●Notte Di Mezz'Estate

di LovelyHeart
(/viewuser.php?uid=127474)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dancing ***
Capitolo 2: *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 3: *** Lacrime ***
Capitolo 4: *** Festa ***
Capitolo 5: *** Wake Me Up When September Ends ***



Capitolo 1
*** Dancing ***


Capitolo 1

Sentirlo stringermi tra le sue braccia era una sensazione unica.
Sentivo un calore che mai nessun abbraccio in quindici anni di vita era riuscito a trasmettermi. Come se le sue braccia fossero fatte appositamente per ospitarmi, come se il suo petto non aspettasse altro che la mia testa vi si poggiasse. Lui mi cullava dolcemente, mentre l’aria si riempiva delle note di Dancing
Ondeggiavamo vicini da diverso tempo, da quando era cominciata quella gara a cui la mamma mi aveva spinta a partecipare, nella speranza che almeno per una sera mi divertissi e mi decidessi a togliere l’espressione arrabbiata che da quasi una settimana oscurava il mio volto.


Circa due ore prima, mia madre mi aveva intimato di andare in uno dei numerosi locali del villaggio, dove si sarebbe tenuta un’estrazione delle coppie che partecipavano alla gara. Avevo accettato solo per non sentirla lamentarsi della mia perenne timidezza, e comunque dopo essermi accertata che si trattasse solo di lenti, ero negata per tutti gli altri balli esistenti sulla faccia della terra.

Entrai nel bar e vidi un gruppo di ragazze sedute tutte sulla sinistra, mi avvicinai e mi sedetti cercando di passare inosservata.
I ragazzi erano seduti sul lato opposto del locale, e a ognuno di loro fu distribuito un numero a caso, a cui corrispondeva uno dei nostri. A me toccò il numero dodici. Poi, una alla volta, furono chiamate tutte le trenta coppie, formate da ragazzi e ragazze che difficilmente si conoscevano, ma che mostravano poco dell’imbarazzo che mi sarei aspettata. Io mi guardai intorno e scorsi un ragazzo alto e dai capelli neri che a sua volta si guardava intorno… Supposi che fosse il mio ragazzo e mi avvicinai chiedendo: “Dodici?”
Lui si girò a guardarmi, fissando dei grandi occhi verdi nei miei, mi sorrise e disse mostrandomi il numero: “Presente!” Io gli sorrisi a mia volta e gli tesi la mano, presentandomi: “Chiara”
“Tanto piacere, io sono Marco!” mi rispose lui, stringendomi la mano in una presa salda. Non potemmo dire altro, poiché un ragazzo venne ad attaccarci sulla schiena un foglio con il nostro numero e disse prima di passare ad un’altra coppia: “Iniziate ad andare fuori, la gara comincerà tra mezz’ora”
Non avevamo avuto altro modo di parlare, perché lui era stato chiamato da un altro ragazzo, che sembrava conoscere molto bene, e lo aveva raggiunto, tornando giusto un minuto prima che iniziasse la gara. All’inizio avevo legato le braccia attorno al suo collo ma mi ero tenuta un po’ a distanza, ma poi lui mi aveva sussurrato ad un orecchio: “Tranquilla, ti puoi avvicinare, non mordo” Io gli avevo sorriso e avevo messo in contatto i nostri corpi, che sembravano adattarsi l’uno all’altro. Nel momento in cui l’avevo fatto, una scossa aveva attraversato il mio corpo e quando avevo alzato lo sguardo verso di lui, l’avevo trovato a guardarmi con uno sguardo magnetico che mi dava i brividi. Mai avevo provato quella sensazione, per me era una situazione del tutto nuova, abituata com’ero ai brividi di disagio che non poche volte mi attraversavano il corpo…Ma questa volta non erano brividi spiacevoli, anzi.

Dopo un’ora durante la quale avevamo continuato a dondolarci, iniziai a stancarmi e istintivamente appoggiai la mia testa al suo petto. Lui non fece nulla per allontanarmi, perciò stetti lì ferma, cercando di rilassarmi e godermi il momento.

