-Away from the sun-

di Liris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Destino comune- ***
Capitolo 2: *** -Occhi di miele, cuore di ghiaccio- ***
Capitolo 3: *** -Grido nell'oscurità- ***
Capitolo 4: *** -Nel nome del Passato- ***
Capitolo 5: *** -Fuoco Nemico- ***
Capitolo 6: *** -Peccati e Peccatori- ***
Capitolo 7: *** -Segreti nascosti nella terra- ***
Capitolo 8: *** -Parole spezzate nel vento- ***
Capitolo 9: *** -Contrattacco: ultimi istanti di un peccatore- ***



Capitolo 1
*** -Destino comune- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico (ma non da carie v.v)
Raiting: Giallo






-Away from the sun-




-Destino comune-





Ricorderò sempre quel pomeriggio d’inverno.

Il sole faceva capolino a fatica dalle nuvole grigie che macchiavano il cielo bianco, mentre nell’aria si sentiva l’arrivo della neve.
Il silenzio della vallata era interrotto solo dalle nostre urla gioiose, mentre rincorrevo il mio Nii-chan nel nostro infantile gioco.
Mamma stava preparando lo stufato, circondata dai buoni odori che occupavano l’intera piccola cucina della casa in cui abitavamo da quando ero nato io, il più grande fra i due pestiferi fratelli Elric.
Papà trascriveva i suoi appunti sul suo immancabile taccuino, seduto comodamente sulla sua sedia in veranda, tirando di tanto in tanto su lo sguardo per controllarci.
Non faceva freddo, anzi, il sole riscaldava con i suoi tiepidi raggi i nostri visi puntati verso il cielo, speranzosi di vedere qualche fiocco scivolare giù per colpire con dolcezza i nostri nasi.

Nell’inverno dei miei dieci anni, ero del tutto inconsapevole di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

E di ciò che avrebbe cambiato la mia vita, e quella di mio fratello, per sempre.


Come dicevo, era un tranquillo pomeriggio inoltrato, e stavo tranquillamente cercando di acchiappare quella peste di Al, che aveva deciso di farmi dannare.
Piccolo, anni 8, capelli più scuri dei miei, occhi grandi e da cucciolo che avrebbe fatto cadere in ginocchio anche la persona più spregevole del mondo, e un innato amore per i gatti.

In una parola: Alphonse Elric.

Col visino mezzo coperto nella calda sciarpa rossa che nostra madre aveva confezionato ad ognuno di noi, rideva quando inciampavo e cadevo, nel tentativo di afferrargli il braccio e fermare la sua folle corsa.
Lì per terra, ora, stavo io, con sul viso dipinta un espressione di disappunto e sconfitta all’ennesima vittoria del mio Nii-chan, che tranquillo se la sghignazzava più in là.

L’ombra che però lo ricoprì interamente, cancellò il riso dalle sue piccole e tenere labbra, facendolo girare verso chi aveva oscurato per un attimo il sole.
Mi tirai su, notando due uomini fermi dietro a mio fratello.
Divise di un blu scuro, coperti da pesanti, alla vista, pastrani neri e sguardo serio.

Non era difficile riconoscere un soldato di Amestris, quando lo si incontrava; ma per noi, che sapevamo così poco del mondo, erano una novità e una curiosità in più nel nostro piccolo universo fatto di gioie e torte alle fragole.

Una novità che mi fece contorcere il piccolo stomaco da bambino che mi ritrovavo, mentre uno dei due si sistemava gli occhiali sul naso e l’altro mi sorrideva ora gentilmente.
-Edward! Alphonse!- la voce di nostro padre mi riscosse dalla posizione di sfida che avevo assunto, guardando quei due uomini, facendomi muovere.
Presi per mano mio fratello e tornai di corsa da papà, che ci stava venendo incontro, senza staccare gli occhi dai due sconosciuti.

O almeno per noi.

Papà prese la mano di quello che aveva disegnato sulle sue labbra un caldo sorriso, dandogli amichevoli pacche sulla spalla.
-Qual buon vento vi porta qui?- domandò con quella voce allegra e profonda, che adoravamo sentire quando ci raccontava le più grandi imprese dei suoi tempi passati.
Noi nascosti dietro le sue gambe, osservavamo con occhi diversi i due uomini; mio fratello curioso mentre io deciso.
Parlarono per qualche minuto fra loro, dopo di che mio padre li invitò ad entrare.
Quello che aveva salutato così amichevolmente, si abbassò verso di me, continuando a tenermi quel sorriso divertito e al contempo malinconico.

Non ho mai dimenticato i due sentimenti contrastanti sul suo volto giovane.

Di qualcuno che sa già che deve dare brutte notizie, e che non vorrebbe.


E la novità giunta fino alle campagne di Reesembol, paese di contadini e lavoratori artigianali, era quella più fredda e triste.


Al crepuscolo stavo osservando la schiena di mio padre mentre si allontanava con i due uomini, senza voltarsi, con la cadenza nei passi così pesante che avevo il terrore che il terreno si sarebbe spaccato, portandoselo giù.

Non fu la terra, ad allontanarlo da noi.

Ma eravamo solo bambini.


La guerra era ancora lontana per le nostre infantili menti.





Reesembol 10 anni dopo







Cielo terso, aria pulita e carica di profumi.
Usignoli si libravano con grazia e maestria, mentre alcuni contadini falciavano i grandi campi di grano.
Il passaggio di un giovanotto sulla ventina non passò inosservato a chi si era fermato nel proprio operato, per asciugarsi il sudore dalla fronte.
-Buongiorno- voce allegra, un suono limpido e quasi non umano, mentre gli occhi degli uomini studiano la figura che si è fermata a salutarli.
Divisa dell‘esercito indosso, nella mano una piccola valigia, capelli ben raccolti in un alta coda, e facenti invidia al colore delle spighe nel quale i tre contadini sono immersi.
Un giovane dall‘aspetto normale…un uomo comune.

Ma arrivano gli occhi, a far credere ai comuni mortali, che quello davanti a loro deve essere qualcosa di diverso da un semplice ragazzo.

L‘oro sembra fondersi in quelle iridi grandi e perfette.
È il nettare degli dei che è stato versato in quelle polle di miele, non ci sono dubbi.

Il giovane soldato sorride leggermente imbarazzato, mentre si gratta una tempia con un dito
-So di essere abbastanza cambiato, ma….beh…- cerca di giustificarsi, ridacchiando nervoso.
Dopotutto sono cinque anni da quando sono partiti.
È naturale che chi conoscevano, in tutta Reesembol, non coglie quella sottile linea di somiglianza nel suo viso.

Uno degli uomini sembra risvegliarsi dalla contemplazione del giovane ufficiale, puntandogli il dito contro. -Non dirmi che sei il piccolo Edward Elric!- esclama, facendo però scattare l‘inevitabile reazione a catena: una vena nervosa compare sulla fronte del ragazzo, mentre un pugno viene chiuso e stretto con alterazione.
Anche gli altri ora sembrano ricordare, e sorridendo si appoggiano alla staccionata di legno che li divide dalla strada. -Ma si! È proprio lui! Certo che ti sei alzato poco in questi anni!- scatta su un altro.

-CHI SAREBBE RIMASTO UN MICROBO COSì MICROBO DA FAR INVIDIA ALL‘INTERO ECOSISTEMA DEI VIRUS?? EH??- è lo scoppio del giovane Elric, mentre i tre uomini scoppiano in una fragorosa risata.
-Inconfondibile! È un piacere rivederti, Edward. Vedo che hai fatto passi da gigante- riprende a parlare il primo, dopo essersi spanciato per cinque minuti buoni con i compagni.
Incrociando le braccia al petto, Edward annuisce, con un leggero sbuffo.
-Avevate dubbi?- domandò retorico, guardando il cielo scocciato.

-E il piccolo Alphonse? Come mai non è con te? Da bambini ricordo che eravate inseparabili.
I dorati occhi tornano sugli uomini curiosi di altre novità, mentre le labbra si tirano un in malinconico sorriso.
-Ha troppo da fare a Central, per poter girovagare con me- spiegò spicciò, mentre il ricordo dei due infantili Elric viene scacciato dalla mente troppo razionale e seria del maggiore.

Non è il momento di rinvangare il passato, anche se è nel posto sbagliato per tenere la memoria buona in un cantuccio.

-E tu quanto ti fermerai? Spero che un salto a casa nostra lo farai. Sai che Helena sarebbe felice di rivederti e prepararti una delle sue superbe crostate!- saltò su il terzo uomo, notando però l‘aria afflitta del ragazzo.
Questo alzò le spalle -Si vedrà…- mormorò soltanto, riprendendo poi a camminare.
Alzò una mano, senza voltarsi, mentre i tre contadini rimasero immobili, vedendolo allontanarsi su per la via.

-Ho sentito dire che ha partecipato alla guerra su a Ovest.- iniziò uno, riprendendo a falciare il grano con costanza, mentre gli altri due lo guardarono curiosi.
-Tale padre, tale figlio…- mormorò un altro.
L‘ultimo scosse piano la testa, guardando ancora verso il sentiero, dove ormai il giovane ufficiale era un puntino blu


Tornò poi a lavorare, con solo il leggero rumore della falcetta che recideva gli steli, come sottofondo.





Il cane continuava ad abbaiare gioioso, mentre il pomeriggio stava scemando con discreta velocità.
Tutto sembrava essere rimasto identico a come l’avevano lasciato.
La casa, il grande melo che produceva con la sua folta chioma una buona chiazza d’ombra dove potersi spaparanzare, e il dolce sorriso di Winry.
Seduto così sulla veranda di casa Rockbell, il giovane Elric sorseggiava un po’ di buona aranciata preparata artigianalmente dalla piccola Pinako, la zia dell’amica.
Le due erano le più brave meccaniche della zona, e Edward non sarebbe andato da nessun altro per i suoi piccoli problemi.

-È la prima volta in cinque anni, Ed, che vieni tu da noi a farti sistemare.- saltò su Winry, pulendosi le mani sporche di olio, con uno straccio.
Sua zia annuì, buttando fuori una buona boccata di fumo, mentre abbassava la sua pipa per poter guardare meglio il giovane conoscente.

Erano state sempre delle persone squisite, e per il giovane Elric non scomodarsi almeno una volta per andarle a trovare, sarebbe stato un affronto al suo orgoglio.
-Dovevo tornare anche per altri motivi…- mormorò, guardando verso un punto indefinito, per chi non avesse conosciuto il biondo.
Ma chi, come le Rockbell, sapeva fin troppo bene ciò che portava nel cuore il ragazzo, il luogo dove il suo sguardo dorato era puntato, era fin troppo conosciuto.

Alzandosi in piedi, l’ufficiale si stiracchiò i muscoli indolenziti, aprendo e chiudendo il pugno destro fatto di metallo.
Come dicevamo, le due donne avevano un attività molto rinomata, come meccaniche, o più specificamente, creatrici di auto-mail.
Il braccio destro e la gamba sinistra di Edward erano la prova della loro inconfutabile bravura.

-Ottimo come sempre, Winry. Mi serviva proprio una revisione veloce- affermò Ed, portando le mani sui fianchi coperti dalla camicia bianca, mentre la giacca della divisa rimaneva posata sullo schienale della sedia.
-Quindi, partirai subito?- domandò, con un filo malinconico nella voce la biondina, sistemando le chiavi inglesi che aveva adoperato per mettere a posto alcuni problemi all’arto d’acciaio.
L’altro annuì, senza però rispondere a parole.
Fece qualche passo, scendendo i tre gradini della veranda, per ritrovarsi sul prato di un bel verde rigoglioso.

-Edward! Dove vai? Rimani naturalmente a dormire, vero?- domandò Pinako, prendendo finalmente parola, mentre il giovane figlioccio si girava sorridendo con dolcezza.
-Certo zia. Domani mattina ho il treno per Central, e a meno che non volete farmi riposare sul melo, direi che ad un comodo letto non dico di no- affermò, portando le braccia incrociate dietro la testa, tornando a camminare lungo il sentiero laterale, che passava proprio dietro la casa.
-Allora ti prepariamo la tua vecchia stanza- disse, buttando fuori un’altra nuvoletta di fumo, Pinako, mentre Winry rimaneva immobile a guardare la schiena di Edward, mentre questo si allontanava, diretto in un luogo a loro conosciuto.




Pochi raggi arrivarono a toccare la tenue collina che predominava la vallata, mentre una quercia cresceva rigogliosa come sovrana incontrastata. Un albero tanto antico, quanto malinconico, soprattutto per chi ora si era inerpicato con lentezza lungo il sentiero ti terra malmessa.
Qualcuno che la sopra, ora secondo sovrano, insieme all’arbusto dalla folta chioma, dava poca importanza al paesaggio sottostante, accarezzato dai raggi morenti del sole. Perché qualcosa di più impellente attirava il suo sguardo, mentre un ginocchio si piegava, fino a farlo mettere così genuflesso, davanti al marmo bianco.
Piccole vene di edera a ricoprire un lato, in modo naturale, quasi stessero abbracciando la pallida lapide semplice e senza troppi fronzoli. Un nome scritto in elegante scrittura dorata, e una piccola foto sorridente: uno scatto rubato moltissimi anni prima, ad una donna intenta a raccogliere mele.
Immortalata nell’atto di protendersi verso un frutto con una mano, mentre con l’altro braccio stringe a se un cesto pieno di rosse mele dall’aspetto delizioso.

Niente sfiorirà mai il sorriso di quella foto.
Niente cancellerà il profondo divertimento e amore che quel viso perfetto esprimono, mentre gli occhi sono chiusi, strizzati verso il fotografo in un gesto naturale.

-Visto, Mamma? Sono tornato..- la voce del giovane è bassa e piena d’affetto verso la persona che ivi riposa, controllata per l’eternità dalla quercia sovrana.
Nessuna lacrima a rigare un viso che ha passato una notte intera ad accogliere stille d’acqua salata sulla propria pelle.
Non si dispera, ne fa altro, il giovane Elric, mentre posa qualche fiore appena raccolto lungo la via, sul tumulo di terra che racchiude il corpo di chi ha amato fin da quando ha aperto gli occhi sul mondo, per la prima volta. -Ti saluta anche Alphonse. Sai che non è potuto venire per un buon motivo- continua a parlare, Edward, sentendo il cuore più leggero, mentre osserva il viso sorridente di Trisha.

Sua madre ha sempre avuto la gioia dipinta su quei lineamenti angelici.
Non meritava tanto dolore.


E lui non merita di parlarle ancora, dopo quello che ha fatto.


-Mi dispiace, mamma…ma sai che ho le mie ragioni. Ti prometto, come quel giorno, che Alphonse non entrerà nel giro.- di nuovo in piedi, ora, osserva la foto con decisione dipinta nell‘oro che sono le sue iridi.
Ha già commesso l‘errore di lasciare che il suo Nii-chan lo seguisse….non gli avrebbe permesso di commettere i suoi stessi errori e di vedere le sue stesse atrocità

Mai.

Con questa convinzione nel cuore, e quella promessa nella mente, torna indietro dopo aver dato un fugace sguardo nel luogo dove riposa sua madre, prima di proseguire verso casa Rockbell.








Central City
Una settimana dopo





-Signore, questo non posso accettarlo!-
L‘esclamazione irritata si poté sentire fin fuori da quell‘ufficio elegantemente arredato e dall‘aspetto spartano.
Il giovane Edward Elric stava ora immobile davanti ad una scrivania di mogano scuro, davanti a chi, in tutta Amestris, era conosciuto come Comandante Supremo.
Un uomo in uniforma, col grado di Generale, saltò su nella discorso, facendo un passo avanti.
-Con che pretese vieni davanti al Furher in persona a mettere in discussione i suoi ordini?!- affermò imperioso Frank Archer, militare tutto d‘un pezzo, fedelissimo a chi occupava il posto di capo dello Stato.

Edward digrignò i denti, per tutta quella schifosa fedeltà, proprio come un autentico segugio.
Un perfetto cane dell‘esercito, ecco cos‘era quell‘uomo.

-La pretesa di conoscere bene Alphonse, e nel dire che non è persona per la guerra! E non sto parlando con te, Archer, ma con il Furher! Quindi tappati quella lingua e rimettiti al tuo posto!- affermò il biondino a sua volta, ritornando con lo sguardo dorato sull‘uomo tranquillamente seduto sulla poltrona “del capo“, con in viso un espressione serena e per nulla scocciata dal diverbio.

King Bradley poteva parere la persona più gentile del mondo, dato il suo sangue freddo e la sua immancabile serenità, anche in situazione critiche.
Poteva apparire….diceva bene
Edward lo conosceva bene, ormai da cinque anni di servizio presso l‘esercitò.
Era stato lui, dopotutto a prenderseli sotto la sua ala protettrice e a guidarlo nel grande conflitto a cui aveva preso parte solo tre anni prima, ricevendo così i gradi di Colonnello a solo a diciassette anni, dopo essere diventato alchimista a quindici.

Una cosa sbalorditiva anche per i grandi Generali, che avevano visto in Edward Elric un valido alleato, come anche un valido modo per essere sbattuti in seconda fila
Ma le mire di potere non erano nei progetti del giovane FullMetal, come era stato chiamato lì nell’esercito.

Tutti lo sapevano bene che non era nei suoi pensieri scalare al potere.

Per questo, per la maggior parte dei commilitoni, era rispettato e ammirato per le grandi gesta che aveva affrontato su a Ovest.
Per Edward, tutto quello, era stata solo l’ennesima carneficina.

Il suo peccato più grande.

E ora, non voleva che anche Alphonse vi entrasse a farne parte.

-Colonnello Elric, sa bene che suo fratello è un ottimo studioso, non che stratega di mirabile arguzia. Come alchimista, quale anche voi siete, saprete bene che non può non prendere parte alla nuova guerra che ormai è scoppiata a Sud.- la voce di Bradley si era finalmente decisa ad uscire da quelle labbra sorridenti, mentre l‘occhio, l‘unico che aveva mentre l‘altro era coperto da una benda di stoffa nera, rimaneva chiuso.

Edward sbatté le mani con forza sulla scrivania, facendo scricchiolare il punto che era stato colpito dall‘auto-mail.
-Ha solo diciott‘anni e ha affrontato l‘esame per diventare Alchimista di Stato solo un anno fa! Non posso permettere che venga sbattuto su un campo da guerra, quando potrebbe benissimo essere utile qui!- esclamò inviperito il biondino, per nulla dedito a piegare la testa davanti all‘uomo più potente di tutta Amestris, che voleva mandare il suo Nii-chan in una stupida atrocità come era la guerra.

Archer si mosse, indispettito del comportamento poco decoroso da parte di Elric.
Non aveva mai sopportato quella pulce, che credeva di comandare a bacchetta li dentro, come se ci fosse seduto lui su quella poltrona.
O almeno, questa era la visione di Frank Archer, che non vedeva Edward come un ottimo Colonnello, sempre pronto a dar manforte alle truppe che addestrava o ad aiutare i suoi sottoposti nelle ricerche minori.

Per lui era un insetto fastidioso e da eliminare sul nascere.

Fermato da un alzata di mano di Bradley, rimase immobile mentre il Furher si tirava su in piedi.
Le braccia dietro la schiena, in una posizione di riposo, che davano alla sua persona un aria ancora più austera e potente
-Ci lasci soli, Generale- ordinò King, ricevendo all’inizio uno sguardo sconcertato da parte del sottoposto, che però poi dovette ubbidire.
Con un veloce saluto militare, uscì, rivolgendo a Edward uno sguardo di intesa, mettendoci tutto il risentimento che si sentiva salire dallo stomaco.
Dal canto suo, il maggiore degli Elric lo guardò con una certa vittoria nelle iridi dorate.


Una volta rimasti soli, Bradley aprì il suo unico occhio pece sul viso giovane del sottoposto, indicandogli con una mano uno dei divanetti al centro del grande ufficio.
FullMetal si sedette in modo svogliato sul mobile di velluto nero, passandosi una mano fra le ciocche bionde e ribelli.
-Ti conosco da cinque anni, Edward, e so che sei identico a tuo padre, sia per carattere che per i lineamenti del viso.- iniziò il Furher, prendendo comodamente posto sul divano di fronte al ragazzo

Questo si prese quei pochi minuti per osservare il volto segnato da anni prestati al servizio militare, dell’uomo.
Piccole rughe facevano capolino accanto all’occhio di quel colore profondo.
Gli anni avanzavano, ma quella persona sapeva come combatterli al meglio. Un ottimo soldato e comandante.

-Lo so Signore…me lo ripete spesso- borbottò a sua volta Edward, rivolgendo lo sguardo da tutt’altra parte, mentre il Comandante Supremo accavallava la gamba destra sull’altra.
-Bene…saprai allora che nutro una profonda ammirazione per il suo lavoro qui al Quartier Generale e al fronte, come anche per i suoi ultimi istanti di vita.- un’altra pausa, che diedero la pelle d’oca al giovane Elric, che tutto voleva, se non ricordare in quel momento Hoenheim.
Bradley sembrò notare la cosa, e cercò di essere il più spiccio possibile, per non far riaffiorare il passato nella mente del sottoposto.
-Come per lui, provo un profondo affetto e rispetto anche per te e tuo fratello, che ho deciso di seguire, fin da quando vi ho visti la prima volta a Reesembol. Credimi, se ti dico che Alphonse starebbe bene sempre con te, Edward. Questo stupido conflitto è quasi alla fine, e ci vogliono persone giovani e ben preparate in momenti del genere- incrociò le braccia al petto -Sarò anche io in prima linea, e vicino a me voglio solo gente di cui mi possa fidare ciecamente.- concluse, chiudendo il suo unico occhio, mentre il maggiore degli Elric riportava le sue polle dorate su di lui.

Sapeva di essersi meritato anche una certa “amicizia” con il Furher, ma arrivare a dire che si fidava ciecamente di loro…beh, era una sorpresa.

-Tuo fratello non correrà alcun rischio. Come ti ho appena detto, siamo alla fine. È proprio questione di ultime strategie.- disse ancora Bradley, unendo le mani in una posizione comoda.
Capendo che queste sarebbero state le uniche parole ad uscire dalle labbra dell’uomo, Edward si alzò, sistemandosi invisibili pieghe sui pantaloni della divisa.
-Se posso, vorrei congedarmi, Signore- mormorò, con ancora nel tono di voce l’incertezza.
Il cenno d’assenso dell’altro gli diede il via libera, e con un saluto militare e viso serio si diresse verso la porta.

Oltrepassatala e chiusasela alle spalle, tirò un lungo e sofferto sospiro, passandosi una mano sul viso.
Si tirò indietro le ciocche dorate, guardando avanti a se con sguardo grave.

Promessa infranta.

Era un inutile idiota.


Con passo incerto si diresse nell’ufficio dove avrebbe trovato di sicuro Alphonse, intento a sistemare le ultime carte insieme ad uno dei suoi colleghi.
Mai tragitto fu più doloroso.
Stava per trascinare con se il suo Nii-chan in guerra….maledizione! Una guerra!
Non una scampagnata in cerca di funghi!
Ma un maledetto massacro!

Arrivato davanti alla porta, si diede un contegno, e poi l’aprì, sentendo subito aleggiare nella stanza il tipico odore di tabacco, proveniente dalla scrivania sullo sfondo, del Maggiore Jean Havoc.
-Colonnello!- saltò su questo, nel suo tipico saluto militare, mentre cercava di spegnere la sigaretta, colto alla sprovvista.
Con un gesto scocciato, Edward gli fece intendere di non badare a lui.
-Per questa volta ti concedo di dimezzare la tua vita e quella di chi ti circonda con quelle stramaledette cose- affermò il biondo, cercando con lo sguardo dorato il suo fratellino.

Questo venne su da dietro una grande pila di fogli e libri che stava controllando, con i fatidici occhialetti inforcati sul naso.
-Ehilà, Nii-san! Le tue urla hanno scosso l’intero Quartier Generale, tanto che il Tenente Mareg è arrivato stralunato a chiedere spiegazioni- lo prese in giro, mentre con l’indice destro si sistemava la montatura.
Edward si avvicinò al più giovane degli Elric, scompigliandogli la massa sempre in disordine di capelli, di una tonalità meno intensa del suo biondo.
-E tu che stai facendo lì dietro?- domandò perplesso questo, puntando gli occhi di miele sui titoli dei tomi, leggendoli velocemente.

Ciò che scoprì non gli alleggerì la notizia da dare.

Fascicoli interi di preparazione, resoconti velici sulla spedizione iniziale che aveva poi scatenato tutto quell’inferno giù a Sud e libri e libri di strategia erano in bella mostra sulla scrivania del fratello.
Qualcosa gli diceva che non era più di dominio personale il suo arruolamento.
-Come penso tu sappia già, dalla furia che stavi scatenando dal Furher, devo partire per il fronte ed è richiesta una certa preparazione…- parlò con voce tranquilla Alphonse, mentre Edward sentiva il sangue gelarsi nelle vene.
-Non è da prenderla alla leggera, Nii-chan - iniziò, ma fu subito fermato dall’altro.
-Lo so, lo so, e infatti vedi che mi sto sistemando?- sbatté più volte una mano su un fascicolo, mentre Jean buttava fuori una buona boccata di fumo….

…buona, per quanto lui diceva, sia chiaro….

…tutto contento che il suo capo gli aveva dato quella piccola libertà
-Al! Sembri uno che si sta preparando ad andare in villeggiatura!- affermò basito Edward, lasciandosi cadere con sofferenza sulla sedia della sua scrivania.
Il fratello minore lo guardò con un sopracciglio alzato, da dietro le fini lenti.
Con un gesto della mano, il Colonnello Elric lasciò cadere il discorso, ponendo la sua attenzione sulle ultime notizie riportate sul giornale.

Il danno ormai era bello che fatto. Né il Furher, né Alphonse sembravano essere inclini a rinunciare alla medesima cosa, così a lui toccava rimanere con le prese di coscienza.
Senza realmente vedere i grossi caratteri in grassetto nero con cui erano ripostati i titoli del quotidiano, pensò alla sua veloce visita a Reesembol

Non avrebbe mantenuto la promessa.


Havoc prese una pila di fogli bianchi, dopo aver spento il mozzicone nel posacenere sul suo banco di lavoro, dirigendosi alla porta per continuare il lavoro.
Alphonse era di nuovo immerso nella lettura e nella trascrizione di alcuni appunti sul suo quaderno, mentre il fratello di tanto in tanto gli tirava veloci occhiate.

Ora soli, in quell’ufficio, dove il silenzio veniva interrotto dal lieve frusciare delle pagine girate e dello scribacchiare veloce del minore dei due, Edward Elric si prese alcuni minuti per studiare il fratello.

Ormai più alto di lui di qualche spanna, ben piazzato ma non necessariamente di corporatura possente, anzi, dall’aspetto gracile e gentile.
Occhi luminosi e attenti, sempre pronti a ghermire parole riportate in un libro.
Mente attiva, parlantina calma e allenata a tergiversare con altri colleghi su tattiche e nuove strategie sul campo

Un ottimo conoscitore dell’alchimia applicata e scritta, e quant’altro….un ottimo studioso.

Peccava come soldato attivo.

Non aveva mai partecipato di persona ai massacri di cui invece il più grande si macchiava fin dentro all’anima.
Edward non l’avrebbe mai voluto vedere invischiato in cose di questo genere….

Ma a quanto pare, doveva essere destino di tutti gli Elric.

Lo vide sistemarsi per bene gli occhiali cascanti sul naso, mentre gli occhi di un oro meno intenso del suo, si puntavano su una qualche situazione riportata nel testo che non riusciva a cogliere, dato il corrugare della sua fronte.

-Nii-san…piantala di guardarmi- borbottò Al, mentre l’altro, colto sul fatto sbuffava e tornava con gli occhi sul giornale dove la scritta “Guerra del Sud: siamo ad una svolta definitiva?” svettavano con decisione in prima pagina.

Quei massacri si stavano portando via tutti…

In quel momento, al Colonnello Edward Elric non rimase che arrendersi, e lasciare che la mente si perdesse nei ricordi.











Note d‘Autrice:


Oh, buonsalve *-* sembrava che fossi sparita, ma invece noo XD (*viene pestata* n.d. tutti)(O-O *fugge* n.d. me)
Ehm…coff coff, allora A__A cosa dire? Non posso rimanere tranquilla e buona per troppo tempo XD tanto che appena conclusa (manca l‘Omake >.< n.d. Lilith)(lo soo >.< n.d. me) -I want you to Know- eccomi con una nuova fic A__A che nn so minimamente da dove sia spuntata XD

Allora, premetto subito che molte cose si scopriranno più avanti XD quindi fatevi tutte le domande che volete, da me non avrete anticipazioni bauahauahua *-* me malvagia *-*
Per ogni più piccola cosa ho la sua spiegazione (rendetevi conto che si è fatta lo schema v.v n.d. Ed)(Ti uccido ora se non taci…n.d.me)(*.* n.d.Ed)
Premetto anche che, da come avrete visto negli avvertimenti XD è una Roy/Ed, ma ci vorrà tanto di quel tempo che farete le ragnatele XD o almeno, nella fic sembrerà così XD visto che non so quanti capitoli saranno.

Messo in chiaro queste cosine, vi lascio ai commenti, che esigo v.v altrimenti libero i miei gatti infernali *-* ghghgh e me ne parto giovedì tutta contenta per la Francia *-* tre giorni di assoluto relax v.v prima della scuola ç_ç sigh.

Ah! Come al solito, a titoli faccio schifo v.v e quindi mi aggrappo sempre a qualche canzone che ascolto “leggermente” duecento volte al giorno XD in questo caso Away from the sun dei 3 Doors Down ^^ che mi sembra perfetto per come va la storia
Ultimissima cosa ç.ç poi fuggo XD non so bene cosa mettere come “Nota” se qualcuno ha un suggerimento, ben venga ^^

Bacionii ^-^ e commentate! (vi supplico ç-ç)(v.v n.d. Ed)

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Capitolo 2
*** -Occhi di miele, cuore di ghiaccio- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico (ma non da carie v.v)
Raiting: Giallo






-Occhi di miele, cuore di ghiaccio-





Ricorderò sempre le parole di mio padre.

-Gli incidenti capitano, Edward….è la vita-

Una lezione che è servita sia a me che a mio fratello, quando allora vedevamo ancora il mondo con gli occhi innocenti di bimbi ed estranei a cosa realmente c’era là fuori, pronto a ghermirci con i denti aguzzi e affilati.
Forse una lezione che ho compreso più io di lui.
Dipende dai punti di vista.


Non ho mai conosciuto veramente mio padre.
Nella mia tenera età, dove il sole era solo una grande palla gialla che si alzava luminosa oltre le montagne lontane, e che si abbassava quando bisognava infilarsi nei letti, sapevo solo che era una persona speciale.
Sapeva molte cose, era stato in molti posti, e aveva tantissimi libri polverosi e pieni di segni troppo complicati per capirne solamente una virgola.
A me e ad Alphonse bastava che ci prendesse sulle sue forti gambe e ci raccontasse storie fantasiose dei suoi innumerevoli viaggi.

Solo questo.

Teneva in una scatola della piccola soffitta che avevamo, piena di polvere e ragnatele appiccicose, un tesoro tutto nostro: lucenti medaglie con rilievi particolari e che a noi lasciavano sempre con le labbra l‘una staccata dall‘altra
Così….a bocca aperta a quel luccichio ancora bello e attraente.

E giocavamo con quei cimeli, stando attenti, perché rovinarne anche uno avrebbe messo nei nostri cuori una tristezza infinita, mentre papà avrebbe solamente riso e datoci una dolce pacca sulla spalla.
Per lui non erano altro che vecchi ricordi di un tempo ormai fuggito e che non avrebbero mai cambiato nulla.

La vita ci prende quasi sempre per i fondelli..

Se avessi avuto un età maggiore, l‘avrei pensato, mentre vedevo solo la schiena di mio padre in linea con quella dei due uomini in blu, allontanarsi lungo il sentiero con in mano una sacca di tela scura.

Per non fare più ritorno.

Ma allora non lo sapevamo.
Eravamo nella convinzione che il nostro papà sarebbe tornato su da quel viottolo, con la misera valigia che si era portato dietro, e un’altra medaglia da farci vedere e con cui giocare.


Niente medaglia

Niente padre.


Fu forse in quel momento, anzi, ne sono più che sicuro, che presi in mano tutto.
Nell‘inverno dei miei undici anni gettai quel viso sereno e col moccio al naso, per indossarne uno serio e pieno di decisione.
Avrei aiutato io nostra madre, e sarei diventato il perfetto uomo di casa, visto che ero il maggiore dei due figli.

Non accorgendomi che tutto quello che stavo facendo avrebbe rovinato per sempre la nostra famiglia.


Così, mentre io iniziavo il mio lento declino lontano dal sole e mio fratello, in silenzio mi seguiva, qualcosa di più terribile ghermiva nostra madre trascinandocela sempre più lontano e portandocene la consapevolezza solo troppo tardi.

La consapevolezza che il mondo era fatto solo di sangue e dolore, malattia e….morte.


Qualcosa che in quell‘inverno, non avevo ancora compreso.






Pianura di South City, campo 12



La grande distesa verde che si estendeva a perdita d‘occhio intorno alla città di South City appariva dall‘alto invasa da medi puntini di un blu scuro.
Le tende dell‘esercito di Central erano disposte in modo ordinato e quasi preciso in gruppi da trenta, gli uni distanti dagli altri di pochi metri, tanto da dare un senso di divisione
Ogni reparto aveva un proprio comandante, e tutti rispondevano ai due Colonnelli in carica e ai tre Generali principali.

Il campo numero 12, l‘ultimo appena stanziatosi nella grande pianura, si trovava proprio nelle retrovie dove in contemporanea era stata allestita la tenda centrale di comando.

Da questa, proprio in quel momento uscirono due giovani uomini, uno dal passo pesante e dai movimenti stizziti, l’altro che seguiva il primo un po’ impacciato e perplesso.
Attraversarono metà del campo, per raggiungere la tenda dove avevano radunato le proprie cose, osservati da molti occhi che si alzarono al loro passaggio.
Una volta giuntici, con fare stizzito Edward scansò in malo modo il tessuto dell’entrata, facendo pochi passi per ritrovarsi al riparo nella propria tenda, dove mollò un calcio alla prima cassa mezza vuota che gli capitò a tiro.
-Nii-san, vedi di calmarti- affermò Alphonse, lasciando andare alcuni fogli che teneva in mano, sul tavolino per potersi infine stiracchiare.

Avevano passato due buone ore dentro al “comando centrale”, immersi nella più elaborata discussione che poteva nascere fra i generali e i comandanti di tutto l’immenso esercito di Central, per cercare una soluzione all’enorme problema che si presentava davanti ai loro occhi.

La guerra era in stallo.

Un maledettissimo punto morto, che il caro King Bradley non aveva voluto sottolineare al giovane FullMetal, e che anzi, aveva amabilmente nascosto con la favola della “vittoria ormai in pugno“
-Sono tutti degli idioti! E più di tutti quel Archer di merda! Perché me lo devo sempre trovare fra i beneamati?!- urlò Edward, dando un altro calcio, con la gamba sana, alla cassa per poi lasciarsi cadere sulla brandina.

Altro piccolo punto dolente in quella già situazione terribile: il Generale Archer era partito esattamente qualche giorno prima di loro, precedendoli e così mettendo Edward in una posizione di svantaggio.
Perché, giusto essendo un Colonnello uno e Generale l‘altro, c‘era già una notevole differenza fra i due; la cosa sostanziale era che il maggiore degli Elric poteva avere più facilità di manovra delle truppe e degli altri generali, senza avere fra i piedi quell‘uomo orribile.
Aveva una buona capacità, Edward, nel portare in guerra gli uomini che a dir di molti si fidavano di lui, e altri Generali avrebbero ascoltato pazientemente le sue strategie, se non ci fosse stata quell‘ape fastidiosa che era Archer.

Le cose naturalmente dovevano essere sempre difficili, in momenti già così complicati.

-Nii-san, non puoi continuare a strillare così…non serve a nulla, e poi, cosa vorresti fare scusa? Il Generale Archer si è tirato dietro gli altri due come delle marionette. Non credo tu abbia molta speranza di poter ribaltare la situazione, oltremodo continuando a comportarti da bambino!- affermò Alphonse, mettendosi a posto gli occhiali cascanti.
Edward alzò il viso sul fratello e si tirò su di scatto, facendo pochi passi per essergli davanti.
Lo fronteggiò, anche se leggermente più basso di lui, come se i suoi occhi l‘avrebbero potuto incenerire con solo uno sguardo.
-Comportarmi da bambino!?? Ma Al! Li hai sentiti no?? Pensano di poter mandare al massacro una centinaia di uomini, come se niente fosse e senza neanche una buona strategia!? E io non dovrei fare il bambino?- continuò a strillare, tanto che l‘altro dovette massaggiarsi una tempia con due dita.
-Lo so, Nii-san, ma l‘unica cosa che puoi fare è comandare le tue truppe e basta. Son pur sempre tre Generali al servizio del Comandante Supremo, e tu un Colonnello. Devi sottostare alla gerarchia!-
-Me ne sbatto della Gerarchia, Al!- sbraitò Edward interrompendolo, e pestando l‘auto-mail alla gamba sinistra, a terra.
-Ottimo…e poi questo non è un comportamento da moccioso..- sbuffò Alphonse, incrociando le braccia al petto, alzando gli occhi al cielo.

Edward tacque, anche se il suo incontenibile orgoglio lottava furiosamente per venire fuori e investire il fratellino come una gigantesca onda anomala.
Il silenzio opprimente che era calato sui due fu interrotto dall‘arrivo di uno dei commilitoni facenti parte della truppa Elric.
-Signore, un dispaccio per lei- riferì solamente quando gli fu concesso di parlare, facendo il saluto militare e consegnando la busta sigillata al maggiore dei due fratelli.
Questo, dopo aver congedato il sottoposto, aprì con fare scocciato la lettera, e la lesse velocemente.

L‘irritazione già grande, crebbe ancora di più, se possibile, mano a mano che le dorate iridi scorrevano veloci sulle righe stampate.
Il seguente urlo di frustrazione e l‘ennesimo calcio alla cassa fecero sobbalzare Alphonse che, allarmato, prese la missiva dalle mani del suo Nii-san, e gli diede un accurata lettura

La comunicazione era chiara e precisa: il Furher sarebbe arrivato solo fra due settimane, con il resto dell‘artiglieria pesante e gli ultimi Alchimisti di Stato ancora in congedo

La guerra, dunque, sarebbe rimasta in stallo ancora per molto.


Il motivo per cui quel conflitto sembrava ad un punto morto, si doveva ricercare da entrambi i fronti: lo schieramento nemico si era praticamente barricato all’interno della piccola città di South City, che trovandosi per metà circondata dalla catena montuosa, era un vantaggio in favore militare.
La colpa era naturalmente dell’esercito di Amestris, che come un perfetto gregge di montoni, aveva dato la possibilità agli altri di rifugiarsi dietro alle solide mura cittadine.
Un’altra rilevante ovvietà era che tutti i cittadini di South City si erano schierati dalla parte della Resistenza, come si erano rivendicati il gruppo di rivoltosi che da più di sette anni stavano rodendo il fegato a quelli di Central, capovolgendo così l’intero conflitto.

Era rinomato che a South City ci fossero i migliori alchimisti e strateghi della zona.

Il capo dello schieramento nemico non era mai venuto fuori, a detta di Edward; un ombra che aveva la capacità di colpire duramente e di non farsi trovare facilmente.
Era stato un ottimo Generale nell’esercito di Amestris, prima di schierarsi contro, ancora per motivi a molti sconosciuti.

Una situazione, per farla breve, del cavolo.

-Dovremo quindi aspettare due settimane prima dell’arrivo dell’artiglieria pesante…- borbottò Alphonse, lasciando cadere la missiva sul tavolino, insieme alle altre carte.
Edward camminava furibondo in cerchio, tanto pesantemente che dette l’impressione di voler scavare un solco.
-Aspettare, Aspettare!! Ma come gli salta in mente?! Ogni giorno quei maledetti bastardi riescono in chissà quale modo a passarci sotto al naso e a commettere veri e propri sabotaggi nei nostri reggimenti! Qui urge una soluzione immediata! Una cosa studiata a pennello, e non campata per aria!- sbraitò, guardando il fratello che di tutta risposta ricontrollò le carte.

-Il problema principale sono i cannoni piazzati sui tetti delle prime case, che difendono egregiamente l’intero perimetro.- iniziò Alphonse, spostando la miriade di disegni e mappe della struttura di South City, su cui erano riportati i vari accorgimenti che molti erano riusciti a fare , prima di ritrovarsi una pallottola nello sterno.
-Amestris ha pensato che un azione di assedio avrebbe messo in poche settimane alle strette la città, non tenendo in considerazione che gli altri non sono assolutamente stupidi- continuò, indicando a Edward, ora fattosi vicino, un punto cerchiato da poco con un pennarello rosso, tra le montagne e il centro abitato.

La zona era più scura e aveva delle perfette forme squadrate.

-Cioè?- domandò, non capendo, il maggiore degli Elric, spostando il peso del corpo da una gamba all‘altra.
-Gli abitanti hanno la maggior parte delle coltivazioni a loro disposizione. È una tattica ben congegnata, che in caso di guerra e successivo assedio, avrebbe fornito agli abitanti una perfetta resistenza- spiegò, sistemandosi gli occhiali sul naso, incrociando poi le braccia al petto.
Edward annuì piano, studiando relativamente la cartina, senza venir a capo di una qualsiasi soluzione al loro problema.

Neanche la più piccola pecca.

-Quindi, sono tagliati fuori dal resto del mondo, ma avranno la pancia piena fino a che campano!- affermò, cercando un qualsiasi segno affermativo dall’altro, che annuì.
-Esattamente- disse, arrotolando le carte e prendendole fra le braccia -l’unica scelta è sbaragliare le loro difese, ma l’unica cosa che può farlo è l’artiglieria pesante, che porterà solo fra due settimane il Furher.- finì Alphonse, notando la rabbia e lo sconforto dipingersi sul volto del fratello.
-Siamo dunque inutili fino ad allora..- sbuffò, ricadendo mollemente sulla branda, mentre il suo Nii-chan si congedava e lo lasciava a rimuginare sui suoi pensieri.




