Alla ricerca del Pyramidion perduto

di sakura_87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi dolorosi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Saku's Space

Eccomi qui di nuovo con questa storia, rivista e corretta. L'avevo iniziata a pubblicare in inverno, ma poi un po' per problemi un po' perchè non ero del tutto convinta dello sviluppo che prendeva, avevo interrotto con l'intenzione di sistemare le cose. E adesso eccomi qui. Nuovo titolo, nuova trama. Questo prologo e il prossimo capitolo, comunque, rimarranno sostanzialmente invariati, a parte qualche piccola correzione qua e là, qualche aggiustatina. Insomma, dato che non accadeva ancora nulla di fondamentale per la trama, non li ho quasi per nulla toccati.
Adesso ad ogni modo vi lascio alla lettura. =)






PROLOGO



I pochi avventori che a quell’ora della mattina consumavano la loro classica colazione fatta di cappuccino e cornetto rimanevano silenziosi sui loro sgabelli o ai tavolini.
Il freddo pungente di una bella giornata invernale si insinuava fino alle ossa di chi si trovava fuori dai locali.
Un baluginio violetto in mezzo a un indistinto flusso di ricci al vento.
Un respiro affannoso per una corsa a perdifiato.
La strada solitaria di una città millenaria scorreva sotto i suoi piedi.
E un solo, assillante, pensiero le girava in testa:
“Sono in ritardo, in ritardassimo!”
Era l’unica cosa che riusciva a pensare mentre cercava di raggiungere in tempo l’aula di lezione dell’università. Non ce l’avrebbe mai fatta, ne era consapevole, ma sperava nell’ennesimo, cronico ritardo di tutte le persone appartenenti alla categoria “professori universitari”. In caso contrario temeva che sarebbe sprofondata sotto uno sguardo accusatorio che difficilmente avrebbe potuto sostenere. Soprattutto lei, studiosa serissima, mai assente e mai in ritardo! Era la prima lezione di quel semestre e ci teneva a fare buona impressione sulla nuova insegnante che si sarebbe trovata davanti.
Inciampò in una buca del marciapiede, ma riuscì a non cadere e a ricominciare a correre, e correre, e correre, finché quasi non superò il portone d’ingresso, inchiodando e lanciandosi all’interno dell’edificio.
Salì correndo anche le scale e notò che la porta dell’aula era ancora aperta, segno che l’insegnante ancora non c’era.
Tirò un sospiro di sollievo, ma alla vista degli studenti seduti in quella stanza si rese conto di averlo fatto troppo presto. No, non era colpa di tutto il gruppo di studenti che in quel momento si stava chiedendo come sarebbe stato il nuovo corso. Era colpa solo di una chioma bionda, troppo bionda, che riluceva in modo strano in quell’ambiente.
Pensò immediatamente ad uno scherzo dell’immaginazione, solo una somiglianza scambiata per altro. Ma si sbagliava. E se ne rese conto quando la testa a cui quella chioma bionda apparteneva si girò nella sua direzione e incontrò due occhi del colore del ghiaccio.
Le sorrise. O meglio rivolse verso di lei un ghigno che del sorriso poteva essere solo una brutta copia. Ma lei ne era consapevole: quel ragazzo non sapeva sorridere.
Miriadi di ricordi la invasero. Alcuni piacevoli, come la memoria di un pugno che le aveva dato molta soddisfazione. Altri invece, la maggior parte per essere esatti, non fecero altro che aumentare a dismisura il suo malumore.
Un lampo di tristezza le attraversò gli occhi, ma fu solo una frazione di secondo. Non poteva farlo notare a lui, a quel ragazzo che la fissava con aria di sfida. E allora si riscosse e cercò di andare verso le prime file, dove molte sedie erano ancora libere, quando una voce che per anni non aveva più sentito, ma che non aveva certo dimenticato, la fermò.
“Sempre la solita secchiona, vero, Mezzosangue?”
Un malcelato disprezzo trapelava da quell’ultimo termine. Sempre. Sempre le avrebbe rinfacciato quella sua caratteristica. E lei sempre gli avrebbe dimostrato di essere più in gamba di lui. In ogni campo.
Tentò di ignorarlo, ma il brivido che le aveva percorso la schiena al sentire quel tono che nei suoi ricordi era rimasto anche troppo vivo, non era di certo sfuggito al suo interlocutore, che rise sommessamente.
Con uno sguardo di fuoco si voltò verso di lui, fermandosi giusto in tempo, prima di tirare fuori la sua bacchetta. Cambiò direzione e si diresse con passo deciso verso di lui, fino ad arrivare alla sedia accanto. Si sedette per essergli più vicina e sussurrargli una frase all’orecchio con tutto l’odio che riuscì a metterci.
“Ringrazia che siamo nel mio mondo e non posso lanciarti nessuna fattura, altrimenti a quest’ora non so come ti troveresti, Malfoy.”
“Oh, allora non ti sei dimenticata di me!” esclamò lui con ironia.
“Cosa ci fai qui?” tagliò corto lei.
Era strano. Draco Malfoy, purosangue e anti-babbani per eccellenza, si trovava in quell’aula di un’università babbana, piena di studenti babbani, tranquillamente seduto in attesa dell’inizio di una lezione.
“Oh, Granger. Eppure tutti erano convinti che eri la più intelligente strega mai nata! Penso che molti si dovranno ricredere dopo questa tua domanda.”
Lei lo guardò torva e in quel momento lui notò il leggero trucco violetto sulle sue palpebre. Credeva che fosse talmente bigotta da non conoscere nemmeno come si usavano i trucchi!
Stava forse pensando che la ragazza fosse quasi carina? Mai! Lui non l’avrebbe mai pensato. Anzi, si era ripromesso di non pensarlo mai più dopo quell’ultima disastrosa volta in cui si erano visti.
Improvvisamente quello sguardo indagatore lo riportò alla realtà.
“Seguo le lezioni come te.”
Hermione non ne sembrava molto convinta.
“Segui lezioni di archeologia in un’università babbana? Mi dispiace ma non ti credo. Te lo chiederò un’altra volta, Malfoy, gradirei che la smettessi di prendermi in giro e mi dicessi la verità. Cosa ci fai qui?”
 

