If you want something go and take it

di londra555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Note: come avevo detto questo è il seguito di “more than words”, in realtà se qualcuno non l'ha letta non è proprio necessario farlo. Semplicemente non saprete mai come Kurt e Santana sono diventati amici! Volevo ringraziare coloro che mi hanno chiesto di pubblicarla, è dedicata a voi. Spero che vi possa piacere.

Buona lettura.

 

CAPITOLO 1

 

La giovane donna entrò con passo svelto nel teatro ancora semi vuoto, controllò per l'ennesima volta il numero stampato sul biglietto, anche se ormai lo conosceva a memoria, e si diresse verso la seconda fila al lato del corridoio sinistro. Prese finalmente posto nella comoda poltroncina di velluto rosso ma senza riuscire a rilassarsi. Si guardava intorno come a cercare qualcuno, in realtà aveva comprato quel biglietto sola e nessuno dei suoi amici sapeva dove si trovava in quel momento. Sapeva benissimo che sarebbero stati totalmente contrari. Ma lei aveva bisogno di vedere quello spettacolo. L'aveva atteso a lungo. Guardava il pubblico che prendeva posto, ascoltava il chiacchericcio allegro che si diffondeva nell'aria e aspettava. Finalmente le luci si abbassarono un attimo per indicare che lo spettacolo sarebbe iniziato a breve, tutti si sedettero in silenzio e il sipario si aprì. La musica partì nello stesso momento in cui la giovane donna chiuse gli occhi lasciando che le note l'accarezzassero. Sapeva cosa stava accadendo nel palco e adesso aveva paura, non voleva aprire gli occhi. Sentiva il cuore che le scoppiava nel petto, sentiva il sangue correre nelle vene impazzito, sentiva un forte senso d'oppressione nello stomaco. Aprì gli occhi piano e questi si fissarono immediatamente su una figura longilinea ma forte. Una donna bionda bellissima che si muoveva sensuale su quel palco. Era meravigliosa, ancora più bella di come la ricordasse. Erano passati quasi quattro anni dall'ultima volta che l'aveva vista.

Il resto dello spettacolo non riuscì a vederlo, seguiva solo i movimenti di quella ballerina meravigliosa. Ogni piccolo particolare. Il piegarsi sinuoso del polso, il muoversi brusco del collo, la concentrazione che si rispecchiava nei suoi occhi azzurri. Poi tutto finì quasi improvvisamente. Le luci si accesero e la compagnia di ballo si presentò per ricevere le acclamazioni e gli applausi meritati di un pubblico assolutamente estasiato da ciò a cui aveva appena assistito. La donna seduta nella seconda fila non riusciva a muoversi, fissava solo la prima ballerina che, con un enorme e rilassato sorriso, ringraziava il pubblico, ma poi i suoi occhi azzurri si mossero come richiamati da una forza misteriosa e si posarono su quella donna. Il sorriso si spense improvvisamente mentre il sipario calava sul palco. Quando finalmente riuscì a liberarsi dei complimenti e degli abbracci dei colleghi, la ballerina si precipitò in sala ma della donna non c'era traccia. Erano passati quasi quattro anni ma ancora sentiva il suo cuore lacerato.

 

Nel frattempo, la donna che aveva assistito allo spettacolo in uno stato di totale disordine interiore si trovava nella sua macchina. Stava appoggiata al sedile e stringeva il volante con forza. Non riusciva nemmeno a mettere in moto per tornare a casa, nonostante fosse l'unica cosa che volesse realmente. La vibrazione del suo cellulare che indicava una chiamata in arrivo la riportò almeno in parte alla realtà. Frugò nella borsa e l'afferrò al volo guardando il nome del suo migliore amico sul display. Premette il tasto per accettare la chiamata e sentì subito una voce allegra.

-Ehi finalmente rispondi! Si può sapere che fine hai fatto è tutto il giorno che ti cerchiamo!

-Io... io non sono a casa.- la sua voce era un sussurro rotto. Il tono del suo interlocutore cambiò immediatamente assumendo una nota più acuta che indicava una certa dose di panico.

-Santana, dove sei? Cosa è successo?

-L'ho vista Kurt.

Il ragazzo chiuse gli occhi e respirò profondamente, sapeva dove si trovava, l'aveva pregata di non andare a vedere quello spettacolo, almeno non da sola.

-Non è distante, non muoverti, veniamo a prenderti.

-Kurt?

-Dimmi San.

-Io credo che anche lei mi abbia vista.

 

Kurt guidava come un pazzo tra le strade semi deserte della periferia di New York, borbottava frasi incomprensibili tra se meritandosi occhiatacce dal ragazzo che gli stava seduto al lato e che stringeva nervosamente il sedile dell'auto.

-Kurt se ci ammazzassimo prima di arrivare non le saremmo di nessun aiuto.

-Perchè Blaine? Perchè?

-Come perchè? Come pensi di aiutarla da morto?

-Oh Dio, Finn esci da questo corpo!- disse sollevando gli occhi al cielo- Blaine, tesoro, mi riferivo a perchè non mi da mai retta! Lei mi chiede cosa deve fare e io le rispondo nella maniera più chiara possibile. E credi che lei faccia come le dico? No, mai! Mai, mai, mai! Ma allora perchè mi chiede consigli mi domando!

-Ma tu conosci Santana è fatta così! Avresti dovuto immaginare che sarebbe venuta!

-Blaine Anderson mi stai dicendo che è colpa mia?

-Insomma non proprio. Ma era prevedibile.

Kurt sbuffò rumorosamente mentre si infilava nel parcheggio del teatro e fermava la sua macchina al lato della ford dell'amica, catapultandosi fuori come un proiettile. Si accorse che Santana si era chiusa dentro e iniziò a sbattere i pugni contro il vetro perchè lei aprisse. La ragazza sollevò gli occhi lentamente e incrociò quelli dell'amico. Non aveva pianto ma la tristezza che vi si poteva leggere era peggio di tutte le lacrime del mondo.

-Sali in macchina con me, andiamo a casa mia. Ho portato Blaine perchè possa guidare la tua.

Blaine sorrise appena, se non fosse stato completamente sicuro che il suo fidanzato fosse totalmente gay sarebbe stato geloso.

Vide la ragazza infilarsi silenziosamente nel sedile al lato del suo ragazzo e con un sospiro triste si mise al volante mettendo in moto l'auto.

Kurt nel frattempo guidava in silenzio guardando la strada ma dedicando rapide occhiate alla donna seduta al suo fianco. Sapeva che, quando lei si trovava in quello stato, era inutile farle domande. Doveva solo aspettare pazientemente che fosse lei stessa a prendere l'iniziativa. A volte ci volevano ore. Durante tutto il viaggio gli occhi neri dell'amica fissaveno vacui il vuoto. Kurt avrebbe dato qualunque cosa per vederla tranquilla, sapeva quanto stesse male. Dopo tutto quel tempo non era ancora riuscita a superare il suo passato. O forse non voleva superarlo, continuando a punirsi per una cosa che non aveva mai fatto.

Finalmente giunsero a casa, Blaine posò un bacio sulla fonte dell'amica e un altro sulle labbra del ragazzo mentre augurava una buona notte ad entrambi per poi ritirarsi nella sua stanza e lasciarli soli.

-Ti preparo un te con la menta- disse Kurt.

-Grazie- Santana si lasciò cadere pesantemente sul divano, aspettando che l'amico tornasse con le tazze.

L'aroma della menta fresca iniziava a pervadere l'aria, aveva un effetto calmante.

-Mi vuoi dire perchè sei andata li da sola?

-Avevo bisogno di vederla.

-Si ma perchè sola?

-Tu mi avevi detto che non volevi andassi e che non mi avresti portata.

-Si, perchè non mi hai mai obbligato a fare cose contro la mia volontà prima d'ora, vero?

-Volevo solo essere sicura di aver fatto la scelta giusta per lei.

-E adesso sei sicura?

Santana sollevò gli occhi per incrociarli con quelli dell'amico, prese fiato cercando di far sparire quel dolore sordo che sentiva.

-Si, lei è meravigliosa. Ancora più brava di quanto potessi immaginare. Dovevi vedere come sorrideva felice al pubblico quando questo l'acclamava.

-Non è quello che voglio sapere. Sei sicura di aver fatto la scelta giusta?

-So cosa pensi, me l'hai detto anche quattro anni fa!- Santana quasi gridava.

-No, tu non mi hai dato modo di dirti cosa ne pensassi. Mi hai detto cosa avevi fatto quando ormai era troppo tardi.

-Lei non sarebbe mai partita se non l'avessi fatto!

-Il semplice fatto che lei sia una ballerina famosa e bravissima non significa che tu abbia fatto la cosa giusta! La scelta spettava a lei e invece hai scelto tu per entrambe.

-Non capisco perchè mi dici queste cose, sono passati quattro anni. Non si può tornare indietro.

Kurt la guardò con un'espressione dura nel volto, doveva aiutarla ma non sapeva come fare e quel ricordo era doloroso anche per lui.

-Se la pensi davvero così allora perchè soffri tanto?

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Note: eccolo qui il flashback! Lunghissimo! Grazie a tutti per i comlimenti! Grazie alle mie recensioniste preferite!! Ovviamente a chi ha già messo la storia tra le preferite e tra le seguite.

Buona lettura.

 

CAPITOLO 2

 

Quattro anni prima.

Dopo la vittoria alle nazionali e la fine del liceo tutti i ragazzi delle Nuove Direzioni si stavano preparando per le loro nuove vite che, necessariamente, li avrebbero allontanati. Santana camminava mano nella mano con un'allegra e saltellante Brit mentre si dirigevano nel bar vicino alla loro ormai ex scuola per vedere Kurt che aveva delle notizie sensazionali, o almeno questo le aveva scritto nel messaggio di un paio d'ore prima.

-San?

-Dimmi Brit.

-Posso prendere un gelato?

-Certo piccola, entra adesso così scopriamo perchè Kurt ci ha obbligate a uscire di casa con questo caldo.

Appena dentro si diressero verso il tavolino dove stavano seduti due sorridenti ragazzi.

-Kurt, passerotto. A cosa si deve questa paralisi facciale che deturpa i vostri volti?

-Ciao anche a te, Santana! Prima di tutto Blaine era un usignolo, quante volte devo dirtelo.

-Usignoli, passeri, piccioni, non capisco che differenza faccia. Aspettate vado a prendere un gelato per Brit altrimenti non si riesce a calmarla.

Pochi minuti dopo le due tornarono, la ragazza bionda cercava di mangiare un cono al cioccolato con risultati pessimi.

-Tesoro dovresti cercare di non spargerti tutto il gelato sulla faccia.

-Ma è così buono! Mi ricorda il sapore della tua pelle.

Santana arrossì violentemente e spostò il suo sguardo sul pavimento mentre Blaine e Kurt si scambiavano un occhiata divertita e cercavano di nascondere un sorriso malizioso.

-Si, ma siamo venute qui per voi. Quale sarebbe la notizia che vi fa essere tanto allegri?- chiese Santana cercando di mascherare l'imbarazzo.

-Siamo stati entrambi accettati alla New York University! Ci trasferiremo li con voi da settembre!

Santana sollevò lo sguardo felicissima per la notizia. Sapeva che quello era il posto migliore per proseguire gli studi e seguire lezioni di canto e recitazione che era quello che voleva fare l'amico. Lei aveva già deciso di matricolarsi nella facoltà di economia e sognava un futuro da squalo delle finanze, inoltre al suo fianco ci sarebbe stata Brit che aveva trovato una scuola privata di danza. Però l'idea di avere anche quello che era diventato il suo migliore amico, anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, la riempiva di entusiasmo. Così iniziarono a scambiarsi commenti su dove andare a vivere, discutendo se fosse il caso di prendere un appartamento per tutti. Poi, d'un tratto, il viso di Brit si illuminò come se si fosse appena ricordata una cosa importante e disse:

-L'altro giorno un boy scout mi ha contattata per un lavoro a Los Angeles.

Seguì un silenzio confuso, perchè quell'affermazione era decisamente troppo strana anche per lei, mentre tre paia d'occhi si fissavano su quel viso ancora sporco di cioccolato. La situazione era un po' surreale ma alla fine Blaine riuscì a riprendersi per chiedere ulteriori spiegazioni.

-Brit? Di che boy scout stai parlando?

-Oh ma di quello che c'era alle finali nazionali del glee!- rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre gli altri la guardavano con espressioni sempre più confuse.

-E questa storia del lavoro a Los Angeles?

-Dice che era li per cercare talenti. Il che è strano perchè io pensavo cercassero scogliattoli.

Un lampo di comprensione percorse i tre che la stavano ascoltando, decisamente non era un boy scout quello che l'aveva contattata, Kurt si voltò appena per guardare Santana e la vide sbiancare in modo preoccupante. Blaine provò a proseguire.

-Ma che lavoro sarebbe?

-Oh qualcosa come ballare. Ha detto che stanno cercando nuovi volti per una compagnia di ballo. E voleva che firmassi un foglio.

-Un contratto?- Blaine quasì urlava.

-Oh si credo di si.- rispose con un espressione imbronciata per il tono dell'amico.

-Ma... ma tu cosa hai risposto?- balbettò Kurt.

-Che vado a New York e non posso stare a Los Angeles perchè è troppo lontano!

-COSA?!- urlarono i tre allo stesso tempo.

Santana si alzò di scatto, prese la mano dell'altra e la trascinò via.

-Vieni con me. Torniamo a casa e mi spieghi bene cosa è successo.

