Note: Purtroppo,
dalla informazioni che abbiamo, non sappiamo se Xingke sia
sopravvissuto alla fine. Per questo ho scritto la mia versione, per
onorare un personaggio bellissimo e una coppia che mi ha commossa più
di una volta.
Prompt: Hug
(abbraccio)
Personaggi: Tianzi, Li Xingke.
Avvertimenti: Death-character,
one shot, angst.
Silenzio
Li Xingke sta morendo.
Quattro parole, uno sguardo subito abbassato, mani intrecciate e
silenzio. Vestito di bianco, il medico sembra già in piedi davanti a
un bara vuota. Quella non è una prognosi. Perché l'esito va
oltre la comprensione e l'abilità di chiunque.
Tianzi ricorda, sconfitta da un silenzio incommensurabilmente denso,
le esecuzioni a cui ha assistito. Ingiuste, definitive,
incomprensibili davanti ai suoi occhi pieni di lacrime e confusione.
Piano piano, il silenzio prende il sopravvento sulle immagini che le
scorrono davanti agli occhi. Abbandona i bordi dell'immagine e il
suono si concentra sulle urla o sullo sguardo affranto del
condannato. Poi viene il turno del vento: niente più fruscii, niente
parole lontane provenienti dall'esterno della Città Proibita. In
quei momenti la piccola Tianzi dimenticava persino il suo desiderio
di scappare, perché c'era la morte davanti a lei, qualcosa che ti dà
la caccia senza che tu possa difenderti. In quel caso, la morte era
rappresentata dall'ingiustizia del governo degli Eunuchi. Sfruttare
la morte, la cacciatrice che non lascia scampo, a proprio piacimento.
E' abominio, è sconfinare in un territorio immenso in cui qualcuno
non dovrebbe entrare con una leggerezza tale. Ma era successo. Anni
prima quella è stata la realtà.
Quella morta ingiustamente sfruttata aveva risucchiato i colori di
quel piccolo mondo e, in un secondo, strappato via il respiro di un
innocente. Ed era a quel punto che il silenzio diventava
insostenibile per Tianzi.
Il silenzio è la fine di un respiro e Tianzi non poteva – non può
– spiegarsi perché qualcuno, dotato di quello stesso respiro,
potesse strapparlo a un altro.
Li Xingke sta morendo.
Tianzi ha solo tredici anni, eppure ha sperimentato la morte in tante
forme diverse.
Morire di vecchiaia. Una morte giusta, si potrebbe dire. Non c'è
nulla di violento, è solo la fine naturale di un viaggio. Non è
causata da nessuno, solo dal tempo.
Morire in battaglia. Si muore per onore, si muore per orgoglio, si
muore perché la battaglia è inevitabile anche se non si è pronti.
Per difendere qualcosa, qualcuno, la morte è in cima alla lista di
possibilità. E allora Tianzi non sa se morire così sia giusto
oppure no. Non sa se uccidere per difendere sia l'unica scelta da
fare perché non ha mai sperimentato un vero campo di battaglia. Lei
non era nei Knightmare durante la battaglia contro la Damocles. Non
ha sferrato attacchi, ma solo aspettato che qualcuno arrivasse.
Stringe i pugni e le lacrime bruciano gli occhi mentre pensa alla sua
impotenza di fronte al massacro. La debolezza è ingiusta? Non sa
neanche questo. Rimanere vivi mentre si è deboli è giusto? Un
singhiozzo e le ginocchia tremano. Si domanda se la forza dello
spirito, la speranza, le preghiere, siano davvero utili a quel punto.
E tutto sfuma in un bianco infinito, in cui i pensieri diventano
frammenti di vetro che riflettono una luce accecante. Tra le lacrime,
vede solo quella luce, ed è ovunque. Ovunque tranne che nel suo
cuore, che brulica nel buio nato da quelle quattro parole.
Li Xingke sta morendo.
Né di vecchiaia, né per una ferita da guerra.
