When you know your past

di Meme06
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** When it all began ***
Capitolo 3: *** Explanations ***
Capitolo 4: *** Revelation ***
Capitolo 5: *** Aliens ***
Capitolo 6: *** Alien's research ***
Capitolo 7: *** Exposed ***
Capitolo 8: *** The harsh reality ***
Capitolo 9: *** Reflectiones ***
Capitolo 10: *** I want to be your friend... ***
Capitolo 11: *** Maybe she can die... ***
Capitolo 12: *** Cemetery ***
Capitolo 13: *** A bad premonition ***
Capitolo 14: *** The final fight ***
Capitolo 15: *** The End, the people never change ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Era triste. Questo pensava Zoe mentre guardava fuori dalla finestra della sua stanza. Pioveva. Le trasmetteva malinconia, la amareggiava, ma in un certo senso quell'infelicità le piaceva, perché quelle lacrime che il cielo piangeva le somigliavano tanto. Anche lei da quando era nata non aveva fatto altro che portare tristezza alle persone. Poggiava una mano sul vetro gelido mentre pensava quelle cose e mentre rifletteva sul fatto che il giorno si sarebbe dovuta scontrare con i suoi nuovi compagni di scuola. Si erano trasferite da poco a Tokyo, lei e la madre e il giorno dopo sarebbe stato il suo primo giorno di scuola in quella nuova e grande città. Sbuffò. Era già a conoscenza di cosa l'aspettava e già si immaginava gli sguardi indagatori e curiosi delle persone che la guardavano. Scrollò le spalle, ormai ci aveva fatto l'abitudine. L'unica cosa che doveva fare era rimanere fredda e distaccata, in questo modo evitava le domande e i dialoghi, erano due cose che non sopportava. Le domande le poteva capire, fanno parte della natura umana ma dialogare con le persone non le piaceva affatto. La reputavano sempre strana e troppo diversa da loro per essere frequentata. Già, troppo diversa. Era proprio per la sua diversità che il suo viso era una maschera di ghiaccio, che non aveva mai avuto amici e che i soli sguardi che riceveva erano o di paura o di disprezzo, misti talvolta a sguardi maliziosi, giusto per infastidirla. Aveva capito subito che nessuno le si sarebbe mai avvicinato a più di due metri, perfino nei corridoi, mentre camminava o in classe faceva il largo tra gli studenti. Personalmente lei preferiva quelli che la ignoravano del tutto, almeno per loro era inesistente e non doveva sopportare il fastidio di sentire sguardi puntati sulla sua schiena poiché nessuno osava guardarla negli occhi per più di due secondi. Per il fatto che anche se il colore dei suoi occhi si poteva definire caldo il suo sguardo era freddo come il ghiaccio. E con uno sguardo del genere su occhi come i suoi non poteva trasmettere che una sola sensazione, paura. Chiuse gli occhi, c'era silenzio nella sua stanza. Lei amava il silenzio. Non era di certo il genere di ragazza che metteva la musica o che accendeva la televisione. La aveva in camera su richiesta di sua madre, ma non la accendeva mai. Preferiva leggere, magari mentre ascoltava il bussare delle gocce di pioggia sui vetri, proprio come stava facendo in quel momento. Altrimenti prendeva un matita, un album ed iniziava a disegnare quello che vedeva fori dalla finestra. Le piaceva disegnare, soprattutto la realtà. Vedere la realtà sotto forma di disegno non la faceva apparire brutta. I palazzi, le case, perfino le persone su carta cambiavano aspetto e le vedevi sotto una luce diversa. Nuova, come se fosse la prima volta che le avevi viste. Il suo album da disegno era pieno di queste illustrazioni. Tutte fatte dallo stesso posto, ovvero la finestra della sua camera. Aprì di nuovo gli occhi scrutando il paesaggio che le si offriva attraverso il vetro. In effetti non c'era niente da vedere, di case e palazzi se ne vedono a bizzeffe, ma a lei piaceva osservarli, immaginare le persone che vivevano una vita normale, quella che tutte le ragazze al suo posto avrebbero voluto avere. Scosse la testa come per scacciare via quel pensiero. Si alzò lentamente dal panca posta sotto la finestra dove era seduta. Mentre si toglieva la maglia per infilarsi il pigiama la madre la chiamò:

- Zoe, è pronta la cena!

- Scendo subito mamma! - rispose la ragazza mentre era alle prese con la cerniera dei jeans, si era incastrata, come al solito del resto e doveva ogni volta fare mille movimenti per poterla aprire. Tolto anche quell'ultimo indumento si infilò il suo pigiama, se si può chiamare così, visto che era una semplice camicia bianca che lei usava per andare a dormire. La trovava comoda poiché le lasciava le gambe scoperte e le donava maggiore libertà di movimento sotto le coperte. Una volta pronta scese al piano di sotto e raggiunse la madre nella sala da pranzo.

- Cosa c'è per cena? - le chiese sedendosi.

La madre portò a tavola un vassoio con due ciotole di media grandezza sopra. Ne aveva data una alla figlia e una a lei prima di rispondere.

- Ramen. -le disse semplicemente sedendosi anche lei.

La ragazza prese le bacchette ed iniziò a mangiare. Le piaceva davvero tanto il Ramen, era sempre stato il suo piatto preferito, poi come lo cucinava sua madre era una bontà, tanto da fare invidia ai più prestigiosi Ramen Shop del Giappone, almeno questo pensava lei. D'altronde non frequentavano spesso i ristoranti lei e la madre, per cui la sua conoscenza del cibo era un po' ristretta, non che le importasse più di tanto, le verdure, la frutta, la pasta,… tutti sinonimi della parola cibo, ovvero sostanza per la sopravvivenza, ecco come la vedeva lei, come una sorta di carburante che serviva alle persone per poter vivere.

- Beh… io vado a dormire. - disse ad un tratto alla madre, per poi alzarsi e posare la ciotola con le bacchette nel lavandino.

La madre annuì solamente. Non c'era molto dialogo tra madre e figlia, ma Zoe sapeva che la madre le voleva bene, anche perché era l'unica persona che si sarebbe potuta definire cara, nella sua vita. Era tutto per lei, oltre che una madre era un'amica, una sorella, tutto e anche se non si parlavano molto si capivano sempre, bastava uno sguardo o anche il più piccolo gesto per far intendere all'altro ciò che si voleva dire. Per questo il rapporto con sua madre le piaceva. Arrivata nella sua stanza chiuse la porta e si avvicinò di nuovo alla finestra, tirò le tendine color lilla e si infilò sotto le coperte bianche a bordi neri del suo letto. La sua stanza non si poteva di certo definire grande, ma c'era abbastanza spazio per tutto quello di cui aveva bisogno, un letto singolo in legno, una scrivania di acero a sinistra della finestra e un'armadio bianco alla sua destra. Si mise a pancia in sotto e strinse di più la coperta intorno al suo corpo. Quella sera era freddo, probabilmente era dovuto alla pioggia. Lei non era un tipo freddoloso, ma le piaceva stare al caldo nel suo letto. Dopo tutto la sua stanza, la sua casa, sua madre erano le uniche cose che poteva considerare sue, che poteva vantarsi di possedere. Fece un sorrisetto mentre chiudeva gli occhi e lasciava che il sonno prendesse il sopravvento. In effetti a tredici anni è difficile potersi vantare di possedere qualcos'altro e lei di certo si accontentava.

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Capitolo 2
*** When it all began ***


Era mattina e Ichigo come al solito non aveva sentito la sveglia, come ogni mattina del resto. Ogni volta che sul comodino quell'oggetto fastidioso iniziava ad emettere un'altrettanto fastidioso rumore, lei si alzava un attimo, lo spegneva e poi si rimetteva a letto. A quanto pare era più forte di lei, poteva anche andare a dormire alle otto della sera, invece che alle nove, ma la puntualità non abitava a casa sua. Ed ora eccola qua, a correre all'impazzata per poter arrivare puntuale a scuola. Il marciapiede era come un percorso da maratona. E lei ogni volta doveva compiere un nuovo record per poter entrare in classe prima dell'arrivo del professore. Guardò l'orologio. Le otto meno cinque. Maledizione, a quest'ora tutti dovevano già essere in classe, magari la professoressa era già intenta a fare l'appello.

- Maledizione… - disse tra i denti mentre correva sempre più veloce.

Accelerò e in pochi minuti si trovò a percorrere il corridoio della sua scuola fino ad arrivare davanti alla porta della sua classe. Spalancò la porta con il fittone e come tutti mattina tutti gli sguardi erano puntati su di lei. Si girò verso la professoressa che la guardava severa. Non se ne curò più di tanto, tutte le mattine la guardava così, ci aveva fatto l'abitudine.

- Scusi professoressa, non accadrà più… - solita frase, una promessa che non avrebbe mai mantenuto, lo sapeva lei, lo sapeva la professoressa e lo sapevo i compagni di scuola. Ma ormai era come se ci fosse un copione da seguire, che né Ichigo né l'insegnante volevano modificare. La rossa andò a sedersi al proprio banco e solo in quel momento notò la ragazza vicino alla prof.

- Bene, possiamo riprendere… - disse la docente. - Come stavo per dire questa la vostra nuova compagna di classe. Si chiama Zoe Tanaka, spero che possiate accoglierla bene.

- Piacere di conoscervi. - disse la ragazza spostandosi una ciocca corvina che le scendeva ribelle davanti agli occhi di un verde molto chiaro.

- Puoi andare a sederti. - le annunciò l'insegnante. La mora annuì dirigendosi verso l'unico banco vuoto in fondo all'aula. - Perfetto ora possiamo iniziare la lezione di matematica…

Iniziò a dire la professoressa. Matematica, materia più odiata da Zoe. Provò a seguire ma si perse subito dopo che dai numeri semplici si era passato alle frazioni. Era una vera frana in quella materia.


Le prime due ore passarono abbastanza presto, lasciando però una Zoe completamente confusa. Se prima non le riuscivano bene le espressioni ora si era perfino dimenticata quanto faceva due più due.

Chiuse i libri e li infilò nella cartella appesa alla destra del suo banco. Tirò fuori un libro e un panino al tonno, giusto per non rimanere con lo stomaco vuoto fino a pranzo. Era davvero imbarazzante quando la pancia le iniziava a brontolare in mezzo alle persone ( esperienza personale Nda ). Stava per addentare la sua merenda quando qualcuno la chiamò. Si girò verso il suo interlocutore, trovò una ragazza con i capelli rossi e gli occhi marroni che le sorrideva guardandola dolcemente.

- Ciao, io sono Ichigo. - le disse.

- Ciao. - rispose lei guardandola negli occhi. - Hai bisognosi qualcosa?

La ragazza smise di sorridere, sembrava delusa dal suo comportamento freddo, ma Zoe non se ne curò, presto o tardi si sarebbe abituata.

- Io, ecco… vorresti fare merenda con me? - le chiese con un sorriso tirato. Probabilmente voleva fare amicizia con lei, ultima cosa di cui quella ragazza aveva bisogno.

- Non mi va, grazie. - le rispose. Poi aprì il libro e si mise a leggere addentando il suo panino.

- Ah… va bene. - le aveva detto allora quella ragazza con un tono tra il sorpreso e il deluso.

Certo, il suo atteggiamento non era dei migliori, ma non poteva fare altrimenti, le persone non si dovevano affezionare a lei per nessun motivo. Però, forse poteva trattarla meglio quella ragazza. Scosse la testa vigorosamente, ma cosa andava a pensare? Cercò di concentrarsi di nuovo sul libro e dopo qualche minuto ci riuscì.


La campanella che segnava la fine delle lezioni era come una liberazione per gli studenti. Zoe si alzò dal suo banco, prese la cartella e uscì dall'aula. Prima di tornare a casa voleva fare una passeggiata nel parco Inohara. Quel posto le piaceva, per questo non perse tempo e s'inoltrò subito in quel boschetto, respirando a pieni polmoni l'ossigeno che le piante donavano. Adorava camminare in mezzo alla natura, anche se era un semplice parco.

Si era seduta sotto un albero, appoggiando la schiena al tronco e chiudendo gli occhi. Voleva rilassarsi e quel silenzio la stava davvero aiutando. D'un tratto però un botto la fece trasalire. Si alzò di scatto impaurita guardandosi intorno circospetta.

- Che diavolo era? - si chiese prima di prendere la cartella ed iniziare a correre verso il luogo dove aveva sentito provenire quel rumore.

Arrivò all'inizio del boschetto, nel parco con al centro la fontana. Quello che vide la sorprese davvero. Cinque ragazze vestite in modo particolare, stavano combattendo contro una strana creatura. Sembrava essere una libellula, ma molto più grande e mostruosa.

- Ma… cosa…? - stava per dire, ma un rumore assordante la costrinse a tapparsi le orecchie. Solo dopo si accorse che era stata quella creatura a farlo.

- Ora basta! - gridò d'un tratto quella che sembrava essere la più giovane del gruppo. Era vestita di giallo, con due strani cerchi alle mani che le erano apparsi solo pochi secondi prima. Li maneggiava con destrezza, compiendo molte capriole prima di sferrare un attacco che immobilizzò quell'essere. Rinchiudendolo in una specie di budino arancio. La biondina sorrise soddisfatta del suo lavoro, poco prima di gridare delle parole. - Mewichigo tocca a te!

In quel momento una ragazza interamente vestita di rosa fece qualche passo avanti. Aveva un cuore rosa in mano e anche lei fece strani movimenti prima di sferrare il suo attacco gridando:

- Ribbon Strawberry Check! - un fascio di luce colpì la creatura che si dissolse, lasciando solo una specie di messa fluttuante. la quale venne prontamente catturata da un esserino peloso rosa, che soddisfatto sorrise dicendo con la sua voce sottile:

- Eliminato!

Anche le ragazze sorrisero e si ritrasformarono, convinte che non ci fosse nessuno, poiché quella specie di mostro aveva fatto scappare tutti poco prima. Zoe spalancò ancora di più gli occhi.

- Ma, quella è… ? - riuscì a dire solo quello. Anche dopo che le ragazze erano andate via, lei era rimasta lì impalata a fissare il vuoto, cercando di riavvolgere i fatti successi neanche cinque minuti prima. Sbatté le palpebre parecchie volte prima di convincersi di non aver sognato. In quel momento solo una cosa voleva: spiegazioni. Chi erano quelle ragazze? Che cos'era quell'affare contro quale combattevano? Come facevano a trasformarsi? Una mano sulla spalla la fece sussultare. Si girò, trovando davanti a se un ragazzo alto, biondo con occhi zaffiro.

- Zoe Tanaka, vero? - le chiese con un sorrisetto che gli increspava le labbra.

E ora chi diavolo era quello? Si chiese Zoe ormai persa nella confusione più totale.

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Capitolo 3
*** Explanations ***


- Ehm… questo cos'è? - aveva chiesto Zoe scrutando confusa l'edificio davano a se.

- Questo è il caffè Mew Mew, carino vero?

Affatto, fa schifo sia il colore che la struttura.

- Si, carino. Perché mi hai portato qui? - gli chiese. Era successo tutto in fretta, eppure lei ricordava chiaramente ogni cosa.


Inizio flashback


Una mano sulla spalla l'aveva fatta sussultare. Si era girata, trovando davanti a se un ragazzo alto, biondo con occhi zaffiro.

- Zoe Tanaka, vero? - le aveva chiesto con un sorrisetto che gli increspava le labbra.

E ora chi diavolo era quello? Si era domandata Zoe ormai persa nella confusione più totale.

- Forse, tu chi sei e cosa diavolo vuoi? - gli aveva risposto togliendo la mano del ragazzo dalla sua spalla.

- Ma come siamo sospettosi! Mi chiamo Ryan e a quanto ho potuto vedere hai assistito alla battaglia tra le Mew Mew e i chimeri. - le aveva detto lui.

- Frena un po'! Chimeri? Mew Mew? Battaglia? Che diavolo…

- Calmati che ora ti spiego tutto. - l'aveva interrotta lui. La ragazza iniziava già ad innervosirsi del suo atteggiamento calmo e pacato. Le sembrava che la stesse prendendo in giro, soprattutto per il sorrisetto che faceva quasi sempre.

In pochi minuti Ryan le aveva fatto il riassunto di chi erano le Mew Mew e i chimeri e del perché combattevano.

- Okay, ora ho capito, perché me lo hai detto? - gli aveva chiesto a fine discorso.

- Perché tu sei una di loro. - una frase le aveva detto. Una semplice frase era bastata per farla di nuovo perdere nella confusione.

- Ora basta, ti ho sopportato fino adesso, non accetto che mi si prenda in giro, quindi se non ti dispiace… - stava per andarsene, mai lui l'aveva fermata prendendola per un polso.

- Non ti sto prendendo in giro, è la verità che tu ci creda o no. - le aveva detto.

Come se non avesse sentito, si era liberata dalla presa del ragazzo ed era corsa a casa.

- Guardati le spalle! - le aveva gridato lui mentre lei correva. E adesso quello che voleva significare? Le aveva raccomandato di stare attenta forse? Boh… era arrivata a casa in meno di mezz'ora. Aveva fatto la strada tutta di corsa e ora aveva il respiro affannato. Era riuscita a dire un flebile 'ciao' alla madre per poi salire nella sua stanza. Sua madre aveva risposto e aveva iniziato ad apparecchiare. Un piatto, un bicchiere, un tovagliolo e le bacchette. Aveva già capito che sua figlia non avrebbe cenato.

Appena entrata in camera Zoe si era liberata di tutti i vestiti ed era entrata in bagno, adiacente alla stanza, per farsi una doccia fredda e rigeneratrice. Uscita aveva preso l'asciugamano lì vicino e ci si era fasciata il corpo. Era andata davanti allo specchio e presa la spazzola aveva iniziato a lisciare i suoi meravigliosi capelli corvini.

Si fissò negli occhi per un attimo, poi posò la spazzola e tolse le lenti a contatto. Guardò di nuovo la sua iride, rossa come il sangue, sua madre era stata un genio a trovare quella soluzione per permetterle di sembrare una ragazza normale.

D'un tratto aveva distolto lo sguardo e aperto la porta del bagno. Una volta entrata in camera era andata dritta verso l'armadio. Lo aveva aperto per prendere un nuovo 'pigiama'. Il suo armadio era un po' particolare, sulle ante aveva due specchi, in modo che se ti specchiavi la parte davanti potevi vedere come stavi anche dietro. Aveva allungato un braccio per prendere una camicia beige che le aveva regalato sua madre l'anno scorso. Aveva posato distrattamente lo sguardo sul suo riflesso ed era stato in quel momento che lo aveva visto e che aveva urlato.

La madre l'aveva sentita e preoccupata aveva spalancato la porta della camera della figlia, trovandola seduta a terra, con l'asciugamano indosso e i capelli bagnati.

- Tesoro che è successo? - le aveva chiesto. Uno sguardo di sua figlia era bastato a farle capire che le spiegazioni sarebbero arrivate dopo. - Come vuoi tu, ma vestiti o ti prenderai un malanno.

Le aveva detto dolcemente per poi congedarsi.

- Un malanno? È proprio quello che spererei di avere… - aveva detto alzandosi da terra e riavvicinandosi piano allo specchio. Aveva guardato di nuovo dietro la sua spalla destra. Non si era sbagliata, era proprio un segno quello che aveva. Solo in quel momento aveva afferrato le parole del ragazzo.

- È stato lui… - aveva detto semplicemente per poi prendere la camicia, la biancheria e vestirsi.


Il giorno dopo era ritornata al parco Inohara, questa volta non solo per camminare. Voleva spiegazioni, ora. Aveva camminato per due ore buone senza incontrarlo, ma alla fine si era fatto vivo.

- Guarda, guarda chi si rivede… - l'aveva salutata così con un altro sorrisetto.

- Già e ora mi devi una spiegazione. - lo aveva subito bloccato lei.

- Allora hai seguito il mio consiglio…

- Che diavolo è voglio sapere, senza giri di parole o battutine fuori luogo, è chiaro?

Lui aveva annuito lentamente.

- Seguimi. - le aveva detto. Zoe ci aveva pensato un attimo, poi lo aveva seguito fino ad uno strano edificio tutto cuori e rosa.


Fine flashback


Il ragazzo le aprì la porta permettendole di entrare, cosa che Zoe fece dopo essersi guardata bene intorno.

- Allora? - chiese la mora impaziente.

- Allora niente, la spiegazione è la stessa che ti ho dato ieri e che tu lo voglia o no fai parte della squadra degli angeli protettori della terra, ovvero le Mew Mew. - le rispose incrociando le braccia al petto e sedendosi su una sedia lì vicino.

- E adesso che dovrei fare? - gli chiese allora la ragazza.

Lui la fissò un attimo, poi tirò fuori dalla tasca una strana medaglietta dorata che le lanciò. Zoe la prese al volo, osservandola curiosa.

- Che ci faccio?

- Ti serve per trasformarti. - le spiegò semplicemente. Più i minuti passavano più l'ostilità nei confronti di quel biondino aumentavano.

- Bene, e come faccio a trasformarmi e soprattutto chi ti ha detto che io voglia far parte di questa squadra? - gli chiese scocciata.

- Le parole ti verranno da sole e comunque cosa vorresti dire, che non vuoi salvare il tuo pianeta?

- Per quanto mi riguarda di questo pianeta mi importa poco. - gli rispose, sorprendendosi lei stessa delle sue parole. Come previsto lui inarcò un sopracciglio rivolgendogli uno sguardo confuso.

- Che significa? - le domandò.

