rifugiati per lenire il dolore e la perdita, che si faceva  sentire maggiormente in questi giorni.
Il Ministro, sentendo il cambiamento di atmosfera, aggiunse:
-Non volevo turbarvi, ma a volte non ci si può sbarazzare dei brutti ricordi, bisogna conviverci! Perciò ora, leviamo i calici, in onore dei nostri eroi!-
La folla questa volta fu più lenta. Hermione sentiva gli occhi pizzicare e non osava guardarsi intorno per paura di non riuscire a frenarsi. Fu più che sicura di non essere la sola. Tre posti più in là, sentì qualcuno tirare su forte con il naso e poté scommetterci che fu la signora Weasley.
 
Il primo a levare il suo bicchiere fu Harry. Lentamente ognuno alzò il proprio, mormorando: “Ai nostri eroi.”
Kingsley aveva ragione: non bisognava dimenticare.
 
 
31-12-1998 ore 10.30 p.m
 
Mancava poco all’inizio della festa e secondo le normali consuetudini, le ragazze erano scomparse, inghiottite dai vestiti e quant’altro.
Harry si aggirava solitario, con la bacchetta in mano, per la sala che avrebbe ospitato la festa. Rimuginava tra se e se, dando pigre sistemate agli addobbi intorno a lui.
A voto unanime, aveva deciso di usare il salotto al pianterreno che era stato allargato con la magia, in modo da ospitare gli invitati per la serata. Al centro aveva lascito un ampio spazio per le danze, mentre ai lati avevano disposto diversi tavoli, dove avrebbero messo gli stuzzichini e bevande di ogni genere.
Alzò lo sguardo e sorrise; Hermione aveva insistito tanto per quelle; Decine e decine di candele svolazzavano pigramente per la sala, in attesa di essere accese. Hermione le aveva stregate, ma ancora non sapeva in che modo.
“è un segreto, vedrai!” gli aveva risposto. Harry non era sicuro di volerlo sapere.
Guardò l’orologio d’oro e un po’ ammaccato che portava al polso: era ora di andare a cambiarsi, doveva fare gli onori di casa.
 
Toc toc.
Hermione, che si stava guardando allo specchio per la millesima volta, sobbalzò spaventata.
-Herm, posso entrare?-
-Si Ginny vieni pure- rispose la ragazza, ricomponendosi leggermente.
-Per tutte le mutande consumate di Merlino- esclamò Ginny, portandosi le mani alla bocca con gli occhi sgranati…
- Hermione Jane Granger, sei favolosa!!-
Hermione arrossì, un pochino soddisfatta.
Hermione si soffermò a guardare la sua amica. Indossava un vestito senza spalline, tagliato sopra il seno, bianco che le arrivava appena sotto il ginocchio. In vita aveva una cintura sottile blu che evidenziava i fianchi stretti e che poi, lasciava libera la gonna di scendere ampia e morbida. Ai piedi aveva un paio di scarpe alte dello stesso blu scuro della cintura. Aveva acconciato in capelli in una morbida crocchia che lasciava sapientemente ricadere alcuni capelli. Una sola parola: Era bellissima.
-Ti piaccio?- chiese la rossa, facendo una mezza piroetta su se stessa, in modo che la gonna si alzasse con grazie e ricadesse elegantemente.
-Certo che si-
Hermione sorrise, sapeva essere davvero vanitosa la sua amica.
Lei però non si lasciò distrarre e ritornò a guardarsi, con ansia, allo specchio.
-La pianti di fare così? Sei favolosa e lui di sicuro ti noterà!- aggiunse Ginny, gongolando nel vedere l’amica nel panico.
-Non sono nervosa e soprattutto non voglio farmi notare da nessuno- rispose Hermione, incrociando le braccia al petto.
Nervosa, lei??! E per quale motivo?! Doveva solo farsi piacere da un uomo scorbutico, a cui non piaceva nessuno, nemmeno se stesso e che era innamorato da una vita intera di una donna, ormai morta. E soprattutto doveva capire per quale motivo voleva farsi piacere da un uomo simile Certo, dove stava il problema.
Ginny, intanto si era accomodata sul suo letto e la guardava disperarsi. A un tratto esclamò, a voce alta e stentorea:
- Io so tutto-
Hermione si bloccò e la guardò. I suoi neuroni che lavoravano frenetici, alla ricerca di qualcosa da dire, senza tradirsi. Assunse una faccia perplessa e chiese:
-Tutto cosa?-
-Ehm ehm- si schiarì la voce Ginny – io so… che vuoi farti notare da un certo professore e che soprattutto tu sei cotta di lui, peggio di una salamandra sul fuoco.
-Io non sono cotta di lui- ululò la ragazza.
“Cotta di quell’uomo? NO! Va beh, forse un pochino.”
-AH AH- disse Ginny, alzandosi in piedi e puntando un dito contro l’amica – ti sei tradita con le tue mani. Non hai detto che non vuoi farti notare da lui però-
La faccia di Ginny esprimeva una gioia selvaggia, sembrava avesse appena vinto il trofeo Tremaghi.
Un rumore intenso le distrasse dal loro battibecco. Erano arrivate gli ospiti e non potevano farsi aspettare o Harry le avrebbe scuoiate vive.
-Andiamo Ginny- dichiarò, aprendo la porta e dirigendosi alle scale, dove il rumore degli invitati era più intenso.
-Ehi, non pensare che mi dimentichi della questione di prima-
Hermione in quel momento fu molto tentata di lanciare un Oblivion su Ginny, poi però ci ripensò.
-Mpf! Andiamo-
 e insieme scesero le scale, pronte per la serata.
 
 
Note: Sono tornataaaa!! Allora.. che dire…
Prima cosa GRAZIE  a tutti voi che leggete e recensite!
Poi… questo è il capitolo che precede la festa e l’incontro con Severus! Chissà cosa succederà, oh beh lo scoprirete!
Recensite mi raccomando! A presto

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Capitolo 17
*** Le temps qui reste est pour nous. ***


Le temps qui reste est pour nous.
 
31-12-1998 ore 10.30 p.m
 
Hogwarts era deserta. Non c’era anima viva o morta in giro, in parte anche grazie a Pix, che ballonzolava nel corridoio del sesto piano, cantando un “tu scendi dalle stelle”, molto volgare e lanciando boccette d’inchiostro a chiunque capitasse a tiro. Pix non era l’unico che teneva lontano gli studenti superstiti, ci pensava anche Piton più inquieto e irritabile del solito.
Camminava altero, continuando a rassettarsi la sua veste nuova, fino a quando non arrivò di fronte al gargoyle di pietra…
-Zenzerotti- esclamò, nauseato. Dopo Silente e le sue manie per i dolci, era arrivata un'altra preside con la medesima fissa.
Salì le scale mobili ed entrò nell’ufficio senza bussare. Era sicuro di non trovare nessuno; A pranzo aveva sentito Pomona dire che, lei insieme alla preside si sarebbero avviate verso le dieci, in modo da dare una mano a Potter. Lui, d’altro canto, non aveva nessuna intenzione di dare una mano, perciò se l’era presa con la dovuta calma.
Avanzò risoluto verso il caminetto; Quel pomeriggio la Mcgranitt aveva collegato il camino del suo ufficio con quello di Grimmauld place, in modo da agevolare il passaggio verso la festa. Afferrò la polvere volante e stava giusto per gettarla nel caminetto quando una voce, lo bloccò…
-Buona serata Severus-
Piton alzò gli occhi sul quadro, posto dietro la scrivania della preside.
-Buona serata Albus- mormorò tra i denti. Silente sorrise e squadrò il Potion master da sopra ai suoi occhiali a mezzaluna.
-Allora Severus, vai anche tu alla festa di Harry?-
A quanto pare Silente sembrava in vena di conversazione, così Piton con uno sbuffo impaziente rispose:
- Evidentemente-
-Vedo che ti sei comprato un nuovo abito… ti sta molto bene, davvero!- esclamò Silente, unendo le punte delle lunghe dita di fronte al viso.
Severus contò fino a tre prima di rispondere, non poteva di certo mandare all’altro mondo una persona che c’era già!
-Grazie preside, se permette…- rispose senza concludere la frase. Sperava che il preside cogliesse la sua voglia di fuggire all’interrogatorio e lo lasciasse andare… Ovviamente fu una speranza vana perché Silente si stava divertendo un mondo e non aveva nessuna intenzione di farlo andare via così in fretta.
-Devi dirmi qualcosa figliolo?- chiese, squadrandolo con i suoi occhi azzurri.
Piton, come tutte le volte, sotto quello sguardo non riusciva a mantenere la sua rigidità e freddezza. La sua maschera si scioglieva come neve al sole.
-No preside, nulla!- disse, sospirando pesantemente, conscio che non se la sarebbe bevuta. Le sue doti di Occlumante esperto non servivano con quell’uomo; Di certo avrebbe colto al volo il suo nervosismo. A dir la verità non sapeva neanche lui da dove derivava.
Severus, tu sai da dove deriva…
No, non lo so.
Si che lo sai, sei impaziente di rivedere una certa studentessa…
Ma cosa vai blaterando?! La vedo già troppo a lezione, durante le vacanze preferirei evitare…
No no… io so che ti manca, ti mancano i battibecchi, le occhiate che vi lanciate di sfuggita, i baci mancati… dì la verità alla tua coscienza…
Per Merlino! adesso ci mancava anche la coscienza, stai zitta e lasciami in pace.
Piton, durante la sua lotta interiore con quella impicciona della coscienza rimase in silenzio, ben consapevole che non sarebbe sfuggito al vecchio mago; Lui era in grado di leggerti dentro senza neanche usare la Legimanzia.
-Bene- esclamò il quadro, senza fare commenti – allora, buona serata-
-Grazie Albus- rispose Piton, non molto convinto di tutta la faccenda. Gettò la polvere volante sul fuoco acceso, che divenne subito di un brillante color smeraldo.
-Ah Severus, quasi dimenticavo- disse Albus, fermandolo appena prima che pronunciasse il nome della sua destinazione – Ritengo opportuno che tu, stasera, ti decida a dare una svolta alla tua vita… potresti trovare la cosa notevolmente allettante-
Piton per poco non soffocò. Nel sentire le parole del vecchio matto aveva inspirato con forza, infilandosi nel naso una gran quantità di fuliggine. Tossicchiando come un matto e con gli occhi lucidi pronunciò a fatica la sua destinazione, sparendo in un turbine verde.
 
 
-Albus ma cosa?-
-sisi dicci cosa succede…-
-siamo curiosi….-
Albus sorrise e non rispose ai presidi che dai diversi quadri accanto al suo si sporgevano per sentire quello che Silente aveva da dire. Era una questione che riguardava solo quel testardo di un mago, che sperò vivamente accettasse il suo consiglio.
 
Piton dopo pochi minuti atterrò nel camino della cucina di Grimmauld place. Uscì e si spazzolò la polvere dalle vesti con gesti stizziti. Odiava viaggiare con la metropolvere, preferiva mille volte la smaterializzazione.
-Oh Severus, ben arrivato- esclamò Molly, entrata in cucina proprio in quel momento per prendere un piatto di stuzzichini. –La festa è nel salotto qua a fianco-
-Grazie Molly-
S’incamminò sulla scia della donna, appoggiò il suo mantello da viaggio insieme con gli altri e dopo aver fatto un paio di respiri profondi, entrò nella sala, dove proveniva la musica e il chiacchiericcio degli invitati. Afferrò al volo il primo calice di vino elfico che gli capitò sotto mano, salutò con tutta la cortesia di cui era capace, cioè molta poca, Potter e cercò di mimetizzarsi con la tappezzeria in modo da passare una serata il più tranquilla possibile… Cosa che non si rivelò così difficile… in fondo era la persona meno amata nella stanza, con cui era difficile instaurare una conversazione.
 
Le due ragazze arrivarono sull’ultimo pianerottolo che le separava dalla sala, dove Hermione si fermò, adesso visibilmente nervosa.
-Ginny aspetta un secondo-
-Cosa c’è?-
-Niente… è che sono un po’ nervosa e poi- sollevò l’orlo della gonna – mi fanno già male i piedi- mormorò Hermione.
Ginny sorrise teneramente in direzione dell’amica; Anche se lei non voleva parlarne, capiva come si sentiva. Anche lei, che pur aveva la certezza di essere amata da Harry, era nervosa e un po’ agitata di incontrarlo, aveva paura di non essere all’altezza. Con una mano scacciò i suoi pensieri negativi, non era il momento. Invece prese per mano la ragazza e le disse:
-Tranquilla, andrà tutto benissimo. Non eri così nervosa neanche al ballo del ceppo.-
-Lo dici tu- grugnì, seguendola rassegnata giù per l’ultima rampa di scale.
 
Piton che stava sorseggiando il suo vino non si accorse immediatamente della presenza della Mcgranitt.
- Bella serata non trovi, Severus?- chiese la preside, sorridendo in direzione di Potter.
-Mpf!- esclamò, gettando un’occhiata poco lusinghiera in direzione delle candele che galleggiava nella sala. Ogni tot, quelle simpatiche candele rilasciavano delle piccole lucciole che si lanciavano in direzione delle persone, creando scie luminose che divertivano gli invitati. Ovviamente tutti tranne Severus, che più di una volta fu costretto a spostarsi, rischiando di rovesciarsi il contenuto del suo bicchiere sul suo nuovo abito, pur di evitarle.
 
-OOH Severus… guarda!- esclamò la donna al suo fianco, che dall’emozione si era portata le mani alla bocca. Severus la fissò allibito, non comprendendo subito di cosa stesse parlando. Seguì lo sguardo di Minerva e ciò che vide lo lasciò a corto di saliva…
Hermione Granger e Ginny Weasley erano appena scese dalla scala, elegantissime nei loro abiti; Se la giovane Weasley in quel momento era bella, non era niente in confronto alla donna, perché ormai di donna bisognava parlare, affianco a lei. Hermione indossava un vestito blu oltremare, lungo fino ai piedi, senza spalline che le metteva in risalto le spalle e le braccia delicate. Aveva uno scollo a forma di cuore. Poco al di sotto vi era una cintura, impreziosita di diamanti che evidenziava il seno e lasciava la gonna libera di scendere morbida in più veli, via via più trasparenti. I capelli corti erano stati tirati indietro con del gel, in modo da lasciare scoperto il viso non troppo truccato. Infine al collo portava la sciarpa di seta  regalatale dai suoi migliori amici. Sorrideva radiosa e un po’ imbarazzata dagli sguardi che ogni uomo di buon senso le stava riservando. Vagò con lo sguardo, perlustrando la sala e per una frazione di secondo incrociò quello del suo professore, sorpreso e affascinato. Non vide però, a causa di Harry che le era corso incontro, quello che successe dopo. Per l’azione combinata della sua discesa dalla scala e delle lucciole delle candele, Piton si era versato buona parte del vino sul suo completo. Ringhiando come un ippogrifo imbufalito, si tastò le tasche alla ricerca della sua bacchetta, sotto gli occhi della Mcgranitt, che tentava con non poche difficoltà di trattenere il sorriso.
-Minerva, c’è qualcosa che ti fa tanto ridere?- chiese, esasperato dopo essere riuscito ad asciugare il danno.
-No no Severus, nulla.- Esclamò, tagliente – ora se mi permetti, vado a congratularmi con Hermione, cosa che dovresti fare anche tu per buona educazione- e si avviò, lasciando lì come un beota con il bicchiere ormai vuoto in mano e la bacchetta nell’altra.
 
-Sei splendida Herm- proferirono in coro i due gemelli Pevensie.
-Grazie mille ragazzi- disse Hermione, abbracciandoli – sono contenta che siate qua anche voi-
-è un piacere- affermò Alan – oh a proposito… sai chi ho visto?-
-Chi?-
-Ronald Weasley- disse Basil, ghignando in un modo un po’ malsano.
-Ah e dove?- chiese la giovane, senza interesse. Non voleva rovinarsi la serata a scervellarsi su di lui…
I due giovani si guardarono, aggrottando le sopracciglia.
-Qui… all’entrata. Era con una ragazza alta e bionda.-
Hermione spalancò gli occhi e la bocca, emettendo un suono tra l’incredulo e l’infastidito.
-AH…ehm… ragazzi devo andare. Scusatemi-
Doveva trovare Ginny. Le aveva assicurato che Ron non ci sarebbe stato e invece…
-Ginevra devo parlarti- le disse, agguantandola e trascinandola lontana da Harry che le fissò preoccupato.
-Cosa c’è?-
-Ronald. È qui.- mormorò, strattonandole il braccio.
-Ehm si lo so-
-e dirmelo ti avrebbe arrecato tanto disturbo?-
La rossa la fissò, incrociando le braccia.
-L’ho saputo ieri, e anche se te l’avessi detto cosa sarebbe cambiato?-
Hermione ci pensò un attimo. Effettivamente non sarebbe cambiato nulla… però era una questione di principio. Cambiò al volo discorso…
-è con una ragazza!- affermò delusa.
-Si… la sua nuova fiamma! Mi pare si chiami Tara… che brutto nome!- disse, quasi tra se e se – ehi… non sarai mica gelosa?! Io pensavo…-
Hermione la bloccò al volo.
-No non sono gelosa! Solo che…- si schiarì la voce – mi sento un po’ come una vecchia scopalinda, abbandonata nel ripostiglio-
Ginny sospirò. Quella ragazza non sarebbe mai cambiata… si addossava delle colpe che non aveva, solo per non fare un torto agli altri. L’afferrò per le spalle, scuotendola leggermente…
-Non pensarci per favore. Libera la mente e divertiti… e ora vai a prenderti da bere per favore.-
-Non ho sete-
-Muoviti- e con una leggere spinta la indirizzò verso il tavolo. Capì quasi subito il motivo. Di spalle, intento a versarsi da bere, si trovava un uomo dalle spalle larghe e i capelli neri.
- Buona sera professore- esclamò Hermione, affiancandolo. Grazie ai tacchi assurdamente alti che indossava, riusciva a guardarlo negli occhi senza sforzo.
- Granger- disse Piton, squadrandola per bene, senza però darle la soddisfazione di un commento. In quel momento la sua innata bastardaggine era provvidenziale perché era pressoché sicuro di non riuscire a dire nient’altro.
-Cosa beve?-
Piton bevve un sorso prima di rispondere.
-Whisky incendiario… ne vuole un po’?- disse, porgendole il bicchiere, certo che mai avrebbe accettato.
-Si grazie-
Spiazzandolo completamente, prese il calice dalle sue mani, poggiando le labbra dove le aveva appoggiate lui e bevendo una grossa sorsata del liquore, che le mandò a fuoco la gola. Dovette trattenersi dallo sputare in faccia a Piton, solo per non dargli soddisfazione.
Il mago ghignò divertito, vedendola sforzarsi di mandarlo giù.
-Vedo che le piace. Aspetti che le prendo un bicchiere-
-N-no non fa nient…- ma l’uomo si era già ripreso il suo bicchiere, infilandogli in mano un altro, pieno fino all’orlo.
-Grazie professore- bofonchiò, stirando le labbra in una parvenza di sorriso.
-Dovere-
Poi continuò a fissarla, in attesa di vederla bere di nuovo, cosa che lei dovette fare pur di non dargliela vinta.
 
La serata stava proseguendo davvero bene. Molti avevano persino dato inizio alle danze, con una punta d’invidia da parte di Hermione che avrebbe tanto voluto prenderne parte.
Si guardò intorno alla ricerca di un cavaliere adatto: Harry ballava con Ginny, a Ron neanche sotto tortura si sarebbe abbassata a chiedergli un ballo, i gemelli erano impegnati con George, che sembrava più allegro del solito, perciò non aveva intenzione di disturbarli, il signor Weasley… no! Hagrid? Men che meno… l’unico che rimaneva era…
-Professore lei sa ballare?- chiese improvvisamente Hermione.
-Si Granger- rispose piatto.
-Ah-
Calò un silenzio un po’ teso, subito rotto da Hermione che, forse a causa dell’alcol ingerito, si sentiva più intraprendente.
-Vuole ballare?-
Piton la guardò con tanto d’occhi.
-Con te?-
Dallo schock si era persino dimenticato di darle del lei.
Hermione si guardò un po’ intorno prima di rispondere…
-Beh si!-
-E crede di riuscire a ballare con quei trampoli ai piedi?- domandò scettico.
La giovane posò sul tavolo il bicchiere e sollevò un po’ l’orlo della gonna, mostrando i piedi. Sorrise in direzione dell’uomo
-Beh, si può sempre fare un tentativo-
Piton non rispose e tornò a sorseggiare il suo liquore. Hermione, che non voleva di certo darsi per vinta, chiese:
-Allora?-
-No-
Sbuffò irritata. Come poteva rifiutare?! Alla fine non aveva di certo chiesto la luna… solo un misero ballo!!
-Bene, vorrà dire che andrò a chiedere a qualcun altro! Forse a Alan o Basil… sa mi hanno trovato molto affascinante!-
Si, ora era sicura di aver bevuto decisamente troppo.
Hermione, tanto per dar credito alle sue parole, afferrò il suo bicchiere e fece per andarsene quando si sentì prendere per un gomito. Piton, senza troppe cerimonie, le prese di mano il bicchiere, poggiandolo sul tavolo e sempre con quell’aria distaccata, l’accompagnò fino alla pista da ballo.
Hermione era allibita; Non si sarebbe aspettata niente di simile. Forse era per questo che quell’uomo aveva cominciato a piacerle: era assolutamente imprevedibile!
 
Note: Hola a tutte!! Rieccomi qui per voi… con il nuovo capitolo che descrive solo una piccola parte della festa! Voglio farvi attendere… sono balorda?! Mmm può darsi.. *risata malefica*
Comunque spero che vi piaccia, ditemi che ne pensate!
Alla prossima fanciulle/i!! Kiss

P.s: Grazie mille delle recensioni…. I love you!! xD

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Capitolo 18
*** Amore corre verso Amore. ***


 
Amore corre verso Amore.
 
31-12-1998 ore 11.00 p.m
 
Ancora non riusciva a credere a cosa gli fosse passato per la mente. Si era incastrato con le sue stesse mani.
Non poteva semplicemente lasciarla andare?! No, doveva fare l’idiota, afferrarla per un gomito e trascinarla sulla pista da ballo. E ora Severus si trovava a fissarla negli occhi, in attesa dell’inizio della nuova canzone.
Perché, diamine! Perché?!
Hermione si pentì di avergli chiesto un dannatissimo misero ballo, perché la stava mettendo a disagio con quegli occhi neri che sembravano volerla trapassare da parte a parte.
Con sicurezza quello era il suo modo di vendicarsi. Hermione lo sapeva da anni… non era mai il caso di stuzzicare Severus Piton.
 
Le ultime note della canzone precedente si spensero… Hermione perse un secondo a guardarsi intorno e Piton non se lo fece sfuggire…
-Granger, sei pronta?- chiese – sei stata tu a chiedermi un ballo… o sbaglio?-
Bastardo!
- Ci sono professore- rispose risoluta. Alla fine mica stavano facendo chissà che cosa. In tutto il mondo, migliaia di persone ballavano, anche con persone sconosciute… dove stava il problema? Doveva solo essere professionale e distaccata.
Ma come ogni volta le sue convinzioni svanirono non appena Piton le poggiò con delicatezza, non da lui, una mano sotto la scapola, prendendo l’altra mano nella sua, calda e avvolgente. L’attirò vicino a se, così che i loro stomaci vennero a contatto, provocandole un brivido lungo tutta la spina dorsale. Hermione poggiò la sua mano sul suo braccio, sentendo il muscolo sodo, tendersi sotto il suo tocco. Erano vicini, eccessivamente vicini per un semplice ballo tra alunna e professore, ma di certo Hermione, per una volta nella sua vita, avrebbe chiuso la bocca.
La musica incominciò e Piton fece un passo avanti, infilando una gamba tra le vesti di Hermione; Alla fine era lui che doveva condurre e si rivelò essere un bravo danzatore. Era delicato ed elegante ed era in grado di guidarli entrambi con sicurezza sulla pista da ballo.
Passato il primo momento d’ansia, Hermione cominciò a rilassarsi leggermente. Si sentiva sicura tra quelle braccia forti; Arrivati al lato opposto della pista, riuscì a scorgere lo sguardo corrucciato e nervoso di Ron ma Hermione per la prima volta non ci badò affatto, aveva altro di cui preoccuparsi: come il fatto di non pestare i piedi al suo accompagnatore.
Hermione tornò a concentrarsi su Piton, che la stava fissando con uno sguardo mai visto… era lussuria quella che vedeva?!
Per un secondo immaginò di spostarsi lievemente più avanti e baciarlo, infilare la sua lingua in quella bocca che doveva sapere di buono. S’immaginava sapesse di menta o di spezie, come il suo profumo, così intenso da farle venire un capogiro.
Rimase shockata dalla sua stessa immaginazione, non si era mai permessa di pensare a lui in quel modo…
Beh forse qualche volta, ma non era mai stato niente di così intenso, quasi insopportabile.
 
Arrossì e distolse lo sguardo, soffermandosi sulla sua mano. Se la immaginò sul suo corpo che scendeva inesorabile verso il basso. Il suo respiro si fece più pesante e tutti gli ormoni in circolo le fecero perdere il ritmo, andando a calpestare il piede del professore, che stranamente non disse nulla ma bastò uno sguardo sprezzante per farla andare in pappa completamente.
 
“Per Merlino, che dolore”
Piton represse a stento una smorfia  quando quella dannata Grifondoro le salì sul piede con i suoi trampoli. Fino a quel momento non stavano andando male, anzi Piton dovette ammettere a se stesso che si stava divertendo a ballare con la ragazza.
A ogni movimento, le parole di Silente gli rimbombavano nella testa “ Dare una svolta alla sua vita”
 Cosa intendeva? Far cadere ai suoi piedi una ragazzina di vent’anni più giovane di lui?
Comunque non era quello il momento migliore per decidere, doveva condurre un ballo. Rallentò un secondo e abbassò la mano verso la sua vita, così da esercitare un controllo maggiore sui suoi movimenti.
Era dolorosamente consapevole del seno morbido appoggiato sul suo petto, delle sue cosce morbide che strusciavano contro le sue, durante i cambi di direzione e la cosa che più lo lasciava basito era il fatto di voler approfondire quel contatto: se fosse stato per lui, l’avrebbe presa, lì, davanti a tutti.
 
Hermione non sapeva più, dove guardare. Si sentiva il viso in fiamme e non solo; Sentiva un calore propagarsi tra le sue cosce, che le rendeva difficile pensare ad altro che non a Piton, ansimante sopra di lei.
Credette di non trattenersi più dal saltagli addosso, quando lo vide farsi sempre più vicino e mirare alla guancia. Il suo alito le solleticò l’orecchio mentre le bisbigliava:
-Granger, credo che sia il caso di finirla qui-
Non fu mai così d’accordo con lui come in quel momento.
-Si, lo credo anch’io- mormorò Hermione, se possibile ancora più rossa di prima.
“Che anche lei avesse sentito la sua stessa voglia?!” si domandò.
Vedendola poco stabile, con un ultimo gesto cavalleresco, la riaccompagnò al tavolo delle bevande. Le fece un cenno con il capo e si dileguò tra la folla, lasciandola in balia dei suoi sentimenti.
 
Ginevra, che stava guardando la scena da lontano, sorrise, stringendosi teneramente al suo ragazzo.
-Harry, non pensi anche tu che non starebbero male insieme?- chiese, indicando con un cenno della testa il professore e Hermione, accanto al tavolo.
-Chi?- chiese, reclamando un bacio che non si fece attendere.
-Come chi?! Piton e Hermione?-
Il Prescelto la guardò con tanto d’occhi.
-Come scusa?-
-Hai capito benissimo.- fece la rossa – Non hai visto come ballavano?-
-Ma io… veramente…- rispose spiazzato dall’intera faccenda. La guardò bene, forse la sua ragazza aveva bevuto troppo; Avvicinò il naso al suo bicchiere, no era solo burrobirra, ma allora?
Prima di riuscire a collegare il cervello, un fulmine dalla testa rossa gli si fiondò addosso e per poco non lo ribaltò.
Quel fulmine era Ron Weasley.
-Diavolaccio Harry, ma cosa sta succedendo qui?-
Harry sbatté un paio di volte gli occhi; In quel momento doveva avere un’espressione da vero ebete.
-Cosa c’è Ronald?- chiese Ginny, incuriosita dalla faccia sbalordita del fratello.
-Hermione era con quel… quel COSO- aprì se possibile ancora di più la bocca - ha ballato con lui!!-
-Ron ti conviene chiudere la bocca, ti si riempirà di gorgosprizzi- fece Ginny, sorseggiando noncurante la sua burrobirra.
Ron sbuffò esasperato, cercando sostegno nel suo migliore amico, che però non aveva ancora capito nulla della situazione.
-Ti rode Ronald?-
-Mi rode? Mi chiedi se mi rode?? NO, per nulla!- sibilò tra i denti, andandosene veloce, così come era arrivato.
Harry fissò la sua ragazza, doveva pur dargli una spiegazione ma lei si limitò a sorridere trionfante…
-Gli rode eccome!-
 
Mancava mezzora alla fine dell’anno. Hermione sedeva, sola su di un divanetto, con la testa appoggiata alla mano e una tartina mezza mangiata nell’altra.
Non si stava divertendo molto; Passato il momento del ballo con Piton, l’uomo aveva deciso di non avvicinarsi più, e così la giovane aveva cercato di riempire la serata chiacchierando del più e del meno con chiunque capitasse a tiro, anche se dopo un po’, persino parlare l’aveva scocciata.
Così eccola lì, su quel divanetto un po’ consumato, intenta a cercarlo con gli occhi.
Niente di più divertente insomma.
Guardò di nuovo l’orologio; Forse poteva sgattaiolare fuori un po’, aveva bisogno d’aria.
Si alzò, abbandonando la tortina su un tavolino lì vicino. Senza fermarsi, andò fino all’armadio, recuperò il suo cappotto e usci nelle notte fredda.
 
Piton. Che non l’aveva persa di vista un attimo, la vide camminare decisa verso l’armadio, recuperare il cappotto e uscire.
Mollò il suo ennesimo bicchiere e s’incamminò anche lui verso l’uscita.
 
Note: Allora??!! Sono o non sono braverrima?! Ho aggiornato così veloce solo per voi fanciulle!!
Che ne pensate?
A presto! 

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Capitolo 19
*** The kiss should always be stolen. ***


The kiss should always be stolen.
 
31-12-1998 ore 11.30 p.m
 
Era una notte fredda e senza stelle. La piazza, dove si affacciava la casa, era deserta.
L’unico suono, seppur tenue, proveniva dalle abitazioni vicine, dove i babbani stavano tranquillamente festeggiando l’ultimo dell’anno, ignari della presenza di maghi e streghe a pochi metri di distanza.
 
