Le gioconde serate italiche di Pinca (/viewuser.php?uid=9306)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese by Lovino Romano Vargas ***
Capitolo 2: *** Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e ***
Capitolo 1 *** La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese by Lovino Romano Vargas ***
italiche serate
- Le italiche disavventure.
-
-
- La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese
- by Lovino Romano Vargas
-
-
-
- Una telefonata, un’idea balorda e Lovino si trovò costretto
a pararsi a festa ed uscire per raggiungere il fratello davanti ad un
ristorante francese per passare una serata, a suo dire, glam.
- Feliciano era già lì, vestito con una bella camicia bianca e
i pantaloni neri, accunciulill accunciulill, che gli sorrideva.
- -Lovino, finalmente, dovevamo vederci alle 19 e 45, sono le
20 e 5….- gli fece notare Feliciano senza la minima ombra di impazienza.
- -Lascia stare, ho dovuto fare i calcoli per capire a che ora
dovevamo vederci!- gli rispose scorbutico, manco fosse stato lui ad aver aspettato
fuori al locale per venti minuti. –Santo cielo, potevi dirmelo che era alle
otto manco nu quarto! E poi, tanto così… si può sapere che significa ‘na serata
glem?-
- -Fashion! Ovvio!-
- I due si voltarono verso Cecilia, che con un passo salì sul marciapiede
e li prese a braccetto, trascinandoli dentro il ristorante francese. La Sicilia
riusciva ad entusiasmarsi con poco: conosceva si e no quattro parole in inglese
e pensava di saperlo parlare perfettamente, e per lei era un vanto!
- -Esatto!- concordò Feliciano accomodandosi al tavolo che
aveva prenotato apposta per una mezz’ora dopo l’appuntamento con i due fratelli,
ritardatari cronici. –Una serata con stile!-
- -E c’era bisogno di venire dal francese per passare una
serata con stile?- Lovino non riusciva proprio a risparmiarsi. L’idea di
passare la serata lì lo metteva di malumore. Non sopportava quel tizio sempre
col naso all’insù, snob e impettito, e soprattutto non sopportava quel posto
così… etichettoso! Aprì con impazienza il menù senza leggerlo nemmeno,
continuando a scrutare male il fratello di fronte, che invece sembrava felice e
a proprio agio.
- -A casa no, vero?-
- -Dai Romano, rilassati un po’!- gli disse Sicilia sfilandosi
la giacca nera. -Ogni tanto fa bene cambiare…-
- Ma Lovino rimase scioccato nel vedere quello che la sua cara
“sorellina” si fosse messa per… anzì, cosa non si fosse messa per quella serata
da passare nel ristorante di quel maniaco francese.
- -E tu così sei uscita di casa? Mettiti immediatamente la
giacca!- sibilò inviperito alla sorella che aveva il davanzale in bella mostra.
- -Che vuoi?- chiese seccata Cecilia.
- -Copriti!-
- -Scordatelo!-
- Lovino scioccato dalla faccia tosta e dalla risoluzione di
Cecilia decise di cercar manforte. -Feliciano, dille qualcosa!-
- Feliciano riemerse da dietro il menù e guardò la ragazza, che
orgogliosamente teneva il petto in fuori, e disse la sua.
- -Bella maglietta!-
- -Grazie!- rispose lei rivolgendo un sorriso fugace a
Feliciano per poi voltarsi male verso l’altro. –Vedi, così si fa, si apprezza!-
- Lovino non fece in tempo a rispondere che il francese
comparve alle sue spalle.
- -Come posso servirvi?- chiese con voce squillante
rivolgendosi alla scollatura della signorina.
- -Ciao fratellone!- lo salutò Feliciano attirando l’attenzione
del francese.
- Francis parve sorpreso, non si era nemmeno accorto degli
altri seduti alla tavolo, men che meno che fossero proprio Feliciano e Lovino.
- -Mio caro, ma che…- disse sorpreso accorgendosi del modo
truce in cui Lovino lo fissava.