- Niente, lascia stare. - gli rispose dirigendosi verso la porta.

- Ci penserai? - le chiese lui prima che lei fosse uscita.

- A cosa?

- A far parte della squadra… - le rispose alzandosi e avvicinandolesi. - Nessuna Mew Mew è stata obbligata a svolgere questo compito, ma hanno accettato perché in questo modo potevano proteggere anche le persone a loro care, credo che neanche a te piacerebbe vedere tuo padre o tua madre feriti.

- Vedremo. - gli rispose per poi uscire dal caffè.

Padre? L'unica immagine di suo padre che voleva avere era di vederlo impiccato. Oppure di torturarlo fino ad ucciderlo, fino a farlo morire dissanguato sotto le sue mani. No, non gli sarebbe bastato come aveva detto Ryan di vederlo ferito. Scacciò via quel pensiero scuotendo la testa mentre rientrava a casa. Così io, sarei una Mew Mew… si disse prima di mettersi a letto.

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Capitolo 4
*** Revelation ***


La luce filtrava flebile dalle tendine della finestra della camera di Zoe. Il sole era sorto da quasi due ore e anche se lei era sveglia non aveva alcuna voglia di alzarsi. Dopo tutto era domenica, poteva benissimo restare a letto tutto il giorno. Per lei era un po' difficile dormire tanto. Da quando era piccola si era abituata a sole quattro ore di sonno, abitudine molto difficile da cambiare. Da una parte era una cosa positiva, non aveva problemi ad alzarsi la mattina. Ma dall'altra era piuttosto negativa, visto che per svegliarsi in un orario decente sarebbe dovuta andare a dormire da mezzanotte in poi.

Basta, si era stancata di stare a letto. Si alzò spostando le coperte di lato e scendendo. Rabbrividì un attimo al contatto con il marmo freddo, per poi dirigersi verso l'armadio a prendere i vestiti da mettersi.

Dopo essersi lavata e vestita scese di sotto, dove ad attenderla c'era sua madre che preparava la colazione.

- Buongiorno Zoe.

- 'Giorno mamma. - rispose la figlia mentre si sedeva a tavola ed iniziava a mangiare.

- Hai programmi per oggi? - le chiese sua madre.

La corvina scosse il capo.

- Perché? - chiese poi.

- Volevo solo sapere se ti stavi facendo degli amici.

- Amici. Parola inesistente nel mio vocabolario. - disse e con quello chiuse la conversazione verbale con la madre dopo un 'esco'.

Fuori l'aria era fresca Si poteva sentire il vento scompigliarti affettuosamente i capelli. Ecco un'altra cosa che a Zoe piaceva. Il vento. La sua libertà era fonte di invidia per la ragazza, che purtroppo sapeva che non sarebbe mai stata come lui.

Iniziò a camminare per la via più trafficata di Tokyo, quel giorno non aveva voglia di tornare al parco, se avesse incontrato quel ragazzo si sarebbe sentita la solita domanda: "Allora hai deciso?" E il suo problema era che non aveva deciso affatto che cosa fare. Era indecisa se accettare o rifiutare l'offerta. Da un lato le piaceva l'idea di rendersi utile, visto che nella sua vita lo era stata ben poche volte. Però dopo si chiedeva perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere per un pianeta che non sarebbe mai cambiato per quanti sforzi si facessero. Ecco, stava di nuovo facendo la psicologa, possibile che non c'era giorno che non le venivano in mente delle riflessioni da fare dentro la sua testa? Scosse il capo chiudendo gli occhi e fu in quel momento che andò a sbattere contro qualcosa, o meglio contro qualcuno. Finì a terra , ma si alzò subito in piedi e sgranò gli occhi vedendo chi c'era davanti a lei.

- Ma tu non sei nella mia classe? - chiese al ragazzo moro che aveva di fronte. Lui le rispose sorridendo:

- Si, io sono Mark. Perché sei così sorpresa?

- Non pensavo di incontrare qualcuno che già conoscevo. - disse lei con un'alzata di spalle.

D'un tratto sentì una voce chiamare il nome del ragazzo che si girò sempre sorridendo. Una ragazza con dei buffi codini rossi stava correndo nella sua direzione.

- Scusa per il ritardo, ho dovuto lottare per avere questo giorno libero, mi toccano perfino le ore in più per il resto della settimana. - si scusò Ichigo. Maledetto Ryan, questa me la paga! pensò la ragazza arrabbiata. Solo dopo si accorse della presenza di Zoe. - Ciao Zoe, come mai da queste parti?

- Facevo un giro. - altra alzata di spalle da parte della sottoscritta.

- Ah, a proposito… - disse la rossa. - Ryan ti stava cercando prima, e mi ha chiesto di dirti, se per caso ti avrei incontrata, di andare al caffè perché deve parlarti.

La corvina sbuffò, ecco come rovinare una bellissima giornata. Incontrare un babbeo, la sua fidanzata e andare a trovare un biondino con gli occhi glaciali che non vede l'ora di farti diventare paladina della terra. Sospirò.

- E se non volessi andarci? - chiese.

- Beh… non mi ha detto niente a questo proposito. - ripose Ichigo. - Ma è meglio se ci vai, lui non fa chiamare le persone per cose futili.

- E va bene… - disse rassegnata mentre riprendeva a camminare per raggiungere il caffè. - Ciao ragazzi e buon appuntamento.

Disse senza entusiasmo prima di essere troppo distante dai due piccioncini che già mano nella mano si avviavano a chissà quale noioso intrattenimento. Ma come fa Ichigo a stare con quello lì? Io lo conosco da tre giorni e già mi sta antipatico… si disse Zoe.

Arrivò al caffè in poco tempo, a quanto pare non era molto distante da casa sua.

Una volta entrata si stupì di quante persone ci fossero. Era pieno di ragazzi che o in gruppo o a coppie ordinavano dolci dall'aspetto delizioso. Ecco, l'unica cosa che Zoe adorava erano i dolci. Era golosissima, soprattutto di cioccolata.

Decise di sedersi e aspettare l'arrivo di qualcuno che le avrebbe potuto dire dove fosse Ryan. Attese fino a che una ragazza con i capelli verdi legati in lunghe trecce e grandi occhiali a cerchio le venne vicino.

- Vuole ordinare signorina? - le chiese dolcemente.

- Si, vorrei sapere dove posso trovare Ryan, Ryan Shirogane. - le disse. La ragazza arrossì di botto, cosa di cui Zoe non capì il motivo.

- Sh-shirogane-kun? - chiese balbettando.

- Si lui, dov'è? - le chiese di nuovo Zoe con un tono leggermente scocciato. Quella ragazza non faceva altro che arrossire e balbettare. Per questo la corvina decise di mettere le cose in chiaro. - Ascolta, mi ha chiamata lui e visto che non ho alcuna voglia di perdere tempo fai in modo di portarmelo qui subito.

Detto questo la verde si irrigidì e annuendo nervosa corse in cucina. Zoe sbuffò, ma perché dovevano capitare tutte a lei? In quel momento insieme alla ragazza di prima le venne vicino anche un ragazzo, alto con i capelli marroni legati in una coda bassa.

- Mi scusi signorina, è sicura che Ryan ha chiesto di lei? - le chiese. Ma cos'è uno scherzo? di chiese Zoe. Stanca scattò in piedi.

- Maledizione, certo che sono sicura, mica mi invento le cose! - gridò, facendo ricadere l'attenzione dei clienti su di lei. Poco dopo aggiunse più calma. - Beh, se Ryan non c'è io me ne vado.

Detto questo stava per uscire, ma una voce la trattenne.

- Se proprio ne è convinta glielo chiamo subito. - era stato quel ragazzo a parlare. Zoe annuì e soddisfatta si rimise seduta. Le scenate funzionavano sempre.

In poco tempo il ragazzo biondo le si presentò davanti.

- Bene, sei venuta, non ci avrei sperato. - le disse lui mentre la ragazza si alzava in piedi.

- E adesso mi spieghi che cosa vuoi e perché ho dovuto fare il diavolo a quattro per poter parlare con te. - gli disse lei incrociando le braccia.

Lui annuì, poi richiamò l'attenzione del ragazzo di prima.

- Kyle, oggi chiudiamo in anticipo. - disse solo. Il moro annuì e in pochi minuti il locale era vuoto.

- Ryan, cos'è successo, perché abbiamo chiuso prima? - gli chiese una bambina sui dieci anni, bionda con delle simpatiche treccine. I suoi occhi color miele fissavano confusi il biondo.

- Ora vi spiego tutto, scendiamo in laboratorio. - disse mentre si dirigeva verso un stanza sotterranea seguito dalle ragazze, da Kyle e da Zoe. Che posto è questo? si chiese la mora guardandosi intorno. - Vedete, in realtà gli animali, da cui avevamo preso il DNA per iniettarvelo nel corpo, non erano cinque, ma sei.

- Cosa?! - esclamarono tutte all'unisono.

- Già… - proseguì il ragazzo. - Non avevamo intenzione di usarlo subito l'ultimo, poi però sono insorte delle complicazioni con gli alieni, che stanno diventando sempre più forti e allora abbiamo deciso di avere rinforzi, sempre se la suddetta interessata accetterà. - disse Ryan indicando Zoe. Tutti fissarono la ragazza, che sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto. Alieni… e così sarebbero loro i miei nemici… si ripeteva nella mente.

- Ehm… scusa? - le disse ad un tratto una ragazza con dei chignon ai lati della testa, mora con dei riflessi blu e gli occhi di un marrone scuro.

Zoe posò lo sguardo su di lei tirandosi fuori dai suoi pensieri. - Com'è che ti chiami?

- Zoe, Zoe Tanaka.

- Piacere, io sono Minto Aizawa. - si presentò la ragazza porgendole la mano che Zoe strinse poco dopo.

- Io invece sono Purin! - disse la bambina di prima saltellando.

- Io sono Zakuro. - disse una ragazza dai lunghi capelli viola scuro.

In seguito la ragazza verde di prima fece un passetto avanti tenendo lo sguardo basso.

- Io sono Retasu. - disse. Si può essere più impacciati? si chiese Zoe scrutandola dalla testa ai piedi.

- A proposito… - fece d'un tratto Minto. - Ichigo per uscire con quell'allocco si è persa la spiegazione di Ryan. E di conseguenza non sa che…

- Mi conosce già. Siamo in classe insieme. - la interruppe Zoe. - Però concordo sul fatto che quel ragazzo sia un allocco.

E poi c'è qualcosa che non quadra in lui… si disse la mora.

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Capitolo 5
*** Aliens ***


- Lo credi davvero? - disse poco convinta Zoe mentre si guardava allo specchio.

- Assolutamente. - le rispose la rossa osservandola sorridente. Zoe però non cambiava la sua opinione. Il giorno successivo, dopo la spiegazione del fatto che fosse la sesta Mew Mew Ryan le aveva dato la divisa del caffè. Era di colore nera con i bordi bianchi. Non che fosse proprio brutta, ma non riusciva a vedere lei vestita a quel modo, le sembrava di essere una bambolina di porcellana e più si scrutava più non si riconosceva. Purtroppo non poteva farci niente.

- Sarà… - fece Zoe in risposta a Ichigo con poca convinzione. Dopo di che uscì dallo spogliatoio per iniziare a lavorare. Era pomeriggio e il caffè era pieno, come di suo solito.

La corvina iniziò a prendere le ordinazioni insieme a tutte le altre. O meglio, quasi tutte.

- Perché Minto sta bevendo il tè? - chiese stupita a Ichigo che stava prendendo un vassoio con sopra una torta alle fragole e una bibita.

- Perché le sue manine delicate non si possono rovinare. - disse ironica per poi aggiungere… - Anche se credo che il suo scopo è vedermi sgobbare e correre da un tavolo a un altro.

Zoe fece un mezzo sorriso, quasi divertito. In effetti l'aveva capito subito che quella ragazza, a parte in battaglia forse, non mostrava molto altruismo. Scrollò le spalle. Non che elle importasse più di tanto il carattere di Minto.

Continuò a servire ai tavoli fino all'ora di chiusura. Dovette ammettere che quel lavoro era abbastanza faticoso, non solo perché dovevi correre in lungo e in largo, ma anche perché avevi a che fare con le persone. Quelle impazienti erano le più insopportabili, che ogni minuto ti chiedevano quando sarebbe arrivata la loro ordinazione. Zoe tentava sempre di rispondere educatamente, ma spesso non le riusciva bene. Cosa in cui invece Ichigo era esperta. Certo, a fine giornata la vedevi accasciarsi su una sedia sfinita, però non c'era minuto che non la vedevi solare e sorridente. A volte anche lei lo aveva pensato. Poter essere una ragazza normale, una ragazza che può sorridere per la sua felicità e che può far sorridere gli altri. Però non era proprio nella sua natura. Anche se ci provava non ci riusciva.

Passò lo sguardo da Ichigo a tutte le altre. Minto lasciamola perdere, non c'è poi molto da dire. Retasu invece è la classica ragazza troppo timida che deve fare i salti mortali anche per chiedere un caffè. Purin le risultava molto simpatica. Va bene che essendo una bambina è quasi scontato il fatto che sia iperattiva, però quando faceva i suoi spettacoli da giocoliere la adorava proprio, anche se non lo dava a vedere, visto che osservava tutto con aria passiva.

Spostò lo sguardo su Zakuro. Ecco, quella ragazza non sapeva perché ma le piaceva. La incuriosiva, era un tipo misterioso, un po' come lei. Zoe capì subito che parlava poco e che poche volte diceva quello che provava o lo dimostrava. Come in quel momento, se ne stava appoggiata alla parete con le braccia delicatamente incrociate. Gli occhi chiusi, il volto serio, segno che era stanca. La corvina osservò la sua figura attentamente. Era misteriosa quanto elegante. Posò il suo sguardo anche sul ragazzo castano che era proprio adesso uscito dalla cucina. Si vedeva dal sorriso e dal modo di guardarti che era una persona di cui fidarsi, che riusciva sempre a tranquillizzarti e a farti stare serena.

- Avete spazzato sul retro? - Ryan era uscito dal laboratorio e come il suo solito fare freddo, senza nemmeno salutare, aveva domandato una cosa che non era poi del tutto importante.

- Si, l'ho appena fatto. - rispose Ichigo mentre poggiava il mento sul palmo della mano.

La mora si ritrovò a osservare anche quel ragazzo. Aveva degli occhi veramente belli, di un azzurro che ricordava il mare, profondi e penetranti, come se volesse trascinarti negli abissi più cupi delle acque marine. Era impossibile non notarli e non esserne catturati. Ma che pensieri sto facendo? si chiese scuotendo leggermente la testa e chiudendo gli occhi.

- Beh… che ne dite di un pezzo di torta? - chiese Kyle. Le ragazze annuirono sedendosi tutte, Zoe e Ryan compresi. (perché sono diventata un maschio? O.O ndZoe)

- Ne avevo preparata una questa mattina al cioccolato e panna, fortunatamente in pochi ne hanno ordinata una fetta e così tutte le altre sono avanzate. - spiegò Kyle porgendo ad ognuno un piattino con la fetta di torta.

A Zoe le si sarebbero illuminati gli occhi se solo non fosse stata una che si teneva tutto dentro. Cioccolata… pensò estasiata mentre ne prendeva un pezzetto e se lo portava alle labbra. Era davvero buonissimo, ora capiva perché era sempre pieno il locale.

- Kyle è sublime! - esclamò Purin assaporando tutto il gusto del cacao.

- Ti ringrazio Purin. - rispose il ragazzo contento.

- Ha ragione è buonissima! - disse Ichigo che già aveva spazzolato il piatto.

Zoe mangiava lentamente, assaporando pezzo per pezzo quella bontà.

- Che c'è non ti piace? - le chiese il biondo guardandola. Tutti avevano finito il dolce, solo lei ce l'aveva quasi tutto intero.

- No, solo che sono abituata a mangiare piano. - rispose fissando il ragazzo negli occhi. Non si era sbagliata, erano freddi quanto interessanti e misteriosi. Si stava nuovamente perdendo in certi pensieri. Maledizione qualunque cosa chiederei per farlo smettere di guardarmi… si disse. Proprio in quel momento un esplosione attirò l'attenzione dei presenti. Grazie… mormorò la ragazza nella sua mente.

- Saranno gli alieni? - chiese Minto.

- Sicuramente, coraggio Mew Mew entrate in azione! - disse Ryan. Tutte annuirono e si alzarono da tavola uscendo dal caffè di corsa e precipitandosi dove avevano sentito il botto. Si ritrovarono in poco tempo nel parco Inohara. Un chimero che sembrava un incrocio tra un ape e una lucertola giganti stava seminando il panico tra la gente di Tokyo.

- Coraggio trasformiamoci! - esclamò Ichigo alle sue compagne.

Tutte annuirono.

- Mew mew Ichigo…

- Mew mew Minto…

- Mew mew Retasu…

- Mew mew Purin…

- Mew mew Zakuro…

- Mew mew Zoe…

- Metamoriphosis! - gridarono all'unisono. Tutte erano proprio curiose di vedere la loro nuova compagna trasformata, anche per sapere il suo animale, cosa che Ryan non aveva detto loro.

Zoe anche era sorpresa della trasformazione. Il suo costume era nero con i bordi argento. La maglia era una specie di top che le lasciava scoperta tutta la schiena dietro. La gonna era abbastanza larga e corta. Come scarpe calzava degli stivali lunghi fino sopra il ginocchio, neri. Portava un guanto solo nella mano sinistra, senza dita. Al collo aveva un collarino largo da cui pendeva quella specie di medaglietta dorata. Nella coscia sinistra aveva una fascia che come tutto il costume era nera con i bordi argentati. Dalla schiena spuntarono due ali nere da pipistrello. Gli occhi diventarono rossi, colore che poteva sembrare causato dalla trasformazione, mentre era il suo colore naturale.

- Una Mewpipistrello… - mormorò Ichigo osservando la ragazza trasformata.

- A quanto pare si. - disse Zoe più a se stessa che in risposta a Ichigo.

Il chimero voltandosi si accorse della presenza delle ragazze e in un batter d'occhio una sfera di fuoco uscì dalla bocca di quella creatura, schiantandosi però al suolo, visto che le mew mew erano state veloci a spostarsi.

In quel momento tre corpi fluttuanti si materializzarono circa cinque metri sopra le loro teste. Notarono subito la menerà che c'era insieme alle altre cinque.

- Hey, da quando c'è una sesta mew mew? - chiese Taruto.

- Da adesso. - rispose Pai impassibile come sempre.

- Era un modo di dire… -.-' - disse il piccolo alieno.

- Però, non se la cava male… - notò Kisshu che fissava il combattimento seduto a gambe incrociate.

- Dark weapons! - gridò MewZoe facendo comparire nella mano tre coltelli con il manico nero, per ognuno una pietra viola era incastonata all'inizio dell'impugnatura. Senza esitazione li lanciò verso il chimero sferrando il primo attacco che le venne in mente. - Black sun!

Dalle lame uscirono vari raggi neri che avvolsero il chimero paralizzandolo.

- Dai Ichigo tocca a te! - esclamò Purin.

MewIchigo annuì e dopo aver preparato l'attacco gridò:

- Ribbon Strawberry Check!

Il chimero venne disintegrato, cedendo in questo modo la vittoria alle ragazze mew mew.

I tre alieni scesero a terra. Pai inespressivo, mentre Taruto e Kisshu sorridevano. Due sorrisi beffardi.

- Non sapevo che esistesse una sesta Mew Mew… - fece Kisshu. - Ma devo ammettere che non mi dispiace ampliare il divertimento.

Zoe sorrise. Un sorriso strano però, quasi sadico.

- La penso proprio come te. - gli disse. Kisshu non colse bene il perché gli aveva detto quelle parole, ma decise di sorvolare e provare lo stesso a stuzzicarla un po'. Con Ichigo era diventato noioso, ogni volta che lui provava a divertirsi con lei il cavaliere deficiente blu appariva e lo martoriava. L'ultima volta che aveva provato a movimentare un po' le coseno Ichigo era stato quando si era materializzato nella sua stanza mentre lei dormiva. La ragazza quando si era svegliata si era spaventata a morte e il pesce lesso era apparso, procurandogli non pochi danni.

- Come può un'umana pensarla come un alieno? - le chiese, curioso di sentire la sua risposta che non tardò ad arrivare.

- Beata inconsapevolezza. - disse. Okay, l'alieno dagli occhi dorati dovette ammettere che ci sarebbe voluto un traduttore per capire le sue risposte, ma non le diede lo stesso peso. Semplicemente si alzò in volo e dopo un 'alla prossima' si smaterializzò, seguito poi dagli altri due.


- C'è qualcosa di strano in lei. - disse Kisshu a Pai quando furono tornati nella loro dimensione.

- Lo hai notato anche tu eh? - chiese in risposta l'alieno.

- Avete ragione, non è una Mew Mew come le altre. - disse Taruto con un'espressione pensierosa. - Secondo voi dovremmo indagare?

Pai si mise una mano sotto il mento, segno che stava pensando profondamente. In effetti a guardare quella ragazza si vedeva che era come se fosse un pezzo a parte della squadra. Non solo per il costume, ma anche per lo sguardo che aveva quando combatteva. Non era vittorioso, bensì determinato. Il ragazzo dagli occhi ametista solo da quello sguardo aveva capito che non si sarebbe piegata tanto facilmente. Inoltre i suoi movimenti, perfino le sue armi, avevano un non so che di oscuro.