Hermione si strinse nel cappotto, rabbrividendo impercettibilmente e trattenendo la sciarpa con una mano.
Annusò l’aria e sorrise: c’era odore di neve. Era un odore piacevole, pulito, quasi come se il mondo fosse sospeso nel tempo e nello spazio. Amava molto la neve, però preferiva osservarla al riparo e al caldo. Chiuse gli occhi e si godette quegli attimi di pace, sapeva che non sarebbero durati poi molto.
 
E infatti pochi minuti dopo, alle sue spalle una porta si chiuse piano.
-Prenderai freddo- fece una voce profonda, restando immobile sugli scalini.
Hermione che comprese subito chi fosse il suo disturbatore, si girò, sorridendo lievemente.
-Non si preoccupi, sto bene.-
-Non mi sto preoccupando-
La ragazza strinse gli occhi e non rispose, non voleva bisticciare con lui, o almeno… non subito!
Un'altra folata di vento, più forte della precedente, le fece aderire il vestito alle gambe snelle ma, nel mentre, le portò via la sua preziosa sciarpa di seta…
-Oh no- esclamò, tentando di raggiungerla, ma con i tacchi riuscì a fare solo un paio di passi traballanti. Fu costretta a vederla contorcersi nel vento, come un serpente, prima che la notte la inghiottisse.
-Era solo una sciarpa Granger-
-Non era solo una sciarpa. Era un regalo- mormorò avvilita, lo sguardo perso nella notte. Se solo avesse avuto con sé la sua bacchetta… ma dove mai l’avrebbe infilata in quel vestito?!
 
Piton alzò gli occhi al cielo. Era ancora una ragazzina in fondo.
Senza fare il minimo rumore, le si avvicinò. Si sciolse la sua sciarpa, rigorosamente nera e sfiorandole il collo candido con le sue dita, gliela avvolse attorno, gentilmente.
La ragazza sobbalzò, presa in contropiede.
Mormorò un grazie, un po’ spaesato. Non si sarebbe mai aspettata tutta questa premura da parte di Piton che evitava accuratamente il suo sguardo.
Rimasero un attimo in silenzio, senza fare nulla.
 
Inizialmente l’idea di Hermione era di farsi una passeggiata solitaria… forse però poteva domandare al suo oscuro compagno di accompagnarla.
-Professore vuole fare una passeggiata?-
Piton la fissò intensamente, soppesando la domanda e la conseguente risposta.
-Si-
Essenziale e concisa, che non dava adito a nessuna interpretazione. Quello era Piton.
Scrollando le spalle, Hermione s’incamminò, affiancandolo quasi subito.
Passeggiarono in silenzio, nonostante la giovane avesse una marea di domande da fargli.
A un certo punto però, la curiosità ebbe la meglio.
-Professore?-
-Si Granger?- chiese un tantino esasperato.
-Posso chiederle una cosa?-
Il mago alzò un sopracciglio, segno che poteva proseguire.
-Beh, non è niente di così importante… è solo una curiosità-
-Allora se non è niente di vitale importanza, credo che tu debba chiudere la tua detestabile bocca- la interruppe, ghignando.
“Oh ma se senti questo… adesso lo pugnalo alle spalle con un tacco!!”
Si ritrovò a immaginare la scena, con Piton che si pentiva amaramente di non averla ascoltata.
-Perché sorridi?-
Ops. Durante il suo viaggio a occhi aperti non si era accorta di essere tenuta sotto stretta sorveglianza.
-No. Per nessun motivo preciso.-
Piton si stava irritando, non amava essere tenuto all’oscuro di nulla, figurarsi di cose che lo riguardavano, perché anche se non in grado di penetrare la sua mente, era certo stesse pensando a qualcosa sul suo conto.
-Avanti dimmelo, Granger-
-No, prima ascolti quello che volevo dirle, poi forse potrei rivelarle il motivo del mio sorriso-
E questa era la perfetta ragazza Grifondoro? A lui sembrava più una perfetta serpe, fatta e finita.
-Forse?- sibilò, rallentando il passo.
-Si forse.- disse la ragazza, rallentando anche lei e avvicinandosi - A seconda se la sua risposta mi soddisferà o meno-
Seccato da quello stupido giochetto, tentò di fulminarla con lo sguardo. Voleva vederle sparire quel sorriso soddisfatto dal volto.
Si fermò e le strattonò il polso, avvicinando il viso al suo. Era la terza volta in pochi mesi che si trovavano a quella distanza ma questa volta, Piton ne era certo, non si sarebbe fatto sfuggire la situazione.
-Sai che cosa potrei farti Granger?- sussurrò, con voce un po’ più roca del solito, convinto di metterla in imbarazzo e di farla arrossire.
Hermione non fece una piega, evidentemente l’alcol in corpo era più del previsto…
-Cosa professore?- chiese, continuando a sorridere.
Si fece ancora più vicina. Ormai la distanza che li divideva era pressoché nulla. Appoggiò la mano sinistra sul suo viso, accarezzandolo con il pollice. Si sporse un pochino e con i denti mordicchiò lievemente il labbro inferiore dell’uomo. La sua reazione non si fece attendere: chiuse gli occhi e sospirando, si allungò verso la ragazza, cercando un maggior contatto. Desiderava ardentemente stringerla a sé, farle sentire quando agognasse quell’approccio.
Prima che Piton potesse solo pensare di allungare una mano, Hermione si era già spostata, lasciandolo con gli occhi chiusi e il busto proteso in mezzo alla strada.
 
Quando aprì gli occhi, lei non c’era più.
 
Si guardò attorno, frenetico. Su quei trampoli non poteva essere andata lontano.
Poi la vide grazie alla luce proiettata dal lampione lì vicino, seduta su una panchina di pietra. Alzò il braccio e lo salutò.
Piton si massaggiò le tempie, era sicuro che continuando così, sarebbe morto giovane.
 
-Granger, ma ti pare il caso di smaterializzarti così?- chiese, arrivato vicino alla giovane.
-Lei si era fermato ed io avevo male ai piedi, ecco tutto-
Piton strinse i pugni con forza, avrebbe tanto voluto acchiapparla e scuoterla. Per poco non gli aveva fatto venire un infarto.
 
Hermione accavallò le gambe e lo ammirò senza farsi notare. Era un uomo così elegante e distinto. Ben piantato sui piedi, la schiena dritta e la testa alta. Aveva un fisico asciutto e proporzionato. Anche il suo naso, in fondo non era così male. Aveva il suo fascino.
-La smetti di fissarmi?- chiese, sedendosi al suo fianco e osservandola con scherno.
-Oh ehm scusi!- mormorò, imbarazzata.
Quell’uomo non si lasciava sfuggire proprio nulla! Tornò a concentrarsi sul cielo…
 
-Sta per nevicare!- esclamò, per stemprare un po’ la tensione.
-Granger sei anche una veggente adesso, oltre a insopportabile so tutto io?- chiese, alzando il sopracciglio – e poi come fai a dirlo?-
La ragazza con molta nonchalance, ignorò l’insulto. Stavano conversando in modo civile, era un passo avanti.
-C’è un odore particolare, di pulito. Non so spiegarmelo, però è bello- rispose, guardando in alto sognante, sperando di vedere i primi fiocchi cadere.
-Ti sarei grato se evitassi di farmi rimettere le tartine che ho appena mangiato.-
-Mpf! Non sa apprezzare le belle cose- disse, piccata.
-Non è affatto vero.-
-Ah si? Me ne dica una!- esclamò, girandosi con tutto il corpo verso di lui.
Piton la guardò come non aveva mai fatto. Fiamme danzavano dentro i suoi occhi.
Con uno scattò le afferrò il braccio, trascinandola con forza verso il suo corpo e baciandola con passione.
 
Altro capitolo fanciulle!! Sto pubblicando così veloce, ma non ne posso proprio fare a meno. Ho le idee che frullano in testa e se non le scrivo rischio di esplodere! xD
Attendo un vostro parere!! ^_^

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Capitolo 20
*** Un bacio non nuoce mai. ***


Un bacio non nuoce mai.
 
Prima di lasciarvi questo nuovo capitolo volevo ringraziarvi di cuore. Davvero!
Quando ho pubblicato il primo capitolo avevo una paura fottuta; Ho pensato, “ma chi me lo fa fare?!” Ovviamente dopo aver premuto il tasto “ Aggiungi una nuova storia” xD
E invece è andata meglio di quanto potessi mai immaginare, perciò Grazie a coloro che seguono e recensiscono i miei deliri!!
Buona lettura!
 
31-12-1998 ore 11.50 p.m
 
Piton la guardò come non aveva mai fatto. Fiamme danzavano dentro i suoi occhi.
Con uno scattò le afferrò il braccio, trascinandola con forza verso il suo corpo e baciandola con passione.
 

 
Hermione non era preparata a tutto questo. Si era ritrovata catapultata contro il torace di Piton, le labbra premute con forza contro le sue. Non c’era dolcezza in quel bacio, era qualcosa di totalmente illogico e non pensato.
Lo guardò intensamente negli occhi, ancora spalancati. Vi lesse ansia e paura; Paura di essere rifiutato, di aver messo a nuda l’anima per nulla.
Erano le sue stesse identiche emozioni.
Finalmente si rilassò, chiudendo gli occhi e aprendo leggermente la bocca, pronta a ricevere tutto quanto lui avesse intenzione di donarle.
 
La sentì rilassarsi contro il suo petto, così anche lui chiuse gli occhi, sospirando contro le labbra di lei.
Non sapeva perché lo aveva fatto; Lei gli aveva posto una semplicissima domanda e lui, che preferiva agire, piuttosto che parlare, si era lanciato nel vuoto senza una scopa.
Ma ormai il danno era fatto e se doveva andare all’inferno, lo avrebbe fatto con stile.
 
Hermione sentiva il cuore battere frenetico contro il costato, mentre, un po’ tremante, approfondiva quel bacio, che sapeva desiderare più di ogni altra cosa. La sua lingua cercò quella dell’uomo, si sfiorarono, si allacciarono strette.
Brividi freddi, che sapeva non collegati alla temperatura esterna, la ricoprirono come una coperta, mentre la mano del professore, prima allacciata fermamente al suo braccio cominciò a carezzarle la schiena ricoperta dal cappotto pesante.  Le sue di mani invece, rimaste inizialmente poggiate al suo petto, risalirono veloci, andando a cingere con forza il suo collo. Grazie a quella presa riuscì a poggiare le ginocchia sulla dura pietra, portandosi più vicina a Severus.
Lui, che comprese il suo desiderio, le afferrò la piega del ginocchio, tirandosela, con foga, a cavalcioni sopra al suo corpo.
 
-Ohi- mormorò la giovane, staccandosi un secondo dalle labbra del mago -ho picchiato il ginocchio-
Piton sorrise lievemente, cominciando a massaggiarle il ginocchio dolorante senza fretta.
Hermione, sospirando carezzò quasi distrattamente i capelli di Severus che intanto aveva ricominciato a baciarle il mento, il collo e poi ancora il mento, la guancia fino a tornare sulla sua bocca.
La guardò negli occhi, avvicinando nuovamente le labbra fino a toccarle, per poi ritrarsi un attimo, in una lenta e dolce tortura.
Ripresero da dove si erano interrotti con più dolcezza di prima. C’era meno urgenza, volevano solo assaporarsi. Bisognava fare un passo dietro l’altro, in un crescendo di desiderio, e doveva essere l’uomo a condurre, cosa che Piton stava facendo magnificamente.
 
Infatti la giovane non sentiva più nulla, all’infuori delle sue mani e delle labbra, soprattutto quando una di esse, prima poggiata sul ginocchio, cominciò la sua lenta e inesorabile risalita sulla sua coscia per poi ridiscendere, disegnando forme sulla sua pelle. Il suo respiro si fece più veloce. Sollevò il mento, offrendogli il petto. Severus tolse la mano dalla sua schiena solo per strappare la sciarpa e lanciarla lontana, tornando poi ad accarezzarle le spalle, mentre lasciava una scia di baci infuocati sul collo di Hermione che non si preoccupò minimamente dei segni che avrebbe lasciato, troppo presa da altro.
Gli cinse le spalle, aggrappandosi quasi, timorosa di vederlo andare via. Severus in quel momento, anche volendolo, non sarebbe mai stato in gradi di muoversi e di allontanarsi da quella piccola e testarda creatura che si trovava a stringere tra le braccia. Aumentò la presa, stropicciandole quasi il vestito sulle gambe tanto era la sua voglia di sentirla su di se.
Hermione, con il viso ancora rivolto verso l’alto, sentì qualcosa di umido bagnarle la guancia. Aprì gli occhi di botto, sospirando:
-Oh-
-C-cosa- chiese Severus, con voce arrocchita, mollando la presa sulla ragazza – ti ho fatto male?-
“Forse aveva stretto troppo forte?!”
-NO- esclamò indignata, riportando le mani dell’uomo sul suo corpo – solo che… guarda!!-
Poi lo vide anche lui.
 Contro ogni aspettativa, aveva cominciato a nevicare.
Rimase incantato dal movimento sinuoso dei piccoli cristalli di neve che scendevano lenti, sciogliendosi appena toccato il suolo. Rimase ancora più impressionato dal sorriso di Hermione; Per la prima volta, almeno da quando la considerava, era felice. Nessuna ombra di malcelato dolore le attraversava le iridi luminose, lasciandola libera di sorridere. Con uno slancio Hermione lo abbracciò, infilando il viso nell’incavo del suo collo.
-è perfetto- mormorò, le parole soffocate dal suo mantello.
-Tu credi?-
-si- rispose senza muoversi.
-Potresti avere di meglio- disse, con uno sforzo che gli costò non poco.
-Lo so- rispose la giovane, semplicemente. Piton si sentì stringere il cuore in una morsa. – tu non sei l’ideale, non ti avrei mai sognato accanto a me. Mi sarei vista con affianco uno, beh, uno come Ron, non so se mi spiego.-
Si rialzò a guardarlo negli occhi. Gli prese il viso tra le mani e continuò:
- Ma così non è stato, e ora ci sei tu. Tu sei reale. Sei qui a stringermi.- sorrise – sai c’è qualcosa che non ho mai visto prima in te-
-Dolore e disperazione?- chiese sarcastico, ma Hermione rimase seria
-No. Dolcezza-
Lo disse in un modo così disarmante da lasciarlo a corto di parole.
 
Un rintocco lontano segnò lo scoccare della mezzanotte, seguito a ruota dalle risate e dai fuochi d’artificio.
-Buon anno nuovo Granger-
-Hermione!-
-H-Hermione- concluse. La giovane si sporse e lo baciò dolcemente.
-Buon anno professore-
-Severus-
Hermione sorrise.
-Severus!!-
 
 
-Risponderesti adesso a una mia domanda?-
Piton alzò gli occhi al cielo, continuando a camminare. Purtroppo si erano dovuti alzare da quella panchina che li aveva visti protagonisti, o gli altri avrebbero cominciato a fare strane ipotesi, una meno veritiera dell’altra.
-Si basta che la finisci di scocciarmi-
Hermione soddisfatta gli si avvicinò, prendendolo a braccetto.
-Da quando hai smesso di detestarmi?-
-Chi ti dice che io abbia smesso di detestarti Granger?-
Hermione gli tirò un leggero pugno sul braccio, assicurandosi un occhiataccia da parte del proprietario del braccio.
-Beh diciamo che hai smesso di insultarmi durante le ore di lezione il che mi sembra un passo avanti…-
-Io non-
Hermione lo interruppe, alzando un po’ la voce. Sapeva quanto odiava essere interrotto…
- Ti sei persino fermato ad ascoltarmi e poi beh…- arrossì
Piton ghignò.
-Si Granger?-
-Oh beh, insomma… ci siamo baciati-
Era difficile pensarlo, figurarsi a dirlo.
-Ah quello- esclamò bastardamente, assicurandosi un'altra manata da parte della giovane.
Rimasero in silenzio un secondo, giusto il tempo di raccogliere le idee.
-Non ti ho mai detestato Granger. O almeno, mi hai sempre irritato profondamente- disse, fissando il vuoto davanti a se – mi ricordavi troppo me da giovane, quando ero debole, alla merchè degli insulti di tutti. Insomma, non una parte facile della mia vita-
Hermione lo fissò, profondamente amareggiata di aver riportato a galla un ricordo doloroso ma anche felice che Piton si stesse confidando con lei. Stette in silenzio, ma lo strinse più forte, come a rendergli nota la sua presenza al suo fianco.
-Poi- continuò sogghignando – gli amici che frequentavi non erano esattamente dei miei preferiti-
La giovane strinse gli occhi, ma non disse nulla, troppo curiosa per parlare.
-Quando ti ho visto quest’anno, dopo l’attacco di sonnambulismo, mi sembravi diversa, più forte. Ero curioso lo ammetto.- Rallentò l’andatura, ormai erano quasi arrivati alla porta, ma lui voleva completare il suo racconto.
-Dopo quella mattina, in infermeria, quando mi hai aperto la mente… beh è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non potevo più ignorarti, avevi catturato la attenzione. Ecco tutto-
Piton aveva escluso tutto quello che c’era stato dietro a tutto questo. Avrebbe richiesto giorni e non pochi minuti.
Si fermarono davanti alla porta.
-Non dici niente Granger?-
Hermione lo fissò intensamente negli occhi.
-Grazie-
Il professore era perplesso.
-Di cosa?-
-Di avermi risposto!- affermò la giovane, con gli occhi che brillavano selvaggiamente.
L’uomo si schiarì la voce, improvvisamente svanita.
-Bene! Entra ora!-
-Perché?-
Piton alzò il sopracciglio.
-Non possiamo rientrare insieme-
-Oh certo.- Asserì, salendo i tre scalini e fermandosi sulla porta – a dopo-
Il mago la guardò rientrare per poi incamminarsi sulla via, dalla parte opposta alla famosa panchina.
 
 
 
 
Ragazze… ma che fatica!!!
Ho sudato sette camicie per scrivere un misero bacio, non oso immaginare il dopo! O_O
Spero che almeno sia venuto decentemente!!
Ditemi voi!! :)

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Capitolo 21
*** Someone like you. ***


Scusate il ritardo… ma l’università si sta rivelando parecchio impegnativa!!
Comunque buona lettura!

 
Someone  like you.
1-01-1999 ore 12.30 a.m
 
-Herm che fine avevi fatto?-
 Harry le si fiondò addosso, baciandola sulla guancia. Senza attendere risposta le infilò in mano un bicchiere pieno fino all’orlo…
– Tieni. Dobbiamo festeggiare l’anno nuovo-
Hermione non rispose, ma stirò la bocca nella parvenza di un sorriso.
“Ancora alcol no.”
Harry, leggermente più euforico del solito, la lasciò subito per andare a fare gli auguri alla Mcgranitt.
 Hermione, rimasta sola, si spostò dal corridoio, sorridendo a chiunque si fermasse a farle gli auguri. A un certo punto si sentì abbracciare da dietro e per una frazione di secondo pensò fosse il suo tenebroso professore…
-Auguri cara-
Hermione si rigirò nell’abbraccio. Anche se razionalmente sapeva che lui non si sarebbe mai esposto tanto, non poté fare a meno di rimanerci un po’ male quando riconobbe Ginny.
-Auguri anche a te Ginny-
Ginny la guardò un secondo: Hermione indossava ancora il cappotto e la sciarpa di Severus, aveva il naso rosso e gli occhi lucidi.
-Dove sei andata?-
-Fuori- rispose evasiva.
Ginny mangiò la foglia e si avvicinò, in modo da farsi sentire solo da lei…
-Ti dona la sciarpa-
Sorrise e fece per andarsene, ma poi si fermò e sogghignando, aggiunse:
-Domani mi racconti tutto-
e con un fruscio di vesti si allontanò.
Hermione scosse la testa; A quella ragazza non si poteva proprio nascondere niente.
Ruotò su stessa, cercando qualcuno con cui parlare, visto che il professore non si era ancora fatto vivo. Individuò i due gemelli in un angolo della sala e gli si avvicinò un po’ barcollante. Si ripromise di abbandonare al più presto il bicchiere sul primo tavolino a disposizione.
 
Severus camminava per la via illuminata soltanto da qualche lampione sporadico e dai fuochi d’artificio che splendevano nel cielo.
 Fece una smorfia di fronte a tutto quel baccano e a quelle luci; Non le aveva mai amate, o almeno da bambino moltissimo, poi un evento aveva cambiato tutto… quella serata era impressa a fuoco nella sua mente.
Di come suo padre odiasse la magia e della sberla poderosa che gli aveva tirato sentendolo affermare che “i fuochi d’artificio sembravano fatti con la magia”. Le urla di sua madre mischiate a quelle del padre furibondo. Lui che si nascondeva sotto il tavolo, con la faccia gonfia e dolorante, premendosi forte le mani sulle orecchie cercando di non sentire…
 
Con un movimento brusco della testa scacciò quell’immagine dalla sua mente. Abbassò lo sguardo a terra e vide, sotto un lieve strato di neve ciò che stava cercando… di sicuro l’avrebbe fatta felice.
 
-Hermione-
-Uh?-
Alan sbatté un paio di volte le palpebre.
-Non hai caldo?-
Ora che glielo faceva notare… si, aveva caldo.
-Un po’.-
-E perché non ti togli il cappotto?-
Hermione si guardò, un po’ spaesata.
-Hai ragione Alan-
Il gemello alzò gli occhi al cielo.
-Io ho sempre ragione-
-Ma piantala!- disse, tirandogli una pacca affettuosa sulla testa – vado a metterlo nel guardaroba.-
Si avviò al corridoio d’ingresso, svoltò l’angolo e quasi si scontrò con Ronald.
-Ciao-
-Ciao-
Rimasero immobili, senza fare nulla. Erano entrambi nervosi. Ron continuava a torturarsi senza sosta la sua chioma ribelle, senza mai guardare Hermione negli occhi.
-Beh, io vado di là- esordì la giovane, tentando di scartarlo sulla destra. Ron fece lo stesso, scontrandosi di nuovo con Hermione. Si mossero un po’ titubanti nella medesima direzione, quando Ron le afferrò le spalle, fermandola e spostandosi sulla sinistra, in modo da riuscire finalmente a passare.
In quel preciso istante la porta d’ingresso si spalancò, facendo entrare Piton, ricoperto di neve dalla testa ai piedi. Li guardò per un attimo, o per lo meno, li fulminò con lo sguardo, soffermandosi su Ron e sulle sue mani, appoggiate alle spalle di quella che, ormai, riteneva di sua proprietà.
Hermione si staccò, allontanandosi veloce da Ron, da Severus e dal suo bicchiere, nascondendosi quasi tra i mantelli e i cappotti degli invitati.
 
Rimase lì per un momento che le parve eterno. Voleva evitare ancora incontri così.. così imbarazzanti come quello di prima. Ronald, Severus e lei… meglio di così non poteva andare, considerando che, da quanto era riuscita a capire, il suo professore era un uomo estremamente geloso. Si ricordava ancora la spallata data a Morag, beh non che le avesse dato fastidio… detestava Morag…
Si tolse il cappotto e indugiò un momento di più sulla sciarpa. Vi immerse il viso, aspirando con forza, beandosi delle sensazioni che quel profumo le faceva rivivere.
Alla fine se la tolse, ritornando in sala, in attesa della fine della festa.
I piedi le facevano un male cane.
 
01-01-1999 ore 02.30 a.m
 
La festa era ormai agli sgoccioli e già qualche invitato tra cui Hagrid, un po’ barcollante, aveva cominciato a lasciare la casa.
Hermione, costretta da Harry e Ginny si trovava in piedi, dolorante sui trampoli, di fianco a loro. Salutava con sorrisi tirati e strette di mano, attendendo con un po’ di ansia il momento di salutare una determinata persona.
Lo cercò con gli occhi. Lo vide e si scambiarono uno sguardo pieno di significato, prima che Piton girasse la testa e rivolgesse la sua attenzione alla preside.
Il mago aveva cercato di stare più distante possibile dalla Grifondoro, permettendosi però di guardarla ogni tanto…
Ok praticamente ogni due secondi o giù di lì, quasi sempre ricompensato dalla giovane.
 
-Severus vieni anche tu?-
-Dove Preside?-
La donna lo guardò, sistemandosi gli occhiali sul naso ossuto.
-A Hogwarts- rispose, seccata di dover dire cose tanto ovvie. – almeno che tu non voglia restare-
Rimase a fissarlo con un luccichio strano negli occhi. Piton nel frattempo si era irrigidito, diventando molto simile al manico di una scopa.
- E per quale motivo dovrei rimanere?- chiese gelido, tentando di scacciare dalla mente l’immagine di una certa Grifondoro.
La Mcgranitt non rispose e Piton sogghignando, disse:
-Bene. Vedo che mi hai fatto omaggio del silenzio Minerva, te ne sono davvero grato.- Allungò un braccio verso l’ingresso… - Prego, dopo di te.-
Minerva sbuffò tanto che Piton, per un momento, pensò di veder uscire fumo dalle sue narici, cosa di cui sarebbe stato tremendamente soddisfatto. E invece nulla, così si limitò a seguirla fino a dove i tre Grifondoro attendevano per salutarli.
 
Hermione ormai faticava a tenersi in piedi. Continuava a spostare il peso da un piede all’altro, cercando un po’ di sollievo. Avrebbe tanto voluto togliere quei tacchi e tornare a camminare come i comuni mortali, ma sapeva che non era un comportamento molto fine, così si trattenne, pregando Merlino, Morgana e tutti i maghi e streghe trapassati, di far sparire tutta quella gente che ancora affollava la sala.
Girò la testa giusto per veder arrivare parte del corpo docente, tra cui il suo tenebroso professore.
Le si parò davanti, le mani intrecciate dietro la schiena e un sorrisino particolarmente balordo sul volto. Le lanciò uno sguardo di sfuggita, indicando, senza farsi notare da nessun altro, i piedi di Hermione, trattenendo a stento un ghigno malvagio.
Hermione, compresa l’antifona, fu così tentata di attuare il piano pensato solo qualche ora fa, che per poco non riuscì a trattenersi dallo sfilarsi la scarpa e pugnalarlo selvaggiamente.
Per fortuna di Piton, Harry interruppe i pensieri della giovane…
-Hermione?-
La giovane fulminò il suo amico.
-Accompagneresti i professori a prendere i cappotti?-
La sua mano ormai era a metà strada verso la sa scarpa con tutta l’intenzione di centrare Harry in fronte, quando, ancora una volta, il buon senso o qualsiasi altra cosa fosse, la trattenne.
-Certo Harry. Se volete seguirmi…-
 
Arrivarono davanti all’armadio e Hermione si fece da parte, attendendo pazientemente.
-Bene Signorina Granger- fece la Mcgranitt, avvicinandosi – ci rivediamo a scuola-
-Certo preside-
Sorrise, mentre la preside gettava la polvere volante nel camino di pietra e scompariva alla vista.
Così fecero tutti gli altri professori. Tutti tranne Piton, che rimase per ultimo, immobile alla sue spalle.
Hermione si girò, trovandoselo molto vicino. Era sempre un battito che saltava ogni volta che si avvicinava così tanto.
-Professore… la sciarpa!- fece per andare a prenderla, ma fu bloccata dal braccio dell’uomo.
-Tienila… per ora Granger, non sono solito regalare i miei indumenti in giro-
-Oh Grazie!-
Piton comunque non tolse il braccio, ma aggiunse:
-Ti fanno male i piedi?- chiese, adesso libero di ghignare senza problemi.
Hermione, parecchio indispettita, rispose:
-Certo che no-
Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo.
-Perché non te le togli?
-Non sarebbe molto fine, non trovi?- rispose, fissandolo dritto negli occhi.
Si avvicinò leggermente con il viso.
-Vero…- fece una pausa ad affetto, avvicinandosi ancora un pochino – ma staresti comunque benissimo.-
Poggiò un bacio fantasma sulle labbra della giovane, avviandosi al camino e sparendo in un lampo.
 
Ciao Fanciulle!! Come state?
Ci ho messo un pò ad aggiornare, chiedo perdono!!
Ditemi voi… Un bacione!!

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Capitolo 22
*** Uomo e saggezza non vanno bene neanche nella stessa frase. ***


 
Uomo e saggezza non vanno bene neanche nella stessa frase.
 
1-01-1999 ore 03.30 a.m
 
-Per il sinistro floscio e per tutte le mutande sporche di Merlino…-
-Herm!!- ululò Ginny, sorpresa.
-Che c’è?- chiese, lasciandosi cadere a peso morto sul letto. Non era abituata a fare così tardi; Di solito alle feste sgattaiolava via molto prima del termine, rifugiandosi nella sua camera in tutta tranquillità ma questa volta non era andata esattamente come il solito…
-Non ti ho mai sentito usare questi termini!!- aggiunse la rossa, compiaciuta.
Hermione semi- svenuta sul letto non aprì neanche gli occhi per guardare in faccia Ginny. Sospirò pesantemente.
-Non mi hai mai sentito quando ho dovuto passare un anno in tenda con quei due specie di uomini.-
Ginny sghignazzò felice, sedendosi compostamente sul bordo del letto, guardando Hermione, che intanto stava assumendo vere pose da contorsionista pur di togliersi le scarpe senza sedersi.
- Mpf, Herm! Lascia va!-
Ginny le afferrò i piedi, slacciando le scarpe a poggiandole a terra.
-Grazie Ginny! Sono distrutta!-
Si girò sulla schiena.
-Non è che mi slacceresti anche il vestito?-
La rossa tentò con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere, tirando giù la cerniera.
-Non dovresti chiederlo a me, sai…-
Hermione si sollevò sui gomiti, guardandola interrogativa.
In un attimo comprese tutto quanto.
-Ginevra Weasley- fece, spingendola giù dal letto – tu sei pervertita, malata e fuori di testa e ora te ne devi andare-
La cacciò fuori dalla stanza con ampi movimenti della bacchetta, recuperata con fatica dal comodino.
Ginny, fuori dalla porta, rideva come una matta.
- Ahaha Herm!! Eddai!-
-Buona notte-
E così dicendo, mosse la bacchetta e sigillò la porta in faccia all’amica.
 
Severus salì veloce le scale delle guferia; Lì faceva un freddo cane, molto più che a Londra e voleva sbrigarsi prima di rischiare l’ibernazione.
Arrivato in cima, entrò nella stanza circolare ricoperta di piume e cacche di gufo che tentò di non pestare senza grande risultato.
Parecchio schifato, alzò lo sguardo, alla ricerca di un gufo della scuola.
Sul trespolo più alto vide un bel gufo reale, con la testa infilata sotto l’ala. Tirò fuori dalla tasca una tartina presa alla festa e la offrì al gufo che dopo un attimo di esitazione planò dolcemente sul suo braccio teso.
Lo portò fino alla finestra consegnandoli un piccolo pacchetto morbido.
-Portalo a Grimmauld place numero dodici, a Hermione Granger-
Il gufo lo fissò intensamente con i suoi grandi occhi ambrati come a rimproverarlo, poi con una spinta poderosa prese il volo, sparendo presto alla vista.
-Non sto facendo niente di male- urlò nella notte, cercando di convincere solamente se stesso.
 
