Kaito's story [The story of a Shinigami]

di Emily Liddell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vendetta ***
Capitolo 2: *** The firts love of a Shinigami ***
Capitolo 3: *** Come un fiore appassito ***
Capitolo 4: *** She, my dark angel ***
Capitolo 5: *** Una cosa impossibile. ***
Capitolo 6: *** Lullaby Dream ***



Capitolo 1
*** Vendetta ***


_ Vorresti uccidere di nuovo… Kaito?_
Lei era davanti a me, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzare.
Era un giorno come tanti. Faceva freddo e anche se il cielo ormai era diventato cupo, si riusciva ancora ad intravedere dei nuvoloni. Solo che quel giorno come tanti altri, decisi di scappare di casa.
Mi intrufolai nella prigione del centro di Tokyo, dove era carcerato l’autista che aveva investito i miei zii.
Adoravo i miei zii. Ero più affezionato a loro che ai miei genitori, così quella sera, ho deciso di vendicarmi.
Ho preso una pistola incustodita e gli ho sparato. Al cuore.
Mi sono reso conto dell’accaduto, pochi minuti prima. Quell’uomo era caduto a terra in una pozza di sangue. la mano mi tremava e con le lacrime agli occhi, scappai.
Non capii se fossero lacrime di gioia, soddisfazione, o di rancore, orrore. Ma sapevo solo che ce l’avevo fatta.
Lei mi porse una piccola falce, che strinsi tra le mani scrutandola interessato.
_ Ti piacerebbe… uccidere di nuovo?_
All’inizio ero impaurito, ma tirai un sorriso macabro e le risposi.
_ Si._
Lei mi sorrise. Un sorriso triste ma allo stesso tempo affascinante.
Appoggiò la sua mano sulla mia fronte, sprigionando una forza così immensa, che pensai che la mia fronte fosse bruciata.
Poco dopo, con la mia falce in mano, rimasi immobile a guardarla, mentre rideva.
Sentivo una forza potentissima dentro di me. Poi, facendomi un cenno con la mano, lei se ne andò. Svanì nel’aria, come una nuvola di fumo.
Io fissavo l’oggetto che avevo in mano, provando una grandissima felicità.
_ Uccidere… è divertente…_
Sorrisi e, nascondendo la mia arma, mi incamminai verso casa.

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Capitolo 2
*** The firts love of a Shinigami ***


Fuyumi è stata il mio primo amore.

Era una giornata soleggiata di settembre. Io ero da poco diventato uno Shinigami ed ero in 3° media.
Ad un tratto lei mi venne incontro, tutta rossa.
Io mi girai e lei era davanti a me, tutta rossa, che si mordeva il labbro e giocherellava con il bordo della gonna.
_ Sono Fuyumi Kato e… emmh… Fujita… vuoi metterti con me?!_
Urlando queste ultime parole, divenne ancora più rossa e fece un inchino di cortesia.
Io la guardavo un po’ perplesso ma poi mi dissi “cosa ho da perdere?”
_ Mhh… ok._
A queste parole, alzò il capo di scatto e sul suo viso c’era un sorriso enorme.
_ A-allora… ci vediamo domani! Ciao!_
_ Ciao._
Corse via. Ogni tanto si girava, tirando le labbra in un bellissimo sorriso fino a quando scomparve.
Circa due settimane dopo, durante l’ora di pranzo, Fuyumi mi diede un bacio.
_ S-scusami! Mi sono lasciata andare!_
Io la guardai, mentre lei si stringeva il viso tra le mani tutta rossa.
_ Mi sono lasciata andare, scusami! Il fatto è che… stiamo insieme da quasi due settimane e…_
Dopo quel bacio, i miei sentimenti per Fuyumi cambiarono. Iniziai ad amarla.
_ Puoi darmene quanti ne vuoi, quando vuoi di baci._ le dissi sorridendo.
 