Canzoni e canzoni dopo spostai la testa per guardarmi intorno e notai che solo altre tre coppie occupavano la pista oltre alla nostra… Sbadigliai e mi chiesi che ore fossero… “Hai sonno piccola?” mi chiese il mio partner.
“Un po’” risposi con voce flebile, ancora stranita per la maniera in cui mi aveva chiamata. Lui sorrise e appoggiò il mento sulla mia testa, considerato che era quasi venti centimetri più alto di me.

Un’ora dopo, una voce microfonata ruppe la bolla incantata dove mi ero chiusa: “E anche la coppia 26 si è arresa, quest’anno la vittoria va alla coppia numero 12!!” Avevamo vinto?? Stavo sognando?
Marco mi strinse forte in un abbraccio, quasi a volermi dire che ciò che avevo sentito non era affatto un sogno, bensì la realtà. Un lungo applauso scrosciò su di noi e noi ci dirigemmo verso il gazebo dov’era stata collegata la console. Ricevemmo una medaglia per ciascuno, e una targa con cui ci fecero una foto.

Un quarto d’ora e diversi complimenti dopo ci allontanammo dalla folla e mi decisi a salutarlo: “ Marco, io andrei, i miei mi staranno sicuramente aspettando…”
“Va bene Chiara, mi ha fatto piacere conoscerti, spero di vederti ancora” Gli sorrisi e mi voltai, quando a un tratto lui mi richiamò e mentre mi voltavo a vedere cosa volesse sentii le sua labbra premere dolci sulle mie. Mi staccai qualche secondo dopo, guardandolo negli occhi. Lo vidi sorridermi per qualche attimo, poi si voltò e mi lasciò lì imbambolata mentre lo guardavo andar via. 


Angolo dell'Autrice

Ciao a tutti! Ieri sera non trovando niente da fare ho acceso il pc e la pagina di word mi ha supplicato di essere aperta... Di lì è nato questo capitolo,di una storia ancora in evoluzione, ma che spero susciterà l'interesse di qualcuno. Scrivere questo capitolo è stato semplice, ma da autrice di piccole storie so che per non tutti i capitoli è così, perciò vorrei almeno una vostra opinione per sapere se pensate che questa storia possa avere un futuro... Grazie a chiunque leggerà questo piccolo sfogo!

LovelyHeart

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Orgoglio e Pregiudizio ***


Capitolo 2

Quella notte dormii poco, ma per la prima volta da giorni mi addormentai con un sorriso che mi si stendeva sulle labbra. Mi aveva baciato! Avevo ricevuto il primo bacio della mia vita da un completo estraneo, ma era pur sempre il mio primo bacio, quello che mai più avrei dimenticato..!
Eppure, ancora non mi spiegavo perché l’avesse fatto… Per gioco? Perché era preso dall’euforia della vittoria? O perché mi trovava carina? Mai nessun ragazzo mi aveva fatto un complimento, considerato che non avevo un amico maschio dalle elementari, figuriamoci un fidanzato. A differenza di tutte le mie amiche non mi ero mai innamorata di nessuno, certo avevo anch’io fatto apprezzamenti su diversi ragazzi, ma nessuno fino ad allora mi aveva fatto battere il cuore… Ma ora… Avevo la testa piena di Marco, dei suoi occhi verdi e della sua dolcezza… Non riuscivo a dimenticare il momento in cui mi aveva chiamata “piccola”, né la scossa che avevo provato quando i nostri corpi avevano bruciato le distanze che li separavano e si erano adattati l’uno all’altro…

 
Il mattino successivo, quando mi recai nel salottino dove i miei mi aspettavano per andare a fare colazione, vidi mia madre guardarmi stranita, per poi alzare gli occhi al cielo come se stesse ringraziando qualcuno…
“Che c’è mamma? Perché mi guardi così?” Chiesi, curiosa di sapere il perché di quello strano comportamento.
“Stai sorridendo. S o r r i d e n d o. Non lo facevi da martedì scorso, il giorno in cui siamo partiti!!” Disse euforica.
Io sorrisi di più e andai a dare un bacio a mio padre che stava tranquillamente leggendo il giornale… Quando gli sfiorai la pelle lui disse: “Non si tratterà di un ragazzo, vero Chiara?” Io arrossii di botto e risposi: “Ma no papà, cosa dici..” Come diavolo aveva fatto a capirlo? Di solito non sono le mamme quelle con il radar? Va bene che la mia famiglia è tutto il contrario della normalità, ma proprio il mio geloso papà doveva scoprirmi? Sperai di averlo convinto, non avrei sopportato sentirmi troppo al centro dell’attenzione… Già il fatto di essere figlia unica mi rendeva doppiamente controllata, se avessero scoperto che mi ero innamorata avrei potuto dire addio alla mia libertà. Un momento! Innamorata? Come mi veniva di pensare una cosa del genere? In fondo non conoscevo Marco da neanche ventiquattr’ore…