- Allora se quelli erano Feliciano e Romano, ciò significava
che il decolté che stava fissando fino a pochi secondi prima era quello di….
- -Sicilia?- disse quasi schifato.
- -‘Francis!- lo salutò lei senza farci caso.
- Qualunque persona, maschio o femmina che fosse, agli occhi
di Francia riusciva ad assumere valenza di un potenziale partner sessuale, tranne
quella… cosa, quella tizzia che per un attimo non aveva riconosciuto perché troppo
distratto dalla sua peccaminosa scollatura era l’eccezione per eccellenza.
- -Tsk, ordinate per favore!- disse indignato, ignorandola e
prendendo le ordinazioni.
- Dopo un’ora e mezza di chiacchiere e di discussioni sulla
maglietta troppo scollata, Francis tornò portando il dolce.
- -Tutto ottimo Francis, come al solito!- disse Feliciano
mangiando una cucchiaiata del suo budino ai lamponi. –Complimenti.-
- -Grazie, mon cher!-
- -Mo non esageriamo però!- lo contraddisse Lovino, che aveva
già finito il suo budino al… non ancora stava cercando di capire il gusto, ma
era certo che si aggirasse tra il cocco e il mandarino. –Come al solito si, ma
addirittura ottimo!-
- Francis strabuzzò gli occhi incredulo, mentre Feliciano
sperava che fosse finita lì, altrimenti il fratellone Francia si sarebbe offeso
sicuramente e li avrebbe buttati fuori dal ristorante.
- Ma Sicilia annuì storcendo il naso delusa, pienamente d’accordo
con Lovino. -Come antipasto era un po’…-
- -Insipido.- completò Lovino senza peli sulla lingua.
- -Esatto, mi hai tolto le parole di bocca.-
- -E misero. L’antipasto deve stuzzicare, deve far pensare “questo
è solo l’inizio, devi vedere quello che arriva dopo!”.-
- -Devi mettere in mostra quello che hai.- aggiunse Cecilia
rivolgendosi a Francis per dargli consiglio.
- -Infatti, tu lo stai facendo fin troppo bene!- fu la
battutina immediata del fratello geloso che si guadagnò l’ennesima
occhiataccia.
- Francia oramai era allibito. Quei due cafoni stavano denigrando
la sua cucina, la cucina migliore del mondo?
- -Però puoi sempre rifarti col primo e il secondo.- continuò
Cecilia per consolarlo. -L’unica cosa che non devi assolutamente sbagliare è il
dolce, mi raccomando, su quello non transigo, ci tengo. Se non sei capace di
fare quello allora…-
- -Veramente… quello non era l’antipasto.- fece finalmente
presente Feliciano, già sapendo come sarebbe finita quella serata. A questo
fece seguito un silenzio imbarazzante tra l’Italia del sud e la Sicilia, che si
scambiarono uno sguardo come a cercare una soluzione per riuscire a svincolarsi
da quella figura di merda appena fatta.
- -Questa era la cena?- chiese Lovino incredulo. Ma gli aveva
servito due piatti un po’ sporchi di salsa e con quattro fiori sparsi su, come
poteva considerarsi cena quella?
- -Oh, mi dispiace.- Cecilia si voltò verso Francis, ancora
sotto shock probabilmente, e gli poggiò una mano sulla spalla. -Ma vedrai che
migliorerai col tempo. E imparerai anche a fare delle porzioni decenti, non ti
preoccupare!-
- -E quello era il dolce?- continuò incredulo Lovino guardando
il proprio piatto appena sporco a centro.
- Quella fu l’illuminazione massima per Sicilia, molto
probabilmente, perché appena si rese conto che quello che gli aveva servito era
veramente il “dolce”, la sua espressione compassionevole mutò in una fredda e
dura.
- -Bene, arrivederci!- disse solamente afferrando la giacca e
andandosene. Feliciano si alzò seccato e la seguì sperando di farla ragionare.
- A quel punto pure Lovino si alzò per seguire i fratello.