Il tempo passò, la scuola finì e noi due ci iscrivemmo nello stesso liceo, più innamorati che mai.
Lei con il tempo era diventata ancora più bella, ma non fu un bene.
L’entrata al liceo, per me non fu delle migliori. I ragazzi andavano tutti dietro a Fuyumi ed io iniziavo ad essere geloso e arrabbiato. Glielo ripetevo sempre di vestirsi meno scoperta, con la gonna un po’ più lunga e con la camicia allacciata almeno fino al penultimo bottone. Ma lei mi diceva sempre di non preoccuparmi e alla fine ci rinunciavo.
Ma un giorno…
“Oggi le pulizie toccavano a Fuyumi… ma quanto ci mette?” pensai facendo il giro dei corridoi cercandola.
Poi, aprii la porta giusta e con orrore, vidi Fuyumi seminuda tra le braccia di un altro mentre lo facevano su un banco.
_ K-Kaito!_
Lui si girò, guardandomi con aria di sufficienza, poi si girò e continuò a palpare Fuyumi. Con disgusto e orrore, mi avvicinai a loro. Afferrai con forza il viso di lei e tirai fuori la mia falce –che riuscivo ad evocare, invece di portarla dietro- e puntandola al collo di quello.
_ Kaito! Cosa vuoi fare con quell’arnese! Ti prego io posso spiegarti!_
_ Spiegarmi?! Cosa? Mi fai schifo sgualdrina!_
_ Come ti permetti!_ lui mi afferrò per la camicia ed io gli risposi. Gli risposi tagliandogli la testa.
Il sangue era dappertutto, sui banchi, sulle sedie, sui miei capelli, sul viso di Fuyumi, che guardava con estremo orrore il corpo senza vita di lui. Io le tenevo ancora il viso tra le mie mani. Lei stava piangendo, guardandomi con una faccia da cane bastonato.
_ Kaito perché…_
_ Io ti ho amato davvero, sai? Ma evidentemente la fortuna mi ha voltato le spalle._ dissi ripensando ai miei zii.
_ Addio Fuyumi. Rimarrai per sempre il mio primo amore._
_ NO TI PREGO! IO….!!!_
Gli mozzai la testa, facendola cadere accanto al tizio che avevo decapitato poco prima.
Intorno a me c’era un enorme pozza di sangue.
Quella è stata la prima volta che provai una sorta di senso di colpa, verso ciò che avevo fatto.
Amavo davvero Fuyumi. Ma l’ho uccisa.
Lei morì con tutti i suoi ricordi di noi due, che io non cancellai in fretta. Ma forse, era la cosa migliore da fare. Dimenticarla. Forse ucciderla, è stata la cosa migliore.
 

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Capitolo 3
*** Come un fiore appassito ***


In mezzo a quel campo di girasoli, Kaito si nasconde dopo aver ucciso una persona.  È tutto sporco di sangue e cerca di nascondersi, dopo aver intuito, che due persone avevano assistito alla scena.
“I girasoli sono alti, posso nascondermi bene.” Penso tra se e se riprendendo fiato.
La sua falce taglia i gambi dei girasoli, ormai appassiti, per farsi strada nel campo. Poi ne vede uno che mostra ancora i petali -ormai appassiti- verso il cielo. I suoi petali gialli cadono a terra, ormai marci, ma esso continua a guardare in alto, mentre tutti i suoi compagni, guardano verso il basso, nell’attesa che cali il sole.
Quel girasole è proprio come Kaito. Solitario, pronto a guardare il domani. Kaito si avvicina al girasole, lo sfiora con le dita tinte di rosso scarlatto, lo osserva.
_ Perché… ti ostini a guardare verso l’alto? Tutti i tuoi compagni sono appassiti… perché non ti rassegni? Tutti, siamo fatti per morire._
Kaito strappa il girasole e lo scaraventa a terra.
I ripensamenti che lui ha sul fatto di essere diverso, sono molti. Quando ha accettato di essere così, un essere che uccide le persone, non ci ha pensato su neanche un momento. Ha afferrato la falce e ha sorriso, pensando a quanti delitti avrebbe potuto commettere.
Uccidere lo divertiva, lo gratificava più di ogni altra cosa ma forse, non era ciò che aveva sempre desiderato.
I suoi capelli si muovevano al vento, scompigliandoglieli. Erano tinti di sangue, come le sue mani e i suoi vestiti.
Sua madre non sospettava di niente. Era una persona assente, che lavorava molto. Suo padre era morto un anno prima, per via di una malattia e lui era figlio unico.
Ora Kaito si muove tra i girasoli appassiti e alla fine si volta, guardando il girasole che aveva strappato.
Lui, era proprio come lui. Ormai, i suoi sogni erano infranti.

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Capitolo 4
*** She, my dark angel ***


Ero stanco di vivere a casa mia. Mia madre non c'era mai ed io dovevo farmi tutto da solo; cucinare, lavare, stirare.
Andare da mio cugino era la cosa giusta da fare. Erano passati 2 anni e mezzo dall'incidente dei loro genitori -e cioè i miei zii- e vivano in due. Hiroto e Haruka, i miei cugini.
Entrai in casa. Hiroto era cresciuto parecchio. Si era fatto crescere un pochino i capelli fino alla metà del collo e portava un orecchino sull'orecchio destro. Haruka era diventata davvero carina -rispetto a Hiroto, lei aveva un anno in meno (16)- i capelli scalati gli risaltavano il viso magro.
Poi, vidi lei, che era dietro ad Hiroto.
I suoi capelli ricci e chiari erano così soffici, e i suoi occhi nocciola erano brillanti.
Avvertii qualcosa in lei, qualcosa di demoniaco che mi fece quasi paura. Un aura nera, potente, vecchia.
Potevo prendere la mia falce e ucciderla, ma qualcosa me lo impediva.
Sentivo due anime dentro di lei; era posseduta.
Entrai in casa, fissandola guardingo. Chissà se Hiroto e Haruka lo sapevano? Forse, anzi, sicuramente no.