E' qualcosa che l'ha indebolito da dentro, come una radice malata. La
radice più forte, quella che nutre ogni parte del suo corpo, è
stata attaccata da qualcosa. Se anche chiedesse al medico di cosa si
tratti, Tianzi non potrebbe fare nulla. Solo continuare a fare
domande e scoprire che le risposte conducono allo stesso punto.
L'ultimo.
Morire di una malattia incurabile. Che cosa sta succedendo?
Perché una persona pura come Li, una persona generosa e piena di
coraggio e forza, è stata colpita da quel male? Dov'è la giustizia?
Dov'è il dubbio?
No, Tianzi non può neanche dubitare, perché Li sta subendo
l'attacco di un nemico che non può vedere né toccare. Un nemico che
l'ha attaccato senza un motivo, senza dire una parola, strisciando
silenzioso alle sue spalle per logorarlo dentro.
Non è giusto. Eppure è inevitabile. Quello dicono le parole del
medico. Non si può scappare, non si può essere dei codardi, mettere
in moto il Knightmare, e tornare alla base. Tutto diventa vano e
impossibile.
Anche i sogni, anche il cielo.
Kaguya è venuta a trovarla nel pomeriggio ed è rimasta con lei fino
a sera. Solitamente la sua amica le parla tanto, le racconta cose che
l'affascinano con quel tono sicuro e convincente, di chi non nasconde
nulla e regala solo verità, bella o dolorosa che sia. Ma quel
giorno, Kaguya è stata diversa. Forse per colpa sua.
Ha provato a sorridere, ha provato a essere sempre la stessa per non
dare inutili preoccupazioni all'amica. Ma il pensiero di Li, chiuso
in una stanza del palazzo, debole e addormentato per le cure che il
medico ha definito semplicemente “palliative”, la sfianca. Il
pensiero di essere sfiancata, a sua volta, la uccide dentro. Come può
lei essere stanca quando Li è avvelenato da quella malattia? Lei
dovrebbe essere forte, fargli vedere che non deve aggiungere altre
preoccupazioni a quelle che già ha. Non può pensare anche a lei
mentre sta...
“Tianzi...”
La voce di Kaguya è lontana. Tianzi sa solo che nella sua mente
quella parola non riesce a nascere, che si blocca a metà tra
pensiero e consapevolezza. Quella parola, è l'ultima corda, e prima
o poi verrà tagliata. Ora può solo logorarsi, rimanere tesa
fingendo una forza piena di orgoglio. Può solo nutrirsi della
testardaggine di entrambi.
Scoppia in un pianto disperato quasi senza rendersene conto e prima
che possa cadere arrivano le braccia di Kaguya a sostenerla, a
stringerla nel calore del suo abbraccio.
Vorrebbe tanto che bastasse un abbraccio per salvare Li. Vorrebbe
tanto che bastasse il calore.
Tianzi sa che prima o poi se ne andrà. Solo, non credeva che quel
momento sarebbe arrivato così presto. Glielo dice il corpo, il modo
in cui l'alba sorge dietro le finestre e l'attesa che la relega fuori
dalla stanza di Li mentre il medico lo visita. E' tutto diverso, è
tutto silenzioso.
No, non pensava che sarebbe arrivato così presto.
Ma forse per certe cose è sempre troppo presto. Non si vuole
lasciare andare, il troppo tardi è solo una scusa per allentare una
testardaggine inutile e logorante. Il troppo tardi è l'aguzzino
della speranza, la lama affilata della ghigliottina che taglia via la
il ponte tra respiro e sospiro.
Se lui c'è, Tianzi può respirare. Quando Li l'abbraccia, la
solleva, Tianzi sa di essere nel posto giusto. Ma è da tanto che non
può stringerlo, sentire la sua forza, quella sensazione di felicità
che fluisce dal suo corpo e finisce in quello di Li. E viceversa.
Qualcosa sta per spezzarsi e non c'è nessuno di così forte da
poterlo impedire.