 

Il giorno successivo Santana si trovava su una panchina all'ombra di un grande albero nel parco principale di Lima. Stava aspettando Kurt che, come al solito, era in ritardo. Guardava le famiglie che passeggiavano con i bambini e pensava.

-Ehi ragazzina. Che fai qui sola?

-Aspetto un tipo che è sempre in ritardo!

-Sei ingiusta! Questa volta sono arrivato con appena un quarto d'ora di ritardo!

-Kurt, pensavo fosse solo Brit a non riconoscere le lancette delle ore da quelle dei minuti! Dovrò dare ripetizioni anche a te.

Il ragazzo guardò l'orologio e si accorse che effettivamente aveva quarantacinque minuti di ritardo.

-Mi stai aspettando da tanto?

-Ovviamente no! Sono arrivata solo da qualche minuto, sapevo che saresti arrivato tardi.

Il ragazzo sbuffò per poi sedersi e passare una lattina di diet coke alla ragazza, accompagnando il tutto con un sorriso colpevole.

-Non potevi portarmi una birra?

-San non sono nemmeno le cinque del pomeriggio!

-Si ma fa caldo!

-E infatti la lattina è fresca! Possibile che ti debba lamentare sempre?

La ragazza lanciò un'occhiataccia omicida all'amico e poi aprì la lattina, restando in silenzio.

-Perchè non mi dici cosa hai scoperto?

-In realtà c'è poco da aggiungere rispetto a quello che abbiamo capito ieri. Per farla breve alle ultime finali nazionali c'erano diversi caccia talenti. Uno di questi si è totalmente innamorato, spero solo artisticamente, di Brit.

-Ma è meraviglioso non trovi?

-Già! Le ha offerto un contratto per una compagnia di ballo moderno che sta preparando uno spettacolo. Praticamente le pagherebbero tutto: casa, lezioni per migliorarsi, trasporti. Inoltre avrebbe un ruolo nello spettacolo da subito, anche se marginale, ma con enormi prospettive per la carriera.

-Insomma il sogno americano tradotto in realtà.

-Lo sarebbe se lei non avesse detto di no!

Kurt chiuse gli occhi. Era praticamente certo che Brittany non avrebbe mai accettato di andare dall'altra parte del paese e lasciare la sua ragazza a New York. Non dopo tutto quello che avevano passato l'ultimo anno. Poteva sembrare una ragazza ingenua e alcuni pensavano addirittura che fosse stupida ma, in realtà, sapeva benissimo cosa voleva e quali erano le sue priorità e questo era molto più importante di tutto il resto.

-Insomma ha preso la sua decisione allora. Di cosa ti preoccupi?

-Ma non è giusto! Non può perdere un'occasione del genere, potrebbe non ricapitarle mai più.

-Non puoi farle da balia tutta la vita! Saprà lei cosa la fa felice. San è stato terribile l'ultimo anno per voi. Ci sono stati momenti in cui pensavo davvero che vi foste perse. Alla fine è stata lei la più matura delle due.

Kurt guardava l'amica che si manteneva in silenzio. Questo non gli piaceva per niente. Santana Lopez così silenziosa poteva solo essere equiparata alla calma prima della peggior tempesta della storia. Un terribile presentimento prese lo stomaco del ragazzo.

-Cosa stai pensando?- chiese infine.

-Non posso lasciare che faccia il più grosso errore della sua vita.

-Cerca di non fare tu il più gosso errore della tua! Cosa vuoi fare?

-Ciò che è giusto.

-Santana non so a cosa di riferisci ma dovresti ormai aver capito che ciò che è giusto e ciò che è sbagliato non li puoi decidere tu. La vuoi smettere di vedere questa relazione come se fosse bianca o nera? Non è così.

La ragazza si voltò verso di lui con un sorriso raggiante. Sorprendentemente si allungò per posargli un bacio sulla guancia, forse per la prima volta da quando avevano creato questa amicizia strana, infine gli disse:

-Devo andare, tra dieci minuti devo essere da lei!

Il comportamento della ragazza spaventò Kurt che non riusciva a capire cosa fosse quella sensazione opprimente nel suo petto. Quando la vide alzarsi riuscì a chiederle di nuovo con un filo di voce:

-Cosa vuoi fare?

Lei si voltò, lo guardò negli occhi e gli rispose:

-Io la amo, Kurt. Vorrei dimostrarle quanto la amo.

Poi sollevò la mano per salutarlo e lo lasciò solo. Il ragazzo guardava la schiena dell'amica che si allontanava lentamente. Provò il fortissimo impulso di fermarla. Ma non lo fece, e questo sarebbe stato il suo più grande rimorso.

 

Santana si trovava davanti alla porta bianca di casa di Brittany. Prese un lungo respiro, temeva che sarebbe stato l'ultimo della sua vita, poi suonò il campanello. Il volto sorridente della donna che amava le apparve immediatamente davanti, sentì la sua voce che la salutava con entusiasmo e poi le si gettava al collo per poterla baciare. Santana chiuse gli occhi a quel contatto, avrebbe voluto che quel bacio, che lei stava per far diventare l'ultimo, durasse per sempre.

-San! Cosa vuoi fare stasera?- chiese Brit dopo essersi staccata e mentre le saltellava intorno.

-Io esco.

Gli occhi azzurri dell'altra si illuminarono.

-E dove andiamo?

-Non andiamo da nessuna parte. Io devo uscire ma non con te!

Lo sguardo deluso di Brittany la fece vacillare.

-Oh... e dove vai allora?

-Ho un appuntamento con un tipo che ho conosciuto poco fa al parco.

Brittany cambiò improvvisamente espressione, il viso rispecchiava la sua sofferenza interiore.

-Un appuntamento?

-Certo.

-Ma, San, noi due stiamo insieme.

Santana la guardò con espressione dura.

-Non avrai mica pensato che durasse per sempre?

Gli occhi di Brittany si riempirono di lacrime e, con voce rotta, riuscì solo a pronunciare un impercettibile si.

Santana distolse lo sguardo, sentiva che le stava spezzando il cuore, non voleva vederla perchè sapeva che altrimenti non sarebbe riuscita ad andare avanti.

-Beh ti sei sbagliata.

Poi voltandosi aprì la porta per andare via, ma la voce dell'altra la fermò.

-San, io ti amo. Non te ne andare.

Le ginocchia di Santana cedettero sotto il peso di quelle parole, non si voltò e cercando di trattenere le lacrime disse solo.

-Io amo solo me stessa.

Poi chiuse la porta e corse via.

 

Due giorni dopo si trovava ancora nel suo letto. In realtà praticamente aveva trascorso le ultime quarantotto ore senza muoversi dalla sua stanza. Poi dei forti colpi sulla porta di casa accompagnati da una voce familiare la fecero sobbalzare violentemente. Scese per andare ad aprire. Kurt si precipitò dentro come una furia, era rosso in volto e con gli occhi fuoi dalle orbite, le puntò un dito contro.

-Tu, razza di idiota! Si può sapere cosa hai fatto?

-Calmati Kurt.

-Calmarmi? Se tu avessi visto la tua ragazza ieri non staresti calma!

-Non è la mia ragazza!

-Si lo so! Me l'ha detto, certo tra un singhiozzo e l'altro! Sei contenta ora?

-Cosa dovevo fare?

-Darle la possibilità di scegliere! Te l'avevo anche detto!

-Non avrebbe mai fatto la scelta giusta.

-Perchè tu si? Guardati! Hai un aspetto terribile, credi che non si veda che hai passato gli ultimi due giorni a piangere come una fontana?

Santana sbuffò e distolse gli occhi da quelli dell'amico, questo la guardò prima di proseguire.

-Cambiati e sali in macchina.

-Dove vuoi andare?

-All'aeroporto prima che salga su quell'aereo per Los Angeles e prima che sia troppo tardi. San se la lasci partire non ti perdonerà mai!

-Troppo tardi? Lo è già. Credi che non abbia visto riflesso nei suoi occhi il momento esatto in cui le ho spezzato il cuore?

-Lei ti ama. Vai li, fermala e dille la verità. Devi dirle che tra le due la stupida sei chiaramente tu!

-Non posso Kurt. Lei diventerà una ballerina meravigliosa e sarà felice.

-Tu non puoi sapere cosa la renderebbe felice davvero. Stai facendo il più grosso errore della tua vita.

Santana si buttò tra le braccia dell'amico e riprese a piangere.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Note: scusate ieri non ho potuto pubblicare. Grazie mille per tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite e seguite. Un abbraccio per chi ha trovato il tempo e la voglia per recensire.

Buona lettura.

 

CAPITOLO 3

 

La mattina dopo Kurt si risvegliò con un terribile dolore al collo. Il che era ovvio visto che si era addormentato con Santana sul divano del suo appartamento. Si accorse subito che lei non c'era, si alzò con un gemito di dolore e prese un piccolo pezzo di carta che gli aveva lasciato sul tavolino.

Grazie per essere venuto a prendermi ieri. Sono in facoltà, ho lezione presto stamattina. Ci vediamo stasera per la cena del venerdì alla solita pizzeria. Saluta il merlo da parte mia.

Kurt sospirò rumorosamente e sollevò gli occhi al cielo mentre leggeva l'ultima frase poi sorrise e si diresse in cucina per prepararsi un caffè. Sapeva di essere solo perchè Blaine aveva un esame, quindi decise di rilassarsi mettendo su un po' di musica. Nello stesso istante in cui si sedeva davanti alla tazza di caffè bollente e ispirava l'aroma suonò il campanello. Il giovane guardò l'orologio, a quell'ora poteva essere solo il postino. Così si diresse tutto spettinato verso la porta e la spalancò con un sorriso gentile, che subito si trasformò in uno sguardo sorpreso quando vide che, davanti a lui, non c'era nessun postino.

-Ciao Kurt! Sei sempre uguale!

Il ragazzo spalancò gli occhi e poi il suo viso si aprì in un enorme sorriso.

-Non posso crederci! Non posso crederci! Cosa ci fai qui?

-Vengo per parlare con te.

-Entra Mike! Quanto tempo!

I due si abbracciarono con gioia!

-Siediti, vuoi qualcosa? Caffè? Succo d'arancia?

-Ehi calma, calma. Un caffè andra benissimo!

-Come sei arrivato qui?

-Rachel ha dato il tuo indirizzo a Tina!

-Tina! Come sta?

-Bene direi! Ci sposiamo tra tre mesi. Sono venuto per invitare te e Blaine al matrimonio!

-Ma è meraviglioso! E dove?

-A Lima. Ci sarà tutto il vecchio glee!

-Ho già detto che è meraviglioso? Ma che ci fai qui? Sapevo che stavi a Los Angeles.

-Sono qui perchè lavoro per Brittany.

L'atmosfera si fece tesa immediatamente. Kurt ebbe il sospetto che non fosse li solo per invitarlo alla cerimonia. Alla fine disse solo:

-Certo, ieri c'era il primo spettacolo a New York.

-Si, e da ieri notte Brit non fa altro che piangere. Perchè è venuta a vederla? Non le ha fatto già abbastanza male? Non è nient'altro che una maledetta egoista! Se penso a quello che abbiamo fatto per lei!

-Mike, non è come sembra.

-Dici? Come fai a difenderla ancora? Sai quanto tempo è stato necessario perchè Brit riuscisse a dimenticarla?

-Lo so, visto che Santana non l'ha ancora fatto.

Mike lo fissava con un espressione interrogativa che in altre situazioni avrebbe fatto anche sorridere.

-Ma è stata lei a lasciarla. E, a quanto sembra, per continuare a spassarsela con chi le capitava.

Kurt sbuffò. Figuriamoci, da quattro anni quella ragazza non aveva una relazione. Lui non metteva in dubbio che a volte si fosse portata qualcuno nella sua stanza ma quelle volte si sarebbero potute contare sulle dita di una mano. La famosa mangiatrice di uomini era scomparsa quel pomeriggio d'estate di quattro anni fa.

-Mike, nel suo modo contorto e incomprensibile Santana l'ha fatto per il bene di Brit.

-In che modo spezzare il cuore e calpestare i sentimenti può essere considerato fare del bene?

-Brit non voleva andare a Los Angeles, voleva venire qui. Ma San aveva deciso che era un'opportunità unica e che non l'avrebbe sprecata per lei.

-Mi stai dicendo che le ha mentito perchè accettasse quel lavoro?

-Credo che non ci sia un solo momento di ogni giorno in cui Santana non soffra per ciò che ha perso. In fondo è una forma di amore.

-Ma perchè è venuta a vederla ieri?

-Immagino per farsi del male. Si punisce tutte le volte che può. Sa di averle fatto male e farebbe di tutto per poter prendersi lei il dolore che le ha causato. Non voleva che nessuno lo sapesse. Dopo lo spettacolo era tanto sconvolta che non è riuscita nemmeno a tornare a casa da sola.

Kurt aveva appena finito la frase quando si sentì il campanello suonare insistentemente e qualcuno che batteva con vilenza i pugni sulla porta. I due amici si guardarono stupiti e poi Kurt si diresse sospirando verso la porta. Non fece in tempo ad aprire che Brittany si precipitò dentro casa come una furia, il padrone di casa ebbe la sensazione di un deja-vù rivedendo se stesso in quella figura rossa in volto e con gli occhi spalancati.

-Dov'è lei? Ho giusto un paio di cose da dirle!

-Calma Brit, non è qui.

-E tu cosa ci fai qui?- chiese rivolta a uno spaesato Mike.

-Sono qui solo per invitare Kurt e Blaine al matrimonio.- in fondo non era una menzogna, semplicemente ometteva alcuni particolari.

-Cosa è passato per la testa alla tua amica? Cosa ci faceva ieri?