1-01-1999 ore 10.30 a.m
 
 
Un uomo dalle spalle ampie e i capelli neri stava guardando fuori dalla finestra della sua stanza.
Hermione lo osservò per un po’ da dietro, seduta sul letto. Si avvicinò a piedi nudi, senza fare nessun rumore, abbracciandolo da dietro e  cingendogli la vita con le braccia sottili e diafane in confronto alla casacca nera dell’uomo.
-Severus- sussurrò, appoggiando il viso sulla sua schiena.
Piton si girò, abbracciandola a sua volta.
Hermione levò il volto, chiudendo gli occhi, in attesa di sentire le labbra morbide del suo tenebroso professore, ma l’unica cosa che sentì fu un insopportabile ticchettio.

 
Spalancò gli occhi, ritrovandosi abbracciata al cuscino di piume nel suo letto, senza nessun uomo da stringere.
Con gli occhi gonfi di sonno e i capelli ancora tutti impastati dalla sera prima, si alzò, cercando la fonte del rumore che l’aveva svegliata, interrompendo il suo bellissimo sogno.
Si avvicinò alla finestra e con un urletto, la spalancò subito, facendo entrare un gufo semi congelato e con le piume tutte arruffate come se…
-Oh no!!-
Hermione corse dal gufo, appollaiato sul suo cuscino che tentò di beccarla con rabbia…
-Non dirmi che ti ho lasciato fuori tutta la notte!!-
Il gufo reale emise un verso particolarmente indignato, confermando la sua ipotesi.
Rimase in disparte, aspettando che l’animale si scaldasse un po’ e si decidesse a darle il pacchetto che teneva ancora tra le zampe.
Dopo un momento il gufo allungò la zampa, consentendo alla ragazza, ormai curiosissima, di sapere cosa contenesse il pacchettino.
Lo aprì con foga, come una bimba al suo primo natale, trovando all’interno… la sua sciarpa di seta.
La srotolò sul letto, trovandovi all’interno un piccolo foglio di pergamena.
Lo aprì e inconsapevolmente cominciò a sorridere come un troll dopo una botta in testa.
 
“Ho ritrovato la tua sciarpa. Te l’ho riconsegnata, sappi che l’ho fatto solo perché non tollero prestare per troppo tempo i miei effetti personali.
                                         
                                   Severus Piton
P.s: Torna presto a Hogwarts.”
 
In quel momento bussarono alla porta.
-Ehm, avanti!- urlò, lanciando sotto le coperte il bigliettino.
-Ciao- fece Ginny, entrando ma bloccandosi subito dopo, a occhi spalancati.
-Oddio-
-Che c’è?-
-Sembri… un.. oddio non lo so!!-
Hermione alzò il mento indispettita.
-Beh grazie!!-
-No davvero. Guardati allo specchio!-
La Grifondoro, impettita, si spostò nel bagno. Aprì la porta e per poco non si prese un infarto.
I capelli erano per metà in aria, dalla parte in cui aveva dormito tutta notte. Gli occhi contornati di nero e la faccia cadaverica le ricordavano molto un panda…  In conclusione era un vero disastro.
 
Corse in camera come una pazza; Non era possibile ridursi così dopo una semplice festa dell’ultimo dell’anno.
-Per Morgana, devo farmi una doccia-
Ginny le rispose girata di schiena.
-Si penso che altrimenti quando il professore ti vedrà, gli verrà un bel colpo-
Si girò, dondolandole davanti al naso il bigliettino. Hermione questa volta era parecchio incavolata. Sarà stata la nottata lunga, il poco sonno, ma no ci vide più. Le strappò di mano il foglietto, tremante di rabbia.
-Ginevra, te lo chiedo per favore. Lasciami un po’ in pace. Dammi un attimo di tregua, te ne prego.-
Si mise le mai tra i capelli, affranta.
-Bastava chiedere comunque. Te lo avrei fatto leggere io, senza bisogno di fare tutte queste scene-
-Ma…-
Lanciò il foglio di pergamena sul letto.
-Niente ma… esci per favore.-
-Ma…-
Senza attendere ancora Hermione girò sui tacchi ed entrò in bagno.
Ginny rimase immobile a fissare la porta chiusa dove la sua migliore amica era appena sparita.
 
 
Toc toc.
-Ron, ma che ci fai qui?- chiese Harry, dopo aver aperto la porta.
Ron entrò, spolverandosi dal soprabito la neve che si era depositata.
-Mi sono lasciato con Tara- annunciò con voce grave, fissando il tappeto consumato sotto i suoi piedi.
Harry lo fissò sbigottito; Sembravano una coppia quasi perfetta ieri.
Vero anche che non l’aveva mai digerita più di tanto. Anche perché sapeva dei tradimenti che il suo amico aveva commesso quando stava ancora con Hermione.
Insomma, in fondo non era poi così dispiaciuto.
-Entra! Vuoi qualcosa da bere?-
-Si Grazie. Una burrobirra?-
Harry annuì e lo precedette in cucina. Con un incantesimo d’appello, richiamò due bottiglie e insieme si sedettero al tavolo.
-Cosa è successo?-
-Mah niente.- Diede un sorso alla sua burrobirra – pensa che tra me e lei sia solo una questione di sesso.-
-E non è così?- chiese Harry, ingenuamente.
-No. Si. Forse, non lo so, miseriaccia!-
Si passò una mano tra i capelli, sospirando affranto.
-Così mi ha mollato e mi ha buttato fuori di casa, visto che era la sua. Senti amico…-
Guardò Harry speranzoso – Non è che per il momento posso rimanere un po’ qua? A casa non voglio tornare. Sai a mamma, Tara, non è mai saltata nel pentolone giusto.-
Il pensiero di Harry corse subito a Hermione, poi fissò gli occhi speranzosi del suo amico…
-Si certo.-
-Grazie Harry- disse il rosso, rilassandosi visibilmente. Finì la sua bottiglia di burrobirra e dopo un secondo di silenzio chiese:
-Hermione come sta?-
-Bene.-
Ron si schiarì la voce a disagio.
-Senti, ma sai per caso sai se ha qualcun altro?-
“No Ron, ti prego ti prego ti prego…”
-Perché?- chiese il moro, fissando il fuoco che ardeva nel camino all’angolo.
-No per sapere se posso cercare di…-
-Ron!- lo interruppe Harry – Ti prego! Ti ricordi cosa è successo qualche mese fa?-
-Ma…-
-Per favore… adesso che riuscite almeno a stare nella stessa stanza… non rovinare tutto!-
-Tranquillo amico- Si alzò dalla sedia – non avevo intenzione di fare niente-
Anche Harry si alzò.
-Bene-
-Bene-
 
Hermione sotto la doccia lasciò vagare i pensieri. E tutti immancabilmente andavano a finire a kilometri di distanza… in una fredda stanza nei sotterranei, su un uomo dall’aspetto cupo e spaventoso.
 
-Severus-
Piton alzò gli occhi dal suo libro, puntandoli nel camino, dove la testa della Mcgranitt galleggiava, lambita da fiamme verdastre.
-Si Minerva?-
-Vorresti una tazza di thè?-
La guardò intensamente per un minuto. Erano le 11 di mattina, perché diavolo bisognava bere thè?! Qui gatta ci covava ed era quasi sicuro che Albus era il grande burattinaio che muoveva i fili.
-No.-
-Sicuro?-
-Si Minerva-
La preside socchiuse gli occhi e assottigliò le labbra.
-Bene. Ti aspetto tra dieci minuti nel mio ufficio-
e sparì in un flebile pop.
Il mago esasperato gettò il libro sul divano. Non aveva più potere su nulla.
In un modo o l’altro l’avrebbe pagata quella donna. Lei e quel diavolo barbuto di mago defunto.
 
-Sono qua Minerva, cosa vuoi?-
La preside si girò a guardarlo dando le spalle al quadro di Silente.
-Buongiorno anche a te Severus-
Piton poco elegantemente alzò gli occhi al cielo.
La preside prese la teiera e versò il thè in due tazze, facendo cenno al mago ancora immobile davanti alla porta, di accomodarsi.
-Cosa è successo?- chiese, sedendosi e accettando malvolentieri la tazza. Alzò gli occhi una frazione di secondo sul quadro dietro la scrivania, trovandovi Silente sveglio e sorridente.
-Niente.- fece la strega, sedendosi sul suo trono dorato – Albus voleva parlare un po’ con te-
Bingo!
Era o non era per niente la migliore spia dell’ordine della fenice?
Piton si mise comodo contro lo schienale della sedia. Sarebbe stata una cosa molto lunga.
-Dimmi Albus.- disse, rassegnato.
Il quadro sorrise compiaciuto, fissandolo da sopra le sue immancabili lenti a mezzaluna.
-Come è andata la festa ieri sera?-
Giusto per essere sicuri che Severus non facesse il finto tonto, riguardo a quale festa.
-Bene.-
-Ti sei divertito?-
-No.-
-Hai mangiato bene?-
-No.-
La Mcgranitt lo fulminò con lo sguardo. Ma Albus non demordeva e nemmeno Piton.
-Hai ballato?-
-No.-
Incrociò le braccia al petto. Questa volta non l’avrebbe avuta vinta lui.
-Sei sicuro?-
Ma che cos’era? Suo padre?
-Si-
Sbuffò irritato, chiudendo gli occhi. Questa stupida pantomima cominciava a dargli sui nervi. Anche se voleva vincere, non era mai stato abbastanza paziente. Su questo, Albus era un vero asso.
-Ti ricordi il mio consiglio?-
-Si-
-L’hai seguito?-
“Si” pensò.
-No-
-Provi un certo interesse verso una studentessa da noi tutti conosciuta… Hermione Granger?-
“No” Pensò.
-Si-
Sbarrò gli occhi, afferrando i braccioli della sedia, mentre la Mcgranitt si strozzava con il thè. Albus invece sorrideva beato, come babbo natale mentre distribuiva i doni.
-No, io… non intendevo…- balbettò, improvvisamente più bianco di un cadavere.
Ogni persona presente a quella conversazione sapeva benissimo come stavano le cose ma dirle rendeva tutti molto nervosi, tranne Silente, felice come lo era stato poche volte nella sua lunga vita.
-Severus- esordì la preside, poggiando sul ripiano della scrivania la tazza e incrociando le dita in grembo.
Non sapeva come iniziare. Sapeva cosa voleva dire soffrire per amore. Ci era passata durante la sua gioventù e Severus aveva sofferto per troppi anni. D’altra parte era sempre vero che la signorina Granger era una studentessa e che il regolamento vietava relazioni tra il corpo docente e studenti.
-Minerva, non ti crucciare troppo- s’inserì bonario Silente.
Riprese il controllo dei suoi pensieri, fissando dritto negli occhi il mago seduto di fronte a lei, visibilmente nervoso, anche se tentava con tutte le sue forze di non farlo notare.
-Lo sai vero che una relazione di questo tipo sarebbe contro il regolamento?-
-Lo so Minerva-
-E sai anche quali sarebbero le conseguenze se lo venisse a sapere la preside?-
Qui Piton non poté non mostrare la sua perplessità. O la donna aveva una doppia personalità o si era totalmente rimbambita. Lui optò per la seconda opzione.
Albus ridacchiò mentre la donna serrava con forza le labbra.
-Intendo dire- esclamò allargando le narici – che se qualcuno lo venisse a sapere e me lo riferisse, voi sareste allontanati immediatamente-
La tensione in quel momento era palpabile. Volendo si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
-D’altro canto finché io rimango all’oscuro, non vedo motivo di preoccuparsi-
Sorrise soddisfatta vedendo il professore emettere un leggerissimo sospiro di sollievo.

-Bene. È tutto?-
La donna si girò verso Albus che annuì.
-Si è tutto.-
Si alzò e andò alla porta.
Appena se la chiuse alle spalle emise un vero sospiro di sollievo, asciugandosi con la manica le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte.
Era stata una lunga battaglia e per un momento aveva temuto di non farcela. Con passo deciso ritornò alla tranquillità dei suoi sotterranei, pensando al nuovo libro sulle pozioni rare dell’Asia che lo attendeva.
Girato l’angolo però dovette bruscamente cambiare i suoi piani per la giornata…
-Granger, cosa ci fai qui adesso??-
 
Ciao bellezze!! Che mi dite? Vi piace, vi fa schifo?!
Attendo i vostri commenti!!

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Capitolo 23
*** Resta il dubbio se le donne preferiscano essere prese, comprese o sorprese. ***


Resta il dubbio se le donne preferiscono essere prese, comprese o sorprese.
 
01-01-1999 ore 11.30 a.m
 
 
Girato l’angolo però dovette bruscamente cambiare i suoi piani per la giornata…
-Granger, cosa ci fai qui adesso??-

 
 
-Professore, posso entrare?- chiese Hermione, dondolandosi concitatamente sui piedi. Non sapeva se aveva fatto bene, fiondandosi così precipitosamente davanti al suo ufficio, ma era la prima e unica persona a cui aveva pensato una volta lasciato Grimmauld place.
-Nel biglietto intendevo appena possibile… non seduta stante.- affermò Piton, scrutandola per bene.
Sembrava essersi vestita di gran fretta con un maglione il doppio di lei e un paio di vecchi jeans. Doveva essere successo qualcosa.
Aprì la porta e si spostò di lato…
-Entra-
-Grazie- mormorò riconoscente. Sapeva che con tutta probabilità aveva rovinato i suoi piani per la giornata ma egoisticamente non le importava più di tanto. L’unica cosa che le interessava davvero era stare in sua compagnia.
La fece accomodare su un piccolo divanetto di fronte a un camino di pietra piuttosto spoglio, dove però scoppiettava un bel fuoco allegro.
-Vuoi qualcosa da bere?-
-Un thè grazie.-
Involontariamente la mente dell’uomo tornò a pochi minuti prima e represse a stento una smorfia.
Si spostò verso un piccolo armadietto che si ricordava aver aperto pochissime volte. Conteneva un set di tazze e una teiera nuove di zecca. Era forse la prima volta da quando lavorava a Hogwarts che si ritrovava ad avere ospiti nel suo ufficio che non fossero studenti indisciplinati in punizione.
Si mise a preparare il thè in silenzio.
Hermione si sistemò più comodamente sul divano, guardandosi un po’ in giro. Dall’ultima volta che era stata lì non era cambiato nulla, era solamente più ordinato.
L’occhio, poi, le cadde su un libro abbandonato al suo fianco.
“Pozioni rare e impossibili da realizzare dell’Asia Meridionale” recitava il titolo.
Curiosa come sempre in presenza di un libro, lo prese in mano e cominciò a sfogliarlo.
Doveva essere un libro davvero interessante ma si distrasse non appena sentì dei passi alle sue spalle.
Si girò a guardare Piton, avanzare con un vassoio in precario equilibrio che appoggiò sul basso tavolino davanti a Hermione.
-Mi dispiace di aver interrotto la tua giornata- affermò la giovane, guardandolo sedersi sulla poltrona alla sua sinistra.
-Non hai interrotto niente Granger.-
Prese la tazza che il professore le stava porgendo, attenta a non rovesciare il contenuto sul libro aperto sulle sue gambe.
-Ma stavi leggendo…- disse, indicando il libro.
-Niente d’importante- la interruppe senza tante cerimonie.
-Piuttosto- esordì, guardandola in tralice da sopra la tazza – cosa ti ha fatto tornare così presto a Hogwarts? Ho visto sull’elenco che saresti ritornata il 5 gennaio!-
Hermione sorseggiò la sua bevanda, beandosi del calore che si stava sprigionando a ondate nel suo corpo e soprattutto del fatto che il mago si fosse interessato a tal punto da andare a vedere sull’elenco.
-La casa mi stava un po’ stretta.-
Piton alzò il sopracciglio, accigliato. Come poteva una casa con sette stanze da letto, svariati salotti, una cucina e diversi altri rifugi, andare stretta??!
-Granger, siamo sicuri di parlare della stessa abitazione, cioè Grimmauld place, numero 12?-
Sorrise divertita, prima di rispondergli:
-Si. Comunque intendevo per la compagnia.- spiegò paziente.
-Hai per caso litigato con i tuoi amichetti? Potter si è forse rimbambito più di quanto non fosse già?- chiese, speranzoso di poter insultare Potter a dovere.
-No e non insultarlo per favore, Harry è l’unico che si salva. Era dispiaciuto quando ho deciso di fare i bagagli e di tornare a Hogwarts.-
“Gne gne.. povero piccolo arrogante Potter… era dispiaciuto”
Basta Severus, concentrati.
-E allora cosa?- aggiunse, davvero interessato di sapere tutta la faccenda.
-Ho avuto un piccolo diverbio con Ginny, niente di che, volevo solo starle un po’ lontano.- bevve l’ultimo sorso di thè e appoggiò la tazza sul vassoio. Chiuse il libro e poggiò anche esso sul tavolo – Oltre a questo Ronald è venuto a stare da Harry per un po’.-
Ronald Bilius Weasley, il ragazzo che più detestava insieme a Potter. In questo caso però doveva ammetter a sé stesso che Ronald superava il suo amico di gran lunga… dopo i trascorsi con Hermione.
-Quindi sei tornata…-
-Esattamente.- precisò, incrociando le braccia sul bracciolo e poggiandovi la testa.
-E sei venuta nel mio ufficio…-
La Grifondoro s’irrigidì senza smettere di guardarlo per vedere se la cosa gli avesse dato fastidio o meno. Era stato un gesto così spontaneo…
-Non volevo disturbarti!- pigolò, adesso non così sicura della sua scelta.
Piton poggiò la tazza, andando poi a sedersi al suo fianco.
-Non ho detto che mi hai disturbato- affermò.
Hermione approfittò del momento per poggiare la testa sulla sua spalla, assaporando il dolce profumo della sua casacca nera. Il professore fece passare un braccio attorno alle sue spalle, stringendola a sé, sperando con tutto il cuore di non doversi più muovere da quella posizione.
-S-severus?-
-Mmh?-
-Posso rimanere qui?-
La domanda lo lasciò un attimo interdetto mentre qualcosa di grosso si scioglieva all’altezza del petto.
-Ma certo.-
 
-Albus- dichiarò la preside con voce grave, fissando con insistenza un punto fuori dalla grande finestra – non sono tranquilla per niente.-
-Minerva cara, so a cosa stai pensando.-
-Non può essere tutto così semplice- mormorò più a se stessa che al preside… - troppo facile.. davvero troppo!-
-Minerva ascolta un vecchio preside come me.-
La donna si girò a guardarlo, concedendosi un sorrisino.
-quello che succederà lo affronterai nei migliori dei modi, ora però non preoccuparti, fallo per me.-
Annuì con il capo. Che cosa avrebbe fatto senza quell’uomo che era per lei come un padre, un amico e un mentore tutto insieme?!
 
 
01-01-1999 ore 12.30 a.m
-Ginny? Posso entrare?-
Niente.
Harry estrasse dalla tasca laterale e non da quella posteriore – ancora si ricordava dell’ammonimento di Malocchio- la bacchetta, la puntò sulla serratura e dopo un leggero scatto, la porta si spalancò.
-Ginny, per favore!-
Niente. Se non fosse stato per la coperta che si alzava e abbassava ritmicamente, avrebbe creduto che fosse morta.
Era sdraiata nel suo letto, seppellita dalle coperte, da quando Hermione aveva fatto i bagagli ed era partita per tornare a scuola.
-Ho preparato il pranzo.-
O per lo meno se l’era fatto preparare da Krecher ma questo non lo disse.
Si avvicinò a passo leggero, andando a poggiare un bacio su dove presumeva, o sperava ci fosse la testa della sua ragazza. La rossa non si mosse e rimase ostinatamente chiusa nel suo silenzio.
Il moro ritornò alla porta senza fiatare, appena fuori però, si fermò:
-Mandale un gufo! Capirà!-
Detto ciò, richiuse l’uscio senza far rumore.
 
 
Hermione si sentiva perfettamente al suo agio. Anzi, si sentiva come un pezzo di un puzzle che aveva trovato la sua esatta collocazione.
Non voleva muoversi per nessunissima ragione al mondo e neanche le proteste del suo stomaco e le gambe informicolate l’avrebbero smossa da lì.
Il libro che le aveva prestato era davvero interessante come sembrava ma in quell’ora solo metà del suo cervello era rimasta concentrata sul libro, l’altra metà era rimasta sulla mano che sentiva carezzarla la spalla e sul suo torace premuto contro parte della sua schiena.
 
Severus in quel preciso momento era… felice. Nessun pensiero contrastante si agitava irrequieto nella sua mente. Solo la ferma e calda presenza di Hermione lo stavano rendendo felice e appagato come mai nella sua vita era stato.
Il libro che teneva in mano, per lui, era solo un puro ornamento, per evitare di sentirsi un maniaco continuando a fissarla. Però non poteva fare a meno di annusare il dolce e gradevole profumo che la sua pelle emanava. Sapeva di vaniglia, forse anche un po’ di bergamotto: fresco, fragrante e dolcemente fruttato.
Gli faceva venire in mente Lily… e a volte una piccola fitta al cuore lo riportava anni addietro, quando tutto sembrava ormai perduto.
 
Dopo la terza volta che sentì lo stomaco della Grifondoro rumoreggiare, non si trattenne e  le chiese:
-Hai fame per caso?-
Hermione lo guardò, arrossendo e stringendosi le gambe al petto.
-Forse un pochino-
Severus si alzò dal divano, raggiungendo la porta del suo studio.
-No dove vai?-
Facendosi quasi del male fisico, affermò:
-Aspetta qui, torno subito.-
 
Rimasta sola Hermione si mise a riflettere. Era davvero così innamorarsi di qualcuno?!
Le sembrava tutto estremamente perfetto e idilliaco. Conoscendo in parte Severus Piton non era sicura che sarebbe durato, ma non le importava. Le piaceva bisticciare… se poi immaginava il dopo litigio…
Persa nelle sue fantasie quasi non si accorse del bussare insistente al portone.
Si alzò di scatto riconoscendo la voce dell’insegnante di Babbanologia.
Perché quella donna era venuta a bussare alla porta di Piton?
Non conoscendo le intenzioni della donna, si guardò attorno convulsamente, alla ricerca di un nascondiglio nel caso decidesse di entrare a curiosare in giro. Se fosse stata in lei, non lo avrebbe mai fatto… immaginare Piton furioso le faceva venire la pelle d’oca.
Puntò verso la pesante porta di legno che era certa portasse alle sue stanze private. Entrò e se la chiuse alle spalle, poggiando l’orecchio, in attesa.
 
-Professor Piton??- trillò Alesha, sbirciando dalla porta.
L’ufficio era deserto. Solo due libri lasciati abbandonati sul divano e un vassoio sul tavolino denotavano che il suo proprietario se n’era andato da poco.
Si soffermò meglio sul tavolino… per quale motivo c’erano due tazze??
Non si lasciò distrarre, aveva un compito… ed era quello di cercare qualcosa di scottante su Piton, qualcosa che lo facesse bandire da Hogwarts per l’eternità. Non che lei approvasse l’idea… ma non era lei a comandare.
Frugò nei cassetti della scrivania, trovando solo carte, compiti e altre cose assolutamente inutili al fine della sua ricerca.
Mancava solo un cassetto da controllare ma un rumore la distrasse.
 
“Stupida, stupida goffa Hermione. Perché mia madre mi ha fatto due piedi sinistri per tutti i grifoni?!” Imprecò contro se stessa per la sua sbadataggine. Nel tentativo di non perdersi neanche un fruscio si era abbarbicata sulla porta e troppo presa dal suo compito non si accorse del piccolo tavolino di legno affianco alla porta. Colpì una delle sottili gambe con il piede e questo s’inclinò pericolosamente in avanti, facendo cadere a terra un piccolo vasetto ,contenente un unico giglio, che si fracassò al suolo con un rumore sordo.
“Oddio oddio… cosa faccio cosa faccio??!!”
Disperata si fiondò verso l’armadio scuro dal lato opposto della stanza, entrando e chiudendosi dentro.
Si sistemò alla ben e meglio tra gli abiti scuri e le camicie bianche, pregando di non venir scoperta, altrimenti la loro “relazione” sarebbe durata meno di un battito di ciglia.
 
 
-C’è qualcuno qui?- chiese, entrando negli alloggi privati dell’insegnante. Stare in quella stanza le fece venire un brivido. Era qualcosa di proibito che aveva sempre sognato di fare. A dir la verità nei suoi sogni più fantasiosi era sempre in compagnia del bel tenebroso… ma questi erano dettagli.
Dopo aver dato una rapida scorsa alla camera, soprattutto al bel letto a baldacchino al centro, la sua attenzione fu catturata da un vaso, fracassato in tanti pezzi sul pavimento e da un fiore, un bellissimo giglio, abbandonato in una pozza d’acqua.
Qualcuno era stato lì da poco e non poteva essersene andato in nessun modo… non c’erano vie di uscita, nessuna finestra, solo una porta che doveva condurre al bagno.
Estrasse la bacchetta e mormorò –Hominum revelio-
Una nube argentea uscì dalla punta, dirigendosi tremolante verso l’armadio, mostrando una figura accucciata all’interno.
Con un sorriso soddisfatto, ripose la bacchetta nelle pieghe della sua veste fucsia, avvicinandosi furtiva all’armadio.
Ormai aveva la vittoria in pugno. Doveva aver nascosto la sua amante li dentro. Oltre alla sua missione era anche curiosa da matti… a tutti costi voleva sapere che era la donna che era riuscita a sciogliere quell’uomo granitico, così freddo e distaccato.
Allungò una mano, mancavano pochi centimetri alla maniglia. Il cuore le martellava forte nel petto e il respiro era accelerato…
Mancava così poco…
-Signorina Lewis-
Una voce piena di rabbia la fece voltare. Vedendo cosa l’aspettava, avrebbe dato qualsiasi cosa che rimpicciolire e sparire come un granello di polvere nell’immensità dell’universo.
 
Here i am!! Veloce come un fulmine!
L’università mi sta facendo tirare il fiato.. perciò ne approfittò perché poi… sarà dura ragazze!!
Va beh, tornando a noi!! Ditemi, io sono qui!!
Un grazie gigante a chi recensisce, legge, aggiunge alle seguite, preferite ecce cc e anche a chi sbircia in silenzio!!

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Capitolo 24
*** It's the moment of truth. ***


Buona lettura!!
It’s the moment of truth.

 
Pochi minuti prima…
 
Piton uscì dal ritratto che celava ai più, l’entrata della cucina, quando la sua bacchetta cominciò a vibrare intensamente nella sua tasca.
La sua mente corse subito a Hermione, lasciata libera di vagare per i suoi alloggi privati.
“Che cosa starà combinando quella piccola testarda nella mia stanza da letto?”
Accelerò il passo, imboccando alcuni passaggi segreti a lui noti e arrivando dopo pochi minuti. Spalancò la porta con forza, andando dritto alla seconda che conduceva alle sue stanze.
Ciò che vide lo fece uscire dalle grazie di ogni santo.
 
-Signorina Lewis!- tuonò, stringendo con forza lo stipite della porta tanto da farsi male. Il sangue, salito al cervello, faticava a farlo ragionare coerentemente ma il suo primo pensiero fu per Hermione.
Si ricordava alla perfezione l’ammonimento della preside:
“Nessuno deve scoprirvi”
Ecco fatto, come non detto. Aspetta aspetta?! Quanto era durata la loro relazione? Solo il tempo di un misero bacio.
Il sangue defluì velocemente dal viso, lasciandolo più bianco di un cadavere.
La Lewis che aveva assistito in silenzio ai vari cambi di tonalità dell’uomo, con uno slancio di coraggio prese la parola:
-Severus ti senti bene?-
Severus era fuori di se. Come poteva quella donna, colta in flagrante nella sua stanza, senza un apparente motivo, chiedergli se stesse bene?!
-Secondo lei?- sibilò con ferocia, avvicinandosi lento, come un cacciatore che intende intrappolare la sua preda.
La donna si ritrovò a balbettare in preda all’ansia, indietreggiando tanto da andare a picchiare la schiena contro l’armadio.
-I-io intendevo dire… c-che… insomma…-
-Cosa ci fa lei qui?- chiese, sovrastandola con la sua altezza. Alesha cercò in tutti i modi di non guardare quei due pozzi neri che erano i suoi occhi. Lanciavano fiamme.
-Ho sentito un rumore e ho pensato “Ci sarà qualche studente”… così sono entrata-
-Sta mentendo.- si avvicinò ulteriormente - Mi guardi- tuonò non lontano dal suo viso. La donna non accennò a fare quello che le era stato ordinato.
MI GUARDI HO DETTO!-
Squittendo spaventata alzò lo sguardo e incrociò quello del professore, furente.
Sentì una presenza premere contro le sue meningi tanto da farle male ma non riuscì a muoversi e a interrompere quel contatto doloroso. Non riuscì a decifrare che cosa le stesse accadendo… non le era mai capitato in tutta la sua vita.
Il dolore si fece più intenso tanto da pensare di avere un coltello piantato nel cranio. Gli occhi cominciarono a lacrimarle così, con un ultimo sforzo, tirò una manata alla cieca, colpendo il braccio dell’uomo che interruppe il contatto, arricciando le labbra, disgustato.
 
Quando riportò gli occhi sulla professoressa, si ritrovò a fissare la punta della sua bacchetta, puntata pateticamente contro il suo viso.
Rimase un secondo attonito, le sopracciglia sollevate poi…
Iniziò a ridere.
Nessun essere ancora in vita l’aveva mai sentito ridere, di sicuro Lily e forse qualche volta Albus.
-Che cosa pensa di fare signorina? Di intimidirmi? Di paralizzarmi dalla paura?- chiese tentando di darsi un contegno.
La donna lo guardò, forse anche più spaventata di prima; Sembrava completamente fuori di testa.
Sempre tenendo la bacchetta contro il mago, si spostò sulla destra; Doveva a tutti i costi raggiungere la porta.
Piton se ne accorse, incrociò le braccia al petto e con un sorrisino di scherno dipinto sulle labbra, proferì:
-Adesso dove crede di andare? Non si lascia così in fretta la tana del serpente… non glielo hanno mai detto?!-
Alesha tremava da capo a piedi, alzò la bacchetta e pronunciò:
-Stupe…-
-Protego- sbottò senza troppo sforzo, facendo comparire dal nulla la bacchetta magica.
Ormai la donna era in preda al panico, senza un minimo di dignità, cominciò a correre verso l’uscita.
Era ormai arrivata quando per sua somma sfortuna calpestò il ciglio, ancora riverso sul pavimento.
Si fermò, chiudendo gli occhi e pregando di non essere uccisa in modo doloroso. Con uno sforzo, si girò a guardare Piton, se possibile ancora più livido di prima, le labbra serrate in una morsa.
 
Lily, la sua Lily, calpestata… perduta.
 
La bacchetta serrata con forza nella sua mano emise una serie di scintille che quasi incendiarono il sua mantello nero, ma lui non se ne curò affatto.
La Lewis se ne curò eccome e senza fiatare, riprese la sua corsa verso l’uscita, strillando come un aquila quando un’ ampolla andò in pezzi, pochi centimetri dal suo viso. Uscita si chiuse la porta alle spalle, ricominciando a correre a perdifiato.
 