- -Se vuoi un consiglio,- disse a Francis, oramai tremante di
rabbia, sistemandosi il collo della giacca. -cambia mestiere. Non fa per te,
fidati, te lo dico io che ne capisco: cambia mes….
- -FUORI!- Francis urlò così forte che Lovino corse fuori al
locale spaventato.
- La porta sbatté alle spalle dei tre italiani accompagnata da
un “non fatevi mai più rivedere qui” che demoralizzò Feliciano al quale piaceva
un sacco la cucina del fratellone francese.
- Dopo un attimo di silenzio, Lovino prese in mano la
situazione.
- -Bene! Ordiniamo le pizze da me?-
- -Si, e poi si va da me a prendere il gelato!-
- -Non è estate.-
- -E che c’entra? Il gelato mica si prende solo d’estate!-
- Feliciano sospirò affranto. Forse era troppo pretendere che
quei due capissero una finezza come la cucina francese. Quanto avrebbe voluto
due fratelli con cui guardare film d’autore europei, che comprendessero la
bellezza delle filosofie orientali e il gusto elegante della danza classica. Insomma,
tue tipi intellettuali col quale fare due chiacchiere e condividere interessi
un po’ più elevati del solito.
- -We, ma che stai a fa’?- Lovino lo stava chiamando, era
qualche passo più un là, mentre Cecilia era già corsa avanti.
- Lovino tornò indietro e gli passò un braccio intorno alle
spalle trascinandolo con se verso la strada di casa. –Dai non prendertela!- gli
disse sorridendo e stringendolo nel suo abbraccio. –Quel francese ha bisogno di
qualcuno ogni tanto che ridimensioni un bel po’ il suo ego spropositato!
Allora, wurstel e patatine la pizza?-
- -Sì… ma come fai a sapere…-
- -Piccirì, sei il mio fratellino, so quale è la tua pizza
preferita!-
- Feliciano si zittì immediatamente perché, pensandoci bene,
lui non aveva idea di quale fosse invece la pizza preferita di Romano.
- -E poi solo e creature prendono wurstel e patatine!- disse scompigliandogli
i capelli con un gesto affettuoso della mano.
- -Che?- chiese lui senza capire, ma Lovino corse avanti
lasciandolo indietro, e a lui non restò che inseguirlo per la strada. –Aspetta,
che hai detto!-
- -O sce’, muoviti!- gli disse, ma con un balzo Feliciano
riuscì a raggiungerlo e a saltargli sulla schiena a cavalluccio e gli strinse le
braccia intorno al collo, ridendo forte, come non avrebbe potuto fare in nessun
museo, ristorante altolocato o teatro di nessuna altra parte del mondo.
- Per Feliciano giocare con suo fratello era la cosa più bella
del mondo!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- Salve! Ecco, l’idea è partita sentendo che la cucina
francese è la migliore al mondo. Incommensurabile, gigantesca, grande cazzata! Quindi
ho voluto demolire la convinzione di Francia, whahahah me perfidamente
soddisfatta, anche se la storia fa cagare.
- Invece la parte finale mi è venuta credo perché mi mancano i
miei fratelli T_T, soprattutto il mio di fratellone che non vedo da mesi.
- Questa cagata è un episodio della serie “Italiche disavventure:
le gioconde serate italiche”.
- Ok, ora che ho di nuovo fatto le due posso andare a dormire.
-
- Piccirì o piccirillo: piccolo
- E creature: i bambini
-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e ***
serate italiche
- Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per
apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un
sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e i
quaranta ladroni
-
-
- -Cinema a casa mia stasera?-
- Altra geniale idea di Feliciano, che ogni sabato sera ci
teneva a coinvolgerli in qualcosa. Poco importava se Romano aveva appena
smontato da lavoro, tanto Feliciano non lavorava il sabato, e poi Romano non si
lamentava per la stanchezza, ma per le sue stramberie appunto. Anche Cecilia
aveva da ridire, preferiva andare a ballare, fare cose semplici insomma, e
Feliciano non era mai semplice…. Mai!