-Brit per favore calmati. Voleva semplicemente vederti.

-Si ma non le è passato per la testa che io non volessi vedere lei?

-Non credeva che l'avresti vista!

-E con chi è venuta? Con qualche nuovo giocattolino per potergli raccontare di quella volta in cui ha spezzato il cuore alla prima ballerina dello spettacolo?

-Era li da sola e, Brit, vorrei farti notare che sono quattro anni che non ci vediamo!

La ragazza lo guardò negli occhi per un secondo poi gli saltò addosso e lo strinse forte a se.

-Lo so, scusa. Mi sei mancato!

Kurt sorrise e la strinse più forte.

-Incredibile sei diventata una stella!

Brittany sorrise allontanandosi da lui per guardarlo meglio.

-Tu invece sei sempre uguale! So che stai ancora con Blaine.- l'ultima affermazione fu accompagnata da un lampo triste nello sguardo.

-Si, adesso è all'università. Non mi sembri molto entusiasta.-commentò Kurt al quale non era sfuggito lo sguardo della vecchia compagna di liceo.

-Certo che sono felice per te! E' solo che...- ma non finì la frase, anche se l'amico capì al volo a cosa si riferiva. Troppi brutti ricordi. Forse era arrivato il momento di farle incontrare di nuovo. Magari quella testona di Santana sarebbe riuscita a non fare nessuno delle suoi colpi di genio, per una volta.

-Sentite ragazzi, oggi è venerdì e noi abbiamo la nostra solita cena nella migliore pizzeria di New York. Ci raggiungeranno anche Quinn e Rachel. Vi unite a noi?

Mike avrebbe accettato al volo quell'invito ma si limitò a guardare la sua collega, sapeva che la scelta spettava a lei.

-Ci sarà anche San?

Kurt si aspettava quella domanda ma non poteva mentire certo su una cosa così importante, quindi si limitò ad annuire. Brit guardò il pavimento e, mentre si mordeva il labbro inferiore con insistenza, soppesava le varie possibilità. Non era del tutto certa di sopportare la presenza di Santana per tutta una sera. Poi pensò che, in fondo, era arrivato il momento di superare quella parte del suo passato, l'altra l'aveva dimenticata.

-Va bene. Ma solo perchè ho voglia di rivedere anche Quinn e Rachel. E ci vediamo alle dieci, sai io sono qui per lavorare! E, a proposito di lavoro, ci sono delle novità che devo raccontarti!

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Note: ancora sto festeggiando il mio nuovo record di recensioni in un unico capitolo. Grazie per la fiducia a tutti. Quindi, senza indugi, nuovo capitolo!

Buona lettura.

 

CAPITOLO 4

 

Qualche ora dopo Kurt passeggiava nervosamente per la casa aspettando l'arrivo di Santana. Si trovava da solo e la tensione lo stava uccidendo. Quando sentì il rumore della chiave di casa che girava nella toppa fece un balzo per lo spavento. Santana, appena entrata, lo guardava con una faccia stupita.

-Ehi sembra che tu abbia appena visto un fantasma! Avrei dovuto suonare?

-Eh? No, no. Solo che ero sovrappensiero.

-E sei anche già pronto! Sei sicuro di stare bene?

-Certo! Perchè non dovrei star bene?

Il tono del ragazzo era decisamente strano e Santana gli dedicò un occhiata inquisitrice, tanto che a Kurt, per un momento, sembrò di essere tornato al liceo. Quasi la poteva vedere con la sua divisa da Cheerio che lo minacciava di morte. Sospirò rumorosamente e le disse:

-Credo che non saremo solo noi a cena.

Lo sguardo di Santana si indurì immediatamente, iniziò a camminare lentamente verso il malcapitato che, nel frattempo, aveva anche smesso di respirare.

-Credi?

-Si insomma, non lo credo più che altro ne sono sicuro.

Gli occhi dell'amica si socchiusero trasformandosi in due fessure nere.

-Chi verrà?

-Mike...

Santana iniziava a girargli intorno come uno squalo farebbe con la sua preda. Kurt sarebbe voluto essere in qualunque posto meno che li.

-E chi altri?

Il ragazzo fissò la porta come valutando se potesse scappare, ma l'altra parve leggergli la mente e gli si piazzò davanti bloccando sul nascere ogni tentativo di fuga.

-E... Brittany.

Santana spalancò tanto gli occhi che, per un attimo, Kurt riuscì a chiedersi se fosse possibile fisicamente che potessero uscire dalle orbite. Poi l'amica afferrò il colletto della sua camicia e lo strattonò con foga, mentre allo stesso tempo urlava.

-Cosa? Ma come? Quando?

-San ti prego non uccidermi! Sono venuti qui stamattina.

-Qui? Cosa voleva?

-Mike voleva invitarci al matrimonio con Tina.

-Ti sembra che, in questo momento, sia in vena di parlare di matrimoni?

-Brit ti cercava!

Lei mollò la presa e si paralizzò mentre fissava il nulla assoluto alle spalle dell'amico.

-Cercava me?

-Si, avevi ragione, ti ha vista dopo lo spettacolo.

-Cosa ha detto?

-Più o meno è entrata qui urlando e domandando cosa ti fosse passato per la testa.

Santana si passò una mano sul viso, aveva una faccia cadaverica.

-Cos'ho combinato? Ma perchè sono andata a vederla? Perchè non mi hai fermata?

Sul viso di Kurt si disegnò un espressione allibita, aprì la bocca per ribattere ma poi si trattenne. In fondo dire a Santana Lopez la frase “te l'avevo detto” equivaleva a firmare la propria condanna a morte. Si limitò pertanto a passare un braccio sulle spalle dell'amica e a sussurrarle:

-Andiamo, è arrivato il momento che vi rivediate. Potresti anche cercare di comportarti da adulta e parlarle!

-No, no, no! Io non vengo, ecco ho anche un po di mal di gola, vorrei evitare di ammalarmi.

-Santana ci sono quasi trenta gradi fuori.

-Va bene, dimmi tu. Cosa devo fare?

-Adesso tu ti tranquillizzi, poi andiamo a cena. A fine serata l'accompagni in albergo e parli con lei.

-Si hai ragione. Non vengo, torno a casa. Inventa una scusa.

-Ma io non ho detto questo! Davvero San, spiegami perchè mi chiedi consigli. Credo che sia uno dei più grandi misteri dell'umanità.

-Non sono pronta per vederla. Forse tra una ventina d'anni...

-Ti prego, per una volta nella tua vita dammi ascolto! Solo questa volta! Fidati di me.

-Va bene, vado a casa e prendo la macchina. E magari mi cambio, se la devo vedere voglio essere impeccabile.

Poi si sporse in avanti e, per la seconda volta nella sua vita, diede un bacio sulla guancia al suo migliore amico. Questo fu percorso da un brivido di terrore ricordando quando fu la prima volta, ma decise di non farci caso e la lasciò andare.

 

Poco più di un'ora dopo arrivò trafelato nel ristorante dove avevano appuntamento. Come al solito era l'ultimo, tutti si stavano già abbraciando e parlando animatamente. Sorrise guardando i suoi amici, abbracciò Rachel che gli saltò addosso, diede un paio di baci a Quinn che sorrideva felice. Poi si voltò e incrociò lo sguardo di Brittany che si avvicinò a lui e lo strinse a se.

-Ciao Kurt.

-Brit!

-Lei verrà?- lo chiese con una nota di speranza che fece sorridere ancora di più il ragazzo. Era evidente che volesse vederla.

-Certo, l'ho lasciata poco fa. Voleva cambiarsi prima di venire qui.

Il sorriso dell'altra divenne, se possibile, ancora più luminoso. Kurt buttò una rapida occhiata all'orologio e, di nuovo, ebbe un brutto presentimento. Era abbastanza strano che Santana fosse in ritardo, però scrollò le spalle e allontano quei pensieri mentre seguiva gli altri dentro il locale. Fece appena in tempo a sedersi che squillò il cellulare, lo prese e vide il nome di Santana sul display, fece un sorriso a Brit che lo guardava speranzosa e gli disse:

-Eccola, sicuramente si sarà persa.-poi accettò la chiamata e con tono allegro proseguì- Manchi solo tu! Per una volta sono arrivato prima di te.

-Kurt, non vengo.

-Tu cosa? San ti prego non farlo- si voltò per guardare Brit e notò un brusco cambio nel suo viso, sembrava essere rassegnata.

-Non ce la farei a lasciarla andare di nuovo. Non posso.

-San non di nuovo, non fare lo stesso sbaglio.

Ma era troppo tardi. La conversazine era già stata chiusa. Kurt imprecò dentro di se per poi voltarsi e guardare Brittany. Lei lo fissava con sguardo duro.

-Non verrà vero?

Kurt riuscì a mala pena ad annuire.

-Anche questa volta preferisce qualche sconosciuto appena incontrato a me?

Il ragazzò la fissò sorpreso, poi capì che lei doveva aver frainteso le sue parole. In fondo ancora non sapeva la verità. Ma questa volta almeno lui non avrebbe fatto lo stesso sbaglio, non si sarebbe portato quel rimorso per il resto della sua vita. Balzò in piedi e afferrò la mano dell'amica sollevandola.

-Non c'è nesuno sconosciuto e soprattutto non c'è mai stato. Vieni con me.

Trascinò la giovane ballerina, troppo sorpresa per oporre resistenza, sino alla macchina e la fece salire. Poi passò dalla parte del conduttore e mise in moto.

-Dove mi stai portando?

-A casa di San.

-Scordatelo, fammi scendere. Non voglio sorprenderla a letto con qualcuno.

-Brit ascoltami, prendi quelle chiavi che sono sul cruscotto. Sono le chiavi di casa di Santana. Se non ti apre lei fallo tu stessa. Fidati di me non la troverai con nessuno.

-Riportami indietro, non vuole vedermi.

-No quello che non vuole è perderti di nuovo.

-Kurt è stata lei a lasciarmi. Io sarei venuta a New York con voi. Lei ha preferito tornare alla sua solita vita e passare da un ragazzo all'altro!

-Non c'è stato nessun ragazzo, Brit. Parlale, strappale la verità. Dalle solo una possibilità ti prego.

Kurt fermò la machina, prese la mano della ragazza che si trovava al suo fianco e la strinse guardandola negli occhi.

-Sei sicuro che non la troverò con qualche bell'imbusto che ha appena conosciuto?

-Fidati di me.

-La luce è spenta. E se non fosse in casa.

Il giovane sbuffò e sollevò gli occhi al cielo.

-Sono sicuro che è li. Se la conosco bene sta piangendo seduta sul divano.

Brit lo guardò con aria interrogativa, poi scese dalla macchina mormorando un saluto e si diresse verso la porta.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Note: quante recensioni!!!! Mi sono collegata e ho deciso di trovare 5 minuti prima di andare al mare per non farvi aspettare troppo il nuovo capitolo.Grazie mille a tutti!!

 

CAPITOLO 5

 

Santana si trovava al buio seduta sul divano. Abbracciava le sue ginocchia sentendosi uno straccio. Gli occhi le bruciavano maledettamente e dovevano ormai aver assunto una tonalità di rosso preoccupante. Si sentiva in colpa. Voleva solo che tutto finisse, avrebbe voluto addormentarsi e non svegliarsi più. Dentro sentiva la voglia di rivedere la persona che si era trasformata nell'unico pensiero della sua vita, ma, allo stesso tempo, non voleva vederla. Questo scontro di sentimenti la stava lacerando internamente. Forse per questo quando sentì il suono del campanello sussultò violentemente e si spaventò tanto che, per un attimo, pensò che stava per avere un infarto. Sapeva benissimo che Kurt sarebbe arrivato, solo non l'aspettava così presto. Sicuramente voleva convincerla ad andare a quella dannata cena. Perciò incassò la testa e finse di non essere a casa, aspettando che l'amico si stancasse e se ne andasse solo. Il campanello suonò di nuovo. Santana fissò la porta indecisa se sbraitare qualche minaccia confusa per convincerlo a dileguarsi, decise che non ne aveva la forza. Quando sentì il rumore della chiave che ruotava per far scattare la serratura prese mentalmente l'appunto di riprendersela, si alzò in piedi e si diresse verso l'ingresso per poter sbattere fuori Kurt a calci. Ma quando vide la figura che aveva attraversato la porta e incrociò i suoi occhi tutto ciò che aveva pensato sparì immediatamente. Brittany era li, la fissava senza dire niente poi chiuse la porta facendo precipitare l'abitazione nell'oscurità più assoluta. Nel silenzio che seguì Santana riuscì a riprendere il controllo delle sue emozioni quel tanto che bastava per cercare di convincersi che si trattava, evidentemente, di un'allucinazione. Poi l'altra si mosse e, a tentoni, incrociò l'interruttore per poter accendere la luce. Decisamente non si trattava di un'allucinazione.

-San, hai un aspetto orribile.

Santana la fissava, dentro la sua testa si rincorrevano pensieri confusi. Speva che avrebbe dovuto dirle qualcosa, almeno invitarla a entrare. Poi la vide avvicinarsi lentamente, senza smettere di fissarla.

-Sono venuta per parlare.

Doveva rispondere, doveva obbligarsi ad articolare qualche parola. Quattro anni che non la vedeva e adesso stava li a fare a figura del Finn della situazione. Ma ancora non ci riusciva, aveva a bocca secca e lei continuava ad avvicinarsi. Vide che l'altra muoveva le labbra per parlare di nuovo.

-Mi sei mancata sai?

