Alla ricerca del Pyramidion perduto di sakura_87 (/viewuser.php?uid=50997)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi dolorosi ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Saku's
Space
Eccomi
qui di nuovo con questa storia, rivista e corretta. L'avevo iniziata a
pubblicare in inverno, ma poi un po' per problemi un po'
perchè non ero del tutto convinta dello sviluppo che
prendeva, avevo interrotto con l'intenzione di sistemare le cose. E
adesso eccomi qui. Nuovo titolo, nuova trama. Questo prologo e il
prossimo capitolo, comunque, rimarranno sostanzialmente invariati, a
parte qualche piccola correzione qua e là, qualche
aggiustatina. Insomma, dato che non accadeva ancora nulla di
fondamentale per la trama, non li ho quasi per nulla toccati.
Adesso
ad ogni modo vi lascio alla lettura. =)
PROLOGO
I
pochi avventori che a quell’ora della mattina
consumavano la loro classica colazione fatta di cappuccino e cornetto
rimanevano silenziosi sui loro sgabelli o ai tavolini.
Il freddo
pungente di una bella giornata invernale si
insinuava fino alle ossa di chi si trovava fuori dai locali.
Un baluginio
violetto in mezzo a un indistinto flusso
di ricci al vento.
Un respiro
affannoso per una corsa a perdifiato.
La strada
solitaria di una città millenaria scorreva
sotto i suoi piedi.
E un solo,
assillante, pensiero le girava in testa:
“Sono
in ritardo, in ritardassimo!”
Era
l’unica cosa che riusciva a pensare mentre cercava
di raggiungere in tempo l’aula di lezione
dell’università. Non ce l’avrebbe mai
fatta, ne era consapevole, ma sperava nell’ennesimo, cronico
ritardo di tutte
le persone appartenenti alla categoria “professori
universitari”. In caso
contrario temeva che sarebbe sprofondata sotto uno sguardo accusatorio
che
difficilmente avrebbe potuto sostenere. Soprattutto lei, studiosa
serissima,
mai assente e mai in ritardo! Era la prima lezione di quel semestre e
ci teneva
a fare buona impressione sulla nuova insegnante che si sarebbe trovata
davanti.
Inciampò
in una buca del marciapiede, ma riuscì a non
cadere e a ricominciare a correre, e correre, e correre,
finché quasi non
superò il portone d’ingresso, inchiodando e
lanciandosi all’interno
dell’edificio.
Salì
correndo anche le scale e notò che la porta
dell’aula era ancora aperta, segno che l’insegnante
ancora non c’era.
Tirò
un sospiro di sollievo, ma alla vista degli
studenti seduti in quella stanza si rese conto di averlo fatto troppo
presto.
No, non era colpa di tutto il gruppo di studenti che in quel momento si
stava
chiedendo come sarebbe stato il nuovo corso. Era colpa solo di una
chioma bionda,
troppo bionda, che riluceva in modo strano in quell’ambiente.
Pensò
immediatamente ad uno scherzo
dell’immaginazione, solo una somiglianza scambiata per altro.
Ma si sbagliava.
E se ne rese conto quando la testa a cui quella chioma bionda
apparteneva si
girò nella sua direzione e incontrò due occhi del
colore del ghiaccio.
Le sorrise. O
meglio rivolse verso di lei un ghigno
che del sorriso poteva essere solo una brutta copia. Ma lei ne era
consapevole:
quel ragazzo non sapeva sorridere.
Miriadi di
ricordi la invasero. Alcuni piacevoli, come
la memoria di un pugno che le aveva dato molta soddisfazione. Altri
invece, la
maggior parte per essere esatti, non fecero altro che aumentare a
dismisura il
suo malumore.
Un lampo di
tristezza le attraversò gli occhi, ma fu
solo una frazione di secondo. Non poteva farlo notare a lui, a quel
ragazzo che
la fissava con aria di sfida. E allora si riscosse e cercò
di andare verso le
prime file, dove molte sedie erano ancora libere, quando una voce che
per anni
non aveva più sentito, ma che non aveva certo dimenticato,
la fermò.
“Sempre
la solita secchiona, vero, Mezzosangue?”
Un malcelato
disprezzo trapelava da quell’ultimo
termine. Sempre. Sempre le avrebbe rinfacciato quella sua
caratteristica. E lei
sempre gli avrebbe dimostrato di essere più in gamba di lui.
In ogni campo.
Tentò
di ignorarlo, ma il brivido che le aveva
percorso la schiena al sentire quel tono che nei suoi ricordi era
rimasto anche
troppo vivo, non era di certo sfuggito al suo interlocutore, che rise
sommessamente.
Con uno sguardo
di fuoco si voltò verso di lui,
fermandosi giusto in tempo, prima di tirare fuori la sua bacchetta.
Cambiò
direzione e si diresse con passo deciso verso di lui, fino ad arrivare
alla
sedia accanto. Si sedette per essergli più vicina e
sussurrargli una frase
all’orecchio con tutto l’odio che riuscì
a metterci.
