Il lato buono del male

di applestark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio. ***
Capitolo 2: *** Sanguinose spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Il diario di Klaus ***
Capitolo 4: *** «Presto ti innamorerai» ***
Capitolo 5: *** Scintille ***
Capitolo 6: *** L'anello ***
Capitolo 7: *** Una nuova profezia ***
Capitolo 8: *** Capitolo XVII ***



Capitolo 1
*** L'Inizio. ***


Quando mi svegliai mi trovavo in auto. Lo capii dal rumore delle ruote sull’asfalto e dalla scomodità della seggiolino. Aprii piano gli occhi e trovai alla guida della macchina una figura sorridente. I capelli biondi e leggermente mossi, gli occhi blu mi fissavano. Sobbalzai spaventata: Klaus.
 
Ero stata via da Mystic Falls per un anno e le cose al mio ritorno non erano andate proprio come speravo. Ero venuta a conoscenza della storia della maledizione del sole e della luna, delle doppleganger , dei vampiri, i Lockwood lupi e tutti gli altri casini che stavano succedendo nella mia apparentemente tranquilla Mystic Falls. Con mio orrendo dispiacere ero entrata in scena nel momento più sbagliato possibile. Elena era la mia migliore amica, io lei e Bonnie eravamo come sorelle, ma dopo la mia partenza per Phoenix non avevo più avuto loro notizie. Ed ecco che al mio ritorno Bonnie è una strega affermata, Caroline Forbes vampira, Elena al centro di una antica lotta fra vampiri: i fratelli Salvatore.  Mio nonno mi aveva sempre raccontato storie sui vampiri quando ero piccola ma non avrei mai creduto che fosse tutto quanto vero; era stato rinchiuso in un manicomio perché nessuno credeva a quelle favole della mezzanotte  e invece…i vampiri erano parte della nostra vita quotidiana.
Ad ogni modo ero ritornata a Mystic Falls per ricominciare e trovare l mia migliore amica su un altare sacrificale con zia Jenna morta e un vampiro antico e pazzo non era stato il massimo come “nuovo inizio”.
Vampiro pazzo: momento. Chi era il ragazzo al mio fianco? Ed io dov’ero diretta? Perché mi trovavo in quell’auto?. Tutte quelle domande, quei punti interrogativi…
Era come se avessi un buco nella memoria, un vuoto.
-Salve Meredith- esclamò…
Riflettei un attimo e un nome riaffiorò nella mi amente: Klaus. Ero in auto con Klaus, il mostro che aveva seminato terrore nella mia città, aveva sacrificato la vita di Elena…
-Dove mi stai portando? Che ci faccio qui con te?- domandai ansiosa.
Abbozzò un sorriso.
-Non ricordi proprio niente tesoro?-
Cercai di dimenarmi e aprire lo sportello ma c’era la chiusura.
Klaus agitò il dito.
-Non uscirai di qui. Verrai con me a Richmond e starai con il tuo amichetto Stefan- esclamò.
Lo guardai terrorizzata ed ecco un altro ricordo riaffiorarmi nella mente.
Stefan Salvatore, il ragazzo di Elena, aveva trovato una cura per salvare suo fratello Damon dal morso di un licantropo: il sangue di Klaus. Ma in cambio…avrebbe dovuto fare tutto quello che gli diceva.
Ma io, Meredith Sulez, che cosa c’entravo con tutto questo?.
-Io non so tu chi sia ne cosa vuoi da me!- gridai nel panico.
Klaus sorrise tranquillo.
-Meredith, dolce Meredith. Sai benissimo chi sono, ma sul “cosa” non posso ancora risponderti-
Diedi un pugno al cruscotto.
-Riportami subito a casa!-
Klaus incurante di quello che dicevo continuava a fissare la strada, poi svoltò bruscamente a destra.
-Troppo tardi! Siamo già a Richmond. E smetti di lamentarti è già troppo che tu sia ancora viva-
-Voglio delle spiegazioni- urlai. –che cosa è successo ai miei amici?-
-Come saremo a casa saprai tutto- rispose sempre tranquillo.
Guardai fuori al finestrino. Eravamo davvero a Richmond. Sentivo i rumori della città, i clacson delle auto, il traffico…
-E ai miei genitori cosa hai fatto?- dissi a voce bassa ma piena di rabbia.
-Sanno che sei alla Duke per un corso di studio, gliel’hai detto tu stessa non ricordi?-
Klaus mi guardò fingendosi dispiaciuto.
Sentii una forte rabbia prendermi, le mani mi formicolavano e un groppo in gola mi impediva di piangere.
-Mi hai soggiogata- sibilai sotto voce.
Mi guardò con il suo solito sorriso da bastardo e parcheggiò l’auto su un vialetto di periferia.
-Benvenuta a casa Meredith-.
Aprì la portiera e mi lasciò uscire dall’auto. Fui sul punto di mettermi a correre per fuggire ma sarebbe stato totalmente inutile. Klaus non era un semplice vampiro, era un ibrido dotato di una forza straordinaria.
Volevo ancora vivere quindi lo seguii lungo il vialetto sdruccioloso senza parlare.
-Dov’è Stefan?- chiesi sull’uscio della porta.
Soffocò una risatina.
-Da qualche parte a combinare guai.-
“Povera Elena” pensai. Stefan però, era stato davvero onorevole. Vendersi a Klaus per salvare la vita di suo fratello Damon.
-Signorina Meredith ecco casa tua!- esclamò Klaus varcando la porta di legno scuro.
-Casa mia è a Mystic Falls-ribattei.
Rise. –Non più-
-Bastardo- sussurrai.
-Ti ho sentita- disse senza guardarmi.
Abbassai lo sguardo sperando che non mi facesse del male e fortunatamente dalle scale scese una ragazza con i capelli ricci e la pelle olivastra: mi ricordava Bonnie.
-Ciao Lauren- disse Klaus.
La salutai con un cenno della mano.
Mi tolsi la giacca e la appesi all’attaccapanni accanto all’entrata. Il salotto era ampio e al centro della stanza vi era un divano in pelle con qualche poltrona e un televisore al plasma.
-Lauren per favore mostra a Meredith la sua camera- .Klaus mi sorrise.
Quella sua gentilezza nei mie confronti aveva un retroscena subdolo, me lo sentivo.
La ragazza annuì e salì per metà la rampa di scale di ciliegio.
-Dove sono le mie cose?- chiesi.
Klaus si era riempito un bicchiere di liquore e stava bevendo
-Hai preparato la valigia tu stessa non ricordi?-
Un altro gesto compiuto quando ero soggiogata.
Odiavo quel mostro sempre di più.
La valigia probabilmente l’aveva portata lui, era appoggiata a terra accanto a una delle poltrone. L’afferrai e mi avviai verso la scala.
-Sali ora forza!- gridò Klaus scrutandomi.
Stordita seguii Lauren per le scale. Il corridoio era lungo e scuro, la mia camera era la prima a destra.
-Perché mi ha portata qui?- chiesi a Lauren mentre apriva la porta massiccia della mia stanza.
Scossa la testa. –Davvero non lo so-.
Entrai e appoggiai la valigia sul mio letto. La coperta era di un viola scuro, molto carina. Le pareti erano dipinte di un giallino scuro e l’armadio di uno strano legno bianco era molto grande. La scrivania era piccola e ricoperta di libri sul comodino vi era un lume .
-Voglio tornare a casa- gridai.
Lauren mi sorrise.
-Tu che ci fai qui?- le chiesi curiosa.
-Io devo un favore a Klaus sono una strega- spiegò abbozzando un sorriso.
E così Lauren era una strega, proprio come Bonnie.
-Lo odio lo odio!- esclamai stringendo il pugno nella mano.
Lauren si strinse nelle spalle.
-Vedi che si sta comportando in modo gentile con te-.
Sorrisi amareggiata.
-Davvero Meredith, non esagerare con la gentilezza di Klaus, potresti pentirtene – disse la strega caustica e uscì dalla stanza.
Mi morsi il labbro nervosa e poi mi gettai sul letto.
Chissà che cosa stava succedendo a Mystic Falls…se qualcuno si stava preoccupando per me…
Diedi un occhiata al calendario appeso dietro la porta: 18 luglio.
Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Elena.
Affondai la testa nel cuscino e cominciai a piangere.

 

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Capitolo 2
*** Sanguinose spiegazioni ***


Il mattino seguente mi svegliai molto presto. Erano più o meno le cinque del mattino quando sgattaiolai in bagno per vestirmi. Un jeans chiaro e una maglietta sottile rosa. Scesi le scale con calma e trovai l’enorme salotto e la cucina vuoti.
Stefan non l’avevo ancora visto e mi domandavo che cosa fosse diventato in compagnia di Klaus. Mi avvicinai al frigo e aprendolo trovai solo scorte di sangue…comprensibile in una casa di vampiri.
Sbuffai e mi gettai sul divano. Come mai Klaus aveva portato via anche me?
Non mi aveva  uccisa e nemmeno aggredita. Forse sapeva che addosso avevo la verbena? O c’era un altro motivo?
Ancora troppi interrogativi e nessuna risposta.  Volevo tornare a Mystic Falls. Ero stata lontana da casa per troppo tempo e mi ero sentita molto sola senza Elena, Bonnie, Caroline, la mia famiglia. Nemmeno un mese e già mi trovavo in un'altra città con dei vampiri.
Bussarono forte alla porta e spaventata sobbalzai. Mi sentivo come se da un momento all’altro avrei potuto rischiare di morire. Dalla porta entrarono Stefan e Klaus. Stefan aveva la camicia sporca di fango e macchie scarlatte. Gli occhi erano di un verde scurissimo e le pupille dilatate. Klaus invece era a torso nudo.
Quando mi guardò abbassai leggermente lo sguardo imbarazzata.
-Ciao Meredith- sospirò, forse non ricordava nemmeno chi ero.
Stefan, il fratello buono, il fidanzato di Elena sembrava un'altra persona.
-ecco Meredith la nostra dama- esclamò l’ibrido.
Il modo in cui disse “nostra” mi fece ribrezzo.
Incrociai le braccia spaventata. Tutta la mia forza d’animo sembrava andata persa.
Stefan e Klaus si lanciarono uno sguardo complice e Stef salì velocemente di sopra.
Klaus era rimasto lì con me. Sorrise, mostrandomi i denti scintillanti e appuntiti.
Mi alzai e mi aggrappai al tavolo con le unghie. Il modo in cui continuava ad osservarmi mi faceva paura. Il sorriso bastardo e gli occhi blu come lapislazzuli.
Quel corpo perfetto e i capelli dorati.
-Hai paura vero?- chiese.
Annuii spaventata.
Soffocò una risatina isterica.
-Non preoccuparti tesoro-
Mi accarezzò il viso con il torso della mano.
-Io non posso…farti del male- disse soffermandosi sul “non posso”.
Fui tentata di chiedergli il perché ma lasciai stare, avevo bisogno di altre risposte.
Quando finalmente si allontanò da me trovai la forza di parlargli.
-Avevi detto che mi avresti spiegato tutto Klaus- esclamai risoluta.
“Meredith Sulez non può avere paura” continuavo a ripetermi.
Mi sorrise e salì sulla rampa delle scale.
-Vado a vestirmi e torno- .
Sbuffai e mi gettai sulla poltrona di pelle scura. Dalla porta laterale entrò Lauren la strega.
-Buongiorno- esclamò sorridente.
-Ciao- . La osservai per un po’. Era alta e i riccioli scuri le incorniciavano dolcemente il viso rotondo, gli occhi erano piccoli e verde scuro. Portava un grosso ciondolo antico al collo e il suo sorriso mi ricordava troppo Bonnie Bennett, la mia carissima amica.
Dopo un po’ abbozzando un sorriso le chiesi: -Klaus mi dirà la verità?-
-Perché non dovrebbe- rispose avvicinandosi a me.
-C’è qualcosa che vuole da te sennò a quest’ora già saresti morta- aggiunse stringendosi nelle spalle. Sussultai a quelle parole e intravidi Klaus.
Il mio padrone era arrivato. Pantaloni scuri e camicia grigiastra. “Sarà pure un mostro ma è davvero affascinante” pensai.
-Lauren per favore lasciaci da soli- disse alla ragazza indicando la porta. Lei annuì e mi guardò strizzandomi l’occhio come per dire “ei tranquilla”.
Eravamo rimasti soli nella stanza: io e Klaus. Ebbi un brivido di terrore. Tanto bello quanto pericoloso.  Anche più pericoloso di Damon.
-Vuoi sapere come sono andate le cose?- domandò.
-Voglio la verità Klaus, dammi la tua parola- esclamai risoluta. Cercavo di camuffare tutta la paura che avevo dentro.
Si limitò ad annuire. Poi si schiarì la voce e cominciò a parlare.
-Dovevo spezzare la maledizione del sole e della luna per dare di nuovo vita alla mia natura di lupo mannaro che le streghe vollero spenta. Questo lo sai?-
-So tutto della maledizione, Elena mi ha raccontato delle doppleganger, degli originali e della storia di Katerina-  risposi caustica.
-Ma dopo?- gridai guardandolo negli occhi
Mi fece cenno di stare calma. Continuava a parlare e girare per la stanza con il suo passo felpato.
-Sai, Stefan era davvero molto buono a rinunciato anche ad Elena per avere la cura e salvare la vita di suo fratello Damon. Ma tutto ha un prezzo quando si tratta di me sai…-
Lo guardai amareggiata.
-Allora il fratello buono è diventato il mio alleato ora siamo complici….non contento però avevo bisogno di una dama al mio fianco e ho pensato a te-
Ne avevo fino al collo di quel mostro. Mi alzai dalla poltrona di scatto.
Abbozzò un sorriso e si avvicinò pericolosamente a me.
-E chi meglio della forte, risoluta dolce Meredith poteva tenermi compagnia?- disse sfiorandomi la guancia.
Abbassai lo sguardo. I suoi occhi blu erano magnetici e crudeli.
-Allora ti ho soggiogata prendendomi quello stupido braccialetto che ti aveva regalato Elena. Sei andata dai tuoi e gli hai detto di voler scappare ancora via per studiare alla Duke….erano così dispiaciuti- . Spalancò gli occhi fingendosi dispiaciuto.
Lo odiavo. E l’avrei odiato per sempre….avevo un solo desiderio in quel momento: toglierlo di mezzo.
Mi poggiò una mano sul fianco destro e sorrise.
-E poi Meredith hai tuoi amichetti Elena, la strega, il fratelli depresso e Damon ci ho pensato io. Gli ho detto che avevi voglia di venire con me…perché ti eri scocciata di loro. Non è così?- .Alzò un sopracciglio  bagnandosi le labbra.
-Sei un bastardo-  commentai sottovoce.
Scosse la testa. –Mantieni la calma in mia presenza. Dovresti già essere morta a quest’ora, non te l’hanno detto come sono? Sono un mostro, un assassino…-.
-Ti odio- esclamai risoluta.
Scoppiò a ridere.
Mi aveva dato sui nervi. Non ce la facevo più a starmene buona e fare il suo coniglietto. Sapevo benissimo come far del male ad un vampiro.  Allungai la mano verso il tavolo di legno massiccio e ne staccai un pezzo.
Klaus spalancò gli occhi blu oceano.
Strinsi forte il pezzo di legno nella mano e con il braccio tremante glielo conficcai nel torace.
Mi guardò infuriato. –Mossa sbagliata Meredith- bisbigliò.
Cominciai a correre, inutilmente. Un attimo dopo lui era dietro di me. Mi teneva le braccia ferme in una morsa fortissima. Gli occhi cambiarono brutalmente colore: Dal blu intenso al dorato.
“Mossa sbagliata Meredith”. Questa volta lo ripetei a me stessa. Un attimo prima che i denti di Klaus perforassero il mio collo.
 
