Le*Storie*Di*Una*Vita* di Ella_Sella_Lella (/viewuser.php?uid=61765)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** I'm Gwendolyn Levin Tennyson. And i've a Son. Daviel Levin. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Benjamin Tennyson ... ***
Capitolo 5: *** capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** My huseband Kevin Ethan Levin ***
Capitolo 7: *** capitolo 4 ***
Capitolo 8: *** Gwen's Decision ... ***
Capitolo 9: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 10: *** Magic's Lesson ***
Capitolo 11: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 12: *** My nephew Ken and my son Davlin are infatued with my son's best friend (The Mike's Daughter) ***
Capitolo 13: *** Avviso ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
mY LifE
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo dei 10 Eroi Per Ken. Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il seguente ...
Altri saranno sufficentemente lunghi.
Non so come gestirò questa storia ...
Felice Capodanno.
La Vostra
EsL
*
(Il Pezzo In Corsivo, sono i pensieri futuristici Rispetto a quelli del tempo della storia)
Le*Storie*Di*Una*Vita*
“Vuoi
sposarmi?” fu una domanda schietta, che non mi aspettavo. “Ora?”
chiesi davvero
confusa, guardando il suo volto, così immensamente speranzoso ,
“Si! Ora! Scappiamo a Las
Vegas e sposiamoci ora!” mi rispose lui, prendendo le mie fini mani, nelle sue, così grandi
rispetto alle mie; Io rimasi incredula qualche istante. Lui mi
stava chiedendo di sposarlo?
Mentre lo fissavo allungai lo sguardo verso il
comodino, guardando quel Test, che lui non mi
aveva neanche dato il tempo di
vedere.
Ma in cuor mio sapevo cosa c’era scritto. “Ho 18 anni. Potrei
essere incinta. Ma non per forza
dobbiamo scappare a sposarci a Las Vegas!”
risposi obbiettiva, quel piano era una follia,
guardandolo nei suoi
profondi e scuri occhi. Quel piano era un’autentica follia … E io non avevo
calcolato quanto lui fosse folle. “Voglio sposarti perché ti amo.
Nient’altro!” dichiarò lui,
baciandomi, io inarcai la bocca in un
sorriso, con il pollice gli accarezzai il dorso della mano
ferma, poi per
accontentarlo risposi: “Potremmo …” la mia voce era stato un sussurrò, lì morto
nell’aria, unico modo per dargli una speranza … Vana. Lui mi diede un altro bacio, poi si
avvicino…
Quant’era suadente la sua voce. Ricordo che mi mormorò con una dolcezza
unica, nell’orecchio.
Sembrava un soffio. “Ti prego amore … Sposami!”
|
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Capitolo 2 *** I'm Gwendolyn Levin Tennyson. And i've a Son. Daviel Levin. ***
mY LifE
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo dei 10 Eroi Per Ken. Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il seguente ...
Sono contenta che almeno una persona abbia commentato
Quindi tutti i miei ringraziamenti a
Sherry:
Io su Ben10 ogni tanto ho letto ... Ma ritengo a sottolinerare che questa è su Alien Force.
Allora mi devi dire i nomi di uno di questi siti ...
Io ci provo a scrivere bene ... Ma spesso faccio frasi sconesse e mi perdo negli errori grammaticali.
Spero comunque di non deluderti.
Baci
EsL
*
(Il Pezzo In Corsivo, sono i pensieri futuristici Rispetto a quelli del tempo della storia)
Le*Storie*Di*Una*Vita*
12 anni e 6
mesi dopo.
Quella
mattina, mi svegliai decisamente nervosa e stanca, avevo dormito malissimo.
Incubi, su incubi. Sentì due tre colpi provenienti dalla porta. Mi alzai ed
andai ad aprire la porta di legno scuro, “Buon giorno. Sorellina!” sentì
scandire Ken*, mentre si passava una mano sui suoi capelli rosso fuoco, “KEN!”
gli urlai , buttandomi addosso a lui, facendo attenzione a non cadere nel
corridoio del mio condominio, ma grazie agli attenti riflessi di mio fratello,
non cademmo, “Che ci fai qui? A parte venire a salutare la tua sorellina
risolutrice appena tornata da una battaglia interplanetaria nella costellazione
di Galax71?” gi chiesi, con il sorriso sulle labbra, Ken ridacchiò poi mi
rispose: “Be, pensavo volessi fare colazione. Oppure andare a vedere se ti
andava di andar a trovare Nonno Max, Ben e Ken!” era fierissimo di quell’ultimo
nome, li dava un immensa gioia che nostro cugino Ben, avesse dato al suo unico
figlio il suo nome. “Certo Ken!” gli urlai, abbracciandola presa dalla gioia,
Ken mi sorrise, poi spostandomi lievemente mi disse: “Be c’è anche un’altra
novità …” aveva usato un tono dolcissimo, “Illuminami ti prego!” lo pregai,
come facevo da bambina ogni volta che doveva dirmi qualcosa ma titubava nel
farlo; Ma non quella volta, era venuto esclusivamente per dirmi questo, mi
abbracciò forte e guardandomi dritto negli occhi mi rivelò: “Gwen! Mi sposo!”
il suo volto era luminoso, ed anche il mio. Mio fratello si sarebbe sposato,
non mi importava se questo avrebbe portato Kai Green** a diventare mia cognata e
a prendere il sacrosanto cognome della mia famiglia, Tennyson, “Che bello!
Fratellino! Sono felice per te!” gli urlai abbracciandolo ancora, mentre
saltellavamo sulla soglia della porta.
“Dai
su andiamo a trovare Ben! Ci scommetto che tutti moriranno dalla voglia di
rivederti!” mi urlò mio fratello! Gli accordai quel permesso e presi, la
giacca, una borsa, delle monetine, il telefono e del mascara, infilai tutto nella borsetta, mentre contemporaneamente
cercavo di infilare le maniche della giacca porpora, anche se era umanamente
impossibile fare ambedue le cose, assieme ,
Ken mi richiamò: “Gwen! Le chiavi!” lanciandomi dell’appartamento, che
presi al volò buttandole poi nella borsetta che
chiusi e lanciai a mio fratello, che prontamente la riprese al volo, poi
con calma mi infilai la giacca, porpora, ultimo modello, regalo di compleanno
da parte di Julie, la moglie di mio
cugino e la mia migliore amica, io stessa le avevo detto che una giacca tanto
carina non si addiceva ad una risolutrice, ma fermare Julie Tennyson Yamoto era
possibile quanto placare una valanga, “Quella giacca è splendida! Lo sai
sorellina?” mi fece notare Ken, mentre faceva oscillare la mia borsetta, lo
guardai e li regalai un grande sorriso, poi tranquillamente risposi: “Be Ken. Juls
ha sempre avuto un ottimo gusto estetico. Non te lo ricordi?”, Ken ridacchiò,
poi rilanciandomi la borsetta, con tranquillità e leggera ironia mi disse: “E'
vero, l’unica 15enne, che giocava a Tennis con la gonna bianca, stretta e corta
ed il maglioncino rosa!”, “Era una felpa!” precisai, mettendomi la borsa a
tracolla e cacciandolo fuori dall’appartamento e poi lo segui chiudendo con un
gran tonfo la porta, “Saranno tutti
contenti di rivederti!” mi fece notare, cingendomi le spalle, con un grande
sorriso, sembrava così fiero di me e l’idea di sposarsi lo rendeva così
gioioso, poi mi guardò, per un attimo pensai avesse uno sguardo torvo, ma non
era così, era tornato allegro subito, poi mi aveva chiesto: “ E tu Gwen? Quando
ti sposerai e metterai su famiglia? Io ho aspettato tanto, ma sai volevo
divertirmi! Ben invece non ha perso tempo. E tu? Quando andrai avanti?”
l’ultima delle domande, fu solo un sussurrò,
quasi nella speranza che io non lo sentissi, forse probabilmente non
voleva neanche chiedermelo, ma come bravo fratello maggiore era suo compito;
Dopo un forte colpo al cuore, decisi di accontentarlo, facendo finta di non
aver sentito quella domanda o forse feci finta di con aver capito il senso, non
capì nemmeno io cosa riuscì a far credere, poi con la mia solita tranquillità
risposi: “Spero presto. Non voglio diventare una vecchia zitella, con i gatti!
Insomma se si è sposato Ben! Ora ti approssimi pure tu al matrimonio. Non perdo
le speranze sono sicura che ci sarà una persona tanto folle da voler darmi il
suo cognome!” inevitabilmente passai la
mano destra sul dito sinistro, toccandomi l’anulare, vuoto.
*
Non
impiegammo molto ad arrivare da Ben, specialmente con la macchina ultimo
modello di mio fratello, una splendida macchina sportiva a gravita(Senza ruote)
accuratamente modificata con sfarzi di vernice colorata e strane immagini,
sotto l’aspetto del decorare le cose, Ken non era mai cresciuto, diceva sempre
che doveva rendere la sua auto sempre “Spasso Mobile!” era una delle cose
che faceva ridere di più Kai; Mio fratello l’aveva conquistata per le risate
che riusciva a farle fare, ed io un po’ la invidiavo, erano anni che un ragazzo
non si impegnava per farmi ridere o farmi stare in pace con il mondo. La
macchina era turbo, una velocità unica, capace di farti drizzare tutti i
capelli e a me non dispiaceva a fatto, ero abituata a viaggiare sulle
navicelle, mezzi ancora più veloci. La casa di Ben, si riconosceva a distanza,
la casa più alta della città, situata all’ultimo piano del quartier generale dei
Risolutori, per maggiore comodità, non abbandonare mai la sua famiglia e
contemporaneamente il suo lavoro, visto che senza di lui, il mondo sarebbe
finito, tanto tempo prima. Appena mio fratello parcheggiò la macchina davanti
alla vetrata principale dell’edificio, “Amore li potrebbe dar fastidio?” fece
notare, una voce, che apparteneva ad una splendida ragazza, dai capelli neri e
delle origini native americane, indosso aveva un vestito variopinto, Kai Green,
mi guardo un attimo leggermente stranita, mi salutò dandomi il ben tornato, la
sua voce era titubante, non sapeva esattamente come comportarsi, doveva essere
stranita dal matrimonio, probabilmente era dovuto al fatto che non fossimo mai
andate d’accordo e la situazione non era migliorata con la relazione di mio
fratello, quindi non sapeva esattamente come comportarsi, sapere che accettavo
la loro unione o semplicemente se sapevo del matrimonio. “Congratulazioni!” le
urlai, abbracciandola, per quanto non reggessi quella ragazza, se lei era la
felicità di Ken, bene allora anche io le avrei voluto bene; E poi l’amore era
amore ed io chi ero per giudicare?
“Sei
contenta?” domandò Kai, completamente esterrefatta, io li regalai un sorriso
sincero, poi con un tono placido le
disse: “Certo … Kai ti sposi e sarai membro della mia famiglia!”, lei mi
sorrise, abbracciandomi calorosa, come non aveva mai fatto, quello era il
nostro modo di scusarci di tutti i torti, i cattivi sguardi e le velenose
parole che ci eravamo scambiate da quando avevamo 10 anni, mio fratello ci
raggiunse dopo aver fatto atterrare la macchina, proprio davanti l’ingresso
sulle strisce, poi aveva attaccato qualcosa sul parabrezza, “Te la ritirano
lì!” li fece notare Kai, con un tono totalmente scherzoso, nessuno avrebbe
osato togliere la macchina ad un Tennyson, specialmente se era prossimo al
matrimonio con una Green, mio fratello fece un cenno con la mano, prima di
chinarsi leggermente e baciare la sua ragazza, poi le prese la mano sinistra,
mostrandomi l’enorme anello d’oro bianco con un enorme diamante, che alla luce
del sole risplendeva, “Guarda … Più di tre mesi del mio stipendio!” mi rivelò
mio fratello, Kai arrossì, ed io ne rimasi incantata, ero certa che Ken si
sarebbe impegnato per guadagnare e comprare un suo personale anello alla sua
donna, non avrebbe mai usato l’anello della nonna, non era il suo stile. “Su
entriamo! C’è una novità …” mi fece
notare mio fratello, ma non mi disse nulla, continuava a premere sulle mie
scapole per spingermi all’interno e io mi feci trascinare senza troppi
complessi, mentre Kei ci seguiva a ruota. Il pavimento era freddo e di un blu
ceruleo, le mie scarpe con il tacco, continuavano a ticchettare su quel
pavimento, mentre mio fratello impertinente mi spingeva dentro l’ascensore con
la sua adorata consorte, “Allora quali novità? Oltre il matrimonio e la novità
di cui non so nulla. Chi coinvolge?”, chiesi, sperando in un piccolo indizio,
Kei mi guardò, ma non disse nulla, mio fratello lasciandomi le scapole, decise
di rispondermi: “Coinvolge la famiglia Tennyson … Il ramo di Ben!” ne rimasi
veramente stupita, mi sembrava strano che ne Ben, ne Julie, ne Ken, mi avevano
detto qualcosa, mi sorprendeva che anche nonno Max, non lo avesse fatto, “Vedrai!”
mormorò Kei, guardando i numeri dell’ascensore crescere, io cominciai impaziente
a fissarli. Non ricordavo questo nervosismo ed impazienza da una vita, era raro che mi prendesse, l’avevo avuta
mentre aspettavo la prima chiamata dei risolutori, alla nascita di Ken, mentre
mio cugino mi stritolava la mano ed in altre occasione di cui io stessa non
volevo ricordare, occasioni bellissimi, che ora facevano troppo male.
Quando
le porte dell’ascensore si aprirono con un sonoro Din, noi non eravamo ancora
arrivati al nostro piano, due figure basse si infilarono nell’ascensore due
bambini, uno era Ken Jr, che appena mi vide, si buttò dritto su di me,
appendendosi come una scimmia al mio collo, quasi al farmi cadere per
l’eccessivo aumento di peso, “Zia Gwen. Sei tornata!” abbassai lo sguardo sul
suo volto, era così gioioso che non prestai attenzione al fatto che stavo per
cadere, mi chinai lievemente e lo abbracciai forte, anche lui mi stringeva
forte, mi era mancato tanto, adoravo i bambini ed adoravo lui, per me era come
un figlio, pensare quella parola mi portò ad avere una fitta all’altezza del
petto, quando mi staccai, Ken scappò per sistemarsi accanto all’altro
ragazzino, che ora stava ciarlando con mio fratello di qualcosa, ed anche Kai,
sembrava immersa in quella conversazione, Ken si buttò sul ragazzino, quasi
travolgendolo, io li guardai. Ken aveva i capelli castani come il padre, gli
occhi neri e leggermente allungati come quelli di sua madre e la pelle bronzea, come il padre di sua
madre, l’unica persona nella nostra famiglia ad avere la pelle tanto scura,
l’altro ragazzo aveva il volto pallido, capelli nerissimi tirati in una coda
alta e degli occhi brillanti, aveva un aspetto famigliare, guardandolo fui
presa da una crisi di nostalgia, “Giorno signora Tennyson. Io sono un amico di
Ken!” mi disse il ragazzo, evitando di
guardarmi negli occhi, quasi imbarazzato, poi mio nipote prima di darli tempo
di aggiungere altro, premette il pulsante per il piani successivo ed appena
raggiungemmo il piano successivo le porte si aprirono e come due razzi i
ragazzini si defilarono, anche se Ken, mi guardò con i suoi occhi da cucciolo
bastonato, perfetta imitazione di suo padre, e mi chiese, ci chiese, ma
era certo che io l’avrei appoggiato, “Se
qualcuno chiede se Ci avete visto! Voi non ci avete visto!
