The Truth Behind His Frozen Hearth

di Shannara_810
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dying inside (Nuova versione) ***
Capitolo 3: *** The Resorting Hat (Nuova versione) ***
Capitolo 4: *** Silver Dagger ***
Capitolo 5: *** Mending a Broken Hearth (Nuova versione) ***
Capitolo 6: *** Lost Paradise ***
Capitolo 7: *** Secret of His Past ***
Capitolo 8: *** He Sees Only You (nv) ***
Capitolo 9: *** Marauders, The 3Th Generation ***
Capitolo 10: *** A Dragon's Sorrow (nv) ***
Capitolo 11: *** Soul Readers ***
Capitolo 12: *** Fire and Ice ***
Capitolo 13: *** Brother of mine ***
Capitolo 14: *** Nightmares and Escapes ***
Capitolo 15: *** I Want To Be your Friend ***
Capitolo 16: *** Before The Yule Ball ***
Capitolo 17: *** The Only Thing I Know Is... I Love You (I parte) ***
Capitolo 18: *** The Only thing I Know is... I Love You ( 2 parte) ***
Capitolo 19: *** Say My Name ***
Capitolo 20: *** Omniapurgalis ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nuova pagina 1

The Truth Behind His Frozen Hearth

 Note: ok, questa è la mia prima fic quindi siate clementi. È da poco che mi sono interessata a Harry Potter, dovrete ringraziare quella peste di mia sorella, quindi credo che utilizzerò i nomi della versione originale inglese. Magari riesco anche ad indovinare quelli italiani. I personaggi non sono miei, quindi non ci guadagnerò nulla da quest’impresa che, almeno dal mio punto di vista, sarà epica. Che posso dire? Non lasciatevi ingannare dal prologo perché già dal prossimo capitolo la storia assumerà toni piuttosto cupi, quindi temi forti come depressione, maltrattamento ed anche qualche tentativo di suicidio. Certo non mancheranno le risate ed una bella storia d’amore ma il mio scopo principale è quello di trovare una spiegazione a cosa si nasconde dietro all’arroganza di Draco Malfoy, che sia una maschera la sua? E poi ammettiamolo, Tom Felton è quello che è! Che devo aggiungere: sono una fan della coppia Draco/Hermione. Starebbero bene insieme… si apprezzano qualche recensione, almeno per farmi un’idea su come deve procedere la storia. Un saluto a tutti, Nemesis.

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                                                      Prologo

 

“Spesso ci capita di incontrare nella nostra vita persone che indossano una maschera fatta di freddezza e indifferenza. Queste persone sono quelle che hanno sofferto il dolore più grande, nascondendo il proprio animo ferito, il cui unico spiraglio di luce è divenuto talmente flebile da tramutare le loro lacrime in cristalli di ghiaccio. Non lasciate che i vostri occhi siano ingannati da quelle maschere, vedete oltre e potreste scoprire il dono più grande. La metà della vostra anima che molti passano una vita a cercare. Il mio nome è Hermione Jane Black e vivo in un mondo fatto di magia, e sì, anche di miracoli. Questa è stata la mia storia, una storia di duelli, amicizia e un grande amore scoperto in fondo al cuore di un ragazzo la cui unica colpa è stata quella di aver dovuto indossare una maschera di ghiaccio.”

 

                                                                         Fine

 

Un sorriso le illuminò il viso inondato dai tenui raggi di sole invernali che filtravano dall’immensa porta finestra del suo studio. Lo aveva terminato. Il libro che aveva promesso di scrivere in quel giorno in cui avevano legato le loro vite insieme era finalmente terminato. Non vedeva l’ora di dirglielo. Non vedeva l’ora di vedere il suo stupendo sorriso, quel sorriso che sapeva rivolgeva solo a lei e ai loro bambini. Tante cose erano successe da quel giorno, molte belle, molte brutte, molte tristi. Ma non avrebbe cambiato nulla se avesse potuto. Perché questo avrebbe potuto farla restare cieca al dolore e all’amore di quel ragazzo che aveva sempre disprezzato senza riuscire a capire.

TOK TOK 

“Avanti”. Una piccola testolina di riccioli biondi fece capolino dalla massiccia porta di legno. Occhi del colore della tempesta la guardavano divertita. Un sorriso furbetto sulla pelle candida come la neve. Maia Rowan Black era la degna figlia di suo padre.

“Che succede, tesoro?”. Hermione scostò la sedia dalla scrivania per accogliere tra le braccia sua figlia. Maia non se lo fece ripetere due volte. Saltò sul grembo della mamma per poi appoggiare il capo sulla sua spalla e sospirare quasi rassegnata.

“Fammi indovinare: tuo padre e i tuoi fratelli ne hanno combinato un’altra delle loro”. Ora era Hermione ad essere rassegnata: lasciare suo marito da solo con i bambini era come dargli carta bianca per i comportamenti più strambi. Non che fosse un cattivo padre. Anzi, riusciva a dare loro tutto l’amore che gli era stato negato da bambino. Anche se questo si traduceva nei pasticci più assurdi.

Maia si fece sfuggire un risolino divertito. “Pappa” era di nuovo nei guai. Era divertente vedere Mama che rimproverava Pappa cercando di non ridere e lui che faceva le facce più buffe. La bambina scesa dalle gambe della madre e le tese la manina. Madre e figlia si avviarono verso il piano di sotto mentre la bambina continuava a ridacchiare alla vista della finta espressione corrucciata della sua Mama.

Il grande salone era inondato di luce, nonostante fosse inverno inoltrato. Quattro figure armeggiavano con le decorazioni di un gigantesco albero di Natale. Le due più piccole, due bambini di non più di un anno erano sedute sul pavimento tentando di mangiare quelle strane palline colorate che scintillavano. La figura più grande era quasi completamente legata dai fili colorati e dai grandi fiocchi rossi. Un bambino di sette anni la guardava con un’espressione serissima, buffa su un visino tanto giovane.

Tutto intorno era il caos: fiocchi, nastri, palline colorate, biscotti al cioccolato e quant’altro si potesse immaginare.

“Papa ma perché non usiamo la magia? Senza l’aiuto di Mama siamo fritti!”. Gli occhi azzurri scrutavano intenti quelli del padre che, nonostante la sua più totale incapacità nel decorare l’albero come fanno i Babbani, non si era ancora arreso. Era un grande! Suo padre non si arrendeva mai come Auror, ma ora la situazione cominciava a farsi davvero imbarazzante!!! Che figura, cosa avrebbe pensato suo cugino James! Ogni volta che si vedevano era una gara a che aveva il padre più forte e spesso si finiva anche in una rissa… non che a suo padre e allo zio Harry dispiacesse!

“Ryan, vorresti forse dare la soddisfazione a Miss-So-Tutto-Io-Black di essere una frana completa senza qualche sventolio di bacchetta?”. Occhi colore della tempesta si voltarono verso i due bambini sul pavimento. “Sebastian, Ashleigh, tesorini quelle cose non si mangiano”. Era inutile, districarsi da quei nastri sembrava dannatamente impossibile! “Ryan, prendi la bacchetta…ma non dirlo a tua madre!” lo aveva detto in un sussurro cospiratorio, mentre un’ombra minacciosa gli si era silenziosamente avvicinata da dietro.

“Draco Lucius Black! Spiegami cosa sta succedendo in questa stanza!”. Hermione era rimasto sbalordita innanzi al macello regnante nel salone. Maia immediatamente le aveva lasciato la mano per andare a giocare con i suoi fratellini più piccoli seduti sull’enorme tappeto persiano vicino all’immenso albero di Natale che lo zio Hagrid aveva mandato da Hogwarts. La donna aveva raggiunto il marito alle spalle, troppo concentrato con i nastri che lo avvolgevano per accorgersi di lei. Si era voltato di scatto, cercando di porre riparo al disastro che aveva combinato. Sfoderò il suo sorriso più accattivante e si preparò ad affrontare quello che alla Scuola di magia e Stregoneria di Hogwarts era stata il suo rivale più grande, ma anche la persona che aveva da sempre conquistato il suo cuore: Hermione.

“Mya, amore, come va?”. Se riusciva a distrarla era fatta.

“Oh, benissimo, è una splendida giornata, ho terminato il mio libro ed entro nel salone di casa per trovare mio marito impacchettato con dei buffi nastri rossi”. Gli aveva risposto con quella vocina da So-Tutto-Io che sapeva lo faceva scoppiare in una sonora risata. Era bello sentirlo ridere. Non se ne stancava mai. Ridere ora gli era così naturale… prima, invece, ogni volta che lo fissava vedeva solo un muro di cinismo e freddezza che molto spesso l’aveva fatta scoppiare in lacrime. Ma quello era il passato.

“Sul serio, tesoro? È fantastico!”. Si era chinato per baciarla mentre tentava inutilmente di liberarsi le braccia. Era davvero buffissimo. “Mya”, e qui cercando di mostrarle il più tenero, e profondo sguardo da cerbiatto che poteva fare, “Mya, amore, non è che potresti aiutarmi?”.

Ora era arrivato il suo turno di ridere. Non riusciva più a trattenersi. Scostandosi, d’improvviso, aveva fatto sì che Draco perdessi l’equilibrio e cadesse rumorosamente a terra. Ora anche i bambini ridevano di cuore. Un sorriso malizioso comparì sul volto del giovane. “Tesoro, devo ammettere che il rosso ti dona”. Non si era riuscito a trattenere. Insomma: si può levare un ragazzo dai Serpeverde ma mai il Serpeverde da un ragazzo.

 In un primo momento Hermione non aveva capito a che rosso si riferisse, insomma gonna e pullover erano entrambi verdi quando…

“Dracoooo!!!” Sguardo corrucciato, voce ferma e mani ai fianchi…brrr!!! Dopo tanti anni insieme Draco aveva imparato che con la sua leonessa non c’era da scherzare. Meglio correre subito ai ripari.

“Scusa, scusa, scusa”. Aveva chiuso gli occhi, pronto a ricevere un ceffone, insomma ne aveva avuto un assaggio già al terzo anno… ma niente. Aprì lentamente un occhio per sbirciare se la situazione era ancora critica. Sembrava tutto normale e questo sì che lo fece rabbrividire.“Piuttosto sai se mio padre e il mio adorabile ed eroico fratellino verranno?”. Padre, solo la morte di Voldemort era riuscito ad avvicinare Draco all’unico uomo che Narcissa aveva amato. Il suo vero padre…Sirius Black. Non era stato facile ma Sirius era riuscito a dargli in pochi anni tutto quell’amore paterno che aveva sempre cercato di conquistare negando se stesso.

“Si, non preoccuparti. Sirius sarà qui tra poco insieme a Remus ed Harry e Ginny saranno qui nel pomeriggio con i bambini e Ron e Lavander. Contento? Intanto” facendo ora un occhiolino ai bambini “mi dica, l’impavido Ragazzo-furetto soffre forse il solletico?”

Non poté avere nemmeno il tempo di reagire quando Hermione, Ryan, Maia e i gemelli gli si fiondarono addosso solleticandolo fino alle lacrime. Sebastian aveva infilato addirittura la testa sotto il maglione, liberandolo sebbene in parte da quegli odiosi nastri, prima di fermarsi di colpo e fissarlo con grandi occhi dorati.

“Pappa, bua sul pancino?”.  L’aria si era fatta d‘improvviso gelida a quella semplice esclamazione. Draco, liberatosi ora completamente, aveva preso il bimbo fra le braccia. Cicatrici, sottili linee pallide gli solcavano il petto. Cicatrici, molte delle quali Hermione sapeva essere state inflitte da un bastone. Un bastone che Lucius Malfoy amava portare sempre con sé. Ma la donna sapeva che ve ne erano molte altre. Molte altre inflitte in anni di tortura, molte altre invisibili ma sempre presenti come un marchio indelebile nell’animo di Draco. 

“È stato tanto tempo fa, piccolo, tanto tempo fa.” Draco posò un lieve bacio sulla testolina bionda che si teneva stretta a lui, cercando in ogni modo di ricacciare indietro i ricordi. Ricordi di quando era ancora un Malfoy, a cui era impedito di provare la più misera emozione.

 Gli occhi di tempesta si erano fatti plumbei e in quell’istante Hermione capì che innanzi a sé non aveva più Draco Black, felice ed amato, ma Draco Malfoy, la rabbia e il dolore. Due facce così diverse dello stesso uomo che amava tanto. Gli posò un lieve bacio sulla guancia e tanto sembrò a rasserenarlo. I bambini erano troppo piccoli per capire la fortuna che avevano. Nessuno avrebbe mai dovuto patire tutto il dolore che Draco aveva sopportato. Un dolore così grande che aveva creato quella maschera di ghiaccio che lo aveva reso così temuto ed odiato a Hogwarts e che lo aveva spinto quasi a togliersi la vita se lei, in quella sera di tempesta, non gli avesse mostrato che c’era amore anche per lui.

Ryan non aveva capito cosa stesse succedendo fra i suoi genitori ma si sentì invadere da una strana sensazione... dolore, tristezza e rimpianto misti in un qualcosa di confuso che sembrava avvolgerlo come un'immensa coperta nera. Suo padre non gli aveva mai parlato molto di quelle cicatrici. Sapeva solo che gliele aveva procurate un uomo molto cattivo. Capì che era un momento privato, solo per Mama e Papa.  Prese per mano i gemelli, Maia che trotterellava dietro di loro, andando in cucina all'assalto di biscotti. Chissà, magari Dobby aveva preparato i loro preferiti, quelli al cioccolato.

Draco era rimasto seduto sul pavimento, le braccia di Hermione che lo stringevano forte. Il ghiaccio del suo cuore sembrava sciogliersi come neve al sole solo stando insieme a lei.

"Stai bene?" Mya gli sussurrò all'orecchio prima di baciargli delicatamente il lobo. Il pensiero di non aver quasi avuto la possibilità di conoscere quel ragazzo straordinario la faceva star male anche dopo tutti quegli anni di matrimonio. Si erano sposati molto giovani ma non se ne era mai pentita. Essere la signora Black era la cosa più bella che le era mai capitato.

"Credo di sì". Lui l'aveva fatta accomodare sul suo grembo mentre lei posava il capo sul suo petto muscoloso. "Sai, è strano. Alle volte vorrei che le cose fossero andate diversamente. Vorrei che quel bastardo di Lucius non fosse mai entrato nella mia vita o in quella di mia madre. Ma poi penso che non avrei mai incontrato te o avere questa splendida famiglia. Lo so che sembra un cliché ma siete davvero il mio bene più prezioso".

Hermione gli sorrise teneramente prima di cimentarsi in una smorfia sarcastica ...beh, alla Draco.

"Ma come siamo teneri. Mi spiace, caro mio, ma saresti comunque appiccicato a me anche se le cose fossero state diverse. Tu sei tutto mio, mio soltanto!". Detto questo avvicinò le labbra a quelle del giovane stuzzicandolo con baci piccoli e sensuali.

"Mi piace quando sei gelosa!". Aveva ribattuto lui prima di iniziare a rispondere alla sua provocazione con baci sempre più passionali.

"Noi non possiamo non stare insieme". Gli occhi della ragazza sembravano due pozze d'oro. "Il destino ci ha fatto incontrare e non ci separerà mai. Possiamo esistere solo stando insieme". Le loro mani si strinsero in un gesto che voleva promettere l'eternità. Sorrisero nel vedere le loro fedi nuziali brillare quasi in segno d'approvazione.

La loro era stata una storia iniziata nel sangue dalla quale si erano liberati solo con la morte di Voldemort e del nemico più grande di quello che, allora, era stato il principe dei Serpeverdi: quel mostro di Lucius Malfoy. Una morte che aveva segnato la fine di Draco Malfoy e la liberazione del suo adorato Drago Dorato... Una morte di cui lo stesso Draco si era macchiato…

 

P.S: questo era il prologo, scusate se un po’ mieloso tenterò di fare meglio. Vorrei dividere la storia in tra sezioni, tanto per darle un certo indirizzo: “Il segreto di Draco”, “La vendetta di Lucius” e “la fine di Voldemort”. Non so quanto sarà lunga e quando avrò il tempo di scrivere ma farò del mio meglio. Nel prossimo cap si tornerà nel presente, credo verso il sesto anno, dopo questa breve parentesi nel futuro. Non temete cercherò di restare fede le ai personaggi e i fare dei capitoli piuttosto lunghi. Alla prossima.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Dying inside (Nuova versione) ***


Nuova pagina 1

The Truth Behind His Frozen Hearth

                                   Parte I: Il segreto di Draco

                         Capitolo 1: Dying inside

 

"Do you ever feel like breaking down
do you ever feel out of place
like somehow you just dont belong
and no one understands you
do you ever want to run away
do you lock yourself in your room
with the radio on turned up so loud
that no one hears you screaming
 

Strano come questa canzone babbana rispecchiasse esattamente ciò che da quasi diciassette anni stava provando. Tutta la sua vita in quelle parole. Quel CD continuava a parlargli della sua vita, di una vita che non era più sua.

“Me la pagherai cara, Potter!”

Queste erano state le ultime parole con la quale aveva concluso il suo quinto anno scolastico ad Hogwarts. “Me la pagherai cara, Potter”. Le intendeva veramente? No. Mai nella sua vita, a Draco Lucius Malfoy era stato concesso di fare qualcosa di propria volontà. Di questo, “suo padre”, ne era stato certo. 

"Do you wanna be somebody else
are you sick of feeling so left out
are you desperate to find something more
before your life is over
are you stuck inside a world you hate
are you sick of everyone around
with the big fake smiles and stupid lies
but deep inside youre bleeding
"

Era già il primo settembre. Ed ora stava tornando a scuola. Silenzio. Tutto intorno a sé era solo silenzio… lo era stato al Maniero per un’intera estate ed ora lo sarebbe stato anche ad Hogwarts. Suo padre era stato arrestato perché oramai neanche i suoi soldi potevano cancellare la vergognosa verità: il grande Lucius Malfoy non era altro che uno sporco Mangiamorte. Uno dei leccapiedi di Voldemort. A questi pensieri sorrise amaramente. Goditi la tua libertà finché puoi, tanto non durerà a lungo. È quello il tuo destino… Mangiamorte…Mangiamorte… Mangiamorte…

"No you dont know what its like
when nothing feels alright
you dont know what its like to be like me
to be hurt
to feel lost
to be left out in the dark
to be kicked
when you're down
to feel like youve been pushed around
to be on the edge of breaking down
when no ones there to save you
no you dont know what its like
welcome to my life
"
 

I suoi “amici” lo avevano abbandonato… le altre famiglie purosangue non volevano più avere niente a che fare con i Malfoy, almeno pubblicamente. La notizia dell’arresto di Lucius aveva fatto scalpore e si temeva che presto molti altri sarebbero stati coinvolti. I seguaci di Voldemort, d’altro canto, erano sospettosi del giovane Serpeverde: senza suo padre a controllarlo, il ragazzo era una pesante incognita.

Ma tanto non si faceva troppe illusioni: presto Lucius sarebbe fuggito e tutto sarebbe ricominciato.

"No you dont know what its like
when nothing feels alright
you dont know what its like to be like me
to be hurt
to feel lost
to be left out in the dark
to be kicked
when you're down
to feel like youve been pushed around
to be on the edge of breaking down
when no ones there to save you
no you dont know what its like
welcome to my life
"

Chiuse gli occhi, appoggiando il capo al vetro alla finestra dello scompartimento del treno 9 & ¾, quell’anno vuoto. Sembrava che il cielo volesse piangere per lui. Per lui che aveva dimenticato come fare. Pioveva senza sosta mentre violenti fulmini squarciavano il cielo nero come le tenebre più fitte  Almeno c’era qualcosa di positivo in tutta quella faccenda, continuava a ripetersi, cercando di vedere almeno un aspetto positivo: ora quegli idioti dei Serpeverde lo avrebbero lasciato in pace. Solo…

"No-one ever lied straight to your face
No-one ever stabbed you in the back
You might think i'm happy
But i'm not gonna be o.k
"

Detestava la solitudine, tutta la sua vita non aveva fatto altro che sentirsi solo. No, non tutta la sua vita, perché erano rare le occasioni in cui poteva sentire…  L’Amitte animum era un maleficio davvero efficace: ti imprigiona l’anima in una specie di limbo. Puoi vedere, sentire, percepire tutto ciò che ti circonda senza avere un briciolo di controllo sulle tue azioni. L’anima strepita, piange ma se ti trovassi innanzi il tuo migliore amico e il tuo padrone ti ordinasse di ucciderlo per te sarebbe totalmente indifferente. Proveresti anche gusto, perché un demone si è impossessato di te.

"Everybody always gettin what you wanted
You never had to work it was always there

You don't know what it's like
What it's like
"
 

Quante volte si era tagliato le vene in quei pochi momenti di lucidità  solo per provare nuovamente il disperato desiderio di sentire. Ma tanto oramai era tutto inutile: anche quando era libero era schiavo di Lucius. Era vuoto, un guscio vuoto.  Quando era piccolo, non poteva capire cosa suo padre gli facesse. Cielo, della sua infanzia non ricordava praticamente nulla se non l’essere selvaggiamente picchiato per ogni più piccolo errore. Non aveva mai pianto, però. Piangere voleva dire essere debole e l’essere debole voleva dire avere un’ulteriore lezione: allora le grida non erano più silenziose, ma quelle di una donna che aveva cercato di proteggerlo. Sua madre.

"To be hurt
to feel lost
to be left out in the dark
to be kicked
when you're down
to feel like youve been pushed around
to be on the edge of breaking down
when no ones there to save you
no you dont know what its like
"

Istintivamente si portò la mano al collo, a quel piccolo ciondolo nascosto sotto i pesanti abiti. Una gemma Hirui: una lacrima d’angelo. Ricordava quando sua madre gliela aveva data, lo scorso Natale, prima che…

“Draco”. Narcissa Malfoy accarezzava lentamente i capelli del figlio, inginocchiato accanto a lei con il capo sul suo grembo. L’ “Imperius”alla quale era stata sottoposta tutti quegli anni l’avevano resa poco più che uno spettro. Ora era libera, ma per quanto. Cercava di confortare suo figlio in quei pochi istanti perché sapeva che sarebbero stati i suoi ultimi momenti di vita. Il senso interiore glielo diceva. Quello strano, arcano potere che pochissimi membri dei Black possedevano, glielo aveva annunciato ed ora cercava di aiutare il suo bambino in quello che sarebbe stato la prova più difficile della sua giovane vita.

“Guardami, bambino mio”. Draco aveva alzato lo sguardo nella quale erano visibili lacrime silenziose. Sapeva che sua madre gli stava dicendo un addio. La donna si era portata le mani alla nuca, spostando i lunghi capelli biondi, per poter prendere un piccolo gioiello. Glielo pose lentamente sul palmo prima di baciargli la fronte.

Draco guardò il gioiello stupito. Sua madre non se ne era mai separata. Fin da quando era bambino lo aveva scorto nascosto sotto i ricchi abiti, celato alla vista di Lucius. La donna gli chiuse lentamente la mano guardandolo negli occhi. Draco rabbrividì. Lo sguardo di sua madre non era più spento… ma vivo, vivo come non lo era mai stato in tutti quegli anni…

“Ascoltami, figlio mio. Non lasciare che tutto questo dolore ti annienti. Ribellati, come tuo padre ha già fatto in passato. Combatti perché il sangue non è nulla. Ribellati a queste stupide regole. Non so quanto tempo mi resti ma sappi che qualunque cosa accada questo nessuno potrà mai togliertelo.” Gli posò un amano sul petto, dove il cuore del giovane batteva furiosamente. “Abbi fiducia in lui e vedrai che andrà tutto bene. I sentimenti raggiungono sempre il cuore delle persone e vedrai che raggiungeranno anche il suo. E perdona questa madre indegna che non ha saputo proteggerti”. Il volto di Narcissa era bagnato da calde lacrime. "Questo ciondolo è molto speciale. Me lo regalò tuo padre prima che... ma non importa...Tienilo sempre con te e separatene solo quando sarai sicuro che la persona a cui lo donerai ti ami davvero. Un giorno potrebbe anche salvarti la vita, sai?"

Ma Draco non riusciva a capire: suo padre era una Mangiamorte, come aveva potuto ribellarsi…

“DRACOOO!!

Un urlo spaventoso. La porta si era aperta di colpo sbattendo violentemente. Non aveva nemmeno potuto reagire: prima che riuscisse a voltarsi, nell’aria era tuonata un’unica parola:

“CRUCIOOOO!!!!”

Tutto intorno era confuso. La testa gli faceva male e non riusciva praticamente più a muoversi. Non sapeva dire per quanto tempo aveva perso i sensi.

“Ma bene. Sembra quasi che il nostro caro principino stia riprendendo i sensi”. Una voce acida e crudele si fece strada fra le nebbie che gli offuscavano i sensi.

Aprì lentamente gli occhi. Non era più nella camera di sua madre. No, Draco Malfoy era incatenato ad una parete nei sotterranei di quella prigione che era casa sua. Tutto era immerso nel buio se non per qualche piccola fiaccola che rendeva la stanza ancora più tetra.

Innanzi a lui vi era suo padre, Lucius, che lo guardava annoiato con ai piedi una povera Narcissa, coperta di sangue e lividi.

“Bastardo! Lasciala lei non c’entra niente!” Draco tentava di strattonare le catene ma era tutto inutile. I suoi patetici tentativi non fecero altro che divertire quel mostro che chiamava padre.

“È inutile che ti sforzi, tanto non servirà a nulla. Ma dovevi aspettartelo: lo sai qual è la tua punizione se mi disubbidisci!”. Lucius aveva tirato fuori la bacchetta e ora la puntava alla  gola del figlio.

Draco deglutì lentamente, osservando con orrore la bacchetta, essendone stato colpito violentemente tante e tante volte.

“Oh! Il povero bambino non conosce la sua birichinata. Allora vediamo di rinfrescargli la memoria”. Un ghigno crudele comparve sul volto del Mangiamorte. “Accio scatola”.

Un cofanetto di legno comparve fra le mani del servo di Voldemort, un cofanetto che Draco conosceva molto bene perché conteneva il suo più oscuro segreto, un segreto che sapeva poter causare la fine della persona che  amava più di se stesso.

Lucius lo aprì lentamente, prendendo disgustato il contenuto tra le mani per poterlo mostrare al figlio: un nastro per capelli, una penna consumata, una vecchia spilla rovinata. Ma soprattutto una foto, una foto scattata di nascosto. La foto di una ragazza dai folti e ricci capelli castani. Due occhi dorati. Hermione Granger.

“La mezzosangue, Draco?”. Il tono era canzonatorio. “Il Principe dei Serpeverdi ha perso la testa per una sporca mezzosangue? E per giunta l’amichetta di Potter? Rispondi figliolo”. Il tono dell’uomo era dolce, quasi gentile. D’improvviso uno schiaffo colpì il volto del ragazzo. L’anello di quella mano gli lacerò la guancia e altro sangue prese a sgorgare. “Ho detto rispondi!!”

Quella voce carica dì odio riecheggiò nelle segrete. Draco abbassò lo sguardo. Come aveva potuto essere così stupido. Eppure lo aveva nascosto bene quel cofanetto. Come aveva potuto fare questo a sua madre.

“Io l’amo”. Era stato poco più che un sussurro ma Lucius lo aveva udito bene.

“Amore? Amore!!!”. Quella parola sembrava infervorarlo ancora di più. “Che cosa ti fa credere che qualcuno possa mai amare una sudicia macchia di sporcizia come te! Cosa ti fa credere che la signorina Hermione Granger possa mai amare un essere insignificante quale sei mentre può avere il famoso Potter al suo fianco!”

“Lo so!”. Draco sembrò aver recuperato un po’ del suo coraggio. “So di non essere niente. So che lei non potrà fare altro che odiarmi, ma non m’importa!!! Conosco il mio posto. Non conterò mai nulla per lei, però anche se mi accontento di guardarla da lontano tanto mi basta!”.

“Sei patetico! Tanti anni sprecati per crescere un verme, pronto al sacrificio per la sua piccola Grifondoro. Mi fai schifo”. Stavolta il colpo di Lucius colpì in pieno lo stomaco di suo figlio.“Lo sai perché sei qui, eh Draco?! Lo sai perché non mi sono sbarazzato di te anni fa? Perché per servire il grande Voldemort bisogna offrirgli qualcosa in cambio. Ed io ho scelto di dargli un altro fedele servo. Se non fosse stato per questo, oggi non saresti qui.” Il tono di Lucius era tornato a farsi gentile ed affabile. “Non merito quindi anch’io un po’ della tua riconoscenza, forse? Ti ho cresciuto come se fossi stato mio e cosa chiedevo in cambio. Che tu facessi il bravo bambino e mi obbedissi, ma no. Dovevi perdere la testa per una sporca mezzosangue!”.

Il ragazzo biondo non poteva credere a quello che aveva appena udito. Tante cose orribili gli erano state dette in passato, ma questa era la più orribile di tutte…era la verità. Lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi ma cercò in tutti i modo di trattenerle. Non avrebbe dato anche questa soddisfazione a quel mostro.

 “E, allora, facciamola finita una volta per tutte, padre!”. Gli occhi di tempesta di Draco scintillarono d’orgoglio. “Se per te non sono stato altro che un peso, finiamola qui! Non c’è bisogno di coinvolgere anche la mamma!”.

"Un vero Black! Orgoglioso fino al midollo. Stupido e assetato di giustizia come quell'idiota di tuo padre. Ma tanto meglio. Hai ragione, dopotutto". Un'idea malvagia si stava facendo strada nella mente del Mangiamorte. C'era un unico modo per annientare definitivamente lo spirito di Draco. Bastava semplicemente toccare i tasti giusti.

Si voltò lentamente verso Narcissa, che aveva ripreso i sensi e ora guardava tristemente suo figlio. Non aveva avuto nemmeno il tempo di riversargli il segreto di quella lacrima. Sperava soltanto che con il tempo avrebbe capito.

"Allora questo è un addio, mia cara. Davvero è stato un piacere conoscerti. " La bacchetta di Malfoy si alzò lentamente verso la donna inerme, mentre una luce omicida gli illuminava ora il volto. "AVADA KEDAVRA!!!"

"Noooo!!" Un urlo disperato. era stato tutto quello che Draco aveva potuto fare per sua madre, mentre la donna veniva consumata da un'orrida fiamma verde. Ti voglio bene era riuscita a mormorare prima che tutto finisse.

"Bastardoooo!!!Perché lo hai fatto! Perchééé!!!" Non riusciva più a trattenersi. Come aveva potuto... Come aveva potuto... Era a tutto quello a cui il ragazzo riusciva a pensare.

"è semplice. Ormai era un fantoccio inutile." Quello stesso sguardo assassino che aveva posto la fine alla vita di Narcissa ora era rivolto verso Draco. "Ricordati: tu appartieni a Voldemort. Questo è il tuo destino! è questione di tempo prima che anche la tua patetica mezzosangue faccia questa stessa fine e sarò io stessi ad occuparmene."

La bacchetta nera ora era nuovamente rivolta verso Draco. "Pronto per la tua punizione, ragazzo? e, allora, CRUCIOO!!"

Dieci, cento, mille pugnali il giovane sentì conficcarsi nel suo petto. Ma non provava più un dolore fisico. Nulla era paragonabile alla sua anima straziata. "Hermione...HERMIONEEE!!!"

"To be hurt
to feel lost
to be left out in the dark
to be kicked
when you're down
to feel like youve been pushed around
to be on the edge of breaking down
when no ones there to save you
no you dont know what its like
welcome to my life!"

"Malfoy...Ehi, Malfoy!!!"

Qualcuno lo stava scuotendo e lo chiamava insistentemente. Cercò a fatica di liberarsi dalla nebbia dei ricordi ma era come se i suoi sensi non volessero ubbidirgli. Continuavano a chiamarlo. Era una voce familiare quella.

Draco sbarrò gli occhi, sorpreso, spaventato, il viso imperlato di sudore freddo. Afferrò la mano appoggiata sulla sua spalla, bloccando il suo assalitore e sbattendolo violentemente sulla parete dello scompartimento. Aveva il fiato corto ma lentamente riuscì a mettere a fuoco il suo aggressore.

"Che diavolo stai facendo, Malfoy!". Occhi dorati ora lo fissavano impauriti.

"Hermione". Fu solo un sussurro quello del giovane.

"Lasciami, maledetto. Ero solo venuta a dirti che la professoressa McGranitt vuole parlare con i prefetti. Lasciami andare altrimenti mi metto ad urlare".

La Grifondoro tentò di divincolarsi ma ma lo sguardo che incrociò bloccò ogni sua resistenza. Gli occhi di Malfoy. Occhi tristi, pieni di dolore e qualcos' altro...che fosse... amore? Un amore diverso da quello che aveva sempre conosciuto o letto in quelle storie d'amore di cui le sue amiche babbane sembravano così appassionate ...un amore conscio che non sarebbe mai stato ricambiato. Era una vista che ti spezzava il cuore.

Il giovane Serpeverde lasciò la presa prima di avvicinare il volto all'orecchio della giovane che sembrava addirittura paralizzata da quello sguardo. Non riusciva a capire il perché di quel comportamento. Quello non poteva essere lo stesso Malfoy che per quasi sei anni l'aveva tormentata fino alle lacrime. Non poteva... Restò immobile mentre Draco le sussurrò qualcosa all'orecchio, quasi con riverenza,  prima di lasciarla andare ed uscire dallo scompartimento.

Hermione rimase lì immobile, a fissare il vuoto per quella che le sembrò un'eternità. Non riusciva a capire chi fosse quel ragazzo. Si guardò intorno e notò un lettore CD ancora acceso, abbandonato su uno dei posti a sedere. Lo prese ed accostò una delle cuffie all'orecchio...

to feel like youve been pushed around
to be on the edge of breaking down
when no ones there to save you
no you dont know what its like
welcome to my life

Essere sull'orlo del precipizio senza che qualcuno sia lì a salvarti. Gli occhi della ragazza si riempirono lentamente di lacrime mentre tutto il suo corpo era attraversato da un tremore incontrollabile. Si tolse lentamente la cuffia e solo allora si accorse che era sporca di sangue. Gocce di sangue erano anche sul pavimento. Lo stesso sangue che le aveva lasciato un'impronta sul polso dove la mano del Serpeverde l'aveva afferrata.

"Perdonami". Era tutto ciò che le aveva sussurrato.

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Note: Ok, questo era il primo capitolo. Ho messo un'eternità a scriverlo, dannato il mio computer che continuava a bloccarsi e a cancellare tutto. Grazie tantissime a quelli che hanno recensito. Ma hanno spronata a continuare a scrivere. Spero che questo cap vi soddisfi. se no, vanno bene anche commenti negativi. Mi aiuteranno a migliorare.

Allora: "Amitte animum" è un incantesimo che ho inventato rifacendomi a qualche episodio di Buffy, sapete quelli in cui Angel perde l'anima. Adoro Angel. E pure a qualche puntata dei Cavalieri dello zodiaco, che volete farci. Si traduce pressappoco in "perdi l'anima". Chi ne è colpito perde qualsiasi capacità di agire. L'anima è cosciente mentre il lato oscuro della persona ubbidisce a tutti gli ordini impartiti da quello che ha scagliato il maleficio. Un pò come quando Angelus se ne va in giro ad ammazzare e poi Angel si ricorda tutto e prova rimorso. L'anima è imprigionata nello stesso corpo.

Draco è già bello che innamorato di Hermione (chissà da quando) e Lucius sa che non è suo figlio. (Ci vorrà un pò prima che Draco lo scopra). Narcissa è morta verso il Natale del quinto anno, ma il nostro Serpeverde preferito non ha detto niente durante L'Ordine della Fenice perché era sotto incantesimo: quindi la fotocopia bastarda di Lucius che tutti conosciamo. Ora che il padre è in galera non è più sotto incantesimo ma fino a quando?

Per Hermione ancora devo decidere cosa farle fare ma diciamo che è bella che intrigata dallo strano comportamento di Draco.

Ah, un ultima cosa: la canzone di sottofondo e "Welcome to my life" dei Simple Plan. é fantastica, dovreste ascoltarla. Grazie per aver letto questo cap e vi aspetto al prossimo...

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** The Resorting Hat (Nuova versione) ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

 

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 2: The Resorting Hat 

"Maledizione! Come ha potuto la McGranitt mandare 'Mione ad avvertire quell'idiota di Malfoy!!!". Ronald Weasley, ovviamente. Lui e Harry Potter, il bambino - che -era - sopravvissuto, seguiti a ruota dalla dolce Ginny, stavano scandagliando preoccupatamene il treno alla ricerca della loro amica.

"Ma si può essere più stupidi di così, dico io. Perché no, 'Mione doveva per forza accettare!!!". Il giovane portiere dei Grifondoro sembrava una torcia umana: viso e capelli di un rosso acceso, mentre a passo svelto percorreva il corridoio del treno. Neanche Harry riusciva a tenere il suo passo. Ma non c'era da sorprendersi: tutti sapevano ad Hogwarts che il cuore del giovane Weasley batteva per la bella leonessa e, anche quando lei dopo alcuni appuntamenti gli aveva detto chiaro e tondo, ma con estrema dolcezza cercando il più possibile di non ferire i suoi sentimenti, che preferiva restare amici, lui non si era arreso. Era strano: alle volte era come se Hermione stesse aspettando qualcuno, qualcuno voluto dal destino. Anche quasi senza rendersene conto la ragazza aveva rifiutato molte proposte, che erano fioccate numerose subito dopo il Ballo del Ceppo del quarto anno. Ma lei aveva sempre risposto no. Anche la storia di Krum non era durata a lungo. Ginny sorrideva a questa scena, il fratello che molte volte poteva tranquillamente rivaleggiare con la Signora Weasley per il preoccuparsi anche inutilmente,  ma non poteva fare a meno di ricordare a quelle strane parole che la loro amica le aveva detto una sera d'estate quando era venuta in visita alla Tana.

"Insomma 'Mione, non vorrai restare sola per tutta la vita? Lo so che con mio fratello non ha funzionato ma rifiutare un tipo come Krum?". La giovane Weasley era sdraiata sul pavimento della sua camera, accarezzando il pelo morbido di Grattastinchi ed osservando la ragazza dagli occhi dorati che osservava le stelle con i gomiti appoggiati al davanzale della finestra.

Hermione si era voltata, un sorriso dolcissimo sulle sue labbra e una luce speciale negli occhi. "Posso dirti un segreto, Gin? Ma devi giurarmi che non lo dirai mai a nessuno, nemmeno a Harry". Conosceva bene la cotta che la rossina aveva per l'eroe dagli occhi di smeraldo (capirai l'unico all'oscuro di tutto era proprio il diretto interessato). Ad un suo cenno d'assenso gli occhi dorati erano tornati a guardare le stelle.