Quest'impressione nonostante tutto non l'aveva soltanto Pai, ma anche gli altri due alieni. Questa nuova ragazza dava l'impressione che avrebbe creato una miriade di problemi durante le loro battaglie.

- Secondo me si, dovremmo fare delle ricerche… - disse ad un tratto Pai in risposta al piccolo alieno.

- Bene, questo sembra un compito per il sottoscritto. - disse Kisshu entusiasta dell'idea del fratello.

Pai alzò un sopracciglio guardando l'alieno che come al solito stava sfoggiando il suo sorrisetto.

- Ehm… Kisshu, due cose prima che tu vada. - gli disse Pai. Due occhi dorati si girarono a guardarlo interrogativi. - Uno ricorda che si tratta di una missione, per capirci non fare le tue solite Kisshunate. Poi ricorda che è la mewpipistrello che dobbiamo tenere d'occhio e non una certa mewgatto.

Kisshu annuì senza togliersi quel sorrisetto dalla faccia.

- Pai se Kisshu va a spiarla io che faccio? - chiese Taruto anche lui ansioso di rendersi utile.

- Beh… tu… - iniziò Pai guardando il castano che lo fissava speranzoso. - …niente.

Disse in fine. Taruto spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi.

- Che cosa? Possibile che io non faccia mai niente, che mi ci hanno mandato a fare qui sulla terra allora? - chiese lamentandosi e sbattendo i piedi per terra.

- Non sai quante volte me lo sia chiesto… - commentò Kisshu. Poi si alzò in volo di qualche metro. - Beh, ci vediamo!

Disse e si smaterializzò ricomparendo in una via di Tokyo che conosceva molto bene. Eh si, era apparso vicino alla casa della sua micetta. Magari una visitina se la poteva permettere, no? No, non poteva perché se non scopriva niente su quella ragazza Pai lo avrebbe trasformato in crema di alieno e Kisshu sapeva che quell'alieno era capace, per cui era meglio evitare. Come posso pavoneggiarmi se mi trasforma in crema? si era chiesto, modesto come sempre.

Stava per andare a spiare quella ragazza quando si ricordò di una cosa.

- Ma io non so dove abita… - si disse grattandosi la testa. Ecco, ora gli toccava pure fare il giro turistico di Tokyo per trovare quella Mew Mew. Tentò di ragionare. Dopo tutto se era una Mew Mew, lavorava al caffè Mew Mew e di conseguenza non poteva vivere tanto distante. Si alzò in volo perlustrando le vie vicino, fino a che una finestra non attirò la sua attenzione.


Zoe si mise seduta nel letto della sua stanza. Si sentiva stanca. Certo la battaglia che aveva appena combattuto non era niente di speciale, almeno a parere delle ragazze, ma per lei era pur sempre stata la prima e qualche dolore non era riuscita a risparmiarselo.

Appena tornata a casa si era fatta una doccia gelata, o almeno per la maggior parte delle persone era gelata, per lei era tiepida. Poi si era messa subito il pigiama, aveva mangiato qualche cracker e poi era corsa nella sua stanza.

Si guardò intorno fino a che non scorse la cosa che le serviva. Si alzò dirigendosi verso la scrivania e prese il suo album con le matite. In seguito si posizionò sulla finestra, abitudine ormai impossibile da cambiare, e iniziò il suo disegno. Disegnò i palazzi accanto a lei, le persone in strada, le auto parcheggiate. Poi iniziò a colorarlo con le matite, dandogli una tonalità più oscura e sinistra. Adorava deformare la realtà in questo modo, lo aveva scoperto da poco questo metodo, quando una volta per sbaglio aveva colorato una casa troppo scura. Non era stata ben attenta al tipo di matita che aveva preso.

Continuò il suo disegno in santa pace e tranquillità, per un attimo le era parso di scorgere un ombra vicino casa sua. Aprì la finestra e si guardò in torno, a parte il quartiere Ikebukuro non c'era niente di strano. Sicuramente si era sbagliata. Così riprese a disegnare, ignara che un alieno dai capelli smeraldini e gli occhi dorati la osservava con interesse dalla finestra del bagno. Avendo il bagno adiacente la ragazza non si preoccupava di chiudere la porta e la lasciava sempre aperta, permettendo in questo modo a Kisshu di osservarla abbastanza da vicino senza che lei se ne accorgesse.

L'alieno se ne stava infatti appoggiato alla finestra, braccia e gambe incrociate. Osservava Zoe mentre disegnava. Notò il suo sguardo concentrato, la facilità con cui manovrava la matita. Come un arma… si disse. Lei manovrava le sue matite come utilizzava i suoi coltelli, ovvero delicatamente e con precisione. La matita veniva guidata con mano ferma e decisa dalla corvina che sicura continuava a disegnare senza spostare lo sguardo dal foglio neanche per un attimo.

Per fortuna della ragazza non aveva ancora tolto le lenti a contatto verdi, per questo l'alieno non riuscì a notare il vero colore dei suoi occhi, poiché se lo avesse fatto la verità sarebbe stata facile da scoprire.

D'un tratto la ragazza poggiò la matita sul davanzale, a quanto pare aveva finito. Allungò il braccio portando l'album distante dal suo viso per poterlo vedere un po' da lontano. Si, le era venuto proprio bene.

- Mi piace. - disse mentre le labbra si piegavano in un sorrisetto soddisfatto. Fu in quel momento che notò di nuovo un'ombra, dalla finestra del bagno. Si voltò di scatto vedendo l'alieno che prima le aveva parlato intento ad osservarla. Kisshu preso alla sprovvista non aveva fatto in tempo a sparire e a so malgrado ora la mewnera lo aveva visto. E va bene… si disse smaterializzandosi nella sua camera.

- Che diavolo ci fai qui? - gli chiese Zoe scattando in piedi. Non aveva la spilla vicino a se, doveva trovare il modo per arrivarci.

- Ti stavo spiando, mi sembra ovvio. - disse con noncuranza, come se quello che avesse fatto fosse una cosa che puoi aspettarti da chiunque.

- E perché mai? Cos'avete in mente? - gli chiese. Intuitiva la ragazza… si disse Kisshu.

- Ancora niente. - rispose lui. - Solo che c'è qualcosa di strano in te. Non sei come le altre Mew Mew, sei… diversa.

- Sai che scoperta… - fece la ragazza incrociando le braccia. Poi lo fissò negli occhi con uno sguardo arrabbiato. - Vattene.

- Non posso, devo stare fuori almeno due ore, altrimenti Pai non ci crede che ho portato a termine la missione. - le disse mettendo le braccia dietro la testa e avvicinandosi un poco a lei.

- Se vuoi combattere sappi che non mi serve trasformarmi. - disse con tono freddo e sicuro.

Kisshu per un attimo la guardò stupito, poi scoppiò a ridere. A quanto pare era anche testarda.

- Senza trasformarti non resisteresti un minuto a combattere contro di me… - disse fra le risate.

- Vuoi vedere? - gli chiese allora la ragazza. Kisshu rise più forte. Praticamente quella che le stava davanti era un mucchio d'ossa , cosa credeva di fare? Però tutto sommato era curioso e inoltre Kisshu Ikisatashi non è il tipo da tirarsi indietro quando si parla di sfide. Smesso di ridere fece comparire i kriss.

- Bene, allora vediamo. - le disse poco prima di attaccarla. La ragazza schivò. L'alieno continuò ad attaccarla. Per questo la prima parte della battaglia Zoe non fece altro che schivare e parare meglio che poteva. L'alieno era davvero bravo a combattere, la ragazza dovette ammetterlo. Kisshu anche era rimasto sorpreso, nessuno era mai riuscito a schivare così tanto i suoi colpi, però ora si era stancato di giocare.

- E va bene, adesso basta! - disse l'alieno per poi smaterializzarsi alle sue spalle e puntandole il kriss alla gola. La corvina deglutì.

- Sei stato scorretto.

- Non mi pare che avevamo dettato delle regole. - le disse lui.

-Come vuoi, ora lasciami andare.

- No, prima devi dirmi se sei davvero chi sto pensando che tu sia.

- Sei contorto.

- Lo so, ma tu rispondi e basta, perché sappi che non ci penserò due volte ad ucciderti. - le disse minaccioso. - Sappi che non stato difficile capire che sei…

- No! - gridò la ragazza. D'istinto prese il kriss per la lama sottraendolo all'alieno. Si tagliò profondamente sul palmo, era stato un gesto stupido da fare, ma non le era venuto in mente nient'altro. In questo modo poi anche lei aveva un arma. La impugno nella mano destra, poiché la sinistra era inutilizzabile, non faceva altro che sporcare il pavimento del suo sangue.

- Però… - fece Kisshu sorridendo in modo derisorio.

Un sorriso sadico si dipinse sul volto della ragazza che partì improvvisamente all'attacco infilzando il kriss nella spalla dell'alieno che urlò per il dolore e le diede un pugno sul mento allontanandola e facendola cadere. Senza dire niente si tolse il kriss dalla spalla e scomparve.

Zoe si alzò in piedi di nuovo.

- Maledizione… - mormorò vedendo il sangue a terra, prima che sua madre tornasse avrebbe dovuto pulirlo. Eiko, sua madre, non era una persona ansiosa, ma come vedeva il sangue le prendeva male, molto male. Non era una fobia e nemmeno un senso di disgusto, semplicemente quel colore le riportava alla mente molti ricordi dolorosi. Per questo non guardava quasi mai la figlia negli occhi.

La corvina si diresse in bagno e aperto lo sportello tirò fuori delle bende e del disinfettante. Si passò sul taglio il liquido che le bruciava terribilmente. Poi si bendò il palmo e in fine prese uno straccio, lo bagnò e pulì a terra la chiazza di sangue. Rientrò in bagno a sciacquare il panno e poi a togliersi le lenti a contatto. Fingere, solo quello poteva fare.


Intanto uno strano ragazzo dai capelli verdi era seduto sul letto della sua stanza.

- Idiota. - questo era stato il saluto da parte di Pai appena varcata la soglia della camera di Kisshu. Aveva notato subito la ferita e aveva intuito com'erano andati i fatti.

Kisshu si tolse la maglio, rimanendo a petto nudo e dopo aver preso un panno bagnato si ripulì la ferita dal sangue.

- Che diavolo ti è saltato in mente? - gli chiese pai incrociando le braccia e puntando i suoi occhi color ametista in quelli dorati della testa cala che aveva di fronte.

- Volevo solo divertirmi un po'… - si giustificò. - E comunque ne è valsa la pena, ho scoperto una cosa interessante.

Disse sorridendo soddisfatto mentre si bendava la spalla. Il kriss glielo aveva conficcato proprio in profondità, non avrebbe potuto muovere per un bel po' il braccio. Maledetta… pensò Kisshu mentre si stendeva sul letto e si addormentava.



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Capitolo 6
*** Alien's research ***


Il luogo in cui si trovava era tranquillo. Adorava quando quel posto era così, quando sapeva che nessuno lo avrebbe disturbato, quando poteva restare solo con se stesso, immerso in quell'insolito cielo verde della loro dimensione.

Kisshu se ne stava sereno e solo, disteso sul letto della sua stanza ad aspettare che Pai e Taruto tornassero. Non che li aspettava con ansia, anzi per lui più silenzio c'era e meglio era. Soprattutto perché il silenzio gli regalava molte cose, per fare un esempio sciocco gli impediva di ascoltare i rimproveri di Pai e i discorsi infantili di Taruto, ma in realtà, la vera motivazione, era che il silenzio gli permetteva di pensare. Non fraintendetelo, era vero che nella sua mente pervertita la maggior parte del tempo i suoi pensieri erano erotici e su ichigo, ma a volte pensava anche al suo pianeta, alla sua casa, che per quanto possa essere poco ospitale era sempre casa sua. Ovvero il posto in cui nasci, il primo luogo a cui ti affezioni. Certe volte gli piaceva immaginare il suo pianeta diverso, più bello e magari con più vegetazione e con il sole, si, perché no dopo tutto. Anche se era una stella che a volte ti faceva imbestialire per il caldo insopportabile, ti regala una vita migliore, soprattutto quando sei costretto a vivere nei sotterranei, sepolti sotto valanghe di neve e a cibarti con le radici che si trovano lì.

Adesso però basta, stava diventando malinconico e questo a lui non piaceva. Si alzò dal letto lentamente. La moretta l'altra volta le aveva procurato una ferita davvero profonda e dolorosa. Doveva fare i movimenti con estrema lentezza, inoltre non poteva muovere il braccio e non poteva neanche smaterializzarsi sulla terra da solo, visto che la concentrazione era difficile da raggiungere con il dolore alla spalla. Guardò la fasciatura fatta da Pai, era sporca, doveva cambiarla. Si alzò dal letto e si diresse verso un armadietto lì vicino. Tirò fuori le bende ed il disinfettante ed iniziò il suo lavoro. Ci mise un po' prima di riuscire a completare l'opera, ma riuscì nell'intento e soddisfatto rimise a posto gli oggetti e uscì dalla sua stanza. Trovò Pai e Taruto in piedi davanti a lui.

- Ah sei uscito, stavamo per venirti a chiamare. - disse Pai.

- Perché, è successo qualcosa? - chiese l'alieno dagli occhi dorati, anche se con poco interesse.

- Abbiamo un piano! - esclamò Taruto, con un sorrisetto soddisfatto dipinto sul volto. Era proprio un bambino.

- E sarebbe? - chiese ancora Kisshu.

Stavolta fu Pai a prendere la parola.

- Sarebbe che dobbiamo saperne di più su questa sesta Mew Mew. - disse. - Non possiamo affrontare il nemico senza prima averlo studiato con la dovuta calma e nei minimi particolari.

- Oh andiamo Pai, le Mew Mew ormai le conosciamo e anche se io ho avvertito qualcosa di particolare in quella ragazza non c'è bisogno di farci le ricerche. - disse Kisshu, anche se sapeva bene quanto Pai avesse ragione, solo che uno non gli voleva dare soddisfazione, due, era troppo voglioso di combattere per aspettare.

- Forse hai ragione, ma è meglio essere sicuri. - gli rispose Pai.

Kisshu strabuzzò gli occhi.

- Tu che pensi che io abbia ragione? Non mi sorprenderei se in questo momento le Mew Mew riuscissero a diventare lavatrici. ( lavatrici? O.o Nda Non mi è venuto in mente altro… -.- NdKisshu Come al solito… Nda )

- Si, comunque faremo lo stesso come dico io.

Kisshu sbuffò, e quando non si faceva quello che diceva lui? Che noia mortale.

- E a quanti giorni dovremmo rimandare la battaglia? - chiese allora l'alieno dai capelli smeraldini un po' scocciato.

- Circa tre giorni.

Troppi, decisamente troppi per uno che diventa euforico all'idea di combattere. Sbuffò di nuovo e dopo aver annunciato che sarebbe tornato in camera a risposare si chiuse a chiave nella stanza e si infilò sotto le coperte, come un bambino.


- Le due e trenta? Questo è davvero assurdo… - disse Zoe una volta entrata nel caffè e aver guardato l'orologio della cucina. Il caffè apriva alle quattro, e lei aveva un ora e mezza di anticipo. Stupido orologio… lo maledisse la ragazza nei suoi pensieri. Si era fermato, probabilmente lo era dal giorno prima, ma lei era troppa presa a fare 'altro' per accorgersene. Ripensare alla battaglia contro quell'alieno la fece sorridere quasi maligna. Se lo è meritato… si disse. Non doveva sottovalutarmi…

- Che ci fai qui? - una voce la fece sobbalzare. Voltandosi si trovò davanti Ryan biondino Shirogane che la guardava sorpreso di trovarla lì a quell'ora.

- Il mio orologio si è fermato e quindi sono in anticipo. - disse guardando l'orologio che segnava le quattro e dieci, ormai chissà da quanto.

- Ah… - disse solo il biondo per poi prendere una bottiglietta d'acqua e bere, mentre la ragazza lo osservava, disegnandone il profilo che le si presentava davanti con lo sguardo. - Ti posso offrire qualcosa?

La voce del biondo la riportò alla realtà, facendola accorgere che non era da lei stare sulle nuvole e a quanto era stata stupida a fare certi pensieri e a lanciare sguardi a quel ragazzo che l'aveva trasformata contro la sua volontà in una guerriera pipistrello che combatteva contro mostriciattoli chiamati chimeri, creati dagli alieni venuti qui per… insomma una vera balla da ripetere. Poteva solo dire che il fatto di combattere contro gli alieni non le dispiaceva per nulla, anzi doveva proprio ammettere che dopo ieri sera le cose si facevano sempre più interessanti. L'importante è rimanere freddi con gli altri, chiunque essi siano… si diceva sempre, a quanto pare funzionava. Dopo tutto fino ad ora era con questo metodo che era andata avanti. Scosse il capo, basta rimembrare il passato, era inutile.

- Zoe ci sei?

- Come?

- Ti ho chiesto se sei con la testa nella nostra realtà o in un mondo parallelo… - le disse lui avvicinandolesi. - E poi anche se potevo offrirti qualcosa, ma quello è stato una vita fa.

Ironizzò Ryan.

- Ora sono nella realtà, comunque no grazie sono a posto così. - gli rispose sedendosi. Il ragazzo la seguì sedendosi davanti a lei.

Era passata solo mezz'ora e ancora tutti e due stavano seduti a scrutarsi silenziosamente, a osservarsi e a studiarsi, quasi volessero fare una diagnosi completa della persona di fronte a loro.

- Kyle dov'è? - chiese d'un tratto Zoe rompendo il silenzio.

- Dovrebbe essere andato a fare la spesa, anche se quella del caffè è solo una copertura i dolci devono essere commestibili… - le spiegò il ragazzo poggiando il mento sul palmo della mano.

- Giusto. - fu il commento della ragazza. Questo non ci voleva, sarebbe dovuta restare un'ora intera in compagnia di quell'antipatico di Shirogane. Almeno per il momento se ne sta zitto… si disse.

- Senti una cosa… - iniziò il ragazzo. Come non detto… pensò Zoe.

- Cosa?

- Cos'è successo ieri sera? - le chiese il ragazzo guardandola dritto negli occhi che a lui si mostravano verdi.

- Perché me lo chiedi? - domandò lei con finta indifferenza.

- Perché ho avvertito una presenza aliena, prima vicino casa tua, poi all'interno. - le disse.

Ma benissimo, questa era veramente bella. Ma come si permettevano loro di spiare dentro casa sua e vedere come passava la giornata. Per Zoe questo era davvero troppo, lei poi era una ragazza che adorava la solitudine e la privacy, questa cosa andava contro i suoi principi.

- Si, ieri ho dato un party a casa mia ed ho invitato gli alieni per festeggiare l'inizio della nostra battaglia insieme… - fece lei sarcastica.

- Allora è vero che ieri sera c'era un alieno a casa tua. - fu il commento del ragazzo ignorando l'ironia della mora. Zoe come se non vi avesse badato continuò:

- Si si, infatti abbiamo anche brindato gridando 'Che vinca il migliore'.

- Ascolta sto parlando seriamente, se ieri è successo qualcosa devi dirmelo. - le disse guardandola intensamente.

- Se fosse sono problemi miei.

- No, sono problemi anche nostri, se gli alieni ti uccidono avremo minori possibilità di salvare la terra. - le disse guardandola serio. La ragazza non si scompose, ormai aveva capito che i discorsi di umanità non li avrebbe sentiti troppo spesso da quel biondino.

- Lo so. - disse solo mettendo le braccia incrociate.

- Io non ti capisco. - le disse il ragazzo sgranando gli occhi.

Zoe scrollò le spalle.

- Ormai ci ho fatto l'abitudine. - gli rispose. Nessuno mi ha mai capito…

- Okay, non m'interessa dimmi solo se ieri sera un alieno era nella tua stanza. - disse lui sospirando, quella ragazza era l'unica che lo faceva esasperare in questo modo. A volte era successo anche con Ichigo, ma di solito con lei si divertiva. Con Zoe invece era diverso. Non riusciva a capire le sue reazioni e i sentimenti che provava in quel momento. Non ci arrivava proprio a quello che potesse anche solo sfiorarle la mente e questo lo infastidiva. Di solito lui capiva sempre le persone, era sempre stato intuitivo, ma quella ragazza era come una stanza chiusa di cui la chiave era stata smarrita.

- Si, ieri sera mentre disegnavo ho notato Kisshu che mi spiava, lui è entrato e abbiamo combattuto. - spiegò semplicemente.

- Avete combattuto? Ma non c'è stata nessuna trasformazione Mew Mew. - le disse Ryan al quanto confuso.

- Non mi è servito trasformarmi. - gli disse semplicemente.

- V-vuoi dire che hai combattuto così? - le fece il biondo sempre più sorpreso.

La corvina annuì facendo apparire sul suo viso un sorrisetto divertito.

- E non sai quanto mi sono divertita. - fece la ragazza guardandolo con gli occhi che brillavano di una strana luce. - Non vedo l'ora di vedere in che condizioni è il suo braccio.

- Zoe, ti rendi conto che la loro vendetta potrebbe causare seri problemi a noi?

- Non si vendicheranno, per quanto mi riguarda io ho fatto loro un favore. - disse la ragazza con il tono di chi la sapeva lunga. Ho capito che vogliono indagare su di me, ma non riusciranno mai a scoprire niente, è una promessa… si disse sempre sorridendo.

Ryan la guardava sorpreso. Nessuna delle ragazze si era mai comportata in questo modo. Si, le aveva viste esultare per la vittoria, ma mai essere felici di aver fatto del male a un alieno, anche se era loro nemico. Eppure quella ragazza anche se mostrava quel lato maligno e sadico gli faceva uno strano effetto guardarla.

