Who's My Father?

di Eva_Gwen_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Who's My Father? ***
Capitolo 2: *** Responsabilità ***
Capitolo 3: *** La Cosa Giusta Da Fare ***
Capitolo 4: *** Niente Avvocato ***
Capitolo 5: *** Il Lupo Perde Il Pelo Ma Non Il Vizio ***
Capitolo 6: *** Un Dono Generosamente Offerto Dalla Famiglia Evans ***
Capitolo 7: *** Il Sogno ***
Capitolo 8: *** Documenti Di Divorzio ***
Capitolo 9: *** Conferenza O... Tradimento? ***
Capitolo 10: *** La Lettera E Il Pacco-Tutto Finisce ***



Capitolo 1
*** Who's My Father? ***


Who’s My Father?


Erano passati tanti anni da quando tornammo a casa dopo la terza ed ultima stagione del reality più pazzo. Adesso abitavo in un appartamento a New York, sola con mia figlia Emily. Non avevo mai avuto notizie di nessuno degli ex-concorrenti, tutti erano scomparsi…

-”mamma…raccontami di nuovo di quel reality, ti prego”-
-”ma tesoro…te l’ho raccontata un milione di volte quella storia.
-”lo so ma la adoro! E poi magari un giorno, anch’io parteciperò ad un Reality! Sarebbe fantastico…”-
Un sorriso mi apparse sulle labbra.
-”se ti piace così tanto, allora va bene. Te la racconto, di nuovo: tutto cominciò nel giugno del 2010.
Il famoso produttore Chris Mclain, mandò una lettera a ventidue ragazzi provenienti da tutta l’america, e tra questi ventidue fortunati, c’ero anche io…”-

_________________________________

-”Gwen guarda c’è una lettera per te.”-
Mia madre mi urlava dal piano di sotto, io avevo le cuffie e la sentivo a malapena…una lettera? Che diavolo può mai avermi scritto?
Scesi di corsa le scale. Era tutto così strano. Non avevo mai ricevuto lettere.
-”mamma ma..chi la manda?-”
-”Chris Mclain, tesoro.”-
-”Chris Mc chi?”-
-”ma come? Il famoso presentatore di tutta la storia della tv! Tutti lo conoscono!”-
-”certo…”-
Presi la lettera e tornai al piano di sopra. Arrivata in camera mia chiusi a chiave la porta e aprì la busta.
Dentra c’era un foglio:


Gwendolyn, congratulazioni.
Hai ricevuto l’oppurtunità di partecipare al reality show: a tutto reality l’isola.
Se intendi partecipare dovrai presentarti al camp wawanawka il giorno 22 giugno P.v.
Tu e altri fortunati campeggiatori potrete vincere 100.000 dollari!

Cordiali saluti

                                
                Chris McClain

La lettera finiva qui. Semplice no? Poche righe sono bastate a farmi scattare in piedi e urlare a squarciagola. Non mi sembra ancora vero. 100.000 dollari? Di certo sarebbero serviti alla mia famiglia!
Cosa stavo aspettando?


________________________________________

-”così Chris non scrisse altro nella lettera?”-
-”no, nient’altro. Lui è sempre stato di poche parole.
E non si sa perché ma…con quelle poche parole ha ottenuto quello che voleva.
Infatti il 22 giugno ci ritrovammo tutti puntuali al camp Wawanawka. Come aveva detto c’erano altri ventuno concorrenti…”-


__________________________________________

Mi trovavo a camminare su un ponte di legno che si reggeva per miracolo.
Chris stava parlando con una biondina tutta tette e un ragazzo alto, classico palestrato, castano.
Tutto questo è nuovo per me. Me ne sto in disparte, non conosco nessuno.
Dopo pochi minuti vedo che mi si avvicina un ragazzo, seguito a ruota da un altro.
Il primo alto, capelli neri e occhi verdi come smeraldi. Il secondo invece più basso, capelli castani e occhi blu.
-”ciao, tu devi essere Gwen, io sono Trent. Lui invece è Cody.”-
-”ciao ragazzi. Piacere di conoscervi.”-


_________________________________________

-”Cody e Trent è? Mamma ma, uno di loro ti piaceva?-”
-”beh tesoro, quando si hanno sedici anni, prendiamo delle cotte. Ma non si può dire se ci piace veramente un persona. Comunque si, io e Trent abbiamo avuto una storia. Ma lui non è stato l’unico…piano piano, ho conosciuto tutti gli altri campeggiatori. Non sono andata sempre d’accordo con tutti ma..devo dire che è stata una bella esperienza.”-
-”ma mamma, posso farti una domanda?”-
-”certo tesoro dimmi”-
-”tra tutti questi campeggiatori, c’era anche mio padre?”-
Di certo mi aspettavo di ricevere delle domande, ma non quella domanda. Non ero pronta a rivelarle tutto. Mi è sempre piaciuto raccontarle del mio passato, ma non di quel passato. Che stupida sono stata a non aspettarmi che un giorno me lo avrebbe chiesto.
Non sapevo cosa risponderle. Le avrei detto la verità?


Flashback
-”devo dirti una cosa…”-
-”cosa?”-
-”io…sono incinta.”-
Il ragazzo che mi sta di fronte mi guarda spalancando gli occhi. Lo sapevo che l’avrebbe presa male.
-”di me?”- mi dice con voce tremante.
-”si di te”-
Lui mi guarda un’altra volta, poi senza dire neanche una parola esce di corsa dal mio appartamento e se ne Va. Senza nemmeno voltarsi.
Da allora non l’ho più rivisto.

Fine flashback


-”tutto bene mamma?”-
-”si è che…non so chi è tuo padre. In realtà non ricordo se era tra i campeggiatori. E ora scusami, vado a preparare la cena…”-
Decisi di mentire. Non so perché l’ho fatto.  Ma di certo non volevo dirle che suo padre mi aveva abbandonata appena aveva saputo di lei.
Corsi in camera con le lacrime agli occhi. Presi il telefono e composi il numero che mi ricordavo a memoria.

Lui rispose al terzo squillo.
-”pronto?”-
-”ciao, sono…Gwen.”-
-”Gwen? È passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo sentiti”-
-”si è passato un bel po’…senti, ho bisogno di un favore.”-
-” che cosa?”-
-”voglio che tu conosca tua figlia.”-
Ci fu un attimo di silenzio.
-”va bene…se è questo che vuoi. Va bene.”-
Non mi aspettavo che accettasse. Sorpresa dalla risposta sorrisi. Il padre di mia figlia.
L’uomo che avevo amato e lo stesso uomo che mi aveva abbandonata, accettò di conoscere mia figlia. Nostra figlia. Forse col tempo era cambiato.
-”grazie Duncan”-
E riagganciai.