 
Dopo colazione i miei decisero di andare in spiaggia, mentre io decisi che mi sarei fermata nel villaggio, vagando tra tutto ciò che la struttura aveva da offrire… Avevo trovato, non so come, una specie di area relax all’aperto che si divideva in due parti… Da una c’erano una ventina di sedie a sdraio con degli ombrelloni che evitavano al sole di accecare i clienti, mentre dall’altra c’erano una serie di tavolini su cui ci si poteva fermare a prendere qualcosa da mangiare o da bere vista la vicinanza del chiosco. Mi accomodai su una delle sdraio e continuai la mia ennesima rilettura di Orgoglio e Pregiudizio

“Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.”

Stavo giusto rileggendo la mia parte preferita del libro, quando ad un tratto sentii una mano calda sfiorarmi le spalle. Mi voltai, e vidi l’immenso sorriso di Marco… “ Ah, ma allora ci sei… Pensavo fossi ancora con Mr Darcy!” Disse ridendo, e io arrossii di botto, come facevo in non poche situazioni.
Visto che ancora non parlavo lui decise di prendere l’iniziativa e disse: “ Scusami per ieri sera Chiara, ti ho baciata e ti ho lasciata così senza neanche dirti una parola”
“Non preoccuparti, non è successo niente di grave Marco” Dissi, cercando di trattenere le parole che impetuose invadevano le mi corde vocali pronte ad uscire.
Lui annuì, ma continuò: “Comunque vorrei parlare con te, magari più che per qualche minuto… Ora devo scappare, lavoro come cameriere al bar e non posso trattenermi… Oggi pomeriggio possiamo incontrarci qui? Se non hai altri impegni!” Mi chiese con una faccia che mi implorava di essere libera… “Va bene, ci vediamo alle cinque qui” dissi con un sorriso caloroso… Questa volta era stato il mio cuore a parlare, e non il mio cervello che ora mi ordinava di mordermi la lingua e di torturarmi le labbra presa dall’agitazione. Lui sorrise felice e si allontanò velocemente, prendendo un vassoio e girando per i tavoli… Io mi raggomitolai sulla sdraio iniziando a maledirmi per aver accettato… Ma cosa avevo nella testa al posto del cervello? Acqua fresca? Sperai vivamente di non pentirmi di aver fatto parlare l’istinto e tornai ad Orgoglio e Pregiudizio. Senza però riuscire più a concentrarmi. 


Angolo dell'Autrice

Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo,sono felice che il primo vi sia piaciuto e spero di trovare anche per questo i vostri pareri,così come è stato per il precedente. Ringrazio tanto chi ha recensito,davvero mi fate felicissima!
Aspetto i vostri commenti,un bacione.

LovelyHeart

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lacrime ***


Capitolo 3

Oh insomma non potevo stare così per un ragazzo che era praticamente un estraneo! Erano due ore che stavo seduta sul letto della mia camera di fronte a un armadio stracolmo di vestiti mentre facevo scorrere gli occhi da un’anta all’altra, sbuffando perché non trovavo niente di adatto! Nell’ultima mezz’ora avevo provato una ventina di vestiti tra gonne e shorts, top e magliette senza trovare niente che mi soddisfacesse.

La mamma si era affacciata più di una volta, ma si era limitata a guardarmi in silenzio, cosa strana per lei. Forse aveva capito cos’avevo, tornando indietro di una ventina d’anni, oppure dovevo avere un’espressione talmente scura che aveva preferito non farmi scoppiare.

