La tua parola non vale più, accenditi fuoco, spegniti tu

di Nijinsky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno eretico ***
Capitolo 2: *** Dualismo ***
Capitolo 3: *** Mea culpa ***
Capitolo 4: *** Cammina solo ***
Capitolo 5: *** Abiura ***
Capitolo 6: *** Tutto ciò che c'è ***
Capitolo 7: *** E la notte se ne va ***



Capitolo 1
*** Sogno eretico ***


“Mi bruci per ciò che predico, è una fine che non mi merito, mandi in cenere 
la verità perché sono il tuo sogno eretico”
Sono il tuo sogno eretico - Caparezza
 

Non era certo la prima volta che accadeva.
Da quando Mello era morto non era raro che Near lo ricevesse, di notte, quando il ronzio dei computer e dei monitor veniva messo a tacere, quando i collaboratori venivano finalmente congedati.
L’ospite, turbolento e malizioso, cominciava a tormentarlo appena lo vedeva addormentato, finché non si svegliava con occhi lucidi e vibranti.
«Near! Near! Hey Near perché non ti svegli?!»
«Lasciami stare»
«Uh - uh come siamo scontrosi oggi! Il principino si è forse svegliato con la Luna storta?»
«Vattene»
«Cosa c’è? Non mi vuoi più?»
«…»
«Hey, Near, allora?» squittiva Mello con la sua voce non più stanca e roca ma vivace e canzonatoria.
«Non immagini nemmeno quanto io ti voglia a fianco, quanto mi manchi e quanto avrei voluto fare qualcosa per salvarti» mormorò lugubre Near, sospirando. Se solo Mello non fosse stato così impulsivo… basta. Basta pensarci. Finito, è tutto finito.
Trascorsero degli attimi di silenzio, in cui Near sperò vivamente di essere lasciato finalmente alla sua struggente ma quieta apatia.
«AHAHAHAHAHAHAHAHAH!» la risata sguaiata di Mello squarciò l’aria, senza però trapassare Near, che rimase in silenzio a fissare il vuoto con occhi orribilmente spenti.
«Oddio non ci posso credere! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!» sghignazzò Mello tenendosi la pancia «Tu, tu, piccolo verme albino, TU provi dei sentimenti?! Cristo, è esilarante!»
Near abbassò lo sguardo, perso nel freddo e nel buio, e le labbra tremarono, mute.
«E ti manco? AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!»
Near si accucciò, nascondendo il volto tra le mani, mentre Mello se ne andava, ancora.
Raccolse, quando fu certo di essere solo, un pezzo di carta, e furiosamente vi scarabocchiò sopra i tratti di Mello, per dare  poi fuoco a quel ritratto.
Si diede dello stupido appena il foglio fu ridotto in cenere: aveva disegnato i tratti del Mello che meglio ricordava.
Del Mello che più teneva stretto al petto.
Del Mello che aveva più piacere nel ricordare.
Del Mello fanciullo che era sbocciato nel largo cortile dell’orfanotrofio, mentre lui, tiro mancino di Madre Natura, era appassito senza passare per la fioritura.
Del Mello dal volto limpido e infantile che sopra ogni altra immagine amava ricordare.
Non aveva disegnato l’incubo dai tratti bruciati e gli occhi di ghiaccio e la voce beffarda che lo tormentava, ma solo il ricordo di ciò che fu e che mai più sarebbe stato.




☮ 

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Capitolo 2
*** Dualismo ***


“Ogni tua visita priva di fiato, perché mi vieni a svegliare appena mi vedi addormentato
Chi sei maledetto, chi sei?
Non ho riparo nel mio letto, chi sei?
Non mi hai detto chi sei
 Uno spirito, un folletto chi sei?
Chi sei tu, chi sei?”
Dualismi – Caparezza