Piton aveva il fiato corto, fissava il ciglio calpestato senza quasi vederlo.
 
Lily, la sua Lily, calpestata… perduta.
 
Aveva perso il controllo come un qualunque adolescente.
Come un automa si voltò verso l’armadio, sapendo che all’interno vi era Hermione, lo aprì e senza aspettarla si diresse verso il suo ufficio, sedendosi alla scrivania.
 
Hermione uscì, togliendosi di dosso alcune camicie cadute dall’appendiabiti risistemandole alla ben e meglio. Era preoccupata per lui… aveva intuito che era successo qualcosa. Non era nella stanza e non l’aveva aspettata. Con molta calma estrasse la bacchetta e mormorando – reparo-, sistemò il vasetto. Andò in bagno lo riempì di nuovo di acqua e risistemò il giglio. Cercò di ravvivarlo il più possibile ma era irreparabilmente danneggiato… doveva essere stato quello la causa.
Un giglio…
 
Si allontanò dalla camera, ritornando a passo lento verso lo studio. Lo vide; Era seduto sulla sua sedia dietro la grande scrivania di mogano. Le gambe accavallate e lo sguardo perso. Una mano posata sul bracciolo, l’altra intenta a torturarsi le labbra pallide.
Sembrava più vecchio che mai in quel momento: il viso tirato mostrava più anni di quelli che in realtà aveva.
Rimase sulla porta, incapace di muoversi. Era forse colpa sua?
-Mi dispiace.- sussurrò, torturandosi la cerniera della felpa.
Lui parve non sentirla così che dovette ripeterlo, a voce più alta.
-Mi dispiace.-
Si voltò a fissarla e lei sussultò spaventata. Piton si alzò e le diede le spalle, fissando fuori da una finestra che serviva solo da ornamento.
Che cosa doveva fare? Avvicinarsi? O fuggire a gambe levate… nel momento esatto in cui si pose la domanda, seppe anche la risposta.
Si avvicinò alla grande porta e la chiuse per poi portarsi alle sue spalle. Lo abbracciò stretto come nel suo sogno. Questo bastava.
 
 
Allora??! Che ne dite?! Come sempre attendo il vostro giudizio, intanto vado a dormire, i miei occhi chiedo di riposare.
A presto! Besos.

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Capitolo 25
*** Una lacrima per ogni pensiero felice. ***


Una lacrima per ogni pensiero felice.
 
01-01-1999 ore 01.00 p.m
 
“Testarda Granger”
 
Quando l’aveva vista sussultare intimidita dal suo sguardo, le aveva subito voltato le spalle. Era sicuro che da un momento all’altro l’avrebbe sentita correre lontana da lui e dai sotterranei. Era una ragazza intelligente e di sicuro aveva compreso cosa era capitato nella stanza, pochi attimi prima.
Chi sarebbe rimasto?!
Aveva perso il controllo. Nel momento in cui aveva scorto il prezioso fiore sotto i piedi di quella donna, una voglia quasi irresistibile l’aveva assalito, facendogli perdere il lume della ragione.
Voleva farle del male, sentire le sue urla di dolore. Per un attimo gli era parso che il marchio, impresso a fuoco sul suo braccio sinistro, avesse ricominciato a bruciare come una volta, quando indossava la maschera d’argento e si calava nei panni del mangiamorte, servo fedele dell’Oscuro Signore.
Gli veniva da vomitare.
Non poteva permettere che qualcuno vedesse tutto il marcio, che dopo tutto, alleggiava ancora in lui. Non doveva rovinare nessun’altra vita. La sua anima non lo avrebbe sopportato.
 
Lily…
Strinse forte gli occhi tanto da vedere, sotto le palpebre serrate, tanti puntolini di luce mescolarsi tra di loro.
Tese l’orecchio, in ascolto. Il rumore di una serratura che scattava gli fece riaprire gli occhi.
Se n’era andata? Non aveva sentito nulla.
Il tocco fermo delle sue braccia attorno alla vita gli bloccarono il respiro.
Era rimasta.
-Sei una testarda Granger, te l’ha mai detto nessuno?-
La sentì distintamente sorride sulla sua schiena, ma rimase comunque immobile in attesa di una risposta.
Forse era solo un sogno! Una sua fantasia proiettata nella realtà.
-Me lo dicono spesso professore, più volte al giorno.- rispose, stringendolo un po’ più forte.
-E a ragione, anche!- ribatté, rigirandosi tra le sue braccia e afferrandole il volto. Non riusciva a fissarla troppo a lungo, era un dolore fisico, come una sorta di bruciore.
Che cosa doveva fare? Spiegarle la situazione o cacciarla malamente dal suo ufficio?!
Ci pensò Hermione a toglierli il problema della scelta.
-Sei consapevole vero…- disse carezzando le sue mani – che qualsiasi cosa mi dirai, niente potrà indurmi a lasciare questa stanza?-
Era sorpreso, piacevolmente sorpreso. Ma non lo diede a vedere continuando a mostrare un’aria indifferente e sarcastica.
Alzò molto teatralmente gli occhi al cielo, spostandola di lato e oltrepassandola per andare poi a sedersi vicino al camino, ormai quasi spento.
-Sei un tormento lo sai?-
Hermione ridacchiò, riprendendo il suo posto sul divano. Acciambellata in quella posizione, era pronta a sapere ogni cosa, anche se aveva già un’idea della faccenda.
 
 
Quattro piani più su…
 
Alesha aveva il fiatone. Si fermò, ansante, contro la porta dello studio di Lestat. Si poggiò una mano sul petto, tentando di calmarsi. Le sembrava che il cuore stesse per schizzarle fuori dal petto, mentre le gambe ancora tremavano per la paura e l’adrenalina che circolava potente nel corpo.
Si asciugò con il dorso della mano le goccioline di sudore dalla fronte. Sospirò per l’ultima volta, girandosi verso la porta di legno massiccio che aveva fatto da sostegno al suo povero corpo. Si stava accingendo a bussare quando quest’ultima si spalancò, mostrando Lestat in tutta la sua bellezza.
La guardò, accigliato per un attimo, abbottonandosi la veste che a suo parere gli stava d’incanto…
- Che cosa vuoi?-
-Devo parlarti- farfugliò, sistemandosi alla ben e meglio gli occhiali dalla montatura a farfalla.
-Sto andando a pranzo, non puoi aspettare?- domandò stizzito, tentando di scansarla.
-No, è importante.-
Il professore sbuffò contrariato, riaprendo la porta.
-Muoviti per favore.-

Nei sotterranei...
 
-Sono un uomo complicato, Hermione. Faccio fatica a comprendere me stesso la maggior parte del tempo, non credo che tu…- Hermione lo interruppe, assicurandosi un’occhiata gelida e furente.
Odiava essere interrotto.
-Prima che iniziassi- esclamò, perdendo un po’ della sua audacia sotto quello guardo… - volevo dirti che sottovaluti le capacità delle donne.-
Il mago la guardò, divertito.
-Si insomma, io non sono una persona facile da capire, tu nemmeno, siamo la coppia perfetta!- Sorrise nella sua direzione. Voleva stemprare un po’ la tensione del momento. Si spostò il ciuffo dagli occhi e riprese:
-Però volevo confessarti che… sono stata io a far cadere il vaso.-
Lo disse tutto a un fiato, chiudendo gli occhi in attesa di una reazione. Non sentendo nulla ne riaprì uno, fissandolo trepidante. Li riaprì entrambi.
-Mi dispiace ma stavo cercando un posto in cui nascondermi e… il vaso si è inclinato…-
L’uomo non rispose, spostando lo sguardo lontano, tra i suoi pensieri.
-Conosci il significato di quel fiore?- articolò poi, con una certa fatica.
La giovane pensava di sapere qualche cosa. Piton era innamorato di Lily Evans da una vita intera, sarebbe morto per lei. Lilian significa Giglio. Facendo due più due…
-è la mamma di Harry non è vero?-
-Si.-
Annuì pensierosa. Lo sapeva, ma era comunque una piccola fitta al cuore. Non lo diede a vedere, o Severus si sarebbe solo angustiato il doppio.
Il professore si massaggiò la fronte con una mano. Un dolore pulsante stava cominciando a irradiarsi dalla sua tempia destra, ma prima doveva uscire da quella conversazione; Era logico che prima o poi sarebbe saltata fuori. Sperava più poi che prima.
-Potter avrà sbandierato i miei ricordi all'intero mondo magico, suppongo!-
-Non tutti. Solo quelli riguardanti la tua lealtà verso Silente- rispose, facendo un secondo di pausa – I ricordi riguardanti Lily Evans li abbiamo visti solo Ronald ed io…-
“Perfetto, persino Weasley. Che disgrazia.”
-Bene. Siamo già a metà dell’opera- proferì con una smorfia. Non gli venne un gran che bene, o almeno non come al solito.
Con uno slancio, Hermione abbandonò la sua postazione per fiondarsi tra le sue braccia. Piton accusò il colpo ma non disse nulla, anzi portò le sue mani sulla schiena della giovane, accarezzandola con movimenti circolari.
-Volevo dirti che non m’interessa della mamma di Harry. Mi conquisterò il tuo affetto con le unghie e con i denti!-
La Grifondoro ebbe un tremito. Dov’era finita la timida e riservata Hermione Granger?
-Tipico animo Grifondoro.- Le diede un bacio sui capelli. –Ma sono contento che tu lo faccia.-
Hermione sorrise, puntando alle sue labbra e baciandolo con passione e intensità. Era da troppo che non assaporava quelle labbra sottili e invitanti. Si staccò troppo presto, secondo i gusti di Piton, per chiedergli:
-Severus, cos’è successo prima? Che cosa voleva quella donna?-
-Non ne sono sicuro, devo prima parlarne con la preside.- disse, pensieroso.
-Prima pranziamo vero?!-
Piton sorrise, baciandola teneramente.
-Si Hermione, prima pranziamo!-
 
 
Lestat de Lioncourt sedeva dietro alla scrivania del suo studio, le mani intrecciate davanti al viso e la mente rivolta a ciò che la donna gli aveva appena rivelato.
-Alesha devo dire che per una volta nella tua vita mi sei stata utile, adesso trarrò le mie conclusioni.-
Alesha stirò le labbra nella parvenza di un sorriso, più di quello non sarebbe riuscito a fare.
-Bene.- esclamò, battendo le mani sul piano della scrivania e alzandosi. Poggiò una mano sulla spalla della donna, guidandola verso l’uscita…
-Andiamo a pranzare ora, ce ne occuperemo più tardi.-
Alesha più tranquilla di prima, lo seguì verso la Sala Grande.
 
 
 Hola gente! Come state?! Io mi sto ammalando e la cosa mi da profondamente fastidio!! A parte questo…sono riuscita a pubblicare abbastanza nei tempi, e di questo sono soddisfatta. Per quanto riguarda il contenuto… boh! xD
Attendo come il solito, il vostro giudizio!
Un grazie in anticipo! A presto!!

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Capitolo 26
*** L'Essenziale è invisibile agli occhi. ***


L’Essenziale è invisibile agli occhi.
 
01-01-1999 ore 01.15 p.m
 
Nella Sala Grande Lestat, seduto al suo posto, scrutava con attenzione il grande portone d’entrata, in attesa. Quest’anno erano pochi gli studenti rimasti a scuola e così la preside aveva deciso di accatastare ai lati i quattro grandi tavoli delle case e di utilizzarne uno soltanto, più piccolo, posto al centro.
Il mago si guardò attorno. C’era un solo posto ancora libero che, con tutta probabilità, apparteneva a Piton, ma di lui neanche l’ombra.
Valutò con attenzione tutti coloro che sedevano attorno a lui, soffermandosi un secondo di più su una ragazza di Grifondoro che ricambiò il suo sguardo, sorridendo lievemente.
Con chi era Piton allora, se tutti si trovavano in Sala Grande?
C’era qualcosa che gli sfuggiva e non riusciva a capacitarsi del cosa.
La prima portata era appena sparita, sostituita dal secondo, quando Lestat si sporse verso la Preside che sedeva a capotavola.
-Mi scusi Preside, come mai il professor Piton non è venuto a tavola?-
La Mcgranitt lo guardò circospetta, smettendo un secondo di mangiare.
-Probabilmente non si è sentito bene.- rispose cauta ma anche interessata di sapere dell’improvviso cambiamento di Lestat. Le era parso che tra i due uomini non corresse buon sangue. Non era difficile da credere; A Severus andavano a genio poche persone.
-Come mai sei interessato a Severus? È forse successo qualcosa?-
Il mago sfoderò il suo miglior sorriso…
-No no Preside. Era per sapere.- ritornò a mangiare come se niente fosse successo, anche se sentiva i muscoli delle braccia e delle spalle tendersi sotto lo sguardo della vecchia gatta. Qualcuno avrebbe detto il peso della menzogna… ma ormai lui era abituato a portarsi appresso quel peso.
Il pranzo passò senza nessun evento di nota. I primi ad alzarsi furono gli studenti, vogliosi di lasciare la stanza così piena di chiacchere da adulti da lasciarli storditi. Lestat, invece, se la prese con più calma. Non aveva molto da fare il primo giorno dell’anno e già pregustava di fare un pisolino quando, in corridoio, fu preso dentro da una studentessa che non si fermò a chiedergli scusa ma filò dritto verso la Preside.
Quando la mise a fuoco la riconobbe immediatamente, anche se vestita come un maschiaccio babbano della peggior specie: era la Granger.
Fu un attimo, come un lampo a ciel sereno. Davanti ai suoi occhi comparve un’immagine sbiadita di parecchi mesi fa, in infermeria… Piton e la Granger a un soffio dal baciarsi…
Boccheggiò in cerca d’aria, picchiandosi una mano sulla fronte. Come era stato stupido… concentrato com’era nel suo piano non si era accorto del dettaglio, o almeno lo aveva classificato come poco importante.
Girò le spalle alle due donne, tornando ai suoi appartamenti con un sorriso soddisfatto.
Il pisolino avrebbe dovuto aspettare…
 
-Signorina Granger! Che cosa ci fa qui oggi?- chiese la donna, poggiando una mano sulla spalla della giovane.
- Sono tornata un po’ in anticipo. - rispose Hermione, sorridendo rassicurante.
La Mcgranitt non chiese altro, continuando però a scrutarla sopra la montatura quadrata degli occhiali.
-Volevo solo dirle che sono tornata, mi pare si debba fare cosi?! Giusto?!-
La Preside ricambiò leggermente il sorriso, picchiettandole la spalla in un gesto rassicurante.
-Non ti preoccupare. Hai già mangiato? Altrimenti faccio portare qualcosa dalle cucine.-
La Grifondoro si ritrovò ad arrossire senza ragione.
-Oh no, grazie. Ho già pranzato.-
-Ah bene.- sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa
- Bene professoressa, vado nel mio dormitorio… a dopo.-
Non sapeva bene perché ma sentiva il bisogno di dirle dove si stava per dirigere.
-A dopo.-
E veloce come era arrivata, Hermione sparì verso il dormitorio.
“Risolto il mistero di Severus Piton.” La Mcgranitt sospirò, alzando il volto e fissando la neve che continuava a cadere imperterrita. A passo lento s’incamminò verso il suo ufficio… Albus avrebbe voluto sapere gli sviluppi della storia.
 
Severus si trovava davanti alla porta dello studio della Preside, in attesa. Aveva provato a bussare ma non avendo ricevuto nessuna risposta aveva dedotto che Minerva fosse ancora a pranzo.
“ Potevo rimanere ancora con Hermione” pensò, picchiettando il piede sul pavimento di marmo del pianerottolo. Era comunque nervoso. Sentiva che stava succedendo qualcosa; Era una specie di sesto senso che aveva sviluppato durante i suoi anni di spia e raramente faceva cilecca.
Camminò avanti e indietro, le braccia intrecciate dietro la schiena, come un animale in gabbia. Si fermò solamente quando sentì il rumore del Gargoyle di pietra che si spostava…
-Alleluia Minerva. Pensavo di dover invecchiare qui, sul tuo pianerottolo.- brontolò.
Minerva fece una smorfia.
-Speravo che la vicinanza della signorina fosse riuscita ad addolcirti- fece una pausa, sfiorando con la bacchetta la maniglia della porta.
-Vana speranza.- aggiunse, indicando con la mano l’interno dello studio.
Con un cipiglio arrabbiato, Piton la sorpassò, portandosi al centro dell’enorme ufficio, salutando Albus con un cenno del capo.
“Perché quel vecchio era sempre vigile e sveglio?!” si domandò prima di venir interrotto dalla strega.
-Come mai avevi tutta questa urgenza di vedermi?-
La smorfia del mago si accentuò.
-Sinceramente Minerva, al momento preferirei essere da tutt’altra parte! Comunque…- sibilò – devo comunicarti alcuni eventi che mi hanno lasciato perplesso.-
La preside aggrottò la fronte, sorvolando sugli insulti.
Si sedette pensierosa.
-Quali eventi?-
-Quella donna… la professoressa Lewis si è introdotta nei mie appartamenti privati senza un apparente motivo, giustificandosi poi con “avevo sentito un rumore”.-
La strega si sporse sulla scrivania, le braccia incrociate e lo sguardo penetrante.
-Curioso.-
-Non è curioso Minerva! C’è sotto qualcosa.- esclamò furioso, picchiando il pugno sul piano in legno facendo sobbalzare la donna.
-Prima che fuggisse…- iniziò, tentando di calmarsi – sono riuscito a sondare i suoi pensieri. L’ho vista frugare tra le mie cose, ma non sono riuscito a capirne il motivo.-
-Non dovevi usare la Legimanzia, lo sai che non è legale!- lo rimproverò Minerva con sguardo severo.
-Anche entrare negli appartamenti personali di un insegnante non è propriamente legale, come il frugare nei cassetti.- ribadì, sempre più alterato, alzandosi in piedi.
Stessa cosa fece la donna, tentando di fronteggiare il mago di ben due spanne più alto di lei.
-Severus…- s’intromise Albus con voce dolce. – Tieni gli occhi aperti.-
Entrambi si voltarono a guardarlo mentre il mago annuiva con il capo.
Quando avrebbe potuto vivere la sua vita?
 
01-01-1999 ore 2.00 p.m
 
Dopo una bella doccia Hermione si sentiva molto meglio, anche se un vago senso d’inquietudine le era rimasto addosso come un velo appiccicato alla pelle.
La sala comune era deserta così trascinò la sua poltrona preferita davanti al camino accesso, vi si acciambellò sopra con il libro di Aritmazia aperto sulle gambe. Tentò di leggere il nuovo capitolo ma ogni due secondi si ritrovava a fissare il fuoco pensierosa…
Sarebbe voluta scendere nei sotterranei da Piton… cioè  Severus ma l’uomo le aveva comunicato la sua intenzione di parlare con la Mcgranitt. Di sicuro ci sarebbe voluto un po’.
Si distrasse del tutto quando sentì il ritratto della signora grassa aprirsi alle sue spalle.
-Ciao Hermione.-
-Oh ciao Natalie.- rispose la Grifondoro quando la ragazza le apparve davanti. Era una ragazza non molto alta, minuta dagli occhi castani e dai capelli neri e selvaggi. Era molto carina ed educata anche se non aveva mai avuto modo di conoscerla meglio. Essendo anche lei del settimo anno, dormivano nella stessa stanza ma non erano mai andate oltre alle banali chiacchere che si fanno tra compagne di stanza.
Infatti fu molto stupita quando le chiese di studiare insieme, visto che non frequentavano gli stessi corsi.
-Ehm si… magari più tardi.-
-Certo! Quando sei libera!- ribadì Natalie con un sorriso a trentadue denti. – Ci vediamo dopo!- aggiunse, salutandola con la mano e salendo le scale che portavano ai piani alti.
Quando fu sicura che Hermione non potesse più vederla, il sorriso che aveva assunto, scivolò via sul suo bel viso in un attimo sostituito da una smorfia.
Cosa non si fa per amore?!
 
Perdonate il ritardo!!! Sono stra presa da una marea di cose in aggiunta allo studio che mi stanno portando all’esaurimento nervoso! Pff… meno male che ho questa storia, così riesco a distrarmi un po’! :)
Bene, dopo questa premessa… niente! Diciamo che è un capitolo un po’ di passaggio!
Ditemi voi fanciulle/i  Un bacio!

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Capitolo 27
*** Sono un miscuglio di persone che non vanno nemmeno d'accordo fra di loro. ***


Sono un miscuglio di persone che non vanno nemmeno d’accordo fra di loro.
 
Buona serata a tutti!! Chiedo perdono per il mio ritardo, non ho scuse, se non che mi hanno regalato una caterbata di libri che mi hanno legata al divano e costretta a cominciare a leggerli!! ^__^ e non solo loro… adesso anche i manga mi dovevano piacere, sono proprio rovinata!!
Ehm scusate lo sfogo… vi lascio con questo capitolo un pochino più lungo degli altri, o almeno penso sia così, non finiva più!! E niente… Buona lettura!
 
01-01-1999 ore 7.30 p.m
 
Hermione mise fuori il naso dalla biblioteca, guardando per bene attorno, prima di azzardarsi a metter fuori anche il resto del corpo.
Voleva essere più che certa che Natalie non fosse nei paraggi. Era stata leggermente, come dire, appiccicosa quel pomeriggio. Aveva insistito per studiare con lei in biblioteca, dopo di che aveva voluto a tutti i costi andare a bere il thè delle cinque in Sala Grande e quando Hermione le aveva comunicato la sua intenzione, pochi minuti prima, di tornare in dormitorio per cambiarsi prima di cena, Natalie aveva voluto andare con lei. Fortunatamente era riuscita a staccarla davanti al quadro della signora grassa e con la scusa del libro in biblioteca, si era messa le gambe in spalla ed era fuggita.
E pensare che le sarebbe piaciuto molto passare il pomeriggio con Severus, almeno adesso, senza studenti impiccioni fra i piedi…
-Che cosa stai facendo?-
Hermione fece un salto indietro, andando a sbattere contro lo stipite della porta e soffocando un urlo con la mano.
-Madama Pince!-
-Cosa stai facendo ragazza?- chiese con tono spiccio, gli occhi ridotti a fessure e le mani sui fianchi. In quella posizione la sua somiglianza con un avvoltoio non faceva che aumentare.
-Niente Madama-
-E allora fuori!! Che devo chiudere, non posso certo aspettare i tuoi comodi!- sbraitò, decisamente seccata, spingendola senza tante cerimonie fuori dalla porta.
Hermione si lasciò sospingere via, prima di dare un’ultima occhiata alle estremità del corridoio e di incamminarsi.
 
Sala Grande…
 
Piton era parecchio indispettito. Sedeva rigido sulla sedia e giocherellava con il suo bicchiere di succo di zucca. Sperava di passare il pomeriggio con la Granger, ma a quanto pare cose urgenti l’avevano tenuta lontano dal suo studio. Chissà poi quali cose urgenti… davvero non ne trovava.
" Ti sei ridotto ad aspettare con impazienza che una ragazzina venga a trovarti quando, fino a poco tempo fa, l’unico che si faceva attendere era il silenzio.”
Strinse con più forza il bicchiere. Tentò di svuotare la mente e di rilassare i muscoli ma quando incrociò per sbaglio lo sguardo della Lewis, seduta affianco di Lestat, uno spasmo violento lo percorse tanto da fargli quasi incrinare la sua perfetta maschera annoiata.
La voce della Mcgranitt lo riscosse dai suoi pensieri sempre più cupi.
-Bene Hermione. Ti stavamo aspettando, ci sembrava scortese iniziare senza di te, dato che siamo davvero in pochi quest’anno.-
La Grifondoro sorrise.
-Non dovevate disturbarvi.- disse, facendo scivolare lo sguardo e soffermandosi su un professore in particolare che le sembrava parecchio stizzito.
Indugiando solo un momento si diresse verso l’unica sedia ancora libera che, come sfortuna voleva, si trovava esattamente tra Piton e Natalie. Si sentì morire. Non tanto per la presenza del professore, anzi, si trattenne dall’avvicinarsi e dargli un bacio sulle labbra, quanto per la presenza parecchio fastidiosa della sua nuova “amica”.
Natalie le sorrise picchiettando con la mano la sedia al suo fianco ed Hermione si sedette, sospirando e  stando ben attenta a non sfiorare il mago. Spostò comunque la sedia leggermente più alla sua destra, in modo da mettere un po’ più di distanza tra lei e la ragazza.
-Che fine avevi fatto Hermione?-
-Avevo lasciato un libro in biblioteca.- rispose, lisciando pieghe invisibili sulla tovaglia.
Natalie rise divertita.
-A quanto pare te lo sei dimenticata di nuovo. Non hai nulla in mano.-
Si costrinse a sorridere. –Madama Pince mi ha buttato fuori prima che riuscissi a chiederle del libro.-
-Ah capito.-
La giovane impugnò il cucchiaio, studiandola con la coda dell’occhio. Perché si comportava in quel modo? Le era sempre parsa una ragazza un po’ riservata, con pochi amici e soprattutto non così assillante. Non si era mai permessa di intromettersi in una conversazione tra lei e Ginny… invece ora non le concedeva nemmeno un momento da sola.
Assaggiò la sua zuppa, grata del fatto che per il momento la conversazione fosse terminata e libera da quel peso, lasciò vagare la mente, in cerca di una conversazione interessante. Nessuna era di suo gradimento e il mago al suo fianco ancora non aveva spiccicato una parola.
-Mi scusi professore.-
-Si signorina?-
-Mi passa la caraffa del succo di zucca?-
Piton alzò un sopracciglio, sorridendo beffardo.
-Non si usa più la parolina magica?- chiese, passandole la brocca, sfiorandole leggermente le dita.
Hermione trattenne a stento la risata, cercando il piede del mago e pestandolo forte. Da quando era così simpatico?!
-Mi scusi professore. Me ne ero scordata!- rispose, più attenta alla smorfia dell’uomo che a quello che stava facendo con il risultato che fece rovesciare tutto il succo sulla tovaglia immacolata, attirando l’attenzione dei presenti.
-Oh ehm… m-mi dispiace- borbottò, estraendo la bacchetta e asciugando il disastro che l’uomo le aveva fatto provocare.
Piton  però era parecchio divertito e poteva sentirlo sogghignare mentre lei si affaccendava, sempre più rossa in viso.
Quella sera gliela avrebbe fatta pagare.
 
01-01-1999 ore 8.00 p.m
 
Il professore di pozioni tentò per la centesima volta di trattenere il fastidio. Quella dannata ragazza era incredibilmente fastidiosa e assillante. Se lui si fosse trovato nei panni di Hermione l’avrebbe già schiantata da un pezzo e sotto questo aspetto l’ammirava parecchio, aveva un autocontrollo di ferro.
- Allora Hermione, stasera fai qualche partita a sparaschiocco con me?-
-Ehm… vedi…-
Piton si sentì stringere, o perlomeno stritolare il ginocchio dalla mano della ragazza. Riuscì a nascondere la sorpresa con un piccolo colpo di tosse. Infilò discretamente una mano sotto il tavolo, tentando di allentare la presa ma Hermione strinse ancora di più… forse aveva capito cosa voleva…
-Signorina Granger!-
-Si professore?- chiese, girandosi di scatto e nascondendo l’espressione di gratitudine all’altra ragazza.
-Stasera se ben ricorda è richiesta la sua presenza nel mio studio perché…-
“Perché perché.. Severus pensa pensa…”
-deve finire di scontare la sua punizione.-
-Come Severus una punizione il primo dell’anno? Non ti sembra troppo persino per te?- s’intromise Lestat, dall’altro capo del tavolo, attirando l’attenzione di tutti i docenti e studenti.
-No Severus dai, non essere così crudele- squittì dall’alto della sua pila il professor Vitius, sorridendo raggiante convinto di farle un favore.
-Infatti almeno il primo dell’anno- gli diede man forte la professoressa Sprite, ma Severus non li degnò nemmeno del suo sguardo, totalmente catturato da Lestat e da quel sorriso che avrebbe volentieri voluto cancellare.
-Professor Lioncourt non credo che debba interessarti il mio modo di punire gli studenti e soprattutto del quando e del come. Ti sarei grato se evitassi di darmi il tuo personale parere, soprattutto se non è richiesto.- ribadì, sprizzando veleno da ogni poro. Solo la consapevolezza di essere nella Sala Grande, circondato da altre persone e della mano ancora saldamente ancorata al suo ginocchio, gli permisero di rimanere seduto al suo posto.
Girò il volto, ricambiando lo sguardo della preside –se la sua Capocasa non ha niente in contrario…-
La preside strinse le labbra, chiaro segno che non era poi così disposta a fargli da spalla…
-Il professor Piton è libero di fare ciò che vuole delle sue punizioni, senza esagerare ovviamente-
Lo sguardo consapevole che diede a Hermione, la lasciò leggermente tremante. Piton sogghignò soddisfatto vedendo il sorriso del mago fuggire via come se avesse ingoiato una pozione particolarmente amara.
-Bene Granger, alle nove nel mio ufficio-
La mano di Hermione smise di rompergli le ossa, poggiando una carezza veloce prima di spostare completamente la mano.
 