"Io sono già innamorata". Le guance le si erano imporporate di un tenue rossore. "Lo vedo nei miei sogni: i suoi occhi pieni d'amore che mi guardano come se fossi tutto il suo universo, la sua voce così dolce che mi sussurra che mi ama e che mi prega di non lasciarlo mai andare perché morirebbe senza di me. E i suoi abbracci poi: nei suoi abbracci sono così al sicuro, così protetta".

Ora Hermione si era inginocchiata davanti a Ginny, sedutasi anche lei, e aveva preso le mani della ragazza tra le proprie. Lo sguardo della bella leonessa era così pieno d'amore che alla giovane vennero le lacrime agli occhi. "Oh, Mione, è meraviglioso. Ma chi è?"

"Non lo so". Fu tutto quello che Hermione Granger riuscì a dire prima di lasciarsi sfuggire un risolino divertito davanti all'espressione di puro stupore sul volto dell'amica. "Non sono mai riuscita a vedere il suo volto. Ma l'unica cosa che so è che quando guardo negli occhi un altro ragazzo, io rivedo i suoi e sento nella mia mente quella voce che mi implora di non lasciarlo. E allora provo un dolore al cuore straziante, come se qualcuno volesse strapparmelo!".

Ora Ginny piangeva sul serio. Era una storia così romantica. "Ma Hermione, se lo vedi solo nei tuoi sogni come farai a sapere che non è solo la tua immaginazione o  un'illusione?"

"Non è un'illusione, Ginny". Mai Ginny Weasley aveva visto gli occhi di Hermione risplendere così intensamente. "Io so che è così. Perché il mio cuore non avrà pace fino a quando non avrà trovato il suo".

Non ne avevano più parlato, ma la piccola Grifondoro sapeva che quello era davvero un amore voluto dal destino.

*****

"Hermione, finalmente". Ron le aveva urlato, entrando in quello che fino a pochi minuti prima era stato lo scompartimento di Draco. Ciò che vide sembrò confermare le sue preoccupazioni: la ragazza, infatti, seduta con la testa appoggiata al finestrino con ancora il viso bagnato di lacrime, osservava il vuoto come se in esso ci fossero state tutte le risposte che cercava. Non si era nemmeno accorta della loro presenza. Con un lettore CD tra le mani, sembrava assorta in un mondo tutto suo, un mondo fatto di note malinconiche e ferite profonde. 

Perdonami... perdonami... perdonami...

Quattro sillabe che continuavano ad affollare la sua mente senza che potesse fare nulla per scacciarle. Perdonami... ma di cosa? Di averle stretto il braccio? Di averla tormentata per sei lunghissimi anni? Di averla chiamata mezzosangue? No, non era possibile, non voleva crederci. Draco Lucius Malfoy che si scusava? Cosa gli aveva fatto credere che con un semplice perdonami avrebbe potuto ottenere la redenzione...

Ma, allora, perché la sola vista di quello sguardo l'avevano fatta scoppiare in lacrime?

"Ehi, Hermione stai bene?". D'improvviso si riscosse dai suoi pensieri, trovandosi davanti il volto di Harry.

"Oh, Harry, cosa?". Sembrava essere caduta tra le nuvole. Si alzò di scatto, cercando di asciugare con il dorso della mano le lacrime ancora sul suo viso.

"Che è successo, 'Mione? Eravamo tutti preoccupati". Ora anche Ginny sembrava spaventata: tranne che per la morte di Sirius, mai aveva visto la sua amica piangere. Ma fu Ron a notare qualcos'altro. Le afferrò il polso, lo stesso che Draco le aveva stretto prima. Tenue tracce di sangue erano visibili sulla candida camicia. Lo stesso sangue che le aveva lasciato un'impronta ancora fresca sul polso.

"Quel bastardo! Che diavolo ti ha fatto! Io l'ammazzo!!!". Ron sembrava una furia incontenibile. Hermione si guardò il polso sorpresa. No, Draco non l'aveva nemmeno graffiata ma allora perché il sangue? Prese un fazzolettino ricamato dalla tasca e lentamente si pulì il polso, mentre Harry e Ginny tentavano in qualunque modo di calmare il portiere.

No, il sangue non era suo. Che Malfoy fosse ferito? Ecco perché era così pallido, anche più del solito. Sembrava, inoltre dimagrito, come se non mangiasse a sufficienza. E quelle occhiaie poi! I suoi bellissimi occhi color tempesta erano come imprigionati da profondi segni scuri...

Bellissimi occhi color tempesta... ma da quand'è che si preoccupava per Draco - mangio - i - mezzosangue - a - colazione - Malfoy... Era assurdo... una situazione assurda... e allora perché non avrebbe trovato pace se non si fosse accertata che Draco stesse bene... Draco...

"Mostro di un furetto mal riuscito!". Il giovane Weasley gesticolava come un forsennato e a nulla valeva il tentativo di Harry e di Ginny di farlo sedere. "Come si è permesso di mettere anche solo un dito addosso ad Hermione..."

"Ora basta, Ronald!". Il tono della bella leonessa era perentorio. Come poteva anche solo pensare che Draco potesse farle una cosa del genere! Lui l'am... Non riusciva più ad avere il controllo dei suoi pensieri. Prima ancora che si rendesse conto del significato di quelle parole aveva puntato un dito al petto del rosso ed ora lo osservava con sguardo minaccioso, che non ammetteva repliche.

"Non ti azzardare più a parlare di Draco in quella maniera, altrimenti dovrai vedertela con me, chiaro? E, ora, muoviamoci, la McGranitt aspetta!".

Uscì come una furia dallo scompartimento, il lettore CD stretto nella mano. I tre Grifondoro la guardarono sbigottiti: non sapevano se stupirsi di più per la minaccia o per il fatto che la loro amica avesse difeso Malfoy...

*****

"Mi hai fatto chiamare, Albus?". Severus Piton era entrato silenziosamente nell'ufficio del vecchio preside di Hogwarts, trovando l'anziano professore alla finestra, osservando il cadere furioso della pioggia in attesa dell'arrivo degli studenti. Qualcosa di eccezionale, per Silente, stava per accadere e non era certo se sarebbe stato per il bene o per il male. Voldemort era tornato alla carica ed ora sapeva che se questa profezia si fosse avverata, forse il mondo della magia sarebbe stato libero per sempre da quell'ombra oscura che gravava su di esso.

"Si, Severus. " Si era voltato verso il professore dagli occhi d'ebano, sfilandosi lentamente gli occhialini a mezzaluna ed indicando un vecchio cappello malconcio che canticchiava su un piedistallo. A quella vista il maestro di pozioni restò impietrito. Un'altra profezia, possibile?

"Sembra che qualcosa di nuovo presto sconvolgerà la vita dei nostri studenti. Soprattutto di uno di loro che, mi pare, ti stia particolarmente a cuore". Ora l'anziano professore sorrise lentamente, un sorriso che pareva conoscere più di quanto egli avesse rivelato.

Gli occhi di Piton, invece, si riempirono di paura. Da poco l'Ordine aveva scoperto della morte di Narcissa Malfoy e non osava immaginare cosa potesse ora accadere al giovane Serpeverde, suo pupillo. L'affetto che nutriva per Draco andava oltre il normale rapporto insegnante-studente. Era il suo padrino e non riusciva a sopportare ciò che Lucius poteva avergli inflitto in tutti quegli anni. Malfoy aveva sempre cercato di limitare l'influenza del professore di pozioni sul figlio, temendo che questo potesse in qualche modo rovinare i suoi piani di conquista. Severus non aveva mai creduto che quel ragazzo potesse essere così simile al padre per sua scelta, non con una madre come la dolce Narcissa, ma non ne aveva mai avuto le prove. Aveva solo potuto assistere impotente mentre a Hogwarts si aggirava una mini versione di quell'arrogante di Lucius. Il cuore di Draco sembrava un buco nero, incapace di qualsiasi emozione e neppure l'Occlumanzia aveva scorto una minima traccia di emozione e questo non era normale.

Dall'arresto di Lucius, tuttavia, il ragazzo si era completamente chiuso in se stesso. Rifiutava ogni più piccolo contatto con l'esterno e non parlava con nessuno. Sembrava un automa quando aveva lasciato la scuola il giugno scorso per fare ritorno al maniero. Non voleva parlare di cosa fosse successo a sua madre, scomparsa dal Natale precedente, non voleva parlare di cosa avesse dovuto subire in tutti quegli anni, con un Mangiamorte per padre.

Un giorno, però, qualcosa sconvolse tutto questo. Mentre sistemava delle pozioni nel suo laboratorio era stato raggiunto dal nero gufo di Malfoy Jr, Hades. Recava tre semplici frase.

Lei è morta. Lui l'ha uccisa e io non ho potuto farci niente.

Una squadra dell'Ordine, composta da lui stesso, da Silente, da Moody e da Tonks aveva raggiunto immediatamente il Maniero Malfoy, nessuno di loro preparato  quello a cui stavano per assistere. Il vecchio e tetro castello sembrava deserto. Non si vedevano in giro nemmeno gli elfi domestici. Lo perquisirono da cima a fondo ma pareva abbandonato da anni.

I quattro maghi avevano immediatamente impugnato le loro bacchette  quando un lieve cigolio li aveva fatti sobbalzare. Si erano voltati. Da una scura porta che portava ai sotterranei era emerso il capo biondo di Draco Malfoy. Era irriconoscibile. I vestiti erano sporchi e logori, il volto pallido e smunto, gli occhi grigi spenti e circondati da profonde occhiaie. Sembrava non aver mangiato per giorni, impaurito come un bimbo indifeso. La sua voce era poco più di un sussurro.

"Lui l'ha uccisa. L'ha lasciata lì, per tutto questo tempo per ricordarmi che non sono niente". Gli occhi del ragazzo erano vacui, sembravano non riuscire a focalizzare nessuno. Draco sparì così come era comparso dietro quella porta mentre gli adulti si fissavano allibiti. Questo non era il giovane Malfoy che avevano sempre conosciuto.

Lentamente presero a seguirlo, i suoi passi leggieri come quelli di un fantasma. D'improvviso si fermò davanti ad una cella, cadendo in ginocchio, cercando di reggersi alle sbarre della porta per farsi forza. Piton accorse immediatamente al suo fianco mentre gli occhi del ragazzo erano fissi nel punto più remoto della cella.

Un corpo carbonizzato giaceva sul fondo. Un corpo che in un tempo remoto era stata la bella ed eterea Narcissa Black.

Tonks sobbalzò a quella vista mentre Silente si toglieva il cappello in segno di rispetto. Povero ragazzo...

"Sei uno stupido, stupido!". D'improvviso le grida di Draco avevano riempito l'aria. Aveva iniziato a colpirsi il capo senza che Piton riuscisse a trattenerlo. "Questa è la fine che farà chiunque proverà ad amarti. Sei un mostro, mostro, mostro!". Sembrava imprigionato in un mondo tutto suo, un mondo fatto di incubi spaventosi.

Il vecchio preside si inginocchiò accanto a lui, gli occhi scuri di Piton che imploravano di aiutare il suo figlioccio.

"Shh, ora va tutto bene Draco, ora va tutto bene". Con la dolcezza di un nonno, Silente aveva preso le mani del ragazzo tra le sue, i suoi tristi occhi azzurri in quelli di tempesta, disperati.

"Le voci. La prego, professore le faccia tacere, faccia tacere le voci!". Il suo volto pallido era una maschera di terrore, terrore contro voci misteriose che poteva udire solo lui. L'anziano mago mormorò alcune parole incomprensibili all'orecchio del giovane che immediatamente cadde in un sonno profondo fra le sue braccia.

Tonks e Moody s'apprestavano a ricomporre il corpo della donna, scempiato da ratti e insetti ma Severus Piton restò immobile, il viso contorto in una smorfia di dolore. Lucius l'avrebbe pagata cara, Nemmeno Voldemort avrebbe potuto fermarlo questa volta.

"Malfoy? é successo forse qualcosa al giovane Malfoy?". Tornato con la mente al presente, il professor Piton guardava Silente impaziente di avere delle risposte.

"Ascolta, ti prego". Due paia di occhi, uno del colore del cielo terso, l'altro oscuro come una notte senza stelle, aspettavano avidi di udire le parole del vecchio cappello di Godric Grifondoro.

"Ve lo dirò una volta, ma mai due volte,

quest'anno sarà diverso come mai dai precedenti.

Le quattro Case unite come mai prima d'ora,

come una corda a quattro capi contro il pericolo più grande.

Uno troverà la sua redenzione, un altro un fratello sconosciuto

un amore così forte ci unirà tutti

e spazzerà finalmente le tenebre.

Tutti voi riceverete una seconda possibilità:

a colui che fu proibito piangere le sue lacrime,

a colei il cui cuore è stato diviso, l'altra metà di se stessa,

al padre che mai ha dimenticato l'amore perduto

l'amore di un figlio mai conosciuto.

Che Hogwarts si prepari

perché i Malandrini sono tornati,

con alla testa ancora un Black e un Potter

fratelli una volta, fratelli per sempre".

*****

"Bene". La professoressa McGranitt osservava compiaciuta i suoi otto prefetti, due per ogni casa: Potter e Granger per Grifondoro, Chang e Patil per Corvonero, Finch-Fletchley e Guerin per Tassorosso ed, infine, Zabini e Malfoy per Serpeverde. "Da quest'anno è stato deciso che i prefetti lavoreranno in coppia, ognuno di loro proveniente da una diversa casa. Per favorire la collaborazione fra le case, inoltre, tali prefetti condivideranno un dormitorio proprio come è usanza per i caposcuola, con un salone ed un bagno in comune. I dormitori delle quattro coppie saranno posizionati ai quattro angoli della scuola. Mi raccomando si richiede il massimo della vostra correttezza e del vostro rispetto".

Un brusio si levò in sottofondo, un brusio che era facilmente interpretabile: nessuno voleva condividere il proprio dormitorio con uno dei due Serpeverde, com'era naturale. Anche Zabini sembrava quasi disgustato all'idea di ritrovarsi in coppia con uno degli altri, specie se Grifondoro. E questo non dipendeva da quelle sciocchezze sulla purità del sangue, tutt'altro. C'erano della belle ragazze soprattutto fra le nate babbane. Ma quel loro orribile gusto in fatto di vestiti! Non credeva che nemmeno il suo umorismo gli avrebbe permesso di sopravvivere a tanto.

Blaise Zabini era un Serpeverde piuttosto atipico. Più interessato ai cambiamenti della moda che a seguire il Signore Oscuro era guardato con circospetto anche dai suoi stessi compagni di casa. Se ne stava per lo più per conto suo, se naturalmente non si voleva tener conto del suo stuolo di ammiratrici che pareva infoltirsi ogni giorno di più. Dover convivere con qualcuno per cui una camicia di flanella aveva lo stesso valore di un maglione di cashemire era un attentato alla sua vita. Il suo sguardo orripilato, che aveva appena intravisto un colletto di un maglione rosa confetto spuntare fuori dalla tunica invernale di Guerin, si posò d'un tratto su una testa bionda nell'ombra. Aveva intuito che qualcosa era cambiato nell'erede di casa Malfoy, ma non poteva giurare di aver capito cosa. Anche l'aura di quel ragazzo sembrava diversa... più innocente. Forse avrebbe trovato in lui un alleato che lo avrebbe sottratto al desiderio della sua famiglia di vederlo come nuovo seguace di Voldemort, chissà. Aveva sentito delle riserve di suo padre sulla lealtà di Draco ora che suo Lucius era stato rinchiuso, ma voleva andarci cauto. Gli sarebbe davvero piaciuto trovare qualcuno con cui condividere il peso del suo futuro ma era troppo presto per fidarsi di quello che era stato il bullo numero uno di Hogwarts. Doveva pensare alla sua sopravvivenza, innazitutto.

Draco, invece, se ne stava in un angolo, con gli occhi bassi, per nascondere meglio la sua sofferenza. Uno dei tagli sul suo polso destro si era riaperto, ma cercava di non dare a vedere il dolore che in quel momento provava. Si teneva il polso stretto, nascondendolo alla vista di tutti, di tutti tranne che di due occhi dorati che cercavano con insistenza il suo di tempesta.

 Hermione non riusciva a concentrarsi sulle parole della professoressa. Tutto ciò che vedeva era Draco sofferente e quella vista le provocava una fitta al cuore. Intanto Cho Chang aveva alzato la mano per chiedere se avrebbero scelto gli abbinamenti da soli ma le era stato risposto che sarebbe stato il cappello parlante a farlo, durante lo smistamento di quelli del primo anno.

La riunione era finita e tutti erano usciti dallo scompartimento privato per raggiungere quello dei propri compagni. Harry era corso via per tornare da Ron e Ginny, pregando tra se di non essere il "fortunato" da dover passare il proprio anno con Malfoy. Tutti erano usciti, tutti tranne due persone. Gli si avvicinò lentamente, in quel suo angolo che sembrava racchiudere tutta la tristezza del mondo. Sua nonna spesso le aveva detto che riusciva a percepire l'aura delle persona, la loro anima, e la sensazione che ora stava provando era come una stretta allo stomaco.

Hermione prese lentamente la mano di Draco fra le sue, esaminando con tutta la delicatezza di cui era capace quella brutta ferita. Il biondino non se ne era nemmeno accorto, perso com'era nelle ombre del suo passato.

"Stai sanguinando". Lo aveva detto in un sussurro. Occhi dorati incontrarono quelli di tempesta ed allora fu come se una scossa attraversasse il corpo di entrambi. Nessuna parola, nessun perché, solo uno sguardo pieno di tenerezza mentre la Grifondoro prese un fazzoletto dalla tasca ed asciugò lentamente il sangue che cadeva copioso. Aveva utilizzato lo stesso fazzoletto di prima ma il pensiero di una sfuriata sul suo sangue impuro da parte del ragazzo che ora le era di fronte non le attraversò neanche per un momento la sua mente. Sapeva solo che Draco stava soffrendo e lei non poteva permetterlo.

Pulita un pò la ferita prese la bacchetta e con un semplice "Curatio" la rimarginò. Ma non lasciò subito quella mano fredda, anzi la tenne tra le sue riscaldandola. Continuavano a non parlarsi, ma quegli sguardi valevano più di mille parole, parole confuse che in quegli istanti attraversavano i loro cuori.

"Ora devo andare". Disse Hermione dopo attimi così brevi eppure per loro infiniti. Sembrava non riuscire più a staccarsi da lui, di avere un bisogno vitale di rimanergli accanto. Si avviò verso la porta dello scompartimento e la aprì lentamente.

"Grazie" le sussurrò prima di concederle un tenue sorriso, così raro eppure così bello.

*****

Cielo, aveva sorriso!!! Era così bello quando sorrideva. Per tutto il resto del viaggio, per tutta la cerimonia di smistamento, Hermione non poteva fare altro che pensare a quel sorriso. Il cuore le batteva ancora all'impazzata. Tutto quello che era detto intorno a lei, tutti i saluti o le domande che le erano rivolte non le interessavano, c'era solo il sorriso di Draco. Stava diventando un'ossessione. Una meravigliosa ossessione. Ma qualcosa, tuttavia, la portò nuovamente sulla terra, da quello strano paradiso sulla quale il sorriso di Malfoy l'aveva portata.

"Granger e Malfoy!!!". Aveva decretato il cappello parlante, fra lo sbigottimento generale.

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Capitolo 4
*** Silver Dagger ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 3: Silver dagger

La decisione del Cappello Parlante gettò gli occupanti della Sala Grande della Scuola per Magia e Stregoneria di Hogwarts nel caos più assoluto. Mentre i primi abbinamenti erano stati accolti con qualche acclamazione e persino esclamazione di stupore, (più d'invidia nel caso di Ginny, quando il Cappello assegnò Harry a Cho Chang, per estrema gioia di quest'ultima), questa fu prima seguita da un silenzio glaciale, poi da un brusio generale che comprendeva le chiacchiere più assurde. Visti i precedenti dei due studenti, (molti ricordavano molto bene, l'ormai passato alla storia, gancio destro di Hermione dritto sul naso di Malfoy), tutti si chiedevano quanto sarebbe passato prima che il Serpeverde e la Grifondoro si fossero uccisi a vicenda. Iniziavano a farsi anche delle scommesse... sia dalla parte degli studenti che da quella degli insegnanti. La McGranitt e Piton erano rimasti letteralmente a bocca aperta, Hagrid sembrava sul punto di farsi uscire gli occhi dalle orbite mentre la Cooman borbottava fra sé che non era affatto stupita del risultato, il suo occhio interiore non si era nemmeno dovuto sforzare per prevedere una cosa del genere. L'unico che sembrava soddisfatto era Silente. Alzò il calice prima nella direzione di Hermione, poi in quella di Draco, facendogli un tenue sorriso. Draco ricambiò quel sorriso con un piccolo cenno e l'anziano professore non poté non provare pietà innanzi a quegli occhi così tristi. Sì, questa era stata senz'altro la scelta migliore. 

A quell'annunciò il cuore di Hermione aveva iniziato a palpitare come un forsennato. Ora avrebbe avuto una buona ragione per poter trascorrere del tempo insieme a Draco. Non si sarebbe dovuta preoccupare di mentire ai suoi amici, poteva stare con Draco e cercare di capire cosa stesse nascondendo la sua maschera di ghiaccio.

Rimase a guardarlo, seduto alla fine del tavolo dei Serpeverdi tenendo lo sguardo basso, cercando senza farsi notare di rubarle qualche occhiata fuggevole. Non poteva trattenersi: era lì solo, dimenticato da tutti, come un'ombra nella notte. Tuttavia Ron riuscì a riscuoterla, seppur per un breve momento. 

"Mi dispiace, 'Mione. Se vuoi, io ed Harry parleremo con Silente. Non dovresti essere costretta a stare con quel...quel...con lui". Era grata per la natura così protettiva dei suoi due migliori amici, ma non poteva fare a meno di sentire quel profondo senso di disperazione che quel ragazzo dai capelli argentati le trasmetteva. Doveva dargli una possibilità.

"Non ti preoccupare, Ron. ma grazie. C'è sicuramente una buona ragione perché io sia finita con Malfoy. Chi lo sa, magari si dimostrerà una persona diversa da quella che ci aspettiamo". Tutti i Grifondoro la guardarono scettici visto le azioni passate di quelli che da tutti era considerato un Mangiamorte in Prova. Nessuno avrebbe mai avuto fiducia in Malfoy, neanche lei avrebbe dovuto, eppure quando i loro sguardi si erano incrociati era come se Draco Malfoy le avesse dato la chiave per aprire i segreti più celati della sua anima. In quel momento si era aperta un piccola breccia nella corazza di ghiaccio del giovane Serpeverde ed Hermione Granger aveva capito di poter credere a tutto quello che il ragazzo le avesse raccontato. 

*****

La voce di Silente, pose fine a tutte le chiacchiere che ora regnavano sovrani nell'immenso Salone. " Tutte le vostre cose saranno ora trasferite nei vostri nuovi dormitori, la cui ubicazione vi sarà annunciata alla fine della cena. Sono lieto di annunciarvi, inoltre, che quest'anno il Professore Remus Lupin farà ritorno come vostro insegnante Contro le Arti Oscure".

L'immenso portone del salone si spalancò per permettere il passaggio di Moony, l'unico Malandrino sopravvissuto agli attacchi che Voldemort aveva sferrato. Un boato di applausi si levò dal tavolo dei Grifondoro. Harry e Ron erano addirittura saliti sulle panche, agitando le braccia, per salutare il gradito ritorno del loro amico. Lupin fece loro l'occhiolino passando accanto, un allegro sorriso dipinto sul volto, mentre con incedere sicuro si avviava verso il tavolo degli insegnanti, con sommo astio del Professore Piton. Era felice di essere tornato. Ora poteva stare vicino ai suoi giovani amici nella battaglia contro Colui-che-non-poteva-essere.nominato ma, soprattutto, mantenere quella promessa. L'ultima promessa fatta a Sirius: ritrovare suo figlio...

*****

Tutti erano così presi dai festeggiamenti per il ritorno di Moony da non notare  un ragazzo dal volto pallido che usciva dalla sala, una mano che si reggeva forte la testa e i denti che mordevano con forza il labbro inferiore, con tanta forza da farne uscire un rivolo di sangue.

La testa aveva preso a dolergli con forza fin da quando il Cappello aveva fatto l'annuncio. Era uscito silenziosamente, sperando di trovare un pò di conforto nel silenzio e nel gelo dei deserti corridoi della scuola. 

Si era seduto ai piedi di una grande statua, le ginocchia fra le braccia e il volto nascosto in un disperato tentativo di non sentire. Non sentire quella dannata voce che continuava a tormentarlo senza tregua.

"Oh! Il piccolo principe ora potrà avere la bella mezzosangue tutta per sé." Sembrava la voce di Lucius che lo derideva, lo scherniva proprio come nella notte che aveva ucciso sua madre.

"Dimmi, quando ci metterà prima di guardarti con disprezzo e rinfacciarti tutto il suo odio?".

Draco si stringeva le mani alle orecchie, come per proteggersi, ma sapeva che era inutile. Non poteva mettere a tacere quella voce tanto odiata.

"Non è vero. Non è vero. Mi ha curato... mi ha curato". Continuava a ripetersi, sussurrando quelle parole a denti stretti, dondolandosi ritmicamente, disperato.

"Era pietà, Draco. Lei ti disprezza, ti disprezza". Ora quella voce si era tramutata nel sibilo velenoso di un serpente. "Non ti amerà mai. Sei inutile, inutile, inutile...è colpa tua se tua madre è morta... è tutta colpa tua..."

"Non è vero! Non è vero!!!" Come avrebbe voluto piangere in quel momento. Alleviare seppur per un breve istante quel peso che sembrava opprimergli il petto. Ma non ci riusciva. Tutto quello che poteva fare era rivedere come a rallentatore gli ultimi istanti di vita della sua mamma... quel suo ultimo e disperato ti voglio bene...

Restò lì in silenzio, ad osservare il vuoto in attesa di una tenue luce che rischiarasse le tenebre che aveva nel cuore...

*****

La cena era finita. I prefetti dopo aver accompagnato gli studenti del primo anno ai loro dormitori attendevano che la Professoressa McGranitt, desse loro le istruzioni per la loro nuova collocazione. 

Ma Malfoy non era ancora tornato. A nessuno sembrava interessare che il giovane Serpeverde avesse saltato la cena ed ora di lui non si avesse più traccia. Hermione sentiva di avere il cuore dilaniato. Non capiva cosa stesse succedendo ma aveva una brutta sensazione. Qualcosa stava per succedere, ne era certa.

Da un angolo della sala, Silente la osservava attento. Povera ragazza. Se solo avesse potuta aiutarla. Ma non dipendeva da lui. Senza saperlo, Hermione Granger aveva fra le sue mani qualcosa di molto più prezioso della vita del giovane Malfoy... la salvezza della sua anima...

*****

Harry e Ron percorrevano scherzando i corridoi verso il nuovo alloggio del giovane cercatore. Il rossino aveva così insistito nel vederli che Harry, quasi come una brava mammina, non aveva potuto fare a meno di accontentarlo. Mentre camminavano, discutevano accesamente sia del ritorno del loto amico Moony, sia della difficile situazione nella quale la loro amica era venuta a trovarsi. 

"Dannazione! Ti pareva che faccia di furetto potesse fare qualcosa di buono. Giuro che se Malfoy le fa qualcosa, io l'ammazzo!!!". Ron non aveva digerito l'idea che Hermione dovesse trascorrere tutto quel tempo con il cercatore serpeverde e, visto che alla ragazza sembrava non dispiacere, era ancora più irritato.  D'un tratto il ragazzo si bloccò. Qualcuno era accovacciato ai piedi della grande statua e sembrava stesse dormendo. Avvicinandosi cautamente notarono dei capelli argentati illuminati dai tenui raggi della luna. Ciò non fece altro che accendere ancora di più il furore di Ron. Hermione era rimasta indietro per parlare con la McGranitt quindi nessuno avrebbe potuto fermarlo. Durante l'estate era diventato più sicuro di sé ed ora si sentiva pronto ad affrontare il suo nemico numero uno.

Senza che Harry riuscisse a fermarlo si avventò come una furia su Draco, afferrandolo per bavero della camicia e sbattendolo con forza contro il muro di nera pietra.

" Che diavolo stai facendo qui, Malfoy?!Eh? Non sapevi che bisognava accompagnare quelli del primo anno?!"

Harry più che dal comportamento di Ron era stupito da quello di Malfoy. Il ragazzo non reagiva. Sembrava non essere nemmeno cosciente di quello che stava succedendo. Continuava a tenere lo sguardo basso, perso com'era in un mondo tutto suo. Il cercatore grifondoro tentò invano di liberare il biondino dalla presa del giovane Weasley ma quest'ultimo era troppo forte. Ron sembrava trarre forza dal silenzio del Serpeverde. Gliela avrebbe fatta pagare per tutti quegli anni di scherni, continuava a ripetersi, oh sì!

"Che succede, Malfoy? Senza il paparino tutti quanti ti hanno voltato le spalle!!! Buh, buh!!! Il purosangue ora si mette a piangere!" Il volto del rossino era come trasfigurato dall'odio. Era irriconoscibile.

"Lasciami in pace, Weasley. Non voglio combattere". Draco lo aveva detto nel tono più pacato possibile, un tono che non gli era consono.

"Lasciarti stare? Ora te la faccio vedere io!" Ron aveva stretto il pugno, pronto alla lotta. Harry non sapeva cosa fare. 

"Ma non dirmi che ora chiami la mammina, sai che paura!" Ron avvicinò il proprio volto a quello del Serpeverde con fare minaccioso ma qualcosa era scattato in Draco. Aveva alzato lo sguardo ed ora una luce omicida gli brillava negli occhi. 

"Non osare mai più parlare di mia madre!" Parole scandite con una tale rabbia da gelare l'aria circostante. Il portiere lasciò immediatamente la presa, come se la sua mano si fosse scottata contro un fuoco invisibile.

I due Grifondoro indietreggiarono senza rendersene conto. Ron provò vergogna a quel gesto inconscio e si preparò a sferrare il primo attacco quando fu aggredito da una palla di pelo rosso. Grattastinchi si era posto fra i due ragazzi ed ora arruffava il pelo con furia, mostrando al Weasley i suoi artigli affilati.

"Su, Grattastinchi, levati di lì!" Ron tentò di spostare il gatto ma quello, per tutta risposta, con una rapida zampata gli graffiò la mano fino a farla sanguinare. Harry guardava allibito la scena: prima Hermione, ora il suo gatto.

Grattastinchi lanciò al rossino un nuovo sguardo omicida, prima di cominciare a frusciarsi fra le gambe di Draco. La vista del gatto sembrò rasserenare il ragazzo. Nessuno sapeva che, in realtà i due erano ottimi amici. Spesso, quando era cosciente di sé, quel bel micione rosso gli teneva compagnia, trasmettendogli un pò di quel calore che il ragazzo cercava disperatamente, mentre Draco lo coccolava nel segreto della sua stanza, parlandogli quasi come se fosse umano. Il Serpeverde si chinò a prendere il gatto fra le braccia, che non se lo fece ripetere due volte, prima di prendere a strofinare il capo sotto la gola del ragazzo. 

"Spero che non sia successo nulla di grave qui". Silente era comparso alle spalle di Draco, posandogli una mano sulla spalla. 

"No, professore". Draco aveva risposto, senza staccare mai gli occhi da Grattastinchi. Il gatto aveva preso a leccargli il viso, solleticandolo lievemente.

"Allora è meglio che lei raggiunga il suo dormitorio, signor Malfoy. Vicino alla torre d'astronomia. Ho bisogno di scambiare qualche parola con il signor Weasley".

Draco salutò il professore e si avviò verso la torre sempre con il suo amico fulvo fra le braccia che beatamente gli faceva le fusa.

Questa situazione aveva davvero dell'incredibile. Difficilmente quel gatto si faceva avvicinare da qualcuno che non fosse Hermione ed ora faceva addirittura le fusa a Malfoy. I pensieri dei due ragazzi erano pressappoco gli stessi, mentre osservavano il biondo svanire nei corridoi.

Il preside si tolse gli occhiali per osservare meglio i due giovani negli occhi. Il suo viso era serio e la voce con cui parlò grave.

"Spero che la scena che ho appena assistito non si ripeta mai più...!" Ma prima che potesse terminare Ron esclamò irato.

"Non è giusto, professore. Per anni Malfoy ci ha tormentato. Perché ora non possiamo vendicarci!". Harry gli posò una mano sulla spalla ma Ron sembrava irremovibile.

Il vecchio professore sospirò tristemente. "Non credo che il signor Malfoy l'abbia mai ferita come ha fatto lei questa sera, signor Weasley. Quando tornerà a casa lei avrà sua madre ad accoglierla amorevolmente. Al giovane Draco questo non sarà più concesso. Perché sua madre è stata uccisa il Natale scorso proprio davanti i suoi occhi".

Harry e Ron non seppero cosa rispondere. Draco aveva perso la mamma e nessuno ne sapeva niente. Si sentirono molto meschini.

*****

Draco aveva raggiunto la sua nuova stanza. La luce della stanza di Hermione, proprio di fronte alla sua era spenta quindi non volle disturbarla per scusarsi del mancato impegno come prefetto. Ci avrebbe pensato il giorno dopo. Si cambiò velocemente e si mise a letto, sperando in almeno un ora di sonno prima che gli incubi fossero tornati. Ma sapeva che era una speranza vana: da quando suo padre era stato arrestato incubi e allucinazioni riempivano i suoi giorni e non era sicuro di poter sopravvivere un'altra notte nelle tenebre. Grattastinchi gli si accoccolò a fianco, cercando di rassicurarlo. Questo lo fece sorridere... se solo anche Hermione lo avesse guardato così...

*****

"Assassino...assassino..." Sua madre coperta di sangue lo fissava con disprezzo... "é tua la colpa, solo tua..."

Cercava di raggiungerla, di scusarsi ma era tutto inutile, continuava a sprofondare nelle tenebre. Prima suo padre, poi sua madre, Hermione, i compagni di scuola, gli insegnanti... tutti erano lì ad accusarlo, a schernirlo, ad odiarlo... "Mangiamorte...Mangiamorte...Mangiamorte..."

"Non è vero. Non è vero." Lui era lì nel mezzo raggomitolato su se stesso come un bambino impaurito. Quelle voce continuavano a tormentarlo, a non dargli tregua. Notte dopo notte, era sottoposto ad un supplizio alla quale non poteva sottrarsi.

Tutto un tratto le voci tacquero e furono sostituite da una risata gelida. Aprì lentamente gli occhi e un ghignò crudele gli si parò davanti.

Un altro Draco era davanti a lui, ma un Draco diverso, malvagio...il suo lato oscuro...

"é questo ciò che sei!"Sibilò l'altro. "Un assassino! Se non ci credi guardati le mani!!!"

Il Draco buono chinò lo sguardo: le sue mani erano sporche...sporche del sangue di sua madre...sporche del sangue di lei...

Il corpo senza vita di Hermione era davanti a lui con un buco nel petto. Il Draco malvagio in piedi, con il cuore della ragazza tra le mani che grondavano sangue innocente...

"No!No!No!"

Si svegliò di colpo, il volto madido di sudore. Continuava a guardarsi le mani, mentre una voce riecheggiava nella stanza: assassino, assassino, sibilava.

Si coprì il capo con le mani mentre un pensiero fisso continuava a frasi strada nella sua mente...

"é meglio farla finita. La mia vita è un inferno. Presto mio padre fuggirà da Azkaban e tutto tornerà com'era prima. Hermione, non voglio farle del male. Morirei prima di farle del male."

Andò a sedersi ai piedi della finestra per poi estrarre un coltello d'argento dalla tasca della sua giacca. La lama era curva, sottile, lucente come se non fosse mai stata usata ma il ragazzo sapeva che non era così. Quella lama molte volte aveva già bevuto del suo sangue. L'impugnatura aveva simboli egiziani cesellati fra gli smeraldi che costituivano gli occhi gelidi del drago rappresentato nel centro... Tutto il resto era freddo argento...ironia della sorte, un regalo di Lucius...

"Non ho più niente da perdere. Staranno tutti meglio senza di me. Mi spiace Hermione. Avrei voluto dirtelo, dirti quali sono i miei veri sentimenti ma è meglio così. Mio padre non potrà più toccarti... Ehi, magari Potty e Lenticchia daranno una festa alla mia morte... Ci vedremo presto mamma..." Sorrise amaramente prima di iniziare a recidersi le vene dei polsi. Il sangue caldo prese a scendere lentamente, colando sul pavimento come le lacrime che non riusciva a versare... non ci sarebbe voluto tanto... presto sarebbe potuto essere finalmente libero, libero con la sua mamma...

La porta si aprì d'improvviso.

"Nooo!!!" Udì un grido disperato, due occhi dorati lo osservavano terrorizzati mentre lentamente scivolava nell'incoscienza...

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Note: ehi, un altro capitolo. Qst lo dedico a Kamomilla che continua con affetto a recensire questa storia. Ok i toni iniziano a farsi dark. Draco ha appena tentano il suicidio spinto da quei sogni e quella strana voce...a chiunque se lo chieda no, non è pazzo. Avete presente le puntate di Buffy con il Primo di ogni Male? Beh, la situazione è la stessa, più o meno. Draco si sente responsabile per la morte della madre, per l'incolumità di Hermione e vuole farla finita. Questo suo desiderio non fa altro che rafforzare il suo lato oscuro, quello nato dall'AMITTE ANIMUM, dandogli quasi una vita propria. Cmq il suicidio non è mai una soluzione, nulla può cambiare se si sceglie di arrendersi.

Spero che vi sia piaciuta anche l'idea di Grattastinchi. A chi non l'avesse capito Ron non è esattamente il mio personaggio preferito e beh, ho fatto sembrare Harry un pò il Cho Hakkai di Saiyuki. Bel cartone, quello!!!

Che devo dire, spero vi sia piaciuto. Sta febbre mi sta dando delle idee eccezionali. Alla prossima...

 

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Capitolo 5
*** Mending a Broken Hearth (Nuova versione) ***


Nuova pagina 1

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 4: Mending a Broken Hearth

Draco era scomparso nel bel mezzo della cena ed Hermione non sapeva darsi pace. Se ne stava sdraiata sul suo nuovo letto, nella camera decorata in oro e rosso che Silente le aveva assegnato, ad osservare il soffitto. Aveva tentato di leggere, di avvantaggiarsi con le lezioni, ma niente. Non riusciva a concentrarsi. Era stanca. Ma non fisicamente... ogni volta che chiudeva gli occhi poteva vedere solo il sorriso del ragazzo dagli occhi tempesta. Occhi che le parlavano di una tristezza infinita. Non sapeva che fare. Incuriosita aveva preso il lettore Cd del Serpeverde, sperando che almeno questo potesse alleviare le sue pene, ma ogni singola canzone sembrava fare aumentare il ritmo del suo cuore... TU-TUM...TU-TUM...TU-TUM...

"How can you see into my eyes,

like open doors?