Vero? Vi prego aiutateci!” poi erano scappati, io guardai mio fratello e
Kai, sperando mi dessero qualche indizio, ma decisero di non illuminare la mia
mente, probabilmente riguardava la famosa Novità, di cui nessuno voleva
dirmi nulla.
“Gwendolyn!!!”
urlò Julie, quando mi vide apparire davanti alla porta spalancata del suo
gigantesco appartamento, solo lei dopo sei mesi che non mi vedeva poteva
chiamarmi in quell’odiosissimo modo, continuava a farlo, sottolineando che
nella crisi dei miei 22 anni, volevo farmi chiamare così. “Julie!” le risposi
abbracciandola veramente felice, staccandosi un attimo da me, vide la giacca che indossavo, riconoscendo che era quella che lei mi aveva
regalato, “Ecco finalmente, indossi un abito più da donna!” aveva un grande
sorriso, sembrava rinvigorita da una luce nuova, anche se poi incrociando il
mio sguardo sembrò rattristarsi, “Cosa c’è Juls?” le chiesi leggermente
titubante, le sua sopraciglia si aggrottarono, poi con una voce preoccupata, mi
rispose: “Sei distrutta! Sei mesi in guerra non sono semplici, lo so! Ma sei
proprio morta! Pregerò Ben, ti darti delle ferie pagate di tre mesi!” sottolineo quelle cose abbracciandomi,
nonostante tutto, la tristezza in quei suoi splendidi occhi neri, nascondevano
altro. “Lo sai che Gwen non si opporrà al matrimonio!” sottolineò Kai,
abbracciando Julie, che ricambiò, mi
chiesi come fosse possibile che andassero così d’accordo, infondo Julie era la
moglie di Ben e Kai era la sua prima cotta, ma forse la situazione non era così
problematica, la cotta di Ben risaliva a 10 anni, mentre con Julie c’era tutta
una vita davanti; E poi la nativa era pronta al matrimonio con mio cugino,
“Restate a cena?” chiese cortese Julie, mentre un enorme mostro veniva verso di
me, il regalo di compleanno per mio nipote, mi chinai leggermente per accarezzarli
il capo, “Certo Julie! Figurati se mi perdo una cena da te!” rispose mio
fratello Ken, abbracciandola, tra di loro si era formato un legame al quanto
affine, lei sbuffò e li spettinò i capelli, poi guardandomi, chiese in
generale: “Avete visto quelle due
piccole pesti? Sono due giorni che scappano dicendo di non farsi vedere da me!”
il suo volto sembrava teso, Kai forzò un sorriso e poi cercò di dare una
spiegazione: “Be Ken, non vuole che il suo amico vada via e neanche lui vuole
andarsene!” sembrava triste, non misi molto a connettere che stavano parlando
dell’amico di Ken, negli occhi di Julie c’era uno sguardo velato di tristezza,
“Kai, Ken. Perché non andate a chiamare Ben, nonno Max, il signor Green, ed
anche quelle due pesti, per dire che il pranzo è quasi pronto!” chiese cortese
Julie, dirigendosi verso la cucina, mentre raccoglieva le giacche, voleva
assolutamente rimanere sola con me, non ci misi molto a capirlo, e come me, Kai
e Ken, che quindi con estrema cordialità accettarono uscendo, Julie, andò prima
nella sua camera matrimoniale e posò le giacche sul letto perfettamente
ordinato, mi sembrava impossibile pensare che quella casa che era uno specchio
fosse abitata da Ken e Ben Tennyson.
{ Chiedo scusa da come esce fuori il testo da ora, oppure se ora vi va bene e prima male. Ma odio il NVU}
“Andiamo
in cucina Gwen!” mi pregò, io annui ed a braccetto come da ragazze ci dirigemmo
verso la cucina, lei moriva dalla voglia di
dirmi qualcosa, ma cominciai io,
decisa a togliermi quel dubbio, “Ken e Kai mi hanno detto che c’è una novità,
che vi riguarda.
Quale?”, lei accennò un sorriso, poi prendendomi la mano
sinistra, rispose: “Quel ragazzino che era con mio figlio, vive con noi … Ecco
la novità…” i suoi occhi erano tristi ed a nominare quel ragazzo gli occhi di
Julie erano lucidi, quasi volesse piangere, io la guardai
accigliata, “Cos’hai Juls?” domandai, i suoi occhi si strinsero tantissimo, i suoi tentativi di
bloccare le lacrime, mi abbracciò stretta quasi
non volesse farmi respirare,
poi si staccò e cominciò, sussurrava, “Avrei dovuto scriverti … Dirtelo … In
qualche modo … Ma era una
notizia che andava detta faccia a faccia. Quel
ragazzo è Davil Levin … Il figlio di Kevin!” le mie gambe quasi cedettero, Julie
mi
riprese saldamente per le braccia, evitandomi di cadere, ma ormai io ero
altrove, in un tempo passato, dove speravo davvero di essere
felice. “Ju-uli-ie, q-quel raga-azzo è-è m-mio f-figlio?” fu tutto quello che riuscì a dire, mentre
mi accasciavo sul pavimento, la mia
migliore amica, l’unica a sapere la verità,
mi guardava, si chinò leggermente per sollevarmi da terra, “Vieni andiamo a preparare
la
tavola!”i suoi occhi, imploravano pietà, ma io non avrei mai potuto portarle
rancore, c’era solo una persona a cui indirizzavo tutti il mio
rancore Kevin
Ethan Levin, l’uomo della mia vita, il padre di mio figlio, che me l’aveva
portato via, Kevin l’unico uomo che avessi mai
amato, mio marito. Si anche se
l’ultima cosa era anche più segreta del fatto che avessimo un figlio, che
quando io avevo 18 anni e lui 19
eravamo scappati a Las Vegas per sposarci,
restammo a vivere lì, per quasi tutta la mia gravidanza, solo Julie sapeva e
nessun’altro, poi
Kevin era tornato quello di prima, era diventato cattivo e
dopo esserci spostato in gran segreto, mi aveva strappato via mio figlio. Io
l’odiavo ma continuavo ad amarlo. Ancora oggi, in gran segreto, chiudendomi in bagno e guardandomi l’anulare vuoto, mi
chinavo
scostando la difettosa mattonella, tiravo fuori la custodia porpora,
che conteneva la mia fede e la indossavo, mi agghindavo e con gli occhi
fissi
sullo specchio recitavo: “Io sono Gwendolyn Levin Tennyson!” sognando di
esserlo.
(*)
* Ken Tennyson: E' il fratello di Gwen più
grande di lei, di forse 5 o 6 anni, perchè quando lei aveva 15
anni lui era al college.
Dan non confondere con il figlio di Ben che è comunque Citato Sopra.
** Kei Green: E' una ragazza nativa americana , di
cui Ben si era innamorata (Nipote di una risolutore); Lei e Gwen non
andrannò mai daccordo.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
mY LifE
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo dei 10 Eroi Per Ken(Con alcune imprecisioni). Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il seguente ...
Sono contenta che almeno una persona abbia commentato
Quindi tutti i miei ringraziamenti a
Sherry:
Lasciamo Perdere il NVU. Il link dammelo lo stesso.
Il mio contatto è sunny-moon@hotmail.it
Sono contenta che la storia ti piaccia, io mi ci sono impegnata
con tutte le coppie.
Ci sarà un capitolo che ti piacerà molto.
Dove Kevin compare veramente e non solo dei Flash Passati(Come il seguente)
o come penserio.
(Riguardo al motivo, devi aspettare .... Parecchio ...
Pensa che ancora non riesco a metterlo scritto)
EsL
*
(Il Pezzo In Corsivo, sono i pensieri futuristici Rispetto a quelli del tempo della storia)
Le*Storie*Di*Una*Vita*
12 anni e 3
mesi prima.
“Tu
Kevin Ethan Levin, vuoi prendere questa donna come tua sposa? Amarla? Onorarla?
Nella buona e nella cattiva sorte? In salute ed in malattia? Finché morte non
vi separi?” chiese il giudice di pace, di quella piccola cappella di Las
Vegas, con le luci al Neon, che mi, anzi ci avevano attirato subito; Io mi
voltai verso il mio futuro marito, sembrava rilassato, come se l’idea di
diventare marito e moglie non lo spaventasse, invece io ero spaventatissimo, li
ci erano voluti tre mesi per convincermi a sposarmi e a tenere il bambino, per
ora non lo sapeva nessuno, tranne Julie, io e lui avevamo deciso di trasferirci
a Las Vegas, sposarci in gran segreto, avere un figlio, poi saremmo tornati
nella nostra città e poi avremmo vissuto tutta la nostra vita insieme. E si
a quei tempi ero solo un’illusa. “Si. Lo voglio!” rispose schietto
il mio futuro marito, voltandosi leggermente verso di me, accennandomi un
sorriso, poi il giudice si voltò vero si me ed enunciò: “Tu Gwendolyn
Tennyson, vuoi prendere questo uomo come tuo sposo? Amarlo? Onorarlo? Nella
buona e nella cattiva sorte? In salute ed in malattia? Finché morte non vi
separi?” io inarcai la bocca in un sorriso, tremai, ero certa che se Kevin
avesse potuto mi avrebbe stretto la mano, calmai il mio cuore e con falsa
tranquillità risposi: “Si. Lo voglio!”, “Vi dichiarò Marito e Moglie!”
aggiunse alla fine il giudice, guardandoci, la fortuna dei matrimoni lampo a
Las Vegas, molto più corti e soprattutto senza la parte che prevedeva < <
Se qualcuno a qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre >
> allora lo ritenei una fortuna, con il tempo imparai a desiderare che
qualcuno mi avesse salvate. Io e mio marito ci fissavamo, il
giudice di pace, con semplici parole dichiarò: “Ora può baciare la sposa!”
non servirono neanche quelle parole, lui aveva già premuto le sue labbra su di
me. Mai più un emozione così. Tutte le altre coppiette fischiarono,
mentre ad applaudire ci pensarono i nostri testimoni d’occasione, una certa
Heather Grufh, una gruppi del casinò a cui apparteneva la parrocchia, ed un
certo Caleb Kelson, figlio di un imprenditore della California. Kevin mi prese
in braccio, sollevandomi da terra con le gambe nude oscillanti, visto che il
mio vestito da sposa improvvisato era davvero corto, le scarpe bianche con il
tacco alto, quasi mi cadevano, “Attento! Amore!” gli urlai, mentre lui,
cominciava a camminare per la navata, mentre davo qualche sguardo al basso? Mi
venivano le vertigini, Kevin era altissimo! Ma ero sicura, nelle sue braccia lo
ero sempre. Il calore che mi dava era unico. “Ovvio amore mio!”
mi rispose, dandomi un altro bacio, nel quale quasi cademmo, ma una sua ripresa
al volo lo impedì. Lo amavo e lo avrei fatto per sempre.
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Capitolo 4 *** Benjamin Tennyson ... ***
mY LifE
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo dei 10 Eroi Per Ken(Con alcune imprecisioni). Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il seguente ...
Sono contenta di questa FF.
Grazie a:
Sherry:
Grazie.
Io ho letto le tue: Molto belle. Hai sentito che vogliono fare una 3 serie di Ben10 (Evolution)
Spero di piaccia anche questo capitolo, anche se al prossimo (Quello del presente) compare finalmente Kevin.
Ludoangel:
Dici?( Il problema è che ho confuso un po' le ere. Per esempio ho fatto in modo che 10 eroi per Ken,
Ricadessero sullo stesso periodo dell'80 compleanno di Nonno Max,
20anni avanti a Ben10. E tra le due epoche dovrebbero esserci almeno 10nni, ma non badiamo a questi Cavilli)
Già, anch'io ne ho trovate poche, per esemio tra i miei commenti c'è un sito su di loro (Scritte da Sherry) ;
Riguardo all'aggiornare, perdonami, ma era un piccola mancanza di fiducia in me.
Baci
EsL
EsL
*
Le*Storie*Di*Una*Vita*
12 anni e 4
mesi dopo.
Ero
seduta sulla panchina del parco, mentre guardavo mio nipote Ken e mio figlio
Davil, giocare a skateboard nel parco, davo ogni tanto una veloce lettura al
giornale, che parlava di chi sa quale traguardo dei risolutori o di Ben
Tennyson, io li davo un importanza minima, continuavo a guardarli divertire.
