Le gioconde serate italiche

di Pinca
(/viewuser.php?uid=9306)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese by Lovino Romano Vargas ***
Capitolo 2: *** Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e ***



Capitolo 1
*** La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese by Lovino Romano Vargas ***


italiche serate
Le italiche disavventure.
 
 
La cucina francese fa glem: come ridurre lo spopositato ego di un cuoco francese 
by Lovino Romano Vargas
 
 
 
Una telefonata, un’idea balorda e Lovino si trovò costretto a pararsi a festa ed uscire per raggiungere il fratello davanti ad un ristorante francese per passare una serata, a suo dire, glam.
Feliciano era già lì, vestito con una bella camicia bianca e i pantaloni neri, accunciulill accunciulill, che gli sorrideva.
-Lovino, finalmente, dovevamo vederci alle 19 e 45, sono le 20 e 5….- gli fece notare Feliciano senza la minima ombra di impazienza.
-Lascia stare, ho dovuto fare i calcoli per capire a che ora dovevamo vederci!- gli rispose scorbutico, manco fosse stato lui ad aver aspettato fuori al locale per venti minuti. –Santo cielo, potevi dirmelo che era alle otto manco nu quarto! E poi, tanto così… si può sapere che significa ‘na serata glem?-
-Fashion! Ovvio!-
I due si voltarono verso Cecilia, che con un passo salì sul marciapiede e li prese a braccetto, trascinandoli dentro il ristorante francese. La Sicilia riusciva ad entusiasmarsi con poco: conosceva si e no quattro parole in inglese e pensava di saperlo parlare perfettamente, e per lei era un vanto!
-Esatto!- concordò Feliciano accomodandosi al tavolo che aveva prenotato apposta per una mezz’ora dopo l’appuntamento con i due fratelli, ritardatari cronici. –Una serata con stile!-
-E c’era bisogno di venire dal francese per passare una serata con stile?- Lovino non riusciva proprio a risparmiarsi. L’idea di passare la serata lì lo metteva di malumore. Non sopportava quel tizio sempre col naso all’insù, snob e impettito, e soprattutto non sopportava quel posto così… etichettoso! Aprì con impazienza il menù senza leggerlo nemmeno, continuando a scrutare male il fratello di fronte, che invece sembrava felice e a proprio agio.
-A casa no, vero?-
-Dai Romano, rilassati un po’!- gli disse Sicilia sfilandosi la giacca nera. -Ogni tanto fa bene cambiare…-
Ma Lovino rimase scioccato nel vedere quello che la sua cara “sorellina” si fosse messa per… anzì, cosa non si fosse messa per quella serata da passare nel ristorante di quel maniaco francese.
-E tu così sei uscita di casa? Mettiti immediatamente la giacca!- sibilò inviperito alla sorella che aveva il davanzale in bella mostra.
-Che vuoi?- chiese seccata Cecilia.
-Copriti!-
-Scordatelo!-
Lovino scioccato dalla faccia tosta e dalla risoluzione di Cecilia decise di cercar manforte. -Feliciano, dille qualcosa!-
Feliciano riemerse da dietro il menù e guardò la ragazza, che orgogliosamente teneva il petto in fuori, e disse la sua.
-Bella maglietta!-
-Grazie!- rispose lei rivolgendo un sorriso fugace a Feliciano per poi voltarsi male verso l’altro. –Vedi, così si fa, si apprezza!-
Lovino non fece in tempo a rispondere che il francese comparve alle sue spalle.
-Come posso servirvi?- chiese con voce squillante rivolgendosi alla scollatura della signorina.
-Ciao fratellone!- lo salutò Feliciano attirando l’attenzione del francese.
Francis parve sorpreso, non si era nemmeno accorto degli altri seduti alla tavolo, men che meno che fossero proprio Feliciano e Lovino.
-Mio caro, ma che…- disse sorpreso accorgendosi del modo truce in cui Lovino lo fissava.
Allora se quelli erano Feliciano e Romano, ciò significava che il decolté che stava fissando fino a pochi secondi prima era quello di….
-Sicilia?- disse quasi schifato.
-‘Francis!- lo salutò lei senza farci caso.
Qualunque persona, maschio o femmina che fosse, agli occhi di Francia riusciva ad assumere valenza di un potenziale partner sessuale, tranne quella… cosa, quella tizzia che per un attimo non aveva riconosciuto perché troppo distratto dalla sua peccaminosa scollatura era l’eccezione per eccellenza.
