Autumn in Transylvania.

di Lyher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno in Transilvania. ***
Capitolo 2: *** L'incubo. ***
Capitolo 3: *** La rivelazione. ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno in Transilvania. ***


 

Era una fredda mattina, come tutte le altre del resto, quì in Transilvania.
Mi ero trasferita da poco, era tutto così strano e nuovo ai miei occhi.. Nessun amico, nessuno con cui parlare o condividere ogni mio pensiero .. Ero completamente sola, isolata dal mondo.
E questa casa poi? Nessun segno di tranquillità, un immenso nulla di sensazioni. Fa così male aver lasciato tutto.
Mi alzai dal letto e mi lasciai trasportare dalla mia depressione, che era tutto quello che provavo da quando avevamo lasciato la California.
Mia madre, come al solito a lavoro, mio padre morì 5 anni fa in un incidente stradale, quel malvagio camionista!
Avevo soltanto 11 anni quando lo persi, da allora non fui più tanto felice come lo ero prima.
E adesso lo ero ancora di meno.
Indossai il mio soprabito, non m'interessava se sotto di esso fossi in pigiama; e uscii.
Il vento muoveva le foglie degli alberi, per le poche che ne erano rimaste a causa dell'autunno.
Passeggiavo con le mani in tasca e i capelli ancora disordinati dopo la notte, di certo con il vento che li faceva volare a destra e a sinistra non avrebbe fatto alcun diverso effetto sistemarli.
E poi, chi ci doveva essere alle 7 del mattino in giro per le strade di questa fredda e cupa Transilvania.
Neanche un anima viva, non vidi passare neanche una macchina, era completamente deserto.
Allora decisi di sedermi in una panchina a pensare, e dopo un pò mi addormentai.
Beh, in effetti non mi era mai capitato di svegliarmi a quell'orario, se non nei giorni scolastici.
Mi svegliai che erano le 11.30, erano passate ben quattro ore.
Decisi di tornare a casa e vedere se mia sorella, Avalin, si fosse svegliata.
Appena arrivai la trovai seduta nel divano che piangeva, mi avviai immediatamente verso di lei per capire che aveva, anche se immaginavo già quale fosse il motivo.
<< Lin? >> (il modo in cui lei voleva essere chiama come abbreviativo) << Cos'è successo? >> le domandai dolcemente.
<< Come se non lo sapessi, Lyher, mi mancano i miei amici, mi manca la mia scuola, mi manca la mia casa, mi manca tutto! >> E scoppiò di nuovo a piangere.
<< Avalin, lo so, io ti capisco. Ti capisco benissimo. Anche io sto malissimo, ma bisogna andare avanti, vedrai che appena domani andremo a scuola ci faremo tantissimi nuovi amici .. Non rimarrà così brutto come sembra, è solo perchè non siamo ancora abituate ai cambiamenti. Fanno parte del processo di crescita piccolina mia. >> Le dissi facendole credere che avessi accettato questi stupidi cambiamenti.
Lei mi abbracciò senza dire una parola, e cessò di piangere dopo qualche minuto.
<< Che ne dici se adesso prepariamo la colazione come una volta? >> Spalancai i denti in un mega sorriso, per consolarla, e la portai con me in cucina. << Non credevo fossi così saggia, sai sorella? >> Disse ironicamente Lin.
<< Ah,ah,ah. Divertente. >>
E tutte e due scoppiammo a ridere.
Cucinai uova e pancetta, non ne mangiavamo da quando nostra madre aveva deciso di trasferisi, circa da due mesi e mezzo. Mangiammo allegre, anche se silenziose. Io non ero poi così tanto allegra come le dimostravo, e neanche lei, io la capivo benissimo.
Stettimo due ore a parlare di tutti i ricordi che avevamo in quella casa da quando eravamo piccole, quando ci rotolavamo sul prato, quando ci mettevamo a ballare nei bordi della piscina e senza avvertirci l'una con l'altra ci buttavamo in acqua, quando andammo per la prima volta in bicicletta, la prima volta che abbiamo imparato a fare i dolci e ne mangiammo così tanti fino a finire all'ospedale; tantissimi erano i ricordi in quella casa.
Poi arrivò nostra mamma dopo lunga mattinata di lavoro.
<< Hei mamma! Com'è andato il primo giorno di lavoro? Com'erano i colleghi? E l'ufficio? Era bello? >> Io e Avalin la tartassammo di domande. 