***






Un rumore ovattato perforò per qualche secondo la cortina di fumo che aveva davanti agli occhi, lasciandolo intontito.
Da quando era diventato cieco?
Chiuse per l’ennesima volta gli occhi, prendendo un bel respiro, mentre altri rumori, questa volta molto più forti e vicini riuscirono a toglierlo del tutto dalle braccia di Morfeo.
Aprendo le palpebre e cercando di muovere di poco la testa, capì di essere sdraiato in malo modo sulla branda nella propria tenda.

Doveva essersi addormentato poco dopo la sfuriata con Al e il successivo studio dello schieramento e delle tattiche del nemico.

Accidenti, almeno due minuti di pausa poteva permetterseli? Aveva dovuto sopportare quello spocchioso uomo che era Frank Archer! Almeno un ovazione e un applauso gli erano di merito.

Tiratosi completamente su, si passò una mano nei capelli, sistemandosi per quel che poteva, mentre fuori sembrava esserci il finimondo.
Un soldato entrò trafelato dentro la tenda, seguito immediatamente da suo fratello.
-Signore! Deve venire subito!- affermò il primo, mettendosi sull‘attenti, mentre Edward cercava ancora di capire cosa diamine stesse succedendo, fermando il gran mal di testa che stava affiorando a poco a poco.
-Ed! La situazione è grave! Archer ha..- iniziò subito Alphonse, interrotto quasi immediatamente dal Nii-san, che a quell‘insopportabile nome, era scattato in piedi.

-Che diavolo ha fatto quell‘imbecille?!- domandò furioso, prendendo la giacca della divisa e indossandosela, senza chiedersi come e quando se l‘era tolta.
Uscì con passo svelto dalla tenda, seguito dagli altri due, mentre il fumo aveva iniziato ad alzarsi da poco più avanti.

Un inferno di fiamme si contrapponeva fra il loro accampamento e la città

Un fuoco semplicemente inverosimilmente alto e blu.

Rimase spaesato, Edward, mentre piccoli lampi azzurri partivano dalla base del terreno, e molti soldati scappavano terrorizzati.
Ne fermò uno, sbattendolo malamente contro un gruppo di casse ben incolonnate, guardandolo con gli occhi di miele che sfioravano la freddezza del ghiaccio.
-Che cavolo sta succedendo?!-sbraitò, raggiunto subito da Alphonse, che cercò di calmarlo.
Il sottoposto guardava il suo superiore con occhi sbarrati dal terrore, facendo fatica a riordinare le idee nel minor tempo possibile.
-Non lo…non lo sappiamo, Signore!- affermò, facendo malamente il saluto militare, rimanendo fermo nella presa ferrea del Colonnello Elric.
-Archer, signore! Il Generale Archer ha mandato un gruppo ben composto, fra alchimisti e soldati semplici, contro la parte ovest della città- si intromise velocemente l‘altro militare, affiancando il minore degli Elric.

Edward mollò la presa su quello che teneva letteralmente impuntato contro le casse, rivolgendo così tutta la sua attenzione a quello che era arrivato per primo.
I dorati occhi sembravano eguagliare quelle azzurre fiamme, tanto bruciavano di rabbia.
-Quell‘idiota!! Lo sapevo che non mi avrebbero ascoltato! Cretini che non sono altro!- gridò furioso il biondo, riprendendo a camminare con passo veloce verso la zona attaccata.

Il fratello lo seguiva, cercando di tenere il passo, mentre altri soldati si fiondavano nella direzione opposta a quella dove stavano procedendo loro, gridando e facendo segni troppo veloci per essere separate e messe in un ordine logico.
Quando finalmente Edward si fermò, osservò il grande macello che si era venuto a creare poco più avanti, nella parte di piana libera fra la città e il loro accampamento

Le fiamme lambivano molta parte della terra, senza però lasciare segni di incendio su questa, mentre strani accumoli di…cenere? Si, erano sparsi un po’ ovunque.
Alphonse trattenne il fiato, mentre si fermava accanto al fratello, guardando con orrore quegli ammassi indefiniti, riconoscendoli come persone ormai completamente bruciate.
Nessuno dei due parlava, mentre alcuni soldati stavano tentando di spegnere le fiamme azzurre con getti d’acqua.
-Perché….non usano l’Alchimia!- affermò Al, stringendo la manica destra della divisa di Edward, mentre questo digrignava i denti, osservando l’uomo che si fece più vicino a loro.

Frank Archer si fermò con passo tranquillo, in contrapposizione all’inferno che avveniva poco più avanti, con un leggero sorrisino sulle labbra.
-Brutto idiota! Che diavolo avete fatto?!- gridò frustato Edward, cercando di saltare addosso all’uomo, trattenuto però da Alphonse.
Questo, intuendo la reazione del suo Nii-san, l’aveva prontamente afferrato per le braccia.
-Colonnello Elric! È questo il modo di rivolgersi ad un suo superiore?- domandò, tranquillo Archer, portando comodamente le braccia dietro la schiena.

“È il modo migliore di rivolgersi ad un verme come te!” pensò il biondo, trattenendosi dall’esprimere quella personale affermazione a parole.
Cercando di darsi una calmata e un contegno, FullMetal si liberò gentilmente della presa di suo fratello, portando le braccia conserte.
-Mi dica, Generale Archer…che cos’è accaduto qui?- domandò di nuovo, guardando con occhi di fuoco l’uomo mentre rimaneva impassibile, leggermente divertito del suo cambio d’umore.
-Una semplice reazione alchemica- fu la sua risposta, indicando verso l’inferno che ora stava man mano diminuendo, fino a che la fiamma azzurra non si spense del tutto.

Alcuni soldati presero coraggio e cercarono di raggiungere quello che rimaneva dei corpi dei loro commilitoni, ormai un mucchio di carne bruciata, o peggio, cenere.
-Una reazione alchemica?- ripeté incredulo Alphonse, mentre Edward si massaggiava gli occhi con il pollice e l’indice della mano sinistra.
-Il Generale Hammer ha voluto fare di testa sua attaccando con metà del suo reggimento, e dei suoi alchimisti migliori, le difese poste sulla porta principale della città- spiegò Archer fermato subito dal maggiore degli Elric che, quasi sputandogli addosso, lo guardò con sfida e malcelata ira.
-E lei naturalmente ha pensato bene di tacere, vero?- chiese, senza remore, notando il luccichio sinistro negli occhi dell’uomo.
-Ognuno è libero di fare quello che vuole della propria vita. Se il Generale era tanto cieco da non capirne il trucco, allora è una pedina difettosa in meno da seguire.- sentenziò, spostando il peso del corpo sulla gamba sinistra, tenendo sempre quell’espressione strafottente sul viso.

Edward fu trattenuto per la seconda volta dal fratello, prima che potesse zompare addosso al Generale e spaccargli la faccia, mentre questo sprezzante del pericolo che correva, proseguì nelle sue constatazioni personali, per nulla scosso.
-Sei fortunato che ci sia tuo fratello a tenerti a bada, FullMetal; me lo terrei ben stretto se fossi in te- sogghignò avvicinandosi al viso, o per meglio dire all’orecchio destro, del biondino -Non ci sarà sempre Alphonse o il Furher a pararti il culo, Elric…. Vedi di tenerlo ben presente.- fece una piccola pausa, gustandosi il basso ringhio frustato che provenne dal ragazzo, prima di proseguire -Io mi guarderei le spalle- finì, sussurrando malevolo, prima di allontanarsi e tornare all’accampamento.

Edward si liberò della presa di Al, rimanendo a guardare il punto dove il bastardo era sparito, prima di rivolgere la sua attenzione ad un soldato appena giunto, per sbollire la rabbia.
-Signore, Il Generale Hammer è stato trovato vivo ma in gravi condizioni fisiche. Ha chiesto di lei.- riferì velocemente, rimanendo poi in attesa.
Alphonse si fece vicino al fratello, e posatagli una mano sulla spalla sinistra, attirò i suoi occhi su di se.
-Vado a dare una mano per cercare altri sopravvissuti e poi vedo di capire esattamente cos’è successo. Tu vedi di chiedere qualcosa al Generale.- disse, vedendo il suo Nii-san annuire, ancora leggermente infuriato.

Rimasto solo, Edward seguì il soldato, facendosi guidare fino alla tenda dove avevano portato il corpo di Hammer, sentendo ancora le parole del bastardo rimbombargli in testa.

Me lo terrei stretto se fossi in te

Si morse il labbro inferiore, mentre superava l‘entrata della tenda medica.

Io mi guarderei le spalle

Oh, certo,….non era una novità per lui rischiare la vita sul campo.
La gamba e il braccio erano la testimonianza che già una volta avevano tentato di fargli la pelle.
Avrebbe messo la mano sana sul fuoco, indicando come artefice di tutto quel verme di Archer.

Un esplosione nemica, accidentale…..dire “Tentato omicidio” forse faceva più scena.

La cosa che però dava più fastidio ad Edward, mentre aspettava che il dottore gli permettesse di avvicinarsi al Generale, completamente ustionato e bendato in vari punti, era che Archer aveva nominato Alphonse.
Gli rodeva il fatto che avesse solamente pensato di far uscire da quelle labbra indegne il nome del suo Nii-chan, minacciandolo silenziosamente.
-Generale Hammer….riesce a sentirmi?- parlò piano, Edward, sedendosi sullo sgabello accanto alla branda dove avevano sdraiato l’uomo.

Allan Hammer era un uomo di corporatura notevole, dai folti capelli rossicci, sempre ben tirati all‘indietro dal gel, e sempre in perfetto ordine.
Un paio di perfetti baffi curati, un tempo facevano mostra su un viso dai lineamenti duri, ma dal sorriso affabile e disponibile.

Ora rimaneva ben poco sul volto per la maggior parte bruciato e pieno di escoriazioni.

Gli occhi un tempo verdi, erano ora velati da una platina bianco cenere, dove la pupilla si muoveva lentamente e cieca, in cerca della persona che gli stava parlando.
La mano del Generale si mosse, riuscendo ad afferrare il braccio di Edward, dopo due tentativi che si chiudeva a vuoto.
-C…..colonnel….Elric…..- biascicò a fatica, come se la gola fosse totalmente arsa e la voce fosse stata portata via.
-Si, Generale Hammer, sono qui.- mormorò Edward cercando di tranquillizzarlo, mentre la presa dell’uomo, solo pochi istanti prima tremante, si accentuava.
-Il….i…il nemico…alch…- ingoiò un paio di volte, cercando di sollevarsi, senza successo -….ha…bo….bombe alchem….- continuò, puntando i suoi occhi ciechi sul viso di FullMetal, mentre questo si tirava in piedi e più vicino a lui.
-Bombe…alchemiche?- domando, incredulo, vedendo il Generale annuire a fatica.
-Sono…sono espi…esplose a reazione dell’alc…alchimia usata dai..miei uomini- buttò fuori tutto d’un fiato, aggrappandosi disperatamente al braccio del giovane.

Edward stava cercando di ragionare velocemente sulle parole appena affermate dall’uomo.
Bombe Alchemiche….certo, ne aveva sentito parlare, ma non credeva che gli uomini di South City avessero avuto la brillante idea di posizionarle proprio così vicino alla città, per meglio dire sopra.
Riportò l’attenzione su Hammer, e gli pose una mano sul quella bendata di lui, che lo teneva saldo nella sua morsa.
-Si, Generale….ho capito. Cerchi di rispondermi ora…la vostra azione, è stata volontaria o siete stato istigato da qualcuno?- una domanda semplice e perfetta.

Edward sperava nella seconda risposta.

Con lui c’era il medico del campo e un infermiera; da solo non avrebbe potuto avanzare l’accusa contro Archer, di sicuro l’autore di tutto, visto il cattivo sangue che correva fra di loro.
Ma con due testimoni, tutto cambiava.

Il Generale prese fiato, aprendo la bocca arsa e completamente screpolata per rispondere, ma il corpo e la mente non ressero al troppo dolore, forse colpa dell’effetto degli antidolorifici che stava sparendo, e perse i sensi.
Il dottore appoggiò una mano sulla spalla del maggiore degli Elric, chiedendogli gentilmente di lasciar riposare quella povera anima, e che l’avrebbe potuto interrogare più tardi quando si sarebbe ripreso.

Edward così uscì, con passo lento, dalla tenda medica.
Rimuginò sui vari pensieri che gli attraversavano la mente, intanto che si avviava lungo la via, in mezzo alle tende, fino alla sua dove trovò Alphonse intento sulle proprie carte.
-Nii-san…giusto in tempo! Vieni qui e dimmi cos’hai scoperto- disse, alzando la testa dalle cartine, mentre si rimetteva gli occhiali.
FullMetal osservò il viso tondo e dai lineamenti ben definiti del fratello, guardando con una certa nota dolente il gesto del Nii-chan, con la pulitura delle lenti.

Era sempre colpa sua….

L’aveva portato con se in quell’orrore, e molto prima gli aveva tolto la vista…

O almeno questo si ripeteva lui, anche se era stato un incidente per niente legato alla sua persona.

-Il Generale ha parlato di Bombe Alchemiche….- mormorò, sedendosi sulla cassa che qualche ora prima si era divertito, nella sua ira, a prendere a calci.
-Bombe…Alchemiche? Esistono davvero?- domandò perplesso Alphonse, poggiando i gomiti sul tavolino, dove carte di ogni tipo erano di nuovo sparse alla rinfusa.
Edward incrociò le braccia al petto, sospirando piano mentre si ritrovò ad annuire -Ne sentì parlare nella guerra su ad Ovest. Sono particolari congegni che si attivano quando nelle vicinanze avviene una reazione alchemica…- spiegò velocemente, guardando negli occhi il suo Nii-chan, che pendeva dalle sue labbra.

Certo, questo cambiava molte cose.
L’idea dei Generali, di attaccare in massa le porte della città poteva benissimo essere archiviata, grazie anche alla dimostrazione delle truppe del Generale Hammer.

-Dunque siamo punto e a capo…bisogna aspettare il Furher e l’artiglieria pesante.- affermò Alphonse, appoggiandosi meglio al ripiano di legno, togliendosi gli occhiali e lasciandoli su di esso.
Edward annuì piano, socchiudendo gli occhi.
Doveva esserci un modo per raggirare quella maledetta situazione.
Come facevano, dopotutto, i militari di South City ad uscire e sabotarli, senza passare davanti ai loro posti di blocco?

-Stavo controllando alcuni punti che non tornavano sulla cartina…- così Alphonse attirò l’attenzione del fratello, di nuovo su di se.
-Quali?- domandò questo, sporgendosi per poter meglio vedere.
Al indicò tre punti cerchiati, dove erano stati riportati dei strani quadrati neri.
-Sembrerebbero come delle….capanne?- sparò lì Edward, prendendo altre cartine, e notando la stessa cosa.
Alphonse annuì, picchiettando con l’indice i tre punti principali, ai lati della città
-Un sopraluogo veloce non li aveva evidenziati. Vedi? Sono immersi completamente nella vegetazione. Se non li segnavo io, credo che non ce ne saremmo mai accorti.- spiegò velocemente Al, mettendosi anche lui a braccia conserte.

-Bisognerebbe fare un sopralluogo più accurato, Nii-san…- mormorò, vedendo il viso perplesso di Edward
-Il problema è che dobbiamo sempre far rapporto ai capi…e mi rode l‘idea che Archer ci sguazzerà sopra come un pesce…- borbottò, alzandosi in piedi.
-Credi che il Generale Hammer sia stato spinto da Archer ad attaccare la città?- si arrischiò a chiedere Alphonse, vedendo il fratello annuire quasi subito.
-Ma non credi che….sia un controsenso? Cioè…perché dovrebbe portare alla sconfitta un intero reggimento più un Generale del suo stesso esercito?- domandò perplesso il biondino.

Edward si appoggiò con un piedi alla cassa dove poco prima era seduto, sospirando piano.
-Quell‘uomo farebbe di tutto per salire di potere. Sbaragliare perfettamente i suoi avversari è una strategia subdola ma perfetta….proprio te, Al, dovresti capirlo- spiegò FullMetal, sorridendo verso il suo Nii-chan, che con un sospiro si rimise gli occhiali.
-Gli uomini e il loro profitto personale…- borbottò, alzandosi e risistemando tutto.
-Tranquillo Al….ormai ce l‘ho in pugno!- affermò di botto Edward, con un luccichio negli occhi.

Questo lasciò ancora più spaesato il più giovane, che si girò a guardarlo, riportando così l‘attenzione su di lui.
-In che senso?-
Il maggiore degli Elric lo guardò di sbieco, con un sorrisino poco rassicurante, di vittoria.
-Hammer non è mai stato un uomo stupido. Se ha mosso contro la città, ha avuto i suoi buoni motivi, penso…..ma se questi fantomatici motivi fossero stati inculcati da quella serpe di Archer? Hai visto che era lui che continuava durante il consiglio militare, a spingere gli altri ad una rappresagli veloce e compatta!- spiegò, allargando le braccia, convinto della sua prova schiacciante.

Alphonse si ritrovò ad annuire, trovando nelle parole del fratello il fondo di verità.

Frank Archer non aveva sprecato parola, se non per continuare a spronare gli altri.
-Ma come farai a dimostrarlo?- domandò, alzando un sopracciglio, mentre si sistemava la montatura sul naso.
-Hammer stesso me lo dirà, appena avrà ripreso le forze. Se poi avrò accanto a me alcuni testimoni, potrò benissimo inchiodare Archer e le sue cretinate, davanti a tutta la corte marziale!- pestò il piede sulla cassa, lasciandole fare un leggero rumore screpolante, mentre fuori qualcuno tossì, chiedendo il permesso di entrare.

Alphonse si alzò, portando la sua attenzione all‘entrata della tenda, dove fece il suo ingresso Jean Havoc, con fra le labbra l‘inconfondibile sigaretta.
-Colonnello Elric, Signore.- salutò con un veloce gesto militare il maggiore dei due, girandosi poi verso l‘altro, facendo lo stesso.
-Riposo, riposo…Cosa c‘è Havoc?- domandò subito Edward, tralasciando l‘odore di fumo che si espanse per tutta la sua tenda, colpa della maledetta sigaretta del suo sottoposto.
-Il medico mi ha chiesto di informarla sulle condizioni del Generale Hammer, Signore.- rispose questo, rilassandosi dalla postura di saluto e prendendo la cicca dalle labbra.

Il buon rapporto che correva fra i tre, di solida amicizia, poteva benissimo tralasciare le formalità, che a detta di Edward, aveva sempre odiato.
-Si è svegliato?- domandò speranzoso FullMetal, cercando una qualche risposta nel viso del sottoposto, che facendo una piccola smorfia contrariata, scosse la testa.

-Decisamente no, Signore. Pochi minuti fa è stato dichiarato deceduto.- affermò Havoc, lasciando che nella tenda scendesse un silenzio tombale, perfetto per quel momento.


Fu in quel momento, forse, dopo che i suoi sogni di riconquista si erano lentamente spenti e dopo che aveva fatto uscire i due presenti dalla tenda, che capì che la sfortuna aveva preso in simpatia la sua famiglia ormai dall‘inizio della sua vita.

Abbandonato sulla sua branda, con una mano posata sugli occhi, lasciava che pensieri e memorie prendessero ancora il sopravvento della sua mente, ora stanca della giornata appena iniziata sul fronte










Note d‘Autrice:


E finalmente, dopo settimane intere di crisi di nervi e blocchi di scrittura, ecco che ce la fece a postare XDD

Anche se l’idea di base era nella mia mente dall’inizio v.v metterlo a parole è stata una cosa da mangiarsi le ditina dalla rabbia v.v
L’ispirazione ha deciso di lasciarmi a metà, facendomi ciao ciao XD poi fra scuola e cosplay, mi son persa v.v’’ chiedo umilmente perdono ç.ç
Cmq! Andiamo avanti XD come potete vedere, anche qui un piccolo ricordo è stato svelato, ma davvero poco^^ buahauahua *-* mi diverto. Credo di aver già detto che la ficciola sarà strutturata per metà all’inizio sui ricordi del nostro caro FullMetal, che mi diverto a strapazzare ^^

uhuhuh chi domanda di Roy, mi spiace, ma dovrete attendere ancora un paio di capitoletti….o forse uno *-* prima della sua comparsa..ahahah! Me crudele *_* gna! (noo, sei solo pazza o.o n.d. Ed)(<__<…n.d.me)

Un bacio a tutti coloro che leggeranno e che mi faranno l’immenso piacere di commentare questa mia nuova pazzia ^^ spero di aggiornare con più regolarità v.v chiedo ancora scusa *indica la scuola, con ditino tremante* colpa sua ç.ç




Mi raccomando *-* più commenti e più mi sentirò spronata a continuare XDD
Gni *-*




Ringraziameti:

FightClub: shiii, voglio un Lucano *-* buahauaha guarda, me scrive ovunque c’è posto XD figurati che la fine di questo l’ho scritta mentre ero seduta su una panchina in un supermercato in Svizzera, che aspettavo i miei XD bauahauah *-* dappertutto! Sisi XD grazie tata *-* un paciosissimo *-* e no, grazie XD tieni i gatti malefici XD ghghgh


saku_chan the crazy dreamers: ehh si, anni e anni di giochi e letture strategiche mi hanno fatto venir voglia di cimentarmi in questa nuova ficciola *-* indi, che guerra sia v.v e naturalmente deve esserci il rompiscatole di turno >__> *indica Archer* XD e nn solo lui XD ma me ha bocca cucita *-*
Spero di aver fatto leggermente capire come è morta Trisha ç.ç cara donna, mentre per Roy, mia cara XD sopporta ancora un po’ la sua assenza XD bacio^^


Aki_: eehh, Postpostpost francia XD dunque, Roy….l’uomo da tutte desiderato XD ghghgh *fa pat pat sulla spalla del moro, tenuto segregato dietro le sbarre* arriverà XD tranquilla XD e saprà farsi riconoscere *-* gni! Contenta che ti abbia interessato questa mia nuova pazzia ^-^ buahauha sii Al sta bnissimo più alto di Ed *-* (gnooooooooooo >.< n.d. Ed)(ahah! N.d. me *-*) dimmi se ti è piaciuto questo ^^ bacio!


Elmeren kun: so di averti in pugno, mia cara *-* bauahuahau *tiene legato vicino a se Al* ghghghg, vedi che so cosa piace alle mie care fan? XD ghghgh tranquilla, credo che Winry non avrà più spazio libero….forse….chissà *-* huhuhuh XD
Gnooo XDD che razza di coppie ti inventi XD my God v.v’ vedi che Bradley ha il fascino dell’infame? XD *-* ehh, mi spiace ma è una RoyxEd, indi Mustang farà la sua comparsa, prima o poi XD



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Capitolo 3
*** -Grido nell'oscurità- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico (ma non da carie v.v)
Raiting: Giallo






-Grido nell‘oscurità-





Avevo sempre pensato che io e Alphonse fossimo legati da un filo indissolubile, anche se eravamo nati con due anni e qualche mese di differenza.
Questa mia convinzione si fece più forte al mio ritorno dalla prima guerra a cui presi parte.

Ricorderò sempre quella tiepida mattina, mentre i primi passeri aprivano gli occhietti al loro nuovo giorno, e i girasoli decidevano di alzare le grandi e gialle corolle verso il sole.
Arrivavo con passo malfermo, aiutato da un ottimo soldato che aveva subito preso in simpatia il mio caratteraccio durante i giorni che ci avevano uniti nel conflitto, su per il sentiero che portava a casa.
Vedevo già Winry sulla porta che con le braccia conserte che tratteneva le labbra dal tremare e le lacrime oltre gli occhi.

Aveva sempre voluto dimostrare di essere una ragazza forte e capace, nascondendoci molto spesso i grossi lacrimoni che da piccoli le volevano sempre scappar fuori ad ogni caduta.
È questo che avevo sempre apprezzato in lei….unicamente questo.

In quel momento mi ripetevo continuamente il grande discorso che mi ero preparato a fare, una volta varcata la soglia di quella che era stata la casa mia e di Alphonse, da quando nostra madre era scomparsa.


Era mancata un anno dopo nostro padre, per una malattia degenerativa che aveva sempre combattuto con grande forza di volontà
Questa però era venuta meno, alla notizia della scomparsa di suo marito e la consapevolezza che i suoi figli si stavano facendo sempre più simili a lui.


Forse se fossimo stati più “presenti” e l’avessimo seguita di più, non ci avrebbe mai abbandonato.

Non lo sapremo mai…

Quando fui pronto ad esporre il mio discorso accuratamente preparato, le parole mi morirono in gola.
Non ero più tanto sicuro di sorridere con fare affabile e strafottente e venirmene fuori con un “ciao“, esponendo una delle mirabili stronzate che mi avrebbero salvato da una lavata di capo.

Semplicemente abbassai la testa, trovando nei miei stivali imbrattati di fango qualcosa di estremamente interessante, sentendo il sospiro di sufficienza di Havoc vicino a me
Era stato un ottimo compagno di armi, ed avevamo affrontato insieme delle situazioni davvero problematiche: l‘avevo conosciuto uno dei primi giorni al fronte e subito, come detto prima, mi aveva preso in simpatia.
Un tipo dal carattere mite, ma un gran soldato

Ancora adesso mi chiedo come uno come lui possa essere finito nell’esercito.

Comunque, il problema del silenzio perenne che si era venuto a creare fra noi tre, piccoli umani, fu interrotto bruscamente dalla voce di Winry che sembrò risvegliarmi.
-Avanti, entrate…- disse solamente, facendosi da parte e permettendo a Jean di trascinarmi dentro.

Fu una delle prime e aggiungo ultime volte che rimasi con la testa bassa

Dentro tutto era così caloroso e familiare, che il dolore che avevo provato per quel viaggio si assopì in un minuto.
Se fosse stato per altri, sarei dovuto rimanere su un bel letto di ospedale, finchè non mi fossi ripreso

Ma se volevo tornare alla mia vita, o per meglio dire, alla mia “missione” che mi ero prefissato nella mente, dovevo andare a Reesembol
Solo lì qualcuno avrebbe potuto aiutarmi completamente.

Ero tornato a casa solo per due motivi:
1- dimostrare che ero vivo, poter ripercorrere all’incontrario il sentiero sul quale mio padre aveva camminato in una sola direzione;
2- ottenere una nuova possibilità di vita.
E questa seconda cosa potevano darmela solo zia Pinako, Winry e i loro auto-mail.

Un incidente avvenuto sul finire della guerra mi aveva lasciato così, senza una gamba e un braccio…..persi per colpa di una maledetta esplosione.

Ancora oggi ricordo esattamente il terribile botto che mi lasciò sordo per diversi minuti, avvenuto solo una decina di metri più avanti, e il dolore ai miei due arti e in diversi punti del corpo.
Qualcuno aveva tentato di salvarmi in extremis, ma proiettili di ferro e sassi mi avevano comunque colpito, senza lasciarmi indifferente.

So per certo che qualcuno mi coprì dall’onda d’urto che mi investì, per una manciata di secondi, ma ho solo un vago ricordo del suo viso…..un ombra indistinta, difficile ora da riportare alla memoria.
Quando ero riuscito a mettere a fuoco la situazione, dopo aver chiuso per qualche minuto gli occhi, mi ero ritrovato il Comandante Supremo a sorridere con sguardo di sufficienza.
Le parole gli uscirono chiare dalle labbra, che ancora me le ricordo.
-Pellaccia dura, ragazzo….proprio come tuo padre.-

Era lui la persona che mi aveva salvato la vita e fu per questo che divenni io a mia volta la sua ombra, nell‘esercito.


Come dicevo…dentro quella piccola cucina trovai tutto l‘affetto che mi era mancato in quei mesi, di guerra.
Vi trovai mio fratello, alto più di me, sorridente….e con qualcosa che non ricordavo.
Appoggiati sul naso una montatura leggera e due lenti fini e pulite: perché aveva gli occhiali?
Fu questo che mi domandai, e il suo sorriso radioso mi lasciò spaesato.

Lo venni a sapere solo una settimana dopo dal mio intervento.

Disteso sul letto, a recuperare ancora per il dolore subito con l‘installazione degli Auto-mail, e l‘antibiotico a stordirmi leggermente, sentii direttamente dalle sue labbra come aveva perso metà della sua vista.
Un esperimento in alchimia…..un semplice e banale errore.

Lo stesso identico giorno in cui io mi ritrovai coinvolto nell‘esplosione

Eravamo legati dalla stessa identica sfortuna….me lo sono sempre ripetuto, in quei giorni di completo abbandono.
Ed era tutta colpa mia e della mia insaziabile voglia di vendetta.

Perché quel cammino che avevo intrapreso era solo e unicamente per quella missione assurda formatasi nel mio cuore.
Da quel giorno ho sempre cercato di tenere alla larga mio fratello…non volevo che tutto quello che stava avvolgendo me prendesse ancora la sua innocente esistenza.

Mai più ho abbassato il viso, o mi sono lasciato trovare sconfitto e debole davanti a qualcuno.

Ho creduto davvero di poter essere più forte anche del destino stesso.


Non sapevo che questo rideva beffardo, pronto a ghermire le nostre vite, in un futuro troppo vicino

Ancora una volta avrei dovuto abbassare la testa e mostrarmi debole.


All’età di soli 17 anni, non mi rendevo conto di quello che si stava per preparare sul nostro lungo e insidioso cammino
Ne ero all‘oscuro….






Pianura di South City, campo 12
Tre anni dopo



Una settimana, dopo gli ultimi fatti





Quella giornata doveva rientrare negli annali dell’esercito.

Finalmente un attacco, anche se minino, era giunto a notte fonda.
Da non si sa dove e non si sa come (e già questo era da registrare nei diari di guerra sotto la voce “incompetenza militare“) una trentina di soldati nemici avevano fatto breccia sul lato destro dell’accampamento numero 18, poco più avanti di quello dove erano situati Edward e Alphonse, che in quel momento stavano giusto tornando alla loro tenda.

Al maggiore degli Elric si erano illuminate le polle ambrate, tanto l’adrenalina aveva preso a scorrere nelle sue vene, stordendolo.

Finalmente poteva menare le mani dopo settimane di inattività.

Mentre metà dell’accampamento era nel panico e molti commilitoni cadevano sotto i colpi precisi, Edward non perse tempo, e gridati pochi ma autoritari ordini, riuscì in men che non si dica a riportare il senno nei suoi uomini e partire al contrattacco.
Più di un proiettile sfiorò il suo viso, colpendo però infine solo l‘aria e lasciando lui incolume.
Si era buttato con intrepido coraggio nella mischia, menando pugni o recidendo con precisi colpi giugulari e braccia grazie all‘auto-mail trasmutato.

Questa era la guerra

Non era il momento dei sentimentalismi….non lo era mai stato.
Aveva imparato fin dal primo scontro al quale aveva partecipato, che un momento di debolezza o di disattenzione, potevano spedirti in men che non si dica al creatore.

Lui non era ancora pronto con se stesso da lasciare quella vita e stringere una probabile mano a un probabile Dio.

Non lo faceva per divertimento….non recideva vite umane per la sua smania di sangue o potere.

O loro o lui.

Semplicemente.

Se fosse stato per lui, quella guerra non sarebbe neanche iniziata….

Ma non era lui che guidava le redini del paese.

Lo scontro fu estenuante e pesante; il minimo sbaglio di calcolo poteva lasciare non poche ferite sui corpi di ognuno, e di questo tutti ne erano consapevoli.
Chi con la pistola, chi con l‘arma bianca che portavano ben saldate alle cinture alla vita, difendeva la propria esistenza con i denti.

Il terreno in poco tempo riluceva di una sostanza che alla pallida luce della luna, che a fatica varcava le soglie di nuvole grigie disperse nel cielo, e alla luce dei falò degli accampamenti fu riconosciuta come sangue.
Sangue delle vittime che sotto i colpi di entrambi gli schieramenti, cadevano esamini.

La resistenza che diedero entrambi i fronti fu spietata, e molti trasmutazioni vennero effettuate, prima che uno dei due contingenti ebbe la meglio sull’altro.

Alphonse all’inizio del caos, aveva lasciato subito i pochi scritti che si era portato dietro, quando erano diretti alla loro tenda, afferrando velocemente la pistola e sparando pochi colpi mirati più che altro a ferire.
In quel momento Edward si era reso conto di quanto il suo Nii-chan fosse cresciuto….
Quanto fosse cambiato da quando giocavano spensieratamente sui campi di Reesembol, o studiavano insieme alchimia al Quartier Generale.

Alphonse era cresciuto dentro di se, e aveva abbandonato, come lui, quell’indole ingenua e semplicista….anche se questa in più di un occasione veniva a galla, riportando davanti al maggiore degli Elric il vecchio Al.

Ora insieme, portavano il nemico ad indietreggiare fino al limite dell’accampamento, dove uno spiazzo aperto li divideva dall’inizio del fitto bosco.
-Stringete sul fianco est! Non devono trovare via di fuga!- sbraitò Edward, sbattendo le mani per formare così un muro dietro ai pochi sopravvissuti, che trovarono così la via di salvezza sbarrata.
Un altro ordine fu urlato nella confusione, e un manipolo di uomini a destra degli Elric sopraggiunsero e spararono ai primi due ribelli che si trovavano a tiro.
Il sangue schizzò con prepotenza dalle loro membra, che senza ormai più vita si accasciarono a terra, accompagnati dalle urla di frustrazione dei compagni.
-FERMII!! CHE DIAVOLO FATE!- sbraitò il Colonnello Elric, mentre con un assoluto sangue freddo e forse un po’ di sana follia, si buttò avanti ai nemici sopravvissuti difendendoli con il proprio corpo.
Alphonse radunò gli uomini della loro truppa, facendo così in modo che i due schieramenti dello stesso esercito, si trovarono a confronto.
-Allora! Mi volete spiegare che diamine volevate fare?? Non è un’azione di carneficina, questa!!- gridò infuriato Edward, mentre una figura avanzava in mezzo ai commilitoni, che non avevano ancora abbassato le armi.

Più di venti fucili erano puntati contro di loro, fermi ed immobili, perfettamente allineati.
In mezzo ad essi fece la sua comparsa Frank Archer, che per nulla colpito dall’azione di Edward, rimaneva con lo sprezzante sorrisino dipinto sul viso.
-Colonnello Elric! Si tolga di mezzo! Non vede che intralcia un legale ordine del comando?- disse per nulla toccato, notando anche alle poche luci presenti, il volto del biondino contrarsi dalla rabbia.
-Un legale ordine del comando? Non dica idiozie, Generale! Questi uomini sono alle strette e perfettamente in nostre mani. Possono essere fonte di informazioni preziose!- rispose di rimando, stringendo i pugni e i denti, per non attaccare volutamente il superiore.

Una leggera pioggerellina iniziò a scivolare giù dal cielo, inondano il campo e il mondo sottostante con un freddo clima autunnale.
Si insinuava attraverso i colletti alzati e rigidi delle divise scure, toccando la pelle della schiena in modo da provocare lunghi brividi ad ogni uomo presente, sia che fosse vinto che vincitore.
-Come ho detto, Colonnello, il Comando centrale è stato chiaro su questo punto…nessuno prigioniero- Archer sibilò quelle ultime due parole fra i denti, vedendo di sottolinearle per bene.

Alphonse era immobile, con accanto Havoc e altri della truppa Elric, immobili e pronti a tutto.
Vedeva il fratello tremare visibilmente infuriato da ciò che stava accadendo; non era concepibile una direttiva del genere.
Il più giovane portò gli occhi sulla schiena contratta e immobile del suo Nii-san, quasi potendo avvertire la frustrazione che lo stava attraversando in quel momento.
-Colonnello Elric! Si decida, o sarò costretto a fucilare anche lei e il suo battaglione, che a parer mio sarebbe un ingente perdita di forze- riprese Archer, vedendo che il biondino non voleva levarsi dai piedi.

Edward strinse i denti, quasi facendosi del male, mentre con la rabbia in corpo, ricacciava l’orgoglio e tutte le altre sensazioni che provava in quel momento, alzando una mano verso i suoi uomini.
Non poteva fare altrimenti.
La sua dipartita era ancora troppo lontana, e lasciar che quel bastardo di Archer potesse prendere il completo comando di quella maledetta guerra era da escludere.

Aveva un conto in sospeso da risolvere con quel farabutto.

Con quel gesto, il suo plotone abbassò le armi, ritirandosi, lasciando così che i pochi nemici sopravvissuti fossero in completa balia delle truppe del Generale.
Edward guardò uno per uno gli uomini che rimanevano immobili e con il viso statuario, in attesa della loro sorte.

Una quindicina al massimo…

Era così che l’esercito di Amestris dimostrava la sua potenza…

Togliere vite umane come se niente fosse, con sangue e morte.

Li guardò uno ad uno, il maggiore degli Elric, prefissandosi nella memoria ogni singolo volto, come un immagine indelebile nella sua memoria
Nella sua anima c’era posto per ogni viso ed ogni persona a cui aveva lasciato che la vita fosse portata via.

Era la sua personale croce.

Ognuno di loro un giorno sarebbe stato vendicato.


In mezzo a loro vide anche il viso sorridente e deciso di suo padre


Semplice visione, certo….ma che gli permise di tenere alta ancora di più la testa, senza permettere che gli occhi sfiorassero il terreno, o le ciocche dorate, ora completamente zuppe, gli nascondessero il volto.

Alphonse si fece vicino a lui, mentre il resto della truppa aspettava solo l’ordine di Archer.

E sotto ora lo scrosciare ininterrotto di quel temporale, un fulmine coprì il comando del Generale e il successivo rumore sordo di una ventina o forse più di fucili che rilasciavano i loro colpi mortali.


***





Un pugno di acciaio si abbatté sul palo centrale che sosteneva la tenda, che per un soffio non si sbriciolò al solo tocco.
Piccole schegge partirono da esso, e una leggera crepa comparve lungo il ruvido materiale, ma fu prontamente sistemato da Alphonse.

Edward si lasciò cadere con fare distrutto sulla brandina, trattenendo la sua bocca dall‘aprirsi e lasciar sfuggire un grido di bramata collera.

Alphonse fece un cenno affermativo verso Havoc, consentendogli di continuare, mentre questo rimaneva in piedi accanto a lui, con un plico di fogli fra le mani
-Da una prima stima, le persone che ci hanno attaccato erano poco più che contadini….solo uno o due alchimista, ma per il resto semplici lavoratori- riprese, tenendo fra le labbra in un perfetto equilibrio, la sigaretta mezza fumata.

Edward si portò la mano di carne sul viso, nascondendo così gli occhi, cercando di calmarsi.
-Mi chiedo…..che diavolo abbia in testa il nemico…- sussurrò, con una nota dolente nella voce.

Mandare un piccolo contingente di uomini, lavoratori, zappatori, e quant’altro, con un contingente di militari ben addestrati e alchimisti….

Che pazzia era quella?

Come ragionava l’uomo a capo della rivolta?

Si tirò di nuovo su, Edward, guardando stravolto verso il fratellino, come se in lui ci fosse una risposta a tutto quello.
Questo sospirò piano, abbassando gli occhi, mentre Jean portava il braccio con le poche informazioni parallelo al corpo, e afferrava con due dita la sigaretta.
-Può essere che la cosa sia sfuggita di mano…- provò a buttarla li il soldato, ritrovandosi due polle folli puntate addosso.
-Sfuggita di mano…? In un momento del genere niente può essere lasciato al caso o allo sbaraglio!! Mi chiedo come possa essere così idiota quest’uomo dopo che per ben sette anni l’ha fatta all’intera Amestris!- sbottò, alzandosi in piedi il maggiore degli Elric, mentre un’altra boccata di ottimo fumo fu presa da Havoc.

Ormai la notizia che dentro quella città potesse esserci il vero fautore di tutto quel trambusto, sembrava non essere più un ipotesi.
Attraverso vari informatori, al Quartier Generale di Central, si era venuto a sapere che gli spostamenti del fantomatico ex cane dell’esercito aveva trovato rifugio a South City.

A Edward importava, come non importava….era uguale.
Certo, era un vantaggio che il nemico principale forse oramai a portata di mano: l’idea che quella stupida Resistenza aveva i giorni contati non era del tutto a buttare via.
Ma quello che più premeva al giovane Elric era dar vita alla sua vendetta….la sua missione personale.

Non sapeva chi era….ma l’avrebbe trovato, colui che aveva strappato il padre alla famiglia amorevole che lo attendeva a casa, impaziente di riabbracciarlo…


Quella famiglia che ora non esisteva più


-Tralasciando cosa passa per la testa del nostro nemico….mi domando come questo manipolo di uomini sia riuscito a sbucare fuori all’improvviso..- mormorò perplesso Alphonse, alzandosi dalla cassa sul quale si era lasciato cadere appena erano tornati alla tenda.
Edward puntò il suo dorato sguardo sul fratello, lasciando da parte ora quei ricordi scuri, come il sapore della vendetta, solo un lieve sentore.
-Me lo domandavo anche io, appena siamo stati attaccati…- disse, incrociando le braccia al petto, mentre Havoc si appoggiava con stanchezza al tavolo di legno, con una mano.
-Qualche giorno fa, parlavi di fare un controllo nella parte est della città, dove avevi segnato una parte in rosso sulla cartina- intervenne fra i due, facendo si che l‘attenzione degli Elric si puntò ora su di lui.

Una smorfia comparve sul viso del maggiore, mentre prendeva la citata carta, e la stendeva sul tavolo con minuziosa cura.
Lisciò le pieghe, per poter così avere una chiara visuale di tutto il territorio, alla luce della lampada.
Alphonse si sporse sulla cartina, indicando due punti segnati.
-Si…volevo andare a fare un sopraluogo in queste due zone..- iniziò, ma fu subito interrotto dal fratello.
-Non ci pensare nemmeno Al! Se dobbiamo mandarci qualcuno, prendi due o tre soldati della truppa di Archer! Quelli sono così fedeli al loro Generale, che si butterebbero nelle fiamme dell‘inferno!- Affermò, battendo una mano sul tavolo, facendo sussultare Jean mentre Alphonse rimaneva interdetto.
-Nii-san! Quegli idioti non saprebbero riconoscere una via d‘accesso neanche se gliela mettessi davanti!- rispose lamentoso.

Non aveva tutti i torti.