 
Alle cinque in punto ero seduta ad uno sgabello del bar con le gambe fasciate in un paio di shorts di jeans. Ai piedi avevo le mie fidate converse e il tutto si completava con una canotta blu notte. Nell’attesa ordinai una granita, mentre continuavo a pensare a cosa mi avrebbe detto… Non mi ero mai trovata in una situazione del genere e l’ansia che mi attanagliava non era certo d’aiuto… Nemmeno la granita riuscì a togliere l’arsura dalla mia gola.

Nonostante la mia lentezza nel gustarmi la granita la finii velocemente, o almeno prima del suo arrivo. Pensai di aver velocizzato i miei soliti tempi, ma in realtà, dando un’occhiata al cellulare mi resi conto che erano passati tre quarti d’ora dall’appuntamento che Marco mi aveva dato. Mi guardai intorno, sperando di vederlo spuntare da uno qualsiasi degli angoli che mi circondavano, ma ovviamente la fortuna non fu dalla mia parte. Ormai stanca, mi allontanai e senza accorgermene finii sulla spiaggia Me ne resi conto quando sentii l’infrangersi delle onde sulla battigia e mi allontanai di poco, quanto bastava per non bagnarmi le scarpe. Proseguii in silenzio, persa nei miei pensieri fin quando sentii delle voci farsi sempre più vicine… Alzai lo sguardo e vidi un gruppo di ragazzi e ragazze, alcuni sdraiati su dei teli, altri intenti a farsi scherzi in acqua e altri ancora nel bel mezzo di “coccole da fidanzatini”. Mi avvicinai un po’ e riconobbi Marco seduto sulla sabbia… Sorrideva e scherzava con i suoi amici, quando una ragazza bionda gli si abbarbicò sulla schiena e gli coprì gli occhi, dicendo: “Indovina chi sono..?”

Lui rise e disse: “Lù, scendi, sei pesante!”

Lei scese, gli diede uno schiaffetto e disse: “Stronzo!” e poi si mise a ridere anche lei. Lui si alzò e l’abbracciò, con un abbraccio che mi fece male al cuore… Non potevo essere io quella che stringeva tra le braccia?? Non potevo essere io quella che scherzava con lui e che si poteva permettere di fare tutto? Aveva disertato il nostro appuntamento per stare con lei??

Una lacrima mi scese dall’occhio destro, e fu subito seguita da un’altra che cadde dall’occhio sinistro… Inconsciamente corsi via, ma feci in tempo a vedere un ultimo scambio di effusioni… Un tenero bacio che lei gli posò al limitare guancia, all’angolo della bocca… Un bacio che mi fece tremendamente male.
Corsi come non avevo mai corso in vita mia, e riuscii ad arrivare al mio appartamento senza per fortuna incontrare nessuno. Entrai e fui felice di non trovarvi nessuno, non avrei sopportato di trattenere le lacrime per dare spiegazioni ai miei genitori… Mi abbandonai sul letto, lasciandomi sopraffare dai singhiozzi, che trattenni a stento solo quando, a tarda sera, sentii i miei rientrare e mia madre affacciarsi a controllare che fossi nel mio letto. Appena la porta si richiuse un nuovo fiotto di pianto mi colse e mi tenne sveglia per tutta la notte. 


Angolo dell'Autrice

Salve a tutti! Vi ringrazio per le vostre recensioni che mi fanno sempre immensamente piacere! Spero che anche questo capitolo vi spingerà a farmi sapere cosa ne pensate, anche se ho la sensazione che vi deluderà. Spero non sarà così, ma comunque lasciatemi leggere i vostri pensieri e le vostre impressioni al riguardo... Anche consigli, se ne avete! Grazie, un bacio