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Capitolo 2
*** Ricordi dolorosi ***


RICORDI DOLOROSI

 

I due ragazzi continuavano a guardarsi in cagnesco. Se qualche mago fosse passato di lì in quel momento avrebbe scommesso di veder scoppiare un duello da un momento all’altro. Ma entrambi ebbero il buon senso di evitare di tirare fuori le loro bacchette, anche se la voglia era molto forte.
La colonna sonora era formata da un acceso brusio di sottofondo che non accennava a diminuire, segno anche ancora l’insegnate non aveva fatto il proprio ingresso.
- Ti decidi o no?
Hermione sembrava infastidita, nervosa, seccata dalla presenza di quel ragazzo arrivato dritto dal suo passato. Un passato che voleva dimenticare, cancellare, ignorare, o almeno superare. Ma che a quanto pareva continuava a perseguitarla in tutti i modi.
- Sto ancora aspettando una risposta.
- E continuerai ad aspettare, Granger. Non devo, e tantomeno voglio rendere conto a te di quello che faccio. Sono qui per motivi miei che non ti riguardano minimante.
Gli occhi di lui si fissarono in quelli della ragazza, la quale vi scorse un leggero lampo. O aveva solo voluto scorgerlo?
Subito cercò di cancellare dalla mente quell’immagine che si era appena formata. Non era assolutamente possibile. La sua fantasia le stava giocando un bruttissimo scherzo.
Cercò di abbassare lo sguardo e i suoi occhi si fermarono nel punto in cui il primo bottone della camicia avrebbe dovuto nascondere la pelle. Avrebbe se fosse stato chiuso. E invece non lo era. E fu così che lo notò. Un segno sulla pelle bianca del ragazzo. Una cicatrice. Residuo di una brutta ustione di alcuni anni prima. Quattro anni e tre mesi per essere più esatti.
E il suo cuore mancò un battito. Non l’aveva cancellata. Avrebbe potuto. Ormai con la magia era relativamente semplice una cosa del genere. Tanto più che era molto poco esteso come danno. I nuovi incantesimi curativi scoperti recentemente avrebbero potuto cancellare anche la famosa cicatrice a forma di saetta sulla fronte del ragazzo che aveva sconfitto per la seconda volta Voldemort. Eppure l’aveva tenuta. La sua iniziale. L’H impressa a fuoco sulla sua pelle, lui l’aveva tenuta. Un monito a non mischiarsi mai con una mezzosangue? Un ricordo di un periodo felice?
Draco Malfoy si accorse di dove puntava lo sguardo della ragazza e si affrettò a chiudere il colletto della camicia là dove per sbaglio era rimasto aperto a mostrare ciò che lei non avrebbe mai dovuto vedere.
- Vatti a sedere, secchiona. Sta entrando il prof.
Lei non ebbe tempo di andare a cercare un posto libero. L’aula era ormai piena. E fu costretta a sedersi accanto a Malfoy.
L’uomo, basso, grasso, con i baffi, andò dritto alla cattedra ed iniziò a spiegare la metodologia dello scavo archeologico. Partiva dalle basi, dalla definizione di scavo. Ma Hermione non seguiva. Non prendeva appunti. Con la testa era completamente assente, fuori da quell’aula stantia. Nella sua mente vorticavano ricordi di un’estate ormai passata. Un’estate felice. E di una catastrofe. Evitabile? Forse. Ma solo tornando indietro nel tempo si sarebbe potuto cambiare qualcosa. E di gira tempo lei non voleva più saperne.
 