Metà degli uomini del Generale Frank Archer avevano dimostrato più volte di avere un quoziente intellettivo di una nocciolina: ovvero, gli veniva comandato qualcosa, e loro eseguivano senza indugio.

Anche gettarsi in mezzo ad una mandria di bufali inferociti.

-Tale padrone, tali pecore- borbottò Edward, tornando seduto sulla branda.
Havoc diede un ultima boccata di fumo e poi spense la cicca oltre la tenda, calpestandola con un piede.
Fuori il tempo aveva diminuito lo scrosciare dell‘acqua, anche se il cielo continuava a riversare lacrime gelate.

-Signori…mi ritiro nella mia tenda. Ho bisogno di dormire, e di darmi una veloce controllata a questa ferita- disse Jean mostrando il braccio nudo dove una pezza bianca era stata ben legata intorno all‘arto, ora macchiata di un intenso colore bordeaux.

Anche se era stato ferito di striscio, il proiettile era riuscito a procurargli una notevole graffiata, accuratamente sistemata con del Wiskey datogli dal dottore, in mancanza di medicinali reperibili in pochi minuti.

Edward e Alphonse salutarono con un cenno il compagno, lasciando che se ne uscisse così, viso alzato verso il cielo, e una nuova sigaretta fra le labbra.


-Ed…davvero, dammi il permesso di fare un giro di perlustrazione. Mi porterò dietro qualche uomo fidato- ci riprovò ancora Al, cercando nel viso del fratellone un gesto positivo
Questo rimaneva silenzioso e col viso basso, ora che era tornato seduto sulla branda.
Alzò di poco gli occhi, sospirando piano, mentre leggeva nello sguardo del suo Nii-chan quella stupida decisione che molto spesso aveva attraversato il suo….

Quasi sempre portandolo in mezzo ai guai.

-Alphonse…davvero…ora più che mai temo in qualche stronzata da parte del nemico. Aspetta ancora qualche giorno, e vedrai che il Furher arriverà con ciò che ci serve- rispose il maggiore degli Elric, notando nel minore una strana espressione attraversare il suo volto.

C’era qualcosa che voleva dirgli….ne era certo.
Qualcosa che si era tenuto dentro fino ad adesso.
Edward si alzò, sospirando piano, mentre si avvicinava all’altro, posandogli una mano sulla spalla e accovacciandosi alla sua altezza.
-Al….che cosa c’è che non va’?- domandò, guardandolo negli occhi, mentre questi erano puntati nei suoi.
Il silenzio scese come una cappa oscura nella tenda, gelando il sangue del più grande di età dei due, forse più della pioggia là fuori.

-Nii-san….sarà solo la mia immaginazione, ma…non ti sembra che qualcosa non va’, nell’esercito?- domandò finalmente Alphonse, sistemandosi gli occhiali sul naso, mentre si alzava lentamente.
Edward gli lasciò spazio per potersi alzare, rimanendo poi accovacciato a guardarlo dal basso.

Cosa che cambiò subito, visto che, trovandosi in una posizione da lui odiata, si tirò in piedi.
-In che senso?- chiese a sua volta, non capendo dove il fratellino stesse andando a parare.
Questo portò le mani sui fianchi, guardando ora il terreno ai loro piedi.
-Non lo so, Ed…Questa guerra, la Resistenza, il Furher che non badando a spese di vite, manda innumerevoli uomini a morire…….qualcosa non va’…non torna- mormorò ancora Alphonse, sospirando piano.

Edward per un momento si trovò d’accordo con il fratello.
Era strano sotto molti aspetti tutto quello.
Del perché la nascita di questa fantomatica Resistenza….spuntata poi fuori l’esatto anno della morte del loro genitore.
Nella guerra che aveva portato mille e mille uomini lontano dalle proprie famiglie, a morire.

E che aveva portato molti a disertare, ad a unirsi a questo Generale

-Non hai tutti i torti Al….se solo potessimo catturare un nemico, provare a estorcerli nomi, fatti….motivi! Non capisco più niente- sbuffò scocciato Edward, appoggiandosi al suo Nii-chan, che affettuosamente gli diede pacche sulla schiena.

-Sei sempre stato tardo, Nii-san..- esclamò con fare serio e grave, ridendo poi del viso contratto da una smorfia del maggiore degli Elric
-Va a dormire, Alphonse! Vedi dove te lo metto quel tardo! altro che povero fratellino indifeso!- affermò, scompigliandoli i capelli e tornandosene al tavolo, dove rimase chinato a studiare la cartina.

Al lasciò cadere il discorso, continuando a ridacchiare, mentre pensava ancora all’idea di esplorare i dintorni.
Una bella dormita gli avrebbe portato consiglio






Il mattino seguente fu Alphonse a risvegliarsi con un mal di testa da record, e il corpo intorpidito dal freddo.
Doveva essere scesa la temperatura quella notte, tanto che vide i resti del fuoco nella piccola stufetta da campo che lui e suo fratello avevano nella tenda.
Alzandosi dalla brandina, con gesti lenti e accurati, prese a ciondolare verso la vaschetta dove immerse nell’acqua gelata le mani, e con la quale si sciacquò il viso per svegliarsi.
Asciugandosi, poi, cercò i suoi occhiali, sistemandosi la divisa in modo impeccabile.

Un altro giorno era sorto, e un’altra mattinata di stallo l’attendeva, prima che potesse vedere il fratellone rispuntare dopo il Consiglio che si svolgeva nella tenda principale di comando.
Sbuffando con fare annoiato, uscì per prendere una boccata d’aria fresca, trovando molti soldati in fermento.
-Che cosa succede?- domandò perplesso, sentito da uno di questi, che, alzata la testa, guardò il superiore -Il Comandante Supremo sarà qui dopo mezzogiorno, Signore- spiegò velocemente, tornando a radunare le casse di munizioni li vicino.
Il viso di Alphonse si rabbuiò, portando le braccia conserte e lo sguardo lontano, verso il fitto bosco ai limiti dell’accampamento.

Così finalmente King Bradley aveva deciso di scendere in campo…

Non è che aveva un particolare odio verso l’uomo, anzi…aveva dato prova a volte di grande capacità strategica e militare, valutando positivamente anche i suoi lavori.
La cosa che lo preoccupava era tutto questo sotterfugio che girava per Central….o meglio, per il Quartier Generale.
Edward non riusciva a comprendere al meglio ciò che stava accadendo, e le sue apprensioni, perché molto spesso si trovava fuori città per diverse missioni.
Lui invece, passava ventiquattro ore su ventiquattro nella grande struttura militare…era impossibile non ficcane il naso in alcune faccende sospette

Per esempio, quello di cui parlava la sera prima con Edward: da dove era nata questa Resistenza, e perché? Quali erano le reali motivazioni.

Poco e niente passava come informazioni su ciò che spingeva quel movimento ad esistere e a continuare a perseverare i suoi scopi…e questo era qualcosa di estremamente strano.

Di solito, un movimento rivoluzionario espandeva il suo dominio, mettendo al corrente quante più persone sul proprio ideale.


Perché questo no?


Non escludeva la possibilità che fra di loro potessero esserci delle spie, come non escludeva qualche coinvolgimento in fatti avvenuti precedentemente, come strani omicidi o sospetti suicidi.

Sapeva bene come muoversi….peccato che ritrovarsi ora sul campo era per lui sia una spiacevole condizione che favorevole.
Il fattore positivo era che poteva seguire direttamente sul campo ogni minima mossa, come poteva aiutare facilmente il suo Nii-san.
Il problema negativo….beh….non reputava quella decisione di sbatterlo in mezzo ad una guerra, come qualcosa di assolutamente causale o per fargli un piacere.


Non lo volevano fra i piedi a Central


Semplice e conciso.

Forse aveva ficcato il naso un po’ troppo in giro…
Pazienza…avrebbe recuperato lì, e poi si sarebbe rifatto al ritorno al Quartier Generale.

I nomi li aveva, i documenti pure….oltre a dare una mano a Edward, avrebbe continuato gli studi su tutto quella grande baraonda che stava accadendo da sette anni.

Si teneva occupato, insomma.


Tornato nella tenda, prese le carte che gli servivano, e si diresse verso il comando centrale.




-L’attacco di ieri è stato completamente inaspettato, come ogni volta. Dobbiamo cercare di dimostrare al Comandante Supremo che siamo noi ad avere il controllo qui, e non loro. Dopotutto noi siamo quelli che stanno assediando quella maledetta città!- le parole del Generale Milcherw uscivano dalle sue labbra come un fiume in piena, mentre gli altri superiori rimanevano silenti, ben sistemati sulle casse vuote.
Edward rimaneva fermo immobile, in una posizione tesa, mentre passava di tanto lo sguardo sugli altri componenti del Consiglio.
Marks Milcherw era in piedi davanti a tutti, portando di tanto in tanto avanti un piede all’altro, misurando così il terreno a piccole falcate.
Frank Archer era silenzioso in un angolo, con il solito mezzo ghigno nascosto dall’ombra, sul viso, mentre accanto a lui (ai due lati) stavano due colonnelli della sua truppa, sanguisughe e approfittatori come lui.
Edward stava di fronte a loro, dall’altra parte del grane semicerchio formato dalle casse ben disposte, accanto ad un altro colonnello del reparto 16 e un Generale di Brigata del 10 accampamento.
Altri commilitoni di grado alto stavano silenziosi ad ascoltare le parole del Generale, annuendo di tanto in tanto a ciò che veniva fuori mano a mano che si andava avanti.

La notizia del giorno era il telegramma arrivato direttamente da Central: Il Furher era ormai vicino.

Il giovane Elric era in ansia a quell’arrivo, contando ormai le ore che lo separavano dal rivedere l’unico uomo che poteva sostenerlo in quel maledetto casino.
Sperava che con il Comandante Supremo sul fronte, tutto si sarebbe risolto, o almeno si sarebbe mosso.
Il Generale si buttò sulle solite notizie di routine degli esploratori, a cui Edward non diede ascolto.
Se nessuno sobbalzava, la cosa rimaneva assolutamente piatta.

Nessuna novità insomma.

Alphonse fece il suo ingresso silenziosamente, senza interrompere così il Generale Milcherw nel suo monologo Si posizionò accanto al fratello, il quale alzò il viso per sorridergli.
-Come andiamo?- sussurrò il minore, vedendo l‘espressione contrita de Nii-san.
Non c’era neanche da chiedere come quel noioso Consiglio si stava ripetendo nella monotonia.
Riportarono entrambi l‘attenzione sulle parole di Milcherw, ora stranamente interessati.

Infatti l’uomo aveva puntato i suoi occhi di un intenso grigio su di loro, che entrambi gli Elric sentirono un brivido risalire lungo la spina dorsale.
-Alphonse Elric…mi dicevano che volevate portare a termine un esplorazione ai limiti del bosco orientale- ripeté l‘uomo con garbo, lasciando così basiti entrambi.


Da dove era saltata fuori la cosa?


Al guardò suo fratello, che con un semplice movimento del viso, gli fece intendere che non era stato lui ad avanzare la richiesta.
Quando entrambi riportarono l‘attenzione sul Generale, questo attendeva una risposta con pazienza.
Con una certa soggezione, si alzò in piedi il minore degli Elric, annuendo piano e trovando il coraggio di buttar fuori le parole.
-Sì….è così Signore. Proprio ieri stavo avanzando l’idea di prendere quattro o cinque uomini e dirigermi all’interno della macchia di vegetazione a oriente di South City, per dare un occhiata più da vicino a una costruzione non ben segnata sulla carta- affermò, puntando di tanto in tanto gli occhi sui presenti.

Chi era stato a parlare, se non suo fratello?

Che qualcuno avesse ascoltato la loro conversazione la sera prima e ora stesse volgendo a suo vantaggio quell’idea?
Illogico…o forse no?

Il Generale sembrò valutare ciò detto da Alphonse, mentre teneva le braccia conserte e il viso basso.
Dopo pochi minuti rialzò il faccione spigoloso, puntando i suoi occhietti sul ragazzo.
-Pensando di parlare a nome di tutti, la richiesta è accolta. Permesso accordato, Maggiore Elric.- finì l’uomo, tornando a dare le spalle ai due e tenendo la sua attenzione ad altre piccole richieste del resto degli ufficiali.

Edward era rimasto basito e senza parole, dalla velocità con cui si erano svolti i fatti.
Alphonse si risedette, stringendo ancora fra le mani la cartina che aveva preso così, di fretta, dalla tenda.
-Al….non mi piace…- sussurrò solamente il maggiore, guardando con occhi pieni di apprensione, mentre il fratello rimaneva immobile, mascella serrata.

Neanche a lui piaceva quella situazione.

E soprattutto non gli piaceva come stavano andando le cose.

Se il Furher era davvero in dirittura d‘arrivo…beh, sperava ancora una volta che tutto quel trambusto si risolvesse in fretta.


Quando il Consiglio si sciolse, i due Elric uscirono velocemente dalla tenda centrale, per dirigersi al loro accampamento.
-Alphonse, trova subito cinque buoni soldati del nostro battaglione e vedi di tornare subito da questa maledetta esplorazione- buttò Edward, fermandosi di colpo.
Il viso fisso davanti a se, come perso in qualche pensiero profondo, e le mai strette a pugni.
-Nii-san?- domandò Al, notando il comportamento del più grande, vedendolo scuotere la testa e sorridergli affettuosamente
-Vedi di non cacciarti nei guai, va bene? Io vado a fare quattro chiacchiere con una persona che deve spiegarmi un po‘ di cose…- mormorò, con un luccichio folle negli occhi.

Alphonse fu più che sicuro che quello sguardo volesse dire tutto.

Edward aveva di sicuro capito chi c‘era dietro tutto quello e avrebbe indagato a fondo.

-Va bene, allora vado a sistemare subito il necessario.- rispose solamente il minore, lasciando che il fratellone gli scompigliasse le ciocche corte e dorate.
-Vedi di tornare prima di mezzogiorno. Ho bisogno del tuo aiuto con il Furher- sorrise Ed, lasciando poi che l‘altro si incamminasse verso la loro tenda
FullMetal rimase per qualche minuto fermo, ad osservare i passi lenti e tranquilli del suo Nii-chan, e poi girò i tacchi e cambiò meta.

Era ora di andare a fare una bella discussione con un certo Generale di sua conoscenza.



***






Un pugno si abbatté con forza sul ghigno perfetto e continuamente presente sul viso dell’uomo.
Il tonfo che ne seguì fu solo il corpo che per il colpo aveva ceduto ed era caduto a terra
-Non crede che sia ora di piantarla con questa farsa?- la voce di Edward usciva con un intonazione perfettamente calma dalle labbra ora schiuse in un sorriso di scherno

Frank Archer, ai suoi piedi dopo il pugno subito, si rialzò senza fatica, pulendosi il rivolo di sangue dalle labbra ancora modellate in quel suo ghigno caratteristico.
-Non so di cosa lei stia parlando, Colonnello Elric- affermò, spolverandosi i pantaloni della divisa dalla polvere, portando poi le braccia conserte.
-Andiamo Archer! Niente cazzate! Lo so benissimo che dietro al Generale Milcherw ci sei tu e che l’idea di dare il via libera ad Alphonse è sempre opera tua - ringhiò Edward, stringendo i pugni con forza.

La mano sana gli doleva leggermente, visto il cartone ben assestato che aveva mollato sul grugno dell’imbecille.

La cosa che lo faceva andare più in bestia era che l’altro non faceva una piega di fronte al pericolo che correva.

Edward si era già bellamente messo nei casini colpendo un suo superiore, ma per ora non gli importava.
Gli aveva proprio fatto girare i cinque minuti.
Non lo riusciva più a tollerare.
-Quali sono le tue intenzioni?- domandò con astio, cercando di afferrare l’uomo, che però fu più veloce di lui, scansandosi e afferrandogli il polso.
-Non credo che ti ritrovi nelle condizioni di dettar legge, Edward Elric…- sibilò questo, ricacciandolo indietro, mentre con tutta naturalezza si andava a prendere una buona bottiglia di Wiskey da dietro una cassa e si versava nella tazza di ferro il liquido ambrato.
FullMetal rimaneva immobile, studiando ogni mossa del Generale, aspettando che proseguisse.

All’inizio era entrato con l’unico intento di scaricare la rabbia e la tensione su quella faccia apposta da pugni, e almeno uno era riuscito ad affibbiarglielo….ma ora la calma e la lucidità aveva ripreso il controllo, forse un pelino tardi, della sua persona.

-Potrei benissimo denunciarti al Furher per aver attaccato deliberatamente un tuo superiore- iniziò Archer, venendo subito fermato da uno sbuffo da parte del biondo.
-Andiamo, Generale…non siamo a Central, dove ogni minimo sgarro pui farmela pagare così. Il tuo vero intento è togliermi di mezzo no? Anche se trovo che una bastardata come questa sarebbe da te, non credo vorresti toglierti il piacere di farmi fuori…- affermò Edward, incrociando le braccia al petto.
Frank sorrise, portando uno sguardo obliquo verso il giovane Colonnello

Non parlò però, anche se avrebbe ammesso con insano piacere che l’unico suo desiderio era di vedere quel piccolo insidioso bastardello morto stecchito.
Ma non poteva abbassare le guardie.

Era un ottimo tattico, dopotutto.

Sistemare con cura ogni più piccolo ordine e pedina.
-Visto che sei così informato sui miei desideri, non dovresti trovarti nella tua tenda a pensare bene a come difenderti dai miei attacchi?- domandò con fare tranquillo il più grande, riappoggiando la bottiglia alla cassa e sorseggiando con disinvoltura il liquido forte e intenso.
-Prima voglio sapere che diavolo ai in mente- sputò Edward, spostando il peso del corpo sull’altra gamba.

Archer rise di quell’affermazione, guardando ancora una volta il Fullmetal.
-È una bella pretesa, Elric! A parte che non mi sembra che ti abbia risposto sulla questione dei miei desideri o i miei piani, ammesso che ci siano- riprese il Generale, ritrovandosi ancora nella stretta del maggiore degli Elric.
Questo lo teneva per il colletto vicino a lui, a pochissima distanza, in modo che i loro occhi fossero ben visibili ad entrambi e che scatenassero sfida ad ogni battito di ciglia.
-Da un verme come te mi aspetterei di tutto…- sibilò Edward, stringendo la presa con forza. -Sei stato tu a far passare quei soldati nell’accampamento?- chiese ancora quasi ringhiando, risentendo ancora la risata odiosa dell’uomo.

Questo si liberò con un gesto scocciato, guardando il giovane con un cipiglio ridicolizzante.
-È un‘accusa bella e buona! Dovresti portarla al Furher….soprattutto vorrei sapere con che prove- affermò, sistemandosi la divisa, tornando a ridere.
Edward strinse i denti per non colpirlo ancora.

Ancora la dura realtà si presentava sotto ai suoi occhi.

Con che prove l’avrebbe accusato?

La sua maledetta impulsività

Si girò sui tacchi, dirigendosi verso l’uscita, ma ancora fu fermato.
La piccola risatina del Generale lo fece voltare
Osservò l‘uomo sedersi tranquillo sulla sua brandina, e alzare lo sguardo su di lui
-Dunque, Elric…non pensi che quando parlo, è forse buona cosa darmi ascolto?- domandò, ghignando mentre il ragazzo sembrava perplesso.
-Dov‘è il caro Alphonse? Non è a pararti il culo come al solito? Giusto….la sua ridicola missione di perlustrazione..- lo sbeffeggiò Archer, mentre Edward trovava quelle parole terribilmente serie.

-A cuccia Archer. Non pensare di prendere per fesso mio fratello! Non se ne va in giro da solo a ballare per i boschi. Ci sono cinque ottimi uomini con lui, e di sicuro non sarà pronto ad entrare nelle tue fauci.- disse serio FullMetal, notando però quando l‘altro sembrava allegro.

Cosa c‘era sotto?

Cosa diavolo stava architettando??

Gli occhi chiari e di quell’azzurro opaco lasciarono per un attimo immobile Edward.
-Ti ho detto di tenertelo stretto, Elric….uomo avvisato, mezzo salvato, no?- mormorò, mellifluo, lasciando che il giovane Colonnello si fiondasse fuori dalla tenda, senza una parola.

Frank Archer riprese la bottiglia di Wiskey e si attaccò a canna, bevendone un ottimo sorso, prima di lasciarla mezza vuota sulla cassa li vicino.


“Fuori uno“





Era da meno di mezz’ora che camminavano, ma la fitta rete di alberi sembrava quasi voler impedire al gruppo di sette persone di avanzare.
Alphonse controllò sulla carta l’ipotetico punto dove si trovavano, guardandosi intorno mentre il Maresciallo Falman si fermava accanto a lui.
Quest’ultimo fece segnale agli uomini di arrestare il passo e tenere gli occhi aperti.

Il nemico era pronto a tutto….persino sbucare da sopra le chiome degli alberi, che ora nascondevano ai loro occhi i pallidi raggi del sole.
-Dovrebbe essere qui..- mormorò Alphonse, poggiando la mappa su un sasso piatto.
Falman si guardò intorno, circospetto, alzando poi un sopracciglio.
-Signore…- chiamò piano, richiedendo l’attenzione del Maggiore Elric, che leggermente scocciato con se stesso per quella momentanea sfortuna, tirò su il viso.
-Cosa c’è Maresciallo?- domandò, rimanendo visibilmente in imbarazzo, notando il punto che l’uomo stava puntando.

Un vecchio e logoro capanno era per metà coperto dalla vegetazione, apparendo così quasi invisibile ad occhio nudo.
L’edera si arrampicava con elegante maestria sulle assi ormai sconnesse, raggiungendo il tetto e oltre, unendosi quasi come una maglia fatta di rampicanti, con i rami bassi degli alberi.

Qualcosa che solo madre natura poteva creare…
Un equilibrio perfetto: natura e uomo

-Ottimo lavoro, Maresciallo. Ha davvero un occhio notevole!- affermò sorridendo Alphonse, infognandosi con il seguito, dentro al mare di rampicanti, fino ad arrivare all’ingresso di quella che una volta doveva essere stata una capanna per i falegnami.

Il giovane Elric tentò di esaminare meglio quell’agglomerato di vegetazione, assi, chiodi e vetri, ma dovette fermarsi ad un rumore sospetto.
Falman tirò fuori la pistola dalla fondina che teneva legata alla cintura, guardandosi intorno, mentre gli altri cinque uomini si mettevano sulla difensiva, puntando i propri fucili contro un invisibile ma presente nemico

Nel bosco era calato un silenzio innaturale, tanto che il minimo respiro metteva in allerta tutti.
Quando poi quell’aria tesa venne interrotta e infine calata dal passaggio di una povera lepre spaurita, tutti poterono tornare a prendere ossigeno.

Alphonse tornò a dedicarsi alla catapecchia, quando uno sparo e tonfo lo interruppero di nuovo.
-Siamo attaccati!- affermò, girandosi pronto a fronteggiare gli avversari, trovando però i cinque uomini che era la sua scorta, con i fucili puntati su di lui.
Il tonfo che aveva avvertito era Falman ai suoi piedi, ferito ad una gamba, ma ancora miracolosamente vivo.
Il giovane Elric non perse nemmeno tempo a chiedersi cosa succedeva.

Era troppo ovvio.

-Si sono decisi finalmente a mettere le carte in tavola…vero?- mormorò, rivolto ai cinque, che incuranti delle sue parole si avvicinarono.
Tre di loro rimasero più esterni, controllando intorno che non arrivassero testimoni….cosa alquanto stupida, visto dove si trovavano.
Gli altri due si misero ai lati di Alphonse, e mentre uno puntava il fucile verso Falman, che incurante rimaneva perfettamente immobile e fiero, l’altro si occupava del minore degli Elric.

Questo però, era del tutto contrario a farsi ammazzare così vigliaccamente.
Con un perfetto movimento d’anca, riuscì a tirare un calcio al soldato, facendogli volare così il fucile, prima di finirlo con un sonoro pugno.
Il Maresciallo riuscì a rialzarsi, atterrando l’uomo vicino a lui, mentre gli altri si accorgevano tardi della contromossa degli avversari.

Il gruppo intero, compresi i nostri, si accorsero tardi del sopraggiungere di soldati nemici, che in poco tempo diedero battaglia.

Alphonse riuscì, nel caos che venne a formarsi, ad aiutare Falman a mettersi al riparo, consegnandogli la pistola precedentemente persa, e contrattaccare con la sua.
Atterrò due uomini con precisi colpi alle gambe, e uno allo stomaco, prima di avvertire un rumore alle sue spalle.

Un dolore acuto proruppe dal suo corpo, quando si girò, incontrando il viso di uno della sua scorta.
Il dolore si amplificò quando questo ritirò il pugnale dal suo petto, facendolo così scivolare a terra, tenendosi la ferita con una mano e ancora la consapevolezza dipinta sul volto.


Farsi ammazzare da un vigliacco traditore alle spalle…


La cosa bruciò al giovane Alphonse, che senza attendere oltre, premette il grilletto della sua arma contro l’uomo che l’aveva ferito, senza più tenere conto l’idea di non uccidere….

Quel soldato meritava solo quello.

Il tutto poi divenne un sordo rumore lontano, e gli occhi poterono solo vedere una scintilla…..

…..ed infine un boato proruppe nell‘aria.


E tutto fu inferno.







FullMetal correva per il campo come se avesse il diavolo alle calcagna.
I soldati radunati fuori dalle proprie tende, osservarono il loro superiore passare davanti a loro così scombinato, chiedendosi che cosa avesse da renderlo così nervoso nei gesti.

Jean Havoc tentò di fermarlo chiamandolo un paio di volte, e quando finalmente il biondino si voltò, riprendendo fiato ora fermo in mezzo al piccolo spiazzo libero, il suo sottoposto e amico poté notare il suo viso stravolto.
-Capo, tutto a posto?- domandò perplesso, poggiandogli una mano sulla spalla, mentre questo tossiva un paio di volte, guardandosi intorno.
-Al….pi…Alphonse?- chiese solamente, mettendo così la pulce nell‘orecchio ad Havoc, che subito si ricordò del perché l‘aveva fermato.
-Volevo parlare proprio di questo, Signore- mormorò il giovane soldato, guardandosi intorno, mentre alcuni compagni d‘armi passavano di lì, domandandosi silenziosamente cosa succedesse.

Edward fu preso dal panico a quelle parole, attaccandosi alla giubba del subordinato.
-Parla! Che gli è successo??- disse sbraitando, mentre l‘altro tentava di zittirlo.
-Niente! Che deve essere successo!- affermò, portandolo dentro la prima tenda che trovarono, facendo sloggiare i militari ivi presenti.

Quando finalmente furono da soli e il Colonnello Elric ebbe ripreso fiato, cercò una spiegazione nel viso dell‘amico.
-Alphonse è partito da più di un ora, con cinque soldati dei nostri….o almeno è quello che pensavamo fino a qualche minuto fa- disse sbrigativo Jean, mentre gli occhi di Edward si sbarrarono.
-Cosa? In che senso?- domandò, torturandosi le mani con impazienza, apparendo per la prima volta debole e fuori di se.
-Avevo scelto personalmente il Maresciallo Falman, come capo spedizione e aiuto per Alphonse più altri cinque fidati soldati, ma quando sono andato a fare un giro di ronda, tanto per fumarmi una sigaretta, mi sono ritrovato quei cinque intenti a pulirsi il fucile.- spiegò pazientemente, seguito da un Elric che pendeva dalle sue labbra, e col cuore in gola.

Preso un respiro, Havoc ritornò a parlare, guardando nervosamente fuori dalla tenda, come se avesse paura che potessero ascoltarli.

E in quel frangente, e in quella situazione, Edward non pensò che fosse un azione stupida.

-La scorta di Alphonse gli è stata fornita dal Generale Milcherw, che a sua volta, ho potuto scoprire velocemente con alcuni sotterfugi dagli ufficiali del plotone di questo, era stata proposta da Archer.- finì, aspettando la reazione del superiore, che in me che non si dica, si era rigettato fuori dalla tenda.

Il cuore di Edward ormai pompava furioso nel suo petto, mentre un sudore freddo prese a scendergli sul corpo.

Al…Al….Alphonse…

Il nome del fratello continuamente sulla punta della lingua, nella mente, nel cuore, nell‘anima.

Radunò un manipolo di uomini, in fretta e furia, seguito nelle operazioni da Havoc, che gli diede una mano.
Il cuore che non gli dava pace mentre gridava velocemente i pochi ordini da dare.
Non poteva essere così idiota Archer, da toccare direttamente il suo Nii-chan…..vero?

Non……non lo era…

…vero?


La forte esplosione che avvenne da un punto ben preciso, fuori dall’accampamento dell’esercito di Amestris, e il fumo e il fuoco che presero ad alzarsi da sopra la fitta massa d’alberi, ebbe l’effetto di far gelare il sangue al Colonnello Elric.



L’urlo che proruppe dalla sua stessa gola poterono avvertirlo fin dentro le mura di South City
















Note d‘Autrice:

Bene, sono riuscita ad arrivare prima della fine del mese XD anche se non ci speravo.
Mi sono messa di buona lena v.v e in due giorni *_* ecco qui il continuo.
Capitolo luuuungo o.o e che ho dovuto tagliare XD e riprendere nel prossimo, altrimenti veniva un papiro XD

Beh, che dire….sarò breve perché la mia pelle è a rischio o.o *sente già i passi della Elmeren* quindi XD vi lascio per digerire la dipartita del povero Al ç.ç
Quando ho scritto questa parte ancora un po’ piangevo….povero piccolo ç-ç che poi mi è venuto così….così…figo (come direbbe qualcuno di mia conoscenza) che mi faceva pena doverlo togliere dalla scena.

Va beh….dovere v.v mi spiace.
Il titolo “Grido nell’oscurità”, quest’ultima scelta come idea della lontananza dal sole XD non perché siamo di notte eh XD
Spero che sia piaciuto e che continuerete a seguirmi ç.ç vero?….io…io ç-ç vero che mi seguite? Non mi uccidete vero ç_ç?
Tanto ci pensa già la Elmeren v.v

se sentite che una giovane è stata buttata sotto un treno….ero io ç.ç



Mi raccomando *-* più commenti e più mi sentirò spronata a continuare XDD(se sarò ancora viva v.v)
Gni *-*




Ringraziameti:

nemesi06: Grazie per averla inserita fra i preferiti ^-^ me commossa ç.ç
Allora, come hai potuto vedere, se sei arrivata fino a qui ^^ Archer ne combina una più del diavolo, e io lo trovo perfetto come personaggio da muovere *-* cioè…è…è una cosa MALVAGIA +_+ e mi vien davvero bene da sistemare XD
Grazie dei complimenti ai capitoli precedenti ^^ spero di non essere risultata frettolosa in questo *pensicchia* c‘erano tante cose da inserire, che non ho tenuto conto delle pagine che scrivevo XD
Roy….roy…sei richiesto dalle tue fan XD arriverà presto ^^spero. Se tutto va bene nel prossimo…se no succede un ammutinamento da parte dei miei pi XD (Rivoltaaaaa *Torce e forconi vengono innalzati* n.d. Tutta FMA)(O.O n.d. me)
un bacio ^^


FightClub,: Anche se adoro sbudellamenti e quant‘altro…mi è sembrato poco ç-ç cioè….un po‘ di sangue c‘è stato ma…ma.. Ç_ç me misera…*gratta sul video* sob. Spero di rifarmi in futuro ç.ç
Uhuhuhuh mi immagino la scena cara XD oddio, una meraviglia *-* aizziamo la gente siiii *__*


Elmeren kun: Elmeren….tesora…a-ehm.. *si guarda intorno spaventata* mia cara….vero che non me ne vuoi male..? Eh?
Si, direi che quelli del Fosso di Helm hanno molto da imparare v.v eh…cmq, si…aspettati una comparsa futura di Maes XD (gli spoileeeeer *prende a randellate l‘autrice* n.d. Huges)(mi farei prendere a randellate da lei ogni volta che vuole *.* mi adotti! N.d. me)
Bauahuahauaha Elmeren XD te e il tuo elricest! Lo vedi dappertutto!! XD bhauahuaah cmq, si, Al è l’unico con un po’ di cervello lì dentro….e naturalmente fa una brutta fine XD poveretto ghghghg
So già che queste saranno le mie ultime parole, perché tu domani mi ammazzi XD



saku_chan the crazy dreamers: Aggiornato cara *-* huhu! Si, la scuola è davvero tiranna v.v io la odio…sigh ç-ç però mi da ispirazione v.v pensare agli ammazzamenti in storia mi fa venire tante cosine *-* XD vaaa beh.
Roy arriverà A___A buahaua non disperare ^^



Aki_: Tao cara ^^ visto che ho aggiornato presto? Uff XD Allora, grazie dei complimenti ^^ si, anche io trovo interessanti le fic a sfondo bellico *pensicchia* forse perché sono fissata con strategie e quant‘altro *_* me cinica in guerra buahauahauahaua (O.O…n.d. Roy)
Edward come avrai visto in questo chap, inizia a perdere un po‘ di sangue freddo e a fare qualche passo falso. Ma d’altronde è umano poverino ^^ mica di pietra pietra.
Poi il suo Nii-chan non si tocca v.v
Alphonse l’ho trovato particolarmente bello da descrivere, perché sì, ha quella sua caratteristica innocenza, ma inizia anche ad entrare in un ottica guerresca, ovvero che in un conflitto bisogna saper anche fare delle scelte che potrebbero portare alla vita o alla morte.
Contenta che inizia a incuriosirti ^^ e spero di riuscire a tenere il ritmo della storia, che mi sta trascinando via pian piano XD un fiumeeeee (o.o’’ n.d. Roy) Roy avrà un bel ruolo XD ghghghg e un bell’incasinamento anche XD bacio^^

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Capitolo 4
*** -Nel nome del Passato- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico (ma non da carie v.v)
Raiting: Giallo






-Nel nome del Passato-





Il giorno in cui il mio futuro e quello di mio fratello cambiò, era freddo e grigio.
Tutto sembrava essere al corrente del filo che si stava sciogliendo davanti a noi, da Dan il cane di zia Pinako alle quattro oche starnazzanti nel recinto di legno.

Chiuso in un bel giubbotto beige, Alphonse si era diretto fuori per controllare che ogni cosa fosse a posto, e che la tempestata della sera prima non avesse fatto danni.

Io ero tranquillamente seduto sulla sedia, a ripassare un testo di Alchimia, preso in prestito dalla grande biblioteca che nostro padre aveva lasciato a noi, come eredità, nella vecchia casa su sulla collina.
Non eravamo più andati li ad abitarci, lasciando che le edere si arrampicassero con dolcezza lungo il muro sul lato ovest, e che le erbacce prendessero possesso dell‘orticello a est della casa.
Raramente entravamo, solo per perderci in ricordi lontani e tristi, prima di richiuderci la porta alle spalle.
Tenevamo molti dei libri al loro posto, li dentro, come se fosse stato un sacrale da non toccare.

Come dicevo, ero comodamente col naso puntato sulla pagina ingiallita di quel tomo, quando mio fratello aprì la porta, rimanendo immobile sulla soglia.

Un comportamento alquanto strano e sospetto, che mi fece staccare l‘attenzione dalle varie didascalie di un vecchio cerchio alchemico, per puntarla sulla schiena immobile del mio Nii-chan.
Fu in quel momento, quando si mise da parte, guardandomi per solo un istante, che notai anche io ciò che l‘aveva bloccato.

Due figure stavano avanzando lungo il sentiero che portava alla casa di zia Pinako e di Winry, ovvero quella dove ormai noi abitavamo.
Due uomini in vesti militari, coperti da un pesante pastrano nero completo di cappuccio, risalivano con lentezza, per nulla scossi dal freddo che tirava fuori.
Al richiamo di Alphonse, ero già balzato in piedi, e mi ero messo davanti a lui; tutto quello mi ricordò dolorosamente quel giorno di 5 anni prima, quando sempre due uomini in divisa avevano portato via nostro padre.

L‘unica differenza ora, che correva fra quel giorno doloroso, e ora, era il viso dei due militari che veniva mostrato a noi, ora che si erano fermati proprio a qualche passo da noi.
Quello più giovane rimase due spanne più indietro dell‘altro, che con viso sereno e tranquillo fece qualche passo per avvicinarsi.

-Voi dovete essere gli Elric- affermò tranquillo, tanto che io mi limitai ad annuire, mentre Alphonse si posizionava accanto a me.


Fu il nostro primo incontro con King Bradley e fu forse la nostra prima rovina.

Neanche dopo due mesi, ero un Alchimista di Stato, e successivamente mi ritrovai spedito in guerra.
I fatti che ne seguirono, fino ad ora, penso di averli già ricordati abbastanza.

Tranne uno.

Non seppi mai chi uccise mio padre….perché fu omicidio, ben congegnato aggiungerei, come mi venne riferito più avanti, proprio dallo stesso Furher.
La guerra portava morti, gli incidenti capitavano, certo….ma ben pochi erano stati prestabiliti prima.
Van Hohemheim Elric era uno di questi.
Ciò che non dava pace al mio animo, in quei mesi, fu aspettare così tanto.
Perché bisognava sempre aspettare così tanto, un periodo ben prestabilito, dal destino, di tempo prima di poter finalmente mettere mani su un nome insignificante per altri, ma di vitale importanza per me?

Quel giorno ne ero all’oscuro, e negli anni successivi la verità venne solo in parte a galla.
Non potevo immaginare che solo sei anni dopo avrei avuto finalmente l’agognata risposta…..a che prezzo.

La mia vendetta si sarebbe fatta così maledettamente vicina, ravvivata dal fuoco di una nuova vita da vendicare.

Di questo, ne fui consapevole solo alla fine.






Foresta di South City






I resti fumanti e anneriti che erano stati solo pochi attimi prima una rigogliosa parte di foresta, ora erano calpestati da un gruppo di soldati.
Con lentezza e attenzione sollevavano ogni singolo ramo ed ogni singola asse, di quella che era stata una catapecchia abbandonata, alla ricerca di qualche superstite.

Solo uno di questi non stava usando la stessa metodologia.

Gli sguardi atoni e scuri della truppa del Colonnello Elric venivano abbassati alla vista del loro superiore in preda alla più completa disperazione e angoscia.
Andava da un punto all’altro dell’annerita macchia, alla disperata ricerca di una massa di biondi capelli.

Solo due corpi erano stati per il momento ritrovati e nessuno dei due, per cara grazia del giovane, corrispondevano all’anatomia di Alphonse.
Nella sua mente, che affogava lentamente nella paura, Edward Elric cercava ancora di tener viva quella fiamma di speranza di poter ritrovare il fratello.
Magari un po’ conciato, anche con qualcosa di rotto…..ma vivo.

Di minuto in minuto questa sua speranza perdeva forza ed intensità, soffocata da quel mare di tenebra che gli opprimeva il cuore.
Lentamente veniva sopraffatta, anche se la mano che cercava di proteggerla, invisibile ma presente, lottava.

Si dava dell’idiota continuamente e trattenendo a stento le lacrime che minacciavano di scendere a percorrere le sue sporche guance di terra, andava avanti.
Nella testa, nel cuore, un solo nome che continuava a ripetersi.

Alphonse

Se era vivo, lui l’avrebbe trovato..

Lui ERA vivo!
Doveva esserlo, per poterlo così prendere e urlargli contro tutta la paura che lo stava lentamente consumando.
Urlargli con quanta angoscia era corso dal campo, portandosi dietro quel manipolo di compagni, per scovarlo e trarlo in salvo.
Stringerlo a se, e chiedergli perdono per le parole di poco prima urlate, sentendo il suo calore e il suo cuore battere.

Lo stesso cuore che ora batteva nel suo sterno, con costante suono.

La speranza….


Questa si illuminò flebilmente al richiamo di Havoc e a ciò che lesse nei suoi occhi ceruli, quando alzò il viso ed essi si incontrarono con i suoi dorati.
Incespicò e rischiò di cadere più volte, mentre si avvicinava al suo sottoposto.
Gli occhi ora tenuti bassi e le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Nella mano destra un pezzo di divisa annerita e blu.

Edward sorrise con sguardo quasi folle, quando si fermò a pochi passi da lui.

Non c’era da preoccuparsi….era un pezzo di una giubba del loro esercito, certo….ma poteva benissimo essere di qualche altro soldato andato con Alphonse.

Non era una prova tangibile che Al fosse….morto.

-Signore….non….Edward, io..- tentò di parlare Jean, prima formalmente e poi lasciando cadere ogni voi o lei, fuoriluogo.
Ma le parole gli morirono in gola, così rimase zitto.
Edward abbassò gli occhi, forse facendolo così, senza una reale intenzione di guardare a terra.

Così….a caso…


E lo vide.


Vide la massa bruciata per quasi tutto il corpo.
Vide la giubba blu che copriva quello stesso corpo, strappata e bruciata anch’essa in più punti.
Vide il pezzo mancante, tenuto in mano da Havoc, della manica.
Vide la massa bionda di capelli, chiazzata da sangue ormai rappreso, che copriva metà volto ustionato.

La fiamma si spense in un sol colpo.

Di speranze non ce ne era più bisogno…

A quel punto le lacrime non furono più trattenute, e come un fiume libero dalla costrizione di una diga costruita dall’uomo, scivolarono lungo le guance di Edward, disegnando lunghe strisce bagnate.
Le gambe non ressero e le ginocchia si piegarono sotto il peso del corpo, lasciando così che toccassero il terreno sottostante.
Le mani tremanti si diressero sul petto del corpo senza più un alito di vira, coperto per metà da un ramo anch’esso bruciato, senza foglie ad ornarlo e senza linfa vitale a tenerlo rigoglioso.
La bocca del giovane di aprì, ma nessun suono uscì da essa per alcuni istanti, che sembrarono eternità.

Finché un urlo, un nome, squarciò il silenzio, liberandosi con forza dalla gola ed interrotto solo poche volte dal respiro e dai singhiozzi.
-AL!! ALPHONSE!!!- il corpo di Edward era chinato in avanti su quello del fratellino, scosso da violente scosse e singulti, tanto che a molti venne la paura che potesse rompersi, come una quercia sotto i colpi di una tempesta.
Havoc era scattato subito affianco del suo superiore ed amico, tentando di farlo tornare in se.
Chiamò disperato un soldato, per farsi aiutare, mentre l’Elric non smise nemmeno un secondo di invocare il suo Nii-chan, facendo risuonare le urla per l’intera foresta e facendo scappare quelle piccole creature che si erano radunate curiose, alla vista di quegli uomini ivi raccoltisi.