Leading you down into my soul,

where I become so numb.

Without a soul,

my spirit's sleeping somewhere cold.

Until you find it there and lead

it

back...

home.

wake me up Wake me up inside

can't wake up

Wake me up inside

save me

Call my name and save me from the dark

wake me up

Bid my blood to run

wake me up

Before I come undone

save me

Save me from this nothing I've become

Now that I know what I'm without,

You can't just leave me.

Breath into me,

And make me real.

Breath...

Me...

To...

Life...

 

wake me up Wake me up inside

can't wake up

Wake me up inside

save me

Call my name and save me from the dark

wake me up

Bid my blood to run

can't wake up

Before I come undone

save me

Save me from the nothing I've become

Bring...

Me...

To...

Life...

I've been livin' a lie. There's nothing inside.

Bring...

Me...

To...

Life...

Frozen inside,

without your touch;

 

without your love,

darling,

only you are the life among the dead...

On the inside,

 

I can't believe I couldn't see,

Kept in the Dark,

But you were there in front of me

I've been sleeping a thousand years it seems,

Got to open my eye's to everything.

without a thought,

without a voice,

without a soul

Don't let me die here

There must be something more...

Bring...

Me...

To...

Life...

Wake me up

 

Wake me up inside

Can't wake up

Wake me up inside

Save me

Call my name and save me from the Dark.

Wake me up

Bid my blood to run

Can't wake up

Before I come undone

Save me

Save me from the nothing I've become

Bring...

Me...

To...

Life...

I've been living a lie.

There's nothing inside.

Bring...

Me...

To...

Life..."

Bring me to life... aveva chiuso gli occhi lentamente mentre, senza rendersene conto, calde lacrime, iniziarono a bagnarle il viso...

*****

Era seduta su una roccia, su di un bellissimo prato in una calda giornata di sole. Il cielo era terso e gli uccelli si rincorrevano in strane acrobazie nella calda aria primaverile.

D'improvviso due forti braccia la strinsero da dietro. Un lieve bacio le fu dato sul collo mentre un allegra risata riempì l'aria circostante. Sorrise, anche questa notte lui era venuto. Fin dal primo anno s'incontravano nei suoi sogni, in luoghi sempre diversi, sempre così meravigliosi. Era il suo segreto. Il suo meraviglioso segreto.

Lui sapeva tutto della sua vita, delle sue passioni, di tutte quelle piccole cose che nemmeno Harry o Ron conoscevano di lei. Tutte quelle piccole cose che davano per scontato.

La prendeva tra le braccia, in quel caldo rifugio che la faceva sentire protetta come non mai, e lei trascorreva delle ore a parlargli di sé, di quello che succedeva nella sua vita. Non si era mai sentita più sola. La consigliava, la rallegrava quando era triste, la sosteneva quando la vita quotidiana diventava troppo dura. Durante il secondo anno, quando era stata pietrificata dal basilisco, le era rimasto accanto, confortandola e dicendo di avere fiducia perché sarebbe finito tutto bene.

"Ryu". Lui l'abbracciò più forte, facendola accoccolare meglio contro il suo petto...

Ryu si faceva chiamare perché mai le aveva rivelato il suo vero nome. Ogni volta che lei glielo chiedeva lui le rispondeva con un sorriso, un sorriso triste, dicendo che non era ancora giunto il momento. Poteva vedere i suoi occhi, caldi, gentili, sentire la sua voce profonda, ma il resto del suo viso era sfocato, indistinto...

"Oggi ti ho mai detto quanto ti amo?". Le chiese pur conoscendo bene la risposta...ti amo...ti amo...ti amo... Non si stancava mai di ripeterglielo.

Hermione scosse le testa in tono di sfida prima che due calde labbra si posassero sulle sue. Ryu le lanciò uno sguardo scherzoso prima di avvicinare lentamente la bocca all'orecchio della ragazza e sussurrarle ti amo ancora una volta.

La Grifondoro voleva rispondere, ma non ebbe nemmeno il tempo di dischiudere le labbra che un dito gentile si posò su di esse.

"No". Ryu si era fatto più serio mentre con l'altra mano le carezzava il viso. "Non devi dirmelo, Mya. Solo quando saprai chi sono, potrai farlo. Perché sarà nella realtà e non in questo illusione, che pur splendida, resta sempre poco più di un sogno".

"Ma allora perché non mi dici chi sei una volta per tutte!". Si era liberata dal suo abbraccio ed era scattata in piedi. Lo osservava quasi disperata. Cielo se lo amava! Perché non voleva che lei glielo confessasse.

Il ragazzo sorriso a quella reazione. Si alzò anche lui per riprendere la sua ragazza tra le braccia. Era quello il posto di Hermione... con lui, sempre per sempre.

"Amo questa tua impulsività, lo sai? La fierezza di una vera leonessa." Le accarezzava il viso, asciugandole con riverenza le lacrime che erano prese a scendere da quegli splendidi occhi dorati. "Non devi arrabbiarti, amore mio. Tu sai chi sono. Lo sai da tanto". Prese una mano della ragazza tra le sue e le posò entrambe sul cuore di lei. "Non posso dirtelo perché altrimenti ti perderei per sempre. Quando il tuo cuore vorrà accettare la verità che ha dentro di sé allora, solo allora, mi rivelerai quali sono i tuoi sentimenti. Per ora, accontentiamoci di questi sogni."

D'un tratto il cielo si fece scuro. Tuono e fulmini squarciavano l'aria mentre Ryu prese a tremare. "Oh, no. Stanno ricominciando. Perché ora, perché!" Parlava fra sé, la voce incrinata da un qualcosa che sembrava disperazione...tristezza...rassegnazione...

Hermione era spaventata, terrorizzata. Il ragazzo le strinse forte le spalle, guardandola dritta negli occhi. "Devi andartene. Svegliati, Mya ti prego, svegliati. Non voglio che tu sia costretta a vedere".

Il suolo sotto di lei si aprì in un baratro. Quello che fino a poco fa era stato un paradiso ora era l'inferno. Il cielo era divenuto del colore del sangue e tutto intorno sembrava una landa desolata. Ryu era scomparso ed Hermione non poté fare altro che precipitare nelle tenebre...

*****

Buio... solo buio era intorno a lei. Camminava da tanto in quell'oscurità che sembrava senza fine. Un pianto ruppe d'improvviso quel silenzio che sembrava volerla annullare.

Un ragazzo era raggomitolato al centro di quelle tenebre. Piangeva, come un bambino impaurito. Piangeva su di un corpo ricoperto di sangue. Piangeva come se il suo cuore gli fosse stato strappato.

Un vento gelido prese a soffiare, sibilando come una voce umana. "Mangiamorte...Mangiamorte..." sussurrava come un veleno. "Assassino...assassino"un'altra voce si unì alla prima.

Hermione voleva correre da lui, prenderlo tra le braccia e rassicuralo ma non riusciva a muoversi, ad emettere un solo suono. Lentamente fu il ragazzo a girarsi: il viso pallido era bagnato di sangue e lacrime, gli occhi di tempesta arrossati e gonfi. La Grifondoro si portò una mano alla bocca.

Draco Malfoy era inginocchiato davanti a lei e ora la guardava in lacrime.

"Perdonami, Hermione." Fu tutto quello che disse prima di afferrare un lucido pugnale d'argento e conficcarselo nel cuore.

"No!No!NOOO!!DRACOOO!!!

Si svegliò di soprassalto, il volto madido di sudore... Draco... Tremava come mai in vita sua. Tremava senza riuscire a controllarsi. Si portò le mani al volto per calmarsi, dirsi che era stato solo un sogno, ma non era così. Le lacrime continuavano a cadere senza che potesse fermarle... Draco... Draco...era tutto quello che riusciva a pensare... Draco... Non Malfoy...ma Draco...

Grattastinchi le saltò d'improvviso in grembo, iniziando subito a miagolare quasi disperato. Hermione cercò di concentrare il suo sguardo sul gatto, che era entrato come un fulmine di pelo rosso dalla finestra spalancata dal vento, dopo aver attraversato il cornicione che divideva la stanza della Grifondoro da quella del Serpeverde, ma le lacrime le offuscavano la vista. Il grosso micio sembrava spaventato. Prese a leccarle insistentemente la mano per attrarre l'attenzione della ragazza. Presto, presto sembravano dire i due grandi occhi gialli, non c'è tempo, non c'è tempo.

"Grattastinchi, che succede piccolo!". La ragazza ora era davvero spaventata: quel sogno orrendo e ora il gatto...che stava succedendo...

Il felino scese con un balzo rapido dal letto per correre alla porta e iniziare a grattare contro di essa. Hermione corse ad aprire la porta, incurante di essere solo in pigiama: se in tutti quegli anni aveva imparato qualcosa era non dubitare dell'istinto del suo amico peloso. Grattastinchi uscì subito dalla stanza d'oro e rosso per dirigersi verso quella del Serpeverde. Grattava, miagolava, faceva le fusa più che poteva in un disperato tentativo di farsi udire dal suo amico biondo, ma era tutto inutile, Draco non veniva ad aprirgli.

Hermione prese a bussare con forza alla porta del ragazzo ma niente. Nessuno apriva... i minuti passavano ma quella dannata porta restava sempre chiusa mentre ora sembrava che il grosso gatto stesse intonando un lamento funebre. Corse subito in camera, il cuore che poteva da un momento all'altro saltarle fuori dal petto, afferrò la bacchetta e corse alla porta di Malfoy.

"Alohomora!" Urlò d'istinto. La porta si spalancò di colpo e quello che vide sembrò toglierle il respiro dal petto. Seduto in una pozza di sangue, ai piedi della finestra c'era Draco, i polsi tagliati e un pugnale nella mano destra. Gli occhi di tempesta sembravano averla vista, trovata fra le tenebre che lo stavano lentamente avvolgendo.

Gli occhi della ragazza si spalancarono per il terrore. Lasciò cadere la bacchetta al suolo per raggiungere Draco. Si accasciò accanto al compagno, prendendolo tra le braccia, le mani ai polsi in un disperato tentativo di bloccare l'emorragia. 

"Ti prego, non morire, non morire". Continuava a ripetere cercando di far rinvenire Malfoy, sempre più pallido e freddo. "Draco! Rispondimi ti prego!". Il sangue non voleva fermarsi. Appoggiò per un istante il ragazzo alla parete, strappandosi la giacca del pigiama e facendone bende di fortuna per tamponare quelle orribili ferite.

Draco sembrò rinvenire, lo sguardo ancora sfocato ma conscio della presenza della ragazza che amava. Cercò di sollevare il capo per guardarla negli occhi, per dirle di lasciare stare, che non ne valeva la pena ma era troppo debole.

"Va via Hermione, non voglio che tu veda...Non c'è più niente per me..." Sussurrò così flebilmente eppure Hermione lo udì ugualmente. Entrambi piangevano, una visibilmente, l'altro nel proprio animo. Draco non voleva che lo ricordasse così, debole e vigliacco, non voleva che la  purezza della Grifondoro fosse contaminata dal suo sangue immondo ma lei non voleva lasciarlo. Per una strana ragione Hermione lo voleva in vita.

"Non dire sciocchezze!!!" La voce della ragazza tuonò nella stanza, più forte delle intemperie che fuori dal castello si abbattevano sul paesaggio circostante. "Non puoi chiedermi questo! Non puoi chiedermi di lasciarti morire!!! Pensa a tutte le persone che farai soffrire!!!"

"Io non ho nessuno!!! Voglio farlo! Devo farlo!!!" Rispose il biondino, gli occhi colmi di lacrime che tuttavia non si decidevano a cadere. "Mio "padre" mi odia! Gli servo soltanto per servire Voldemort! Sono il suo pupazzo, la sua marionetta! Mi ha privato della libertà, facendomi divenire un mostro come lui!!!"

"E tua madre..." Cercava disperatamente di farlo ragionare. "Non pensi a tua madre?"

"Io non ho una madre, Hermione. Lucius l'ha uccisa perché sono stato così stupido da lasciare trasparire le mie emozioni. E se tu mi aiuterai ucciderà anche te" Neanche Hermione seppe come rispondere a questo. Draco sorrise con tristezza a quel silenzio che per lui valeva più di mille accuse. "Lo vedi? Starete tutti meglio senza di me. Non ho più niente per cui vivere. Mia madre era l'unica ragione! Ti prego, lasciami morire. Sono stanco di essere torturato ogni giorno. Mi sta uccidendo dentro... "

Hermione non seppe più trattenersi. Lo strinse forte a sé, trasmettendogli un pò di calore umano. Ora capiva, capiva tutto quello che il giovane aveva dovuto passare e quel bisogno di proteggerlo si fece sempre più forte. 

"Mi dispiace, mi dispiace..."Era come una nenia che gli sussurrava abbracciandolo forte." Draco non riuscì più a trattenersi. Scoppiò in un pianto irrefrenabile, reggendosi alla ragazza come alla sua sola ancora di salvezza. "Non sei solo. Se non vuoi vivere per tua madre allora vivi per me!!!". Gli occhi di Draco si spalancarono per la sorpresa. Occhi di tempesta cercarono quelli d'oro di lei ma non trovarono menzogna in esse. Il viso di Hermione era rigato di lacrime e sporco del suo sangue ma così bello. Lei era preoccupata per lui, lo voleva accanto. 

Il ragazzo annuì debolmente. Per la prima volta nella sua vita voleva vivere, vivere solo per lei. Quel piccolo cenno ridette speranza alla giovane. La sua bacchetta era troppo lontana così afferrò quella del ragazzo posta sul comodino vicino.

"Curatio!" Iniziò subito a rimarginargli le ferite, ma non staccando mai gli occhi da quelli di Draco. La perdita di sangue lo avevano reso ancora più pallido e sembrava quasi un fantasma pronto a sparire alla luce del sole. 

Draco era accasciato sul suo petto, rinfrancato dal battito del cuore di Hermione. La ragazza sapeva che se anche le ferite si erano rimarginate ora era la perdita di sangue il maggiore pericolo. Sollevò il Serpeverde sul letto, rimboccandogli le coperte. Gli si sedette accanto, prendendo ad accarezzargli i sottili capelli biondi.

Parlava dolcemente, amorevolmente, coccolandolo come con un bimbo piccolo. "Draco, ascoltami." Gli sussurrò all'orecchio. "Ora vado in camera mia a prendere dell'Essenza di Viridiana. Servirà per riportare il sangue ai valori normali. Tu non tentare di muoverti, io tornerò immediatamente". Non voleva che lo lasciasse solo, aveva paura ma sapeva che non l'avrebbe mai abbandonato.

La ragazza corse in camera sua a prendere il preparato che Madama Chips le aveva dato e tornò al capezzale del Serpeverde. Glielo fece deglutire lentamente, sperando di non essere arrivata tardi. Draco era ancora così pallido e freddo...

"Hermione, non lasciarmi". Era stato quasi un sospiro ma alla ragazza bastò. Gli si stese accanto, la testa del ragazzo sul suo petto, accarezzandogli ancora i capelli, mentre il giovane cadeva in un sonno senza sogni. Grattastinchi, che aveva assistito alla scena da un angolo della stanza, saltò sul letto per accoccolarsi vicino al ragazzo, quasi a volerlo scaldare anche lui. La Grifondoro sorrise debolmente e, forse per la prima volta per una strega, pregò con tutte le sue forze Dio che concedesse la forza a Draco per andare avanti. Perché lei aveva già deciso: gli sarebbe rimasta accanto nella buona e nella cattiva sorte.

*****

Erano trascorse alcune ore. Non ricordava quando si era appisolata ma tutt'un tratto fu svegliata da un piccola risata divertita. 

"No, Grattastinchi , no. Smettila, ti prego, mi fai il solletico". La voce di Draco era ancora debole ma sembrava che il giovane si fosse ripreso.

Si alzò a sedere e quello che vide la fece ridere di cuore anche se cercava disperatamente di nasconderlo dietro una mano : il grande Draco Malfoy attaccato da un grosso gatto arancione che non si decideva a smettere di leccargli la faccia. Il ragazzo sorrideva mentre il felino gli faceva le fusa felice del pericolo scampato.

"Ti prego, ora basta. Anche io sono felice di rivederti, amico mio". Draco voltò il suo sguardo verso Hermione, un espressione fintamente corrucciata sul suo viso. "Beh, che c'è da ridere tanto?". Il vecchio sorriso Malfoy comparì sul volto del giovane, questa volta senza alcuna malizia.

Ora Hermione rise apertamente, senza riuscire più a frenarsi. "Scusa, ma siete troppo buffi. Insomma, Grattastinchi sopporta a malapena Harry e Ron ed ora con te sembra quasi un gatto normale!".

Anche Draco non riuscì più a trattenersi. Con l'espressione più arrogante che riuscì a fare le rispose. "Certo che non li sopporta: questo è un gatto molto intelligente!" Il suddetto gatto sembrò miagolare in cenno d'assenso.

Entrambi i ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata. Hermione osservava quel ragazzo che aveva innanzi a sé e non poteva capacitarsi che fosse lo stesso Malfoy che per anni l'aveva torturata. Quando il ragazzo cercò di alzarsi, lei gli si pose subito a fianco aiutandolo a mettersi a sedere. con una mano delicatamente gli spostò una ciocca di capelli che gli avevano coperto quegli occhi così belli e gli prese una mano tra le sue.

"Come ti senti? E rispondimi sinceramente."

"Sono solo stanco". Rispose lui, mentre la guardava pieno di gratitudine. 

Hermione balzò in piedi. "So io cosa ci vuole!" Esclamò allegra. Con un semplice gesto della bacchetta fece comparire due tazze di cioccolato caldo, offrendone una al ragazzo. Draco accettò volentieri e prese a bere lentamente non separando mai il suo sguardo da quello della Grifondoro.

"Sai" Le disse ad un certo punto, dopo aver bevuto tutto il cioccolato ed aver posato la tazza sul comodino, mentre Grattastinchi tentava di farsi coccolare dalla sua padroncina. "Nessuno mi aveva mai curato le ferite prima d'ora. Quando mio pad...Lucius mi puniva, nessuno veniva ad aiutarmi". Lo aveva detto quasi senza accorgersene. Nuove lacrime spuntarono dagli occhi di Hermione.

"Non piangere. Non voglio che tu pianga per colpa mia. Non merito le tue lacrime." Ora era Draco che cercava di consolarla, asciugando quelle gocce salate con il dorso della mano.

Hermione pose una mano su quella del giovane che le stava accarezzando il viso. "Non posso farci niente. Nessuno dovrebbe soffrire così".

"Non tutti i genitori amano i propri figli, Mya". Detto questo spostò un pò le coperte per prendere a sbottonare la giacca del pigiama.

"Che fai...Non devi sfor..." Non riuscì nemmeno a terminare la frase. Tutto il petto di Draco, la sua schiena erano coperti da centinaia di cicatrici: alcune piccole, altre profonde. Alcune che sembravano frustate, altre colpi di un bastone. Dita tremanti di una piccola mano presero a toccarle con dolcezza. Era troppo. Hermione lo abbracciò forte, disperatamente, con tutta se stessa.

Il ragazzo dapprima fu esitante, poi la ricambiò. Stettero così per attimi interminabili, solo stretti l'uno all'altro, confortati dall'essere insieme. Pian piano la ragazza si staccò un pò per porre la propria fronte a contatto con quella di lui. 

"Non sei più solo, Draco. Ora ci siamo io e Grattastinchi qui per te!". Calde lacrime scesero dal volto del Serpeverde. Non sapeva cosa dire ma capì che le parole non erano importanti ora. Si stesero l'una accanto all'altro fra le caldi coperte argento e verde. S'addormentarono così: teneramente insieme.

Dalla sua cella nella prigione di Azkaban, Lucius Malfoy osservò la luna con un ghigno malefico. "Sì, mio caro figlio, goditi la tua mezzosangue finché puoi. Ti abbandonerà anche lei una volta che apparterrai a Voldemort".

"No, non lo farà". Draco mormorò contro il collo di Hermione, ancora addormentato profondamente per sapere di aver parlato o ricordare di averlo fatto al mattino. "Lo ha promesso".

*****

Erano le due del mattino e qualcosa era cambiato. Il volto addormentato di Hermione mostrava orrore e confusione. Il suo respiro era rapido e la sua fronte era lucida, ricoperta da centinaia di gocce di sudore freddo. Sognava... no, questo era un incubo... no, questo era anche peggio di un incubo...

La stanza era buia e terrificante. Le fiammelle che guizzavano dalle torce potevano fare ben poco per sollevare quel manto di morte che permeava le pareti, il soffitto e il pavimento. Tutto intorno a lei poteva vedere figure incappucciate immerse in una conversazione di cui non poteva carpirne le parole... era un incomprensibile mormorio raccapricciante. In un angolo della stanza un gigantesco calderone troneggiava su di un tavolo di marmo nero.

"Sembra un serpente". Si sorprese a pensare.

Nessuno aveva notato che lei era lì così prese a volteggiare come uno spirito qua e là.

Una porta si aprì ed un'altra figura incappucciata era entrata seguita da una donna che piangeva. Hermione vide che quella nuova figura stava portando qualcosa avvolto in un mantello nero. Questo qualcosa pareva agitarsi! Ad un tratto, un lembo del mantello scivolò via, rivelando un bambino (o era una lei?) che pareva pronto a piangere alla vista di cos'ì tanti estranei.

"Per favore non farlo" la donna mormorò disperata, "Lo ucciderai".

La figura incappucciata fece cenno ad un'altra di colpire la donna sul viso, facendola cadere al suolo. Si portò una mano alla guancia mentre fissava con odio colui che l'aveva colpita.

"Non riesci a combattere da solo le tue battaglie?". Lei chiese con disprezzo.

La figura incappucciata non raccolse la sfida ma sembrava aspettare qualcosa... o qualcuno...

Un bagliore e un crepitio di magia nera annunciò l'arrivo di qualcuno... qualcuno importante giudicando la reazione degli altri. Loro si inchinarono al suolo.

"Benvenuto Maestro". Dissero in unisono.

Questo era Voldemort, un uomo alto e magro con la pelle pallida, un volto da rettile e occhi che sembravano radiare con una fredda intensità un odio incontenibile. Avanzò verso la figura che portava il bambino e fissò il neonato ansioso... come un lauto pasto pronto per essere consumato.

Vedendo una visione così orribile davanti a lui, il bambino iniziò a piangere e la donna accorse automaticamente da lui per consolarlo. Una delle figure incappucciate si alzò immediatamente per trattenerla.

"Non potete fargli questo. è troppo giovane! Il Bagno Rituale non è possibile per qualcuno sotto i diciotto anni!" Lei urlò cercando di liberarsi.

"Crucio!" Voldemort lanciò l'incantesimo quasi seccato e osservò con disinteresse mentre la donna si contorceva dal dolore. Sangue prese a cadere dal suo naso e dalle sue labbra, dove si era morsa. Il pianto del bambino aumentò nonostante gli impacciati tentativi della figura incappucciata di calmarlo.

"Finite Incantem. Sicuramente hai insegnato a tua moglie maniere migliori di queste?" Voldemort rivolse questa domanda all'uomo con il bambino.

"Le mie scuse, Maestro. lei è diventata... difficile dal parto".

"Magari ha bisogno di un'altra lezione di comportamento". Agitò la bacchetta mentre una debole fiammella verde iniziava a formarsi sulla sua punta.

"No Maestro. Ucciderla mi causerebbe dei problemi con i membri del Consiglio. Sarà posta sotto la maledizione Imperius una volta che il bambino sarà svezzato. è importante per me mantenere una certa immagine se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo".

La luce verde scomparve. La donna non poteva nemmeno parlare per gli effetti del Cruciatus.

"è tutto pronto?"

"Si, Maestro".

"Metti il bambino nel calderone".

Voldemort accompagnò il bambino e suo padre al tavolo di marmo nero. Rimase dietro il calderone e agitò la sua bacchetta in circolo tre volte. Sembrava riempire il calderone con una qualche sorta di liquido. Il riflesso delle torce e del fuoco nel braciere fecero apparire il liquido come sangue. Poi afferrò un pugnale.

"Sanguam ex Dominus".

Incise la sua mano sinistra facendo cadere molte gocce di sangue nel calderone. Poi fece segno al padre di portare il bambino che parve calmarsi in qualche modo.

"Sanguam ex Servus".

Il padre tenne il bambino per la sua mano sinistra e, in un'azione deliberata, Voldemort gli incise la piccola manina. Il bambino pianse dal dolore mentreil suo sangue veniva aggiunto al calderone.

la donna, presumibilmente la madre, osservava in agonia la scena. Era impossibile per lei fermarla.

"Metti tuo figlio nel calderone".

Il padre fece rapidamente ciò che gli era stato ordinato. Il bambino smise immediatamente di piangere e semplicemente fissò suo padre, gli occhi annebbiati, mentre questi lo teneva per il collo in modo da tenere la testolina sopra il liquido. Un fumo nero iniziò ad alzarsi dal calderone e a vorticare intorno al neonato. Stranamente il bambino non reagiva in alcun modo. Il fumo divenne così denso che divenne impossibile vedere il calderone, figuratevi il bambino.

"Sanguam ex dominus. Sanguam ex servus. Semper fidelis cum pater et filius".

Con un bagliore di luce verde il fumo scomparve e il bambino era di nuovo tra le braccia di suo padre. Voldemort gli si avvicinò e protese le braccia per prenderlo. Il bambino rise.

"Hai un figlio forte... dovresti esserne fiero".

"Grazie Maestro".

La stanza e le figure iniziarono a scomparire e tutto divenne oscuro e annebbiato. Luce e ombra si mescolavano ovunque Hermione guardasse.

D'improvviso udì una voce.

"Un'ora... niente di più".

Hermione si risvegliò d'improvviso, tremante.

"Cos'era tutto questo?" Pensò ancora scossa. "é stata la cosa più orribile che avessi mai visto. Volde... Tu-Sai-Chi e un bambino... un Bagno Rituale e i Mangiamorte. è il genere di incubi che ha Harry, non io!".

Qualcuno si mosse accanto a lei, stringendole la vita in un abbraccio disperato. Draco dormiva agitato, i suoi occhi chiusi nascosti dalle ciocche bionde. "Mya...Mya...Non lasciarmi ti prego". Mormorò.

La ragazza gli spostò con delicatezza la frangia dal viso e questo semplice gesto sembrò rasserenarlo. Il biondino sospirò felice. D'improvviso la Grifondoro ebbe una terribile presentimento.

"Povero amico mio... Che cosa ti hanno mai fatto..."

******

Quella sera Hermione Granger non fu l'unica ad aver visto gli orrori che si celavano negli incubi di Draco Malfoy. Anche un ragazzo dagli occhi di smeraldo e una cicatrice a forma di saetta aveva fatto i medesimi sogni.

_________________________________________________________________________________ 

Note: questo era il quarto capitolo. Spero che vi sia piaciuto. Ho cercato di terminarlo il prima possibile perché domani torno a scuola e non so con quanta frequenza riuscirò ad aggiornare la storia...quinto anno di liceo scientifico, che palle!!!

Hermione e Draco hanno stretto amicizia...cmq i guai devono ancora venire. Per quanto riguarda i sogni della bella Grifondoro, Ryu è un nome giapponese. Se ne conoscete il significato avete capito anche chi è il ragazzo misterioso. Dal primo anno...uau!!

Presto anche Harry entrerà in azione e molti colpi di scena avvicineranno le due nemesi, che poi tanto diverse non sono. Ah! La canzone è "Bring me to life" degli Evanescence. Se ci riesco ne inserirò altre nel corso del racconto.

Ok, recensite mi raccomando e alla prossima.

Note 2: la mia opera di revisione continua. Ho deciso di aggiungere una visione di Hermione a qst cap che è uno dei miei preferiti. Volevo spiegare il significato del Bagno Rituale e di come Draco sia diventato quello che era per tutti il bastardo Malfoy. Spero che con qst accorgimenti la storia stia divenendo più chiara. Se avete problemi, chiedete pure. Piaciuto il dialogo a distanza fra i due Malfoy?

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Lost Paradise ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 5: Lost Paradise

Tremava. Il sudore gli imperlava la fronte mentre con fatica tentava di liberarsi da incubi orribili. Memorie insostenibili che non erano sue. Non aveva mai avuto una vita facile, di orrori era pieno il suo passato questo Harry Potter lo sapeva bene, ma le immagini che affollavano la sua mente quasi febbricitante erano impossibili da sostenere anche per il Bambino - che - era - sopravvissuto ... Si girava e rigirava fra le coperte scarlatte senza trovare una via di fuga. Più tentava di liberarsi dalle braccia di Morfeo più ne veniva risucchiato.  Perché? Perché doveva assistere a tutto ciò?

"Occhi grigi fecero capolino dalla massiccia porta di legno della stanza dei suoi genitori. Non gli era permesso entrare ma lo aveva fatto. Piccole dita spinsero ancora un pò il pesante pannello. Non poteva farne a meno, lei... lei era lì.

Bella, come un regina delle fate, come quei personaggi eterei delle favole che la sua nutrice gli leggeva da piccolo. Era seduta innanzi a un grande specchio, spazzolandosi i soffici e lucenti capelli biondi che sembravano un meraviglioso mantello di seta.

Era bella. Era sempre bella.

"Madre". Un sussurro, timidamente restando sulla soglia per uscire, svanire nuovamente se gli fosse stato chiesto.

"Draco". Il quiete eco di una singola parola lo aveva fatto tremare. Ma lo aveva chiamato, si era accorta di lui...poteva sperare. Le si avvicinò lentamente, piccoli passi sull'immenso tappeto verde che copriva il pavimento. Non aveva nemmeno fatto caso alla maestosità della stanza: l'immenso letto a baldacchino, le pregiate stoffe delle trapunte, le scure pietre del pavimento. Voleva solo vederla ed adorarla. 

Vedeva solo lei.

Ma lei non si era mai accorta di lui, perché lui non era niente per lei.

Una piccola mano sfiorò un orlo del vestito. Soffice. Di seta.

Lei si ritrasse, rivolgendo il suo sguardo su di lui.

"Potrei" Sapeva di non doverlo chiedere, Sapeva che non avrebbe mai acconsentito, come tante volte aveva fatto prima. Lo sapeva, eppure voleva chiederlo anche solo per sentirsi ridere in faccia. "Potrei abbracciarti, madre?"

Rise.

"Lo sai che hai la nutrice per abbracciarti, Draco". La sua risata argentina assomigliava al tintinnio di tanti piccoli campanelli.

"Lo so madre." Non poteva più sopportare la freddezza del suo sguardo. "Ma vorrei abbracciarti ugualmente madre".

"Perché, ragazzo?" Sottili pugnali di ghiaccio erano quelle parole. Draco osservava il pavimento, freddo e scivoloso sotto i suoi piedi scalzi. Tentava di formare delle parole ma queste gli morivano in gola. Sollevò lo sguardo su di lei, le labbra tremanti.

Ragazzo, lo aveva chiamato. Non era più nemmeno Draco per lei ora.

"Perché sei bella madre". Era tutto ciò che era riuscito a sussurrarle. Gli occhi gli bruciavano per le lacrime che tentava di trattenere. Non si azzardava a piangere. Era un segno di debolezza al Maniero Malfoy.

"Si" Sembrava che un pò di quel gelo si fosse ritirato dagli occhi della donna. "Lo sono".

Lo desiderava ardentemente, sognava, sperava che un giorno, magari, lei lo avrebbe accolto tra le sue braccia. Magari un giorno lei gli avrebbe scostato i capelli dal viso e persino anche baciato la fronte.

"Ragazzo". Il ghiaccio era tornato. "Trovati qualcosa da fare, devo prepararmi!".

Il bambino annuì tristemente. Si voltò e lentamente scomparve nell'immensità dei corridoi del maniero. Avrebbe dato tutto per un solo bacio e una parola dolce. Tornò nella sua stanza, piena di tutti i giochi che un bambino avrebbe potuto desiderare. Ma a lui non importava. Non gliene era mai importato

Non è che non li apprezzasse. Ma non aveva nessuno con cui condividerli...solo...solo...solo...

Sua madre lo aveva dimenticato. Come avrebbe potuto ricordarsene. Per colpa di sua padre non aveva più una nutrice e a Dobby non era più permesso fargli compagnia.

Si accucciò in un angolo della stanza, un vecchio libro di fiabe sulle ginocchia.

Sapeva leggere, la sua nutrice glielo aveva insegnato quando era divenuto troppo grande per ingannare la solitudine con i giochi.

Si sarebbe trovato qualcosa da fare come sua madre aveva chiesto. Faceva sempre ciò che lei gli chiedeva.

*****

WROSH

"Uno". Rivedeva la palla che rimbalzava lungo l'immenso corridoio. Fra i suoi giochi era quello che preferiva perché gli dava l'impressione che giocasse con lui, anche se era solo un incantesimo. Draco sapeva di non avere amici. Non avrebbe mai avuto amici. Dei seguaci come suo padre, ma mai amici.

WROSH

"D-due". La palla cadeva lungo le scale. Cercava di afferrarla ma era troppo tardi. Cadeva...continuava a cadere. Ai piedi della scala un uomo vestito di nero lo osservava con occhi gelidi. Suo padre lo aveva visto. "Faremo i conti dopo, ragazzo".

WROSH

"T-tre", Lucius era entrato in camera nel cuore della notte... Non stava dormendo, sapeva che sarebbe venuto.

Il dorso della mano di suo padre lo aveva colpito violentemente sul viso. Un rivolo di sangue era uscito dalle piccole labbra rosse.

"Che cosa hai da dire ragazzo!"

Il colpo si era ripetuto, più forte, mentre poteva sentire l'aspro sapore del sangue in bocca. "M-mi d-dispiace padre".

"Per cosa, ragazzo?" La voce era dura. Un altro colpo sempre più duro.Tentava di rispondere ma le sue labbra non volevano cooperare. "Per cosa, ragazzo?!"

"T-Ti h-ho disobbedito, padre". Cercava di non piangere ma gli occhi non facevano che bruciargli ancora di più.

"Lo sai che detesto la disubbidienza. "

"M-mi d-dispiace, padre". Sapeva che nulla avrebbe potuto calmare suo padre. Tutto tranne...

"Q-quattro". Le frustate continuavano a susseguirsi sulla sua povera schiena, una schiena coperta di sangue e lividi. I sensi lo stavano lentamente abbandonando ma doveva resistere. Se ne avesse saltata anche una sola sarebbero ricominciate.

Voleva essere... essere amato...voleva essere visto...voleva non essere più solo un ragazzo...

******

"Allora questo è un addio, mia cara. Davvero è stato un piacere conoscerti. " La bacchetta di Malfoy si alzò lentamente verso la donna inerme, mentre una luce omicida gli illuminava ora il volto. "AVADA KEDAVRA!!!"

"Noooo!!" Un urlo disperato. Un ragazzo dagli sporchi capelli biondi incatenato ad una parete di pietra, una luce demoniaca e una donna che veniva consumata da un'orrida fiamma verde. Ti voglio bene era riuscita a mormorare prima che tutto finisse.

*****

"NO!!!!!"

Una luce bianca aveva avvolto Harry. Gli orrori di quella segreta erano spariti così come erano comparsi. Ora un'atmosfera calda regnava intorno a lui. Pace, calore...non si era mai sentito così bene.

Si era risvegliato su qualcosa di soffice...una nuvola...Tutto intorno a lui era bianco ma non si sentiva spaventato: era come trovarsi tra le braccia di una mamma.

Una luce dorata gli apparve d'improvviso innanzi. Cercò di farsi scudo con un braccio, proteggendosi gli occhi per capire. Non era una semplice luce...C'era...c'era una donna in quella luce.

Bella. Non sapeva come altro descriverla se non bella. Bella come un angelo dagli occhi caldi, rassicuranti. Quegli occhi gli sorridevano mentre la donna si chinava accanto a lui. La conosceva...si la conosceva. Era la donna che aveva visto in uno di quei ricordi ma allo stesso tempo era diversa. Non riusciva a capire in cosa...

Gli occhi...sì gli occhi...erano così diversi... avrebbe potuto perdere la testa per quegli occhi...

"Questo è un sogno non è vero?" lo aveva detto quasi a se stesso ma la donna aveva riso. Una risata argentina come il tintinnio di tanti campanellini.

"No" La donna gli aveva risposto mentre il bianco cedeva il posto ai mille colori di un giardino fiorito.

"Questo è il Paradiso, allora?"

Lei aveva scosso lentamente la testa. "Somnium Eternum" lo aveva chiamato. Dove la vita e la morte sono separate da una sottile linea indistinta, dove non vi è differenza tra esse. Per le anime morte nel rimpianto che le tiene legate su questa terra senza permettere loro di andare avanti.

"Perché sono qui?" Voleva sapere, doveva sapere il perché di quelle orribili visioni.

L'angelo gli aveva sorriso tristemente. "Perché la vita di tuo fratello dipende dal ruolo che deciderai di giocare in questa partita".

"Fratello?! Io non ho mai avuto un fratello. I miei sono morti prima che potessero darmi un fratello". Non bastava Silente a ingarbugliargli le idee. Ora anche questa donna sembrava voler giocare con la sua mente.

"Oh, ci sono così tante cose in cielo e in terra inspiegabili e con tutte le tue avventure credevo che avessi più fiducia in ciò che non puoi vedere con i tuoi occhi". Una mano gentile gli aveva accarezzato una guancia ma non aveva sentito calore. Era come se fosse stato il vento a sfiorarlo. "I tuoi occhi...verdi come quelli di Lily, per la quale non mi è stato concesso di piangere..."

"Mia madre! Conoscevi mia madre!" Harry aveva tentato di afferrare la mano che gli carezzava il viso ma era stato impossibile. Non era reale, quell'angelo non era reale.

"Era mia amica...mia sorella nel potere della luna...Era la persona più preziosa per me insieme a lui".

"Sorella nel potere della luna?" Ora Harry era davvero confuso. Voleva andare via, svegliarsi ma al tempo stesso non poteva fare a meno di udire tutto ciò che quell'angelo poteva dirgli. Non poteva staccarsene.

"Avrai del tempo per capire. Tutto ti sarà più chiaro, non temere. Ma ora ti prego...ti prego... sta vicino a tuo fratello...non abbandonarlo mai! Avete lo stesso potere nelle vene, lo stesso destino. Quando dovrai affrontare il Signore delle Ombre lui sarà al tuo fianco. E allora nemmeno il sangue sarà a separarvi. Come per me e per Lily, per te e mio figlio".

"Chi? Chi devo proteggere?"

"L'amore della leonessa non è ancora forte abbastanza. Lei ancora non si è accorta di ciò che ha nel cuore. Sta loro vicino. Una fenice non può sopravvivere fra le serpi senza una luce amica. Lui lo troverà a allora sarà perduto per sempre!" Disperazione...dolore in quella voce...

L'angelo stava lentamente svanendo senza che il Grifondoro potesse fare nulla. Ora tutto ciò che era rimasto era un sussurro nel chiarore del mattino.