“Ti diverti a guardarli?” mi chiese Ben, catturando la mia attenzione,
inevitabilmente tutti gli occhi si focalizzarono su di noi, Ken fece un cenno
al padre e continuò a giocare con il suo migliore amico-cugino, anche se
l’ultima parte non era risaputa, “Molto … Sai che amo i bambini!” gli risposi,
speravo che Ben, non cogliesse l’innaturale felicità presente nella mia voce,
non era colpa mia, ma da un mese, da
quando Julie mi aveva ridato, figurativamente, mio figlio, la mia vita, sembrava aver ripreso una piega
molto più allegra, ero più felici, anche se la gente sembrava non farci caso,
eccetto Ben, che non mi diceva niente, questo mi dava la conferma che aveva
notato la diversità. “Ti trovo abbastanza in affinità con Davil” mi fece
notare, istintivamente mi voltai verso di lui allarmata, forzando un sorriso, “Forse!”
sibilai, lui si sedette accanto a me,
ridacchiando, brutto segno, quando lo faceva da bambino intuivo che aveva del
materiale per ricattarmi, solo che ora non eravamo più bambini ed un materiale
da ricatto diventava una faccenda seria di cui non li avevo parlato, “Cosa c’è
Ben?” li domandai, tanto valeva, togliermi il pensiero, lui si fece
improvvisamente serio, un altro brutto segno,
e vago cominciò: “Sai Gwen in matematica sono migliorato dai tempi del
liceo!”, stavo per ribattere un accurato < < Buon Per Te > >
ma inevitabilmente compresi ciò che cercava di dirmi, si era fatto due conti,
Ben continuò: “Davil ha 11 anni, quindi all’incirca 12 anni fa è stato
concepito … Verso quel periodo Kevin era scappato tipo a Las Vegas, e tu eri
andata con lui e se non ricordo male, tu sei stata l’unica ragazza della vita
di Kevin, eccetto la brevissima storia con Caroline o come si era fatta
chiamare l’Incantatrice …” Ben era
eccezionale, non potevo negarlo, lo avevo sempre riconosciuto, anzi avevo
cominciato ad ammetterlo da quando avevo 15 anni, poi mormorai: “Bravo Ben! Ci
hai messo solo un mese?”, speravo di risultare sarcastica, ma fallì, Ben
alzando leggermente le spalle rispose: “L’ho capito da pochi giorni che era a
casa mia. Non sapeva nulla di sua madre e Julie era nervosa, non misi molto a
pensare che sapesse e che la vostra complice amicizia vi impediva di parlare – Tranquilla
non gli è l’ho fatto pesare. E poi un giorno Davil, per errore sfoderò il
potere e ti assicuro non c’entrava nulla
con il potere dell’incantatrice … Poi ho fatto qualche conto e ci sono arrivato!”
mi abbracciò stretta, sapeva che stavo soffrendo, ne era a conoscenza, Ben mi sorrise, poi con tranquillità mi
sussurrò: “All’inizio volevo chiamare il padre di Kevin. Ma poi mi sono
fermato, lui aveva abbandonato Kevin che come lui era nato particolare,
figuriamoci Davil che aveva delle discendenze aliene. Non potevo permettere che
lo abbandonasse, così mentre pensavo di chiamarlo – Avendo trovato il numero
nell’archivio dei risolutori – non l’ho fatto. In compenso ho avvertito la
mamma di Kevin.” Fece un attimo di pausa, mentre io cercavo di trattenere le
lacrime, non sapevo neanche perché impetuose le lacrime scendevano, Ben
continuò: “Dovessi vedere come lo trattava da principino, comunque non se l’è
portato via, ha detto che era troppo vecchia per prendersi cura di un figlio;
Quindi è rimasto a me, lei lo viene a trovare e lui va da lei. Io me ne prendo
cura, ma pensavo … Che forse … Ora … tu potresti … Tenerlo” quelle ultime
parole furono un sussurrò, quelle furono le più belle parole che potessi mai
sentire, anche più belle dei < < Ti Amo > > di Kevin o del suo < < Si. Lo voglio
> > più belle delle prime parole che mio figlio mi aveva detto,
nell’ascensore, più belle delle parole di Julie quando mi aveva detto di Davil.
Le più belle del mondo. “Ben … Ben …” mormorai stringendomi ancora più forte a
lui, mentre le lacrime imperiose continuavano a scendere dai miei occhi come
fiumi in piena, ma erano lacrime di gioia, avrei tenuto mio figlio? Lo avrei
abbracciato? Lo avrei coccolato? L’avrei visto alzarsi la mattina? Lo avrei
tenuto vicini? Era, forse, la cosa che desideravo di più al mondo.
“Si!
Si! Si!” esclamai, mentre tentavo di controllare l’euforia, mio cugino era
contento quasi quanto me, Ben mi accarezzò i capelli rossi; Ancora una volta
dimostrava di conoscermi meglio di tutti, nonostante molto della nostra vita lo
avevamo passato bisticciando, Benjamin Tennyson, con il quale ormai da tempo
condividevo più di un compleanno, sapeva comprendermi, mosse le spalle con la
sua solita nonchalance, che lo aveva reso irresistibile agli occhi di Julie,
“Sarà solo complicato spiegarglielo! Davil ne ha passate tante. Ha trascorso
quasi tutta la sua infanzia nel vuoto totale con Kevin, appena fuori si è
dovuto mettere all’opera per tirare fuori il padre. Poi ha capito che Kevin non
teneva a lui, ma voleva solo la sua vendetta. Ha trovato degli amici ed una
famiglia, ha una doppia specie di poteri. Ha conosciuto sua nonna. Ed ora è in
pace … Quando saprà che sei sua madre … Dovrà saperlo delicatamente!” aveva un
tono, molto paterno, si vedeva quanto tenesse a lui, probabilmente quasi alla
pari di Ken, ne fui commossa, mio cugino si era preso cura di mio figlio,
regalandoli una perduta felicità, “Ovviamente!” mormorai, cosciente che mai
avrei potuto far soffrire il mio Davil, avrei preferito la morte, che farlo
soffrire. Ben distese ancora le labbra in un sorriso da bambino, ormai
impregnato in un volto maturo, tutta la gente del parco continuava a fissarci,
il grande Ben Tennyson e sua cugina Gwen Tennyson … Anche se in verità ero
Levin; Colpo al cuore. “Ben … Devo dirti una cosa di estreme importanza!”
mormorai quelle parole, quasi nella speranza che lui non mi sentisse, così da
non dover entrare nel vivo di quella conversazione, “Dimmi cuginetta!” mi
rispose, apparentemente tranquillo, ma non lo era assolutamente, lo riconoscevo
da quando fosse rigido e teso, li poggia un mano sulla spalle per rilassarlo e
con un forzato tono dolce, da risultare il contrario, li rivelai: “Io …
Tecnicamente … Sono … SPOSATA. Con Kevin da 12 anni o giù di lì!” la sua espressione fu indecifrabile, aveva la
bocca semi aperte, gli occhi sbarrati che parevano di un pesce lesso ed era più
bianco di un lenzuolo, per sdrammatizzare aggiunsi: “Sai … Cose tipiche … Che
si fanno … A Las Vegas!” il volto di Ben, con cambiò di una virgola, anzi
oserei dire, che forse, impallidì di più; Giuro che se non fossi stata così in
crisi con me stessa, mi sarei fatta tante di quelle risate, “Congratulazioni …
In ritardo” biascicò alla fine, probabilmente non aveva pensato nulla di più
intelligente da dire, ma infondo lo riconobbi, era una notizia che spiazzava,
“Di che parlate?” domandò Ken, abbracciandosi al padre, che tanto ammirava,
Davil si avvicinò a noi, restando in un totale silenzio, io lo guardai e tentai
di essere il più possibile disinvolta e delicata, poi risposi: “Di tua
madre!” fissando Davil, lui per un
secondo si tese, Ken strinse ancora più forte Ben, che li accarezzò i capelli,
mio figlio socchiuse gli occhi, tentando di rimanere lucido, poi ci chiese,
anzi guardandomi dritto nei miei occhi smeraldi, “Cosa avete scoperto?” vedevo
una luce nei suoi occhi, lo conoscevo da appena un mese - togliendo quando
l’avevo visto da piccolo - ed avevo notato che non possedeva quella scintilla,
che non poté non ricordarmi Kevin e la luce di incondizionata speranza nei suoi
occhi scuri; Avrei voluto dirli che ero io, ma mi zittì, scossi il capo,
lasciandoli intendere che non sapevamo niente, dolce menzogna, la luce
scomparve in un lampo, ritornando al suo solito stato, solo che non distese le
labbra in un sincero sorriso, ne provò a farne uno forzato, rimase impassibile,
questa caratteristica era sua, non l’aveva ereditata ne da me ne da Kevin, visto che io ero brava nei sorrisi forzati e
Kevin trovava in qualunque circostanza qualcosa per cui sorridere, solo che
spesso i suoi sorrisi erano maligni e leggermente raccapriccianti. Si non
ricordavo male, fu quella la prima impressione che mi diede, non provai nulla
di buono per lui e quella sensazione mi accompagno per tutta l’estate … Per 5 anni, non lo calcolai di pensiero e poi
mi fu anche solo impossibile pensare di starli lontana. La mia vita era
ingiusta …
“Su
torniamo a casa … Julie starà già preparando il pranzo!” enunciò Ben, mentre arruffava i capelli a Ken ed
inseguito a Davil, che sorrise dolce; Probabilmente desiderava più di ogni
altra cosa, un padre come Ben, si vedeva li piaceva stare con mio cugino, in
quel momento, mi chiesi se lui sarebbe venuto via con me? Dopo aver trovato una
famiglia tanto bella e sicura, venire via con me, una ragazza che viveva sola,
senza un uomo e che spesso partiva per missioni suicida, forse se Devil sarebbe
venuto a vivere con me, avrei chiesto di spostarmi ed occuparmi con Ben del
quadrante Terra e dei prigionieri del vuoto totale; “Si andiamo! Ho famissima!”
urlò, Ken, ricordandomi terribilmente suo padre, mentre alzava le braccia al
cielo e l’omnitrix sul suo polso luccicò per il riflesso del sole, che picchiava
tranquillo, lui era la creatura più unica che avessi visto, un incrocio tra Ben
e il suo coraggio e Julie e la sua spontaneità, Devil mi guardò e cortese
chiese: “Vuole pranzare con noi, signorina Tennyson?” me lo chiedeva ogni
giorno ed io mi emozionavo sempre, “Ma tranquillo Davil … Gwen è ospite fisso!”
lo rassicurò Ben abbracciandomi, adoravo questo rapporto con mio cugino, poi mi
ricomposi e guardando mio figlio li dissi: “Devil ci conosciamo da un mese.
Puoi darmi del tuo e chiamarmi Gwen!” ne sono certa, con il tono di voce che
adoperai risultai estremamente dolce, lui non sapeva che dire, poi dopo aver
deglutito, mi guardò e mi concesse la richiesta, “Come vuol … Vuoi. Signorina …
Tenny … Gwen. Si come vuoi signorina Gwen!” non riuscì a toglierli quel
signorina prima del nome, ma infondo avevo notato che lo metteva davanti a
tutte le donne e signore davanti a tutti gli uomini, che li chiamasse per
cognome o nome; Mi spostai appena per starli accanto ed allungai le braccia per
stringerlo forte al mio petto, nel più affettuoso o caloroso degli abbracci,
che non li davo da più di 11, visto che ormai andava verso i 12, lui
contraccambiò l’abraccio, non divenne rosso od impacciato, come lo vedevo ogni
volta che abbracciavo Ken e lo guardavo chiedendomi che fare, era stato un
processo naturale, proprio come madre e figlio, mio cugino Ben, per assicurarsi
di non rovinare quel momento perfetto di riconciliazione - se almeno mio figlio
avesse saputo che lo era - strinse suo figlio in un abraccio stritolatore,
sollevandolo appena da terra.
“Ragazzi.
Lo sapete che ho dovuto accompagnare Ken ha provare 206 smoking?” esclamò nonno
Max esausto, buttandosi sul divano di casa Tennyson, Julie ridacchiò, mentre
portava un enorme pentolone verso la tavola, eccola sembrava una perfetta
casalinga, aveva un pullover verde brillante, accompagnato da una gonna dello
stesso colore della mezza coscia, un paio di tacchi a spillo bianchi, il
grembiulino da forno e i capelli neri raccolti in un chignon, era esilarante
guardarla così, visto che appena lasciava la casa e diventava una risolutrice,
con Nave sempre dietro, o semplicemente quando uscivamo o quando giocava a
Tennis, una belva che nessuno riusciva a contenere. Ora invece era la perfetta
mogliettina con Nave ed il mio ragazzo per Ken alle caviglie, che chiedevano
cibo, “Normale Nonno. Ricordi con me? 375 vestiti diversi!” li ricordò Ben,
sedendosi tranquillamente sul divano accanto a lui, Ken e Devil scapparono in
camera di Ken, che condividevano, “Come va Gwen?” mi chiese a gran voce Julie, evidentemente
moriva dalla voglia di sapere come si mettevano le cose, evitando che gli altri
ci capissero, anche se Ben, sapeva, Julie non ne era a conoscenza, mentre nonno
Max, probabilmente neanche ci pensava, capì al violo la mia migliore amica e
mimi avvicinai subito a lei. Sentì
borbottare nonno Max, si stava ancora lamentando dei vestiti che aveva dovuto
vedere indosso al nipote e Ben ridacchiava divertita, “Quali novità?” mi
chiese, con gli occhi lucidi, sperava davvero che c’è ne fossero, arricciai il
naso, poi rilassai il volto e con un
tono pacato risposi: “ Ben sa tutto. Ha capito tutto! Sapeva che tu ne eri a
conoscenza … Comunque mi ha offerto ti tenerlo …” ne ero certa, non potevo
vedermi ma ero certa che i miei occhi fossero luccicanti, Julie posò la pentola
su tavolo, poi si mise sulla punta della sa scarpe, che erano autentici
trampoli e si buttò su di me, le buttai un braccio attorno alla schiena, mentre
con l’altra mi aggrappai da qualche parte, così da evitare di cadere … Julie mi
urlò nell’orecchio qualcosa sull’immensa gioia che dovevo provare; Ed in
effetti aveva ragione, avevo più gioia in cuore di chiunque altro a questo
mondo. Sentimmo un campanello suonare, non prestammo attenzione a chi fosse,
impegnate com’eravamo nella conversazione, poi ci distraemmo nell’istante in
cui, l’acuta voce di nonna Verdona ci raggiunse: “La mia nipotina dov’è?” ed
eccola comparire sulla soglia della sala, con un grande sorriso, Julie per
circa due secondi ebbe un aria stupefatta, poi riprese la solita compostezza da
casalinga e con un enorme sorriso, diede il benvenuto alla nonna, io dal canto
mio, saltai addosso alla nonna, era così tanto che non la vedevo … E mi era
mancata tanto, la mia dolce nonna Anodite, da quando scoprì la sua natura ed
anche la mia, cominciai a chiedermi, perché mio nonno si fosse innamorato di
un’aliena ma dai ricordi che avevo, era la sua natura innamorasi di aliene ed
era anche il destino di molti risolutori, solitamente però si sposavano gli
alleati ed a volte, anche i nemici, quando c’era la scintilla.
“Gwen
ti trovo meravigliosamente!” mi rivelò, la nonna, fissandomi negli occhi, prima
di stritolarmi ancora nel suo abbraccio, io le sorrisi radiosa, poi
avvicinandomi le sussurrai, qualcosa che riguardava il mio potere di Anodite,
che ormai avevo imparato a controllare perfettamente, ma ogni volta che
raggiungevo un livello superiore dovevo rivelarlo alla nonna, tranquillamente mia nonna mi strinse
forte e poi con dolcezza mi disse: “Perfetto Tesoro … Poi potremo testarlo!” in
seguito si volto verso di Julie, allontanandosi da me, per dare due baci a
Julie, la nipote acquisita migliore del mondo, “Che ora ho fame … Il cibo
sembra avere un odore delizioso!” ispirando il forte profumo, in effetti Julie
era un eccezionale cuoca, controindicazione del essere diventata mamma e moglie
perfetta, sotto questo aspetto non era più la Julie con cui ero cresciuta.