Soffocai un grido di dolore. Il collo mi faceva un male tremendo.
Cercavo di dimenarmi ma Klaus sembrava non capisse più  niente. Lo sguardo fisso sul mio collo.
-Mi fai male! Mi stai facendo male- continuavo a ripetere come se servisse a qualcosa.
Non riuscivo più a vedere niente, gli occhi mi si appannarono, avevo il respiro affannato. Le ginocchia continuavano a tremarmi.
Ma riuscii a riconoscere il ragazzo che corse prendendo per le spalle Klaus che cadde a terra: Stefan Salvatore.
Poi svenni, cadendo per terra.
 
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!

 

 

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Capitolo 3
*** Il diario di Klaus ***


Passarono alcuni giorni e non misi più piede nelle altre stanze. Sdraiata sul mio letto continuavo a stringere il cuscino piangendo.
Quando mi veniva fame aspettavo che non ci fosse nessuno in casa per sgattaiolare in cucina a mangiare qualcosa.
A volte Lauren era venuta nella mia camera per parlare ma non riuscivo ad aprirmi con nessuno, nemmeno con me stessa. Ero troppo impaurita, e dopo quello che era successo avevo la certezza che Klaus fosse davvero un mostro. E niente avrebbe potuto farmi cambiare idea. I pensieri volavano sempre a Mystic Falls; alla mia casa, la mia famiglia, le mie amiche….la mia Vita. Mi domandavo se qualcuno ero preoccupato, se lo sceriffo Forbes aveva mandato una squadra di ricerca nei boschi per trovarmi. Ma soprattutto, Elena aveva o no capito che ero vittima e non  complice di Klaus? E i miei genitori avrebbero mai potuto perdonarmi? .
Guardai la sveglia sul comodino: erano le cinque del pomeriggio. Nonostante fosse luglio quel giorno non faceva caldo , anzi , il cielo era ricoperto da una coltre di nuvole grigiastre. Mi alzai adagio dal letto quando sentii dei passi provenire dalle scale. Mi avvicinai la porta e l’aprii leggermente, di scatto la richiusi. I passi pesanti e veloci sembravano essere quelli di Klaus.
-Meredith aprimi per favore- .
Mi ero sbagliata; avrei riconosciuto quella voce fra molti: Stefan.
Non stavo tranquilla nemmeno in suo presenza ma decisi di aprirlo. Infondo mi aveva salvato la vita pochi giorni prima, che motivo aveva per aggredirmi?
Aprii la porta e gli sorrisi.
-Ciao Stefan- .
Abbozzò anche lui un sorriso e si sedette sul mio letto.
-Come stai?- domandò.
La dolcezza della sua voce era la stessa di prima, la stessa calma dello Stefan il fratello buono.
Involontariamente mi sfiorai il lato destro del collo toccando i due piccoli fori violacei.
-Benone- risposi.
Lui annuì guardandomi dritto negli occhi.
-Ascolta io non so perché tu sia qui, ne cosa Klaus vuole da te…forse sei semplicemente un capriccio per lui ma ti prometto che…-
Lo guardai torva. Sapevo cosa stava per dire. Voleva fare qualcosa per salvarmi, per farmi ritornare a Mystic Falls. Lui era così, voleva fare l’eroe. Magari si sentiva in colpa del fatto che anche io ero fuori città con lui e  Klaus o per l’aggressione che avevo ricevuto.
-Non voglio andare via di qui- esclamai.
-Ma posso trovare un modo per portarti a casa…- insistette.
Mi sedetti accanto a lui e feci cenno di no con la testa.
-Se dovesse farti del male non me lo perdonerei. Elena non vorrebbe- continuò.
Mi morsi il labbro inferiore.
Avrei dato tutto per tornare a casa ma mettere ancora nei guai Stefan non avrebbe aiutato nessuno.
Gli sorrisi scrutando i suoi occhi verdissimi come malachite, poi gli presi le mani fredde.
-Da qui usciremo insieme, Io e Te- Sibilai dolcemente.
Sbuffò ma si arrese.
-Voglio tornare da Elena quanto te- dissi.
Allontanò le sue mani dalle mie e guardò altrove. Era evidente quanto stesse soffrendo ad essere quello che per tanti anni aveva evitato di diventare. E poi lui amava Elena tantissimo. Non oserei mai dire che Elena non facesse lo stesso ma c’era Damon con lei a Mystic Falls. Mentre Stefan era solo, proprio come me.
-Meredith però devi cominciare a vivere. Capisci?- disse alzandosi di scatto.
Gli sorrisi. –credo che hai ragione-
-Cerca di non fare la dura con Klaus- aggiunse.
-Lo odio Stefan- mugugnai.
Inarcò un sopracciglio. –Lo so. Ma se non vuoi morire…-
Annuii. .-Ho capito – tagliai corto.
-Io vado nel bosco- disse imbarazzato Stef.
-Si vai pure- .
Lasciò la stanza e prima che uscisse gli diedi una pacca sulla spalla per dargli forza.
Era un buon amico per me, un ragazzo davvero sempre gentile e disponibile. E inoltre c’era qualcosa che ci accomunava: Tenevamo ad Elena tantissimo.
 
Seguii il consiglio di Stefan: Ricominciare a vivere era tra i miei obiettivi giornalieri.
Mi decisi ad uscire dalla camera. Attraversai il corridoio lentamente per assicurarmi che non ci fosse nessuno. Lauren era uscita perché l’avevo vista dalla finestra entrare in auto , il  suo catorcio rosso fiammante.
Mi affacciai in quasi tutte le stanze, per lo più camere da letto piene di vecchi cimeli. La casa era grandissima, forse troppo per solo quattro persone. Infondo al corridoio però vi era una porta di ciliegio con la maniglia dorata e pesante. Mi avvicinai incuriosita e sfiorai le venature scure del legno antico. Mi appoggiai alla porta che, involontariamente si spalancò. Rimasi qualche secondo sull’ uscio, confusa: dovevo o non dovevo entrare? Esaminai bene le due opzioni. Se fossi entrata avrei sfogato tutta la mia curiosità ma forse se Klaus mi avesse beccato sarei davvero morta. Se invece, da buona ,avrei girato i tacchi ,sicuramente avrei vissuto di più.
Alla fine un po’ spaventata entrai. Avevo scelto l’opzione uno. Stefan diceva che dovevo vivere la mia vita e la curiosità aveva sempre fatto parte di me.
Chiusi la porta dietro di me cercando di non produrre nemmeno un minimo rumore. Non avevo mai visto una camera tanto grande e disordinata. C’erano numerosi scaffali strapieni di libri antichi e moderni. Un grosso tavolo si trovava al centro della stanza ed era anch’esso pieno di saggi, libroni e fogli di carta pregiata.
Vi era anche una grossa finestra chiusa. Mi avvicinai e sfiorai il vetro. Cominciava a piovere e le goccioline di pioggia scivolavano libere sul vetro. Il rumore dell’acqua che picchiettava sul tetto mi dava una sensazione di tranquillità meravigliosa. Mi piaceva molto. E anche i libri. Mi guardai intorno, avevo finalmente trovato qualcosa da fare nella mia lunga permanenza a casa di Klaus. Mi avvicinai al primo scaffale e feci scorrere il dito lungo la pila di libri nel terzo scompartimento. Mi colpì un libro rilegato in cuoio datato 1800. Lo presi , era molto piccolo quasi tascabile. Lo aprii e cominciai a sfogliarlo. Era scritto a mano e su ogni pagina vi era una data. Aveva l’aria di un diario. La calligrafia era veloce e piena di ghirigori, ma riuscii ad intravedere una firma alla fine di ogni pagina: Niklaus. Per essere sicura di quello che avevo appena letto accesi il lume che stava sulla scrivania per vedere meglio. Si, era proprio così, quello era il diario di Klaus. Ebbi un brivido di terrore. Forse in quella stanza davvero non ci sarei dovuta entrare. Strinsi fra le mani quella specie di libro e fui ancora una volta tentata ad aprirlo. Era vietato leggere i diari altrui ma non ce la feci. Mi sedetti a terra appoggiata alla scrivania e aprii una pagina a caso.
 
20 settembre 1820
Caro diario,
sono ancora alla disperata ricerca di Katerina. E’ scappata così tanto tempo fa e non posso ancora spezzare la maledizione.
Quanto tempo dovrà ancora passare per poter finalmente riavere indietro la mia vera natura di ibrido?

Non ti nascondo che forse, mi sarebbe dispiaciuto sacrificare la dolce Katerina ma naturalmente vengo prima io, poi gli altri.
Credo che partirò per l’Italia; alcuni dicono che dovrebbe trovarsi lì. Devo ucciderla. Si è presa gioco di me, non doveva permettersi.
Forse non aveva capito con chi aveva a che fare: Klaus l’originale. Io sono il padre di tutta la stirpe delle creature della notte.

Sono crudele, senza cuore e come sarò finalmente anche lupo diventerò davvero la creatura più malvagia.
Mia sorella è ancora malata. Questo mi rende terribilmente dispiaciuto.
Vorrei tanto che guarisse è l’unica persona a cui realmente tengo:
La mia Leah.

Spero che in Italia qualche bravo medico mi aiuti. Sennò peggio per lui.
A presto.
Klaus.
 