-Tsk, ordinate per favore!- disse indignato, ignorandola e prendendo le ordinazioni.
Dopo un’ora e mezza di chiacchiere e di discussioni sulla maglietta troppo scollata, Francis tornò portando il dolce.
-Tutto ottimo Francis, come al solito!- disse Feliciano mangiando una cucchiaiata del suo budino ai lamponi. –Complimenti.-
-Grazie, mon cher!-
-Mo non esageriamo però!- lo contraddisse Lovino, che aveva già finito il suo budino al… non ancora stava cercando di capire il gusto, ma era certo che si aggirasse tra il cocco e il mandarino. –Come al solito si, ma addirittura ottimo!-
Francis strabuzzò gli occhi incredulo, mentre Feliciano sperava che fosse finita lì, altrimenti il fratellone Francia si sarebbe offeso sicuramente e li avrebbe buttati fuori dal ristorante.
Ma Sicilia annuì storcendo il naso delusa, pienamente d’accordo con Lovino. -Come antipasto era un po’…-
-Insipido.- completò Lovino senza peli sulla lingua.
-Esatto, mi hai tolto le parole di bocca.-
-E misero. L’antipasto deve stuzzicare, deve far pensare “questo è solo l’inizio, devi vedere quello che arriva dopo!”.-
-Devi mettere in mostra quello che hai.- aggiunse Cecilia rivolgendosi a Francis per dargli consiglio.
-Infatti, tu lo stai facendo fin troppo bene!- fu la battutina immediata del fratello geloso che si guadagnò l’ennesima occhiataccia.
Francia oramai era allibito. Quei due cafoni stavano denigrando la sua cucina, la cucina migliore del mondo?
-Però puoi sempre rifarti col primo e il secondo.- continuò Cecilia per consolarlo. -L’unica cosa che non devi assolutamente sbagliare è il dolce, mi raccomando, su quello non transigo, ci tengo. Se non sei capace di fare quello allora…-
-Veramente… quello non era l’antipasto.- fece finalmente presente Feliciano, già sapendo come sarebbe finita quella serata. A questo fece seguito un silenzio imbarazzante tra l’Italia del sud e la Sicilia, che si scambiarono uno sguardo come a cercare una soluzione per riuscire a svincolarsi da quella figura di merda appena fatta.
-Questa era la cena?- chiese Lovino incredulo. Ma gli aveva servito due piatti un po’ sporchi di salsa e con quattro fiori sparsi su, come poteva considerarsi cena quella?
-Oh, mi dispiace.- Cecilia si voltò verso Francis, ancora sotto shock probabilmente, e gli poggiò una mano sulla spalla. -Ma vedrai che migliorerai col tempo. E imparerai anche a fare delle porzioni decenti, non ti preoccupare!-
-E quello era il dolce?- continuò incredulo Lovino guardando il proprio piatto appena sporco a centro.
Quella fu l’illuminazione massima per Sicilia, molto probabilmente, perché appena si rese conto che quello che gli aveva servito era veramente il “dolce”, la sua espressione compassionevole mutò in una fredda e dura.
-Bene, arrivederci!- disse solamente afferrando la giacca e andandosene. Feliciano si alzò seccato e la seguì sperando di farla ragionare.
A quel punto pure Lovino si alzò per seguire i fratello.
-Se vuoi un consiglio,- disse a Francis, oramai tremante di rabbia, sistemandosi il collo della giacca. -cambia mestiere. Non fa per te, fidati, te lo dico io che ne capisco: cambia mes….
-FUORI!- Francis urlò così forte che Lovino corse fuori al locale spaventato.
La porta sbatté alle spalle dei tre italiani accompagnata da un “non fatevi mai più rivedere qui” che demoralizzò Feliciano al quale piaceva un sacco la cucina del fratellone francese.  
Dopo un attimo di silenzio, Lovino prese in mano la situazione.
-Bene! Ordiniamo le pizze da me?-
-Si, e poi si va da me a prendere il gelato!-
-Non è estate.-
-E che c’entra? Il gelato mica si prende solo d’estate!-
Feliciano sospirò affranto. Forse era troppo pretendere che quei due capissero una finezza come la cucina francese. Quanto avrebbe voluto due fratelli con cui guardare film d’autore europei, che comprendessero la bellezza delle filosofie orientali e il gusto elegante della danza classica. Insomma, tue tipi intellettuali col quale fare due chiacchiere e condividere interessi un po’ più elevati del solito.
-We, ma che stai a fa’?- Lovino lo stava chiamando, era qualche passo più un là, mentre Cecilia era già corsa avanti.