Allora che ne dite? Sorpresi eh?
Spero vi sia piaciuta. Tanti saluti, alla prossima!
baci

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Capitolo 2
*** Responsabilità ***


La mattina dopo ero in piedi poco dopo le sei. La notte era stata pessima.
Non ero riuscita ad addormentarmi, neanche per un istante.
Pensavo a come l’avrebbe presa Emily, vedendo suo padre per la prima volta.
In realtà mi preoccupava di più il fatto che le avevo mentito, dicendole che non sapevo chi  fosse.
Cosa le avrebbe detto Duncan? E soprattutto cosa gli avrei detto io non appena me lo fossi trovato davanti?
Come in risposta alla mia domanda il campanello suonò.
Andai ad aprire.
Lui era davanti alla porta. Non portava più i percing e nemmeno la maglietta con il teschio.
Era diverso e ..in un certo senso, più bello.
Lo invitai ad entrare e a sedere nel divano.
-”grazie per essere venuto, sai, io non l’avrei fatto se fosse stato il contrario”-
-”figurati, sentivo che era la cosa giusta da fare…lei dov’è?”-
-”sta dormendo”-
Non appena finì la frase, qualcosa alla mano di Duncan catturò la mia attenzione. Una fede.
-”cosa? Ti sei sposato?”-
Ero in preda all’agitazione, ma che cavolo aveva fatto durante il periodo in cui non ci siamo sentiti?
-”si. Courtney.”-
-”capisco”-
Mi misi a sedere accanto a lui. In un certo senso mi dispiaceva.
Eppure avevo sempre saputo che sarebbe tornato con Courtney
 se mai ci fossimo lasciati. E la mia gravidanza gli è servita come pretesto per fuggire di nuovo da lei…


Flashback
-”sai Duncan, pensavo che tu tornassi con Courtney dopo la fine del reality”-
-”ma tesoro come puoi dire una cosa del genere? L’ho lasciata  perché non la amo più. Adesso amo solo te. Niente ci potrà separare.”-

Fine flashback


Niente ci potrà separare… bugie. Bugie! Solo bugie era stato capace di dirmi!
Ritornai alla realtà vedendo che Duncan mi stava fissando.
-”tutto bene? Ti vedo un po’..sconvolta.”-
Lasciai perdere quello che aveva detto.
-”Così Courtney è? E lei sa che hai una figlia con me? Lei sa che mi hai abbandonato non appena l’hai saputo?”-
Ok. Si, ero arrabbiata. In quel momento mi stavano tornando in mente tutte le false promesse che mi aveva fatto.
-”in realtà, fino a ieri non lo sapevo nemmeno io. Mi ha sorpreso la tua telefonata. Pensavo che non avessi tenuto il bambino…”-
-”per quale motivo non avrei dovuto tenerlo?”-
-”perché… se fossi stato al tuo posto non sarei stato capace di crescere una figlia da solo.”-
-”ma io non sono te giusto?”-
Duncan emise un sospiro. Forse provava rimorso per cio che aveva fatto.
-”mi dispiace.”-
-”cosa ti dispiace?”-
-”di essere sparito, sono stato un immaturo.
Averi dovuto dirtelo che sarei tornato da Courtney prima di…insomma prima che tu rimanessi incinta.”-
-”beh, per questo allora siamo stati sciocchi entrambi.”-
-”non intendevo quello, stavo dicendo che anche se sarei tornato lo stesso da lei, non dovevo abbandonarti.
Ti avrei aiutata a crescere nostra figlia, è solo che…”-
-”cosa?”-
_”il pensiero di avere un figlio mi ha spaventato. Non sono una persona adatta a questo tipo di cosa.
Non sono adatto a fare il padre, non lo sarò mai. Solo dopo la tua telefonata mi sono convinto che dovevo prendermi le mie responsabilità.”-
Duncan si portò le mani alla faccia e rimase così per alcuni secondi, o forse alcuni minuti.
Avevo perso la condizione del tempo.
-”anch’io ho fatto tanti errori. Non ho detto niente a Emily. Quando si sveglierà e ti vedrà non saprà
minimamente chi sei e perché sei qui. Ieri ti ho chiamato perché mi ha chiesto chi fosse suo padre e…”-
Comiciai a piangere e a singhiozzare.
-”e io che cosa le ho detto? Che non sapevo chi fosse! Non è così che si fa!
Lei ha sei anni e da quando è nata non ho fatto altro che raccontarle bugie!”-
-”non preoccuparti, Gwen, ora non sei più sola. Adesso ci sono io, e ti prometto che ti aiuterò.
Stasera stessa parlerò con Courtney, sono certo che sarà conprensiva.
E per quanto possa servire…ti prometto che starai bene. avrai il mio appoggio, sia economico che emotivo.
E adesso andiamo da…”-
-”Emily”-
-”perfetto, adesso andiamo da Emily”-
Mi aiutò ad alzarmi. Avevo sognato tante volte questo momento. Io, mia figlia e Duncan insieme.
Come una famiglia felice.
Naturalmente non eravamo un famiglia felice, però adesso nostra figlia stava per conoscere suo padre.
E chissà per quale scherzo del destino, avevo la sensazione che le cose sarebbero andate un po’ meglio.
Non facemmo in tempo ad oltrepassare la porta che Emily apparve davanti a noi.




Allora che ne dite del secondo capitolo? Sapete, all’inizio l’avevo messa come storia completa, ma poi ho capito che forse era meglio aggiungere un capitolo o due, per approfondire meglio la situazione! Spero che fino a qui vi sia piaciuta, fatemi sapere!
Baci.

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Capitolo 3
*** La Cosa Giusta Da Fare ***