- Si metteva proprio d’impegno a preparare tutto il più
piccolo della famiglia, fino al più piccolo particolare per ricreare un
qualcosa di sofisticato, e la cena al ristorante di Francis non gli aveva
insegnato granché. Infatti per quella sera aveva ordinato giapponese, affittato
una decina di film, illuminato la stanza con la luce soffusa delle candele al
profumo fiori di loto e, non per esagerare, ma ci aveva messo un’ora e mezzo
per posizionare i cuscini sul divano in modo perfetto.
- Non aveva considerato che suo fratello, una volta arrivato,
si sarebbe buttato sul divano senza dargli una minima occhiata e avrebbe
arraffato tutti i cuscini per abbracciarli. Romano in affetti aveva questo
strano sesto senso nel riuscire a individuare le cose da mettere in disordine
senza nemmeno accorgersene.
- Feliciano ovviamente era rimasto ammutolito anche perché
appena arrivò Cecilia, pure la cena giapponese perfettamente organizzata sul tavolino
da salotto di fronte al televisore fu saccheggiato.
- -Ma queste cose si assaporano, non si mangiano tipo
spuntini!-
- -Questa è la scusa che si usa per far passare uno spuntino
per una cena!- lo gelò Cecilia seduta accanto a Romano, più che convinta che il
fratellino fosse un fesso e che si facesse fregare sempre da chiunque, e non
poche volte le era capitato di sorprendere proprio Romano a rigirarselo come un
allocco.
- -Allora, i virim sti film o no?- fece spazientito Romano. In
verità lui aveva fatto uno spuntino da Gennaro, il pizzaiolo sotto casa sua,
prima di andare da suo fratello perché aveva già un vago sospetto che gli
avrebbe rifilato la solita cucina esotica da strapazzo.
- -Ecco, ecco…- Feliciano inserì il primo dvd nel lettore e
spense le luci.
- Certo però non si sarebbe mai aspettato che quel gesto
l’avrebbe ripetuto almeno una decina di volte quella sera. Difatti, dieci
minuti dopo, il tempo che il film si avviasse, che Romano iniziò a sbuffare
impaziente, per non parlare del disappunto di Sicilia.
- Feliciano sprofondò nel divano pronto alle critiche.
–Allora, cosa ha che non va?-
- -È francese.- spiegò semplicemente Romano.
- Feliciano guardò il ragazzo adolescente appoggiato ad un
lampione che fumava inquadrato da almeno da tre minuti. –Lo so… è uno dei
maggiori registi francesi! Le sue inquadra…-
- -Senti potrà essere pure famoso, ma i francesi non sono
capaci di fare film! L’ho capito subito che era francese perché so tutti
uguali!-
- -Ma cosa ne capisci tu di film?- chiese punto Feliciano.
- -Tutto è grigio, gli attori non sanno recitare e le storie
sono scialbe proprio come quel coglione di Francis!- sentenziò Romano senza
voler sapere altro. –Solo perché quello è così dannatamente convinto di essere
il migliore tanto da convincere tutti non vuol dire che è bravo veramente!
Adesso alzati stupido credulone e metti un film decente e che non mi deprimi!-
- E Feliciano si dovette alzare. Accese le luci, tolse il dvd,
mise l’altro, spense le luci e corse sul divano.
- -Pearl Harbor?- chiese ancora Romano. –Non ti avevo detto che
non volevo deprimermi? Questi americani poi, riescono credono che ogni scemenza
che gli capiti sia epica!-
- E di nuovo, alzarsi, accendere la luce, togliere e mettere
un dvd, spegnere la luce e correre sul divano.
- Al nuovo film Romano parve rilassarsi. Aveva finalmente
fatto centro Feliciano, dopo tutto era un film spagnolo. Divertente e con una
trama tragicomica. Sembrava proprio il film perfetto.
- Erano oramai arrivati a metà però che la luce si accese.