<< Buon giorno bambine mie! Ahahah, piano piano, adesso rispondo a tutte le vostre domande e vi racconto tutto; andatevi a sedere che inizio a cucinare e a tavola parliamo anche della vostra scuola. >>
Noi obbedimmo e ci andammo a sedere aspettando con ansia tutto quello che doveva dirci nostra madre. Cucinò il nostro piatto preferito: Abaloni alla californiana con contorno di Peperoni ripieni di riso.
<< Allora mamma, cos'è che volevi dirci? >> le chiesi impaziente.
<< Allora ragazze, ho parlato con il preside della vostra scuola, siete già iscritte. Lyher, tu sei in Terza F, Avalin, tu in Prima F. Mi ha dato la lista dei libri, alcuni li ho già comprati, altri devono ancora arrivare, ma li ho già ordinati; in quanto a me, a lavoro è andato benissimo, i colleghi non sono molto socievoli, quindi lavoro da sola, beh, meglio così no? >>
Avalin era felicissima, tranne per il fatto che doveva incontrare un sacco di persone che si conoscevano tra loro e che lei non conosceva. << Ahah, si mamma! Sono contentissima per te. >> Disse Lin.
<< Anche io mammina. >> Seguitai io.
Dopo pranzo, Lin e mia mamma erano andate a dormire, come sempre. Io invece non avevo poi così tanto sonno, così uscii di nuovo. Questa volta c'era qualche persona in giro, ma non esageriamo, se erano tre o quattro e due macchine era già tanto.
Questa volta ero vestita, pettinata, e sistemata.
Vidi due ragazze sedute nella panchina che mi guardavano e parlavano ridendo, sicuramente mi stavano prendendo in giro, e chi se ne frega, prendetemi pure in giro, tanto io quì non conosco nessuno, ne tanto meno mi interessa conoscere voi.
Allora cambiai strada, e vidi un ragazzo.. Un ragazzo che sembrava solo e perso, un pò come me. Allora mi ci avvicinai, e lo salutai.
<< Hei, ciao. Sei nuovo del posto? Piacere, io sono Lyher. >> Dissi sorridente.
Lui non sorrideva, mi guardò negli occhi, e se ne andò dandomi una paccata nella spalla sinistra, io mi voltai e lo guardai camminare lentamente verso una stradina ancora più sconosciuta delle altre.
Allora decisi di seguirlo; andava sempre più veloce, come se si fosse accorto che lo stessi seguendo. Poi si fermò, e disse alcune parole, sembrava parlasse con me, appena scandì la frase capii che era ovvio che stesse parlando con me.
<< Ci conosciamo? No. Perchè mi stai seguendo? >>
Disse queste parole con una voce che mi fece salire i brividi. << Emmh, sc-scusa m-ma, c-cioè io non volevo, solo che...>> Non mi diede il tempo di continuare la frase che si girò, e lentamente tornò da me.
<< Ti faccio paura? Cos'ho di strano? Prima mi segui, poi ti dico di non seguirmi, ti spaventi e indietregi.
Rispondi alla mia domanda o vuoi ancora farmi aspettare? Vado di fretta. >>
Si vede che la mia paura era stata inutile, era solo un normale ragazzo come tutti gli altri..
<< Ah,ah, non si direbbe! >> Per sbaglio scappò questa battuta, che non lo fece ridere per niente, anzi, sembrava ancora più impaziente di ricevere una mia risposta. << Emh, scusa non volevo. Comunque, ti stavo seguendo perchè volevo capire il motivo per cui non hai risposto quando ti sono venuta incontro. >>
La sua faccia si tramutò più di quanto già non lo era.
<< Se non ti ho risposto ci dev'essere un motivo no?!
Non disturbarmi più, non so neanche chi tu sia, quindi adesso sparisci! >>
Questa frase mi arrivò dritta al cuore. E piangendo scappai via. Non capivo il motivo per cui il parlare di questo sconosciuto mi suscitò tale importanza. Non sapevo nemmeno qual'era il suo nome, eppure sembrava lo conoscessi da una vita. Non era un ragazzo come gli altri, come pensavo quando lo vidi.
Tornai a casa, tutta rossa e gonfia in viso dopo aver pianto. Salii le scale, andai in camera mia e mi buttai sul letto. Stetti tutto il pomeriggio a pensare a quello sconosciuto, a pensare << Caspita quanto era bello! Quanto era misterioso! >> Non avevo mai visto dei ragazzi belli quanto lui in California. Era biondo ramato, occhi cerulei, alto poco più di me, dei lineamenti stupendi. Lui era stupendo. Me ne ero innamorata? Non credo, lo vidi solo per una volta, era materialmente IMPOSSIBILE! Neanche il tempo di quel breve pomeriggio che erano già le 7.30, l'ora in cui mia madre, solitamente, inizia a cucinare. Quella sera non mangiai, ero così occupata a pensare a quel ragazzo misterioso che neanche pensai alla fame che avevo. Infatti mi chiusi in camera, e non appena mi chiamarono per la cena ero già nel mondo dei sogni. E mi addormentai.