La cosa giusta da fare



 
-”mamma, lui chi è?”-
Cosa avrei duvuto risponderle?
-”lui…è Duncan, un mio vecchio amico”-
Duncan scosse la testa con aria scocciata. Poi guardò la bambina e disse:
-”Ciao Emily, vedi io..”-
-”no non farlo”- lo interruppi-”lo devo fare io”-
Invitai mia figlia a sedersi sul divano in mezzo a noi. Era quello il momento giusto?
Di certo non potevo saperlo. Beh, o la va o la spacca.
-”Emily ti prego di perdonarmi”- dissi
-”per cosa?”-
-”vedi ieri, ti ho.. Mentito. Riguardo alla storia, so che ti piaceva tanto perciò ho deciso di raccontartela
lo stesso e…oddio è così difficile da dire..”-
-”io sono tuo padre, Emily.”-
Lo guardai con uno sguardo assassino, dovevo essere io a dirglielo! Evidentemente si era
accorto che da sola non ce l’avrei fatta. Un punto per lui.
-”mamma, è tutto vero? Ma avevi detto che non sapevi chi fosse!”- 
A differenza di come mi ero immaginata, non stava piangendo. Sembrava però spaventata
come se si sentisse di troppo in questa situazione.
-”lo so cosa ho detto. Scusami, volevo che lo sapessi da tanto tempo.
Il fatto è che non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo, tu non mi avevi mai chiesto
niente su tuo padre per cui ho pensato..che per te andasse bene così…sono stata una stupida.”-
Avevo cominciato a piangere. Dirle tutta la verità dopo così tanto tempo era la cosa più difficile
che avessi mai fatto. Sapevo che non se fosse stata più grande non mi avrebbe perdonato.
Emily rimase in silenzio, cosa mai avrebbe potuto dire una bambina di sei anni, di fronte a questa situazione?
Di certo al posto suo sarei corsa via. Ha fatto una cosa coraggiosa rimanendo impassibile.
Sicuramente ha ereditato il carattere dal padre.
La tensione era salita a mille. Fu Duncan a rompere il silenzio.
-”Vedi Emily, la mamma non te l’ha mai detto per non farti stare male. Era spaventata, come lo ero io.
Per favore non arrabbiarti con lei per questo. Se vuoi qualcuno a cui dare la colpa, quello sono io.”-
Mentre parlava le si era avvicinato. Vedendoli così, notai una somiglianza incredibile tra i due che prima
non avevo mai notato. Come ho fatto a non accorgermene?
Forse non la vedevo perché non volevo vederla. Forse non volevo vedere lui quando guardavo mia figlia.
Forse per tanti altri motivi sono stata cieca di fronte a tale dato di fatto.
-”mamma ma, lui adesso resterà con noi?”-
-”tesoro, devi capire che Dunc…Papà, ha una famiglia adesso. Non può restare con noi,
però ci aiuterà e lo potrai vedere ogni volta che vuoi, se ti fa piacere. Naturalmente se lui è d’accordo.”-
Lo guardai in faccia. Non volevo costringerlo a fare ciò che non voleva fare.
Dopotutto siamo stati sei anni senza di lui. Non so che effetto ci avrebbero fatto tutti questi cambiamenti all’improvviso.
-” certo perché no, la mamma potrà portarti a casa mia qualche volta.”-
-”si, se è questo che vuoi va bene. Ora vai a vestirti, non puoi stare tutto il giorno in pigiama”-
-”va bene”-
Fece per uscire, poi si voltò verso di me e aggiunse:
-”mamma, grazie.”
-”di cosa?”-
-”di avermi fatto conoscere papà, adesso saremo una vera famiglia non è così?
Non verrò più presa in girò dai miei compagni di classe. Adesso ho anch’io entrambi i genitori.”- e uscì.
-”davvero la prendono in giro perché fin’ora non ha mai avuto una figura paterna?”-
-”no, non proprio. Però molti la evitano. Sai lei va in una scuola in cui ci sono molti bambini dell’alta civiltà.
E davanti a questi casi sanno essere davvero cattivi.”-
-”capisco.”-
Anche se sembrava interessato non volevo parlare della scuola di Emily.
-”senti tu l’hai appena conosciuta, a casa hai una moglie e non so quanti figli..”-
-”due.”-
-”bene, a casa hai una moglie e due figli e già le prometti che potrà venirti a trovare quando vuole?
Non pensi che Courtney, che ancora non sa niente, non sia d’accordo?”-
-”molto probabilmente non sarà d’accordo. Ma non dimentichiamo che Emily è mia figlia quindi ha eguali diritti.”-
-”e da quando ha gli stessi diritti? Non ci sei mai stato per lei!”-
-”perché non sapevo nemmeno che esistesse! Tu non sai cosa ho provato quando me ne sono
andato da casa tua, dopo che mia avevi detto della tua gravidanza…”-
_________________________________________________________________________________________________________________________________________


Flashback
Un ragazzo stava correndo per le strade affollate di New York. Sembrava stesse scappando da qualcosa,
o meglio, da qualcuno.
-”ma cosa ho fatto? L’ho lasciata da sola? Sono un completo idiota devo tornare indietro.”-
Stava per tornare sui propri passi ma una fitta allo stomaco lo bloccò.
Era il pensiero di diventare padre che lo spaventava, lo uccideva.
Corse verso la stretta via che portava all’Upper Est Side. Né imboccò un’altra e poi un’altra ancora.
Fino ad arrivare alla porta di un appartamento. Il suo appartamento. L’appartamento di Courtney. 
Mentre suonava il campanello, si senti uno schifo. Il pensiero di ciò che aveva fatto a Gwen lo rivoltava. 
Quando la ragazza uscì e lo vide, lo fece entrare. Quella notte successe quello che successe,
ma Duncan non si era mai sentito così idiota. I suoi sentimenti lo devastavano. E l’avrebbero devastato per sempre. 
 
Fine flash back

____________________________________________________________________________________________________
 

“non so perché sono tornato da lei quella notte, ma avevo paura.
Non voglio più guardare indietro Gwen, mi fa troppo male scavare nel mio passato.
Ti prego basta litigare. Voglio recuperare il tempo perso con mia figlia.
Lascia che venga a stare da me.”-
-”a stare da te? Io che devo fare allora? Starmene qui da sola?
Col pensiero che mia figlia è andata a vivere da suo padre che non c’è mai stato
nella sua vita ma che è comparso solo dopo sei anni? Tutto questo è troppo. Non avrei mai dovuto chiamarti.”-
-”no hai fatto la cosa giusta. La tua telefonata non cambierà solo la vita di Emily, ma anche la mia.
E io voglio cambiare. Non voglio tornare a fare quella vita che facevo un tempo. Non sono più il Duncan di una volta.
Se mi hai amato, ti prego, fidati di me. Lascia che Emily venga a stare da noi.”-
-”cosa farò io?”-
-”ti pagherò l’hotel vicino a casa mia. C’è una suite bellissima. Durante il giorno starai da noi.”-
-”e questa sarebbe la cosa giusta da fare?”-
-”si.”-
Quel si mi convinse.
-”d’accordo. Naturalmente, questa è una soluzione temporanea”-
 
 
Ecco il terzo capitolo. C’è voluto un po’ a scriverlo ma alla fine ho avuto l’ispirazione! Fatemi sapere come sta andando! grazie a tutti coloro che hanno già recensito!
Un bacione                         Eva98

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Capitolo 4
*** Niente Avvocato ***


Rimasi tutto il pomeriggio a fare le valigie, per me e per Emily.
Non ero completamente d’accordo con questa storia, anzi, per la verità non lo ero affatto.
Erano passate le cinque quando Duncan tornò per darci le “ultime notizie”.
-”Courtney ha detto che è d’accordo”-
-”ah, la presa bene?”-
-”si, pensavo andasse peggio.”-
Non gli credetti.  Comunque mi ero accorta che era tornato senza mia figlia.
-”Emily?”-
-”l’ho già portata a casa mia, si sarà già ambientata.”-
-”si certo, beata lei che l’ha presa bene questa storia”-
Duncan uscì dalla stanza e tornò con una tazza di caffè bollente.
Come se la cucina fosse stata sua.
-”serviti pure eh”-
-”Grazie”-
Smisi di mettere i vestiti nella valigia e lo guardai fisso negli occhi.
-”che c’è? Il problema è il caffè? Bevilo tu se vuoi”-
E me lo porse.
-”sai che il problema non è questo.”-
-”e allora queal’è?”-
Sospirai. Non riusciva proprio a capire.
-”io non me ne vado da qui ok? Non voglio nessuna suite in nessun albergo.
Io rimango qui nella casa che ci ha lasciato mia madre, anni fa. E mia figlia tornerà qui con me.”-
-”se non volevi che stessi con lei, allora perché mi hai chiamato.”-
-”volevo che tu la conoscessi, la considerassi. Lei aveva bisogno di un padre.
Ma un padre presente, non un padre che appena conosciuta se la porta a casa,
insieme alla moglie e ai figli. Non lo accetto.”-
Duncan diede un altro sorso al caffè, poi appoggiò la tazza vuota nel tavolino.
-”che cosa vuoi che faccia allora?”-
-” voglio che mia figlia viva a casa con me. Tu potrai vederla tutto il giorno.”-
-”ho il diritto di tenerla in casa con me”-
-”No. Io sono la madre. Io l’ho cresciuta, io non l’ho abbandonata.”-
-”vallo a raccontare al giudice. Io sono il padre, ho i diritti che hai anche tu.
Se non vuoi scendere a compromessi, sarà l’avvocato a decidere.”-
Ero arrabbiata. Se non l’avessi chiamato a quest’ora la mia vita sarebbe proceduta normalmente.
Solo che da quando lui è arrivato, niente procede più normalmente.
Tutto questo l’ho voluto io, in un certo senso.
-”lascia stare gli avvocati. Io vengo a stare da voi.”-
-”non da noi”-
-”allora Emily tornerà qui.”-
-”non credo proprio”-
-”qui o da voi. Prendere o lasciare”-
-”va bene! Da noi. Avvertirò Courtney.”
Un sorrisetto mi apparve sulle labbra. Ero contenta di andare a vivere a casa sua, che non era soltanto sua,
ma anche di lei. E stata il mio incubo per un anno dopo Total Drama World Tour,
E adesso vado a vivere da lei.
Che strani scherzi che ti gioca il destino.