Santana stava perdendo il controllo, la vicinanza dell'altra la stava mandando totalmente in confusione. Sentiva il suo profumo che non era cambiato in tutto questo tempo. L'altra riprese a parlare, ma questa volta proprio non riusciva a capire cosa stesse dicendo. Si impose di concentrarsi, non poteva lasciarla parlare sola. Il suo sguardo andava dalle labbra della donna che aveva davanti, che continuavano a muoversi, agli occhi che avevano assunto un espressione interrogativa. Aprì la bocca per chiederle se potesse ripetere l'ultima cosa che aveva detto, ma dalle sue labbra non uscì nessun suono. Rimase qualche secondo immobile, poi i suoi occhi videro un movimento della mano dell'altra che aveva rinunciato a parlare, evidentemente si era accorta che era inutile, almeno per il momento. La mano si muoveva lentamente, quasi con timore e quando finalmente raggiunse la guancia di Santana, questa chiuse gli occhi e piegò il volto per ampliare quel contatto. Poi sentì l'altra mano che si posava poco sotto la sua gola, erano così vicine.

-Come ti batte il cuore.

Era inutile cercare di rispondere, così apri gli occhi e avvicinò il suo volto alle labbra dell'altra. Iniziò a baciarla lentamente e con dolcezza, aspettava da un momento all'altro che Brit si staccasse violentemente o che, nel peggiore dei casi, la schiaffeggiasse, ma questo non avvenne. Anzi le mani dell'altra iniziarono a danzare lungo tutta la sua schiena infilandosi sotto la maglietta per poi sollevarla e sfilarla via. Santana la spinse piano verso la sua stanza e la fece sdraiare sul letto. Brit fece appena in tempo a vedere che sul comodino c'era una foto di loro due giovanissime e felici, ricordava che quella foto era stata scattata subito dopo la vittoria delle nazionali. Poi chiuse gli occhi e si lasciò andare.

 

Qualche ora dopo Santana fissava il volto rilassato di Brittany che dormiva beatamente tra le sue braccia coperta appena dal lenzuolo. Lei non era riuscita ad addormentarsi. Sapeva che quei momenti sarebbero durati poco e non voleva sprecarli dormendo. Guardando le palpebre chiuse e quelle labbra che tremavano appena pensò che stesse sognando. Allora, con un sussurro, sicura che l'altra non potesse sentirla, le rivolse le prime parole dopo quattro anni.

-Ti amo.

Brittany spalancò gli occhi immediatamente mandando in frantumi quel poco di autocontrollo che aveva riguadagnato con tanta fatica, sentiva di nuovo il suo cuore impazzito.

-Avresti dovuto dirmelo quella sera. Invece di mentirmi.

-Te l'ha detto Kurt? Ho dovuto, non saresti partita.

-Non toccava a te scegliere.

-Guardati, sei meravigliosa, ti ho vista ballare.

-E ti sei mai chiesta se questa è la vita che volevo?

Detto ciò si mosse, alzandosi dal letto e cominciando a rivestirsi. Santana guardava i muscoli della schiena che si contraevano ad ogni minimo movimento, poi le chiese:

-Vai già via?

-Ti sei dimenticata che io vivo dall'altra parte dell'America? La trasferta di due giorni è finita. Ho un aereo tra quattro ore.- Poi si voltò a guardarla e proseguì- Hai qualcosa da dirmi?

Santana sembrava combattuta, lo sguardo vagava tra il volto della ballerina e un punto indefinito alle sue spalle. Alla fine si arrese e disse:

-Rivederti è stata la cosa migliore che mi potesse capitare. Brit spero solo che tu sia felice.

Brittany fece un sorriso quasi rassegnato, poi abbassò lo sguardo e annuì impercettibilmente. Si diresse in cucina prese un foglio e una penna e scrisse il suo indirizzo di Los Angeles, accompagnandolo con la frase “questo è il mio indirizzo, mi piacerebbe ricucire i rapporti con te. Scrivimi.” Poi aprì la porta e uscì pensando che, di nuovo, la stesse lasciando andare.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Note: come sempre niente da aggiungere. Grazie per tutte le recensioni che sono sempre positive! Siete troppo buoni! Questo capitolo mi piace abbastanza, perciò spero piaccia anche a voi.

Buona lettura.

 

CAPITOLO 6

 

Non appena sentì la porta di casa chiudersi, Santana si azò da letto. Si diresse in bagno per una lunga doccia calda. Voleva che l'acqua portasse via i suoi pensieri ma, purtroppo, ebbe l'effetto di ampliarli. Le cose in fondo non erano cambiate dopo questa notte. Brittany sarebbe tornata a Los Angeles e lei sarebbe rimasta li. Inoltre le aveva detto che l'amava, anche se pensava dormisse, e la risposta che aveva ottenuto le bruciava ancora sulla pelle. Certo non poteva aspettarsi niente di diverso visto come l'aveva lasciata quattro anni prima e che, per peggiorare la situazione, non aveva avuto la forza per presentarsi alla cena della sera prima. Ma, per un attimo, mentre la guardava rilassata tra le sue braccia, aveva creduto che un finale diverso sarebbe stato davvero possibile. Uscì dal bagno coperta da un semplice accapatoio rosso e si diresse in cucina per preparare un caffè nero e forte. La sua attenzione fu attirata immediatamente dal biglietto sul tavolo. Lo lesse con curiosità. La sua mente iniziò subito a pensare a ciò che significasse realmente. Davvero voleva semplicemente che le scrivesse? E se invece era un modo per dirle di raggiungerla? Sarebbe potuta andare a Los Angeles e provare a parlarle. Adesso che l'aveva rivista e riavuta per poche ore si era accorta che non poteva vivere senza di lei. No, quello che aveva fatto da quel lontano pomeriggio estivo era stato sopravvivere. Vivere era un'altra cosa. Forse, per poter stare insieme a lei, avrebbe potuto lasciare tutto e trasferirsi dall'altra parte del paese. Ma se invece si stava sbagliando? Se quello che voleva era una semplice amicizia con una persona che aveva significato tanto in passato. Santana fissava il pavimento e si mordeva nervosamente il labbro inferiore. Troppo vigorosamente dato che il sapore acre del sangue la riportò alla realtà. Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Aveva bisogno dei consigli del suo migliore amico. Prese il telefono e chiamò Kurt. Sapeva che a quell'ora era solo a casa, non l'avrebbe certo disturbato. Ma, incredibilmente, il telefono era occupato. Gettò il cellulare sul divano sbuffando. Doveva pensare con calma. Per un attimo pensò di andare a casa dell'amico, ma cambiò idea immediatamente, non se la sentiva di vederlo di persona così presto, le avrebbe fatto una serie infinita di domande di cui nemmeno lei conosceva le risposte e, guardandolo negli occhi, non avrebbe avuto vie di fuga. Decise di pasare il resto della giornata camminando avanti e indietro per casa, ascoltando una canzone a ripetizione e pensando alla notte precedente che, senza dubbio, era stata una delle più belle della sua vita, ogni tanto provava a richiamare Kurt ma il telefono era, stranamente, sempre spento. Nelle sue intenzioni questo avrebbe dovuto fare chiarezza tra i suoi pensieri, in realtà ottenne solo un gran mal di testa e, prima di crollare addormentata sul divano, decise che la mattina dopo sarebbe stata pronta fare una visita di persona al suo migliore amico.

 

 

Il giorno dopo Kurt vagava ancora mezzo addormentato per casa cercando di concentrarsi quel tanto che bastava per preparare il caffè. Blaine era uscito saltellante come sempre all'alba, quel ragazzo poteva sembrare fresco come una rosa anche dopo le nottate più impegnative. Lui, al contrario, se non aveva le sue otto ore di sonno si trascinava cadaverico per tutto il giorno. Stava ancora cercando di mettere la giusta quantità di caffè macinato nella caffettiera quando sentì il campanello e immediatamente la chiave ruotare nella toppa. Sorrise appena, poteva essere solo una persona e ci aveva messo solo ventiquattro ore per andare da lui. Senza neanche voltarsi la salutò:

-Buongiorno San, caffè?

-Si grazie, Blaine è già uscito?

Kurt piegò appena la testa per vedere bene l'amica. Era la prima volta che chiamava il suo ragazzo con il suo nome, a volte pensava che non lo sapesse proprio il nome! Decisamente era più grave del previsto.

-Certo, lo sai che esce all'alba.

-Ho provato a chiamarti ieri.

-Scusa ma ho il telefono rotto.- in realtà stava mentendo ma era una menzogna a fin di bene, doveva parlarle di persona.

La vide sedersi sul divano e giocare con il suo cellulare mentre aspettava il caffè. Decise di non dire niente, preparò le tazze e andò a prendere posto davanti all'amica. Sospirò beato mentre la caffeina lo risvegliava.

-Allora che ci fai qui a quest'ora? Non hai lezione?

Lei lo guardò stupita, possibile che stesse ignorando volutamente l'argomento Brittany?

-No nessuna lezione. Sono venuta per parlare con te.

Kurt mise su la sua migliore espressione “sono il tuo migliore amico, dimmi tutto” per poi dirle:

-Ma certo, cosa posso fare per te?

Santana era sempre più stranita, quell'atteggiamento la spiazzava, lei si era preparata a un'infinità di domande.

-Volevo ringraziarti per aver portato Brittany a casa mia.

L'altro fu scosso da un lampo di comprensione.

-Ma certo! Non preoccuparti, mi sembrava giusto darvi l'occasione di parlare.

-Tutto qui? Non mi chiedi niente?

-Insomma è evidente che non abbiate fatto nessun passo avanti visto che lei è partita e tu non l'hai fermata, di nuovo.

-Nessun passo avanti? Abbiamo fatto sesso.- Santana stava perdendo il controllo, non era per niente preparata a quella reazione.

L'altro sembrò valutare quell'informazione, poi sollevò le spalle dicendo:

-Si ma poi lei ha preso l'aereo. L'hai detto tu: avete solo fatto sesso. In ricordo dei vecchi tempi?

Santana era furiosa e cercava qualcosa nella borsa. Infine trovò il biglietto che Brit le aveva lasciato, lo porse al ragazzo. Questo buttò un occhio con sguardo scettico e poi le disse:

-Si vedo, vuole che le scrivi. Sono d'accordo le mail sono così impersonali.

Santana si bloccò di colpo.

-Come fai a non capire? Mi ha dato il suo indirizzo! Vuole che vada li!

Kurt roteò gli occhi e fece un gesto con la mano come a scacciare un insetto fastidioso.

-Figurati! Vuole che le scriva una lettera! Sai com'è Brit. Non vorrai andare li davvero? Credo che sia l'idea più stupida che abbia mai sentito. E se poi sta con qualcuno?

Santana si alzò come una furia.

-Questo è quello che pensi? Quindi secondo te cosa devo fare?

-Stare qui buona e cercare di andare avanti. Lascia perdere è ora che lo superi. Per una volta nella tua vita dammi retta!

La donna lo guardò con occhi di fuoco, poi si diresse a passo di marcia verso la porta, aveva afferrato la maniglia quando la voce di Kurt la raggiunse:

-Dove credi di andare?

-All'aeroporto. Prendo il primo volo che trovo.

Poi uscì sbattendo la porta.

Il volto di Kurt si aprì in un enorme sorriso, poi prese il cellulare e compose un numero cercando di calcolare mentalmente il fuso orario.

-Pronto?- rispose una voce assonnata.

-Scusa se ti ho svegliata.

-L'hai fatto per darmi buone notizie?

-Sta arrivando.

-Come hai fatto a convincerla?

-Ma è stato facile, semplicemente le ho detto di fare il contrario di quello che volevo facesse davvero!

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Note: allora... come sempre grazie a tutti. Vediamo cosa ne pensate di questo capitolo. Ci trasferiamo dall'altra parte degli USA, sperando che le cose cambino!!

Buona lettura.

 

CAPITOLO 7

 

Santana lanciava alla rinfusa vestiti dentro la sua valigia mentre sbraitava in spagnolo contro Kurt anche se quest'ultimo non poteva sentirla. Aveva chiamato poco prima per prenotare il primo volo disponibile per Los Angeles e adesso aveva un paio d'ore di tempo per raggiungere l'aeroporto. Chiuse la porta e si infilò nel taxi che l'aspettava. L'autista si voltò per sorriderle e intavolare una delle tipiche chiaccherate da viaggio, ma quando vide lo sguardo che quella ragazza gli dedicò decise che sarebbe stato meglio tacere. Non potè fare a meno di compatire la persona che aveva causato la furia di quella donna!

Arrivata all'aeroporto e constatato che era puntuale si diresse verso i controlli di sicurezza che superò senza inconvenienti. Poi si avvicinò al primo negozio che incontrò per comprare una qualunque rivista, in fondo doveva fare qualcosa in quelle sei ore di viaggio, sapeva che dormire le sarebbe stato impossibile e voleva avere qualche altra distrazione oltre che ascoltare tutte le canzoni della sua playlist. Afferrò la prima rivista patinata che incontrò senza degnarla di uno sguardo e si diresse alla cassa. La giovanissima cassiera le rivolse un sorriso di circostanza che si trasformò in uno sguardo stupito mentre le presentava il conto. Santana rimase un attimo interdetta ma subito lasciò perdere, aveva ben altre cose a cui pensare. Per esempio cosa dire a Brittany una volta arrivata laggiù. Mentre era immersa nei suoi pensieri sentì chiamare il suo volo, avrebbe avuto sei lunghe ore per decidere come comportarsi.