L'indomani mi aspettava una giornata molto lunga e faticosa.

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Capitolo 2
*** L'incubo. ***


Transilvania, 7.40 a.m.

<< Driiiinn >>
Era si e no la decima volta che la sveglia squillava, ma io quella notte non avevo dormito, se non una o due ore, pensando a 'lui', perchè solo questo era il modo in cui potevo chiamarlo. Qual'era il suo nome? L'avrei mai più incontrato? Chissà ..
Questa volta mi alzai, più depressa del giorno prima, sembravo uno zombie.
Andai a prepararmi.
Non feci colazione, era troppo tardi.
<< Mammaaaaaa! Dove seiii?! Devo andare a scuolaaaaa, ricordii? >>
Urlai contro la stanza di mia madre; ma poi si alzò Avalin.
<< Urli inutilmente, mamma si è alzata presto per andare a lavoro. Ti ricordo che non siamo più in California, adesso dobbiamo andarci in bus a scuola. >> << Oh caspita, giusto. Beh allora preparati così ci andiamo insieme, nel frattempo mi trucco dato che c'è ancora tempo >>
Prima di truccarmi mi lavai i denti, e notai qualcosa di strano.. di diverso.
Avevo i due canini più allungati del solito..
<< Boh, sarà perchè sto per fare sedici anni. >> Accennai, parlando tra me e me.
Mi truccai e andai da Avalin.
<< Sei pronta? Ma quanto ci metti per prepararti? >>
<< Calma, calma. Sono pronta.. Andiamo. >>
Chiusi casa e ci avviammo verso la fermata dell'autobus.
Erano le 8.15, l'ingresso era alle 8.30.
Soltanto in autobus avevamo già capito che non sarebbe stato poi così tanto facile fare delle nuove amicizie, soprattutto per me che ero già in terza; ma non mi lasciai perdere d'animo.
Nel frattempo guardavo fuori il finestrino, una parte di me sperava di riincontrare quel ragazzo, un altra invece no, perchè mi avrebbe fatta solo soffrire di più.
Arrivammo a scuola, era bellissima all'esterno. Aveva un cortile gigantesco con un prato meraviglioso, molto meglio di quella in cui andavamo prima.
Le porte dell'autobus si aprirono e scesimo. Le strade tra me e Avalin si divisero perchè lei andò subito in cerca di amici; era molto più socievole di me.
Io non sapevo ne dov'era il mio armadietto, ne dov'era la mia classe.
Allora chiesi informazioni al primo passante che trovai: un ragazzo scuro e alto con gli occhiali.
<< Hei ciao, scusa sai dirmi dov'è l'armadietto numero 14? >>
<< Ciao! Sei nuova di quì? >>
<< Emh, sisi, si nota così tanto? >>
<< Ahah, un pò, ma non c'è niente di male! Tranquilla. >> Aveva un bel sorriso spalancato nel suo viso.
<< Comunque, se vuoi seguirmi ti porto al tuo armadietto. >>
<< Certo, grazie mille. >> Sorrisi anche io.
<< Eccoci arrivati, se ti servono altre informazioni, io e i miei amici siamo agli armadietti 4,5,6,7 e 9. >>
<< Beh, di nuovo grazie. Ah un'altra domanda: dov'è la sezione F? >>
<< Non dirmi che sei pure tu di quella sezione! >>
<< Sisi, perchè? >>
<< Anche io! >>
<< Ah, almeno ho un amico. >>
Arrivarono altre 2 ragazze e 2 ragazzi.
<< Ne hai 5 di amici. >> E sorrisero.
<< Che bello, allora stiamo vicini nel banco? >> Chiesi al ragazzo che conobbi all'inizio.
<< Senza dubbio. Ah, ma approposito, come ti chiami? >>
<< Ahah, giusto, non ci siamo presentati. Io sono Lyher, e voi? >>
<< Io sono Mark. >> Disse il primo ragazzo che mi aiutò a trovare gli armadietti.
<< Io Jane. >>
<< Io Andrew. >>
<< Io Luc, ma tutti mi chiamano 'il bellissimo' >>
Scoppiarono tutti a ridere, compresa io.