-Severus-
La voce della Mcgranitt lo bloccò poco fuori dalla Sala. La donna l’afferrò per l’avambraccio e lo trascinò in un angolo buoi, vicino a un armatura.
-Non ti coprirò più le spalle, non tollero di mentire solo per coprire le tue fughe amorose con la s…-
-Sei stata chiara Minerva- la interruppe, guardandosi attorno – Non succederà più, tranquilla.-
La preside si sistemò meglio gli occhiali sul naso, mollando la presa sul braccio del suo sottoposto.
-Lo spero vivamente-
 
-Ti ringrazio. Mi hai salvato la vita, davvero!- sbottò, non appena la porta dell’ufficio di Piton si chiuse.
Severus alzò un sopracciglio senza rispondere, andando a sedersi dietro alla grande scrivania.
Hermione lo guardò camminare, avvicinandosi poco dopo.
-Che cos’hai?-
L’uomo non rispose subito, intento a cercare nei cassetti. Non appena trovò quello che cercava rialzò lo sguardo. Le sembrava teso, come se fosse arrabbiato per qualcosa… ancora però non aveva capito che cosa.
-Io?- si umettò le labbra –nulla-
Hermione non gli credette per nulla. Girò attorno alla cattedra e si portò alle sue spalle, abbracciandolo e poggiando il mento sulla clavicola. Lo sentiva che era teso, voleva capirne il motivo.
-Non ti credo, lo sai?- non lo vedeva in faccia ma era sicuro che stesse facendo qualche smorfia scocciata.
-Granger sei consapevole che non m’interessa di quello che tu credi o no?!-
-Pff.-
Gli diede un bacio sulla guancia ma non fece una piega, continuando a rimanere impassibile.
-Che cosa la turba professor Piton?- chiese, scendendo con le mani sul suo petto per poi risalire lentamente. Dovette rifare il movimento per un paio di volte prima di sentirlo cedere e sospirare pesantemente. Sentì una mano furtiva risalire sul suo collo per poi sfiorarle le labbra.
La tirò per la piega del gomito, facendole perdere l’equilibrio e costringendola a sedersi sulle sue ginocchia come le era capitato all’età di sette anni con Babbo Natale.
-Che cosa è successo stasera a cena?-
Hermione gli sfiorò il viso con un dito.
-Intendi quando ti ho chiesto di mentire per me?-
-Esattamente-
-Hai visto Natalie? È di Grifondoro, ha l’età di Ginny-
-Dici la Signorina Mcdonald? Ho avuto il piacere di insegnarle pozioni solo per quattro anni.-
-Si lei. Siamo nello stesso dormitorio ma non abbiamo mai parlato più di tanto, insomma le solite cose che si dicono..-
-Si Granger. Ti sarei grato se saltassi la parte delle confidenze adolescenziali per arrivare al punto.-
La giovane smise di botto di carezzargli il viso, incrociando le braccia, stizzita.
-Ti vorrei far notare che anche la tua ragazza è un adolescente-
-Chi ti ha detto che sei la mia ragazza?-
La stanza fu pervasa da un gelo improvviso. Hermione ci era rimasta di sasso, sbiancando improvvisamente con gli occhi un po’ lucidi.
Appena la vide seppe immediatamente di aver detto la cosa peggiore che potesse pensare.
-Oh beh in questo caso…- mormorò, scendendo dalle sue gambe e allontanandosi veloce.
Piton boccheggiò un attimo, prima di alzarsi e fiondarsi verso la ragazza, ormai già alla porta. La costrinse a voltarsi, trovandola sorprendentemente priva di lacrime ma con i lineamenti induriti come se cercasse in tutti i modi di trattenersi dal piangere o dall'urlare.
-Io..- dovette fermarsi e sciogliere il nodo che si era formato in gola – io non volevo dire quello che ho detto-
Cercò di carezzarle i capelli ma lei si scostò bruscamente.
-L’hai detto però-
Si passò una mano sugli occhi. Che cosa aveva combinato?!
-Sai perfettamente che non so trattare con le persone. Sono stato impulsivo, perdonami.-
Hermione abbassò la testa, evitando di proposito gli occhi pieni di rammarico dell’uomo.
Doveva capire quanto di quello che aveva detto era vero.
-Non è quello che hai detto, più che altro quello che pensi veramente.-
Piton si allontanò di un passo e scosse la testa.
-Per Merlino Hermione!! Mi hai preso alla sprovvista. Ho agito senza nemmeno riflettere e non guardarmi in quel modo, anche ai migliori capita.-
Sorvolò sul borbottio della ragazza e riprese:
-Cerca di entrare nei miei panni. Sono un uomo di quarant’anni che ha amato per tutta la vita una donna che ovviamente non l’ha mai ricambiato e ora si ritrova ad innamorarsi di una giovane studentessa della metà dei suoi anni ed è persino infastidito se la suddetta studentessa non si fa viva per tutto il pomeriggio-
Era arrivato quasi a urlare dalla frustrazione. Possibile che non riuscisse a farsi capire?!
Hermione era allibita? No no il suo stato d’animo superava di gran lunga quello. Le parole del mago gli rimbombavano nella testa. “Si sta innamorando di me?! E mi aspettava questo pomeriggio?!”
In due passi lo raggiunse e lo abbracciò forte. Dopo un momento sentì le sue mani stringerla. Alzò il viso e lo baciò con forza, premendo la sua bocca già aperta sulla sua. Infiltrò la lingua tra le labbra del mago, sentendolo rispondere al bacio. Si aggrappò alle sue spalle e con un leggero balzò avvinghiò le gambe ai suoi fianchi. In quel modo riusciva a sentire bene quali fossero i veri sentimenti che gli suscitava tanto che, non appena riuscì a sedersi sulla prima sedia libera, venendo completamente a contatto con il suo membro, sospirò di piacere, strusciandosi in modo molto provocatorio.
Non era un comportamento da lei. Con Ron si sentiva in imbarazzo anche solo a spogliarsi per metà e fatica a farsi toccare da lui. Con Severus, invece, era tutta un’altra storia. Bramava il contatto delle sue mani forti e gentili. Le bramava come un uomo nel deserto brama l’acqua.
Si strusciò ancora un po’, sentendolo distintamente gemere sotto di lei. Era una soddisfazione vedere un uomo come Piton, sempre così controllato, perdersi per il tocco di una donna.
Fu lui a staccarsi per primo con le labbra rosse dai baci infuocati di poco prima mormorò:
-Sei pazza ragazzina. Un momento prima eri pronta a inondare il mio ufficio di lacrime e un momento dopo mi baci. Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
Lei sorrise.
-Hai detto che ti stai innamorando di me. Questo mi è bastato-
“Oh quello.”
-Ti basta davvero poco.-
-Oh si.- mormorò nel suo orecchio, ondeggiando con il bacino. Lo sentì irrigidirsi al suo tocco e ne era soddisfatta.
-Hermione, se continui così, io non riuscirò a trattenermi a lungo.-
Aveva la voce roca e gli occhi chiusi. Era bellissimo.
Gli si premette ancora un po’ addosso.
-Nessuno ti ha detto di farlo.-
 
P.S : GRAZIE A TUTTI VOI CHE MI SEGUITE SEMPRE!! 

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Capitolo 28
*** Il sesso è quello che mi capita mentre amo una persona. ***


Bene bene. Per incominciare auguri a tutte le befane di Efp, di sicuro sarete stanche dopo una nottata di lavoro perciò non vi tedierò a lungo. Incomincio con il dire che l’inizio di questo capitolo ha una spruzzata di Rating Rosso, non molto eh.. però c’è a chi piace e c’è a chi no.. perciò io avviso! :)
Poii, ah si un ringraziamento a tutti i lettori, a chi recensisce, a tutti ma proprio tutti!!
Detto ciò vi lascio… un bacio!
 
Il sesso è quello che mi capita mentre amo una persona.
 
 
La porta sbatté forte contro il muro mentre due figure entrarono nella camera, talmente avvinghiate da non saper riconoscere dove iniziava uno e finiva l’altro.
Hermione non capiva più nulla. Teneva gli occhi ben serrati e si godeva solo la sensazione delle sue labbra frenetiche che si affaccendavano attorno al suo collo. L’unica cosa che sapeva era di non indossare più la felpa e la maglietta e ricordava persino, in un impeto di rabbia, di aver fatto saltare i bottoncini che chiudevano la casacca del professore che ora rimaneva in camicia bianca ed era certa che quella camicia sarebbe durata ancora per poco. Infilò le mani nei suoi capelli neri e spinse più forte la sua testa contro il seno, invitandolo a continuare quella dolce tortura che mai in tutta la sua vita aveva osato sperare di provare.
Avvertì sotto la schiena, la morbidezza del materasso e con un sospiro rilassò le gambe che aveva tenuto ostinatamente intrecciate ai fianchi del mago. Si staccò giusto un momento, il tempo di scivolare un po’ più verso la testata del letto in modo da fare spazio anche a Severus che ritornò immediatamente a concentrarsi sul suo reggiseno e sul modo di slacciarlo il più velocemente possibile, continuando a fissarla negli occhi in un modo decisamente proibito da ogni legge magica e babbana.
Hermione inarcò la schiena, ridacchiando dalle labbra socchiuse, non badando affatto alla sua coscienza che, dal profondo della sua mente, urlava disperatamente di tornare in se.
Piton con un abile movimento glielo slacciò per poi gettarlo noncurante dietro alle sue spalle, insieme alla camicia, ormai solo d’impiccio.
Con delicatezza afferrò i suoi seni, stuzzicandole i capezzoli turgidi. Quel corpo gli sembrava così perfetto e morbido; I seni piccoli e sodi, la vita stretta, delicata che immagina si potesse distruggere sotto i suoi occhi se avesse osato stringere troppo.
Abbassò la testa e con la lingua tracciò un sentiero umido che conduceva fino al bordo dei pantaloni. Li slacciò freneticamente, sollevandola praticamente di peso per levarli il più in fretta possibile. La vista di una semplice culotte bianca concentrò il sangue rimasto in circolo nelle sue parti basse, rendendo i pantaloni dolorosamente stretti. Slacciò anche quelli con mano leggermente tremante, ricominciando a carezzare la pelle accaldata della giovane sotto di lui. Risalì lentamente, fermandosi al bordo delle mutandine.
Ma qui si dovette bruscamente interrompere quando due mani gli afferrarono le proprie, costringendolo a immobilizzarsi; Rialzò lo sguardo sul suo viso, trovandola improvvisamente più conscia della situazione e anche impaurita, come se si fosse appena risvegliata da un sogno.
Piton sbatté le palpebre un paio di volte, con la mente sempre più lucida. Ma cosa stava facendo?! Si era forse ammattito?!
Staccò le mani dal corpo della sua studentessa, arretrando verso il fondo del letto mentre Hermione, rossa in viso tentava di coprirsi il seno nudo con il braccio.
-M-mi dispiace- alzò le mani in segno di resa – sono stato imperdonabile.-
-Eravamo in due Severus…- gli ricordò, parlando da sotto il letto, alla ricerca dei suoi indumenti. Si vergognava come una ladra. Era colpa sua; L’aveva sedotto per poi non essere nemmeno capace di portare avanti la situazione che si era creata. Tastò sotto il letto “Dove diavolo era finito il mio reggiseno?”
-Tieni.-
Il professore le allungò, senza guardarla, un reggiseno bianco. Mormorò un grazie veloce e lo indossò. Oltretutto si vergognava anche della biancheria che indossava. Neanche una bambina di dodici anni portava più indumenti del genere, come aveva potuto mostrarli ad un uomo, un uomo maturo come Piton?!
Mentre Hermione correva nell’altra stanza, Piton rindossò la sua camicia bianca, allacciandola per bene fino all’ultimo bottone. Ogni bottone era una maledizione rivolto a se stesso. Si era avventato sul corpo di Hermione come un affamato sul cibo senza pensare ai suoi problemi passati con Weasley. Eppure avrebbe dovuto saperlo, era stata lei a mostragli i suoi ricordi più intimi, Per Salazar, come era stato stupido.
-Io ehm… vado!- annunciò la Grifondoro dalla porta della stanza.
-Bene. Buonanotte-
-Buonanotte- Alzò una mano in segno di saluto e sparì, lasciando nella stanza parte del suo profumo che, con tutta sicurezza del professore, ci avrebbe messo un bel po’ a svanire.
A passo lento si diresse verso il bagno. Poggiò le mani sul lavabo e si guardò nello specchio, annerito dagli anni.
-Stavi per fare sesso con una tua studentessa Severus- proferì ad alta voce, fissando il suo riflesso. – L’hai baciata due giorni fa per la prima volta… come ti sei ridotto male!-
Si stropicciò con foga gli occhi “Sono innamorato di lei come le ho detto?!”
 
“ Si che lo sono… o forse no…. Non ne ho idea…”
Tornò a fissarsi.
Lily…
Con un gesto stizzito, girò il rubinetto e tuffò la faccia sotto l’acqua gelata, perlomeno sperava funzionasse a cacciare i pensieri.
 
 
Grimmauld place numero 12
 
-Ginny?-
La rossa si girò, sorridendo al suo ragazzo che avanzava verso di lei. Tornò a guardare fuori dalla finestra del salotto che mostrava uno scorcio abbastanza triste della via, completamente imbiancata di neve.
-Hai scritto a Hermione?-
-No. Non saprei cosa dirle, come scusarmi- mormorò, sospirando e carezzando le mani di Harry, poggiate sui suoi fianchi.
-Vai da lei allora-
Ginny si girò a guardarlo, sorpresa.
-Ma sono gli unici momenti che riusciamo a stare insieme…-
-Verrò a trovarti se la preside me lo concederà e poi…- la baciò sulle labbra – abbiamo tutta la vita per stare insieme-
 
Hermione salì a due a due le scale del dormitorio femminile, aprendo la porta e aspettandosi di venire assalita da Natalie con le sue domande, ma per sua somma fortuna non accadde nulla.
Era sola.
Si avvicinò al suo letto e carezzo soprappensiero la colonna del baldacchino. Vi poggiò la fronte e con un sospiro si lasciò scivolare a terra, rivivendo nella sua testa tutte le scene, soprattutto le più imbarazzanti. A conti fatti le era piaciuto, si era sentita così viva, così donna, poi la sua coscienza era tornare a bussare prepotentemente e niente… il seguito si sapeva.
Alla fine poggiò la testa sulle sue gambe, raggomitolandosi e fissando, senza quasi vederlo, un lato del suo baule.
Con uno scatto rialzò la testa
–So cosa mi serve-
La sua voce nella stanza vuota, risuonò più alta del normale.
Si avvicinò e aprì il suo baule. Infilò la mano e raggiunse il fondo, dove aveva riposto le opere babbane. Frugò un po’ alla cieca finché non estrasse un volume un po’ consunto, dalle pagine vagamente giallastre. Amava quel libro, appartenuto a sua mamma ma che aveva fatto suo non appena aveva cominciato ad apprezzare l’autore.
 
-Mamma vorrei qualcosa di nuovo da leggere-
-Guarda pure nella mia biblioteca tesoro-
Una giovane Hermione corse fino al salotto con il sorriso sulle labbra. Afferrò la sedia e raggiunse uno dei ripiani più alti, dove sua mamma teneva i suoi libri preferiti e da lì la sua attenzione fu subito catturata da un libriccino non tanto alto ma bello spesso, come piacevano a lei, con una leggera piega visibile nel mezzo della costola che le faceva capire che sua madre lo aveva usato parecchie volte. Lo sfilò dallo scaffale e lesse la copertina…
- Raccolta di poesie di John Keats-
-Il cui nome fu scritto sull’acqua *…-
Hermione sussultò non avendola sentita arrivare
-ti piace? È un libro molto intenso- la avvertì la donna.
La bambina saltò giù dalla sedia e si avvicinò alla mamma
–allora mi piacerà-
le scoccò un rapido bacio sulla guancia e sparì, diretta verso il giardino sul retro.

 
Dopo anni, odorare quelle pagine la portavano sempre indietro nel tempo e un velo di malinconia tornava a coprirla. Non ci badò e si alzò in piedi e veloce si diresse al bagno. Si lavò e indosso il pigiama, afferrò una coperta e con il libro alla mano si sedette sul davanzale. Ben avvolta nel suo plaid guardò fuori, dove la neve continuava a cadere ricomprendo ogni cosa con il suo manto bianco. Poi aprì il libro e s’immerse nei pensieri del poeta, eliminando ogni altra cosa.
 
02-01-1999 ore 01.30 a.m
 
-Hermione cosa stai facendo?- chiese Natalie, avvicinandosi alla figura che si stagliava immobile davanti alla finestra.
Era appena tornata in dormitorio e si era quasi presa un colpo.
Avvicinandosi ancora di un passo, la pungolò con un dito.
-Hermione?-
La giovane, con un movimento repentino, si girò, puntandole la bacchetta alla tempia. Natalie arretrò, cadendo bocconi a terra.
Hermione, dal canto suo, non sembrò notarla, distesa com’era sul pavimento. Lo sguardo vitreo fisso nel vuoto. Lasciò cadere la bacchetta e lentamente si diresse alla porta, lasciando la sua compagna di casa, traumatizzata sul pavimento.
Appena Natalie riuscì a controllarsi quel tanto che bastava a rimanere in piede, corse alla porta e la sigillò.
Quella ragazza era davvero fuori di testa.
 
Piton era alla fine del suo turno di guardia, gli mancavano solamente i sotterranei e poi sarebbe potuto tornare nei suoi alloggi.
Controllò l’ultimo corridoio e non notando nulla, stava appunto per girarsi quando colse un movimento con la coda dell’occhio. Puntò la bacchetta in quella direzione e la luce rimbalzò sul corpo di una ragazza, seduta a terra. Con due passi gli fu davanti e non ci mise poi molto a riconoscerla.
Circospetto esaminò attorno e non trovando nulla si accucciò davanti alla giovane.
-Cosa succede Granger?-
Silenzio.
Le puntò la bacchetta in pieno viso e lei non sbatté nemmeno le palpebre.
L’uomo sospirò.
-eh va bene.-
L’afferrò saldamente per le spalle e la tirò in piede per poi condurla nel suo ufficio.
Ben conscio di non doverla svegliare per nessun motivo, fece tutto il possibile per non fare movimenti troppo bruschi finché non furono all’interno del suo ufficio.
-Non muoverti da qua Granger- l’ammonì ma ovviamente non ottenne nessuna risposta.
La lasciò nel mezzo dell’ufficio anche se non proprio sicuro al cento per cento di lasciarla lì incustodita, anche solo per pochi secondi.
Ritornò in un soffio, aiutandola a bere la pozione Dolcesonno, ben attento a prenderla al volo non appena avesse dato segni di cedimento.
La pozione fece effetto e il professore la prese in braccio. Rimase un secondo immobile, guardandola dormire, poi se la strinse bene a se e uscì nel freddo dei corridoi.
 
*citazione rubacchiata dalla lapide del poeta.
 
Ehm ehm.. ora come ora penso che qualche lettrice, dico qualche, potrebbe non piacere il fatto che io li abbia interrotti.. o.o *Rora si guarda le spalle e intanto medita un travestimento appropriato*  non ne abbiate a male, idem per il titolo. è probabile che sia molto fuorviante, a suonava così bene xD… spero!!
Ciao ciao!!

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Capitolo 29
*** Caccia all'appuntamento. ***


Caccia all’appuntamento.
Perdonate il mostruoso ritardo, ma tra poco ci sono gli esami ed io ho una fottuta fifa >.<
Detto ciò… Buona lettura.
 
 
Piton camminava spedito nel buio dei corridoi, rischiarati, di tanto in tanto, dalla luce della luna che entrava dalle alte finestre a sesto acuto.
Gli era capitato spesso il turno di notte in tutti questi anni, lo trovava piacevole. Ma era la prima volta che attraversava quegli stessi corridoio con in braccio una donna, o perlomeno una sua studentessa.
Nelle poche ore in cui si erano separati, Severus si era ripromesso di evitare ogni sorta di tentazione e di contatto con quella ragazza. Vicino a lei la sua razionalità, il suo freddo controllo andava definitivamente a farsi benedire e lui non era ancora in grado di capire se fosse pronto a mollare la sua perfetta maschera di cinismo che lo caratterizzava.
Quasi senza rendersi conto si ritrovò di fronte al ritratto di Grifondoro.
“E ora?” pensò, “Perché non l’ho accompagnata in infermeria?”
“Perché era troppo vicina e volevi passare più tempo con lei” mormorò la sua coscienza, risalendo dalle profondità della sua mente.
-Baggianate- disse ad alta voce. La signora grassa grugnì qualcosa in risposta senza svegliarsi.
Non poteva tornare indietro visto che la ragazza aveva cominciato a tremare dal freddo. Infastidito dalla situazione in cui si era andato a infilare, tentò di svegliare il quadro.
Dopo tre o quattro tentativi, la signora grassa aprì finalmente gli occhi con grande gioia da parte del professore che cominciava a non sentire più le braccia.
-Professor Piton… che cosa succede?-
-Dovrei entrare nel dormitorio dei Grifondoro, la signorina Granger si è sentita poco bene-
La signora grassa corrugò la fronte.
-Eh perché non l’ha portata in infermeria?-
“Stupido quadro! Fatti gli affari tuoi”
-Questo non le deve interessare… allora, mi fa entrare?-
La donna, indispettita, incrociò le braccia.
-Parola d’ordine?-
Piton alzò gli occhi al cielo.
-Virtute duce?!-
-Ah. Sbagliato professore. Mi dispiace, niente parola d’ordine, niente passaggio.-
Il mago cominciò a lanciare improperi che nessun umano avrebbe mai dovuto udire finché non gli balenò nella mente un idea.
Alla preside di sicuro non sarebbe piaciuto…
 
Minerva Mcgranitt si trovava nel salottino adiacente all’ufficio, intenta a prepararsi una tazza di tè. Non era mai stata una dormigliona, ma negli ultimi mesi faticava a prendere sonno. Immerse la bustina di tè nella teiera e tamburellò con le dita in attesa.
Stava per versarsi una tazza quando una cerva argentea galoppò nel salotto.
Sbigottita la donna rimase a fissarla mentre quest’ultima parlava con la voce di Severus. Mollò il suo tè e uscì di gran carriera.
 
02-01-1999 ore 2.00 a.m
 
-Severus cos’è successo?-
La donna fissò con palese stupore la scena davanti ai suoi occhi. Severus sedeva a terra con la schiena poggiata al muro ad una certa distanza dal quadro della signora grassa. Poggiata su di lui, c’era Hermione, avvolta in un mantello nero che, con tutta probabilità, doveva appartenere al professore.
-Il solito Minerva.- rispose Severus, sistemando meglio il mantello, così da coprirla per intero.
La preside con un certo imbarazzo, distolse lo sguardo. Le faceva davvero un certo effetto vedere l’arcigno Severus in una situazione così intima. La cosa che la sconcertava era la dolcezza dei gesti che lei gli aveva visto usare solo durante la preparazione delle pozioni.
-Perché l’hai portata alla torre invece che in infermeria?-
“Ci risiamo. Ma una un po’ di affaracci propri?”
-L’ho trovata qui vicino e mi è parso più logico portarla al suo dormitorio. Solamente che la signora qui presente, sapendo che io sono un professore e vedendo le condizioni della signorina, non si è degnata di farmi passare. Così mi serviva la parola d’ordine e ho dovuto svegliarti- e con un sorrisino malvagio aggiunse:
-Con mio sommo dispiacere, s’intende.-
La preside sorvolò liberamente sugli insulti, spostando lo sguardo sulla signora grassa che fece finta di ronfare alla grossa.
-Ha fatto bene. Comunque la parola d’ordine è Caput Draconis-
-Grazie- sbottò, alzandosi con una certa fatica.
-Ah Severus…-
-Si preside?- chiese con un piede già all’interno del dormitorio.
-Ti aspetto.-
 
“Mi aspetta. Che grande fiducia Minerva ripone in me.” Contemplò Piton, adagiando sul divanetto la ragazza e coprendola per bene con il suo mantello.
“Deve ancora ridarmi la mia sciarpa questa ragazzina, e ora persino il mantello.”
Rimase accucciato un secondo di più accanto al suo viso. Non sapeva davvero cosa fare con lei. Le baciò le labbra, assaporando il contatto che, forse, non avrebbe mai più potuto provare. Poi le girò le spalle e uscì.
 
02-01-1999 ore 7.30 a.m
 
Hermione si rannicchiò su se stessa ma nel farlo un dolore al collo la sorprese. Si mosse leggermente. A quanto pareva il suo letto di Grifondoro era diventato più scomodo del solito.
“Non ho tirato le tende del baldacchino quando sono andata a letto” considerò, notando quanto, sebbene tenesse le palpebre serrate, la luce riuscisse a filtrare.
Si portò una mano al collo e si massaggiò con vigore. Gli faceva davvero un gran male. Piano piano prese coscienza di se, notando anche quanto le sembrasse minuscolo il suo materasso.
Con molta cautela aprì gli occhi.
“Ma che cosa?!”
Si alzò a sedere, dovendo strizzare gli occhi alla luce del giorno.
“Perché sono in sala comune?!” e mentre se lo chiedeva la risposta fu subito chiara..
Aveva vagato ancora una volta per i corridoi della scuola.
Era però molto curiosa di sapere chi mai l’avesse riaccompagnata alla torre.
Lo sguardo, poi, le cadde sulle sue gambe coperte da un mantello nero dall’aspetto inconfondibile.
“Non si smentisce mai”
 
 
04-01-1999 ore 2.00 p.m
 
Erano passati solamente due giorni ma a Hermione sembrava passata una vera eternità.
Le sue giornate erano parecchio monotone e soprattutto infastidite dalla presenza costante di Natalie. A causa sua, infatti, non era ancora riuscita a ringraziare Severus e nemmeno a ridagli il suo mantello che ora si trovava, piegato con cura, nel suo baule al settimo piano.
A dir tutta la verità non aveva osato avvicinarsi troppo anche perché le sembrava più freddo e distaccato dal solito. Era capitato, magari durante il pranzo o la cena, di incontrare il suo sguardo ma aveva dovuto distoglierlo al volo e non per l’imbarazzo ma per il fatto che quegli occhi erano tornati a ghiacciarla dentro, come una volta.
La giovane si guardò attorno. La biblioteca era più deserta del solito. C’erano solo lei e Natalie e i grossi tomi sparpagliati davanti a loro. Sbuffando appoggiò la guancia sulla mano, sbirciando fuori dalla finestra dove un pallido sole invernale illuminava il parco sommerso dalla neve.
-Hermione?-
La Grifondoro spostò lo sguardo sulla sua compagna.
-Uh?-
-Mi sembri diversa. Non hai voglia di studiare?-
Hermione raccolse la palla al balzo.
-Effettivamente non molta.- si alzò in piedi di scatto –vado a farmi un giro.-
-Vuoi che ti accompagno?- le chiese, perplessa dal suo cambio d’umore improvviso.
-Oh no grazie- disse, raccogliendo i libri e infilandoli in borsa – preferisco andare da sola. Ci vediamo più tardi.-
Detto ciò sparì, sentendosi gli occhi castani di Natalie puntati nella schiena.
                     
                                   *****
  
“Cosa sta facendo quella sconsiderata, fuori con questo gelo?” si chiese Piton, osservandola, dal portone di ingresso incespicarsi nella neve alta, diretta alla capanna di Hagrid.
Era combattuta. Seguirla o non seguirla?
Alla fine imboccò il corridoi diretto ai sotterranei.
 
                                   *****
 
-Oh Hermione! Ma che bello vederti qua-
-Ciao Hagrid. Posso entrare?-
-Ma certo, certo! Vieni.-
La giovane sorrise e sorpassò il gigante, evitando accuratamente di essere travolta dall’enorme Thor.
-Non ci vediamo da tanto Hermione! Sempre a studiare stai?-
-è l’anno dei M.A.G.O, mi devo impegnare al massimo- disse, togliendosi il cappotto e accomodandosi su una sedia di legno, grossa il doppio di lei.
Hagrid si mise subito a preparare il tè.
-Mi mancate sai? Avervi qua, sempre voi tre a ficcare il naso, a indagare…- borbottò dandole le spalle. La giovane lo sentì distintamente tirare su forte con il naso. Doveva ammettere a se stessa che con tutto si sentisse a casa a Hogwarts, le mancanza qualcosa d’importante.
-Mancano anche a me Hagrid.- affermò, fissando intensamente il tavolo. Forse non era stata una così grande idea venire a trovarlo, non le andava di rivangare il passato.
-Cos’è che c’hai Hermione? Mi sembri così stanca! Non ti ho mai visto delle occhiaie così- fece l’uomo, poggiando la tazza di tè davanti al suo viso e fissandola con i suoi piccoli occhi scuri.
-No, nulla! Te l’ho detto, sto studiando davvero molto-
Hagrid sorrise, sedendosi di fronte a lei.
-Parlando di altro. Non mi devi raccontare niente?-
-Uh? Di cosa parli?-
Il gigante le fece l’occhiolino.
-Della tua situazione amorosa… quando avete intenzione di sposarvi?-
Hermione per poco non si strozzò con il tè.
-Di chi? Di chi stai parlando??-
 Che avesse saputo della sua “relazione” con Severus? No non era possibile. E poi parlare di matrimonio era decisamente presto…
-Hermione, ma che ti prende? Sei tutta rossa. Io ti parlavo di Ron. Ahh come mi ricordo, sempre a litigare stavate. Ma alla fine l’amore ha trionfato. Come sono contento.-
-Oh ehm… a dir la verità.. io e Ron…-
Toc toc
-Chi viene a bussare?!-
Hermione si girò a guardare la porta, sospirando di sollievo. Chiunque fosse l’aveva salvata in corne.
-Ah professor Piton, cosa la porta qui? Prego entri!-
-Non ti disturbare Hagrid. Ah vedo che sei in compagnia. Sarò rapido.- disse con un sorrisino malvagio dipinto sul viso. Entrando, guardò a malapena la ragazza, come se facesse parte dell’arredamento.
-Mi serve del veleno di Acromantula-
-Certo certo. Ce l’ho proprio qui. È fortunato professore. È un vero casino recuperarlo nella foresta, dopo la morte di Aragog e tutto il resto, sa non di certo una passeggiata…- borbottò senza sosta, frugando nella sua dispensa.
-Ah ecco. Trovato-
-Grazie. Dimenticavo… Signorina Granger mi segua. Ho bisogno di lei- esclamò Piton, senza mai cambiare espressione.
Hermione scattò in piedi – Arrivo professore- mentre il mezzo gigante rimase alquanto spiazzato.
La giovane si infilò al volo il cappotto -Mi dispiace Hagrid. Tornerò a trovarti- e uscì dietro al professore.
 
 
-Severus non mi saluti?- chiese la ragazza, quando furono a una distanza adeguata dalla capanna, camminando dietro di lui, in mezzo alla neve.
-No Signorina e la pregherei di non prendersi tutte queste libertà nei miei confronti.-
Hermione rimase un momento spiazzata. Si guardò attorno per vedere se ci fosse qualcuno nei paraggi.
-Cosa ti prende?-
-Nulla signorina-
-Non è vero! Tu.. tu.. sei-
-Il professor Severus Piton. Il TUO insegnante di Pozioni e nulla più! È chiaro?!- sbottò di colpo, fermandosi senza neanche guardarla in faccia.
Ci fu un attimo di totale silenzio.
-Chiaro-
 
Buongiornooo!! Ok, ora vi spiego! Ho pensato ci fosse bisogni di più suspance, ecco! Perciò beh… spero che vi sia piaciuto comunque!
Un bacio.

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Capitolo 30
*** E domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve, non fa rumore. ***


Ciao a tutti!! Sono tornata! :)
In questo capitolo verrà svelato qualche piccolo mistero… non so, come sempre mi affido totalmente al vostro giudizio!
Un grazie a tutti voi e un grosso abbraccio!
Buona lettura!
 
E domandarsi perché,
quando cade la tristezza in fondo al cuore
come la neve, non fa rumore.