Tanto i due fratelli erano assorti nel vedere il procedere della storia che non
si accorsero nemmeno dell’improvviso malumore e insofferenza che avevano
portato addirittura Cecilia ad alzarsi.
- -Che succede?- chiesero i due voltandosi verso di lei
alquanto sorpresi. –Qualcosa non va?-
- -È di Antonio, vero?- chiese avvicinandosi al lettore dvd e
afferrando la custodia del film per leggerne il regista e gli attori. Come
sospettava, era di Antonio!
- -Si, ma perché?- chiese Feliciano, senza capire la stizza di
Cecilia.
- -Veramente?- disse Romano sorpreso. –Niente male, non me lo
sarei mai aspettato da lui…- ma Cecilia lo fulminò con uno sguardo.
- -Niente male dici? Sarà ma non è mai stato in grado di
recitare!-
- -Ma non è vero!- protestò Feliciano.
- -Se lo fosse non gesticolerebbe come un forsennato, non
trovi? È snervante…- e non era stato solo questo a darle i nervi, ma la faccia
di Romano mentre guardava il film. Avrebbe voluto urlargli contro i peggiori
insulti, sempre a pensare a Spagna stava quell’idiota, con lei seduta accanto
per di più!
- -E certe trame così patetiche, incroci di situazioni assurde
e irreali! Ecco da chi hanno preso i latinoamericani!- continuò a brontolare
lanciando in testa la custodia a Feliciano e buttandosi di malumore sul divano.
- -Scusa, non pensavo che ti stesse antipatico Antonio!- disse
Feliciano alzandosi per cambiare film.
- -A me non sta antipatico! Sono solo oggettiva!- rispose
isterica Cecilia punta da quel commento, arrossendo.
- Mise Tony Takitani, film giapponese. Riuscirono a parlare
per almeno mezz’ora quei due, facendogli domande su domande senza fargli
seguire niente, dopo perse a tal punto la pazienza che fu Feliciano stesso a
togliere quel film.
- “Ma quella non è la moglie?”, “ma quello chi è?”,
“assomiglia al generale Lee di Takeshi’s Castle…”, “ma perché non dicono una
parola? Sono venti minuti che è iniziato il film…”, “Ma quella non era morta?”,
“Ma è la madre della zia, della cugina della ex fidanzata del compagno di banco
generale Lee?”.
- Quando Cecilia iniziò a ronfare sulla spalla di Romano,
Feliciano decisi di cambiare bruscamente film, offeso manco fosse stato lui il
regista, a detta del primo.
- Seguì un film Polacco di una tristezza infinita, un film
coreano che fece la stessa fine di Tony Takitani, uno inglese che durò poco a
causa del suo umorismo sconcertante e della disgustosa ripresa nella sporca e
disordinatissima casa di Arthur, poi un altro film di Francis, uno indiano dove
cantavano e ballavano e che aveva scatenato le risate di tutti e tre, Feliciano
aveva dato fondo non solo ai dvd affittati, ma anche alla sua collezione
personale.
- Fu così che si ritrovò a tentare il tutto per tutto, tanto
peggio di così non poteva andare: non un solo film era riuscito ad incontrare i
loro gusti.
- Mise il film e attese ansioso, pronto alle peggiori delle
imprecazioni di Romano, ma sembrò andare bene. Cinque, dieci minuti… tre quarti
d’ora! Non ci poteva credere, forse sarebbero riusciti a vedere un film per
intero, e che film poi, anzi, per dirla meglio, di chi! Straordinario che
Romano non si lamentasse, sembrava così sereno che Feliciano rimase sorpreso e
non fece che fissarlo più che il televisore.
- Ad un certo punto, oramai a cinque minuti dalla fine Cecilia
sospirò e sorrise.
- -È proprio innamorato di te! Ha una visione idilliaca, ma
d’altronde Germania è morbosamente attaccato alla idealizzazione che anche la
realtà appare fantastica!-
- Feliciano si irrigidì, Romano tremò da capo a piedi.