__________________________________________

Flashback
Una ragazza dai capelli castani stava seduta in un comodo sedile della prima classe di un aereo.
Piangeva.
Un’altra, mora, tentava invece di consolarla.
-”Oh non preoccuparti, Gwen avrà la nostra vendetta, di certo noi, non gliela daremo vinta.
Gliela faremo pagare.”-
Gwen ascoltava da sedile posteriore, mangiata dal rimorso e dal senso di colpa.
Un ragazzino le teneva la mano rassicurandola.”-
-”Gwen non preoccuparti. Courtney non può farti niente.”-
-”Se mai uscirò viva da questo reality, vorrei non incontrarla mai.”-


_______________________________________________

E ora stavo per andare a vivere da lei. Non ero neanche più di tanto preoccupata.
Avevo insistito io.


Che ne dite? Il quarto capitolo è più corto degli altri, ma dal quinto c’è il trasferimento da Duncan! Cosa succederà?
Spero che vi sia piaciuta fino a qui.
Bacioni                          Eva98

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Capitolo 5
*** Il Lupo Perde Il Pelo Ma Non Il Vizio ***


Il Lupo Perde Il Pelo Ma Non Il Vizio

Alle diciannove di quel pomeriggio mi trovavo già davanti a casa Evans.
Il taxista mi aveva fatto scendere davanti al cancello della grande villa, con le mie valigie.
L’inverno era arrivato in anticipo e sebbene fosse la fine di ottobre, faceva decisamente freddo.
Anche con l’aiuto divino non sarei riuscita a portare tutti i bagagli da sola.
Sicuramente qualcuno ebbe pietà di me perché un signore in smoking mi stava venendo incontro.
Il maggiordomo, di sicuro. Cavolo che lusso! Duncan Evans e signora si erano dati da fare negli ultimi anni.
-”Salve Mrs Gwendolyn. Venga l’aiuto a portare le valigie. I signori Evans la stanno aspettando.”-
Lasciai perdere il Mrs, passando sopra al particolare che io, non sono sposata e quindi sono ancora “miss”.
A parte questo piccolo errore, sembrava fossi Entrata in un film.
Mi domandai come aveva fatto mia figlia a non scappare a gambe levate dinanzi a questo lusso esegerato.
Si, era davvero esagerato.
-”la ringrazio.”-
Porsi al signore le mie valigie e mia avviai lungo il viale. Arrivai al portone e cercai il campanello.
Non lo trovai.
-”sai Gwen, nelle case antiche come questa, i campanelli non sono molto frequenti”-
Quella voce. Si era inconfondibile.
-”Courtney, mi fa piacere sapere che anche col tempo non hai perso il tuo…senso dell’umorismo.”-
-”e tu invece, non hai perso di certo il tuo stile. Cara la mia darkettona”-
Sarcastico o no, questo “saluto” mi fece sorridere. E stranamente sorrise anche lei.
-”com’è ironico no? Ci rivediamo dopo tanti anni sul portico di casa mia. Se lo avessi saputo prima,
avrei fatto preparare una festa di ricevimento ma…è successo tutto così all’improvviso.
Ieri una figlia spuntata dal nulla e oggi..Tu.”-
Disse quel “tu” come se fosse una parola troppo disgustosa da pronunciare.
-”sai, non so se l’arredamento della mia casa sia di tuo gradimento.
Comunque se non trovi niente che fa al caso tuo, c’è un cimitero qua vicino.
Magari si adatta di più alle tue esigenze.”-
Ah ah, bella battuta. Peccato che non ero in vena di scherzare.
-”mi adatterò con quello che c’è.”-
-”oh, non ce ne sarà bisogno, tu non resterai a lungo.”-
-”lei resterà finchè lo dico io”-
Duncan era apparso sulla soglia.
-”1 a 0 per me”-
-”non ci sperare, gotica”-
-”non sei cambiata di una virgola eh?”-
-”neanche un po’..”- intervenne Duncan.
-”si me ne sono accorta”-
-”Duncan, tesoro, perché non porti la nostra Gwen nella sua stanza?
E per favore- si girò a guardarmi- assicurati che ci rimanga. A lungo”-
-”vuoi rinchiudermi?”-
-”una cosa del genere. Speriamo che come carattere
tua figlia non abbia preso da te..”-
-”basta così. Vieni Gwen ti porto nella tua stanza”-
Segui Duncan. Dopo due rampe di scale e tre corridoi, o forse quattro,
arrivammo in una grande camera da letto.
-”allora ti piace?”-
-”si ma, perché tutto questo lusso? Non è troppo?”-
-”ha fatto tutto Courtney. A lei piace sentirsi rispettata.”-
-”beh non avrà problemi con tutto questo. A proposito, Emily dov’è?”-
-”in giardino con Jason e Martin”-
-”Oh…loro sono..”-
-”i miei figli”-
-”come l’hanno presa?”-
-”bene, l’hanno presa tutti bene.”-
Si apparte Courtney…la sua accoglienza era stata…come dire?
Come ai vecchi tempi. Stessa arroganza, stessa sfacciataggine…non è cambiato niente.
Il fatto è che aveva avuto quello che voleva. Duncan era sposato con lei, avevano figli,
una bella casa…e allora perché ce l’aveva
ancora con me?
-”perché Courtney continua a volermi uccidere?”-
-”non lo so.”-
-”insomma è sposata con te. Che motivo ha di essere gelosa?”-
-”forse per questo…”-
-”cos..
Non feci in tempo a replicare. Mi afferrò per il braccio, mi attirò a sé e mi baciò.
Cominciai provare tutte le sensazioni che si possono provare in un solo istante.
Era come ai tempi di “a tutto reality”. era come un sogno. Ma un sogno è destinato a finire..
Mi staccai e gli stampai uno schiaffo in faccia. Probabilmente sarebbe rimasto il segno. Bene.
-”ahia. Perché l’hai fatto?”-
-”no questo lo chiedo io a te”-
-”quando ho detto che volevo iniziare da capo, intendevo la nostra relazione.
Speravo che avessi capito.
Desideravo baciarti da quando ti ho rivista. Mi sono mancate le tue labbra.”-
-”ma sentitelo, che dolce! Peccato che la dolcezza è l’ultima cosa che mi serve adesso.”-
-”ti prego…”-
-”non puoi tenere il piede in due staffe.”-
-”avrei lasciato comunque Courtney. Non la amo più da tempo. Adesso che ti ho rincontrato,
non intendo lasciarti andare.”-
Mi buttò sul letto.
-”ma che fai?”-
-”ti faccio capire che tornare con me è quello che desideri anche tu.”-
-”non credo proprio. Ho sofferto una volta. Non ci casco di nuovo…non ci casco di nuovo.”-
Mi alzai dal letto e mi gettai per terra. Piangevo a dirotto.
-”ma non capisci? Così non fai che complicarmi le cose! Sai che ti amo come posso dirti di no?”-
-”non dirmi di No.”-
-”vattene.”-
-”aspetta, non avevi detto che volevi il meglio per te e tua figlia?
Tornare con me è la cosa migliore per tutti e tre.”-
-”ho detto vattene”-
Esitò ma poi obbedì e in un attimo lo vidi sparire. sparire. come aveva già fatto una volta.
Adesso voleva tornare con me. Era sincero? O sarebbe scappato di nuovo? Dio, come cavolo facevo a saperlo?