 
 
04-01-1999 ore 7.00 p.m
 
-Hermione, vieni a cena?!- chiese Natalie, affacciatasi alla porta del dormitorio. Hermione, che stava sistemando il suo baule, non si diede pena di alzare gli occhi e di interrompere il suo lavoro.
-No Natalie, vai pure. Non ho tanta fame-
-Ma così ti perdi il banchetto!-
La Grifondoro fece spallucce…
-fa niente, davvero! Tu vai pure-
-Ok Hermione!-
Hermione tese l’orecchio, ascoltando attentamente. Quando fu sicura di essere sola, alzò gli occhi dal suo baule, passandosi svogliatamente una mano sui capelli. Constatò che avrebbe dovuto farli accorciare ancora un po’. Aveva scoperto essere l’unico modo per mantenerli ordinati. Con un sospiro abbracciò la fredda colonna del baldacchino, chiudendo gli occhi e sgombrando la mente, anche se le risultava una cosa abbastanza complicata visto i recenti sviluppi.
“Io sono il professor Severus Piton, il tuo insegnante di pozioni e nulla più, è chiaro?!”
Quante volte avrebbe dovuto rivivere quel momento?! Riflettendo non l’aveva nemmeno guardata in faccia. Che codardo!!
Rimase immobile per pochi attimi, che si trasformarono in secondi e in minuti, tanto che non si accorse della figura che scivolò nella stanza, silenziosa come un gatto. Stanca della posizione, si girò verso l’armadio, posto all’angolo opposto, con tutta l’intenzione di continuare a sistemare il suo baule, quando, con la coda dell’occhio, intravide una persona, seduta sul letto opposto al suo, con le gambe accavallate che la fissava con occhi penetranti…
Fece un salto indietro, andando a sbattere con la schiena contro la colonna di legno e soffocò un urlo con la mano.
-Per tutti gli ippogrifi…. GINNY!! Mi hai fatto venire un colpo.-
La rossa ridacchiò colpevole.
-Herm, pensavo che dopo un anno in guerra i tuoi sensi fossero più sviluppati, o sono io che sono particolarmente silenziosa.- esclamò Ginny, guardandola indignarsi.
La rossa le lanciò uno sguardo in tralice, tornando seria. La discussione di qualche giorno prima aleggiava ancora tra di loro, rendendole più impacciate del solito. Il tentativo di Ginny di rompere il ghiaccio aveva funzionato ma ora si ritrovavano entrambe in silenzio, senza sapere da dove iniziare.
-Ehm… senti Hermione!- incominciò, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla sua amica. – volevo scusarmi con te per il mio comportamento.-
Hermione rimase immobile e pensierosa – accetto le tue scuse- poi finalmente si concesse un sorriso – mi sei mancata stupida!-
Anche Ginny si lasciò andare a una risata liberatoria facendo qualche passo verso Hermione che però la bloccò.
-Volevo farti anch’io le mie scuse. Dovrei renderti più partecipe della mia vita, in fondo sei la mia migliore amica.-
Ginny fece per aprire bocca ma fu bruscamente interrotta – ciò non toglie che tu sia una vera piattola quando ti ci metti!-
-Ahah hai ragione!- si mise una mano sul cuore – giuro solennemente di farmi di più gli affaracci miei e di rispettare i tuoi spazi-
Hermione imitò il gesto dell’amica.
-E io giuro solennemente di renderti più partecipe e di evitare scoppi d’ira incontrollati con fughe annesse-
Le due scoppiarono a ridere, abbracciandosi strette. Quando si divisero la rossa si gettò sul letto dell’amica, mettendosi comoda.
-Cosa stavi facendo?-
-Sistemavo il baule!-
Ginny guardò l’orologio sul comodino.
-Ma è ora di cena!-
La Grifondoro non rispose, riprendendo il lavoro che aveva lasciato a metà.
-Perché sei giù di morale?- chiese, notando le borse scure sotto gli occhi e l’aria triste che non l’aveva abbandonata nemmeno durante le risate.
-Non sono giù di morale-
-Si che lo sei…-
Hermione si sedette sul bordo del letto, stirandosi le pieghe sulla gonna.
Doveva dirlo a qualcuno, altrimenti sarebbe scoppiata.
Incominciò il suo racconto e le parole, così come le lacrime che fino a quel momento aveva ostinatamente trattenuto, fluirono fuori con una semplicità disarmante. A metà dovette fermarsi, sopraffatta dai singhiozzi e Ginny, senza dire una parola, la strinse a se e la cullò con dolcezza, dandole pacche affettuose sulla schiena.
Che cosa avrebbe fatto senza di lei?!
 
                            *******
 
- Hai fatto quello che ti avevo chiesto?-
-Si Minerva. Evita di scocciarmi ogni volta!- rispose Piton brusco, scansandola per dirigersi verso i sotterranei. La presenza di altre persone, nello stato d’animo in cui si trovava, gli dava l’urticaria. Solo una bevanda alcolica molto forte gliela avrebbe fatta passare e non aveva intenzione di rinunciarci per nessuna cosa al mondo.
La preside non rispose, lasciandolo andare via. Scosse la testa rassegnata… ma era così difficile dare ripetizioni a una ragazza di Grifondoro??
 
                            *******
 
Piton, giunto finalmente al suo studio, si diresse alla credenza con gli alcolici. Afferrò un’ Ogden Stravecchio e si riempì un bicchiere quasi fino all’orlo, riponendo poi la bottiglia di vetro e richiudendo l’anta. Bevve avidamente due sorsi, beandosi del sapore aspro che gli graffiava la gola.
“La Granger non era a cena stasera” pensò, svuotando il bicchiere. Automaticamente riaprì l’anta e si versò un altro bicchiere.
“Chissà per quale motivo! Con sicurezza non voleva incontrarmi e come darle torto, nemmeno io voglio incontrarla”
Fece per mettere via la bottiglia ma poi ci ripensò e se la portò con se, vicino alla poltrona.
Si sistemò più comodamente, slacciandosi i primi bottoni della sua casacca e della camicia. L’alcol aveva cominciato a entrare in circolo anche perché cominciava ad avvertire una piacevole sensazione di torpore, soprattutto a livello mentale che gli evitava di torturarsi con i pensieri. Solo un’immagine faticava a cancellarsi…
 
“Che ragazza sconsiderata, non presta attenzione nemmeno alla sua salute.” Mugugnò tra se. Aveva tutta l’intenzione di afferrare al volo il cappotto e di andare a recuperarla nel parco.
Ciò che lo trattenne più del dovuto fu la presenza di una persona che, mai e poi mai, avrebbe immaginato di rivedere davanti alla porta del suo ufficio.
-Cosa ci fa LEI qui?- sputò rabbioso.
La Lewis indietreggiò di un passo, spaventata.
-Severus… io- io  devo parlarti assolutamente. È di vitale importanza.-
Piton sollevò le sopracciglia, palesemente allibito. Ma cosa voleva da lui?
-Non ho nessuna intenzione di stare a sentirla. Si levi di torno, m’innervosisce!-
La donna con uno slancio, lo afferrò per un braccio. In quel momento se uno sguardo avesse potuto uccidere, Alesha si sarebbe già trovata nell’aldilà ma lei, tenacemente non mollò la presa, supplicandolo quasi:
-Ti prego. Riguarda Lestat…-
-Entra.-

 
04-01-1999 ore 8.30 p.m
 
-Oh carissima. Cosa ti porta nel mio studio?- chiese Lestat dal suo scranno color porpora del suo ufficio.
-Avevo voglia di vederti.-
L’uomo mascherò il fastidio dietro un sorriso.
-Che dolce che sei! Vieni qui e salutami per bene.-
Natalie si avvicinò, intimidita dalla figura dell’uomo, così bello da sembrare di porcellana. Faticava ancora a credere di aver perso la verginità con un uomo così incredibile; Nessuno avrebbe mai creduto che la piccola, indifesa e timida Natalie Mcdonald fosse stata scelta da un mago, adulto e incredibilmente affascinate come Lestat.
Gli si avvicinò e si lasciò stringere la vita dalle sue mani. Il mago le baciò con delicatezza le labbra, mormorandole poi nell’orecchio:
-Cosa mi racconti di Hermione Granger?-
La ragazza sospirò, socchiudendo gli occhi.
-Ah, uhm… l’ho persa di vista oggi pomeriggio!-
Dopo aver udito quelle parole, le mani di Lestat si arrestarono tra i suoi capelli, cominciando a tirare un po’ troppo…
-Ahi Lestat, così mi fai male!-
-Hai perso di vista la Granger??!-
-S-si, mi dispiace!- piagnucolò, con la testa inclinata indietro, tenuta ferma nella morsa del mago.
-Non farlo mai più!-

 

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Capitolo 31
*** Make me wanna die. ***


 
Ciao a tutti quanti!! Come state? Spero bene!
Devo dire di essere un tantinello in ritardo con la pubblicazione… ma ora vi spiego! Il capitolo era bello che pronto già una settimana fa… ma poi rileggendolo ho notato che faceva davvero cag**e!! Perciò ho riscritto tutto da capo, cambiando completamente la storia!
Perciò eccomi qua… il giorno di S.Valentino con un capitolo che di romantico ha proprio nulla.. anzi! O.O Però vi dico che lo faccio per voi… per evitare casi di diabete in un prossimo futuro! xD
Buona lettura!
Make me wanna die.
 
05-01-1999 ore 01.00 a.m
 
Hermione si guardò attorno, spaesata. Alberi dall’aspetto sinistro la circondavano, sfiorandola con i loro rami secchi simili a dita pronti ad afferrarla in qualsiasi momento.
-Aiuto!! Che qualcuno mi aiuti- urlò, il panico che cominciava a insinuarsi malvagio. Cominciò a correre alla cieca, sentendosi braccata da figure invisibili, finché…
-S-severus?-
L’uomo, sentendosi chiamare si voltò e la fissò con disgusto.
-Io sono il professor Severus Piton, il tuo insegnante di pozioni e nulla più, è chiaro?!- disse, dandole le spalle e allontanandosi, il mantello ondeggiante dietro di lui. Hermione cominciò a correre, tentando di raggiungerlo ma le sembrava di correre dentro l’acqua, alta fino al collo. Il panico ormai la faceva da padrone. Urlò, urlò con quanto fiato aveva in gola…
 
-Hermione??-
La giovane lottò con foga contro le tende del suo letto tentando di aprirle. Quando ci riuscì, scoprì Natalie a fissarla sgomenta a pochi centimetri dal suo letto.
-Oh Natalie- esclamò senza fiato, asciugandosi la fronte imperlata di sudore con un lembo del lenzuolo –dov’è Ginny?-
-L’ho costretta ad andare a mangiare qualcosa.- disse, avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto di Hermione. – Senti sei sicura di star bene?-
La giovane assimilò con fatica le parole della sua compagna, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.
-Hai detto che è andata a mangiare? Che ore sono?-
- è l’una.-
Hermione riaprì gli occhi. Si sentiva esausta e un po’ febbricitante, le sembrava di aver dormito solo poche ore e di mangiare non se ne parlava neanche, le veniva la nausea solo a pensarci. Ricambiò lo sguardo di Natalie. Le sembrava assai preoccupata, doveva avere un aspetto terribile.
-Scusami, non vorrei essere scortese ma preferirei stare sola-
-Oh d’accordo!- si alzò dal letto, un po’ restia a lasciarla da sola. Si era quasi presa un infarto quando, entrando nel dormitorio, aveva sentito urlare. E sinceramente, a vederla in faccia, non sembrava stesse così bene. Comunque l’assecondò, uscendo dal dormitorio ma recandosi in fretta in sala grande; Doveva avvisare Ginevra.
 
Hermione, rimasta sola, tornò a sdraiarsi, rannicchiandosi per bene con tutta l’intenzione di non muoversi più per il resto della giornata, ma i residui dell’incubo che ancora le restavano appiccicati così come il sudore, la fecero desistere. Districandosi a fatica dalle lenzuola, si alzò, dirigendosi al bagno. Aprì l’acqua e la fece scorrere. Si spogliò velocemente e per un momento fugace si guardò allo specchio.
“ Capisco come mai Natalie era così preoccupata.”
Si sfiorò con le dita le borse sotto gli occhi, parecchio scure ed evidenti. Rimase seria per un attimo a fissare l’ombra di se stessa allo specchio e poi, dal nulla, scoppiò a ridere. Rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi e, piegata in due dal troppo ridere, s’infilò in doccia.
Era buffo pensare che in meno di un anno era riuscita a innamorarsi di Ron, litigare pesantemente con lui, trovare conforto tra le braccia di un suo professore e, tra parentesi, non uno qualsiasi ma Severus Piton, si proprio lui, l’uomo più acido e scorbutico mai visto sulla faccia della terra e persino a farsi “lasciare” in modo brutale. Chissà se la gazzetta del profeta avrebbe mai accettato una storia simile?! Durante il suo quarto anno era stata oggetto di chiacchere, e pensare che la sua vita sentimentale di prima non era minimamente interessante come ora!
Quasi non si accorse di aver ricominciato a piangere. Sollevò il volto verso il getto della doccia, lasciando che l’acqua si portasse via ogni sua preoccupazione e ogni suo dolore.
 
 
-Ciao Ginny. Posso sedermi?-
-Ciao Natalie, si accomodati pure!- rispose la rossa, riprendendo a mangiare il suo pasticcio di carne.
-Sono preoccupata- disse senza troppi preamboli dopo essersi seduta di fronte alla sua compagna.
-Uhm… per chi?-
-Per Hermione!-
 La rossa s’immobilizzò seriamente concentrata.
-Che cosa è successo?-
-L’ho sentita urlare come un ossessa, urlava parole sconnesse non sono riuscita a capire cosa stesse dicendo!-
“Per fortuna” pensò Ginny, quasi certa di sapere cosa occupasse i pensieri della sua migliore amica.
-E?-
-E niente! Mi ha chiesto di lasciarla sola ma era molto scossa. Mi sono un po’ preoccupata!- confessò Natalie. Anche se Lestat l’avesse assoldata per seguire Hermione in ogni momento della sua giornata, questa volta era davvero in pensiero.
La rossa annuì con il capo. Mollò lì il suo piatto e si alzò – vado da lei-
Salutò rapidamente e si mosse verso l’uscita.
 
Dal tavolo degli insegnanti un professore per tutta la durata del pranzo era rimasto con gli occhi incollati al tavolo dei Grifondoro, aspettando di veder comparire Hermione nel posto di fianco a quello di Ginevra Weasley. Ma aveva atteso in vano, sempre più nervoso finché non era comparsa quella ragazza, Natalie se non si ricordava male. Seguì attentamente ogni loro movimento, poi sorpreso rimase a fissare la signorina Weasley, uscire di gran carriera.
Era successo qualcosa.
 
 
Ginny si fece praticamente sette piani di corsa e, con il fiatone, dopo un tempo brevissimo, giunse al dormitorio giusto per incrociare Hermione che usciva dal bagno con ancora indosso una delle sue maxi magliette che usava per dormire.
-Ehi già finito di pranzare?!-
-Ah… ump.. si! Non c’era niente di buono oggi-
Hermione sorrise –Bugiarda!-
Si sedette sul letto, risistemando le coperte tutte sgualcite.
-Cosa stai facendo?- chiese Ginny, immobile, la borsa che le penzolava da una spalla.
Hermione la guardò perplessa – torno a letto!-
-Per quale motivo?-
-Perché non ho dormito molto e ho ancora sonno- rispose la giovane, rimanendo impassibile di fronte all’espressione allibita dell’amica.
-Qualcosa non va Ginny?-
La rossa si riscosse, mollando la borsa e avvicinandosi.
-L’Hermione che conosco non dorme fino all’una e soprattutto non passa tutto il giorno a letto!!- ribatté Ginny infervorata.
La giovane spostò la sua attenzione sul copriletto, un sorriso amaro sul volto.
-Non esiste più l’Hermione che conoscevi!-
S’infilò rabbiosamente sotto le coperte dando a schiena all’amica e rannicchiandosi, sperando che il dolore che sentiva al petto scemasse.
Ginny lentamente, si avvicinò.
-Herm?- sussurrò, carezzandole i capelli – Non puoi stare qui tutto il giorno-
La Grifondoro ci mise un attimo a rispondere – Oggi mi va così! E poi non è concesso ad ogni ragazza che ha il cuore spezzato di passare una giornata in pigiama poltrendo a letto?? Nei film funziona così!-
-Nei cosa??-
Hermione si girò, sogghignando – lascia stare!-
Ginny rise e la baciò su una guancia – torno dopo ok?!- si alzò e fece per uscire dalla stanza quando si ricordò di una cosa…
-Ah oggi va così ma domani si ricomincia capito??!!-
-Ahaha si mamma!-
 
                          ******
 
 
Piton vagava nei corridoi come un’anima in pena, assomigliava proprio a un gigantesco pipistrello, nervoso come una biscia e assolutamente inavvicinabile.
“Weasley, che Merlino me la mandi buona, dove diavolo sei finita??”
Quelle stupide ragazzine erano sempre in giro in gruppi da due, tre a starnazzare come oche e a pedinare i ragazzi ma quando servivano per fini utili, non se ne trovava in giro mezza. E la Weasley, in quel momento, era di vitale importanza.
Poi come un fulmine a ciel sereno la vide. Era alla fine del suo stesso corridoio. Alzò gli occhi al cielo e ringraziò silenziosamente Merlino, poi come un bolide, si lanciò verso il fondo del corridoio, intercettando la ragazza.
 
-Signorina Weasley potrei parlarle un momento?- s’informò calmo il mago, cercando di mantenere normale il respiro per non farle capire di essere totalmente disperato. La vide passare dallo stupore al fastidio in meno di due secondi, congedando velocemente due ragazzine con cui era insieme e seguendolo in un’aula vuota lì vicino.
Si chiuse la porta alle spalle e si girò a fronteggiare la ragazza che lo aspettava, le mani sui fianchi, in mezzo all’aula, Un’immagine ridotta di Molly Weasley, forse un tantino più terrificante della madre.
-Signorina Weasley.-
-Professore…-
“E ora? Cosa le dico?”
-Doveva chiedermi qualcosa?- lo anticipò la rossa, corrugando la fronte.
-Si.- le si avvicinò, cercando di metterla in soggezione. Non doveva essere il contrario. – Volevo informarmi sulla salute della signorina Granger dato che non si è presentata a pranzo.-
Il cipiglio della Grifondoro si accentuò. Soppesò seriamente la possibilità di tiragli un pugno proprio sul nasone, ma poi ci ripensò… usare le mani era da babbani… meglio una fattura orcovolante!
-OOh professore!! Hermione sta una favola, non è mai stata meglio! Dico sul serio, una meraviglia!- ringhiò, forse con un po’ troppa foga perché vide l’uomo fare un mezzo passo indietro.
“Ginny controllati!!”
-Signorina veda di controllarsi.- sibilò, le mani strette a pugno. – Comunque non ero io l’interessato ma la preside sa essere alquanto insistente.-
“Severus… ma chi la vuoi dare a bere??!!”
-Si… immagino signore!-
Severus alzò un sopracciglio, alquanto infastidito. In fondo se l’era cercata.
-Ha bisogno di altro signore?-
Severus aprì la porta e indicò in modo eloquente l’uscita.
-No signorina e stata alquanto… illuminante!-
-Arrivederci signore-
-Arrivederci.-
 
Piton attese che i passi della Grifondoro si spegnessero del tutto prima di uscire dall’aula. Voleva restare da solo.
“Di una cosa sono contento… ho fatto la cosa giusta!”
 
-è la cosa giusta Severus?-
-Signorina Lewis non le deve interessare!- rispose Piton furioso. Come si permetteva di mettere in discussione una sua decisione?! Non aveva alcuna intenzione di informare la Mcgranitt. Se la sarebbe cavata da solo, come sempre dl resto. Albus, quando l’aveva mandato a fronteggiare Voldemort, non gli aveva permesso di portarsi un compagno di merende. Perciò così era e così sarebbe rimasto.
- Mi ha confessato che Lestat vuole distruggermi, non fisicamente giusto?!-
-Giusto.- mormorò la donna.
-Perciò non vedo motivo di informare altri di questo!-
Alesha lo guardò, con stupore e ammirazione. Questo si che era un uomo.
Severus non badò allo sguardo adorante della donna, concentrato solamente sul problema attuale.
-Non ha detto nulla sul perché?- chiese, camminando in tondo, come un animale in gabbia.
La Lewis scosse la testa – Nulla. Mi dispiace.-
Il mago si fermò di botto, incuriosito e sospettoso…
-Perché me l’hai detto?-
La donna sorrise.
-Come hai detto tu… era la cosa giusta da fare.-
 

 
-Brutto figlio di una strega maledetta che ti venga un colpo pipistrellaccio della malora…- borbottava la rossa furibonda. Come aveva fatto Hermione a stare con un coso simile ancora non l’aveva capito. Percorreva a passi di marcia i corridoi diretta alle cucine… non avrebbe permesso alla sua migliore amica di deperire per colpa di quell’essere spregevole. Sapeva con esattezza cosa serviva…
 
                                       ******
 
-Herm!-
La Grifondoro, spaesata, aprì di botto gli occhi.
“Ma che ore sono?” pensò prima di essere travolta da qualcosa, o meglio qualcuno.
-Che cosa…-
-Guarda cosa ho portato?- annunciò esaltata Ginny, mostrando a un’assonnata Hermione due confezioni di gelato giganti.
-Perché hai due confezioni di gelato?- bofonchiò, stropicciandosi gli occhi.
Ginny impugnò due cucchiai come un’arma, fissandola con occhi iniettati di sangue.
-C’è bisogno di dimenticare Herm. Mandare a quel paese idioti cresciuti male e con gravi problemi per fare spazio a nuovi amori…-
e qui Hermione storse il naso – e nuove avventure!!-
Fece una pausa, scoperchiando una confezione e porgendo il cucchiaio all’amica…
-E come si dice in questi casi… su i bicchieri e giù i pensieri… non avendo dell’alcol, direi su i cucchiai!!-
Hermione afferrò il suo.
-SU I CUCCHIAI!-
 
 Attendo i vostri pareri fanciulle! Un grosso bacio!

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Capitolo 32
*** L'uomo e la donna si prendono, si riprendono, s'intraprendono ma non si comprendono mai. ***


Ehm… Buongiorno! Si presenta in armatura rinforzata
Come state??
Beh… sono tornata e questa volta non lascerò passare quattro decenni prima di pubblicare di nuovo perché… è tornata l’ispirazione per questa storia!! Dio sia lodato!! :) :)
Vi lascio alla lettura del capitolo. Un bacio.

 
 

 L'uomo e la donna si prendono, si riprendono, s'intraprendono, si sorprendono, ma non si comprendono mai.

 
 
Che cosa buffa è il tempo.
Quando dovrebbe accelerare la sua corsa, consentendo alle delusioni di correre con esso, questo rallenta, diventando un peso opprimente.
Lo sa bene Hermione.
Costretta dal tempo e dal suo perverso umorismo a trascinarsi i suoi rimpianti e le sue delusioni con se, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.
Gennaio scivolò via, tra vento e pioggia, accompagnato da un febbraio leggermente meno nuvoloso ma ancora freddo e rigido.
Hermione era scivolata in questi mesi, come trasportata dagli eventi, fingendo di affrontare la vita con la solita determinazione ma, in fondo, si sentiva un guscio vuoto.
I suoi unici appigli erano gli amici e la volontà di essere la migliore ai M.A.G.O, più per abitudine che per reale interesse.
 
Ginny era la sola a conoscere il motivo del suo stato d’animo e aveva coinvolto, seppur intenzionalmente, i gemelli nel suono nuovo piano: far tornare Hermione la ragazza di prima.
La ragazza, ben consapevole delle intenzioni dei suoi amici, li aveva lasciati fare, cercando di mostrarsi partecipe e interessata alle mille idee che le venivano proposte.
Nessuno, comunque, si azzardava a dire qualcosa della situazione. Aveva instaurato uno strano e tacito accordo di collaborazione, ed Hermione ne era assolutamente grata.
La questione si complicava parecchio durante le lezioni di pozioni, dove non aveva nessuno su cui fare affidamento e si ritrovava sola con il suo cuore a pezzi e l’uomo responsabile del danno.
 
I primi giorni dopo le vacanze di Natale furono i più duri.
Durante le sue lezioni si era auto-rilegata in fondo all’aula, testa bassa e naso infilato nel calderone. Non una sillaba era uscita dalle sue labbra sigillate e neanche da quelle del professore che aveva optato per la tattica “Vedo ma faccio finta di niente.”
Le ore trascorse in suo compagnia non facevo altro che aprire una vecchia ferita che ricominciava a trasudare sofferenza come se non si fosse mai chiusa.
Insomma, una vera tortura.
Poi aveva scoperto Morag.
Lo conosceva già, certo, ma solo come il ragazzo saccente e fastidioso pronto a rovinarle la giornata con le sue lagne e le sue pretese.
Si era molto sorpresa quando Morag aveva dimostrato un grande tatto nei suoi confronti, evitando di chiedere perché dei suoi silenzi, delle alzate di mano mancate e cose simili assolutamente invisibili per persone con cui aveva poca conoscenza.
A quanto sembrava la sua maschera non era così perfetta e impenetrabile come pensava…
Inaspettatamente aveva trovato un compagno con cui affrontare, dal fondo dell’aula, le lezioni di pozione e non solo.
Per Hermione era diventato un compagno di studio con cui condividere i suoi dubbi sulle lezioni.
Per una volta, dovette ammettere a se stessa, che Ginny ci aveva visto lungo…
Ovviamente non glielo avrebbe mai detto!
 
13/02/1999 ore 12.30 p.m
 
-Bene. Mettete ciò che avete prodotto in una provetta e consegnatemela. Poi sparite dalla mia vista.-
La voce piatta e incolore di Piton risvegliò gli studenti che si precipitarono a eseguire i suoi ordini.
Lo stesso fecero Morag e Hermione, muovendosi nella calca verso la cattedra.
-Finalmente è finita…- mormorò il ragazzo nel suo orecchio –non ne potevo più-
Hermione sbuffò appena, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio e annuendo con il capo.
-Hai ragione. Vediamo di uscire di qui il più il fretta possibile.-
Il momento di consegna era sempre il peggiore per Hermione che tentava in ogni modo di mollare la provetta, ovviamente evitando accuratamente lo sguardo del professore, e di squagliarsela alla velocità della luce.
Però non sempre ci riusciva a causa dell’ingorgo che si veniva a creare tra i banchi e che non le permetteva di sparire veloce come aveva sperato.
Fortunatamente la fortuna questa volta era da la loro così che furono i primi a uscire dall’aula.
-Fiuu siamo usciti in fretta questa volta…-
Hermione sorrise, risistemando i libri nella borsa, senza commentare. Ogni volta che usciva dai sotterranei, sembrava che un grosso peso, rimasto costantemente sul suo petto, si sciogliesse, consentendole di riprendere a respirare liberamente.
Inspirò con forza, sentendosi più libera. Si sentiva quasi… allegra, ed era già un bel traguardo.
-Allora cosa farai domani?-
La giovane lo guardò perplessa, mentre Morag diventava di un tenue color porpora.
-Domani? Perché cosa succede domani?-
-No, nulla… pensavo avresti… niente!- balbettò, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Hermione lo bloccò per un braccio, fermandolo in mezzo al corridoio.
-Cosa c’è Morag?- chiese, cercando il suo sguardo che continuava a fuggirle.
-No… è che domani è San Valentino…-
“Oh davvero?!”
-Volevo chiederti se, nel pomeriggio…-
“No, ti prego ti prego ti prego… non chiedermelo!”
-volevi fare qualcosa con me, in amicizia! Cioè non è un appuntamento, nulla di simile. Giusto per passare il pomeriggio da soli, no, non da soli in quel senso… ecco…-
Aprì la bocca per interrompere il balbettio, ormai fuori controllo del suo amico, quando una voce fuori campo s’inserì nel discorso.
-Mmm davvero interessante! Signorina Granger, la sua vita sentimentale deve essere davvero avvincente, ma le sarei grato se evitasse di parlarne nel bel mezzo del corridoio, ostacolando il passaggio.-
Un brivido gelido le percorse la colonna vertebrale mentre, con una lentezza esasperante, girava il volto verso il professore.
Era da mesi che non fissava più quegli occhi così carichi di disprezzo, da far ghiacciare il sangue.
Eppure Hermione si sentì rinascere. Non riusciva a comprenderlo nemmeno lei, ma non appena i suoi occhi castani aveva incrociato quelli neri del professore, il suo cuore, che era rimasto così tranquillo per mesi, riprese a battere a ritmo sfrenato, facendole male al petto.
La magia finì non appena il mago sollevò il suo sopracciglio…
-Allora Granger? Ha proprio deciso di disturbarmi oggi. Ho notato invece che in classe è diventata improvvisamente muta, oh non pensi che mi dispiaccia, anzi, si è resa conto di essere insopportabile, è un passo avanti!-
Sorrise in modo bastardo senza minimamente calcolare il ragazzo affianco o tutti quelli che si attardavano ad ascoltare. Per lui in quel momento c’era solo la Granger e la sua rabbia che stava, piano piano, prendendo piede sul suo viso.
 
Come osava quell’uomo prendersi gioco di lei.
Era tutta colpa sua se cercava di diventare un tutt’uno con il banco durante le sue lezioni.
Colpa sua se si sentiva un peso per i suoi amici.
Colpa sua degli attacchi, sempre più frequenti, di sonnambulismo.
Solo, esclusivamentecolpa sua.
-Professor Piton…- incominciò, girandosi completamente verso di lui, le braccia conserte e uno sguardo di fuoco.
Se ne sarebbe pentita?! Probabilmente si.
- invece di sproloquiare su quanto io dia fastidio in questo corridoio, parlando della mia vita sentimentale che, peraltro, non le deve interessare…-
S’interruppe a causa di una fitta troppo dolorosa che le bloccò la gola, facendole morire la voce.
Passato il momento riprese senza indugi…
-poteva semplicemente passare sul lato opposto, evitando di creare un ingorgo maggiore di quello che, secondo lei, ho creato io. Per quanto riguarda le lezioni, io non mi sono accorta di essere insopportabile, anzi, ma il mio mutismo è derivato dalla totale indifferenza che riservo a… alla sua materia.- concluse, socchiudendo gli occhi.
Piton era sicuro che si riferisse a lui, riguardo all’indifferenza, ma non disse nulla.
Dopo il discorso della giovane Grifondoro, un silenzio cadde nel corridoio. Tutti conoscevano il carattere di Piton, soprattutto il suo essere tremendamente vendicativo e sospettavano che per la Granger sarebbero stati guai molto seri.
Lo comprese anche la diretta interessata, quando, con orrore si accorse di essersi lasciata trascinare.
Lei che non aveva mai osato dire neanche beh a un professore…
Diavolo di Merlino! Cosa aveva fatto.
-Bene bene signorina. Penso che dovrà cambiare i suoi piani per la serata di domani visto che sarà in punizione con me… per tutta la notte!-
Hermione boccheggiò in cerca d’aria. Con lui, nella stessa stanza…
L’uomo sorrise maligno, sorpassandola, il mantello che, involontariamente, andava a colpirla sul fianco.
Quando se ne fu andato il chiacchiericcio riprese, più forte di prima.
Morag la prese per le spalle. Era bianca come un cencio e non sapeva davvero cosa dire.
-Hermione…- sussurrò – se non volevi uscire con me… bastava dirlo!-
Il quel momento avrebbe davvero preferito.
 