Ci volle ben un quarto d’ora riuscire a trascinare Edward e a calmarlo, mentre la truppa proseguiva con la ricerca dei commilitoni dispersi.



Havoc stringeva il Colonnello Elric per le spalle, mentre dall’altro lato stava il soldato, che aveva l’aveva aiutato, in silenzio.
Di tanto in tanto questo lanciava delle occhiate preoccupate verso il superiore.
Edward, dal canto suo, aveva sfogato tutto il suo dolore con grida e lacrime, che ora, non rimanendogli più niente, era come caduto in uno stato comatoso: gli occhi spenti e fissi nel vuoto sembravano non realmente vedere il limitare del campo e i laboriosi soldati che si affaccendavano per motivi sconosciuti.
Alcune ciocche dorate erano scivolate sul volto pallido e stanco, chiazzato in più punti dalla terra che era stata lasciata dalle sue mani sporche, nel vano tentativo di asciugarsi gli occhi.

Quando passarono la prima fila di tende, entrando nell’accampamento numero 3, il cuore di Edward prese a ripompare veloce, facendo così tornare l’angoscia e la consapevolezza di essere rimasto solo.

Un soldato della loro truppa si avvicinò a loro nel mentre che Havoc si era arrestato per cercare di calmare di nuovo il suo superiore.
Il militare fece un veloce saluto militare che fu ricambiato solo da Jean e l’altro commilitone.
Quello appena giunto rimase un po’ interdetto dalla mancanza di “partecipazione” da parte del Colonnello, che dovette essere richiamato da Havoc per parlare.
-Signore, è stato richiesto nella tenda principale- spiegò subito, rivolgendosi a Edward, mentre il biondo dagli occhi ceruli alzava un sopracciglio perplesso.
-Il Colonnello Elric non è nelle condizioni e nelle facoltà di poter presiedere ad alcun che- sentenziò, cercando di proseguire e portare l’amico verso il loro campo e la tenda dove avrebbe potuto riposare.
-Ma….ma Signore! È il Furher in persona a richiedere la sua presenza!- continuò il militare, notando ora un lampo di vita attraversare l’ambra spenta degli occhi di Edward.

Questo si liberò in fretta della presa dei sottoposti, e senza dire nulla scattò verso la tenda di comando.
Havoc, basito della ripresa, seguì a ruota il superiore, facendo un segno agli altri due commilitoni di tornare al loro accampamento.



L’irruenza con cui entrò nella tenda fece sobbalzare il Generale Milcherw ma non scompose minimamente Archer o Bradley, che rimasero impassibili al centro dello spazio largo.
-Elric! È così che ci si presen…- iniziò il Generale Archer, venendo subito zittito dallo sguardo di ghiaccio di Edward
-Tacete, Archer!!!- sbraitò questo, fuori di se, fermandosi solo quando fu proprio a pochi passi dal Furher, che lo studiava silenzioso e fermo, per nulla scosso dall’atteggiamento irrispettoso del giovane Colonnello, anche dopo che questo si rivolse a lui.
-Avevate promesso, Signore…..Non avrebbe corso rischi…COSA MI DICE ORA CHE è MORTO?!- gridò, trattenendosi a stento dal calciare via lo sgabello a pochi passi da lui, sulla destra.

Rabbia, frustazione..
Questo leggeva Bradley sul viso e negli occhi ambrati del sottoposto, mentre il silenzio era sceso come una lama gelida nella tenda.

Nessuno osava parlare, lasciando che il Furher e il Colonnello si fissassero negli occhi, senza fiatare.
Sembravano due statue scolpite nel marmo, tanto i loro corpi erano immobili e statici.
Tutto rimase così, fino a che King Bradley decise di muoversi e prendere la parola, interrompendo così l’immobilità generale.

-Avevo promesso…è vero- iniziò, al che Edward rilasciò quel poco di respiro per continuare a vivere. -…..e avrei mantenuto la promessa se fossi stato presente. Ma le mosse del nemico sono state rapide e imprevedibili.- fece una pausa, in cui FullMetal, troppo agitato per riuscire a stare fermo ed in silenzio, riprese parola.
-Il nemico non è solo al di là di quelle maledette mura, Signore, ma ce l’avete proprio ora, di fianco!- affermò acido, ricevendo un occhiata scandalizzata dal Generale Milcherw e uno sguardo sorpreso da parte di Bradley, che osservò subito l’uomo di fianco a se
-Il Generale Archer?- domandò perplesso, mentre questo taceva, rimanendo immobile e perfettamente tranquillo.

Troppo, secondo la mente acuta di Edward, che sembrava aver messo da parte l’ira e il dolore per qualche minuto, per riuscire a parlare lucidamente con il Furher.

-Signore, io e il Colonnello Elric abbiamo avuto, come dire, delle leggere incomprensioni…- disse Frank Archer, rivolgendosi al superiore con tono tranquillo e affabile, mentre il biondo alchimista faceva un passo avanti, di nuovo con i nervi a fior di pelle.
-Leggere incomprensioni? Hai mandato mio fratello alla morte!!- ringhiò contro di lui, scattando pronto a colpirlo, ma fermato prontamente dal Generale Milcherw, che lo tenne per le braccia.
E tanti saluti alle forme di cortesia o al voi
Edward sembrava intenzionato a mandare a quel paese ogni forma di buon costume ed etichetta pur di vendicare il fratello e sbattere per sempre dietro a delle sbarre quel viscido essere che era Frank Archer.

-Queste sono pesanti accuse, Colonnello Elric!- affermò basito l’uomo che lo teneva, mentre Bradley si avvicinava di qualche passo.
-Edward Elric, il Generale Archer ha sempre eseguito sotto il mio stretto comando. Accusare lui è come accusare me- spiegò, con calma, mettendolo al corrente della situazione nel quale si stava cacciando.
Ritornò sui suoi passi, pensieroso, dando di tanto in tanto un occhiata al giovane sottoposto.
-Signore! Non voglio andarle contro e non sto accusando lei! Non potrei mai e sa che le giurerò sempre fedeltà in ogni occasione!- disse Edward, riuscendo a liberarsi della presa di Milcherw. -Ma mi ascolti! Sono sicuro che tutta l‘operazione ai danni di mio fratello sia stata portata avanti da Frank Archer!- voleva dire di più.

Si era spinto così tanto verso l‘orlo del precipizio e solo qualcosa dentro di se riuscì a farlo trattenere da rincarare la dose.
Voleva dire che quell‘uomo aveva sterminato senza motivo delle persone, anche se nemiche.
Che aveva aizzato le truppe del Generale Hammer, e lo stesso, contro la città e verso la morte.
Che aveva minacciato lui e suo fratello volontariamente.
Che aveva ucciso lui stesso il Generale Hammer, per insabbiare tutto.

Ma le prove non le aveva…
Sarebbero state solo le parole inconsulte di un pazzo distrutto dalla perdita del fratello e sarebbe stato allontanato.
Già il suo comportamento iniziale doveva come minimo essere punito con l‘arresto…..era inconcepibile…
E lui se ne rendeva conto…ma era stato istintivo….

Cominciava a perdere quel sangue freddo che l‘aveva contraddistinto da anni

Solo per….


Rimase dunque in silenzio, lasciando che il Furher si rifermasse e tornò a guardarlo con il suo unico occhio.
-Ha ragione, nel dire che il traditore è al nostro fianco, Colonnello Elric- sospirò gravemente Bradley, sedendosi sullo sgabello dietro di lui, facendo un cenno ad un soldato appena entrato che al segnò fece un gesto militare ed uscì.
Un sorriso di vittoria si dipinse silenzioso sulle labbra di Edward
-L‘unico problema è che avete solo indicato la persona sbagliata- finì il Furher, mentre il soldato rientrò, seguito da altri tre.

Due militari tenevano un terzo per i gomiti, mentre questo aveva le mani legate dietro la schiena, rimanendo in una posizione comunque diritta e statuaria.
Il sorriso di Edward morì così velocemente di come era apparso

La zazzera bionda e il viso spigoloso ma bel disegnato erano troppo familiari e amiche.
Nessuna espressione particolare sul volto, né nessuna sigaretta fra le labbra, dove all’angolo vi era un rivolo di sangue, testimone di qualche resistenza all’arresto.

Jean Havoc rimaneva impassibile, anche allo sguardo stralunato del suo superiore.

-Che….che significa?- domandò infuriato ora il giovane Elric, non capendo perché un suo soldato fosse stato catturato quasi come un traditore della peggior specie.
Bradley puntò l‘unico occhio sul viso del sottoposto, con tranquillità. -Solo l‘unica verità esistente, Colonnello, ovvero che quest‘uomo è una spia- decretò il Furher, lasciando ancora più basito il biondino.

Impossibile.

Semplicemente falso!
Jean era uno dei suoi migliori uomini e vantava di ottime azioni militari, votate alla patria, non che la sua amicizia.

Come poteva essere un traditore?!

Non volle crederci, continuando a spostare lo sguardo dal Comandante Supremo al suo compagno d‘armi.
-Ma….Archer- provò, tentando di mettersi a difesa di Havoc, ma Bradley fu più svelto.
-Il Generale Archer mi ha sempre informato di ogni sua azione e di ogni mossa sospetto. Questo soldato è stato tenuto d‘occhio fin da quando ha messo piede in campo.- indicò Havoc, mentre questo, non più tanto incline a starsene zitto e buono, cercò di liberarsi della presa degli altri due, tentando di parlare
Il Furher non volle però lasciargli scappare neanche una sillaba, perché proseguì imperterrito.
-La ricognizione avvenuta sul terreno davanti alle porte di South City, è stata fatta da quest‘uomo, come anche l‘idea di avanzare la proposta del Maggiore Elric- elencò con voce atona Bradley, seguito dall‘annuire di Archer.

Edward non trovava il filo logico.
Non poteva esserci!
Era stato Frank Archer a fare tutto quello! Glie lo aveva riferito sempre Havoc, aiutato dallo stesso Alphonse e dai suoi dubbi

Doveva credere i Havoc…..doveva!
Altrimenti tutte le sue certezze sarebbero andate in frantumi.

-Signore, ma il cambio degli uomini fatto dal Generale?- azzardò FullMetal, che era intenzionato a proseguire, bloccato però questa volta da Milcherw.
-Se mi è concesso parlare, vorrei dire che non c‘è mai stato alcuno scambio di scorta- parlò pacatamente e con voce forte e chiara.
-Ma…- Edward si zittì però da solo, puntando lo sguardo su Archer.
Era stato quell‘uomo a chiedere al Generale Milcherw di cambiare la truppa andata con Al scelta da Havoc.
-È vero, ho chiesto al Generale di cambiare la scorta del Maggiore Elric- iniziò Frank, notando il il viso del giovane FullMetal illuminarsi, quasi se avesse finalmente avuto la carta giusta, ma così velocemente glie lo spense. -Ma questo era già partito in ricognizione.- concluse, mettendosi in una posa statuaria e statica.

-Signore! Non…- tentò di intervenire Jean, fermato sul nascere dal calcio di un fucile contro la schiena che lo fece inginocchiare e ringhiare a bassa voce, contro il soldato che l‘aveva colpito, epiteti abbastanza fioriti.
Edward era estremamente confuso.
L‘amicizia con Havoc gli suggeriva di tener il sangue freddo, di ragionare….non era possibile che tutto quello che stava uscendo in quella tenda fosse vero, mentre dall’altra parte le parole di Bradley lo confondevano.
Aveva giurato al Furher fedeltà, e non poteva dubitare delle sue parole.

A chi credere?

-Oltretutto, quest’uomo vanta di un buon curriculum sotto la guida del Generale traditore, e tutto questo è stato possibile scoprirlo grazie all‘attento studio su vecchi fascicoli a Central, prima del mio arrivo qui- concluse Bradley, che osservò ora il giovane Elric girarsi verso il suo sottoposto arrestato.
Questa ulteriore affermazione, questa scoperta….aveva ghiacciato il sangue nelle vene di Edward.
-È vero…?- chiese subito, squadrando il volto immobile e silenzioso di Jean, alla ricerca di uno spiraglio.
Un ultimo appiglio per poterlo aiutar e dimostrare che erano solo menzogne.

Il soldato rimase in silenzio a lungo, guardando negli occhi il suo superiore, quasi occupato in un attenta conversazione fatta solo di sguardi.
Nessuno fiatava, e quella situazione stava diventando opprimente solo per una persona fra quelle presenti.
-Havoc….è vero?- ripeté la domanda Edward, con un filo di tremore, non del tutto sicuro ora di voler la risposta.
Per pochi secondi l‘interpellato chiuse gli occhi, per poi riaprirli di scatto, puntando quei pozzi ceruli sul Comandante Supremo.
Tentò di strattonare ancora quella stretta ferrea che lo tratteneva, stringendo i denti per la sensazione di impotenza che pervadeva il suo corpo.
-Goditi gli ultimi giorni da Furher, King Bradley, perché molto prima di quanto immagini tornerai a far compagnia alle serpi tue simili!!-
Lo scatto d‘ira di Jean lasciò interdetti i presenti, tranne Edward che pietrificato e con ormai ogni dubbio dissipato, rimase muto.

Questo fu per il Furher un segnale per chiudere in definitiva la faccenda; con un gesto veloce, ordinò ai due militari di scortare il prigioniero fuori di lì, nella tenda adibita a prigione provvisoria, mentre questo ancora tentava di liberarsi.
Puntò la sua attenzione sull‘ex superiore, stringendo le labbra e riducendo gli occhi a fessura.
-Non credergli…apri gli occhi!- soffiò, quel tanto da farsi sentire da Edward, che non cambiò espressione, rimanendo immobile e ancora scosso dalle ultime rivelazioni.

Quando nella tenda tornò il silenzio, King lo interruppe con un sospiro grave.
-In tempi così duri ormai non ci si può più fidare di nessuno….- dichiarò, incrociando le braccia al petto, mentre lo sguardo si puntava sul giovane Colonnello, ancora fermo.
Il Furher fece poi uscire i due Generali, richiedendo un minuto da solo con FullMetal, che alzò il viso e si mosse, solo per fare il saluto militare ai due superiori.

Una volta rimasti soli, come quel giorno al Quartier Generale, Bradley liberò dalla rigida postura da soldato di Edward, decretandogli il riposo.
-Elric, so che questa giornata è stata troppo amara per te, ma devi ritrovare la spina dorsale, ragazzo!- affermò, alzandosi per fare qualche passo, tenendo ora le braccia dietro la schiena.
Edward tenne il capo chino, in segno di scusa, mentre ancora l‘idea che Jean fosse un traditore ed una spia gli ronzava in testa.
-Le chiedo perdono, Signore, per la mia entrata poco rispettosa di poco fa…- mormorò, alzando di poco i dorati e stanchi occhi sul Furher, che con un leggero con la mano, sembrò scacciar via quelle parole.
-Sciocchezze, Edward…è naturale che tu sia scosso dopo una perdita così…importante nella tua vita. Hai bisogno di riposo e se non fossi così dannatamente necessario, ti avrei dato un modo per tornare a casa…- parlò Bradley, soffermandosi sul viso pallido del ragazzo. Questo alzò un sopracciglio perplesso, osservando il suo superiore.
-Non credo di essere così utile, Signore…- mormorò, portando le braccia dietro la schiena, in una posizione eretta e statuaria.
Un leggero sbuffo da parte di King Bradley, fece riportare le polle dorate su questo.
-Edward Elric, forse non comprendi le tue grandi qualità, sia come comandante, che come alchimista. Sei uno dei miei migliori uomini, e so di poter contare su di te, per ogni evenienza- affermò risedendosi il Furher, chiudendo l‘unico occhio.

L‘uomo sapeva bene come lodare perfettamente i suoi sottoposti; l‘unico dilemma era che Edward non era uguale agli altri, e parole di quel genere gli davano solo una piccola scarica di autostima e basta.

Tenendo ora di nuovo l‘espressione vacua e la testa bassa, il biondo alchimista annuì debolmente.
-Signore….vorrei ritirarmi, se mi è concesso- mormorò, facendo il saluto militare con un po‘ più di vita, notando come il Furher fosse preso da alcuni documenti appena presi in mano.
-Prima, Colonnello Elric, vorrei darle una cosa che stava aspettando da parecchio tempo…- mormorò Bradley, tornando al linguaggio formale, e porgendo al ragazzo il plico di fogli.
FullMetal li prese senza fretta, sfogliandoli velocemente
-Cosa sono?- domandò perplesso e curioso, alzando i dorati occhi sulla figura dell‘uomo davanti a lui.

Questo tacque per diversi minuti, prima di rialzarsi in piedi.
-Le nostre spie sono riuscite a carpire l‘identità dell‘uomo che si cela dietro a tutto questo trambusto, e che a detta mia, lei, Colonnello Elric, ha una questione in sospeso da risolvere.- affermò solamente King Bradley, facendo qualche passo, mentre l‘attenzione di Edward era tutta concentrata sui fogli che teneva fra le mani.

Chi poteva avere qualcosa a che fare con lui?

Che cosa aveva fatto per meritarsi un conto in sospeso proprio con lui.

-Credo che a quest‘uomo dovrete far pesare una seconda vita sulla coscienza, Colonnello- finì pensieroso il Furher, mentre l‘altro sentiva il sangue ghiacciarsi nelle vene.

L‘uomo che stava cercando.

Il nome che aveva desiderato conoscere da troppo tempo.

Aprì di nuovo la prima pagina di quel mucchio di fogli, guardando insistentemente la foto che spiccava all‘inizio, fermata con una graffetta
Abbassò solo di poco i dorati occhi ora toccati da un odio malcelato, leggendo il nome riportato a chiare lettere.

L‘uccisore di suo padre….

….e ora anche di Alphonse.



Roy Mustang.














Note d‘Autrice:

Dunque v.v l‘avevo detto che prima di Domenica dovevo “consegnare“ il capitolo XD e ce l‘ho fatta A__A anche se non sono esattamente soddisfatta della cosa XD
Dovevo continuarlo, cioè, non doveva finire così, ma poi un attenta rilettura mi ha fatto mettere la parola punto a questo capitolo XD
Sarei arrivata alla trentesima pagina di Works altrimenti ^^’’ come il capitolo prima di questo che è arrivato a 22 senza accorgermene v.v

E poi….lasciamo la suspance *-* (ma quale suspance, che l‘avevano capito tutti v.v n.d. Ed)(tranne te…ah-ah! n.d. me)(*fa cerchietti a terra* n.d.Ed) XD

Dunque…così la fanfiction mi si allunga di capitoli O-O acciderba….e le fan di Roy si devono accontentare solo del suo nome XD per adesso ^^’’ *si ripara dietro un muro*


Vaaa beh, signori miei v.v vedrò di rifarmi nel prossimo XD e di far contente le fan sempre nel prossimo XD abbiate fede, e vedrete comparire Roy ghghg v.v ci vuole tempo (*Tenta di comparire, fermato dall‘autrice* n.d. Roy)(XD n.d. me)



Mi raccomando *-* più commenti e più mi sentirò spronata a continuare XDD(se sarò ancora viva v.v)
Gni *-*




Ringraziameti:



FightClub,: XD ecco….ma povero Alphonse!! *_* non essere crudele con lui v.v era tanto tenero….era..XD

nemesi06: Eccomi! Spero che ti ho scombussolato ancora di più le idee con questo capitolo, o messo a posta la mappa mentale di ciò che sono i movimenti e le varie fazioni XD Stracontenta che le riflessioni di Ed ti siano piaciute ^^ è sempre difficile riuscire a scrivere pensieri dubbi e quant’altro, di un pg quando questo è complicato v.v (io nn sono complicato! N.d.Ed)(si che lo sei >_> n.d.me) cercando di non uscire fuori personaggio @.@
Io ho adorato la caratterizzazione del vostro Archer, cara ^^ e si v.v concordo, è viscido, punto! Non c’è altro da dirgli contro XDD Beh, visto che il dubbio atroce è stato tolto? ^^ Roy è effettivamente il loro nemico, e che nemico! o.o ah-ah! Ti lascerò con gli altri dubbi cara ^^ scoprirai leggendo XD un bacione!




Red Robin: ti va bene anche gente carbonizzata? XDD ehh, sangue e guerra arriveranno presto, ora che il Furher è arrivato ^-^ ghghghg lo yaoi mi spiace arriverà, non presto per tua fortuna, ma arriverà XDD grassie per aver commentato



Elmeren kun: O___O…..sai che mi fai paura quando scrivi così tanto? XDD
Allora, a parte che la tua teoria sulle craturine e gli umpa lumpa è strabella, ma mi spiace, Jhonny non mi ha mollato gli esserini v.v quindi Al è schiattato XD
Archer….vedo che lo ammiri molto XDD O-O ehi! Un secondo! >___> cos’è che vorresti fare ai miei manga? >.> ti spelo sai? Ti lascio sull’autostrada, prima di portarti a lucca v.v ahah!
Si, ho fatto una cosa veloce per lasciare a sguazzare nell’idiozia e nell’ignoranza Ed XD o meglio, senza un valido aiuto per capire da che parte stare v.v
Eh, Archer e King…Roy quant’altro (il triangolo no! N.d. me)(O__O è brutta…punto! N.d. Roy)(XD n.d.me) ormai sta pian piano salendo a galla per poi precipitare nel baratro XD mi diverto *_*
Edward è un bisonte Elmeren cara v.v ti farò capire meglio un giorno XD cmq Archer è da picchiare e basta v.v XD contenta che ti sia piaciuto lo scambio di battute fra i due ^^ anche me ha adorato quella particciola, come anche la morte di….Al XD (infierisco XD)
Buahauahau brafa, non tornare più seria, che mi fai paura XD e ho avuto modo di sentire i tuoi piccoli e velati lamenti verso Al v.v piccino lui….ti piace carbonizzato? +.+ *fugge per non essere presa a padellate*



Aki_: *Muove ditino in segno di no* beh, Roy è arrivato con Bradley XD o almeno, il suo fascicolo ghghhg ma come vedi, è dalla parte dei cattivi….o no? XD confondo le idee *.*
Eh, Alphonse doveva morire v.v e so gia che mi picchierai quando ci incontreremo in un futuro lontano XD aiuto O.O’
Edward si, fa molti passi falsi, anche in questo se vedi, si lascia andare all’ira e alla disperazione, portandosi troppo oltre la linea delle gerarchie, per così dire, ma Bradley a quanto pare lo capisce e per questa volta non lo punisce v.v
Ora come ora è perfettamente vulnerabile, e come avrai letto, King ha preso la palla al balzo, no? ^^ un bacio^^



saku_chan the crazy dreamers: Mi spiace, si, è schiattato XD colpa del dinamitaro…o di qualcun altro? Oltre all’accoltellata XD (waaa +_+ n.d.me)(perché le piace farmi del male ç.ç ? N.d. spirito di Al)( ghghgh n.d. me) ho aggiornato il prima possibile cara ^^ e tranquilla *-* contenta del tuo commento ^^br>

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Capitolo 5
*** -Fuoco Nemico- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Fuoco Nemico-





La fredda giornata di quel grigio inverno veniva vissuta dai componenti della nostra famiglia, più due estranei giunti nel pomeriggio, tutti seduti davanti al caldo camino che avevamo in casa.

I miei occhietti dorati non avevano lasciato per un solo istante il viso di uno dei due uomini, mentre il suo sorriso, a sua volta, non aveva smesso di rimanere finemente disegnato sulle sue sottili labbra.
Sembrava avere qualche anno in meno di quello con gli occhiali, che colloquiava familiarmente con nostro padre

Al tempo pensai subito che quel sorrisetto, su un viso decisamente da schiaffi, mi avesse preso per il culo fin dall‘inizio.


Ora penso di esserne certo.


Non era successo molto in quelle poche ore, a parte qualche parola detta fra “gli adulti“ mentre io e mio fratello sostavamo inconsapevoli di tutto in un angolo vicino al camino, sul caldo tappeto.
Esisteva da generazioni quel tappeto di un bel colore rosso fuoco

Ora era pieno di polvere, come il resto dell‘interno della nostra casa


Tutto quello che dovevamo sapere o comprendere era che nostro padre se ne sarebbe andato quella sera stessa, con i due uomini, per dovere
Dovere che papà a quanto pareva non voleva adempiere, e sembrava anzi camminare come un condannato a morte verso la forca.


Beh…..non è stato precisamente in quel modo che se ne è andato, ai nostri occhi innocenti.
Noi non eravamo ancora consapevoli dell‘avvenire.


Vi è una cosa che ricordo, con accurata chiarezza, di quei minuti che precedevano la partenza dei due militari insieme a papà

È forse il ricordo più forte e doloroso che potesse riaffiorarmi, soprattutto adesso.

Quel tale, occhietti furbi e sorriso da idiota, mi prese da parte guardandomi forse per la prima volta seriamente
Lessi una malinconia assurda in quelle pozze scure, che ora mi infiamma solo di rabbia repressa.
Penso che fosse una specie di passaggio doveroso, essendo il fratello maggiore e quello che aveva dimostrato subito l’indole predominante fra i due figli di Hoenheim.

Si chinò, o meglio, quasi inginocchiò davanti al mio sguardo di rimprovero.
Posò una mano sulla mia testolina dorata facendo riapparire quel sorriso sulle labbra ben disegnate.
Questa volta era un sorriso che mi rapì del tutto: semplice, pieno di certezza e promessa.
-Ehi piccolo- e già qui era iniziato il mio disincanto e una vena aveva iniziato a pulsare sulla mia giovane tempia
Va bene che ero alto come un topo e mezzo….
Non mi mossi, anche se qualcosa, oltre l’irritazione, aveva iniziato a saltellare nella mia anima.

Forse era quel tono così, di familiarità

Non avevo mai visto quel giovane uomo, prima di allora, ma dopo quelle due parole rivolte unicamente a me e per me (anche se leggermente offensive, dal mio punto di vista) avevano come risvegliato un ricordo lontano e dimenticato.

Di cui tutt’ora non ho mai capito la ragione.

-Facciamo un patto. Tu mi sorridi almeno una volta e io non ti chiamerò più tappo-
Lo disse tranquillo, con voce melodiosa e affettuosa che però non frenò la mia, come sempre, reazione esagerata.

Penso che persino mio padre e l’altro uomo, fuori in giardino e pronti per partire, avessero sentito la mia sfuriata.
L’uomo aveva riso, scuotendo la testa e osservando i miei dorati occhi pieni di collera e le guance imporporate di furia.

-Ti prometto che ve lo riporterò indietro-

Quell’unica frase aveva avuto il potere di farmi dilatare le iridi e aprire le labbra, perplesso.
Non me lo sarei aspettato, nel senso, una frase così seria e carica di significato, dopo l’idiozia di solo cinque secondi prima.
Ebbe il potere di lasciarmi basito.
Il giovane uomo si era alzato dopo l’ennesima pacca sulla mia testolina e un sorriso di nuovo strafottente dipinto sulle labbra.

Se ne era andato così, semplicemente portandosi via nostro padre ma lasciandomi nell’animo dei miei dieci anni quella promessa.
Sapevo, così piccolo, che quelle parole valevano troppo, più di ogni cosa perché dette da lui


Un perfetto sconosciuto.



Che non ha mantenuto la promessa.


Che solo vent’anni dopo mi avrebbe portato via l’ultimo pezzo della mia famiglia.



Pianura di South City, campo 12






Nel campo c’era agitazione, così palpabile nell’aria tanto da poterla toccare a mani nude.
L’arrivo di King Bradley aveva come risvegliato dal torpore in cui girovagavano ciondolanti da giorni, i soldati; la sua infine venuta sembrava aver riportato fermento e voglia di combattere nell’animo carico di adrenalina di ogni uomo.

Soprattutto uno di questi era invogliato dalla sua smania di finire una volta per tutte quell’inutile e stupido conflitto, perso nella contemplazione del nulla davanti a se
La frenesia di scendere in campo era tanta, che aveva ridotto ormai in briciole il pezzo di pane raffermo che teneva fra le mani, unico suo pasto per colazione.

Non era tempo per fermarsi a mangiare

Il piano era stato preparato in ogni più piccola parte mentre le truppe scelte sistemavano le ultime disposizioni prima dell’assalto.
L’artiglieria pesante, tanto attesa e agognata, ora sostava poco dentro dalla linea dell’accampamento, già mirata sulle “prede”.
Nessuno oziava più nel campo militare.
Dal più giovane al più anziano veterano aveva un mestiere ben preciso da portare a termine prima di mezzogiorno, orario prestabilito per l’attacco.

Edward Elric mollò il rimasuglio ancora integro sulla cartina che era ben spiegata sulla cassa.
Piccoli e ordinati gruppi di miniature di due colori differenti erano disposte sul piano che riproduceva la carta della regione; raffiguravano il dispiegamento dell’esercito di ambedue gli schieramenti.
Una buona parte dei blu (esercito di Amestris) erano schierati sulla strada principale che portava all’ipotetico ingresso frontale della città, mentre il resto era ancora nel perimetro interno dell’accampamento.
Finalmente dopo tanto perdurare in quella posizione statica in cui erano stati per mesi, qualcosa si era mosso.


Doveva venire il Furher per cambiare le cose?


Doveva morire Alphonse per poter finalmente mettere la parola fine a quel conflitto?


Si portò una mano sul viso, il giovane Elric, spostandosi delle fastidiose ciocche ribelli dagli occhi brucianti di rabbia.

Non era il momento del compianto.


Non di nuovo.


Ora doveva essere forte e pronto all’azione per se stesso e i suoi uomini.
Mentre si sistemava la divisa guardò insistentemente l’orologio da Alchimista di Stato riposto anch’esso sulla cartina.

Mancavano ancora due buone ore piene.
Doveva calmarsi e darsi un contegno, fino all’orario prestabilito.

Non un minuto di più, non un minuto di meno.

Si lasciò cadere sulla cassa vuota che fungeva ormai da sgabello, guardando ancora la mappa.
I Ribelli non avevano scampo.
La loro azione sarebbe stata immediata e rapida.
La sua vendetta si sarebbe finalmente consumata nel sangue del bastardo che gli aveva portato via tutta la sua famiglia.

Posò la mano d’acciaio sulla gamba destra, osservando con occhi di quel miele in tempesta, la cartina ancora una volta.
E li si bloccò.

Come avevano fatto ad essere così ciechi?
E per di più non una volta!

Eppure quello successo ad Alphonse avrebbe dovuto farlo ragionare di più

Prese al volo la carta, lasciando che le pedine si sparpagliassero sul terreno, correndo fuori come un forsennato.
C‘era tempo, non doveva preoccuparsi.

L‘importante era essere chiaro, conciso e rapido

Arrivato davanti alla tenda di comando, dopo aver attraversato mezzo campo con il fiato in gola, aspettò che l‘ufficiale di guardia gli desse il permesso e dopo pochi minuti fu dentro.

Come pronti da sempre a riceverlo stavano King Brade e Frank Archer, chini anche loro su una cartina ben dispiegata su un tavolo.
-Colonnello Elric?- fece Archer alzando un sopracciglio perplesso, mentre quello preso in causa fece un veloce saluto militare.
-Chiedo scusa Signori, ma ci sono delle cose di cui vorrei fare presente alla vostra attenzione- fece impettito, notando come Bradley annuiva concedendogli così la parola.
-Dica pure Elric- disse, portando le mani dietro la schiena in una posizione attenta e statica.

Edward posò la sua cartina su una cassa libera, chiedendo ai due di avvicinarsi.
La sua era segnata in più punti e più vissuta di quella del Comandate Supremo.
-Il piano deciso è perfetto, Signori, e concordo con voi nell‘assicurare che i Ribelli verranno spazzati senza indugio. Tuttavia…- e qui il giovane fece una pausa, indicando dei punti sulla cartina -…questi come appurato dall’assalto al …. Maggiore Elric, sono probabili passaggi che portano alla città- si fermò lasciando che i due recepissero appieno le sue parole.

I due uomini sembravano soppesare silenziosamente i due segni indicati dal giovane Colonnello sulla carta.
-Con questo dove voglio arrivare. Se nel mentre che noi attacchiamo alle porte principali, i nostri nemici usassero questi passaggi a loro favore, in pochi secondi saremmo chiusi in un accerchiamento perfetto e le sorti dell‘attacco sarebbero capovolte.- spiegò Edward, notando in Archer una punta di irritazione

L‘Elric fece un piccolo sorriso nascosto, conscio del fatto di aver lasciato per una volta sconfitto il suo “rivale“.

King si chinò, puntando un dito sul punto dove Alphonse era caduto.
-Forse questo passaggio è ormai andato perso, ma l‘idea che ci potrebbe essere una falla nel piano, un punto debole, porterebbe comunque alla disfatta. Cosa propone Colonnello Elric?- chiese dunque il Furher, osservando con gli occhietti ora aperti, il viso del FullMetal.
Questo soppesò a lungo le parole, prima di esprimerle a voce.
-Metterei un piccolo contingente qui e qui.- indicò così i due punti strategici -In modo che i nemici non possano tentare una probabile fuga o attacco a sorpresa- concluse il biondo aspettando il responso del superiore.

Questo studiava con attenzione la mappa, passando a rassegna anche l‘altra dove erano posizionate le pedine dei due eserciti
-Bene. E sia! Generale Archer , lei guiderà un gruppo scelto sul lato ovest, mentre il Generale Milcherw sul lato est e….-
-Signore, mi permetta di partecipare al posto del Generale Milcherw- lo interruppe Edward, rimanendo fermo ed immobile quando gli occhi perplessi dei due uomini si puntarono su di lui.
Bradley sostò in silenzio per qualche minuto, soppesando la richiesta del giovane Colonnello.
Entrambi gli uomini di alto grado sapevano perfettamente perché l’Elric era tanto smanioso di entrare in battaglia, e in un primo momento il Furher era stato tentato di lasciarlo nelle retrovie, come una seconda o ultima carta da giocare.

Ma osservare quegli occhi di miele puro che all’apparenza davano l’aspetto al volto del Colonnello tranquillo, erano animati da un lampo di sicura fermezza e determinazione.
Di sicuro non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
-Mi dovrebbe dare un ottimo motivo per cambiare il posto del Generale con lei, Colonnello- fece poi Bradley, mentre Edward spostava il peso del corpo sull’altra gamba
Non ci fu tentennamento nella sua voce, come se fosse stato sempre pronto a rispondere ad una domanda del genere.
-Il posto del Generale Milcherw è di fronte, nell’attacco principale alla città. Non può sprecare un valente uomo per una minima parte come una missione di monitoraggio- fece, guardando davanti a se, in una posizione attenta. -Anche il Generale Frank Archer è sprecato in una posizione del genere, ma non saprei chi altro proporle Signore. Comunque, dovrebbe essere un Generale come Milcherw a guidare l’attacco, data la sua esperienza.- finì, attendendo la risposta del Furher, che non tardò ad arrivare, preceduta da uno scoppio di ilarità benigna.
-Così sia, Colonnello. Ha via libera- le parole furono seguite da una buona pacca sulla spalla sinistra, mentre gli occhietti piccoli e dal taglio particolare si puntavano sul viso del giovane -Guiderà un piccolo contingente di soldati sulla parte Est, mentre il Generale Archer porterà i suoi sul fronte ovest. Può andare Colonnello Elric- riepilogò il Furher, girando la schiena ad entrambi i due silenziosi e immobili sottoposti e dirigendosi a passo lento verso la cartina dove cambiò alcune posizioni scelte.

Edward fece un breve saluto militare ad entrambi, e si congedò uscendo velocemente.
Aveva risolto in un batter d’occhio il problema presentatosi, e senza neanche dover combattere verbalmente con quel presuntuoso di Archer.
La situazione quindi era cambiata anche dal suo punto: non sarebbe rimasto nelle retrovie, ma sarebbe stato un punto cardine nell’operazione, come sempre aveva sperato.
Non voleva farsi mettere i piedi in testa dagli altri commilitoni, soprattutto i due Generali in carica.
Certo, avrebbe dato più prestigio a Milcherw, mettendolo nella posizione frontale dell’attacco, ma lui…

Si lasciò cadere sulla brandina, una volta arrivato nella propria tenda, pensando alla sua strategia.
Quel codardo di Mustang, quell’essere che aveva prima fatto fuori suo padre e poi suo fratello, se la sarebbe di sicuro filata per una delle due vie.
Una era ormai distrutta, e se anche fosse stata ancora praticabile, c’era la consapevolezza da parte del Generale nemico che il loro esercito di sicuro non l’avrebbe lasciata sguarnita, dopo i fatti avvenuti ad Alphonse.

Chiuse per un momento gli occhi, calmando così la sua anima in subbuglio.

Doveva calmarsi.
Non era da lui perdere il suo proverbiale sangue freddo.
Ma…..era difficile non pensare al momento in cui si sarebbe ritrovato quel bastardo davanti agli occhi…

Finalmente di nuovo faccia a faccia.

E questa volta sarebbe stato lui a fargli una promessa, che avrebbe mantenuto.


La promessa di mandarlo al creatore con le sue stesse mani.



Ora però doveva riposarsi.
Non era ancora ora, e stare a rimuginare fino al tempo prestabilito gli avrebbe fatto solo male.
Doveva essere pronto sia per se stesso che per i suoi uomini che contavano sul suo giudizio e sulle sue azioni.
L’avrebbero seguito anche all’inferno se avessero potuto…
Edward era loro grato del sostegno e della fiducia che riponevano in lui…ma non li avrebbe mai sacrificati per una questione personale.

Per questo anche l’idea di far a cambio con il Generale.

Chiuse definitivamente gli occhi per recuperare almeno un ora di sonno, prima dell’attacco.
Ne aveva bisogno per quello che si stava preparando a mettere in atto.





Il picchiettio continuo del piede di uno dei suoi uomini sul terreno lo stava facendo diventare matto.

Era la terza volta che riprendeva quel soldato, chiedendogli cortesemente di farla finita, ma il messaggio sembrava non fosse arrivato bene nel cervello di questo.
D’altronde, come la maggior parte di quel gruppo scelto, l’uomo era in perfetta tensione per l’orario ormai imminente.

Edward e un gruppo di commilitoni del suo reggimento si erano spostati nel punto preciso dove dovevano stazionare durante l’attacco.
La boscaglia era fitta e perfetta per nascondersi da occhi nemici, mentre accovacciati dietro a tronchi caduti e cespugli, sostavano in silenzio intorno alla radura dove vi era la catapecchia che celava il passaggio.
Tutto taceva, e sembrava vigere in una calma innaturale.

Tutto tranne quel maledetto ticchettio.

-Brosh! Accidenti a te!- Edward bisbigliò infuriato contro il castano accucciato dietro di lui -Se non la finisci di tamburellarmi nelle orecchie, ti sparo all’istante!- inveì, fulminando il poveretto con uno sguardo di miele puro.
Il resto della truppa ridacchiò in sordina, mentre quello preso in causa, mortificato allo stremo, faceva un veloce gesto militare e si scusava.
Il Colonnello tornò a guardare avanti, puntando i suoi occhi sulla costruzione di legno decadente, studiandola nei minimi particolari.

L’attacco sarebbe partito fra qualche minuto, e stavano aspettando un segnale o un messaggio dal contingente maggiore per ulteriori istruzioni.
Il loro lavoro era di stare lì, per eventuali fughe o attacchi di sorpresa, ma come aveva ipotizzato Edward con un suo fidato sottoposto, poco prima di muoversi, il Furher poteva benissimo decidere di farli attaccare.

Tutto era in stallo su un “se”

Il Comandante Supremo aveva comunque l’ultima parola, come giusto che era.


L’agitazione nell’aria era palpabile, e la cosa metteva non in poca difficoltà il giovane Elric, che temeva ad una crisi di massa.
Bastava un unico ed insignificante suono per far saltare tutti sull’attenti, e questo sarebbe andato solo a loro svantaggio.
Se un piccolo animale della foresta avesse deciso di muoversi proprio in quel momento, di sicuro metà dei suoi uomini avrebbe sparato o si sarebbe semplicemente alzato dalla propria posizione, attirando un probabile fuoco nemico addosso.

Perché non erano sicuro che in quella capanna non ci fosse nessuno…

Non erano sicuri di niente!


Edward si asciugò una gocciolina di sudore dalla fronte, guardando i suoi uomini più di una volta.
Ci mancava solo l’umidità, mi sembra giusto.
Non erano già abbastanza nei casini loro, no…
Cercò di parlare alla sua truppa, nella maniera più bassa possibile, infondendo in loro calma e sangue freddo.
Nessuno doveva perdere la testa, altrimenti la loro posizione sarebbe andata al vento.

Alcuni soffusi passi dietro di loro li fecero girare in simultanea, mentre un messaggero direttamente dal campo si faceva largo, arrivando fino a Edward.
-Signore, l‘azione è cominciata- riferì questo, dopo un veloce saluto militare, ricevendo dal giovane Colonnello un unico cenno d‘assenso.
-Ordini dal Furher?- domandò, studiando il volto dell‘uomo che aveva di fronte, mentre alcuni dei suoi uomini impugnarono i fucili che portavano a tracolla.
Il messaggero scosse la testa -Nessuno, Signore. L‘ordine rimane quello prestabilito-

Dunque non dovevano lasciare la posizione.

Edward valutò la possibilità di un contrordine, mentre il soldato si congedava, sparendo nella vegetazione dietro di loro con passo veloce ma silenzioso.
Sbuffò impercettibilmente il biondo, mentre tornava seduto e con l‘animo in subbuglio.
D‘altronde si era fatto mettere lui in quella situazione, e ora doveva ubbidire da bravo cane dell‘esercito.
Non dovevano lasciare la postazione o tentare attacchi, per il momento, mentre il grosso dell‘esercito muoveva sulla città dal davanti.

I primi colpi di artiglieria risuonarono nella radura, facendo risalire ad ogni uomo un brivido sia di eccitazione che di timore lungo la spina dorsale.
Dunque era iniziata.
Anche se in modo soffuso e poco chiaro, le urla dei Generali arrivavano fino a li, mischiate a quelle degli uomini che molto probabilmente stavano avanzando, e dei colpi che si infrangevano sui muri della cinta esterna della città

Edward chiuse per un momento gli occhi, ringraziando forse per un momento un Dio a cui lui non credeva, per averlo sottratto all‘avanzata principale.
Forse non era ancora pronto, in realtà.
O forse non lo era mai stato

Come quando partecipò alla guerra dell’Ovest e fu temprato dalle urla dei soldati feriti e dei colpi soffusi dei corpi nemici che cadevano a terra.
Della vista del sangue che schizzava dai tagli profondi o dall‘esplosioni che li circondavano da ogni dove.