- Germania innamorato di lui!?
- Germania aveva fatto quel film!?
- I due furono sconvolti da tali dichiarazioni che Cecilia
aveva fatto con disinvoltura.
- -È una realtà completamente idealizzata. Il film parla di
te, ma solo della parte che Germania ama. Il resto non lo riesce a vedere, tipo
il tuo odioso modo di fare da “sono meglio di voi terroni”, il tuo attaccamento
ai soldi, la tua lunatica freddezza…-
- Avrebbe continuato sicuramente per una buona mezz’oretta a
elencare i difetti del fratellino, se non fosse stato appunto per il citato
fratellino che le lanciò tutti i cuscini addosso e iniziò a inseguirla per la
casa, e Romano che si unì subito dopo che se la prese invece con Feliciano per
un groviglio di motivi che lo fecero infuriare talmente tanto che il piccolo di
casa dovette riparare nel bagno.
- E quante gliene disse Romano, e non solo a lui che intanto
piagnucolava mortificato nascosto nella doccia.
- Nel mentre, in Germania…
- -Ehi, fratellino, tutto bene?- chiese Gilbert ordinando
un’altra birra senza nemmeno sfiorare con lo sguardo la bella cameriera che
portava boccali e boccali di birra avanti e indietro per la locanda.
- Ludwig trasalì e si strofinò un orecchio con la mano ignaro.
–Si… mi fischiano solo un po’ le orecchie….-
- -Tu lavori troppo!- e detto questo gli diede una gran pacca
dietro la schiena che lo fece finire col naso nel boccale di birra. Inutile
dire che in cinque minuti riuscirono a farsi bandire da quella locanda per aver
scatenato una rissa.
- Tornando a casa di Feliciano, Romano stava elencando con
estrema chiarezza le sue perplessità riguardanti il film del tedesco.
- -… maledetto idiota! Lo tratti bene quando viene a trovarti,
eh?! E che faccia tosta farmi vedere il filmino delle vacanze! Vieni fuori, la
colpa è tua! Fuori dal bagno bastardo di un fratello….- e giù con epiteti
davvero indecenti da riportare in questa sede.
- Per sedare gli animi Cecilia dovette chiamare Antonio,
nonostante l’idea la infastidisse un po’. Certo, avrebbe potuto fregarsene, o
picchiare Romano, ma la porta del bagno non avrebbe retto abbastanza sui
cardini.
- E arrivato Antonio, con grande sorpresa dei due fratelli,
Romano si calmò, e Feliciano si convinse ad uscire dal suo rifugio nel bagno,
anche se già si era preparato una via di fuga dalla finestra e una corda fatta
con le asciugamani.
- -Allora miei piccolini, cosa vi è successo?- chiese Antonio
ai due che aveva fatto sedere uno di fianco all’altro sul divano.
- -‘O strunz, sa fa ancora col mangia patate!- esordì Romano
dando uno schiaffo dietro al collo a Feliciano che si rannicchiò ma non
demorse, diede contro al fratello con veemenza.
- -Non è vero! Io tratto bene tutti allo stesso modo!-
- E visto che i due rispesero a darsi contro, Antonio seguì i
loro discorsi con attenzione, fino a che accanto a lui non si sedette Sicilia,
a quel punto iniziò a provarci sfacciatamente.
- A lei non dispiacque, le piaceva Antonio, non lo tollerava
solo perché era gelosa del suo Romano, e questo glielo rendeva antipatico a
volte quando si trattava del napoletano.
- Ma Antonio era caliente, passionale e sempre più vicino, e
quegli occhi verdi e caldi… che scomparvero in un istante perché i suoi “cari”
fratellini avevano pensato bene di afferrarlo per la camicia e scuoterlo con
veemenza, urlandogli contro tante cose indefinite.
- Cecilia sbuffò seccata, Antonio venne mollato e tornò serio
come gli era stato intimato.