"Proteggi il mio Drago. Ti prego. Un giorno, un giorno potrete essere una vera famiglia insieme. Un giorno, insieme a suo padre, a colui che per te è stato un padre..."

"Aspetta!!! Chi sei? Dimmi almeno chi sei!!!"

"Narcissa." La brezza del mattino aveva bisbigliato. Un'altra voce aveva sostituito d'improvviso quella dell'angelo che tanto lo aveva affascinato. La stessa voce che sei anni prima aveva cercato di convincerlo che si sarebbe trovato bene a Serpeverde...

"Ve lo dirò una volta, ma mai due volte,

quest'anno sarà diverso come mai dai precedenti.

Le quattro Case unite come non mai,

come una corda a quattro capi, contro il pericolo più grande.

Uno troverà la sua redenzione, un altro un fratello sconosciuto

un amore così forte ci unirà tutti

e spazzerà finalmente le tenebre.

Tutti voi riceverete una seconda possibilità:

a colui che fu proibito piangere le sue lacrime,

a colei il cui cuore è stato diviso, l'altra metà di se stessa,

al padre che mai ha dimenticato l'amore perduto

l'amore di un figlio mai conosciuto.

Che Hogwarts si prepari

perché i Malandrini sono tornati,

con alla testa ancora un Black e un Potter

fratelli una volta, fratelli per sempre".

*****

"Aspetta". Si era svegliato di colpo, il pugno che tentava di afferrare l'aria inconsistente.  

"Narcissa...Narcissa..."

Narcissa Malfoy aveva implorato l'aiuto di Harry Potter per salvare suo figlio Draco. Narcissa che era amica e sorella di sua madre. Draco che era suo nemico eppure fratello...

Il potere della luna...

Harry si portò le mani ai capelli in un disperato tentativo di riordinare le idee. Che confusione!!!Doveva vedere Silente. Sì, doveva vedere Silente...

Si alzò dal letto con un balzo, rovistando nell'armadio alla ricerca di qualche vestito pulito. Silente avrebbe saputo cosa diavolo stava succedendo e cosa fare. Guardò fuori la piccola finestra della sua stanza di prefetto. Aveva smesso di piovere ma il cielo era ancora molto scuro. Strano come, anche se mancasse un'ora all'alba, il cielo era d'ebano. Come si dice: l'ora che precede il sorgere del sole è sempre la più oscura...

Non riusciva più a ragionare...Malfoy...suo fratello! Assurdo, impossibile, completamente insensato!!! Ma allora perché non riusciva a dubitare delle parole della signora Malfoy? Forse perché gli aveva detto di essere stata amica di sua madre? No, non era solo questo, avrebbe potuto aver mentito... No, c'era qualcos'altro, qualcosa di più profondo, istintivo, che sapeva poter accettare anche senza riuscire a capire...Stava diventando pazzo!!!

Eppure dal giorno in cui si erano incontrati aveva sempre percepito uno strano legame con il giovane Serpeverde. Una sorta di brivido gelido. Cielo, lo aveva sempre considerato un idiota figlio di papà, arrogante, bastardo e con la puzza sotto il naso ma da quando erano scesi dal treno quella mattina sembrava averlo incontrato per la prima volta.

Proprio come quando Ron lo aveva aggredito nel corridoio della Grande Statua. Era rimasto impietrito innanzi a quegli occhi di tempesta, come se in lui si fosse risvegliato qualcosa di primordiale. Una sorta di richiamo per il suo spirito...ma cosa andava a pensare?! Cercava forse di suggestionarsi da solo? E se fosse stata una manovra di Voldemort? Non poteva aspettare: era il momento di rispolverare il vecchio mantello dell'invisibilità di suo padre.

*****
Era uscito dalla stanza il più silenziosamente possibile, cercando di non svegliare Cho. Aveva pensato di andare a chiamare Ron, ma era così tardi da poter essere quasi presto e aveva, infine, preferito non preoccuparlo inutilmente. Il portiere Grifondoro, poi, era già piuttosto livido sull'argomento "Draco" e presentarsi da lui dicendogli: "Sai, Ron, ho appena sognato che la madre morta di Malfoy mi ha chiesto di aiutare quella serpe che per sei anni ci ha torturato, non è buffo? Oh, ti ho detto che con tutta probabilità, per qualche strana congiunzione astrale come direbbe la Cooman, io e lui siamo fratelli?". Se non l'avesse fatto rinchiudere a San Mungo ora...

Aveva anche considerato di chiedere aiuto ad Hermione per qualche informazione sul potere della luna, insomma quella ragazza conosceva ogni libro della biblioteca a memoria, ma lei ci viveva con il diavolo in questione...

Correva a perdifiato lungo i corridoi silenziosi, sperando con tutto se stesso di non imbattersi in Gazza, quando andò a sbattere violentemente contro qualcuno ritrovandosi d'improvviso per terra in un ammasso di gambe e braccia.

"Harry!" Fortunatamente era Remus Lupin in cui si era imbattuto o meglio contro cui era sbattuto... L'Auror l'aiutò ad alzarsi, chiedendogli perplesso perché fosse ancora in giro a quell'ora tarda. Mooney era strano, quasi preoccupato. Il viso era più pallido del solito e segnato da profonde occhiaie. Sembrava dovergli rivelare qualcosa d'importante, qualcosa di cui aveva l'urgente bisogno di confidarsi ma che, proprio per la gravità di quella rivelazione, gli mancassero le parole...

"Harry devo parlarti..." le parole gli uscivano a fatica, quasi avesse paura della reazione che avrebbero suscitato.

"Scusa, Mooney ,ma devo vedere Silente è import..." Vedere Silente. Questo era l'unico pensiero che occupava la mente del giovane Potter. Tutto il resto avrebbe dovuto aspettare. Stava per riprendere la sua corsa verso l'ufficio del preside, quando la mano del professore contro le Arti Oscure gli afferrò il polso. Si voltò lentamente, il suo sguardo stupito in quello serio del Licantropo.

"Riguarda Sirius, Harry." Sirius. La mente del Grifondoro si svuotò di colpo. Sirius... il suo padrino... la persona che per lui era stato quasi un padre e che gli era stata barbaramente strappata via...Sirius...

"Cosa, Mooney?" La gola gli era diventata secca all'improvviso. Non riusciva più a parlare.

"Sirius aveva un figlio, Harry. " In quel momento sembrò per entrambi che il tempo si fosse fermato...

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Note: ecco il cap 5, spero vi sia piaciuto. Nonostante domani abbia un'interrogazione su Verga sono riuscita a terminarlo. Martedì sarò in vacanza da scuola quindi tenterò di scriverne un altro, e se mi metto di buona lena anche due.

OK, passiamo alle spiegazioni, perché me le hanno chieste in tanti e credo che questo capitolo abbia bisogno di essere commentato. Vediamo da dove cominciare.

Anche se avrei preferito mantenere ancora un pò di suspance ecco alcune delle risposte che stavate cercando.Come molti di voi hanno indovinato Draco e Ryu sono due nome che hanno lo stesso significato, anche se uno in latino e l'altro in giapponese: Drago. Quindi il bel principe azzurro di Hermione è proprio il nostro Malfoy. Se avete notato i sogni della Grifondoro sono molto simili a quelli che Harry ha sperimentato in questo cap: si svolgono entrambi nel Somnium Eternum, anche se per motivi diversi.

Quando l'anima di Draco è imprigionata nel limbo, mentre il suo lato oscuro prende il sopravvento, è in grado, anche se per poco, di uscire da quella prigione per entrare nei sogni di Hermione. Tutto quello che ha sempre voluto era starle accanto e in questo modo è in grado di farlo. Tuttavia questo avviene a livello inconscio cosicché, quando è libero dall'Amitte Animum, non ne ha memoria. Sono sensazioni, deja vù, come quando ci si sforza di ricordare un sogno. Per questo sembra quasi che il Draco reale e Ryu siano due persone distinte: essi sono il conscio e il subconscio della stessa persona.

In qualche fiction in inglese che ho letto, Mya era una vezzeggiativo di Hermione e se devo essere sincera lo trovo più affettuoso di 'Mione. Inoltre volevo dare a Draco ed Hermione una maggiore intimità, nonché qualche dritta per risolvere il mistero dei sogni della ragazza. Per sei anni Ryu ha utilizzato il nome Mya, un nome con la quale non era mai stata chiamata fino ad ora, così d'improvviso, dal bel Serpeverde...

Il fantasma di Narcissa è costretta nel Somnium Eternum perché deve indicare la strada verso il destino che hanno in comune Harry e Draco. In questo cap ha mostrato alcuni frammenti del passato del Serpeverde al nostro caro Potter per spingerlo a cercare la verità dietro la maschera di ghiaccio di Malfoy, così come ha già fatto Hermione. Quindi tornerà ancora a far visita i sogni del Grifondoro. Cosa sarà il potere della Luna (ho pensato a Sailor Moon)? E che vuol dire che Lily e Narcissa erano sorelle?

Devo ancora decidere il da farsi ma credetemi, ho qualche idea davvero niente male per i prossimi capitoli. Spero che continuerete a recensire. Alla prossima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Secret of His Past ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 6: Secret of His Past

"Grazie". Prese con dita tremanti la tazza che Mooney gli aveva porto. Se ne stavano così, seduti nella vecchia aula di Difesa contro le Arti Oscure ognuno assorto nei suoi pensieri: Harry troppo scosso per sapere cosa dire, cosa fare; Mooney titubante su come rivelare al suo giovane amico quell'oscuro segreto.

Per la prima volta nella sua vita, Il - bambino - che - era - sopravvissuto non sapeva cosa provare: mille emozioni gli affollavano il cuore, dall'incredulità alla gioia, dalla tristezza ad una sottile vena di gelosia... perché Sirius non gliene aveva mai parlato? Non lo riteneva forse all'altezza del suo segreto? E perché non aveva mai incontrato questo ragazzo? Se ne stava lì fermo, lo sguardo fisso in quel the che stava lentamente divenendo sempre più freddo.

L'Auror sembrava capire le mille emozioni che si susseguivano sul volto del giovane Grifondoro, non era stato facile nemmeno per lui pensare che Sirius, il suo migliore amico, l'unico legame con il suo passato, con il ricordo della giovinezza spensierata insieme a James e Lily, gli avesse taciuto d'aver amato così profondamente qualcuno che gli aveva donato un figlio. Ma aveva promesso a Sirius di ritrovarlo quel figlio mai conosciuto, eppure già amato, e lo avrebbe fatto, sottraendolo alla furia omicida di quel pazzo di Voldemort.

"Ma chi...insomma...com'è...non so dire..." Voleva porgli mille domande, voleva risposte a quei mille perché eppure le parole sembravano non voler uscire. Harry aveva lasciato cadere le braccia, in chiaro segno di resa. Era meglio lasciar parlare Remus. Si sentiva la gola stretta in una morsa e nemmeno il the aveva potuto dissetare quella sua sete di verità. Lupin gli sorrise affettuosamente prima di alzarsi e dirigersi nervosamente verso la finestra, non sapeva davvero da dove cominciare.

"Prima di tutto voglio che tu mi prometta che non ce l'avrai mai con Sirius, Harry. Promettimelo, è importante". Si era voltato verso il ragazzo, occhi di smeraldo in occhi d'acqua.

Non c'era bisogno di chiederlo. Sirius era stato un padre per lui, sapeva, Harry sapeva che non avrebbe fatto mai nulla per ferirlo. Eppure, non sapeva perché ma continuava a chiedersi se Sirius lo avrebbe amato così tanto ugualmente se suo figlio fosse stato insieme a lui. Non poteva farne a meno, quel pensiero continuava a ronzargli nella testa, anche se aveva fatto tutto il possibile per scacciarlo. Aveva annuito e questo sembrò infondere nuovo vigore al licantropo.

Remus si passò una mano fra i capelli per poi tornare ad osservare il cielo ancora scuro dall'immensa finestra dell'aula. Guardare gli occhi di Harry era duro, non poteva fare a meno di notare quella strana luce che brillava nello sguardo del ragazzo: Harry si sentiva ferito e sperava solo che con le sue parole avrebbe potuto confortarlo ed aiutarlo a capire.

"Se può farti sentire meglio in qualche modo, nemmeno io ne sapevo nulla, almeno sino alla sera prima che Sirius...beh, hai capito". Si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Non sapevo nemmeno che Sirius, avesse amato qualcuno. Bell'amico, non trovi?". Remus era amareggiato, ma sapeva bene che tale emozione avrebbe potuto causare solo altra sofferenza.

Harry lo fissava serio, percependo il rimpianto dell'amico. Era davvero una brutta situazione.

"Sirius avrebbe voluto dirtelo di persona, Harry, dopo che tutta quell'assurda faccenda della profezia fosse finita per chiederti aiuto per ritrovare suo figlio. Ma credo che ora spetti a me esaudire questo suo ultimo desiderio":

"Ritrovarlo? Vuoi dire che Sirius..."

"Hai indovinato, Harry. Sirius non ha mai conosciuto suo figlio. Non sapeva nemmeno di averne uno".

"Ma com'è possibile? Insomma era suo figlio!". Harry era balzato in piedi, sorpreso. Stringeva con forza il banco, scaricando almeno in parte tutta quella tensione.

"Che cosa sai di Sirius, Harry?". Quella domanda lo colse alla sprovvista. Cosa c'entrava la storia del suo padrino, ora? Ma Remus glielo aveva chiesto ugualmente con lo stesso tono che utilizzava per tenere una lezione.

"Mi ha raccontato di essere scappato di casa a sedici anni, perché non voleva essere coinvolto negli affari illeciti della sua famiglia. E di essersi rifugiato da mio padre". Il giovane Grifondoro era sempre più perplesso.

"Quando fuggì di casa, come ben sai, Sirius venne diseredato. Rinnegato dalla sua stessa madre. Le famiglie purosangue hanno una legge, Harry. Oramai, il vecchio Felpato aveva gettato una grave "onta" sull'onore dei Black e questi non avrebbero esitato a vendicarsi. Sirius sarebbe stato eliminato, insieme a chiunque avesse deciso di seguire il suo destino".

"Non può essere vero!". Il grido di Harry sembrò risvegliare la grandi nuvole nere che incombevano su Hogwarts. Fulmini e saette squarciavano il cielo, gettando quella vecchia aula in un'atmosfera spettrale.

"Di che ti stupisci? Dopo tutti questi anni non dovresti più sorprenderti di cosa sono capaci i purosangue!" Remus si era seduto su una vecchia panca, invitando il suo giovane amico accanto a lui. L'uomo si torceva nervosamente le mani, fissando la tempesta che sembrava voler ricominciare.

"Comunque, Sirius si era innamorato. E prima che pensi di chiedermelo, non conosco il suo nome. Quel vecchio furfante non volle rivelarmelo: disse che era troppo pericoloso per il momento. Sistemate le faccende con Voldemort avremmo chiarito tutto. Comunque lei sembrava ricambiarlo sinceramente e aveva deciso di seguirlo fino in fondo.  Avrebbe voluto sposarla, ma era scoppiata la guerra e la priorità di Sirius divennero i tuoi genitori, salvare James e Lily era la cosa più importante. Quello che successe dopo lo conosci bene: Minus ci tradì e Sirius finì ad Azkaban!"

"E la donna amata da Sirius? Se non sappiamo chi è come potremmo ritrovarla?"

"Quando Sirius fu arrestato, non sapeva che lei aspettasse un bambino. Quando la  famiglia della ragazza venne a saperlo, combinarono un matrimonio riparatore con un "rispettabile e famoso" purosangue per evitare lo scandalo, minacciandola di uccidere il bambino che aveva in grembo. Non poté fare altro che accettare. Quel bambino era tutto ciò che le era rimasto di Sirius".

"Ma quando Sirius è evaso deve averlo cercato! Se lo aveva amato così tanto deve aver dovuto fare qualcosa! Come ha potuto abbandonarlo così!!!" Harry, balzato in piedi, aveva stretto con forza la giacca del suo professore cercando un'ancora di salvezza in quella marea di notizie che sembravano volerlo travolgere.

Remus gli afferrò i polsi, costringendo il ragazzo a calmarsi. "Lei è morta, Harry!" Gli aveva urlato, la sua voce che emergeva a fatica dal rombo dei tuoni. " Fu lo stesso Sirius a dirmelo. Quella donna ha trascorso diciassette anni della sua vita sopportando mille torture, l'Imperius e anche il Cruciatus per la salvezza di suo figlio. E non oso davvero pensare cosa ne sia stato di quel ragazzo, senza nemmeno l'amore della donna che l'ha portato in grembo!!!".

Cruciatus...

Tutto il fiato che aveva in petto sembrava essere stato risucchiato via, il suo sangue era gelido come le acque dei mari nordici... Harry si accasciò su una panca, il volto pallido, il corpo tremante. Nel suo cuore una nuova certezza si stava affacciando, una verità non ancora scoperta eppure così vicina.

"Se non si sono più visti da quel momento, come ha fatto Sirius a conoscere tutto ciò". Poté solo sussurrarle queste parole, perché il  Il - bambino - che - era - sopravvissuto si sentì come svuotato, privo di forze come se avesse sostenuto un duello contro lo stesso Voldemort. Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla, gli occhi gentili di Remus che volevano dargli conforto.

"Senso interiore... I Black dal cuore puro possono udire le voci delle anime che li consigliano e li guidano. Sono in grado di provare le emozioni di coloro che incontrano. Purtroppo pochi sono gli uomini con questo dono e sembrava che esso fosse perduto per sempre. Prima di morire quella donna gli comparve in sogno, svelandogli la verità. Oramai per lei era troppo tardi ma voleva che almeno il bambino fosse salvo. Aveva già sofferto abbastanza".

La voce di Remus svanì nel silenzio. La tempesta si era nuovamente calmata ed una pallida alba si faceva strada nel cielo, diradando non solo le nuvole, ma anche la sofferenza dal cuore di Harry. Sirius lo aveva amato tanto, gli aveva dato una famiglia e se non aveva potuto salvare lui avrebbe salvato suo figlio. C'era un ragazzo che aveva sofferto forse anche più di lui: insieme ad un padre che lo odiava, ad una madre a cui era stato proibito amarlo, nella solitudine più profonda. Sì, avrebbe ritrovato quel ragazzo e gli avrebbe svelato che meraviglioso padre avrebbe voluto crescerlo. Sarebbero stati una famiglia insieme. 

"Come posso aiutarti? Ne parlerò con Ron ad Hermione il prima possibile ma dobbiamo saperne di più!". Mentre tenui raggi di sole filtravano dalla finestra, un caldo sorriso illuminò il volto del giovane Potter, un sorriso che rischiarò anche il cuore di Mooney. Quel ragazzo era determinato come non mai. Era certo che nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.

"Sono felice che tu abbia capito, Harry!". Gli tese la mano e il giovane la strinse con decisione.

"Le uniche cose certe sono che ha la tua stessa età e che frequenta anche lui Hogwarts, ma non so in quale casa".

"Beh, non è molto!". Il viso del Grifondoro s'era fatto molto pensieroso. Per usare un vecchio luogo comune era come cercare un ago in un pagliaio. Contando solo i ragazzi del sesto anno, ne sarebbero comunque stati un centinaio.

Lupin si morse il pollice distrattamente, i suoi pensieri erano pressappoco gli stessi quando d'improvviso il suo sguardo cadde sulla cicatrice di Harry.

La cicatrice... un marchio... qualcosa che lo distingueva dagli altri...

"Le stelle!" Disse d'un fiato, senza nemmeno rendersene conto.

"Cosa...cosa vuol dire?!"

"Il Cane Minore! Come Sirius, quel ragazzo dovrebbe avere all'altezza della scapola destra una voglia, una sorta di ombra simile ad un cane nero, come il gramo che hai visto durante la lezione della Cooman al terzo anno! I Black sono stati sempre molto legati alle stelle, quasi tutti i suoi membri sono stati chiamati secondo qualche stella o qualche costellazione, ma tutti i maschi hanno quel marchio sulla schiena. Visto che per Felpato era più visibile che per gli altri,  gli hanno imposto proprio quel nome: Sirius!"

"Beh, potremmo chiedere a tutti di spogliarsi, facile a dirsi!". Remus aveva inarcato un sopracciglio e Harry aveva spalancato gli occhi: non credeva di essere stato frainteso! Per che razza di pervertito lo avrebbero preso!

"Sì, insomma cercavo di sdrammatizzare!!! Che hai capito?!". Scoppiarono entrambi in una sonora risata: il peggio sembrava passato.

"Harry, ora gli unici a conoscenza di tutto questo siamo io, te e Silente. Capisco che ne parlerai con Ron ed Hermione, ma voglio che facciate molto attenzione. Se si viene a sapere non solo voi sarete in pericolo, ma non possiamo immaginare cosa possa accadere al figlio di Sirius. Non conosciamo che persona è diventata: potrebbero avergli fatto il lavaggio del cervello in questi anni ed essere diventato ambizioso e spietato alla stregua di Malfoy!"

Silente...Malfoy...

Le orribili visioni che quella notte lo avevano torturato si riaffacciarono come un fulmine a ciel sereno nella sua mente. Harry sentì il fiato venirgli meno: che Malfoy potesse essere... No, non poteva essere, era impossibile, eppure c'erano troppe coincidenze in quella storia.

Anche se Malfoy era sempre parso come la copia esatta di Lucius, per il colore dei capelli, della pelle, per l'attegiamento arrogante e spregevole, da quando aveva sognato di Narcissa non ne era più così sicuro. Non era più nemmeno sicuro di aver mai incontrato il vero Draco, così diverso dal ragazzo che era riuscito a vincere l'affetto del sospettoso Grattastinchi. Il volto di madre e figlio era identico, un volto angelico. Ma gli occhi... dolore, un dolore così profondo e rabbia, una rabbia così violenta. Ma c'era qualcos'altro, una tenerezza così...così...non sapeva come spiegarlo...no, la luce che aveva visto brillare negli occhi di Draco quella sera, era un qualcosa di unico, un qualcosa che aveva visto solo in un altra persona: e quella persona era Sirius Black!!!

S'infilò in fretta il mantello del padre e s'accinse a raggiungere la porta per andare da Silente prima che anche il resto del castello fosse sveglio. Prima di andarsene, però, pronto a varcare la soglia con una mano stretta sullo stipite della porta si voltò verso Mooney, una strana risolutezza nello sguardo.

"Mai, Mooney. Quel ragazzo è il figlio di Sirius, mio fratello e anche se si trovasse ora nelle tenebre, saprà presto come ribellarsi. Come ha già fatto suo padre prima di lui!!!"

Detto questo svanì nei lunghi corridoi ancora avvolti nell'oscurità.

******

"Signorina Granger, posso forse fare qualcosa per lei?" Il vecchio preside era seduto alla sua scrivania, la bella Fanny appollaiata sul suo trespolo che intonava dolci melodie.

Hermione aveva lasciato Draco insieme al suo gatto, dopo essersi fatto promettere che non avrebbe cercato di sforzarsi per alcun motivo. Il ragazzo era ancora debole per la grave perdita di sangue ma soprattutto era molto scosso.

Si erano svegliarti poco prima dell'alba, ancora stretti l'una tra le braccia dell'altro. Ma non si erano divisi, anzi, Draco l'aveva stretta con più forza a sé, come se fosse stata la sua sola ragione di vita. E in un certo senso, Hermione sentì di esserlo. Nel buio che precedeva il rischiarare della notte aveva iniziato a raccontarle di tutti gli abusi che era stato costretto a subire in quegli anni, delle violenze a cui Lucius lo sottoponeva per avere la sua obbedienza, punizioni che spesso venivano riversate su sua madre. Una madre a cui non era stato consentito di amarlo, ridotta ad uno spettro dall'Imperius. Le aveva aperto il cuore, promettendole di racconatarle tutta la verità senza tralasciare nulla non appena fosse tornata dall'ufficio del preside.

Aveva cercato di essere forte per lui ma nonostante tutto lacrime silenziose avevano preso a rigarle il volto. Draco l'aveva stretta ancora più forte, affondando il viso nei suoi folti capelli castani. "Non piangere" le aveva detto "Mi ferisce il cuore vederti piangere. Sapere di averti fatta così soffrire in questi anni, mi uccide..."

Non sapeva bene come ma a quelle parole i loro visi si erano avvicinati lentamente, i cuori che battevano forte, il sangue che ribolliva loro nelle vene.

Un bacio...un casto bacio...non quel genere di baci appassionati o furiosi e nemmeno quelli sfuggevoli e dettati dalla quotidianità. No, quel loro bacio era stato diverso...era stato un "ti voglio bene" che non aveva avuto bisogno di parole inutili...un "ti voglio bene" per chi sapeva ascoltare i sussurri del cuore...

"Beh, professore". Non voleva mentire a Silente ma aveva giurato a Draco di non rivelare a nessuno cosa era accaduto quella notte. Se ne vergognava troppo. "Volevo solo dirle che Dr...Malfoy non sta molto bene e preferirebbe non partecipare alla visita ad Hogsmeade..."

Già. Quell'anno la scuola era iniziata di venerdì ed oggi era già giorno di Hogsmeade.

"E lei, naturalmente, vorrebbe rimanere qui ad occuparsi di lui. Capisco." Un sorriso dolcissimo aveva illuminato il volto dell'anziano professore. Silente sapeva che era arrivato il momento: due metà che per tanto si erano cercate, si erano infine ricongiunte. Ora che la fenice aveva ritrovato la luce della speranza tutto sarebbe andato per il meglio.

L'anziano professore si era alzato e aveva raggiunto la giovane Grifondoro. "é un ragazzo davvero speciale, signorina Granger. Per troppo tempo quell'anima così bella è stata imprigionata, mi raccomando abbia cura di lui. Il giovane Draco avrà bisogno di tutto il suo sostegno".

L'aveva lasciata andare così. Promettendole di inviarle l'elfo Dobby con una buona colazione. Quando la ragazza si era voltata per ringraziarlo prima di uscire, il preside le aveva fatto l'occhiolino. "Non se lo lasci scappare, mi raccomando!".

Hermione era arrossita come un peperone prima di affrettarsi a raggiungere il suo amico.

Non si era accorta, però, che qualcuno l'aveva vista. Qualcuno celato da un vecchio mantello dell'invisibilità, che sorpreso di vederla in quell'ufficio a quell' ora del mattino, aveva deciso di seguirla fino in camera.

******

"Questo dovrebbe bruciarti un pò, mi spiace".

Erano nella loro sala comune, una piccola stanza arredata con gusto da un'armonia dei colori delle loro due case. Erano seduti sullo spesso tappeto persiano d'innanzi al camino che con fiamme rosse ed arancio riscaldava l'ambiente. Le ferite che Draco aveva su tutto il corpo andavano medicate, perché molte, anche troppe, avevano iniziato ad infettarsi. E allora se ne stavano così: lui seduto con le braccia appoggiate sulle ginocchia assorto nella contemplazione del fuoco, lei inginocchiata dietro mentre con tutta la delicatezza di cui era capace gli disinfettava quelle brutte ferite. C'era, però una macchia dalla forma strana all'altezza della scapola destra, sembrava una voglia, quasi un tatuaggio.

"Ehi, Draco, cos'è questa? Non sembra una cicatrice...Non mi dirai che il Grande Principe dei Serpeverdi ha un tatuaggio segreto?"

Il ragazzo rise. "In realtà non lo so. C'è l'ho da quando sono nato. L'unica cosa che posso dirti è che ogni volta che Lucius la vedeva, si accaniva con ancora più forza!".

Non aveva voluto risvegliare in lui brutte memorie. Ma sembrava che i suoi sforzi fossero inutili: il passato di Draco era solo sofferenza.

"Sei, brava lo sai? Hai mai pensato di fare l'infermiera?" Non avevano parlato del loro bacio. Erano entrambi molto imbarazzati. Il Serpeverde temeva di spaventarla se le avesse confessato così d'improvviso tutto l'amore che da tanto provava per lei. Si erano incontrati davvero da così poco e non voleva rovinare tutto. Ora, finalmente, poteva far parte della sua vita  e così voleva saperne il più possibile: i suoi sogni, le sua ambizioni, le sue passioni...

"Si, mi piacerebbe in effetti. Ma cambio idea così in fretta, sai. Vorrei fare l'infermiera, l'insegnante come la McGranitt a anche...se te lo dicessi, mi prenderesti in giro". Aveva poggiato la boccetta sul pavimento ed ora non osava guardarlo negli occhi, rossa com'era in viso.

"Dai, non potrei mai ridere di te. Su dimmelo". Si era voltato lentamente, prendendo una mano della ragazza tra le sue come lei aveva fatto in precedenza. Le stava sorridendo in modo così dolce che Hermione sentì qualcosa dentro di lei, un qualcosa di meraviglioso.

"Vorrei fare la scrittrice..." Ecco, l'aveva detto e ora Draco avrebbe riso di lei.

Lui , invece, le si avvicinò piano piano, scostandole una ciocca ribelle e dandole un lieve bacio sulla guancia. "Saresti bravissima, davvero". I loro volti si erano fatti ancora pericolosamente vicini. Un bacio...solo un bacio era ciò che desideravano quando un lieve bussare li riscosse da quel loro sogno ad occhi aperti.

"Avanti". Hermione aveva risposto cercando di ricomporsi il più possibile.

"Oh, signorina. Il professor Silente, signorina, mi ha inviato con la colazione":

Il piccolo Dobby era entrato  portando con sé un grande vassoio pieno delle più squisite leccornie che con estrema bravura aveva fatto levitare sul tavolo della sala.

Soddisfatto, l'elfo stava per chiedere se la ragazza avesse bisogno di altro quando i suoi grandi occhioni verdi incontrarono quelli di tempesta. Dobby era rimasto impietrito. Hermione sapeva che l'elfo aveva lavorato per i Malfoy, temeva il peggio, ma non sarebbe mai riuscita ad immaginare ciò che stava per accadere.

"Ehi...Dobby Knobby!" Un piccolo sorriso infantile fece capolino sul viso del biondo mentre aveva sussurrato quelle parole.

In men che non si dica Dobby gli si era gettato tra le braccia, stringendolo con tutta la forza che aveva in quel piccolo corpo, mentre lasciava cadere lacrime di felicità.

"Piccolo Drago!!! Dobby è così felice di rivedere il piccolo Draco. Dobby non è mai stato così felice, nemmeno quando il signor Harry Potter lo ha liberato. Il piccolo Draco era l'unica cosa buona da...da... aveva anche cercato di regalargli il suo mantello ma Dobby non voleva. Ma allora anche il piccolo Drago è libero! Padron Lucius ora non può più portare via il cuore al piccolo Drago!"

Elfo e ragazzo erano stretti l'uno a l'altro, entrambi sorridenti come mai prima d'ora, entrambi con il viso bagnato da lacrime di gioia, lacrima che Draco non doveva più nascondere. Anche Hermione piangeva e rideva con loro.

"Il mantello?"

"Mnn". Draco aveva solo annuito, non avendo né la forza né la volontà di separarsi dal suo vecchio amico. Era felice...dopo tanto tempo si sentiva felice. "Dobby si è sempre preso cura di me, quando ero piccolo. Quando Lucius l'ha scoperto voleva portarlo via così avevo pensato di regalargli il mio mantello".

L'elfo si era staccato dal ragazzo ed ora gli sedeva davanti con Hermione accanto. "Ma Dobby non ha voluto, signorina. Dobby non voleva che il piccolo Drago fosse punito ancora. Ma il piccolo Drago ora deve mangiare, il professor Silente ha detto che il piccolo Drago era malato e molto debole".

Il vassoio levitò davanti ai ragazzi che sembravano davvero affamati. Draco sorrise all'elfo e gli offrì dei biscotti al cioccolato.

"Mangia con noi, Dobby Knobby. Come quando ero piccolo". L'elfo all'inizio sembrò rifiutare ma osservando bene il volto di quel ragazzo gli parve rivedere quel bambino dai grandi occhi grigi che lo ascoltava avido di favole. Accettò contento e rimase con loro mentre Hermione si stupiva sempre più di ciò che era celato nel passato del Serpeverde: com'era possibile che non si fosse mai accorta di quel ragazzo così dolce e gentile? C'era qualcosa che però la faceva pensare, qualcosa detto dall'elfo...

Rubargli il cuore...Lucius gli rubava il cuore...

******

Dobby non era stato l'unico ad entrare nel dormitorio dei prefetti. Qualcuno lo aveva seguito. Un qualcuno invisibile in un angolo. Harry Potter era lì impietrito, sconcertato.

La schiena di Malfoy era coperta da mille cicatrici, cicatrici di frustate e bastonate. Segni rossi di un passato fatto d'orrori. Ma c'era qualcos'altro... un gramo all'altezza della scapola destra ancora visibile nonostante  tutte le punizioni inflitte.

Avrebbe voluto gridare, piangere, Harry non lo sapeva. Solo di una cosa era certo: Draco Lucius Malfoy era la persona che stava cercando. Draco Lucius Malfoy era il figlio perduto di Sirius Black!

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Note: Eccoci finalmente con il nuovo cap! Scusate per il ritardo ma con mia sorella malata non ho avuto un attimo di pace e tranquillità. Spero che vi sia piaciuto ma sappiate che questo era solo un cap di transito. Le vere sorprese arriveranno con il prossimo! Diciamo che ci saranno un Harry più distratto del solito, una pozione esplosiva e ... rullino i tamburi...i Malandrini di terza generazione!!!

"Knobby" è un termine inglese che indica chi ha le gambe nodose e tremanti. Mi sembrava carino e poi faceva rima con Dobby.

Harry ha scoperto chi è il figlio di Sirius ed ora non saprà davvero come comportarsi: dirlo anche agli altri o investigare da solo?

I nostri piccioncini si sono scambiati un tenero bacio ma prima che Hermione faccia luce sui suoi sentimenti ce ne vorrà ancora un pò di acqua sotto i ponti. Diciamo che non è insensibile al fascino del nostro biondino...E come la mettiamo con Ron? Ah, Draco non si è tramutato d'improvviso in una versione ossigenata di San Potter: nonostante con l'anima sia davvero un bravo ragazzo avrà cmq un bel caratterino!

La parte in corsivo rappresenta cosa succede ad Hermione più o meno quando Harry si trova con Mooney. Ho cambiato stile in modo da fare capire la differenza. Spero che sia OK.

Che posso aggiungere: recensite, recensite, recensite!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** He Sees Only You (nv) ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 7: He Sees Only You

You complete me, like any caring boy I need be
And when I’m in your arms I feel free
Fallen
My heads up in the clouds

In love I’m proud to say it loud
Like an accident it happened
Out of nowhere it just happened
And I ain’t mad at all
Because...


I’ve fallen
Head over heels
I’ve fallen
In love with you
I’ve fallen
And I can’t get up, don’t want to get up
Because of love

"Ehi! Io non avevo ancora finito di leggere!" Uno schiaffo deciso sulla mano destra. Rigirò la pagina. Uno sguardo corrucciato e due occhi dorati che splendevano illuminati dal fuoco. Sembrava proprio che la bella moretta, che poggiava dolcemente la testa sulla sua spalla, avesse davvero deciso di provocarlo.

"Non è colpa mia se sei lenta!". Le aveva messo il broncio, le labbra strette strette, nel vano tentativo di non ridere. Era trascorso poco più di un mese da quella sera di pioggia e sangue, un mese che per Draco Malfoy era stato il più bello della sua vita. Non gli importava che questa espressione fosse un luogo comune: era felice, felice come non lo era mai stato! Non gli importava di essere evitato dai Serpeverde come la peste... anzi questo era davvero un problema loro perché senza il suo aiuto i voti della casa del grande stregone Salazar stavano precipitando miseramente... Non gli importava di essere l'oggetto di scherno delle altre case... perché le sue frecciatine, anche se avevano perso tutta la loro cattiveria, continuavano ad essere pungenti... non gli importava di essere guardato con furia dai Grifondoro, Lenticchia per primo...

Avrebbe potuto sopportare tutto per questo. Essere qui dopo una dura giornata, davanti al camino acceso, con una coperta per tenersi al caldo, una buona cioccolata calda ed un ottimo libro.  E, naturalmente, lei... la persona che più amava tra le braccia, accoccolata di fianco a lui con i suoi folti e ricci capelli che gli solleticavano le guance. Stava bene, per la prima volta in vita sua si sentiva bene con se stesso. La presenza di Hermione era molto più di un semplice conforto: lei lo rincuorava, lo aiutava, lo coccolava... si prendeva cura di lui senza mai lamentarsi o tirarsi indietro. Quante volte lo aveva sentito urlare o piangere nel cuore della notte? Quante volte era corsa in camera sua per svegliarlo e prenderlo tra le braccia, mormorandogli che sarebbe andato tutto bene? Quante notti avevano trascorso su quel divano a parlare del più e del meno, tutto pur di distrarlo da quegli orribili incubi? Quante volte aveva dormito con il capo sul suo petto, dolci dita che gli carezzavano i capelli argentati, in un caldo rifugio dalla sua vita spezzata? Oramai, Draco aveva davvero perso il conto. Tutto ciò che sapeva era che l'amava ancora di più. Se prima doveva accontentarsi di guardarla da lontano, di ricercare nell'odio l'unica ragione per la quale sarebbe stato presente nei suoi pensieri, ora invece poteva avere tutto ciò che aveva sempre desiderato, ma mai sperato davvero: poteva credere in un futuro migliore...

 Hermione era diventata per lui indispensabile come l'aria: era la sua migliore amica, la sua confidente, la sua famiglia... Anche se non le aveva mai confessato la profondità dei suoi sentimenti , tutto ciò che aveva gli bastava per una sola, semplice ragione... Gli bastava perché Hermione Granger era la sua unica ragione per continuare a vivere...

*****

Era stato un mese davvero... beh, particolare. Era davvero l'unico modo per definirlo. La scuola era ricominciata a pieno ritmo e tutto era tornato come doveva essere: i compiti e i lunghi pomeriggi in biblioteca, le incomprensibili conversazioni sul Quiddich a cui cercava di sottrarsi, i rimproveri ad Harry e Ron per le loro mille scuse con la quale cercavano di sottrarsi allo studio. La solita routine... ma sapeva che questa era una bugia, solo una pallida facciata a tutti quegli sconvolgenti cambiamenti che avevano letteralmente messo sottosopra la sua vita, cambiamenti di cui sarebbe stata eternamente grata, cambiamenti che potevano essere riassunti in due semplici sillabe: Draco. 