-Signore!- la voce incrinata e bassa di Brosh lo richiamò all‘attenzione, facendogli aprire gli occhi di nuovo e risvegliandolo forse dal lento perdersi nei ricordi dolorosi.
Puntò le polle dorate sul soldato, che con sguardo perplesso indicava qualcosa al di là del tronco dove si trovavano loro.

Seguì la traiettoria da lui indicata, e rimase immobile.
Gli occhi si sgranarono e la bocca rimase per metà aperta.
Il cuore forse per un momento si bloccò, perdendo un battito.

Proprio là in mezzo alla vegetazione, davanti alla porta aperta del capanno stavano due bambini di spalle.

Piccoli di statura, biondi di capelli e coperti in giacconi identici e sporchi di terra.
La cosa che lasciò senza fiato Edward fu la somiglianza di spalle di lui e suo fratello.
Sembrava quasi di vedere se stessi all’età di 6 anni, che esploravano il mondo circostante senza paura.
-Che diavolo ci fanno due bambini qui?- sussurrò un soldato alle sue spalle, mentre Brosh proferì ancora -Colonnello. Cosa dobbiamo fare?-

Che cosa dovevano fare?

Se lo chiedeva anche l’Elric, mentre lentamente i due avanzavano con il capo chino, tutti interessati ora a qualcosa ai loro piedi.
Abbassando anche lui lo sguardo, il FullMetal Alchemist poté constatare che i marmocchi stavano seguendo con tanta attenzione una rana saltellante, che vuoi il caso e vuoi la sfortuna, stava zompando allegramente verso il punto dove era nascosta tutta la truppa di Amestris.
-Che nessuno si muova..- bisbigliò perentorio Edward, mentre studiava i piccoli passi concitati dei due bambini che senza volerlo stavano andando precisamente a parare dove era accucciato l‘Elric e il soldato Brosh.

Il Colonnello alzò gli occhi al cielo, chiedendo a qualche Dio esistente che quei due si allontanassero di propria iniziativa o che la rana decidesse di cambiare percorso
Ma sembrava che quest’ultima avesse tutta l’intenzione di incappare nell’ira del biondino.

“Stupido bozzolo saltellante, va a infilarti da un’altra parte!“ erano questi i pensieri del giovane, mentre l’animale ignaro anche lui, o con forse una vena di malcelata bastardaggine continuava il suo lento zompettare

Tre balzi separavano i divertiti bimbi dal nemico


Edward ribadì in modo ancora più soffuso di non muovere un millimetro del proprio corpo o del proprio cervello ai suoi uomini.


Due balzi…


Un imprecazione mentale da parte dell’Elric mentre cercava di appiattirsi ancora di più dietro a quel tronco, suo unico nascondiglio


Un balzo…


I risolini dei due bimbi sfiorarono le orecchie di tutti, mentre il respiro veniva trattenuto a fatica o a stento da molti.


La rana si fermò, guardando con occhi annoiati e senza un barlume di intelligenza il tronco che gli si parava davanti, forse conscia del fatto che era un ostacolo troppo alto per le sue capacità
Edward spiò da un piccolo foro del legno, leggermente nascosto dalla vegetazione, i bimbi fermi e immobili
Sembravano trattenere anche loro i fiati, come in trepida attesa di una mossa dell’anfibio.
Pochi millimetri separavano i piccoli dalla truppa nemica, mentre l’Alchimista sentiva un brivido risalire lungo la colonna vertebrale che gli fece chiudere gli occhi per un singolo secondo



Dopo di che, fu tutto un susseguirsi confuso di azioni.


Un piccolo gracidio
Una pressione leggera sulla gamba destra di Edward
Un fruscio alle sue spalle
Il piccolo tonfo di quattro piedini sul tronco

E tutto fu silenzio

Edward si era ritrovato così la stramaledetta rana addosso che lo guardava con espressione quasi derisoria, mentre riprendeva a gracidare contenta del balzo compiuto.
I due bimbi invece avevano puntato prima gli occhietti ceruli sul biondo sotto di loro e non più nascosto alla loro vista dietro al tronco e poi verso il resto degli uomini in divisa

Tutto era immobile

Finché il Colonnello Elric non alzò il viso per incontrare con le sue polle ambrate quelle azzurre e sgranate di stupore misto a paura dei due piccoli.

Un singulto uscì dalle labbra di quello che sembrava avere un anno in meno, mentre l’altro si parava davanti al fratello, facendo mancare un battito al cuore di Edward ad una scena tanto familiare quanto lontana.
Non diedero il tempo a nessuno di reagire, scappando poi con una velocità inaudita, data dalla loro tenera età e dalle gambette di bimbi, dentro al capanno lasciando dietro di loro la porta aperta.
-Signore!- uno dei soldati raggiunse Edward rimasto immobile chiedendo subito consiglio, mentre gli altri si alzavano in piedi con i fucili alle mani, ma senza la reale intenzione di sparare contro due innocenti.
-Colonnello Elric, se quei due raggiungono le truppe nemiche potrebbero benissimo indicare la nostra posizione!- tutto d‘un fiato l‘uomo cercò di risvegliare il suo superiore da quell‘apparente stato di shock in cui era rimasto dalla fuga dei due infanti.
L‘Alchimista si riprese con tanta veemenza da far indietreggiare il soldato quando si ritrovò le due polle dorate del biondino addosso.

Bisognava agire e in fretta.

L‘attacco principale era già stato sferrato e la loro maggiore forza era l‘effetto sorpresa dato da quello stanziamento davanti all‘unica apparentemente via di fuga segreta praticabile dalla città
Ma ora per colpa di uno stupido animale e dalla sfortuna che si era abbattuta su di loro, i due bambini potevano benissimo fregarli come aveva detto il soldato.

Se Mustang fosse venuto a conoscenza della loro posizione, non ci avrebbe messo che un barlume di secondi ad arrostirli per liberarsi la strada.
La sua nomina di Flame Alchemist era ben meritata, da quanto aveva letto Edward nel fascicolo datogli dal Furher.
E la prova era stata la morte di Alphonse.
Stringendo un pugno d‘acciaio, con il sangue che ribolliva nelle vene, il giovane Colonnello prese l‘unica decisione possibile.

Dovevano prendere in contropiede Mustang e il suo gruppo di ribelli e attaccarli per primi.

Un fuoco incrociato, come si diceva.
Un attacco rapido in due direzioni.
L’unico problema era che King Bradley non sarebbe stato entusiasta della presa di posizione di Edward.

Soprattutto se la cosa non fosse andata a buon fine

Dopo pochi secondi di indecisione, finalmente il biondo chiamò a raccolta i suoi uomini e li divise in due gruppi.
Il primo con lui sarebbe entrato nel capanno e nel passaggio, e dopo un venti minuti l’avrebbe seguito il secondo gruppetto.
Voleva un attacco piccolo ma decisivo.
Sarebbe avvenuto in due ondate e per questo perfetto.
In questo modo i ribelli non avrebbero avuto scampo: un attacco sul davanti dal grosso dell’esercito, e un attacco veloce e a sorpresa che non si aspettavano, dal lato est mentre l’ovest (se il passaggio era ancora praticabile) sarebbe stato bloccato.

Una tattica senza punti deboli.
A meno che i due bambini non avessero già avvertito i concittadini.

Ma in guerra c’erano sempre dei rischi.



Bisognava correrli.


***




Era da un venti minuti buoni che stavano percorrendo quel cunicolo praticabile, tra curve e piccole discese, ma ancora nulla per quanto riguardava una via d’uscita.
Edward, in testa al gruppo di commilitoni, studiava con leggero interesse e con rapide occhiate il soffitto sostenuto da travi e le pareti sgocciolanti umidità.
Aveva un aspetto consunto ma ben tenuto quel percorso, segno che doveva esistere già nel passato e che magari era stato costruito apposta come via di fuga dalla città per un probabile assedio.
Quelli di South City avevano avuto un ottima idea nel lasciarlo intatto.

Davvero perfetta

-Signore- Brosh richiamò il Colonnello Elric poggiando una mano sulla sua spalla, indicando poi con un cenno della testa il cunicolo che si apriva davanti a loro.
Uno spiraglio di luce sembrava filtrare da dietro una curva a circa due metri di distanza.
“Finalmente…” pensò stringendo leggermente il pungo chiuso il giovane Elric, tornando ad avanzare insieme ai suoi uomini.

Dopo aver girato la fatidica curva, si ritrovarono davanti ad una porta in legno massiccio mezza aperta, da cui appunto filtrava una luce.
Edward cautamente sospinse il legno, allargando così il passaggio e sorpassando con passi misurati la soglia.
Si ritrovò in un piccolo locale sotterraneo dal basso soffitto a botte.
L’umidità e l’odore di chiuso impregnava il luogo, unendosi anche ad un vago profumo di vino.
Botti vecchie e impolverate erano ben accatastate lungo la parete occidentale, mentre in quella orientale erano inclinate e sistemate, in maniera rigorosa, delle bottiglie lungo degli scaffali di legno.

Con prudenza e velocità Edward fece passare per la massiccia porta i suoi uomini, guidandoli poi su per delle scalette di legno poste sulla parete più lontana.
I rumori che mano a mano proveniva da sopra quella cantina erano confusi e molteplici: ordini urlati, esplosioni più o meno vicine, grida di bambini e donne, pianti e macerie che cadevano con pesanti tonfi a terra.
Sbucarono i soldati, con sempre i loro Colonnello in testa, in una stanza piena di cianfrusaglie e vecchi oggetti di antiquariato mentre del fumo entrava lento da uno spiraglio di un’altra porta, lasciata aperta forse per il passaggio sempre dei due bambini.

Ed uno di questi, per l’appunto, entrò trafelato guardando l’uomo che stava letteralmente trascinandosi dietro.
Questo, sporco di sangue e fango sui vestiti e dall’aspetto sciupato cercò di calmare il ragazzino
-Ma almeno avete richiuso il passaggio come vi ho insegna…- stava per finire la frase.
Avrebbe voluto farlo
Se non fosse, che, alzati le iridi dal bimbo incontrò quelle di quattro soldati più un Colonnello, pietrificati nell’attimo che aiutavano gli altri compagni a risalire la scala di legno.
Li osservò con occhi sbarrati dalla sorpresa e dalla consapevolezza, mentre il piccolo lasciava la sua presa e usciva urlando dalla “casa” il pericolo agli altri abitanti.

Edward non aspettò oltre, e prima che l’uomo potesse anche solo pensare di prendere la pistola dal fodero che portava alla cinta, lo atterrò con un perfetto calcio allo stomaco.
Questo scivolò a terra privo di sensi e il biondo richiamò i suoi uomini ormai tutti con in mano i fucili e chi pronto all’alchimia, mandandoli all’attacco.

Questi si riversarono insieme al loro giovane Colonnello nelle strade gremite di gente comune e uomini della Resistenza pronti a difendere il tutto per tutto.
Esplosioni si ripetevano oltre le case della prima via, mentre le madri trascinavano via i figli piangenti da tutto quel inferno, nelle abitazioni ancora integre.
Chi fuggiva e chi cadeva, mentre il sangue usciva copioso da piccole o grandi e mortali ferite.

I ribelli davano il loro bel da fare ai soldati di Amestris che presi in contropiede dalla furia e dalla determinazione di questi, arrancavano sul lastricato. Lo spirito di sopravvivenza dei primi era qualcosa che i secondi temevano, mentre colpi di artiglieria e alchimia sembravano sovrapporsi in un gioco confuso.

Edward teneva testa ai nemici che gli si buttavano addosso con tutta la sua esperienza e la sua tattica di combattimento mentre i suoi uomini venivano spinti dalla sua forza d‘animo, tornando ad avanzare compatti e morendo, se necessario, per dovere e lealtà verso il loro Colonnello.
Il biondi colpiva solo per ferire con l’auto-mail trasmutato, mentre atterrava e metteva fuori combattimento i ribelli che lo attaccavano con ogni altro mezzo.

Non voleva uccidere.

Non voleva che anche questa guerra fosse solo una carneficina dei piani alti, come l’ultima su a Ovest.
Quella gente non erano militari addestrati alle armi come il suo plotone.
Erano uomini, persone comuni che un pazzo aveva scatenato per il proprio tornaconto personale.

Era questo il punto.

Scivolò più volte, rischiando di cadere sulle pozze di sangue e fango a terra, mentre si abbassava per non venir colpito dai nemici che si ritrovava davanti.
Un proiettile aveva sfiorato il suo braccio di carne, lasciandogli un leggero e per nulla preoccupante graffio bruciante sulla pelle.
Cadde poi, per colpa del pantano che si trovava ai loro piedi, finendo quasi con il muso su un cadavere imbrattato del suo stesso sangue.
Rialzatosi in ginocchio, sentì e vide l’altra ondata del suo reggimento sbucare fuori dalla casa da dove lui stesso con il primo gruppo era venuto fuori, mentre un fischio e uno scoppio vicino gli fecero abbassare la testa al riparo.
Le esplosioni erano sempre più vicine e pericolose, mentre gli ordini dei “comandanti” ribelli si ovattavano in tutto quel frastuono fatto di grida.

Non voleva una carneficina?

Vi era purtroppo dentro.

La cosa peggiore era la consapevolezza di averla guidata lui.
Ma d‘altronde non poteva impedire ai suoi stessi uomini o a quelli nemici di ammazzarsi fra loro
Ed ecco dove la gloria e l‘onore portava i valorosi soldati.


Arrancò per fuggire da due ribelli agguerriti, atterrandoli una volta al ripario dietro ad un carro con la propria alchimia.
Si prese un secondo, uno soltanto, per riprendere tutto il fiato perso mentre le gambe sembravano urlare il loro disappunto.
Una mano posata sullo sterno e l‘auto-mail trasmutato e sporco del sangue nemico abbandonato su una coscia fasciata dai non più blu pantaloni.
Un piccolo respiro poco più in là, seguito da un singulto e un rumore strisciante gli fecero riaprire le iridi ambrate e puntarle verso la sua destra, verso qualcosa che gli fece perdere due battiti del cuore.

Un bambino.

Un piccolo essere vivente dai capelli scarmigliati e del colore del grano, lo guardava con orrore e paura.
Si teneva una mano su una gamba da cui fuoriuscivano copiosi fili vermigli di sangue, cercando inutilmente con l’altra di allontanarsi e nascondersi sotto al carro.
Uno dei due bambini che li avevano scoperti.
Il più giovane.

Il più pericolosamente simile ad Alphonse.

Arretrò con fatica l’infante, quando Edward cercò di paralisi vicino con la sola intenzione di curarlo.
Aiutarlo
Fare qualsiasi cosa.

Mentre l’infero si sparpagliava oltre quel carro abbandonato, dietro ad esso occhi infantili e lucidi di lacrime osservavano occhi d’ambra pura attraversata da spille di sofferenza.

-Aaaal!- il richiamo non provenne dalla sua gola, come pensò Edward come folgorato da quel nome, bensì dal gemello del bimbo che lo guardava con preoccupazione e insicurezza mentre si chiedeva inconsciamente perché quel soldato si era strappato un pezzo della sua divisa per legarglielo intorno alla gamba.
Il fratello di questo sbucò in un baleno da dietro il carro, ora mangiato lentamente dal fuoco che l’aveva preso in un secondo.
-Alan! Presto vieni!- il bambino però osservò il giovane accanto al fratello, puntando subito i suoi coscienti occhi sulla divisa che indossava e gridando aiuto.
Mettendosi poi davanti al fratello, riaprì una troppo fresca ferita nel cuore del FullMetal che dovette rialzarsi in un baleno e fuggire di lì.

Si sentì scoperto e di nuovo braccato mentre usciva di nuovo sulla strada, coprendosi il viso con un braccio per colpa del fumo della polvere da sparo e degli incendi.
Suoi commilitoni e cittadini di South City giacevano senza vita insieme sul lastricato, mentre Edward cercava qualcuno in quel disastro, sentendo ancora risuonare spari ed esplosioni regolari.
-Colonnello!- Brosh spuntò davanti a lui dalla coltre di fumo, con viso sollevato e segnato da una scia di sangue che partiva dalla testa e attraversava tutta la guancia sinistra fino al mento.
Non ebbe il tempo di sentirsi almeno in parte sollevato per aver trovato qualcuno dei suoi, Edward, perché furono circondati.
Non ebbe il tempo di imprecare e maledire la propria sfortuna.

Non ebbe il tempo di difendersi mentre entrambi venivano colpiti e scivolavano nell’incoscienza…



….che fu buio in un secondo…..



***




-Signore..-
Voci confuse e bisbiglianti si spandevano nel buio in cui era circondato.
Non sapeva dov’era, o cosa era successo.
L’unica cosa di cui era totalmente sicuro?

La testa gli faceva maledettamente male.

-Colonnello!- ancora la voce di prima cercava di riportarlo alla realtà, e lentamente la seguì, aprendo gli occhi quel tanto che bastava per mettere a fuoco il viso preoccupato del soldato Brosh che lo studiava insistentemente.
-Colonnello Elric, si sente bene?- domandò con sguardo indagatore, mentre le figure più lontane e mischiate prendevano forma pian piano rivelando i suoi uomini anche loro lì riuniti.
Portandosi una mano alla testa, Edward cercò di muoversi, ma l‘indolenzimento al corpo dovuto forse ad un trasporto poco “comodo“ gli dava qualche problema.
Rimase così seduto, appoggiando con la schiena al muro gocciolante di umidità, mentre sentiva bisbigli e sospiri pesanti da parte del suo reggimento.
-Dove siamo?- riuscì a dire, mentre metteva insieme le idee, trasmutando di nuovo in mano l‘auto-mail rimasto fino ad allora in forma di arma.
-In una specie di prigione, Signore- rispose Brosh, guardandosi intorno, mentre il resto dei suoi uomini annuiva senza fiatare.

Edward, riprendendosi lentamente, fece una veloce stima delle perdite notando come una ventina al massimo degli uomini ivi riuniti rappresentavano tutto ciò che era rimasto del suo battaglione.

Che diavolo era successo?

Nei fumi dell’incoscienza gli era sembrato che i colpi dell’artiglieria del loro campo fossero cessati in un momento.
Aveva il ricordo frammentario di strascichi di conversazioni veloci e ordini su ordini, un colpo ancora alla gamba sana, ma non capiva.
Anche se il suo reggimento era stato decimato, l’affondo dell’esercito di Amestris non era continuato?
-Qualcuno sa cosa è esattamente successo?- domandò verso i suoi uomini, leggendo negli occhi stanchi e pieni di immagini di morte soltanto dolore e confusione.
Di sicuro lui aveva lo stesso sguardo spento.

Quella giornata era stata l’equivalente di una settimana su ad Ovest.

Brosh si alzò facendo qualche passo per andare verso la porta sbarrata dove i loro carcerieri passavano di tanto in tanto a controllarli per il piccolo spiraglio
-Sono più di due ore che ci hanno sbattuti qui dentro e tutto tace- borbottò, più a se stesso che al suo Colonnello.
Nessuna notizia
Niente di niente.

Edward, ancora leggermente intontito, osservò il soldato picchiettare con la punta dello stivale sporco sul muro, così per fare.
La giacca aperta sul davanti e macchiata in più punti di sangue nemico ma anche di sicuro dell’uomo, i capelli scarmigliati e gli occhi puntati nel vuoto.
Due ore di pesante silenzio..

Che ne avrebbero fatto di loro?

Il giovane FullMetal passò a rassegna ogni viso, studiandone i tratti segnati e le espressioni di ognuno dei suoi commilitoni.
Erano dei bravi ragazzi, degli ottimi soldati e poteva contare sulla loro lealtà avendoli avuti sotto addestramento personalmente.
Fra quei visi avrebbe voluto vedere anche quello di Havoc, sempre pronto a scherzare.
Se lo immaginò in una situazione del genere: si sarebbe alzato, sbuffando irritato della mancanza di sigarette o avrebbe calciato il suo pacchetto ormai vuoto guardandolo con aria contrita e annoiata.
Avrebbe di sicuro riso, facendo una delle sue battute idiote e fuori luogo, cercando di alzare il morale degli uomini e soprattutto quello del loro Colonnello.

Se lo immagino anche dalla parte negativa.

Forse era stato un bene scoprire che aveva tradito l’esercito prima di quel maledetto attacco.
Socchiuse gli occhi Edward, appoggiandosi con fare stanco e spossato alla parete; vide con gli occhi della mente Havoc alzarsi, ridere e andare verso la porta uscendosene con un “mi spiace Capo, così va la vita” e richiudendosi alle spalle il pesante battente.
Sospirò l‘Elric, chiudendo gli occhi e scacciando quell‘immagine dai suoi pensieri come anche il fastidioso dolore alla gamba destra, di sicuro ferita.

Scoprirlo in un contesto del genere l‘avrebbe solo di più distrutto e lasciato lì come una bambola di pezza.
Non l‘avrebbe sorretto di certo il pensiero che il suo miglior uomo, ma no ….il suo miglior AMICO e compagno era sempre stato dalla parte del nemico.


Passò di sicuro un’altra ora, anche se il giovane Elric non aveva più l’orologio lo sentì sulla pelle lo scorrere del tempo.
Forse era una cosa che capitava quando ti ritrovavi in una situazione così…disperata?
Mah, neanche tanto, a parte forse essere completamente tagliato fuori dal resto del tuo esercito, nelle mani della fazione avversaria, con metà del tuo plotone fuori uso, ferito e col morale sotto i piedi.
Brosh si era seduto accanto ad uno degli soldati più “vissuti” e avevano parlottato per un po’, mentre Edward se ne era stato sulle sue, senza uno straccio di parola per i propri uomini.
Aveva la netta sensazione che questi stavano covando un leggero risentimento nei suoi confronti.
Dopotutto era colpa sua se erano lì

Lui e la sua testaccia dura.

Portò le ginocchia piegate quasi al petto, poggiandovi sopra i gomiti, mentre le mani affondavano nelle ciocche dorate e libere.
Chiuse ancora gli occhi, sentendo ancora i brividi addosso per lo scontro avvenuto solo tre ore prima.
Cosa aspettavano a fare qualcosa?
Avevano deciso di abbandonarli lì sotto a marcire nella muffa della piccola e fredda cella?

Non fece neanche in tempo a finire quei pensieri che il chiavistello scattò e un cigolio accompagnò l’apertura della massiccia porta.
Sentì i suoi soldati trattenere impercettibilmente il respiro e alzare, come lui, la testa verso i loro carcerieri.
Due uomini sulla quarantina entrarono, studiando attentamente tutti i volti silenziosi i tirati in una maschera di astio.
Si mossero poi verso il punto dove stava Edward, senza dire una parola, ma facendo scattare in piedi più di un soldato.

Fu tirato su di peso senza protestare, il giovane Elric, mentre puntava i dorati occhi sui suoi commilitoni che, a differenza di quanto aveva pensato, cercarono in tutti i modi di ostacolare i due uomini.
-Colonnello!- gridò qualcuno, mentre un altro inveì in maniera alquanto fiorita.
Più di uno fu atterrato con un colpo del calcio del fucile al petto, mentre Brosh fu tirato per i capelli e allontanato brutalmente.

In quel momento Edward sentì come un peso maggiore nell’animo, con la consapevolezza di quella lealtà mai persa.

Rimase in religioso silenzio, troppo preso ora dal pensiero di dove sarebbe stato portato.
Lasciatosi alle spalle la cella dove erano rinchiusi i suoi uomini, lo fecero fermare davanti ad un tavolo di legno, dove un altro ribelle gli legò le mani dietro la schiena.
Le corde erano strette e sfregavano fastidiosamente contro il suo polso di carne, ma stette in silenzio.
Con passo veloce e cadenzato gli fecero risalire delle strette scale di pietra, fino a ritrovarsi un un’altra stanza mezza distrutta su un lato per colpa di un esplosione recente.
Un altro uomo lo prese in custodia; giovane e alto, dal taglio d’occhi orientali e dai lunghi capelli neri raccolti in una coda.
Il ghigno disegnato finemente sulle sue labbra gli fece per un momento gelare il sangue nelle vene.

Non gli piaceva.

Aveva le mani guantate, ma quando gli afferrò il braccio di carne strinse così tanto che poté quasi sentire le pieghe della pelle sotto di essi.
In modo violento fu spinto fuori, ricadendo malamente sul lastricato, ma senza fiatare.
Avrebbe risparmiato le parole per dopo.
Dopo un calcio allo stomaco e un ennesimo colpo alla gamba ferita, fu tirato su per la coda dall’uomo, di nuovo in piedi.

Fu spinto in avanti e costretto a camminare zoppicante, velocemente secondo le istruzioni poche e spicce del ribelle.
Studiò con occhi attenti il percorso che stava facendo, guardandosi di tanto in tanto intorno e notando la popolazione di South City collaborare in silenzio a risistemare il caos creato dall’attacco.
C’erano donne che portavano l’acqua ai lavoratori, che curavano i feriti con diligente pazienza, e bambini che correvano sui lati delle strade con scatole malconce fra le mani.

Nessuno, tranne i feriti gravi e i vecchi malfermi chini sui cigli delle vie, stava senza nulla da fare.

E questo Edward non lo comprendeva.

Cosa spingeva gli abitanti di South City ad aiutare i ribelli nella loro assurda lotta?
Cosa li spingeva ad unirsi alle loro schiere e controbattere l‘esercito di Amestris.
Cosa spingeva tutti verso uno stupido conflitto?


Senza risposte apparenti, fu condotto davanti ad una costruzione miracolosamente in piedi, dove un uomo faceva la guardia davanti all’entrata.
Edward fu sicuro di essere finalmente arrivato a destinazione, e prendendo un bel respiro silenzioso e lasciando correre l’ennesima spinta del suo aguzzino, varcò la soglia della tenda che stava al posto della porta originaria.




Finalmente la meta.













Note d‘Autrice:

Non ho neanche più il cervello per commentare questo capitolo XD son messa bene v.v
Devo dire che stranamente negli ultimi tempi è venuto fuori O.O cioè….mi ero bloccata mica da ridere v.v acciderba v.v
Sarò spiccia XD…..spero di avervi accontentato almeno un po’ con questo nuovo chap A__A e di avervi lasciato di M… come al solito a fine capitolo XD muahauhauaah sono infame lo so v.v ecco ghghghg

Dunque….beh, dai, almeno un pezzettino di Roy s’è visto XD *si rifugia sotto al letto* penso che qualcuno mi ucciderà v.v

Vaaa beh, signori miei v.v vedrò di rifarmi nel prossimo XD e di far contente le fan sempre nel prossimo XD abbiate fede, e vedrete comparire Roy



Mi raccomando *-* più commenti e più mi sentirò spronata a continuare XDD(se sarò ancora viva v.v)
Gni *-*




Ringraziameti:


nemesi06: eh si! Ormai il confronto è quasi giunto alle porte! Ma bisognerà attendere ancora un pochino (il ritorno del mio unico neurone vagante ç_ç) anche se penso qualcuno mi ucciderà prima che possa postare il seguito XD
Eh, Edward è solo e si sente la mancanza di Havoc ……perché il Colonnello combina casiniii XDD che ci dobbiamo fare v.v
Grazie tata *_* spero continuerai a seguirmi ^^ un bacione


saku_chan the crazy dreamers: hai fatto preoccupare anche me O-O muahauahau XD eh shi ç-ç povero povero Alphonse v.v Roy dovrà trovarla bella grande la scusa v.v anche perché se no viene ridotto in bricioline +.+ (dimmelo che lo fai apposta v.v n.d.Roy)(me ti vuole bene +-+ n.d.me) ghghhgghgh
Tranquilla *-* l‘importante è che ci sei *_* bacio!



Rinalamisteriosa: Ma tao *-* uhh, una nuova persoccia che mi segue ^^ awww contenta che hai scoperto la storia *si gongola* (XD) e contenta anche che ti sia piaciuta *-* Grasie cara, eh, mi piace descrivere certi temi….secondo me son tutti i giochi strategici che mi hanno cresciuta v.v‘ mi hanno rovinata XDD Alphonse Alphonse….Al….purtroppo shi v.v povero piccolo Al ç__ç e qui Ed ha anche dei momenti critici con i due pargoli che cavoleggiano e hanno qualcosa di troppo familiare per il suo cuorinino ç_ç povero Edward v.v (e il bello è che è lei che scrive!!>.< N.d. Ed )(mauahahaua *__* n.d.me)



Aki_: muahuahauahauahua XD tata me ti adora *-* …..mi fai anche paura O_O *fugge per il cambio di personalità della Aki* XDD cmq ^^’’’ ehm….doveva morire v.v pardon *fa cerchietti a terra* purtroppo era necessario ç_ç (per cosa? N.d. Ed)(Per far scattare la tua stupidità v.v n.d.me-che-fugge-da-Ed) Beh, fai conto che Edward ha giurato fedeltà al suo Furher e non ha mai dubitato di lui, come hai potuto leggere ^^ infatti ha sempre pensato ad altri traditori, ma mai il Furher ^^ ehh si v.v grassie cmq tata *_* me ti adora shi shi



My Pride:La Nee-chaaaaaaaaaaaaan *__* ammmoraaa! XD ahhh, siam messi bene se hanno cambiato anche giro XD +_+ è un complimento essere peggio di te, cara +_+ uahauahuahauaha me molto infame v.v ecco
Povero Alphonse……v.v il nostro gattaro di fiducia XDD cmq mi hai tartassato su msn visto? Visto che ho aggiornato?? Eh?? XD voglio un “brafa Nee-san” v.v ecco! (eh, adesso pretende lei…n.dEd)(certo v.v n.d.me) XD ho lasciato anche con questo capitolo l’amaro in bocca, mi sa XD e la gente mi ucciderà O-O ci sentiamo se mi salvo tesora +-+’’’ bacio!


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Capitolo 6
*** -Peccati e Peccatori- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Peccati e Peccatori-





Ciò che ho sempre adorato è il calore e la piacevole unione che legava me e mio fratello.
Anche quando eravamo lontani, e non ci sentivamo per settimane, sapevo che la sera i nostri occhi all‘unisono erano puntati sul cielo scuro e pieno di stelle che ci sovrastava, o verso l‘orizzonte velato da quei colori profondi del tramonto.
Da piccoli, nei nostri giochi eravamo competitivi solo perché tutti e due cercavamo in qualche maniera di essere una figura importante per il proprio fratello.
Certo, eravamo bambini, quindi alcuni momenti in cui litigi e piagnistei erano all‘ordine del giorno, ma il legame di piacevole amore che ci teneva insieme sembrava non volerci lasciare mai.

Di questo nostro padre e nostra madre ne sembravano compiaciuti.

Era qualcosa di particolare vedere due figli maschi che andavano così d‘accordo e che sembrava che il maggiore proteggesse il più piccolo ogni qual volta che c‘era un pericolo, anche se minimizzato dalle nostre piccole anime di bimbi.
Come dicevo, adoravo quella sensazione di completezza che mi riusciva a dare Alphonse, il mio Nii-chan, il mio unico amico vero e la mia unica famiglia, dopo la morte dei nostri geniroti.

Ma era successo qualcosa prima.

Lo sentivo, nelle mie piccole viscere, nella mia anima semplice e innocente.
Era un intrusione difficile da non captare nell‘unione che teneva saldo me a mio fratello.
E il tutto era stato dato dalla presenza di quell‘unica sera di un ragazzo che aveva passato con me solo pochi istanti.
Roy Mustang.
Un uomo che quando era solo prepotentemente entrato nella mia anima, con quella promessa, ora affollava completamente il mio essere per vendetta.

O credo….che sia solo per quello.

Un uomo che avrei finalmente avuto davanti 10 anni dopo, faccia a faccia.


E l‘unico desiderio che poteva davvero infiammare le mie viscere in quel preciso istante.



Il desiderio di morte.



South City
Casa di Comando






Quando varcò quella soglia, pensò di trovarvi una gran confusione, una specie di “consiglio” riunitovi per decidere il da farsi.
Carte all’aria, parole veloci e alte, spiriti alterati.
Ma di tutto questo non ve ne era traccia.
Aveva visto che quella costruzione era rimasta intatta, ma questo solo esternamente.
Metà del soffitto si trovava in briciole sul pavimento, e se ci si metteva sotto al buco si poteva benissimo vedere il piano superiore e un principio di letto.
Crepe per nulla rassicuranti correvano dall’alto al basso, disegnando linee zigzagate e tremule.
La stanza era spoglia, se non per alcuni mobili messi accatastati al muro, per rendere il luogo agevole, e il tavolo al centro riportava carte ben messe e una biro abbandonata su un foglio scritto a mano.

Una sola persona era presente e girata di spalle, mentre osservava qualcosa che teneva in mano.
Si trovava in fondo alla stanza, e quando Edward con l’altro uomo fece il suo ingresso silenzioso la persona prese a muoversi lentamente.
Si girò verso di loro, alzando gli scuri occhi e smuovendo con una mano infastidita delle ciocche nere che gli ricadevano con eleganza davanti al viso.
Un motto di stizza attraversò il biondo, mentre l’uomo si avvicinava al tavolo appoggiandovi sopra l’orologio d’argento che stava analizzando.
Edward poteva giurare che quello apparteneva a lui.
Venne esaminato silenziosamente dal capo dei ribelli, lasciando che in quella stanza si formasse un aria densa di odio.
Quegli occhi d‘antracite pura si posarono insistentemente nei suoi più volte, facendogli risalire una strana sensazione di disagio nello stomaco.

Quando sembrò che l‘uomo fosse soddisfatto della sua analisi, osservò quello accanto al giovane Elric.
-Kimbley, puoi andare- una voce atona e bassa uscì da quelle labbra finemente disegnate su un volto da schiaffi.
Edward poté notare come il suo aguzzino fece un breve cenno affermativo della testa, uscendo poi da quella casa.
Finalmente soli, il Generale sembrò sospirare silenziosamente, mentre si portava su una sedia accanto al tavolo strapieno che il più giovane non aveva notato.
Quel silenzio fra loro era opprimente, ma ne l‘uno ne l‘altro l‘avrebbe interrotto per primo.

Erano in una sorta di sfida fatta di sguardi e parole mancate.

Edward socchiuse i suoi dorati occhi, alzando di poco la testa, sempre orgoglioso e per nulla intimorito dalle iridi profonde dell‘uomo.
L‘uomo che odiava con tutto se stesso.
Avrebbe voluto ucciderlo in quel momento, con ogni mezzo disponibile.
Ma l‘unica cosa che vedeva su quel tavolo erano solo vecchie cartacce, una cartina, altri fogli impilati ordinatamente e una brocca d‘acqua con un bicchiere

La spada riposante nel fodero, di sicuro del moro, era troppo lontana per poterci arrivare velocemente, posata contro il muro più lontano.
L’uomo spostò lo sguardo verso l’entrata, come in cerca di qualcuno.
E difatti dopo neanche un minuto entrò un altro ribelle, con passo tranquillo e viso disteso.
-Oh bene…Edward giusto? Sei cresciuto parecchio dall’ultima volta!- affermò l’uomo occhialuto, mentre il ragazzo preso in questione lo studiava attentamente.
Dopo un momento di smarrimento, riconobbe nel ribelle che gli aveva rivolto la parola uno dei soldati che avevano portato via suo padre.
-Ehi, chi ti ha ridotto così? Non mi sembrati tanto conciato quando ti sono venuto a controllare qualche ora fa!- il viso di Maes Huges si avvicinò a quello del biondino, che alquanto perplesso e spaesato ora, si fece indietro con un passo zoppicante.

Che diavolo voleva dire?
Perché si preoccupava di lui?

-E queste corde! Andiamo Roy, non vorrai tenerlo legato come un prigioniero!- gli occhietti vispi e di quel verde lucente si posarono sull’altro moro che alzò un sopracciglio a quell’affermazione.
-Maes…non per renderti conto di una cosa… ma il Colonnello Elric è nostro prigioniero..- borbottò il Generale, portandosi due dita alla tempia massaggiandosela come infastidito.
Uno sbuffo da parte del primo fece passare lo sguardo di Edward prima su Mustang poi su Huges, perplesso ancora di più.
-Ma fammi il piacere! Come cercherai di convincerlo in questa maniera?- affermò quest’ultimo, scuotendo la testa e iniziando ad armeggiare con le corde che tenevano stretti i polsi del biondino, che sempre più confuso si ritrovò libero da costrizioni in meno di un minuto.
-Se tenta di ammazzarmi ti ritengo responsabile Huges- continuò Mustang, studiando attentamente il giovane a qualche passo di distanza con occhi attenti

Convincerlo di cosa?
Il FullMetal assottigliò lo sguardo, puntandolo in quello dell’uomo che odiava, sentendo il moto di stizza aumentare sempre di più
-Bene, e ora che sei libero, dimmi Edward, chi ti ha ridotto così?- domandò Huges indicandolo con un cenno del capo.
-Così come?- riuscì finalmente ad articolare questo, cercando di fare buon gioco e fare la sua bella parte di passivo.
Per il momento.

Doveva capirci di più, e forse trovare il momento giusto per attaccare.

L’uomo lo accompagnò davanti ad uno specchio a muro mezzo incrinato e con delle venature su un lato dovuto di sicuro ad un colpo subito.
Guardò il suo riflesso il giovane, e rimase leggermente stupido di vedere che quello che aveva immaginato poco prima nella cella non era neanche lontanamente avvicinabile alla realtà.
I suoi occhi erano velati di un senso di inquietudine, mentre le ciocche ribelli erano più all’aria del solito.
Il viso segnato da una scia di sangue e terra e un taglio sull’altra guancia svettava sulla pelle pallida.
I capelli erano ancora raccolti nella coda, ma questa si era notevolmente abbassata e i fili dorati erano macchiati di colore vermiglio in un punto alto.
-Questo è fresco…- indicò Huges con l’indice sul taglio alla guancia -..e il tuo viso non era così conciato- affermò, portando le braccia ai fianchi.
-Di sicuro sarà stato Kimbley..- mormorò sacente Mustang, muovendo una mano guantata.

Edward puntò il suo sguardo sull’uomo, accorgendosi per la prima volta davvero dei guanti che indossava.
Non aprì bocca, mentre i due riprendevano a discutere fra di loro, uno sul comportamento del ribelle che aveva portato li il ragazzo e l‘altro del troppo interessamento del primo.
Sembravano quasi essersi dimenticati del biondino, che, assottigliando lo sguardo ferino su Mustang e su un oggetto particolarmente interessante sul tavolo.

Non gli importava delle conseguenze.

Non aveva nulla da perdere.

-Per mio fratello e per mio padre…- un sibilo
Un mormorio indistinguibile.


Scattò con una velocità impressionante, lasciando basito Maes e interdetto Roy, che non riuscì nemmeno a difendersi quando si ritrovò inzuppato dalla testa ai piedi.
La brocca che teneva in mano Edward fu lasciata cadere a terra, infrangendosi così in mille pezzi, mentre il giovane trasmutava il suo auto-mail in lama e zoppicante ma determinato si lanciava contro il suo obbiettivo.
Mustang lo guardò dritto negli occhi

Si fusero l‘ambra e la pece
In un secondo.


-Stupido Nii-san!!-


Gli occhi di Edward si sgranarono, mentre la lama era immobile contro la gola del Generale Mustang.
Il suo corpo tremò, in preda ai brividi che risalivano lungo la colonna vertebrale così velocemente da scuotergli le viscere.
Cadde poi di nuovo nell’incoscienza.

E di nuovo fu inghiottito dall’oscurità





-Per me l’hai colpito troppo forte-
-Figurati, ha la testaccia così dura che resisterebbe anche ad una mazzata con un martello.-

Le voci che sentiva sopra di lui erano offuscate e poco chiare.

-L’hai colpito troppo forte! Guarda! Fa fatica a riprendere i sensi!-
-Non è colpa mia se QUALCUNO di mia conoscenza l’ha voluto slegato-

Quelle voci iniziavano a divenire fastidiose alle orecchie fischianti del giovane FullMetal, che con un mormorio cercò di aprire le palpebre per farli tacere.

-Adesso la colpa è mia? Certo!-
-Finitela tutti e due! Si sta riprendendo-

L’ultima affermazione sembrava fosse venuta da una giovane donna, china proprio su di Edward, che a fatica riuscì ad alzare quelle maledette palpebre pesanti, portandosi una mano sulla testa dolorante.
-Tutto bene?- il tono tranquillo e calmo arrivò perfettamente ora alle sue orecchie.
-Hm…- riuscì a mugugnare affermativamente, cercando di alzarsi ma ributtato delicatamente su un….materasso?
-Stai giu. Hai preso una bella botta e per la seconda volta di fila- spiegò la donna ora perfettamente visibile agli occhi del giovane Colonnello
Aveva i tratti del viso ben delineati e quasi mascolini a prima vista.
Due occhi di un bel nocciola e le labbra piccole e piene, mentre alcuni ciuffi di biondi capelli gli ricadevano su un lato della fronte.
La donna si alzò in silenzio, poi, dopo avergli sorriso dolcemente; con passo tranquillo e fermo si diresse verso Huges, parlando in modo che il giovane FullMetal non potesse sentire.
Questo cercò ancora di tirarsi su, ma una fitta alla testa lo fece desistere, mentre la donna e l‘ufficiale uscivano insieme dalla piccola stanza.

Rimasero dunque in due
Soli ma senza più quell‘aria omicida che aleggiava fra loro.

Il moro fu il primo a muoversi, sistemandosi su uno sgabello proprio vicino all‘unica finestra della camera leggermente rovinata.
Si lasciò cadere sopra all‘oggetto di legno, iniziando a giocherellare con la catenina dell‘orologio d‘argento, mentre il giovane Elric era perso nella contemplazione forzata del soffitto.
I dorati occhi puntati sulle crepe che correvano come piccoli fili, fino alle pareti
-Me lo ridia…- mormorò poi, puntando quelle iridi di un miele profondo sul viso ora alzato del più grande che ricambiò lo sguardo con quelle pozze di pece.