Dopo l’ultimo anno di scuola, quando finalmente sembrava che tutti potessero andare d’accordo, o almeno sforzarsi di fare un tentativo, quando sembrava che gli uomini importanti della sua vita avessero smesso di cercare di uccidersi a vicenda, avevano passato un’estate fantastica. Sole, mare, risate, gioia. Era tutto perfetto.
Con l’autunno avevano dovuto fare delle scelte importanti. Draco e Ron erano entrati nel corpo degli Auror, raggiungendo Harry. Hermione e il suo biondo ragazzo avevano deciso di convivere. Spesso la sera cenavano tutti insieme, a volte a casa loro, a volte da Harry, spesso alla Tana per far contenta Molly che temeva non mangiassero mai abbastanza.
Il tempo sembrava scorrere felice. Finché una sera, dopo una delle prime missioni dai Auror degli ultimi due entrati, Draco rientrò coperto di sangue.
- Cos’è successo? – era riuscita a domandare con un filo di voce Hermione.
- Pincher…
Quel tono. Un tono che non ammetteva equivoci. Un tono carico di tristezza e frustrazione. Non aveva dovuto aggiungere altro. Era una delle reclute che aveva fatto l’addestramento insieme a lui e Ron. Avevano legato molto. E adesso…
Hermione non riusciva neanche a pensarci. Scoppiò in lacrime.
- Io sto bene. Pel di carota sta bene. E lo Sfregiato nemmeno era con noi!
Aveva cercato di tirarle su il morale, ma era stato tutto inutile. Lei continuava a piangere in silenzio, pensando che alla prossima missione sarebbe potuto toccare al suo Draco, o a Ron, o ancora a Harry. Non poteva succedere.
- No, non deve succedere.
Un sussurro. Niente più di questo. Una voce spezzata dall’ansia, dall’angoscia di poter sentire quel tono usato per nominare uno di loro.
Lui capì, cercò di confortarla. E poi litigarono. Non aveva intenzione di rimanere a compilare scartoffie tutto il giorno solo per evitare di essere ammazzato.
- Come se fosse poco! Mi sembra un bel gioco questo: buttiamo via la vita!
Non c’era stato verso di farla ragionare, era fuori di testa.
E avevano solo peggiorato la situazioni i continui tentativi di Draco di rimediare alla situazione. Furono giorni di stress, di ansia, di litigi, di nervi a pezzi per tutti.
Era finita male.
E da allora non si erano più rivisti.
 
Finché Hermione non aveva notato quei riflessi troppo biondi in un’aula di un’università babbana, proprio l’ultimo luogo dove pensava di poterlo vedere.
Cercava di sembrare attenta alla lezione, ma non ci riusciva. Con la coda dell’occhio lanciava sguardi di sfuggita al suo vicino. Sguardi che a lui non sfuggirono.
Con il suo ghigno sul viso che tanto lo distingueva ai tempi della scuola, anche Malfoy faticava a rimanere attento. La lezione gli sembrava troppo noiosa. A lui di archeologia non interessava davvero nulla! Eppure era costretto a starsene seduto lì, accanto alla Granger. Non l’avrebbe mai ammesso, questo è sicuro, ma non era rimasto impassibile alla sua vista. Nessuno l’aveva avvertito che l’avrebbe trovata lì. E da anni ormai non sapeva più che cosa facesse la ragazza. Ah, ma quel farabutto di Potter gliel’avrebbe pagata! Non aveva dubbi in proposito: l’aveva fatto apposta. Di certo lui sapeva che la sua migliore amica seguiva quei corsi. E lo spediva lì per una stupida missione.
Di sicuro gliene avrebbe dette quattro al suo rientro al Ministero.
Ma per il momento doveva sforzarsi di rimanere impassibile e sembrare attento alla lezione. Avrebbe poi chiesto gli appunti a qualcuno degli altri studenti per rendere più credibile la sua copertura.

 




Saku's space


Ciao a tutti! Anche questo capitolo è stato fondamentalmente uguale alla vecchia versione, quindi chi l'aveva già letto si sarà forse annoiato. Ma da adesso in poi la storia sarà nuova! Ho finalmente smosso la mia vena scrittoria e ho una trama ben strutturata, anche se non so dirvi ancora quanto sarà lunga. Ho solo la bozza degli avvenimenti, dipenderà da come poi si svilupperanno di volta in volta.
Per
il momento vi ringrazio di seguirmi, di avermi aggiunta tra i preferiti. E grazie a chiunque voglia comunque commentare! =)
Al prossimo capitolo!
 

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