Arrivata al suo posto nell'aereo salutò gentilmente il suo compagno di fila, un uomo distinto, elegante nel suo abito grigio. Lui le sorrise a sua volta inclinando leggermente la testa a modo di saluto. Santana si accomodò con un lungo sospiro e aspettò in silenzio che il volo partisse. Ascoltò distrattamente le misure di sicurezza e poi chiuse gli occhi. Quando finalmente potè accendere il suo lettore, la prima canzone che partì fu Songbird. Era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. Lo spense immediatamente e decise che forse era meglio leggere. Prese la rivista e finalmente fissò la copertina. Quello che vide le fece immediatamente comprendere il perchè dello sguardo stupito della cassiera. Infatti stava fissando un uomo infilato sin sopra le ginocchia dentro l'acqua che teneva tra le mani un enorme pesce gatto. La rivista era ovviamente “pesca nei laghi”, la più venduta di tutti gli Stati Uniti sulla pesca in acqua dolce. Probabilmente anche l'unica rivista sulla pesca in acqua dolce, pensò Santana. Poi fissò di nuovo il grosso pesce e non potè fare a meno di pensare a Sam. La cosa la fece scoppiare a ridere. Il suo vicino si voltò verso di lei e gettò un'occhiata, poi, con voce profonda, indicando la copertina, le disse:

-Strana elezione per una donna come lei.

Santana si voltò senza perdere il sorriso, inclinò il capo e gli rispose:

-Diciamo che pensavo ad altro mentre la compravo.

L'altro allungò la mano per presentarsi.

-John Smith, piacere.

-Sta scherzando vero? Io sono Santana Lopez, ed è il mio nome vero.

L'uomo rise e le porse la sua carta d'identità.

-Ogni volta che mi presento mi dicono la stessa cosa. I miei non avevano molta fantasia!

-Non posso che darle ragione.

-Dammi del tu, Santana-questo è il mio nome vero-Lopez, non sono così vecchio come sembro.

Lei lo squadrò con un sopraciglio alzato e infine gli concesse:

-No, non sembri vecchio per nulla.

-Deve essere davvero importante.

-Cosa?

-La persona che ti ha distratto tanto da farti comprare questo mensile.

Santana fece una smorfia che poteva essere interpretata in mille modi diversi.

-Si, è la persona più importante di tutta la mia vita.

-Stai andando da lui?

Lei lo guardò un attimo, lo stava soppesando con quello sguardo.

-Sto andando da lei...

L'uomo non reagì in nessun modo, solo proseguì:

-Allora deve essere una donna meravigliosa.

Santana si sentiva stranamente a suo agio con quel John Smith, le sembrava così naturale parlare di lei.

-Lo è. Ma non sono sicura che potrà perdonarmi davvero, devo rimediare a un errore di diversi anni fa.

-Posso darti un consiglio?

-Prego.

-Dille solo quello che hai detto a me, che è la persona più importante della tua vita. E magari aggiungi che sei follemente innamorata.

-Non sono sicura che possa bastare.

John rise, poi la guardò negli occhi e le disse:

-Stai attraversando gli Stati Uniti per lei e hai uno sguardo, quando ne parli, che rischia di peggiorare il mio diabete. Basterà. Perchè non mi racconti tutta la storia?

-Perchè è lunghissima!

L'uomo guardò l'orologio, calcolò mentalmente e poi le disse:

-Ti propongo un patto: hai quattro ore e cinquantadue minuti di tempo per raccontare. In cambio ti accompagnerò dovunque tu voglia, ho la macchina nel parcheggio dell'aeroporto.

Santana sospirò, poi iniziò a raccontare.

 

 

L'aereo atterrò in una caldissima Los Angeles alle tre del pomeriggio. Dopo poco più di mezz'ora di macchina, John lasciò Santana davanti all'indirizzo che gli aveva dato. I due si salutarono amichevolmente consci che non si sarebbero mai più rivisti ma felici di aver diviso quel viaggio insieme.

La giovane donna si trovava davanti al portone di quella che sapeva essere la casa di Brittany. Prese un respiro profondo e si avvicinò al campanello. Poi tornò indietro. Era troppo agitata, decise di fare un paio di passi per calmarsi almeno in parte. A pochi metri dalla casa vide una panchina all'ombra di una palma e si sedette li, chiuse gli occhi per prendere dei profondi respiri e cercare un quella tranquillità interiore che da alcuni giorni aveva perso. Da quella distanza poteva vedere ancora la porta d'ingresso, prese coraggio e si alzò. Proprio in quel momento vide uscire da quella casa una donna alta, con capelli lunghi legati in una semplice coda, era poco più bassa di Brittany che l'accompagnava. Non riusciva a vedere molto altro da quella distanza. La donna sembrava indugiare poi fece un paio di passi ed allora, Santana, si rese conto che si tenevano per mano. Brittany sembrava non volerla lasciar andare, la tirò verso di se e la strinse forte e solo allora si separarono.

Santana rimase paralizzata, poi si sedette di nuovo nella panchina indecisa sul da farsi. Non doveva starci così male, doveva aspettarsi che l'altra si fosse rifatta una vita. Forse quello che veramente l'aveva colpita era che non si aspettava di trovarla con una donna, in fondo lei aveva sempre sperato di essere stata l'unica. Era il pensiero, forse infantile, che l'aveva tenuta a galla in questi anni ma adesso si era frantumato, così come quello che restava del suo cuore, davanti all'evidenza. Non poteva più andare da lei, non avrebbe potuto nemmeno guardarla. Allora prese il suo telefono e fece un numero. Appena il suo interlocutore rispose disse:

-Vorrei prenotare il primo volo disponibile per New York.

-Attenda un attimo. I voli sono al completo, il primo disponibile è domani alle 19.

-Sarebbe un'emergenza. Potrebbe fare qualcosa, sono disposta a partire a qualunque ora.

-Posso inserirla in lista d'attesa. Così potrei darle il primo biglietto che si libera. Ma dovrebbe aspettare in aeroporto.

-Sarò li in quarantacinque minuti.

-Perfetto. L'ufficio è al primo piano, al lato dei controlli di sicurezza.

-Grazie mille.

Santana chiuse la conversazione e fermò il primo taxi che vide. Poi si appoggiò con gli occhi chiusi maledicendosi mentalmente per essere stata così ingenua da credere che le cose si sarebbero potute sistemare, non era più possibile, non con un ritardo di quattro anni. I sui pensieri furono interrotti dallo squillare del suo telefono.

-Pronto.

-Eccoti! Allora sei già arrivata?

-Kurt, se non smetti di parlare con questo tono così allegro giuro che ti strappo le corde vocali.

-San? Va tutto bene?

-Benissimo.

-Noto una lieve punta di sarcasmo nella tua voce. Dove sei?

-Su un taxi.

-Ancora non sei arrivata a casa di Brit?

-Sto andando via da quella dannata casa. Vado in aeroporto, sono in lista d'attesa, salirò sul primo posto disponibile.

-Stai scherzando vero? Cos'hai combinato questa volta?

-Io? Niente! Lei non mi ha nemmeno vista! Ma io si mentre accompagnava la sua fidanzata e l'abbracciava.

-Fidanzata? Ma non è possibile! Quella non era nessuna fidanzata. Torna indietro!

-Esattamente quello che sto facendo, tornare indietro a New York, da dove non mi sarei mai dovuta muovere.

-Santana Lopez sei la persona più cocciuta che io abbia mai conosciuto.

-Ne parleremo appena arrivo. Vengo direttamente a casa tua.

Poi chiuse il telefono, ignara del fatto che Kurt stesse già componendo un altro numero.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Note: piccolo capitolo dedicato interamente a Brittany e, aggiungerei, interamente OOC. Ma non ditemi che non ci sta bene!

Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto ai preferiti, recensito e che, in generale, seguono la storia.

Buona lettura.

 

CAPITOLO 8

 

Brittany era sempre stata una persona adorabile, fin dai tempi del liceo. Certo alcuni la definivano stupida ma questo lo facevano solo le persone superficiali che non la conoscevano davvero. Chi davvero aveva avuto a che fare con lei la definiva semplicemente dolce e ingenua, meravigliosa nella sua unicità che si rifletteva nel modo in cui si rapportava e vedeva il mondo. Per queste ragioni se qualcuno dei suoi amici l'avesse vista a partire dal decimo di secondo dopo aver chiuso la conversazione con Kurt probabilmente non l'avrebbe riconosciuta. Effettivamente sembrava una furia mentre acchiappava le chiavi di casa e si buttava per strada fermando un taxi praticamente piazzandosi davanti e facendo prendere un colpo al povero autista che, a dire il vero, aveva appena finito il suo turno ma non aveva avuto il coraggio di dirglielo.

E la sua ira non si era calmata per tutto il tragitto tanto che quando scese dal veicolo, dimenticandosi di pagare, il taxista semplicemente ringraziò tutte le divinità, anche quelle di cui aveva anche solo sentito parlare, per essere ancora vivo.

Entrò come un ciclone e iniziò a percorrere tutto il piano terra dell'aeroporto, entrando anche nei bagni, prima di accorgersi che quella era l'area dedicata agli arrivi. Allora fermò il primo malcapitato per chiedergli, non proprio amabilmente, dove si trovasse la zona delle partenze nazionali. Il poveretto scattò sull'attenti come se si fosse trovato davanti il generale in capo di tutte le forze terrestri degli Stati Uniti mentre rispondeva, per poi tirare un sospiro di sollievo quando quella creatura bionda, di forma vagamente umana, lo lasciò andare senza staccargli la testa con un unico morso.

Decisamente non l'aveva fatta calmare nemmeno la corsa su per le scale, perchè certo non era dell'umore per aspettare un ascensore, e ovviamente il quarto d'ora passato avanti e indietro per gli arrivi alla ricerca della sua preda. Finalmente la vide da lontano mentre stava seduta vicino ai controlli di sicurezza con la testa tra le mani. Al contrario di quanto possa sembrare nemmeno la vista di quella ragazza chiaramente disperata che, in altri momenti, le avrebbe spezzato il cuore la fece tranquillizare. Al contrario iniziò a sentire il suo sangue che ribolliva pericolosamente e le pulsava nelle tempie. Fece gli ultimi passi correndo per poi fermarsi di botto davanti a Santana che, nel frattempo, aveva sollevato la testa e la guardava con gli occhi e la bocca spalancati. Brittany era decisamente molto alterata, insomma più onestamente era incazzata come un picchio e aveva un unico obbiettivo: dirle finalmente tutto quello che si era tenuta dentro negli ultimi anni.

-Tu, prendi un aereo e ti fai sei ore di volo per venire da me, illudendomi di nuovo che forse l'attesa valesse la pena, e poi che fai? Nemmeno mi parli! Vedi chissà cosa e salti alle tue solite conclusioni sbagliate! Non che siano più affari tuoi ma la mia amica Cindy ha appena divorziato ed è venuta da me per parlare, è questo quello che hai visto nascosta dietro chissà quale cespuglio.

Santana provò a ribattere debolmente:

-Ma io...

-No, tu niente. Avevi perso il diritto di dire qualunque cosa quattro anni fa. Ma io ti ho dato una seconda possibilità! E tutto per Kurt che ha fatto quello che avresti dovuto fare tu! E invece tu che fai? Te ne vai, di nuovo! Ma chi sei esattamente? Sogno ancora quella sera e tu che te ne vai sbattendo la porta! Ti ricordi cosa mi hai detto? “Io amo solo me stessa”. E la sai un'altra cosa? Io non ci riesco ad amare me stessa, se mi amassi veramente ti avrei già dimenticata. Invece l'unica persona che voglio sei tu e tu continui ad abbandonarmi, senza mai chiedermi cosa mi abbia mai reso felice.

Si fermò per riprendere fiato e fissò i suoi occhi sul giovane che era uscito dall'ufficio della compagnia aerea per consegnare il biglietto che si era appena liberato sul volo per New York a una sconvolta Santana.

-Eccolo li il tuo biglietto. Prendi quell'aereo e sparisci perchè io davvero non ne posso più. Non voglio più vederti, mai più, nemmeno nascosta tra il pubblico degli spettacoli. Non hai mai capito che se vuoi davvero una cosa devi andare a prenderla.

Poi si voltò di scatto e fece diversi passi per allontanarsi, si fermò come per un ripensamento e aggiunse:

-E comunque l'unica cosa che mi rendeva felice eri tu.

Se ne andò quasi correndo.

Santana fissò il biglietto che gli porgevano l'afferrò piano e si voltò verso i controlli di sicurezza. Troppo tardi, era riuscita a rovinare tutto, due volte. Non la voleva più vedere, le aveva detto, ed aveva ragione. Forse era arrivato il momento di lasciarla andare davvero, in fondo doveva esserci qualcosa di sbagliato in lei che la portava a boicottare la cosa più importante della sua vita. Si mise in fila con gli occhi chiusi e il biglietto in mano, sussurrando tra se:

-Cazzo Santana.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Note: pubblico subito il capitolo nuovo spinta dalle vostre recensioni e per evitare rappresaglie di willow! Grazie a tutti!

 

CAPITOLO 9

 

Il taxi correva veloce tra le strade stranamente poco trafficate. Santana aprì gli occhi per guardare che ora fosse. Sperava di arrivare in fretta, il cambio di fuso orario e lo stress emozionale accumulato iniziavano a passarle fattura. Avrebbe voluto trovare un posto tranquillo per dormire almeno un giorno intero, ma sapeva che i suoi problemi non sarebbero spariti. Perciò aveva deciso di affrontarli direttamente, senza darsi tregua e ovviamente c'era solo una persona che volesse vedere in quel momento. Il taxi accostò davanti alla casa e Santana scese pagando il taxista e salutandolo gentilmente. Poi si diresse verso la porta e suonò il campanelo, poggiò la fronte sul legno pregando tra se e se fa che sia in casa, fa che sia in casa. Dopo alcuni minuti si arrese all'evidenza: non c'era. Prese il telefono e digitò il numero di Kurt, aveva assoluto bisogno di parlargli, non poteva più aspettare. Ma prima che il ragazzo potesse rispondere una voce la fece sussultare.