 
La notte seguente, puntuale e beffardo, Mello tornò, annunziando a Near la sua presenza con le sue risa sguaiate.          
«Bonsoir, petit prince! Ih-ih! Come stai?»
«Benone, tu invece?» sospirò Near, rassegnato ad un’altra notte insonne.
«Uh - uh, mai stato meglio! Non sai quanto sia felice di essermi finalmente liberato di te!»
Il cuore si strinse dolorosamente nel petto di Near, che istintivamente portò una mano al petto, leggera come un soffio.
Era vero: Mello se n’era andato.
Ogni sera, in un primo momento, credeva che quella sagoma impazzita che schizzava di qua e di là sghignazzando e strillando fosse davvero Mello.
La prima volta che accadde, non appena vide il ragazzo biondo comparire magicamente davanti ai suoi occhi, preso da una forza più grande di lui corse ad abbracciarlo, finendo con la fronte contro il muro e attirandosi l’ilarità del fantasma che da allora in poi non fece altro che tormentarlo e stuzzicarlo con le sue parole, con le sue movenze, con i suoi sguardi.
Non si era mai sentito così umiliato in vita sua, e tentò di  chiudere gli occhi davanti al suo spettro per innumerevoli notti, finché, rassegnato, non cominciò a tentare di assecondarlo, parlandogli, facendosi prendere in giro, ignorando le fitte al petto che si facevano sempre più frequenti e intense.
«Tranquillo, microbo, quelle fitte sono solo un principio d’infarto» rassicurante, senza dubbio.
«Mello, permettimi di togliermi una curiosità»
«Oh, ma certo, mostriciattolo, chiedi pure»
«Se sei così felice di esserti liberato di me, perché torni ogni notte a tormentarmi il sonno?»
L’espressione di Mello rapidamente cambiò: da beffarda si fece stupita, da stupita mutò in furibonda e, con l’ira nel sangue e l’umiliazione negli occhi, fuggì via, lontano da Near, ancora.
Perché mai sarebbe dovuto tornare?
Era forse spinto da oscure riflessioni o da immorali istinti?
Sarebbe cambiato mai qualcosa, a saperlo?
Near non ci pensò più, e d’un tratto fu tutto buio come il giorno in cui accadde il peggio.






AVVISO AL GENTIL PUBBLICO
La settimana da sabato 13 Agosto a sabato 20 Agosto la sottoscritta sarà assente,
pertanto la pubblicazione che, a temperatura e pressione standard, ha seguito un ritmo di in media un capitolo al giorno,
verrà sospesa.
Naturalmente riprenderà domenica 21 Agosto,
quando la sottoscritta avrà disfatto lo zaino,
si sarà lavata nell'acido cloridrico,
si sarà spaparanzata sul letto,
avrà fatto i salti mortali per fregare il pc all'ignara madre,
avrà scritto la sua dose di deliri di discreta lucidità sotto il nome di capitolo numero 3
e l'avrà sottoposta alla vostra attenta lettura.
Detto( scritto) questo, vi auguro una buona settimana.
E leggete Dylan Dog, che fa bene alla salute!

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Capitolo 3
*** Mea culpa ***


“Faccio il mea culpa di una situazione che mi aveva tolto la gioia di vivere
Questo é quanto, come imputato ammetto il mio reato
Spero che non mi abbiate condannato
Spero di essere stato chiaro più di qualsiasi indizio
Confido in un rinvio a giudizio
E non è che l'inizio di un nuovo capitolo
Mi metto in gioco come un gatto col gomitolo
Pronto a superare ogni ostacolo
A scongiurare ogni oracolo
A strappare a morsi ogni tentacolo”
Mea culpa – Caparezza

 

«Buonasera, Near!» cinguettò Mello, allegro di un’inspiegabile allegria, euforico di una cinica euforia.
«Buonasera a te, Mello, qual buon vento ti porta qui?»
«Il tuo umorismo ha un che di pessimo, latticino»
«Non intendevo fare umorismo, sono seriamente intenzionato a conoscere ciò che ti spinge a tanto»
«Fatti i cazzi tuoi, panna montata»
«Scusa, Mello»
«Lo sai già perché»
«Credo di non seguirti, mi dispiace»
«Sai benissimo perché mi trovo qui: è colpa tua»
«Colpa mia…»
«Sì, colpa tua, stronzetto»
«Colpa mia…»
«E smettila di mormorare che è colpa tua, lo so benissimo, cazzo!»
«Davvero è colpa mia se ora sei così?» chiese Near, con le lacrime che minacciosamente tentavano il suicidio rotolando giù per le perlacee gote.
«Certo, idiota»
«Mello, mi dispiace» mormorò Near piangendo.
«Troppo tardi»
Sarcasmo.
Freddo, gelido sarcasmo che al suo passaggio bruciava più del fuoco, maciullava la carne, la rendeva putrida cena per i vermi, uccideva lo spirito dilaniandone le viscere di emozioni e ricordi, i neuroni di istinto e sudore.
Near con le lacrime vomitava rabbia, cieca ira di chi non sa con chi ce l’ha, di chi non sa perché il sangue nelle vene bolle come acqua a 100 °C, di chi non sa più niente e per illudersi di non crollare strilla allo specchio il proprio disordine, il proprio rumore.
Sarcasmo, non vi era ironia in quella frase.
Era una mera constatazione della realtà.
Era troppo tardi.
Era davvero colpa sua?
Era era era.
Tutto al passato, niente al presente, un futuro che non c’è.
In realtà tutto vortica così velocemente che spazio e tempo si contraggono fino a tangersi.
Non ci sono dimensioni, solo fatti che invece di succedersi si sovrappongono, nel caos primordiale.
Nel rumore bianco.
Nel rumore buio.
Dormi, piccolo, così potrò tormentare anche i tuoi sogni rendendoli incubi.