Ora che Li sta per andarsene, un sospiro affranto, pungente, spinge
per uscire. Le fa male la gola, un groppo doloroso la costringe ad
abbracciarsi il petto, irrigidendo i muscoli. Si raggomitola in
posizione fetale, combattendo con tutta la forza che ha, come per
proteggere una piccola fiamma dalla forza di una tempesta. Resta così
per non perdere. Resta così per non accettare di stare perdendo lui.
Quando il medico esce dalla sua stanza, Tianzi può entrare. Il
silenzio ha già cominciato a stendere il suo velo opaco su ogni cosa
e Tianzi non sa se quella visione confusa della stanza sia dovuta a
quel velo oppure alle lacrime. Ma non sta ancora piangendo, no.
Li non vorrebbe che piangesse, non ancora. Li vuole ricordarla con
quel sorriso che Tianzi gli ha mostrato fin dall'inizio, da quando
l'ha salvato.
E lei non può rifiutare quel desiderio non espresso, ma che brilla
come l'ultima luce del mondo sul volto stanco di Li. Deve sorridere,
deve rimanere lì e non mollare fino alla fine. Ora spetta e lei
essere forte, fare qualcosa. Farlo sentire protetto.
“Ciao, Li...” la sua voce trema impercettibilmente e prega che
lui non se ne accorga. Ma è difficile. Perché persino ora che lui è
così debole, Tianzi avverte quel legame indistruttibile che li ha
sempre uniti. Quello non muore, non si lascia sconfiggere neanche
dalla malattia incurabile di Li. In un certo senso, questo amplifica
il dolore di mille volte. Perché sa che una volta finito, la
mancanza e il vuoto che sentirà saranno immensi. Lui ci sarà e non
ci sarà. E Tianzi non sa come affrontare una vita in cui la voce di
Li sia un ricordo, una vita in cui le sue mani forti e piene delle
battaglie che ha vinto siano solo frasi di uomini che l'hanno
conosciuto, ricordi che sostano nelle sue lacrime come una
consolazione.
“Tianzi...” Li cerca di muovere una mano per invitarla a sedersi,
ma è subito scosso da un attacco di tosse che lo costringe a
fermarsi.
La ragazzina corre verso di lui, il cuore che minaccia di fermarsi o
di sfondarle il petto, e lo aiuta. Si arrampica sul letto e prende il
fazzoletto pulito dal cuscino, avvicinandolo alla bocca di lui. Non
trema di fronte al sangue, rimane ferma e decisa come la terra. E' il
suo dovere, ora.
“Non dovete.” sussurra lui, debole. Le tocca la mano ferma sulla
sua bocca mentre Tianzi pulisce via il sangue. Ma la presa diventa
ancora più debole quando Li vede lo sguardo di lei.
Sa di non poterla fermare. Sa che la bambina a cui ha fatto una
promessa così importante quella notte di tanti anni prima ora è una
donna. E non dovrebbe essere così.
“Ecco fatto.” dice Tianzi. Vorrebbe distendere le labbra in un
sorriso e poi sa che se lo facesse i suoi occhi si riempirebbero di
lacrime. Perciò, per ora, lo guarda e basta.
“Grazie.”
Sembra quasi irriconoscibile la voce di Li.
“Come ti senti?”
Parla, parla, lascia che ascolti la tua voce. Sono
le tue parole
che vuole sentire, il tuo respiro che vuole ascoltare, la tua pelle
che vuole percepire mentre il freddo lo avvolge.
“Meglio. Adesso.”
Tianzi sa che non è una bugia completa. Stringe i denti quando
guarda un debole sorriso, come una cicatrice, sulle labbra di Li.
Anche adesso lui è così forte.
E lei, seduta su quel letto di fronte a lui, può solo essere se
stessa. Fingere una forza di cui avrà davvero bisogno alla fine.
Dove la troverà?
“Sono contenta.”
Ora è la sua, di voce, che non riconosce.