Ormai, non era più sicura di poter rinunciare a quel dolce calore che provava nel cuore ogni volta che gli era vicino, a quella strana ma meravigliosa sensazione che sempre le attanagliava lo stomaco quando immaginava i suoi occhi di tempesta o i suoi soffici capelli biondi... e questo stava avvenendo relativamente di frequente. Esisteva solo lui, non riusciva a pensare ad altro. Lunghe notti passate ad osservare le stelle, animate discussioni su incantesimi e pozioni, caldi abbracci e teneri baci sulla guancia, segreti... beh, appuntamenti durante i giorni di Hogsmeade, mascherati da impegni da prefetti ma che in realtà erano lunghe visite al Ghirigoro. Draco sembrava non smettere mai di stupirla con la sua innata curiosità per la cultura babbana, sembrava un bambino in un parco giochi. La faceva sentire speciale, speciale come solo un'unica persona aveva fatto prima: un ragazzo dolcissimo che aveva visto solo nei suoi sogni. Era una sensazione bellissima ma, in fondo al cuore, non poteva fare a meno di sentirsi confusa: per sei anni c'era stato solo il suo Ryu a farle provare quelle emozioni così forti ma ora... ora sembrava che il cuore di Hermione Jane Granger stesse iniziando a battere solo per un giovane Serpeverde dai bellissimi occhi grigi...

Non gli aveva mai confidato questi suoi sentimenti, Cielo non sicura nemmeno lei di cosa stesse provando! Ma aveva visto quel suo sguardo ferito quando, inconsapevolmente, aveva smesso di guardarlo negli occhi subito dopo quel loro bacio. Un bacio che l'aveva lasciata totalmente spiazzata e aveva scatenato in lei una tempesta di emozioni incontrollabili. Draco si era immediatamente scusato, quasi implorandola di perdonarlo e non di avercela con lui se l'aveva offesa e quella sua espressione così innocente l'aveva commossa. Non avrebbe mai potuto avercela con lui perché erano stati in due e volerlo quel bacio... e, Merlino era testimone, quanto desiderava poter riassaporare quelle labbra di miele sulle proprie!!!

Naturalmente Harry e Ron erano all'oscuro di tutto. Il-bambino-che-era-sopravvissuto sembrava, in quei giorni, lottare contro se stesso, rimuginando su un qualcosa che l'aveva sconvolto profondamente. Aveva cercato di parlargli ma Harry le aveva sorriso candidamente, affermando che l'avrebbe fatto quando si sarebbe sentito pronto. Nemmeno Ron ne era al corrente. Era come se il suo mondo si fosse capovolto d'improvviso.

Solo Ginny sapeva. Si era rifugiata dalla sua amica in lacrime, schiacciata dal peso dell'oscuro segreto di Draco. La giovane Weasley l'aveva confortata e aveva condiviso le sue lacrime, affermando che nemmeno un Malfoy avrebbe dovuto sopportare tanto. Anche se l'aveva messa in guardia, perché nessuno avrebbe potuto prevedere la vendetta dei Serpeverdi una volta che la notizia dell'amicizia tra i due ragazzi si fosse diffusa, Ginny le aveva dato tutto il suo sostegno. Dopo un "COSA? HAI BACIATO DRACO MALFOY?" e, naturalmente, "SU, 'MIONE, COME è STATO? è VERO CHE BACIA COME UN DIO?" la ragazza più giovane si era offerta di aiutarli a nascondere a tutti il loro segreto, soprattutto se questo riguardava suo fratello. Dopo un pò, aveva preso a frequentare regolarmente la loro sala comune, rimanendo letteralmente affascinata dalla dolcezza e dall'umorismo del biondino. Lo straordinario feeling che si era creato fra quella ragazza che considerava praticamente come sua sorella e il giovane che per anni era stato loro nemico giurato era innegabile. Ogni volta che si trovava in visita avvertiva un qualcosa di speciale nell'aria, come se si trovasse di fronte a un che di sacro. Era difficile da tradurre quella sensazione in parole. E poi... il rossore sul viso del biondino ogni volta che Hermione gli sfiorava una guancia con la mano in una tenera carezza, la sua risata chiara e allegra, la luce che gli illuminava il viso ogni volta che la leonessa entrava nella stanza... Sì, strano e quasi impensabile, ma Draco Malfoy sembrava proprio innamorato della sua amica. Ma questo non infastidiva o preoccupava la giovane Weasley, mai avrebbe potuto immaginarlo, ma le piaceva davvero tanto questo nuovo Malfoy. L'unica che sembrava all'oscuro era proprio 'Mione. Cielo, quella ragazza sarà anche stata la strega più brillante del secolo ma era davvero ottusa quando si trattava di vedere quello che si celava proprio sotto il suo naso. Insomma, si stava parlando del ragazzo più bello di tutta la scuola, a parte Harry naturalmente!!!

"Credendo videns" Venne sussurrato al dipinto, in maniera un pò arrancata. Tristano e Isotta, le due figure sull'immenso quadro,  porsero i loro saluti cercando di trattenere un risolino a quella buffa scena.

La porta della piccola sala comune si aprì lentamente rivelando due pile di libri che sembravano reggersi per pura magia fra delle esili braccia, barcollando ad ogni passo.

"Grazie, 'Mione. Non so come avrei fatto senza di te. Questa ricerca sull'uso medico della radice di biancospino è  per domani e non so proprio da dove cominciare! Harry e Ron sono agli allenamenti e non sarei mai riuscita a finirla"

"Di niente, Gin. Io, comunque, non mi sarei fidata a farmi aiutare da quei due!" Le due ragazze lasciarono cadere i pesanti volumi accanto al tavolo di legno massiccio, massaggiandosi le braccia esauste. "Tu mettiti comoda. Io prendo delle pergamene dalla mia stanza e chiedo a Dobby di portarci un pò di the".

Hermione sparì in una porta laterale mentre Ginny Weasley si accasciava letteralmente sul divano. Agitava la mano ritmicamente tentando di avere un pò di sollievo da quel refolo di vento che ne scaturiva, ma non pareva funzionare molto.

CLICK.

Il rumore di una porta che si apriva. Ah, Hermione doveva essere tornata.

"Ehi, 'Mione che ne dici se..." Si voltò di scattò ma non riuscì più ad emettere alcun suono. Anche il suo sorriso si spense.

Draco Malfoy era appena uscito dalla sua stanza, vestito completamente di nero, un asciugamano tra le mani che veniva passato tra i suoi soffici capelli d'argento. Lui non parlava, si limitava a fissarla, il viso immobile come la pietra... non aveva espressione.

"C-Ciao!". Balbettò lei.

"Ciao". Rispose laconico lui.

"H-Hermione d-deve aiutarmi c-con u-una r-ricerca..." Era una situazione davvero imbarazzante. Lei sapeva di lui, ma lui sapeva che lei sapeva? Che doveva fare?

Il ragazzo Serpeverde si limitò ad annuire restando immobile nel punto in cui si trovava. I suoi occhi erano gelidi e la Grifondoro si trovò a rabbrividire. Non sembrava che fosse cambiato, però...

"Ecco fatto, il the arriverà tra poco". Con la sua solita allegria, Hermione li salvò da una situazione che rischiava di degenerare. "Finalmente sei tornato! Come è andata?" Dimenticate le sue pergamene su una sedia, la ragazza abbracciò il biondo, posandogli un tenero bacio sulla guancia.

Draco restò rigido e questo la costrinse a distanziarsi un pò.

"Che c'è?"

I suoi occhi rimasero fissi in quelli di Hermione, in una muta domanda. Andava bene davanti alla Weasley? La metteva in imbarazzo con la rossina se la ricambiava? Agli occhi del mondo intero, lui era un Malfoy... e un Malfoy non meritava niente...

Ma lei aveva capito lo stesso. Non aveva bisogno di indossare quella maschera impenetrabile quando c'era lei. Sarebbe stata la sua voce, avrebbe parlato per lui quando tutti gli altri avrebbero cercato di ignorarlo. Gli sorrise, semplicemente, tornando a stringersi contro il suo petto. Sì, aveva proprio bisogno di sentirla vicino.

Lui sembrava un pò a disagio sulle prime, forse per la sua presenza Ginny pensò, ma non passò molto prima che le sue braccia forti circondassero la vita della sua amica. Con suo grande stupore, quelle che fino a pochi istanti prima erano stati due scudi d'acciaio opaco ora erano un turbinio di emozioni. Le baciò la fronte con riverenza, nascondendo il volto nei suoi soffici ricci. Draco sospirò.

"Non mi vogliono più in squadra. Ma c'era da aspettarselo". La sua era una calma innaturale.

Una furia sconosciuta s'impossessò di lei, ma Hermione non volle darlo a vedere. Draco era ferito e questo era ciò che contava. Non sapeva spiegarsi come, ma riusciva sempre a percepire i suoi stati d'animo e quando qualcuno gli causava un dispiacere, si dimenticava di tutto il resto pur di stargli accanto. Il mondo, come un vecchio film, si dissolveva in lontananza e restavano solo loro due: Hermione e Draco, Draco e Hermione. Si strinse ancora di più al suo amico, dandogli quel calore di cui aveva tanto bisogno nell'unico modo che conosceva.

"Peggio per loro, eri il più carino in squadra. Ora nessuna ragazza andrà più ad assistere alle partite!"

Questa semplice frase riuscì a strappargli un sorriso e di questo Hermione era molto fiera.

"Che la mia arroganza ti stia contagiando, Granger?". Nuovamente quel suo strano mezzo sorriso che faceva girare la testa ai 3/4 della popolazione femminile di Hogwarts... ma che, Hermione sapeva, era rivolto a lei e lei soltanto.

"Scemo!!!" La ragazza gli fece una linguaccia e che il Serpeverde si limitò a ricambiare. Ma quell'alone di tristezza che continuava a persistere nei suoi occhi non poteva essere negata. Si strinse ancora a quello strano unico ragazzo dagli occhi di tempesta, sperando almeno in parte di lenire il suo dolore.

"Stai bene?" Gli sussurrò.

"Ora sì".

SOB...

Furono entrambi scossi dal loro piccolo mondo da strani singhiozzi provenienti dal divano. Ginny Weasley li osservava con le lacrime agli occhi senza fare alcun tentativo per trattenerle. Aveva afferrato un lembo della camicia e ora tentava di asciugarle.

"Come siete romantici! Mi viene da piangere... fate tanta tenerezza... Draco mi ricorda tanto quel Leonardo di Capra in Romeo e Giulietta!"

"Di Caprio". La corresse Hermione non abbandonando mai quella sua comoda posizione.

"Già". La rossa sospirò, persa completamente nelle sue fantasie di principi azzurri e damigelle in pericolo. "Un bellissimo principe sua una scopa bianca pronto per il bacio finale con la sua bella. è così romantico..." Altro lunghissimo sospiro.

I due ragazzi, ancora abbracciati, si guardarono fissi negli occhi per lasciarsi andare immediatamente. Era divertente come il pallido Draco potesse assumere innumerevoli tonalità di rosso in meno di cinque secondi. Anche Hermione non era da meno. Si obbligarono a fissare il pavimento mentre la Weasley più giovane gongolava dal ridere.

"Non c'è da vergognasi". Fece lei, insistente. "Da quando state insieme?"

"N-Noi non stiamo insieme!" Ribatté Hermione, poco convincente. "Siamo solo amici!"

"Amici... amici..." Draco si limitò a farfugliare e a quel punto Ginny scoppiò in una risata fragorosa.

"Ah, dovreste vedervi! Siete troppo buffi! Ah, ah, ah..." Per il troppo ridere cadde all'indietro sul divano, senza mai fermarsi. Questo riuscì a strappare un risolino alla Grifondoro più grande. Draco continuava imperterrito a borbottare parole incomprensibili, come dannata Weasley o specie di lenticchia al femminile.

"Non è divertente, Weasley!"

"O si che lo è! Dovresti vedere la tua faccia, sembri mio fratello Ron!". Non poteva credere di essere entrata così in confidenza con lui in poco più che un istante. Ma sembrava essere una persona dolce e ciò le faceva tenerezza.

Il viso del ragazzo si trasformò in un'espressione di puro disgusto. "Ma per chi mi hai preso! Io come Lenticchia, blah!"

Nel vederlo le due ragazze risero ancora di più. "Ha ragione, Gin. Nessuno può eguagliare lo Straordinario Furetto Rimbalzante!"

"Mya!" Le mise il broncio, offeso. Si andò a sedere sulla poltrona di fronte alla rossa, le braccia incrociate sul petto, il naso storto. Lo odiava quel ridicolo soprannome e odiava che fossero i due contro uno. Dannate femmine!

"Su dai!" Draco continuava ad ignorarla ed Hermione capì di averlo davvero offeso, stavolta. Andò alle sue spalle e gli passò le braccia intorno al collo. Chinò il capo e lo avvicinò a quello del giovane che si abbandonò al buon profumo della sua migliore amica.

"Mi perdoni?". tentò la carta degli occhioni da cucciolo smarrito.

"Forse". Lui non voleva proprio cedere.

"Ma ti ho chiesto scusa!"

"No!"

"Dai!"

"Perché dovrei farlo?". Ribatté testardo.

"Perché mi vuoi bene?"

Draco si lasciò sfuggire un sospiro. Non poteva dirle di noi se gli parlava con quel tono. "Lo sai che farei qualsiasi cosa per te".

"Anche un aiutino per la ricerca di Ginny?"

"Anche un aiutino per la ricerca di Ginny". Si rassegnò lui.

"Grazie!" Gli baciò delicatamente la guancia, facendolo arrossire ancora di più. Prima che la rossa potesse ribattere qualcosa di pungente lui la fulminò con i suoi occhi di tempesta. Non era una minaccia, però. La ragazza più giovane lo capì da quell'accenno di sorriso che fece capolino sul suo volto pallido. "Non una parola, Weasellette, o dico a Potter che mi trovi più carino di lui".

Stavolta fu il turno di Ginny di arrossire ma doveva ammettere la sconfitta. Uno a zero per il furetto.

 Amici... forse Hermione poteva anche crederci ma non di certo quel ragazzo dai capelli biondi... avrebbe protetto la sua Mya con tutte le sue forze, era così evidente per quei vispi occhi azzurri.

Draco si sarebbe accontentato di tornare in camera sua e fingere di essere invisibile ma 'Mione aveva deciso altrimenti. Una nuova determinazione brillava nei suoi occhi dorati. Gli avrebbe dimostrato che poteva avere degli amici. Dei veri amici. E per tutto quel suo incoraggiamento e quella sua generosità gliene era estremamente grato. Gli dava la sensazione di poter davvero appartenere ad una realtà.

Trascorsero delle ore a discutere su quella ricerca. Gli occhi di Draco s'illuminavano di una luce nuova mentre procedeva con la sua spiegazione e la Weasley più giovane lo ascoltava rapita.

"Grazie" Gli disse infine. "Se Piton spiegasse sempre così magari riuscirei a non perdermi in continuazione!".

Draco fu un pò sorpreso dalla sincerità che la ragazza gli stava dimostrando. Nessuno gli aveva mai mostrato gratitudine o fatto un complimento.

"Prego..." Rispose incerto.

Hermione sorrise soddisfatta e gli prese la mano. Lo sguardo del giovane era quello di una persona così innamorata che la Grifondoro più giovane sentì mancarle il fiato.

E fu proprio da quel giorno che Ginny Weasley prese a rispettare Draco Malfoy.

Un volta, per metterla alla prova, le chiese se le avrebbe causato fastidio se ci avesse provato con lui e, all'immediata e sconcertata reazione di Hermione, rispose ridendo:

"Credimi, 'Mione, per quanto io possa provarci sarebbe tutto inutile. Non c'è spazio per me nel suo cuore! Draco, vede soltanto te!".

La Grifondoro più grande era arrossita vistosamente e non aveva saputo cosa rispondere. Sapeva solo che il cuore aveva preso a batterle con più forza, ogni battito come un rombo di tuono. Sperava con tutta se stessa che nessuno si accorgesse di tutte quelle occhiate imbarazzate che non poteva fare a meno di lanciargli. Per Draco era già una situazione difficile con Lucius ad Azkaban e di certo non aveva bisogno di un manipolo di fedeli Grifondoro pronti a rimetterlo in riga per essersi avvicinato alla leonessa di Hogwarts! Specie se il fedele Grifondoro in questione era il penultimo dei fratelli Weasley! Non avrebbe permesso a nessuno di ferirlo, fosse anche stato uno dei suoi migliori amici!

Già Ron... Ron era divenuto più assillante e cocciuto che mai! Continuava a ripeterle che non trascorrevano più tanto tempo insieme come negli anni passati, che stava trascurando i suoi amici e che doveva sicuramente star male se non le importava di dividere il suo dormitorio con "Lo straordinario furetto rimbalzante"! Quando aveva sentito per la prima volta quell'insulto rivolto a Draco, aveva dovuto trattenersi dal mollargli un bel ceffone per farlo tacere! Sapeva che c'era Ron dietro tutti gli scherzi e i sarcastici commenti che seguivano il Serpeverde ad ogni suo passo e non poter fare nulla per fermarli la infastidivano molto. Il rosso sembrava irriconoscibile in quegli ultimi tempi. Come un verme che corrode tutto, una starna e nuova cattiveria si stava lentamente impossessandosi di lui. Draco, però, sembrava non badarci: più di una volta le aveva detto che, infondo, se li era meritati per il suo comportamento spregevole degli anni passati ma la Grifondoro sapeva che tutta quella situazione lo feriva profondamente. Non erano mai ritornati sul perché del suo cambiamento: ogni volta che se ne accennava anche minimamente, il ragazzo cominciava a tremare visibilmente e si rannicchiava in un angolo come un bambino spaurito. Ogni volta era per lei come un pugno allo stomaco. Tutto ciò che sapeva era che Lucius era in grado di controllare suo figlio ad un livello più profondo di quello che si sarebbe ottenuto con l'Imperius. E, allora, non poteva fare a meno di ricordare le parole di Dobby: Lucius Malfoy era in grado di portargli via il cuore. Ma, Hermione lo aveva giurato, questo non l'avrebbe più permesso...

******

Venerdì pomeriggio. Cosa c'era di meglio per concludere la settimana che due ore di Pozioni con Piton e i Serpeverdi?!

Il giovane Potter non aveva davvero voglia di vedere nessuno ma, infondo, quella sensazione di smarrimento gli attanagliava lo stomaco da oltre un mese. Da quando aveva visto il gramo sulla spalla di Malfoy. Non ne aveva parlato con nessuno e, anzi, aveva finito con l'allontanarsi anche dai suoi più cari amici. Ma non poteva farci nulla: rivelare quella verità sconcertante a qualcuno sarebbe stato come accettare che fosse tutto vero e non era certo di essere pronto a questo grande passo. Si sentiva il cuore gonfio.

Era arrabbiato non sapeva con chi di preciso, ce ne erano troppi anche solo per trovare un punto da cui cominciare, ma sapeva solo di essere arrabbiato: arrabbiato con Remus per averlo messo in quella situazione, arrabbiato con Sirius per non avergli mai detto nulla, arrabbiato con Ron per essere diventato la brutta copia del Serpeverde, arrabbiato con Hermione a cui sembrava piacere il Serpeverde in questione, arrabbiato con Draco per essere all'improvviso diventato una persona decente, ma soprattutto era arrabbiato con se stesso per la propria indecisione!

Merlino, era vero che l'odio rendeva tutto più facile. Non ci si ferma a riflettere sul perché, si odia e basta. Prima lo era stato davvero: Malfoy era il cattivo, il suo nemico, fine del discorso. Non aveva avuto il bisogno di pensarci più di tanto... ma ora: scoprire il suo passato, sapere di Sirius, vedere la schiena del biondo coperta da orribili cicatrici avevano messo tutto in discussione: che doveva fare?

Voleva parlarne con Hermione ma aveva visto gli sguardi che lei e Draco si erano scambiati. C'era una complicità particolare fra di loro, un'affinità che la ragazza non aveva trovato né in lui né in Ron. E la cosa che lo irritava ancora di più era che tutto questo, in qualche strano ordine cosmico, sembrava giusto. Alle volta vedeva la sua amica mentre sfiorava di nascosto la mano del biondo, allora gli occhi di quest'ultimo s'illuminavano e sembrava non importargli di nient'altro se non di quella strana ragazza dai folti capelli castani.

I sogni sul passato del Serpeverde erano continuati e nuove domande avevano scatenato in Harry. Aveva sentito i pensieri di Draco, le sue emozioni, la nascita del suo amore per Hermione eppure c'era qualcos'altro. Qualcosa di freddo e oscuro che stringeva il cuore del biondo e gli lacerava l'anima con artigli affilati. Aveva paura... Harry James Potter aveva paura... forse per la prima volta in vita sua, il-bambino-che-era-sopravvissuto aveva paura della verità...

******

Senza neanche rendersene conto era arrivato nell'aula di pozione e si era seduto accanto a Ron. Il volto del portiere Grifondoro sembrava una torcia accesa: tre file più avanti Hermione si era accomodata vicino a Draco, le loro teste che si sfioravano, fini capelli biondi in ricci castani, gli occhi chini sulla pergamena che Piton aveva dato loro. Sapeva che era stato un ordine di Silente che i prefetti lavorassero in coppia, ma quella vista sembrava far torcere le budella al suo amico.

I Serpeverdi come al solito, commentavano e sghignazzavano, certi di non essere puniti dal loro capo-casa quando una voce gettò tutti nel silenzio più assoluto.

Tuttavia non c'erano solo degli occhi occhi di smeraldo a scrutare il comportamento dell'erede dei Malfoy. Anche degli occhi di ametista erano alla ricerca di risposte. Lui e Potter, però, si erano posti su posizioni molto diverse. Blaise Zabini trovava estremamente divertente vedere Lenticchia che si rodeva il fegato per la bella leonessa di Hogwarts. Aveva un che di poetico. Ma non era di certo lui il suo obiettivo. Oh no... Chi gli interessava davvero era il biondo Malfoy e tutto ciò che quel ragazzo poteva rappresentare. Perché il Serpeverde sapeva bene chi il suo compagno di casa era, o meglio, cosa era. Da tanto che lo teneva d'occhio e solo ora era giunto il momento di entrare in azione. Doveva solo capire quale erano le intenzioni di Draco. Era stato scritte che le loro strade si sarebbero incrociate: se come alleati o avversari questo non lo sapeva ancora.

Con tono freddo e tagliente, il professor Severus Piton annunciò quale sarebbe stato il loro lavoro.

"Quest'oggi vi cimenterete nella Pozione Precognitiva. Vedremo se i famosi veggenti elogiati dalla cara Sibilla Cooman ( e qui posò il suo gelido sguardo proprio su Harry e Ron, che erano davvero i prediletti dell'insegnante di Divinazione) saranno in grado di vedere davvero qualcosa del futuro! E ora muovetevi!"

La classe si era messa subito all'opera ma Piton sapeva bene che solo Draco ed Hermione avrebbero avuto successo.

Pozione Precognitiva: poche gocce permettevano di vedere particolari eventi del proprio futuro. Ma era una pozione davvero pericolosa: molti erano stati i maghi che sbagliato le dosi si erano smarrito nel flusso del tempo.

Harry aveva preso a lavorare alacremente ma più tentava di concentrarsi più il suo sguardo cadeva sul biondo Malfoy: che Draco sapesse di non essere figlio di Lucius?

Accanto a lui, un pensiero alquanto cinico attraversò la mente del rossino. Con voce bassa ma sufficientemente alta affinché il resto dei Grifondoro lo sentissero disse "Hey, Harry. Indovina chi vedrà la prigione di Azkaban nel proprio futuro?"

'Pessima mossa Weasley. Stavolta te la sei proprio cercata!' Pensò Blaise sarcastico non dando però voce a tale osservazione. Il caro Ronald si sarebbe accorto molto presto che era meglio non stuzzicare l'ira di un drago ancora dormiente.

Tutti risero: anche i Serpeverdi. Tutti tranne Harry, Hermione e Draco. Il biondino s'irrigidì a quel commento maligno ma continuò il suo lavoro come se niente fosse mentre la bella leonessa strinse i pugni pronta alla lotta. Vedendo questo, Draco posò una mano su quella della ragazza, facendolo apparire un gesto casuale. Poi, senza voltarsi a guardarla, le mormorò "Non fa nulla. Va tutto bene, Mya, non me la sono presa".

"Ma... Non posso credere che l'abbia fatto. Non è giusto che si comporti così spregevolmente!" Hermione cercò i suoi occhi di tempesta ma li trovò calmi, come se nulla fosse successo. Non lo capiva. Non contava cosa avrebbero pensato gli altri. Lei non gli avrebbe dato torto se si fosse difeso contro quell'orrida battuta fatta da quello che un tempo era stato uno dei sui migliori amici. "Come puoi non difenderti!"

Un sorriso malizioso comparve allora sulle labbra del ragazzo. "Chi ha detto che non mi sarei difeso?"

Sempre senza voltarsi chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro. Poi li spalancò di colpo. "ARANEI RON!" La sua voce era ferma, il tono deciso.

Successe tutto di colpo: un grosso ragno comparve sul banco del giovane Weasley facendolo scattare orripilato in piedi. Con un gomito colpì il braccio di Harry che proprio in quel momento stava versando della radice di Assenzio nel calderone.

BOOOM

Una luce abbagliante investì tutta l'aula mentre tutto divenne silenzio...

******

Quando la luce si dissolse la classe piombò nel caos. Harry Potter era scomparso. Urla, gemiti, pianti riempirono l'aria, offuscando qualsiasi pensiero razionale. La lezione fu immediatamente rimandata mentre a fatica Piton tentò di rimandare i suoi studenti nei rispettivi dormitori. Silente fu immediatamente avvertito.

Harry era sparito... Harry era sparito... il terrore riempì il cuore di Hermione Granger, come una lancia che lo trapassava. Il suo sguardo era fisso sul punto in cui il suo amico era scomparso.

Draco era come congelato accanto a lei. Non volevo... non volevo... continuava a ripetere.

Gli occhi dorati della ragazza incontrarono lentamente i suoi. Ed allora si sentì morire. Il terrore puro albergava in quegli occhi e il giovane sentì la testa vorticargli.

Aveva rovinato tutto... sì aveva rovinato tutto... era diventato un assassino proprio come suo padre...

Hai visto? Era questione di poco prima che la tua vera natura fosse venuta a galla... Ora lei ti teme! Non vorrà più avvicinarsi a te. Sibilò una voce sconosciuta.

Quel suo sguardo di tempesta si riempì di lacrime che non volevano cadere. Era un assassino.

"Io non volevo!" Le urlò prima di fuggire da lei senza che riuscisse a fermarlo.

"Draco, aspetta". Ma niente. Lui era già scomparso lasciandola sola in quei sotterranei bui.

******

Corse lontano. Non riusciva a sopportare quel suo sguardo d'accusa. Corse via, il cuore gonfio ancora una volta. La sua vita non era altro che una maledizione per tutti.

Urtò contro qualcuno ma non si curò di vedere chi fosse. Voleva solo scomparire.

Blaise lo lasciò fare senza tentare di fermarlo. Anche il suo sorriso perenne si spense alla vista di quegli occhi così pieni di sofferenza. Lo aveva sentito. Aveva sentito il richiamo dello spirito del Dark Warrior. Poteva solo rispondere adesso.

"Stavolta l'hai fatta davvero grossa, amico mio. Ma non è nulla di irreparabile. Dovrai imparare a controllarti meglio, però. Devastante come nient'altro è questo tuo potere!". Mormorò dirigendosi verso la sua stanza.

******

Che mal di testa... Era tutto quello a cui poteva pensare. Non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi e il suo corpo sembrava una statua di sale. Era come paralizzato.

Voci indistinte si muovevano intorno a lui mentre sembrava che qualcuno lo stesse sollevando e lo stesse portando di peso in una stanza buia. Non riusciva a ribellarsi. Non poté fare altro che aspettare, mentre veniva fatto sedere delicatamente contro il muro e gli veniva fatto respirare qualcosa che odorava di ammoniaca .

"Accidenti quanto pesava!" Disse una prima voce.

"Se lo zio Harry non me lo avesse assicurato non ci avrei mai creduto!" Aggiunse una seconda.

"Ehi, guardate si sta riprendendo!" Una terza.

A fatica riuscì lentamente ad aprire prima un occhio poi l'altro ma quello che vide doveva per forza essere un'allucinazione! Davanti a lui, davanti al famoso Harry Potter c'era l'esatta copia di se stesso. Sembrava quasi un riflesso.

Un riflesso strano, però... un riflesso privo di occhiali e soprattutto di quella ormai celebre cicatrice... un riflesso che gli sorrise divertito.

"Ciao, papà!" Disse il riflesso...

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Note: ecco il settimo cap. L'ho finito di corsa ma credo che si venuto alquanto interessante. Indovinate un pò chi è il riflesso?

Domani ho un compito in classe quindi non mi dilungherò nelle note. Spero di poter rispondere alle vostre domande nel prossimo cap che si intitolerà "MARAUDERS: THE 3TH GENERATION". Quindi alla prossima!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Marauders, The 3Th Generation ***


Nuova pagina 3

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 8: Marauders, The 3th generation

"Ciao, papà!"

Un altro Harry... Un altro Harry senza occhiali né la cicatrice... Un altro Harry che lo guardava divertito...

"AHHHHHH!!!!"

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, eppure non gli sembrò abbastanza. Che razza di allucinazione era quella! Doveva aver picchiato la testa davvero con forza se ora iniziava a vederci doppio!

Senza che avesse il tempo di reagire sentì afferrarsi mani e gambe, tenuto forte contro il muro mentre l'altro Harry gli teneva il proprio palmo stretto sulla bocca, occhi verdi in altri occhi verdi, decisi, risoluti.

"Ma sei scemo?" Glielo aveva sussurrato in un sibilo quasi minaccioso. "Vuoi forse che il Blob Demoniaco ti senta e ti risucchi tutta la magia?". L'altro Harry spostò lo sguardo sulla porta, le orecchie tese a captare qualsiasi rumore sospetto. c'era qualcosa che lo spaventava. "Ora ascoltami bene papà. Se io ti lascio andare, mi prometti che ti calmi? Giuro che ti spiegherò tutto!".

Papà...lo aveva chiamato papà! Quel pensiero era addirittura più scioccante del trovarsi di fronte ad un'esatta copia di se stesso. Annuì, troppo sconvolto per fare altro. Le altre due persone che lo tenevano fermo lo lasciarono andare ma l'oscurità della stanza non gli permetteva di vedere il loro volto. La sua copia emise un sospiro sollevato, lasciandosi cadere pesantemente sul pavimento, la luce argentea della luna sul viso stanco.

"C-Chi sei tu? Dove mi trovo?"

L'altro ragazzo si passò una mano fra i capelli spettinati, identici ai suoi. Non sapeva davvero da dove cominciare.

"Qual è l'ultima cosa che ricordi?"

Già l'ultima cosa che ricordava. Per Harry era come ricordare un sogno confuso. Aveva la testa pesante, come quando hai bevuto troppe burrobirre e dopo ti spettano cinque lunghissimi capitoli di pozioni da studiare per un esame che saprai comunque che andrà male.

"Mi ricordo che ero a lezione da Piton" Iniziò lentamente, una mano alla tempia che la massaggiava con cautela "E stavo aggiungendo dell'assenzio alla Pozione Precognitiva. Poi un gigantesco ragno è comparso sul tavolo e Ron è balzato in piedi urtandomi. Dopodiché un grande boato ed un'accecante luce bianca". Una luce bianca. Era tutto quello che ricordava prima di svegliarsi in questo sogno pazzesco. Svegliarsi in un sogno: doveva essere proprio ammattito.

"Ragno? Ha detto ragno gigante?! Non è che lo ha seguito, vero? Vero?" Uno dei ragazzi sembrava davvero terrorizzato alla prospettiva di trovarsi di fronte un ragno gigante. Ad Harry venne da ridere. Quell'affermazione avrebbe potuto tranquillamente farla Ron... Ron, chissà cosa gli era successo...

"Si, e magari ballava il tip tap! Aspetta che lo dica a Ryan, si farà due risate!" Una terza voce aveva sghignazzato.

"Troppo assenzio nella pozione. Deve aver creato una sorta di buco temporale e tu sei finito qui. Che casino!". L'altro moretto si era portato una mano al viso in chiaro segno di resa. Lui non ci capiva niente di pozioni. E l'esperto in materia non si era ancora fatto vivo. Non c'era mai quando serviva.

"E da quand'è che saresti un esperto in pozioni. Se non sbaglio hai a stento la sufficienza!" La stessa voce sarcastica di prima aveva affermato con tono da saputello. Cielo, era quasi lo stesso tono di Malfoy!

"Sta zitto!" Il moretto si era voltato verso una delle due figure in ombra, fulminandola con lo sguardo. L'altro aveva sbuffato, mentre con aria strafottente si era poggiato al muro della stanza.

"Perché mi hai chiamato papà?" Harry aveva sussurrato: possibile che quel ragazzo fosse...

"Oh, scusa." L'altro era tornato a voltarsi verso Harry. "Il mio nome è James Cedric Potter e il piccolo mostro saccente che ha appena farneticato è mio fratello Sirius!"

Qualcuno stava trafficando infondo alla stanza alla disperata ricerca di una misera sorgente di luce. Qualche minuto dopo, nonché numerose imprecazioni varie, la terza figura riuscì ad accendere alcune candele poggiandole accanto ai due ragazzi sul pavimento.

"S-Sirius?"

La luce della candela riuscì ad illuminare il volto dell'altro ragazzo poggiato alla parete. Era identico al fratello, forse un pò più giovane, e sarebbero potuti essere scambiati tranquillamente per gemelli se non fosse stato per quei penetranti occhi azzurri.

"Ciao, papà!". Lo aveva salutato, sollevando di poco una delle mani che teneva incrociate sul petto.

Lo sguardo del Bambino-che-era-sopravvissuto si spostò allora su colui che aveva portato le candele. Capelli rosso fuoco e tante, tantissime lentiggini...

"Ron!" Gli occhi di Harry si spalancarono ancora di più, se questo era possibile.

Ron rise divertito, sedendosi accanto a James. "No, io sono Shane, ma molti mi scambiano per mio padre, non preoccuparti."

"Cosa?". Ok, era meglio darsi un pizzicotto. Questo sogno cominciava davvero a confonderlo ancora di più.

Lentamente si portò una mano al braccio, pizzicandosi con forza. Ahi, se faceva male! Era sveglio. Era sveglio in una realtà ai limiti dell'assurdo.

"Sei nel futuro" Era stato Sirius a parlare. Sembrava stesse squadrando Harry, quasi incerto su come comportarsi, ma non l'avrebbe mai dato a vedere, era troppo orgoglioso. "Ti trovi quasi diciotto anni nel futuro."

"Nel futuro? Ma è possibile?" Se questa era un'allucinazione, pensava Harry tra sé e sé, era davvero un'allucinazione complicata.

"Già. Secondo Ryan, l'eccesso di assenzio ha trasformato la tua pozione in un filtro per i viaggi nel tempo. Sono davvero pozioni rare quelle!". Quegli occhi azzurri si erano fatti di nuovo imperscrutabili.

"Ryan?" C'erano solo tre ragazzi con lui, quindi il Grifondoro non capiva davvero a chi si riferissero. Sperava solo che se questo Ryan era davvero così portato in pozioni come dicevano avrebbe saputo come rimandarlo in dietro.

James sbuffò. "Già il nostro genio in carica nonché il quarto ed ultimo Malandrino. Vorrei sapere davvero dove diavolo è finito! Non si vede in giro da quasi un'ora!"

"Malandrino? Voi sareste i nuovi Malandrini?" Questa notizia sembrò davvero rincuorarlo. I Malandrini... Vedere questi ragazzi avrebbe reso Sirius e Remus davvero orgogliosi.

"I Malandrini di terza generazione. Che attualmente stanno cercando di sfuggire ad un viscido ammasso di gelatina verde!"

"Gelatina verde?". Harry si era alzato in piedi e per la prima volta da quando era arrivato in quel luogo iniziò a guardarsi intorno. Si trovavano in una specie di salottino, quasi uno studio che stranamente non aveva porte. Era arredato in maniera semplice, una scrivania, due poltroncine e nient'altro. Solo una piccola libreria sulla parete che avrebbe dovuto ospitare delle finestre, finestre della quale non c'era la minima traccia. Doveva essere una di quelle stanze segrete, usate per gli "ospiti speciali" di cui Silente una volta gli aveva parlato. Sulle altre pareti libere, invece, erano affissi tutti e quattro gli stemmi delle case di Hogwarts, ma era difficile distinguere molto alla fioca luce di qualche candela. Anche i ragazzi erano balzati in piedi in tutta la loro forza e coraggio, si sarebbero battuti contro quella cosa, Harry lo aveva capito. Niente li avrebbe fermati! Tre ragazzi con tre tuniche identiche alle sua sulle quali era stato cucito lo stemma dei Grifondoro. La nuova generazione...

"Un Blob Demoniaco." James, l'esatta copia di suo padre: coraggioso, intrepido e anche avventato. Un leader nato, anche se non incline ad accettare questa sua capacità.

"Non si sa come sia entrato ad Hogwarts. Ma Silente ha deciso di fare evacuare la scuola!". Sirius, simile al fratello per aspetto fisico, ma dal carattere più simile al suo omonimo: una "testa calda" mai capace di tirarsi indietro.

"Quell'essere ruba la magia quindi non possiamo nemmeno usare i nostri poteri!" Shane, allegro e caparbio come suo padre. Ron ne doveva essere davvero fiero.

"Ma allora voi cosa ci fate ancora qui!" Aveva conosciuto questi ragazzi da poco meno di un'ora eppure non avrebbe permesso a nessuno di far loro del male! I suoi figli, erano i suoi figli. Una nuova gioia esplose nel cuore di Harry: sapere che un giorno avrebbe avuto una famiglia, che non sarebbe stato più solo era un qualcosa di indescrivibile!

"Aspettavamo te". James lo aveva detto sorridendo. "Tu, no cioè, insomma mio padre ci ha raccontato del suo piccolo incidente nel tempo e del fatto che dovevamo incontrarti, perché dovevi imparare delle cose. Così abbiamo usato la mappa del Malandrino per nasconderci in questa stanza segreta e venire a cercarti una volta che fossi comparso su di essa".

"Cosa avrei dovuto imparare?"

"Boh, non lo so. Ma ora è del Blob che dobbiamo preoccuparci. Se riusciamo a resistere fino all'arrivo degli Auror è fatta. Poi potrai chiedere spiegazioni direttamente a mio padre, cioè te stesso. Accidenti che confusione!"

"Vuoi forse dire che sono un Auror?" Questo era decisamente il giorno più bello della sua vita, Harry aveva deciso! Era come essere a Natale e trovare sotto l'albero centinaia di regali e leccornie, alla faccia del caro cuginetto Dudley!

"Certo! Tutti i nostri padri lo sono!". C'era una particolare enfasi in quel nostro. Un'enfasi che si sarebbe trasformata nello shock più grande nella vita del più giovane cercatore dei Grifondoro.

"Wow!" Il cercatore Grifondoro si poggiò ad una scrivania, le gambe incapaci di reggere un'altra emozione come questa. "Ma parlatemi di voi: si insomma, avete capito." Alzò una mano tremante, indicando prima James, poi Sirius. "Voi due siete i miei figli. Non riesco a crederci."