-A quest'ora non è mai in casa.

Santana sollevò lo sguardo e lo incrociò con quello di un giovane che usciva dalla porta vicina.

-Già, vedo.

-Posso farle una domanda?

-Si e dammi pure del tu, mi pare che abbiamo la stessa età.

-Bene. Tu sei Santana?

Lei lo guardò con fare sospettoso, era sicura di non averlo mai visto prima.

-Si, ci conosciamo?

Il viso del giovane si aprì in un ampio sorriso.

-Io sono J.D., vicino di casa e amico di Brittany. Tu non mi conosci ma io praticamente si.

-Cosa vuoi dire?

-Brit appena può parla di te. E ti ho riconsciuta dalle foto che ha in casa. Certo eravate più giovani ma tutto sommato non sei cambiata molto.

-Parla di me?

-Continuamente. Anche se sempre con un sorriso triste. Sai speravo di vederti qui un giorno o l'altro.

-Dov'è adesso?

-Ha le prove in teatro. Aspetta, prendo un altro casco e ti porto io.

 

 

Appena arrivati davanti al teatro Santana scese dalla moto e riconsegnò il casco a J.D.

-Grazie del passaggio.

-Figurati, in bocca al lupo. Spero di vederti presto- gli rispose facendo l'occhiolino e ripartendo.

Santana si diresse verso l'ingresso del teatro dove fu immediatamente bloccata da un omone in giacca e cravatta.

-Dove crede di andare signorina?

-Devo vedere Brittany Pierce.

L'uomo rise prima di risponderle.

-Sono prove a porte chiuse.

-Senti scimmione è meglio che ti sposti. Tu non sai da dove vengo io.

L'uomo sollevò un sopraciglio con aria scettica.

-Vuole che finga di essermi spaventato?

-Basta che mi fai passare.

-Senta, le prove finiranno in quindici minuti. Se veramente deve vedere la signorina Pierce è meglio che l'aspetti qui, non posso davvero farla passare.

-Non è che c'è un uscita secondaria?

-Lei ha visto troppi film.

Così Santana uscì dal teatro sperando vivamente che quella sottospecie di primate non le avesse mentito. All'inizio camminò avanti e indietro, poi decise di sedersi su una panchina esattamente dalla parte opposta della strada. Aveva gli occhi chiusi cercando di fare mente locale per prepararsi un discorso che avesse un minimo di senso logico. Ci rinunciò quasi subito. Poi, dopo diverso tempo, sentì delle voci che provenivano dall'ingresso del teatro e la vide mentre scherzava con alcuni colleghi. Santana si alzò lentamente tenendo lo sguardo fisso sul volto sorridente della ballerina. A un certo punto quest'ultima si voltò e il suo sorriso si spense immediatamente. Questo non promette nulla di buono, riuscì a pensare solo Santana prima di rivolgersi a lei.

-Ciao.

Brittany la guardò per alcuni interminabili istanti senza dire niente. Poi un suo collega le si avvicinò e le disse:

-Noi andiamo al ristorante. Ci vediamo li?

-Si, cinque minuti e arrivo.

Nemmeno questo promette bene, continuava a pensare Santana. Quando furono da sole Brittany finalmente parlò.

-Cosa vuoi?

Tutte le frasi che aveva provato e riprovato si cancellarono immediatamente dalla sua testa, alla fine disse solo:

-Sono venuta a prenderti.

L'altra piegò leggermente il capo mentre la guardava con una delle sue espressioni indecifrabili, non sorrideva, il suo corpo non dava nessun indizio di ciò che le passava per la testa.

-Credo che sia troppo tardi.

Santana incredibilmente piegò le labbra in un sorriso ironico.

-Lo so perfettamente.

-Bene, allora devo andare adesso. Mi aspettano.

Mentre si voltava per raggiungere la sua auto parcheggiata poco distante Santana proseguì.

-So che è tardi. Ma questa volta non ti lascio andare.

Brittany si voltò incuriosita.

-Non dipende da te, non più. Questa volta la decisione è solo mia. Non ti darò altre opportunità. Questo è un addio.

Santana continuava a sorridere mentre la guardava.

-Un adiós no es despedida, por mucho que tu me digas, si laten dos corazones. Ti dico cosa farò. Domani torno a New York e preparo il mio trasferimento qui. Credo che mi accetteranno senza problemi nell'università. Poi mi troverò un piccolo appartamento vicino a casa tua e ti riconquisterò, anche se mi ci volessero anni perchè la mia vita senza di te non ha senso.

Brittany la guardava cercando di mantenersi seria anche se l'altra aveva visto un piccolo piegarsi delle labbra in un sorriso appena accennato ma subito bloccato.

-Chi ti dice che il mio cuore batte ancora con il tuo?

-Da quando capisci lo spagnolo?

Santana fece alcuni passi per avvicinarsi un po'.

-L'ho studiato in questi anni. Quindi ti trasferiresti qui per me?

Brittany finalmente stava sorridendo ma c'era qualcosa di strano. Non sembrava compiaciuta, più che altro si sarebbe potuto definire un sorriso divertito.

-Arrivo il prima possibile.

-Hai un posto dove stare stanotte?

-Troverò un albergo.

La bionda manteneva un espressione divertita, poi finse di pensare a qualcosa e le disse:

-A casa mia c'è un divano. Ti accontenti?

-Qualunque cosa per starti vicina.

La seguì verso l'auto. Il viaggio fu molto silenzioso. Brittany guidava con quell'espressione divertita mentre Santana fingeva di guardare il paesaggio ma, ogni pochi secondi, buttava un'occhiata a lei domandandosi se, magari, la stesse prendendo in giro. Poi scacciò quell'idea, sapeva che non avrebbe mai potuto farle del male.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Note: nuovo capitolo quotidiano! Piccola comunicazione di servizio... potrei avere difficoltà a postare domani e lunedì (soprattutto lunedì) ma non dipende da me, dipende da Madre Natura che ha deciso di mettere un bel po' di problemi al mio viaggio. Comunque, grazie a tutti per leggere e soprattutto per recensire!

Buona lettura.

 

CAPITOLO 10

 

Arrivate a casa, Brittany le disse che avrebbe ordinato qualcosa da mangiare visto che ormai la sua cena era saltata. Poi aggiunse che forse era meglio chiamare Kurt prima che si preoccupasse. Santana annuì leggermente poi digitò il numero. Subito sentì la voce preoccupatissima dell'amico che la fece sorridere.

-San! Finalmente, dove sei? State bene?

-Si, sono a casa di Brit. Immagino che sia stato tu a dirle dove mi trovavo!

-Certo testona, mi sembra evidente che da sola non sai fare niente! Mi hai fatto preoccupare a morte! Non riesco a dormire e sai come mi riduco senza le mie otto ore di sonno!

-Lo so, lo so!

-Blaine chiederà il divorzio per colpa tua.

-Ma se non siete sposati!

-Allora mi sposerà solo per poter divorziare!

-Sei fastidiosamente melodrammatico!

-Meglio che non ti dica cosa penso sia tu! Almeno sei riuscita ad aggiustare le cose li?

-Diciamo che ci sto lavorando! Ho una notizia per te, anche se credo che non ti piacerà del tutto.

-Oh Dio San, cosa hai combinato?

-Niente ancora. Ma ho deciso di trasferirmi a Los Angeles!

Santana sapeva che non l'avrebbe presa bene, in fondo erano inseparabili. Si erano aiutati in tutto, a essere sinceri soprattutto lui l'aveva aiutata. Quindi fu abbastanza sorpresa quando, dopo un secondo di silenzio, il ragazzo scoppiò in una fragorosa e genuina risata.

-Stai ridendo?

-Scusa scusa. Hai ragione tesoro. Deve essere la stanchezza e il nervosismo! Prendila come una risata isterica. Ora per favore mi passeresti Brit? Vorrei salutarla.

-Non sembra affatto una risata isterica! E un'altra cosa: chiamami ancora nella tua vita “tesoro” e giuro che sarà la tua ultima parola!- poi si rivolse all'altra ragazza che passeggiava per l'abitazione e le porse il telefono- Vuole parlare con te.

-Ciao Kurt!

-La mia ballerina preferita! Come vanno le cose?

-Direi bene!- rispose con un sorriso divertito.

-Quindi si trasferisce a Los Angeles per te! Era ora che si decidesse a lottare!- affermò per poi scoppiare di nuovo a ridere. Seguito immediatamente da Brittany, mentre Santana, che sentiva solo quello che diceva lei, la guardava in cagnesco.

-Brit sei un genio a non averglielo ancora detto! Quando pensi di dirgli tutto?

-Grazie. Volevo sapere sin dove poteva arrivare. Credo domani.

-Devo dire che se lo merita! Credo che adesso andrò finalmente a dormire. Qui è tardissimo. Cercate di dormire anche voi, non so se capisci cosa intendo!

-Oh non preoccuparti, lei dormirà in salotto sul divano.

Kurt sentì Santana che urlava di farsi gli affari suoi e sorridendo salutò per poi chiudere la conversazione.

Poco dopo arrivò il cibo cinese che avevano ordinato e si sedettero intorno al tavolo della cucina

-Allora, si può sapere cosa c'è di tanto divertente nel fatto che mi trasferisca qui?- chiese Santana un po' infastidita.

L'altra la guardò per poi dire semplicemente:

-Niente, diciamo che non ci crediamo finchè non sarai qui.

-Brit, non ti farei mai più una cosa del genere. Non posso stare senza di te.

La bionda la guardò intenerita ma non aggiunse altro, finirono di mangiare in silenzio. Poi una volta messo via tutto decise che era il momento di andare a dormire.

-San, il tuo divano è pronto. Sarebbe meglio se dormissi, in fondo hai fatto un lungo viaggio e non ti sei riposata. Così Santana si mise, un po' imbronciata, nel divano sperando che l'altra cambiasse idea e la invitasse nel suo letto. Invece Brittany apparve cinque minuti dopo per scoccarle un casto bacio sulla fronte ed augurargli la buona notte ignorando volutamente l'espressione speranzosa dell'altra.

Così Santana si ritrovò sola su uno scomodo divano letto a cercare di dormire. Si sentiva distrutta fisicamente, aveva un formicolio alle gambe e le braccia pesanti. Chiuse gli occhi imponendosi di riposare, ma non ci riusciva. Vedeva solo l'immagine di Brit e non era un pensiero che, in quel momento, potesse conciliarle il sonno. Pensò al loro incontro in aeroporto, se non fosse stato per Kurt lei a quest'ora sarebbe nel suo letto dopo aver buttato alle ortiche la sua ultima possibilità. La sua amicizia era la cosa più bella che le fosse successa nella vita, insomma la seconda cosa più bella. Iniziò a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, sino a ritrovarsi legata totalmente, come le succedeva da bambina quando aveva un incubo. Si liberò con fatica sbuffando e si mise a sedere con le mani nei capelli. Si sarebbe alzata, ma non per entrare nella camera del motivo della sua insonnia, assolutamente no. Aveva solo bisogno di un bicchiere d'acqua. Così si diresse in cucina, bevve direttamente dalla bottiglia e poi passò davanti alla porta chiusa della camera di Brit. Appoggiò entrambi i palmi su quel legno che sembrava scottare. Non poteva entrare, non voleva che l'altra pensasse che lei fosse interessata solo al sesso, non poteva permettersi di rovinare tutto un'altra volta. L'averla rivista l'altra sera le aveva peremesso di rendersi conto che per tutto questo tempo si era trascinata per la sua vita, sognando di poter aggiustare tutto. Allora decise di tornare sul divano. Si impose di rimettersi sotto le lenzuola. Le ritornò in mente lo sguardo divertito di Brittany e la risata di Kurt quando gli aveva comunicato la decisione di trasferirsi li. Questo pensiero la fece stare male, non capiva il perchè di quella reazione, era come se sapessero qualcosa che lei ignorava. Avrebbe torturato Kurt fino a quando non le avesse confessato tutto ciò che sapeva. Ovviamente pochi secondi dopo era di nuovo davanti alla porta chiusa della solita camera. Autocontrollo, autocontrollo pensava disperatamente. Poi prese la maniglia e l'abbassò piano, voleva solo guardarla dormire per un secondo. La vide nella penombra, era bellissima con quel viso tranquillo e rilassato. Si appoggiò alla porta per guardarla meglio, solo un minuto in più. Poi uscì di nuovo fuori. Valutò l'idea di farsi una doccia, gelida magari, ma l'avrebbe svegliata. Si sedette sul divano pensando che faceva proprio caldo. Non riusciva a credere di essere riuscita a mantenersi tanto tempo lontana da lei mentre adesso non riusciva nemmeno a dormire qualche ora pensando di averla li vicina. Forse un altro poco d'acqua l'avrebbe aiutata. Si sentiva la gola secca. Aprì di nuovo il frigo per bere e si impossessò della bottiglia. Si ritrovò davanti a quella dannata porta chiusa prima di potersene rendere conto. Forse avrebbe potuto sbirciare dentro un'altra volta, in fondo dormiva. Abbassò la maniglia e infilò la testa dentro. Sorrise appena mentre la guardava, appoggiò la testa alla porta e poi Brittany aprì gli occhi di scatto. Lei fece un balzo di mezzo metro.

-San vuoi deciderti a entrare?

-Scusa, non volevo svegliarti.- mormorò l'altra abbassando la testa con aria colpevole.