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Capitolo 4
*** Cammina solo ***


Ti cedo il posto mio: non è per vincere che vivo ma per ardere
Perciò se dovrò perdere lasciatemi perdere e avrò perso
Cosciente che non sono né peggiore né migliore di nessuno finché sarò diverso
Se non rispondono al tuo appello, cammina solo, cammina solo
Se mi ritrovo sull'incudine, sotto un martello di solitudine
Colpo su colpo come un polpo sullo scoglio muoio
Ma ci farò l'abitudine”
Cammina solo – Caparezza
 


«Sai, Near, a volte penso che se non fosse stato per L, avrei potuto addirittura amarti»
Smettila, dannato, smettila.
«Cosa te lo fa credere, Mello?»
«Non saprei, palla di neve, il tuo detestabile faccino, forse»
Ti odio quando fai così.
«Beh, già è qualcosa»
«Non hai mai perso la speranza, vero, Near?»
«No, non ne ho mai avuto il coraggio»
«Ihihihihihihih! Sei davvero patetico!»
«Lo so, Mello, e me ne rammarico»
«Se la smettessi di dire stronzate probabilmente sarebbe un progresso valido, non trovi, candeggina?»
«Sì, lo sarebbe»
«Dai un cazzo di tono alla tua voce!!! Maledetto ho sempre odiato quando parli così! Finiscila! Sembri un morto!»
«Io sono morto»
«Non dire stronzate, coglione»
«Non mi permetterei»
«IO sono morto, ucciso grazie al Death Note. TU sei vivo e vegeti fra i tuoi giocattoli del cazzo»
«Sai che mi dispiace dirti che hai torto»
«Maledetto, ti odio»
«Non cambiare discorso»
E, per un attimo, gli sguardi rimasti inermi nei rispettivi pensieri si toccarono, leggeri come farfalle, veloci come il battito di ali di un colibrì.
Ghiaccio e metallo.
Gelo contro gelo.
Rabbia contro rabbia.
Rancore, rimorsi, rimpianti.
E l’ombra svanì dagli occhi assenti e opachi, che stanchi del mondo tornarono a dormire sonni tormentati.
Non è l’odio che soffoca il tuo respiro, piccino, ma il senso di colpa.







Credetemi quando vi dico che questa storia andrebbe letta dalla fine per potervi dare un senso.
È una trama po'intricata, ma capirete tutto a tempo debito.
Lasciate che vi dica solo che non tutto è come sembra.
E che fidarsi di me si rivelerà la scelta migliore, anche se bizzarra.
Yours sincerely.

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Capitolo 5
*** Abiura ***


“Sono paranoico ed ossessivo fino all’abiura di me”
Abiura di me – Caparezza

 
«Mello, descrivi il rantolo della morte»
«Perché mai dovrei?»
«Perché l’hai visto»
«Ridicolo»
«No per niente»
«Near, sono io a doverti tormentare, non il contrario»
«Mello, descrivi il rantolo nella morte»
«Non ne sarei capace – sai com’è, quando si muore la descrizione di ciò che provi non è esattamente il tuo primo pensiero. Se vuoi ti faccio provare!»
«Errore»
«Che cazzo stai blaterando, miserabile?!»
«Ti ho detto di descrivere il rantolo della morte che hai visto, non quello che hai provato»
«E quando lo avrei visto?»
«Tutte le volte che hai ucciso, ma mi riferisco ad una in particolare»
«E sarebbe?»
«Quando hai ucciso me»
«Prego?»
«Mello, svegliati»




Abbiate pazienza, e tutto si risolverà. Dovete solo svegliarvi. Fate uno sforzo. I vostri occhi, chiudendosi, si apriranno a nuove dimensioni sensoriali. Date una scossa all'anima e tuffatevi dentro il vostro subconscio.
Ma che cazzo sto scrivendo?
Basta, suvvia.
Vi lascio uno stralcio di canzone che potrebbe piacere a chi ha orecchie per ascoltare:

"Your head is humming and it won't go, in case you don't know, 
The piper's calling you to join him, 
Dear lady, can you hear the wind blow, and did you know 
Your stairway lies on the whispering wind"
                      Stairway to heaven - Led Zeppelin


Vi voglio bene, ladies and gentlemen.
Yours sincerely.