“Bene tutti a tavola!” allora chiamò la mia pazza amica, la nonna si sedé, mio
nonno venne con Ben, mentre discutevano ancora di vestiti da sposo, anche Ken e
Davil entrarono in sala, correndo come pazzi, quasi ci travolsero, ma non ci
badai, vedere mio figlio felice era l’unica cosa che per me contasse qualcosa.
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Capitolo 5 *** capitolo 3 ***
mY LifE
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo dei 10 Eroi Per Ken(Con alcune imprecisioni). Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il seguente ...
Sono contenta di questa FF.
Grazie a:
Ludoangel:
Grazie ci proverò!
Comunque io sono la prima persona a pensare
Che Ben non sa fare 2 + 2. Ma già quando ha 15anni comincia ad utilizzare
la testa. E in ambe due le versioni futuristiche Ben è arguto e calcolatore( Anche molto Protettivo)
Già povera Gwen, gli scheletri degli armadi sono sempre fastidiosi.
Devo aver letto male e quindi scritto male. Si Davlin è assurdo come nome.
Tipico di Kevin ma anche dell'Anodite della sua ragazza.
(Comunque posso prendermi la battuta della macchina, penso la tirerò fuori al momento del nome ...
Posso?)
Baci. Penso che questo Cap, ti piaccia molto!
SakuSasu92:
Grazie. Sei la prima persona che mi dice una frase del genere.
Spero ti piaccia questo Cap.
Baci. EsL
*
Grazie a chi ha solo letto o messo la storia nelle seguite o nelle preferite.
Baci
EsL
*
Dedico questo capitolo a: Waludy. * Che momentaneamente è malata. *
Non è un capitolo d'amicizia. Ma d'amore.
Volevo dedicarglielo:
Perchè penso che tra tutte le persone che esistono sulla faccia della terra ...
Ha avuto la sfortuna di ritrovarsi me
Come Amica.
*
Le*Storie*Di*Una*Vita*
12 anni prima
“Vuoi
vedere qualcosa di unico?” urlai,
nel momento in cui lui solcò la porta di casa, “Si!” mi
rispose, aveva
il sorriso più splendido del mondo, mai incontrai di meglio, io li corsi
incontro, con
una mano posato sul ventre gonfio, porgendoli delle piccole foto,
l’ecografie, “Cos’è?” mi chiese,
confuso, guardandomi negli occhi, “Tuo
figlio!” esclamai baciandolo di
soprassalto, poi continuai
a premerli le foto sul petto, ma non ci mise molto a
dimenticarsi di me, afferrò l’ecografie e si
bloccò, con gli occhi luccicanti, brillavano
di una speranza tutta sua. “Mio
figlio?” aveva un
tono incredulo, ma non riusciva a staccare gli occhi
dalle foto, io posai le mie mani sulle sue,
sperando che si distogliesse
dall’ecografie per guardarmi, ma sapevo
che non l’avrebbe fatto, “Si
tuo figlio. Avremo un maschietto!” esclamai
gioiosa, accarezzando le sua mani, “Che bello che
è!” mormorò lui,
continuando a guardare le sue foto, “Meraviglioso!” risposi io,
abbracciandolo
stretto ed al nostro contato il piccolo si mosse, come a volerci
ricordare che non solo era lì, ma che
era importante e che era il frutto del
nostro amore. Aveva ragione era meraviglioso. “Gwen …”
cominciò lui con gli occhi luccicanti, “Dimmi Kevin …” li
risposi, lui liberò una mano dalle foto e
le portò sul mio ventre, “Me lo
sento …” cominciò, io lo guardai, poi continuò: “Saremo felici!”
,
“Ne sono certa!” aggiunsi accoccolandomi sul suo petto, mio, anzi
nostro figlio scalcio, allora lo
pensai veramente, ero convinta che saremmo
stati felici; Non ho mai smesso di sperarlo.
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Capitolo 6 *** My huseband Kevin Ethan Levin ***
le storie di una vita
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo
dei 10 Eroi Per Ken(Con alcune
imprecisioni). Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il
seguente
...
Sono contenta di
questa FF.
Grazie a:
*
Ludoangel:
Scusami se non ho rispettato la mia solita cadenza.
Ma ho avuto da fare ... (Che cosa? Mistero)
Spero vivamente che questo capitolo ti piaccia. Visto che c'è Kevin.
Comunque il motivo per cui lui si è comportato così viene spiegato nell'ultimo capitolo.
Ancora scritto.
Baci
Sakusasu92:
Gwen non rivela niente a Davlin ne in questo capitolo ne nel prossimo.
Anche se nel prossimo ne è intenzionata. Ma lo farà ...
Riguardo a Kevin ... Devi aspettare.
Spero ti piaccia..
Baci
Sherry:
Io ho perennemente il Blocco!
Comunque le tue storie sono splendide.
E sono felice che ti piaccia la mia.
Baci.
*
Grazie a chi ha solo letto o messo la storia nelle seguite o nelle
preferite.
Baci
EsL
*
Le*Storie*Di*Una*Vita*
11 anni e 10
mesi dopo.
“Bene
Gwen” mormorò Elena Validus*, dopo avermi agganciato alla cintura, “Dovrei
assicurarti su tutte le norme che corri essendo qui sotto le spoglie di una
civile … Ma visto che sei una Risolutrice tralascio!” si spiegò, prima di
scuotere i gonfi capelli neri, mi piaceva abbastanza quella ragazza, la
conoscevo da quando avevo 13 anni e l’unico problema era che tra lei e Julie
non c’era un buon rapporto essendo stata innamorata di Ben quasi nello stesso
tempo di Julie. “Vai Gwen!” aggiunse prima di premere il grande bottone rosso,
che azionò il proiettore, un varco tra il mio mondo ed il vuoto totale si aprì,
le sorrisi e mi ci buttai dentro con un salto; Ecco l’ultima mia follia, avevo
deciso di andare nel vuoto totale non come risolutrice, con la scusa di essere
una civile che voleva incontrare un carcerato per fini non lavorativi, quindi
io mi ritrovai in quella specie di universo parallelo popolato da contadini e
malfamati, in cerca dell’unico uomo della mia vita.
“Dove
va … Signorina?” mi chiese qualcuno alle spalle, riconobbi la voce subito,
eccolo che si erigeva nel suo magro fisico i capelli castani e pieno di aculei,
“Pierce!” esclamai abbracciandolo, “Come mai nel vuoto totale senza l’uniforme
da Risolutrice?” mi chiese dolce, più lo guardavo e più mi ricordava mio cugino
Ben, “Affari da civile!” risposi schietta, non avevo affatto voglia di parlare
del perché ero lì e probabilmente Pierce lo comprese perché non mi fece domande
a riguardo, si limito ad: “Non ti serve la guida sai come muoverti …” poi allargò
le labbra in un sorriso e mi chiese: “Coma sta Chiave Inglese **? Il resto
della tua famiglia? Tuo cugino ha ancora il bambino in affidamento?Insomma tuo
fratello è nervoso, ho sentito che si sposa!”, sembrava entusiasta, sapevo che il lavoro
nella Vuoto totale, era il peggiore, anche prima delle guerre interspaziali,
risposi tranquilla: “Nonno Max si lamenta dei troppi vestiti che è costretto a vedere
quanto accompagna Ken! Che tra parentesi è felicissimo. Poi gli altri stanno
tutti bene … E si Ben ha ancora il ragazzino in affidamento …” avrei voluto restare a parlare ancora con
Pierce, l’adoravo, ma avevo una cosa importante da fare, ma non ci servì dirgli
nulla, visto che come un pazzo Manny in tutta la sua rossa figura prese a
chiamarlo da un asteroide dicendo che avevano dei problemi con due detenuti,
così Pierce dopo un veloce abbracciò scappò via, mi ero offerta di aiutarli, ma
alla fine mi aveva impedito di aiutarli, ero una civile ed era il mio giorno
libero.
Così
dopo una tranquilla passeggiata tra contadini che aravano i campi, criminali
che cercavano di non uccidermi e mostri
svolazzanti sulla mia testa, avevo raggiunto il luogo che cercavo, una piccola
casetta fatta interamente di legno; Bussai con forza con decisione sulla porta,
ero nervosa come non lo ero mai stata in vita mia, non udì alcuna risposta, ma
la porta si aprì di scatto, lasciandomi senza alcuna forza nel guardare
quell’uomo, muscoloso, alto, dai capelli neri e splendido, le mie ginocchia
tremavano, quanti anni erano passati dall’ultima volta che lo avevo visto?
Quasi 12 anni. Ed era esattamente come l’ultima volta. Il mio Kevin. “Come
posso aiutarti?” mi chiese ferreo, con la sua solita voce scortese, i suoi
occhi non trasparivano emozioni, che non mi avesse riconosciuto? Era possibile?
No! Assolutamente no! Stavo per urlargli contro, mi ero preparata quel
discorso, nei minimi dettagli, ma ora la voce era morta, la gola vuota ed io
tremavo. “Allora cosa vuoi?” mi chiese severo, con quel suo tipico tono
sgarbato, mi aveva sempre infastidito, ma avevo imparato ad amarlo; Lui
continuava a non riconoscermi, mostrai i
denti in un ringhio, probabilmente nei miei occhi si potevano vedere i
fuochi dell’inferno divampare. Kevin …
Mi hai sul serio dimenticato … Ecco gli unici pensieri che saettavano nella mia
testa, infilai la mano nella tasca dei pantaloni violacei e tirai fuori quello
che c’era dentro; Un semplice anello, che veniva da Las Vegas, che passava ogni
sua giornata in una scatolina nascosta sotto una mattonella del bagno, Kevin mi
guardava, “Mi hai dimenticato, Kevin?” riuscì a mormorare, avevo una vocina così
piccola e fine, che non sembrava quasi la mia,
io ne percepì la preoccupazione ed il timore, figuriamoci lui, “No … Non
potrei mai … Gwen!” il suo tono era serio,
ma avvertivo la sincerità, ormai avevo capito quando mentiva o quando
era sincero, eppure allora mi lascai incantare dalle sue belle parole.
Chi
sa cosa speravo andando nel vuoto totale … Speravo forse di riuscire ad
affrontarlo? Di chiedergli perché mi aveva distrutto la vita? Speravo di
urlargli contro che mi sarei ripreso mio figlio e la mia vita? Speravo davvero
di essere cos forte? Ma non lo ero. Mi limitai a stare li, dritta sull’uscio
della porta, con quell’anello in mano a fissarlo … E lui? Non era da meno. Mi
fissava e basta, con quei suoi splendidi occhi che mi avevano fatto innamorare.
“Vuoi entrare?” riuscì a balbettare, scostandosi appena, per lasciarmi
intravedere l’interno della casetta,
riuscì a balbettare un: “No … Non so neanche perché sono venuta!” strinsi
l’anello, continuando a fissarlo negli occhi, poi schiusi la mano, lasciando
che l’anello scivolasse via, per saltellare per terra, “Volevi rivedermi Gwen …
Dopo quasi 12 anni di totale odio, ti ero mancato!” mi disse scherzoso, ma
pareva triste, non badò all’anello che ormai era fermo per terra, non guardava
i miei occhi ma la mia mano aperta avanti a lui, tristemente mi resi conto che
aveva ragione, per quanto lo avessi odiato e lo odiavo, dovevo ammettere che mi
era mancato, con gli occhi bassi risposi: “Forse” da quando avevo gli occhi
bassi per un uomo? Da quando tenevo gli occhi bassi per lui?
Di
scatto li rialzai, muovendo la mano verso la sua faccia e sfilandoli la maschera,
che cadde a terra assieme a l’anello. Kevin era davanti a me nella sua vera
forma ed ai miei occhi era sempre meraviglioso, se non fosse stata per i miei
principi avrei pianto, lui non mi scollava gli occhi di dosso e muovendo appena
le spalle, amalgami di energia e forme, mi rivelò: “A me sei mancata … Ma non
implorerò il tuo perdono!” sottolineò molto le ultime frasi, cos per mettere in
chiaro la situazione, ma io prestai attenzione solo alle prime quattro parole.
Io gli ero mancata. Non era una mai supposizione che mi aveva tormentato di
notte, era concreto, lui aveva sofferto la mia assenza, “Non importa … Non sono
qui per questo!” risposi schietta, con la tentazione di chinarmi e raccogliere
l’anello e la sua maschera, ma finì nel poggiare nuovamente la mano sul suo
freddo volto ed accarezzarlo; Resto zitto a guardarmi, come faceva quando
eravamo ragazzi, come se quel decennio(Arrotondiamo) non fosse mai passato.
“Kevin … Io ho intenzione di riprendermi mio figlio!” riuscì finalmente a
mormorare e lo feci, guardandolo nei suoi grandi occhi scuri, oltre mio figlio
avevo tutta l’intenzione di riprendermi anche la mia vita, lui mosse le labbra
e con la sua tipica nonchalance di totale menefreghismo e mi rispose: “Prego
fai … Era la mia arma per uscire da qui … Ha fallito il suo compito … Non mi
riguarda più!” mentiva, Julie mi aveva raccontato quella storia e dallo strano
luccichio nei suoi occhi capivo, Kevin non voleva fuggire ma così avrebbe
permesso a Davil di farlo, lasciandolo a me, gli avrebbe assicurato un ottimo
futuro, ma perché non concederglielo fin dal principio? Questo era uno dei
tanti interrogativi che non avrei mai capito di Kevin Ethan Levin, mio marito.
Mossi
il capo, assicurandomi che la alta coda rossa, oscillasse lungo la schiena, ritirai la mano che era piantata dal suo
volto e con la parte magnetica dei miei poteri tirai su l’anello, lasciando a
terra la maschera che rendeva l’aspetto di Kevin umano, anche se per me lui era
sempre umano, qualunque fosse il suo aspetto, per me era sempre bellissimo ed
andava sempre bene e fui felice di sprecare molto del mio fiato nel
ricordarglielo sempre. Infila l’anello in tasca, “Lo conservi ancora? Io
l’avrei buttato!” mi chiese, ed era
confuso, sorrisi, a volte era davvero stupido, poi con tranquillità, la mia
fondamentale caratteristica, risposi: “Certo … Immagino … Infatti hai ancora la tua fede al dito!”
gli afferrai la mano sinistra e sfregai l’anulare dove c’era la fede, emise uno strano verso, una risata soffocata.