Si avvicinò ai due ragazzi, cercando di imprimere nella propria mente i loro volti in ogni più piccolo dettaglio. Stessa sua corporatura, stesso sorriso, eppure c'era qualcosa negli occhi di Sirius. Quegli occhi li aveva già visti, di quell'azzurro che non era né il colore del cielo né quello del mare, ma che sembrava una perfetta fusione di entrambi...

"Ginny..."

"Già!" James si grattò la testa, sghignazzando. "Ehi, l'hai capito subito! La mamma ha sempre detto che eri lento in questo genere di cose. Ci hai messo anni a capire che era innamorata di te!"

Harry Potter non sapeva se essere lusingato o seccato dalla cosa. Certo che era innamorato di Ginny, la storia con Cho non aveva fatto altro che rafforzare questi suoi sentimenti, ma sentirsi dire dal proprio figlio di essere un imbranato in amore non era di cero il massimo!

"Non prendertela!" Sirius sembrava estremamente divertito dall'espressione di sgomento che doveva aver fatto. "Lui non è di certo meglio!" Con aria di sufficienza e uno sbrigativo movimento del pollice indicò il fratello.

"Solo perché tu esci con Maia, non significa che ne sai più di me. Fai tanto l'uomo tutto d'un pezzo ma sei un pezzo di pane con lei, lo sanno tutti. Per non parlare di quando Ryan ha minacciato di ucciderti quando l'ha scoperto! Buffone!"

"Prova a ripeterlo!". I due fratelli sembravano sul punto di fare a pugni. Harry era preoccupato mentre Shane sembrava esserci abituato.

"Lascia stare." Gli disse il rossino. "Fanno sempre così, non sono mai d'accordo su niente. Ma infondo..."

Un pugno alla guancia di James.

"Molto infondo..."

Un sinistro al mento di Sirius,

"Estremamente infondo, si vogliono un bene dell'anima!"

"Ne sei sicuro?" Harry era davvero scettico al riguardo: era così che si comportavano i fratelli? Lui era sempre stato figlio unico quindi non riusciva a capire fino in fondo quello strano rapporto di amore-odio che c'era tra i fratelli. Anche con Fred e George  provava la stessa cosa...

"Sì, non preoccuparti. Cinque minuti e fanno pace. Se non si stuzzicano non sono contenti!"

"Ehi, se mi fai un occhio nero chi la sente Maia!" Sirius si toccava lo zigomo indolenzito, secondo gancio da parte del fratello. Doveva davvero migliorare la difesa.

"Fa vedere". James gli aveva afferrato il mento, ispezionando con cura i danni che aveva fatto. "Nah, roba da poco. Non si vede niente!"

"Ne sei sicuro?". Sirius non sembrava convinto.

"Sì, sì. Niente di che!"

"Che ti avevo detto? é una vita che fanno così". Shane sospirò rassegnato. Harry lo guardò attentamente, una domanda che gli frullava insistentemente nella testa. Quel ragazzo era identico a Ron, quindi non riusciva a capire se...

"Per caso, cioè, tu sei il figlio di Hermione? Insomma, Ron è mai riuscito a dichiararsi?"

Un assurdo silenzio seguì quella domanda. Un assurdo silenzio mentre i tre giovani Grifondoro si guardavano allibiti prima di scoppiare in una risata fragorosa. James era praticamente in lacrime per terra mentre batteva un pugno sul pavimento cercando di calmarsi. Sirius e Shane non erano di certo in condizioni migliori.

"C-che ho detto?". Harry era rosso come un peperone: non riusciva davvero a capire cosa ci fosse di tanto divertente!

"Mio padre con la zia Herm? Sarebbe allucinante, come un matrimonio fa la McGranitt e Piton!"

Orrore generale. A tutti e quattro i ragazzi venne la pelle d'oca...

"Brr...Mi vengono i brividi solo a pensarci. Cielo, lo rimprovera come se fosse un ragazzino ancora oggi!"

Shane era sinceramente disgustato al pensiero. Il colore del suo viso rasentava il verde. "Per non parlare di cosa farebbe lo zio. Sarebbe capace di sbranare mio padre vivo per essersi avvicinato troppo alla sua Mya, peggio di una dragone inferocito!". Dragone...dragone...

"No, no." James sembrava essersi calmato. "Ryan è il figlio di zia Herm. Anche se per carattere è identico allo zio..."

Un tonfo sordo dall'altra parte della stanza. Nell'oscurità della zona ancora nell'ombra il quarto Malandrino era arrivato.

"Eccoti finalmente! Sei in ritardo!". Sirius era corso dal suo amico aiutandolo ad alzarsi. Il nuovo ragazzo sembrava decisamente esausto e senza fiato.

"Ehi! prova tu a preparare una pozione con quella sottospecie di budino gigante in giro! Merlino, che puzza! Ci vorrà una settimana per tornare pulito!"

Shane fece una smorfia di disgusto. "Allora stacci lontano. Non mi va di avere quel tanfo addosso!".

"Cos'è, hai già fatto il tuo bagno settimanale, eh Weasleuccio?"

Harry conosceva bene quella voce. Oh, sì se la conosceva. Tutti i sogni e le fantasie sul figlio di Hermione, su un deciso ragazzino dai ricci capelli castani furono infranti quando il suddetto ragazzo entrò nell'area illuminata dalle candele. 

Ed, allora, fu come se Voldemort avesse deciso di diventare d'improvviso "un figlio dei fiori", un pacifista convinto! E, diciamocelo, avesse anche chiesto in moglie la Cooman... Lo stesso effetto catastrofico...

Biondi capelli, quasi argentei. Occhi di tempesta dallo sguardo furbo e malizioso. Un sorriso che sapeva diventare un ghigno che non prometteva nulla di buono...

"MALFOY!"

Era troppo...era decisamente troppo! Harry si sedette sul pavimento con un tonfo, cascando come un sacco di patate, gli occhi sbarrati e la bocca impossibilitata a dire qualcosa di sensato. Continuava a farfugliare parole sconnesse mentre il nuovo arrivato lo osservava estremamente divertito... e ammettiamolo anche compiaciuto!

"Ehi, ben arrivato zio Harry". Davanti a sé c'era l'esatta copia di Draco Lucius Malfoy. Doveva esserci uno sbaglio, un assurdo sbaglio.

"Non può essere vero!" Il-bambino-che-era-sopravvissuto voltò lo sguardo terrorizzato verso gli altri Grifondoro. Voleva che gli dicessero che era uno scherzo. Che era un orribile e impensabile scherzo. Ma sembrava proprio che non fosse così. James continuava a fissare, improvvisamente interessato, l'affresco che c'era sul soffitto, Shane sembrava avere un attenzione tutta particolare per le sue unghie mentre Sirius fischiettava distrattamente, guardandolo con la coda nell'occhio e trattenendo un sorrisetto estremamente divertito.

"Beh, che c'è?". La copia di Malfoy sembrava davvero non capire il perché di tutta quell'agitazione. 

"Hermione con Malfoy. Con Draco-furetto Malfoy?!" Le parole gli uscivano a fatica. La gola gli ardeva come se avesse trascorso un'intera settimana nel deserto. "Quale razza d' incantesimo ha usato per costringerla?!"

Ryan, seduto con le gambe incrociate sul pavimento a una decina di centimetri da Harry, si era voltato verso Sirius, ringraziandolo per un asciugamano che il ragazzo gli aveva porto ma quelle parole lo fecero voltare di scatto verso il Grifondoro più anziano. La stessa luce omicida che era balenata negli occhi di Draco quando Ron aveva insultato sua madre ora scintillava in quelli di suo figlio.

"Non ti azzardare mai più a parlare così di mio padre. So che avete avuto dei problemi in passato e che tu parli per via di questi, ma non tollero che si parli così di lui. Ho una grande stima di te e non lasciare che questa venga meno con stupidi commenti". Quel ragazzo sembrava molto più anziano e saggio della sua età. Harry si sarebbe aspettato un pugno a tradimento dal figlio di Malfoy ma quelle parole lo colpirono profondamente. Era davvero il figlio di 'Mione.

"Mio padre e mia madre si sono sposati per amore". Quel suo sguardo deciso fu presto sostituito da uno molto più malizioso. Era anche decisamente il figlio del Serpeverde. "E anche se quelle rare volte che litigano cercano di scannarsi come conigli" e con queste parole portò la propria mano sinistra proprio davanti al volto di Harry, intendendo chiaramente che quei litigi potevano davvero essere contati sulle dita di una mano. "Si sbaciucchiano ancora come se fossero due ragazzini!"

A quel pensiero ci fu un altro brivido collettivo.

"Cielo, dovrebbero impedire certe cose a quell'età!". Ryan cercava di pulirsi con l'asciugamano, sfregandosela contro i soffici capelli biondi nel vano tentativo di liberarli da quella gelatina appiccicosa.

"E, secondo te, come nascono i bambini?". Il più anziano dei fratelli Potter aveva inarcato un sopracciglio con aria scettica. Il biodo rise.

"Perché tu lo sai? Non vorrei di certo deluderti dicendoti che le storie di cavoli e cicogne sono tutte fantasie..."

Harry li osservava ancora sotto shock. Com'è che si diceva: tale padre tale figlio. Era bello sapere che certe cose non cambiavano mai...

"Bastardo!"

"Idiota!"

"Cretino!"

"Sgorbio! Non è colpa mia se nella mia famiglia siamo tutti così incredibilmente affascinanti!"

"Sicuro". Shane rise sarcastico. "Se non stiamo attenti noi Weasley, riuscirete quasi a batterci. Siete già cinque fratelli".

Harry spostò nuovamente i suoi occhi verdi sul figlio di Malfoy. 

"Tre maschi e due femmine, per l'esattezza! E, visto come la mamma mangiava quella torta al cioccolato l'altra settimana, ne saremo presto qualcuno in più! Non che mi dispiace! Potremo anche decidere di conquistare il mondo un giorno o l'altro!" Sembrava davvero che stesse valutando quell'opzione, increspando le labbra come se stesse riflettendo su un piano piuttosto allettante. Gli altri Malandrini risero di cuore.

Cinque figli... Hermione aveva avuto da Malfoy cinque figli... Presto il bollettino meteorologico avrebbe confermato che l'inferno si era gelato. Eppure, per qualche strana ragione, più ci pensava più avvertiva che quella notizia non era poi così male.

Aveva notato gli sguardi che Malfoy rivolgeva ad Hermione. E, anche se non avrebbe mai voluto ammetterlo, erano sguardi che non parlavano altro di un amore sincero e profondo.

"Piuttosto, la pozione è completa?" Sembrava che finalmente Sirius si fosse deciso a riportare tutti alla realtà. Avevano un mostro da combattere.

"Sì". Ryan estrasse dalla tasca della tunica cinque fiale dal colore bluastro. "Bisogna solo aggiungere qualche goccia di poltiglia verde e credo che addosso ne ho più che a sufficienza!"

Con questo afferrò con la punta della dita la tunica che aveva indosso. Una tunica sulla quale era cucito lo stemma dei Grifondoro.

Si alzò con un balzo quasi felino e distribuì ad ognuno dei presenti una delle boccette. Oltre il bel caratterino, aveva ereditato anche l'agilità da cercatore da suo padre. Gli altri ragazzi tolsero il tappo dalle fiale mentre l'esperto in materia strizzava dall'asciugamano che aveva utilizzato poco prima della disgustosa e puzzolente sostanza verde.

Un Grifondoro... Il figlio di Malfoy era un Grifondoro... Mai, anche nelle sue più sfrenate fantasie, avrebbe lontanamente considerato che da un figlio di papà, viziato ed egoista come Draco sarebbe potuto uscire un Grifondoro...

"Sei un Grifondoro!" Harry non si era nemmeno accorto di aver sussurrato quelle parole ma il biondino le aveva udite ugualmente. Aggrottò la fronte in un tipico gesto Malfoy.

"Beh, che c'è di strano?"

"Io credevo che tutti i Malfoy fossero dei Serpeverde!".

"Mi spieghi perché continui a chiamarmi Malfoy?". Il figlio di Hermione sembrava ora davvero spazientito. "Io sono un Black! Il mio nome completo è Orion Noel Black, anche se tutti mi hanno sempre chiamato Ryan. E sono fiero di essere un Grifondoro. Come mio padre e mio nonno Sirius prima di me!!!"

C'era un profondo orgoglio in quelle parole. Fierezza, coraggio e lealtà. Tutte quelle qualità che avevano reso quella dei Grifondoro la casa più apprezzata di tutta Hogwarts.

Tutte quelle qualità che Harry James Potter non avrebbe mai immaginato di trovare in Draco e nella sua discendenza!

__________________________________________________________________________________

Note: ecco finalmente l'ottavo cap. Scusate il ritardo ma ho avuto una settimana allucinante e ho cercato di finirlo tutto in quasi tre ore.

Oh, ecco i nuovi Malandrini! Che ne pensate? Certo che Harry ha avuto davvero uno shock dietro l'altro! E le sorprese non sono ancora finite!!!

Cmq, anche se ne succederanno di tutti i colori, perché devo avvertirvi che sono una patita delle situazioni catastrofiche, questa sarà una storia a lieto fine! Assolutamente con un bel lieto fine! Perché io vivo per i lieto fine!!!

Ma soprattutto perché ci vuole un lieto fine dopo tutti i guai che dovranno passare. Che volete farci sono perfida....

Allora che dire: recensite, recensite, recensite...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** A Dragon's Sorrow (nv) ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 9: A Dragon's Sorrow

Una settimana. Harry era scomparso da una settimana senza lasciare alcuna traccia. La sua sparizione aveva gettato Hogwarts nel caos. Alcuni sostenevano che fosse stato fatto prigioniero da Voldemort, altri che fosse scomparso tra le piaghe del tempo. C'era anche chi sosteneva che fosse già morto e la speranza di vincere la guerra contro il Signore Oscuro scomparsa insieme a lui.

Tutti, però, sapevano che lui doveva essere coinvolto: il Serpeverde rinnegato, la nemesi... Malfoy. Non si erano nemmeno chiesti come avesse fatto, non l'avevano visto agitare la bacchetta o sabotare la pozione, ma che importava: era un Malfoy, un degenerato. Le prove non servivano era colpevole: il suo sangue era marcio fino al midollo.

Ovunque andasse dieci, cento, mille bisbigli lo seguivano...

Colpa sua... colpa sua...

Mangiamorte... mangiamorte...

Assassino... assassino...

Non gliene importava. Potevano anche sbatterlo ad Azkaban se volevano. Aveva perso Hermione. Aveva perso la sua Hermione. Non poteva esserci punizione peggiore di quella. Il ricordo del suo sguardo, del terrore con la quale lo aveva fissato subito dopo che quel bagliore accecante che li aveva investiti si era dissolto, era stato più che sufficiente. Era stata colpa sua... solo colpa sua.

Da quel giorno aveva preso ad evitarla. Quando erano insieme non le rivolgeva mai la parola, gli occhi bassi, distanti. Si sentiva morire senza di lei. Passava tutto il suo tempo libero chiuso in camera, gli occhi vuoti fissi sul suo pugnale d'argento, mentre se lo rigirava tra le mani senza però avere la forza di usarlo. Glielo aveva promesso e anche se lei ora lo odiava non si sarebbe rimangiato la parola data. Era come un automa: non mangiava, non dormiva. Se ne stava così, perso nei ricordi di quello che era stato un bellissimo sogno. Non poteva fare altro: senza lei non valeva la pena vivere. Anche lei non sapeva come comportarsi, lo aveva capito, ma una paura folle lo attanagliava. Aveva paura, paura di guardarla negli occhi e scoprirvi tutto il ribrezzo che provava per lui, tutto l'odio che si era meritato.

Senza che alcuno lo incolpasse apertamente, lo stesso giorno della misteriosa sparizione di Potter, era andato da Silente, pronto per la sua punizione. Sapeva che l'anziano professore l'avrebbe sbattuto fuori, quindi tanto valeva accontentare tutti. Non ne poteva più di vivere così.

Non aveva mai più tentato di uccidersi da quella notte in cui Hermione lo aveva salvato ma per quello che poteva valere: una volta fuori da Hogwarts i Mangiamorte non ci avrebbero messo molto a trovarlo e, al suo rifiuto di servire Voldemort, ad ucciderlo.

Ma quell'incontro si era risolto in maniera molto diversa.

"Buona sera, signor Malfoy. Posso, forse, fare qualcosa per lei?"

Silente lo stava aspettando. Sapeva che quel ragazzo dagli occhi tristi sarebbe venuto da lui e sapeva anche cosa gli avrebbe chiesto. Anni di torture e soprusi avevano cancellato da quel cuore la speranza del perdono ed ora il giovane Draco aveva preferito sacrificare tutto ciò che di buono aveva ottenuto in quell'ultimo mese all'ombra di tutte le menzogne che gli erano state raccontate.

L'anziano professore sospirò amaramente. Conosceva bene ciò che era accaduto il giorno del ritorno degli studenti ad Hogwarts e temeva che senza il sostegno di Hermione, Draco avrebbe rinunciato totalmente a continuare a vivere. E questo non l'avrebbe mai permesso: la sua vita era molto preziosa, non solo per la piccola Grifondoro, ma soprattutto per la loro causa e per il futuro del mondo magico. Perché il suo destino era profondamente legato a quello del giovane Potter.

Entrambi portavano il marchio della luna: come era stato per Narcissa e Lily, ora per Draco ed Harry.

"Vorrei lasciare la scuola, professore." Se ne stava così, in piedi, con il capo chino in attesa della sua condanna.

"Posso chiederle il perché?"

"Perché è stata colpa mia. Quello che è accaduto a Potter. Sono stato io a far apparire il ragno che ha spaventato Weasley quindi è giusto che mi prenda le mie responsabilità."

"é una scelta che dimostra molto coraggio la sua, signor Malfoy. Ma credo che sarebbe completamente fuori luogo abbandonare la scuola, visto che si è trattato di un semplice incidente".

Già un incidente. Un incidente che non poteva capitare in un momento migliore. Harry non si sarebbe fidato facilmente di Draco e avrebbe avuto bisogno delle giuste risposte per far fronte ai pericoli che stavano sopraggiungendo all'orizzonte. C'era voluto molto prima di convincere il signor Weasley e la signorina Granger che il loro amico non correva pericoli ma non era sicuro dei risultati. Ron era diviso fra la preoccupazione per il suo amico e il desiderio di vendetta mentre la giovane Hermione... Hermione doveva rendere conto ad un dolce sentimento che stava nascendo in lei.

"Ma professore!  Le ho appena detto che è stata colpa mia!!!" Perché non voleva capire, maledizione!

"Ed io continuo a ripeterle che si è trattato di un incidente e che il signor Potter sta bene. Tornerà quando avrà assolto al suo compito. La pozione aveva un effetto di solo dodici ore e, anche se pasticciata, quell'effetto dovrebbe rimanere anche se un pò distorto. Alle volte il destino ha davvero strani disegni." Gli aveva sorriso, strizzando l'occhio in segno d'intesa. "Fra al massimo cinque giorni, il signor Potter ricomparirà come se nulla fosse successo, non deve preoccuparsi. Piuttosto, spero che tutte queste maldicenze non le stiano creando troppi problemi. Vorrei che si rivolgesse a me, se ha voglia di parlarne".

"No". Draco aveva voltato il viso, imbarazzato all'affetto che Silente sembrava mostrargli nonostante tutto quello che aveva causato da quando era entrato ad Hogwarts. "Non m'importa."

"Ho saputo che lei è stato aggredito da alcuni Grifondoro. Non le importa davvero?"

Già Lenticchia, Finnigan, Paciock e altri Grifondoro lo avevano bloccato un giorno all'uscita dalla lezione della Sprite e, diciamo, non era stata una visita di piacere. Si era battuto come meglio aveva potuto, Weasleuccio ne era uscito con un naso rotto ed entrambi gli occhi neri, ma lo avevano ridotto davvero male. Se n'era andato direttamente in camera curandosi le ferite come Hermione gli aveva insegnato... Hermione... La sua Mya...

"Possono dire quello che vogliono: io non sono mio padre. Non sarò mai come lui!" Si era lasciato cadere stancamente su una delle poltrone dell'ufficio del preside, prendendosi la testa tra le mani mentre con tutto se stesso tentava di ricacciare indietro le lacrime. "Non potrei mai farle del male come...come...quel mostro con mia madre... io...io...non era nemmeno mio p..."

Aveva taciuto. Il suo segreto. Quello era il suo segreto più grande. Il segreto che non aveva nemmeno rivelato a Mya.

"Cosa, Draco? Cos'è che non puoi dire?" Il preside era seduto accanto a lui, una mano sulla sua spalla.

"Mio padre". Lo aveva, infine, sussurrato. "Lucius non era mio padre". Aveva riso amaramente mentre le lacrime gli uscivano calde senza che se accorgesse. S'alzò d'improvviso, fissando Silente con sguardo pieno di dolore.

"Quel maledetto non era nemmeno mio padre! Se lo immagina: il grande Principe dei Serpeverde, il Purosangue figlio di non si sa chi! Ma, alla fine, sono diventato proprio come lui! Un mostro! Un mostro per la quale non c'è speranza!"

"C'è sempre speranza, Draco!" Il preside aveva poggiato entrambe le mani sulle sue spalle ed ora lo guardava fisso negli occhi. "Ed io sono convinto che la tua speranza abbia dei begli occhi dorati, non credi?".

Draco era arrossito. Aveva abbassato lo sguardo e sussurrato melanconicamente.

"Non vorrà più vedermi. Dopo quello che ho fatto al suo migliore amico come vorrà stare con me?" Mai sperare... mai...

"Io credo che questa domanda la debba rivolgere alla signorina Granger".

Il Serpeverde aveva annuito anche se non ci credeva davvero. Tornò a fissare il professore stancamente. "Non so se ho la forza di parlarle, ora."

"Si prenda tutto il tempo che vuole. E, intanto, aiuterà il nostro caro Hagrid ogni sera dalle nove alle undici. Diciamo che è una punizione per quella piccola rissa fuori dalla serra della professoressa Sprite. I Grifondoro coinvolti hanno già iniziato la loro presso Severus!"

Draco rise, stavolta di cuore. Una detenzione con Piton non l'avrebbe augurata nemmeno al suo peggior nemico.

Ringraziò Silente e s'avviò verso la porta. Il preside si era allontanato per consultare alcuni volumi nella sua libreria personale così era rimasto solo con la sua fenice. Non sapeva perché ma quello strano uccello sapeva esercitare su di lui un fascino particolare.

Allungò una mano sul petto di Fanny, accarezzandola lievemente con il dorso della mano, temendo che lei non gradisse queste sue attenzioni. La fenice lo osservava attentamente, uno strano bagliore nei suoi occhi.

Note melodiose aveva intonato per il biondo e lui le aveva sorriso dolcemente.

"Anch'io, Fanny. Spero anch'io che vada a finire tutto bene". L'accarezzò di nuovo prima di raggiungere Hagrid per la sua detenzione.

Dalla libreria sullo studio Albus Silente aveva assistito a tutta la scena. ma non era solo.

"Hai udito anche tu, Remus?"

Il professore di Difesa contro le Arti Oscure annuì pensieroso. "Uno che parla con i serpenti, l'altro con le fenici. Sarà davvero interessante. Anche se non posso dire di non essere sorpreso. Non avrei mai pensato che fosse Draco la persona che stavamo cercando..."

Perché senza nemmeno rendersene conto, Draco, non più Malfoy, solo Draco aveva risposto alla fenice Fanny con il suo stesso canto di speranza.

****** 

Era trascorsa una settimana da quella sera e, infondo, la detenzione con il mezzo-gigante non era male. Doveva pulire delle gabbie, accudire alcuni animali che Hagrid aveva trovato feriti, preparare delle pozioni per il giardino di mandragole della Sprite. Tutto, gli andava bene tutto, bastava che non si trattava di entrare nella Foresta Proibita. Non si era ancora ripreso dallo spavento del primo anno.

Anche Hagrid, doveva ammetterlo, non era male una volta che lo si conosceva meglio. Non si erano rivolti molto la parola, anzi passavano quasi tutto il loro tempo in silenzio ma, almeno, non lo aveva accusato come gli altri solo per il suo passato.

Spesso il mezzo-gigante lo sorprendeva a fissare fuori dalla finestra, lo sguardo perso in un punto indefinito del castello dove sapeva che una bellissima fanciulla dai capelli castani un tempo aveva atteso il suo ritorno, ma non diceva nulla.

Certo, all'inizio sapere di Draco e Hermione lo aveva scosso fin dalle fondamenta, così dicevano i Babbani ... La piccola 'Mione con un delinquente di quel genere?! Avrebbe voluto torcergli il collo fra le sue mani possenti ma Silente, buon vecchio Silente, gli aveva detto di aspettare e vedere. Vedere cosa? All'inizio non l'aveva capito ma quando aveva incrociato quegli occhi di tempesta non aveva potuto non farsi travolgere da quell'infinita tristezza. Se persino Thor sembrava accogliere il ragazzo con delle festa allora...

Ed, allora, ogni giorno aveva preso ad offrirgli una tazza di the ed ogni giorno vedeva quel ragazzo farsi sempre più pallido e smunto. Finché non le vide... lì, su quei polsi gracili e bianchi.

"Ah!"

Si era tagliato con il coltello mentre ripuliva la radice di Viridiana dalla sua corteccia dura. Un fiotto di sangue aveva preso a colare mentre tentava impacciatamente di prendere un fazzoletto dalla tasca.

"Fa vedere". Il mezzo-gigante aveva preso quella sua pallida mano tra le proprie enormi e con molta delicatezza gliela aveva disinfettata e fasciata. Il taglio era piuttosto profondo e gli attraversava quasi tutto il palmo. Dal polsino della camicia alcune delle sue vecchie cicatrici erano chiaramente visibili ma Hagrid non aveva detto niente. Però i suoi immensi occhi neri  si erano fatti d'improvviso più grandi e tristi.  "Dovresti stare più attento. Era un brutto taglio, quello".

"Grazie". I loro sguardi se erano incontrati e l'insegnante aveva abbozzato un mezzo sorriso.

"Qui ci vuole una tazza di the. Siamo entrambi stanchi".

"Mi spiace". Lo aveva colto di sorpresa ma Draco sapeva che era la cosa giusta da fare. "Sì, per tutte le cattiverie che ti ho fatto. Mi spiace davvero." Un Malfoy che chiedeva scusa? Non si era mai sentito... eppure quel capo chino, quei fini capelli biondi che nascondevano due pozze di cielo gli dicevano che non stava mentendo.

Hagrid sorrise soddisfatto. "Infondo, sei una bella persona, Malfoy"

"Draco. Non Malfoy. Io mi chiamo Draco, solo Draco." Detestava il nome Malfoy e se avesse potuto l'avrebbe cancellato volentieri dalla faccia della Terra.

Per un attimo ad Hagrid parve di trovarsi nuovamente innanzi quel bimbetto con gli occhiali che in breve era diventato il suo amico più fidato. C'era qualcosa in quel ragazzo davanti a lui che gli ricordava incredibilmente il Bambino Sopravvissuto.

"Stessa risposta che mi ha dato 'Erry una volta. Solo 'Erry".

Un'espressione particolare si dipinse sul volto del biondino. Una smorfia che ricordava molto il muso di un furetto.

La risata del mezzo-gigante riempì l'aria. "Somigli davvero ad un furetto, Draco!"

Il Serpeverde si portò una mano al volto prima di iniziare a ridere anche lui. Era bello ridere anche solo per un istante prima che il dolore per la separazione da Mya tornasse ad attanagliargli il cuore.

Hagrid aveva già deciso: gli avrebbe dato una seconda possibilità. Questo ragazzo gli era sembrato davvero sincero. E, pensandoci meglio, cosa lo unisse al giovane Grifondoro fu subito evidente. I suoi occhi erano molto simili a quelli di Harry: tristi e soli come la prima volta che lo aveva incontrato. Che Merlino riuscisse a proteggerlo ovunque si trovasse.

******

Aveva il cuore a pezzi. Non si era mai sentita così in vita sua. Ma non era solo perché era preoccupata per Harry.

E questo la faceva stare ancora più male: il suo migliore amico era disperso chissà dove eppure il suo cuore era in pena per qualcun'altro. Qualcuno che da più di una settimana la evitava, fuggiva se la scorgeva tra la folla. Qualcuno di cui aveva scoperto non poter fare più a meno.

Dolore... un dolore lancinante aveva visto negli occhi di Draco quel giorno a Pozioni. Il terrore di essere rifiutato anche dall'unica persona che considerava sua amica. Innanzi a quello sguardo calde lacrime gli avevano riempito gli occhi e aveva capito che il ragazzo le aveva fraintese. Era scappato prima che riuscisse a spiegarsi.

Non avrebbe mai potuto avercela con lui. Sapeva che era stato un incidente, solo un dannato incidente, anche Silente aveva assicurato loro che Harry non correva pericoli ma per Draco questo non era stato abbastanza.

Faceva di tutto per non rimanere solo con lei, si chiudeva in camera tutto il giorno e la sera spariva senza lasciare traccia. Era davvero molto in pena per lui.

Lo aveva osservato attentamente a pranzo. Giocherellava col cibo, spingendolo da una parte all'altra del piatto senza in realtà mangiare niente. Gli occhi erano sempre più stanchi e profondi solchi neri erano comparsi sul suo viso. Il pallore della carnagione già candida come la neve si era fatto addirittura innaturale.

Tante volte aveva voluto parlargli, spiegarsi ma era stato tutto inutile. Non poteva fare altro che stare lì, sul suo letto, abbracciata ad un cuscino, gli occhi arrossati dal tanto piangere.

Le mancava, le mancava tanto da star male: i suoi sorrisi, i suoi abbracci, anche i suoi scherzi sciocchi.

Se questo era amore faceva davvero male...

*****

"Perché non vai a parlargli?". Seppur in pena per Harry, Ginny Weasley non poteva restare impassibile davanti alla sofferenza di quei due. Hermione sembrava un fantasma, pallida e triste, e nessuno aveva capito che questa sua sofferenza non era dovuto solo alla sparizione del cercatore Grifondoro.

La verità , la pura e semplice verità era che Hermione si era innamorata di Draco, che se ne fosse resa conto o no, ed ora in una situazione così difficile come quella che stava vivendo era della sua presenza che aveva bisogno.

Ron aveva cercato di confortare la loro amica ma tutto quello che aveva fatto non era servito a nulla. Sperava suo fratello, la rossina lo aveva capito, di poter allontanare una volta per tutte 'Mione dal Serpeverde, di poter dimostrare che le voci che circolavano su di lui fossero vere e che, alla fine, la leonessa si decidesse a ricambiare i suoi sentimenti ma non era servito. Più lui tentava di avvicinarsi ad Hermione, più lei si ritraeva su stessa, in attesa che il suo Drago tornasse da lei.

"Quel bastardo! Stavolta, però, non si salva! Giuro che me la paga per quello che ha fatto!!!"

Ronald Weasley camminava furiosamente avanti e indietro nella sala comune dei Grifondoro, battendosi con forza un pugno sul palmo della mano, l'espressione indecifrabile. Harry era sparito e, naturalmente, Draco era il colpevole. Ma non sarebbe andato solo: lui e i Grifondoro avrebbero fatto pentire a quel dannato Serpeverde di aver messo piede ad Hogwarts!

"Ora basta, Ron!" Hermione Granger aveva tentato di calmarlo. Ora come ora dovevano parlare con Silente e scoprire che fine avesse fatto il loro amico, era quella la loro priorità. Ginny se ne stava in un angolo, i singhiozzi oramai calmati ma il viso ancora inondato di lacrime. La sua amica la teneva stretta tra le braccia, in un silenzioso conforto.

"Ah, ma naturalmente tu te lo difendi! è colpa di quel mostro se Harry è sparito! Ma ti ha dato di volta il cervello? Con quale ridicola scusa ti ha portato dalla sua parte, eh? Rispondimi!!!"

Ron aveva sputato quelle parole con tutto il veleno che aveva in corpo. Hermione gli si era parata davanti, il volto livido.

"Tu non sai niente! Non vuoi salvare Harry, ma vendicarti di Draco, non è così? Dimmi la verità, Ron!"

"Dannazione! Draco? Lo chiami anche Draco adesso?Come puoi esserti lasciata abbindolare così facilmente, 'Mione? Lui ti sta usando! è un Mangiamorte, uno sporco Mangiamorte!"

Il giovane Weasley le si era avvicinata lentamente, le mani strette sulle spalle della ragazza, lo sguardo in una muta preghiera.

"Ma non lo capisci? Io ti amo, Hermione. Come puoi preferire quel mostro a me, che ti sono stato vicino per tutto questo tempo! Ti sta portando via da noi...da me!!!"

Qualcosa scattò in Hermione, qualcosa di sconvolgente. Sollevò la mano e con tutta la forza che aveva in corpo colpì il ragazzo.

"Questo non è amore, Ron. Questo non è amore!"

Uscì dalla sala senza voltarsi indietro, Ron in ginocchio con una mano sulla guancia.

******

La loro era una situazione assurda. Ginny sapeva che più non si decidevano a parlarsi, più Draco ed Hermione si sarebbero allontanati. Doveva fare qualcosa! Sì, se lei doveva soffrire per la lontananza della persona che amava, ad Hermione  tutto questo doveva essere risparmiato.

Aveva sentito delle cose, passando vicino a dei Serpeverde qualche giorno prima. Qualcosa di cui non credeva la sua amica fosse a conoscenza. Forse questo sarebbe servito a sbloccare le cose.

"Di chi stai parlando?". Hermione non si era nemmeno voltata a guardarla. La sua voce era così assente.

"Lo sai di chi sto parlando: non si è fatto vedere nemmeno oggi?"

"No. Non vuole più saperne niente di me. Ma non devi preoccuparti, mi passerà, non era importante!"

"Non era importante?" Ginny era saltata sul letto, costringendo Hermione a guardarla dritta negli occhi. "Hermione lui ti ama. E ora pensa che tu abbia paura di lui!"

"Mi ama?" Hermione non ci capiva più niente. "Se mi amasse davvero, non sarebbe scappato così!"

"Sono sicura che lui ti ami. Ma cerca di capirlo: ha paura! Paura di perderti come ha perso sua madre!". Le carezzava la testa, dolcemente, lentamente, come una mamma con il suo bambino."Ascoltami, Hermione. L'altro giorno ho sentito la Parkinson e Nott parlare. Sembra che Draco voglia lasciare la scuola. Sghignazzavano sul fatto che Tu-sai-chi lo costringerà ad unirsi a loro. Devi parlarci, 'Mione!"

"Come andarsene!" Un terrore sconosciuto le aveva pervaso il cuore. Andarsene... Draco non poteva andarsene e lasciarla sola. Ginny si era limitata ad annuire mentre Hermione si era portata una mano alla bocca in chiaro segno d'orrore.

"Devo andare! Andare da lui! Ma in camera non c'è. Ogni sera scompare!"

"Prova da Hagrid. Credo che Silente gli abbia dato una detenzione dopo quella rissa con i Grifondoro!"

Rissa con i Grifondoro? Lei non ne sapeva niente. Si era talmente chiusa nel suo dolore da lasciarlo solo, una cosa che gli aveva giurato di non fare mai. Prima che la piccola Weasley potesse aggiungere altro era scappata via, incurante di essere solo in pigiama e per lo più scalza. Era già passato il coprifuoco ma non le importava. Doveva andare da lui.

Ginny non aveva nemmeno tentato di fermarla. Si era limitata a sorridere: ecco che Hermione Granger, l'integerrima studentessa modello, buttava tutto all'aria per amore di un Serpeverde!

******

La sua detenzione serale era terminata. Aveva salutato Hagrid e si era avviato verso il castello.

Faceva freddo... tanto freddo... ma il cielo era terso. Le sarebbero piaciute le stelle questa sera. Camminava così con il volto rivolto verso l'alto, perso nel ricordo di lei, era tutto ciò che aveva. Quando...

Abbassò lo sguardo, gli occhi di tempesta spalancati, smarriti in un mare d'oro. Era lì, con il viso arrossato, i pugni stretti, i piedi nudi.

Sembrava un sogno, un'illusione. Bella come non lo era mai stata.

Prima che potesse nemmeno capire cosa stesse succedendo, era corsa nel suo abbraccio, il volto bagnato dalle lacrime, singhiozzi irrefrenabili che le impedivano di parlare. L'aveva stretta a sé, con tutta la sua forza, tutto il suo amore.

Mai... mai... mai più qualcuno li avrebbe separati. Sarebbero stati sempre insieme. Nessuno avrebbe mai potuto portargliela via, anche a costo della sua vita!

"S-scemo!Sei uno scemo! Gli batteva il petto con i pugni stretti, tentando di lasciar uscire tutto il dolore che aveva dovuto provare per quella separazione forzata. "N-non è-è stata colpa tua! M-mi h-hai lasciata sola, sola e mi sei mancato da morire!"

Draco la strinse ancora più forte, dolci parole sussurrate all'orecchio della donna che amava, in una dolce ninnananna nata dal profondo del suo cuore.

"Scusa, scusa, scusa..." Continuava a ripeterle, le sue lacrime unite a quelle di lei...

******

Hagrid aveva osservato la scena dalla soglia della sua capanna. Aveva gli occhi lucidi. Facevano tanta tenerezza quei due insieme.

"Una bella serata, non trovi, amico mio?" Silente era comparso silenziosamente alle spalle del mezzo-gigante, un sorriso gentile sul suo volto anziano.

"Già". Hagrid aveva preso un fazzoletto dal taschino per soffiarsi rumorosamente il naso. Faceva quasi ridere: un omone grande e grosso che piangeva davanti all'amore di due adolescenti. "Lei lo sapeva, professore?" Indicò i due ragazzi, stretti stretti l'una tra le braccia dell'altro.

"Lo avevo intuito".

"Ahh, sembra una di quelle storie strappalacrime dei Babbani".  Per quanto tentasse, non riusciva proprio a ricomporsi. "Sembrano tanto Romeo e Giulietta!"

"Speriamo solo che il loro, sia un lieto fine, amico mio". Il vecchio preside s'era fatto pensieroso. C'erano molte nuvole all'orizzonte di quei due giovani. Una burrasca era molto vicina...

__________________________________________________________________________________

 Note: Ehi, ne ho terminato un altro...che brava! Siamo tornati nel presente, beh mi mancavano un pò di carinerie tra Draco e Mione quindi tutti i fan delle smancerie saranno accontentate! Carini, vero?

Ma dal prossimo, si torna nel futurooo...tono molto alla Cooman!

Ho ritoccato qualche capitolo precedente, correggendo gli errori che avevo fatto qua e là ma mi riservo il diritto di altri piccoli cambiamenti.

Piaciuto Ron? E questo non è niente, vedrete cosa sarà in grado di combinare in futuro....MUAAAHHHH

Che dire: alla prossima!