“Ringrazia
che siamo nel mio mondo e non posso
lanciarti nessuna fattura, altrimenti a
quest’ora non so come ti troveresti, Malfoy.”
“Oh,
allora non ti sei dimenticata di me!” esclamò lui
con ironia.
“Cosa
ci fai qui?” tagliò corto lei.
Era strano.
Draco Malfoy, purosangue e anti-babbani
per eccellenza, si trovava in quell’aula di
un’università babbana, piena di
studenti babbani, tranquillamente seduto in attesa
dell’inizio di una lezione.
“Oh,
Granger. Eppure tutti erano convinti che eri la
più intelligente strega mai nata! Penso che molti si
dovranno ricredere dopo
questa tua domanda.”
Lei lo
guardò torva e in quel momento lui notò il
leggero trucco violetto sulle sue palpebre. Credeva che fosse talmente
bigotta
da non conoscere nemmeno come si usavano i trucchi!
Stava forse
pensando che la ragazza fosse quasi
carina? Mai! Lui non l’avrebbe mai pensato. Anzi, si era
ripromesso di non
pensarlo mai più dopo quell’ultima disastrosa
volta in cui si erano visti.
Improvvisamente
quello sguardo indagatore lo riportò
alla realtà.
“Seguo
le lezioni come te.”
Hermione non ne
sembrava molto convinta.
“Segui
lezioni di archeologia in un’università
babbana? Mi dispiace ma non ti credo. Te lo chiederò
un’altra volta, Malfoy, gradirei
che la smettessi di prendermi in giro e mi dicessi la
verità. Cosa ci fai qui?”
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Capitolo 2 *** Ricordi dolorosi ***
RICORDI
DOLOROSI
I
due ragazzi continuavano a guardarsi in cagnesco. Se
qualche mago fosse passato di lì in quel momento avrebbe
scommesso di veder
scoppiare un duello da un momento all’altro. Ma entrambi
ebbero il buon senso
di evitare di tirare fuori le loro bacchette, anche se la voglia era
molto
forte.
La
colonna sonora era formata da un acceso brusio di
sottofondo che non accennava a diminuire, segno anche ancora
l’insegnate non
aveva fatto il proprio ingresso.
- Ti
decidi o no?
Hermione
sembrava infastidita, nervosa, seccata dalla
presenza di quel ragazzo arrivato dritto dal suo passato. Un passato
che voleva
dimenticare, cancellare, ignorare, o almeno superare. Ma che a quanto
pareva
continuava a perseguitarla in tutti i modi.
- Sto
ancora aspettando una risposta.
- E
continuerai ad aspettare, Granger. Non devo, e
tantomeno voglio rendere conto a te di quello che faccio. Sono qui per
motivi
miei che non ti riguardano minimante.
Gli
occhi di lui si fissarono in quelli della ragazza,
la quale vi scorse un leggero lampo. O aveva solo voluto scorgerlo?
Subito
cercò di cancellare dalla mente quell’immagine
che si era appena formata. Non era assolutamente possibile. La sua
fantasia le
stava giocando un bruttissimo scherzo.
Cercò
di abbassare lo sguardo e i suoi occhi si
fermarono nel punto in cui il primo bottone della camicia avrebbe
dovuto
nascondere la pelle. Avrebbe se fosse stato chiuso. E invece non lo
era. E fu così
che lo notò. Un segno sulla pelle bianca del ragazzo. Una
cicatrice. Residuo di
una brutta ustione di alcuni anni prima. Quattro anni e tre mesi per
essere più
esatti.
E il suo
cuore mancò un battito. Non l’aveva
cancellata. Avrebbe potuto. Ormai con la magia era relativamente
semplice una cosa
del genere. Tanto più che era molto poco esteso come danno.
I nuovi incantesimi
curativi scoperti recentemente avrebbero potuto cancellare anche la
famosa
cicatrice a forma di saetta sulla fronte del ragazzo che aveva
sconfitto per la
seconda volta Voldemort. Eppure l’aveva tenuta. La sua
iniziale. L’H impressa a
fuoco sulla sua pelle, lui l’aveva tenuta. Un monito a non
mischiarsi mai con
una mezzosangue? Un ricordo di un periodo felice?
Draco
Malfoy si accorse di dove puntava lo sguardo
della ragazza e si affrettò a chiudere il colletto della
camicia là dove per
sbaglio era rimasto aperto a mostrare ciò che lei non
avrebbe mai dovuto
vedere.
- Vatti
a sedere, secchiona. Sta entrando il prof.
Lei non
ebbe tempo di andare a cercare un posto
libero. L’aula era ormai piena. E fu costretta a sedersi
accanto a Malfoy.
L’uomo,
basso, grasso, con i baffi, andò dritto alla
cattedra ed iniziò a spiegare la metodologia dello scavo
archeologico. Partiva
dalle basi, dalla definizione di scavo. Ma Hermione non seguiva. Non
prendeva
appunti. Con la testa era completamente assente, fuori da
quell’aula stantia.