Allora come sta andando? sorpresi? Alla fine Duncan non è cambiato poi così tanto è? Sembra di tornare ai tempi del reality! Voi che ne dite? Fatemi sapere!
Bacioni.                     Eva98

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Capitolo 6
*** Un Dono Generosamente Offerto Dalla Famiglia Evans ***



Un Dono Generosamente Offerto Dalla Famiglia Evans









Dopo aver cacciato Duncan dalla stanza, mi ritrovai seduta davanti alla porta intenta a decidere sul da farsi.
Certo sarei potuta scendere per la cena facendo finta di niente, magari fingendo un amnesia se qualcuno mi avesse chiesto qualcosa. Codarda?
Si e anche parecchio in quel momento.
Come mi aveva sempre detto mia nonna (e aveva ragione), dai ad un uomo un dito e si prenderà tutto il braccio.
Questa frase si adattava parecchio alla situazione, solo che Duncan, in ventiquattro ore, si era preso -oltre al braccio- mia figlia e la mia casa, e ora voleva anche me. Beh, non gliel’avrei permesso. No, non io.
Mi alzai, presi le mie valigie e le buttai sul letto. Cominciai a disfarle ma prima che potessi aprire l’armadio per mettervi dentro gli abiti, bussarono alla porta.
-”Se non sei impegnata in qualche pratica Vudù, scendi per la cena.”-
-”Dato che me lo chiedi con tanta gentilezza non posso fare altro che accettare.”-
-”come vuoi, noi siamo già tutti a tavola.”-
Poi sentì i suoi passi che si allontanavano. Risponderle a tono mi faceva sentire così bene. Se solo suo marito non mi avesse baciato
sarei stata pronta a scommettere che, nel giro di una settimana al massimo, questa nuova vita avrebbe cominciato a piacermi.
Nonostante non mi fregasse un tubo delle lussuosissime usanze di casa Evans, mi presi la briga di cambiarmi. E quando fui pronta uscì dalla camera.

La sala da pranzo era una grande stanza tappezzata completamente di quadri ottocenteschi.
Li riconobbi quasi tutti, adoravo l’arte. Uno in particolare catturò la mia attenzione: un Monet, una copia perfetta di “colazione sull’erba”.
-”Vedo che sai riconoscere un’autentica opera d’arte. È di Monet, 1865 si chiama…”-
-”Duncan so benissimo come si chiama. Non mi pare di averti chiesto nessuna visita guidata sui quadri di casa tua.”-
-”è costato più di 20 milioni di dollari.”-
Ignorò completamente ciò che avevo detto. Comunque finchè il discorso rimaneva su questi termini potevo continuare senza problemi.
-”avete soldi da spendere vedo”-
-”in realtà è un regalo, il ricco zio di Courtney prima di morire l’ha lasciato a noi. Ma a lei non piace. Pensavo di darlo in regalo.”-
-”ma Duncan! Questo è inaccettabile! Vale più di 20 milioni di dollari! Anche se non hai la passione per questo tipo di quadri, darlo via mi sembra un po’ eccessivo.”-
-”anche se la destinataria saresti tu?”-
-”cosa, io? Non posso accettare una cosa del genere!”-
-”so che sei appassionata dei dipinti. Accetta questo regalo generosamente offerto dalla famiglia Evans come dono di benvenuto.
E poi per Courtney è solo un “vecchio dipinto”-
-che scema- pensai. Quando Duncan parlava così, non riuscivo mai a capire se mi prendesse in giro o dicesse sul serio.
Di certo non mi sono mai preoccupata di chiederglielo.
Il quadro era davvero bellissimo. Avrei accettato, ma non adesso. Avevamo faccende più importanti da sbrigare.
-”andiamo a tavola forza”-
-”prendilo anche come scusa per farmi perdonare..”-
-”si certo, dopo parliamo anche di quello.”-
Ci dirigemmo verso la grande tavola apparecchiata. Era uno spreco addobbare tutto per sole sei persone.
Quando un cameriere mi face sedere accanto a mia figlia, notai i due ragazzini che mi stavano davanti.
Erano pressoché identici a Courtney, stessa espressione, stessi occhi…tutto in loro mi ricordava lei.
Per tutta la cena rimasi in silenzio e non toccai quasi cibo. Emily
Non faceva altro che parlare di quanto fosse felice di trovarsi qui. Tutti la ascoltavano rapiti, tranne me.
Per fortuna il tempo passò in fretta e dopo che finimmo di mangiare il dolce, Courtney portò con sé i ragazzi nella stanza dei giochi.
 L’ultima cosa che volevo era rimanere sola con Duncan. Perciò, mi alzai e senza dire una parola mi avviai verso la grande porta della sala,
dove un attimo prima erano passati i bambini per andare a giocare.
L’unico inconveniente che non avevo calcolato era che, per uscire,
dovevo passare dal posto in cui sedeva Duncan. Esitai prima di avvicinarmi ancora a lui, poi tentai di passare, a testa bassa,
cercando di evitare qualsiasi altra forma di dialogo.
Quando pensai di avercela fatta, mi sentì tirare per un polso.
Tempismo perfetto direi.
-”lasciami, voglio andare a dormire.”-
-”ti accompagno, non volevi parlare?”-
-”ho cambiato idea. Domani parleremo”-
A differenza di come mi aspettavo, Duncan allentò la presa e fece scivolare via la sua mano. All’improvviso calò un silenzio imbarazzante.
Percorsi lentamente il tratto che mi separava dalla porta, senza mai voltarmi. Per quel giorno avevo fatto anche troppo.
L’indomani avremmo affrontato la discussione. Adesso però il mio pensiero fisso era andare a dormire, il resto contava poco
.