“Addio Kevin …” mormorai lasciandoli la mano, “Addio Gwen!” si porse
leggermente in avanti e chinandosi mi bacio sulla fronte poi rispose: “Addio
piccola Gwendolyn!” sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che mi
avrebbe visto, non li avrei neanche
portato le carte del divorzio tanto ora non importava. Li diedi le spalle e
cominciai a camminare spedita lungo i campi dei contadini, “Gwen perché non mi
odi?” mi chiese quando fui abbastanza lontana da lui, stava urlando, mi voltai
e probabilmente con gli occhi lucidi, risposi con uno smielato: “Non lo so” mi rigirai
tranquilla, poi infilai la mano nella tasca ne estrassi l’anello nuziale e lo
infilai al mio anulare. Ecco ero pronta … Ero pronta ad essere Gwendolyn Levin
Tennyson, ero pronta ad essere la madre di mio figlio ed ero pronta ad essere
nuovamente felice; Solo una cosa non ero pronta a fare, lasciar andare Kevin …
Quello non l’avrei mai potuto fare.
Tirai
la fune, attaccata alla mia cinta, per tre volte e come presa da una calamita,
fui trascinata ad una velocità altissima, attraversai in un lampo il buco
dimensionale e mi ritrovai nella bianca stanza d’aspetto, dove Elena
riavvolgeva il filo, sembrava insolitamente felice, molto di più di quanto lo
era prima, o forse dopo essermi tolta quel peso, tutto mi sembrava più roseo.
“Sai Gwen … Mike Morn … Insomma Dark
Star e l’Incantatrice, hanno provato a fare una rivolta ma Pierce e la sua
squadra li hanno rimessi in riga …” cominciò con naturalezza Elena, mentre
toglieva il gancio dalla mia cintura, annui, poi con finto interesse li dissi:
“Interessante … Sono bravi davvero!” Elena sistemò bene il gancio nel apposito
luogo, poi si sistemo bene i gonfi capelli scuri e si riassettò la giacca
rossa, quando la giovane Vitus si
sistema così, significava solo che aveva grandi novità, infatti non tardò molto
con la sua rivelazione: “Insomma poi Pierce e passato a prendere dei bollini
rossi, per quei due e mi ha detto che la settimana prossima aveva le ferie e
che ritornava sulla terra e mi ha chiesto se sabato volevamo andare a cena
insieme!” praticamente saltellava, proprio come quando Ben a 13 anni era
riuscito a farla entrare nella squadra maschile, quando era tornata una
risolutrice e quando Ben l’aveva baciata cornificando la povera Julie; Vedere
Elena contenta era un piacere ed in un certo senso Pierce era molto simile a
lei, quindi geneticamente perfetto per
lei, “Sono contenta per te!” le urlai
abbracciandola.
Tornai
a casa, contenta e rilassata; Mi sembrava che il mondo intero mi sorrideva,
quella mattina avevo preso l’autobus per venire, ma sta volta avevo deciso che
avrei camminato, farlo mi rallegrava, ormai era divenuto palese che ritornando
a vivere nel trambusto della città mi serviva assolutamente una macchina,
magari una bella e veloce, ma per ora, mi limitava a muovere le mie gambe,
camminando per un marciapiede, tutto addobbato a festa, chi sa che festa si
avvicinava, non ne ricordavo nessuna. Guardai la mia mano, dove l’anello
regnava aggraziato, “Guarda un po’ chi c’è qui … La bella Gwen Tennyson … Avevo
sentito che eri tornata!” era una chiara e forte voce alle mie spalle, non misi
troppo a riconoscerla, era la limpida e dolce voce di Cooper***, mi voltai, non era cambiato
dall’ultima volta, sempre altro tre metri, muscoloso, pallidino e con i capelli
biondi, anche se ogni volta che lo guardavo, non potevo non pensarlo com’era
diverso quando era ragazzino; Lo abbracciai, il mio amico Cooper, telecinetico
e intelligentissimo, come potevo non adorarlo, poi li dissi: “Si Biondino
Pallidino … Sono tornata!” feci una faccia buffa, che lo fece ridacchiare, mi
passò una mano sui capelli con totale delicatezza, la stessa che usava quando
assemblava armi o tecnologie, “Come sta la mia principessa guerriera?”
mi chiese sussurrante, abbozzai un sorriso, poi tranquilla e con voce chiara,
risposi: “Bene Cooper!” infilai la mano
con l’anello in tasca, Cooper era il meccanico prediletto di Kevin, ma non
erano in buoni rapporti da quando entrambi avevano scoperto una cosa comune, un
infatuazione per la sottoscritta, ma per quanto volessi bene al biondino,
nessuno avrebbe mai superato l’affetto che provavo per Kevin, mio marito.
“Allora Gwen … Oggi fai qualcosa?” mi chiese, leggermente rosso in volto,
accennai ad un sorriso, stava per chiedermi di uscire, “Ora volevo andare a
pranzo … Vieni con me?” lo anticipa, vidi i suoi occhi brillare, poi muovendo
la testa mi rispose con un infinità di < < Si > > lo presi a
braccetto, con la mia mano destra, mentre quella con l’anello, bella e
sigillata nella tasca, ci avviammo verso
un luogo dove avremmo potuto mangiare, visto che morivo di fame, “Offro io!”
esclamò Cooper sicuro di se, impossibile
contraddirlo quando faceva così.
Eravamo
seduti ad un tavolo per due di quei ristoranti d’alta classe, da cui sempre ci
eravamo
tenuti alla larga, una cameriera dal bel sorriso, fasullo, dai suoi
occhi grigi si intuiva che
voleva essere ovunque tranne che lì, portò ai due le
loro ordinazione, pollo in Fricassea;
“Allora Gwen quanto tempo resterai qui,
sulla terra?” mi chiese Cooper, con una forchettata
di pollo a mezz’aria, mi
pulì la bocca e dolcemente risposi: “Altri 2 mesi, poi andrò sul mondo
dei Supremi
Reiny ha un problema con il pianeta vicino, Verga10, farò da
interlocutore!”
pensando a quanto quei
due mondi fossero lontani dalla Terra, quindi dalla mia famiglia, da
mio
figlio; Sarei voluta restare di più, forse l’avrei fatto, ma avrei dovuto
rivelare il legame
tra me e Davil, non mi importava del parere di nessuno se
non quello di Davil. Come
l’avrebbe preso? “Io invece Gwen, parto fra un mese!
Asmuth ha bisogno di me!” mi disse a
gran voce e fiero, prima di mandare giù un
pezzo di carne, lavorare per l’inventore
dell’Omnitrix doveva essere una grande soddisfazione, gli dissi: “Bravo!” fiero
del roseo
futuro che si apriva a Cooper.
“Comunque è vero che Kai e Ken si sposano?” mi chiese Cooper,
mentre la sua forchetta ticchettava sul
piatto, mi versai un po’ di champagne, tanto ero a
piedi e assolutamente
tranquilla risposi: “Si … Vuoi anche un altro scoop?”, si mise sugli
attenti,
come se aspettasse la notizia più importante della sua vita, annui come un
forsennato,
così girando la forchetta tra le dita finì: “Pierce ha chiesto ad
Elena di uscire!” , “WOW! C’è li
vedo insieme!” subito esclamò Cooper, capendo
perfettamente i miei pensieri, guardai
l’espressione di Cooper non importa quando cambiasse fisicamente, ma dentro i
suoi occhi
c’era sempre una scintilla di stupore per ogni novità appresa,
ridacchiai; Meno male che
c’erano persone che non cambiavano mai.
*
*Elena Validus:
Risolutrice, di cui Ben si innamora a 13 e mi pare che avrà una
relazione con lui. Suo padre è stato cacciato dai risolutori,
per un malinteso, e loro due sono rimasti per la strada 2-3 anni. Lei
e Gwen erano amiche, ma ogni tanto non vanno d'accordo. Max
affida il capo dei risolutori del settore ..(??) a suo padre.
Sarà un personaggio presente in Ben 10: Evolution. , compare per
la prima volta in Ben 10: Alien Swarm. Ho immaginato che non
avesse una buona relazione con Julie. Elena fisicamente
è alta, formosa ed ha i capelli neri. Kevin la chiama
sempre Bambola.
**Chiave Inglese:
Max Tennyson, è il nome in codice che prende quando comincia ad
addestrare Pierce, Elle, Manny e gli altri risolutori nel vuoto totale.
Nessuno di loro conosceva la sua vera identità fino all'arrivo
di Ben che lo chiama Nonno.
***Cooper:
Telecinetico biondo pallidino. Da sempre innamorato di Gwen, Kevin lo
eticchetta sempre come il suo ex ragazzo. Da ragazzino è un po'
bruttino, da uomo lo immaginato bello. Xdxd
|
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Capitolo 7 *** capitolo 4 ***
le storie di una vita
Bene questa è la prima FF che scrivo di Ben10 AF ... Anche se è ambientata nel tempo
dei 10 Eroi Per Ken(Con alcune
imprecisioni). Alcuni capitoli saranno brevi .... Quelli del passto, come il
seguente
...
Sono contenta di
questa FF.
Grazie a:
*
Ludoangel:
Scusa!!! Impiego sempre troppo.
Tranquilla è normale andare matti per Kevin.
Pensa io era matta per lui anche quando era un ragazzino schizzo frenico
con problemi comportamentali (L'origonale Kevin 11)
In verità io non odio Cooper, ma Gwen è solo di Kevin.
Ma ho pensato che forse solo lui avrebbe potuto rivestire il suolo che gli ho dato.
(Tranquilla, qualcosa mi inventerò)
Riguardo a Pierce ed Elena ho pensato che potessero andare d'accordo
Visto che Pierce è come Ben
Baci
Sakusasu92:
In verità gli avrei voluti far baciare anch'io.
Ma poi sarebbe stato davvero troppo dolce.
Si Gwen ha fegato. Uno dei motivi per cui Kevin si è innamorato.
La conversazione con Cooper è stata curata.
E' la parte in cui ho impiegato più tempo.
Baci
*
Grazie a chi ha solo letto o messo la storia nelle seguite o nelle
preferite.
Baci
EsL
*
Attenzione: In questo capitolo è presente una battuta prestatami da Ludoangel ... (Tu sai sicuro quale),
che dirà Gwen ad un certo punto.
*
Le*Storie*Di*Una*Vita*
11 anni e 7
mesi prima.
Ufficialmente
sono una mongolfiera! Indosso abitini Premaman ed il MANA mi esplode nel corpo,
lo sento, sento tutto l’universo
che girà come una trottola dentro la mia testa, mi viene molto
complicato anche
solo alzarmi dal letto, fatica immane. “La colazione Gioia Mia!” esclamò
Kevin, entrando in camera con un vassoio in mano, che aveva un odore unico, “Grazie
amore …
Muoio di fame!” esclami, sollevando la schiena dal letto, faceva
malissimo, “Ancora tre mesi e
saremo genitori!” disse Kevin sognante
mentre mi passava il vassoio, quanta luce ei suoi occhi, il
suo volto pallido
era solare, eppure ci hai distrutto la vita, Perché mi chiedo? “Non
saprei
immaginarti come padre premuroso!” gli dissi, scherzosa, mi prese la
mano lasciandomi sfuggire
il biscotto che tenevo in mano, baciò il dorso con
una dolcezza sublime, “Mi impegnerò per essere
il migliore!”, sussurrò, enorme stupidaggine, ma non
potei fare a meno di crederli baciando
ancora la mia mano, a causa della
maschera era freddo ma per me non era un problema e non lo
sarebbe mai stato. “Pensiamo
al nome?” chiesi con immensa euforia, prima di mangiare un
biscotto immerso
nel latte, lui si stese di fianco a me,
posò una mano sul mio ventre e rispose, ma
non a me, parlava al piccolo, “Tranquillo
cascasse il mondo non ti chiamerai Ben!”
ridacchiai,
ma li tirai un buffetto, poi più convinta mangiando un dolcetto,
dissi: “Sono seria, amore. Come lo
chiamiamo?”, alzò la mano dal mio
ventre, e fece un tre con le dita e con il tono da infante mi
rispose: “Tre
mesi Gwen! Tra tre mesi! Appena sarà fuori da te, comunque sia ridotto, il
primo nome che ci verrà in mente sarà quello!” riportò la mano sul mio ventre, dovevo
aspettarmelo, esattamente come aveva
fatto sua madre, “Va bene … Il primo nome!” esclamai,
poi divertita
aggiunsi: “Anche se tu saresti capace di chiamarlo Yasholface e chiamare la
tua
macchina Jack!” lui si sollevò appena, giusto in tempo per arrivare
alle mie labbra, un semplice
bacio, che fece sussultare mio figlio, sent
l’universo parlarmi ed il mana che bruciava nelle mie
vene. “Ti amo”
mormorò, fiato sprecato, “Anch’io!” risposi, quello era
sincero; È una verità
ancora attuale … Ti Amo.
*
|
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Capitolo 8 *** Gwen's Decision ... ***
Be. Non ho più il NVU, quindi devo utilizzare altri sistemi. Be prima di tutto facciamo due o tre ringraziamenti.
Gwen_Kevin: Probabilmente se non mi avessi inviato quel messaggio, avrei definitivamente buttato questa storia nel dimenticatoio. Spero ti piaccia questo capitolo. Adesso concedimi il tempo di ritrovare l’ispirazione. Comunque mi diverto a fare Kevin Premuroso.