<< Lascialo stare. >> Disse Mark; << si sente il più bello della scuola >>
<< L'avevo notato >> Annuii ridendo.
<< In fine, io sono Clare. >> Disse l'altra ragazza.
<< Beh, quindi siete: Mark, Jane, Andrew, Luc e Clare, giusto? >>
<< Esattamente >> Rispose Mark.
<< Lyher, ridi! >> Disse Clare.
Io risi, senza capirne il motivo.
<< Wow! Avete visto? >>
Tutti annuirono, io non capii.
<< Cosa? Cos'ha di male il mio sorriso? Ho qualcosa tra i denti? Oh che brutta figura. >>
<< Tranquilla! Non hai niente tra i denti; e solo che hai i denti similissimi a quelli di Clod. >> Disse Jane.
<< Clod? E chi è? >> Domandai perplessa.
<< Clod è il ragazzo più bello della scuola. >>
<< Davvero? Pensi di potermelo descrivere? >>
<< Beh, certo. Ha i capelli biondo scuro, gli occhi sul grigio che cambiano dipende il tempo, alto quanto me circa, io sono 1.67, lui sarò 1.69.. >>
Rimasi immobile, io ero alta 1.64, e avevo notato che lui era alto quasi quanto me, e se fosse stato lui quel 'lui' di cui ero tanto attratta? Beh, se fosse stato lui, di certo non avevo speranze con il 'più bello della scuola'.
<< Ah. E in che senso ho i denti simili ai suoi? >>
<< Avete i due canini affilati, però tu di meno. >>
<< Si l'ho notato anche io questa mattina davanti lo specchio, ma sarà la pubertà. >>
<< Beh, può essere, ma come mai tutti noi non li abbiamo? >>
<< Misteerooo! >> Disse Luc.
E tutti come al solito scoppiammo di nuovo a ridere.
<< Mi sa che è ora di andare in classe.>>
E andammo..
Le 4 ore più noiose della mia vita.
La prima ora era stata più bella perchè tutti parlarono di me, e il professore mi presentò come 'la più brava della scuola della California', quindi avevo già un buon pregiudizio.
Appena uscimmo dalla classe i miei amici si fermarono davanti a me.
<< Questa sera siamo al cinema a vedere 'La notte stregata 2', vuoi venire? >>
<< Mi piacerebbe molto ragazzi, ma non posso lasciare mia sorella sola. >>
<< Beh, quanti anni ha tua sorella? >>
<< Quasi 15. >>
<< Fai venire anche lei no? Non pensi ci rechi alcun disturbo, sbaglio ragazzi? >>
Tutti fecero il cenno di un no con la testa.
<< Beh allora ok, vi faccio sapere. >>
Ci scambiammo i numeri di telefono, e io uscii dalla scuola lentamente, aspettando che anche Avalin arrivasse.
Nel frattempo, vidi 'LUI'.
Mi venne una fitta fortissima al cuore, e mi bloccai.
Poi mi ripresi, e corsi verso di lui. Non potevo continuare a stare così.
<< Adesso tu stai fermo quì, non mi cacci, ascolti e rispondi! E' chiaro? >>
Lui si girò dall'altra parte.
Io lo afferrai e lo feci voltare verso di me.
<< Mi dici qual'è il tuo nome? Solo questo! >>
Un farfuglio uscì dalle sue labbra rosee.
Non capii niente, era troppo basso il volume della sua voce.
<< Parla più forte, non ti sento. >>
<< CLOD! >> Urlò, e se ne andò dall'altro lato.
Io ero spaventata, quell'urlo faceva troppa paura. Ma nel frattempo risi, per non far capire che avevo paura di lui. Lui si girò verso di me e mi osservò per dei minuti. Poi si avvicinò come se fosse un fulmine.
<< RIDI. >>
<< Perchè dovrei ridere? >>
<< Tu fallo e basta. >>
Io risi, pensavo volesse ammirare pure lui la nostra somiglianza dei denti.
Invece non era per niente felice, aveva sempre quella faccia seria e nervosa.
<< Adesso mi spieghi perchè dovevo ridere? >>
<< Cosa sai? >>
Io ero shockata, non capivo se avesse bevuto per come parlava.
<< Ma cosa intendi scusa? >>
<< Emh, no niente. Scusa se ti ho disturbata. >> Stava ancora davanti la scuola ad aspettare qualcosa o qualcuno, esattamente come me. Non capivo che fine avesse fatto mia sorella, ma in quel momento ero troppo presa da Clod.