Mi vennero i brividi. Non per Katherine, ormai quello era un fatto passato. Ma per Klaus. E così, lui aveva una sorella? . Una sorella a cui voleva bene, si preoccupava per la sua salute , voleva un modo per guarirla. Allora non era sempre stato un  mostro? Qualcuno era riuscito a scalfire quel muro privo di emozioni che aveva dentro. Fui sul punto di voltare pagina per leggere e scoprire come le cose fossero andate a finire, ma sentii troppi rumori provenire dalle scale. Di scatto piegai il lembo di quella pagina e infilai nella tasca dei jeans il diario. Mi rialzai e spesi subito la luce sulla scrivania. Troppo tardi: la porta si spalancò e Klaus infuriato entrò dentro.
Avevo ancora una volta giocato con lui, con la finta gentilezza che serbava nei miei confronti. Se  mi avrebbe ucciso non l’avrei  certo biasimato.
-Che ci fai qui?- gridò.
I suoi occhi bluastri avevano lo stesso colore dell’oceano in tempesta.
-Io non volevo- balbettai indietreggiando.
Quella volta mi sentii davvero dispiaciuta. Ero nel torto. Nessuna persona avrebbe voluto che qualcun altro leggesse il suo diario.
E Klaus non voleva certo mostrarmi di avere un lato umano…
-Scusa- aggiunsi sotto voce.
Si avvicinò a passo felpato a me. Mi posò le mani attorno al collo.
-Non ti è bastato Meredith? Sei davvero così dura come dicevano!- gridò.
Nei suoi occhi non c’era solo rabbia, questa volta mi sembrava ferito, deluso…imbarazzato.
-Che cosa stavi facendo?-  . Continuava a stringere la presa attorno al mio collo. Riuscivo a stento a respirare.
-Non volevo scusa…-.
-Non c’è Stefan che ti salva ,questa volta morirai!- . Gli occhi divennero di un dorato intenso. Le ginocchia mi tremavano come foglie e le lacrime cominciarono a scendere calde dai miei occhi.
Bagnarono la mano di Klaus .
-Mi stai facendo male- sibilai.
Klaus si fermò. Mollò la presa ed io ripresi a respirare. Inarcò le sopracciglia e abbassò lo sguardo, di nuovo di un blu intenso. Era come se stesse pensando a qualcosa o a…qualcuno.
Mi diede una spinta e si affrettò ad uscire dalla stanza. Ancora scossa gli corsi incontro e afferrai la sua mano un attimo prima che varcasse l’uscio della porta.
Mi guardò ancora infuriato e si scrollò dalla mia presa.
-Klaus io non volevo- dissi.
Scosse la testa.
-Ehi- sospirai dolcemente.
Continuava a non guardarmi.
-Klaus scusami…non ho letto niente- mentii.
Vidi la sua espressione rilassarsi.
-Sul serio?-
Annuii. –Giuro- .
Mentii ma solo a fin di bene, non volevo sembrare una guastafeste.
-Non entrare mai più in questa camera.- esclamò caustico.
Abbassai lo sguardo ed ebbi un flash nella mente.
Giorni prima aveva detto “Non posso farti del male”.
Perché?
Lo scrutai bene. I capelli dorati gli incorniciavano il volto e gli occhi sembravano due gioielli incastonati in un viso marmoreo.
-Perché non puoi farmi del male?- chiesi.
Abbozzò un sorriso.
-Meredith solo perché non ti ho uccisa, non significa che ora siamo amici- esclamò incrociando le braccia.
-Ok- .Mi passai una mano fra i capelli nervosa.
-Stai giocando col fuoco con me, non credi che sia un tantino pericoloso?- .Mi sorrise leggermente.
Dovetti ammettere che era davvero bellissimo. Sembrava un adone greco.
-Non puoi farmi del male, l’hai detto tu- commentai causticamente.
Scosse la testa e si avvicinò a me.
-Sono un mostro, un assassino, un vampiro…- bisbigliò con rabbia.
-Devi stare lontana da me, intesi?- continuò spostandomi un capello dal viso.
Annuii confusa.
Il cuore cominciò a battermi forte. Poteva significare solo due cose: O ero innamorata o avevo paura. E in quel momento non ebbi paura, terrore…Klaus non avrebbe mai potuto farmi del male, non poteva. Non sapevo il perché ma…era comunque una promessa fatta a chissà chi e per quale motivo.
Uscì dalla stanza e mi guardò con la coda degli occhi prima di sparire lungo il corridoio. Il suo sguardo quella volta mi sembrò dispiaciuto, quasi malinconico.
Era solo impressione? O Klaus mi stava nascondendo davvero qualcosa?.

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** «Presto ti innamorerai» ***


Per l’ora di cena legai i capelli scuri in una coda di cavallo e scesi in cucina.
Lauren aveva già apparecchiato la tavola. Quella sera per cena avremmo mangiato pizza perché non c’era altro in casa.
-Come va?- chiese Lauren quando mi vide.
Le sorrisi. –Tutto ok- .
Non le dissi dell’incontro con Klaus quel pomeriggio. Del diario che avevo rubato e che, era rimasto lì sul mio comodino per tutto il resto del pomeriggio. Non avevo avuto coraggio di aprirlo di nuovo per leggere. Mi sentivo bugiarda, falsa…non mi erano mai piaciute le bugie, ma avevo dovuto mentire.
La strega notò che ero pensierosa allora si avvicinò a me.
-Sicura che è tutto bene?- insistette.
-Si certo- risposi scrollando le spalle.
-Stasera siamo sole. Klaus non ci sarà, nemmeno Stefan- mi informò prendendo dell’acqua dal frigorifero.
Annuii. –E dove vanno?-
-Klaus mi ha solo detto che sarebbe stata una serata importante. Niente più-
Abbozzai un sorriso.
-Come ti trovi qui?- domandò ancora.
Mi passai una mano fra i capelli.
-Insomma….bene-
Mi strizzò l’occhio e si avvicinò alla porta. La guardai con aria interrogativa.
-Sta arrivando la pizza…me lo sento- esclamò.
Un attimo dopo bussarono alla porta ed era proprio come aveva detto lei.
Spalancai gli occhi.
-Sono una strega- disse lei chiudendo la porta.
-Mi ricordi tanto una mia amica- sospirai malinconica.
Pensai ancora a Bonnie, al suo sorriso, alla sua voglia di aiutarci ed essere sempre disponibile.
-Davvero? E come si chiama?- chiese afferrando un pezzo di pizza.
Mi schiarii la voce.
-Bonnie. Bonnie Bennett- .
Lauren spalancò gli occhi verdi.
-Bonnie…- balbettò.
Annuii nervosamente.
Ebbi un fremito di paura, sarebbe successo qualcosa a Bonnie? No, non avrei sopportato anche quello.
-Cosa succede?- chiesi nel panico.
Lauren si morse il labbro.
-Bonnie…è mia cugina.
Sgranai gli occhi e mi portai una mano sulla fronte, sorpresa.
-Ecco perché le somigli tanto-.
Le cose si complicavano ancora. Non bastava il fatto dei diari di Klaus, ma la mia compagna di prigionia Lauren, era la cugina della mia amica Bonnie.
-Sono anni che non la vedo. Come sta? E’ anche lei una strega?- chiese
Presi un po’ di pizza e diedi un morso, nonostante non avessi molta fame.
-Non ci posso credere- commentai sottovoce. –Comunque sta bene, spero. E’ una strega e anche molto brava devo dire- .
Sua cugina Annuì soddisfatta.
-Me lo aspettavo.- esclamò.
-E’ fidanzata, con il fratello di Elena- . La guardai di sottecchi e notai che stava ridendo.
-Elena è la doppleganger Petrova, giusto?-
-Si è lei. Mi mancano molto- dissi malinconicamente.
Lauren si versò dell’acqua nel bicchiere e mi guardò.
-Anche a me manca molto la mia famiglia-
-Come mai Klaus ha preso te?- domandai incuriosita.
-I miei genitori si rifiutarono di aiutarlo e così per dispetto mi portò qui…- spiegò.
Abbozzai un sorriso.
-E’ un mostro- dissi amareggiata. Ma poi il mio pensiero andò al diario, e Leah.
-Forse- commentò lei.
Prima che facesse altre domande su Bonnie domandai io a lei qualcosa.
Purtroppo, mi faceva male parlare delle mie amiche, di Mystic Falls.
Troppa nostalgia non faceva per me.
-Cosa sai di Klaus?- domandai sottovoce, come se lui fosse in casa.
Lauren ingoiò il boccone e mi guardò con aria interrogativa.
-Perché ti interessa così tanto Klaus?- mi chiese.
Scossi la testa. –Non mi interessa Klaus- gridai risoluta.
-Fai tante domande…- disse lei scrollando le spalle.
-Vorrei solo sapere…qualcosa in più su di lui. Ad esempio ha fratelli?- esclamai fingendo indifferenza.
-Meredith non dirmi che…- balbettò Lauren sgranando gli occhi.
Intuii che forse stava per insinuare che a me piacesse l’ibrido e quindi la fermai in tempo.
-Non mi piace- gridai.
Lauren alzò le mani  inarcando le sopracciglia scure.
-Io sono una strega e queste cose le intuisco-
Sorrisi rilassata. –Ma è impossibile. Dopo quello che mi ha fatto non posso fare altro che odiarlo- .
Indicai i due fori sul collo , ormai erano solo dei piccolissimi segni e non facevano più male, ma erano la prova che Klaus non avrebbe mai potuto interessarmi.
Forse.
Lauren sorrise dolcemente e mi prese la mano.
-Se vuoi posso leggerla-
-No. A queste cose non ci credo- dissi caustica.
Scoppiò a ridere. –Andiamo! Però credi ai vampiri e ai lupi-
Annuii scettica e la strega si concentrò sulla mia mano.
-E’ come dicevo io- sospirò ancora con gli occhi socchiusi.
-Cosa?- chiesi scrutandola.
-Presto ti innamorerai . Molto presto….- disse in tono quasi religioso.
Abbassai lo sguardo, confusa.
Che cosa poteva significare? In una casa di quattro persone di chi avrei potuto innamorarmi?
Stefan era come un fratello per me,  niente di più…
e non avrei mai fatto un torto del genere ad Elena.
-E poi?- la intimai.
Sfiorò il centro della mia mano e la lasciò subito andare.
Aprì gli occhi velocemente e sembrò quasi spaventata.
-Che cosa hai visto?- chiesi.
-Niente Meredith, è solo che è tardi dobbiamo sparecchiare- farfugliò.
Stava mentendo. Si vedeva come tre denari.
-Cosa mi nascondi? Dimmelo.- sibilai alzandomi da tavola.
-Niente lo giuro!- esclamò nervosa lei raccogliendo i piatti .
-Un attimo fa mi leggi la mano e poi ti blocchi….vuoi dirmi almeno perché?- sbottai.
-Meredith non è  niente. Stai solo attenta, ecco.- .Abbozzò un sorriso guardandomi.
Sbuffai. –E a cosa, o a chi?-
-Non lo so- rispose infastidita.  
-Va bene- dissi quasi a me stessa.
Aiutai Lauren a sparecchiare e mettere in ordine la cucina. Subito dopo uscii fuori in veranda. Lauren mi osservò per un po’ di tempo dalla cucina mentre guardava  uno stupido quiz alla televisione.
Dalla veranda si potevano vedere i boschi verdissimi, e la montagne erano così vicine che sembrava potessero essere toccate. Il cielo era ancora scurissimo quasi da sembrare una distesa di petrolio. Pochissime stelle illuminavano la notte ma aldilà dei monti una luna pienissima e tondeggiante era nel cielo.
Pensai a Tyler Lockwood, quella sera forse sarebbe diventato un lupo mannaro.
Poi abbassai lo sguardo. Klaus era un ibrido e poteva trasformarsi in un lupo. Ecco cosa di tanto importante doveva fare. La trasformazione. Lo immaginai da lupo, sicuramente avrebbe mantenuto la sua bellezza e chissà, forse anche il colore dei suoi occhi sarebbe rimasto lo stesso. Mi morsi il labbro nervosamente. Ma come potevo starmene lì ferma a pensare a Klaus? Aveva fatto del male alle persone che volevo bene, mi aveva aggredita, mi teneva prigionare con se. Forse era solo curiosità; e c’è una bella differenza tra curiosità ed interesse. Io volevo scoprire, capire dietro tutta quella malvagità se c’era qualcosa di umano, di vero…reale. Volevo comprenderlo. Poteva una persona essere talmente bella quanto crudele?.
Dovevo leggere quel diario. Era un gesto pericoloso, certo. Ma c’era qualcosa dentro di me che mi diceva di leggere. Decisi che avrei finito di leggere quel diario datato 800’ al più presto. Così poi avrei potuto leggere anche gli altri, se c’erano. Si, sarei ritornata in quella stanza, anche se mi era stato proibito.
Un po’ infreddolita entrai in casa. Sulle scale c’era Lauren.
-Domani mattina usciremo. Me l’ha chiesto Klaus. – disse in un sorriso. Poi salì in camera. Non ebbi il tempo di rispondere, ma forse il mio sorriso sorpreso parlò. Klaus voleva che uscissi e che quindi, cominciassi di nuovo a vivere.
 
Infilai velocemente il pigiama e mi sedetti sul davanzale con il diario di Klaus fra le mani. Presi un respiro e sfogliai quelle pagine. Non c’era bisogno della luce, perché la luna riusciva ad illuminare quasi tutto il cielo. Trovai il segno della pagina che avevo letto nella stanza dei misteri e voltai pagina.
 