Si guardano per un po', senza dire nulla, e lentamente Tianzi allunga
la mano per prendere quella di Li. E' già più fredda di ieri, come
se l'inverno stia avanzando dentro il suo cuore. Ancora si ritrova a
desiderare che un po' di calore possa riscaldare quelle mani,
scacciare il gelo che lo indebolisce. Lei glielo donerebbe, fino a
sfinirsi, e sarebbe felice. Potrebbe fare qualcosa, salvarlo.
“Tu mi hai già salvato.”
Tianzi sussulta. Non perché Li le abbia dato del tuo – a volte è
lei stessa a chiederglielo – ma perché ha letto il suo volto con
quella facilità disarmante. La sorpresa le toglie il respiro, le
toglie il controllo, e non sa quanto potrà resistere senza scoppiare
in lacrime sul petto dell'uomo che ama. In un secondo tutti gli anni
che li separano, il fatto che lei sia solo una ragazzina di tredici
anni e lui un uomo che ha attraversato anni di guerre, scompaiono.
Non c'è niente tranne la consapevolezza di un amore puro come il
cielo.
L'amore vero... Tianzi ricorda le parole di Kaguya e finalmente
riesce a comprenderle ancora meglio di prima. Fino in fondo, finché
non fa così male che sembra di morire.
E' quello l'amore?
Perché, si domanda, deve scoprirlo così?
“Mi hai dato la possibilità di vivere ancora una volta. Questo
mondo non è gentile, Tianzi. E io sono stato fortunato a trovare
te.”
Lei continua a stringergli la mano. Le sue parole hanno quella forza
che non morirà mai. Ogni secondo che passa il pensiero che Li stia
lasciando quel mondo le svuota il petto e vorrebbe morire con lui.
Trema davvero, stavolta, e lui se ne accorge.
“La paura fa onore a un guerriero.” sussurra Li, tossendo appena
dopo.
Tianzi abbassa lo sguardo per un attimo, per fermare le lacrime, e lo
guarda ancora. Anche negli occhi di Li c'era un po' di paura, ma non
se ne vergogna.
“Io non sono una guerriera, Li. Io sono solo... una bambina.”
“Sei sopravvissuta con la tua forza, mentre eri sola... Combattere
non significa solo uccidere, piccola Tianzi.”
E in quel momento è il padre che non ha.
Poi allunga la mano per sfiorarle la guancia e diventa l'amante che
avrebbe voluto per sempre al suo fianco. La sua carezza la riempie di
tenerezza e un sospiro le sfugge dal petto. Deve cominciare ad essere
debole di fronte alla perdita per poi trovare, recuperare,
conquistare tutta la forza che le servirà. Non si comincia
dall'alto, dicono gli occhi di Li, ma dalla terra che ti sporca il
viso.
L'Imperatrice afferra con entrambe le sue piccole mani quella grande
e fredda di Li. La bacia sul dorso, sul palmo e lascia che le labbra
imprimano il calore che anima ancora il suo corpo su quella pelle
preziosa. Vuole ricordare ogni particolare, perché quando sarà sola
sarà il ricordo di quella mano stretta tra le sue a darle il
coraggio.
Diventa sempre più difficile sopportare il dolore che quel groppo in
gola provoca. Sente di soffocare, che non ci sia più aria.
“Voglio sorridere, Li, voglio che tu mi guardi...” esita, il
dolore è un pugnale nel cuore “... sorridere, anche ora.”
L'uomo l'attira dolcemente a sé. I loro visi, vicini sul cuscino,
sono l'uno lo specchio dell'altro.
Sembra più sereno, ora. Tianzi sa che quella tosse non lo tormenterà
più, che il male dentro di lui si sta calmando. E' davvero la fine.
Gli occhi scuri di Li sono fissi nei suoi e le raccontano tante
storie. Non ha bisogno di parlare, Tianzi capisce ogni cosa, ogni
parola silenziosa. Vede quello che sarà, quello che è stato, la
felicità che hanno avuto, anche se così breve. Non c'è altro negli
occhi di Li, solo racconti di vita, di bellezza e pace.