- Cosa intendi per 'favore'? - le chiese d'un tratto.

- Non so se attaccheranno lo stesso, ma ho capito che vogliono scoprire di più su di me. - gli spiegò.

Anche io vorrei scoprire qualcosa di più su di lei… si ritrovò a pensare Ryan. Quella ragazza era proprio un enigma.

D'un tratto la porta del caffè si aprì permettendo a Kyle di entrare.

- Oh che sorpresa… - fece Kyle accortosi della presenza di Zoe. - Sono solo le tre e mezza che cosa ci fai qui?

- Sono in anticipo. - spiegò Zoe semplicemente.

- Oh bene, allora sarai la prima a provare la mia nuova torta alle fragole. - disse sorridente mentre entrava in cucina e si metteva all'opera.

- Ah, beh… grazie. - disse la ragazza. Ryan notò molto attentamente la sua reazione. Sembrava come se quando qualcuno era gentile lei non sapeva come comportarsi. Rispondeva come se fosse imbarazzata dalla situazione oppure come se fosse sorpresa. Ryan era sicuro, quella ragazza era davvero un mistero.

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Capitolo 7
*** Exposed ***


Ormai al caffè erano arrivati tutti, tranne Ichigo ovviamente. Zoe aveva già iniziato a lavorare da un bel po'. Essendo arrivata in anticipo non solo aveva lavorato come cameriera, ma aveva anche aiutato Kyle.

Mentre lavorava e correva da un tavolo all'altro, anche se di sfuggita, notava Ryan. Quel biondino antipatico se ne stava appoggiato alla parete e la guardava in un modo strano. Le dava parecchio fastidio il fatto di essere osservata da qualcuno e il peggio era che anche se le lanciava occhiatacce lui non muoveva di un millimetro i suoi occhi oceano dalla sua figura. Scocciata di essere fissata posò il vassoio su un tavolo, l'unico rimasto libero e si diresse verso quella rottura di scatole.

- Allora… che diavolo hai da guardarmi? - gli chiese incrociando le braccia e sbuffando.

- Non ti stavo guardando. - si giustificò lui. Una bugia più sensata no eh?

- Come no e io infatti sono strabica. - gli rispose lei arrabbiata. - Almeno organizzale le bugie perché quella era poco credibile.

- Uff, e anche se ti stessi guardando, che c'è, non posso? - le chiese, anche lui adesso si stava innervosendo.

- No, sei fastidioso e poi ne ho abbastanza degli sguardi delle persone. - gli spiegò per poi voltarsi e riprendere a lavorare.

Ryan per un attimo rimase a rimuginare sulle parole dette dalla ragazza. Cosa diavolo vuol dire che ne ha abbastanza degli sguardi delle persone? si chiese il ragazzo. Poi d'istinto la raggiunse prendendola per un braccio. La ragazza si voltò veloce e si liberò dalla sua presa, quasi impaurita da quell'improvviso contatto. Gli rivolse uno sguardo di fuoco, tanto odio c'era dentro quell'iride. Ryan ne rimase davvero sorpreso, anche se quella reazione lo aveva incuriosito ancora di più.

- Scusa, ma… - stava per dire quando un botto lo fece voltare. Un'Ichigo sfinita stava piegata sulle ginocchia, con i palmi appoggiati ad essi, ansimava per la corsa appena fatta per arrivare puntuale, tentativo inutile.

- S…so…sono arrivata. - riuscì finalmente a dire mettendosi dritta e avviandosi verso i camerini.

- Proprio la parola puntualità non esiste nel tuo vocabolario, vero? - come al solito Minto non si risparmiò il suo commentino acido mentre continuava a starsene seduta a bere il tè. Ichigo le fece la linguaccia.

- Oh, andiamo, non sarà sempre colpa sua… - tentò di giustificarla Retasu, quella ragazza era proprio senza speranze, pur di pensare positivo negava l'evidenza. Zoe proprio non la capiva.

- Ovvio, dovrà pur darsi da fare con Mark… - commentò Purin spontanea come al solito.

Ichigo arrossì come un peperone e si sbrigò a dirigersi nei camerini per cambiarsi. Prima di questo si voltò verso Zoe e le sorrise, cosa che la corvina non ricambiò affatto con lo stesso gesto, ma con una faccia sorpresa. Perché mi ha sorriso? si chiese. Poi riprese a lavorare, ignorando completamente il biondo per il resto della giornata. Il ragazzo era restato ancora qualche minuto lì, poi era andato in camera sua a pensare e a riflettere.

Zoe diede un respiro di sollievo non appena quel ragazzo se ne andò via. Era sicura che se avrebbe passato troppo tempo con lui quel ragazzo sarebbe riuscito a scoprire qualcosa su di lei e questo la mora non lo voleva.

A fine giornata come al solito erano tutte stanche.

- Io vado. - annunciò Zoe mentre si dirigeva verso l'uscita.

- Aspetta, non vuoi salutare Ryan? Dovrebbe scendere. - le disse Purin.

- No, sono stanca è meglio che vada. - rispose la corvina e uscì. Si, salutare Ryan, è tanto se gli permetto di guardarmi senza essere picchiato… si disse la ragazza, magari era un pensiero troppo esagerato, però di situazioni così ne aveva passate e di certo da quelle esperienze si impara a stare sempre in guardia. Per lei poi era come una tortura sopportare quel ragazzo, figuriamoci quindi se lo avrebbe mai aspettato per salutarlo.

Rientrò a casa e corsa in camera sua si buttò nel letto a pancia in sotto. La sua vita stava andando sempre peggio, probabilmente era destino, ma allora perché camminava su questa terra? Perché era nata e ora aveva addirittura tredici anni? Poteva morire subito se doveva nascere in questo modo.

Prese il cuscino tra le braccia e lo strinse forte, aveva bisogno di un contatto, come se quel cuscino l'avrebbe potuta consolare a quel terribile ricordo.

- Che fai, dormi? - una voce fin troppo conosciuta la fece balzare sul letto. - Dalla tua reazione direi di no.

- Che cavolo vuoi Kisshu? - gli chiese.

- Oh, una cosa semplicissima… - disse per poi tirare fuori una specie di medusa e lanciargliela contro mandandola a sbattere contro il muro. - Credo che tu abbia capito…

La ragazza si alzò in piedi e presa la spilla dalla tasca si trasformò in MewZoe. Kisshu sorrise.

- Ottimo ora si può anche iniziare… - fece l'alieno.


- Sono sfinita, capisco che Kyle è bravissimo a cucinare, ma non è possibile che arrivano flotte umane di persone ad ordinare… - commentò Ichigo scivolando ancora più giù sulla sedia nella quale si era seduta poco prima.

- Dai, non preoccuparti, pensa che almeno tu puoi avere i dolci gratis… - cercò come al solito di sdrammatizzare Retasu. ichigo le sorrise, anche se era difficile coprire in questo modo.

D'un tratto Ryan raggiunse le ragazze di corsa e con un'espressione in viso che non prometteva niente di buono.

- Ragazze, Zoe è in pericolo!

- Che cosa?!

- Ho appena avvertito una trasformazione Mew, probabilmente è stata attaccata! - spiegò loro il ragazzo.

- Corriamo subito! - disse Zakuro. In un attimo si trasformarono.

- Dove si trova Zoe? - chiese Purin.

- Vi manderò le indicazioni mentre correte. - disse il ragazzo scendendo in laboratorio.

Tutte annuirono e iniziarono subito la loro corsa verso la casa di Zoe.


- Aspetta, usciamo, se non ti dispiace vorrei evitare di distruggere la mia casa. - gli disse Zoe.

- Per me è uguale, basta che combattiamo. - le rispose Kisshu. Zoe sorrise e si buttò dalla finestra, con le ali riuscì ad atterrare piano al suolo, accanto a casa sua. Fu lì che il combattimento ebbe inizio.

Kisshu fece apparire i kriss e si gettò su di lei facendola cadere e graffiandole poco sopra il petto, c'era mancato un pelo che non raggiungesse la gola.

- Questo è niente, aspetta di sentire il colpo per la spalla! - esclamò l'alieno infilandole il kriss in un braccio. Zoe urlò per il dolore, ma strinse i denti e si tolse l'arma gettandola a terra.

- Dark Weapon! - urlò facendo apparire i suoi amati coltelli. Ne prese uno lanciandolo contro al nemico che però lo schivò facilmente smaterializzandolesi alle spalle e colpendola alla schiena con un calcio.

La ragazza si alzò lo stesso e voltandosi riuscì a graffiarlo sul petto e a tirargli un pugno sotto il mento. Poi si mise in posizione e stava per urlare:

- Black su…

- No! - gridò Kisshu e dopo aver avvicinato le punte dei kriss tra di loro creò una sfera di energia che lanciò addosso alla Mew Mew, riuscì a schivarla, anche se si procurò un graffio al fianco. Questo era più profondo. Il sangue sgorgava lentamente dalla ferita. Quel liquido rosso la rispecchiava in un certo senso, anche lei usciva allo scoperto solo quando le si faceva del male. Usciva per vendicarsi. Inoltre i suoi occhi erano sangue fresco che a volte osservava cattivo, a volte neutro e la maggior parte delle volte con odio.

In quel momento vide in lontananza arrivare le Mew Mew. Sbuffò, non le voleva tra i piedi, voleva fare da sola. Una cosa che aveva notato della sua trasformazione, che la differenziava dalle altre era che i suoi capelli e i suoi occhi, lenti a contatto comprese, restavano uguali. Cambiavano solo le capacità e il costume e ovviamente l'arrivo dei poteri che da normale non possiedi.

- Zoe, siamo qui! - sentì gridare da MewIchigo, mentre correva e richiamava la sua arma.

- Ferme tutte, ci penso io! - le bloccò Zoe.

- Ma come, siamo venute per…

- Non mi serve il vostro aiuto, me la posso cavare da sola! - disse.

- Ha ragione… - intervenì Kisshu. - Voi occupatevi di lui!

E detto questo avvicinò una di quelle meduse ad una sfera di energia creando una specie di dinosauro, solo più strano, colorato e più brutto.

Le Mew Mew non poterono far altro che intervenire, lasciando la Mewnera a combattere da sola.

- Oggi gli altri due non ci sono? - chiese Zoe.

- No, ma in compenso ci sono io, direi che già basta no? - le chiese beffardo.

La corvina sorrise sadica, aveva un pensiero preciso che le passava per la mente, ma non poteva realizzarlo singolarmente, per cui rinunciò, dicendosi che il momento opportuno prima o poi sarebbe arrivato.

Continuarono a combattere fino a che Kisshu non fece un gesto che segnò per sempre l'esito di quella battaglia. Le Mew Mew avevano sconfitto il chimero ed ora erano tornate dalla loro 'amica' a vedere come stava andando, quando l'alieno le gettò una cosa strana sugli occhi.

La ragazza urlò, gli occhi le bruciavano terribilmente, non riusciva quasi più ad aprirli. Si sfregò forte sul viso riuscendo a togliere quella specie di spugna molliccia. Aprì piano piano gli occhi.

Si voltò verso le Mew Mew per vedere se riusciva a metterle a fuoco, ci riuscì, guardò anche Kisshu, anche lui lo vedeva bene. Alla fine aprì gli occhi completamente voltandosi verso le ragazze.

- Andiamo, mi vendicherò un'altra volta…

Tutte spalancarono la bocca dallo stupore dopo quello che videro.

- Ecco, Zoe, perché i tuoi occhi sono… sono… sono rossi? - fece MewMinto. Kisshu intanto sorrise compiaciuto, era proprio come sospettava, aveva capito sin da subito chi era e ora ne aveva la conferma.

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Capitolo 8
*** The harsh reality ***


Erano seduti intorno al tavolo al caffè Mew Mew da più di mezz'ora ormai. Zoe teneva lo sguardo basso, fissando le proprie mani che si contorcevano nervose.

Tutti la fissavano, ma nessuno osava parlare e neanche mutare l'espressione del viso.

La corvina intanto era come diventata muta e sorda al tempo stesso. Dopo che Kisshu se n'era andato il suo sguardo era diventato come perso nel vuoto, nelle sue orecchie rimbombava solo un'amara consapevolezza …Mi hanno scoperta…, le sue labbra si erano come sigillate e non riuscivano più neanche a socchiudersi. L'avevano portata al caffè, lei non se ne era neanche accorta tanto era stupita.

D'altro canto le sue compagne di squadra, le Mew Mew, erano più confuse e stupite di lei. Anche nelle loro teste rimbombavano tantissime domande. Innanzi tutto come faceva a sapere Kisshu che lei avesse gli occhi rossi, poi perché la ragazza lo aveva nascosto loro ed infine, chi è Zoe? Tutte fremevano dalla voglia di chiederlo, ma avevano paura di prendere il momento sbagliato o di offenderla magari, dopo tutto non è bello sentirsi chiedere 'chi sei tu?' . Per questo se ne stavano lì zitte ad aspettare che fosse la corvina a prendere la parola, senza sapere però che nella testa della ragazza passavano anche i pensieri più assurdi meno che quello.

Però ora basta, avevano aspettato anche troppo.

- Zoe… - la richiamò Ryan facendo ricadere l'attenzione su di lui da parte di tutti i presenti, tranne la sottoscritta. - Zoe rispondi.

Niente, non riusciva ad emettere neanche un gemito. Loro non sapevano e non dovevano sapere, non sarebbero mai dovuti venire a conoscenza di questa cosa. Ora che cosa avrebbe fatto? Non poteva restare in silenzio per sempre, ma sarebbe stato peggio se avesse iniziato a parlare. Molto peggio.

- Zoe guardami… - la voce del biondo era vicino al suo orecchio. Probabilmente si era avvicinato senza che lui se ne accorgesse. La ragazza non mosse un muscolo. Il ragazza la prese delicatamente per il mento voltandola verso di se. Lei non oppose resistenza, ma chiuse gli occhi. - Ti ho detto di guardarmi…

La ragazza non lo ascoltava.

- Zoe maledizione apri gli occhi! - esclamò, non arrabbiato, solo stanco di quella situazione. La corvina piano socchiuse gli occhi andando a fissare Ryan dritto in quegli specchi azzurri. - Visto, non accade niente di male sai?

- Ehm… ecco… - iniziò a dire Ichigo incerta.

Tutti si voltarono verso di lei.

- Cosa c'è Ichigo? - chiese Kyle.

- Io… Noi… vorremo sapere, si beh… ecco…

- Vorremo sapere chi è Zoe. - completò la frase Zakuro per lei.

La corvina abbassò di nuovo lo sguardo.

- Ragazze credo che lei… - cercò di dire Ryan, ma venne bloccato.

- No, non ho bisogno di tempo. - disse Zoe voltandosi verso le ragazze e Kyle. - Vi devo delle spiegazioni, giusto?

Domanda retorica. Tutte annuirono attendendo che la ragazza riprendesse a parlare. Zoe prese un respiro profondo, ora dovevano sapere per forza che era lei. Per questo dopo aver posato lo sguardo color sangue sui presenti iniziò il suo racconto.


Dovete sapere che gli alieni erano già decisi a conquistare la terra anche quattordici anni fa. L'unico problema era che prima di fare mosse avventate dovevano organizzare bene bene la cosa.

Per questo Krofos, il capo degli alieni prima di Profondo Blu, spedì sulla terra tre alieni. Rayes, una ragazza con occhi magenta e capelli ebano, era una grande guerriera e inoltre sapeva ottenere quello che voleva, visto che aveva lottato per far parte della spedizione.

Vared, un ragazzo alto con i capelli azzurri e gli occhi di un nero pece. Esso era l'addetto pilota all'astronave.

In fine c'era Flibis, capelli bianco sporco e occhi rosso sangue. Era il più impulsivo dei tre, lo sapevano tutti, ma era talmente forte che era quasi un obbligo metterlo nel gruppo.

Non che ce ne fosse realmente bisogno, non erano scesi sulla terra per conquistarla, semplicemente per un controllo, per vedere in che condizioni era e per poter preparare meglio il loro attacco che non sapevano sarebbe avvenuto così tardi dopo quella volta.

Restarono sulla terra sei giorni, ad esplorarla da cima a fondo e a scegliere bene il luogo del loro primo attacco. Inizialmente doveva essere New York, poi cambiarono con Tokyo. Era stato per questo cambiamento che a New York trovarono un chimero che uccise poi i genitori di Ryan.

Comunque, il quinto giorno, quello prima della loro partenza Flibis decise di andarsi a fare un giro per le strade di Tokyo, di notte, incuriosito da quella gente. Volava sopra di loro osservandoli tutti, dal primo all'ultimo e fu lì che la vide. Una ragazza che avrà avuto massimo quattordici anni. Era veramente bella. Aveva dei capelli lunghi fino a metà schiena, lisci e neri. Mentre gli occhi erano di un verde chiaro profondo e intenso. Erano luminosi quegli occhi ed esprimevano vitalità. Quella ragazza stava tornando a casa da sola, in un vicolo buio e solitario.

Il ragazzo sorrise beffardo. Perché no dopo tutto. Era la sua ultima notte lì, poteva anche divertirsi, tanto non l'avrebbe più rivista. Scese a terra lentamente, alle spalle della ragazza che non si accorse di nulla continuando a camminare canticchiando un motivato che le era rimasto in mente dalla sera prima.

Il ragazzo le arrivò alle spalle stringendole la vita e tappandole la bocca. La mora presa alla sprovvista e impaurita iniziò ad agitarsi provando a divincolarsi da quella presa. L'alieno la teneva saldamente.

- Ssh… non vorrai mica attirare l'attenzione? - le disse su un orecchio. A quelle parole la corvina capì subito agitandosi ancora di più. Gli morse la mano e tentò di fuggire ma, senza sapere come, se lo ritrovò davanti. - Hey piano con i denti piccola, mi hai fatto male.

Disse facendo finta di provare dolore, non gli aveva fatto neanche il solletico. Poi improvvisamente la prese per le spalle tirandola su e attaccandola al muro violentemente.

- Per favore… - mormorò fra le lacrime la quattordicenne.

- Oh andiamo, non dirmi che è la tua prima volta? - le chiese con tono sadico. La ragazza lo guardava solo terrorizzata. - Beh, se così fosse dovresti essere onorata.

Inutile sperare ormai che qualcuno sarebbe venuto ad aiutarla, erano da soli e quel ragazzo non le sembrava neanche umano. Nel buio riusciva a distinguere solo due orecchie lunghe e appuntite e il dettaglio che la spaventò di più di tutte, gli occhi rosso sangue che la guardavano maliziosi e sadici.

L'alieno non aspettò molto prima di strapparle i vestiti di dosso nonostante gli urli e i pianti della ragazza che tentava ancora, anche se era tutto inutile, di liberarsi. Le entrò dentro violentemente, facendo si che aumentassero le urla e il pianto. Inoltre il dolore che provava era talmente forte che per un attimo credette non le sarebbe mai passato.

Finito di fare il suo 'lavoro' l'alieno si alzò, si rivestì e se ne andò senza dire niente.

La ragazza rimase lì per terra, nuda, ancora per qualche minuto prima di trovare le forze per alzarsi e rivestirsi. Tornò a casa barcollando. Entrata nella sua stanza si buttò nel letto piangendo di nuovo a dirotto.

Quando poi riuscì a farsi la doccia gettò i vestiti nella pattumiera e si infilò sotto l'acqua fredda. Restò lì rannicchiata per alleno un'ora, a lavarsi da tutte le parti ripetutamente fissando il suo corpo. Quando uscì dalla doccia non riuscì neanche a specchiarsi, cosa che infatti non riuscì mai più a fare.

Qualche giorno dopo scoprì di essere in cinta. All'inizio voleva abortire, sapere di portare in grembo la creatura di uno stupro la faceva stare malissimo, poi però cambiò idea dicendosi che l'essere che sarebbe nato non avrebbe avuto nessuna colpa, per questo doveva vivere. Alla sua nascita alla ragazza quasi venne un colpo. Aveva i capelli neri e setosi come i suoi, ma gli occhi erano rosso sangue come quelli di lui. Fece uno sforzo enorme ad accettare quella bambina che aveva dato alla luce, ma alla fine le si affezionò, era pur sempre sua figlia. Le mise il nome Zoe, che significa vita. Segno che anche dopo quello che era successo a sua madre lei poteva comunque vivere una vita allegra. Cosa alquanto difficile dati i suoi occhi.

Fin da piccola veniva scansata da tutti perché aveva gli occhi di quel colore. La bambina non capiva perché per lei era una cosa normale. Per questo sua madre, quando lei ebbe dieci anni, le raccontò tutto. In quel preciso momento la vendetta era nata in lei come un fuoco che brucia e brucia e finisce poi per consumarti. Da quel giorno sperò sempre di poter vendicare sua madre, cosa che non era mai riuscita a fare.


Tutte le ragazze fissarono Zoe allibite, Retasu aveva iniziato a piangere già a metà racconto, mentre le altre compresi Kyle e Ryan la guardavano sorpresi e sconvolti. Non si sarebbero mai immaginati una cosa del genere. Ora capivano perché odiava gli alieni e perché aveva quell'atteggiamento così scontroso, freddo e distaccato con tutti. Aveva passato un'infanzia terribile e aveva sempre detestato il modo in cui era nata.

- Purtroppo… - disse Zoe. - Non sono mai riuscita a vendicarla…

Fece abbassando lo sguardo.