Il FullMetal tenne la mano destra, quella d‘acciaio, verso il Generale che con un piccolo movimento si alzò, raggiungendo in pochi passi il letto dove era disteso il biondino, per riconsegnargli l‘oggetto che gli apparteneva.
Si allontanò poi, tornando alla finestra dove però il suo sguardo non lasciò per un minuto il “prigioniero”
Il Colonnello tenne fra le mani l’orologio a cipolla, stringendolo nella mano di carne, chiudendo gli occhi.

Perché?

Perché aveva sentito la voce di Al, di sicuro nella sua testa, lì?
Era ancora sconvolto dalla sua morte e lo vedeva ovunque….come era successo con quei bambini.

Mustang sospirò pesantemente poggiando una mano sul davanzale, tornando a guardare con quegli occhi di onice pura il paesaggio oltre il vetro appannato.
-Che cosa vuole da me?- domandò in un sussurro, calmo e senza più irritazione nell’animo il giovane FullMetal, lanciando uno sguardo interrogativo verso il Generale che rimaneva leggermente girato col corpo verso di lui, anche se l‘attenzione era rivolta al mondo fuori da quella stanza.
-Aiutarti….mi sembra ovvio…-
Un piccolo sbuffo ironico uscì dalle labbra di Edward.
-Certo….ovvio si…proprio così..- ironizzò tirandosi su seduto, finalmente riuscendoci senza problemi.
Il moro si girò verso di lui completamente, avvicinandosi poi con passo lento e ben calcolato.
-Voglio aprirti gli occhi su ciò che stai facendo e su chi sia realmente l‘uomo a cui hai giurato fedeltà- affermò ora, notando lo sguardo dell‘Elric alquanto perplesso.
Edward non riusciva a capire che diavolo intendesse dire Mustang.
Voleva forse tentare di portarlo dalla sua parte?


Gli veniva da ridere…


Lui, che aveva perso la sua famiglia grazie a quell’uomo dagli occhi più profondi della notte e quel sorriso da schiaffi per quanto era falso….
-Sta perdendo il suo tempo, Generale, se cerca di plagiarmi come ha fatto con questa gente. Mi ha tolto tutto e potrà dirmi qualunque cosa, ma la mia fedeltà sarà sempre e solo verso il Furher.- affermò alzandosi con una velocità impressionante, pronto per fronteggiare l’uomo.

Non aveva fatto i conti però con le vertigini e con il suo equilibrio traditore

Scivolò in avanti, tentando di colpire il Generale, mancando così il bersaglio e lasciando andare con l’altra mano l’orologio d’argento che cadde e si aprì con un piccolo scatto sul pavimento di legno.
Si aspettò di fare la sua stessa fine, ma fu salvato dalle braccia forti e stabili dell’uomo che odiava che lo prese prima che potesse ritrovarsi lungo e disteso per terra.
Fu investito senza volerlo dall’intenso odore di cenere e polvere da sparo mista al profumo del moro che lo teneva ben saldo.
Rimase un momento interdetto, immobile e confuso in quella presa e in quella vicinanza strana sia per il suo corpo che per la sua anima.
Strinse poi le mani sugli avambracci di Mustang cercando di riportare così la giusta lontananza fra loro, mentre i loro occhi si concatenavano senza una reale intenzione voluta.

-E se il Furher non fosse la persona che si trova in quell’accampamento?-

Aveva parlato lento e profondamente il Generale, senza lasciare quelle iridi di miele puro che parvero rimanere sorprese da una frase del genere.
-Che diavolo significa?- mormorò Edward, allontanandosi infine da lui, ricadendo seduto sul letto.
-Quello che ho detto. Mi sembra chiaro- si chinò il moro per raccogliere l‘orologio d‘Alchimista del biondino.
-Affatto!!- rispose questo, guardando poi l’oggetto anche lui.

L’iscrizione incisa dentro al coperchio ebbe l’effetto di far socchiudere gli occhi di Mustang e zittire per il momento Edward, mentre il primo passava con due dita sulla scritta.

Don’t Forget 11 Ottobre

-Dovrei aggiungere un’altra data….non crede?- mormorò il FullMetal con una punta di rabbia mal repressa.
Inclinò su un lato il viso, Mustang, scuotendo poi la testa.
-Sai….è lo stesso giorno in cui ci siamo incontrati la prima volta…- disse Roy, restituendogli l’orologio ora chiuso.

Era diverso quel momento da come Edward se l’era immaginato.
Non c’era scherno o ironia nelle parole del moro e non c’era l’aria omicida che prima aveva aleggiato nella stanza di sotto.
Sembravano due vecchi compagni d’armi che parlavano di cose passate, come se non ci fosse stata la guerra e mai quelle morti dolorose.
-Mi avevi fatto una promessa, ricordi?- sibillò Edward, cercando di riportare le distanze nelle loro parole troppo “vicine” e troppo “familiari” anche se lui stesso aveva per primo tolto, forse per un suo sbaglio, il Voi.
Mustang taceva, osservando il giovane ora di nuovo in piedi davanti a lui.
Così diverso da come l’aveva conosciuto.
Così troppo adulto.
-Non l’ho mantenuta. Ho ucciso la persona che amavi e so che chiedere il tuo perdono sarebbe vano.- disse dandogli le spalle e iniziando a scendere le piccole scale che portavano da basso, seguito dal più giovane, guardingo e lacerato dall‘ammissione così palese da parte di Mustang.
-Voglio però tirarti fuori dalla falsità che ti circonda…..non posso permettere che questa guerra vada avanti per idiozia.
-Dovreste arrendervi allora. Lottate per una causa che non esiste
-È qui che ti sbagli. Combattiamo per un idea che aveva tuo padre.-

Un colpo al cuore strinse l’animo di Edward, mentre Mustang tornava seduto accanto a quel tavolo ora un po’ più in ordine.
-Mi….mio padre?- il giovane sbatté le mani sul piano facendo sobbalzare alcuni fogli -Cosa significa Generale?!-
Lo sguardo di Roy si puntò sulla mano d’acciaio dell’Elric.
-Mi dispiace anche per quello….-
Edward digrignò i denti infuriato per come quell’uomo cambiasse, senza preoccuparsene, discorso ignorandolo bellamente.
-Cosa diamine centrerebbe mio padre nel….cosa?- realizzò solo in un secondo momento su cosa si era puntata l’attenzione del Generale.
Socchiuse le sue polle nere, Mustang, alzandosi e prendendo nelle sue mani quella destra di Edward che, preso in contropiede, si allontanò solo di pochi millimetri.
-Un’altra promessa infranta…..forse dovrei farmi fuori e scontare i miei peccati per redimermi..- sussurrò così flebilmente che sembrò più parlare con se stesso che con il giovane davanti a se.

Era lui…
Era sempre stato lui, anche quel giorno di anni fa, nella guerra ad ovest.
La causa della perdita del suo braccio e della sua gamba.
Ricacciò la mano di Mustang con stizza
-Le farò pagare io tutto, Generale…- sibilò Edward, incatenando ancora i suoi occhi a quelli del nemico.
Huges fece il suo ingresso proprio in quel momento, sospirando gravemente alla vista di quei due che si fronteggiavano come due bestie senz’anima.
-Via via, Edward! Vieni con me. Dobbiamo curarti quel taglio e darti una ripulita- si avvicinò, sentendo lo sguardo del più giovane, sorpreso, su di lui.



Lasciando quella casa, il punto di comando dei ribelli, FullMetal si guardò intorno con occhi leggermente diversi.
Non da prigioniero…

E questo non lo capiva.




-Questa è la zona Ovest, dove teniamo le donne e i bambini quando avvengono gli attacchi, mentre questa è una specie di infermeria, o come potremmo definirlo….un ospedale, si-
Era da una buona mezz’ora che Maes Huges, come si era ripresentato al giovane FullMetal, ciarlava senza sosta, indicandogli ogni punto della città da loro occupata.
Edward rimaneva silente, osservando curioso di tanto in tanto come i ribelli si erano ben organizzati in tutto quel tempo, facendo così in modo di essere sicuri di non aver punti deboli verso l’esercito di Amestris che fuori dalle mura premeva sulla città.
La cosa che però non capiva, era tutto ciò che l’uomo accanto a lui gli stava spiegando accuratamente.
Nel senso…..erano nemici, no?.
Quindi decise in un momento di pausa di interrompere quell’eterno parlare, con un leggero colpo di tosse.
Richiamando così l’attenzione di un paio di occhi chiari su di lui, domandò la sua perplessità
-Mi scusi….signor Huges…- iniziò, studiando il suo viso rilassato e tranquillo -…ma….non è sconveniente spiegarmi tutto questo? Cioè…sono un Colonnello dell’esercito nemico e..- ma si bloccò, a causa della mano alzata dell’uomo occhialuto, che sorridendo si sistemò la montatura cascante sul naso.
-Edward Elric…..- dichiarò, riportando quegli occhi chiari davanti a se mentre proseguivano il cammino -direi che già questa tua affermazione sia fonte di un animo nobile. Un vero nemico avrebbe fatto tesoro di tutto questo mio parlare, immagazzinandolo per ritorcercelo contro…forse dovresti chiederti perché ho tutta questa fiducia in te- Con un alzata di sopracciglio, Edward cercò di fargli capire solo con quel gesto, che la sua domanda andava ovviamente a parare sempre su quel punto.
Ma Huges sembrò non prestargli minimamente attenzione.
-Ho completa fiducia in te, perché so che sei una persona corretta. Non pensare che il nostro incontro sia avvenuto solo quando avevi poco più di 10 anni e sia finito lì fino a qui…- un’altra pausa seguì le parole dell’uomo, che ora aveva gli occhi di miele di Edward puntati addosso pesantemente.

Questo voleva dire che prima di arrivare in quella maledetta guerra ed essere preso prigioniero, aveva incontrato Maes Huges?

Perché allora non ne aveva memoria?
Il suo scetticismo venne di nuovo manifestato attraverso gli occhi e le sue espressioni del viso, che questa volta il moro colse
-Oh, se uno non si ricorda, non vuol dire che ha memoria corta…ma forse che non si è mai reso conto di essere tenuto d’occhio- fece sacente Maes, ridendo come se avesse fatto una battuta divertente.
Si fermarono davanti ad un edificio mal messo ma comunque ancora in piedi, dove un uomo sonnecchiava tranquillo davanti alla porta, seduto su una panca di marmo.
Era un civile che teneva fra le mani un pezzo di legno mezzo intagliato e un coltellino da tasca mentre ai suoi piedi riposava tranquillo un pastore tedesco dal manto leggermente impolverato, ma dall’aspetto sano.
-Non capisco comunque dove vuole arrivare con questa sua continua conversazione- fece Edward perplesso, ostentando ancora una certa perplessità.
Certo, venire a sapere che era tenuto d’occhio da persone nemiche…o amiche..? Quel che era! Non era una buona rassicurazione.
-Edward, tutto questo è per dire, che non ti consideriamo assolutamente un nemico- fece schietto Huges, alzando le spalle e guardando finalmente negli occhi il ragazzo che aveva accanto.
Un sorrisetto comparve all’angolo della bocca di questo, indicando uno dei lividi che dolorante, stava di sicuro mettendo fuori il tipico colore della botta.
-Direi che il trattamento che ho subito poc’anzi non mi lascia molto sicuro su quest’affermazione, Signor Huges.- disse rimanendo poi silente ad un alzata di occhi dell’altro.
-Diciamo che c’è gente un po’ troppo convinta del fatto che la violenza sia necessaria su tutto e tutti..- borbottò, facendo un cenno della mano, come a minimizzare la cosa.
-Si, certo….- fece di rimando Edward, guardando verso la porta dell’edificio -Non mi ha ancora spiegato perché non sono un nemico per voi…- riprovò, sentendosi gli occhi dell’uomo puntati su di lui.
-Perché sei figlio di tuo padre, e come te, tuo fratello. Una buona motivazione per non essere considerato dall’altra parte, no?-
-Mio padre….anche il Generale ha tirato fuori lui. Cos’è questa storia?- e dal suo tono si capiva perfettamente che non avrebbe accettato un cambio di argomento o qualche palla inventata al momento.
-Mustang non ti ha spiegato niente allora?- fece Huges, al che il giovane fece segno di no con la testa, e di rimando l’altro sbuffò.
-Tutto a me tocca fare! Che ingrato pezzo di idiota che è! Ah, ma no! Io non mi accollo la responsabilità- borbottò, dirigendosi verso la porta, aprendola in modo che anche Edward potesse seguirlo.
-Visto che di sicuro da me e da nessun altro potrai accettare o credere quello che sta succedendo veramente, te lo farò spiegare da qualcuno che ti conosce meglio e che sa come prenderti.- fece Maes, sorridendo al giovane, che, entrato, non capì assolutamente le sue parole.
-L‘importante è che qualcuno si decida a spiegarmi la situazione assurda che si è venuta a creare!- disse esasperato, analizzando la stanza per metà spoglia, ma arredata con l‘essenziale per risultare sia una camera che un piccolo studiolo.

Si bloccò sull’uscio, guardando davanti a se come se non credesse a quello che vi era realmente.

-Di sicuro sei sempre stato tardo ad arrivarci….- la voce tranquilla, leggermente affaticata, ma la sua.

Il viso solare come sempre, anche se delle bianche bende fasciavano la nuca e l‘incarnato sembrava un po‘ pallido.

Seduto comodamente su una branda, con una coperta a coprirgli le gambe, stava qualcuno che pensava perduto per sempre

-….stupido Nii-san….-










Note d‘Autrice:

Non mi uccidete, non mi uccidete, non mi uccidete OoO

Mi scuso enormemente per il ritardo ò___ò non volevo ç.ç
È tutta colpa di molte cose che succedono nella mia vita XD tra le quali…i cosplay *scuote la testolina*
Ho passato tre settimane a tagliuzzare, cucire e bucarmi le dita con l’ago ad ogni punto che davo ai vestiti che mi sono stati commissionati ç.ç quindi…diciamo che la mia ispirazione ha avuto una ricaduta terribile, di cui vedo gli effetti in questo capitolo striminzito ç__ç chiedo perdono!!

Per la prima parte non avevo molte idee, ma poi ho buttato giù qualcosa sull’unione fra Edward e Al, e quel qualcosa che è successo quando è arrivato Roy XD e viaa…basta XD
Dunque….muahahauaha A__A diciamo che alla fine vi ho lasciati letteralmente di M…dite la verità v.v (adesso ti arriveranno mazzate pesanti v.v n.d. Roy)(shhh, non dargli idee OoO n.d.me)(ç.ç Nii-chan…..n.d.Ed)(*lo guardano perplessi* n.d.Me&Roy)

Cooomunque XD sperando di riuscire a postare il prossimo più velocemente….waa, vi lascio a questo XD
Gni *-*




Ringraziameti:


Rinalamisteriosa: gniii, brafa brafa ^^ eh shi, i bambini son troppo teneri, ed era impossibile non infilarceli nella storia XD uff, non sai quanto ho patito per questo capitolo ç__ç ma dovevo per forza continuare e postare prima di essere fucilata ^^



My Pride:Si tata v.v ci hanno divise da piccole e non lo sapevamo ç-ç shig….un giorno ci incontreremo nei fori imperiali con tanti uccellini a cinguettare (più qualche giapponese e turista XDD) ok, la pianto v.v‘’’
Waaaa, si, te hai bisogno di tanto sonno O.O mi fai paura a volte XDD unii, torno su msn a parlarti va, e a minacciare la linea internet ç.ç


nemesi06: beh……direi che ci hai azzeccato tesora XDD ghghgh, vero? Ehh, Edward è molto impulsivo v.v ma per vendetta si fa questo e altro-…sono pur sempre umani XD
Grassie tesora *O* forse era a te che avevo già detto che mi piace appunto cercare di far “vedere“ alle persone che leggono i miei scritti ciò che immagino io ^^ è qualcosa di particolare, ed è bello condividere certe cose
Gnii, contenta che almeno nel capitolo precedente son riuscita a creare l‘idea di baldoria che volevo XD povero Ed, proprio in mezzo al caos XDD spero che anche questo almeno in parte soddisfi le aspettative ^^ diciamo che è di tregua questo capitoletto XDD (eh….il botolo il botolo v.v‘’)



Aki_: daaaaaai che forse non mi uccidi per quello che è successo qui *o* eh? È comparso Roy…e….ghghghgh *o* chi c’è alla fine? Uhuhhuhu XD ok, basta.
Mh, beh, i bimbi son teneri ^^ e il capitolo tutto su edward è qualcosa che adoro v.v via alla libera interpretazione dei pensieri del nostro mame-chan ^^ ghghg
Waa, spero che ti piacerà tesora ^^ un bacioneee



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Capitolo 7
*** -Segreti nascosti nella terra- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Segreti nascosti nella terra-





In passato, mentre mi ritrovavo molto spesso con in mano una pistola e a molti metri di distanza un bersaglio fantoccio, mi figuravo un ombra nascosta.

Il mio nemico

Quel nemico che aveva portato via la felicità di un infanzia normale
Passavano giorni interi in cui liberavo la mente da altri pensieri e preparavo il mio corpo a quello scontro futuro che mi avrebbe finalmente messo faccia a faccia con l‘ombra oscura che il mio cuore aveva creato.
E troppo spesso quel buio veniva sostituito dal viso di quel giovane uomo.

Aveva infranto una promessa che io mi ero sempre ripetuto nell‘animo, fino al giorno in cui nostro padre non fece ritorno a casa

Roy Mustang.

Le persone hanno sempre delle certezze incrollabili, qualunque cosa accada intorno a loro.
Non si preoccupano che dietro ad un viso o ad una parola possa esserci qualcosa di diverso.
Servono queste, delle forti basi che permettono alla nostra fiducia riposta di non crollare.
Io ero una di quelle persone.
Avevo dentro di me la consapevole verità che tutto quello che mi succedeva intorno era così.
Fermo, solido e veritiero

Quanto mi sbagliavo.

Menzogne su menzogne.
Scoperte solo in futuro…così lontano da quei giorni passati in accademia.
Ore e minuti passati sui libri e sulle armi.
Secondi, a ripetermi quando il mio obbiettivo fosse sempre prefisso su una lineare via.
Davanti a me.
Passo dopo passo.

Un passo in più, e tutto crolla.

E ci ritroviamo catapultati nella realtà dei fatti, in cui tutto è diverso.


Tutto è dannatamente sbagliato.





South City
Interno della città






Le parole morirono sulle labbra semi aperte di Edward, quando gli occhi si abituarono alla semi oscurità e poterono finalmente fondersi con l’oro delle iridi del fratello.
Il cuore aveva fatto un balzo, era ricaduto con uno schianto e un mezzo nella cassa toracica e il respiro si era mozzato nei polmoni.
Alphonse…il suo Al era lì, seduto e tranquillo con quello splendido e semplice sorriso che Edward aveva sempre adorato.
Quelle fini labbra, così modellate finemente erano sempre riuscite a dargli fiducia e a farlo andare avanti quando qualcosa andava storto, o semplicemente, lo rendevano felice quando era nella più completa depressione.
Il suo nii-chan…
La persona più importante che gli fosse rimasta al mondo, e che credeva persa per sempre, invece era lì
-A…Al…Alphonse…- riuscì finalmente a soffiare, mentre Hughes rimaneva in silenzio dietro di lui.
Allegro e tranquillo, l‘uomo fece un cenno della testa al più giovane degli Elric, e li lasciò soli.
Non poteva di certo rimanere impassibile ad una scena del genere, e conoscendosi anche troppo bene, sapeva che era meglio lasciar lo spazio dovuto ai due.

Ne avevano bisogno dopotutto..


Alphonse rimaneva tranquillo, con gli occhiali poggiati ordinatamente sul naso fine, mentre il fratello ancora non si decideva a percorrere quei pochi centimetri che li separavano.
I piedi erano fissi al pavimento quasi come se si fosse rovesciato sopra un barattolo di colla a presa rapida.
Dopo minuti che sembrarono più ore e giorni per il minore, il maggiore colmò quell’insopportabile distanza, inginocchiandosi ai piedi del letto e avvolgendo con le forti braccia il suo adorato Al.
Un verso strozzato fu strappato alle labbra di questo, che rise quasi subito dell’espressione di scusa che si era dipinta in faccia a Ed, scostatosi velocemente.
-Nii-san, hai sempre la leggerezza di un elefante, vero?- affermò il minore degli Elric, non riuscendo però a far uscire la solita espressione da “offesa” da Edward.

Questo sentiva il cuore nel petto pompare ad una velocità furiosa, strappandogli non pochi sospiri sofferenti.
-Al….è tutto vero? Sei..sei davvero qui?- mormorò il giovane inginocchiato mentre l’altro gli portava una mano sulla testa, tirandogli appena l’antenna che contraddistingueva il FullMetal.
Socchiuse un occhio, questo, sentendo la cute venir tirata da quello che era realmente il suo Nii-chan.
Tornò ad abbracciarlo, con mena foga per paura di fargli ancora male, visto che doveva essere ferito in qualche punto, e nascose il viso contro la sua spalla.
-Dio Al…..sei qui….sei qui…- soffiò a fatica, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

E al diavolo il contengno e la reputazione di fratello maggiore.

Aveva creduto per 24 maledettissime ore che l’unico parente rimastogli al mondo fosse quel cadavere carbonizzato messo in una bara di legno, con altre bare dei caduti di quella stupida guerra.
Aveva pianto e urlato su quell’uomo che non era suo fratello.
Ci vollero altri interminabili minuti prima che Edward si riprendesse del tutto e alzasse finalmente gli occhi dorati su Alphonse che per tutto il tempo non aveva smesso di sorridere.
Una mano posata sulla testolina bionda del maggiore e l’altra fasciata e messa sulla schiena, a cui dava piccoli colpetti rassicuranti.
-Adesso.…adesso tu mi spieghi tutto...per filo e per segno come fai ad essere qui sano e salvo- la ripresa del FullMetal fece sospirare appena il più giovane, mentre tornava con le mani posate sulle gambe.
Edward si sedette accanto a lui, osservandolo insistentemente.
-Sano e salvo è una frase grossa, Nii-san….come puoi ben vedere.- iniziò Al, mostrandogli la mano fasciata, la testa anche lei nelle stesse condizioni, come anche una parte di petto sotto la camicia logora.
-Ma sei qui! Sei davanti ai miei occhi e respiri! Questo è importante nii-chan!- fece tutto d’un fiato Edward, stringendo la mano buona.
Alphonse si ritrovò di nuovo sorridere, ma poi questo raggio di allegria sparì per le parole successive
-Potevo non essere qui, Ed… devo ringraziare il Generale Mustang e il signor Hughes che mi hanno tirato fuori dalle fiamme…- mormorò, prendendo ora tutta l’attenzione del maggiore degli Elric.
-Ti hanno salvato la vita?- ripeté perplesso, guardando verso la porta come pronto a vedersi comparire i due uomini sopracitati.
Alphonse annuì, sistemandosi gli occhiali.
-È stata tutta una trappola per togliermi di mezzo Ed, te lo potrà confermare anche Falman. Si, anche lui è qui e sta bene- fece prontamente, vedendo la domanda formarsi sul viso di Edward.

Per questo era ancora difficile credere che il capo dei ribelli avesse compiuto questo salvataggio.
Forse c’era in gioco un pronto riscatto pensando che Alphonse poteva essere usato in quanto una pedina importante….

o Almeno per lui era importante!

Il suo viso si incupì leggermente, trovando però in quell’idea una falla ben sottolineata.
Se Alphonse fosse stato importante gli stessi uomini dell’esercito di Amestris non avrebbero tentato di ucciderlo.
Tenendo poi conto delle parole del Comandante Supremo, gli uomini che erano andati con il fratello erano stati scelti dal traditore Havoc…

Quindi se fosse stato davvero così, perché il Generale Mustang avrebbe dovuto salvare Al dai sui stessi uomini?

-So cosa stai macchinando Ed e ti dico subito che non è come credi- interruppe il fiume dei suoi ragionamenti il minore degli Elric, richiamando così gli occhi dorati su di lui.
-Mi ero già tirato la zappa sul piede da solo, tranquillo.…c’è però tutto un giro di illusioni qui…- borbottò, portandosi due dita sul mento.
Il ragazzo che aveva accanto alzò un sopracciglio perplesso.
-Che vuoi dire?-
-Havoc è stato considerato una spia nemica, e contrariamente a quello che avevo supposto, il Comandante Supremo ha in realtà confermato che gli uomini della tua scorta li aveva scelti Havoc stesso..- cercò di far capire il filo logico che ne veniva fuori.
Ad Al non ci voll molto per seguire il ragionamento del fratello.
Scosse la testa, guardando però furioso Edward.
-Hai davvero creduto che Jean ci avrebbe traditi?!- sbottò, facendo socchiudere un occhio all’altro.
Il FullMetal si alzò, sbuffando.
-Ero troppo sconvolto da quello che ti era successo! Dal pensare che tu fossi morto Al! Come potevo reagire? Sai che mi fido di King Bradley! Ho fatto un giuramento davanti ad Amestris stessa che l’avrei seguito fino alla morte, come potevo dubitare delle sue parole?- affermò a mo’ di scusa il maggiore, ricevendo però uno sbuffo da parte di Alphonse.
-Quella testaccia, Edward! Devi imparare a ragionare anche colto alla sprovvista…- cercò comunque di calmarsi, portandosi due dita alla tempia.
L’altro rimase in silenzio, testa china e braccia incrociate.
Era stato uno stupido a dubitare di Havoc…..però

Alzò un sopracciglio puntandolo sul fratello.
-Aspetta un momento! Ma Jean è dei loro! Me l’ha confermato la sua sfuriata contr Bradley!- affermò, ritrovandosi però gli occhi socchiusi a fessura di Al.
-Certo che è un ribelle, Ed….ma tu non sai tutta la storia….tu non sai che siamo noi ad essere dalla parte del torto..- mormorò il fratello che lasciò spiazzato il maggiore.
-Sei dalla loro ora?-
-Ed! Non è una questione di buoni e cattivi! La storia è più complicata di quanto sembra!-
-Allora spiegamela una buona volta! Così se questa volta sei tu nel torto, potrò prenderti a calci e, in qualche maniera, riportarti a casa!- sbraitò infine il Fullmetal, lasciando perplessi Alphonse.

-Tutto centra con nostro padre Ed…- mormorò appena il più giovane, dando di nuovo una ragione all’altro di sfuriare.
-È già la seconda volta che papà viene tirato in ballo, Al! Per l’amor del cielo, spiegami che diavolo sta succedendo!-
-Prima di tutto calmati….- iniziò Alphonse guardando male il maggiore dei due -secondo...tutto questo mare di illusioni, come hai detto tu, torna al giorno che nostro padre non tornò indietro. La guerra per cui era partito si è combattuta proprio qui, in questa città! E il motivo per cui non tornò indietro non fu per un semplice momento di distrazione in campo, ma fu assassinato volontariamente…- prese una paura Al, lasciando ad Edward qualche minuto per poter assimilare la cosa.

Questo boccheggiò appena, riprendendosi quasi subito, indicando verso l‘entrata.
-Certo che fu assassinato! È Stato Roy Mustang a farlo fuori, Al! Me l‘ha confermato!- affermò, anche se non del tutto sicuro che il generale avesse davvero messo in quei termini quella confessione
Alphonse infatti lo guardò tranquillo.
-Edward, il Generale Mustang si da solo la colpa per non essere riuscito a salvarlo. Per questo è un peso che lo sta condannando fino alla fine dei suoi giorni. Andiamo Ed!- balzò poi su, senza naturalmente alzarsi, ma facendo saltare su il maggiore per quel cambio di tono.
-Papà e il Generale erano amici! Anche se ero piccolo ricordo bene come avvenne l‘incontro a casa nostra. E qui ne hai la conferma! Pensi davvero che persone come il signor Hughes e Mustang possano davvero aver voltato le spalle a papà?- domandò, anche se lui stesso sentiva quella domanda troppo campata in aria ancora.
Difatti Edward scosse appena la testa.
-Tu ti fidi troppo delle persone, Al….la gente mente, volta faccia più rapidamente di quello che crediamo. Per interessi personali, un uomo potrebbe arrivare a fare di tutto.…- ribatté il FullMetal, strappando un mezzo sospiro al fratello.
-E così è stato per King Bradley, Ed….- mormorò il ragazzo cogliendo impreparato il fratello, che naturalmente dovette ribattere.
-Alphonse, questo lo dicono loro! Come puoi essere sicuro che il Comandante Supremo sia dalla parte del torto? Eh?- fece calmo Edward, vedendo il fratello alzarsi mentre Hughes entrava.
-Perché ho le prove di tutto il marciume che c’è sotto al Quartier Generale e di come King Bradley si sia preso un posto che non gli appartiene.- finì Al, guardando verso Maes Hughes che stava in silenzio sulla soglia dell‘entrata.
Edward guardò l‘uomo senza proferir parola.
Ancora nessuno era arrivato a quel maledetto punto che avrebbe fatto crollare le sue convinzioni.

E da una parte sperava che non arrivasse mai.

Perché la sua fede in tutto il sistema, se fosse crollata, avrebbe ridotto la sua intera esistenza ad un cumolo di stracci inutili.
Un cammino che passo dopo passo l‘aveva portato lontano dal sole…

Forse non voleva davvero che i raggi della verità toccassero quel cammino per portarlo fuori.
Sarebbe stato troppo?


No...


Aveva il diritto di sapere e di far crollare quel muro di oscurantismo, se esisteva davvero.

Lo doveva per suo padre e per quelle tante morti inutili

Porse il braccio al fratello per aiutarlo così a camminare, visto che le prove di tutto non erano in quella stanza, anche se a Edward la sola presenza del fratello poteva inizialmente bastare.
Uscirono da quella casa, seguendo Hughes lungo i viali pieni di macerie di South City, trovando meno persone.
Il tempo passava velocemente e il tramonto si stava affacciando sulla soglia di Amestris.
Edward si rese conto che, mano a mano che avanzavano, a passo lento per consentire così ad Alphonse di non affaticarsi, le case si diradavano.
Davanti a lui, protette dalle montagne che le circondavano quasi in un perfetto abbraccio, iniziavano a vedersi le intere coltivazioni che lui ed Al avevano segnato sulla cartina nella loro tenda.

Il sostenimento della città e la loro quindi fonte di vantaggio sull‘esercito montato fuori dalle mura, in un assedio infinito.

-Una volta non erano così- iniziò Hughes, senza girarsi verso i due fratelli che lo seguivano.-La terra veniva lavorata davanti alla città, rimanendo così esposte e fonte di guadagno in un assedio per chi attaccava…-
-Qualcuno poi si è finalmente deciso ad aprire gli occhi ai popolani?- chiese Edward, osservando intorno a se gli ultimi uomini che tardavano per controllare alcuni germogli nuovi.
Hughes annuì, girandosi appena per vedere se Alphonse avesse avuto bisogno di una pausa.
Il ragazzo annuì appena al preoccuparsi dell’uomo e così si fermarono su una staccionata lungo il sentiero che si snodava lungo le colture.
-Devo ringraziare allora questo genio che ha così fregato la strategia militare…- sbuffò appena il FullMetal, aiutando Al ad appoggiarsi al legno.
-Ti ritroveresti a ringraziare proprio tuo padre, Edward-
Questo alzò la testa di scatto, osservando gli allegri occhi smeraldini dell‘uomo, cercando come una menzogna in essi.

Non trovandone sbuffo appena, tornando a guardare il paesaggio.
-Tipico di papà….- soffiò appena, colto solo da Al che si limitò a sorridere. -Ancora non mi avete spiegato nulla..- borbottò il FullMetal, puntando poi gli occhi dorati su Hughes.
-Prima vedrai con i tuoi occhi e più facile sarà per te comprendere la storia che dobbiamo raccontarti…- fece questo alzando le spalle.


Dopo poco ripresero a camminare e non ci volle poi molto prima di ritrovarsi davanti ad una piccola costruzione semplice e senza segni particolari che aiutassero Edward a capire che diamine si ritrovasse davanti.
Lasciò che Hughes aprisse la porta ed entrasse, facendosi poi da parte per permettere agli altri due di seguirlo.
Il maggiore dovette prendersi alcuni minuti per mettere a fuoco l’ambiente.
Era semplicemente una stanza quadrata con le pareti spoglie di ogni tipo di adornamento e luce.
In un angolo erano ammontate delle casse e dei sacchi pieni di qualcosa come frumento, mentre in un altro vi erano dei barili impilati ordinatamente.
Degli attrezzi da lavoro erano messi alla rinfusa su un lato a terra e sul pavimento di mattonella c‘era un po‘ di paglia sparsa.

Hughes fece alcuni passi come se stesse cercando qualcosa e infine si fermò perfettamente in mezzo.
Picchiò col tacco del dello stivale destro su una mattonella libera e il FullMetal poté sentire il tipico suono vuoto.
Inclinò leggermente la testa di lato mentre l’uomo si chinava e con una certa forza spostava la mattonella più una serie di detriti che scivolarono in quel buco.
Edward si avvicinò insieme ad Alphonse e poté notare che in realtà il buco lasciato dalla mattonella era più grande di quello che poteva sembrare.

Un ottimo metodo di occultamente fatto con assi di legno

Osservò il signor Hughes e poi lo seguì nel buco, trovandovi una scala grezza ma ben robusta fatta di legno.
Aiutò, una volta giù, Alphonse a scendere e poi si guardò intorno.
Era uno spazio angusto scavato nella terra e tenuto su da travi quasi uguali a quelle usate nelle miniere.
Dalle condizioni sembrava avere un bel po‘ di anni.
-È uno dei primi condotti per la via di fuga- spiegò Hughes aiutando Al a proseguire, mentre Edward osservava in silenzio il tunnel abbastanza largo che era più avanti per consentire forse così una fuga a più persone, migliore.
-Una volta era una miniera e porta direttamente sotto alle montagne. Quando la città fu mezza rasa al suolo nella prima guerra, gli abitanti ricostruirono il tutto dove sorge adesso e trasformò questa parte in coltivazioni. Ma naturalmente questo condotto l‘hanno tenuto per sicurezza.- continuò Maes Hughes camminando a passo lento.

Per un buon dieci minuti nessuno parlò e quando arrivarono finalmente alla meta, Edward poté prendere fiato.
I luoghi così pesantemente chiusi gli davano leggermente dei problemi, ma ne aveva fatto il callo nei tempi.
Adesso si ritrovarono in una sala leggermente più grande con due condotti.
Maes indicò il primo
-Quello conduce direttamente al filo della miniera, ma poco più avanti è chiuso. Si snodava in molti altri tunnel, ma essendo andata in disuso la miniera ed essendo stata abbandonata per usarla come via di fuga, gli altri condotti non servivano.- spiegò rapido Hughes indicando poi il secondo.
-Quello porta direttamente al di là delle montagne. Per adesso non ci interessa.- fece alzando le spalle e conducendo i due sulla destra.

Ad Edward era decisamente sfuggito un terzo condotto.
Osservò però quello che doveva essere semplicemente un ingresso ad una saletta minore.
Decisamente molto più piccola.
Una candela era posata su un davanzale fatto di granito e alcuni fiori stavano alla destra del lume.
Alla sua sinistra stava un cofanetto.
Edward rimase in silenzio.

Stupito
Frastornato

E quante più emozioni potessero riempire il suo cuore di incredulità
Una foto piccola e logora, di quelle in bianco e nero era posata proprio al centro del davanzale.
E in cuor suo conosceva troppo bene chi raffigurava, anche senza avvicinarsi come invece aveva fatto.
Toccò il vetro incrinato di quella cornice di fortuna, osservando suo fratello.
-Cosa…..cosa ci fa una foto di papà qui?- mormorò, sapendo però anche senza le parole successive del fratello, la verità
-Dietro a quel muro c’è papà…-

Ma Edward stentava a crederlo.
-Papà è sepolto a Central! L’hai visto anche tu che lo seppellivano nel cimitero e - Fu però interrotto da Alphonse
-Era una bara vuota Ed. Uno specchietto per le allodole, o meglio per tenere buone le acque che si stavano formando...- affermò Alphonse, avvicinandosi al fratello per appoggiare una mano sul braccio d’acciaio.
-King Bradley ha ingannato tutti Edward- iniziò Hughes, fermato subito dal ragazzo.
-Perché continuate ad indugiare sul Comandante Supremo? Ancora non c’è risposta Hughes!- soffiò irritato il FullMetal. -Non posso sputare sul giuramento che ho fatto-
-Quel giuramento l’hai fatto sul Comandante Supremo Edward- affermò Alphonse stringendo quel braccio fraterno.
-King Bradley È il Comandante Supremo- si impuntò il biondo.
-King Bradley non è mai stato ufficialmente il Capo di Amestris, Elric..- riprese Hughes mentre gli occhi dorati si puntarono su di lui. -Il tuo giuramento non vale per lui, ma chi veramente detiene il potere per ufficiale successione-

Alphonse si mosse prima degli altri e afferrò il cofanetto di legno accanto alla candela.
Lo aprì in silenzio e lo porse al fratello, aspettando.
Il FullMetal prese quel piccolo scrigno e vi trovò libretti e altri oggetti di Hohenheim e infine vi trovò una lettera.
-Tuo padre era la persona più vicina al Comandante Supremo nella guerra qui a South City- prese parola Hughes, mentre Edward osservava incredulo le parole scritte su quei due pezzi di carta.
-Quando il Fuhrer fu ferito a morte, proprio sul finire del conflitto, da un soldato nemico, passò direttamente il comanda all’unica persona di cui si fidava veramente tra Bradley e Hohenheim- Si interruppe Hughes ricordando il conflitto che si abbatté proprio sopra le loro teste, fra i resti di una città distrutta.
-Nostro padre fu nominato Comandante Supremo...- soffiò Edward, guardando Alphonse che annuì velocemente.
-I documenti sono in regola. Questo tipo lettere venivano tenute solamente dal Comandante Supremo in persona e lui soltanto aveva il potere di passare la successione, firmandole di suo pugno soprattutto quando si erano in momenti così delicati come in guerra. Non c’era tempo di ufficializzazioni o altro. Se un capo era in punto di morte, un altro ne saliva alla carica- spiegò con calma il minore degli Elric.
-è usato nell’esercito. Tra i pesci più piccoli, che tra quelli più grandi, e lo sai bene Edward- subentrò Hughes, vendendo il biondo annuire.
-Fin qui ci siamo.…quindi nostro padre prese il comando. Ma la guerra era finita da quanto mi dite. Perché allora nostro padre è sotto tonnellate di terra, dietro questo muro?!- fece irritato.
Alphonse si sporse e prese dalle mani del suo nii-san la lettera che stava sotto a quella del padre.
-Quello che è successo dopo Edward non può spiegartelo persona migliore di Roy Mustang…- fece Hughes, osservando però Alphonse porgere al FullMetal il foglio di carta.

Edward riconobbe la scrittura del padre.

Era veloce, grave in alcuni punti, ma di sicuro era la sua.
La lettera era semplice.
Col grifo dell’esercito, uguale a quella del primo Comandante Supremo.
Solo che questa volta il nome del successore era un altro.

Quel nome che credeva dovesse portargli vendetta.
Un nome che dopo averlo saputo nella tenda di King Bradley, sembrava continuamente tornare

Roy Mustang.



Quando uscirono dalla costruzione sul limitare delle coltivazioni era già sera.
Edward cercò di abituarsi all’oscurità che stava scendendo rapidamente.
Stette in silenzio fino a che Hughes non li lasciò da soli vicino alla casa dove ormai si era stanziato Alphonse.
Edward strinse un polso del fratello, richiamando così la sua attenzione.
-Al…sei sempre stato bravo a trovare informazioni nascoste e tutte quelle cose che molto spesso a me sfuggivano...- mormorò, abbassando per un momento la testa.
La rialzò poi studiando il viso del suo Nii-chan.
-Devi rispondermi sinceramente, Al…- si bloccò solo per poter vedere un cenno affermativo nel minore degli Elric che non tardò ad arrivare.
-Da quanto sospettavi dell’esercito...?- domandò rimanendo poi silente allo sguardo pensante del fratello.
Alphonse guardò colpevole il maggiore, sbuffando appena.
-Da quando sono entrato nel Quartier Generale…- ammise, ritrovandosi gli occhi dorati di Edward puntati addosso.
-E non mi hai mai detto niente?!- quasi gli saltò al collo, calmandosi poi vedendo alcuni passanti spaventarsi per quella reazione improvvisa.
Edward fece entrare il suo nii-chan nel piccolo edificio che a quanto pare avrebbero dovuto dividere, aspettandosi ulteriori informazioni.
-Beh..vedi, non sono mai stato tranquillo.…quando sono entrato nell’esercito..beh, mi conosci! Ficcanasando in giro mi sono imbattuto in alcuni documenti, e facendo varie ricerche ho scoperto che Bradley tornato dalla guerra qui a South City con la “presunta” salma di nostro padre chiusa in una bara, si era presentato come Comandante Supremo senza una di quelle lettere. La scusa che ha propinato è stata “mancanza di tempo”- prese una paura, guardando il fratello.
-E la gente l’ha bevuta…- finì Edward, vedendo Alphonse annuire.
-Ha puntato il dito contro Mustang per l’imicidio del Comandante Supremo e di nostro padre e….va beh, la stroria poi sai come è andata..- soffiò zittendosi.

Edward tacque con lui, guardando verso la porta.
Alphonse riprese a parlare poco dopo spiegandogli dove avrebbe dormito e tutto il resto quando il FullMetal si mosse.
-Devo parlare col Generale Mustang…- fece scocciato, riuscendo a sfuggire alla presa di Al.
-Nii-chan potrai risolvere tutta questa storia domani! Devi riposare e….accidenti a te..- sbottò il minore degli Elric, sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso, ritrovandosi solo nella stanza visto che l’altro era già sfuggito.

Che fratello degenere…


Edward camminava a passo spedito, superando senza problemi due o tre soldati ribelli che non alzarono nemmeno il viso per fermarlo.
A quanto pare….tutti si fidavano ciecamente di lui….ma….perché?
Si segnò l’ulteriore domanda da porre fra le tante al Generale Mustang, mentre entrava nella casa di comando.
La trovò deserta, almeno il piano terra, e potè comprendere anche perché visto l’ora.
Ma questo non lo fermò.
Salì incurante le scale, chiamando a gran voce l’uomo, ritrovandoselo seduto sul letto con una scodella in mano.
Il viso del moro si alzò perplesso ed incontrò gli occhi dorati del maggiore degli Elric.