Nella sua mente vorticavano ricordi di un’estate ormai
passata. Un’estate
felice. E di una catastrofe. Evitabile? Forse. Ma solo tornando
indietro nel
tempo si sarebbe potuto cambiare qualcosa. E di gira tempo lei non
voleva più
saperne.
Dopo
l’ultimo anno di
scuola, quando finalmente sembrava che tutti potessero andare
d’accordo, o
almeno sforzarsi di fare un tentativo, quando sembrava che gli uomini
importanti della sua vita avessero smesso di cercare di uccidersi a
vicenda,
avevano passato un’estate fantastica. Sole, mare, risate,
gioia. Era tutto
perfetto.
Con
l’autunno avevano
dovuto fare delle scelte importanti. Draco e Ron erano entrati nel
corpo degli
Auror, raggiungendo Harry. Hermione e il suo biondo ragazzo avevano
deciso di
convivere. Spesso la sera cenavano tutti insieme, a volte a casa loro,
a volte
da Harry, spesso alla Tana per far contenta Molly che temeva non
mangiassero
mai abbastanza.
Il tempo
sembrava
scorrere felice. Finché una sera, dopo una delle prime
missioni dai Auror degli
ultimi due entrati, Draco rientrò coperto di sangue.
-
Cos’è successo? – era
riuscita a domandare con un filo di voce Hermione.
-
Pincher…
Quel tono. Un
tono che
non ammetteva equivoci. Un tono carico di tristezza e frustrazione. Non
aveva
dovuto aggiungere altro. Era una delle reclute che aveva fatto
l’addestramento
insieme a lui e Ron. Avevano legato molto. E adesso…
Hermione non
riusciva
neanche a pensarci. Scoppiò in lacrime.
- Io sto bene.
Pel di
carota sta bene. E lo Sfregiato nemmeno era con noi!
Aveva cercato di
tirarle su il morale, ma era stato tutto inutile. Lei continuava a
piangere in
silenzio, pensando che alla prossima missione sarebbe potuto toccare al
suo
Draco, o a Ron, o ancora a Harry. Non poteva succedere.
- No, non deve
succedere.
Un sussurro.
Niente più
di questo. Una voce spezzata dall’ansia,
dall’angoscia di poter sentire quel
tono usato per nominare uno di loro.
Lui
capì, cercò di
confortarla. E poi litigarono. Non aveva intenzione di rimanere a
compilare
scartoffie tutto il giorno solo per evitare di essere ammazzato.
- Come se fosse
poco!
Mi sembra un bel gioco questo: buttiamo via la vita!
Non
c’era stato verso
di farla ragionare, era fuori di testa.
E avevano solo
peggiorato la situazioni i continui tentativi di Draco di rimediare
alla
situazione. Furono giorni di stress, di ansia, di litigi, di nervi a
pezzi per
tutti.
Era finita male.
E da allora non
si
erano più rivisti.
Finché
Hermione non aveva notato quei riflessi troppo
biondi in un’aula di un’università
babbana, proprio l’ultimo luogo dove pensava
di poterlo vedere.
Cercava
di sembrare attenta alla lezione, ma non ci
riusciva. Con la coda dell’occhio lanciava sguardi di
sfuggita al suo vicino.
Sguardi che a lui non sfuggirono.
Con il
suo ghigno sul viso che tanto lo distingueva ai
tempi della scuola, anche Malfoy faticava a rimanere attento. La
lezione gli
sembrava troppo noiosa. A lui di archeologia non interessava davvero
nulla!
Eppure era costretto a starsene seduto lì, accanto alla
Granger. Non l’avrebbe
mai ammesso, questo è sicuro, ma non era rimasto impassibile
alla sua vista.
Nessuno l’aveva avvertito che l’avrebbe trovata
lì. E da anni ormai non sapeva
più che cosa facesse la ragazza. Ah, ma quel farabutto di
Potter gliel’avrebbe
pagata! Non aveva dubbi in proposito: l’aveva fatto apposta.
Di certo lui
sapeva che la sua migliore amica seguiva quei corsi. E lo spediva
lì per una
stupida missione.
Di
sicuro gliene avrebbe dette quattro al suo rientro
al Ministero.
Ma per
il momento doveva sforzarsi di rimanere
impassibile e sembrare attento alla lezione. Avrebbe poi chiesto gli
appunti a
qualcuno degli altri studenti per rendere più credibile la
sua copertura.
Saku's space
Ciao a tutti!
Anche questo capitolo è stato fondamentalmente uguale alla
vecchia versione, quindi chi l'aveva già letto si
sarà forse annoiato. Ma da adesso in poi la storia
sarà nuova! Ho finalmente smosso la mia vena scrittoria e ho
una trama ben strutturata, anche se non so dirvi ancora quanto
sarà lunga. Ho solo la bozza degli avvenimenti,
dipenderà da come poi si svilupperanno di volta in volta.
Per il momento vi ringrazio
di seguirmi, di avermi aggiunta tra i preferiti. E grazie a chiunque
voglia comunque commentare! =)
Al prossimo
capitolo!
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