- Ti capiamo… - provò a dire Ichigo, ma la corvina parve non sentirla e riprese la frase detta prima.

- Almeno… fino ad ora. - fece sorridendo sadica.

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Capitolo 9
*** Reflectiones ***


Attenzione!

Questo capitolo parlerò di tutte le ragazze singolarmente, c'è il rischio che sia un po' OOC.

Inoltre in questo capitolo si scopriranno leggermente di più il carattere e i pensieri di Zoe.


Quella notte nessuna delle ragazze era riuscita a chiudere occhio, ognuna aveva i suoi pensieri per la testa.


Ichigo si girava e rigirava nel letto nervosamente. La verità sulla loro compagnia di squadra l'aveva a dir poco sconvolta. Non avrebbe mai immaginato che una persona potesse subire tanti 'colpi di frusta' in soli tredici anni. Per di più quella ragazza non doveva sentire solo il peso della sua vita, ma anche del passato della madre sulle proprie spalle.

Se lei fosse stata al posto di Zoe probabilmente non sarebbe stata così forte a resistere a quella situazione. Chissà come deve aver sofferto… si disse mentre si girava di nuovo fra le lenzuola candide del suo letto.

- Accidenti! Sta notte non chiuderò occhio me lo sento! - sbottò ichigo prendendo a pugni il cuscino che portava ricami di fragoline rosa e verdi ai lati.

- Mannaggia la miseria! - esclamò di nuovo, però a voce bassa per non tentare di svegliare nessuno. Dopo di che si alzò. ormai erano due ore che tentava di dormire, sarebbe stato inutile, quindi perché continuare a fare inutili tentativi. - Vorrà dire che per domani si preannunciano occhiaie da urlo…

Disse senza entusiasmo, anzi parecchio scocciata da quella situazione.

Andò alla finestra e uscì fuori sul balcone. Forse l'aria le avrebbe trascinato via i cattivi pensieri. Che cosa stupida, l'aria in quel momento poteva solo rinfrescarle un po' il viso. E per quanto lei volesse pensare ad altro niente riusciva a distrarla, neanche pensare al suo adorato Mark era servito. Il giorno dopo avrebbero avuto un appuntamento e lei fino a qualche ora prima era felice di questo e non si toglieva dalla testa questo grande avvenimento ( -.-' nda), poiché era da tanto che non uscivano insieme. lei aveva dovuto combattere molto spesso e lo aveva trascurato. Il giorno dopo avrebbe dovuto migliorare. Ma con questi pensieri con che faccia sarebbe andata ad incontrarlo?

- Accidentaccio, Accidentaccio e ancora accidentaccio! - gridò, anche se dopo si tappò subito la bocca, accortasi che erano le due del mattino e che la gente normale dormiva. Già, dormiva, quello che avrebbe dovuto fare anche lei.

- E va bene… - si disse rientrando e stendendosi sul letto. - Riproviamo a dormire…

Continuò. Dopo qualche minuto fece un sonoro sbadiglio e si abbandonò fra le braccia di Morfeo.


Mina se ne stava seduta sula poltrona della sua grande camera a fissare il vuoto. Era rannicchiata lì da ore senza sapere che fare a parte ripensare alla storia di Zoe. Non se lo sarebbe proprio immaginato. Certo aveva capito che era una ragazza un po' strana. E aveva avvertito che c'era qualcosa di diverso in lei. Però una storia del genere era troppo anche per le sue orecchie.

Quel pomeriggio al caffè si era alzata ed era andata a casa come uno zombie. Neanche avesse appena visto un fantasma. Cosa sicuramente migliore di quello che era accaduto a Zoe.

Si riscosse un attimo e andò a fissare il letto. Le coperte erano riposte con una precisione quasi irreale, grazie alle domestiche. Lei quella sera non ci aveva neanche provato a dormire. Già lo sapeva che non avrebbe dormito, si conosceva bene e per questo si era messa nella poltrona e si era rannicchiata lasciando che la sua mente vagasse per i fatti propri. Era ovvio anche che avrebbe pensato per tutta la notte al pomeriggio al caffè. Quindi secondo lei era inutile anche solo provare a cambiare i suoi pensieri.

- In questo momento vorrei davvero tanto poter non avere una mente per pensare e ricordare… - si disse sconsolata rannicchiandosi di più nella coperta sulla poltrona. La serata era fresca e Minto era sempre stato un tipo freddoloso. Continuò i suoi pensieri di prima fino a che le palpebre non le si fecero pesanti e lei fu costretta ad addormentarsi.


Retasu strinse forte a se il suo peluche verde bosco. Era un orsetto davvero molto simpatico che aveva cucito da sola. Cucire. Lei adorava cucire e lo faceva spesso. Inoltre le piacevano un sacco i peluche, perché le infondevano sicurezza, una sicurezza che lei non aveva e non avrebbe mai avuto. Fin da quando era piccola portava i peluche con se, prima dappertutto poi con il fatto che era cresciuta aveva abbandonato questa abitudine riprendendola solo di sera prima di andare a letto. Già, il letto. Erano ore che vi era seduta sopra senza riuscire a chiudere occhio, stringendo tra le sue candide braccia sempre più forte il peluche che aveva creato solo qualche settimana fa.

- Oh, Johnny… - fece, era il nome che aveva dato a quell'orsetto verde. ( -.-' nda ). - Come faccio adesso a prendere sonno…

Si chiese, come tutte le altre ripensava a quel pomeriggio. Quella ragazza le aveva sempre messo dentro una certa angoscia. Era triste il suo passato, quello era vero, ma Zoe aveva un animo cattivo. La mewverde lo avvertiva questo e la spaventava. Le ultime parole della ragazza, quelle dette con quel sorriso sadico dipinto sul volto. Solo ripensarci le faceva venire i brividi. Ed ora i sentimenti che provava per quella ragazza erano tutti sentimenti brutti mischiati insieme. Paura, pena, tristezza, angoscia, timore… e altri mille aggettivi e sinonimi di essi che potevano dire quello che Retasu stava provando in questo momento e che la faceva tremare, portandola a soffocare quel povero orsetto di peluche.

Si portò le ginocchia al petto stringendo tra di esse e il petto Johnny. Poi circondò le gambe con le braccia e affondò la testa fra le ginocchia.

Probabilmente era l'unica delle ragazze ad avere mai avuto paura di una sua compagna di squadra.


Cinque bambini e una bambina dormivano beati tra le lenzuola celesti dei loro lettini. Avevano uno sguardo così sereno che Purin per un attimo li invidiò. Che bello essere così piccoli e non capire la gravità di certe situazione, potendo così riuscire a dormire serenamente e magari, chi lo sa… facendo bei sogni.

Carezzò piano la testolina di uno dei suoi fratellini, stando attenta a non svegliarlo. Che bello, ora non avevano preoccupazioni e non avevano niente di simile a quello che aveva lei sulla testa. Aveva provato a dimenticare quella notizia giocando con i suoi fratellini: a rincorrersi, a nascondino, alla campana, ma non era riuscita a farsi passare dalla mente neanche il più piccolo dettaglio. Aveva anche provato a scacciare quel pensiero cucinando, giocando con la sorellina alle bambole e persino mettendosi a disegnare insieme a tutti i suoi fratelli. Cosa che lei non avrebbe mai fatto, preferiva mille volte fare le acrobazie, anche se a casa era più difficile farle visto che non c'era molto spazio. Quindi doveva essere proprio un caso disperato il suo.

Dopo tutto aveva solo dieci anni e ancora possedeva un lato ingenuo, per questo ci era rimasta davvero male quando Zoe aveva raccontato la sua nascita, non si sarebbe mai immaginata neanche dagli alieni una cosa del genere. Non sapeva proprio che pensare di quell'avvenimento. Al caffè non aveva fatto niente, si era tenuta tutto dentro, cosa strana per lei che di solito mostra tutte le sue emozioni e dice tutto quello che pensa. Ma la sua mente improvvisamente si era come svuotata e la lingua aveva perso capacità di movimento. Tornata a casa aveva fatto come se non fosse successo niente, per non far preoccupare i suoi fratellini si intende. Loro odiavano vederla triste e lei lo sapeva, per questo mostrava loro sempre il suo lato allegro e spensierato, il lato infantile che i suoi fratellini adoravano vedere.

Sospirò, proprio il sonno non ne voleva sapere di arrivare. Erano le tre del mattino e lei ancora non riusciva a prendere sonno.

- Che cavolo… - disse sbuffando. Lei aveva energia da vendere, questo era certo, ma una notte passata in bianco non giovava a nessuno. Volle tentare a prendere sonno, così si diresse nella sua stanza e si infilò sotto le coperte chiudendo gli occhi.


- Signorina è tardi, se vuole può riposare, le dirò io quando siamo arrivati. - annunciò l'autista a Zakuro Fujiwara che guardava con sguardo perso il panorama che le passava veloce davanti agli occhi.

- Non si preoccupi, non ho sonno. - rispose la giovane con fare automatica sempre immersa nei suoi pensieri.

Anche lei a quanto pare non aveva pensato ad altro dal pomeriggio in poi. Eppure lei la capiva benissimo a quella ragazza. Anche lei si sarebbe comportava ugualmente se avesse avuto una situazione del genere. Sicuramente era l'unica che pensava questo. Che anche lei era per la vendetta. Le altre Mew Mew cercavano sempre la via più buona e più giusta. Senza rendersi conto che molte volte la via più giusta non è buona. Lei lo sapeva molto bene. Come sapeva molto bene che cosa avesse in mente Zoe. Se le altre lo capissero le altre tenterebbero di fermarla, senza nessun successo ovviamente. Lei però non avrebbe mai provato a fermarla, non perché considerasse giusto il suo modo di fare, semplicemente per il fatto che era abbastanza adulta per decidere da sola quello che era giusto e quello che era sbagliato.

Guardò l'orologio. Le quattro e mezza del mattino, l'autista aveva ragione, era tardi.

Accavallò la gamba con fare sensuale, abitudine di chi è abituato a mettersi in mostra. Poi poggiò il mento sul palmo della mano perdendosi di nuovo in quella confusione di luci e rumori.

Così paso il suo viaggio in macchina verso casa sua. Era appena ritornata da un'intervista, di solito si sentiva a pezzi. Ma non quella sera. La voce dell'autista la riportò alla realtà.

- Signorina Fujiwara siamo arrivata a casa sua. - le disse guardandola dallo specchietto retro visore.

La viola annuì aprendo la portiera ed uscendo dall'auto dirigendosi verso casa sua. Aprì la porta e appena entrata si gettò come un peso morto nel letto tondo della sua stanza, non tanto piccola. Il letto, anche se non aveva sonno era sempre bello provare la sensazione di pace e tranquillità che, a parer della modella, esso ti regalava.

Senza nemmeno spogliarsi si infilò sotto le coperte scarlatte, provando quell'immenso piacere di rilassamento.

- Che bellezza… - disse chiudendo gli occhi. Si addormentò poco dopo sprofondando in un abisso nero, privo di sogni e fantasia.


- Che idiote… - si disse Zoe mentre se ne stava a mangiare dei biscotti sopra il letto della sua stanza. Se sua madre l'avesse vista l'avrebbe ammazzata a suon di scopa, ma in quel momento non le importava più di tanto. - Sono rimaste davvero colpite dalla mia storiella.

Lo aveva detto in un modo come se avesse raccontato una barzelletta. Lei aveva passato tutta la vita con quel passato che le premeva sulle spalle, quindi non la toccava più. Semplicemente non voleva che gli altri ne venissero a conoscenza. Invece si era divertita. Le aveva fatte quasi soffrire raccontando loro la sua nascita. Retasu fra poco sveniva… pensò sogghignando. Quella lì proprio le stava antipatica. Erano l'opposto. Lei dolce, timida, buona e premurosa, sempre a pensare il bene di tutti e a credere che in ognuno di loto ci sia del buono. Baggianate. Ma lasciamola cuocere nel suo brodino di miele, a lei di certo non importava come passava la sua vita quella lattuga. Non sapeva perché ma le dava fastidio il fatto che fosse così dolce. Aveva come l'impressione che con la sua aria innocentina e il suo ' voglio fare del bene' le avrebbe messo i bastoni tra le ruote tranquillamente. Ma lei non si sarebbe fatta fermare di certo da un'insalata. Di questo ne era pienamente convinta.

Chiuse il pacchetto di biscotti, anche se ce n'erano rimasti solo tre, riponendolo sopra il comodino. Può sembrare assurdo, ma quando Zoe non riesce a dormire il suo unico pensiero è mangiare. Inoltre quei biscotti al cioccolato erano davvero squisiti.

- Domani vado a comprare quelli alla vaniglia… - si disse mentre prendeva il suo album ed iniziava a disegnare. - Questo periodo ho voglia di dolce…

Tutte scuse, la verità era che neanche lei riusciva a dormire per il fatto di aver raccontato quelle cose a quelle ragazze. Si era divertita questo era vero, ma aveva pur sempre portato alla luce dei brutti ricordi nella sua mente. Ricordi che avrebbe preferito sigillare in un cassetto gettando la chiave. Non riusciva a farlo però. Come chiudeva quel cassetto a chiave la serratura si rompeva, impedendogli di fermare i suoi ricordi e lasciandoli uscire. Facendoli vagare liberi per la sua mente.

- Al diavolo! - sbottò lanciando la matita in fondo alla stanza. Aver dovuto raccontare tutto era stato uno strazio per lei e l'aveva messa di cattivo umore. Lei che odiava parlare di se stessa guarda cosa si era ridotta a fare. Ma manca molto poco… si disse sorridendo maligna. Si, proprio poco…

Dopo di che anche lei riuscì a prendere sonno, abbandonandosi al dolce silenzio e alla serena pace da cui non desidererebbe mai sottrarsi.

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Capitolo 10
*** I want to be your friend... ***


Le Mew Mew correvano veloci verso il parco Inohara. Ryan e Kyle avevano rilevano delle presenze lì e loro da brave paladine della giustizia erano accorse immediatamente.

- Eccolo là! - gridò d'un tratto MewIchigo che era in testa a guidare la corsa delle sue compagne. Davanti a loro un chimero terribile che ricordava un serpente era davanti a loro e con il suo potere del ghiaccio stava per congelare tutto il parco.

- Coraggio, non perdiamo tempo! - esclamò MewMinto facendo apparire la sua balestra e sferrando il suo attacco, che però andò a vuoto.

Anche le altre Mew Mew sferrarono i loro attacchi, il chimero però li schivò tutti sinuosamente.

- Maledizione, come facciamo a colpirlo? - fece Purin.

In quel preciso momento accadde qualcosa di strano. I coltelli di Zoe si illuminarono di nero facendo cambiare il colore delle pietre, incastonate nel manico, da viola a rosse.

- Silver moon! - gridò Zoe d'istinto, come se non fosse stata lei a decidere di pronunciare quel parole.

I coltelli partirono a razzo verso il chimero, furono tanto veloci che nemmeno si accorse quella creatura che lo avevano trafitto fino a che non sentì dolore in tre parti del corpo. Fronte, collo e petto. D'un tratto il chimero esplose trasformando il corpo della creatura in piccolissime scintille argentar che caddero a terra come pioggia fine e lenta. La medusa che tutti i chimeri lasciano venne come al solito catturata da Mash.

Le ragazze guardarono allibite Zoe, mentre riprendeva i coltelli da terra e li faceva sparire.

- Wow Zoe, lo conoscevi questo potere? - le chiese MewIchigo allibita.

In risposta la corvina fece spallucce.

Non si erano ancora ritrasformate quando comparvero gli alieni.

- Caspita, non sapevamo che la nostra piccola aliena avesse un potere così forte! - fece Kisshu.

Tutte rimasero pietrificate, Zoe compresa.

- Voi come lo sapete? - chiese Zakuro facendo qualche passo avanti, nella loro direzione.

- L'ho scoperto mentre combattevamo, inoltre sentivo che aveva qualcosa di strano. Qualcosa di non umano… - a quelle parole Zoe sgranò gli occhi. - Perciò ho fatto delle ricerche e l'ho studiata bene bene fino a quando non sono riuscito ad individuare l'essenza aliena che risiede in lei. In fine per sapere il suo passato non ho fatto altro che origliare la vostra conversazione…

Spiegò tutto Kisshu, mentre le ragazze lo guardavano allibite e Zoe stringeva forte i pugni facendo diventare le nocche bianche.

- Maledetto che non sei altro… - mormorò iniziando a tremare per la rabbia. Tutte si voltarono verso di lei. La ragazza puntò il suo sguardo di fuoco negli occhi dorati dell'alieno. - Adesso la faremo finita…

Stava per lanciarsi contro di lui quando qualcosa la fermò. Si ritrovò a terra a pancia in sotto, con sopra Ichigo che la teneva per la vita.

- No, Zoe non farlo!

- Lasciami! - gridò la mewnera cercando di liberarsi. Ichigo la teneva davvero stretta e lei non riusciva a scrollarsela di dosso.

- Per favore ragiona…

- Idiota che non sei altro lasciami subito andare! Non ci penserei due volte ad ucciderti se non mi dai ascolto! - la minacciò la ragazza richiamando la sua arma.

Niente, la rosa non la mollava.

- Però bambolina non credevo ci tenessi tanto a me… - fece Kisshu sarcastico.

- Ma come ti viene in mente di scherzar in un momento come questo? - gli chiese Pai.

- Beh…

- Andate via! - gridò di nuovo MewIchigo verso gli alieni.

A quelle parole Zoe iniziò ad agitarsi ancora di più.

- No! - gridava la corvina.

- Sarà meglio andare… - fece Pai.

- No, perché? Io mi sto divertendo. - disse Kisshu, che venne ignorato come al solito mentre Pai e Taruto si smaterializzarono. - Uff… e va bene, ci vediamo ragazze!

E così se ne andarono tutti.

- No! - gridò un'ultima volta Zoe che venne lasciata da Ichigo, la quale si allontanò raggiungendo le ragazze.

Gli occhi della mora si riempirono di odio e guardarono dritto negli occhi MewIchigo. Le si avvicinò lentamente, minacciosa. Richiamò uno dei suoi coltelli e avvicinandolesi glielo puntò alla gola.

- Se ti stavi chiedendo se era solo una minaccia prima, la risposta è no. - disse la ragazza poggiando la lama sul collo di Ichigo che stava iniziando ad avere paura. Anche Minto rimase paralizzata, così come Retasu iniziò a tremare e Purin sgranò gli occhi. Solo Zakuro riuscì a muoversi e a prendere il polso della mew mew allontanandolo dalla gola di Ichigo che riuscì di nuovo a respirare. Era stata talmente in tensione che aveva trattenuto il respiro fino adesso.

- Che cosa ti prende Zoe? - chiese Purin facendosi coraggio.

Gli occhi color del sangue si puntarono negli occhi color miele della piccola.

- Volete sapere cosa mi prende? - sbottò con la voce carica di cattiveria, strattonando il braccio e sottraendosi dalla presa di Zakuro. - Ve lo dico subito. Quelli sono vostri nemici e voi non solo non li combattete, ma li difendete anche!

- Sono pur sempre persone! - esclamò Ichigo. - E non vuol dire che bisogna ucciderli.

Sul viso della mora apparve un sorriso, un sorriso maligno però.

- Beh, allora non la pensiamo uguale cara la mia fragolina. - disse.

- Z-zoe, t-ti prego… - tentò di parlare Retasu.

A Zoe bastò uno sguardo e una semplice domanda:

- Cosa?

Per farla tacere e farle posare il suo dolce sguardo a terra. Ichigo d'un tratto prese un coraggio che neanche lei sapeva da dove lo aveva tirato fuori. Afferrò Zoe per un braccio e la trascinò lontano dalle altre per parlare in privato.

- Ichigo, ma dove…? - provò a chiedere Minto, ma Zakuro capì e la fermò.

- Lasciale andare. - le disse mettendo una mano sulla spalla della blu.

- Come vuoi tu… - disse Minto con aria pensierosa e preoccupata.

Minto, Purin, Zakuro e Retasu si ritrasformarono e ritornarono al caffè, anche se tutte erano un po' preoccupate per quello che poteva succedere tra Zoe ed Ichigo.


- Mi chiedo se è un vizio per te toccarmi! - esclamò la ragazza liberandosi dalla presa della rossa. Si erano ritrasformate appena adesso e Ichigo stava tentando di instaurare un dialogo con Zoe.

- Scusami, ma ascolta… - iniziò. Zoe fece una piccola risatina incrociando le braccia. - Ti sei forse dimenticata che tu sei una di noi?

- Povera piccola Ichigo… - la prese in giro Zoe. - Sei tu quella non ha capito che io non sarò mai una di voi.

Ichigo sgranò gli occhi.

- Che cosa?

- Hai capito benissimo e non c'era neanche bisogno di dirtelo, tu che mi osservi sempre dovresti già averlo notato che io non sono come voi. - le disse sempre con quel mezzo sorriso.

- Ma tu sei una Mew Mew, tu dovresti essere nostra amica, eppure ti comporti come se fossi solo una conoscente! - sbottò la rossa iniziando a innervosendosi.

- Mmm… non mi sembra che Ryan mi abbia mai detto che bisogna essere amiche per essere una Mew Mew. - le rispose con il suo tono freddo.

Questa volta Ichigo non seppe che cosa rispondere. Iniziò davvero a chiedersi se Ryan non avesse fatto un errore a dire che ci fosse una sesta mew mew. Eppure non poteva essere un errore, lei doveva essere per forza una di loro, lo dimostrava la sua trasformazione, ma allora… perché cavolo si comportava così?