 

 

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Capitolo 11
*** Soul Readers ***


Nuova pagina 1

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 10: Soul Readers

"Questo è il piano". Deboli e tenui luci illuminavano una stanza immersa nell'oscurità più totale, gettando ombre inumane sulla parete dove, prode e orgoglioso, fiero come colui che l'aveva tessuto come simbolo delle proprie gesta, pendeva lo stemma di Godric Grifondoro. 

La Mappa del Malandrino era aperta sulla scrivania, uno strano scarabocchio verde si muoveva lentamente su di essa andando a coprire via via tutte le varie alee che costituivano l'impenetrabile fortezza di Hogwarts. Cinque ragazzi  erano raccolti intorno ad essa, gli occhi vigili, i sensi pronti, le menti determinate... Sebbene fossero solo dei ragazzi in loro si percepiva qualcosa di già adulto, qualcosa di speciale... erano, dopotutto, i figli di personaggi leggendari nella storia della scuola eppure...eppure pur somigliando così tanto ai loro celebri genitori possedevano una forza particolare tutta loro...

"I cuori, se vogliamo chiamarli così, del Blob sono qui, qui e qui." Ryan Black indicò tre punti della mappa, lo sguardo caparbio sui suoi amici. "Rispettivamente lo studio di Silente, la vecchia aula di Difesa contro le Arti Oscure e i sotterranei dei Serpeverde. Bisogna colpirli con la pozione che ho preparato contemporaneamente, in modo che quell'ammasso gelatinoso si sciolga. Ricordate la coordinazione innanzitutto."

"Si ma come facciamo a colpirli senza che quella schifezza ci colpisca a sua volta?" Shane sembrava piuttosto preoccupato all'idea di avere un incontro ravvicinato con il budino verde ma faceva di tutto per nasconderlo...se il biondino se ne fosse accorto lo avrebbe preso in giro per un mese intero come minimo. "Non possiamo usare le bacchette o l'hai dimenticato?"

Il biondino sembrò non dare peso alle nota d'isteria nella voce del suo compagno, anzi continuò con la sua spiegazione come se niente fosse. Un pò come Hermione continuava a fare con loro da sei anni, Harry notò.

"Se ti atterrai al piano, caro il mio Weasleuccio..."Smorfia Malfoy patentata dal 1407 "Vedrai che non correremo rischi." Quel espressione canzonatoria sparì dal suo volto con la stessa rapidità con la quale era comparsa, riportandolo ad un tono forse troppo serio per un ragazzo di quella giovane età. "I cuori hanno forma solida, come dei cristalli dal colore verde elettrico e non dovrebbe essere un problema arrivarci. Vista l'estensione del Blob non credo che siano molto sorvegliati. Ho fatto qualche ricerca"

Detto questo prese una borsa da un angolo, una borsa nera, di cuoio, babbana, stracolma di vecchi libri ed ne estrasse un antico e impolverato volume. Sfogliò rapidamente le pagine mentre un sorrisetto compiaciuto, un sorrisetto fin troppo noto, compariva sul suo volto candido.

"Dritto dritto dall'archivio personale di Silente. L'ho preso tre giorni fa quando ho sentito parlare di quello schifo."

"Il Blob Demonico non ha sensi veri e propri, anzi, non possiede né vista né udito. Reagisce ad ogni sorta forza magica che avverte. Trovata la sua preda ingloba la vittima e la soffoca. Una volta morta la scioglie per poi assorbirla e ingrandirsi, tralasciando resti inutili".

"Molto consolante!" La voce del giovane Weasley si era fatta  stridula e quasi soffocata, un urlo di terrore strozzato. James e Sirius dovettero trattenere un risata. Anche Harry non poté non lasciarsi sfuggire una risatina, molto simile allo squittio di un topo, per lo sforzo di mantenere un'apparenza seria. Dopotutto era il più adulto in quel gruppo... più o meno... Ryan li osservò con un'espressione corrucciata, richiamandoli all'ordine con un semplice sguardo.

 "é sensibile al fuoco, ma l'effetto non dura a lungo. L'unico modo per annientarla è una pozione di foglie di mandragola e radici di palissandro, nonché qualche goccia di gelatina di demone".

"Tutto qui? Mi aspettavo qualcosa in più!". James era estremamente nervoso: le informazioni erano davvero ridotte e, a differenza di suo padre Harry che era cresciuto senza conoscere il suo lignaggio magico fino all'età di undici anni, per lui che la magia era un qualcosa di così quotidiano e naturale, trovarsi nell'impossibilità di usare la bacchetta equivaleva all'aver perso l'uso di un arto...

"Paura, fratello?" Sirius aveva reagito con una smorfia di sfida allo sfogo del fratello, dopotutto ogni scusa era buona per attaccar briga. Il Potter più giovane era in un qualche modo eccitato a questa nuova sfida, uno stimolo in più per dimostrare le proprie capacità. Harry lo osservava perplesso. Non ne sapeva molto di rivalità tra fratelli, eppure sentiva che questa situazione andava al di là di una semplice dimostrazione di forza, ma non riusciva a capire come...

"Ti piacerebbe!"

"Ora basta!" Il tono del Black non ammetteva repliche. Forse James sarà anche stato il figlio del grande Harry Potter, una guida naturale, ma la leadership di Ryan era un qualcosa di indiscutibile. "Questo non è il momento di fare i marmocchi!". Non aveva alzato il tono della voce, no, ma la freddezza che Harry aveva avvertita in essa lo fece rabbrividire. Il figlio di Draco poteva divenire un nemico davvero temibile. Questo uno strano pensiero gli fece balenare nella mente: lui non aveva mai temuto Malfoy, lo aveva sempre e solo considerato uno spocchioso figlio di papà, ma poteva dire lo stesso di Draco? Poteva dire lo stesso di quel Draco che aveva fatto indietreggiare lui e Ron con la semplice forza dei suoi occhi d'acciaio? Sì. Se quel Draco, se il vero Draco gli si fosse parato davanti pronto ad uno scontro Harry ne avrebbe avuto paura.

Non devi temere. Una voce d'angelo gli era penetrata nel cuore. Un calore rassicurante lo aveva invaso, un calore che conosceva bene come quella voce. Condividete lo stesso destino, non potrà mai scagliarsi contro suo fratello. Siete l'uno l'ombra e la luce dell'altro, le due facce dello stesso potere.

"Ehi, papà stai bene?" James lo aveva scosso da uno strano stato di trans  nella quale sembrava cadere di frequente. La voce di Narcissa Malfoy era diventata una costante in quell'ultimo mese ma non era solo un'eco evanescente, tutt'altro! Spesso Harry si era ritrovato a discutere con quella voce gentile che sembrava udire solo lui. Una voce che gli mostrava gli orrori e la sofferenza del passato del Serpeverde. Se mai fosse tornato a casa, ne avrebbe parlato con Silente e Remus. Già, Mooney: doveva dirgli che Draco era il ragazzo che cercavano. Chissà come l'avrebbe presa. E Ron... gli sarebbe venuto come minimo un infarto... ed Hermione...

Non sapeva cosa pensare di Hermione... era, forse, già la ragazza di Draco? O era un amore a senso unico quello del biondino? No, scartò l'idea immediatamente. Non era una cotta a senso unico. Lo aveva visto...

 Pensare allo sguardo così dolce con la quale 'Mione osservava il Serpeverde gli fece venire in mente Ginny. Doveva chiarire le cose anche con lei. Passare così tanto tempo con Cho doveva averla fatta soffrire molto. Con la cercatrice aveva chiuso da tempo, ma ne aveva sprecato anche troppo cercando di trovare le parole giuste per dichiararsi alla bella rossina...

E, poi, c'era Draco... naturalmente...tentava di non pensare a lui, perché pensare a lui gli faceva ricordare di Sirius e quella era una ferita ancora aperta, ma anche solo l'immagine di Ryan gli sbatteva in faccia tutto ciò che avrebbe dovuto affrontare una volta tornato nella sua epoca. Una cosa era certa, però: voleva l'amicizia del biondo, la voleva di cuore, e non solo per Sirius. Voleva capire una volta per tutte il legame che li univa, voleva capire il motivo per la quale continuava a sentirsi come...incompleto.

Mentre lo sguardo di Harry era tornato a perdersi nel vuoto, il Grifondoro non si era accorto di un paio di occhi color tempesta che lo scrutavano attentamente. D'improvviso una strana sensazione lo pervase. Era come se qualcuno fosse penetrato nella sua anima ed ora potesse scrutare ogni suo più piccolo segreto, ogni sua emozione. Non era Occlumanzia, ma qualcosa di diverso. Qualcosa alla quale non poteva opporsi. Voltò il suo sguardo di smeraldo fino ad incrociare quello d'acciaio di Ryan per vederlo accennare un mezzo sorriso. Il figlio di Draco tornò ad osservare i suoi compagni mentre quella strana sensazione scemava.

"James e Shane si occuperanno dell'aula di Lupin..." Harry ne fu un pò sorpreso: Mooney insegnava ancora ad Hogwarts...

"Sirius e Harry, invece, andranno all'ufficio di Silente mentre io..."

"No." Sirius aveva preso la parola per la prima volta dopo il suo piccolo screzio con il fratello. Sembrava turbato, quasi infastidito dall'essere stato assegnato a suo padre. Soprattutto non voleva rischiare la vita del suo migliore amico. "Non puoi andare nei sotterranei da solo. Sarebbe una pazzia! Se il Blob ti circondasse non potresti più fuggire".

Harry non poté non dargli torto. I sotterranei erano una trappola senza via d'uscita. "Ha ragione, posso cavarmela anche da solo..."

"Non c'è problema, sono perfettamente in grado di badare a me stesso. E poi..." Un'espressione compiaciuta si dipinse sul suo viso. "Non credo che una sottospecie di budino gigante possa fermare un Drago Dorato di un paio di tonnellate!"

"Sei un Animagus!" Era una constatazione che non fece altro che aumentare l'orgoglio del biondino.

"Si può dire così". Ryan si era tenuto sul vago. Non era suo compito parlare del perché di quella trasformazione.

Va con Sirius. La voce del biondo gli era penetrata nella testa mentre, di nuovo, quella strana sensazione d'essere osservato intimamente lo pervadeva. Avete bisogno di chiarire delle cose.

"Ma se ti trasformi, attirerai ancora di più il Blob. Già il marchio della lu..."

"Correrò i miei rischi! Vorrà dire che mentre io tornerò a puzzare come una capra, voi vi fare una bella scampagnata!". Il giovane Black aveva zittito Shane prima che fosse troppo tardi. Harry non doveva sapere, almeno non per ora.

Lui e Sirius si osservarono per un attimo, un medesimo pensiero nelle loro teste. Il Blob avrebbe comunque dato loro la caccia perché in loro devastante scorreva la Forza della Luna. Ma Ryan sapeva che il gioco valeva la candela: suo fratello doveva liberarsi una volta per tutte da quelle stupide catene di rancore che lo attanagliavano.

"Mi raccomando, una volta raggiunte le vostre postazioni, avvertirete gli altri con un messaggio telepatico. Cercate di non correre rischi inutili!" E con questo puntò il suo sguardo sul giovane Weasley.

"EHI! Anche tu combini un mucchio di casini! Quindi bada a come parli, non hai il diritto di parlare, tu...tu..."

"Tu mio splendido e gagliardo nonché sexy signore? Oh, Weasleuccio mi fai arrossire, non sapevo avessi tali tendenze! Però è meglio che chiudi il becco sembri un telefono quand'è occupato!" Stramaledettissima e  sarcastica palla di pelo.

"Sta zitto, Faccia di Furetto!"

Si scambiarono ancora qualche insulto, con una buona dose di scherno da ambo le parti, mentre si dividevano per affrontare lo straordinario budino verde elettrico!

******

"Lo ha fatto ancora! Lo so che l'ha fatto ancora!" 

Sirius camminava a passo svelto lungo i corridoi borbottando imprecazioni varie verso il suo amico. Ryan lo aveva fatto apposta. Sapeva che lui e suo padre non andavano d'accordo eppure non capiva perché lo avesse costretto a fargli da balia. Detestava quando il biondo usava il suo potere su di loro e in particolare su di lui. Non gli si poteva nascondere niente ed era insopportabile.

Harry tentava di tenere il passo ma suo figlio era troppo infuriato. I loro passi riecheggiavano nei corridoi bui, illuminato qua e là dai bracieri quasi spenti, rompendo quel silenzio a dir poco spettrale.

"Aspetta. Sirius, aspetta!". Con un ultimo scatto, Il-Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto afferrò il polso del più giovane. L'altro si voltò, lo sguardo di ghiaccio che lampeggiava pericolosamente, illuminato dagli ultimi carboni ardenti. "Cosa ha fatto ancora?". Harry era genuinamente preoccupato e questo sembrò accendere di più la furia di Sirius.

"Sentire le mie emozioni. Sentire le mie emozioni e usarle per costringermi a parlare con te!". La sua voce era stata come un boato nella notte. I bracieri avevano cominciato a tremare pericolosamente, un clangore assordante contro le vecchie mura di pietra. 

"Perché ce l'hai tanto con me. Io non capisco, James..." Harry non poteva saperlo ma quelle parole non fecero altro che accrescere la rabbia che da anni suo figlio covava.

"Io non sono James! Io non sarò mai come James, perché non lo capisci maledizione!". Gli occhi e i pugni di Sirius si erano stretti con forza mentre il suo respiro s'era fatto affannoso. Aveva urlato, sfogato tutto il suo rancore. La stessa forza con la quale aveva pronunciato quelle parole si era riversata anche sui bracieri. Si erano alzati improvviso da terra, strappati dall'antica roccia nella quali alcuni erano incassati, per essere sformati e accartocciati quasi come fossero di carta pesta. Un vento sinistro s'era alzato tutt'un tratto, lo stesso vento che scagliò quello che ne era rimasto contro l'immensa vetrata di Hogwarts.

"Io...Io..." Harry non riuscì a terminarla quella frase. Un onda verde, gigantesca e tremolante si stava ergendo alle spalle di suo figlio. Trattenne il fiato, misurando le sue azioni, sforzandosi di non attirare ancora di più l'attenzione del Blob e cercando, invece, di risvegliare Sirius da quello stato quasi d'incoscienza nella quale era piombato. Gli occhi azzurri si erano fatti vitrei ma il respiro diveniva sempre più laborioso, e non solo per l'ira. 

Il Blob ondeggiava a destra e a sinistra quasi fosse indeciso sul da farsi. Harry, però, non voleva rischiare. Indietreggiò lentamente, tenendo Sirius per le spalle che non opponeva resistenza...sembrava quasi uno zombie.

SBANG!!!!

Un ultimo braciere, ancora galleggiante per aria, aveva toccato il suolo. Un'ondata verde si abbatté sui due ragazzi e se non fosse stato per i riflessi da cercatore del Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto li avrebbe investiti in pieno. Con tutta la forza che aveva in corpo,Harry si gettò su suo figlio, spingendo entrambi di lato poco prima di essere colpiti. L'onda verde, continuava a tremare, e si preparava per un nuovo attacco. Si era ripiegata su se stessa, come una molla, questa volta certa di non poterli mancare questa volta.

"Sirius! Sirius!!! Devi svegliarti!!!". Aveva preso a scuotere il ragazzo più giovane con forza. Sirius spalancò d'improvviso gli occhi, nuovamente azzurri, riuscendo a tornare in sé richiamato dalle grida disperate di suo padre, proprio quando il Blob colpiva nuovamente, stavolta in pieno.

"Inflamare!!!" Il Potter più giovane aveva gridato quasi senza rendersene conto. Una palla di fuoco si era materializzata sulla sua mano destra per poi essere scagliata contro l'ammasso verde. Il Blob prese a contorcersi e a dimenarsi, carbonizzandosi lentamente mentre quella sfera infuocata continuava a bruciare. 

"Dobbiamo andare. Non lo tratterrà a lungo". Harry aiutò Sirius ad alzarsi, passandosi un braccio del ragazzo sul collo, precipitandosi a per di fiato lungo il corridoio, mentre il Blob assorbiva la sfera di fuoco e prendeva ad inseguirli.

Un incantesimo, senza bacchetta. Sirius aveva lanciato un incantesimo senza bacchetta...

******

Avevano visto il Blob ammassarsi e dirigersi verso l'aula di Mooney. Harry e Sirius erano nei guai, dovevano fare in fretta!"

"Dannazione, fratellino! Possibile che non pensi mai prima di agire?"

******

"Maledizione!" Ryan si era morso il labbro fino a farne uscire del sangue. Se continuava così non avrebbero risolto niente, fortuna che era già arrivato nei sotterranei. Trasse un respiro profondo, non aveva altra scelta, gli toccava giocare il suo asso nella manica.

Quando riaprì gli occhi si osservò la mano destra... una mano destra dai tre artigli uncinati e dalle luccicanti squame dorate...

******

"Stai bene?". Si erano rifugiati nell'aula di Trasfigurazione. Sirius era seduto ad un banco, il volto chino, imperscrutabile. Era decisamente stravolto. Gli porse un bicchiere d'acqua.

"Si. Mi spiace di aver perso il controllo. Quando mi arrabbio non controllo più i miei poteri." Non aveva alzato lo sguardo, ma la sua voce era piena di rammarico.

"Come fai? Non avevo mai visto nessuno fare quello che hai fatto tu". Harry gli si era seduto di fronte. Se Sirius non si fosse ripreso non sarebbero riusciti ad arrivare da nessuna parte. Era impossibile portarlo a spalla per tutto il tragitto.

"Ti stupiresti nel sapere quello che sono in grado di fare, che siamo in grado di fare". Si corresse. Aveva abbozzato un mezzo sorriso e questo era già qualcosa.

"Siamo?"

"Io insieme a Ryan, tu con lo zio Draco". Quel mezzo sorriso era diventato un sorriso pieno, una volta che i suoi occhi azzurri si furono posati sull'espressione di puro sbigottimento comparsa sul viso di suo padre.

"Stai scherzando?"

Scosse la testa, incurvando le labbra divertito. "Ti aiuterebbe sapere che lo zio Draco è anche il mio padrino?. Figurati: il mio nome completo è Sirius Draco Potter!". Lo aveva buttato così a caso, con un tono volutamente noncurante, ma sapeva anche fin troppo bene quale sarebbe stato l'effetto di quelle parole.

"Porca...!" La carnagione di Harry era diventata talmente candida da poter rivaleggiare con quella del Serpeverde. 

Sirius stavolta rise apertamente. "Lo sai è strano..."

"Che cosa?"

"Noi due, non abbiamo mai parlato così apertamente. Sei sempre stato impegnato con gli Auror, con il tuo lavoro al Ministero e non mi ricordo di aver mai scambiato quattro chiacchiere con te per il puro piacere di farlo. Quando non lavori giochi con James a Quiddich e per il resto..."

"Io... Scusa, non lo sapevo". Harry non sapeva davvero che dire. Come poteva essere diventato così freddo con suo figlio...

"Tu non giochi a Quiddich?". Voleva assolutamente saperne di più...

"Si, come cacciatore, ma non sono bravo come mio fratello. Per quanto mi sforzi, lui è un talento naturale, io no...è il figlio del grande Harry Potter, dopotutto". Aveva nuovamente chinato il capo.

"Magari ti basta solo un pò di allenamento..." Voleva davvero consolarlo quel ragazzo ma per quanto si sforzasse, ogni parola sembrava priva di significato.

"Alle volte sono davvero geloso di Ryan. Per quanto sia impegnato, suo padre ha sempre tempo per stare con i suoi figli, tutti e cinque. Non fa altro che ripetere quanto sia orgoglioso di loro e di come sono speciali, squinternati o no!". Una risatina amara gli sfuggì. "A me, invece, viene sempre e solo ricordato che sono una testa calda e che dovrei sforzarmi di essere più simile e mio fratello. Ma non ci riesco. Quando il marchio è comparso a me e non a James è stato uno shock per tutti!"

"Tu sei Sirius, non James!".Un lampo di smeraldo era balenato negli occhi di Harry Potter. "E anche se non sono tuo padre...cioè non ancora...Io sarò sempre fiero di avere un figlio come te!".

"Anche se sono una testa calda?". Sirius sembrava ancora insicuro.

"Nessuno è perfetto." Harry aveva fatto spallucce. "Guarda Malfoy... Draco. Per sei anni è stato un bastardo di prima categoria, ma a quanto ho sentito ha sposato 'Mione lo stesso!". Voleva essere una battuta ma non fece ridere.

"Non fu colpa dello zio." Gli occhi di Sirius erano molto tristi. "Quel mostro di Lucius lo teneva sotto controllo con uno degli Incantesimi Dimenticati. Ogni volta che tentava di ribellarsi, minacciava di uccidere la zia Hermione e Narcissa. Anche se, alla fine, l'ha uccisa lo stesso Narcissa".

"Io non lo sapevo". Harry sapeva di potergli credere, quegli occhi color del mare non sapevano mentire. "Devi volergli molto bene..."

Anche stavolta Sirius si era limitato ad annuire. "Draco è un secondo papà per me. C'è sempre stato quando era giù o arrabbiato con te. Gli devo la vita."

Aprì la tunica, cominciando a sbottonare la candida camicia. Una profonda cicatrice gli attraversava il fianco, ma sembrava vecchia. Harry avvicinò un dito incerto, lo sguardo di Sirius fisso nel suo.

"Quando ero piccolo fui rapito da un gruppo di Mangiamorte che erano sfuggiti alla cattura degli Auror. E mi fecero questa. Sarei sicuramente morto se lo zio Draco non mi avesse dato un pò della sua essenza vitale, rischiando la sua vita per me. Anche se anagraficamente ho poco più di quattordici anni, l'incantesimo che è stato usato per riportarmi dal velo mi ha fatto invecchiare di altri due. Così è come se ne avessi sedici e posso frequentare il sesto anno con tutti gli altri".

Questa sì che era una notizia scioccante. Qualcos'altro colpì però l'attenzione di Harry: sul petto di Sirius vi era una voglia, un tatuaggio che stava lentamente sbiadendo. Sembrava uno strano geroglifico egizio, uno di quelli che aveva visto su un libro di Hermione, ma era particolare. Una falce di luna, dal color dorato e rivolta verso l'alto, capeggiava al centro di quella spirale di curve e linee.

"Cos'è questo?". Qualcosa di ancestrale sembrò risvegliarsi d'un tratto in lui. Conosceva quel simbolo: non sapeva dove e perché, non sapeva se lo aveva visto davvero, ma conosceva quel simbolo. Fu colto come da un flash...

Due donne, l'una di fronte all'altra erano al centro della Foresta Proibita, innanzi ad un altare di pietra, un altare con due strani simboli incisi sopra. Uno dei quali aveva appena visto sul petto di Sirius.

Due donne bellissime, le chiome carezzate dalla leggera brezza estiva, la luce della luna unica guida nella notte. Una con i capelli color del rame, l'altra con i capelli color dell'oro. Entrambe erano completamente vestite di bianco, un vestito che lasciava loro le spalle scoperte. Entrambe erano scalze, sull'erba rigogliosa.

Sul petto, appena sopra l'orlo del vestito, ecco che quei due simboli si ripetevano. Una con la luna dorata verso l'altro, l'altra con una luna nera verso il basso.

Poteva muoversi tra loro, ma loro non sembravano accorgersi di lui. Una canzone s'innalzò nell'aria...

"Quando il tempo sarà giunto

e l'ombra sarà calata su di noi

il drago nel cui petto batte

la fiamma del cuore d'una fenice"

 

"E la fenice che porta con sé

la saggezza e la purezza di un drago

verranno tra noi

a riportare la luce"

 

"Figli di un potere dimenticato

fratelli nel bene e nel male.

Proteggi, o Madre Luna,

i nostri figli...la nostra speranza..."

Era stata una preghiera comune innalzata al cielo coperto di stelle.  Ora le due donne si erano accorte della sua presenza. Gli sorrisero dolcemente, gli occhi luminosi. Narcissa gli sorrise... Narcissa e...

"Mamma!"

ROARRRR!!!

Un ruggito spaventoso lo aveva riportato alla realtà. Un ruggito che aveva fatto tremare anche le spesse mura della scuola di Hogwarts.

"Ryan! Deve essere nei guai se è stato costretto a trasformarsi!".

Anziché correre verso la porta, Sirius s'avventò su di un vecchio scaffale. "Aiutami a spostarlo, presto. C'è un passaggio segreto. Ci porterà direttamente all'aula di Lupin!"

Spinsero con tutta la forza che avevano ma quello sembrava non volersi muovere. Sirius, allora, chiuse gli occhi per poi riaprirli di scatto, d'un azzurro quasi innaturale. Lo stesso vento che li aveva investiti nel corridoio ora si abbatteva su quello scaffale riducendoli in frantumi.

Un lungo e oscuro passaggio era comparso innanzi a loro, ma non c'era tempo per gli indugi. Ryan era nei guai!

******

Il Blob lo aveva completamente circondato. Gorgheggiava, fremeva intorno a lui, in attesa di una mossa falsa che lo avrebbe lasciato alla scoperto.

Sulla sua corazza coriacea numerose bruciature avevano scalfito anche la resistente pelle di drago. Non gli restava che difendersi con il fuoco. Spalancò le terrificanti fauci, con un ruggito assordante, pronto ad un nuovo getto di fiamme.

Il soffitto era troppo basso affinché potesse spalancare le sue ali, quindi non poteva fare altro che attendere il segnale dei ragazzi per distruggere il cristallo.

Dovevano fare in fretta, non sapeva quanto avrebbe resistito prima di essere trasformato in una bella borsetta di squame!!!"

_____________________________________________________________________________________

Note:  rieccomi dopo una lunghissima assenza. Mi spiace se non sono riuscita ad aggiornare prima ma credetemi sono state tre settimane da incubo per me. Cercherò di rimettermi in pari in questa settimana di vacanze. Senza contare che mia sorella ha nuovamente l'influenza quindi non mi lascia scrivere in pace: è un continuo Che fai? Che fai? Che fai? Giuro che l'ammazzo.

Ho intenzione di ritoccare gli ultimi due capitoli che ho pubblicato perché non mi soddisfano in pieno ma ecco il tanto sospirato aggiornamento.

Sirius non odia suo padre, ma è un pò risentito per essere sempre trascurato e paragonato a suo fratello. Vi sembra familiare?

Come i loro padri, anche Ryan e Sirius portano il marchio della luna ed avete visto cosa sono in grado di fare. Nuovi poteri nei prossimi capitoli, non vi preoccupate. Il Blob avrebbe dato la caccia soprattutto a loro due perché in Harry tale marchio non si è ancora manifestato...chissà perché?

Ho intitolato questo cap, Soul Readers proprio pensando a Draco e a Ryan. Loro sono questo. Sono in grado di guardare nell'anima delle persone. Di avvertirne le emozione e sì, anche manipolarle. Ma devo ancora lavorarci. Dovrete aspettare una bella spiegazione di Silente o Hermione. Comincia però a chiarirsi il rapporto tra Narcissa e Lily, oppure l'ho complicato ancora di più?

Tenterò di scrivere la seconda parte nei prossimi giorni. Vi prometto al massimo fra tre. Mi stanno venendo delle buone idee. Che dire: recensite e a presto!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Fire and Ice ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 11: Fire and Ice

La foresta alle spalle della casa dei Black non era mai stata così rigogliosa. Una natura lussureggiante si estendeva intorno a loro, i caldi raggi del sole filtravano a malapena fra le verdi e fitte fronde degli alberi secolari. Era, insomma, una bellissima giornata d'estate. Troppo bella per una dura e faticosa lezione.

 Si erano allontanati un pò dalla macchia erbosa, per circoscrivere il più possibile i danni che sicuramente avrebbero provocato. La loro meta era stato un cerchio di blocchi di granito vicini ad un ruscello, che Ryan sapeva suo padre utilizzava per gli allenamenti. A differenza di molti suoi compagni, che sarebbero scappati a gambe levati dal sudare in una giornata così splendida, il giovane Grifondoro non se lo era fatto ripetere due volte quando ' papa ' glielo aveva proposto... dopotutto quelle non erano di certo cose che si imparavano tutti i giorni.

'Planiamo qui '. Una voce profonda e gentile era penetrata nella sua testa. Un enorme figura, scintillante alla luce del sole, si era posata con eleganza al suolo.

Grande e possente, l'ombra discesa dal cielo era, quattro grosse zampe simili a al tronco del Platano Picchiatore, ognuna delle quali provviste di tre uncini affilati. Le fauci erano aguzze e potenti, fauci che in quel momento erano schiuse in un sorriso divertito, per quanto una creatura del genere potesse sorridere.

Quattro corna spuntavano dall'enorme testa squamosa, squame auree che ricoprivano per intero la sua eccezionale mole. Le ali erano ancora più grandi, sembravano poter coprire l'intero cielo se si fossero spalancate. Fra di esse, spuntava una criniera candida, quasi come la neve, accarezzata dalla tenue brezza estiva.

Ma erano gli occhi che colpivano di più: occhi gentili, sorridenti... occhi del colore della tempesta.

Era un Drago Dorato come quello delle leggende, come quello posto ad un qualche tesoro mistico, come non se ne vedevano da secoli. Una bestia mitica con uno strano geroglifico avente una falce di luna nera posto sul petto.

'Lasciati trasportare dalla termica. Se chiudi le ali tutte insieme finisci con il cadere '.

L'atterraggio della seconda figura, un cucciolo, non fu proprio così maestoso. Facendo proprio il contrario di quello gli era stato detto, serrò le ali contemporaneamente cadendo con un tonfo sordo e sbattendo il muso al suolo.

Boom!!!

'Bell'atterraggio. Sono sicuro che avresti fatto un figurone al circo!'. Il sarcasmo in quella voce telepatica non fece che irritare ancora di più il cucciolo che aveva fatto di tutto per fare una bella impressione.

'Grazie, papà. Molto divertente davvero. Sono sicuro che i tuoi primi atterraggi non erano molto meglio di questo.' Il cucciolo si era rialzato sulle sue quattro zampe, sollevando un pò a fatica tutta quella mole.

L'altro rise. 'Oh no, erano decisamente molto peggio. Di solito cadevo di schiena!'

Risero entrambi stavolta. Il drago più anziano si portò proprio di fronte ad uno di quegli enormi massi, squadrandolo attentamente prima di rivolgersi al suo cucciolo.

'Ascoltami bene, Ryan. Ti capiterà di non poter sempre abbattere i tuoi nemici semplicemente usando il fuoco. Quindi ti toccherà giocare d'astuzia, facendo una mossa che il tuo avversario non si aspetterebbe mai da te.'

Il drago spalancò le fauci colpendo il granito con un potentissimo getto di fuoco. La roccia assunse un colore rosso scarlatto ma non si frantumò. Il cucciolo sbuffò, impaziente.

'Bella lezione... Il sasso è ancora lì!'

'Ma da chi hai preso?' Era una domanda retorica quella poiché, per aspetto e soprattutto comportamento, non c'erano dubbi da chi Ryan avesse ereditato il suo cinismo e il suo sarcasmo.

'Che strano, la mamma ha sempre detto che sono la tua copia sputata...' Certo che il ragazzo non si risparmiava mica.

'Se ora Mr-So-Tutto-Io ha finito, sta a guardare. ' D' improvviso un getto ghiacciato colpì la roccia ancora rovente, avvolgendola completamente in una morsa di ghiaccio perenne.

Nemmeno un secondo dopo quella si frantumò in pezzi piccolissimi a causa dell'incredibile sbalzo di temperatura. Il drago più anziano sogghignò davanti all'espressione di puro stupore del cucciolo.

'Piaciuto?'

'C-come hai fatto?'

'Chiudi il polmone destro ed utilizza solo quello sinistro, concentrati come se stessi raccogliendo il fiato per sparare fuoco. Solo che il risultato è una bella sorpresa. '  Spazzò via i ciottoli con un semplice movimento di coda per poi indicare un altro blocco poco distante. 'Su prova tu '.

'Ehi, chi l'aveva immaginato che i draghi dorati potessero sparare ghiaccio... '.

'Puoi vantartene alla prossima visita di Potty. Sono sicuro che gli verrà un bel colpo e la smetterà una volta per tutte di assordarci con i suoi striduli che fa passare come canti di fenice. Mi fanno venire mal di testa ogni volta. è proprio stonato '.

Ryan rise alla battuta di suo padre. Draco era sempre molto impegnato con i suoi Dark Aurors. Giornate così erano davvero preziose...

******

Il Blob continuava ad avanzare minacciosamente. L'aveva completamente circondato costringendolo in un angolo ed impedendogli ogni via di fuga. Le ferite sulle zampe gli bruciavano e il fetore, che la gelatina carbonizzata emanava, gli annebbiava la vista.

'Ok, pensa Ryan, pensa. Cosa diceva papà: chiudi il polmone destro e usa solo quello sinistro. Solo quello sinistro. è una parola! Comincio a rimpiangere di essermi ficcato volontariamente in questo pasticcio '.

La situazione si era fatta disperata. Stringeva il "cuore" della gelatina con la coda e la pozione era nell'artiglio uncinato dell'ala sinistra, in una situazione davvero precaria. I getti gelati non erano mai stati il suo forte ma era l'unica arma che gli rimaneva, non gli restava che pregare. Se ne fosse uscito vivo, decise, avrebbe fatto meno battute sarcastiche alle lezioni di suo padre.

Fece un profondo respiro, chiuse il  polmone destro, o almeno così gli parve, e sperò in bene...

Un getto di aria ghiacciata investì l'onda verde più vicina, un'onda verde che si preparava a a colpirlo, cristallizzandola in pochi secondi. Con una potente e rapida frustata di coda la mandò in frantumi sul pavimento di pietra nera.

Bel colpo! Ci era riuscito al primo tentativo. Com'è che si diceva a mali estremi...

Preparandosi ad un nuovo attacco, Ryan lanciò il suo ruggito di battaglia... se la gelatina voleva giocare, lui non si sarebbe di certo tirato indietro...

Ragazzi muovetevi!!! Aveva urlato nella sua mente, rivolto agli altri. Non so fino a quando potrò resistere!!!

******

"Forza papà!!!" Era arrivati oramai alla fine del tunnel. Una parete mobile lo separava dallo studio privato dall'aula di Lupin e quello che videro dal balconcino, dove ripetutamente l'ex professore Gilderoy Allock soleva appendere i suoi ritratti, non era di certo un bello spettacolo. Il Blob, avvertito il pericolo, si era raccolto intorno al "cuore", gorgogliando minaccioso. Il cristallo risplendeva in cima ad una montagna gelatinosa, la poltiglia verde che lo ricopriva quasi interamente. Se solo avessero tentato di avvicinarsi sarebbero finiti sciolti dalla sostanza acida. Sembrava, però, che quella sostanza schifosa non li avesse ancora notati.

"Hai un'idea?" il volto di Harry era madido di sudore, non vedeva vie d'uscita. Lo sguardo di Sirius, invece, era fisso sul cristallo. Aveva aggrottato la fronte mentre un'idea alquanto azzardata si faceva strada nella sua mente, non avevano molta scelta dopotutto, il grido di Ryan era stato alquanto chiaro.

Ehi, ragazzi...La voce di Shane s'era fatta ancora più stridula. Noi il cristallo lo abbiamo quindi vedete di darvi una mossa. Non siamo in una posizione molto comoda. Giuro che se Black ne esce vivo lo ammazzo!!!

******

James e Shane si trovavano attualmente abbarbicati sulla scrivania di Silente, in piedi, stretti l'uno all'altro il più possibile, mentre la gelatina cercava di ghermirli e riprendersi il cristallo.

Nello studio di Silente era un susseguirsi di incantesimi incendiari che sembrava lentamente stavano perdendo la loro efficacia. Più il Blob ne veniva colpito più ne diveniva immune.

******

"Ok, hai ancora la tua bacchetta, papà?". Sirius lanciò ad Harry uno sguardo determinato.

Il-Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto prese a frugare nella tasca dei pantaloni. Per fortuna la bacchetta era ancora là. La estrasse rapidamente aspettando di sapere come utilizzarla. Se suo figlio sapeva come uscirne, si era appena guadagnato tutta la sua ammirazione.

"Quando te lo dirò io lancia un incantesimo incendiario sul cristallo in modo che io lo possa prendere." Sirius era salito sulla balaustra, sbarazzandosi di tunica, camicia e scarpe e tentando in tutti i modo di mantenere l'equilibrio, le ginocchia al petto e le mani sul muro.

"Ma che hai intenzione di fare..." Prima che Harry potesse terminare la frase, sotto il suo sguardo allibito il più giovane dei Potter prese a trasformarsi.

Sulla sua pelle rosata prese a formarsi un intricato disegno di piume che si fece sempre più realistico, diramandosi come cera vicino ad una fonte di calore.

Le labbra scomparvero per lasciare il posto ad un becco adunco, mentre le cinque dita dei piedi si fusero in artigli affilati. Riuscì a sbarazzarsi, strappandoseli da dosso, anche i pochi indumenti che gli rimanevano, abiti che gli impedivano di portare a termine la mutazione.

A metà del processo di trasformazione, Sirius era un ammasso informe di pelle rosa e piume rosso fuoco. La testa si rimpicciolì mentre gli occhi azzurri assumevano uno sguardo così penetrante da non essere umano.

Le braccia rattrappirono fino alla grandezza di quelle di un neonato per essere subito sostituite da due immense ali. Dall'estremità del corpo, ora grande come un' aquila calva, comparve una lunghissima coda d'oro screziata di blu. In petto, prepotente, si stagliava il Marchio della luna, nuovamente visibile.

Ora Harry aveva capito: Sirius era diventato una fenice!!! L' uccello si sollevò in volo, prendendo a circoscrivere cerchi sempre più piccoli sulla sua preda.

Ora papà!

Quel messaggio telepatico lo scosse dallo stupore. Non aveva mai visto nulla del genere. In quel momento suo figlio aveva la stessa grazia della fenice di Silente. Il ricordo di Fanny che gli portava la spada di Godric Grifondoro gli balenò davanti. Puntò la bacchetta su quell'ammasso informa e urlò.

"Inflamare!"

Fiamme roventi si abbatterono sul Blob, carbonizzandolo all'istante. Prima che la creatura potesse reagire, la fenice piombò sulla gelatina bruciata, strappando il cristallo con i suoi artigli affilati. la sostanza sfrigolò a contatto con le sue zampe, ma l'uccello non se ne curò. Dopo un grido di avvertimento, con una rapida virata tornò verso la balaustra atterrando proprio ai piedi di Harry che gli si inginocchiò di fianco, la pozione preparata pronta tra le mani.

Siete tutti pronti? Aveva urlato Sirius telepaticamente, con tutta la forza che gli era rimasta, in modo che  il messaggio giungesse agli altri contemporaneamente. Al mio tre scagliate la pozione... uno...due...tre...