Ludoangel: Mi spiace ma qui non c’è Kevin, effettivamente nella storia reale e non nel passato non ho idea di quanto tornerà … Comunque qui ci sono Elena e Pierce vagamente accennati, ma c’è Alan. Io adoro Alan è semplicemente ... Sono sfornita di un aggettivo …
Vorrei ringraziare anche: Chibime88, rika_zoe ; ladywolf e Allen_Anne_Black … Che hanno (Oltre a Ludoangel e Gwen_Kevin) questa storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Baci Ella_Sella_Lella
La Decisione di Gwen
11 anni e 3 mesi dopo
Era arrivato il momento. Julie da mezzora mi massaggiava le spalle, come un allenatore al suo Pugile prediletto, ormai pronto per andare sul Ring, ed io respiravo affondo soddisfatta di me, ma tremavo come una foglia, guardavo Davil che giocava con Ken, sembravano così dannatamente felici. Mi chiesi come avrebbe reagito mio figlio scoprendo chi ero? Mi avrebbe voluto bene? Oppure mi avrebbe odiato per non averlo protetto? Nella mia testa giravano troppi pensieri ed insicurezze. “Adesso io porto Ken di là … Mi raccomando!” mormorò Julia nel mio orecchio, prima di allontanarsi e convincere Ken, con una scusa a seguirla in cucina, mentre io restavo in salotto a guardare Davil, che dolcemente mi sorrideva. Mi sollevai dal divano, con le mani sulla vita, mi avvicinai a passo spedito, ma tremavo, lui inclinò leggermente il capo, quasi a voler nascondere il suo sguardo, inevitabilmente chiesi: “Cosa c’è Davil?”, lui sollevò appena lo sguardo, gli stessi splendidi occhi del padre, poi balbettando mi rispose: “Mi vergogno un po’ … Ma signorina Tennyson le potrei chiedere un favore?” Come negarglielo? “Ovviamente Davil. Non ti vergognare e chiamami pure Gwen!” gli risposi, mi morsi il labbro al mio nome, perché non poterli dire di chiamarmi Mamma? Si prima o poi dovrò farlo, altrimenti il mio cuore si spezzerà prima. Davil portò gli occhi sui suoi piedi, e dondolandosi fece battere i talloni, poi dopo un bel respiro, mi disse: “Bene signorina Gwen … Ho sentito che lei è per un quarto Anodite. Una specie aliena simile agli umani stregoni? Ecco io so di avere dei poteri. Quando ero piccolo, nel vuoto totale, Incantatrice mi ha insegnato qualche incantesimo base di difesa ed attacco. Io vorrei apprendere altro! Lei mi insegnerebbe?” o sorriso, poi dolce gli ho risposto: “Ovviamente! Valutiamo prima le tue conoscenze e poi vediamo cosa posso insegnarti!” posai una mano sui suoi capelli neri e gli scompigliai, bensì sembrassero così simili a quelli di Kevin, erano morbidi come i miei. “Vedrà signorina Gwen! Non la deluderò!” esclamò contento Davil saltellando, prima di dirigersi con furia verso il suo amico/Cugino, io rimasi interdetta, alla fine non ero riuscita a dire a Davil che era mio figlio. Vidi riapparire Julie in sala, voleva sia rimproverarmi per non aver detto al verità e sia che poteva capirmi per non averlo fatto, le dissi: “Penso che andrò a casa!” prima di avvicinarmi e salutarla con un caloroso abbraccio, “Ok! Tesoro! Torna quando vuoi!” mi rispose con la sua dolcissima voce, annui e poi andai via dalla casa dei Tennyson e dal quartier generale dei Risolutori.
*
Per tornare a casa camminai, essendo ancora sprovvista di patente, rimpiangendo i bei tempi in cui viaggiavo sulle navicelle aliene; “Le serve un passaggio, Rossa?” mi chiese qualcuno, mentre una splendida Ferrari Rossa fiammante a gravita zero mi affiancava, riconobbi subito il proprietario, alto, bruno di pelle e di capelli ed occhi fiammeggianti ed un sorriso amico, Alan*, risposi schietta: “Volentieri Al!” lui mi sorrise e con una mano aprì lo sportello, ci salì immediatamente. “Avevo sentito da un uccellino che la nostra colombella amante della libertà era tornata!” mi disse languido con i suoi occhi fiammeggianti, inevitabilmente mi ritrovai a pensare chi potesse averglielo detto? “Chi è l’uccellino canterino?” gli domandai, mentre guardavo il panorama tranquillo, Alan premendo sul’acceleratore mi rispose, che era stata Ellen**, che l’aveva saputo da Manny che mi aveva vista nel vuoto totale a chiacchierare con Pierce; “Siete sempre i soliti Pettegoli!” li dissi scherzosa, mentre lui premeva il piede sull’acceleratore e schizzavamo come pazzi sulla strada, beccandoci chi sa quali maledizioni dalla gente. Alan mentre controllava il retro dallo specchietto, mi domandò: “Quanto tempo resti prima di volare di nuovo via?” sorrisi, poi vaga risposi: “Dovevo partire tipo una settimana fa, andare da Reiny***, solo che Ben mi ha mandato in un periodo sabatico ed ha mandato un Magister**** a fare la interlocutore! Dice che mi sono affaticata troppo!” buttai la chioma rossa sul sedile di velluto, Alan ridacchiò, poi mi disse che aveva sentito questa storia e mi aveva anche ricordato che quando Benjamin Tennyson si metteva in testa qualcosa, niente e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea , “Tu invece nessuna missione?” chiesi, guardo Alan, che con nonchalance mi rispose: “In verità si! Tra due settimane andrò da Asmuth***** e Cooper!” sorrisi sentendo il nome di Cooper, adoravo quel biondo pallidino e mi era dispiaciuto molto quando era partito, ma sembrava così euforico del suo nuovo incarico, che alla fine ero stata più contenta di lui; Voltai il capo dall’altro lato rispetto al moro, che mi rispose: “Buon per te! È un bel lavoro!”, “Già!” enunciò gioioso il ragazzo.
“Siamo arrivati, Gwen!” esclamò Alan parcheggiando la sua splendida Ferrari fiammante davanti all’ingresso del mio palazzo, “Grazie Al!” dissi cristallina, dandogli un bacio sulla guancia e scendendo dall’auto, dopo avermi salutato Alan girò la chiave e ripartì a tutta velocità, “Vai ragazzo Inferno!” gli urlai, con la stessa intensità di quand’ero ragazzina. “Giorno signorina Tennyson!” mi disse cortese il portinaio quando mi vide avvicinarsi, mosse appena il capello, io gli risposi gioiosa: “Noland!”, passandoli accanto ed entrando nella palazzo. Ero contenta, avrei passato del tempo con mio figlio per insegnarli l’arte della magia, entrai nell’ascensore e digitai il numero del mio piano ed aspettai con un enorme sorriso sulle labbra. Quando entrai nel mio apertamente che finalmente dopo tre mesi, cominciava ad avere un look meno austero, controllai la segreteria, non c’erano molto messaggi, c’è ne era uno di Elena, che mi diceva che la relazione con Pierce fioccava, uno da nonno Max che mi invitava per un pranzo cucinato a modo suo, poi ce n’era uno di Cooper che mi informava che sarebbe riuscito a tornare per il matrimonio. Mi mancava.
***
*Alan: Un mezzo-alieno con i poteri di inferno (Se non sbaglio l’aliena è la madre) che vive in un ranch ed è amico di Ben, Gwen e Kevin, partecipa alla battaglia finale. E io l’adoro, se bene non sia molto pratica di lui.
**Ellen: Una mezza-aliena, versione femminile di XLR8 (Non che sorella di Pierce, a guardarli mi chiedo quale dei genitori fosse umano, ma penso più che un nonno fosse umano) è abbastanza simile a Gwen caratterialmente ed ha un rapporto contrastante con Manny, ma credo, anzi sono convinta, che abbiano rispettivamente una cotta l’uno per l’altra. È una persona altruista e buona. Vive nel vuoto totale.
***Reiny: (Ok se adoro Alan, Reiny è il mio mito, prima o poi comparirà nella storia assolutamente) è l’imperatore supremo dei supremi, ovvero il capo assoluto e anche il primo supremo che viene contaminato di fatti ha un braccio di un altro alieno, una protesi che gli ha dovuto impiantare Ben. Il primo supremo buono ed anche mediatore alla battaglia finale.
****Magister: è un risolutore, in verità è un grado. I risolutori sono divisi in gradi, il Magister se non sbaglio è un grado abbastanza importante.
*****Asmuth: (penso che tutti sappiate chi è ma già che ci siamo) l’ideatore dell’omnitrix. Un piccolo alieno geniale (E che se la crede alla stra-grande).
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Capitolo 9 *** Capitolo 5 ***
Dunque questo è il capitolo inerente al passato, dunque poco inerente alla storia, cercherò presto di mettere quello inerente alla storia che sarà l’ultimo datato (Il prossimo), di fatti i prossimi saranno datati prima di un grande evento.
Pur troppo non ho ancora il NVU,
spero vi piaccia,
baci
(Alla recensione risponderò nel nuovo modo) Grazie infinite a tutti, chi recensisce, legge, preferisce e ricorda.
Baci baci
EsL
*
Le*Storie*Di*Una*Vita
11 anni e 5 mesi prima.
“Pensavo che avrei odiato gli abitini Premaman invece no!” esclamai , “Li adoro!” aggiunsi, portandomi una mano sul ventre gonfio, mentre guardavo allo specchio il vestitino azzurro a fiori bianchi che mi cadeva perfettamente addosso. “Sei bellissima!” mi disse Kevin, arrossì violentemente, non ero ancora abituata a quei suoi complimenti. Ero abituata a commenti come, “Wow”; “Super” o “Mitica” oppure cose del genere, non ero ancora abituata ad un “Sei bellissima!” E non lo sarei mai stata. Insomma Kevin era il ragazzone un po’ sciocco pieno di buoni propositi, che si vergognava un po’ dei suoi sentimenti. Per dirmi che ero bellissima, ci voleva qualche sfrontato riflessivo come Mike; Mentre a dirmi frasi d’effetto come “Sei la mia principessa guerriera” c’era Cooper. Ma ora non dovevo pensare a loro! Ma solo al mio adorato Kevin! “Ma ci credi che tra poco tempo saremo genitori?” gli dissi, ancora incredula; “Già saremo il padre e la madre del più bel bambino del mondo!” mi assicurò lui, abbracciandomi, anzi abbracciandoci. Kevin perché ci hai distrutto la vita? “Ti amo!” mi mormorò dolce nell’orecchio, “Si …” mi voltai e li diedi un leggero bacio a timbro. Ti amo Kevin.
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Capitolo 10 *** Magic's Lesson ***
Ultimo capitolo Datato … Gli altri non lo saranno. Devo dire che è molto importante per la parte finale, dove ovviamente non vi dico nulla, ma vi infilo in un altro dubbio ed altarino famigliare della famiglia Tennyson. Prossimamente arriverà un OC spettacolare. Jean Star e sono certa che l’amerete.
Baci baci
EsL
Ringrazio tutti quelli che hanno letto-commentato-ricordato-seguito-preferito … Risponderò alle recensioni con il nuovo sistema.
Le*Storie*Di*Una*Vita
11 anni e 2 mesi dopo
“Bello!” esclamò Ellen, guardando Kai, “Nel complesso!” aggiunse Elena critica, adocchiando bene le forme, “Il corpetto è splendido!” dichiarò Julie dolce, “A me piace!” diedi per ultima il mio parere, mentre guardavamo il vestito bianco panna molto sfarzoso che avvolgeva il corpo di Kai Green; Che pareva una splendida sposa. “Si … Il corpetto tutto ricamato è splendido!” ci informò la mia futura cognata, noi con occhi buoni la guardavamo e li davamo i nostri pareri.
Era quasi il terzo vestito bianco che indossava da quella mattina ed ero certa che se ne avessimo visto un altro una di noi sarebbe esplosa; Forse Julie … Lei il suo vestito lo aveva scelto ad occhio, appena lo aveva visto aveva urlato peggio di una cornacchia: “Quello! Quello!”, magari sarebbe esplosa Elena che il suo vestito se l’era bello e disegnato da quando aveva 13 anni, lo stesso periodo in cui era entrata nella squadra di calcio maschile, o forse sarebbe esplosa Ellen che i vestiti da sposa li soffriva, aveva sempre detto che se un giorno avrebbe sposato Manny si sarebbe sposata in una tuta blu acquamarina, che metterebbe in risalto la sua pelle … Io invece , non sarei esplosa, adoravo vederla con i vestiti da sposa, specialmente perché lo facevo per mio fratello. Il mio vestito lo avevo scelto a caso: Corto e viola.
“Ok! Prendo questo!” esclamò Kai, portandosi le mani sui prominenti fianchi, resi ancora più grossi dall’abnorme sfarzo dell’abito, sorrise, ma non sembrava soddisfatta, era come se avesse acconsentito al vestito quasi per disperazione. “D’accordo, d’accordo, abbiamo capito quell’abito lo odi!” constatò Ellen con fare leggermente critico, Kai sospirò, “In effetti, vorrei sposarmi con qualcosa di diverso!” ci rivelò, scendendo dal piccolo palchetto dove le spose si mettevano per specchiarsi, “Perfetto. Con cosa?” chiese Julie, prima che ci disperdessimo per il negozio alla ricerca di un giusto abito da sposa; Le commesse ci guardavano in cagnesco ed abbastanza esasperate.
“Ho trovato l’abito per le damigelle!” urlò Kai radunandoci tutte davanti gli abiti non idonei alle spose, quando fummo tutte la, Kai esibì un abito celeste pastello, senza spalline, la fascia del seno era di paiette e da sotto un colore unico, coperto da un velo di raso trasparente, era un vestito, non dico osceno, ma senza alcun dubbio poco carino, “Vi starà benissimo!” ammise Kai guardandolo soddisfatta, “Non ne dubito!” rispose sarcastica Ellen, aiutai Kai a rimettere l’abito apposto e le chiesi se invece avesse trovato quello adatto a lei, “In verità vorrei sposarmi con un abito tradizionale!” rispose Kai, passandosi una mano sui capelli nerissimi, “Intendi della tua cultura?” chiese Julie un po’ euforica, ricordai che il suo vestito e vero l’aveva scelto a prima vista ma era stato preso in un negozio di kimoni matrimoniali, “Lo trovo corretto!” le disse Ellen, “Vorrei anche un matrimonio nativo americano …” aggiunse con gli occhi bassi, poi aggiunse: “ E che Ken facesse il classico folle gesto davanti a mio nonno, non avendo io un padre, per dimostrare di essere uomo e di potermi sposare!” gli occhi ora sognavano. “Lo faremo!” gli assicurai, infondo Ken l’avrebbe sposata con qualunque cerimonia.
Quel giorno feci un veloce pranzo, preparandomi alla prima lezione di magia con mio figlio. Quindi diedi una ripassata a qualche incantesimo base, non essendo a conoscenza del vero livello di istruzione che aveva mio figlio, ma confidavo che l’Incantatrice doveva averli dato buone basi.
“Uff!” bisbigliai, non era giusto in un certo senso, i primi incantesimi basilari, le prime parole e i primi passetti di mio figlio erano stati goduti dall’Incantatrice, magari quando Davlin era piccolo ed aveva sogni inquieti, magari era lei che lo coccolava e si prendeva cura di lui. Finì di mangiare e sparecchiai subito.
Presi due o tre libri di testo di magia e li infilai in una borsa, mi infilai la giacca, misi la borsa a tracolla ed uscì di casa. Sta volta presi l’autobus per arrivare al quartier Generale e a casa di Ben. In casa c’erano solo Julie, Ken e Davlin impaziente e nervoso per la sua prima lezione con me. “ ‘Giorno!” li salutai vedendoli, Julie rispose cordiale, trascinando Ken in un’altra stanza, io invece portai Davlin ai piani di sotto, in una stanza vuota dall’allenamento.