Salve a tutti! Scusate il super ritardo ma sono tornata adesso dal mare! Spero che gradiate il sesto capitolo.
Grazie a tutti quelli che hanno lasciato recensioni e vi prego di continuare per farmi sapere come stanno andando le cose.
Bacioni                Eva98

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Capitolo 7
*** Il Sogno ***


                                                                                                 Il Sogno












Mi trovavo in piedi davanti ad un grande giardino.
La luce era fioca e non riuscivo a vedere niente; solamente il frusciare dell’erba e dei fiori al vento, mi faceva da guida.
Cominciai a camminare senza sapere dove stavo mettendo i piedi. Avevo, per quel luogo, una fiducia tale che lo avrei percorso ad occhi chiusi, correndo.
Sapevo che non ci sarebbe stato niente che mi avrebbe ferito. Non ero per nulla preoccupata.
Fu quando mi ritrovai davanti ad una vecchia casa di campagna che lo riconobbi. Era il giardino della mia vecchia casa, dove abitavo con i miei genitori.
Come se qualcuno avesse udito i miei pensieri, la vista mi si schiarì: vidi tutto esattamente come me lo ricordavo,
i fiori, le piante e perfino il mio salice piangente preferito, dove mi rifugiavo da bambina. Mi sentivo come in paradiso.
Ero sola eppure non lo ero. Sarei potuta stare lì per sempre…
Mi accovacciai ad annusare delle rose coloratissime e fui contenta di scoprire di possedere l’olfatto; l’odore mi ricordava casa. Casa mia.
Ero intenta ad osservare un orchidea quando sentì un grido, un pianto, un lamento soffocato. Una donna che piangeva.

Seguii il pianto fino alla siepe che separava il mio giardino da quello dei vicini e la scena che mi si parò davanti era talmente orribile quanto crudele.
Una vecchia donna stava accovacciata a piangere tra due ragazzi. I suoi figli.
Tutti e tre erano vestiti solamente di stracci ma ciò che mi colpi fin troppo era lo stato di salute della donna: magra, quasi ossuta.
Soffriva la fame così come i suoi due figli. Erano in condizioni pietose.

-cosa significa tutto questo?-

Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance. Ero impotente davanti a quell’orribile scena. Avevo le mani legate.
Cercai invano di chiamare la donna, ma era come se non ci fossi, come se io non esistessi.

-non può sentirti, Gwendolyn, non puoi fare niente per loro.-

Mi voltai, lasciai cadere le braccia per l’eccitazione e la sorpresa.
Davanti a me avevo mia madre, la donna della mia vita. Colei che aveva sempre creduto in me e nei miei fratelli.
Colei che aveva fatto sacrifici per tutta la nostra famiglia. Colei che non si è mai arresa di fronte a nulla.
Colei che un giorno, un giorno come tanti altri, ci aveva lasciati. Per sempre.

-mamma…-
-si, Gwen, sono io.-

Le corsi incontro, ma quando le fui vicina qualcosa mi impedì di toccarla. Era come un fantasma però più concreto.
Una barriera mi separava da lei.

-cosa hai fatto Gwen?-
-mamma, io, cosa…-
-guarda la figlia mia, che cosa vedi?-

Indicò la donna con i due ragazzi. Aveva smesso di piangere ma adesso giaceva immobile sul terreno.


-Vedo sofferenza, sacrifici. Una famiglia spezzata dal dolore, una donna sola. Cosa significa?-
-Questo è il futuro che stai creando tu, figlia mia. Guarda meglio e capirai.-

Guardai di nuovo. Fu allora che capì. Feci un balzo indietro e in un attimo mi assalì un forte senso di colpa.
Per una frazione di secondo, nella faccia della donna, ho visto Courtney e in quella dei due ragazzi, i suoi figli che tanto le assomigliavano.

-ma questo non è possibile! Loro sono una famiglia dell’alta borghesia. Come può accadere una cosa del genere? Duncan non lo permetterebbe mai!.-
-Figlia mia, Duncan in questo futuro è con te e tua figlia.-
-ma non è possibile…non posso fare niente per loro?-
-la decisione spetta a te. Figlia mia, non ti riconosco più. Non sei più la ragazza coraggiosa che eri un tempo.
Me ne sono andata con un bellissimo ricordo della mia bambina. Non permettere a nessuno di comprarti e ritorna quella che eri.
Ricordati sempre chi sei. So che prenderai la decisione giusta.-

La donna cominciò a scomparire lentamente.

-mamma non lasciarmi.-

In un attimo tutto svanì. Mia madre, la casa, il giardino, la donna che piangeva e perfino io.
Vagavo nel vuoto più totale.
_______________________________________

 Mi svegliai bagnata dal sudore e dalle lacrime. Era la prima volta che mia madre compariva nei miei sogni.
-non posso. Non posso permetterlo-  
continuavo a ripetermi.
Il panico e la paura mi assalirono.
-no, non di nuovo…-
Ero convinta a non lasciare accadere tutto ciò che avevo visto. Mia madre aveva ragione, non ero più la Gwen di una volta.
Ma avrei ripreso in mano le redini della situazione; lei sarebbe stata fiera di me. Come lo era un tempo.

Quando mi sentì meglio mi abbandonai sul cuscino e mi riaddormentai. Se sognai di nuovo, non me lo ricordai.




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Capitolo 8
*** Documenti Di Divorzio ***


                                                                                                                                