Lovino tornò indietro e gli passò un braccio intorno alle spalle trascinandolo con se verso la strada di casa. –Dai non prendertela!- gli disse sorridendo e stringendolo nel suo abbraccio. –Quel francese ha bisogno di qualcuno ogni tanto che ridimensioni un bel po’ il suo ego spropositato! Allora, wurstel e patatine la pizza?-
-Sì… ma come fai a sapere…-
-Piccirì, sei il mio fratellino, so quale è la tua pizza preferita!-
Feliciano si zittì immediatamente perché, pensandoci bene, lui non aveva idea di quale fosse invece la pizza preferita di Romano.
-E poi solo e creature prendono wurstel e patatine!- disse scompigliandogli i capelli con un gesto affettuoso della mano.
-Che?- chiese lui senza capire, ma Lovino corse avanti lasciandolo indietro, e a lui non restò che inseguirlo per la strada. –Aspetta, che hai detto!-
-O sce’, muoviti!- gli disse, ma con un balzo Feliciano riuscì a raggiungerlo e a saltargli sulla schiena a cavalluccio e gli strinse le braccia intorno al collo, ridendo forte, come non avrebbe potuto fare in nessun museo, ristorante altolocato o teatro di nessuna altra parte del mondo.
Per Feliciano giocare con suo fratello era la cosa più bella del mondo!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve! Ecco, l’idea è partita sentendo che la cucina francese è la migliore al mondo. Incommensurabile, gigantesca, grande cazzata! Quindi ho voluto demolire la convinzione di Francia, whahahah me perfidamente soddisfatta, anche se la storia fa cagare.
Invece la parte finale mi è venuta credo perché mi mancano i miei fratelli T_T, soprattutto il mio di fratellone che non vedo da mesi. 
Questa cagata è un episodio della serie “Italiche disavventure: le gioconde serate italiche”. 
Ok, ora che ho di nuovo fatto le due posso andare a dormire.
 
Piccirì o piccirillo: piccolo
E creature: i bambini
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e ***


serate italiche
Come denigrare in una serata il cinema mondiale e finire per apprezzare l’inverosimile, per poi chiedere l’intervento di un sedicente/seducente psicologo improvvisato e concludere con Totò: Ali Babà e i quaranta ladroni
 
 
-Cinema a casa mia stasera?-
Altra geniale idea di Feliciano, che ogni sabato sera ci teneva a coinvolgerli in qualcosa. Poco importava se Romano aveva appena smontato da lavoro, tanto Feliciano non lavorava il sabato, e poi Romano non si lamentava per la stanchezza, ma per le sue stramberie appunto. Anche Cecilia aveva da ridire, preferiva andare a ballare, fare cose semplici insomma, e Feliciano non era mai semplice…. Mai!
Si metteva proprio d’impegno a preparare tutto il più piccolo della famiglia, fino al più piccolo particolare per ricreare un qualcosa di sofisticato, e la cena al ristorante di Francis non gli aveva insegnato granché. Infatti per quella sera aveva ordinato giapponese, affittato una decina di film, illuminato la stanza con la luce soffusa delle candele al profumo fiori di loto e, non per esagerare, ma ci aveva messo un’ora e mezzo per posizionare i cuscini sul divano in modo perfetto.
Non aveva considerato che suo fratello, una volta arrivato, si sarebbe buttato sul divano senza dargli una minima occhiata e avrebbe arraffato tutti i cuscini per abbracciarli. Romano in affetti aveva questo strano sesto senso nel riuscire a individuare le cose da mettere in disordine senza nemmeno accorgersene.
Feliciano ovviamente era rimasto ammutolito anche perché appena arrivò Cecilia, pure la cena giapponese perfettamente organizzata sul tavolino da salotto di fronte al televisore fu saccheggiato.
-Ma queste cose si assaporano, non si mangiano tipo spuntini!-
-Questa è la scusa che si usa per far passare uno spuntino per una cena!- lo gelò Cecilia seduta accanto a Romano, più che convinta che il fratellino fosse un fesso e che si facesse fregare sempre da chiunque, e non poche volte le era capitato di sorprendere proprio Romano a rigirarselo come un allocco.
-Allora, i virim sti film o no?- fece spazientito Romano. In verità lui aveva fatto uno spuntino da Gennaro, il pizzaiolo sotto casa sua, prima di andare da suo fratello perché aveva già un vago sospetto che gli avrebbe rifilato la solita cucina esotica da strapazzo.