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Capitolo 6
*** Tutto ciò che c'è ***


“Tutto ciò che c'è c'è già
Allora nei miei pezzi che si fa?
Renderò possibile l'impossibile fino a rendere possibile la realtà”
Tutto ciò che c’è – Caparezza

 
«Mello, svegliati»
«…»
«Mello, svegliati»
«Idiota, sono morto, come faccio a svegliarmi?»
«Mello, non sei morto»
«Ti devo ricordare come mi hanno ucciso?»
«Mello, non ti hanno ucciso»
«Near, che cosa diavolo stai dicendo?»
«Mello, svegliati»
«SMETTILA DI DIRE STRONZATE!»
«Mello, ma non capisci?»
«Cosa cazzo devo capire?!»
«Non sei morto»
«Ma cos…»
«Sei vivo, stai solo in stato comatoso, e questo è un tuo sogno»
«Near…»
«Non ricordi proprio niente?»
«Sono morto»
«Non sei morto, Matt ti ha salvato per miracolo da quell’incendio alla vecchia chiesa, e ora si sta prendendo cura di te»
«Ma il piano della Yellow Box… tu dovevi incontrare Kira»
«Hai organizzato tutto tu»
«Ma tu…»
«Io sono morto»
«Ma come… quando…»
«Tu mi hai ucciso, non ti ricordi?»
«Non è vero»
«Certo che lo è»
«Mello… come hai potuto dimenticartene?»
«…»
«Amore mio, luce dei miei bui, eternamente mio sogno… mi hai ucciso tu, mi hai sparato alla testa, ferendo, bucando ciò che più detestavi di me»
E Mello cadde come corpo morto cade.
 
 
 
«Mello, svegliati!» una voce squillante, preoccupata, mormorava le sue preghiere, rotta dalla paura.
«Matt…»
«Mello, finalmente!» un sorriso radioso, lucente, rassicurante.
«Mi sei mancato, amico mio» Mello sorrise debolmente, mentre Matt lo stringeva a sé.
«Sapessi quanto sono stato in pena…»
Rimasero abbracciati, a confidarsi mute e reciproche ansie, per lungo tempo, finché Mello, sbarrando gli occhi, improvvisamente ricordò.
 
 







 


 

Credo che il gentil pubblico debba leggere la fiction  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=783981&i=1 per poter capire i riferimenti.
Bonne nuit, madames et monsieurs - che francese maccheronico, 'na bellezza.

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Capitolo 7
*** E la notte se ne va ***


 “Il giorno è rude, è come una palude 
Di giorno ne vedo di cotte, di crude, di tiepide 
E quando ne ho viste abbastanza rifugio nella stanza 
Sonno in abbondanza, stanco sotto il mio rettangolo di letto 
Cado morbidoso sul rettangolo di letto 
Ding ding dong dodici rintocchi, chiudo gli occhi 
Ed il paese dei balocchi è qui 
E le porte sono tutte aperte, quante scoperte 
Si fanno sotto le coperte 
Ed è dolce come panna l'eco della ninna quando vado a nanna 
Io dormo con le gambe rannicchiate 
Per rotolare senza sforzo nelle mie nottate di sogno 
Che suona come una carezza 
Dopo una giornata di assoluta pesantezza 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
Il sogno cattura per ore ed ore ed ore 
A volte fa la guerra a volta fa l'amore 
E quando chiudi gli occhi non sai mai cosa succede 
Saluti la tua vita domani ci si vede al mattino 
Tranquillo come dentro il pigiamino 
Stringo come un bambino il mio cuscino 
Che forse mi diventa una fanciulla 
O forse mi ricorda il pianto soffocato al buio della culla 
Dormo e i raggi mi daranno il buongiorno ma non mi sveglieranno mai 
Come un bimbo che non sa soffrire 
Penso alle tenere carezze di mia mamma prima di dormire 
Nel mio letto zattera di lana 
Nel mare di emozioni che la luna chiama mentre mi allontana 
Dalla riva della sveglia 
Fate piano per favore sono in dormiveglia 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va 
Io rimango fermo qua 
Ad aspettare, ad impazzire 
Se la notte vola via 
Non sarà per colpa mia 
Che le sto rubando 
Più di un secondo 
E la notte se ne va”
E la notte se ne va – Caparezza