                                                                         Documenti Di Divorzio












Mi destai di soprassalto. Un suono mi rimbombava in testa. La sveglia! Maledetta!
Non mi ricordavo di averla programmata; la sera prima ero andata a letto presto e la mia intenzione era di alzarmi sul tardi. Mentre continuavo a chiedermi del perché avevo messo la sveglia mi cadde l’occhio sul calendario. Lunedì.
-Ma certo! Devo accompagnare Emily a scuola! Che scema.-
Guardai l’ora: le 6.50. Era ancora presto.
Mi alzai con fatica dal comodissimo materasso in lattice che non aveva nulla a che fare con quella sardina che ho a casa mia.
Mentre mi vestivo, mi ritornò in mente l’accaduto della notte precedente. Quel sogno, quel fottutissimo sogno. Perché proprio a me succedono cose del genere? Dovevo credere a ciò che mia madre mi aveva detto?
Di certo non sapevo come sarebbero andate le cose ma era anche certo che non volevo tornare con Duncan. Lo amavo? Forse.
Valeva la pena rifarsi una vita con lui? No.
Scacciai quei pensieri con un gesto della mano e quando fui vestita uscì dalla porta e scesi le scale.
Nel pianerottolo tra la cucina e il corridoio incrociai il maggiordomo. Ancora non avevo imparato il suo nome.
Lui si limitò a sorridermi e io feci altrettanto.
Quando entrai in cucina notai che tutta la famiglia, mia figlia compresa, era già a tavola.
-buongiorno mamma.-
-ciao tesoro. Hai dormito bene?-
-si. Ieri Courtney mi ha raccontato una storia per farmi addormentare!-
Guardai Courtney. Sorrideva.
-ma che pensiero…carino.-
-non devi ringraziarmi, ieri eri talmente stanca che ti sei addormentata presto, così ho pensato io a lei.-
-Grazie.-
Annuì.
Mi sedetti tra Duncan e mia figlia.
-ai miei tempi si iniziava la giornata con un buongiorno, soprattutto se sei ospite in casa d’altri.-
-Buongiorno. Va bene?-
-benissimo.-
-ma guarda che ore sono. Emily vieni ti porto a scuola.-
Mentre mi alzavo Courtney si intromise.
-no, rimani pure a fare colazione porto io i ragazzi a scuola. Andiamo con la limousine. Ne approfitto poi per andare a fare un po’ di shopping.-
Guardai Emily che mi rispose con un cenno d’assenso.
-se va bene a te…-
-bene allora è deciso. Ragazzi andiamo.-
Prese per mano i tre bambini e uscì quasi correndo.
-ammetto che mi dà un po’ fastidio che scarrozzi mia figlia di qua e dì La. Soprattutto se lo fa con un tale entusiasmo. Mi spaventa tua moglie.-
-spaventa più me che te, Gwen.-
Ero rimasta sola con Duncan. Perfetto! La giornata non poteva iniziare meglio di così.
-allora riguardo alla nostra chiacchierata?-
Di male in peggio direi.
-quale chiacchierata?-
-voglio tornare con te, Gwen.-
-questo non si può fare. Sei sposata con Courtney. So che stare con me non è quello che vuoi veramente, vuoi fare lo stesso errore del passato?-
-ti ho già detto che sono cambiato.-
L’avevo fatto arrabbiare. Bene!
-Dimostramelo.-
Si alzò di scatto. Quasi mi fece paura. Uscì dalla stanza e due minuti dopo rientrò con un pacco di fogli.
Lì lanciò sul tavolo di fronte a me.
-che roba è?-
-perché non guardi tu stessa?-
Lì presi in mano e lì aprì. Documenti di divorzio.
Richiusi il pacco e lo guardai sorpresa.
-ti ho detto che faccio le cose sul serio.-
Stavolta fu io ad alzarmi di scatto.
-no, Duncan, tu non puoi divorziare da Courtney! Avete due figli accidenti! Non sarò complice di una pazzia del genere!-
Ero rossa in viso dalla rabbia.
-ancora non ho detto niente a Courtney.-
-certo vuoi che sia una sorpresa! Ma che bravo marito! Vedrai come sarà contenta.-
Era visibilmente irritato. Beh mai quanto me.
-devo farti una domanda Gwen. Poi ti prometto che non insisterò mai più. Farò tutto di testa mia, ma devi rispondermi sinceramente.-
-farò quello che posso.-
-mi ami ancora?-
-si.-
-ma non vuoi tornare con me perché non vuoi fare gli stessi errori del passato.-
-esattamente.-
-bene.-
-bene?-
-si era quallo che mi aspettavo di sentire.-
Detto questo uscì dalla stanza senza neanche voltarsi.
Rimasi lì da sola a finire la mia colazione. Se ci pensavo bene, era l’unico momento di pace che avrei avuto, così lo sfruttai a pieno.

_______________________________________________

Rimasi quasi due ore seduta su quel tavolo. Il giorno passò molto in fretta dato che ero da sola.
Alle 16 in punto rincasò Courtney con i ragazzi.
Quando Emily salì le scale per andare nella sua stanza a fare i compiti per casa, le andai in contro.
-Tesoro, mi dispiace, mi sono accorta che ti stò trascurando un po’…-
-non preoccuparti mamma. Non sono arrabbiata. Ora scusami devo andare a fare i compiti.-
E se ne andò saltellando.
-ok, forse è lei che trascura me.- pensai.

Fino all’ora di cena rimasi in camera a leggere. Non scesi a mangiare perché ero ancora piena dopo l’abbondante pranzo. Alle 21 però andai in cucina a bere un caffè.

Quando tornai ebbi finito risalì le scale per tornare al mio libro; quando fui davanti alla porta di camera però scivolai su qualcosa. Un foglio piegato in due.
Lo portai dentro, l’apri e vidi che era un biglietto scritto a mano. Riconobbi quella calligrafia sghemba come quella di Duncan:

                    -se hai risposto sinceramente alla mia
                         Domanda, vieni alla suite del mio hotel
                         Alle 22 in punto.
                        Dì agli altri che devi uscire per prendere
                        Degli oggetti personali a casa tua.
                       Assicurati di non essere seguita. Ti aspetto-

La lettera era firmata con un’elegante D

Dopo aver scritto un “NO” sul retro del biglietto, andai a cambiarmi e alla 22 in punto uscì e consegnai la lettera al portiere dell’albergo. Dissi di consegnarla al signor Duncan Evans non appena sarebbe arrivato.
Più tardi tornai alla villa e andai a dormire.
Duncan non aveva ancora inteso che io non scherzavo affatto quando dicevo che non sarei tornata con lui. Io ero decisa a farglielo capire, con le buone o con le cattive.


Eccomi con l’ ottavo capitolo! Come sta andando?
Grazie a tutti per le recensioni e spero che continuerete a seguire la mia storia!
Bacioni             Eva98

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Capitolo 9
*** Conferenza O... Tradimento? ***









                  Conferenza o...Tradimento?






Passarono settimane da quando Emily e io ci trasferimmo alla villa.
Con Courtney e io suoi figli, Jason e Martin , la convivenza era diventata piacevole. Ma dalla sera di quel famoso incontro all’hotel, non parlai e non vidi più Duncan.
Courtney diceva che, per problemi al lavoro, di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, andava via presto la mattina e rincasava la sera tardi.
All’inizio la cosa non mi stupì, ma poi, dallo strano comportamento dei miei coinquilini, ho capito che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa che ancora non sapevo.
Una mattina, decisi di alzarmi presto per cercare di parlare con Duncan mentre andava al lavoro.
Poco prima dell’alba mi trovavo già davanti al portone d’ingresso. Nella casa non c’erano altre porte che portavano all’esterno perciò doveva passare per forza di lì.
Aspettai quasi un’ora che Duncan si facesse vivo. Alla fine mi venne un dubbio: che fosse già andato via?
Mi rassegnai a quell’idea e feci per tornare in camera mia ma per le scale trovai Courtney.
-è inutile che lo aspetti. Non lo vedrai.-
-perché è già partito? Ma che a che cavolo di ora se ne è andato?-
-Gwen tu non capisci. Lui non è proprio tornato. Non torna più da settimane! Una sera mi chiamò col telefono del suo albergo e mi disse che sarebbe partito per una conferenza. Poi nessuno l’ha più risentito, non ha mai richiamato.-
Duncan sparito? Dove mai poteva essere andato? La cosa della conferenza non mi andava giù e probabilmente neanche a Courtney. Era visibilmente sconvolta e scossa. Sicuramente in tutti questi giorni non ha fatto altro che piangere nella sua camera da letto.
-Gwen io ho paura che abbia un’altra. Non è mai successa una cosa del genere. Di conferenze non ne ha mai avute. È tutto così strano.-
Cominciò a piangere. In un certo senso le davo ragione a pieno. Una moglie che non sente il marito da settimane cos’altro deve pensare? Eppure anche questo ragionamento non mi tornava.
-sono sicura che c’è un altro motivo sotto a questa faccenda. Non preoccuparti, andrà tutto bene. Tu pensa a riposarti, scommetto che non dormi da giorni.-
-si infatti è così.-
-allora cosa aspetti? Vai a dormire a Duncan ci penso io. Proverò a rintracciarlo.-
-Gwen il suo cellulare è sempre spento e al lavoro non risponde nessuno.-
È tutto così strano.
-Courtney ascolta. Entrambe dobbiamo metterci la testa a posto; siamo troppo stressate. tu per un motivo ed io per un altro ma abbiamo bisogno della medesima cosa, cioè riposo. Io per farlo però devo tornare a casa mia con mia figlia.-
-come puoi andartene ora? Noi abbiamo bisogno d’aiuto. Io ho bisogno d’aiuto.-
-lo so ti capisco. Potrai venire tutti i giorni da me per un supporto o per qualsiasi cosa, ma io ho bisogno di tornare a casa. Mi rincresce perché ho cominciato ad affezionarmi a te e ai tuoi figli ma… io e Emily siamo venute qui per un motivo. E ora qual motivo se ne è andato. Domani torneremo a casa. Tu non esitare neanche un istante a chiamarmi se hai bisogno.-
-d’accordo.-
-adesso vai a dormire. Io preparo le valigie e provo a rintracciare Duncan. Ti passo a salutare quando vado via, se non dormi.-
-Va bene. Grazie di tutto Gwen, sono contenta che in poco tempo abbiamo recuperato un amicizia che si era persa in passato.-
Ci pensai un attimo.
-anche per me è lo stesso.-