-Ecco, ecco…- Feliciano inserì il primo dvd nel lettore e spense le luci.
Certo però non si sarebbe mai aspettato che quel gesto l’avrebbe ripetuto almeno una decina di volte quella sera. Difatti, dieci minuti dopo, il tempo che il film si avviasse, che Romano iniziò a sbuffare impaziente, per non parlare del disappunto di Sicilia.
Feliciano sprofondò nel divano pronto alle critiche. –Allora, cosa ha che non va?-
-È francese.- spiegò semplicemente Romano.
Feliciano guardò il ragazzo adolescente appoggiato ad un lampione che fumava inquadrato da almeno da tre minuti. –Lo so… è uno dei maggiori registi francesi! Le sue inquadra…-
-Senti potrà essere pure famoso, ma i francesi non sono capaci di fare film! L’ho capito subito che era francese perché so tutti uguali!-
-Ma cosa ne capisci tu di film?- chiese punto Feliciano.
-Tutto è grigio, gli attori non sanno recitare e le storie sono scialbe proprio come quel coglione di Francis!- sentenziò Romano senza voler sapere altro. –Solo perché quello è così dannatamente convinto di essere il migliore tanto da convincere tutti non vuol dire che è bravo veramente! Adesso alzati stupido credulone e metti un film decente e che non mi deprimi!-
E Feliciano si dovette alzare. Accese le luci, tolse il dvd, mise l’altro, spense le luci e corse sul divano.
-Pearl Harbor?- chiese ancora Romano. –Non ti avevo detto che non volevo deprimermi? Questi americani poi, riescono credono che ogni scemenza che gli capiti sia epica!-
E di nuovo, alzarsi, accendere la luce, togliere e mettere un dvd, spegnere la luce e correre sul divano.
Al nuovo film Romano parve rilassarsi. Aveva finalmente fatto centro Feliciano, dopo tutto era un film spagnolo. Divertente e con una trama tragicomica. Sembrava proprio il film perfetto.
Erano oramai arrivati a metà però che la luce si accese. Tanto i due fratelli erano assorti nel vedere il procedere della storia che non si accorsero nemmeno dell’improvviso malumore e insofferenza che avevano portato addirittura Cecilia ad alzarsi.
-Che succede?- chiesero i due voltandosi verso di lei alquanto sorpresi. –Qualcosa non va?-
-È di Antonio, vero?- chiese avvicinandosi al lettore dvd e afferrando la custodia del film per leggerne il regista e gli attori. Come sospettava, era di Antonio!
-Si, ma perché?- chiese Feliciano, senza capire la stizza di Cecilia.
-Veramente?- disse Romano sorpreso. –Niente male, non me lo sarei mai aspettato da lui…- ma Cecilia lo fulminò con uno sguardo.
-Niente male dici? Sarà ma non è mai stato in grado di recitare!-
-Ma non è vero!- protestò Feliciano.
-Se lo fosse non gesticolerebbe come un forsennato, non trovi? È snervante…- e non era stato solo questo a darle i nervi, ma la faccia di Romano mentre guardava il film. Avrebbe voluto urlargli contro i peggiori insulti, sempre a pensare a Spagna stava quell’idiota, con lei seduta accanto per di più!
-E certe trame così patetiche, incroci di situazioni assurde e irreali! Ecco da chi hanno preso i latinoamericani!- continuò a brontolare lanciando in testa la custodia a Feliciano e buttandosi di malumore sul divano.
-Scusa, non pensavo che ti stesse antipatico Antonio!- disse Feliciano alzandosi per cambiare film.
-A me non sta antipatico! Sono solo oggettiva!- rispose isterica Cecilia punta da quel commento, arrossendo.
Mise Tony Takitani, film giapponese. Riuscirono a parlare per almeno mezz’ora quei due, facendogli domande su domande senza fargli seguire niente, dopo perse a tal punto la pazienza che fu Feliciano stesso a togliere quel film.
“Ma quella non è la moglie?”, “ma quello chi è?”, “assomiglia al generale Lee di Takeshi’s Castle…”, “ma perché non dicono una parola? Sono venti minuti che è iniziato il film…”, “Ma quella non era morta?”, “Ma è la madre della zia, della cugina della ex fidanzata del compagno di banco generale Lee?”.
Quando Cecilia iniziò a ronfare sulla spalla di Romano, Feliciano decisi di cambiare bruscamente film, offeso manco fosse stato lui il regista, a detta del primo.