 
14/02/1999 ore 07.00 p.m
 
-Herm ti conviene mangiare qualcosa o poi morirai di fame, te lo dico io!- le consigliò Ginny, mettendosi nel piatto una dose generosa di pasticcio di carne.
La giovane bofonchiò qualcosa di simile a “fatti gli affari tuoi”.
-Sarà una pessima, pessima serata…-
Hermione spostò il piatto, stendendosi sul tavolo, il viso nascosto tra le braccia.
-è stata colpa tua mia cara! Però…-
La giovane alzò il volto, guardando la sua amica, in attesa…
-Però hai fatto davvero bene! Sono fiera di te-
-Per l’amor di Morgana…-
Tornò a distendersi, nascondendo anche un sorriso, sorto spontaneo dopo la frase di Ginny.
Vero, si era liberata di un peso, ma si era anche infilata in un terribile guaio.
-Se vuoi ti accompagno fino alle segrete del pipistrellaccio.-
-Oh non ti preoccupare, ci pensa Morag.-
Ginny smise di mangiare. Sapeva che la sua amica aveva cominciato a vedere quel ragazzo sotto una luce diversa, ma non pensava fosse arrivata a quel punto…
Hermione sollevò di scatto la testa.
-So cosa vuol dire quel silenzio e la risposta è no… non cominciare, avevamo un accordo!-
Ginny sollevò le mani in segno di resa, riprendendo a mangiare senza più dire una parola a riguardo.
 
 
Erano a meno di 200 metri dalla temibile porta.
L’ufficio di Piton.
Fu proprio li che Hermione si bloccò con lo sguardo piantato su quella porta che fino ad ora non aveva mai considerato spaventosa
-Hermione?-
-Non posso farlo Morag.- mormorò con una nota di panico nella voce.
Morag la guardò, dandole piccole pacche affettuose sulla spalla.
-Dai non è così terribile come sembra… molti miei amici sono stati in punizione con Piton e nessuno è mai morto. Forse qualcuno ha passato qualche giorno in infermeria… ma per il resto…-
Scosse la testa.
-Tu non capisci…-
-Aiutami a capire.-
La fissò intensamente negli occhi. Gli sarebbe piaciuto entrare nella vita di quella ragazza e capire cosa la stava facendo soffrire così tanto.
Hermione ricambiò la frase con un dolce sorriso.
Approfittò del momento per cingerle le spalle e farla appoggiare al suo petto. Era molto più bassa di lui così che riuscì a poggiare il mento tra i suoi capelli profumati. Inspirò beandosi di quelle sensazioni più a lungo che poté.
Quando la ragazza si staccò non lo guardò in volto ma si voltò subito verso la porta e, coraggiosamente bussò…
 
 
TOC TOC.
Piton sollevò il viso e guardò l’orologio. Le nove precise.
Era puntale. Non si sarebbe aspettato niente di diverso.
Avanzò a lunghi passi e spalancò la porta, trovandosela lì davanti, meno grintosa di ieri nel corridoio. Sorrise internamente nel vederla.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione…
-Mcdougal cosa ci fa lei qui?- ringhiò inferocito. Si era portata il fidanzatino e non poteva sopportarlo.
Hermione sobbalzò e si voltò. Pensava che se ne fosse andato.
-N-niente… ho accompagnato Hermione…-
-Taci e vattene. Mi disturbi la vista.-
-C-certo arrivederci.-
Lanciò un ultimo sguardo a Hermione prima che la ragazza, a malo modo, fosse invitata a entrare.
Non aprì bocca mentre seguì l’uomo verso un unico banco piazzato a lato della scrivania.
Non poté proprio fare a meno di fissare gli occhi in vari punti della stanza dove erano avvenute cose importanti… il divano, la sua scrivania…
Chiuse gli occhi un secondo, sentendoli pizzicare.
-Hai intenzione di addormentarti in piedi?-
Aprì gli occhi di botto, trovandolo a fissarla, in attesa.
Come faceva a essere così freddo e distaccato dopo quello che era successo. Va bene, con tutta probabilità non era mai stato innamorato di lei. Come avrebbe detto sua mamma “parole al vento.”
Ma sperava che almeno una piccolissima e infinitesimale parte di lui provasse un po’ di nostalgia o qualcosa di simile… e invece nulla. Il nulla più assoluto.
- Prego- disse, indicando la scomoda sedia di legno che l’avrebbe ospitata per le prossime dieci ore a sentire il professore.
Si sedette, tenendo sotto stretto controllo l’uomo. Giusto per sicurezza. Era comunque la sua prima punizione in assoluto ed era parecchio nervosa.
- Allora signorina… visto che ha perso interesse per la mia materia, come si è premurata di dirmi ieri, stasera dovrà ricopiare alcune cose per me… se non è di troppo disturbo.-
Le sue parole trasudavano sarcasmo da ogni lato ed Hermione fu molto tentata di fuggire a gambe levate.
Con un colpo di bacchetta fece lievitare due grossi tomi impolverati insieme al materiale per scrivere che si poggiarono dolcemente davanti a lei.
Erano libri riguardanti le pozioni (ovviamente) e che a prima vista sembravano davvero interessanti.
- Dovrà ricopiarmi tutte le pozioni che trova all’interno.-
- Tutte quante?- chiese, preoccupata. Sarebbe davvero rimasta lì tutta la notte…
Sollevò un sopracciglio senza neanche rispondere.
Si sedette alla sua scrivania, aprendo il libro che aveva davanti.
Hermione rimase a fissarlo, incantata dalla sua eleganza nel muoversi.
Come aveva fatto a non accorgersi prima?!
Quando Piton ricambiò lo sguardo, sussultò spaventata.
-Oh non glielo detto… può iniziare.-
Fu così che cominciarono per Hermione le ore più difficili della sua vita.
 
Alla mattina…
 
Hermione ritornava esausta dalla punizione, trascinando i piedi sulle scale. Era stata una serata strana… molto strana.
Si toccò le labbra pensierosa. Sapevano ancora di lui.
È il problema è che non si ricordava cosa fosse successo.

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Capitolo 33
*** Ricordare: dal latino re- cordis, ripassare dalle parti del cuore. ***


Ehm ehm… ( Molto alla Umbridge!) Buonsalve figliuole! Come state? Spero bene!
Ecco il nuovo capitolo, con un tantino di ritardo sulle consegne! :)
Spero con tutto il cuore che vi piaccia!
Un grosso grosso bacio a tutte voi!






 
RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.

 
 
 
La guardava.
Non poteva farne a meno. All’incirca ogni dieci secondi sollevava il viso dalle pagine per fissarla.
Quando si accorgeva di farlo si mandava al diavolo da solo, ritornando a scrutare con attenzione le carte davanti a lui, interessantissime si diceva, inutilmente visto che la storia continuava a ripetersi.
Si afferrò la punta del naso tra l’indice il medio, meditando su quanto si fosse rincitrullito negli ultimi anni. Ed era in questi momenti che le parole di quel vecchio pazzo di Silente gli tornavano alla mente.
 “ Non lasciare che la rabbia offuschi il tuo giudizio.”  
 Forse in questo caso la rabbia non era ciò che l’aveva spinto a mettere in punizione la Granger quanto la voglia, sconsiderata, irrazionale e totalmente folle di stare con lei nella stessa stanza, da soli
Beh il principio era sempre quello!
Spostò lo sguardo sull’orologio alla sua destra. Era l’una di notte passata e la giornata lavorativa cominciava a sentirsi. Lo stesso valeva per la ragazza che era partita spedita a ricopiare ciò che le aveva chiesto, soffermandosi a leggere anche le note a piè di pagina ma ora aveva rallentato parecchio. La testa ogni tanto le cedeva, portandola più vicina al foglio. Stoicamente, però, resisteva.
Probabilmente solo per non farsi vedere debole da lui…
La osservò ancora di sottecchi. Ormai aveva il naso a un centimetro dal foglio e gli occhi arrossati che tentavano, inutilmente di rimanere aperti. Poi con un piccolo tonfo, la sua testa toccò il banco.
Con un sospiro l’uomo si alzò, vedendola pendere un po’ troppo verso sinistra. Si avvicinò, maledicendosi ad ogni dannato passo ma arrivato di fianco alla ragazza fece quello per cui si stava maledicendo; La spinse verso di se e se la mise in braccio, accompagnandola alla sua poltrona preferita di fianco al fuoco ormai completamente spento.
Sospirò di nuovo, carezzandole i capelli. Era andato tutto storto… quando pensava che oramai, nulla potesse ostacolare la sua vita, nessun mago oscuro da servire, nessun tranello da sviare… ecco che compariva un mago che covava un profondo rancore verso di lui e che voleva distruggere ogni cosa gli appartenesse.
Soprattutto ciò che lo rendeva felice…
 
- Hermione… mi dispiace.- soffiò a pochi centimetri dalle sue labbra. – non volevo che andasse così…-
Era vero. L’idea di aver coinvolto una ragazzina che nulla centrava con il suo oscuro passato non lo faceva dormire la notte.
La guardò ancora per un attimo, rimanendo vicino, la sua mano sulla guancia e la forza di volontà sotto i piedi.
Poi Hermione spalancò gli occhi – cosa sta facendo?-
Piton balzò indietro, preso in contropiede. Rimase in silenzio, aspettando che il battito del suo cuore tornasse a livelli accettabili.
Hermione corrugò la fronte, alzandosi di scatto. Ormai la stanchezza era un ricordo passato.
- le ho chiesto, professore, cosa sta facendo?-
- nulla che ti debba interessare Granger!-
“Nulla che ti debba interessare Granger?! Dove gli era uscita?!”
Al che, la Grifondoro, spalancò gli occhi. – Mi prende in giro per caso?-
Piton aprì la bocca per ribattere ma non fece in tempo.
- cosa pensa che io sia stupida? Probabilmente si, ma non è questo il punto. Ho sentito quello che mi ha detto e l’ho vista con i miei occhi. Lei mi stava per baciare e ora mi dica che non mi deve interessare!-
Arrivò alla fine che stava praticamente urlando. Aveva il fiatone e sentiva gli occhi pizzicare. Guardò Piton rimasto impassibile, molto simile a una statua di gesso.
Si passò una mano sugli occhi, sentendo la sua rabbia sfumare e le sue difese cedere…
- Mi ha lasciato senza dirmi nulla. Probabilmente lasciare non è la parola giusta, diciamo che ha trovato un giocattolo migliore di me…- mormorò con voce incrinata – ma la prego, mi lasci stare, non… non mi illuda di nuovo.-
Le parole arrivarono all’uomo con estrema lentezza.
-. Non sono uomo che si gingilla con le donne come fossero oggetti…- ringhiò, offeso nel profondo. – e su questo le mie esperienze passate non possono che confermare.-
I suoi occhi mandavano lampi. Fece un passo avanti.
- tu piuttosto, sempre incollata a quella sottospecie d’ invertebrato che ti porti appresso…-
- non offenda Morag- lo interruppe, stringendo i pugni. – è un ottimo amico e…- qui ebbe un attimo di esitazione – e mi ama!- esclamò.
Perché l’aveva detto?! Probabilmente per ripicca. Aveva intenzione di vedere fino a che punto Piton si sarebbe spinto. Forse non avrebbe davvero voluto saperlo ma ormai era fatta e con il cuore in gola attese il verdetto…
- E tu sei innamorata di lui?- mormorò lui con voce calma e piatta.
La calma prima della tempesta…
-ce…certo! Moltissimo!- disse con tutta la sicurezza possibile. La menzogna era terribilmente amara e per un momento temette di rimettere il contenuto del suo stomaco sul tappeto del professore.
Piton ghignò in un modo perverso. – non mi dire… ti innamori di tutti quelli che ti dicono “ti amo”?-
Fu, per Hermione, come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Tremante di rabbia fece un paio di passi avanti arrivando a pochi centimetri dall’uomo che non si mosse di un millimetro.
- e allora? Quale sarebbe il problema? Io ero innamorata di lei, mi sono fidata, le ho concesso il mio cuore e lei cosa ha fatto?! L’ha gettato via senza curarsi di nulla! La odio Severus Piton, la o…-
SCIAF
Il colpo fu così rapido che nemmeno Piton si rese conto del gesto finchè non si ritrovò con la mano sollevata e la guancia della ragazza che cominciava a tingersi di un lieve color porpora.
Hermione si massaggiò la guancia dolorante considerando che lo schiaffo immaginario era stato decisamente meno doloroso di questo.
Piton l’afferrò per le spalle scuotendola come se ne andasse della sua vita.
-Tu sei innamorata di me e di nessun altro. Mi hai capito Miss Granger?-
-è un po’ troppo presuntuoso professore da parte sua affermare una cosa simile- affermò la giovane, ormai prossima alle lacrime.
Abbandonò il capo in avanti lasciando che il ciuffo, ormai troppo lungo, andasse a nascondergli il volto.
- h..ha ragione! Sono innamorata di lei! Ma è inutile no?! Non è corrisposto… fine dei giochi. Mi tolgo di torno.-
Calde lacrime finirono sulle scarpe perfettamente lucidate di Severus.
“Quante lacrime sprecate”
La mano dell’uomo si spostò, andando ad afferragli il mento. Contro la sua volontà si ritrovò a fissare due occhi che non ricordava così neri e profondi nemmeno nei suoi sogni più vividi.
Poi la baciò.
Dolcezza e disperazione, poteva sentirlo. Strinse la sua casacca nera come se non ci fosse nulla al di fuori di quello. Voleva sentirlo più vicino, ed era straziante.
Quando si staccarono, Hermione si ritrovò a singhiozzare tra le sue braccia senza alcun controllo.
- non dire mai più di amare un altro uomo.- esclamò il professore, stringendola in modo più che possessivo. Era conscio che sarebbero stati pochi attimi e che poi ogni cosa sarebbe dovuta tornare alla normalità.
 
Dopo minuti che a Piton parvero i più dolci della sua vita, si staccò dal corpo tremante della sua studentessa, asciugandole personalmente le lacrime con i palmi delle sue mani.
Lei lo guardava con rassegnata calma come se avesse intuito che tutto ciò non sarebbe durato.
- Severus… che cosa succede?-
- non posso dirti nulla Hermione, mi rincresce.-
Cercò di allontanarsi ma lei lo trattenne saldamente per i polsi.
- perché?-
- saresti in pericolo.-
- non m’importa.-
- si che ti importa.-
Fece per ribattere ma lo sguardo del professore la fece desistere.
Stese le labbra in un sorriso tremulo – allora cosa saremo amanti segreti?-
Piton distolse lo sguardo. – no, niente di tutto ciò… ti dimenticherai presto di questa serata.-
- impossibile, non potrei mai!- sbottò la giovane, imbronciandosi.
Le accarezzò la guancia con una tristezza infinita.
-Si invece…-
Le puntò la bacchetta alla tempia e in un attimo Hermione Granger dimenticò tutto.
 
 
 
 
 
 
Alla mattina…
 
Severus Piton, steso completamente vestito sul suo letto, pensava fermamente di aver fatto la cosa giusta.
“Doveva dimenticare ogni cosa” si disse.
Eppure si sentiva disonesto per quello che aveva fatto, incredibilmente disonesto.
La sveglia suonò, ricordandogli i suoi doveri.
Si alzò di controvoglia con tutta l’intenzione di darsi malato. Poi però, si immaginò la faccia della Mcgranitt di fronte alla richiesta di ferie anticipate e decise che voleva invecchiare serenamente. Di fatto pochi minuti dopo era diretto alla sala grande e ai suoi doveri di insegnante. 
 
 
 

P.S: Lo so, vi annoio con le postille finali ma volevo dirvi che il pezzo della dichiarazione tra Severus e Hermione non è tutta farina del mio sacco! :) Ho preso ispirazione da un bellissimo manga “ Itazura na kiss” che consiglio vivamente!! Detto ciò… mi dileguo!

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Capitolo 34
*** Se mi vuoi allora cercami di più. ***


Buonasera a tutti! Sono stata una scrittrice terribile… ora come ora sono sui ceci, in ginocchio e chiedo perdono a tutti!! Capirò e comprenderò se nessuno vorrà più leggere questa storia… lo so! Sigh… mi dispiace! Comunque per chi avesse ancora il coraggio di leggerla, beh auguro una buona lettura! Un bacio
 
Se mi vuoi allora cercami di più
 

 
...tornerò
solo se ritorni tu.
(Renato Zero Cercami)
 
15.02.1999 ore 6.00 a.m
 
 
Hermione ritornava esausta dalla punizione, trascinando i piedi sulle scale. Era stata una serata strana… molto strana.
Si toccò le labbra pensierosa. Sapevano ancora di lui.
È il problema è che non si ricordava cosa fosse successo.
 
 
Arrivò a fatica fino al suo dormitorio lanciandosi di peso sul primo divanetto che le capitò a tiro. L’idea di farsi altre due rampe di scale fino al suo letto non l’allettava per nulla, così decise che per le due misere ore che mancavano all’inizio delle lezioni avrebbe dormito lì.
Chiuse gli occhi sospirando pesantemente. Alla fine l’aveva tenuta in punizione per tutta la notte… che uomo di parola che era! Anche se l’insieme le appariva un po’ sfuocato, come se avesse perso conoscenza a metà e si fosse ripresa prima di essere congedata dal professore. Si mise un po’ più comoda sul divanetto sfondato. Tutta questa nebbia nel cervello le dava un po’ sui nervi ma decise che ci avrebbe riflettuto su tra qualche secondo.. o minuto… o ora…
 
-Herm… Ehi… svegliati!-
“Cos’è tutto questo chiasso” pensò riuscendo, con moltissima difficoltà, a far connettere le sinapsi e a produrre un pensiero coerente.
- Heerm…-
Però, quando qualcosa cominciò a pungolarla sulla schiena insistentemente, aprì un occhio con profondo fastidio…
-Mpf… cosa c’è?!-
- è tardi, è ora di colazione. A che ora sei tornata?- chiese Ginny, spostando un po’ le gambe dell’amica per sedersi sul divano.
- Com’è andata con il pipistrello?? Ti ha detto qualcosa? Cosa ti ha fatto fare?-
Hermione si mise a sedere con fatica, stropicciandosi la faccia.
– Ginny dammi tregua! Mi ha tenuto lì tutta la notte e ora sono davvero distrutta!-
La rossa spalancò gli occhi sorpresa – Si è davvero ammattito, non ho mai sentito una cosa del genere! E io che pensavo fosse solo una scusa per parlarti…- Si picchiettò l’indice sulle labbra – davvero non ti ha detto nulla?-
Hermione si adagiò contro lo schienale, soppesando la domanda e tutti gli avvenimenti della serata e… nulla, non ne venne fuori assolutamente niente. Nebbia assoluta!
- No davvero! N-non ho le idee ben chiare…- si alzò, stiracchiandosi…
- vado a cambiarmi, non è che mi prendi qualcosa da mangiare? Ci vediamo in aula-
S’incamminò svogliatamente su per le scale salutando con la mano la sua amica, aveva bisogno di una bella rinfrescata!
 
 
Severus Piton, steso completamente vestito sul suo letto, pensava fermamente di aver fatto la cosa giusta.
“Doveva dimenticare ogni cosa” si disse.
Eppure si sentiva disonesto per quello che aveva fatto, incredibilmente disonesto.
La sveglia suonò, ricordandogli i suoi doveri.
Si alzò di controvoglia con tutta l’intenzione di darsi malato. Poi però, si immaginò la faccia della Mcgranitt di fronte alla richiesta di ferie anticipate e decise che voleva invecchiare serenamente. Di fatto pochi minuti dopo era diretto alla sala grande e ai suoi doveri d’insegnante. 
20/02/1999 ore 2.00 p.m
 
 
Per Hermione era stata una settimana davvero strana. Dopo la punizione con Piton le era sembrato di stare in una bolla, non per la felicità o per la tristezza ma per il senso di smarrimento che le dava pensare a quella notte. Come se le fosse stato lanciato un incantesimo di memoria. Non aveva mai provato l’effetto di tale incantesimo ma s’immaginava qualcosa di simile al suo stato attuale.
Cosa ancora più strana, da quella fatidica notte non era ancora riuscita a incrociare per sbaglio il professore. Un po’ si prendeva la sua colpa. Aveva saltato qualche lezione, non perché non volesse incrociarlo, ormai aveva imparato a indossare una bella maschera impenetrabile, ma perché il suo corpo si rifiutava completamente di scendere nei sotterranei come se ricordasse qualcosa in proposito… Il cuore cominciava a martellare nel petto, sudava freddo e sentiva le lacrime premere dietro agli occhi. Era parecchio spaventata al riguardo, come se non avesse già abbastanza problemi. I suoi attacchi di sonnambulismo non accennavano a diminuire e solamente il pensiero di andare a letto la facevano sentire malissimo.
In più non era stata in grado di trovarlo né in biblioteca, né per i corridoio e ,nei momenti dei pasti, raramente si vedeva. Non che l’avesse cercato sia ben chiaro…
“E se gli fosse successo qualcosa?” “Non sarebbe affar tuo Hermione giusto?”
“Giusto” Annuì mentalmente fissando convinta la bistecca nel piatto. La sua mente aveva ragione, non era affare suo. Lei odiava Piton e tutto ciò che lo riguardava… quindi…
- Herm… pensierosa oggi?-
La diretta interessata alzò lo sguardo dal piatto.
- Alan… sai che fine ha fatto il professor Piton?-
Il gemello la guardò strabuzzando un po’ gli occhi.
- Non so dove sia ora… prima l’ho visto al quarto piano. Scusa perché t’interessa?-
- Ahh no… nessun motivo particolare- disse, forse con troppa foga perché il ragazzo la guardò ancora più stralunato di prima.
Hermione ritornò a mangiare la sua bistecca senza rispondere, lanciando solo un’occhiata ammonitrice all’amico che riprese a mangiare come se nulla fosse successo.
 
Hermione sbuffò per la centesima volta. Forse aveva un po’ sopravvalutato la sua forza fisica; tre libri da una parte, pergamene sull’altro e una borsa strapiena che le segava in due la spalla. Insomma dopo due rampe di scale sbuffava come un rinoceronte.
“Manca poco Hermione. Sei quasi arrivata alla biblioteca”
Era in questi casi che sentiva la mancanza di Harry e Ron. Solitamente loro non portavano mai niente per lo studio, ma poi venivano sovraccaricati dalle cose di Hermione. Era diventato un tacito accordo.
- Per Merlino…- bofonchiò irritata quando la sua traballante costruzione cominciò a dare segni di cedimento a duecento metri dalla meta.  Si abbassò per raccogliere la pergamena quando la sua visuale fu riempita da un paio di scarpe nere completamente lucidate, senza il minimo difetto. Non le ci volle molto a riconoscerle e nell’alzare lo sguardo il suo equilibro decise di truffarla, facendola atterrare di sedere.
-Granger… non sei più in grado di stare in equilibrio adesso?- sentenziò afferrandola saldamente per i gomiti e tirandola in piedi, ignorando i libri e le pergamene sparse a terra. Posò le sue mani sulle spalle, fissandola in modo penetrante.
Fu un attimo…
 
Piton l’afferrò per le spalle scuotendola come se ne andasse della sua vita.
-Tu sei innamorata di me e di nessun altro. Mi hai capito Miss Granger?-
 
Un flash la colpì tanto da lasciarla completamente stordita. Batté un paio di volte le palpebre, sentendo le orecchie fischiare. Le arrivava attutita persino la voce del professore che le era a un palmo di naso…
- Granger… Granger rispondimi!- la scosse per le spalle. I ragazzi che cominciavano a fare un piccolo campanello intorno a loro…
 Hermione non riusciva a produrre un pensiero coerente. Sentiva solo la necessità di piangere e di correre il più lontano possibile.
Poi una voce fuori campo la riportò alla realtà…
- Hermione stai bene?-
Era Morag. Si avvicinò incurante dello sguardo da omicida di Piton e l’afferrò per la mano, togliendola dalle braccia del professore.
- Ti porto in infermeria- decretò senza tanti giri di parole, guidandola per il corridoio.
 
Severus era furibondo. Come osava quel ragazzino che puzzava ancora di latte portarla via dalle sue mani?! Non aveva nessun diritto di toccarla. Strinse i pugni con forza, sentendo le unghie penetrare a fondo nella carne. Gettò uno sguardo a terra e si accorse dei libri lasciati da Hermione. Li raccolse con furia e, con uno sguardo di fuoco, si diresse a passo spedito verso l’infermeria.
 
- Morag fermati… sto meglio- mormorò Hermione, poggiando una mano alla fredda parete di pietra del corridoio.
- Sicura?! L’infermeria è lì… non ci costa nulla!- disse, indicando la fine del corridoio, continuando a sorreggerla per il braccio.
La ragazza sorrise lievemente per il suo evidente nervosismo, tranquillizzandolo con una lieve carezza su una spalla.
- Oh… ho dimenticato i miei libri-
- Te li prendo io, aspettami qui!-
E senza dire altro sparì verso il fondo del corridoio appena percorso.
Quando Morag svoltò l’angolo, Hermione tirò un grosso sospiro di sollievo. Era stato di grande aiuto ma aveva bisogno di stare da sola e mettere a posto i suoi pensieri. Cos’ era successo prima?! Cos’era quella sequenza di immagini che le erano passati davanti ma di cui non ricordava nulla??!
Si passò una mano sulla fronte madida di sudore.
-Umpf… quel Mcdougal non è un vero cavaliere. Non lo sa che avrebbe dovuto lasciarti in infermeria e non in corridoio?- sbuffò sprezzante il professore di pozioni.
La Grifondoro sobbalzò, colta alla sprovvista. Non era possibile… una settimana senza vederlo neanche per sbaglio e in una giornata doppia dose del sarcasmo di quest’uomo. Non poteva sopportarlo.
- Non sono affari suoi professore…- ribatté senza forza. La sua presenza la lasciava tremante e non ne capiva il motivo.
 Lanciò uno sguardo di sottecchi all’uomo che lentamente si stava avvicinando. Era leggermente terrorizzata. Temeva un episodio come quello di poco prima…
- Stai tremando- constatò sottovoce, guardandola con un filo di apprensione. Hermione strabuzzò gli occhi al tono della sua voce. Non la sentiva così dall’ultimo bacio che si erano scambiati.
- Ehm…-
Piton accorgendosi dell’errore, cambiò tono..
- I libri.-
Allungò le braccia e per una frazione di secondo le loro dita entrarono in contatto…
 
Dolcezza e disperazione, poteva sentirlo. Strinse la sua casacca nera come se non ci fosse nulla al di fuori di quello. Voleva sentirlo più vicino, ed era straziante.
Quando si staccarono, Hermione si ritrovò a singhiozzare tra le sue braccia senza alcun controllo.
 
Hermione boccheggiò, schiacciandosi contro il muro. Non era possibile… stava forse impazzendo?!
Si guardò intorno freneticamente alla ricerca di una via di fuga. Fece un passo tremante verso destra… poi tutto divenne nero. L’ultima cosa che sentì fu la voce del suo amato professore…
 
 
Ginny era al sesto piano; Camminava sgranocchiando delle api frizzole senza un solo pensiero a turbarla. L’unica cosa a farla sentire un po’ in colpa era stata bidonare Hermione e la sua idea “facciamo un ripasso totale di Trasfigurazione che manca poco all’esame”. A dirla tutta non si sentiva così in colpa…
Sorrise al pensiero della sua amica sommersa dai suoi adorati libri e continuò a camminare, finché qualcosa non attirò la sua attenzione…
Una porta socchiusa e delle voci all’interno..
Insomma, per una ragazza curiosa e un po’ pettegola come lei, era qualcosa da non farsi sfuggire. “ Magari qualche lite d’amore… o una dichiarazione… sarebbe fantastico” pensò, fantasticando abbondantemente su chi fossero i proprietari della voce. Estrasse un’orecchia oblunga dalla borsa ( mai girare senza) e si accostò alla porta dell’aula…
 
- è pericoloso… quella ragazzina non è affidabile- piagnucolò una vocetta femminile.
- non dire scempiaggini. Quella stupida mi venera, non potrebbe mai tradirmi- affermò una voce maschile. Una voce che trasudava sarcasmo e disprezzo da ogni poro. Una voce malvagia…
- Ahah pensa mi ha detto di essersi innamorata di me. Beh non posso certo darle torto…-
Rise ancora e a Ginny vennero i brividi sulle braccia.
- Lestat… ascolta. Temo che la preside sospetti qualcosa. Ha capito che tieni d’occhio sia Piton che la Granger e temo che anche il professore lo abbia intuito… è stato una spia anche lui- mormorò la donna, celando a stento il tremolio della voce.
-Oh… so benissimo quanto possa essere bravo Severus Piton… oh lo so cara Alesha!-
- Q-quindi… beh penso sia meglio lasciar stare…-
Ma Ginny non perse tempo ad ascoltare il resto. Si strappò con forza l’orecchio oblungo e corse verso la biblioteca. Doveva avvisare la sua amica!
 
La rossa entrò come una furia in biblioteca procurandosi delle occhiate di fuoco da parte di Madama Pince. Senza perdere tempo si avvicinò alla bibliotecaria chiedendo dell’amica.
-La signorina Granger non si è vista qui dentro oggi- rispose inacidita la donna.
- non è possibile.. dovrebbe trovarsi proprio qui…- ribattè con foga. Madama Pince stava per spedirla fuori a calci quando la rossa si voltò e corse fuori lasciando l’anziana donna senza parole.
C’era un buon motivo per cui era corsa fuori e questo buon motivo era Morag. Lui era sempre incollato alla ragazza, qualcosa doveva pur sapere…
-Morag… Hermione?- chiese senza fiato non appena lo raggiunse.
- Non lo sai? È in infermeria. Non si è sentita be… ehi Ginny-
Ma la rossa non ascoltava già più diretta all’infermeria.
 
 
 
- Hermione-
-Ginny?-
- Vieni con me…- disse afferrandola per un braccio e trascinandola giù dal letto.
- ma… Madama Chips, sono svenuta, si preoccuperà!- ribattè la mora, bloccando l’amica sconvolta.
- Non importa devo parlarti ora… è importantissimo!-
Hermione si portò una mano alla bocca
-Harry? Ron?-
- No… muoviti- disse riprendendo a trascinarla senza tante cerimonie.
La ragazza acconsentì. Non si sentiva più un braccio.
Ginny entrò nella prima aula libera e insonorizzò la porta. Si girò verso l’amica che la guardava con un espressione impaziente e incominciò a raccontare.
 
-Per le mutande sporche di Merlino…-
-già-
Hermione era sconcertata. Il professor Lestat non le era mai stato particolarmente simpatico ma questo non se lo aspettava…
- dobbiamo far confessare Natalie…ma come??!- aggiunse la rossa, appoggiandosi sfinita al muro. Aveva corso come una pazza fino a lì ed ora la tensione cominciava ad allentarsi.
La Grifondoro alzò il mento, lo sguardo che brillava…
- Ho un’idea!-
 
 
Eccoci giunti alla fine di questo capitolo. Il prossimo è pronto. Voglio dare regolarità a questa storia che ormai sta giungendo al termine. Diciamo che la matassa si sta sbrogliando! Per cui Martedi prossimo ci sarà il prossimo aggiornamento!
UN GROSSO GROSSO RINGRAZIAENTO A CHI è ARRIVATO FIN QUI! XOXO Rora
 

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Capitolo 35
*** Flaws ***


Flaws

 
There’s a hole in my soul
I can’t fill it I can’t fill it
There’s a hole in my soul
Can you fill it? Can you fill it?
 