_______________________________________________

Alle sette in punto chiamai il maggiordomo. A dimenticavo, si chiama Albert, finalmente conosco il suo nome! Gli dissi di non svegliare né Courtney né i ragazzi e di non preparare la colazione.
Due ore dopo ero pronta per tornarmene a casa. Avevo già chiamato Emily e caricato i bagagli su un taxi.
-Mamma perché torniamo a casa?-
-Perché papà non si fa più vivo.-
-come? Ma era in viaggio per lavoro!-
-si questo è quello che ci ha detto…la verità è che non lo so. Nessuno lo sa. A casa proveremo a rintracciarlo.-
Emily non mi chiese nient’altro. Era una bambina molto comprensiva.
Lasciai un biglietto a Courtney con il mio numero di telefono e poi partì in taxi.
All’ora di pranzo eravamo già a casa. Mentre Emily mangiava provai a chiamare i numeri del lavoro e del cellulare di Duncan.
Tentai cinque o sei volte ma nessuno rispose.






Eccomi qui con il nono e penultimo capitolo! Alcuni di voi, probabilmente, avranno notato alcuni errori di ortografia e di lessico nel capitolo precedente. Mi scuso adesso perché me ne sono accorta quando avevo già pubblicato; ho provato a modificare ma si bloccava di continuo e alla fine non c’è stato verso. Mi scuso di nuovo e spero che continuiate ad apprezzare la mia storia! Un saluto a tutti e un ringraziamento particolare a coloro che hanno recensito. Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo!
Baci          Eva98

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Capitolo 10
*** La Lettera E Il Pacco-Tutto Finisce ***


                   La Lettera e il pacco
                                    Tutto Finisce
















Passarono dieci giorni. Io continuavo a non avere notizie di Duncan,
e nemmeno Courtney perché mi aveva chiamato solo due volte, ma solo per parlare.
Mia figlia ed io avevamo ricominciato a dialogare come una volta.
Andava quasi tutto bene. Spesso mi chiedeva di suo padre e spesso io non sapevo cosa dirle,
in fondo ne sapevo quanto lei.
-mamma ma…papà non tornerà più?-
-certo che tornerà. Solo che non sappiamo quando-
Tutte le volte le rispondevo così. Avevo finito le scuse.
Di certo non potevo farla venire a conoscenza dei sospetti di Courtney.
Era solo una bambina! Cosa mai potevo dirle?
Tuo padre se ne è andato dicendo a tutti di essere in viaggio per lavoro;
secondo me c’è sotto qualcos’altro e molto probabilmente adesso sarà in un isola
tropicale con una donna che non è sua moglie. Era orribile da dire.
Primo perché Emily aveva solo sei anni e secondo perché su queste
affermazioni non c’era niente di sicuro.
Presi il telefono. Volevo chiamare Courtney per domandarle se avesse scoperto qualcosa di nuovo.
Composi il numero e misi il telefono all’orecchio. Aspettai il decimo squillo prima di riattaccare. Non c’era nessuno alla villa, strano.


_______________________________________________

Le cose andarono avanti così per molto tempo. Adesso oltre a non avere più notizie di Duncan,
non sentivo più nemmeno Courtney. Il motivo?
Lei non aveva mai chiamato e alla villa non rispondeva nessuno.
Nemmeno il maggiordomo.
Una mattina dopo che avevo portato Emily a scuola sentì bussare alla porta.
-chi è?-
-il postino, c’è un pacco e una lettera per lei signora.-
Andai ad aprire. Il giovane mi consegnò in mano la lettera. Era una busta grande, chiusa.
Mi fece firmare un documento e spinse in casa anche il grosso pacco.
Che cavolo poteva essere?
Ringraziai e congedai il postino.
Lasciai la grossa scatola sulla soglia e presi la lettera. L’aprì e cominciai a leggerla:



Cara Gwen,
Innanzitutto scusami perché non sono riuscito a scriverti prima,
mi rendo conto che sono quasi trenta giorni che non hai notizie di me.
Me ne sono andato per tutto questo tempo perché dovevo riflettere.
Riflettere e pensare a lungo su ciò che mi hai detto.
Avevi ragione Gwen, avevi ragione su tutto.
Avrei fatto un grave errore a lasciare Courtney e i miei figli.
Questa lunga assenza da casa mi è servita molto.
Devo ringraziarti perché in un certo senso (anche se indirettamente)
sei stata tu a indurmi a separarmi per un po’ per mettere la testa a posto.
Quando leggerai questa lettera, io, Courtney e i ragazzi ce ne saremo già andati.
Ho trovato una casa a Los Angeles. Mi rincresce non averti avvisato.
So che adesso mi odierai per questo ma è ciò che ho deciso di fare
per salvare il mio matrimonio e soprattutto per salvare me.
Non dimenticherò mai i momenti passati insieme.
Sia al tempo del reality, sia in quel poco tempo che hai passato a casa mia.
Non preoccuparti per Emily. Le spedirò soldi ogni mese,
per il mantenimento e potrà venire da me ogni volta che vorrà.
Basta che tu mi faccia una telefonata.
So che anche Courtney si è affezionata a te
e ti prego di perdonarla se non ti ha detto che saremmo partiti.
Il fatto è che l’ho pregata io di non farlo.
Mi dispiace tanto.
Per sempre tuo                 
                                                     Duncan


La lettera finiva così. Non c’era neanche un accenno al pacco.
Posai la lettera sul tavolo e cominciai a togliere la carta che lo avvolgeva.
Diedi un ultimo forte strattone e lo aprì.
Rimasi quasi scioccata; dentro c’era il quadro di Monet.

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