Seguì un film Polacco di una tristezza infinita, un film coreano che fece la stessa fine di Tony Takitani, uno inglese che durò poco a causa del suo umorismo sconcertante e della disgustosa ripresa nella sporca e disordinatissima casa di Arthur, poi un altro film di Francis, uno indiano dove cantavano e ballavano e che aveva scatenato le risate di tutti e tre, Feliciano aveva dato fondo non solo ai dvd affittati, ma anche alla sua collezione personale.
Fu così che si ritrovò a tentare il tutto per tutto, tanto peggio di così non poteva andare: non un solo film era riuscito ad incontrare i loro gusti.
Mise il film e attese ansioso, pronto alle peggiori delle imprecazioni di Romano, ma sembrò andare bene. Cinque, dieci minuti… tre quarti d’ora! Non ci poteva credere, forse sarebbero riusciti a vedere un film per intero, e che film poi, anzi, per dirla meglio, di chi! Straordinario che Romano non si lamentasse, sembrava così sereno che Feliciano rimase sorpreso e non fece che fissarlo più che il televisore.
Ad un certo punto, oramai a cinque minuti dalla fine Cecilia sospirò e sorrise.
-È proprio innamorato di te! Ha una visione idilliaca, ma d’altronde Germania è morbosamente attaccato alla idealizzazione che anche la realtà appare fantastica!-
Feliciano si irrigidì, Romano tremò da capo a piedi.
Germania innamorato di lui!?
Germania aveva fatto quel film!?
I due furono sconvolti da tali dichiarazioni che Cecilia aveva fatto con disinvoltura.
-È una realtà completamente idealizzata. Il film parla di te, ma solo della parte che Germania ama. Il resto non lo riesce a vedere, tipo il tuo odioso modo di fare da “sono meglio di voi terroni”, il tuo attaccamento ai soldi, la tua lunatica freddezza…-
Avrebbe continuato sicuramente per una buona mezz’oretta a elencare i difetti del fratellino, se non fosse stato appunto per il citato fratellino che le lanciò tutti i cuscini addosso e iniziò a inseguirla per la casa, e Romano che si unì subito dopo che se la prese invece con Feliciano per un groviglio di motivi che lo fecero infuriare talmente tanto che il piccolo di casa dovette riparare nel bagno.
E quante gliene disse Romano, e non solo a lui che intanto piagnucolava mortificato nascosto nella doccia.
Nel mentre, in Germania…
-Ehi, fratellino, tutto bene?- chiese Gilbert ordinando un’altra birra senza nemmeno sfiorare con lo sguardo la bella cameriera che portava boccali e boccali di birra avanti e indietro per la locanda.
Ludwig trasalì e si strofinò un orecchio con la mano ignaro. –Si… mi fischiano solo un po’ le orecchie….-
-Tu lavori troppo!- e detto questo gli diede una gran pacca dietro la schiena che lo fece finire col naso nel boccale di birra. Inutile dire che in cinque minuti riuscirono a farsi bandire da quella locanda per aver scatenato una rissa.
Tornando a casa di Feliciano, Romano stava elencando con estrema chiarezza le sue perplessità riguardanti il film del tedesco.
-… maledetto idiota! Lo tratti bene quando viene a trovarti, eh?! E che faccia tosta farmi vedere il filmino delle vacanze! Vieni fuori, la colpa è tua! Fuori dal bagno bastardo di un fratello….- e giù con epiteti davvero indecenti da riportare in questa sede.
Per sedare gli animi Cecilia dovette chiamare Antonio, nonostante l’idea la infastidisse un po’. Certo, avrebbe potuto fregarsene, o picchiare Romano, ma la porta del bagno non avrebbe retto abbastanza sui cardini.
E arrivato Antonio, con grande sorpresa dei due fratelli, Romano si calmò, e Feliciano si convinse ad uscire dal suo rifugio nel bagno, anche se già si era preparato una via di fuga dalla finestra e una corda fatta con le asciugamani.
-Allora miei piccolini, cosa vi è successo?- chiese Antonio ai due che aveva fatto sedere uno di fianco all’altro sul divano.
-‘O strunz, sa fa ancora col mangia patate!- esordì Romano dando uno schiaffo dietro al collo a Feliciano che si rannicchiò ma non demorse, diede contro al fratello con veemenza.
-Non è vero! Io tratto bene tutti allo stesso modo!-
E visto che i due rispesero a darsi contro, Antonio seguì i loro discorsi con attenzione, fino a che accanto a lui non si sedette Sicilia, a quel punto iniziò a provarci sfacciatamente.