 
«Dear Mello»
«Cosa»
«Perché l’hai fatto?»
«Perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Cosa ho fatto per meritarmi un sentimento del genere?»
«Esistevi, Near, esisti»
«Dear Mello»
«Che vuoi»
«Perché continuo ad apparirti in sogno?»
«Perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Non mi sembra la migliore delle risposte»
«Da un numero due non ti puoi aspettare il meglio, ma solo il massimo meno un po’»
«Non ti ho mai creduto il numero due, lo sapevi, lo sai»
«Non mi propinare queste stronzate»
«Come vuoi, Mello, ma non mi hai ancora risposto»
«Che vuoi che ti dica?»
«Vorrei che mi dicessi che continui a vedermi nei tuoi sogni perché c’è qualcosa che devi dirmi, che c’è un cuore che batte sotto la dura pietra fredda che ti riveste sottopelle, che in fondo non volevi farlo»
«Tutto ciò che ho da dirti è che ti odiavo, Near, e ti odio ancora; c’è un cuore che batte sotto la dure pietra fredda che mi riveste sottopelle, ma non batte per te; in fondo sì, volevo farlo, e se tornassi indietro lo rifarei altre mille volte, perché ti odiavo, Near, e ti odio ancora»
«Incredibile quanto le tue parole feriscano più delle lame e delle pistole, ma sarei stato peggio se mi avessi detto che non c’è assolutamente niente di quello che ho elencato»
«Near, ti ho sradicato da me, ti ho strappato via come erbaccia, non c’è più niente di te»
«C’è il mio corpo, l’hai lasciato al quartier generale, nudo e sporco, freddo, rigido, a putrefarsi tra le mura che da vivo mi condannarono a marcire di solitudine»
«Un corpo senza vita non è niente, è solo chimica e fisica che lentamente diventa polvere e cibo per i vermi»
«C’è il mio ricordo, lo vedi nei sogni, ora ti parla, e non sono il Near che hai ucciso, ma il Nate che hai conosciuto tanti anni fa nell’orfanotrofio, non il bambino prodigio, ma un orfano spaventato e solo»
«Inevitabilmente solo, dall’inizio di tutto alla fine di ogni cosa, quale dolce ironia»
«Dear Mello»
«Non chiamarmi così»
«Perché?»
«Mi irriti»
«Non puoi fare nulla per impedirmelo»
«Posso ucciderti»
«Sono già morto, dovresti uccidere te»
«Devo portare a termine una missione, e poi di certo non butto la mia vita per te»
«Talvolta ho sperato vivamente che tu potessi fare qualcosa per me»
«Ti ho scopato, non ti basta?»
«Avrei preferito fare l’amore»
«Quanti vizi»
«Quanto astio»
«Non mi sembra sia una novità»
«No, infatti, quale rammarico»
«Non hai mai alzato un dito per impedirmi di farti male, per salvarti la vita, per tentare di fermare il mio omicidio»
«Lo so»
«Perché?»
«Perché ti amavo, dear Mello, e ti amo ancora»
«…»
«…»
«Near, sparisci»
«Non me ne andrei mai, lo sapevi, lo sai»
«Voglio che tu te ne vada, per sempre»
«Sono già via»
«Near, lo sai cosa sto per fare»
«Sì, lo so»
«E quindi?»
«Ti prego di non fare gesti avventati»
«Una volta di più, una volta di meno…»
«Questa volta è diverso, Mello, non voglio che tu muoia»
«E allora vattene»
«Solo se mi giuri che non ti ucciderai»
«Vattene»
«Ti amo, dear Mello»
«Ti odio, Near, il ricordo di ciò che eri in realtà è ancor più fastidioso, se possibile, di ciò che sei diventato»
«Se sono diventato quel che hai ucciso, è plausibile che sia dovuto al fatto che te ne andasti»
«Non dire stronzate»
«La colpa è tua, se sono diventato quel che hai ucciso. Il bambino che hai conosciuto e che adesso popola i tuoi sogni è morto dopo che tu abbandonasti l’istituto. Una foto non colma le distanze, lo sapevi, lo sai»
«Near, vuoi che ti dica che mi dispiace?»
«Non servirebbe a molto, ma mi sentirei sollevato»
«Scordatelo»
«…»
«Voglio che tu te ne vada, immediatamente»
«Dear Mello…»
«La tua parola non vale più»
«Accenditi, fuoco»
«Spegniti, tu»






 

  

 

Grazie, grazie infinite a tutti
a coloro che leggono
a coloro che seguono
a coloro che ne conservano il ricordo
a coloro che lo preferiscono ad altri ricordi
a coloro che recensiscono, perché mi hanno dato davvero tanto, tanto, tanto.
Yours sincerely.

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