Calò un silenzio imbarazzante fra i due, interrotto poi dall’alzarsi lento di Mustang che posò la ciotola vuota dove aveva appena finito di mangiare, sul tavolo.
-Colonnello Elric…- iniziò pulendosi le mani su uno straccio, lanciando anche questo in un angolo del ripiano. -A cosa devo la visita a quest‘ora?-
Il viso sembrava più pallido di come l’aveva visto quella mattina Edward, ma non perdeva comunque quell’aria forte e attenta.
Il giovane FullMetal ingoiò un paio di volte, prima di avanzare nella stanza.
-Mi racconti come è morto mio padre…..e come lei sia finito su una lettera di successione al posto di Comandante Supremo- fece spiccio, incrociando le braccia al petto.

Roy Mustang rimase in silenzio per un periodo troppo lungo di tempo, almeno per il giovane Elric.
Gli fece segno di sedersi sullo sgabello di fronte a lui, mentre il Generale tornava seduto sul letto.
-Io e tuo padre eravamo compagni d’armi..- iniziò, cercando con lo sguardo un qualcosa che non c’era sul tavolo.
-Ero un giovanotto abbastanza precoce e per questo Hohenheim mi aveva preso sotto la sua, diciamo ala protettiva affibbiandomi il nome di Fiammiferaio Mancato..- sorrise a quel nome, ricordandosi come lui, un giovane cadetto, aveva mosso simpatia ad un personaggio così stimato nell’esercito come lo era Hohenheim Elric.
Edward non interrompeva Mustang.
Lasciava che si perdesse nei ricordi senza mettergli fretta, quasi come se anche solo parlandone e riportando alla memoria un idea di suo padre così interessante, potesse dargli modo di conoscerlo ancora di più
-È stato un ottimo insegnante…Per questo si rammaricò e fu al tempo stesso contento quando mi ritrovò davanti a casa sua per il richiamo alla guerra qui a South City. Fu felice perché almeno di me e Hughes poteva fidarsi. Eravamo stati entrambi suoi allievi e anche se scapestrati, eravamo ottimi soldati…- mormorò, fermandosi ancora.
-Perché provò rammarico?- domandò Edward, guardando l’uomo che gli restituì lo sguardo.
-Tua padre era una persona eccezionale. Non per i suoi grandi meriti, o meglio, oltre alla fama e alla bravura….ma aveva un cuore in tutto quello che faceva.- fece una pausa Mustang, socchiudendo gli occhi -Provò rammarico perché vedere sprecate persone così brillanti e ragazzi così giovani in una cosa stupida come la guerra era insensato...-

Il giovane FullMetal si ritrovò a guardare i propri stivali sposchi di terra e fango.
Chissà cosa avrebbe detto suo padre vedendolo li adesso.

Ma lui era lì proprio perché un padre non l’aveva più

Fece un cenno a Mustang per permettergli di andare avanti.
Questo dopo un sospiro grave, incrociò le dita delle mani fra loro.
-Tuo fratello e Hughes ti avranno già spiegato molte cose….e a me spetta la parte più pesante…- mormorò il Generale, alzandosi in piedi.
-Dopo che tuo padre è diventato Comandante Supremo, eravamo pronti a tornare a Central. Il nostro lavoro, anche se con numerose predite, era finito.- iniziò Mustang, prendendo una bottiglia impolverata per colpa delle esplosioni della giornata, versandosi il dorato liquido in una tazza
-Gli abitanti, che quella volta si erano solo ritrovati in mezzo ad un conflitto in cui loro non centravano nulla, ci stavano aiutando a radunare le nostre cose e i nostri feriti, quando un gruppo di rivoltosi dell’esercito ci attaccò.-
Bevve un lungo sorso di liquore, posando poi la tazza vuota sul tavolo.
-Quel gruppo era stato formato da Bradley….Hohenheim aveva dei seri dubbi su quell’uomo, e a buon ragione. Non era tanto diverso da quel commilitone che non sopporti…hm, Archer giusto?- fece Mustang guardando il FullMetal che alzò un sopracciglio, annuendo.

Per ora non avrebbe chiesto come faceva a sapere della poca simpatia che provava per Archer.

Edward sentiva che andando man a mano avanti, sarebbe comunque arrivata la risposta anche senza domanda.

-Bradley non mi sembra quel tipo di persona che manda al massacro uomini senza pensare- obbiettò però il giovane Elric, vedendo formarsi sulle labbra di Roy un sorriso sarcastico.
-King Bradley era capace, e lo è tutt’ora, di mandare al macello uomini plagiandoli con la fiducia…questo è il vero potere per gente come loro. Hanno l’astuzia e la giocano dalla loro...- fece il moro, sedendosi di nuovo sul letto
Si ritrovò ad annuire semplicemente il biondo.

Ne aveva la conferma anche adesso, in quella guerra.

-Io, Maes e alcuni cittadini di South City riuscimmo a portare in salvo tuo padre per il tunnel dove Hughes ti ha portato oggi. Era ferito gravemente, ma la mente era lucida.- faceva più pause Mustang, con l’arrivo di quel momento.
Era doloroso ricordare quei momenti, in cui paura e apprensione si mischiavano all’adrenalina della fuga e della lotta.
-Anche se la mia testardaggine spronava Hohenheim ad andare avanti, sapeva benissimo che non sarebbe arrivato oltre le montagne. Per questo ci sorprese tutti quando tirò fuori una di quelle maledettissime lettere e con le ultime forze mi passò il comando di un intera nazione.- si interruppe Mustang, e non proseguì più per una buona mezz’ora.

Edward, in silenzio per tutto il tempo, stava portando ogni tassello del puzzle al suo posto.
Un tassello doloroso che lo lasciò senza parole per tutto quel tempo.
Venire a sapere gli ultimi istanti del padre….

Pensò ad Alphonse che era stato salvato dal loro nemico e che era venuto a conoscenza anche lui del pezzo mancante.
Pensò a come si era sentito.

Come lui…


Si passò una sulla fronte, portandosi indietro la frangia ribelle.
Sentiva ora tutta la stanchezza colpirlo in un solo momento.
-Bradley vi da la caccia, per quel pezzo di carta, vero?- fece Edward guardando Mustang.
-Non è solo la consapevolezza dell’esistenza di quel pezzo di carta Colonnello Elric…tutto il suo potere è ormai mirato. Molte spie si annidano nel Quartier Generale, e molti soldati stanno iniziando a dubitare di lui perché qui, un gruppetto di persone stanno portando avanti un ideale- spiegò il moro, tirandosi di nuovo su in piedi. -anche senza, apparentemente, aver prove…-
-Ma le prove alla fin fine le avete- fece sospirando appena Edward, sentendosi poi gli occhi del moro addosso.

In un certo senso si sentì a disagio.

-Non….non mi ha ancora spiegato perché ci reputa importanti…- mormorò cercando di sviare il discorso.
Mustang per poco non rise
-Edward, siete i figli di Hohenheim- fece tornando serio e scuro in volto -Ho promesso a tuo padre che vi avrei protetto dalle mire di Bradley….ho fallito una volta, ma non fallirò una seconda.- fece guardando il biondo.
Questo si morse appena le labbra
-Bradley ha sempre pensato che i miei studi dell‘alchimia erano iniziati a causa della morte di mio padre….da sempre sapeva che se mi avesse dato un nome, io mi sarei messo anima e corpo per far fuori chi per primo aveva distrutto la mia famiglia- parlò Edward, stringendo i pugni.

La parola “burattino“ saltellava nella sua anima a gran voce, ridicolizzandolo.
Era stato un idiota.
Oh se lo era stato…

Roy annuì alle sue parole, avvicinandosi al giovane.
-In più avendo te e tuo fratello dalla sua parte si sarebbe ulteriormente trovato difeso senza problemi- fece il Generale, notando lo sguardo stranito del più giovane, ma che rassicurò con un sorriso stanco -FullMetal, non sarei mai riuscito ad alzare un dito contro te e tuo fratello, e quel maledetto di Bradley lo sapeva bene. Ho vigilato, cioè, abbiamo vigilato in modo da poter aiutare te e Alphonse-
-Questo si riferisce al discorso del signor Hughes sul fatto che ci avete bellamente spiato?- domandò Edward, ritrovandosi però a sgranare gli occhi alle parole successive dell’uomo.
-Vi abbiamo protetti, tenendo Alphonse il più possibile lontano dal Quartier Generale e dalle guerre, e soprattutto te mentre eri sul campo.- affermò Roy, osservando gli arti di ferro del giovane -Anche se il risultato, a causa mia per te, non è stato dei migliori…- soffiò.

-Sei stato tu a provocare quell’esplosione..- fece difatti Edward, ricevendo la conferma dagli occhi scuri di mustang.
-Ti ho protetto per quanto ho potuto- mormorò, girandosi di schiena, mentre il giovane FullMetal rivedeva quella scena tanto lontana.
E dava un diverso volto a chi lo aveva coperto.

Non Bradley ma Mustang.

E il quadro forse si completava.
-Hai fatto quel che hai potuto…..e anche se molto in ritardo ti ringrazio…- fece in imbarazzo il biondo.
-Ripensi mai a quel giorno Edward?- chiese d’un tratto Roy, girandosi appena.
Il biondo alzò un sopracciglio, guardandolo perplesso.
-Non credo che fossi veramente cosciente…però è stato il nostro secondo incontro..- mormorò Mustang, guardando senza un reale interesse la branda. -quel bambino era cresciuto così velocemente…-
Il maggiore degli Elric stette in silenzio, sentendo strane quelle parole e trovandovi qualcosa di assolutamente nascosto dietro.
-Ti ho anche parlato, ma non te lo ricordi vero?- domandò ancora guardandolo questa volta.
Edward vide l’uomo avvicinarsi con passo lento e in un momento poco razionale si ritrovò a pensare che quell’andatura adagio e quella postura statuaria gli donavano un fascino pericoloso.

E se lo continuò a ripetere anche quando ci fu poca distanza fra di loro.
I loro visi erano esageratamente vicini.
Nessuno osava fiatare, e il biondo sentì quasi uno strappo al corpo, una voce che spingeva a fare azioni irrazionali.

Niente.
Immobili si studiavano in quel silenzio innaturale che fu interrotto poco dopo dal Generale.

-Tornerai mai a sorridere, Edward?- fece Roy, tacendo poi e rimettendo una buona dose di passi fra i loro corpi.
Il FullMetal si ritrovò a pensare che più volte entrambi avevano lasciato cadere la cortesia, ritrovandosi a parlare quasi come pari.
Come amici di vecchia data.
-Può qualcuno tornare a sorridere dopo tutto questo peregrinare lontano dal sole?- domandò a sua volta Edward, ricevendo un sorriso dal moro.
-A volte basta solo qualcuno che ci prenda per mano e ci trascini via dall’oscurità….non crede Colonnello Elric?-



Solo quando Edward fu solo nel letto che Alphonse gli aveva preparato con l’aiuto di una giovane donna, i ricordi lo sommersero silenziosamente.
Forse per l’ultima volta.
Un ultimo tuffo nel passato prima di vivere la vita senza rimpianti.

Un ultimo passo nei ricordi…















Note d‘Autrice:

Dunque….direi che è ora di tornare su questa ficciola, che dite?
Mancavo decisamente da troppo e la gente mi odierà di sicuro per questo, ma, ahimè l’ispirazione mi aveva proprio abbandonato.
Ci ho messo mh….ben un anno e sei mesi? Si credo, prima di poter riavere il cervello e i neuroni a posto per poter proseguire X3
E vedrò di non lasciare più il cammino A_A

Dunque, questo capitolo finalmente spiega molte cose, mh? Molti lo aspettavano XDD mentre Roy inizia i primi aproci con Edward, anche se mooooooolto lontani.
Che dite?
Forse al tempo Mustang disse qualcosa al giovane FullMetal?mh?
Spoooiler..ù-ù

Per il resto, da ora in avanti ci sarà solo il prossimo capitolo e poi il gioco dei “ricordi” al’inizio storia cesserà di esistere X3 perché come detto da Edward, bisogna iniziare a vivere il presente senza rimpianti.
E quindi vi lassio con queste ultime parole, sperando anche in un commentino a questa mia pazza fic

Gni *-*

Ah, chiedo scusa per i miei commenti spicci di questo capitolo mah…coff sono le due di notte X3 e sono stanca dopo un raduno pazzoide a milano X3 in più il mio pc sta dando segni di cedimento quindi ho deciso di postare subito il capitolo prima che qualcosa mi mandasse tutto a fagiuoli e mi perdesse il capitolo owo

Infine infine, non ho spiegato come hanno fatto credere a tutti quanti come Al fosse morto perché boh o-o credo che devo spiegarlo più avanti? Me lo sono dimenticato? Non so X°D
Cmq, basti ricordare come Mustang fece credere che avesse ucciso Ross nel manga X3 stessa idea gna.


Ringraziameti:


Red Robin : già, era questa la fic che ti eri perso/a X3 gh, e io me l’ero persa nei meandri della mia testa, ma come vedi, in ritardo torno anche io X3
Tranqui, ci saranno di nuovo ammazzamenti e sangue in abbondanza XDDD



My Pride:Neee-chan! Come promesso, eccomi qui con il capitolo finalmente ù-ù visto? È arrivato anche prima del previsto XD mi sono messa di buona lena e viaaaa +w+ spero che ti piacia X3


Steffa: eccomi +w+ gnaaaa, a fatica ma ci sono XD ehh, c’è ancora un pchino di tempo prima dei zompamenti…mh….oh forse nel prossim? Ghghghgh X3 cm si, Al è vivo ù-ù e io sono bastardissima muahauahauhaa ho ucciso molte persone con quel capitolo in cui Al sembrava crepato X3
Ehh, il padre di Edo è molto più, hai visto? Ghghhghg sono infame ù-ù
Gnaaa i cosplay continuano in maniera oscena X°DDD mi sto divertendo a cucire a destra e a manca X3


Fly89 : arrivo in ritardooooooooooo ma ci sono ù-ù uhuhuhuh eh si, ho infranto un po’ di cuori, ma gna, eccolo qui X3 sia Al che il capitolo nuovo X3
Grassie dei complimenti ^^ gni



Chibisimo: ghghgh zi, è vivo X3 ehm….chiedo scusa per l’attesa ç__ç oddio mi ucciderete lo so ç-ç


b>Rinalamisteriosa: gnaw, grazie dei complimenti e….aiuto ç_ç uccidimi me lo merito ç__ç un anno….dio un anno ç_ç sono oscenamente infame ç__ç

nemesio6: ^^ grazie per l‘accortezza, io son scema e mica me ne rendevo conto di quel maledetto nome sbagliato O_O‘’ ma ho sistemato XDD gna
Come vedi la piattola e solo superficiale ù-ù non romperà più di tanto, ma almeno si renderà figo forse nei prossimi con battaglie e altro (perché Al deve farsi valere ù-ù‘’’)
Eh si, quella scena dei due che si fronteggiano l‘ho adorata anche io quando la scrivero e ….Hughes…ehh un uomo un perché X3
Ti chiedo scusa per tutto il tempo passato, ma come vedi sono viva A___A e spero che questo capitolo lunghetto possa farmi perdonare X3



Aki_: aww, un’altra che dovrebbe uccidermi ç__ç ma gna dai sono riuscita a postare A__A con ENORME ritardo, ma almeno ci sono +w+ ghghgh un bacione cara X3




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Capitolo 8
*** -Parole spezzate nel vento- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Parole spezzate nel vento.-





Forse è così che capita.

Chiudiamo gli occhi, la notte, avvolti nelle nostre calde coperte e ci lasciamo cadere in ricordi che la veglia non può mostrarci.
Giochiamo nelle nostre reminiscenze, senza cogliere fino in fondo ciò che ci sfugge, prima di poterlo davvero afferrare.

Prima di arrivare alla vera comprensione.

Quella notte, in un campo nemico, in una branda scomoda ma comunque essenziale afferrai quel ricordo che soleva sfuggirmi.
Arrivando alla semplice conclusione che i ricordi sono ingannevoli e derisori.


L‘odore della polvere da sparo e il calore che si intensificava intorno al corpo
I soldati caduti intorno a noi, povere pedine di un gioco più grande, disperse in una guerra che ci ha strappato troppo presto alle nostre convinzioni.
Il dolore acuto al mio stesso corpo che rimaneva disteso mentre intorno a me c‘era un inferno.

La guerra dell‘Ovest non era altro che una semplice soglia sulla strada per l’inferno.
La via lontano dal sole che avevo intrapreso con le mie stesse gambe.
Le stesse che ora rimanevano immobili e doloranti sotto le macerie delle casse che poco prima avevo alla mia destra.

Ricordo perfettamente il senso di disorientamento che mi aveva colto, mentre la testa girava e l‘anima era in uno stato pietoso
Le esplosioni continuavano intorno a me.
Gli uomini continuavano a morire, indipendentemente dal fatto che io fossi a terra o a seguire gli ordini come tutti gli altri
La mia alchimia completamente inutile, visto l’immobilità del mio braccio destro, una delle prime parti del mio corpo ad essere pesantemente colpita.
Ricordo ora vividamente che tossivo convulsamente, per colpa di tutto quel fumo che mi circondava.
Voci concitate si sparpagliavano intorno a me
Ordini venivano urlati.
Grida raggiungevano le mie orecchie stordite.

E una voce urgente e piena di apprensione proveniva dall’ombra che mi sovrastava.
-E….Edward Elric?-
I miei occhi erano socchiusi, come anche la mia capacità di dare un vero volto a chi aveva forse tentato di salvarmi?

Come ho già riferito precedentemente, quell‘ombra sconosciuta avrebbe ricevuto in futuro una faccia “amica“, prendendo forma da King Bradley.

Un immancabile errore.

Roy Mustang, ora col senno di poi posso testimoniarlo, mi sovrastava.
Il viso sporco di sangue, per colpa di una probabile ferita che si apriva fra quella zazzera scompigliata che erano i suoi capelli.
Imprecava debolmente, passando una mano sotto la mia schiena.

Il sibilo dolente che provenne dalle mie labbra però lo fece desistere.

Ricordo il dolore che passò fra le mie membra, colpendo distintamente ogni nervo del mio cervello.
Guardavo a fatica e spaesato alla mia destra, mentre il fumo circondava e il fuoco si innalzava da più punti.
-Se non mi fossi accorto in tempo della tua presenza….cazzo Ed, non dovevi esserci tu..- ancora Mustang parlava, e lo sentivo a fatica muoversi, guardandosi intorno urgente.
La mano che sostava ora sulla mia fronte ferita da piccole schegge e il sangue che imbrattava i suoi guanti, proveniente di sicuro dalla mia schiena

I ricordi sono confusi, ma cercano di tornare vividi mentre il sonno ci attraversa.
Un inferno del genere è facile da dimenticare ma difficile da riportare a galla.
E l‘incoscienza dei sogni ci chiude le porte alla realtà, giocando fra i fili della nostra reminiscenza.

Anche adesso è difficile rendere chiare le mie stesse parole, il flusso dei miei stessi pensieri e ricordi che afferrano la mia anima.

-Non morire…-

Le parole soffiate direttamente nel mio orecchio, mentre la mia vista appannata dallo stordimento si porta in alto.
-Non è tempo di morire, Ed…- forse posso anche scorgere nell‘ombra sfocata del mio salvatore quel debole sorriso che lo caratterizza anche adesso -Vivrai per la tua stupida impaziente vendetta….ma soprattutto per farmi pentire di questo-

Quello che sentii, oltre a pezzi di frasi incomprensibili per me anche adesso, forse per la debolezza che aveva colto la mia anima, fu una leggera pressione.
Debole, quasi non reale

Solo adesso posso darle davvero un peso.
E quelle parole non mi sembrano più nemmeno tanto sconclusionate.

Fino ad adesso, in questo campo nemico, non avevo ben chiaro quel piccolo pezzo di passato nella mia testa.
L‘alzarmi di scatto dalla branda, lo sbattere perplesso delle palpebre e le iridi dorate sgranate all‘inverosimile, mi portano alla semplice realtà


Nel tempo che fu la guerra dell‘Ovest, un ombra procurò un esplosione che mi prese in pieno.
La stessa ombra, ora tale Roy Mustang cercò di salvarmi in extremis, riuscendoci per metà.
E come il più grande degli idioti sulla terra, ebbe il coraggio di giocare con la mia incoscienza per…..





South City
Interno della città






Un mezzo gemito esce dalle labbra di un giovane appena destatosi da un sonno tormentato.
-Quel……quel pezzo di idiota ha….- stringe nel pugno d’acciaio la ruvida coperta da accampamento, mentre con le dita della mano di carne si tocca le labbra.
-Nii-san..?- borbottò mezzo addormentato Alphonse, tirandosi su dalla sua branda.
Gli occhi mezzi miopi guardarono verso la figura del fratello che tremava appena.

No….nono, il suo stupido e irrazionale cervello gli sta tirando uno scherzo idiota, pensa Edward
Non può essere la realtà quella che l’ha colto nella sua reminiscenza del passato.

Si alzò il giovane FullMetal, mentre avanzava con passo malfermo verso un piccolo specchio posto nella parete più lontana.
La luce sulla scrivania venne accesa, per aiutare gli occhi ad abituarsi.
Puntò le iridi dorate nella sua immagine riflessa, sorridendo nervosamente.
-Nii-san, tutto bene?- domandò ancora perplesso Al, non riuscendo davvero a cogliere il problema che Edward si stava ponendo nel cervello.

O meglio, la lotta interna fra ricordi e realtà che sta avvenendo nella sua scombussolata anima.

Perché come può essere quella la verità che il Generale ha tentato di fargli tornare a galla?.

Non può essere vero

Semplicemente Edward si rifiuta di credere che, tale Roy Mustang abbia osato, nel gran casino della guerra su ad Ovest….

….baciarlo.

Un mezzo gemito sconclusionato esce dalle sue labbra mentre Alphonse cerca di alzarsi a fatica, fermato quasi subito dal fratello.
Il maggiore degli Elric si girò, guardandolo tranquillo.
-Scusa nii-chan, un brutto sogno…- borbotta, segnandosi però mentalmente che qualcuno avrebbe dovuto affrontare il giorno dopo la sua imminente furia
Alphonse non sembra del tutto convinto, ma con un alzata di spalle e un piccolo sbuffo si rimette sotto la ruvida coperta.
Edward lo segue, infilandosi nel suo giaciglio in silenzio.

Oh certo che qualcuno l‘avrebbe pagata…


Quando le prime luci dell’alba filtrarono da sotto la porta malconcia, trovarono gli occhi dorati di Edward ad attenderli.
Non era riuscito più a prendere sonno, visto l‘agitazione che correva nel suo corpo.
Prima poteva benissimo attribuirla a tutta quell‘assurda verità che gli era stata buttata addosso in un solo giorno, o a quello che li attendeva d‘ora in avanti.

Ora però quel movimento improvviso che faceva scontrare la sua anima con il suo cervello ne era il colpevole una sola persona.
Si alzò quindi, il FullMetal, lavandosi la faccia in una piccola tinozza che c’era in un angolo, asciugandosi poi in fretta su uno straccio malconcio ma comunque pulito.
Non aspettò che il fratello si svegliasse e lo seguisse.

D’altronde non erano che le prime luci dell‘alba, e lui aveva assolutamente bisogno di calmarsi e schiarirsi le idee da solo.

Per questo uscito dalla casupola che ospitava lui e il suo nii-chan, salutata la guardia e il cane che prontamente erano accanto alla porta, si diresse verso un punto imprecisato.
Camminava tranquillo, a passo lento mentre vedeva già alcuni uomini muoversi per le vie mezze distrutte della città di South City, con i loro ordini già impartiti.
Molti erano soldati che si erano prontamente schierati dalla parte del Generale Mustang, mentre altri saltavano subito all‘occhio come semplici concittadini.
Casse e sacchi venivano spostati, mentre alcuni cercavano di porre rimedio ad alcune case pericolanti.

Sospirò appena, andando verso il muro che circondava completamente la città estendendosi come un abbraccio protettivo, da un capo all‘altro della catena montuosa che avevano alle spalle.
La prima volta che Edward l‘aveva visto, mentre i suoi uomini preparavano la loro tenda nel campo 12, aveva ipotizzato che quella cinta impenetrabile doveva essere una costruzione medievale.
Era stata migliorata e tenuta con cura fino ad allora, in caso come questo, di assedio e guerra

Si fermò una volta giunto davanti a quella parete che stava dando del filo da torcere all’esercito di Amestris, notando però come in più punti questa stava cedendo.
Si morse il labbro inferiore, sapendo perfettamente che con l’arrivo dell’artiglieria pesante il problema delle bombe alchemiche sarebbe stato sorvolato con facilità.
Una mano guantata si posò sulla parete, saggiandone la tenuta.

Ancora non riusciva a capire perché King Bradley avesse fermato l’attacco.
Forse il motivo principale era la cattura sua e dei suoi uomini.
Era davvero una pedina così fondamentale per il Furher, tanto da fargli arrestare l’avanzata che avrebbe finalmente capovolto l’inutile assedio?

Edward portò le braccia conserte, picchiettandosi però poi le labbra con due dita pensieroso.
O meglio, il Furher aveva dovuto per forza frenare l‘attacco.
La notizia che il reggimento del Colonnello Elric, più quest’ultimo, fossero in mano al nemico si doveva essere sparsa velocemente nell’esercito.
Anche se King Bradley era il Comandante Supremo, non poteva fare mosse azzardate, perdendo così la fiducia nei suoi uomini decidendo di attaccare senza pensare alle conseguenze.
Edward sapeva che, anche non essendo particolarmente di spicco in Central, era ben apprezzato per le sue doti di comando e di strategia.

Sarebbe stato un errore imperdonabile se una pedina così valente fosse stata scartata davanti a tutta la forza bellica di Amestris.

Borbottò pensieroso il giovane FullMetal, mentre alcuni uomini gli passavano accanto portando con se alcune casse.
I suoi occhi dorati erano fissi su un punto imprecisato del terreno, mentre le dita ancora poggiate sulle labbra.
Fu forse per loro che tornò il pensiero prepotente del Generale.
-Colonnello!- fece qualcuno, scostandolo per un po’ da quei ricordi che gli facevano montar su una gran rabbia

Davanti a lui si parò Brosh, facendogli così alzare un sopracciglio.
-Colonnello! Finalmente sono riuscito a trovarla!- fece con un gran sorriso, mentre Edward poteva notare che le sue ferite erano state curate.
Il soldato si azzardò a posare una mano sulla spalla del biondo, più per la rassicurazione che tutto quello fosse vero.
-Brosh!- fece d’un tratto il FullMetal, posando entrambe le mani sulle braccia del sottoposto, spaventandolo non poco e facendolo irrigidire.
Beh, era una sorpresa inaspettata trovarsi davanti lui e qualche altro suo uomo alle spalle.

Quindi erano stati liberati.

Si sentì rassicurato di avere la sua truppa sana e salva, intorno a lui.
Questi non erano neanche del tutto certi di quello che stava accadendo.
-Dopo che l’hanno portata via, siamo rimasti in attesa di un qualche responso o decisione per la nostra sorte- iniziò uno, seguito subito da un’altra faccia amica.
-Può immaginarsi la sorpresa quando ci siamo ritrovati il Maresciallo Falman e il Maggiore Elric davanti alla nostra prigione!-
Edward ascoltò le loro parole, venendo a conoscenza che anche i suoi uomini erano stati informati di tutto quel trambusto che si era venuto a creare.
-All’inizio non credevamo ad una singola parola, ma vedendo che il Maresciallo e il Maggiore erano vivi e stavano bene, ci siamo solo assicurati che anche lei fosse salvo- mormorò Brosh, grattandosi distrattamente la cute.
Il giovane FullMetal li guardò uno per uno, lasciando poi andare il sottoposto, dandogli però delle pacche amichevoli sulle spalle.

-Sono felice io di vedere che voi state bene, ragazzi- affermò il biondo, sospirando appena.
Guardò per un momento il muro che aveva alla sua destra, come se avesse potuto superarlo e vedere così la vastità del campo dell’esercito di Amestris.
-Avendo ascoltato ciò che muove la Resistenza, le reali intenzioni che ci sono dietro, siete con me?- fece, tornando a puntare gli occhi dorati sui suoi uomini.

Questi non risposero, ma si misero sull’attenti, con il saluto militare rigido e perfetto.

Edward sorrise appena, facendo un cenno con la testa.
-Bene…- mormorò, portando le braccia ai fianchi guardandoli deciso -Ora il nostro nemico è l’esercito di Amestris, o meglio coloro che hanno scatenato questo inferno. Come uomini al servizio della patria, aiutate i cittadini di South City e servite il Generale Roy Mustang in ogni ordine che vi darà.- formulò senza remore il maggiore degli Elric, statuario nella sua posizione.
-Avete giurato fedeltà al Fhurer e come tale lo servirete fino alla fine- mormorò, portando le braccia incrociate al petto.
-Signor sì, Signore!- fece ciò che rimaneva del suo plotone, rincuorando Edward per quella fedeltà che provavano anche verso di lui.
-Riposo signori….ora potete continuare il vostro lavoro. Mettetevi fra le file dei nostri alleati e aiutateli anche nei lavori più umili- affermò infine il FullMetal, vedendo i suoi uomini rispondere positivamente e disperdersi poi come gli era stato ordinato.

Solo uno rimase davanti a lui, facendo sorridere il biondo.

-Si, Brosh?- chiese, vedendolo ancora sull’attenti.
-Vorrei poterla servire Signore- fece questo senza guardarlo direttamente.
Edward poté quasi rivedere in lui Havoc, così sempre pronto ad aiutarlo.
Strinse un po’ dolorosamente le labbra il giovane, non visto dal suo sottoposto.
La sorte di Jean gli era ignota e sperava che alla fine di tutto questo l’avrebbe potuto rivedere con la sua immancabile sigaretta fra le labbra
-Soldato Brosh, mi sarebbe più d’aiuto in giro a seguire gli altri- fece Edward, dandogli una pacca sulla spalla quasi come a rassicurarlo.

Questo sospirò appena, tornando sciolto e a riposo, annuendo piano.
-Seguirò gli ordini, Signor Colonnello..- fece sorridente, dandogli un ultimo sguardo prima di seguire i suoi compagni.
Edward dal canto suo si lasciò scivolare addosso la tensione che gli si era creata in corpo, guardando per un ultima volta il muro.
Alzò gli occhi al cielo plumbeo di quell’inizio giornata, lasciando uscire un ennesimo sospiro.
Tornò infine sui suoi passi mentre i ricordi ancora battevano prepotentemente nella sua testa, come il suo cuore nella sua gabbia toracica.


Seguì l’esempio dei suoi soldati, dandosi da fare nell’aiutare i concittadini, mentre Alphonse si muoveva con Falman sull’altro lato della città
Anche rivedere il Maresciallo incolume, se non per una ferita di striscio che aveva riportato anche lui, lo aveva rincuorato.

Odiava perdere persone valenti, come anche amiche.

Soprattutto se lo sbaglio era suo.


Di lavoro ce ne era abbastanza, e quel momento di calma in quello stupido conflitto era un respiro in più per la città che cadeva a pezzi.
Hughes l’aveva informato che quella “tregua” che si era venuta a creare era appunto perché King Bradley stava ponderando la situazione della sua cattura.
Edward ci aveva visto giusto nel pensare che il falso Furher stesse pensando ad un modo per non far crollare il suo stesso castello di carte.

Informazioni dalle spie nell’accampamento dell’esercito di Amestris non portavano altre notizie salienti, ma il maggiore degli Elric non era comunque tranquillo.

Soprattutto ora che si trovava proprio ai piedi delle scale nella casa di “comando” del Generale.
Sbuffò appena, mentre fuori il primo pomeriggio stava ancora portando aria di serena tregua.
Con un po’ di coraggio salì quei pochi gradini, per trovarsi proprio nella piccola stanza dove il giorno prima lo stesso Roy Mustang aveva rivelato gli ultimi istanti di suo padre.

Lo stesso Mustang ora era fermo davanti alla finestra della stanza, mentre in mano teneva le ultime notizie provenienti dalle spie.
-Colonnello Elric- fece tranquillo senza girarsi, lasciando che l’altro si mettesse in una posizione di stasi poco distante da lui.
Il saluto militare che fece fu veloce e preciso.
Mustang si girò verso il giovane FullMetal che non sembrava tranquillo e pacato come al solito.
Poteva quasi avvertire l’intento omicida brillare in quegli occhi di miele puro.
Non scosse più di tanto il Generale, che invece fece qualche passo tenendo le braccia incrociate dietro la schiena.
-Ha bisogno di qualcosa, Colonnello?- continuò Mustang, mentre Edward serrava di più le labbra
-Semplicemente una spiegazione che non riesco a formulare da solo- fece contrito il biondo, avvicinandosi all’uomo mentre le mani erano strette in piccoli pugni. -Diciamo che qualche ricordo mi è tornato alla mente….su un dato giorno-

Come aveva sempre detto suo fratello, doveva imparare a controllare la sua indole avventata, prima di fare i suoi soliti casini.

In un qualche modo, Edward ci stava provando anche adesso.
Con scarsi risultati, visto il pugno d’acciaio che tremava impercettibilmente.

Il Generale Mustang sembrò non capire in un primo momento quelle parole, o meglio, finse di non comprendere la situazione che si stava venendo a creare.
Diede il consenso di continuare al ragazzo, che senza aspettare fece un passo avanti.
-Mi spieghi un dato gesto, decisamente sconsiderato e senza fondamento- proseguì FullMetal, vedendo l’altro annuire appena

-Dipende, Colonnello. Potrebbe benissimo esserci fondamento, non crede?-
Edward alzò un sopracciglio, vedendo l’uomo compiere anche lui un passo.
-Si spieghi meglio Generale- marcò la parola il biondo, stringendo appena le labbra.

Entrambi avevano perfettamente capito il nocciolo della questione che non veniva direttamente detto.
-Possiamo dire che il dato fatto, possa avere in realtà delle fondamenta ben delineate negli anni..-
-La demenza senile si fondamenta negli anni, Generale, devo forse prenderla come motivo?- ribatté il maggiore degli Elric, avvicinandosi ancora.
Ormai entrambi erano ad una spanna l’uno dall’altro e sembrava che nell’aria ci fosse una certa tensione.

-No, ci sono altri motivi ben più validi, tipo un certo sguardo risoluto o un certo piacere nel guardare un…-
-Per la sua sicurezza, io non finirei la frase.- lo interruppe di nuovo Edward, sentendo però il suo stesso braccio meccanico afferrare con risolutezza il colletto del Generale.
Questo sorrideva tranquillo in quella morsa pericolosa.

Come diceva spesso Alphonse?
Ah si…..dannata impulsività.

-Bando alle ciance, Mustang. Perché diavolo mi ha baciato?!- sibilò irritato il più giovane mentre l’altro serrava una mano intorno al suo polso di acciaio.
-E tu perché hai chiamato il mio nome?- ribatté l’uomo, tenendo gli occhi fissi in quelli dorati che assunsero una tonalità più chiara.

Perplesso Edward alzò un sopracciglio.

-Che diavolo stai dicendo?- soffiò stringendo sempre quel misero pezzo di stoffa
-La verità, FullMetal. O non ti ricordi esattamente come si sono svolti i fatti?-

Entrambi non si erano accorti di come le formalità fossero caduta fra loro, mentre la tensione diventava quasi palpabile a mano nuda.

-Ricordo esattamente che mi hai baciato! Nient’altro! Non inventare idiozie per dar colpa a me- affermò Edward, avvicinando il viso a quello del superiore che sembrava serafico in quella pericolosa posizione
-Avresti bisogno di una rinfrescata di memoria, FullMetal, perché quello che mi ha istigato sei stato tu-

Esattamente non sanno nemmeno come ci sono finiti adesso, in quella posizione.

Il Generale Mustang sbattuto con poca generosità contro il muro della stanza, e il maggiore degli Elric addosso a lui fremente di rabbia.
-Sei un fottuto bugiardo- soffia il ragazzo mentre i suoi occhi sono socchiusi a due fessure pericolose, sondati da due pozze nere che sembrano cercare qualcosa che non può semplicemente essere portato all’esterno.
-E tu un pestifero fagiolo- sibila sorridente Roy, capovolgendo la situazione, facendo così sbattere contro il muro questa volta il biondo
-NON SI AZZARDI A…- cerca di ribattere Edward, colto sul vivo da quell‘epiteto poco felice alla sua statura.

Peccato che il moro gli impedisce di ribattere, tenendo premute le sue labbra contro quelle del più giovane.
È una lotta di supremazia che nessuno dei due sembra vincere, ma nemmeno sciogliere.
Le mani del FullMetal sono strette alle braccia del Generale, mentre questo tiene le proprie intorno ai fianchi del sottoposto.

Non c’è ricerca del respiro fra i due, anche perché sarebbe un passo falso verso la sconfitta.
Quindi le labbra rimangono unite come anche le lingue che sferrano attacchi senza precisione, esplorando e toccando ogni punto della bocca dell’avversario.
Mustang sembra ricercare però una certa calma che però l’Elric non sembra condividere, combattendo come una pantera.
In un momento Roy solleva il corpo del più giovane, che si ancora ai suoi fianchi con le gambe, mentre la schiena rimane perfettamente incollata al muro.
La braccia di Edward circondano il collo dell’uomo che gli sta decisamente portando via fiato prezioso, ma al quale lui stesso non da tregua.

Sembra poi che qualcosa finalmente permette ad entrambi di staccarsi l’uno dalle labbra dell’altro.
Forse finalmente la richiesta disperata dei polmoni di chiedere ossigeno.
Entrambi con il fiatone, entrambi a guardarsi negli occhi.
-…dire che sono un microbo in un campo di fieno…- borbotta Edward chiudendo gli occhi e cercando aria a piccole boccate.
-Direi invece che sei una furia bionda…- sbuffa appena Mustang, appoggiando la fronte a quella del minore, strappando un mugolio di disapprovazione.

Quando questo si accorge della posizione equivoca in cui sono, cerca di scostarlo da se in malo modo.
-Sei un maledetto pervertito! Che diavolo ti è preso!- afferma, guardandolo con tanto d’occhi che fa sorridere ferino Mustang-
-No scusa, io? Sei tu quello che ha tirato la corda fino a qui, e ripeto che è colpa tua- afferma senza scomporsi il Generale, vedendo formarsi negli occhi del Colonnello una luce omicida.

Luce che si intensifica quando attira di nuovo in malo modo le labbra del Generale sulle sue.
Vuole forse “pulirgli” la bocca da quelle stupide idiozie.
Il ricordo però prepotente torna a lambirgli la memoria, mentre sente la schiena staccarsi dal muro e il corpo di Mustang sostenere il suo senza problemi.

Un ricordo che gli era sfuggito nei fumi del sonno.
Un “Roy” sospirato con fatica mentre intorno a lui vi era fuoco sangue e grida.
La sua mano sinistra e insanguinata che si aggrappa a quell’ombra che lo sovrastava preoccupata.
Nella sua semi incoscienza quel giorno non aveva riconosciuto esattamente la persona che lo sovrastava, anche se ora gli aveva dato un volto e un nome vero.
Perché diavolo aveva chiamato allora il nome di un uomo che aveva conosciuto solo una volta e che aveva contorto la sua piccola anima di bimbo con un sorriso.

Bloccò in malo modo il corpo di Mustang sopra di lui, non chiedendosi nemmeno perché diavolo ora lui era sdraiato sul letto sfatto del Generale, con quest’ultimo a gattoni su di lui.
Aveva scollegato il cervello quel tanto che bastava per ricordare quel giorno.
Con tanto di occhi osservava il viso del moro sopra di lui, perplesso.
-FullMetal?- domandò tenendo le mani a fianco della testa del minore puntati sul materasso, così da sostenere il suo corpo.
Il sopra citato biondo però era sconvolto da quello che la sua mente razionale rifiutava di accettare.

-Perché diavolo ho chiamato il tuo nome?- mormora senza riuscire più a muoversi, rimanendo immobile sotto di lui.
Mustang sonda il suo viso senza fiatare, togliendosi poi da sopra di lui in silenzio.
Lasciandolo ai suoi dubbi.
Domande a cui Edward non riesce ad associare una risposta sensata, logica.

Non può essere che in un momento di debolezza e dolore, avesse richiamato alla memoria l’unica persona che…
Bloccò il suo stesso flusso di pensieri il biondo, tirandosi su seduto.
Non si è nemmeno reso conto che la coda di cavallo è bellamente andata a farsi friggere, per colpa dell‘elastico scivolato più giù sulle spalle.
Mustang rimane seduto sul bordo, tenendo il busto leggermente arcuato all‘indietro, grazie al puntellamento delle sue stesse braccia.
-È chiaro che ti sono entrato nel cuore, FullMetal- fa prendendola sul ridere, cercando di calare quella vibrante tensione che si venuta a creare.
Edward imbroncia il viso, guardandolo di traverso.
-Oh, stia zitto..- sbuffò irritato, ricevendo però un sorriso sghembo da parte dell‘altro.

Uno di quegli odiosi sorrisi che vorrebbe togliere con un sonoro pugno.

Si trattiene però, prendendosi del tempo per osservare il taglio orientale degli occhi dell’uomo.
Sbuffa poi di nuovo, cercando di ridare un contegno alla sua persona, sistemandosi i capelli nell’alta coda.
-È stata una sorpresa per me….- mormora appena Mustang, guardando i suoi stessi stivali.
Edward torna con le iridi sulla sua schiena questa volta, aspettando che l’uomo continui a parlare.
-…sentire il mio nome dalle tue labbra, Edward- proseguì, puntando lo sguardo su di lui.
Il maggiore degli Elric fu preso in contropiede a sentire ancora il suo nome dall’uomo che poco prima lo stava soffocando con quei baci.

O forse era l’inverso.