<< Eh no! Così non può continuare. Possiamo avere almeno UNA discussione sensata? Prima ti incontro e fai tutto il duro cacciandomi, ora ti faccio IO una domanda e tu dici scusa se ti ho disturbata? Sei strano, molto strano, sai? >>
Lui si mise a ridere come un folle. E io pure. Non capii perchè ridessi, o perchè lui ridesse, capivo solo una cosa. Potevo averlo visto soltanto due volte ma.... Ero innamorata di lui.
<< Perchè stiamo ridendo? >> Domandai continuando a ridere.
<< Sei tu che mi fai ridere quando sei arrabbiata, sei identica a tuo fratello. >> La sua faccia appena disse fratello si tramutò e si bloccò. E anche la mia.
<< Mio fratello? Ti confondi qualcun altro. Io ho solo una sorella più piccola. >>
<< Emh, si, scusa hai ragione ho sbagliato persona. >>
Ma la sua faccia non mi convinceva, avevo la sensazione che mi nascondesse qualcosa. << Tu sei troppo misterioso, lo vuoi capire o no che così ci sto male? Lo vuoi capire o no che io ...... >> Non ebbi il tempo di finire la frase che arrivò Avalin in compagnia di un ragazzo, qualche suo compagno con cui aveva stretto amicizia.
<< Hei Lyher! >>
<< Avalin!! Non potevi arrivare in un momento migliore di questo. >> Dissi ironicamente, ma nessuno capii che stessi scherzando dicendo quella frase.
<< Ahah, comunque, lui è Nik. L'ho conosciuto in classe da me, è TROPPO simpatico. >>
<< Lyher? Quindi è così che ti hanno chiamata adesso >> Disse Nik.
<< Eh? >> Lo guardai shockata, continuando a non capire cosa volessero dire lui e Clod.
<< Si beh, intendo da quanto ti hanno .. >>
<< Si è fatto tardi Nik, dobbiamo andare a casa >> Clod non lo fece parlare, gli mise la mano davanti la bocca e lo tirò con se. Io continuavo a non capire, ma cambiai discorso.
<< Allora Lin, com'è andata a scuola? >>
Tutto il tragitto scuola - casa lo passammo a raccontarci del primo giorno di scuola.
Appena arrivammo a casa ci fecimo due panini veloci e poi andammo a dormire.
Questa volta anche io avevo sonno.


Era tutto buio, non riuscivo a capire niente, poi vidi una luce e ci andai incontro, lì c'erano Clod con Nik, e due adulti, un uomo e una donna. Io ero una bambina piccola e gridavo alla donna << MAMMA ! MAMMA ! >> Piangevo.
Clod mi diede un bacio in fronte. Anchela donna che avevo chiamato 'mamma', piangeva.
Poi piano piano la luce sparì e tornai al buio.


<< NOO! MAMMAAA! >>
Mi svegliai urlando queste due parole, con le lacrime agli occhi.
Erano gli stessi sogni che facevo dall'età di sei anni all'età di dieci. Poi smisi per alcuni anni.
E adesso? Perchè erano ricominciati?
Vidi spuntare mia mamma dalla porta, era già tardo pomeriggio quindi era tornata dal lavoro.
<< Tesoro mio cos'è successo? >>
<< Mamma, ho avuto di nuovo quegli incubi. >>
<< Quelli di 5 anni fa? >>
<< Si! Non capisco proprio niente. Ma perchè?! >>
<< Piccola, forse è meglio che ti racconti tutto. >>
<< Cosa? Quindi tu sai il motivo? >>
<< Si, ma ho aspettato che tu fossi abbastanza grande per dirtelo, comunque aspettiamo fino a domani. Voglio che tu vada a scuola tranquilla. >>
<< Se la pensi così, mamma. Allora aspetto con ansia domani. >>
<< Certo piccolina mia, ma adesso vieni a cena. Ho preparato prima questa sera, perchè dopo voglio portarvi un pò fuori, magari andiamo al Bowling. E' da tanto che non facciamo qualcosa tutta la famiglia insieme, non è così? >>
<< Già, manca solo papà. >> Scese una lacrima dal mio viso, e due dal viso di mia mamma.
<< No amore, lui è quì con noi. >>
<< Giusto.. >> Io scoppiai a piangere e l'abbracciai.
Scesimo giù, Avalin aveva già mangiato e si stava preparando.
Io mangiai in un batter d'occhio e corsi sù a prepararmi.
Mia mamma era già pronta, aspettava solo noi.
Mi guardai i denti, curiosa di sapere se fossero rimasti sempre gli stessi di questa mattina... COSA? Sarà stata una mia impressione, sicuramente, ma.. Erano molto più affilati. E lunghi anche.
<< Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! >> Un urlo che rimbombò in tutta la casa.
Mia mamma preoccupata salì subito.
<< Cos'è successo ??!? >>
<< Guarda i miei denti! Sono lunghi e affilati, ma cosa vuol dire? >>
<< Niente tesoro, è la tua età. >>
<< Ah, infatti, immaginavo fosse per questo, per sicurezza ho preferito chiederlo a te. >>
Eravamo tutte pronte, salimmo in macchina e andammo al bowling.
La partita la vinse mia sorella, come al solito, è sempre stata brava in questo gioco, io invece come sempre ho avuto il punteggio più basso.
<< Ma da chi avrò preso! Siete tutti bravi in famiglia >>
Scoppiammo a ridere, erano già le 22.45;
Appena arrivammo a casa andai subito a letto aspettando l'indomani per aver finalmente avuto spiegazioni riguardo ai miei sogni.
 

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Capitolo 3
*** La rivelazione. ***


Solita mattina, mi preparai scesi giù e andai nell'autobus con Avalin.
Questa volta i miei amici erano arrabbiati con me, non gli avevo fatto avere notizie sul cinema, allora mi giustificai.
<< Scusate veramente ragazzi ma sono dovuta uscire con mia madre ed ho dimenticato il telefono a casa, non volevo! >>
E mi perdonarono.
All'uscita c'era di nuovo Clod.
<< Hei.. >>
<< Ciao. >> Rispose lui con la sua solita freddura fastidiosissima.
<< Ieri stavo dicendo, prima che arrivasse mia sorella ad interrompere, che a me fa soffrire questo tuo essere misterioso, e sai perchè? Perchè.. >>
<< NON DIRLO! >> Rispose immediatamente come se avesse già capito cosa stessi per dire.
<< Ma neanche sai cosa stavo dicendo >>
<< Lo immagino, per favore, non dirlo. >>
<< Invece io devo dirlo!
MI SONO INNAMORATA DI TE! >>
<< NO! >> Urlò.
Mi afferrò dalle spalle e mi scosse.
<< TU NON PUOI INNAMORARTI DI ME! >> Io ero ancora più terrorizzata delle altre volte, questa volta sembrava veramente cattivo.
Io stavo per piangere.
<< Perchè no? >>
Nel frattempo arrivarono Nik e Avalin.
E lui se ne andò senza rivolgermi più la parola.
Io ci rimasi male, ma non vedevo l'ora che mia mamma mi raccontasse quelle cose, quindi non ci diedi molta importanza ( IN QUEL MOMENTO ).
<< Cosa è successo Lì? >> Chiese Avalin.
<< Niente, niente.. Poi ti racconto tutto, per ora andiamo a casa, non mi va di parlarne. >>
<< Ok sorellina. >>
<< Ah Lin, ma sai se mamma è già arrivata a casa? >>
<< Mamma non è andata a lavoro oggi, ha detto che si era presa il giorno libero per parlare con te senza bisogno di farti aspettare, ma non ho capito: di che ti deve parlare? >>
<< Davvero? >> Nel mio viso si spalancò un sorriso. << Oh, deve spiegarmi il motivo dei miei incubi. >>
<< Ah, ho capito.. Finalmente ha deciso di dirtelo.. >>
<< Cosa?! Tu lo sapevi? >>
<< Si ma, io non potevo farne parola fino a che lei non ti diceva niente. >>
<< Quindi ora puoi dirmelo? >>
<< No, deve dirtelo lei. Mi dispiace Lì. >>
<< Beh, fa niente, lo saprò comunque fra 10 minuti. >>
Arrivammo a casa, io corsi da mia mamma, l'abbracciai.
<< Adesso devi raccontarmi tutto! >>
<< Si tesoro, ma non vuoi prima mangiare? >>
<< No, no, no e no! >>
<< Ahahah, ok. Ma devi promettermi che continuerai a volermi bene, perchè io te l'ho nascosto solo per te, ok? >>
<< Certamente, tu sei mia madre, come potrei smettere di volerti bene? >>
<< Bene, allora.. >>
Io ero felice, ma allo stesso tempo preoccupata che fosse qualcosa di brutto ..
<< Quando mi sposai con tuo padre, il dottore ci disse che non potevamo avere figli, allora decidemmo di adottare un bambino; all'uscita dell'ospedale incontrammo un uomo e una donna, che ci dissero di aver sentito i nostri discorsi, e che volevano sbarazzarsi di loro figlia, all'inizio non ci dissero il motivo, ma appena ti vedemmo capimmo che eri fatta per noi. Allora in quel momento non ci interessò il motivo, tu facesti parte di noi.