- -Allora ragazzi, qui la situazione è semplice- iniziò sistemandosi
la camicia spiegazzata –qui non c’entra niente Ludwig.- e di nuovo, qualcuno
sentì le orecchie fischiare –Il problema è nel vostro rapporto.-
- -È arrivato ‘o psicologo!- lo sbeffeggiò Romano.
- -Tu sei geloso perché sei convinto che tuo fratello tratta
tutti bene tranne te, e tu…- disse indicando Feliciano, imbronciato e a braccia
conserte –hai un modo di fare che a Romano non piace e che fraintende. Cercate
di capirvi ragazzi: Romano, lui tratta bene gli ospiti, ma tu non sei ospite,
sei suo fratello quindi si comporta naturalmente con te!-
- -Ma io lo tratto sempre bene quando viene da me!- fece
notare Romano.
- -Perché da te io ci vengo in vacanza! Lavoro, pago, quindi
pretendo di essere trattato bene!- fu la risposta acida di Feliciano.
- -Solo tu lavori, spilorcio? Lo sai cosa ci puoi fare con i
suoi soldi? Li fai a cannolo e te li inf….-
- -Aaaaaaaa!-
- I tre si voltarono sorpresi verso Cecilia che volgeva loro
le spalle, ferma davanti la libreria. Nessuno sapeva il perché avesse urlato,
ma quando si voltò verso di loro, il suo sorriso beato li tranquillizzò.
- Si avvicinò e mostrò loro un dvd.
- -Vi prego, guardiamo questo!-
- -Totò: Ali Babà e i quaranta ladroni?- chiese Feliciano che
non si ricordava di avere un film del genere.
- -Ti prego!- lo supplicò lei.
- Tanto valeva allora accontentare almeno una persona per
quella serata disastrosa. Si alzò mentre gli altri si accomodavano e si
accovacciò davanti al televisore per sistemare l’ennesimo film.
- Aperta la custodia, un foglietto bianco cadde a terra. Lo raccolse
e lo lesse, mentre sistemava il dvd all’interno del lettore.
- Sembro uno scemo, ma
spero che ti faccia ridere almeno un po’
- Romano
- Alle sue spalle c’era un po’ di trambusto per dove si
dovesse sedere Antonio, ma alla fine vinse Cecilia che lo allontanò da Romano
così che, una volta avviato il film e tornato a sedersi, Feliciano si trovò il
posto vicino al fratello.
- Senza dire una parola si sedette, pensoso e imbarazzato.
Tutta la collera di prima era svanita a causa di quel foglietto. Quel film era
stato un regalo di suo fratello e lui se l’era completamente dimenticato.
- E intanto che lui si crogiolava nei sensi di colpa, gli
altri stavano dandosi battaglia, con Cecilia nel mezzo troppo felice di stare
attaccata al braccio del suo adorato Lovino e beata da quel film per fare caso
alle minacce che quest’ultimo rivolgeva ad Antonio perché a suo avviso era
troppo vicino a lei.
- -E tieni le mani ben in vista!- lo minacciò per l’ennesima
volta.
- Antonio non se lo fece ripetere, il burlone, e mise le mani
sul seno di Sicilia. Dopo tutto, più in vista di così!
- Quel gesto sfrontato fece scattare sull’attenti Romano, ma
tutta la sua ira si scaricò non appena un bacetto dolce e sincero gli fu posato
sulla guancia dal suo fratellino.
- -… scusa!- gli disse semplicemente, e poi sprofondò nel
divano per la vergogna.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- Ok, ennesima cazzatona, ma ancora non mi viene niente da
scrivere e non so come sbloccarmi. Che dirvi? intanto grazie per aver letto la prima storiella e grazie in particolar modo a lady shinigami, nihal e chiaki chan per aver lasciato un commento! Spero vi sia piaciuta questa
storiella senza senso e ricordate: non guardate mai “tony takitani”!
wahahahahahahah! *scappa saltellando e va a sbattere faccia a faccia con Gilbert
che stava facendo altrettanto*
-
-
-
-
-
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=718077
|