-Non eri molto cosciente…quindi non mi avevi riconosciuto di sicuro- ancora cercò di spiegarsi Mustang, interrotto però da un movimento del più giovane.
Questo cercò di scivolare sul bordo, sedendosi così accanto al Generale.
-Perché mi hai baciato?- domandò ancora, sperando questa volta che la risposta si fosse fatta viva, senza inutili giri di parole.
Guardava il pavimento, quindi non poteva vedere il malinconico sorriso dell’uomo che aveva accanto.
-Perché tu hai chiamato il mio nome?- sussurra Roy, facendo sbuffare Edward.
-Non lo sa che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?- fece stizzito il più giovane, guardandolo di traverso.
L’altro rise, alzandosi.
-Nel tuo quesito sta la stessa risposta del mio…- affermò Mustang porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Il FullMetal si trovò in accordo purtroppo con le sue parole, anche se non lo accettò a voce.
Rifiutò gentilmente quella mano, alzandosi di sua iniziativa.

Di nuovo uno di fronte all’altro.
Ancora a poca distanza fra loro.

Mustang si chinò appena, portando un braccio intorno alla schiena di Edward che storse le labbra
Non erano tipi da cose romantiche
Semplicemente non erano tipi e basta.
Fu difficile rubare un altro bacio, dovette constatare Roy, a quelle labbra di miele che lo morsero appena quando si avvicinò.

-Quando avrai trovato la risposta, ci troveremo una seconda volta- mormorò il Generale sulla bocca del maggiore degli Elric.
Questo sorrise di scherno, guardandolo negli occhi.
-Alla fine di questa stupida guerra….veda di sopravvivere, perché troverò la risposta.- fece schietto, prima di separarsi e scendere le scale con passo fermo.


Giusto in quel momento stava per uscire dalla casa di comando del Generale, quando Maes Hughes si parò davanti a lui con in mano alcuni fogli.
Si guardarono un attimo perplessi entrambi e poi Edward fece spazio all’uomo per lasciarlo entrare.
-Ehilà, Edward! Non è che mi hai ucciso il Generale, vero? Mi serve la sua bravura nel far casino- fece allegro Maes, lasciando perplesso il più giovane.
Non capiva come un uomo del genere potesse essere così allegro e spensierato anche in momenti così duri.
Un gemito provenne da dietro le sue spalle e buttato l’occhio poté appurare che Mustang aveva sceso i pochi gradini per andare al tavolo pieno di cartine e fogli sparsi.
Maes entrò nella stanza scambiando i soliti convenevoli con il Generale, mentre Edward stava giusto in quel momento mettendo un piede fuori, quando fu richiamato.
-FullMetal, ci serve anche il tuo aiuto, non svignartela- fece tranquillo il moro occhialuto, mentre l‘altro era seduto su uno sgabello a visionare quelle poche informazioni.

Edward si girò tornando accanto a loro e guardando curioso Hughes.
Anche Alphonse entrò insieme a due altri uomini più la bionda donna che l‘aveva aiutato la prima volta.
Una certa Riza, si.
Dovevano essere una parte di truppa di cui Mustang si fidava ciecamente.
Uno lo riconosceva.
Assottigliò appena lo sguardo, rimanendo accanto a suo fratello, mentre l‘uomo che aveva attirato la sua attenzione gli diede una leggera occhiata, tornando poi con l‘attenzione su Maes che stava parlando.

Kimbley.
L‘uomo che l‘aveva pestato quando era stato prelevato dalla “prigione“ dove li tenevano il primo giorno.
Eppure gli sembrò di averlo già visto….prima.
La sua memoria però non voleva smetterla di portarlo in vicoli chiusi

Alphonse lo guardò preoccupato, pronto a chiedergli se c‘era qualcosa che non andava, quando Edward scosse la testa sorridendogli.
Hughes intanto stava spiegando le ultime mosse di Bradley.
-Non sappiamo esattamente quello che vuole fare. Da quando Havoc è stato preso non abbiamo ricevuto altre informazioni utili sul punto, tranne che il nostro nemico non ha ancora deciso che come muoversi.- spiegò velocemente, posando i fogli che teneva.
-Da Central che notizie arrivano?- chiese subito Mustang, sorvolando sull‘espressione sorpresa del giovane FullMetal.
Questo guardò il suo nii-chan che gli spiegò velocemente che una buona parte dell‘esercito della Resistenza era ben infiltrato al Quartier Generale, pronto ad un ordine di Mustang.

-Gli uomini sono pronti a ribaltare la situazione. La nostra talpa alle trasmissioni è pronta a riferire l’ordine appena saremo pronti qui- rispose l’uomo sconosciuto ad Edward, mentre Roy annuiva appena.
-Quello che ci serve adesso è un diversivo per tenere a bada Bradley, in modo da poterlo attaccare di direttamente. Ora come ora siamo più protetti all’interno delle mura, ma con l’artiglieria pesante, questo vantaggio potrebbe cadere- mormorò il Generale Mustang, alzandosi e soppesando il momento con pochi passi.
-Avrà di sicuro aumentato la guardia nei punti di sbocco dei sotterranei- fece Alphonse indicando sulla cartina i due accessi che conducevano alla città.
Maes annuì, mentre Edward si avvicinava al tavolo, puntando il dito meccanico su uno dei due rifugi.
-Questo tunnel è ancora utilizzabile?- domandò, ricevendo un alzata di spalle da Hughes.
-No, quando abbiamo salvato Alphonse abbiamo dovuto far saltare l’entrata- fece Riza.
-Quindi anche l’esercito di Amestris penserà che sia inutilizzabile, giusto?- mormorò ancora il giovane FullMetal, sentendo gli occhi di Roy addosso.
-Avranno lasciato delle sentinelle appostate- disse Hughes, chiedendosi dove volesse arrivare Edward.

Questo portò le braccia incrociate al petto, pensieroso.
-Se avete bisogno di un diversivo, potrei essere io- fece alzando gli occhi sui presenti. -King Bradley non può attaccarvi direttamente, sapendo che così attirerebbe il dubbio sui suoi uomini, essendoci io come ostaggio. Tornando però fra le sue fila potrei muovermi liberamente per sabotare l’artiglieria.- propose, trovando però subito lo sguardo di Mustang in disaccordo su quel piano.
-Non possiamo rischiare di perdere proprio te, FullMetal- fece, notando però il cipiglio del più giovane.
-Avete bisogno di qualcuno che possa liberarvi la strada. Alphonse è dato per morto, visto il falso cadavere nel campo, e chiunque in questa stanza è un traditore. Sono l’unico che possa avvicinarsi senza problemi come infiltrato- ragionò, portando avanti l’unica vera soluzione che avevano.
-Mustang ha ragione….potrebbe essere pericoloso..- mormorò Hughes, trovando però giusto il ragionamento del colonnello.
-Nii-san…- provò Alphonse, venendo però interrotto dalla mano alzata di Edward, giratosi verso di lui.
-O facciamo così, Al, o rimarremo in questa stasi finché Bradley non decide di infischiarsene di tutto il buonsenso, attaccando direttamente- affermò il FullMetal, scuotendo così gli ultimi dubbi.

Il margine di errore purtroppo c’era.
Se loro avevano spie nell’accampamento dell’esercito di Amestris, anche Bradley poteva avere spie fra i cittadini di South City.
Purtroppo però era un rischio che andava corso.
-Questo piano deve rimanere in questa stanza- fece subito Alphonse, guardando i presenti.
Mustang si mosse sul posto, non del tutto tranquillo e convinto.
Gli altri annuirono in silenzio.
-Una volta che avrò messo fuori uso l’artiglieria farò esplodere i rifornimenti di munizioni al centro dell’accampamento 10- spiegò Edward, puntando il dito sull’esatta ubicazioni della tenda.
-A quel punto sferreremo l’attacco alle truppe di Amestris e rovesceremo le sorti di questo dannato paese..- mormorò Mustang, tenendo lo sguardo su Edward che invece aveva le sue iridi puntate sulla mappa.
-Come farai ad uscire, Nii-san?- domandò Alphonse, studiando l’espressione pensierosa del fratello.
Questo tornò ad indicare l’uscita del tunnel distrutta
-Con l’alchimia potrò farmi l’uscita, Al. Poi si trova lontano dal punto in cui sono situate le bombe alchemiche, quindi non ci sarà reazione.- spiegò spiccio.

Gli ultimi particolari furono chiariti in meno di mezz’ora.
Quando le prime ombre della sera calarono sulla città, il piano era pronto e stabilito.
Riza, Maes, il secondo uomo e Kimbley uscirono per dare i vari ordini, mentre Al, Edward e Roy rimanevano intorno alla mappa.
Il più giovane dei fratelli Elric era in apprensione per quello che sarebbe successo da li a poche ore, mentre il Generale sentiva dentro di se un senso di inquietudine.
-Sei proprio sicuro di quello che vuoi fare, FullMetal?- domandò, attirando così gli occhi dorati del ragazzo
Questo annuì, passandosi una mano sulla fronte.
-Come ho detto, se non lo faccio saremo noi a ricevere il colpo- mormorò, facendo annuire appena suo fratello.
-Dovremmo andare a prepararci, Nii-sa. Prima di fare qualunque cosa hai bisogno di cambiare quelle bende…- mormorò Alphonse notando il sangue macchiare il pantalone della gamba di carne del fratello
La ferita doveva essersi riaperta per colpa dei movimenti del giovane.
Edward neanche si era reso conto, dopo tutto quel trambusto, che il lieve pizzicore che sentiva alla gamba fosse la ferita.
Mustang osservò i due fratelli avviarsi alla porta, ma richiamò all’ultimo il maggiore.
Questo si girò fermandosi, mentre Alphonse lo avvertiva che l’avrebbe preceduto dal dottore.
Tornò sui suoi passi il biondo, sapendo perfettamente perché il Generale l’aveva richiamato.
Questo osservò la porta semichiusa, avvicinandosi poi all’alchimista.
-Non devi farlo…- mormorò rimanendo a pochi passi da lui.
-Non ricominciamo, Generale…- alzò gli occhi al cielo Edward, portandosi la mano di carne a stropicciarsi con due dita gli occhi. -Sa bene anche lei che è l’unica soluzione-
-Edward- lo bloccò, ricevendo così l’attenzione di quegli occhi di miele.

Si guardarono per alcuni minuti in silenzio.
Nessuno dei due parlava dopo quel nome quasi sussurrato dalle labbra del moro.
Edward poi sospirò appena girandogli le spalle e incamminandosi verso la porta.
-Questa guerra finalmente finirà….abbi pazienza..- mormorò Edward, senza guardarlo.

-Mi hai ordinato di rimanere vivo fino alla fine. Questo vale anche per te, Ed..- soffiò a sua volta Mustang, facendo sorridere di scherno il minore.
-Per chi mi hai preso? Sono Colonnello, se non lo avessi ancora capito- cercò di scherzare su, forse per calmare entrambi.

Quando Edward fu sulla porta, si girò per guardarlo solo una volta prima di uscire.
-Ti darò la tua risposta, idiota di un Generale..-
Un sibilò che arrivò a Mustang facendolo sorridere appena.





South City
pianura esterna, ore 22.00





Un soldato di pattuglia nel perimetro ovest esterno si accese una sigaretta, rimanendo seduto su una cassa dimenticata.
Il fucile imbracciato e gli occhi vigili, lasciava che l’aria della sera passasse sulla sua pelle, rilassandogli così i muscoli indolenziti.
Era pronto al minimo rumore a saltare su in piedi e puntare l‘arma contro qualsiasi problema in vista.
Quando però la sua leggera pausa notturna fu interrotta dall’avvicinarsi incespicante dal bosco, di un personaggio conosciuto per poco la sigaretta non gli cadde dalle labbra.

Richiamò in men che non si dica altri della pattuglia, aiutando il giovane Colonnello Edward Elric ad avanzare fino alla tenda di comando.

Edward ringraziò l’uomo che l’aveva soccorso, puntando i dorati occhi sul Furher King Bradley, fermo davanti a lui a pochi metri.
Si mise sull‘attenti, aspettando l‘ordine di riposo che arrivò subito dopo
Dietro un tavolo si ergeva nella sua silenziosa figura, con quel sorriso chiuso e sereno l‘uomo che solo quarantotto ore prima aveva servito da bravo cane.
-È un piacere vederti incolume, Edward- iniziò, facendogli cenno di prendere posto su una cassa li affianco.
Il maggiore degli Elric prese posto, rimanendo impassibile e ben attento ad ogni mossa che faceva.
Sapeva bene che King Bradley non era uno stupido e ogni più piccola differenza veniva colta in quell’occhio impassibile.
-Immagino che sia stata dura uscire da quella città incolume.- iniziò il Furher, notando però il giovane scuotere la testa.
-Al contrario, Signore. Quel manipolo di idioti che si nasconde oltre le mura pensa di avermi plagiato con stupide ciance.- fece tranquillo, assumendo una aria falsamente divertita.

Doveva giocare bene le sue carte.

Ogni mossa.

-E come avrebbero cercato di plagiarti, Edward?- domandò facendo alcuni passi, mentre il FullMetal tornava in piedi per rispetto alla carica che ricopriva Bradley.
-Convincendomi che lei fosse il burattinaio di Amestris, di tutta questa guerra. Una storia senza fondamento e senza prove- fece sbuffando l’Elric -Ho dovuto fingere di credere alle loro panzane, per poter essere libero di muovermi.- spiegò cercando negli occhi del Furher una qualche scintilla d dubbio.
Questo rimase impassibile, annuendo piano.
-La Resistenza ha a cuore solo il loro guadagno personale a sbattermi giù per portare così il caos in tutta Amestris. Sapevo però che un ragazzo in gamba come te non sarebbe mai cascato nei loro trucchi.- affermò l’uomo più potente di Amestris, tenendo le braccia unite dietro la schiena.
-Non avrei mai potuto tradirvi, Signore. Avete sempre fatto molto per me, tirandomi su quasi come se fossi un figlio. La mia lealtà è verso il mio Furher- moderò le parole, senza strafare.

Edward sapeva perfettamente recitare la sua parte, stando attento a non incappare nelle sue stesse parole.
Tutto sarebbe andato alla perfezione, anche se non voleva gridare vittoria subito.

-Hai avuto modo di entrare in contatto con Mustang?- chiese poi l’uomo, guardando su una cartina appesa alle spalle della scrivania.
-Purtroppo solo sporadiche volte. È sempre ben lontano. Come vedete anche se cercavano di convincermi del contrario, sono sempre loro che spargono menzogne mentre il loro capo si nasconde dietro ai suoi uomini- mormorò, portando il peso del corpo sulla gamba di acciaio.
King Bradley annuì ancora una volta, girandosi verso di lui.
-Ti sei infiltrato bene, dunque? Sei riuscito a carpire i loro piani?- chiese ancora con calma, vedendo il sottoposto annuire.
-Hanno intenzione di attaccare all’alba. Sembra che un passaggio come quello a cui eravamo appostati noi, passa proprio sotto la pianura dove il nostro reggimento è appostato. Ci sbucheranno alle spalle, attaccandoci nel momento in cui saremo meno pronti- spiegò Edward, sentendosi gli occhi del Comandante Supremo addosso.

Lo sentiva quel leggero brivido lungo la spina dorsale
Cercò di calmarsi, di lasciarlo scivolare via.

La sensazione però sembrava non volerne sapere di lasciarlo in pace.
King bradley sorrise a labbra chiuse, portando le mani avanti e sbattendole una sola volta.
-Magnifico Edward. A sprezzo del pericolo che correvi, sei corso ad avvertirmi del pericolo imminente- fece guardando i fogli sul tavolo, mentre riportava le braccia dietro la schiena. -Sei uno dei giovani più fidati che Amestris potesse avere. Tuo padre sarebbe molto fiero di te..- finì.

Edward rimase immobile, annuendo solo una volta alle sue parole, cercando di trattenere la rabbia che gli stava montando addosso.

-Un ottimo soldato….peccato essere proprio figlio di Hohenheim, così coraggioso e puro da sacrificarti per loro, mh?- mormorò dolente il Furher, mettendo in allarme Edward che troppo tardi cercò di sgusciare via dalla presa di due soldati entrati in quel momento.
Archer entrò dopo di loro, seguito da un terzo uomo che fece gelare il sangue del giovane FullMetal.

L’unica pecca purtroppo di quel piano perfetto esisteva.
E aveva il nome di Zolf J. Kimbley

Un ringhio basso uscì dai denti stretti del maggiore degli Elric, mentre gli occhietti della spia si puntavano nei suoi.
-Come puoi ben vedere, avevamo il nostro informatore ben infiltrato nel campo nemico. Mai abbassare la guardia, Edward, dovresti saperlo bene…- fece tranquillo Archer, mentre il biondo veniva atterrato dal pugno da parte di uno dei soldati.

Era stato doppiamente un idiota.
Perché solo adesso si rendeva veramente conto di dove aveva già visto quella faccia odiosa del traditore.
Come non ricordarsi il primo giorno che King Bradley aveva bussato alla loro porta.
Chi, in silenzio stava dietro di lui da bravo cane fidato.

Tossì a terra, guardando con i dorati occhi l’uomo che si era preso il posto sul quale stava comodamente seduto.
Bradley non sorrideva più nel suo solito modo, ma lo guardava serio.
-Portatelo nella tenda e sorvegliatelo. Generale Archer, credo che un conto in sospeso ti lega al giovane FullMetal, mh?- mormorò serafico, mentre i soldati eseguivano gli ordini.

Frank Archer ghignò annuendo appena al suo comandante, facendo un veloce gesto militare.
-Vedrò di trattare il nostro ospite nel migliore dei modi, Signore. E di scoprire più precisamente dove troveremo i documenti, una volta entrati in città- fece sorridendo, prima di uscire all’annuire convinto del Furher.

Questo si girò verso Kimbley, sedendosi poi dietro al tavolo sul quale stavano i fogli sparsi.
-In quanto a noi, parliamo del reale piano che vorrebbe attuare quello scocciatore di Mustang.- mormorò sorridente, concedendo al suo fidato uomo di esporre i fatti.

















Note d‘Autrice:

Possiamo sempre dire che sono le due di notte, e io mi rammento di scrivere i nuovi capitoli adesso X°D Dunque….siete autorizzati ad uccidermi =w= chiedo umilmente perdono *striscia tipo verme verminoso* questa ficciola è davvero un mostro e io sono una povera fanwriter casinista ç_ç
Avendo lasciato questa poveretta campata in aria da settembre facevo un po’ fatica a rimescolare le idee, ora che ci stiamo avvicinando al casino immane ù-ù
Soprattutto era difficile per me fare interagire Ed e Roy.
Appunto loro due X°D Roy serafico tranquillo, mentre Edward è una specie di animale in gabbia, e fa paura persino a me che lo descrivo o.o
Comunque spero di aver creato quella strana complicità di cui ancora non son ben consci X°D ew, ci vorrà del tempo ^^

Cosa dire….ahahaha, ho messo Ed nei casini ù-ù pirla lui che si ricorda ADESSO che Kimbley era il fidato cane di Bradley…una visitina alle memoria la farei eh, l’altereo sclerosi avanza e *viene atterrata da un fagiolo ambulante* ç_ç
La mia mente vaneggia, indi mi interrompo qui X3 gnaw, alla prossima ù-ù
Essendo tornata in pista (ed essendo tornata amante di FMA, credo che mi vedrete più spesso ù-ù gh)

Ringraziameti:




My Pride:Neee-chan! Li ho dovuti leggere anche io purtroppo X°D sai che casino ricordarsi tutti gli inghippi? XDD
Muahauahua il problema è avere i capitoli pronti XD non ho neanche loro ç_ç
Tutto al momento, cazzarola A_A ma tranquilla, non sparirò più ù-ù son tornata alla carica <3
Per quanto riguarda la storia, spero di aver dato una leggera carica dopo la tranquillità del momento, anche se il vero caos logistico verrà nel prossimo X3 e sto ancora decidendo le ultime parti che non mi convincono (indovinate? Muahaua si, mi vuol fare del male ç__ç nd Ed) (shh, tesoro, lascia fare alla mamma Liry nd me) ù-ù
Coccola quel micio che hai preso e muori su questo capito gh




nemesio6: eh si, la piattola vive ù-ù ma starà tranquillo. A meno che non mi scappa di mano nel prossimo, ma non credo XD magari qualche azione figa da “salviamo mio fratello“ ma nulla di che ù-ù Amo però Al con gli occhiali e soldato o.o
È meno piattola XDD
Ew, grazie come dicevo ai tempi, adoro descrivere ogni cosa soprattutto i paesaggi e ciò che li circonda oltre i personaggi.
Roy ed Ed sono difficili da muovere in questo frangente, ma sto facendo sforzi sovraumani per creare ogni cosa nel giusto ordine. Edward è si prudente, ma azzardato come sempre. Credo che la sua indole sia difficile da frenare ^^
Mi piace che ti sia piaciuto il loro confronto, anche io ho adorato scrivere quella parte.
Mi piace metterli l‘uno di fronte all‘altro, cercando di creare una giusta relazione fra le loro personalità
Questo capitolo come dicevo è stato particolarmente ostico, perché se da una parte abbiamo un Roy tranquillo, prudente su ciò ce fa ma comunque un immancabile idiota per i suoi colpi di testa, dall‘altro c‘è un Edward che non riesce a comprendere come un personaggio come Mustang possa sconvolgerlo tanto
Tanto da portar fuori un lato violento e possessivo che non sapeva di conoscere e di cui cerca di allontanare quasi subito ^^
Spero che anche questo sia di tuo gradimento, chiedendo subito scusa per errori osceni ç_ç



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Capitolo 9
*** -Contrattacco: ultimi istanti di un peccatore- ***


Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Contrattacco: ultimi istanti di un peccatore-






Non ho più nulla da ricordare

Le memorie scivolano sulla pelle come il tempo che pian piano ci consuma.

Rimane solo il presente, e la vita in esso.

È tempo di vivere adesso.



Non c‘è più tempo per i ricordi
Solo della dolorosa e presente realtà





South City
Campo 20



Ore 23:10



Un mezzo grido uscì dalle sue labbra sporche di sangue.

Tentò di rimandarlo giù nella sua gola, ingoiando a fatica e puntando i dorati occhi sul suo aguzzino

Non sa esattamente da quanto tempo è legato con le manette di ferro al palo centrale della tenda dove i due soldati l’hanno abbandonato.
Sa solo che quel bastardo di Frank Archer sta infierendo sulla ferita alla gamba con troppo gusto.
-Ritrovarsi dalle stelle alle stalle….non trovi che questa frasi ti si addica a pennello, FullMetal?- ghignò euforico il Generale, prendendo uno sgabello e sedendosi esattamente davanti a lui

Di fronte alla sua preda.

-Fottiti..- borbottò solo Edward, guardandolo con sfida malcelata.
Le labbra dell’uomo che aveva davanti rimangono piegate in quel sorriso odioso, facendo montare nelle viscere del biondo solo un immensa rabbia.

Rimase però immobile, seduto a terra e con le braccia sollevate sopra la testa, dove quelle maledette manette che gli sfregano il polso di carne sono state fissate
L’acciaio del suo braccio stridette leggermente contro il materiale del bracciale, non riuscendo a compiere altri movimenti se non quelli brevi concessi.
-Non credo tu sia nella posizione di fare il gradasso- affermò Archer, tirando una forte sberla, l’ennesima di quei minuti, al viso del maggiore degli Elric.
Questo incassò in silenzio, girando solo il viso per via del colpo, sputando sangue a terra .

Ha sempre odiato quel sapore ferroso e niente gli farà mai cambiare idea.

-Oh, Generale mi prendo tutte le libertà di questo mondo- di tutta risposta Edward non perde il suo proverbiale sarcasmo, anche in una situazione del genere.
Il tacco dello stivale destro di Archer premette senza alcuna esitazione sulla ferita alla gamba di carne, strappandogli un flebile lamento.
Un imprecazione lo segue, da parte del prigioniero.
-Vedrò di farti mangiare quella lingua altezzosa, Elric. Prima però voglio le mie risposte- affermò senza una particolare espressione l’uomo, tornando in piedi.
Alzò un sopracciglio Edward, guardando il lento passeggiare del suo carnefice.
-Pensi proprio di riuscire ad ottenerle?- fece senza paura negli occhi, storcendo di poco la testa

Una cosa che Frank Archer ha sempre odiato del giovane FullMetal.
Quella totale sicurezza dettata dalle azioni

-Ho i miei mezzi, come ben sai. Anche il tuo amico ne ha subito le influenze- disse l’uomo, avvicinandosi ad una piccola stufa da campo da dove prese qualcosa di cui il più giovane non poté vedere
Edward alzò un sopracciglio a quelle parole, seguendo attentamente ogni mossa
L’uomo si girò ridendo appena
-Come? Hai già dimenticato il povero Jean?- affermò rigirandosi fra le mani ora il ferro dalla punta rovente con noncuranza.
Il più giovane strinse le labbra al pensiero di Havoc sottoposto alle peggiori torture da parte del Generale.
Non osò chiedere dove fosse per paura in una risposta alquanto scontata, come la morte.
Archer però sembrò leggergli negli occhi mentre tornava da lui, puntando il ferro rovente a pochi millimetri dal suo cuore.
La bianca camicia sporca di sangue gli era stata strappata sul davanti, scoprendo così la pelle candida e attraversata da piccole cicatrici, ricordi di tempi non proprio felici.
-Ti chiedi se sia ancora vivo?- una nota derisoria uscì dalle sue labbra mentre Edward taceva, guardandolo dritto negli occhi.

Non aveva paura, o almeno cercava di non dimostrarlo.
Il suo corpo rimaneva fermo e immobile, a distanza millimetrica dalla punta rovente di quel aggeggio.

Era pronto anche a sacrificare la propria vita.
L’unica cosa che veramente temeva era che le persone innocenti e al quale teneva subissero le conseguenze delle sue idiozie.

-Chissà FullMetal. Potrebbe essere vivo e poco sano, come potrebbe essere già sotto metri di terra fresca- affermò Archer -La cosa di cui dovresti preoccuparti adesso è della tua pellaccia, non credi?- il sorriso si ampliò mentre tracciava una lunga linea che partiva dal cuore e che proseguiva obliqua fino al fianco.
La carne si bruciò a quel passaggio doloroso mentre Edward tirava indietro la testa, stringendo i pugni fino a che le unghie della mano di sangue non ferirono il palmo di questa
Il cervello registrò l’intensa scarica decisamente poco piacevole che perforò la sua mente, mentre il corpo cercava di indietreggiare dall’oggetto che stava procurando tutto quello.
-Fanculo!- ringhiò trattenendo altri insulti prima che un ennesimo schiaffo colpì la sua guancia già rossa e gonfia-

-Che linguaggio osceno per un ragazzino- sospirò il Generale prendendogli il mento con due dita, per abbassargli così il viso e guardarlo negli occhi dorati attraversati dal dolore.
Sorrise a quella vista, ridendo appena
-Questo è l’espressione che voglio vedere sul tuo bel faccino, FullMetal. Ora che ne dici di collaborare e dirmi dove sono custoditi quei documenti?- soffiò mellifluo, tenendo il ferro lontano da entrambi, mentre rimaneva chino su di lui.

Uno sputo raggiunse la sua guancia destra e il sorriso sparì dal suo volto.
L’oro colato degli occhi di Edward aveva riacquistato la caratteristica fiamma di sfida che dava tanto sui nervi a Frank Archer.
-Ti conviene… provare a fare di meglio…Generale perché io…non parlerò di certo-
Gli lasciò andare il mento l’uomo tirandogli un forte pugno facendogli così sputare nuovamente sangue dal labbro spaccato

-Irritante bamboccio….ti caverò quei maledetti occhi e strapperò la lingua prima di lasciarti andare. Ucciderti sarebbe troppo facile e poco creativo- soffiò rimettendo il ferro nella stufa per far si che tornasse rovente mentre Edward non perdeva quello sguardo di sfida.
-Appena avrò fra le mani tuo fratello poi vedrò di riserbare un buon trattamento anche a lui- disse tranquillo, facendo così socchiudere gli occhi del ragazzo.
-Non provare nemmeno a pensarci, brutto bastardo impotente- ringhiò il giovane Elric cercando ancora di liberarsi senza successo mentre Archer si avvicinava a lui di nuovo per infierire sul suo corpo.

Rise a quelle parole, inclinando il viso di lato, schioccando la lingua
-Il tuo Nii-chan saprà poi riferirti, se sarà ancora vivo, se sono impotente o no- rise mentre si abbassava per afferrare i capelli del ragazzo tirandogli indietro la testa
Edward si lasciò sfuggire un gemito di dolore, ringhiando ancora come una bestia in trappola.

Quale lui era, alla fine.

-Il nostro Furher avrà modo di buttare giù quelle quattro mura e schiacciare sotto il suo tacco quel bastardo sfuggente di Mustang- sorrise mentre avvicinava pericolosamente la punta rovente all’occhio destro di Edward che cercò di divincolarsi, ora terrorizzato. -E di finire finalmente questa inutile e stressante ribellione-

Il ghigno dell’uomo non scompose il giovane Elric dal tentativo di allontanarsi inutilmente dall’inevitabile cecità -Ora, ragazzino, credo proprio che canterai senza opporti, vero?-

E di colpo, il mondo sembrò rovesciarsi.

Un esplosione interruppe il contatto visivo e Archer dovette alzarsi, lasciando così andare Edward, per il momento salvo.
Uno sparò colpì l’uomo al braccio che teneva il ferro e il giovane lo vide cadere a terra ad un secondo proiettile che prese la sua gamba.
Dall’entrata della tenda proveniva del fumo scuro e denso, facendo così tossire l’alchimista legato, che alzò il viso nel tentativo di capire chi aveva aperto il fuoco.
Una zazzera bionda e due occhi cerulei incontrarono i suoi dorati e increduli.

Jean Havoc gli fece un veloce saluto militare prima di avvicinarsi a lui con in una mano la pistola ancora puntata su Archer che rimaneva a terra.
-’Sera Capo, vedo che non sei in buone condizioni- affermò lasciando i convenevoli a dopo mentre un altro boato provenne dall’esterno.
La lampada sulla loro testa oscillò ed Edward osservò incredulo ancora del suo salvatore.
-Jean!- proruppe finalmente intanto che il preso in causa teneva sott’occhio il Generale e un altro uomo liberava il FullMetal, aiutandolo ad alzarsi.
-Non è il momento, Signore. Fuori sta succedendo un casino assurdo- affermò il biondo, puntando gli occhi cerulei sul suo Colonnello prima di condurlo fuori di lì dove sembrava essere scoppiata una rivolta in grande stile.

Soldati correvano a destra e manca, alcuni con secchi d’acqua per spegnere gli incendi, mentre altri con i fucili imbracciati.
Civili di South City attaccavano con ogni mezzo gli uomini dell’esercito di Amestris e fiamme alte si estendevano fra le file di tende.
-C…che sta succedendo?- riuscì a domandare Edward, appoggiandosi ad Havoc quando il commilitone che lo sorreggeva rispose al fuoco nemico.

Si ripararono dietro una torre di casse, sentendo urla e ordini spicci volare alti nel campo.

Jean lo guardò come se fosse pazzo.
-Beh, è il piano B, Capo. Più un “salvataggio” in grande stile- affermò imbracciando il fucile che teneva sulla schiena, sparando e colpendo tre uomini che puntavano su di loro.
Edward si accorse solo ora del sangue rappreso sulla camicia non più bianca dell’amico e lividi sulle braccia scoperte, visto che teneva le maniche arrotolate per far si che non gli dessero fastidio.
-Havoc sei ferito!- sbottò tirandolo giù mentre un proiettile gli passava sopra la testa di qualche millimetro.

Edward sbatté le mani creando così dei pugni nel terreno che sbaragliarono altri uomini che venivano verso di loro.
-Colonnello, ho passato dei momenti non proprio felici con quella serpe di Archer- fece guardando gli occhi dorati del maggiore degli Elric che si posarono nei suoi.
Il biondo strinse appena le labbra abbassando il capo -mi dispiace averti abbandonato, girandoti le spalle Jean….perdonami- soffiò ricevendo una pacca sulla spalla fa parte dell’altro.
-Ci sarà il momento delle scuse, Signore, ma non è proprio questo- fece sorridente prima di tornare a sparare.

Mise al corrente Edward della situazione in pochi minuti.
-Sapevamo di Kimbley già da alcuni anni, ma abbiamo taciuto per dare a quel bastardo di Bradley l’illusione di averci pugno con un suo uomo radicato all’interno.- fece mentre ricaricava il fucile -Il Generale Mustang ha preparato un altro piano, essendo certo che quella serpe di Kimbley avrebbe ostacolato il nostro primo tentativo ma non aveva tenuto conto di lei, Colonnello- spiegò guardando il ragazzo.
Si spostarono verso altre casse, raggiunti da altri uomini della loro stessa causa.
Edward alzò un sopracciglio alle ultime parole di Havoc.

Quindi il suo intervento in quell’operazione era stata un incognita, fino a che non era fallito miseramente.
-Abbiamo però sfruttato questo a nostro vantaggio, Colonnello- continuò Jean, dando veloci ordini agli uomini che aprirono loro la strada per ripararsi meglio
-E come?- domandò l‘Elric, abbassandosi a pelo prima che un colpo potesse centrarlo in mezzo alla schiena.
Usò ancora l’alchimia per erigere un muro, così che potessero essere protetti.
-Beh, così facendo avrebbero creduto di avere la situazione in pugno. Mi dispiace solo essere arrivato tardi per evitarle quelle ferite, Signore- affermò Havoc, sentendo però una mano di Edward sulla spalla

-Sei arrivato giusto in tempo, credimi Jean. Adesso spiegami com’è la situazione. Come hanno fatto breccia nel campo?- affermò chiedendo poi Edward mentre altre esplosioni risuonavano nell’aria
-Il Generale Mustang aveva tenuto nascosto un terzo tunnel scavato proprio sotto i piedi dell’esercito di Amestris, e appena ha saputo dalle nostre spie che eri stato catturato ha dato inizio all’attacco. Queste esplosioni ne sono la prova tangibile- affermò indicando dietro di lui, oltre il muro.

Il fuoco si levava alto mentre quell’inferno si estendeva senza sosta intorno a loro.
Uomini cadevano mentre altri avanzavano, tutto per una cosa come la libertà e la giustizia.
-Dobbiamo trovare il Furher e ordinargli la resa- affermò Edward alzandosi in piedi mentre gli spari erano più lontani e quella parte di campo era stata ormai presa dai ribelli.
Riza Hawkeye con alcuni soldati del reggimento del FullMetal si affiancarono a questo e ad Havoc.
-Elric, tutto bene?- chiese la donna impugnando le pistole mentre vedeva il sangue uscire dalla gamba del ragazzo.
Questo lasciò che Jean gli mettesse un pezzo di stoffa intorno alla ferita, stringendola in modo da bloccare il sangue.
-Va tutto bene, il Generale?- chiese subito Edward ricevendo un cenno negativo da parte della donna.
-L’ho perso di vista qualche minuto fa ment- fu interrotta da un esplosione più forte che sbalzò a terra tutto il gruppo.

Le fiamme dovevano aver raggiunto una qualche cassa di esplosivi.

Edward si tirò su a fatica, sentendo un mal di testa terribile.
Era scombussolato e gli fischiavano le orecchie mentre vedeva Havoc tentare di aiutare un ragazzo ferito gravemente.
Riza più in là si rialzò grazie all’aiuto di Brosh, intervenuto con altri ragazzi del reggimento del maggiore degli Elric.

Questo scosse la testa, cercando di ritornare in se mentre si avvicinava al soldato
-Brosh, mio fratello?- domandò in ansia che Alphonse potesse essere sceso in quell’inferno.
Il ragazzo lo guardo sorridendogli per rassicurarlo.
-Non si preoccupi, Colonnello, è rimasto a difesa della città con Hughes e altri uomini.- affermò tenendo una mano premuta sulla spalla ferita della donna che sorreggeva -Stanno tenendo le comunicazioni con Central. Un certo Fury sta dettagliatamente descrivendo la presa del Quartir Generale, ad opera dello stesso esercito rivoltatosi contro gli uomini di Bradley-

Edward ascoltò annuendo velocemente.
Quindi il colpo di Stato era avvenuto in simultanea con l’attacco lì a South City.
Ormai il rovescio della medaglia era avvenuto in meno di poche ore.

Diede veloci ordini ai suoi uomini, facendosi consegnare una pistola mentre avanzava nel campo semi distrutto dalle fiamme.
In quel grande disastro un solo pensiero era ricorrente.

Trovare Roy Mustang.

Quel bastardo non doveva neanche provarci a morire.
L’avrebbe fatto fuori con le sue mani se fosse successo.
Avanzando con alcuni uomini al suo fianco si gettò poi di lato separandosi dagli altri quando dei commilitoni riparati dietro a dei sacchi spararono al gruppo.
Edward rotolò, rialzandosi poi dietro a delle botti, sentendo dei rumori provenire alla sua destra.
Buttando l’occhio, tralasciando per alcuni secondi gli amici e compagni che rispondevano al fuoco, scorse oltre due tende ancora intatte proprio l’oggetto dei suoi pensieri.

Roy Mustang stava parlando in modo rabbioso contro qualcuno che era fuori il suo campo visivo.
-Havoc! Pensate voi a questi, io devo raggiungere il Generale!- gridò all’amico biondo che gli fece segno di andare pure mentre rispondeva agli spari con il fucile.
Edward si buttò sulla destra, percorrendo la strada che lo divideva dal moro che ora si stava spostando per evitare la lama di una spada.
Il giovane FullMetal atterrò due uomini che si erano parati davanti alla sua strada, saltando e menando calci prima di tornare a terra chiudendo gli occhi dolorante.
La ferita alla gamba era un serio problema di mobilità.

Cercò di stringere i denti e andare avanti finché non si trovò nel grande spiazzo avvolto ora dalle fiamme scaturite dall’alchimia del Generale Mustang.
Questo fronteggiava King Bradley, ora spoglio della parte superiore della divisa, che impugnava due affilate spade.

Edward si riparò gli occhi dal fuoco che circondava i due, vedendo nella mano destra di Mustang la sua spada sporca di sangue.
Stava per parlare quando il Comandante Supremo attaccò il moro, menando fendenti perfetti e veloci, tagliando ogni possibilità all’uomo che lo fronteggiava di sfuggirgli.

Il giovane Elric stava per saltare al di là di quel fuoco, quando uno sparo risuonò nell’aria

Sgranò gli occhi dorati, facendo un piccolo passo avanti per il contraccolpo.
Incontrò gli occhi di Mustang giratosi al mezzo gemito che era sfuggito dalle labbra di Edward, senza che lui se ne rendesse minimamente conto.

Vide i suoi occhi d’antracite, illuminati dalla luce delle fiamme, inorridire.
-Edward!- gridò mentre questo scivolava in ginocchio, sentendo alle spalle una presenza avanzare a fatica, con un ghigno perfetto disegnato sulle labbra.
Frank Archer rimase dietro al FullMetal mentre questo prendeva atto del fatto che il colpo partito da quella pistola aveva colpito proprio lui.

Quel bastardo aveva avuto la codardia di sparargli alle spalle.
Il miele delle iridi di Edward si tennero fissi su quelli d’ebano del Generale Mustang, che così facendo aveva fatto la grande idiozia di distrarsi.

E King Bradley a sua volta approfittò di questo fatto, dando un perfetto affondo.

-R…Roy!- gridò il FullMetal vedendo il suddetto Alchimista di Fuoco lasciare cadere la propria spada a terra, scivolando a terra ferito ad un fianco
Stringeva con dita tremanti la camicia che si stava imbrattando lentamente di sangue, mentre rimaneva ai piedi di Bradley che con un calcio lo fece finire disteso supino, torreggiando su di lui vittorioso.

Edward strinse i denti sentendo il dolore prendere possesso del suo corpo, mentre Archer dietro di lui lo spingeva a terra con la pressione del tacco dello stivale sulla sua schiena.
Strinse fra le dita tremanti il terreno sotto di lui, mentre le fiamme intorno al Comandante Supremo e a Roy Mustang si facevano meno intense ma comunque li circondavano ancora come una barriera

Frank Archer alzò la pistola puntandola alla testa bionda del ragazzo sotto di lui, mentre questo guardava a fatica verso il corpo riverso supino del Generale Mustang, sentendo un rivolo di sangue scivolare dalle sue labbra semi aperte alla ricerca di aria.

Portò una mano avanti, come nella remota possibilità di raggiungere con quelle dita la testa mora dell’uomo
Come un tentativo di rivedere quegli occhi profondi come la notte.

Come una richiesta a qualunque Dio esistente di fermare King Bradley dal puntare la lama alla gola di Mustang.

Sentì poi le forze mancargli.

Le dita intorpidirsi e le palpebre farsi pesanti mentre portava la guancia sinistra appoggiata al terreno polveroso.


Il respiro che si faceva più sottile


Un solo nome sussurrato sulle sue labbra sporche di sangue mentre l‘ombra di Archer incombeva su di lui, pronto a premere il grilletto.


Chiuse gli occhi

Aspettò che la fine giungesse



-Roy…-













Note d‘Autrice:

Yeahhh, ho battuto il mio record e ho postatoalle 4.14 di notte X°D santa polenta.

E dunque si….siamo arrivati ormai alla battaglia finale.
E la situazione non potrebbe essere più tragica, mh? [scappa prima di essere menata a sangue]

Sappiate che per scrivere questo capitolo è stato ancora più difficile.
L’ispirazione c’è, ma le parole son difficili da cavare.
Ma mentre scrivevo il nuovo capitolo di The Hawk and the Angel, mi è tornata l’ispirazione per questa XD sono una casinista

Quindi saltellavo amabilmente fra questo capitolo e il 4° della sopra citata fic ^^


Bene, credo che ho detto tutto ù-ù Frank è un infame, King idem, e Havoc è vivo :3 gh amore lui…

Peccato che sono in punto di morte gli altri due XD

Spero di aggiornarla presto ^^ intanto commentate che mi fate felice
A presto :3


Ringraziameti:




My Pride:Neee-chan! Visto che qualcosa ho aggiornato? XDD dai che presto arriva anche il 4° di The Hawk :3 non disperare! È già in fase di stesura ù-ù
So che mi ucciderai appena domani leggerai questo capitolo, ma sono pronta a morire per mano tua [in realtà sta già fuggendo] gh :3

Si la memoria di Ed fa veramente schifo ù-ù però ghghghg…il bacio rubato ci stava eccome ù_ù
Saluta Kiba e fammi sapere come ti è sembrato questo nuovo chap :3 gaa




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