Poi dopo qualche ricerca, scoprimmo che quell'uomo e quella donna che ti avevano abbandonato, avevano altri due figli. Così andammo ad indagare.
Arrivammo da loro e gli chiesimo il motivo per cui ti avevano abbandonato, se avevi qualche problema o cose del genere..
Loro ci dissero soltanto testuali parole: Vogliamo che vive una vita normale. Clod e Nik ormai non hanno più questa possibilità, lo facciamo per il suo bene.
Io non capii subito, ma quando iniziammo a frequentarli come amicizia, ci accorgemmo che i ragazzi non crescevano mai, rimanevano sempre gli stessi.
Non mangiavano quasi mai, e il giorno non si vedevano mai in giro, e continuammo con le nostre ricerche, eravamo troppo curiosi di capire il perchè di tutti quegli strani avvenimenti.
Tutte quelle caratteristiche appartenevano alla stirpe dei Vampiri.
Quando glielo chiesimo, uno dei ragazzi provò a morderci, ma non ci riuscì, noi scappammo. I loro genitori allora ci spiegarono tutto per filo e per segno.
Tu eri una vampira, ma crescendo con gli umani saresti continuata a crescere normalmente, anche se poi da adolescente avresti sviluppato qualche segnale, non saresti stata a tutti gli effetti una di loro. >>
Ero rimasta senza parole.
Quindi Clod era mio fratello?
Quindi i sogni che facevo erano i miei ricordi?
Quindi io, io ero un vampiro?!?!
Io neanche credevo a questi esseri soprannaturali, ed io ero una di loro?
<< Ma, ma, ma allora.. tu.. >>
<< Sono la tua mamma, si, ma quella adottiva. >>
<< E i miei denti, non è l'adolescenza? E' perchè sono un.. un.. un mostro! >>
<< NON DIRLO MAI PIù! Tu non sei un mostro, sei una vampira, e dovresti esserne felice. >>
<< Felice? Felice di cosa? Di essere morta? >>
<< Tesoro, io ti ho spiegato come stanno le cose, poi tu puoi scegliere se vuoi essere quello che in realtà sei, o essere una ragazza normale e far finta che io non ti abbia detto niente. >>
<< No, non posso far finta di niente. Devo andare a parlare con mia madre e con mio padre, con i miei fratelli. E con Clod! Io credevo di essermi innamorata di lui! >>
<< Vai, corri, piccola mia, se è quello che senti di fare! >>
Iniziai a correre a velocità del vento, e arrivai a casa dei Ruberth, il loro cognome.. anzi, il MIO cognome.
Bussai alla porta, e mi aprì la donna, ossia mia madre.
La guardai negli occhi, e con voce cupa e misteriosa le dissi.
<< Buona sera, mamma, io sono tua figlia. >>

Il suo viso era perplesso, cercava di capire come e quando avevo scoperto questo fatto.
<< Posso entrare nella casa dei miei genitori? O vuoi cacciarmi anche da quì, ora? >>
Mi fece entrare senza dire una parola..
Io vidi Clod e Nik seduti che bevevano una sostanza rossa, forse era sangue, chissà.. Non lo sapevo, e non volevo saperlo.
Quell'uomo, mio padre, sembrava più freddo di mia madre e dei miei fratelli, forse non voleva accettarmi neanche ora.
<< Allora, potete rivolgermi la parola? Potete spiegarmi cosa è successo e cosa sta succedendo? Capisco che mi avete fatta adottare dai Ronald per il mio bene, per farmi crescere una persona normale ma che motivo c'è di non parlarmi adesso che vengo fino a quì a corsa, con il freddo, senza neanche aver mangiato?
Voglio solo capire se, adesso che so tutto, continuate a non volermi. Certo io adesso sono abituata con la mia famiglia adottiva, ma voi siete sempre la mia vera famiglia, se voi volete che torni quì, con voi, io torno.
Tutti i miei sogni servivano a questo, a farmi capire che avevo bisogno di voi. Siete parte di me; come io lo sono di voi, o almeno credo. >>
Si avvicinò Clod, mi afferrò la mano e mi portò di sopra in una stanza. In quella stanza c'era una culla, e nella porta inciso il nome 'Amber'. Ero io.
Mi misi a piangere e mi buttai tra le braccia di Clod.
Lui mi strinse, poi mi portò in un altra stanza, una stanza piena di robaccia, era la stanza dei sogni.