LovelyHeart

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Festa ***


Capitolo 4

“Adesso basta!” L’urlo di mia madre riecheggiò nella piccola stanzetta che mi ospitava ormai da giorni, oltrepassò la barriera di coperte e cuscini che mi ero costruita e rimbombò nelle mie orecchie.
Alzai la testa quel poco che mi bastava per fissare gli occhi in quelli di mia madre, giusto in tempo per guardarla mentre iniziava a dire: “Sono giorni che te ne stai chiusa in questa stanzetta, resti rintanata in quel letto alzandoti solo per andare in bagno o mangiare qualcosa quando ti costringo. Finora sono stata paziente e ho aspettato che ti riprendessi o che almeno venissi da me a spiegarmi cosa ti era successo… Ma niente, tu non hai fatto niente. Sono sei giorni che sei in questo stato vegetativo, ora pretendo di sapere cosa ti è successo!”
Io la guardai come se non capissi cosa stesse dicendo, e in parte era così. Non riuscivo a trovare le parole per esprimere quello che sentivo. Lei mi fissò ancora per qualche minuto, sospirò pesantemente e disse: “Aspetterò che sia tu a voler parlare, ma comunque oggi uscirai da questo stato… è l’ultimo giorno che passiamo qui, e stasera c’è la festa di fine estate, e tu ci verrai mia cara, stanne certa!” Detto ciò uscì dalla mia stanza lasciandomi nella certezza che non avrei potuto passare la serata nel mio pacifico lettuccio, a meno che non avessi desiderato finire in guai che al momento non avevo nessuna voglia di sopportare.

Tornai con la testa sotto le coperte abbracciando il mio cuscino che in quei giorni aveva accolto lacrime e pugni senza mai lamentarsi…Forse avrei dovuto dargli un po’ di tregua…
Mi alzai e andai in bagno a sciacquarmi il viso… Cercai di evitare lo specchio, ma era inevitabile fissare il mio riflesso in esso vista la posizione di quest’ultimo. Profonde occhiaie segnavano i contorni dei miei occhi, che erano pieni di venature rosse… Le sopracciglia erano scomposte e i capelli completamente disordinati… Ero stravolta!
Mi rassettai alla meglio, buttai il pigiama in un angolo e mi tuffai sotto la doccia… Il mio strumento rilassante personale! Vi rimasi per molto tempo, poi mi asciugai i miei capelli mossi e andai in camera a cercare qualcosa da mettere… Fissai con astio il mio eterno nemico, che non mi offriva mai ciò che desideravo, quando la voce di mia madre attraversò i muri, arrivando fino a me:
“Chiara, ti stai preparando?? O devo venire io a vestirti come una bambola?” Oddio, tutto ma  non questo! Mia madre sarebbe davvero stata capace di vestirmi come una bambola! Presi un jeans e una maglia a maniche corte bianca, un paio di sandali bassi dello stesso colore e li infilai velocemente, appoggiandomi poi allo stipite della porta, in modo che mia madre vedesse che ero pronta.
“Cara, finalmente, da quanto tempo non ti vedevo così tirata a lucido!” Disse mio padre ridendo sotto i baffi, ma smise subito vedendo che nessuna delle sue donne aveva voglia di ridere.
“Andiamo, e mi raccomando, non facciamoci conoscere combinando disastri” disse mia madre guardandomi con aria da rimprovero. Io non risposi, mi limitai a seguirla fuori in silenzio.

 
Un’ora, un succo e molta noia più tardi mi sentivo talmente a disagio che desideravo con tutto il cuore essere rimasta a casa.
Mia madre era impegnata in una fitta conversazione con altre signore, le quali si vantavano delle loro ricchezze, dei fidanzati delle loro figlie e del loro parentado che faceva invidia a quello di una contessa.
Mio padre invece era in giro con due o tre suoi amici, e tra non molto avrebbe partecipato ad una partita a carte, perciò non potevo contare neanche su di lui per accelerare il trascorrere della serata.
Dissi a mia madre che andavo a fare un giro, lei mi guardò storto, ma non disse nulla, perciò mi incamminai e finii in un punto più tranquillo, dove la gente iniziava a diradarsi e la musica si disperdeva… A un tratto sentii una mano sulla spalla e mi voltai di scatto… Era Marco.

“Ehi, che fine hai fatto in questi giorni? Io e te dovevamo parlare, non ricordi?”  


Angolo dell'Autrice

Visto che era già scritto,ho deciso di pubblicare presto questo nuovo capitolo... Come pensavo, lo scorso capitolo non è piaciuto a molti, poichè in pochi avete recensito,ma quelle poche recensioni mi hanno fatto piacere... Dubito che questo vi piacerà, ma spero,come sempre, che voi mi lasciate la vostra opinione. Un bacio

LovelyHeart

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Wake Me Up When September Ends ***


Capitolo 5
 
As my memory rests

But never forgets what I lost

Wake me up when September ends.
 