“30 settembre 1820
Caro diario,
sono in viaggio di ritorno per l’Inghilterra. Sai, l’Italia era davvero fantastica.
 Un buon clima, bella gente, il sangue fresco delle ragazze italiane….
Ma di Katerina, nemmeno l’ombra
. Quella ragazza è davvero scaltra…chissà dove sarà scappata, e chi starà incantando con la sua bellezza adesso.
Mi sa che dovrò aspettare ancora molti anni per spezzare la maledizione….e a pensare che avevo anche il lupo questa volta. Vabbè…c’è qualcosa di ancora più importante: Leah. Purtroppo nessun medico ha saputo darmi una cura per la sua malattia. Non ce la faccio più a vederla in quelle condizioni. Le voglio così bene…
La mia dolce sorellina. Non riesco a sopportare l’idea di non vederla mai più, di non poterla stringere. Mi mancheranno i suoi occhi scuri e il suo sorriso.
Ma lei non vuole diventare un vampiro. E quindi, devo lasciarla libera di scegliere….e di morire quindi.
Buona notte. Alla prossima.
Niklaus”
 
Mi venne un groppo in gola. Forse il dispiacere per la povera ragazza, o forse per Klaus. La sua visione ai miei occhi purtroppo, stava cambiando. Pensai alle sue parole : “Devi stare lontana da me”.
Ma come mai, aveva voluto precisarlo?
 Perché mi aveva ordinato di stare lontana da lui? .
Ed io, perché non volevo stargli lontana?
Ero lì a farmi tutte quelle domande su di lui, sulla sua vita….
Non dovevo. Un forte senso di colpa mi prese; mi sentii quasi traditrice, nei confronti di Elena, Damon, Bonnie…Stefan.
Poi ripensai a Lauren e alla strana espressione che aveva avuto leggendomi la mano. Ma ero troppo stanca per continuare a pensare…
Sbadigliai e poggiai il diario sul mio comodino. Scesi giù dal davanzale e mi gettai sul letto. Mi rigirai più volte, poi chiusi gli occhi e mi addormentai.
Un sonno leggerlo, flebile…
Più tardi mi accorsi di aver lasciato la finestra aperta. Tirava vento ed ero infreddolita, ma avevo troppo sonno per alzarmi e chiuderla.
Ma ricordo perfettamente che qualcuno entrò nella mai stanza.
Delle mani, fredde, mi sfiorarono il viso, quasi tremando.
Abbozzai un sorriso e fui quasi sicura di quello che stavo vedendo:
Klaus.
Avrei riconosciuto quegli occhi color oceano anche in una folla, e i capelli dorati e mossi…
 
-Buona notte- disse dolcemente un attimo prima di scappare via lasciando la finestra ancora aperta.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Scintille ***


Il mattino seguente mi svegliai di buon umore.
Fu a  causa della dolce buona notte che avevo ricevuto? Chi sa.
Sgattaiolai in bagno e mi feci una doccia.
L’acqua tiepida mi diede una sensazione di tranquillità, per quel giorno non volevo pensieri, volevo essere una normale ragazza di 17 anni.
Indossai un vestitino rosa pesco che metteva in risalto la mia carnagione olivastra.
Non mi truccai; non lo facevo quasi mai, Elena mi diceva sempre che non avevo bisogno del trucco, perché ero già perfetta così;
di solito arrossivo a questi suoi complimenti, senza rispondere nulla. La più bella, era certamente lei.
La reginetta di Mystic Falls, infondo,  sarebbe sempre stata Lei.
Passai per la mia stanza e nascosi il diario di Klaus nel cassetto dell’armadio, sotto la mia biancheria: era sicuro  che lì nessuno l’avrebbe trovato.
 Poi mi diressi direttamente nel cortile, dove Lauren mi stava aspettando nel suo catorcio.
In giardino però ebbi un altro incontro.
Camminavo velocemente perché ero già in ritardo, avevo lo sguardo fisso davanti , in cerca di Lauren.
Non lo vidi.
 Ed andai a sbattere proprio contro di lui, Klaus.
Ebbi la stessa sensazione di sbattere contro a una roccia.
Mi spostò bruscamente e mi guardò torvo.
Abbozzai un sorriso. –Scusami, non ti ho visto-
Mi portai una mano sulla fronte, mi faceva male. I vampiri erano davvero così forti come dicevano, allora.
-Presta più attenzione la prossima volta- disse causticamente.
Lo guardai con la coda dell’occhio annuendo.
Poteva essere lo stesso della notte precedente? Lo stesso del diario?
-Ciao- balbettai allontanandomi da lui un po’ confusa.
-Meredith!- gridò qualcuno.
Mi voltai, ma Klaus già non c’era più. Sparito.
Mi aveva chiamata Stefan.
-         Buongiorno- gli dissi sorridendo.
Mi corse incontro.
-Come va?- chiese gentilmente.
-Apposto- risposi scrollando le spalle.
Mi strizzò l’occhio, di un verde più chiaro, rispetto all’ultima volta che ci eravamo visti.
-A dopo- esclamai alzando la  mano in cenno di saluto.
Lauren suonò il clacson per attirare l’attenzione e mi avvicinai all’auto.
-Sei in ritardo- sentenziò.
Presi un respiro e sorrisi.
-Scusami- .
Entrai nell’auto e chiusi lo sportello con forza.
-Non ti basta uno….ma ben due vampiri!- disse sarcastica  mettendo in moto.
Scossi la testa. –Stefan è come un fratello, è il ragazzo della mia migliore amica- .
-Stavo scherzando.- .Mi sorrise.
Cominciai a mangiucchiarmi un unghia, nervosa.
E meno male che quello doveva essere un giorno “normale”.
La vita è semplice, siamo noi a complicarcela. Il motto perfetto per me.
-Lauren a cosa ti riferivi con il “ti innamorerai”- chiesi .
La strega sbuffò.
-Non avevi detto che non credevi a queste cose?-
Inarcai le sopracciglia. –Dai- aggiunsi.
-Significa semplicemente che ti innamorerai. E’ una bella cosa, no?- esclamò.
Mi strinsi nelle spalle. –Tutto sommato si-
-Meredith ascolta- disse dolcemente guardandomi. –Devi cominciare a vivere. Sono anni che sono con Klaus e pure ho una vita sociale.
Non è male se ascolti quello che ti dice- continuò.
OK. Bene.
Lauren avrebbe cambiato idea se le avessi raccontato tutto ma, a cosa sarebbe servito? . Era una cosa che riguardava solo me…
Quindi mi limitai a sorriderle, fingendo indifferenza.
-Dove si va?- .Guardai fuori dal finestrino, curiosa.
-Centro commerciale- rispose Lauren. –E’ proprio lì vedi?- indicò una grossa insegna colorata.
Ricordai tutte le volte che andavo al centro commerciale con Elena e Bonnie.
Provavamo tantissimi vestiti , e le file per i camerini diventavano lunghissime perché ci mettevamo tantissimo tempo…
alla fine non compravamo quasi niente.
Lauren era una persona molto gentile; non potevo lamentarmi, era disponibile, gentile…sembrava una sorella maggiore.
Parcheggiò e mi aprì lo sportello dell’auto.
-Forza andiamo- gridò.
Scoppiai a ridere. –Grazie Lauren- dissi sinceramente.
-Di niente-.
Chiuse l’auto e mi fece strada verso il grande centro commerciale.
Facemmo un giro veloce in alcuni negozi di vestiti e scarpe, ma non mi attirava quasi niente.
Continuavo a fingere di esser felice ma, non lo ero completamente. Il mio buon umore si era limitato a cinque minuti più o meno.
Poi Klaus aveva rovinato tutto.
Dio, era proprio un mostro! ...Però, la curiosità nei suoi confronti sembrava volesse trasformarsi in qualcos’altro…
-Meredith! Ci sei?- . Lauren stava sventolando una minigonna blu davanti ai miei occhi.
Sobbalzai. -Si si ci sono!- . –Bella- Aggiunsi un attimo dopo.
-Che ne dici di un caffè? Forse stai ancora dormendo- commentò Lauren.
-Sarebbe ideale!-
Sorrise e uscimmo dal negozio.
-Devo parlarti di una cosa- mi disse appena entrammo nella caffetteria.
Incuriosita la guardai con un sorriso smagliante.
Lì dentro c’era un odore di caffè ottimo, indovinate a cosa pensai?
Mystic Grill.
Avevo davvero nostalgia di casa, eppure quando ero lì non pensavo a quanto quelle cose potessero essere importanti per me.
Come si dice….bisogna perdere qualcosa per apprezzarla.
Prendemmo posto ad un tavolino in disparte e ordinammo caffè.
-Allora cosa dovevi dirmi?- domandai poggiando la borsa sulla sedia accanto a me.
Lauren si schiarì la voce. –Da settembre andrai a scuola, naturalmente.-
Sgranai li occhi. –A settembre dovrò ancora stare qui?- gridai.
La ragazza mi fece cenno di abbassare la voce. –Non so quanto tempo Klaus vuole che tu rimanga qui. Ma mi ha detto che…-
La guardai torva e smise di parlare.
-Lauren credo che sia arrivato il momento che Klaus cominci a parlare con me!- dissi risoluta.
-E allora parlaci. Meredith sto solo facendo il mio dovere….voglio che tu stia al tuo agio…- sospirò dolcemente.
Mi morsi il labbro inferiore.
-Si, scusa. –
Vide arrivare il cameriere da lontano e mi fece cenno di smettere di parlare.
Prendemmo i nostri caffè e come il ragazzo della caffetteria si allontanò Lauren mi guardò dritto negli occhi.
-Meredith la scuola è molto vicina da casa nostra, e, ripeto, devi vivere come una normale ragazza. –
Mi passai una mano fra i capelli. –Non posso-
Mi guardò con aria interrogativa sorseggiando il caffè.
-Non posso dirtelo- sbottai. Bevvi un po’ del mio caffè.
-Ora ci sono segreti fra noi?-
Scossi la testa.
Lauren sorrise lievemente e mi prese la mano.
-Devi sapere che in quella casa sono l’unica che sta dalla tua parte-
-Lo so- commentai abbassando lo sguardo.
-Ehi- disse Lauren come per attirare la mia attenzione. –Ti aiuterò a scoprire perché Klaus ti ha presa. – aggiunse.
Spalancai gli occhi e una voragine di emozioni mi si aprì dentro.
Una scintilla, sentii un piccolo fuoco accendersi dentro di me al solo pronunciare il nome di Klaus.
-Va bene allora- dissi.
Lauren mi guardò strizzandomi l’occhio. Fu uno sguardo d’intesa, complice…sapevo di aver trovato un’amica.
Ci alzammo dal tavolo all’unisono ed uscimmo dalla caffetteria.
Le sorrisi gentilmente.
-Dobbiamo andare a casa-.
-Sei entrata nella stanza proibita- disse allibita.
Annuii sorridendo.
-Sei coraggiosa, devo dire- .
-Adesso andiamo a casa, devi vedere cosa ho trovato!- sbottai.
Lauren un po’ confusa mi seguì verso il parcheggio.
Entrata in macchina ripensai che solo poche ore prima mi ero promessa che sarebbe stata una giornata da normale adolescente. Non ci ero riuscita.
Forse dal momento in cui ero ritornata a Mystic Falls, qualcuno aveva deciso per me che non sarebbe più stato niente normale.
Io e Lauren rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio di ritorno.
Ma non avevamo calcolato una cosa:
Klaus sarebbe rimasto a casa.
Quando ci vide già di ritorno si fiondò fuori leggermente turbato.
-Già di ritorno?- domandò acido rivolgendosi a Lauren.
-Non c’era niente di interessante- rispose.
Scesi anche io dall’auto e non gli rivolsi nemmeno uno sguardo.
-Credo che..- dissi sottovoce.
Lauren mi fece cenno di stare zitta.
-Può sentire- bisbigliò.
Annuii e mi portai una mano sulla bocca.
Odiavo i vampiri. Erano proprio crudeli come le storie che mi raccontava mio nonno.
Ebbi un lampo di genio: Mio nonno.
Molto probabilmente lui sapeva qualcosa in più sui vampiri, avrei potuto fargli visita, ammesso che il padrone me l’avrebbe permesso.
Entrai dentro ma Lauren si fermò a parlare con Klaus sull’uscio della porta.
Nel salotto c’erano perennemente le finestre chiuse, nonostante i due vampiri avessero degli amuleti che li proteggevano dai raggi solari.
Mi gettai sulla poltrona con le braccia conserte .
 Avrei voluto avere l’udito aguzzo di un vampiro per sentire cosa si stavano dicendo la mia amica strega e l’ibrido.
Ma , ero una semplice umana e potevo solo starmene buona sul divano a rodere di curiosità.
Un attimo dopo entrò Klaus in casa sbattendo la porta.
-Cosa c’è siamo di cattivo umore?- disse sarcastico passandomi davanti.
- dov’è Lauren?-
Si strinse nelle spalle.
–A sbrigare una questione per me…giovani vampiri in città-
Scossi la testa, sbalordita. “Giovani vampiri”.
Che strano mondo, quello dei non morti, pensai.
Lo osservai mentre si versava del liquido rosso nel bicchiere che, presumo fosse sangue.
Poi si accomodò sulla poltrona accanto a me.
-Hai fatto qualche altro pasticcio, carina?- chiese.
-No-
-Vuoi ancora cercare di uccidermi- disse in un sorriso.
Dovetti ammettere che il suo modo di sorridere era davvero bellissimo.
-Forse…- risposi guardando altrove.
-Assumi ancora verbena?-
Lo guardai torva. –Cos’è un interrogatorio?-
-Vuoi risposte ma non domande vedo- sibilò.
Scrollai le spalle. –Anche tu-
Posò il bicchiere sul tavolino.
-A che gioco stai giocando Meredith?- disse bagnandosi le labbra.
-Lo stesso che giochi tu, Niklaus- dissi lentamente.
-Vuoi davvero vivere così poco signorina Sulez?-
Innervosita mi alzai.
Mi afferrò per il braccio.
-Dove vai?-
-Cosa vuoi Klaus? Cosa vuoi?- gridai voltandomi per guardarlo.
-Aspetta- disse quasi a se stesso.
Un groppo in gola mi impediva anche di parlare.
Come mai continuava ad avere quel comportamento con me?
Mi guardò dritto negli occhi, mi sentii quasi trafitta dal suo sguardo blu oceano.
-So che hai il mio diario, Meredith- .
Quelle parole rimbombarono nella mia testa.
Mi sentii sporca e bugiarda.
Aprii la bocca per parlare ma Klaus mi prese la mano stringendola forte.
-Shh- disse.
-Ora sai il mio segreto.- aggiunse dolcemente.
Continuavo a fissarlo con la mascella serrata.
-Ma sappi che nessuno potrà mai avere la sua stessa importanza- esclamò soffermandosi sul “nessuno”.
Si riferiva a sua sorella Leah.
Mi lasciò andare la mano.
-e questo non significa che ora siamo amici- .
Si allontanò da me a passo felpato.
-Scusa sussurrai- e gli corsi incontro.
-Mi sai facendo più del male tu, che io a te…- aggiunse senza fermarsi.
Allora lo lasciai andare e corsi in camera mia quasi in lacrime.
Riflettei a lungo sulle sue parole.
 