- Zoe, dimmi la verità… - provò a dire la rossa.

- Mmm?

- Che cosa avevi intenzione di fare se prima non ti fermavo? - le chiese curiosa e allo stesso tempo timorosa di conoscere la risposta. Ichigo dopo tutto voleva ancora farla ragionare, voleva farle capire che la vendetta era malvagia.

La corvina sogghignò.

- Ma come… non lo immagini? - le chiese inclinando leggermente la testa di lato.

Ichigo rabbrividì, allora era proprio come si immaginava lei.

- Non mi d-dirai che…

- E i-invece è proprio così… - disse sprezzante. Poi si voltò e mentre iniziava a camminare disse… - Non abbiamo altro da dirci.

Ichigo non fece una piega. Restò lì immobile a fissare la figura della loro 'compagna' che si allontanava e piano piano spariva.

Era vero, non avevano niente da dirsi, ora dovevano passare ai fatti.

La rossa si mise a correre veloce verso il caffè mew mew. Sfondò la porta e si diresse subito al piano di sopra dove bussò nella camera del biondo.

- Chi è?

- Ichigo.

Il ragazzo le venne ad aprire.

- Che diavolo ci fai qui Ichigo, ma lo sai che…

- Si tratta di Zoe. - gli disse interrompendolo e facendogli assumere un'aria stranita e preoccupata.

- Zoe? Cosa centra lei? - le chiese facendola entrare.

- Ora ti spiego...

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Capitolo 11
*** Maybe she can die... ***



- Mmm… - fece Ryan riflettendo sulle parole di Ichigo.

- Allora? - chiese speranzosa la rossa.

- Beh…

-Insomma Ryan deciditi o ci stai o non ci stai! - sbottò la ragazza infastidita dal suo comportamento.

- Ci sto, ci sto, calmati… è solo che… e se provassi a parlarle? - le chiese.

- Ci ho provato, ma non mi ascolta… - fece Ichigo incrociando le braccia e sbuffando.

- Non parlavo di te… mi chiedevo se ci parlassi io che cosa…

- Tu? - chiese stupita Ichigo. - Tu la vorresti fermare? Ti prego è già tanto se quella ragazza non ti uccide e tu vorresti provare a parlarle?

- Perché dovrebbe uccidermi?

- Si vede lontano un miglio che le stai antipatico…

Ryan rimase deluso dalle parole della ragazza. Le sto antipatico davvero allora…

- Ma se vuoi provarci provaci… - gli disse poi la rossa vedendo che si era rattristato. Il biondo la guardò poi anni' convinto. Le avrebbe parlato e le avrebbe spiegato bene tutto.


Domenica mattina. Dannatissimo giorno di festa. La gente al caffè Mew Mew entrava in continuazione come un gregge di pecore che si ammassano sui tavoli e che aspettano la colazione. Erano solo le dieci della mattina eppure già i tavoli erano tutti occupati, tant'è che avevano paura che sarebbe arrivato il punto di far sedere la clientela in cucina.

Era talmente pieno che perfino Mina si era dovuta rimboccare le maniche e darci sotto con il lavoro.

- Hey, signorina scusi? - chiese un ragazzo seduto ad un tavolo poco lontano da Zoe.

La ragazza gli si avvicinò.

- Dica.

- Ci può portare due fette di torta di mele e un bicchiere di latte e uno di cioccolata? - le chiese.

Zoe appuntò tutto ed annuendo si diresse in cucina a portare l'ordinazione a Kyle. Ecco, questa era un'ordinazione normale, non come alcune…

- Scusi? - la chiamò una ragazza, seduta ad un tavolo insieme ad altre tre, sue amiche probabilmente.

- Si? - disse Zoe andando a prendere l'ordinazione.

- Dunque, una fetta di torta al cioccolato, una alla fragola, una alla panna, una alla vaniglia e una al pistacchio. Poi un bicchiere di cioccolata, uno di latte, un'aranciata e un caffè. - disse la ragazza tutto d'un fiato.

- Scusi può ripete che torta…

- E si sbrighi, abbiamo fame! - disse una di loro.

Zoe strinse il pugno ma annuì e si diresse di nuovo in cucina. Ma tu guarda che razza di gente… si disse.

la giornata passò così. Quando finalmente arrivò l'ora di chiusura tutte tirarono un sospiro di sollievo accasciandosi ognuna su una sedia del tavolo vicino alla cucina.

- Che stanchezza, mi fanno male i piedi… - si lamentò Minto.

- Ragazze vi assicuro che non mi sarei mai immaginata di passare una giornata così al caffè… - disse Purin poggiando la testa sul tavolo.

- Già… - fu l'unico e breve commento di Zakuro.

- Voi vi lamentate, pensate che io che sono quella che sgobba più di tutti… - fece Ichigo chiudendo gli occhi e poggiando il viso fra le mani.

- Dai, non pensate sempre negativo… - disse Retasu sforzandosi di sorridere.

- Retasu ha ragione, dobbiamo pensare positivo… - provò a dire Ichigo, dopo di che sbatté la fronte nel tavolo. - Ma in questo caso è impossibile…

Zoe poggiò il gomito sopra il tavolo, poggiando la guancia nel palmo della mano. Anche lei era sfinita, si sarebbe potuta addormentare da un momento ad un altro, però pur di non stare insieme a quelle ragazze che la guardavano di sottecchi si alzò dal tavolo uscendo sul retro a prendere una boccata d'aria. Si allontanò di qualche metro dal caffè e si sedette sull'erba fresca che in quel momento le procurava tanto piacere. Chiuse gli occhi e si abbandonò al venticello fresco che le accarezzava il viso, senza accorgersi che due occhi dorati la stavano osservando di nascosto.


- Oddio no! - esclamò una Ichigo che stava tentando di preparare dei cioccolatini per la festa di San Valentino. Erano ore che tentava, nella cucina di Kyle, a preparare dei cioccolatini alla fragola da regalare al suo adorato Mark. E proprio in quel momento aveva rovesciato il cacao, scivolando nella pescosa di latte fatta precedentemente e gettatasi addosso la farina, sulla testa.

- Ichigo, va tutto bene? - chiese Kyle dolcemente come sempre.

- Eh? Ah si si Kyle, non preoccuparti… - fece rialzandosi da terra e ritentando di preparare i suoi dolcetti.

Finalmente dopo qualche ora ci riuscì. Riuscendo anche a fare un bel pacchettino regalo con della carta rosa confetto avvolta in un nastrino rosso.

- Grazie Kyle, io vado altrimenti faccio tardi all'appuntamento con Mark. - disse la rossa prima di uscire dal caffè e iniziare a camminare verso il parco Inohara.

- Ciao Ichigo… - fece Kyle poco prima che la ragazza varcasse la porta e uscisse dal locale. - Ehm… Zoe?

- Dimmi.

- Potresti portare fuori la spazzatura? - le chiese gentilmente, come solo lui può fare.

- Si, vado subito… - fece la ragazza prendendo il grosso sacco nero e trascinandolo nel retro.

- Ma guarda chi si rivede!

La corvina alzò di scatto gli occhi al cielo vedendo l'alieno dai capelli smeraldi che fluttuava sopra la sua testa.

- Già, che bella sorpresa… - fece senza entusiasmo.

- Carina vero? All'inizio volevo seguire la mia piccola fragolina, poi però ci ho ripensato dicendomi che sarebbe stato più divertente giocare con te… - le fece avvicinandolesi. - Vuoi sapere perché?

- Illuminami… - fece beffarda la ragazza lanciando il sacco della spazzatura lontano da lì.

- Perché tu sei sola, nessuno correrebbe in tuo aiuto, al contrario della gattina, alla quale corre sempre in aiuto il babbeo blu. - le disse. Zoe per un attimo, dentro di se, divenne triste. Era vero,lei non aveva nessuno accanto come amico… ma non era il momento per i sentimentalismi.

- Beh… sei venuto per combattere o vuoi solo fare una chiacchierata? - gli chiese mettendo le mani sui fianchi.

- Oh, impaziente la piccola batty! - le fece.

- B-batty?

- Si, è un soprannome che ti ho dato, non mi dirai che non ti piace? - le chiese fingendo la faccia del bambino al quale hanno portato via un giocattolo.

- Non essere ridicolo e combatti! - esclamò la ragazza trasformandosi in MewZoe.

- Wow, agguerrita…

- Smettila di prendermi in giro e lancia qualunque coso fluttuante che mi possa far sfogare! - lo interruppe la ragazza richiamando i suoi magnifici coltelli.

Kisshu non ci pensò due volte e creò subito un chimero. Somigliava molto ad un piccolo draghetto blu.

- Che roba è? -.-' - chiese la Mew Mew quasi scioccata alla vista di quel cosetto che aveva davanti.

- Combattilo e basta! - le disse lui sorridendo.

MewZoe non se lo fece ripetere due volte e si scagliò subito contro il chimero.


Ichigo era quasi arrivata al parco Inohara quando un'esplosione attirò la sua attenzione facendola voltare dalla parte opposta. Un chimero polipo stava camminando velocissimo in strada e si stava dirigendo nella sua direzione.

- O Kami-sama! Mew Mew Strawberry metamoriphosis! - gridò la rossa mentre iniziava a correre come una pazza per non farsi prendere dai tentacoli orribili di quel mostriciattolo.

Pai e Taruto erano poco distanti da quello spettacolo a godersi il frutto del loro lavoro.

- Si sta dirigendo nel punto giusto Pai? - chiese il piccolo alieno sorridente.

Il maggiore annuì, silenzioso come al solito.

- Posso fare qualcosa nel frattempo? - chiese eccitato Taruto.

- Si… - gli rispose Pai. - puoi stare zitto.

- -.-'

- Andiamo, dobbiamo seguirla e vedere se anche le altre Mew Mew entreranno in azione. - disse Pai iniziando a seguire dall'alto il combattimento. Taruto annuì seguendo il fratello.

- Ma che ti importa poi, tanto Zoe non può intervenire… - disse il castano.

- Lo so, ma la prudenza non è mai troppa. - gli rispose Pai non perdendo mai di vista i movimenti della mewrosa.

Come previsto non passò molto tempo prima che le altre facessero la propria comparsa. Già trasformate e di conseguenza pronte al combattimento iniziarono ad aiutare la loro compagna Ichigo.

- Povere sciocche, non si accorgeranno mai che il chimero può essere distrutto solo colpendo il tentacolo viola… - fece Taruto fra se e se.


Zoe si era gettata sul chimero di peso ed ora lo stava colpendo senza pietà con uno dei suoi coltelli. Il sangue di quella creatura era strano. Viola ed appiccicoso. Una volta che si fu staccata da quell'esserino gridò:

- Black sun!

Con quel solo colpo il chimero vene distrutto. Zoe sorrise vittoriosa, anche se le faceva un po' schifo essere tutta imbrattata di quel sangue strano. Sembrava di avere addosso del muco, solo… viola.

- Però e brava la nostra batty…

- Ti ho detto che non mi piace che mi chiami così!

Kisshu fece spallucce.

- Questo discorso l'ho ripetuto un sacco di volte… - iniziò a parlare d'un tratto mentre le si avvicinava. - Eppure non mi è mai sembrato così sensato come adesso.

- Di che diavolo stai parlando? - chiese Zoe confusa.

- Semplice, del discorso che ho fatto mille volte ad Ichigo… - le spiegò. - Ho provato mille volte a convincerla a venire dalla mia parte, dicendole che era più simile a noi che agli umani. Eppure lei si sente umana al cento per cento e non mi ha mai voluto ascoltare. Però… con te è diverso. Tu non solo sei una Mew Mew, ma sei anche per metà aliena, sei per metà come noi…

Zoe sgranò gli occhi, ma non perse la sua freddezza.

- Dove vuoi arrivare?

- Semplicissimo. Unisciti a me. - le si avvicinò sempre di più fino a ritrovarsi a solo mezzo metro di distanza da lei. - Ascolta, non ha senso combattere contro una ragazza della nostra stessa specie. La penserai anche tu così…

No, lei non la pensava affatto così. Lei era stata forzata ad essere aliena. Era solo colpa degli alieni se lei era così. Non era neanche da prendere in considerazione l'idea che si potesse unire a loro, loro che l'avevano privata della vita normale. Per questo combatteva come una Mew Mew, perché solo in quel modo poteva vendicare sua madre una volta per tutte.

- Sei forse partito di senno? - gli chiese in fine Zoe. - Io non mi unirei mai a voi.

Disse solamente in risposta alla domanda dell'alieno.

- Eppure sei molto più simile a noi, più simile a me in particolare che alle Mew Mew… - le disse.

La corvina capì subito che c'era un doppio significato dietro quella frase.

- Cosa vorresti dire? - gli chiese diventando improvvisamente seria e preoccupata.

- Che le tue amiche stanno rischiando la vita con un chimero impossibile da sconfiggere e tu te ne stai qui a parlare senza che...- le disse.

- Non mi interessa di loro, non sono mie amiche… - gli rispose la ragazza interrompendolo.

- Oh certo, capisco, tranquilla è normale, anche io farei come te ma… non ti interessa neanche di tua madre? - le chiese con l'aria sadica che solo lui sa fare alla perfezione.

A questo punto negli occhi di Zoe si poteva vedere preoccupazione, pura preoccupazione mista a rabbia, tanta rabbia. Afferrò all'istante l'alieno per la casacca portando il suo viso davanti a quello di Kisshu.

- Stavamo parlando di quelle padelle se non sbaglio! Che diavolo centra mia madre? - chiese arrabbiata, anche se si poteva intravedere un barlume di disperazione nella sua voce.

Lei no… continuava a ripetersi. A lei non può accadere niente, è l'unica che mi vuole bene, l'unica che tenga veramente a me, l'unica persona che io abbia mai amato…

Si diceva.

- Che c'è piccola, hai perso la tua spavalderia?

- Rispondi bastardo! - urlò la ragazza scuotendolo. L'alieno le si smaterializzò alle spalle. - Ma cosa…

Qualcosa di freddo e pungente le toccò la gola. Kisshu aveva estratto i kriss ed ora stava tenendo sotto tiro la ragazza.

- Come vedi io potrei già ucciderti se lo volessi, ma perché perdere tutto il divertimento. Il chimero che sta combattendo contro le Mew Mew sta seminando il panico vicino a dove lavora tua madre, forse se ti sbrighi potrai arrivare in tempo per salvarla… - le disse maligno lasciando la presa.

Zoe non perse tempo e si mise a correre. Guardò l'orologio, sua madre usciva alle otto e venti dal lavoro. Erano le otto proprio adesso, doveva sbrigarsi. Corse all'impazzata, come se stesse partecipando ad una maratona. Era quasi arrivata quando qualcosa di viscido la prese per la vita alzandola da terra e stringendola talmente forte da soffocarla.

- Che diavolo…

- Carino non è vero? - di nuovo Kisshu. L'alieno era sospeso sopra di lei e la guardava divertito, con un sorrisetto ad increspargli le labbra. - L'idea è stata la mia, ma hey, sono le otto e venti proprio adesso, farai meglio a liberarti, non credi?

Zoe lo guardò in cagnesco mentre adoperava tutte le sue forze per liberarsi dalla morsa di quell'essere. Inutile dire che non ci riusciva, era davvero troppo torte per lei, neanche i suoi coltelli lo scalfivano. Si guardò intorno, le altre Mew Mew erano intrappolate come lei, compreso un tizio che non aveva mai visto, che fosse quello il babbeo blu? si chiese la corvina.

D'un tratto una figura familiare uscì da un edificio. Era lei, sua madre. La donna i pietrificò non poco vedendo quella creatura mostruosa davanti a lei. Fu un attimo, accadde tutto in un tempo talmente veloce che Zoe non riuscì quasi a crederci. La corvina riuscì a liberarsi proprio mentre il tentacolo del chimero si stava scagliando su sua madre. Lei e quel chimero, chi sarebbe arrivato prima sarebbe riuscito a portare a termine il suo obbiettivo.

Sto arrivando mamma… pensò la mora mentre si lanciava verso la donna e sperava con tutta se stessa di riuscire a salvarla.

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Capitolo 12
*** Cemetery ***


Il chimero e Zoe arrivarono insieme, provocando una forte esplosione che distrusse quell'essere mostruoso. Le Mew Mew avevano tutte chiuso gli occhi e dopo si erano sentite lasciate andare. Quando guardarono verso il luogo dell'esplosione una terribile sorpresa le accolse.

Lontano si vedeva Zoe, in ginocchio, che stringeva il corpo della madre. Piano tutte si avvicinarono, compreso il cavaliere blu che era leggermente confuso alla vista di una sesta mew mew.

Gli alieni guardavano la scena da lontano. Pai impassibile come sempre, Taruto leggermente perplesso, non era a conoscenza pienamente del piano di Kisshu e non si aspettava di certo una cosa del genere da parte del fratello che invece se ne stava lì fermo a sogghignare godendosi la scena.

- Zoe… - mormorò Ichigo restando ad un metro di distanza da lei.

La ragazza non osava alzare lo sguardo, si limitava a stringere la donna fra le braccia e a piangere silenziosamente.

Sulla testa della donna si poteva vedere una ferita profonda che perdeva sangue.

- Ehm, Zoe… - tentò Minto.

- Volete lasciarmi in pace! - sbottò la ragazza. - Non vedete che cosa è successo?

- Invece di sta lì portiamola all'ospedale… - tentò Minto, ma le parole gridate di Zoe la pietrificarono.

- Stupida che non sei altro, è morta! - esclamò mentre continuava a piangere in silenzio. Ora poteva finalmente dire di aver perso tutto, poteva dire che nella sua vita non c'era più niente che la facesse stare bene. Nessuno le avrebbe mai voluto bene quanto sua madre, la quale l'aveva accettata nonostante quello che le era successo. - Il chimero le ha fracassato il cranio… quando sono scesa insieme al suo tentacolo non mi ero accorta che un'altro arto che già stava per colpire mia madre e non ho fatto in tempo…

Il silenzio in quel momento si impossessò di quel luogo e dei suoi ospiti. Nessuno osava parlare. Non era mai capitato che morisse qualcuno durante le loro battaglie, erano riuscite sempre a risolvere la situazione.

D'un tratto si sentì una risata maligna. Si girarono verso Kisshu che rideva di gusto a quella scena.

- Guarda che anche se la tieni in braccio non resuscita eh! - le disse con cattiveria e scherno.

Zoe iniziò di nuovo a tremare per la rabbia, avrebbe voluto condannare quel maledetto mostro ad una morta lenta e dolorosa e lo avrebbe fatto, ma ora la priorità era sua madre. Perciò non si mosse continuando a stringere quel corpo freddo e inerme.

- Chiamiamo Ryan… - sussurrò Minto a Ichigo, la quale annuì tirando fuori il cellulare e componendo il numero del biondo.

-- Ponto? --

-- Ryan, sono Ichigo… --

-- Dimmi, cos'è successo? Perché non siete tornate al caffè? --

-- Ecco vedi, non è facile da spiegare, ma… Hey, ci stavo parlando io! --

-- Ryan sono Minto mi senti? --

-- Si, che diavolo sta succedendo? --

-- Vieni qui e basta. --

-- Okay, ma cosa… --

Non finì la frase perché la blu chiuse il telefono ridandolo a Ichigo.

- Cos'ha detto? - chiese Purin.

- Arriverà fra poco. - le rispose Minto.

Detto fatto entro circa un quarto d'ora Ryan giunse a destinazione. Scese dall'auto e si avvicinò alle ragazze, che stavano tutte in piedi intorno a Zoe.

- Ragazze, che cosa… - non riuscì a continuare quando vide cosa stringeva fra le candide braccia la corvina. - Zoe…

La mora alzò un attimo lo sguardo. Piangeva, non credeva l'avrebbe mai vista piangere.

- Chi è quella donna? - domanda più idiota non potevi farla Ryan.

- Indovina… - gli disse la ragazza più arrabbiata che triste.

- Lei è… è tua madre? - le chiese e quando la ragazza annuì le si avvicinò. Stava per toccare sua madre quando lei gli schiaffeggiò la mano.

- Non la toccare!!!! - gridò. Tutte le rivolsero uno sguardo stupito. - È morta, non c'è più niente da fare Ryan… e questo è solo colpa si tutti voi!!!!

Urlò talmente forte che la gola le fece male.

- Se non fossi diventata una mew mew tutto questo non sarebbe successo… - mormorò infine per poi scoppiare realmente a piangere.

- Zoe ascolta… - provò a dirle il biondo, ma lei non ci sentiva.

- Cosa? Cosa devo ascoltare? Sono tutte frasi fatte quelle che mi dite voi, non servono a niente e di certo non riporteranno in vita mia madre, quindi risparmiami a queste nenie ti prego… - gli disse sprezzante.

Ora era tutto finito, per cosa avrebbe combattuto se sua madre non c'era più? Per cosa avrebbe vissuto? Fissò un attimo i coltelli legati ancora al suo costume. Poi scosse il capo, che sciocchezza che le era venuta in mente. Ora però doveva dare a sua madre una degna sepoltura. Si alzò in piedi e a fatica tirò su anche il corpo della madre, poi si mise in cammino, con le ragazze e Ryan che più distanti le venivano dietro.

Gli alieni si smaterializzarono via da quel luogo, Kisshu con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Era stata un'ottima strategia per distrarla.


Passarono diversi giorni e Zoe non si era più fatta vedere al caffè. Veramente non s ne stava neanche a casa. Stava tutto il tempo al cimitero, all'appartamento ci passava solo per prendere i passatempo e un po' di cibo, anche se in quel periodo aveva lo stomaco chiuso quindi non mangiava poi così tanto.