A lei non dispiacque, le piaceva Antonio, non lo tollerava solo perché era gelosa del suo Romano, e questo glielo rendeva antipatico a volte quando si trattava del napoletano.
Ma Antonio era caliente, passionale e sempre più vicino, e quegli occhi verdi e caldi… che scomparvero in un istante perché i suoi “cari” fratellini avevano pensato bene di afferrarlo per la camicia e scuoterlo con veemenza, urlandogli contro tante cose indefinite.
Cecilia sbuffò seccata, Antonio venne mollato e tornò serio come gli era stato intimato.
-Allora ragazzi, qui la situazione è semplice- iniziò sistemandosi la camicia spiegazzata –qui non c’entra niente Ludwig.- e di nuovo, qualcuno sentì le orecchie fischiare –Il problema è nel vostro rapporto.-
-È arrivato ‘o psicologo!- lo sbeffeggiò Romano.
-Tu sei geloso perché sei convinto che tuo fratello tratta tutti bene tranne te, e tu…- disse indicando Feliciano, imbronciato e a braccia conserte –hai un modo di fare che a Romano non piace e che fraintende. Cercate di capirvi ragazzi: Romano, lui tratta bene gli ospiti, ma tu non sei ospite, sei suo fratello quindi si comporta naturalmente con te!-
-Ma io lo tratto sempre bene quando viene da me!- fece notare Romano.
-Perché da te io ci vengo in vacanza! Lavoro, pago, quindi pretendo di essere trattato bene!- fu la risposta acida di Feliciano.
-Solo tu lavori, spilorcio? Lo sai cosa ci puoi fare con i suoi soldi? Li fai a cannolo e te li inf….-
-Aaaaaaaa!-
I tre si voltarono sorpresi verso Cecilia che volgeva loro le spalle, ferma davanti la libreria. Nessuno sapeva il perché avesse urlato, ma quando si voltò verso di loro, il suo sorriso beato li tranquillizzò.
Si avvicinò e mostrò loro un dvd.
-Vi prego, guardiamo questo!-
-Totò: Ali Babà e i quaranta ladroni?- chiese Feliciano che non si ricordava di avere un film del genere.
-Ti prego!- lo supplicò lei.
Tanto valeva allora accontentare almeno una persona per quella serata disastrosa. Si alzò mentre gli altri si accomodavano e si accovacciò davanti al televisore per sistemare l’ennesimo film.
Aperta la custodia, un foglietto bianco cadde a terra. Lo raccolse e lo lesse, mentre sistemava il dvd all’interno del lettore.
Sembro uno scemo, ma spero che ti faccia ridere almeno un po’
Romano
Alle sue spalle c’era un po’ di trambusto per dove si dovesse sedere Antonio, ma alla fine vinse Cecilia che lo allontanò da Romano così che, una volta avviato il film e tornato a sedersi, Feliciano si trovò il posto vicino al fratello.
Senza dire una parola si sedette, pensoso e imbarazzato. Tutta la collera di prima era svanita a causa di quel foglietto. Quel film era stato un regalo di suo fratello e lui se l’era completamente dimenticato.
E intanto che lui si crogiolava nei sensi di colpa, gli altri stavano dandosi battaglia, con Cecilia nel mezzo troppo felice di stare attaccata al braccio del suo adorato Lovino e beata da quel film per fare caso alle minacce che quest’ultimo rivolgeva ad Antonio perché a suo avviso era troppo vicino a lei.
-E tieni le mani ben in vista!- lo minacciò per l’ennesima volta.
Antonio non se lo fece ripetere, il burlone, e mise le mani sul seno di Sicilia. Dopo tutto, più in vista di così!
Quel gesto sfrontato fece scattare sull’attenti Romano, ma tutta la sua ira si scaricò non appena un bacetto dolce e sincero gli fu posato sulla guancia dal suo fratellino.
-… scusa!- gli disse semplicemente, e poi sprofondò nel divano per la vergogna.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ok, ennesima cazzatona, ma ancora non mi viene niente da scrivere e non so come sbloccarmi. Che dirvi? intanto grazie per aver letto la prima storiella e grazie in particolar modo a lady shinigami, nihal e chiaki chan per aver lasciato un commento! Spero vi sia piaciuta questa storiella senza senso e ricordate: non guardate mai “tony takitani”! wahahahahahahah! *scappa saltellando e va a sbattere faccia a faccia con Gilbert che stava facendo altrettanto*
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=718077