Davvero lo avevo ferito.
Avrei dovuto aspettarmi sicuramente una vendetta da parte sua, e non l’avrei di certo biasimato.
C’era una cosa che dovevo fare: Mettere i miei pensieri in chiaro.
Che cosa provavo per  Klaus? E lui cos’era per me?
Perché in sua presenza sentivo delle scintille accendersi dentro?…
 
 Chiusi la porta a chiave e presi il diario dal cassetto.
 
“30 ottobre 1820,
Caro diario,
non ce l’ha fatta.
Leah è morta, sparita…non ci sarà più.
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma non credevo che nel giro
Di pochi mesi avrei davvero perso per sempre mia sorella.
Mi sento in colpa; avrei potuto fare qualcosa in più,
ad esempio farle bere il mio sangue…. Sarebbe morta e poi tornata in vita.
Come vampira, ma poco importava, avrei potuto averla ancora con me.
Sono tutti dannatamente tristi. Mia madre, mio padre, Elijah…
Ma sono l’unico a sentirsi in colpa.
Forse perché sono l’unico egoista. Leah non voleva essere una creatura della notte.
Ma era stato meglio morire? Non lo so.
Poco fa le ho dato il mio ultimo saluto. Era bellissima anche lì distesa sul letto…
Sembrava una bambola. La pelle di cera gli occhi socchiusi in un espressione di pace e quiete. Indossava il suo abito preferito, quello rosso che le avevo portato dall’Italia.
Ho ancora qui il suo anello. Quello che le avevo fatto forgiare da una strega per proteggerla dal soprannaturale. Con tutti i vampiri che c’erano in giro ne avrebbe avuto bisogno.  È Un anello non molto spesso e argentato, con una piccola stella di lapislazzuli.
E invece è andata via per sempre. Non ci posso credere.
Sai cosa mi ha detto prima di morire? “Cerca di essere migliore. Puoi fare di più…Klaus” . Che cosa potrebbe significare?
Le ho portato una rosa….l’ultimo gesto d’amore che ho compiuto in vita mia.
Addio Leah…
Klaus.”
 
Quando richiusi il diario una lacrima solcò il mio viso. L’asciugai con il dorso della mano e la finestra della mia camera si spalancò bruscamente.
Una folata di vento molto forte entrò in camera.
Mi alzai di scatto per chiudere la finestra ma un bagliore mi bruciò gli occhi.
 La finestra non si chiudeva, nonostante ci mettessi tutta la forza che avevo per chiuderla.
Durò tutto un secondo, un semplice attimo.
Poi qualcosa cadde a terra.
 
Un anello, non molto spesso e con una stella di lapislazzuli al centro.

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Capitolo 6
*** L'anello ***


Dopo aver magicamente ritrovato quell’anello nella mia camera, che sembrava proprio essere quello regalato a Leah da Klaus, raccontai tutto a Lauren.
Era una strega, e l’unica amica che ancora mi rimaneva.
La ragazza, rimase sorpresa più o meno quanto me leggendo quel diario, e la sua idea di Klaus cambiò radicalmente. Riguardo alla storia della finestra spalancata, del bagliore che mi bruciò gli occhi e poi la misteriosa caduta dell’anello dal cielo , c’era una sola risposta: Fantasmi.
Da quando Lauren me ne parlò, la notte non dormivo più molto bene, il terrore che il fantasma della sorella del vampiro più pericoloso in circolazione potesse venirmi a trovare mi dava i brividi.
L’estate passò velocemente, e in quella misteriosa camera piena di libri non entrai più. Il sole caldo e asciutto dell’estate si trasformò in un timido raggio di luce che trapelava dalle nuvole; il verde chiaro degli alberi era diventato rossiccio e giallo.
La scuola era alle porte.
Non ebbi  più nessun incontro eclatante con Klaus, nonostante continuassi a pensarlo e a riflettere sulle frasi ermetiche che mi diceva.
Erano passati due mesi da quando ormai vivevo a Richmond con lui, ma molte cose erano cambiate.
Non volevo più scappare, andare via…
Mi sentivo attratta da Klaus, ed era la sua presenza che mi spingeva a rimanere in quella casa ancora un po’; a non fare forza per andarmene, a non escogitare nessun piano per tornare a Mystic Falls.
C’era una forte attrazione che mi legava a lui.
Mi sentivo quasi di nuovo presa, e innamorata.
Era strano solo a pensarlo; quando tornata a casa, avevo trovato il mio ragazzo Alaric con la zia di Elena ero rimasta profondamente delusa.  Nonostante le varie difficoltà della nostra relazione –lui era il mio professore di storia- ero disposta a tutto per lui. Ma aveva scelto Jenna…che poi, sfortunatamente aveva perso la vita proprio per mano di Klaus.
Ed ora, io, mi stavo innamorando del nemico.
 
Quel giorno, però, almeno su qualcosa, avrei fatto chiarezza…
 
-Sei pronta?- domandò Lauren sull’uscio della porta.
Afferrai la borsa dall’attaccapanni e uscii di casa.
-Andiamo- . Presi un respiro e seguii Lauren verso la macchina.
Fuori, in giardino c’era Stefan.
Mi corse incontro abbozzando un sorriso.
-Buona fortuna Meredith- disse.
Lo abbracciai velocemente e sorrisi.
-Grazie Stefan. Ci vediamo- .
Girai sui tacchi e ritornai da Lauren.
-Primo giorno di scuola- mugugnai entrando in macchina.
Sorrise e mise in moto la vecchia auto.
Quel rombo mi ricordò il giorno in cui ero arrivata a Richmond.
-Non frequenteremo corsi insieme lo sai no? Io sono al quinto anno tu al quarto- mi informò Lauren.
-Lo so- sibilai.
Mi guardò e scoppiò a ridere. Sapeva benissimo che non mi andava di frequentare un’altra scuola, mi mancava troppo il Robert E. Lee.
Il liceo di Richmond però, non era male, anzi.
L’edificio era moderno e a tre piano, le mura di un rossiccio mattone e vi era una grossa insegna blu su cui vi era scritto a caratteri cubitali “Richmond high school”.
All’entrata mi guardai attorno stupita.
Non avevo mai visto così tanti studenti concentrati tutti in una volta.
-che ne dici?- chiese Lauren indicando l’edificio.
Annuii. –credo che mi piacerà- dissi.
Ci mettemmo in fila dietro la folla di ragazzi che si accalcavano ad entrare per il cancello principale, e al suono stridente della campanella pensai “Ecco, un nuovo inizio”.
Il piano terra era il più tranquillo, vi era la segreteria e poche aule.
Lauren dovette lasciarmi, salì al piano di sopra per filosofia.
-Ci vediamo in mensa, ok?- esclamò prima di sparire tra la rampa delle scale.
Io mi diressi verso la segreteria. Una donna occhialuta e con i capelli rossi stava dando un occhiata a vari documenti sparsi sulla sua scrivania.
-Salve- dissi.
Alzò gli occhi per guardarmi e si abbassò gli occhiali che le finirono sul naso.
-Tu sei?- balbettò.
-Meredith Sulez- esclamai.
Annuii e cercò i miei dati nel pc.
-Ecco- disse sorridendomi.
Poi prese dal cassetto della scrivania una brochure e una mappa con i vari piani e le sezioni e me le porse.
Le afferrai dalle sue mani, ringraziando.
-Buona permanenza a Richmond- mi disse.
Io ricambiai con un sorriso e diedi un occhiata a quei fogli.
Alla prima ora avevo letteratura e l’aula era proprio di fronte ai bagni.
Non ci misi molto a trovarla anche perché fuori vi era esposto un cartello con su scritto a grafia ordinata “Aula di letteratura”.
Bussai alla porta e presi un respiro.
-Permesso- dissi quasi a me stessa.
Sentii il rumore di una sedia e poi il professore mi venne ad aprire.
-Avanti signorina- esclamò.
Entrai e gli occhi di tutti gli studenti si fiondarono su di me.
Imbarazzata, cercai di trovare un posto vuoto.
-Devi essere Meredith Sulez- disse il professore.
Annuii guardandolo negli occhi. Non era molto alto e aveva la carnagione molto chiara, quasi pallida. Gli occhi erano molto piccoli ma blu.
-Accomodati pure, questo è il libro- .Sorrise e mi porse un grosso volume.
Lo afferrai e presi posto alle ultime file.
Tutti quanti continuavano  ad osservarmi e capitai accanto ad un ragazzo davvero carino.
Un attimo dopo,  il professore riprese a spiegare, richiamando l’attenzione di tutti battendo le mani.
La lezione era su alcuni autori inglesi come Shakespeare, che, fortunatamente avevo già studiato l’anno precedente a Mystic Falls.
Non seguii molto la lezione, mi annoiavo.
Il professore non era molto coinvolgente  ed aveva un aria molto strana.
Aveva I capelli biondastri tirati a lucido con della brillantina e un bracciale pacchiano al braccio.
A volte mi guardava ma, non mi richiamò per il fatto che prestavo poca attenzione alla lezione.
-Come ti chiami?- chiese a voce bassa il mio vicino di banco.
Gli sorrisi gentilmente. –Meredith, piacere. Tu?-
Aveva i capelli neri e a spazzolino, un grande sorriso e gli occhi castani.
-Piacere Luke- esclamò.
I suoi modi di fare mi ricordarono molto quelli di Matt Donovan, anche lui mi mancava.
-Da dove vieni?- chiese ancora.
-Mystic Falls- dissi prima che il professore alla fine, mi richiamò.
-C’è qualcosa che non va, Sulez?- sibilò.
Scossi la testa. –Posso andare al bagno, per favore?-
Annuì indicando la porta.
Mi alzai piano dal mio posto e uscii dall’aula.
Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.
Il corridoio era vuoto e, per perdere tempo decisi di andare ai bagni più distanti, quelli vicino alle scale.
Mentre attraversavo il corridoio in silenzio, sentii un rumore.
Mi fermai di scatto guardandomi intorno.
Non c’era nessuno.
Continuai a camminare per un po’ ma un  altro rumore mi fece sobbalzare.
Mi girai intorno e vidi una scia passarmi accanto.
Spaventata, affrettai il passo verso i bagni.
Ancora un tonfo, seguito da una scia scura, mi passarono accanto.
Mi fermai.
-chi è?- gridai.
La mia voce rimbombò ma nessuna risposta.
Ancora quella scia scura.
che cos’era?
Meredith.
Sentii chiamare il mio nome.
Spaventata corsi in bagno e chiusi la porta.
Passò qualche secondo. Aprii la fontana per sciacquarmi il viso ma sentii un rumore molto forte alle mie spalle.
Mi voltai.
Sgranai gli occhi e indietreggiai.
Leah.
Ne fui certa sapete perché?
Aveva l’anello fra le mani.
Presi un forte respiro per evitare di urlare;
Mi stropicciai gli occhi.
No, non era un sogno, era proprio lei.
Non avevo mai visto un fantasma.
Fluttuava nell’aria, a centimetri da terra.
Indossava un vestito rosso forse quello che le aveva regalato Klaus.
I capelli scuri erano raccolti in una treccia.
Meredith. Disse ancora.
-Cosa vuoi?- balbettai indietreggiando ancora.
Avevo paura, si raccontavano strane storie sui fantasmi.
Non avere paura. Non ti farò del male. Voglio solo dirti una cosa.
Annuii terrorizzata.
Dovetti ammettere che mi somigliava, ma non molto.
Aveva la carnagione molto chiara e gli occhi grandi.
Io no.
-Cosa c’è?- le chiesi sbattendo contro le mattonelle.
Devi indossare quell’anello. Ti proteggerà.
-Klaus si arrabbierebbe!- gridai.
Non avere paura nemmeno di lui. Non ti farà del male. Lui non è così , è diverso. E tu…tu…
Sgranai gli occhi guardandola.
-Io?-
Devi fare in modo che lui…
-Cosa?- gridai ancora.
Ma l’immagine di Leah si faceva sempre più opaca, scura….non la vedevo molto bene.
Nei diari….trova la risposta nei diari. Non ti farà del male Meredith…
-Devo di nuovo andare in quella stanza?- chiesi cercando di mantenere la calma.
Ma ormai non riuscivo più a vederla.
Era andata via.
Fui sul punto di svenire, perché tutto a me?
Mi chiusi in uno dei bagni e composi il numero di Lauren.
Non rispondeva quindi le mandai un messaggio pregandola di venire subito.
Atterra al bagno trovai l’anello.
Ti proteggerà, mi aveva detto Leah.
Allora lo raccolsi da terra e lo misi al dito.
Seduta sulla tazza del water con il viso fra le mani aspettai per più di mezz’ora Lauren.
Poi sentii dei passi veloci.
-Dove sei Meredith?-
-Chi sei?- urlai.
Si avvicinò alla porta bussando insistentemente.
-Sono Lauren. Aprimi- sibilò.
Mi alzai dal bagno e aprii la porta.
Mi gettai fra le sue braccia spaventate.
-che succede?- chiese seria.
-E’ venuta Leah!- gridai.
Mi guardò sgranando gli occhi.
-L’ho vista! Era un fantasma! Mi ha detto di mettere l’anello e di non avere paura di Klaus…e poi dobbiamo andare di nuovo in quella stanza- dissi tutto d’un fiato.
-Ho capito- disse calma Lauren. –Ti farò un permesso ed andremo a casa. Devo dirti la verità anche io- aggiunse.
Rimasi in silenzio tutto il tempo. Ero troppo scossa.
Tutta quella storia mi stava rendendo molto debole.
Ed io non ero così. Ero la più tenace del gruppo…
“Povera Elena” pensai. Come aveva fatto a sopportare tutta quella storia?
Boh….forse aveva avuto le persone che amava accanto.
Io non avevo nessuno oltre Lauren.
 