Dopo tutto per lei non era una novità stare al cimitero, anche prima ci stava spesso, ci andava a disegnare e a fare qualche passeggiata. Quel luogo aveva la capacità di tranquillizzarla. Lei adorava i morti, perché loro almeno non ti fanno del male come i vivi.

- Ciao mamma… - diceva ogni volta che si trovava davanti alla sua tomba. Lei non era una ragazza molto religiosa, però era pienamente convinta che quando parlava alla tomba di sua madre lei la sentiva. Non che gli raccontasse granché, le diceva semplicemente la giornata che aveva passato, le ripeteva mille volte di essere diventata una mew mew, una cosa che non le aveva mai detto, che lei non sapeva. Forse se l'avrebbe messa a conoscenza di questo suo segreto sarebbe stata più prudente e non sarebbe morta.

Si sentiva un'idiota ogni volta che pensava a come era morta sua madre, avrebbe voluto davvero fare di più, avrebbe voluto davvero salvarla e poi raccontarle tutto. Quanto avrebbe voluto tornare indietro nel tempo e poi ogni giorno questo desiderio cresceva, facendola sentire sempre più in colpa.

La sera dormiva vicino a sua madre, stava bene vicino a lei, le sembrava come di recuperare il tempo perduto restituendoglielo.

Una mattina però accadde qualcosa di strano e inaspettato. Stava ancora dormendo quando la ragazza sentì dei passi avvicinarlesi, si alzò di scatto, avendo il DNA del pipistrello avvertiva tutti i rumori e i suoni.

Inaspettatamente davanti a lei c'era:

- Ryan? Che cavolo vuoi?

- Grazie, anche io sono felice di rivederti… - le disse il biondo cercando di scherzare, cosa che non gli riuscì proprio bene, poiché Zoe accennava solo a rompersi le scatole. - Quanto ancora hai intenzione di stare qui?

La corvina sgranò gli occhi.

- E me lo chiedi? Questa donna sepolta è mia madre…

- So che mi odierai per quello che ti dirò, ma non farò altro che ripetere la stessa cosa che mi hai detto tu. Zoe, è morta, non hai niente da fare qui al cimitero. - le disse freddo.

Gli occhi della ragazza i riempirono di nuovo di lacrime.

- Lo so, ma io… io… - si accasciò a terra in ginocchio iniziando a singhiozzare. Il ragazzo le andò vicino e la abbracciò forte. La ragazza dapprima si lasciò andare, poi accorgendosi di quello che stava accadendo diede un forte spintone al ragazzo e si alzò in piedi.

- Non ho bisogno della tua compassione… - gli disse. - Tanto in squadra non ci torno.

- Non credevo di dirtelo, sei un'idiota. - le disse questo tutto d'un fiato. - Non capisci che è tutta una strategia per renderti inoffensiva? Credi davvero che agli alieni importi qualcosa se tua madre è morta e quindi fermeranno gli attacchi per questo? E cosa più importante, credi davvero che tua madre vorrebbe che buttassi via la tua vita per restare accanto alla sua tomba?

Un forte dolore lo colpì al mento. La ragazza gli aveva appena dato un pugno.

- E tu che ne sai… - sibilò. - Credi che mi importi qualcosa di quello che fanno gli alieni? Credi che potrei ritornare a combattere ora che mia madre è morta? Ora che non ho più nessuno?

- Credo che tu abbia una ragione in più per tornare a combattere proprio perché tua madre è morta. - le disse e poi le si avvicinò prendendole il mento tra le dita. - E poi non sei sola…

Avvicinò il viso a quello della ragazza provocando un contatto fra i due.

Zoe rimase per un attimo immobile, stupita da quel gesto, poi con una spinta allontanò il ragazzo da lei.

- Ottimo trucchetto, ma… non ci sai fare… - disse girandosi per far vedere che stava arrossendo lievemente. - Però hai ragione, ora che ci penso ho un buon motivo per tornare a combattere...


Ma sei cretina? Ryan non ci sa fare???? Per me hai qualche problema!!! Oh, state ancora leggendo eh? Scusate…U.U nda… XD

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Capitolo 13
*** A bad premonition ***


Ora era davvero decisa. Ora sapeva cosa doveva fare. A quanto pare quegl'idioti non avevano calcolato bene la cosa. Probabilmente si aspettavano più un suicidio da parte sua che una ripresa così veloce. Beh, ora vedranno di che pasta sono fatta… si disse mentre entrava nel caffè Mew Mew. Dopo la chiacchierata con Ryan il ragazzo le aveva proposto di tornare anche a lavorare, così da potersi guadagnare anche da vivere, ora che era sola. Lei aveva accettato anche se un po' titubante.

- Dovrò indossare di nuovo la divisa? - gli chiese timorosa della risposta.

- Ovvio. - rispose fermo Ryan.

- Uff… - sbuffò la corvina dirigendosi negli spogliatoi, odiava quella stupida divisa, anche se era nera sembrava sweet lolita, di certo non era il suo stile e si sentiva una stupida a portarla. Ma a quanto pare era obbligatoria.

Quando uscì con la divisa indosso non seppe come accadde ma si ritrovò a terra con un'Ichigo felicissima addosso.

- Che bello, sei tornata! - esclamò stringendola forte. Ma è cretina o cosa? si chiese la mora mentre cercava di togliersela di dosso, impresa impossibile. Eh si, era proprio un vizio appiccicarci alle persone come la colla.

- Si si, felice si rivederti Ichigo… - fece senza entusiasmo Zoe. - Ora se ti togliessi dalle scatole riuscirei ad alzarmi.

- Oh… - fece la rossa alzandosi e permettendo a Zoe di tornare in piedi. - Scusami…:)

- Non preoccuparti, ma se vuoi avere un buon rapporto con me c'è una sola cosa che devi fare: evitarmi. - le disse.

- Ma io non voglio evitarti, io voglio essere tua amica. - le rispose Ichigo mettendo quasi un broncio. Ma era scema? Dopo tutto quello che le aveva fatto passare voleva ancora diventare sua amica? Quella non stava bene.

La corvina fece spallucce sorpassandola. Ichigo davvero non la capiva, perché insisteva a dirle di starle lontano? Non sapeva davvero come fare a diventare sua amica. Lei lo voleva davvero, perché per Ichigo i sentimenti erano importantissimi. Soprattutto l'amore e l'amicizia.

Eppure quella ragazza era l'unica che non riusciva a far diventare sua amica.

- Zoe, sei tornata… - commentò Minto non appena vide la corvina entrare nel salone del caffè.

- Si, sono qui. - rispose avrebbe voluto aggiungere anche 'e sono pronta a uccidere quei bastardi' ma dopo avrebbe di nuovo avuto rotture di scatole che la voleva far ragionare e che la volevano fermare. Anche se questa volta non ci sarebbero riuscite, non solo perché era più decisa che mai, ma anche perché aveva un'ottima scusante per farle stare nel loro piccolo angoletto di buone intenzioni e per impedire loro di immischiarsi.

- Sei pronta a combattere?! - chiese entusiasta la piccola del gruppo.

La mora annuì. Zakuro le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla e dicendole a bassa voce:

- Mi dispiace per tua madre…

Zoe la fissò negli occhi annuendo di nuovo. Già, anche a lei dispiaceva per sua madre. Da quando era morta non si era mai sentita così sola e abbandonata. Poiché Eiko, nonostante non stesse molto tempo con la figlia era stata in grado di farle capire lo stesso quanto le volesse bene.

Era davvero l'unica persona alla quale teneva. Ma ora basta pensare a lei, non fa bene vivere nel passato, soprattutto se nel futuro devi compiere qualcosa di molto importante e che doveva essere fatto.

- Ragazze! - Kyle era corso dal laboratorio e aveva un viso allarmato. - Gli alieni attaccano!

Zoe sorrise sadica, ci sarebbe voluto meno del previsto a quanto pare. Avrebbe portato a termine il suo compito prima di quanto avesse pensato.

- Andiamo subito Kyle! - disse Ichigo decisa, era entrata giusto in tempo nel salone per sentire la notizia dell'attacco.

Tutte si trasformarono e corsero immediatamente nel luogo dell'attacco.

Il chimero che avevano di fronte era una specie di serpente gigante, sembrava un cobra a vederlo, anche se più mostruoso.

- Che orrore, mi fa schifo! - esclamò Ichigo.

- Dai, pensa che quando l'avremo sconfitto sarà tutto finito… - le disse Retasu andando a combattere insieme alle altre.

Lo scontro questa volta fu più duro del solito.

Quel chimero era davvero potente, riusciva a schivare gli attacchi davvero bene e non si faceva mai prendere.

- Ragazze proviamo ad attaccarlo qua… Ah! - fece Ichigo, era stata appena colpita dal chimero e sbattuta su un albero.

Zoe mentre combatteva cercava con lo sguardo gli alieni, ma non li trovava, perché non sono qui? si chiese nervosa. Ma tu guarda, proprio adesso che aveva preparato tutto ecco che mancavano le sue vittime!

Continuarono a combattere fino a che non furono tutte scaraventate lontano da quella creatura.

Ichigo si rimise in piedi e corse in contro al chimero per attaccarlo, quella creatura la stava per attaccare quando qualcosa la prese in braccio portandola via da lì.

- Cavaliere blu… - mormorò mentre quel ragazzo biondo la lasciava andare.

Anche le altre avevano ripreso a combattere, anche se era Zoe quella più agguerrita di tutte, visto che non vedeva l'ora di vedere gli alieni e che aveva una rabbia dentro che la faceva quasi esplodere.

Le ragazze non riuscivano a colpirlo e Zoe era quella che veniva colpita più volte. Quando fu stanca di questa situazione si girò verso Ichigo:

- Hey Ichigo, lancia le smancerie a dopo e vienici ad aiutare!

La ragazza accorse. Ogni volta che il chimero la stava per colpire lei veniva sempre salvata dal cavaliere blu e questa situazione innervosiva di più Zoe. Quando sconfiggiamo questo mostricciattolo gliene dico quattro… si disse.

- Vai MewZoe! - gridò MewMinto.

La corvina annuì e in un attimo lanciò il suo attacco più potente:

- Silver moon!

E il chimero esplose. La ragazza sorrise soddisfatta.

- Ottimo ragazze! - fece Ichigo.

- Eh già, ce l'abbiamo fatta di nuovo! - esclamò Purin.

Il cavaliere blu se ne stava andando via, ma Zoe lo trattenne.

- Hey babbeo blu! - lo richiamò facendolo voltare. Le Mew Mew restarono a dir poco stupite a come lo aveva chiamato Zoe. - Eravamo in sei a combattere e in sei abbiamo rischiato la vita, non esiste solo Ichigo come Mew Mew.

Gli disse riferendosi al fatto che lui proteggesse solo la fragolina.

- Hey Zoe, guarda che quello è il mio ragazzo! - fece Ichigo infastidita.

- Tranquilla, non te lo rubo, ma non sapevo che Mark potesse diventare più noioso di così…

Il ragazzo d'un tratto si voltò completamente verso di lei dicendo:

- Il mio compito è solo di proteggerla, sono nato per questo.

Zoe fece una faccia quasi schifata dalle parole sdolcinate del biondo.

- A-ah… carina come nenia, me la canti? - gli fece sarcastica. Il ragazzo aveva lo sguardo fisso e non rispondeva. - Ehm, la micetta ti ha mangiato la lingua?

Gli chiese guardando prima Ichigo e poi lui, sempre ironica. Lui ancora non rispondeva. C'è qualcosa che non va in lui… è come se ci fosse qualcosa di oscuro… si disse Zoe.

La ragazza stava per fare un'altra battuta quando accadde qualcosa di strano e proprio come prevedeva lei il ragazzo si piegò in due fino a finire in ginocchio, urlando.

- Mark! Mark che ti succede! - urlò Ichigo preoccupatissima tentando di avvicinarglisi. Ma non appena il ragazzo si alzò in piedi la rosa arrestò la sua corsa verso di lui.

Era… cambiato. Aveva sempre gli occhi blu, ma erano più glaciali e freddi di come erano di solito. I capelli erano lunghi lo stesso, ma sciolti, lisci e neri.

- Ma cosa… - tentò di dire la rosa, ma rimase pietrificata non appena sentì che la voce non era quella del suo ragazzo, ma di qualcun altro che lei non conosceva, in più era fredda e distaccata.

- Il tuo ragazzo è morto, ora il suo corpo è per me… - le disse.

Zoe aveva previsto tutto, aveva avvertito da tempo una cosa strana in quel ragazzo. E ora ecco che i suoi sospetti prendevano vita.

In un secondo ritrovarono gli alieni davanti a lui, inginocchiati.

- Benvenuto tra noi Profondo Blu… - disse Kisshu.

- Kisshu, immaginavo che c'eri tu dietro a tutto questo! - gridò Zoe correndogli incontro, la vendetta la stava rendendo cieca. Kisshu non si fece impressionare, le si materializza alle spalle e le passò un braccio intorno al collo, senza stringere però, semplicemente voleva bloccarla.

- Ma guarda guarda e io che credevo di averti fermata… - le mormorò in un orecchio. - Goditi lo spettacolo piccola batty, almeno prima di morire insieme alle altre…

La ragazza strinse i denti.

- Stai pur cero che morirai prima tu di me! - disse.

Kisshu strinse di più la presa.

- Oh si, convinci te stessa di potermi sconfiggere… - le disse sogghignando. - Però se proprio vuoi combattere divertiamoci…

E detto questo si teletrasportò con lei al parco Inohara.

- Che cosa? Perché siamo qui? - chiese la corvina.

- Anche io fremevo dalla voglia di combattere e ti assicuro che sarà un vero spasso poter ucciderti…

- Lo stesso sarà per me… - rispose la ragazza facendo apparire i coltelli.

Kisshu la imitò facendo apparire i kriss e gettandosi contro di lei tentando di colpirla. Ma lei parò il colpo e lo spinse indietro. Lui allora le si materializzò ad un soffio dal suo viso e con l'impugnatura di uno dei suoi tridenti la colpi allo stomaco, poi le diede un calcio che la mandò a sbattere contro un albero. Lei si stava per rialzare, così l'alieno per impedirglielo le lanciò un tridente infilandoglielo nel mano e bloccandogliela nella corteccia. La ragazza trattenne un gemito e tentò invece di togliersi quel tridente dalla mano, ma senza successo, era troppo dentro. L'alieno avanzava lentamente verso di lei, mentre la ragazza cercava di liberarsi. Arrivato vicino a lei si abbassò alla sua altezza, convinto di aver già vinto disse:

- Questo dove vuoi che te lo metto?

Le chiese mostrandole il kriss.

Zoe lo guardò con disprezzo e con le unghie lo graffiò al petto lacerandogli la carne. Il ragazzo si alzò di scatto, mentre lei prese coraggio e con una smorfia di dolore estrasse il kriss dal mano e lo conficcò nella coscia di Kisshu. Poi si girò e prese in mano i suoi coltelli.

- Maledetta… - disse l'alieno dai capelli smeraldini mentre si toglieva il kriss dalla gamba e riprendeva il combattimento. Con il fatto che avesse un arto che gli faceva male doveva smaterializzarsi più spesso e questo di certo svantaggiata, anche se non di molto, MewZoe. Ad un tratto lui le arrivò alle spalle puntandole il kriss alla gola. - Mia cara, eri così decisa a sconfiggermi eppure non mi pare tu ci stia riuscendo…

Zoe fece come se non lo avesse sentito, gli diede una gomitata allo stomaco allontanandolo di qualche passo, poi si girò di scatto per colpirlo, ma lui schivò e le procurò un graffio con il kriss appena sopra il seno. Lei di rimando gli graffiò una guancia e gli diede un pugno sotto il mento. Quando lui si smaterializzò di nuovo per poi colpirla alle spalle, la ferì alla schiena, procurandole un taglio profondo e doloroso. La ragazza cadde a terra, ma tentò di farsi forza tirandosi su prima con i gomiti, poi tornando in piedi. Il ragazzo con un calcio allo stomaco la gettò di nuovo a terra, facendole provare ancora più odore alla ferita. Le si gettò sopra tentando di colpirla con i kriss, ma lei parò con i coltelli e lo gettò di lato. Poi tirò di nuovo fuori il terzo coltello e lo colpì ad un fianco girando il coltello all'interno della ferita, procurandogli così più dolore. L'alieno con una gomitata se la levò di torno e si alzò in piedi, estraendo il pugnale e tenendosi la ferita, profonda e dolorosa. Anche se con difficoltà si alzò anche Zoe, la ferita alla schiena non le dava pace, ma la vendetta era più forte di qualunque dolore. Kisshu provò a colpirla con un kriss, ma lei gli fermò il polso e con un gesto rapido il tridente passò a lei. Glielo puntò alla gola e tentò di trafiggerlo con un coltello al torace. Lui però fermò il pugnale, prima con il kriss poi, dopo che l'arma della Mew Mew glielo fece volare via, con la mano libera. Era atroce, poiché più il coltello spingeva più la carne della mano si lacerava. L'alieno, seppur ormai con la mano coperta di sangue non cedeva. Perciò Zoe lo colpì allo stomaco con una ginocchiata e approfittando di quel momento gli inflisse il colpo con il suo coltello al petto. Poi gli conficcò il tridente nel collo. Schizzi di sangue non suo la sporcarono, ma lei sembrava non curarsene. Lasciò andare il corpo di Kisshu e ritrasformatasi cadde a terra sfinita.

Ce l'aveva fatta, lo aveva ucciso.

- Fuori uno… - si disse. Ora non doveva fare altro che raggiunge le altre Mew Mew e uccidere gli altri due. Solo così poteva ottenere la sua vendetta. Con difficoltà si alzò in piedi. La ferita alla schiena le doleva terribilmente. Prese il cellulare e compose un numero.

-- Zoe! -- la voce ansiosa del biondo dall'altro capo del telefono la fece sorridere.

-- Sono io Ryan, ascolta se non vuoi che le Mew Mew rimangano in cinque bisogna che vieni a soccorrermi… --

-- Che succede Zoe? Dove sei? --

-- Al parco Inohara, sbrigati… --

La conversazione si chiuse così, mentre la corvina si accasciava a terra sprofondando in un sonno senza sogni.

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Capitolo 14
*** The final fight ***


Era sveglia da qualche ora ormai, ma non voleva alzarsi, stava comoda in quel letto. Non sapeva come ci era arrivata lì, non sapeva neanche di chi era quel letto, visto che aveva capito dal profumo che non era il suo. Ma in quel momento l'unico suo pensiero era dormire. Era girata sulla pancia, provò a girarsi supina ma un dolore lancinante la costrinse a rimanere in quella posizione. Aprì piano gli occhi. Scrutò bene la stanza dove si trovava. C'erano solo un computer e un armadio.

- Ma, dove sono? - mormorò piano cercando di alzarsi, cosa che riuscì a fare anche se con difficoltà.

- Ti sei svegliata a quanto vedo. - le disse una voce alle sua spalle. Si girò vedendo Ryan in piedi, appoggiato allo stipite della porta che la guardava sorridente.

- Già… - fu la sua risposta. - Dove…

- Sei nella mia stanza. - la precedette il ragazzo. - Avevi un bruttissimo taglio alla schiena, sono riuscito a medicarti comunque, anche se mi ci è voluta un po' di acqua Mew, altrimenti a quest'ora saresti morta.

La corvina lo guardò confusa, i ricordi erano un po' confusi ancora. Si passò una mano sulla schiena, c'era un taglio davvero lungo, che le prendeva quasi tutta la parte dal collo al fondo schiena.

- Come diavolo ti è saltato in mente? - le chiese d'un tratto il ragazzo.

- Di fare cosa?

- Sai benissimo di cosa parlo! - esclamò Ryan. - Quando ritroveranno il cadavere di Kisshu te la faranno pagare di brutto.

- Vuoi dire ci proveranno a fartela pagare di brutto… - disse la ragazza sorridendo sadica.

- Zoe, non scherzare, hai ucciso una persona.

- Qui ti sbagli caro Ryan, ho ucciso un alieno, lo stesso alieno che ha ucciso mia madre. - gli disse. - Ma non è finita qui, la pagheranno tutti… a partire da Pai e a finire con Profondo blu.

- Zoe, io capisco che questa situazione non ti piaccia, ma…

- Ma presto sarà tutto finito… - completò la frase la corvina. - E la parola fine la metterò io.

Detto questo si alzò dal letto avvicinandosi alla porta.

- Fammi passare.

- Non crederai di andare a combattere? Sono pur sempre in cinque, se la caveranno per un po' anche senza di te. - le disse mettendole le mani sulle spalle per fermarla.

- Non mi interessa niente di loro infatti. Voglio solo portare a termine la mia missione. - gli disse togliendosi le sue mani dalle spalle e spingendolo per cercare di passare. Lui la prese per il braccio.

- Stupida, vuoi morire per caso? - le urlò.

- Forse, ma prima moriranno loro… - rispose tentando di nuovo di passare, inutile dire che il ragazzo la teneva troppo forte perché lei riuscisse a liberarsi. - Lasciami subito, non sono affari tuoi!

Ryan sgranò gli occhi, con uno strattone al braccio l'attirò a se.

- Ahio! - esclamò la ragazza.

- Si che sono affari miei invece, a me importa di voi Mew Mew! - gridò il biondo. Avrebbe voluto dire un'altra cosa ma si trattenne.