-Infatti non mi hai svegliata, semplicemente non mi hai fatto proprio addormentare! Credi che non ti abbia sentita rigirarti nelle lenzuola, camminare avanti e indietro, sbuffare e aprire il frigo.

-Scusa.

-Dai vieni qui. Immagino che tu non riesca a dormire perchè il divano è scomodo.- lo disse con un sorriso e un tono malizioso che Santana non le aveva mai sentito. Era cresciuta ma questo non la faceva essere meno adorabile.

Santana si buttò sul letto mormorando parole poco comprensibili che forse si sarebbero potute interpretare come un “più o meno”. Poi si voltò per incrociare il suo sguardo mantenendosi a distanza di sicurezza.

-Bene, io domani lavoro. Posso dormire o vuoi qualcosa?

L'altra deglutì troppo rumorosamente e poi semplicemente negò con la testa mentre la guardava con occhi spalancati. Brittany, invece, chiuse i suoi con un sospiro soddisfatto. Passarono diversi minuti. I problemi d'insonnia, se possibile, si erano accentuati. Santana sentiva il fortissimo impulso di allungare la mano per prendere quella della ballerina così vicina a lei. Ferma, non farlo, stai buona, cerca di dormire, la sua mente le dava tanti buoni consigli ma lei non riusciva a seguirli. Si sentiva come una ragazzina davanti al primo amore, poi realizzò che era esattamente così. A parte per la ragazzina. Decise che doveva comportarsi da persona adulta, perciò chiuse gli occhi e mosse piano piano la mano per toccare quella dell'altra. Questo si che è un comportamento adulto pensò fingere di dormire per avere un minimo di contatto, complimenti davvero! Quando finalmente, dopo diversi minuti, raggiunse la mano che tanto voleva stringere, si accorse che l'altra non aveva reagito. Forse si è addormentata, pensò mentre apriva lentamente un occhio per sbirciare. Oh Dio sta sorridendo! Poi vide le labbra che si muovevano per parlare.

-San?

Santana decise di mantenere il suo nuovo atteggiamento da adulta e sigillò le palpebre fingendo di dormire.

-So che sei sveglia...

Allora aprì gli occhi con un sospiro sconfitto e trovò quelli azzurri dell'altra che la fissavano.

-Non riesco a dormire.

-Si, lo vedo. Ti ricordi cosa ti ho detto in aeroporto?

-Che non volevi più vedermi?

Brittany si sollevò su un gomito e la fissò stupita.

-Certo che tu non hai proprio capito niente! Non ho intenzione di venirti incontro questa volta. Fa come vuoi.

Detto ciò si voltò dandole la schiena e allontanandosi qualche altro centimetro mentre Santana si insultava mentalmente in spagnolo. Finiti tutti gli insulti che conosceva, questo le aveva occupato diversi minuti, si voltò piano piano strisciando verso quel corpo che l'attirava come fosse una calamita. Appena fu abbastanza vicina le cinse la vita con il suo braccio sinistro e avvicinò le sue labbra al collo, poco sotto l'orecchio. L'altra si irrigidì, facendole capire che non stava certo dormendo, e il suo respiro si fece irregolare. Allora le sussurrò:

-Non posso cederci.

L'altra non si mosse, rimase ferma in quel contatto e rispose con un filo di voce.

-Cosa?

-Non posso credere di essere qui dopo quello che ti ho fatto.

-Sei qui perchè so che quando sei indecisa su qualcosa e devi scegliere se seguire la tua testa o il tuo cuore prendi sempre la decisione sbagliata.- si voltò di scatto facendo girare anche l'altra e poggiando un orecchio sul cuore di Santana, che nel frattempo cercava disperatamente di uscire, e proseguì- Lo senti? Perchè non fai quello che ti dice?

-Brit, voglio che tu sappia una cosa.- disse mentre la stringeva delicatamente quasi avesse paura che potesse rompersi tra le sue braccia. Vide l'altra che annuiva e prosegui- Io ti amo, non ho mai smesso d'amarti e lasciarti andare è stata la cosa più dolorosa, ogni giorno senza te era un lunghissimo addio. Non voglio trovare giustificazioni perchè non ce ne sono, ma tutto ciò che ho fatto era per te. Ogni mio respiro, ogni mio pensiero, ogni singolo istante.

Rimasero in silenzio diversi minuti. Ognuna, a suo modo, assaporava quelle parole che ancora alleggiavano nell'aria. Santana prese un respiro e riprese a parlare:

-Non voglio che tu mi risponda, non ancora almeno, perchè in realtà so di non meritare questa nuova occasione. Ma ti giuro che farò di tutto perchè tu possa perdonarmi davvero.

Brittany sollevò la testa per poterla guardare negli occhi, vide tanta tristezza ma anche una forte determinazione. Così le posò un bacio sulle labbra e ritornò ad accomodarsi sul suo petto per farsi cullare da quei battiti, mentre chiudeva gli occhi le disse solo:

-Domani vorrei svegliarmi tra le tue braccia.

Santana sorrise e la strinse più forte a se.

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Note: nuovo capitolo. Come sempre grazie a tutti!

 

CAPITOLO 11

 

Si svegliò d'improvviso accorgendosi di essere sola. Allungò la mano dall'altra parte del letto e lo trovò freddo. Lei doveva essersi alzata da tempo. Riuscì a concentrarsi per riuscire a leggere l'ora nella sveglia digitale sul comodino. Era tardissimo, non si ricordava di aver mai dormito tanto in tutta la sua vita, ma, in fondo, era comprensibile. Il suo corpo e la sua mente avevano estremo bisogno di riposarsi. Si alzò lentamente e, una volta resasi conto che Brittany non era in casa, si diresse in bagno per concedersi una doccia prima di mangiare qualcosa.

Finalmente ristorata e definitivamente sveglia, arrivò in cucina dove trovo un biglietto: sono in teatro, torno stasera. Ti ho preparato qualcosa per pranzo, devi solo scaldarlo. Ci vediamo dopo.

Santana si accorse di avere un sorriso abbastanza ebete disegnato sul viso ma non riusciva proprio a cancellarlo. Guardò di nuovo l'ora e vide che ormai erano quasi le due, decise per tanto di riscaldare il suo pranzo, pregando in cuor suo che Brittany avesse imparato a cucinare in questi anni. Sul tavolo della cucina trovò un giornale che, evidentemente non era stato ancora letto, e iniziò a sfogliarlo distrattamente mentre masticava. Era quasi arrivata alla fine quando una foto di Brittany e un lungo articolo sullo spettacolo attiro la sua attenzione. Iniziò a leggerlo sorridendo per la recensione entusiastica. Ma, quasi alla fine, qualcosa che lesse le fece spalancare gli occhi, la forchetta che teneva nella mano destra le cadde al suolo per poter afferrare il giornale con entrambe le mani. Poi lo abbandonò aperto sul tavolo e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. Non ci poteva credere. Tutti i pezzi del puzzle incassarono di colpo nella sua testa. Lo strano comportamento di Kurt, il sorriso divertito di Brit. Aveva ragione, le avevano nascosto qualcosa. Si fermò di colpo nel centro del salotto. Di nuovo, per l'ennesima volta nella sua vita, si trovava divisa tra ciò che le diceva la sua testa e ciò che le diceva il cuore. Si ricordava distintamente le parole di Brittany della notte precedente, ma non era sicura di quale fosse a cosa giusta da fare. Aveva sbagliato tante volte e adesso aveva solo paura di fare un passo falso. Resistette all'impulso di chiamare Kurt per dirgli che sapeva tutto, non voleva sentire la sua voce, aveva bisogno di prendere una decisione da sola. Testa o cuore? Chiuse gli occhi un attimo e respirò profondamente, quando li riaprì seppe cosa doveva fare. Prese la borsa controllando di avere i documenti e la carta di credito che le sarebbero serviti. Poi uscì da quella casa fermando il primo taxi che si trovò davanti.

Qualche ora dopo Brittany tornava stanca dalle ultime prove, era stata una giornata lunga soprattutto perchè voleva vedere Santana. Era incredibile quanto le mancasse. Le parole della notte precedente erano state come un balsamo su ferite mai rimarginate. Ballare poi le aveva permesso di sgombrare la mente e permetterle di pensare chiaramente. Adesso l'unica cosa che desiderava era spiegarle che voleva stare con lei, sempre. Inoltre avrebbe potuto dirle che non sarebbe dovuta andare a vivere a Los Angeles. Quando entrò in casa però tutti i pensieri positivi che affollavano la sua mente svanirono all'istante, c'era troppo silenzio. Qualcosa non andava bene. Sentì un piccolo nodo stingerle la gola. Non ebbe nemmeno la forza di chiamarla, sapeva che la casa era vuota ma, ugualmente, provò in tutte le stanze. Quando arrivò in cucina la sua attenzione fu catturata dalla forchetta nel pavimento e poi dalla sua foto sul giornale. Il nodo alla gola si strinse più forte quasi a impedirle di respirare. Lesse tutto l'articolo e chiuse gli occhi, che iniziarono a riempirsi di lacrime, disperata. Poteva immaginarla saltare alle sue solite conclusioni sbagliate. Prese il telefono e provò a chiamarla ma le rispose solo la segreteria. A quest'ora doveva essere già su un aereo di ritorno a New York. Pensando a quella città decise di chiamare Kurt.

-Ciao Brit. Almeno tu mi chiami visto che Santana non fa nemmeno finta!

-Kurt, c'è un problema.

Il ragazzo si accorse subito del tono disperato della donna e temette il peggio.

-Cos'è successo?

-Stamattina sono andata alle prove e l'ho lasciata a casa. Solo che nel giornale di oggi c'era un articolo sullo spettacolo e non lo sapevo.

-Non dirmi che ha scoperto che lasci la compagnia così!

-Ha scoperto anche che lo faccio per aprire una scuola di ballo a New York, spiegano anche che Mike sarà il mio socio. E io che volevo farle una sorpresa.

-No, non può essere. Dov'è adesso? Sei riuscita a parlarle?

-Sono appena tornata e lei non c'è, non aveva le chiavi quindi quando è uscita sapeva che non sarebbe potuta rientrare. E il telefono è spento.

-Pensi che sia andata via?

-Probabilmente ha preso il primo aereo che ha trovato.

-Cosa pensi di fare? Appena arrivo ci parlo io, insomma in fondo non è successo niente. Basta spiegarle.

-Entrambi sappiamo che è inutile. Si sarà sentita tradita e presa in giro e avrà pensato che la volessi solo ferire per vendetta. Non posso vivere con il terrore che lei scappi via da me per ogni cosa. Anche se pensa che sia la cosa giusta da fare.

-Brit per piacere non piangere.

-Lo so, solo pensavo che questa volta era tutto perfetto. Kurt, devo chiederti un favore.

-Qualunque cosa per te.

-Prenditi cura di lei.

-Non ti arrendere per favore.

-Aspetta hanno appena suonato alla porta, magari è il mio vicino.

Brittany si trascino per aprire e immediatamente si trovò davanti una sorridente Santana, ma il sorriso di quest'ultima si spense al solo guardare il viso della ballerina rigato di lacrime. Vide che stringeva il cellulare e pensò che la colpa di quella tristezza fosse la telefonata. Per un attimo vide tutto nero mentre una rabbia sorda saliva prepotentemente sino al cervello impedendole di pensare a nient'altro che a difendere quella donna. Le strappò il telefono e iniziò a sbraitare come un'ossessa.

-Senti un po' chiunque tu sia, sono appena arrivata e trovo Brit in un mare di lacrime. Tu adesso le chiedi scusa perchè io posso trovarti in qualunque...

-Santana?

-Kurt? Cosa le hai detto? Appena torno li giuro che questa me la paghi.

-Cosa le ho detto io? Sta piangendo per te! Ma cos'ho fatto di male per meritarmi Santana Lopez come amica?

-Per me? Ma cos'ho fatto?

-Non ti ha trovata a casa e ha pensato fossi andata via dopo aver letto l'articolo. Ma perchè te lo sto spiegando io? Parla con lei, no?

-Ah giusto.

Riattaccò il telefono senza salutare, del resto aveva cose più importanti a cui pensare. Guardò Brittany che stava immobile con quegli occhi pieni di lacrime e una mano davanti alla bocca. Non sapeva cosa dirle quindi la strinse forte a se sussurrandole parole di conforto per cercare di calmarla mentre le accarezzava dolcemente la schiena e la portava a sedersi sul divano. Passarono diverso tempo abbracciate senza dire niente finchè la ballerina si riprese per poterle dire:

-Pensavo fossi andata via. Hai letto l'articolo?

-Si l'ho letto. Perchè non me l'hai detto?

-Eri così tenera quando hai detto che ti saresti trasferita per me, avevo bisogno di sapere se, questa volta, facevi sul serio. Poi volevo farti una sorpresa! Ma quando non ti ho trovata ho avuto paura.

-Decisamente la sorpresa è riuscita!- affermò ridendo Santana, poi la guardò con aria inquisitrice- E Kurt lo sapeva! Da quando?

-Dalla mattina che mi sono precipitata a casa sua.- rispose con un sorriso colpevole.

-Devo confessarti una cosa.

L'altra deglutì con ansia e annuì affinchè potesse poseguire.

-Quando l'ho letto sono stata male. La mia testa mi diceva di scappare, che me l'avevi nascosto perchè non ti importava più di me. Per giocare con me e farmi soffrire come io ti avevo fatto soffrire. Ma il mio cuore mi diceva un'altra cosa.