Arrivate a casa Lauren mi disse di salire subito in camera.
Se Klaus mi avesse vista con l’anello della sorella si sarebbe seriamente arrabbiato.
La finestra della mia camera era spalancata.
Probabilmente Leah era entrata per prendere l’anello e portarmelo a scuola.
Mi gettai sul letto, in attesa di Lauren. Non mi aveva detto dov’era andata.
Ma poco dopo la mia porta si spalancò.
Non era Lauren.
-Perché sei tornata?- .
Klaus.
Mi alzai dal letto velocemente.
Non avevo tempo per togliere l’anello, se l’avesse visto e mi avrebbe ucciso almeno sarei tornata in vita.
-Non mi sentivo bene- risposi ignorando il suo sguardo.
-Dove hai preso l’anello?- chiese fingendo una calma apparente.
Chiuse la porta alle sue spalle.
-Se la tua amichetta strega viene è finita- aggiunse.
Sentii le lacrime salirmi per i canaletti degli occhi.
Lui non mi avrebbe mai creduto.
-Me l’ha dato tua sorella- risposi con calma.
Cercai di ignorare il groppo che avevo in gola.
-E ora vuoi che ci creda? Ti stai prendendo gioco di me Meredith- gridò
Lo guardia negli occhi.
Avevano il colore del mare in tempesta.
Ebbi un brivido di paura.
-Non si gioca con me. Sono io a giocare con gli altri…forse non sai con chi hai a che fare!- disse ancora, infuriato.
Mi alzai.
-Lei vuole che lo porti! Mi sta perseguitando!- esclamai risoluta.
-Io l’ho vista Klaus!- aggiunsi dolcemente.
Guardò altrove.
-Mia sorella è morta moltissimi anni fa! – affermò.
-Io le ho parlato! Klaus credimi!- gridai.
-Non ti credo! Scommetto che lo hai rubato! Come hai fatto con il mio diario!- grido sbattendo a terra tutti gli oggetti che stavano sulla mia scrivania.
Avevo paura di lui….
-Come fai a sapere che ho preso il diario?- chiesi urlando.
-Perché quella sera…- rispose ma non terminò la frase.
Risoluta mi avvicinai a lui.
Sapevo a che sera si riferiva…
-Perché non vuoi credermi?- chiesi quasi in un bisbiglio.
-Mia sorella non avrebbe motivo di venire da te!-
Scossi la testa. –Te lo giuro- dissi dolcemente.
Mi guardò negli occhi.
-Voglio una prova-
Annuii e mi feci ancora più vicino  a lui.
Gli presi la mano, stringendola forte.
-Klaus io lo so che c’è qualcos’altro dietro tutto questo- sibilai lentamente parola per parola.
-Dovresti stare lontana da me- disse amareggiato.
-Dovrei.- ribattei. –Ma sento che non posso- aggiunsi soffermandomi sul “Non posso”.
-Meredith…è pericoloso. Stai lontana da me-. Mi guardò negli occhi, quasi dispiaciuto. –Ti prego-
Scossi la testa e una lacrima mi bagnò il viso.
Mi asciugò la piccola goccia con un dito.
-E’ troppo tardi- sospirai.
Socchiuse gli occhi.
-Klaus…- balbettai.
Non riuscii a finire la frase. Non ricordo nemmeno quello che volevo dire.
A volte le parole non bastano.
Chiusi gli occhi e le sue labbra furono sulle mie.
Allora ebbi la certezza: Ero davvero, innamorata del nemico.




Grazie a tutti voi, che leggete e recensite! siete speciali :)
 

 

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Capitolo 7
*** Una nuova profezia ***


Fu il bacio più bello che avessi mai ricevuto. Se ci pensavo potevo ancora sentire il sapore delle labbra di Klaus sulle mie.
Più tardi Lauren venne nella camera dicendomi che Klaus l’aveva minacciata per farla rimanere in cucina.
Dovevo ammettere che la profezia di Lauren era stata giusta: Mi ero davvero innamorata.
Le raccontai del bacio e si limitò a scoppiare a ridere. Infondo anche lei pensava che quella con Klaus non sarebbe stata la più romantica delle storie d’amore.
Sembrava tanto la favola della Bella e la Bestia, solo che, al posto del principe azzurro vi era un vampiro-lupo, una vera e propria bestia quindi.
Ma come poteva allora, essere tanto bello?
 
Era sabato pomeriggio e il tempo non era molto soleggiato;
me ne stavo in camera a cercare di studiare letteratura per il prossimo compito in classe.
Bussarono.
-Avanti- mugugnai senza distogliere lo sguardo dal libro.
-Meredith- .
Come avrei potuto non riconoscere quella voce?
Sobbalzai e chiusi il libro sulle mie gambe.
-Ciao- balbettai guardando Klaus negli occhi.
Non ci parlavamo dal giorno in cui mi aveva baciata, quindi mi sentivo leggermente in imbarazzo.
Mi sorrise; quel sorriso sghembo e con un che di malefico.
-Tutto bene a scuola?- chiese dando un occhiata al libro.
Annuii.
-Cos’è ora ti comporti come il bravo fratello?- farfugliai senza davvero riflettere sulle mie parole.
Mi aveva già detto che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Leah nella sua vita.
Intanto non ero ancora sicura che lui credesse al fantasma di sua sorella.
-E’ sempre meglio che comportarsi da bravo vampiro- esclamò guardandomi con aria di sfida.
Abbassai lo sguardo.
-Sai cosa fa un bravo vampiro?- disse sottovoce.
Scossi la testa.
-Uccide- sibilò piano avvicinandosi al mio viso.
-Non puoi uccidermi- esclamai risoluta incrociando le braccia.
Non mi rispose.
-Stasera c’è una festa , organizzata dal sindaco. Verrai anche tu- disse sull’uscio della porta.
-Perché?- chiesi
-Devi- disse solamente uscendo dalla stanza.
Riflettei un attimo. Non mi dispiaceva di andare ad una festa con Klaus ma, volevo solo sapere perché.
Ma con lui non esistevano le risposte, doveva solo fare domande.
Mi diressi in camera di Lauren.
Trovai la porta già aperta.
-Ciao-. Esclamò vedendomi arrivare.
Alzai la mano in cenno di saluto.
-Che succede?- Chiese notando la mia espressione stupita.
Mi accomodai sul suo letto. La camera era diversa dalla mia, più grande.
Le pareti non erano gialle ma rosa pesco, ed anche i mobili erano differenti.
-Klaus mi ha invitato ad una festa- .
Mi sorrise. –Lo so, anche io verrò ma  non mi ha invitata lui- spiegò.
Annuii.
-Dopo andiamo a comprare un bel vestito alle boutique qui vicino- esclamò venendosi a sedere accanto a me.
-Bene!- .
La sua espressione però, divenne seria.
I miei momenti più “Normali” dovevano sempre trasformarsi in incubi.
-Ricordi quando ti ho guardato la mano?- sospirò.
Il cuore cominciò a battermi forte….brutta notizia in arrivo.
-Si- dissi.
Lauren mi prese le mani nelle sue.
-Cosa hai visto?- chiesi in panico.
Mi strinse le mani.
-Ho visto che diventerai un vampiro- sibilò.
Quelle parole, fredde, dure, rimasero così, nell’aria.
Presi un respiro cercando di mantenere la calma.
Non riuscivo a muovermi, ma avevo un groppo in gola.
-Meredith- esclamò scuotendomi.
Scossi la testa. –Non è possibile- continuavo a ripetere.
Lauren mi abbracciò.
-E’ una stupida profezia, può essere che non accade più…ora hai l’anello- mi disse per cercare di consolarmi.
-La mia famiglia non potrebbe mai accettarlo- dissi quasi in lacrime.
-Mio nonno….lui mi raccontava storie sui vampiri, e poi fu aggredito da uno di loro proprio il giorno del mio compleanno….- balbettai.
Lauren mi strinse più forte.
-Farò in modo che non accada Meredith- disse dolcemente.
-Te lo prometto aggiunse- .
Annuii mordendomi il labbro.
-Ma ho solo visto la tua mano….ora andiamo non accadrà- . Sorrise guardandomi negli occhi.
-Anche Bonnie vide che Elena avrebbe incontrato Stefan e poco dopo lo vide davvero!- esclamai.
-E hai visto che mi sarei innamorata e…- balbettai.
Mi guardò dritto negli occhi.
-Sei innamorata?- chiese.
Annuii nervosamente.
-Klaus- aggiunsi in un bisbiglio.
Lauren si portò una mano sulla fronte.
-Andrà tutto bene- affermò dandomi una pacca sulla spalla.
-Adesso andiamo a comprare il vestito per stasera che ne dici?- continuò alzandosi dal letto.
-Va bene- dissi con poca convinzione.
Poi mi rivolsi a Lauren sorridendo lievemente.
-Ehi, grazie- .
Ricambio il sorriso guardandomi con i suoi occhi verdi e vispi.
 
Tornammo dal negozio di vestiti molto tardi.
Erano le otto e per le otto e mezzo dovevamo essere pronte.
Salii di sopra in fretta, Lauren rimase in cucina a “chiacchierare” con Klaus.
Mentre mi facevo la doccia mi concentrai per poter sentire cosa dicevano, ma mi era naturalmente impossibile.
Un futuro da vampira, era l’ultima cosa che avevo sognato per la mia vita.
Non era certo nella lista dei desideri adolescenziali.
Non era il sogno che avevo regalato ad una stessa cadente, assolutamente.
Mio nonno era finito in una clinica per igiene mentale a causa di uno di loro, e diventare un mostro non mi piaceva.
Se davvero lo fossi diventato, mi sarei lasciata bruciare al sole.
Molto meglio che vivere per sempre sola.
Era quella la parte che più mi spaventava della vita dei vampiri:
il Per Sempre.
Per loro non era una metafora, era una verità, qualcosa di certo.
Lo trovavo disgustoso.
Sgattaiolai nella mia camera per vestirmi.
Il vestito che avevo comprato era blu e a spalline, corto un poco più sopra del ginocchio. Molto semplice ma carino.
Lauren diceva che avrebbe messo in risalto la mia carnagione olivastra.
I capelli li lasciai sciolti e mi truccai molto leggermente.
Purtroppo, avrei dovuto mettere le scarpe con i tacchi.
Lauren e la commessa della boutique dicevano che avrebbero risaltato il mio fisico slanciato.
Quando fui pronta mi avvicinai alla scrivania.
Sul diario di Klaus vi era appoggiato l’anello.
Presi un respiro e lo infilai al dito.
Avevo paura che da un momento all’altro avrei incontrato un vampiro che mi avrebbe trasformata in una creatura della notte.
Terrorizzata all’idea, presi dalla borsa anche della verbena.
Guardai l’orologio: Nove meno un quarto.
Mi guardai un ultima volta allo specchio e corsi in giardino per la porta laterale.
Trovai Klaus proprio lì davanti.
-Salve- esclamò.
Era davvero affascinante.
Non mi ero mai accorta che ero talmente bello?
-Ciao Klaus- dissi sorridendo.
Indicò la sua auto.
-Entra- .
Annuii e mi avvicinai allo sportello dell’auto.
-Meredith- disse dolcemente.
Entrai in auto e lo guardai con aria interrogativa.
-Se stasera fai la brava io farò il bravo- .Sorrise guardando la strada di fronte a lui.
Alzai la mano.
-Ci sto- . Lo guardai e ricambiai il sorriso.
Ci fu un attimo di silenzio.
Non ricordavo nemmeno dove era quella festa, forse nella grossa tenuta del sindaco.
Poi notai che stava osservando la mia mano.
-L’hai messo- sospirò indicando l’anello.
Annuii.
-Klaus non ho rubato niente. Tua sorella..- balbettai.
Lui mi fece cenno di stare zitta.
-Devi stare buone stasera- disse un attimo dopo.
Mi portai una mano alla bocca.
 