- Ma qui non si tratta delle Mew Mew, ma di me! - urlò a sua volta la ragazza. Non sopportava quando qualcuno si metteva in mezzo ai suoi affari. Strattonò il braccio liberandosi dalla ferrea presa di Ryan. - E ora lasciami andare, mi sei solo d'impiccio…

Detto questo scese le scale e uscì dal caffè, era talmente decisa che anche fosse stata in fin di vita avrebbe combattuto la sua battaglia.

Stava ancora camminando quando un attacco la fece sobbalzare. Si voltò spaventata ma non vide nessuno. Questa volta un botto la colpi sul braccio, talmente forte da farla cadere.

- Che diavolo…

- Sciocca umana, credevi davvero che non saremo venuti a conoscenza di quello che hai fatto? - la voce le era familiare. Si alzò e dopo essersi voltata vide Pai che la guardava con uno sguardo di fuoco. Intorno al ventaglio ogni tanto si potevano intravedere piccoli fulmini blu che davano il segno della rabbia che avvolgeva l'alieno in quel momento. - Preparati che questa volta sarai tu a soccombere!

Zoe lo guardò quasi con compassione:

- Mi fai solo pena…

Questa frase fece innervosire ancora di più Pai che gridò:

- Elettro siluro!

La ragazza schivò il colpo trasformandosi subito in MewZoe. L'alieno scese a terra lentamente avvicinandosi alla sua vittima. La corvina era pronta, niente, assolutamente niente l'avrebbe fermata. Richiamò i suoi pugnali per prepararsi al contrattacco.

L'alieno dagli occhi viola la attaccò tentando di colpirla al volto, ma lei lo schivò e abbassandosi gli diede un colpo alle gambe facendolo cadere. Prima che lei potesse trafiggerlo con uno dei suoi pugnali lui le si materializzò alle spalle dandole una gomitata alla schiena e facendola cadere in avanti. Le puntò il ventaglio contro.

- Elettro… - stava per dire l'attacco quando la ragazza si voltò di scatto e gli infilzò il ventaglio facendoglielo sparire. Sorrise, prima si trafiggerlo al fianco con un coltello. Ne prese poi un altro senza togliere la presa dal coltello infilzato. Glielo infilò nel petto e poi estratto nel collo, sporcandosi il viso con gli schizzi di sangue per la seconda volta. Pai cadde a terrà inerte, continuando a perdere sangue e finendo così di morire. La ragazza guardò il corpo dell'alieno, che continuava a tingere il terreno di rosso.

- Patetico… - disse. - Con Kisshu è stato più divertente, qui ho fatto subito.

Fuori due… si disse soddisfatta. Si voltò continuando a camminare verso il luogo dello scontro, dove anche le altre dovevano essere. Avvertiva i rumori della battaglia.

Giunta nel territorio, ormai quasi completamente distrutto dai combattimenti, si trovò di fronte ad una specie di astronave a rombo. Vide davanti Taruto, mentre Ichigo passava tranquillamente accanto a lui ed entrava nell'astronave, senza essere fermata. Una cosa insolita. Non che le importasse, anche lui sarebbe morto.

Il piccolo alieno scese e si stava dirigendo verso le Mew Mew quando Zoe partì all'attacco e fulminea gli tagliò la gola mettendo fine alla vita di Taruto. Il corpo del piccolo cadde a terra prono.

Le Mew Mew rimasero tutte a bocca aperta nel vedere la scena.

- Zoe, che cosa… - provò a dire Minto, ma non finì la frase perché vide Purin farsi avanti e inginocchiarsi accanto al corpo dell'amico. Lo prese tra le braccia, notando con orrore che era freddo. Scoppiò a piangere.

- Perché… perché lo hai fatto Zoe?

- Hai forse dimenticato che sono nostri nemici? - le chiese fredda Zoe.

- Ma lui… lui… no, non meritava di morire! - gridò la piccola stringendo ancora di più il corpo esanime di Taruto.

- Non mi interessa cosa meritava ormai è morto. - le disse, poi guardò le Mew Mew. Minto la guardava triste, però nei suoi occhi c'era rassegnazione. Retasu era solo terrorizzata e non faceva altro che tremare alla vista di quella ragazza che aveva ucciso Taruto senza pietà, come sicuramente aveva fatto con tutti gli altri. D'accordo erano loro nemici, ma un cuore lo hanno tutti, o almeno questo credeva la dolce ragazza dai capelli verdi, prima di assistere a quello spettacolo. Ora perfino lei che era convinta che il buono ci fosse in tutti stentava a credere che ci fosse anche in Zoe. Purin teneva ancora tra le braccia Taruto, piangendo sul suo viso. Zakuro teneva le braccia incrociate, gli occhi chiusi. L'aria indifferente come sempre, anche se dentro di se anche a lei non era piaciuta affatto quella scena.

- Beh, io vado a seguire Ichigo… - disse Zoe per poi volare verso l'astronave entrandovi.

Dentro era leggermente inquietante. La luce era soffusa e non si riusciva a vedere la fine del corridoio perché oscurata dalla mancanza di luce. Ma neanche questo l'avrebbe fermata.

La ragazza lo percorse tutto. I coltelli ben stretti nelle mani pronti a prevedere qualunque attacco. Arrivò ad una porta grande e scura. Prima di entrare volle sbirciare la situazione. Avvicinò l'occhio alla serratura. Vide Profondo Blu che combatteva con Ichigo, o meglio, la teneva per il collo alzandola a circa mezzo metro da terra. Stava per strozzarla quando accadde qualcosa di strano. Mark era tornato, aveva ripreso il suo corpo. Poi di nuovo Profondo Blu prese il controllo. Sembrava come una battaglia tra un ameba e un pazzoide.

Zoe continuava a guardare quello scontro che le sembrava sempre più sciocco, fino a che l'anima di Mark non si staccò dal suo corpo, implorando Ichigo di sconfiggere Profondo blu e di non preoccuparsi di quello che succederà a lui. Si vedeva benissimo che Ichigo non l'avrebbe mai fatto, per questo Zoe entrò in quel momento affiancando la mewrosa.

- Zoe? - chiese incredula Ichigo.

- Coraggio, facciamolo fuori! - esclamò la mora.

- Ma io…

Zoe non la lasciò continuare, la afferrò per le spalle e la guardò dritta negli occhi.

- Ichigo ascoltami, quello non è Mark, non è mai stato il ragazzo che conoscevi, mi hai capito? Mark non esiste! Devi ficcartelo in testa! - gridò.

- Ma io… io lo amo… - mormorò la rosa abbassando lo sguardo.

Zoe la scrollò violentemente facendogli alzare lo sguardo di nuovo su di lei.

- Ti prego mi vuoi forse dire che preferisci salvare una creatura che vuole distruggere la terra solo perché era Mark invece che salvare il tuo pianeta? - disse le parole tutto d'un fiato. Alla ragazza vennero le lacrime agli occhi, ma si fece forza. Tirò su col naso prima di voltarsi verso il suo primo amore e alzare il suo fiocco del cuore preparandosi a colpirlo.

- Brava Ichigo colpiscilo! - la incoraggiò Mark.

- Stupida così morirò anche colui che ami! - le gridò Profondo blu. Per un attimo la sicurezza di Ichigo vacillò, facendole abbassare lo sguardo. Zoe se ne accorse.

- Ichigo, lo finiremo insieme… - le disse decisa sorridendo. Stavolta però non era un sorriso sadico, né tanto meno maligno, ma un sorriso soddisfatto. La rosa annuì riacquistando fiducia. - Uno…

- Due…

- Tre!

- Ribbon Strawberry Check!

- Silver moon! - gridarono le formule all'unisono creando un fascio bianco e uno nero, che a loro voltane diedero vita a uno argento che andò a colpire Profondo Blu e Mark in pieno. La luce fu talmente forte che avvolse tutto facendo esplodere anche la navicella e facendole precipitare nel vuoto. Zoe prontamente afferrò Ichigo e scese lentamente a terra.

- Ti ringrazio… - disse la mewrosa una volta poggiata sull'asfalto.

Le ragazze, che si erano ritrasformate corsero incontro alle due Mew Mew. Anche Ichigo e Zoe ritornarono normali, tutte due con la certezza che non si sarebbero dovute più ritrasformare.

- Ce l'avete fatta! - esclamò Minto contenta, anche se poi il suo sguardo fu velato da tristezza.

- Minto, che ti prende? - le chiese Ichigo accorgendosi del cambiamento d'umore dell'amica. In effetti tutte erano tristi. - Cos'è successo ragazze?

Fu Zakuro a raccontare come Zoe aveva ucciso Taruto. Anche Ichigo allora rimase pietrificata. Si voltò verso Zoe, a guardarla stupita.

- Era un nostro nemico.

- Invece no! - sbottò Purin. - Aveva aiutato Ichigo ad entrare nell'astronave, aveva approfittato del fatto che Pai era venuto a cercarti per aiutare noi!

Zoe sgranò un secondo gli occhi sangue, poi li richiuse.

- Quello che è fatto è fatto. - disse semplicemente. D'un tratto sentì una mano posarsi sulla sua spalla. - Ah, sei tu…

- Già… - le rispose il ragazzo. - Non sei felice di vedermi?

- Hai visto tutto immagino, che cosa vuoi ancora?

- Dirti che mi dispiace per essermi impicciato. - le disse il biondo riavviandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. A quel gesto Zoe arrossì leggermente, ma si riprese subito.

- Non importa, ormai è finita… - gli disse.

- Già, ora che cosa hai intenzione di fare? - le chiese. - A parte insultarmi.

- Ancora non lo so, deciderò più in qua. - gli rispose.

- Beh, sembra quasi un nuovo inizio questo… - le disse.

- Come? - le chiese confusa la corvina.

- Si, ancora non mi hai tolto la mano dalla tua spalla…

Zoe spalancò gli occhi e subito scrollò le spalle togliendosi la mano del ragazzo dalla spalla.

- Ora va meglio?

- Veramente per me era meglio prima…

- Uff, sei complicato tu eh? - gli disse incrociando le braccia.

- Coraggio ragazze torniamo al caffè… - disse il ragazzo rivolgendosi a tutte. Le quali lo seguirono, perfino Zoe si unì a loro e seguì il biondo. Eh si, era proprio finita la battaglia…



Non fatevi ingannare dal finale di questo capitolo, ne manca ancora uno e quello sarà il decisivo. Purtroppo però lo posterò minimo entro domenica, poiché starò via alcuni giorni.


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Capitolo 15
*** The End, the people never change ***


Erano al caffè, sedute ormai da chissà quanto tempo a chiacchierare spensierate. Cinque ragazze che indossavano ognuna la divisa di un colore diverso parlavano felici, di moda, di libri, della battaglia che avevano appena combattuto, perfino di ragazzi. Solo una non si era unita al loro dialogo. Una ragazza con la divisa nera che si intonava alla perfezione con i suoi capelli. Con gli occhi rossi coperti da lenti a contatto verdi. Avevano lavorato fino ad ora e non le aveva ancora tolte. Se ne stava semplicemente in piedi, appoggiata al muro. Le mani giunte dietro la schiena. Le gambe incrociate. Se ne stava lì a guardare quelle ragazze che sorridevano, cosa che non faceva ormai da tempo lei. A volte credeva che non ricordasse nemmeno più come si facesse un sorriso buono, non cattivo o sadico come la maggior parte dei suoi.

Spesso aveva desiderato di essere come loro, come quelle ragazze normali. Posò lo sguardo su ognuna di loro. Prima Ichigo. Quella ragazza che aveva fatto i salti mortali per esserle amica e che non aveva ottenuto nient'altro che le sue battutine ironiche e molto spesso cattive. Era davvero una brava persona, riusciva sul serio a metterti di buon umore. Dopo tutto Zoe doveva ammetterlo questo. A volte era un po' sciocca, a volte sbadata, ma era un tipo fatto così. Ed ora eccola lì, aveva appena ucciso il suo ragazzo ed era riuscita a superare la cosa. La mora era convinta che ancora soffrisse dentro di se per questo, ma per non far sentire agli altri il peso della sua sofferenza preferiva mascherarlo con sorrisi fatti dalle sue labbra sottili e dai suoi occhi dolci color cioccolato, sorridenti e allegri.

Guardò poi Minto, nonostante si comportasse da snob era una ragazza sensibile, glielo si leggeva negli occhi. Zoe era una ragazza che riusciva a cogliere tutto di una persona, dal suo lato più buono a quello più malvagio. Questa cosa le era sempre piaciuta. Uno sguardo ed ecco fatta la diagnosi della persona. Un po' come l'ecografia che facevano all'ospedale. Anche lei riusciva a guardare dentro ad ogni individuo.

Spostò gli occhi su Retasu. Non c'era poi molto da capire di quella ragazza. Era timida, talmente tanto che si vergognava quasi a ridere. O almeno sembrava questo visto che stava a testa bassa con un sorrisetto ad incresparle le labbra, leggermente rossa sulle gote.

Guardò Purin. Anche su di lei c'era poco da dire. Era una bambina e diceva e faceva quello che le passava per la testa ogni minuto. Però sapeva anche essere molto adulta, poiché a parte il fatto che si occupasse dei fratellini quando era morto Taruto aveva espresso tutta la sua sofferenza e comunque era stata forte e non si era lasciata andare alla disperazione.

Zakuro era un muro. Un muro di ghiaccio quasi impenetrabile. Appunto quasi… forse lo era per il mondo esterno, ma per Zoe qualsiasi muro può essere abbattuto. Infatti aveva già scoperto che persona era. Nonostante apparisse fredda e distaccata sapeva comunque sempre come tirarti su il morale, comportandosi come una vera e propria amica. Inoltre era intuitiva quasi quanto lei. Ogni volta che capiva qualcosa faceva un sorrisetto e lasciava le cose in sospeso, non era un tipo invadente, a lei bastava solo intuirlo.

- Hey Zoe! - la richiamò una voce. Era stata Ichigo, la quale ora la guardava sorridendo. - Perché non vieni a parlare con noi?

Quanto avrebbe voluto che qualcuno glielo chiedesse. Nessuno l'aveva mai fatto, eppure aveva atteso questo momento da quando aveva dieci anni. Quasi quattro anni ormai erano passati dall'ultima volta che aveva desiderato ricevere attenzioni. E ora ecco chi la richiedeva. Ichigo, la ragazza a quanto pare non si era ancora arresa e voleva ancora diventare sua amica.

- Non mi va. - rispose Zoe. Ecco, ora poteva definirsi anche lei un'idiota. Eppure un si non le sarebbe costato niente. Ma di cosa avrebbe parlato con loro? Di quanto desiderava vendicarsi da anni e finalmente ora c'era riuscita? Forse poteva parlare di disegno, ma nessuna di loro avrebbe trovato l'interesse che trovava lei in una matita. Di moda di certo non era neanche da prende in considerazione. Era già tanto se lei guardava la taglia quando comprava le maglie, avendo un corpo molto magro le stava bene anche la taglia più piccola quindi non c'erano problemi per lei. L'unica cosa che guardava era il colore. Prendeva sempre tutti colori scuri, per lei era un modo per dire 'state alla larga', si sentiva quasi protetta sotto quegli abiti. Di libri poteva anche parlare ma dubitava che avessero gli stessi gusti in fatto di letteratura. Lei andava molto spesso a nozze con Stephen King, cosa che non è proprio da tutti. I ragazzi era proprio un argomento in cui non riusciva neanche a parlare. Con le poche relazioni umane che aveva mai avuto, figuriamoci se capitava che si innamorasse.

- Perché no? Non ti piace parlare? - le chiese Ichigo inclinando leggermente la testa verso destra.

- Già, non sono brava con le parole. - rispose.

- Come vuoi tu… - disse allora un'Ichigo rattristata riprendendo il dialogo interrotto con le amiche.

Zoe mise le braccia conserte e si avviò nei camerini. Si tolse la divisa, ripiegandola e mettendola in una scatola. Poi si rivestì e quando fu pronta uscì dal camerino andando a sbattere però contro il biondino.

- Zoe, scusami non ti avevo visto…

- Fa niente… - fece Zoe alzando le spalle. Poi gli porse la scatola. - Tieni questo è per te…

- Che cos'è?

- Aprilo quando me ne sarò andata, te ne accorgerai da solo. - gli rispose per poi donargli il più bel sorriso che Ryan avesse mai visto. Almeno sulla sua faccia. Non l'aveva mai vista sorridere così, qui c'era sotto qualcosa. La ragazza si diresse verso l'uscita del caffè. - Io vado ragazze.

- Oh, vai già via? - chiese Minto.

- Si, devo andare. Però prima volevo dirvi che non mi sono poi trovata tanto male con voi, è la prima volta che mi faccio delle amiche. - disse, per poi guardare ichigo e farle un sorrisetto. Certo, sentire la parola amiche sulla bocca di Zoe Tanaka era strano quanto sentire la parola uccidiamolo sulla bocca di Ichigo Momomiya.

Detto questo la ragazza uscì dal caffè. Chiamò un taxi e si fece portare nel luogo dove doveva andare.


- Chissà perché è andata via dicendo quelle cose? - chiese Purin incuriosita dal comportamento della corvina.

- Boh e chi può saperlo… - commentò Minto incrociando le braccia al petto.

- Forse io lo so il motivo. - fece la sua comparsa Ryan con in mano una lettera. - Mi ha ridato la divisa e ci ha lasciato una lettera.

- Che stai aspettando leggila! - esclamò Purin mentre le altre annuirono d'accordo.

- C'è scritto: Addio. - disse.

- Solo una parola… -.-' - fece Ichigo.

- Lo aveva detto che non le piaceva molto dialogare… - commentò Zakuro.

- Quindi ora dove sarà andata? - domandò ancora Purin.

- Sicuramente all'aeroporto. È il modo più veloce per lasciare il paese. - disse Ryan.

- E non dovremo andare a salutarla? - domandò Ichigo.

- No, non credo proprio, se ci ha salutati così vuol dire che voleva essere lasciata in pace. - disse Zakuro.

Le ragazze non sapevano se dovevano essere tristi. Zoe non era stata di certo una buon amica per loro, anzi non aveva fatto altro che evitarle. Tutto per raggiungere il suo obbiettivo, più importante di gran lunga dell'amicizia. Sicuramente lo ha fatto per vendicare sua madre, questo lo capivano. Ma non potevano comunque considerarla un'amica a tutti gli effetti. Si guardarono tra di loro e nessuna sembrava esprimere nulla. Solo Ryan sembrava triste. Ovviamente com'era abituato tenne dentro quello che provava. Per questo lasciò la stanza senza dire una parola e si diresse nella sua stanza.


Poco lontano da lì, all'aeroporto una ragazza dai capelli corvini fissava senza entusiasmo il biglietto che teneva in mano. Troppi brutti ricordi erano legati al Giappone, per questo aveva deciso di andare in America. Almeno lì si sarebbe rifatta una vita. Avrebbe potuto ricominciare tutto da capo. Non che l'idea la entusiasmasse più di tanto, dopo tutto in un certo senso si era affezionata alle Mew Mew e a Ryan quel ragazzo biondo che le aveva iniettato i geni del pipistrello.

Però doveva cambiare aria. Certo avrebbe perso quelle persone. non aveva neanche salutato Kyle. Era proprio un'ingrata. Però, sembrava come un destino. Lei ci provava ad essere felice, solo che se ci riusciva era come se avesse paura di essere felice. E allora lei scappava. La felicità dopo tutto la devi tenere ben stretta, una cosa dura da tenere e possedere. Lei per non avere questo impegno come le arrivava in mano la lasciava scivolare via. Basta prendere per esempio l'episodio al cimitero. Poteva abbandonarsi al bacio di quel ragazzo, invece aveva preferito allontanarlo, sempre per paura di provare un sentimento che non sarebbe riuscita a reprimere. Oggi al caffè avrebbe potuto fare amicizia, ma anche quello ha rifiutato. Avrebbe potuto chiedere a Ryan di accompagnarla all'aeroporto, no, aveva preferito lasciar perdere e andarci da sola, addirittura lasciarli lì senza dire la sua meta.

Era davvero una vigliacca. Lei aveva sempre creduto che le persone vigliacche sono quel che non hanno fegato per compiere certe azioni del tipo aiutare la gente o ucciderla. Invece lì l'unica vigliacca era lei. Tutti sono buoni a scappare, tutti sono buoni a dire addio e a tentare di ricominciare tutto da capo. È dire 'resto qui', la vera difficoltà, è dire 'lo affronto' lo sforzo più grande. Scappare, correre, fuggire via da tutto e da tutti è solo un modo per evitare il problema, per tentare di non farlo mai arrivare a te. E questo lei continuava a fare, continuava a fuggire. A volte pensava ' questa è l'ultima volta, la prossima volta sarà diverso'. Ma non ce l'aveva mai fatta a cambiare se stessa come avrebbe voluto. L'unica cosa che era riuscita a portare a termine era stato un assassinio. Eco cosa sapeva fare lei.

Scosse la testa per scacciare via quei pensieri. Il suo aereo era arrivato e lei doveva andare. Si voltò un ultima volta a guardare Tokyo attraverso i vetri dell'edificio, pensando: un giorno tornerò qui… Chissà se almeno questa promessa l'avrebbe mantenuta.



Fine!!! Beh che dire, a mio parere credo che questo sia il capitolo più profondo di tutta la storia che abbia mai scritto. E se posso anche il più bello. Spero che vi sia piaciuta la mia storia, anche se è uscita da una mente come la mia. Per ultima cosa da dire ringrazio chi mi ha seguita. Grazie davvero!

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