Le mie torie erano fondate. 
Passò appena un mese e la ragazza -si chiamava Miho Mihoto- era completamente entrata in uno stato di subconscio, perché posseduta dal demone che aveva dentro.
Ucciderla era l'unica cosa da fare. Presi la mia falce la gliela scagliai contro con tutta la forza che avevo in corpo.
Lei parò il mio colpo, con una forza sovraumana mi scaraventò a terra.
Io rimasi in mobile; non riuscivo a rialzarmi. Non volevo rialzarmi.
_ Miho..._
Lei mi piaceva, non riuscivo a colpirla.
La ferita che avevo sul braccio mi impediva di muovermi. Ero completamente sporco di sangue e la falce, mi scivolo dalle mani, rimanendo così innoquo alla situazione.
Però ora lei, era la mia nuova luce. Fuyumi ormai, per me era morte, sia fisicamente che psicologicamente. Non esisteva più per me.
Miho era il mio angelo, il mio piccolo tetro, cupo angelo nero.


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Capitolo 5
*** Una cosa impossibile. ***


Quella sera, sul cielo scuro, c'erano milioni di stelle. Così luminose e belle.
Il vento frizzante della primavera scompiglia i capelli castani di Kaito che è sdraiato sul tetto di casa Fujita.
Kaito fissa il cielo immobile.
Tiene in mano una piccola luce. E' un'anima. Così bella e piena di energia. Splendente, come le stelle.
Poi, appoggia la piccola anima sulla falce, che l'assorbe. La falce di Kaito non è stata creata solo per mietere le anime, ma anche per risucchiarle.
Kaito scende dal tetto con agilità e atterra senza fare rumore.
Il lussureggiante e brillante prato del giardino, di giorno è così vivo, mentre di notte sembra un prato morto, come in decomposizione. Sembra quasi di sentire la puzza dell'erba che marcisce.
Salendo le scale per andare nella sua stanza, Kaito si ferma davanti la camera di Miho.
Miho è stata la prima, dopo tanto tempo, a fargli provare un sentimento che non sia l'istinto omicida.
Dopo la sua tragica storia con Fuyumi, l'istinto omicida di Kaito era diventato più forte, e uccideva chiunche incontrava. Come poco prima, quando teneva tra le mani l'anima della sua ultima vittima.
Apre la porta con lentezza e senza far rumore, si avvicina a Miho che dorme tranquilla.
Lui non vuole toccarla. La guarda come per ammirarla. Quel fascino, che si univa ad un senso estetico e al potere demoniaco dentro di Miho, faceva impazzire Kaito.
Neanche lui poteva dire se si trattava di attrazione o ammirazione.
Poi, l'impulso.
Le carezza la guancia bianca. Poi le carezza i capelli.
Miho continua a dormire e Kaito, sedendosi sul letto, continua a carezzarle i capelli.
Non può più contenersi e, avvicinando il suo viso a quello di Miho, appoggia le sue labbra su quelle morbide e rosa di Miho.
Sa che non può continuare. Shinigami e Demoni non devono avere niente a che fare. Sono troppo diversi. Entrambi troppo pericolosi.
Kaito si alza dal letto e, guardando un'ultima volta Miho -che continuava a dormire-, chiude la porta.



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Capitolo 6
*** Lullaby Dream ***


Sangue. Sangue dappertutto.
Kaito sputa sangue: è stato colpito all’addome.
Miho è davanti a lui e lo guarda con aria di sufficienza.
Kaito continua a sanguinare e si accovaccia a terra, premendo con la mano destra sull’addome.
_ Mi sorprendo che uno come te si facesse male per così poco._
Kaito la fissa, alzando lievemente la testa. Poi risputa altro sangue e sbatte la testa a terra. Non sa cosa fare. Dovrebbe colpirla, ma qualcosa gli dice di no. Poi si fa forza, alza la testa e la fissa, come per ammirarla in quella sua aura macabra che emana. I capelli ricci e chiari riflettono i raggi della luna nascente.
Miho calpesta Kaito con rabbia, ma lui rimane immobile, tendendo sempre stretta la falce. Ma ormai, non aveva neanche la forza di stringerla. Doveva avere degli organi interni lacerati e iniziava a vedere tutto appannato. Non era un sogno. Era la realtà.
Stava morendo?
 
Una dolce melodia si sente in sottofondo. Sembra una ninnananna.

Un teschio alato che suona una dolce melodia, da un flauto di ossa di un importante Dio, dicevano. Il dio del Sole, che il tristo mietitore uccise. Ora suona la sua luminosa melodia con un intono macabro e deprimente. Il tristo mietitore piange come non ha mai fatto. Infondo, la sua era una “Vita”, destinata per contrastare la vita, la felicità. Ma ora?

Ora il mondo, era popolato solo da morte."



_ Kaito! Kaito mi senti?!_
Hiroto e Haruka erano accanto a Kaito, che era lungo su un letto. Un letto di un ospedale.
“Un … sogno?”
Kaito aveva dolore alla testa, ma dove Miho, la sera prima, lo aveva trafitto e preso a calci, non provava nessun tipo di dolore, ne prurito, niente.
Lei era appoggiata alla soglia della porta, fissando nel vuoto. Sembrava tutt’altra persona.
Kaito ignora i cugini, e si volta con lentezza, verso la finestra.

 

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