E tra quella robaccia c'era uno specchio dove spuntava un immagine di me e mia mamma che ci abbracciavamo.
La mia vera madre aveva sempre sognato di riincontrarmi, per potermi abbracciare.
Clod mi fece sedere in un divano che c'era ammucchiato tra la roba sparpagliata nella stanza, e iniziò a raccontarmi tutto.
<< Eravamo tutti felici quando nascesti, nostra madre ebbe la figlia che non aveva, essendo che eravamo tutti maschi. Ma quello che voleva di più era il tuo bene. Così non potè tenerti con noi.
Adesso lei non ha il coraggio di parlarti, è convinta che tu pensi di lei che ti abbia abbandonata perchè non ti voleva.
E nello stesso tempo ha paura che per colpa sua tu possa litigare con la tua famiglia adottiva perchè torneresti qui. Non sa cosa fare. >>
Ero confusa, ma nello stesso tempo avevo capito tutto.
<< Io l'avevo già immaginato, adesso le parlerò io. Ma ci sono altre cose che non capisco, ossia: perchè, se avevo smesso di fare questi sogni, sono ricominciati proprio ora?  Perchè mia mamma dice che non poteva avere figli se dopo ha avuto a Avalin? Allora ha adottato anche lei? Ci sono troppe cose che non riesco proprio a spiegarmi, ho bisogno del tuo aiuto! Dato che sei l'unico che parla in questa casa. >> Lui rise, per l'ultima frase che dissi. Ma poi tornò serio e rispose a tutte le mie domande dissolvendo ogni mio dubbio o curiosità per come si voleva chiamare.
<< Allora, quando iniziasti a sognarci, noi stavamo in California. Quando tua madre, dopo anni però, ci disse che facevi questi sogni capimmo che era meglio per noi che andassimo via di qua. Non appena arrivasti a vivere quì, i sogni ricominciarono perchè noi stavamo quì, più vicini a te di quanto tu potessi immaginare. Credo che tua madre adottiva ti abbia portata quì proprio per questo, forse capì che eri abbastanza grande per sapere. Ma questo devi fartelo dire da lei; ma comunque.. Non appena ti avvicinasti a noi ricominciarono le tue sensazioni, l'unica cosa, oltre agli occhi, che prendesti da me. >>
Adesso era tutto chiaro. O meglio, quasi tutto.
Dovevo chiarire questi dubbi con mia mamma, e chiarire le paure della mia vera mamma. Non poteva continuare così.
<< Avverto le tue sensazioni. >> Disse sfiorandomi le mani. << Non parlare ora con le tue madri, di semplicemente che hai capito tutto; aspetta qualche settimana. Mia mamma deve riprendersi dallo shock, il modo in cui ti sei presentata non è stato molto semplice da ricevere. E tua madre deve capire che non vuoi abbandonarla solo perchè hai capito la verità. >>
<< Che magnifiche parole, era un vero e proprio uomo, mio fratello. Hei! E' tuo fratello di sangue, o per meglio dire, di morte; ahah; non puoi innamorarti! >> Dissi tra me e me in mente. << Hai ragione Clod, allora adesso scendo senza farmi notare, torno a casa. E fra qualche settimana.... >> Mi interruppe. << Meglio un mese pieno. >> .. << Beh, ok. Tra un mese parlerò prima con Xandra, mia mamma adottiva, e poi con.. >> Non conoscevo ancora il suo nome. << Vakinia, è il suo nome. >> E lui come al solito scioglieva ogni mio dubbio, anche i più stupidi. << Bene, grazie. E poi con Vakinia, la mia vera mamma. >>
Lui non rispose più, mi afferrò e in un secondo mi trovai davanti la porta. La velocità dei vampiri andava più veloce della luce. Aprì la porta, e con la testa fece un cenno verso fuori, come se mi stesse, praticamente buttando fuori. Io uscii, lo guardai in maniera dolce, e andai verso casa.
Appena arrivai andai incontro a mia madre, l'abbracciai. << Com'è andata tesoro mio? >>
Io le sorrisi. << Sono stanca, vado a dormire. >> Lei aveva la faccia sconvolta. << Ma sono soltanto le 6.30 del pomeriggio! >> Io ero già a metà scala, abbassai la testa per guardarla negli occhi.. << Beh, e quindi? E' stato un pomeriggio faticoso. Buona notte mamma. >> Lei sorrise e mi mandò un bacio. << Buona notte piccola mia. >>
Andai in camera mia, mi buttai nel letto e entrai in un sonno profondo. Da domani, fino al mese prossimo la mia vita ricominciava ad essere normale, come tutte le altre.

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