 
 
Severus continuava a tormentarsi. Perché Hermione si comportava così?! L’aveva sfiorata un paio di volte e lei si era sentita malissimo. Controindicazioni dell’incantesimo di memoria?!
Poteva dare qualche scombussolamento e se non eseguito correttamente, far rivivere alcuni momenti che si erano tentati di cancellare, ma questo era impossibile. Lui non sbagliava mai, figuriamoci nell’eseguire un banale incantesimo di memoria.
E allora cos’era…
- Per tutti i maghi defunti- sbottò, crollando sulla sua scrivania, la testa fra le mani. Doveva fare qualcosa o sarebbe impazzito.
“ Maghi defunti…” rimuginò su quest’ultimo pensiero poi si concesse un sorrisino tirato.
- cosa farei senza di te Albus?!-
 
 
- Ginny ma come hai fatto??-
La rossa sorrise maliziosa sventolando il mantello dell’invisibilità sotto il naso dell’amica
- ho le mie qualità segrete- disse facendole l’occhiolino.
Hermione scosse la testa incredula. Aveva un’amica fantastica.
 
 
 
- Natalie ti è arrivata una lettera..-
- Grazie Rose- disse, prendendo al volo la lettera che la compagna le porgeva.
- Ci vediamo a trasfigurazione- la congedò, incamminandosi velocemente nel corridoio intasato dagli studenti. Trovò al volo un angolo libero e con il cuore in gola aprì la lettera…
 
Cara Natalie
Ho bisogno di vederti. Incontriamoci alle 20.00 nel bagno dei prefetti
Sempre tuo
L
 
La ragazza sorrise teneramente rileggendola.
“Aveva bisogno di lei…” sospirò felice mettendo la preziosa lettera nella borsa. Si sentiva così fortunata. Contro ogni aspettativa aveva trovato un uomo che l’amava per quello che era. Non aveva mai avuto fortuna con i ragazzi; Era troppo timida anche solo per pensare di avvicinarsi a qualcuno.
In parte non le era mai dispiaciuto; Le sue amiche da innamorate diventavano delle perfette imbecilli, lei invece non aveva mai avuto questi problemi e tutto ciò la faceva sentire più indipendente e forte delle altre. Ora si ricredeva completamente. Dopo aver sperimentato l’amore con la A maiuscola non intendeva tornare alla Natalie di prima. Con questi pensieri andò a trasfigurazione anche se la sua mente era già nel bagno dei prefetti con il SUO professore.
 
 
 
Toc toc…
Piton aspettò giusto trenta secondi di cortesia e poi ribussò con più slancio.
Nulla.
Attese ancora trenta secondi per evitare di farsi dare del maleducato dall’odiosa preside e poi spalancò la porta. L’ufficio era deserto e silenzioso. Si portò al centro della stanza e alzò lo sguardo sui quadri dei defunti presidi tutti rigorosamente addormentati tranne, fortunatamente, la persona che cercava.
- Albus- salutò con un rigido cenno del capo – tempismo perfetto nello stare sveglio-
Il preside sorrise – Ho un ottimo sesto senso Severus… dovresti saperlo.-
Per tutta risposta il professore sbuffò in malo modo e si accodò rigidamente sulla sedia davanti alla scrivania.
- Minerva?-
- Oh aveva degli affari di varia natura da sbrigare-
- Bene-
- Bene- ripeté Albus, visibilmente deliziato.
La conversazione cadde nel vuoto. Severus si sentiva un cretino e non aveva la minima idea di come iniziare il discorso.
“ Ehi Albus… sai ho cancellato la memoria della signorina Granger però ora lei non si sente molto bene.. è colpa mia??!” oppure “ Albus… ho messo in punizione una studentessa per tutta la notte, l’ho schiaffeggiata poi l’ho baciata… ah già le ho cancellato la memoria”
Inspirò con forza e si diede del deficiente un paio di volte, poi si decise…
Era il momento di tagliare la corda. Non poteva farcela.
- Beh.. allora andrei… ho anch’io degli affari da sbrigare!- sentenziò, alzandosi.
- Ma come te ne vai di già? Non hai preso neanche una tazza di te –
- Sto bene così grazie…- sbottò, voltandosi deciso a uscire da quell’ufficio, ma la voce del quadro lo bloccò sul posto…
- No che non stai bene Severus… hai bisogno di un mio consiglio e non sai come chiedermelo. Per cui… sputa il rospo.- disse Albus, gli occhi che brillavano dietro le lenti a mezzaluna. Severus continuava a chiedersi come un semplice quadro fosse capace di tutto ciò anche se erano nel mondo magico.
Visibilmente scocciato riprese il suo posto. Accavallò strettamente le gambe, si prese la punta del naso tra le dita e sospirò.
- Non è realmente un mio problema- fece una piccola pausa per raccogliere le idee.
- C’è un mio amico…-
- Amico?- lo interruppe il preside – Ohibò.. questa mi è nuova. Odiavi questa categoria di persone…-
- le odio ancora. Diciamo un conoscente. Posso continuare?-
- certo certo. Continua pure!-
Piton gli lanciò uno sguardo di fuoco e riprese…
- ha un problema con la… -
“ Fidanzata… compagna… amica. Cosa diavolo era Hermione…
- ragazza- “ Sul neutro, bravo Severus”
-… di cui si è, diciamo, invaghito. Pensa di non essersi comportato proprio da gentiluomo e di aver commesso un grosso errore anche se, a detta di tutti, lui di errori non ne commette mai.- puntualizzò
- Ma comunque ora la ragazza in questione non sta molto bene e non sa come rimediare al potenziale errore.-
Silente annuì gravemente alle sue parole, sospirando.
- Io ritengo che l’incantesimo di memoria sia stato eseguito perfettamente ma lo stato d’animo di chi l’ha eseguito non era al massimo della sua forza e questo lo ha reso imperfetto.-
- Era quello che pensavo!- ribatté Severus poi però registrò meglio le parole dell’uomo e quasi si strozzò con la sua saliva. Afferrò i braccioli della sedia e fissò il quadro allibito.
- Non ho mai parlato d’incantesimo di memoria…-
Albus agitò una mano con fare annoiato.
- Suvvia… non sono certo uno sciocco. Ho i miei informatori- disse, facendogli l’occhiolino. Il professore fu molto tentato di afferrare il quadro e di strapparlo in minuscoli pezzettini non più ricomponibili.
- Ora…- Silente assunse un’aria molto seria – la cosa da fare Severus è questa. So che ci hai già pensato da solo, ma tant’è che sei qui, per cui te lo dirò io… rimuovi l’incantesimo o causerai altri problemi alla signorina. Vuoi forse farle del male?-
L’uomo fissò intensamente gli occhi azzurro cielo del preside. Per quanto il quadro fosse immensamente realistico non riusciva a catturare tutto quello che contenevano quegli occhi quando era in vita. Era stato come un padre, un amico, un confidente per lui. Non poteva mentire.
- Io… credo di amarla.-
 
 
21/02/1999 ore 07.55 p.m
 
- Ginny sei sicura che verrà? Magari hai preso un bel granchio e noi staremo qui tutta la notte rannicchiate sotto al mantello dell’invisibilità a morire di stenti.-
La rossa alzò gli occhi al cielo.
- Melodrammatica Hermione! Fidati… verrà! Da quello che sono riuscita a dedurre è cotta come una pera e qualsiasi cosa le propina quello lei se la beve. Per cui.. verrà! E ora zitta. Manca poco.-
Ginny zittì ogni protesta di Hermione con uno sguardo corrucciato. Fu provvidenziale perché esattamente un minuto dopo la porta si aprì lasciando entrare uno spiraglio di luce che mise in evidenza la figura di una ragazza.
Le due grifondoro trattennero il respiro e osservarono Natalie muoversi furtivamente per il bagno alla ricerca di Lestat.
- Lestat? Sono io… dove sei?- mormorò la ragazza, guardandosi attorno.
Ginny tirò una gomitata tra le costole di Hermione che accusò il colpo in silenzio. I suoi occhi dicevano “ Te l’avevo detto”
-Lestat?-
La rossa fece un cenno con il capo e si avviarono, silenziosamente, verso la ragazza, portandosi alle sue spalle.
Natalie aveva il cuore in gola. Si sentiva osservata, oltre che dalla sirena sul suo scoglio, anche da occhi invisibili tutt’attorno. Sperava vivamente che fosse una trovata del professore, anche se, doveva ammettere era strano. Non c’era neanche una candela accesa…
- Lestat?- riprovò titubante poi successero in sequenza diverse azioni che la lasciarono completamente spiazzata…
- Ma cos…-
In un attimo il bagno fu completamente illuminato e quando la ragazza riacquistò il dono della vista si vide ben due bacchette puntate contro il volto.
- Ginny! Hermione!- disse sbalordita, alzando le mani in segno di resa. Hermione abbassò la bacchetta. Le faceva un po’ pena e non voleva spaventarla eccessivamente. Temeva fosse solo un'altra pedina di Lestat, la più debole per giunta.
Ma Ginny non era dello stesso avviso e continuò a tenere ben salda la bacchetta.
- Natalie dammi la tua bacchetta- ordinò. La ragazza obbedì subito.
- Bene! Ora ci faremo una bella chiacchierata- continuò la rossa minacciosa.
L’amica alzò gli occhi al cielo.
- Per Merlino Ginny… non esageriamo! Sii un po’ più gentile-
- Oh avanti Herm… era una vita che sognavo di intimidire qualcuno e di farlo confessare… mi hai rovinato tutto.-
- Non esagerare!-
- Esagero eccome…- sbottò la rossa, incrociando le braccia, girandosi verso la Grifondoro. Natalie seguiva la conversazione come si segue una partita di ping pong.
- Ti sei calmata? Avevamo un piano…-
- No TU avevi un piano… io dovevo agire! Non me lo hai fatto fare…-
- Dai Ginny…-
- Ehm… scusate…-
La ragazza cercò di infilarsi nella conversazione. Non aveva idea di cosa stesse succedendo ma lei aveva un appuntamento per cui…
- Mi fa piacere avervi viste… ma io andrei!-
- NO!- dissero in coro, finalmente d’accordo. La ragazza s’immobilizzò sul posto.
- Cosa sta combinando il professor Lioncourt?-
- C-come?-
- Mi hai sentito… cosa sta succedendo con il professor Lioncourt! Non farmi ripetere.-
La ragazza spalancò gli occhi terrorizzata, il cervello completamente vuoto. Sapeva una cosa sola. Non poteva confessare niente o la sua tanto sognata storia d’amore sarebbe andata in fumo così come la sua carriera scolastica.
- Non so nulla. Non so perché chiediate a me… tra tutte poi. Io non ho nessun contatto con Lest… il professore.- fece un sorriso tirato, le mani che tremavano.
Le due amiche si scambiarono uno sguardo d’intesa.
- Avanti Natalie…- incominciò Hermione con tono conciliante – sei qui perché ti abbiamo tirato in una trappola. La lettera che ti è arrivata oggi l’abbiamo inviata noi…-
La giovane Grifondoro fece per protestare ma fu interrotta da Ginny.
- Eravamo qui ad aspettarti e ti abbiamo sentito chiamare il professore per nome… perciò non provare a mentire.-
Natalie chiuse le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella carne. Era pronta a combattere anche senza bacchetta, dovevano solo sfidarla…
- Non so niente!-
Alzò il mento, guardandole con gli occhi socchiusi.
Hermione cominciò a spazientirsi. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli. Sospirò pesantemente pronta per una lunga, lunghissima conversazione quando, in un millesimo di secondo, si ritrovò sdraiata sul pavimento. Natalie si era fiondata a testa bassa contro la Grifondoro, pronta a tutto, usando le sue unghie.
Ginny, nel panico, afferrò entrambe le bacchette, urlando
- Relascio-
L’incantesimo, raddoppiato di potenza, fece volare Natalie dall’altra parte della stanza. Colpì con un sonoro colpo la parete di marmo, accasciandosi e rimanendo immobile.
- Herm tutto bene?-
La ragazza si sfiorò la guancia che sentiva pulsare terribilmente.
- Si grazie Gin…-
Si alzò con una smorfia di dolore. Sentiva la schiena dolorante a causa dell’atterraggio. La rossa la sostenne per un braccio.
- Sei stata un po’ troppo entusiasta con l’incantesimo- affermò, guardando la ragazza che stava cominciando a dare i primi segni di vita dall’altra parte della stanza.
- ero nel panico – si giustificò Ginny. Si scambiarono un sorriso tirato che sparì non appena sentirono Natalie mugugnare.
Afferrarono saldamente la bacchetta e si avvicinarono.
La loro compagna era accasciata di lato, i capelli le nascondevano completamente il viso.
Si muoveva a scatti. La botta doveva essere stata molto forte. Si rimise un po’ più dritta, mugugnando piano. Tirò su con il naso un paio di volte e poi alzò lo sguardo sulle due donne che la torreggiavano, bacchette alla mano.
- Mi dispiace Hermione… Ginny. Io non sono una persona violenta.-
La grifondoro si accucciò accanto alla ragazza, posandole una mano sulla spalla. Stava tremando…
- I-io volevo proteggermi. Ho bisogno di finire la scuola, non posso essere espulsa- disse, fissando intensamente Hermione.
- Rimarrà fra noi.. però ti prego Natalie  raccontaci cosa sta succedendo…-
La grifondoro prese un bel respiro e cominciò a raccontare…
- Sono rimasta subito affascinata dal nuovo professore di difesa contro le arti oscure, tutte lo siamo state. È bello, affascinante e misterioso. Ero sempre la prima ad arrivare alla sua lezione e sempre l’ultima ad andare via. Ero completamente persa da lui, cioè lo sono tutt’ora a dire la verità…-
Arrossì colpevole, abbassando lo sguardo e poi riprese…
- Non sto a raccontarvi i dettagli ma va di fatto che abbiamo cominciato a frequentarci in segreto ovviamente. Vi prego…-
Strinse la mano di Hermione con forza. – non dite nulla, io sono innamorata di lui e non potrei mai lasciarlo…-
La mora ricambiò la stretta – stai tranquilla Natalie –
Non intendeva rovinare i sogni di questa ragazza ma doveva metterla in guardia su l’uomo che lei considerava perfetto. Prima però doveva scoprire di Severus.
- Ascolta… cosa sta facendo al professor Piton?-
Natalie sbattè un paio di volte le palpebre, confusa.
- Nulla che io sappia…-
- Ti prego. Pensaci bene. Qualsiasi cosa…- disse sull’orlo della disperazione. Doveva pur esserci qualcosa…
- Ora che ci penso… l’ho sentito parlare con qualcuno del professor Piton. Riguardava il suo odio per lui e so che lo stava controllando perché, a detta sua, stava infrangendo delle regole fondamentali della scuola. Ehm… devo chiederti scusa Hermione se sono stata particolarmente appiccicosa ma ho dovuto farlo. Lestat me l’ha chiesto come favore…-
 Ma il resto delle parole si persero nel nulla.
 
 - Severus… che cosa succede?-
- non posso dirti nulla Hermione, mi rincresce.-
Cercò di allontanarsi ma lei lo trattenne saldamente per i polsi.
- perché?-
- saresti in pericolo.-
- non m’importa.-
- si che ti importa.-
 
Hermione si presa la testa fra le mani. Ora era tutto più chiaro ma aveva bisogno di sentirlo da lui. Doveva andare nel suo studio.
- Ginny vado da lui- mormorò guardando la sua migliore amica. Anche lei aveva collegato insieme i pezzi e annuì.
- NO!- urlò Natalie, spaventando entrambi.
- C-cosa?-
- Non puoi andare. Lestat l’ho scoprirà il professore è continuamente sotto sorveglianza… ti faranno espellere!-
Hermione si alzò risoluta.
- Amo infrangere le regole- sorrise alla rossa – ci pensi tu ora?-
Ginny annuì.
- lascia fare a me!-
 
 
Corse come non aveva mai fatto. Si lanciò nei sotterranei incurante di tutto e di tutti. Rischiò persino di finire nel gradino evanescente che ormai saltava da anni senza pensarci. Arrivò davanti allo studio e senza bussare spalancò la porta. Era pronta a tutto.
 
“ Io credo di amarla. Io credo di amarla. Io credo di amarla. Io credo di amarla”
L’unico pensiero che Severus riusciva a produrre era proprio questo ed era sfiancante. Bevve un sorso di Whisky incendiario sperando di annebbiare il cervello a sufficienza per non pensare più a ciò che aveva detto e allo sguardo più che soddisfatto di Albus. Sbuffò rabbioso quando un colpo alla porta non lo fece sobbalzare sulla sedia.
- Granger cosa diavolo stai facendo qui? ORA?- sbraitò alzandosi.
Era ferma davanti alla porta. Gambe divaricate, pugni chiusi e uno sguardo risoluto.
- 20 punti in meno a Grifondoro e diventeranno 50 se non esci immediatamente.-
La minaccia non fece nessun effetto. Piton spazientito fece un paio di passi avanti.
- Sei sorda per caso??! Bene 50 punti..-
- Oh stai zitto!- sbottò Hermione, correndo verso di lui e saltandogli in braccio, aggrappandosi con le gambe ai suoi fianchi. Piton di riflesso la strinse a se, lasciando le mani un secondo dopo.
- Sei pazza? Sono un tuo profess…-
Ma l’uomo non completò mai la frase, soffocata dalla bocca della Grifondoro che reclamò un bacio. Rimase sconvolto e immobile ma non appena le labbra della ragazza si fecero più insistenti, chiuse gli occhi e le afferrò le natiche, tenendola stretta a se.
Fu un bacio passionale e infuocato. Le lingue che si cercavano, il respiro che accelerava pericolosamente.
Piton per riprendere fiato andò a tormentare il collo bianco di Hermione mentre lei spostava le labbra vicino al suo orecchio.
- So perché mi hai lasciato… ti odio Severus Piton.- disse, mordicchiandogli il lobo. L’uomo fermò i baci sul collo, tirando indietro il volto per guardarla in faccia ma Hermione glielo impedì.
- Portami in camera Severus. Voglio fare l’amore con te.- sussurrò maliziosamente.
Probabilmente sarebbe stata l’ultima notte insieme. Se era vero quello che Natalie aveva raccontato, ora qualcuno stava per avvisare il professor Lestat e loro sarebbero stati scoperti e espulsi dalla scuola. Poteva contare su Ginny per ritardare il tutto e dargli del tempo per loro, ma prima o poi sarebbe successo. Lo sapeva Hermione come lo sapeva Piton. Ora stava a lui scegliere.
Stettero entrambi immobili per un attimo, poi Piton le afferrò il volto con una mano, guardandola profondamente negli occhi.
La ragazza sorrise teneramente, ricambiando lo sguardo. Si avvicinò lentamente questa volta osservando le labbra del suo professore umide e socchiuse. Fu Piton a ridurre le distanze baciandola.
Se la sistemò meglio in grembo e senza staccare le labbra da quelle di lei si avviò verso la camera.                                                    
 
 
 
 
Eccoci alla fine di questo capitolo! Vi è piaciuto? Cosa ne pensate? Sarei felice di sapere una vostra opinione al riguardo. Il prossimo sarà terribilmente Hot… lettrice avvisata… mezza salvata! ;)
Un bacio Rora

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Capitolo 36
*** Sua per sempre. ***


Ciao a tutti! Ebbene si sono viva e sono tornata a scrivere su Efp dopo ben due secoli di assenza. Chiedo scusa a tutti per aver lasciato questa storia senza nessun aggiornamento per due anni.
Me ne vergogno immensamente!!
Non so nemmeno se ci sarà ancora qualche anima pia che vorrà leggerla ma per principio intendo portarla a termine, dato che con questo mancano quattro capitoli alla fine.
Posterò i successivi capitoli nell’arco di questa settimana perché poi sarò all’estero per un mese senza pc.
Quindi niente… Mi scuso ancora e ancora con i lettori di questa fanfiction e a chi l’ha inserita tra le preferite, le ricordate ecc e che si aspettava un aggiornamento due anni fa!! Aiuto!
Comunque sia… Buona lettura a tutti!
Ah questo è un capitolo a rating rosso!! Avviso sia mai che a qualcuno dia fastidio! A presto!



Sua per sempre.
 

21/02/1999 ore 8.00 p.m
 
 Hermione si prese la testa fra le mani. Ora era tutto più chiaro ma aveva bisogno di sentirlo da lui. Doveva andare nel suo studio.
- Ginny vado da lui- mormorò guardando la sua migliore amica. Anche lei aveva collegato insieme i pezzi e annuì.
- NO!- urlò Natalie, spaventando entrambi.
- C-cosa?-
- Non puoi andare. Lestat l’ho scoprirà il professore è continuamente sotto sorveglianza… ti faranno espellere!-
Hermione si alzò risoluta.
- Amo infrangere le regole- sorrise alla rossa – ci pensi tu ora?-
Ginny annuì.
- lascia fare a me!-  

 
….
 
 
                                           
 
Ginevra Weasley era preoccupata. Aveva appena assistito a una scena che non avrebbe mai, ma proprio mai pensato di vedere.
Hermione Granger, non che una delle sue migliori amiche, la salvatrice del mondo magico, la studentessa modello che stava per infrangere una regola della scuola. E non una regola qualunque ma probabilmente una di quelle che le avrebbe garantito l’espulsione a vita da Hogwarts.
Quello che la preoccupava di più era che la sua amica non ci aveva messo nemmeno un secondo a decidere. Era saltata in piedi, con gli occhi che le brillavano selvaggiamente, dichiarando che sarebbe andata da Lui.
Lui. Severus Piton. Il loro professore di Pozioni, noto Mangiamorte ed eroe di guerra.
Chi avrebbe mai detto che la persona che avrebbe fatto completamente perdere la testa a Hermione sarebbe proprio stato un uomo, di vent’anni più grande di lei con un passato oscuro come la pece alle spalle.
Guardò Natalie ancora seduta a terra nel bagno dei prefetti. Quella ragazza era uno straccio. Aveva una ferita sulla testa che stava sanguinando sulla sua camicia bianca, gli occhi spiritati e il viso striato di lacrime.
– Natalie alzati! Devi andare da Madama Chips!-  La ragazza continuò a fissarla senza battere ciglio. Ginny sospirò pesantemente. Si alzò in piedi, afferrando con forza la mano della ragazza. Non poteva lasciarla lì a sanguinare sul pavimento. Era comunque una sua compagna.
- Andiamo.- Ma Natalie non la seguì docilmente come aveva previsto. Strattonò con forza la mano, costringendo la rossa a fermarsi.
- Mi dispiace Ginny! Ma devo andare ad avvertire L-Lestat di quello che è successo- mormorò con un filo di voce.
Ginny era perplessa. Come poteva essere ancora leale a quella sottospecie di uomo?!
- Se non glielo riferisco, poi.. poi lui non mi vorrà più! – cercò di spiegare, con la voce rotta dal pianto. – e io non posso fare a meno di lui, se.. se mi dovesse lasciare.. io… io-
Ma Ginny non riuscì mai a scoprire cosa avrebbe fatto la ragazza, perché lei non terminò mai la frase, accasciandosi a terra scossa dai singhiozzi. Alzò gli occhi al cielo. Se la cosa stava così, non aveva tempo da perdere. La priorità era Hermione.
- Bene. Se tu hai deciso di rimanere dalla sua parte, non è più un mio problema! Io devo andare- affermò Ginny, avviandosi verso la porta. Si sentì in colpa per un momento ma appena si chiuse la porta del bagno dei prefetti, la rossa era più decisa che mai. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvaguardare la felicità della sua amica. E se ne fossero uscite intere, Hermione sarebbe stata in debito con lei per tutta la vita.
 
….
 
 
 
- Portami in camera Severus. Voglio fare l’amore con te.- sussurrò maliziosamente.
Probabilmente sarebbe stata l’ultima notte insieme. Se era vero quello che Natalie aveva raccontato, ora qualcuno stava per avvisare il professor Lestat e loro sarebbero stati scoperti e espulsi dalla scuola. Poteva contare su Ginny per ritardare il tutto e dargli del tempo per loro, ma prima o poi sarebbe successo. Lo sapeva Hermione come lo sapeva Piton. Ora stava a lui scegliere.
Stettero entrambi immobili per un attimo, poi Piton le afferrò il volto con una mano, guardandola profondamente negli occhi.
La ragazza sorrise teneramente, ricambiando lo sguardo. Si avvicinò lentamente questa volta osservando le labbra del suo professore umide e socchiuse. Fu Piton a ridurre le distanze baciandola.
Se la sistemò meglio in grembo e senza staccare le labbra da quelle di lei si avviò verso la camera. 
 
 
 
“Severus devi andarci piano, molto piano! Chiaro?!” pensava con fredda determinazione mentre il suo corpo, completamente scollegato, faceva sbattere la schiena di Hermione contro la porta della camera appena chiusa continuando a baciarla, frenetico. Senza neanche prendere fiato la lasciò scendere dalle sue braccia ma solo per permettergli di slacciare velocemente la sua camicia e per far sparire, in un secondo, anche la sua maglietta. Tornò a baciarla, premendola contro la dura porta di legno. Non c’era un centimetro di spazio tra di loro tant’è che Severus poteva sentire estremamente bene ogni minima curva del corpo della giovane donna, che si spingeva impaziente contro di lui. Si staccò da quelle bellissime labbra solo per andare a mordicchiare la pelle candida del collo, scendendo fino al seno coperto ancora dal reggiseno.
“ Era troppo vestita quella Maledetta Grifondoro”
 
Hermione era in paradiso. L’unica cosa che contava in quel momento era sentirlo più vicino possibile e attaccati a quella porta stava diventando sempre più complicato. Con un’intraprendenza a lei sconosciuta fece indietreggiare Piton fino a che le sue gambe non impattarono con il letto costringendolo a sedersi. La guardava un po’ sorpreso e spiazzato ma lei non gli diede tempo di dire niente perché si mise a cavalcioni sopra di lui, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Severus dopo un’inziale sorpresa riprese da dove si erano interrotti, accarezzandola a mani aperte per tutta la schiena, andando a slacciarle il reggiseno con mani un po’ tremanti. Tolto l’impiccio si perse un secondo in contemplazione. Con estrema lentezza, guardandola fissa negli occhi, portò una mano a coppa verso un seno, accarezzando piano il capezzolo con il pollice. Hermione trattenne il fiato perché al suo tocco un’ondata di calore si era sprigionata tra le sue cosce. Chiuse gli occhi, portando indietro la testa e sporgendo avanti il seno in modo che il suo professore potesse continuare quella dolce tortura. Aveva caldo, caldissimo. Sentiva distintamente il sesso dell’uomo premuto contro la sua femminilità e quel contatto era qualcosa di indescrivibile. Sentì un istinto primordiale che le diceva di muovere il bacino quel tanto che bastava a creare una piacevole frizione. Sospirò di piacere, continuando a muoversi e sorrise estasiata quando sentì l’uomo gemere a quel contatto e stringerle forte le natiche.
 
Quello che successe dopo non fu mai ben chiaro nella mente di Hermione; Un momento prima era seduta a cavalcioni su Piton e il momento dopo era completamente nuda, sdraiata sul letto con l’uomo, anche lui completamente nudo, intento a baciarle l’interno coscia. Gemette più forte quando lo sentì avvicinarsi piano verso la sua femminilità. Hermione si vergognò dei pensieri che stava facendo, ma l’unica cosa che riusciva a pensare era di volere la sua bocca lì, dove era più calda. Allargò un po’ di più le gambe, afferrando i capelli del professore con una mano. Severus intuì facilmente quello che voleva e finalmente l’accontentò, posando un live bacio sul suo clitoride gonfio. Leccò piano, penetrandola con la lingua, dolcemente. Hermione si arcò, fuori controllo.
- S-severus…-
Si staccò soddisfatto, sorridendo lievemente. Sentire il suo nome detto da lei, vederla contorcersi sotto le sue carezze, tendersi al suo tocco, solo questo sarebbe bastato a farlo venire ma non poteva deludere la giovane donna sotto di lui. Risalì sdraiandosi su di lei. Il contatto con la sua pelle surriscaldata gli fece vedere nero per un secondo. Hermione allacciò prontamente le gambe ai suoi fianchi, accarezzandogli lentamente le spalle.
Era pronta per lui. Non c’era più nulla che potesse impedirgli di farla sua questa volta. La guardò fissa negli occhi, chiedendole il permesso. Hermione annuì lievemente. Severus si sistemò meglio tra le gambe della ragazza posandole un lieve bacio sulla fronte. Voleva rassicurarla. Sarebbe andato tutto bene. Entrò in lei deciso. Hermione trattene il fiato, serrando con forza la spalla dell’uomo. Ginny non le aveva mai detto che faceva così male, per Merlino. Chiuse gli occhi sentendo qualche lacrima colarle sulle guance.
Severus rimase immobile dentro di lei. Asciugò con il pollice le lacrime che le erano sfuggite aspettando di sentirla rilassarsi. Cominciò a muoversi piano, non poteva farne a meno.
- Hermione guardami- ordinò Severus, aumentando la velocità delle spinte. La ragazza fece come le era stato ordinato, incatenando i suoi occhi con quelli scuri e profondi di lui. Dopo un iniziale dolore, qualcosa stava cambiando. Sentiva un calore nuovo montarle dentro e cominciò a rispondere alle sue spinte muovendo il bacino. Questo diede un incentivo a Severus che rese i suoi movimenti più forti e veloci. Hermione, ormai fuori da ogni controllo, gemeva sonoramente. Le bastarono solo poche spinte per farla arrivare al culmine del piacere seguita a sua volta da Piton che si accasciò tremante su lei, seppellendo il viso nell’incavo della sua spalla.
Rotolò di fianco per non schiacciarla con il suo peso, avvicinandola istintivamente a se.
Severus era senza parole. Aveva appena fatto l’amore per la prima volta nella sua vita. Non del semplice sesso, quello lo aveva fatto più volte con donne di cui non ricordava nemmeno il viso. No, questa volta era diverso.
“ Adesso sei mia”.
Non riusciva a smettere di pensarlo vedendola scarmigliata e arrossata dopo che lui, si proprio lui, le aveva fatto provare piacere. Le accarezzò piano i capelli, stringendola di più a lui.
 
Hermione dal canto suo non riusciva a fare molto. Sorrideva e basta, stanca come poche volte era stata in vita sua. Sapeva di non potersi fermare lì con lui. Lestat sarebbe arrivato presto. “Chiudo gli occhi cinque minuti e poi tornerò alla vita reale” pensò sentendo su di se la freschezza del lenzuolo che il suo amato professore aveva appena tirato su per coprirli. Si rannicchiò meglio contro il suo ampio petto, felice.
Le palpebre erano pesanti e l’oblio la stava chiamando a sè. In quel dormiveglia le sembrò di sentire Piton dire qualcosa che somigliava vagamente a un “Ti amo”.
“Sto già sognando? Probabilmente si” pensò.
Sorrise comunque, al momento aveva tutto ciò che desiderava di più ed era questo l’importante.
 

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