Brittany la guardava incantata, sentiva un forte desiderio di sapere cosa dicesse quel cuore, sentiva che ne andava della sua stessa vita. Ma l'altra non proseguiva, all'improvviso sembrava indecisa, quasi timorosa, allora le chiese con un filo di voce:

-Cosa ti diceva?

Santana la guardò negli occhi mentre si mordeva il labbro inferiore, cosa che indicava un certo nervosismo.

-Perchè non lo chiedi direttamente a lui?

Brittany fu sorpresa e non sapeva bene cosa fare, poi lentamente sollevò la mano destra e la portò sul petto di una Santana che tratteneva il respiro da ormai troppo tempo. Quando il palmo della sua mano fu all'altezza del cuore dell'altra sentì come stesse battendo all'impazzata, ma la cosa che davvero la incuriosì fu la sensazione che ci fosse qualcosa di piccolo e freddo sotto la maglietta. I suoi occhi azzurrì non nascondevano la curiosità e cercarono quelli scuri dell'altra per sapere cosa doveva fare. Questa la incoraggiò con un lieve cenno del capo a proseguire. Allora la mano di Brittany salì sino a percorrere il collo scoprendo una sottile catena d'oro che, era sicura, la notte prima non c'era. La sfilò lentamente e vide cos'era quel piccolo oggetto. Un espressione stupita si disegnò sul suo volto per qualche secondo cercò di comprendere cosa significasse ma alla fine dovette cedere e chiese:

-Cos'è?

Santana si tolse la catena dal collo prima di spiegarle quello che, in fondo, sapeva già.

-Sono stata troppo a lungo senza di te. Se tu vorrai io, da questo momento, condividerò ogni singolo attimo della mia vita con te. Perchè io, senza te, non sono completa. Questo è l'anello con il quale vorrei chiederti di sposarmi.

Aveva pronunciato quelle parole lentamente, per fare in modo che l'altra le potesse assimilare in tutto il loro significato. Con la stessa lentezza le prese la mano sinistra per sollevarla, dandole tutto il tempo del mondo per allontanarsi e rifutare. Ma mentre la guardava negli occhi seppe che non sarebbe mai successo, poteva leggervi quella risposta positiva che le sue labbra non riuscivano a liberare.

 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Note: ultimo capitolo. Avrei un paio di cose da dirvi alla fine, perciò mettete la manina destra sul cuore e ripetete con me: arriverò alla fine del capitolo, lo giuro!

Allà voy!

Buona lettura

 

CAPITOLO 12

 

Sei mesi dopo.

Santana si domandava perchè l'universo ce l'avesse con lei. Fissava in cagnesco Kurt che le parlava incessantemente, da quelle che dovevano ormai essere ore, delle composizioni floreali per l'imminente matrimonio. Ovviamente si era offerto di pensare a tutto lui, ma non lo stava facendo. Chiedeva consiglio su tutto, adesso, per esempio, era indeciso tra sei tipi differenti di fiori di cui Santana non aveva mai sentito parlare sino a quel momento. Inoltre le sembravano tutti uguali, perciò aveva smesso di ascoltarlo circa cinque minuti dopo che aveva iniziato a sproloquiare se fosse meglio sciegliere una tonalita di bianco macchiata da un giallo ocra o da una terra tostata. Naturalmente la sua mente vagava per altri lidi, attualmente era impegnata a elencare tutti i modi che le venivano per sbarazzarsi fisicamente di quella creatura fastidiosa che si trovava davanti e che, per uno strano scherzo del destino, era anche il suo migliore amico. Aveva appena deciso che avrebbe scartato di metterlo al rogo come settantaquattresimo modo perchè avrebbe gridato troppo e lei non avrebbe sopportato tanto rumore. Kurt le mise davanti due fiocchi in raso perfettamente uguali, o almeno cosi sembrava a lei, probabilmente perchè potesse scegliere il più adatto alla sala dove si sarebbe svolta la festa. Santana gli rivolse l'ennesima occhiata omicida che lui aveva imparato a ignorare e la costrinse a sospirare mentre realizzava che non avrebbe mai potuto uccidere il suo testimone di nozze. Forse dopo il matrimonio pensò speranzosa, ma subito scosse la testa, in fondo, senza il suo aiuto, non sarebbe mai riuscita a riconquistare Brittany. Quella donna era la sua ragione di vita, il suo ossigeno, la sua passione, la sua...

-Santana smettila di pensare a lei per favore!

-Cosa ti fa pensare che stessi pensando a lei?- domandò infastidita.

-Ma per favore! Vuoi che non riconosca le tue espressioni? Ho visto il lento trasformarsi dalla faccia feroce che fai quando pensi a come liberarti di me a quella ebete che metti su quando pensi a Brittany!

-Io non ho nessuna faccia ebete!

Kurt sollevò gli occhi al cielo e sbuffò infastidito.

-Certo che hai una faccia ebete, la vedrai sicuramente rivedendo il futuro video del matrimonio mentre la guardi che si dirige verso di te- disse abbassandosi di colpo per schivare la borsetta che Santana aveva fatto passare a pochi centimentri dalla sua faccia.

-Kurt?

-Dimmi.

-E se sto facendo un errore? Lei potrebbe trovare di meglio. Ancora non posso credere che mi abbia dato una seconda possibilità.

-Veramente sarebbe una terza visto che si è dovuta precipitare in aeroporto. Comunque dovresti smettere di chiedermelo una volta ogni due ore. Contro tutte le logiche lei ti ama. Questo è quello che conta. Inoltre c'è un piano per impedirti che tu faccia qualcuna delle tue stupidaggini che solo tu classifichi come “meglio per lei”.

-Vuoi dire che lo farete sul serio?

-Certo! Tutti i ragazzi del glee si trasferiranno a casa tua la settimana prima della cerimonia. Sarai seguita 24 ore su 24 a turni per evitare che ti faccia prendere dal panico. Brit ci ha autorizzati a usare la violenza.

Santana sollevò gli occhi al cielo esasperata:

-Va bene, prometto che starò buona. Lo sai che sono una persona calma e riflessiva.

Kurt sollevò un sopraciglio mentre la squadrava con sufficienza:

-Si, come al matrimonio di Mike e Tina? Proprio riflessiva!

-Ancora? Ti ho detto che sono scivolata, non era mia intenzione!

-Certo, per caso avevi una caraffa di un litro di una sostanza, ancora sconosciuta, e ghiaccio. Sempre per caso stavi attraversando la pista da ballo. Naturalmente è un caso che tu sia scivolata proprio vicino a quel malcapitato che aveva appena chiesto a Brit di ballare facendogli la doccia con la suddetta sostanza.

Santana fece un mezzo sorriso colpevole, poi sollevò le spalle:

-Gli ho chiesto scusa, e poi non sarebbe successo se non l'avesse toccata in quel modo.

-San le aveva solo preso la mano per portarla nella pista da ballo! Ma cosa c'era in quella caraffa?

-Credo un misto di sciroppo di mirtillo, acqua e, mi pare, rum. Ah dimenticavo anche un mezzo barattolo di colla bianca che avevo trovato da qualche parte.

Kurt spalancò gli occhi come piatti e stava per dire qualcosa quando fu interrotto dallo squillare del telefono dell'amica, lei lo prese e disse:

-E' Quinn, sicuramente lei e Brit hanno finito in pasticceria- poi rispondendo proseguì- Vi prego venite a salvarmi da questo strazio.

Kurt guardava ancora i fiori che aveva davanti ma si incuriosì non sentendo più la voce dell'amica. Allora sollevò lo sguardo e si gelò. Vide Santana paralizzata con la bocca spalancata in un evidente espressione di terrore. Le strappò il cellulare dalle mani e quasi urlò:

-Quinn, che cosa è successo?

-Kurt, c'è stato un incidente. Brit. Non so come è potuto succedere, stava attraversando sulle strisce e invece quello non si è fermato.

-Come sta?

-Non lo so, non ci dicono niente. Portala qui, più in fretta che puoi. Deve vederla.

-Stai calma stiamo arrivando.

La corsa in taxi fu lunghissima, l'ospedale sembrava sempre lontano. Kurt cercava di tranquillizare Santana che stava rigida e fredda alla sua destra. Non aveva ancora detto una parola ma si poteva sentire il panico che pulsava appena sotto l'epidermide. Quando finalmente il taxi si fermò davanti all'ingresso i due amici si catapultarono su per le scale che portavano al grande ingresso. Santana si ricordò di un sogno ricorrente che l'aveva accompagnata quando ancora era bambina: lei correva lungo un asettico corridoio bianco, in fondo vedeva una porta enorme e lei voleva raggiungerla disperatamente, qualcosa di terribile era successo alla persona che si trovava li dietro. Ma, quando provava ad aprirla, la trovava chiusa, allora guardava attraverso un vetro opaco incastonato nell'anta destra. Vedeva solo una stanza quasi vuota a parte un letto al centro nel quale riposava una figura immobile che non aveva mai riconosciuto. Solo adesso sapeva chi fosse.

Infine arrivarono nella sala d'attesa della terapia intensiva, si ritrovarono catapultati in un mondo freddo, carico di tensione e di paure non espresse. Li videro Quinn che piangeva disperatamente contro il petto di Noah. Santana lo guardò negli occhi e, quando li vide venati di rosso e lucidi, crollò. Scoppiò in un pianto disperato che avrebbe consumato tutte le sue lacrime, mentre Kurt la abbracciava lei riusciva a sentire solo impotenza e dolore.

 

EPILOGO

 

Appena metto piede in quel prato so con certezza che è il posto perfetto per te. Il verde dell'erba, gli alberi, quell'incantevole specchio d'acqua, quel piccolo scorcio di New York che si intravede tra le foglie. Gli altri sono già qui, aspettiamo solo te mia piccola Brit e io vorrei prolungarla per sempre questa attesa. Mi avvicino per salutare i nostri vecchi compagni del glee. Ci sono tutti, impeccabili ed eleganti. Vedo da lontano Kurt, piange, quando incrocio il suo sguardo gli dedico un sorriso nervoso. Poi, prima che possa avvicinarmi di più, Artie mi si piazza davanti con la sua sedia e, nei suoi occhi, vedo che ti ha amata davvero. Forse per questo il nostro abbraccio è così forte e deciso perchè tu ci hai reso uguali. Puck mi viene incontro e mi abbraccia stretta, quasi mi soffoca. Anche tutti gli altri si avvicinano a me con gesti d'affetto, tanto che quasi mi scappa una lacrima anche se so di non averne più, le ho versate tutte in quel dannato ospedale. Mi accorgo che anche Berry piange e non posso nemmeno dirle di smettere trattandola male come farei di solito. Negli occhi di tutti leggo tante emozioni, ma credo che quella che prevale ancora è l'incredulità. Sollevo lo sguardo e vedo Mike, teso come un corda di violino, lo capisco: lui è il tuo migliore amico. Si trova un po' distante dagli altri già al lato dell'uomo che officerà la cerimonia, Tina lo guarda da lontano con sguardo innamorato ma senza avvicinarsi. Mi viene in mente la tua faccia felice al suo lato durante il matrimonio, quando gli hai fatto da testimone. Eri raggiante e, adesso, sembra che sia passata una vita. Mi avvicino anch'io e lo vedo che mi sorride per darmi coraggio, al mio fianco si avvicina Kurt, mi prende la mano e la stringe forte. Non so come avrei fatto senza di lui. Ma poi tutto succede in fretta: sento un rumore, sono due macchine scure che si sono appena fermate. In una ci sei tu. Vedo i tuoi che scendono abbracciati ed emozionati. Solo allora capisco che è tutto vero e riesco a pensare solo che ti amo disperatamente. Scoppio a piangere, pensavo di non avere più lacrime, invece mi sbagliavo, sono tutte per te. Per un attimo non posso fare a meno di odiarmi, per tutto il tempo che ho perso per paura, tutto sarebbe potuto essere diverso. Ma poi ti vedo, scendere dalla macchina aiutata da tuo padre che ti tende la mano e tutti quei pensieri spariscono nel nulla, non hanno più importanza perchè sei qui con me. Sei bellissima nell'abito bianco, anche se ancora si possono vedere i piccoli segni lasciati dall'incidente. Almeno io, che conosco la tua pelle meglio di qualunque altra cosa, li vedo. Avrei voluto aspettare ancora qualche tempo perchè ti potessi riprendere meglio. Ma hai insistito e io non credo che avrò mai più il coraggio di oppormi a qualunque cosa tu voglia. Perchè questo è un miracolo e non posso sprecarlo, perchè non solo tu mi hai dato una seconda possibilità, me l'ha data anche il destino. Non stacco i miei occhi dai tuoi che mi sorridi raggiante. Sento solo un brusio indistinto per tutta la cerimonia, non riesco a concentrarmi, ma non mi interessa, riesco solo a pensare a te. Kurt è costretto a tirarmi una decisa gomitata per ricordarmi di pronunciare il mio “si”, non mi ero accorta che eravamo arrivati a quel punto, ero persa nei tuoi occhi. Rispondo al tuo sorriso divertito mentre prendo la tua mano per metterti al dito l'anello. E adesso so con certezza che sarà per sempre.

 

FINE

 

NOTE FINALI: eccoci qui! Il famigerato ultimo capitolo! Non so se ha funzionato quello che volevo fare. Se mi avete odiato direi di si! Però considerate una cosa... vi ho colto di sorpresa! Altra cosa, di questo capitolo ci sono due versioni speculari ma opposte, ho scelto questa perchè l'altra era davvero troppo triste e perchè la prima pesona (e unica) che l'ha letto mi ha tirato dietro il tablet!! Spero vi sia piaciuto, magari fatemi sapere!

Grazie a tutti per seguire la storia! Besos.

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