                                             (Wake me up when September ends-Green Day)
 
Gli alberi scorrevano veloci davanti ai miei occhi, quasi si affaticassero per superare l’auto strapiena di valige. Io fissavo fuori dal finestrino mentre il mio iPod mi trasmetteva nelle orecchie le note di Wake me up when September ends.

 
La mia mente era affollata dai ricordi della sera precedente, quelli della festa. Avevo incontrato Marco. E lui mi aveva detto con una faccia che avrei schiaffeggiato volentieri: “Ehi, che fine hai fatto in questi giorni? Io e te dovevamo parlare, non ricordi?”

In quel momento la rabbia aveva superato i miei limiti e stavo per ribattere, quando una voce interruppe sul nascere la mia infervorata risposta: “Mark!! Vieni a ballare, siamo tutti qui!” Io voltai la testa e vidi la prima ragazza che avevo mai odiato in vita mia: la sua amica.
Quella che quel giorno faceva la scema con lui, che l’aveva abbracciato e ‘baciato’ come anch’io avrei voluto fare. Perché in fondo di questo si trattava. Invidia. Gelosia. E tutti gli altri nomi con cui era chiamata.

Ovviamente fra me e lei non c’era paragone, lei aveva un fisico più snello e alto del mio, reso perfetto dal vestito corto bianco che le fasciava i fianchi e le arrivava a metà coscia. I capelli biondi e lisci le circondavano il viso, e gli occhi verde chiaro rilucevano briosi mentre ballava e richiamava l’attenzione di Marco.

“Dammi qualche minuto Lù, tra poco vengo!” Rispose lui, continuando a fissare me negli occhi. Perché quello sguardo color smeraldo aveva il potere di farmi perdere la ragione? Perché quei lineamenti perfetti chiedevano solo di essere sfiorati dalle mie mani? E perché le sue labbra, carnose e rosee, mi richiamavano per approfondire il bacio dell’altra sera?

Incapace di aprire bocca, mi voltai, decisa ad andarmene. Non feci due passi che il mio polso sinistro fu afferrato da una stretta calda e ferrea, e la mia pelle entrò in contatto con una così liscia e morbida da sembrare di seta o raso.
“Aspetta” Mi immobilizzai, mentre la sua voce arrivava dritta al mio cuore. Era musica per le mie orecchie e aveva il potere di aumentare i battiti del mio cuore, come solo la sua vicinanza riusciva a fare. Non mi voltai, non volevo che vedesse le lacrime che lentamente iniziavano il loro cammino, bagnandomi le guance e le labbra.

Raccolsi tutto il fiato che avevo e dissi: “Lasciami, devo andare”.
Non so come ci riuscii, visto che dentro di me sentivo una voce che mi malediva perché le parole che avrebbero dovuto uscire erano ben diverse.
Non so se furono le parole o il tono a colpirlo, fatto sta che lasciò la presa e io corsi via. Mi fermai solo davanti all’uscio di casa e mi asciugai le lacrime.
Mi guardai intorno, sperando di vederlo correre verso di me, ma intorno a me c’era solo silenzio. Certo, non potevo illudermi di aver trovato il principe azzurro, l’uomo perfetto… ma romantica com’ero avevo sperato che l’interesse che provava per me lo spingesse a non ascoltare le mie parole e seguirmi incurante delle mie paure.
Ovviamente le favole erano ben diverse dalla realtà, nelle prime la povera ragazza sposava un principe, nella seconda la povera ragazza era costretta a vivere di illusioni e lacrime.


Angolo dell'Autrice

Ecco un nuovo capitolo! Non è proprio come l'avevo immaginato, ma meglio di niente...
Gli scorsi due capitoli non sono piaciuti molto, e questo mi è dispiaciuto... Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate di questo anche se non vi piace... Leggere dei pareri,positivi o negativi,fa sempre piacere!
Buona lettura.

LovelyHeart

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=790183