“Cosa ti ha insegnato l’Incantatrice?” gli chiesi mentre scendevamo le scale, lui rispose: “Emanare il mana e controllarlo in piccola parte!” era un po’ imbarazzato, gli sorrisi, scompigliandoli i capelli, “Al resto penserò io!” gli rivelai sorridendo. Giunti nella sala per gli addestramenti diedi a Davlin dei libri, “Io ho cominciato da questo!” gli rivelai, dissi al ragazzo di aprire il libro e dare un occhiata alla prima formula, “Cominceremo da quella!” precisai con uno sghembo sorriso. Davlin era portato per la magia, era riuscito a creare uno splendida sfera di mana esplosiva e una semi barriera resistente, dovevo ammettere che come tecniche l’Incantatrice era abbastanza preparata ed abile.
“Vado bene signorina Gwen?” chiese Davlin, riuscendo a creare una piccola piattaforma di mana, “Si, ci siamo … Ora vedi se riesci a salirci” aggiunsi, lui provò a mettere un piede sopra, era un po’ incerto, quando fu bel stabile, posò anche l’altro piede, solo che ora che era in piedi il mana si spezzo sia per la poca resistenza della base che la poca tecnica di concentrazione.
“Dai non è male come tentativo, alla tua età io non ero così capace” lo confortai, era anche vero che io avevo cominciato a studiare la magia quando avevo dieci anni e poi solo a quindici avevo scoperto che nelle mie vene scorreva il mana.
Io e Davlin continuammo ad esercitarsi ancora un po’, anzi lui si esercitava ed io lo studiavo, cercavo di capire da chi avesse preso cosa, era un misto perfetto tra me e Kevin, tranne per gli occhi dello stesso colore della mamma di Kevin, me l’aveva detto lui quando il nostro bambino era nato, ma la loro forma erano come quelli del mio(Ex?) marito, ma solo di uno splendido blu mare.
Quando il sole scomparve, rimandai Davlin da Julie e mentre entravo nel’ascensore, fui raggiunta da Ben. “Come va, cugino?” chiesi, mentre premevo il bottone del primo piano, Ben abbassò gli occhi ed aspettò che le porte dell’ascensore si chiudessero, poi con gli occhi verdi di una serietà inaudito mi fissò quasi ipnotico. “Gwen ho anche io il mio scheletro nell’armadio!” mi rivelò, rivolsi a mio cugino uno sguardo confuso e curioso, Ben Tennyson con uno scheletro nell’armadio? Com’era possibile? Visto che i giornali sapevano precisamente tutte le volte che respirava in un giorno. “Di che si tratta Ben?” chiesi alla fine, lui non rispose, anzi respirò rumorosamente, “Non tradirai Juls, vero?” gli chiesi allarmata, mi venne quasi spontaneo, Ben nella sua adolescenza aveva amato alla follia Julie ma non era stato sempre fedele, “No!” urlò Ben con voce offesa, “Mai … più!” aggiunse, dicendo la seconda parola in tono bassissimo.
“È qualcosa di veramente segretissimo … ” disse Ben, evitai di dirgli che sapevo esattamente cosa provava, “Qualcosa molto simile al segreto che avevi tu!” disse Ben, “Che ho ancora!” risposi a tono guardando il numero dei piani che scorrevano. Mio cugino rimase in silenzio, “Ben cos’hai? Un matrimonio segreto?” chiesi, più divertita che curiosa, “No, no!” rispose subito schietto; Restammo altri minuti in silenzio a vedere i numeri dei piani che decrescevano e i pulsanti che si illuminava a seconda del piano, “Hai un figlio segreto che non vedi da quando era un infante?” chiesi sorridendo, trovandolo davvero una cosa inverosimile e poco plausibile, mi ritrovai gli occhi verdi di Ben fissarmi intensamente, ma lui non diceva niente, ne smentiva ne confermava. Mi fissava con una nota di colpevolezza nello sguardo.
“Ben …” bisbigliai, prima di pigiare il bottone dello stop, in modo che l’ascensore si bloccasse tre due qualsiasi piani, “Gwen potremmo dare fastidio a chi desidera usarlo!” rispose Ben accennando un piccolo sorrise, io lo guardai trucida, “Non fa niente!” sibilai serissima, a Ben scomparve il sorriso. “Dimmi tutto Ben!” gli dissi.
“Ok”. |
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Capitolo 11 *** Capitolo 6 ***
Luna Lovegood
Be
si il nuovo capitolo, alzi la mano chi non ci sperava più? (Nessuno
alza la mano, perchè ormai di questa storia se ne son
dimenticati tutti ... xD)
Da questo capitolo ufficialmente non sono più datati.
Le*Storie*Di*Una*Vita
Un
mese prima
della nascita di Davlin.
Kevin
era sparito da due ore alla ricerca di cioccolata alla fragola, che era
diventata
un mio impellente desiderio, anzi voglia.
Ero
seduta sul letto e passavo
l’indice intorno al bottone
dell’ombelico, avevo una pancia enorme, presto lui sarebbe
arrivato, l’uomo più
importante della mia vita, la
felicità che mi scorreva nelle
vene era unico, non
sapevo che di lì a due mesi tutta la mia felicità
sarebbe
scomparsa. Quando
squillò il telefono.
Era Julie. “Hei, Juls. Come va?”
chiese solare,
passandomi una mano sul ventre, Julie era stata per tutto il tempo il
mio unico
contatto con il mondo esterno,
visto che in quel momento vivevo nella
mia
bolla, quanto avrei dato per vivere in quella bolla per
sempre.
“Sono
incinta Gwen!” pianse Julie dall’altro capo del
telefono, “Come? Sei
incinta?” chiesi incredula, Julie pianse ancora,
singhiozzava, “Sono
incinta. Che dirà Ben? Che succederà?”
miagolò dall’altro capo del
telefono, rimasi in silenzio, la mia
gravidanza io, l’avevo
vissuta
divinamente, non avevo avuto per niente questo momento di sconforto,
non sapevo
per niente come
trattare Julie, ma certamente
sapevo che mio cugino Ben
non
avrebbe mai abbandonato Julie ed una creatura che era sua, avevo
ragione a metà, Ben non
abbandonò Julie e suo figlio, ma forse solo
perchè apparteneva a Juls?.
“Traquilla Juls, respira. Andrà
tutto bene, Ben di abbraccerà e non ti abbandonerà
qualunque scelta tu farai”
le dissi,
convinta fino al midollo di
quello, “No,
no” singhiozzò la
ragazza, “Lui mi lascerà,
ne sono certa. Lui mi
lascerà … Lui non
vuole
essere padre” si abbandonò in un pianto rotto,
davvero
non capivo, più
avanti negli anni, all’incirca poco meno di 12anni
dopo, compresi
tutto,
ricevendo quell’ultimo tassello mancante, che mi permesse di
capire la paure che allora aveva invaso la
mia amica. Impiegai tutto
il
giorno a ripetere a
Julie di restare tranquilla e che presto sarei tornata per aiutarla,
che sarei
stata la sua
stampella e che ero certa che mio
cugino sarebbe stata
l’altra stampella,
non sapevo però che al mio ritorno io sarei stata la
persona
che bisognava
sorreggere.
“Gwen sono a casa” disse Kevin,
aprendo la porta,
trovandomi pensierosa seduta sul letto, “Cos’hai amore?”
mi chiese
sedendosi accanto a me ed accarezzandomi i capelli rossi, mi strinsi al
suo
petto e gli raccontai tutto, lui mi consolò, in un modo
grossolano, ma mi
consolò, meno male che c’era il mio Kevin, ma poi
è andato via, portandosi
dietro le cose più preziose: Il mio amore e il mio bambino.
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Capitolo 12 *** My nephew Ken and my son Davlin are infatued with my son's best friend (The Mike's Daughter) ***
Luna Lovegood
Perdonate
il mio dannato vizio di scomparire ...
Bene in questo capitolo c'è finalmente un OC e vorrei sapere
cosa ne pensate di lei.
Ringrazio vivamente chi
Recensisce
Segue
Ricorda
Preferisce.
Grazie veramente.
Le*Storie*Di*Una*Vita
Due
settimane
del matrimonio tanto atteso.
“Tuo
fratello Ken sa tutto …” mi disse Ben, mentre
camminavamo a passo felpato lungo
i corridoi, “E Julie?”
chiesi cosciente che non avrei saputo assolutamente
mentire alla mia amica una cosa tanto grande, “Sa, ma non sa. Cioè lei sa, ma
fa finta di non sapere, aspetta che un giorno io prenda il coraggio di
dirglielo” mi rivelò Ben, con gli occhi bassi,
“Da quando pensi che sappia?”
chiesi, decisamente a disaggio, passandomi una mano sulla coda di
cavallo, “Dal
principio” mi rispose Ben, con la voce di chi si sentiva
colpevole o meglio di
chi lo era. “Ken invece lo sa da
un bel po’ è stata Kai a dirglielo, al 3
appuntamento credo” disse Ben, cercando di espiare
l’argomento che ben sapeva
che presto sarebbe entrato in scena, “Tu pensi di in …”,
“Non lo dire” mi
fermò
in tronco mio cugino, che non era una di quelle persone che scappavano
dalle
situazioni difficili, ma da quella era scappato, era fuggito, si era
rintanato
in un posto lontano ed aveva chiuso a chiave il ricordo di quella vita,
avendo
la forza di vivere come se niente fosse successo, ma quella situazione
aveva
trovato la chiave ed ora era entrata con prepotenza nella vita di chi
avrebbe
dovuto accompagnarla dentro, non lasciare la porta aperta, ma
accompagnarla
dentro con dolci parole e tenendole la mano, ma non c’era stato
questo
riscontro da favola, non la prima volta almeno. “Si, ma devi fare qualcosa …”
dissi, “Io penso a Ken”
disse Ben, con un innaturale freddezza, lui pensava a
suo figlio Ken? Si preoccupava di come avrebbe potuto prendere la
storia?
Avrebbe perso la bussola e si sarebbe abbandonato in un buio
dell’anima, ma era
un bambino forte, avrebbe reagito, avrebbe trovato il positivo e
sarebbe stato
felice e magari quando queste acque si sarebbero acquetate sarebbe
potuto
essere la spalla per lo sconforto di Davlin nello scoprire chi era sua
madre,
perché ero certa che il mio bambino non l’avrebbe presa e
bene ed ero anche
convinta che dare a Davlin e a Ken notizie così scioccanti
contemporaneamente
era veramente crudele. “Ben, ma
se non si fosse formata questa situazione, tu
me l’avresti mai detto?” chiesi a mio cugino a
tradimento, Ben mi guardò
intensamente, “Forse, tra un
paio d’anni!” rispose in un sussurro, non potevo
davvero credere che Ben avrebbe dimenticato, io non avevo dimenticato
il mio
Davlin, mi ero impegnata per cercarlo, dopo essermi ripresa, ma di
Kevin e del
mio bambino nulla, ma sebbene non avessi detto niente a nessuno non
avevo mai
dimenticato, mi ero nutrita di quei bei ricordi e di quelle emozioni.
“Tu a Davlin
quando dirai la verità?” chiese Ben, spostando dal
tema principale da lui a me,
“Presto, al momento propizio e
quando prenderò coraggio!” risposi, stringendo i
pugni sulla camicia da Risolutore.
“Gwen,
comunque oggi ti tocca un lavoro davvero divertente!” mi
rivelò Ben cambiando
direttamente argomento, “Cosa mi
tocca?” chiesi abbastanza preoccupata, vedendo
il sorriso soddisfatto che era nato sul volto di mio cugino, “Rieducazione”
cantilenò lui ed io sbuffai, “Non puoi mandarmi a sturare gli intestini
dei
vermi Lauresiani?” chiesi con una certa speranza nella
voce, “Gwen su dai, una
volta amavi la rieducazione” mi disse Ben, lo guardai in
malo modo, “Io vado,
prima inizio, prima finisco” gli dissi, aggiunsi: “Ma ti assicuro che noi
dobbiamo finire una conversazione!” e con passò
svelto mi diressi alla sezione
con il passaggio del vuoto totale, pronta ad un estenuante giornata di
rieducazione, che l’ammetto, una volta mi piaceva davvero molto,
quel lavoro
richiedeva molta socialità e grande conoscenza delle regole ed
io avevo
entrambe le cose, solo che dopo la missione semestrale sul pianeta
Kylmyys, non
ci si è più abituati a stare a contatto con le menti in
Rieducazione, che poi
non sono altro che creature che hanno vissuto nel vuoto totale a cui
viene data
la libera uscita o un permesso di vacanza a lungo termine o di breve
durata nel
nostro mondo,dove si insegna a loro come vivere in un modo più
civilizzato, non
che il vuoto assoluto non lo sia, ma è un mondo molto più
selvaggio, quando una
persona va in visita in quel mondo è sempre sorvegliata
perché non succeda
nulla e viene avvisata con molte precauzioni, quando si va a vivere
lì per un
desiderio personale, tutto è più complicato e le persone
devono seguire un
corso di auto difesa, un addestramento fisico ed imparare almeno
parzialmente
le regole, invece quando veniva scortato un nuovo prigioniero si davano
poche
direttive e ci si assicurava solo che lui facesse il suo lavoro
d’obbligo
aiutando nei campi i contadini e cose simili.
“Gwen!
Ben arrivata!” esclamò Helena, seduta sulla sedia
di guardia e sollevando
appena il capo per vedermi. Elena si occupava sempre del passaggio del
vuoto
totale, “Che gruppo mi tocca?”
chiesi abbastanza annoiata, accomodandomi sul
tavolo, lei si grattò la testa e mi sorrise “Sapendo che ora stai aiutando Kai
con il vestito, Ken con la prova e Davlin con le magie. Sono stata
buona, ti ho
affidato l’unico caso di soggiorno vacanziero di questi giorni”
mi disse, con
un sorriso sghembo, sospirai: “E
chi è?” chiesi, legandomi in una coda alta, i
capelli fluenti che quel giorno avevo lasciato sciolti, “Uh … Non ha crimini
alle spalle e vive nel vuoto totale perché i suoi genitori sono
criminali, di
livello rosso” rispose lei, mi arricciai i capelli con il dito. I
livelli dei criminali, si sceglievano in base al colore, blu: un
abnorme
quantità di piccoli crimini, giallo: esilio politico, verde:
banditi,
arancione: potenzialmente pericolo e rosso: criminali pericolosissimi.