Arrivati alla tenuta, notai che quasi tutta la città partecipava a quella festa.
Klaus venne ad aprirmi lo sportello.
-Dov’è Lauren?- chiesi.
-Arriverà a minuti- rispose guardandosi intorno.
Ci avviammo verso tutta quella folla e notai che tantissime persone salutavano Klaus con stima.
-Li hai soggiogati?- chiesi sarcastica.
Sbuffò.
-No- .
Ci scambiammo un sorriso.
Fu un attimo fantastico.
Klaus aveva un bel sorriso.
Mi guardai intorno, ma non c’era nessuno nemmeno della scuola.
Avevo conosciuto una ragazza molto vanitosa, durante l’ora di educazione fisica…Kelly, mi pare si chiamasse.
Mi sembrava una tipa festaiola, eppure non c’era.
Di Lauren nemmeno l’ombra.
Klaus si intratteneva a chiacchierare con gente impettita che non avevo mai visto ed era già al quarto bicchiere di liquore.
Elena mi aveva detto che così riuscivano a tenere a bada la fame.
Ebbi i brividi.
Mi avvicinai al tavolo del buffet e mi  versai del ponce.
-Meredith!- sentii chiamare.
Mi voltai a trovai Luke, il ragazzo di letteratura.
-Ciao come stai?- .Gli sorrisi.
-Bene. Sei davvero bellissima- balbettò.
Bevvi un po’ di ponce e ringraziai.
-è la verità…sei fantastica!- esclamò.
Era davvero carino da parte sua cospargermi di complimenti.
Il deejay aveva messo su della musica davvero carina.
-Ti va di ballare?- domandò Luke porgendomi la mano.
Mi guardai intorno, ma non vidi Klaus.
Allora annuii e ci gettammo nella mischia a ballare.
-Com’è Mystic Falls?- urlò.
Con la musica ad alto volume non riuscivo a sentire bene.
-Carina!- risposi.
-Come ti trovi qui? E a scuola?- .Mi sorrise facendomi fare una giravolta.
-Bene, grazie!- gridai.
-Il professore di letteratura è un po’ strano- aggiunsi un attimo dopo.
Lui scoppiò a ridere.
-Marius Dragan? Si- .
Si chiama Marius, mah…che nome strano, pensai.
Non era molto comune in America.
Continuammo  a ballare per un po’ di tempo.
Avevo l’impressione di piacere a Luke, e lui non era molto male.
Alto, slanciato, i capelli scuri….molto atletico.
Ma il mio cuore apparteneva a qualcun altro.
 Mi fermai un attimo asciugandomi il sudore sulla fronte.
-Luke vado a prendere da bere-  gridai allontanandomi dalla pista da ballo.
Arrivata al tavolo del buffet un fondo alla sala sentii dei passi dietro di me.
Mi guardai intorno.
Leah non avrebbe mai potuto scegliere un posto con così tanta gente per apparirmi.
Indietreggiai posando il bicchiere di vetro sul tavolo.
Ma qualcuno mi prese per i fianchi tappandomi la bocca con la mano.
Cercai di dimenarmi ma non urlai.
Non sapevo chi avesse preso, ed ebbi paura che la profezia di Lauren si stesse per avverare.
-Zitta- disse la persona, o il mostro, che mi aveva presa.
-Chi sei?- cercai di urlare ma mi teneva la mano serrata sulla mano con una froza sovraumana.
Non camminammo molto, ma quando finalmente riuscii a vedere qualcosa stavamo in bagno.
Un ragazzo , più o meno vent’anni.
Aveva gli occhi rossastri.
-Cosa vuoi?- chiesi mascherando il timore.
-Sono un vampiro e puoi dire per sempre addio ai tuoi amichetti- esclamò e mi strinse il collo fortissimo.
-cosa vuoi da me?- urlai ancora.
Ma la sua prese si fece più forte.
-Non ti importa- .
Mi guardai intorno, le mattonelle del bagno erano di un blu scuro e nessun oggetto di legno era nelle vicinanze.
Il ragazzo mi guardò dritto negli occhi e il suo viso cambiò colore.
Divenne più chiaro e mi ricordò quando Klaus mi aveva morso.
Gli diedi un calcio, ma non si fece per niente male.
Due denti aguzzi ed affilati stavano per fiondarsi nel mio collo.
Non ebbi nemmeno la forza di urlare.
Mi teneva così stretta che non riuscivo nemmeno a prendere la verbena dalla mia borsa.
-Che vuoi?- gridai. Cercavo inutilmente di dimenarmi.
-Sei una Sulez- lui rispose.
Continuavo a non capire niente, ma perché le persone mi parlavano con frasi ermetiche e senza senso?
I suoi denti erano ad un passo dal mio collo.
Chiusi gli occhi, non riuscivo a respirare.
Strinsi forte il pugno nella mano e ringraziai Leah per avermi dato il suo anello.
Mi morse.
Ingoiavo farneticamente la saliva , sentivo che se mi sarei mossa, sarebbe stata la fine per me.
Poi urlai dal dolore, pregando quel mostro di fermarsi.
Sembrava affamato, i suoi occhi erano rossi e famelici.
La porta del bagno si spalancò, e ricordo solo che il ragazzo venne scaraventato dall’altra parte del bagno.
Io caddi a terra, svenuta.
Prima di chiudere gli occhi vidi Klaus, era infuriato.
 
Quando aprii gli occhi ero sul letto della mia camera.
Riconobbi la figura alla finestra.
-Klaus- bisbigliai con le poche forze che mi rimanevano.
Si voltò e venne accanto a me, sedendosi sul bordo del letto.
-Cosa è successo?- balbettai.
Guardò altrove, la mascella serrata.
-Volevano ucciderti Meredith- rispose.
Gli strinsi la mano, e, per una volta, ricambiò la stretta con eguale intensità.
-Ti credo Meredith. Ho capito perché Leah è venuta da te-  mi disse.
Lo guardai con aria interrogativa.
-Te lo spiego domani- sospirò accarezzandomi il viso.
Annuii.
-Lauren ti ha detto della..- balbettai.
Scosse la testa.
-Farò in modo che non accada- si limitò a dire.
Poi si alzò.
Lo guardai negli occhi.
Sembrava dispiaciuto.
-Grazie- gli dissi piano.
Tornò indietro e mi baciò dolcemente la fronte.
Poi prese qualcosa dalla sua tasca.
Era l’anello di Leah.
Lo guardai stupita.
-Credo che dovresti metterlo. Ora ne hai bisogno più che mai- esclamò.
Mi prese la mano e infilò l’anello di lapislazzuli al mio dito.
Quando se ne fu andato, un tonfo mi fece sobbalzare.
Sarebbe stata una notte molto lunga.

 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII
 
Sandy

 
 
Eravamo arrivati a casa sani e salvi. Quello era stato un miracolo, sul serio.
Sull’uscio della porta di casa sua, Jack mi passò le chiavi , balbettando qualcosa di incomprensibile.
Ancora non gli avevo rivolto la parola, infatti , una volta entrati in casa , mi si attaccò a un braccio, facendo un’espressione dolcissima.
-Cosa c’è, Jackie?-
-Sandy, ti hanno mai detto che negli occhi hai l’Irlanda?- esclamò, provocandomi una leggera risata.
-Ma cosa dici?- chiesi, muovendo qualche passo verso il salotto, dove giorni prima io e  lui avevamo messo in discussione per la prima volta sul serio i nostri sentimenti.
-Negli occhi hai l’Irlanda!- ripeté, questa volta quasi urlando.
Doveva essere ubriaco proprio fradicio, se continuava a ripetermi quella cosa alquanto divertente.
-NEGLI OCCHI HAI L’IRLANDA! Sono verdi! Come le praterie, i quadrifogli e i lepracauni…-
Mi fermai un attimo e lo guardai sorridendo. –Sei uno sciocchino! Ed io dovrei essere arrabbiata con te ma non ci riesco…-
Rise come un ebete. –Allora non esserlo-
-Di questo ne discutiamo domani, ora andiamo di sopra e tu fili a letto!- dissi in tono autoritario, come se fossi sua madre.
-Sandy, ti prego, dormi con me!-
Annuii.
-Sandy, dammi un bacino- mi pregò piegando le labbra in un’espressione triste.
Di nuovo nei suoi occhi scuri c’era la dolcezza di un cucciolo di panda, alla quale ovviamente non avrei resistito mai e poi mai.
-E va bene-
Lasciai che mi prendesse il viso tra le mani e lo baciai sulle labbra, sorridendo appena.
-Sandy, mi piaci così tanto…-
Gli sorrisi. –Anche tu Jack, e mi piace anche il modo in qui dici il mio nome-
Portò una mano sulla mia schiena e mi avvicinò di nuovo a lui, per baciarmi ancora. Io mi lasciai andare, anche se era ubriaco e l’indomani si sarebbe dimenticato di tutto.
Posai le mani sulle sue spalle e continuai a baciarlo per un bel po’, anche se ormai stavamo tralasciando tutte le fattezze dolci e caste per abbandonarci a qualcosa di un tantino diverso.
Socchiusi gli occhi, infondo era tutto così bello e nuovo per me che era una fatica fermarlo.
Ma quando la sua mano iniziò a giocherellare con la zip del mio vestito dovetti mettere un freno al tutto.
-Sei ubriaco, rimandiamo a un’altra volta, okay?- dissi a un passo dalle sue labbra, mentre il mio cuore batteva talmente forte da fare concorrenza a un treno ad alta velocità.
Mi portai una mano sul petto e Jackie mi accarezzò la guancia.
-Sei emozionata?-
Scossi la testa, poi passai un braccio intorno alla sua vita e lo aiutai a salire le scale;  quello non era proprio il momento adatto per inscenare un argomento talmente delicato, che con me andava discusso con calma e pazienza.
A piccoli passi arrivammo nella sua camera da letto, alla quale ovviamente mi guidò lui, perché io non l’avevo mai vista.
Sulla porta vi era scritto a caratteri cubitali “Jack’s room”, mentre all’interno le pareti erano blu cobalto, e sul letto a due piazze al centro della stanza c’erano numerosi peluches, tra i quali scorsi quello di Jake il cane giallo  di Adventure time.
-Ti piace?-  balbettò, gettandosi sul letto.
-Certo, sembra quella di un bambino. Ascolta Jack, devi vomitare?- gli domandai premurosa, poi mi tolsi le scarpe dai piedi e le sistemai vicino al comodino.
-No, no… voglio solo dormire perché sono stanco…-
Mi faceva così tenerezza, anche in quel pessimo stato.
-Va bene, allora ti tolgo le scarpe e poi ti metti sotto le coperte-
Mi avvicinai a lui e piano piano gli sfilai le Vans, lo coprii con il piumone e  gli misi una mano sugli occhi.
-Jack chiudi gli occhi, devo togliermi questo vestito-
Tolsi la mia mano e lui prontamente si portò le sue a coprirsi gli occhioni da Bambi. Ci misi un po’ ad abbassare la zip del vestito, ma poi riuscii a levarlo via.
Aprii a caso uno dei cassetti dell’armadio di Jackie e estrassi una t-shirt grigia che mi stava come un vestitino. La  indossai e poi andai a mettermi accanto a lui.
-Mi stringi?-  sussurrai, lievemente imbarazzata.
Non rispose, ma prontamente mi cinse i fianchi con le sue braccia ed io appoggiai la testa al suo petto. Sentivo il battito regolare del suo cuore scandire una specie di ritmo, e lui respirava tranquillo nonostante la sbornia.
-Sandy…- sussurrò appena, e quando alzai lo sguardo verso di lui lo trovai con gli occhi socchiusi e la bocca semi aperta. Si stava decisamente addormentando, perché faceva quei versetti tipici dei neonati che stanno per addentrarsi nel mondo dei sogni.
Ridacchiai, sapeva essere stupido e dolce come pochi…ma era il mio eroe, e non l’avrei cambiato con nessuno.
Allungai una mano ad accarezzargli i capelli scuri e pensai che, nonostante tutto, ero incapace di portargli rancore. Si era lasciato andare, e a volte tra amici capita, l’importante era non farlo succedere spesso.
Avrei voluto dirgli che mi ero innamorata di lui, quella sera. Gliel’avrei detto senza porre all’inizio della mia frase quel dannato “se”, che molto probabilmente aveva reso Jack insicuro quanto me nei riguardi di quel sentimento che ci univa.
Si mise a pancia in giù e blaterò qualcosa che non capii, così mi sdraiai al suo fianco e gli sfiorai la guancia con le dita.
Mi schiarii la voce e, consapevole del fatto che non mi avrebbe sentita, iniziai a parlare sottovoce.
-Jack,  sono proprio innamorata di te. Nessun “se”, nessun “ma”…solo ti amo. Ti amo, Jack. E molto probabilmente non ricorderai niente di tutto ciò, l’indomani. Quindi buonanotte.-
Parlai con dolcezza, in modo da non disturbare il suo sonno. Poi mi rannicchiai su di un lato e chiusi anche io gli occhi, cercando invano di dormire.
Quelle che avevo nello stomaco erano api assassine, non farfalle!
Però, se un amore ti fa sentire talmente pieno di adrenalina da  toglierti anche il sonno, beh, allora ne vale proprio la pena.
 