La sua mano ritorna ancora – per l'ultima volta – sul volto
dell'Imperatrice. La sua carezza resterà impressa lì per sempre,
come un tatuaggio. Ma è mille volte più doloroso di un ago.
Tuttavia, Tianzi il dolore non l'avverte, non ora. Perché c'è una
pace negli occhi di Li che supera qualunque altra cosa. Anche
l'ingiustizia di quella morte. Uccide i pensieri che l'hanno
tormentata per tutto quel tempo.
Piano piano, anche gli occhi di Tianzi si liberano dall'oppressione
precedente e un sorriso li illumina.
E' così bella e angelica che Li ha paura di crollare, ma senza
morire, e perdere ogni ricordo. Ma la sua Tianzi sarà sempre quella
bambina dalle piccole mani, la sposa che ha salvato e che ricordava
una promessa con un sorriso d'amore sulle labbra, la donna che
ha riportato a casa e a cui ha mostrato quello spicchio di mondo
prima di arrendersi alla malattia.
C' è quello nei suoi occhi. I ricordi di quel piccolo viaggio e la
felicità di Tianzi e la sua. Non c'è nessun prezzo troppo alto per
quello sguardo.
“State sorridendo, ora.”
Torna a quel tono cerimoniale per non trascinarla ancora nel buio
della sofferenza, per trattenerla ancora un po', il tempo necessario,
in quella bolla di serenità.
“Sì...” anche la sua voce è più ferma, più forte.
E Tianzi sa cosa deve fare.
“Chiudi gli occhi, Li.”
Le sembra infinito, eppure troppo veloce, il tempo che serve a Li per
abbassare le palpebre. Scorge le iridi scure svanire, il viso
cristallizzato in una maschera di pace e fiducia. Vorrebbe restare
così per sempre, Tianzi. Ma il tempo passa.
Fa scivolare la testa sul cuscino e avvicina ancora di più i loro
volti, finché non è solo un velo a dividerli. Sente il suo respiro,
l'ultimo soffio di calore che gli resta, e poi lo fa.
Poggia piano, delicatamente, le sue labbra su quelle di lui. Le
sfiora appena e così fa lui. Una morfina per cancellare il dolore,
un dolce veleno per dire addio, per dire grazie, per dire ti amo.
Perché Tianzi avrebbe voluto dirgli tanto, sprigionare un fiume per
dimostrargli quanto gli sia grata e quanto lo ami, ma non c'è tempo.
In un secondo gli dice tutto quello che non avrebbe potuto dirgli in
una vita. Lui sorride e lascia che la sua fronte resti contro quella
di lei. Ormai non combatte più per non lasciarla andare.
Il calore dolce e gentile di Tianzi gli entra dentro e allevia ogni
pena, finché niente fa più male. Finché può vedere solo a occhi
chiusi.
Neanche lei li riapre, per rimanere in quell'istante fino alla fine,
per racimolare lì la forza di cui ha bisogno. Solo per un po', solo
per un po'...
Si stringe a lui, anche se un abbraccio non lo salverà, e aspetta
come una guerriera quello che sarà. Non si illude che sarà facile,
che sarà serena quando lui chiuderà gli occhi per sempre; non si
illude che il mondo si fermerà solo per Li. Né che non avrà mai
paura quando ricorderà che lui non c'è più.
Ma ora che gli occhi bellissimi di Li sono ancora chiari e pieni dei
loro ricordi dentro di lei, Tianzi può trattenere il dolore,
stringerlo mentre si dimena e la dilania dentro. Il difficile verrà
dopo.
Ora ha solo quell'abbraccio e il tocco di Li sulle mani, sulle labbra
e sul cuore.
E l'avrà per sempre. Anche se lui non ci sarà.
Lo sente quando se ne va. E solo in quel momento, mentre tutto
diventa buio, Tianzi piange e libera il dolore nel silenzio di quel
respiro.
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