“E
perché viene?” chiesi, “I parenti che non ha mai conosciuto, forse
…” ipotizzò
Helena, passandosi una mano sui capelli scuri, “Quanti anni ha?” chiesi,
“12
fra tre mesi. Mi pare” rispose lei, cercando di non notare
la mia faccia
sconvolta, una bambina di quasi 12anni che abbandonava il vuoto totale
per una
vacanza? Strano, molto strano. Il portale per il vuoto totale si
aprì e con un
passo svelto uscì fuori dall’apertura Pierce, trascinando
con se una minuta
ragazzina, dai capelli biondi e gli occhi di
un colore così particolari, violetti, le labbra gonfie,
la pelle bronza
ed il volto terribilmente famigliare, “Gwen, Helena. Posso presentarvi Jean
Star?” disse Pierce con un sorriso gentile, “Ciao Jean” dissi io, guardando
quella ragazzina che sorrideva sfacciata.
“Salve
…” ci disse, con un tono di voce
timido
rispetto al sorriso sfacciato che aveva. “Bene, Jean. Posso chiamarti Jean o
signorina Star? Io sono Gwen e sarò la tua guida per la
rieducazione al mondo
fuori in volto totale, particolarmente la Terra” dissi con fare formale, “Si Jean va benissimo,
tanto è il mio nomignolo, in verità anche Jean Star
è un nomignolo” ci rivelò
la ragazzina, parlottando fra se e se, “Bene, tu puoi chiamarmi Gwen”
le dissi,
con tono gentile, Pierce lasciò la mano della ragazzina e si
diresse da Helena,
si alzò dalla sua scrivania e diede al ragazzo un dolce bacio,
poi si
allontanarono, “Scemo mi hai
punto!” urlò Helena spostando bruscamente la mano
dal braccio di Pierce, si portò un dito alle labbra per pulirlo
da una gocciolina
di sangue, “No, cara, tu ti sei
punta” disse lui come difesa, sollevando le
mani per scagionarsi, lei gli regalò una pessima occhiata, poi
si concentrò su
la piccola Jean, “Cara vieni che
ti registro” le disse Helena, risedendosi
dietro la sua bella scrivania, la ragazza sorrise e da un borsellino
tirò fuori
i suoi documenti e si diresse da Helena per svolgere le ultime pratiche
di
libera uscita, la prima metà le aveva dovuto svolgere
probabilmente con Manny
nell’altra parte di vuoto totale. Finite tutte le pratiche in cui
Jean si era
rifiutata di rivelare chi era il parente da cui sarebbe stata,
ritenendolo un
suo diritto da futura cittadina dal certificato penale totalmente
illibato,
probabilmente andava da qualche parente dei genitori anch’esso
ricercato, ma se
i Risolutori non l’avevano mai trovato significava o che era una
persona
veramente irrilevante o forse era
sparito così tanto dalla circolazione che ormai non importava
più nulla a
nessuno. “Bene, fai la brava. Ci
vediamo tra due settimane i tuoi oggetti li
puoi prendere alla riconsegna di oggetti al piano di sotto!”
le raccomandò
Pierce, prima di aprire di infilarsi nel varco spazio temporale e
mandando un
bacio ad Helena che si mantenne sostenuta, ma appena il varco si
richiuse mi
guardò e smielata, come mai l’avevo vista, mi disse:
“Non è bellissimo?”,
trascinai via Jean, prima di addentrarmi in una plausibile
conversazione su
quanto poteva essere bello Pierce.
Io
e la ragazzina ci dirigemmo al piano di sotto dove arrivavano
direttamente le
valigie. “Hei mia dolce
Principessa Guerriera” mi disse Connor che stava
appunto a quel reparto, “Biondino
Pallidino quando sei tornato?” chiesi con un
bel sorriso, abbracciandolo, “Questa
mattina alle cinque, ma ci mancava
qualcuno qui e mi sono offerto. Ma è solo temporaneo, visto che
ho davvero
sonno!” mi disse regalandomi
un bel
sorriso, Jean posò le mani sul bancone d’acciaio freddo,
“Potrei avere il mio
bagaglio?” chiese cortese Jean, ma sotto anche un velo di
irritazione, “Certo
signorina, com’è il bagaglio e com’è il tuo
nome?” chiese Connor, la ragazzina
disse: “È una discreta
valigia rossa e ci sono incise sopra le iniziali: J M”,
Connor annui, cercò tra le valige, “Ecco” le rivelò
porgendogliela, “Grazie!”
disse la ragazza senza vera gratitudine, posò la valigia per
terra, infilò la
mano dentro la borsa a tracolla e tirò fuori una serie di fogli
allegati
insieme, voltò in fretta le pagine si fermò ad una,
strizzò gli occhi e rifilò
i fogli nella sacca, con un colpo netto mosse le mani verso la valigia,
dalle
mani si emanò un raggiò lieve di mana di un bel amaranto,
le valigie si
rimpicciolirono e la ragazza le infilò dentro la borsa, “Possiamo andare” disse
soddisfatta. “La tua origine?”
chiese Gwen, distinguendo bene che non era
un’anodite e neanche una semplice umana con la capacità di
apprendere l’arte
magica, ma sicuramente qualche membro della sua famiglia doveva essere
alieno,
“Strega da parte di madre e da
parte di padre, aliena, una specie poco comune,
simile agli anodite e agli osmosiani, ma il nome non lo ricordo proprio”
rispose la piccola strega aliena, con un dolce sorriso, Gwean sorrise
radiosa,
“Noi andiamo!”
disse poi all’amico, concentrandosi solamente sulla ragazzina.
Jean
Star era una ragazzina svelta ad imparare, davvero molto, gli spiegavo
le
regole del vivere civile e lei subito le appuntava nella sua mente, era
una
persona troppo alacre per impiegare le sue giornate nei campi o nelle
miniere
del vuoto totale. “A casa tua
lavori o studi?” chiesi curiosa, “Studio magia e lavoro
nei campi” rispose Jean con un sorriso sincero, “Studi magia?” le domandai,
abbastanza stuzzicata di avere una giovane maga davanti a me, “Mia madre mi
istruisce …” rispose, prima vogliosa di esporre, ma
poi il cielo azzurro ed i
ragazzini che giravano sugli skateboard volanti
la distrassero, guardava, “Cosa
guardi?” domandai, notando che i suoi
occhi violetti erano concentrati altrove, “Non sapevo che il cielo fosse così
chiaro. Mio padre me l’aveva detto che era bellissimo, ma non
pensavo fosse
così bello!” mi rispose con voce impregnata di
meraviglia, alzai gli occhi al
cielo, la terra non aveva la visione migliore del cielo, c’erano
pianetti da
dove il cielo era veramente una poesia, ma il cielo del vuoto totale
era
oscuro, si aveva le stelle, ma non erano
così belle e poi, probabilmente, Jean
non aveva mai visto un cielo azzurro, “Mio padre diceva che quando
viveva sulla terra non aveva mai fatto caso al cielo, perché lo
vedeva tutti i
giorni. Ma nel vuoto totale è stata una delle cose che ha
rimpianto di più!” mi
spiegò Jean, rincollando gli occhi grandi all’azzurro. Il
cielo era una cosa a
cui eravamo abituati, particolarmente a quello di città, quello
di campagna era
molto più bello, il cielo era sempre lì, nessuno ci
faceva caso, ma a sentire le parole di
quella ragazzina, mi rendevo
conto di quanto era bello il cielo azzurro, o anche quando era plumbeo
perché
nuvoloso, “Aspetta di vederlo di
sera!” le enunciai, lei annuì eccitata, “Voglio
vedere il tramonto, per ora l’ho visto solo in foto, il signor
Levin ha una
foto del tramonto, dove c’è lui ed una ragazza dalla
chioma rossa. Mamma dice
sempre che quello è stato uno dei momenti più belli della
vita del signor
Levlin, aveva solo diciassette anni …”
continuò a vaneggiare Jean, passandosi
una mano sui capelli chiari, io rimasi immobile, le sue parole mi
scivolavano
addosso come infiniti suoni senza senso e nella mia testa rimbombavano
solo
determinate parole: Tramonto, signor Devlin, chioma rossa, momenti
più belli.
Ricordavo bene quel giorno, era impresso nella mia memoria come un
altro
ricordo splendido che mi portavo di Kevin, uno di quei ricordi che in
un
momento di sconforto e di solitudine ti
facevano compagnia, te ne nutrivi e cibavi e dopo averlo consumato ti
restava
l’amaro nel petto ed un dolore maggiore, questo era il brutto dei
ricordi,
erano immortali, erano perpetui, erano magnifici, ma erano passati.
“Ero io la
rossa nella foto con Kevin” mi lascia sfuggire, ricordando
il tramonto, le mani
di Kevin sulla mia vita ed il suo naso tra i miei capelli, Julie faceva
delle
smorfie per farci ridere, mentre Ben cercava di fare quella dannata
foto che
gli avevo chiesto, ma Kevin continuava a farmi il solletico e farmi
ridere,
insieme alle facce buffe di Julie.
Jean
Star mi guardò con occhi grandi e vacui, sembrava che nel suo
sguardo
focalizzato su di me lei cercasse altro, poi lo trovò, non so
cosa, ma dopo
aver aggrottato le sopraciglia pallide nei suoi occhi particolari si
era accesa
una luce, un’illuminazione. “Era un’amica del signor Levin nel suo
periodo
buono” non era una domanda, era un’affermazione,
vispa di chi aveva capito
tutto, annui comunque, mi passai una mano sui capelli tirati nella
coda, un
sorriso inquietante attraversò il volto di Jean, un sorriso che
mi ricordò
tanto Mike Morningstar, prima di diventare un semi morto ambulante,
quando era
vigoroso e forte, l’attimo prima di prosciugarmi di ogni potere.
Improvvisamente qualcosa mi si accese anche nelle mia testa, Jean Star,
era una
strega con un parente alieno, un altro flash, la valigia rossa con le
iniziali
JM, lo stesso identico inquietante
sorriso di Mike, il volto famigliare e gli occhi violetti, anche quelli
già
visti. “Cosa vedono i miei occhi!”
urlò una voce, una voce gioconda, buona, che
conoscevo bene, in ogni tono e sfumatura, quella di mio figlio; Alzai
gli occhi
per trovare Davlin sospeso in aria, che si abbassava gradualmente,
sulla sua
tavola da skate volante, accanto a lui su un’altra tavola
c’era mio nipote Ken.
I due ragazzini posarono i piedi a terra, Davlin mi salutò con
cortesia, Ken mi
abbracciò, prima di vedere Jean e divenire rosso come un
pomodoro, esattamente
come Ben alla sua età, tentato di presentarsi ma troppo
impacciato per farlo,
ero già pronto ad aiutarlo, presentandoli io, che Jean si era
fiondata su Davlin
e l’aveva stritolato in un abbraccio, “Jeanne Morningstar! Sono felicissimo di
vederti!” urlò mio figlio, ricambiando la stretta,
realmente contento di
rivedere quella che doveva essere la
figlia di Mike. “Vi conoscete?”
chiesi, posando una mano sulla spalla di Ken,
che continuava a guardare i due ragazzini abbracciati, che ora si
liberavano,
“Siamo cresciuti insieme!”
ci rivelò mio figlio, scompigliando i capelli chiari
di Jean, che sorrise gioconda. “Ken
…”
cominciò Davlin indicando quello che, anche se non lo sapeva,
era suo cugino,
“Lei è Jeanne Jean Star Morningstar” terminò
mio figlio, mentre le gote
di Ken erano in fiamme, mentre prendeva coraggio per allungare la mano
verso la
ragazza, “Jean, lui è il
mio amico Kenneth Kenny Tennyson”
lo presentò alla ragazza, che con uno scatto
veloce gli afferrò la mano e sorriso, questa volte il suo
sorriso non era
inquietante ma giocondo. “Tennyson
come il grande Ben?” chiese poi con occhi
curiosi Jean, “È mio padre”
disse imbarazzato Ken, al contrario gli occhi di
Jean si fecero come due stelle luccicanti, “Deve essere fantastico avere un
padre come lui!” esclamò, Davlin si intromise nel
discorso, “Il signor Tennyson
è eccezionale” enunciò, poi
lanciò
un’occhiata a me, “Anche
la signorina Gwen è eccezionale!” inclinando la
testa
verso di me, “Si, lei è
mia zia!” mi presentò Ken aggrappandosi alla mia
mano,
la faccia di Jean Star rimase come
pietrificata, nella sua testa tanti piccoli puzzle erano lì che
si
ricomponevano, non so cosa effettivamente avesse compreso, ma alla fine
doveva
aver capito qualcosa. Gli tremarono le gambe e strinse la mano sul
braccio di
Davlin, “Cosa ti è preso
Jean?” gli chiese mio figlio, sorreggendola, “Io …
credo … Insomma … “ stava blaterando,
cercava nei miei occhi le risposte:
“Niente …”
tagliò corto, mio figlio la guardò confuso, “Ho avuto un giramento
d’aria, non sono abituata a tutta questa luce e all’aria
così respirabile”
esclamò Jean, facendo finta di respirare con fatica, Davlin
sorrise, le
accarezzò i capelli e le disse che si sarebbe abituata a
respirare lì, Jean le
regalò un sorriso dolce, fu come un flash, vedere Davlin e Jean
così carini, mi
ricordò i momenti dolci che avevo avuto con Kevin, certo non
alla loro età, ma
mi ricordarono davvero noi, pregai che quell’amore non fosse
travagliato e
complicato come lo era stato il nostro e con non bruciasse, lasciando
alle loro
spalle solo cenere dolorosa, mio figlio meritava di meglio. “Potete farle voi
da guida per il resto della giornata. L’indispensabile per la
convivenza ormai l’ho detto” enunciai,
scompigliando i
capelli di Kenny, che annui gioioso, rivolgendo poi uno sguardo a
Davlin e
Jean, anche mio figlio annui giocondo, sorrisi e mi voltai, andai via.
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Capitolo 13 *** Avviso ***
Scrivero quest'avviso, anche se non avrei mai voluto farlo, ieri il mio computer è morto, sono riuscita a rianimarlo, ma pur troppo ho perso tutti i miei dati e dunque tutte le mie storie, ergo i capitoli che avevo scritto in anticipo (Due o tre ne avevo scritti, davvero non ci sarebbe mancato troppo verso la fine -.-").
Domani, o non so quando, verrà il tecnico per vedere se è possibile recuperare qualcosa o se è impossibile fare qualcosa.
Se sarà possibile recuperare qualcosa, nessun danno e fatto, altrimenti dovrò riscrivere tutto ... Fino però al verdetto del tecnico, mi concentrerò su nuove cose, avendo un computer con la memoria totalmente vuota.
Ergo potrò ancora "deliziarvi" con qualche altra storia e shot
Baci baci
La vostra infelice EsL |
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