 
Jack
 
La parole di Sandy continuavano a riecheggiare nella mia testa come se fossero solo un lontano ricordo.
Le luci fioche del mattino illuminavano solo una parte del mio letto, lasciando me ancora nell’ombra. Non avevo molta voglia di svegliarmi, un po’ perché il dopo sbornia è sempre terribile, un po’ perché avevo una terribile paura di aver semplicemente sognato tutte quelle belle parole di Sandy.
La sveglia segnava le nove del mattino e dei fastidiosi rumori provenienti dal piano di sotto mi davano la certezza che San fosse ancora in casa, per fortuna.
Avevo combinato un bel casino ubriacandomi, e anche se Sandy quella notte era stata gentile con me, non significava che avesse completamente rimosso la mia cazzata dal cervello.
Mi rigirai tra le lenzuola, avevo tanta voglia di prendermi a cuscinate in faccia! Era fin troppo strano che non stavo combinando stronzate! Ed ecco che avevo subito rimediato.
“Jackie, devi svegliarti hai la prove stamattina!”
La voce squillante di Sandy mi fece sorridere, quella era davvero la ragazza di cui avevo bisogno. Sarebbe stato fin troppo bello poter svegliarmi ogni mattina con lei nei paraggi, ma se volevo che si realizzasse quella specie di desiderio, dovevo andare di sotto e dirle finalmente che DOVEVAMO necessariamente chiarire i nostri sentimenti.
Avrei detto che si trattava di uno “skinny love”, che per antonomasia significa “due persone che si amano ma che non hanno il coraggio di dirlo”, ma desideravo tanto togliere quello “skinny” di mezzo.
-Arrivo!- le risposi, poi misi i piedi sul tappeto, mi stiracchiai un po’, stropicciai gli occhi e come uno zombie mi avviai verso il corridoio.
-Jack, devo andare a lavoro, ti prego svegliati o me ne vado!-
La sentii gridare ancora, quindi mi affrettai a scendere le scale, anche se sembravo uno zombie che non è sopravvissuto a una sparatoria.
-Buongiorno Sandy- dissi con la voce ancora impastata dal sonno e lei mi rispose con un sorriso raggiante.
Ma dove la trovava tutta quella forza?!
Era bellissima, con indosso la mia t-shirt grigia e i capelli legati in uno chignon disordinato sulla nuca.
-Ho preparato i waffles con il miele-
Annusai l’aria, c’era un buon odore in ogni dove. Mi sedetti immediatamente a tavola e la guardai negli occhi come se fossi un bambino.
-Come ti senti? Non hai una bella cera-
Si sedette di fronte a me e iniziò a spalmare il miele sui waffles, guardandomi di sottecchi.
-In effetti ho mal di testa, i post sbornia sono sempre così… ad ogni modo, volevo chiederti scusa- sussurrai e le mostrai subito il più dolce degli sguardi, in modo da “comprarmela”.
-Con quegli occhioni scuri non possono essere arrabbiata con te- rispose, e allungò una mano ad accarezzarmi una guancia.
“Ye! Ho vinto!” pensai, e non appena mi porse il waffle lo addentai.
-Però. Però…che non capiti più, Jack.- aggiunse autoritaria.
-Okay, lo giuro! Comunque questo cofo è  buoniffimo!- parlai con la bocca piena, provocando in Sandy una fragorosa risata.
-Okay, okay, si vede che hai gradito-
Le feci una linguaccia e poi iniziai a pensare a un discorso mentale da farle, per integrare il discorso riguardo a noi due, a quella cosa che condividevamo insieme…
Cioè… io della notte precedente ricordavo tutto, solo come se fosse un film in bianco e nero!
Ricordavo persino che me la volevo sco..  “No Jack, non essere volgare” mi suggerii la voce della coscienza, quindi lasciai andare quella parola… e poi lei mi aveva detto “ti amo” ed io…
-Jack, a cosa pensi?-
Alzai lo sguardo dal cibo e la trovai con il mento appoggiato sul dorso della sua mano, a guardarmi fisso negli occhi.
Dovevo dire la verità. Altrimenti sarei stato ancora più male! Già avevo un mal di testa assurdo, quindi…
Ingoiai l’ultimo boccone di quella bontà, deglutii e…iniziai a parlare.
-Sandy, pensavo che… adoro passare il tempo con te. Cioè, sei una ragazza fantastica, un po’ lunatica, ma comunque piacevole e… ogni volta che ti sono vicino mi sento diverso, come se tutto ciò di cui avessi bisogno è soltanto il tuo sorriso. Stanotte poi, magari ho solo sognato, ma tu… tu mi hai detto delle cose bellissime…-
Parlai con calma, e notai subito che le sue guance erano diventate rossastre, aveva l’espressione di chi è talmente felice da non poter contenersi, ma allo stesso tempo sembrava imbarazzata e continuava a torturarsi le dita. Fatto sta che anche io  mi sentivo in quel modo.
-Jack allora…allora ti ricordi?-
Annuii. –Certo, ma credevo non fosse vero, d’altronde ieri ho bevuto un bel po’-
Scosse la testa ed allungò la sua mano per stringere la mia.
-Okay, allora è giusto che te lo ripeta ora che sei sobrio. Ti amo, Jack Barakat.-
Sorrisi come un ebete, non ero mai stato talmente felice come in quel momento, avevo voglia di stringerla, e tenerla tutta per me.
-Anche io ti amo, Sandy Wate-
Rimase in silenzio per un attimo, ma poi si alzò dalla sua sedia per venirmi ad abbracciare.
-Ehi…- le dissi dolcemente, e la presi per il polso per farla sedere sulle mie gambe.
-Jack non puoi credere quanto io sia felice ora! Finalmente!-
-Anche io Sandy, anche io. Alla fine ce l’abbiamo fatta- ammisi, e la strinsi forte forte tra le mie braccia.
-Per la prima volta nella mia vita sento che…non devo avere paura, andrà tutto bene!-
Le accarezzai la testa, ed annuii. –Te lo prometto che tutto andrà bene, non ti devi preoccupare-
Con il suo naso mi solleticò il collo e quindi risi, pensando che a volte la vita è così dannatamente bella!
In quel momento, non c’era niente che mi mancava! Avevo successo, amici e una ragazza fantastica al mio fianco.
 
Mi aveva chiamato Rian , annunciandomi che le prove sarebbero iniziate con mezz’ora di ritardo. Quella mattina le belle notizie erano all’ordine del giorno! Anche se avrei dovuto sopportarmi la presenza del signor Wate per tutta la mattina, il che non era molto piacevole.
Dopo essermi lavato e vestito per andare a quelle dannate prove, ritornai in salotto da Sandy, e la trovai con addosso il suo vestito della sera precedente e , soprattutto, in piedi davanti al calendario.
La guardai accigliato.
-San?-
Si voltò a guardarmi e accennò un sorriso. –I tuoi vestiti mi stanno troppo larghi, devi necessariamente accompagnarmi a casa, mi dispiace per te…-
Ridacchiai, ma poi ritornai serio. –Non mi riferivo a quello-
-Ah!- rispose lei. –Capito. Comunque stavo solo notando che…mancano due settimane a Natale!-
Feci una smorfia, spaventato dall’incombente discorso Irlanda.
“Oh Sandy, non rovinare questa mattina!” la pregai mentalmente, ma lei sembrò non essere telepatica.
-Tra due settimane rivedrò mia madre-
-Fantastico- dissi sarcastico, e andai a gettarmi sul divano.
-Non arrabbiarti Jack, sarà solo Natale.-
Venne a sedersi al mio fianco e mi posò una mano sul ginocchio, invitandomi a guardarla.
-Me lo prometti?-
-Vedremo…-
-No Sandy, promettimelo.- le dissi un po’ duro, ma poi addolcendo il tutto con una carezza sul suo braccio.
-Prometto Jack.-
Ci fu un attimo di silenzio, ma poi ripresi la parola.
-Volevo passarlo con te il Natale-
-Anche io, ma comprendimi. Ho parlato poco fa a telefono con mamma, e le ho detto che ho un ragazzo, quindi adesso abbiamo davvero bisogno di chiacchierare. E poi ci sono le questioni meno belle, quelle da fare in presenza di papà.-
Fu bello sentirla parlare del “suo ragazzo”, visto che si trattava di me.
Del resto non potevo darle torto. A me infastidiva sta cosa del suo ritorno in Irlanda, anche se solo per una o due settimane, però non potevo trattenerla con me.
-Dopodomani c’è il concerto, verrai?-  dissi per cambiare discorso, e sfociare in qualcosa di più leggero.
-Jack, non uccidermi. Non posso venire perché Claire e Flores verranno, non posso rimanere Scottie scoperto-
Presi un enorme respiro e poi sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
-Senti Sand, dovresti non andare più a lavorare la’. Chiama tuo padre e digli che l’immobile che abbiamo visto ti piace, forza.-
Il mio tono era evidentemente infastidito e urtato, e  lei sembrò comprenderlo alla meglio.
-Jack, io non lo so se voglio trasferirmi a Baltimore…-
Inarcai un sopracciglio. –Allora perché stiamo insieme?-
-Non voglio litigare Jackie. Stiamo insieme da un ora e mezzo… -
Abbozzai un sorriso piuttosto falso, e poi le passai il braccio intorno alla vita, per avvicinarla a me.
-Nemmeno io voglio litigare, ma adesso che stai con me non ti sembra un po’ stupido tornare in Irlanda? Allora, se la tua mamma ti ha spedita qui c’è un motivo. Negli Stati Uniti ci sono più possibilità piccola, quindi rimani qui. Con me. Senza lavorare da Scottie. Nella tua libreria. E… convinci tua madre a seguirti. –
Mi guardò a lungo negli occhi, senza proferire parola. Il mio discorso era valido, filava liscio e non faceva pieghe.
-Hai ragione Jack.- disse semplicemente, ed io la invitai con un cenno della mano ad aggiungere qualcos’altro.
-Oggi vado a pranzo da mio padre, discutiamo del mio probabile trasferimento da lui e gli dico di parlare con mamma e convincerla a spostarsi in America. D’altronde i  nonni vivono con il fratello di  mia madre….e zio James sarebbe felice per le se si trasferisse qui.-
Sorrisi, ora si che iniziava a ragionare!
-Così ti voglio, Sandy- esclamai, poi le sfiorai la guancia con un dito e le schioccai un bacio sulle labbra.
-Ti amo Jack.-
Era così bello e nuovo sentire quelle due parole, sarei morto di gioia prima o poi, sul serio.
Quella giornata iniziava decisamente alla grande, com’è che si dice: tutto è bene quel finisce bene…


 
Hi guys! :)
Visto che ieri sono stata cattiva a bloccare il capitolo così e a farvi venire ansie ed agitazioni, ho aggiornato in fretta.
Non succederà più, sappiatelo u.u Ho un'imminente interrogazione di storia quindi il tempo per scrivere sarà davvero scarseggiante ç_ç
Comunque, tornando a noi, questo non è un capitolo è IL capitolo hahahahaha, finalmente la SNACK è una ship a tutti gli effetti *-* Spero che vi piace come ho strutturato il tutto, io sono più o meno soddisfatta, ma aspetto sempre le vostre opinioni :)

Come al solito devo ringraziare tutti coloro che leggono, che seguono la storia e chi l'ha messa persino tra le storie da ricordare! Che emozione *-*
Un ringraziamento super speciale alle mie predilette, @_redsky_ e @Layla <3
Alla prossima, _stargirl.

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