Nello stesso istante, un ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta sulla fronte, un rossino ridotto al limite dalla paura ed un drago allo stremo scagliarono dei flaconi  azzurri su quelle gemme luminescenti. Queste presero a brillare in modo innaturale, di un verde elettrico, prima di divenire delle comunissime rocce. Il Blob, intanto, aveva preso a gorgogliare sempre più forte. D'un tratto iniziò ad evaporare liberando una fitta nube di gas tossici.

Harry prese a tossire. Inutile era tentare di schermarsi bocca e naso con una mano. Quella puzza gli stava lentamente facendo perdere i sensi.

Maledizione tutti fuori!!! Sirius afferrò suo padre con gli artigli prima di smaterializzarsi e riapparire all'esterno della costruzione.

Un pop dopo anche Shane e James comparvero sull'erba poco distante, accasciandosi al suolo senza fiato. Tossivano con forza, avidi di aria fresca e sana.

"Dov'è Ryan?" Harry, con la voce rauca quasi irriconoscibile, guardava affannosamente intorno a sé: del biondino non c'era traccia.

"Non può essere rimasto dentro, vero?" Per quanto litigassero, James teneva molto alla vita di suo cugino.

ROARRR!!!

Un getto di fuoco mandò in frantumi una delle vetrate di Hogwarts. Un enorme drago dorato uscì da essa, lasciando dietro di sé una scia verdognola che prese a salire verso il cielo.

Il drago volò in circolo su di loro prima di atterrare malamente al suolo. Gli atterraggi continuavano a non essere il suo forte.

"Sei vivo!" L'esclamazione di James rispecchiava i pensieri di tutti.

Mi pare ovvio! Fu la sarcastica risposta di Ryan. Sai come si dice: la gramigna non muore mai!

Tutti i ragazzi risero. Lentamente Sirius e Ryan ripresero le loro sembianze umane, sotto gli sguardi stupidi e, diciamolo, anche raccapricciati, degli altri. Vedere penne e squame che si scioglievano come cela al sole e pelle che colava su ossa umane non era di certo un bello spettacolo.

Mentre le loro carni tornavano rosa, il biondino fu l'unico a ricordarsi di esclamare "Vestes", salvandoli da una situazione alquanto imbarazzante. La loro divise scolastiche li ricoprirono prontamente, non perfettamente ma questo non era importante. Se i loro vestiti erano sgualciti e non abbottonati proprio alla regola nessuno li avrebbe rimproverati, per quello che avevano passato...

Quegli strani geroglifici, tuttavia, erano ancora visibili sul loro petto, attraverso la camicia lasciata semi aperta. Harry notò che anche il biondo ne possedeva uno simile a quello di suo figlio, ma con un particolare: quello di Ryan si distingueva per una falce di luna nera.

I due Grifondoro si stesero sull'erba combattendo per rimanere coscienti. Erano stremati: per la fatica delle metamorfosi, per l'utilizzo della magia senza bacchetta, per l'adrenalina che ancora avevano in circolo.

"Non so voi" fece Shane "Ma passerà un bel pò di tempo prima che riuscirò a mangiare delle Gelatine Tutti-i-Gusti-più-Una". Sollevare il morale della truppa, dopotutto, era il suo compito.

Risero, ma fu una risata breve. Stavano lentamente perdendo i sensi senza che potessero opporsi.

"Che cosa succede?" Harry faticava per rimanere sveglio ma era tutto inutile, le forze lo abbandonavano.

Qualcuno gli rispose, non era sicuro chi. "Dobbiamo aver respirato troppo gas..."

Prima di perdere totalmente i sensi, la sua mente annebbiata registrò qualcosa...una testa bionda che si chinava su di lui divertito.

"Ciao...ciao...Potty!"

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 Note: come avevo promesso ecco un nuovo cap. Avevo pensato di aggiungere l'incontro tra l'Harry ragazzo e quello adulto già in questo ma quei due avranno un bel pò da dirsi quindi vi tocca aspettare il prossimo che tenterò di pubblicare a breve.

Solite spiegazioni di fondo: il cap si apre con un ricordo di Ryan, quindi avrete sicuramente capito chi è il drago più anziano. Altra piccola sorpresina che voglio svelarvi per le prossime avventure: i poteri, come le trasformazioni di Ryan e Sirius, sono esattamente identici a quelle dei loro illustri padri quindi indovinate chi è anche in grado di trasformarsi? Il commento sulle doti canore di Harry è una spintarella piuttosto forte. Con questo voglio rispondere a Donnasole che ringrazio per continuare a recensire.

Sempre in risposta al suo commento, vorrei spendere qualche riga su Ron. Se devo essere sincera, nemmeno io l'ho inquadrato in pieno e meno male che sono io quella che scrive questa piccola storiella. Non è che sia uno dei miei personaggi preferiti, se fosse per me esisterebbe solo Draco ed è un vero peccato che l'autrice non gli dia più spessore. Una volta qualcuno mi ha detto che sono sempre i cattivi quelli più complicati da scrivere.Tornando a Ron tenterò di farmelo andare a genio e trovargli qualcosa da fare. Posso dirvi che mentre nella terza parte della storia "La fine di Voldemort" sarà davvero importante per i nostri eroi per la sconfitta del cattivone, ne "la vendetta di Lucius", senza rendersene conto, giocherà un ruolo fondamentale nelle macchinazioni di Malfoy Senior contro Draco e Hermione. Sono perfida, che volete farci...BUAAHHHH...risata pazzoide da tipico genio del male...

Non arriverà ad essere un Peter Minus ma, cmq, farà di tutto per tenere lontani i nostri piccioncini. Per questa prima parte, ci sto pensando. Diciamo che è innamoratissimo di Herm, ma lei ha decisamente qualcun'altro per la testa. Visto che dichiarazione le ha fatto in qualche cap precedente? Disprezza di cuore il Serpeverde e questo lo renderà piuttosto sensibile al ...lato oscuro...chiamiamolo così. Per il resto si vedrà...

Per la scena della metamorfosi mi sono ispirata alla collana "Animorphs" di K.A Applegate, libri che ho sempre adorato, tutt'ora. Li divoravo. Peccato che la Mondadori abbia deciso di interrompere la pubblicazione degli ultimi due volumi e dei numeri speciali perché non aggiungevano nulla al finale...Cielo moriva uno dei protagonisti ma loro niente... Bastardi! Beh, se qualcuno li ha letti, sono davvero straordinari! Qualche anno fa ne hanno anche tratto un telefilm, che la Rai non si decide a ritrasmettere. C'era anche l'interprete di Bobby Drake, l'uomo ghiaccio del film della Marvel X-MEN, Shane Ashmor, credo si chiami. Io, cmq, preferivo Christopher Ralph, quello che interpretava il personaggio di Tobias.

Per la descrizione dei draghi e per l'idea di combinare il ghiaccio con il fuoco, donde il titolo, mi sono rifatta ai film "DragonHearth 1 e 2", spero di aver reso bene il combattimento. Ah, il latino vestes è un incantesimo che ho inventato per i vestiti. Lo so che non si può materializzarsi ad Hogwarts ma non avevo più idee così mi inventerò qualche spiegazione per la prossima volta, per ora pensate a qualcosa tipo il teletrasporto.

I miei ringraziamenti vanno, inoltre, a: Mirtilla, Kiara, Kamomilla, Super Gaia e naturalmente a tutti quelli che commentano questa fic. Grazie per lo spronarmi a continuare.

Che dire: recensire, recensite, recensite...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Brother of mine ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 12: Brother of mine

"Mnnn". Si portò una mano al viso, tentando di schermarsi gli occhi dai raggi del sole. Era già ora di andare a lezione? Che sogno buffo aveva fatto, gli venne da ridere. Aveva sbagliato la pozione di Piton ed era arrivato nel futuro. Aveva incontrato i Malandrini di terza generazione e aveva, addirittura, conosciuto i suoi figli... suoi e di Ginny... C'era persino il figlio di Ron...oh, ma niente poteva eguagliare la bizzarria più assurda: il figlio di Hermione e Malfoy, della sua migliore amica e di Mal-ferret...

Merlino! Doveva proprio smetterla di mangiare sformato di peperoni a cena...

Allungò la mano sul comodino, andando a tentoni alla ricerca dei suoi occhiali... che mal di testa...non gli andava di andare a lezione da Piton...

Che strano il comodino non c'era...

"Il comodino è dall'altro lato". Una voce divertita gli disse.

"Grazie". Rispose ancora mezzo addormentato. Che gentile quella voce. Ron non era così di buon umore di solito al mattino presto.Ma chi era stato così stupido da spostare il comodino nel cuore della notte?

Si alzò a sedere, sgranchendosi le ossa. Allungò le braccia, stiracchiandosi per bene. Gli bruciavano gli occhi. Se li strofinò prima di voltarsi a prendere gli occhiali e pulirli con il lenzuolo del letto. Da quand'è che le coperte erano bianche? Non lo ricordava.

Inforcò le sue lenti, pronto ad una nuova giornata. Il sonno continuava a rimbambirgli il cervello. Non si può dire che era perfettamente cosciente di dove si trovava.

"Ti senti bene, Potty?" Stessa voce di prima. Se doveva essere sincero aveva un pò di nausea ma per il resto stava abbastanza bene.

"Si, grazie Ron".

La voce rise. "Potrei prenderlo come un insulto, mi ritengo decisamente più carino di Weasleuccio. Dovresti farti dare una revisione a quei cosi". La voce era strascicata, pungente, un sarcasmo inconfondibile.

Harry, intento a passarsi una mano fra i capelli, sbarrò gli occhi. C'era solo una persona che gli si rivolgeva con quel tono... non poteva essere giusto? Giusto?

Alzò lo sguardo sbigottito. Davanti a lui, comodamente seduto su una poltrona proprio davanti al suo letto, c'era Mal-ferret...Malfoy...sì, insomma, Draco.

Poteva avere al massimo una trentina d'anni. I capelli erano corti, un pò più corti di come li portava quell'anno ad Hogwarts, sempre biondissimi, le solite ciocche ribelli negli occhi. Indossava dei jeans...neri...con una maglia a collo alto dello stesso colore. Lo stava fissando con lo stesso sorriso sarcastico che gli aveva sempre visto sul viso, però Harry notò, c'era qualcosa di diverso, ma non capiva cosa.

Poggiava il capo su una mano, le gambe incrociate, come se lui fosse una qualche sorta di buffo passatempo. Con la mano sinistra tamburellava distrattamente su uno dei braccioli della poltrona di velluto sulla quale era seduto. I raggi del sole uno strano luccichio mettevano in risalto sulla sua mano sinistra...una fede nuziale...

D'improvviso scoppiò a ridere, gettando la testa all'indietro mentre tentava di asciugarsi una lacrima solitaria che si faceva strada sulla sua carnagione, non più diafana. Tentò di ricomporsi, passandosi una mano fra la frangia ribelle. Una cicatrice sottile gli attraversava il sopracciglio, giù fin sotto l'occhio sinistro... occhi del colore della tempesta...

Harry sentì il fiato venirgli meno. Quegli occhi... quegli occhi... non si era mai accorto di come gli occhi di Draco fossero identici a quelli di Sirius...

"Che fai prendi le mosche? Mai sentito parlare del concetto di respirare?".

Liberò un lungo respiro, che non si era accorto di trattenere. Se le cose andavano avanti così, sarebbe invecchiato prima del tempo...

"Malf...Dra..." tentò di alzarsi dal letto ma sentì le forze venirgli meno. La nausea sui era fatta ancora più forte. Draco, che nel frattempo gli si era avvicinato, l'aiutò a mettersi seduto, tentando di farlo calmare. Ma Harry non voleva saperne.

"I ragazzi!" Il Grifondoro non riusciva ad articolare nulla che avesse un senso. "Sirius e James!". Tentava di divincolarsi ma la stretta dell'altro era più forte. La gola gli bruciava e sentiva le labbra asciutte. Iniziò a tossire mentre l'uomo gli batteva piano la schiena, consigliandogli di prendere respiri profondi.

"Calmati! Bevi questo". Draco gli porse una tazza di tisana, che il ragazzo più giovane non si era accorto essere sul comodino vicino. Solo allora si accorse di quello che lo circondava: non era nel suo dormitorio nella torre dei Grifondoro. La stanza era grande, con un solo letto. Sembrava l'infermeria di Madama Chips. Era inondata di luce, una lieve brezza che soffiava dalla finestra semi aperta. Le tende erano di un bianco candido, le pareti, invece, di un bel colore azzurro pastello. La poltrona sulla quale Draco era seduto poco lontano, il resto era vuoto.

"I ragazzi stanno bene, un pò ammaccati ma non è nulla di grave. Ora riposano. Tu sei sicuro di stare bene?"

Ad un cenno affermativo di Harry, Draco tornò a sedersi sulla poltrona. Il Grifondoro sentì i suoi occhi di tempesta scrutarlo attentamente e quella stessa sensazione che aveva provato con Ryan, quando il ragazzo aveva letto le sue emozioni, come Sirius lo aveva accusato, lo pervase nuovamente.

Draco doveva essersene accorto perché abbozzò un mezzo sorriso malizioso, poggiando il mento sulle mani che teneva incrociate davanti a sé. "Ah, comunque, per la cronaca il cognome è Black. Credevo che lo sapessi".

Harry si limitò a fissarlo. Mille pensieri gli frullavano per la testa ma, se doveva essere sincero, non era sicuro  di riuscire a esprimerli tutti. Era tutto assurdo, così incredibilmente assurdo! Tutto quello che riuscì a fare fu scoppiare in una risata isterica. Si lasciò cadere all'indietro, una mano alla fronte, mentre lasciava uscire fuori tutta la tensione, tutto lo stupore, tutto quello che aveva provato. Non riusciva a smettere.

"C'è qualcosa che ti diverte?". Draco sembrava alquanto perplesso.

"Non ci posso credere! Insomma un momento prima mi trovo nell'aula di Piton con Ron che sembra la tua brutta copia ed un attimo dopo mi ritrovo nel futuro, inseguito da una specie di gelatina gigante insieme ad un gruppo di ragazzini e scopro che la mia migliore amica ha sposato Draco Malfoy...Black... insomma, lo Straordinario furetto rimbalzante! Se questo non lo trovi assurdo?!"

"Consentimi di risentire. Per quanto Lenticchia possa sforzarsi, io credo di aver portato l'arte del sarcasmo e del cinismo a livelli di prim'ordine.". Draco sembrava stesse tenendo una lezione di buone maniere. Il suo autocontrollo era un qualcosa di inumano.

"Una delle tue solite battute. Ed io che pensavo che fossi cambiato! Come diavolo hai convinto 'Mione a sposarti? Doveva essere ubriaca!".

"Sai come si dice: chi disprezza compra!". Una frase del genere, detta con quel particolare tono di sufficienza, scatenò nuovamente l'ilarità di Harry. Doveva essere impazzito. Il Black era sempre più convinto di dover chiamare Madama Chips: magari il ragazzo era da rinchiudere davvero.

Erano così presi dalla loro conversazione, la prima civile che Harry fosse riuscito a fare con Draco da quando lo aveva conosciuto, da non accorgersi di una nuova presenza entrata nella stanza.

"Ed io che mi preoccupavo a lasciarvi soli! Mi sembra che ve la caviate piuttosto bene!". La nuova voce doveva dover trovato davvero comica quella scena.

"Vuoi dire che il ragazzo è da rinchiudere una volta per tutte ed io sono posso smetterla di fargli da baby sitter?" Draco gli aveva risposto, aggrottando un solo sopracciglio. Come riusciva a farlo era un mistero.

"Sempre il solito, eh furetto? A volte mi chiedo perché continui ancora a frequentarti!". Il nuovo personaggio si era avvicinato a Draco, venendosi a parare proprio di fronte ad Harry. Il ragazzo si era messo nuovamente a sedere, le braccia in grembo, il volto bianco e paralizzato.

"Forse perché sono l'unico fratello che ti ritrovi, Potty!". Il biondo si era alzato mettendosi a fianco dell'altro...l'altro...Harry.

******

"Tu pensi che andrà tutto bene, mamma?". Ryan Black osservava sua madre sbucciargli una mela nonostante le avesse ripetuto più volte che si sentiva bene e non aveva bisogno di nulla. Mama  non aveva voluto sentire ragioni: era uscito dallo scontro con delle brutte bruciature ed, infondo, era bello farsi coccolare un pò, doveva ammetterlo. La donna gli sorrise.

"Se tuo padre e tuo zio sono riusciti a non uccidersi fino ad ora non credo che avremo problemi". Hermione gli porse la mela mentre Ryan sghignazzò divertito. Questo sarebbe stato lo shock più grande della vita di Potty, pensò.

******

"Per me ora sviene. Guarda che se poi devo fargli la respirazione bocca a bocca, puoi anche scordartelo!". Draco Black era andato a sedersi al davanzale della finestra, il viso nuovamente appoggiato su una mano, lo sguardo corrucciato ancora una volta.

"Nessuno te lo ha chiesto!". L'Harry adulto si era seduto affianco a quello giovane, massaggiandogli le spalle, in un vano tentativo di calmarlo. Diciotto anni prima si era ritrovato in quel medesimo letto, ma non ricordava di essere stato così scioccato. Certo che il fratellone adorato non aiutava mica.

"Su Harry, calmati! Non c'è bisogno di svenire!". La frase ebbe totalmente l'effetto contrario.

"Non c'è bisogno di svenire? Non c'è bisogno di svenire?!". La voce dell'Harry giovane ricordava molto quella di Ron: lo stesso tono stridulo. "Mi ritrovo davanti me stesso e tutto quello che sai dirmi è non c'è bisogno di svenire?!"

"Guarda che anche io se mi fossi ritrovato davanti la tua faccia, non avrei avuto una bella reazione". Draco naturalmente.

"Grazie, Draco. Se ora non ti dispiace potresti chiudere il becco una volta per tutte!". Potter aveva digrignato i denti, al limite della frustrazione mentre l'altro lo aveva liquidato con un gesto della mano prendendosi ad ammirare le unghie.

"Pensaci: già da ragazzo non era un gran che ma così devi averlo proprio demoralizzato!"

"Ti ho chiesto di stare zitto!"

"Ma quando mai ti ho ascoltato?"

"Draco!!!". L'uomo dagli occhi verdi ora pareva voler ringhiare.

"Harry..." Il biondo gli fece il verso.

"STA ZITTO!" pausa "SMETTILA DI RIPETERE QUELLO CHE DICO!" altra pausa "IDIOTA"

Per tutto il tempo che aveva urlato, Draco sembrava riuscire ad anticipare ogni sua mossa.

"Avete mai pensato di darvi al cabaret? Sareste un bel duo comico". Più che arrabbiato, l'Harry giovane ora sembrava spazientito: certe cose non cambiavano mai.

"GRAZIE" gli avevano risposto in coro i due adulti, prima di fissarsi e ridere. Dopo tanti anni insieme, questo era il loro modo di smaltire la tensione.

Harry li osservò attentamente. Non c'era cattiveria negli insulti che si erano scambiati. E per quanto gli sembrava impossibile ammetterlo, c'era una complicità particolare fra il se stesso adulto e il Draco adulto. Una complicità che solo due fratelli potevano avere.

Osservò se stesso. Era vestito come il Black, solo che le sue vesti erano di un bel bianco. Era alto, sul metro e ottantacinque, ma Draco lo era di più. Il suo viso era rimasto per lo più lo stesso, la cicatrice ancora visibile dopo tutti quegli anni e i suoi occhi verdi erano ancora vispi e gioviali, ma c'era una profonda nota di tristezza in essi. Una lieve ombra di barba gli incorniciava il viso me un altra cosa lo stupì: crescendo era diventato identico a suo padre James.

"Lo sai perché sei qui, vero Harry?" Il ragazzo capì che il tempo dei giochi era finito. I due adulti avevano cercato di riportargli su il morale ma ora lo aspettava la parte più difficile.

(Per evitare errori e risparmiarmi un pò di fatica, d'ora in poi chiamerò l'Harry adulto semplicemente Potter, per distinguerlo dal se giovane).

"Molte risposte che stai cercando saremo noi a dartele. Molte altre dovrai scoprirle da solo. Non possiamo rischiare di interferire troppo con gli eventi della tua linea temporale: rischieremmo di modificare il futuro". Il volto di Potter s'era fatto d'improvviso molto serio mentre gli occhi di Draco erano divenuti plumbei.

"Chiedimelo, Harry. So che vuoi farlo". Draco gli aveva sorriso mestamente. Un sorriso sincero che Harry non aveva mai visto sul volto del biondo.

"Tu... tu sei davvero il figlio di Sirius?". Quelle parole gli erano uscite a fatica. Voleva sapere. Voleva la verità una volta per tutte.

"Sì".

"Ma allora perché..." Uno sguardo di smeraldo ne incrociò uno identico, ma due emozioni contrastanti si leggevano in esse. Da un lato c'era ansia, curiosità, emozione... dall'altro solo tristezza e amarezza.

"Credo che questa sia una storia che spetti a mio fratello raccontare..."

Draco ora dava loro le spalle, lo sguardo perso nel giardino sulla quale la finestra si affacciava. Dopo tutti quegli anni, certe ferite non si erano ancora del tutto rimarginate.

"Mia madre e Sirius, mio padre, si innamorarono durante il loro sesto anno ad Hogwarts. Pensa, cominciò un pò come per i tuoi: all'inizio si detestavano." Harry sapeva che raccontare la sua storia, doveva fargli male. "Tuttavia, come spesso succede, gli opposti finirono con l'attrarsi e i due si misero insieme. Però mantennero il tutto segreto per paura di ritorsioni: mio padre era stato diseredato e se i Black lo avessero scoperto, sarebbe stata la fine per mia madre. L'unica che ne era a conoscenza era Lily".

"Questo è pressappoco quello che mi ha detto Remus. Quando Voldemort iniziò a dare la caccia ai miei genitori, Sirius dovette lasciare tua madre ma non sapeva che aspettasse un bambino. Poi fu rinchiuso ad Azkaban". Il giovane Grifondoro sentì formarsi un groppo alla gola. Potter lo guardò solidale, confortandolo con una pacca sulla spalla.

"Esatto. I Black combinarono un matrimonio riparatore con Lucius e meno di un mese dopo l'arresto di mio padre, esso fu celebrato. Quello che non sai è che quel maledetto conosceva l'identità del mio vero padre, anche se mia madre non lo aveva rivelato a nessuno. Anzi fu proprio lui a convincere i Black a non disfarsi di me". Una furia inaudita si era impadronita di Draco e, sebbene fuori sembrava freddo e composto come sempre, i suoi occhi ora erano fuoco vivo. "Io gli servivo! Servivo ai piani di Voldemort!".

Non resistette più. Con tutta la rabbia che aveva in corpo scagliò un pugno sulla parete, gocce di sangue sul muro candido. Non ci riusciva. Non riusciva a restare freddo e impassibile. Pensare a Lucius gli faceva andare il sangue alla testa e non riusciva più a controllarsi.

"Come mia madre, nostra madre, Narcissa era una sacerdotessa della luna". Toccava a Potter continuare.

"Il potere della luna?Cos'è?". Tutta quella storia sembrava ricondurre al potere della luna. Un potere tanto grande e benefico quanto violento e distruttivo.

"Non posso dirti cos'è, Harry". Potter non riusciva a trovare le parole adatte. "perché ora come ora non potresti capire". Alla faccia sempre più confusa del ragazzo, tentò di spiegare. "Senza il Marchio, lo stesso marchio che hai visto sui corpi di Sirius e Ryan, tutto ciò che ti direi, per te non avrebbe senso. Sarebbero solo parole vuote, prive di un qualche nesso logico. Il Potere della Luna non è qualcosa che si può spiegare a  parole, ma solo percepire. Trascende ogni cosa esistente in questa realtà. Quella che da molti era considerata una sciocca favola per bambini, nascondeva un segreto che avrebbe segnato le sorti di questo mondo".

"Era stato predetto dai Saggi, i primi maghi che avevano popolato questa terra" Aveva ripreso Draco "Che ogni mille anni, al sorgere di una luna di sangue di cattivo auspicio, quando il Signore Oscuro avesse minacciato il mondo magico, due fratelli sarebbero nati, due fratelli speciali, nati da madri diverse, ma con un destino comune: uno con il potere di portare la luce e controllarla..."

"L'altro con la forza di dividere le tenebre e dominarle. Due guerrieri invincibili..." Aveva concluso il moro.

"Uno che controlla la luce, l'altro le tenebre..." Harry aveva sussurrato, osservando prima Potter poi Draco, capendo che quella era solo la punta dell'iceberg.

"Nel giorno di equinozio, quando non esiste confine fra la magia bianca e quella oscura, un Drago con il cuore puro come quello di una fenice avrebbe visto la luce. Un 'Dark Warrior', un padrone della magia nera, a cui sarebbe stata affidata la Luce nelle Tenebre, l'arma che avrebbe diviso le Ombre. Un marchio l'avrebbe distinto dagli altri: la falce di luna nera, il simbolo della Forza che trascende ogni cosa". La voce del biondo s'era fatta remota.

"Nel settimo mese, invece, venne tramandato, sarebbe stata la volta della Fenice dal coraggio di un drago, un 'Light Warrior', un seguace della dottrina della magia bianca, che avrebbe cercato l'Ombra della Luce, la spada che raccoglie in sé l'essenza di ogni creatura che vive su questa Terra. La falce di luna bianca, l'avrebbe marchiato, il simbolo dell'Energia che fa vivere ogni cosa. Sarebbero stati l'uno l'ombra dell'altro, le due facce della stessa medaglia. Lo stratega e il soldato, l'astuzia e la potenza".

"Quindi, è questo ciò che siete, siamo...". Non riusciva a crederci. Già la profezia di Voldemort era complicata ma questa...però Harry provò quasi una sorta di sollievo. Stavolta il destino del mondo non era posto solo sulle sue spalle...

I due adulti annuirono. "Sempre insieme. Amici ma rivali, fratelli ma avversari. Questo è ciò che è stato narrato. Creature imbattibili, perché l'uno avrebbe compensato le debolezze dell'altro, semplicemente due spiriti affini".Conclusero insieme.

Draco era tornato a sedersi sul davanzale come se nulla fosse successo. La calma era di nuovo padrone di lui, ma Potter sapevano che non era così, aveva imparato a vedere al di là di quella falsa immagine che si era costruito. Era amareggiato, amareggiato per non aver potuto fare nulla per Narcissa. Dietro una maschera di freddezza e controllo si nascondeva un uomo dal cuore gentile. Aveva preso molte decisioni di vita o di morte nella sua vita, ma quel bambino perduto e spaurito era rimasto ancora vivo nel suo cuore. Un bambino che solo l'amore di Hermione era riuscito a consolare, anche se il suo cuore poteva ancora sanguinare, anche dopo tutti questi anni.

"Ma Voldemort sapeva. Aveva intuito che non si trattava di una semplice leggenda e che avrebbe potuto costituire una seria minaccia per il suo potere. Aveva raccolto informazioni, vecchi testi, interpretato tutti i segni. La conclusione fu molto semplice. Se i due guerrieri si fossero riuniti, sarebbe stata la sua fine. L'unico modo per evitarla era metterli l'uno contro l'altro. E quale modo migliore se non rendere il Dark Warrior suo erede. Questi poteva utilizzare ogni sorta di magia oscura senza conseguenza quindi avrebbe rappresentato per Tu-Sai-Chi un'arma vincente. Lucius aveva scoperto il segreto di mia madre, sapeva che lei custodiva la chiave che avrebbe risvegliato la Luce nelle Tenebre, così decise di sfruttare questa sua conoscenza a proprio vantaggio. Si narrava che nei momenti di pace, il potere della Luna restava latente nell'animo di due sacerdotesse che vegliavano su di esso, in modo che non fosse contaminato dalle forze del Male. Solo nei momenti di crisi, tale forza si manifestava. Capì che doveva approfittarne: se avesse sposato la protettrice della falce della Luna Nera, avrebbe potuto offrirmi a Voldemort come dono che gli avrebbe garantito una rapida scalata al potere." Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nel palmo, senza che riuscisse ad avvertire davvero il dolore. Rabbia, solo rabbia stava nuovamente crescendo in lui. 

"Ma prima doveva spezzarmi. Se avessi conosciuto l'amore, se avessi provato un sentimento d'amicizia,  il mio destino sarebbe stato segnato e mi sarei ricongiunto a mio fratello. Quando il piano di Voldemort per eliminarti fallì, quel bastardo di 'mio padre '" Pronunciò queste parole con tutto il suo disprezzo " mise in atto il suo. Per prima cosa mi privò dell'affetto di mia madre, per tutta la sua vita costretta alle catene dell' Imperius. Ma non fu sufficiente. In quei rari momenti di lucidità, lei riuscì ad instillare i semi della bontà in me. E quella bontà, per Lucius doveva essere annientata. Per condurmi all'odio non esitava a picchiarmi e torturarmi, tutto pur di condurmi al lato oscuro".

Harry voleva poter dire qualcosa ma nessun suono sembrava voler emergere dalla sua gola. Odio e pietà stavano crescendo in lui... una furia cieca verso il mostro che aveva spezzato l'esistenza di suo fratello. Era un sentimento strano, primordiale. Si sentiva attratto dal biondo in una maniera particolare... era come se per tutta la sua vita fosse sempre stato incompleto, un metà alla perenne ricerca della propria ombra.

"Quando giunse il momento di entrare ad Hogwarts, il vecchio Lucius giocò il suo asso nella manica. L'amore era il problema, quindi lui avrebbe fatto in modo che nessuno avrebbe mai potuto provarne per me..."

Gli occhi di smeraldo di Harry si persero in quelle pozze d'acciaio. "Mi rubò l'anima." Una risata amara fu tutto quello che Draco riuscì a fare. "La rinchiuse in una specie di limbo, creando il mostro che tu hai sempre conosciuto. Mi rese come lui!".  Si lasciò cadere al suolo, la schiena contro il davanzale. Non riusciva più a parlare.

"Ma è una cosa possibile?". Harry non voleva crederci, non poteva crederci. Era troppo orribile.

Fu Potter a rispondere per suo fratello. "Purtroppo sì, Harry. Con uno degli Incantesimi Dimenticati, costrinse la sua anima ad osservare tutto ciò che il suo lato oscuro faceva." Indicò le sue mani, quasi fossero una bilancia immaginaria. "Vedi, in ognuno di noi si può dire che vivano un angelo e un diavolo. è l'equilibrio fra queste due parti a renderci quello che siamo, ma se una delle due sopraffa l'altra allora è la fine".

"Per più di cinque anni sono stato solo un'ombra, imprigionato nel mio stesso corpo, almeno fino a quando non hai spedito Lucius ad Azkaban. Allora il maleficio è stato spezzato e mi è stata mostrata la speranza". Teneva il capo chino sulle ginocchia, ma la voce era forte, limpida, piena di rabbia e dolore.

"Ma perché non ne hai mai parlato con qualcuno?". Un sussurro strozzato il giovane Potter poté solo fare.

"A cosa sarebbe servito? Prima che qualcuno avesse potuto aiutarmi, che avesse avuto fiducia in me dopo tutto quello che aveva fatto, sarei stato nuovamente schiavo e le persone che amavo sarebbero state uccise! Lucius sapeva sempre cosa mi succedeva. Aveva la Parkinson, Tiger e Goyle per scoprirlo!" . Black continuava a tenere il capo chino. Non voleva vedere la pietà negli occhi di quel ragazzo. La detestava! Detestava come la gente lo commiserava quando venivano a conoscenza del suo passato. Non era più spezzato...perché non lo capivano?!

"Vedi Harry, l'incantesimo non poteva essere sostenuto per lunghi periodi, quindi in alcuni momenti lui era cosciente e padrone di sé, anche se tormentato da incubi e visioni". Gli occhi di Potter erano fissi sulla figura vestita di nero. " Un solo attimo di bontà non avrebbe mai potuto cancellare dalle vostre menti le cattiverie che come Malfoy, Draco poteva aver commesso. Anche tu, eri sospettoso del suo affetto per 'Mione, o sbaglio?"

Il Ragazzo Sopravvissuto non seppe cosa rispondere. Era vero: aveva odiato Draco per troppo tempo per credere in una sua redenzione.

"Proprio in uno di questi momenti il mio caro fratellone, fortunatamente, si innamorò della sua Mya". L'uomo dagli occhi verdi ora aveva un sorrisetto malizioso stampato sulle labbra.

"Lo so che stai ridacchiando, Potty". Il biondo non aveva avuto nemmeno bisogno di sollevare il capo per interpretare l'espressione del fratello. Con lo stesso tono sarcastico che gli era consono aveva continuato. "Devo ricordarti di chi è il merito se ti sei dichiarato alla rossa?".

"Ma smettila!"

"Ah è così. Se non fosse stato per me saresti ancora là ad aspettare!" Anziché ribattere, stavolta Potter arrossì. Harry lo guardò un pò imbarazzato.

"Vuole dire che ci siamo dichiarati a Ginny per merito suo?" Questa non era di certo il genere di dichiarazione che si era immaginato per il grande amore della sua vita!

"Non ricordarmelo, per favore!" la smorfia di disgusto sul viso di entrambi i mori risollevò il morale di Draco.

"Già...già! Se non fosse stato per me saresti ancora Il-Ragazzo-Che-Voleva-Morire-Vergine!!!" Due cuscini gli arrivarono in pieno viso. Due cuscini da due Grifondoro piuttosto seccati.

"OK, non c'è bisogno di scaldarsi!". Rise ancora un pò prima che la situazione tornasse nuovamente seria. "Mya si è presa cura di me, curando le mie ferite. Sia quelle fisiche che quelle nell'animo. Lei era tutto quello per la quale valeva la pena di lottare. Tutto ciò che contava per me...Che conta per me!". Draco si guardò la mano sinistra, dove lucente scintillava l'anello che aveva sancito la loro promessa. Si osservò la mano, una cicatrice a forma di mezzaluna sul palmo, una promessa ancora più antica che sanciva un segreto solo suo e della sua anima gemella. "Non sarei sopravvissuto se quella notte lei non mi avesse salvato la vita, quando tutto quel dolore mi portò a tagliarmi le vene".

C'era tanto amore in quegli occhi di tempesta che Harry se ne sentì sopraffare. Ora capiva. Capiva cosa fosse successo quella notte, quando aveva scoperto il segreto del gramo, e capì che qualunque cosa fosse mai avvenuta, Hermione sarebbe stata sempre protetta.

"Ma perché le nostre madri? Sì, insomma, una purosangue e una babbana. Due donne così diverse, io non capisco".

"Loro possedevano qualcosa di speciale dalle altre. Ma cos'è tocca a te scoprirlo".

Harry corrucciò la fronte. "Praticamente tutta questa storia è servita solo a confondermi di più le idee! Ma non potevate trovare un modo meno pericoloso di incontrarmi?". Strinse il pugno, finalmente con qualche tassello in più in quel puzzle complicato, mentre una nuova risoluzione si stava facendo strada in lui.

Potter intanto continuava a fissare suo fratello: se proprio voleva liberarsi la coscienza questo era il momento adatto per farlo. Il suo sguardo sembrò, però, proprio non piacere all'uomo vestito di nero.

"Hey! Prenditela con Silente. La pozione non è esplosa solo per colpa mia! Ti pareva che non era colpa di Draco?!". Draco si sentì piuttosto indispettito da quell'accusa implicita.

Il fratello lo guardò scettico. "Devo ricordarti che hai fatto apparire quel ragno gigante solo per vendicarti di Ron?!"

"Perché tu non l'avresti fatto? Te ne saresti stato buono buono, vero San Potter? La sai una cosa , me ne vado. Non mi sento per niente apprezzato!". Il biondo si alzò ed uscì dalla stanza. "Vado a vedere come stanno i ragazzi". Sembrava davvero contrariato, il suo umore era mutato in pochi istanti.

Harry guardò perplesso Potter, mentre questi abbozzò un mezzo sorriso. "Lascialo stare, ricordare il suo passato gli fa ancora male. Non vuole che tu veda cosa prova. Ha qualche difficoltà a esprimere le proprie emozioni, con qualcuno che non sia Hermione o i suoi ragazzi. Però è un buon padre, puoi credermi". 

"Lo so. Sirius sembrava ammirarlo profondamente. E credo che Ryan volesse spaccarmi la faccia quando l'ho insultato!".

"è vero. Per Ryan non esiste nessuno migliore di suo padre!". L'uomo dagli occhi di smeraldo chinò lo sguardo. Sembrava imbarazzato per quello che stava per dire. Infatti le parole gli uscirono in un sussurro, quasi un mormorio sommesso. "Volevo ringraziarti per quello che hai fatto per Sirius. Abbiamo parlato... Cielo non ricordavo da quanto non facessimo una bella chiacchierata padre-figlio. Non immaginavo di averlo fatto soffrire tanto. Se non fosse stato per te, avrei continuato ad ignorare i suoi bisogni".

"L'importante è ora andrà tutto a posto." Ora fu il giovane Harry a dare una pacca sulla spalla al suo se adulto.

"Sì, ora andrà tutto a posto. Sirius sarà libero di essere quello che vuole. Gli ho imposto l'ombra di suo fratello senza vedere la bella persona che sta diventando. Credo di essermi meritato tutte le ramanzine del furetto!" No, non stava piangendo, tuttavia gli occhi dell'adulto s'erano inumiditi di lacrime amare.

"Come è averlo come fratello?". Questa era davvero una bella domanda. Gli era venuta spontaneo chiederlo. Potevano davvero essere una vera famiglia, sebbene fossero così diversi?

Potter si strofinò gli occhi, grato di poter cambiare argomento. Si sentiva tremendamente in colpa per le ingiustizie fatte verso suo figlio più giovane. Sembrò pensare su per un pò alla domanda postagli dal giovane ma sapeva che la sincerità sarebbe stata la risposta migliore. Si grattò una guancia distrattamente.

"Draco è egocentrico, sarcastico, permaloso e puoi aspettarti praticamente di tutto da lui! Non sta mai zitto quando dovrebbe e volte mi fa davvero infuriare!".

L'espressione di mal sopportazione che gli si era dipinta sul viso svanì in un sorriso sincero. "Ma si fa in quattro per la sua famiglia e qualsiasi cosa succeda, puoi sempre contare su di lui. So che ora ti sembra impossibile ma presto il Draco del tuo tempo farà qualcosa che gli farà guadagnare tutta la tua stima e ammirazione. è la persona più leale che io conosca... Senza contare che 'Mione non esiterebbe a trasformarlo in un roditore pur di rimetterlo in riga!". Scoppiarono entrambi in una sonora risata.

"Ah proposito, dove siamo? Questa non sembra Grimmaude Place". Il Grifondoro più giovane iniziò a guardarsi intorno non riconoscendo nulla di familiare negli oggetti che lo circondavano.

"Oh, no. Questo è l'ex Maniero Malfoy, ora sede dei Dark-Aurors. Il numero degli Aurors è molto aumentato in questi anni così sono stati divisi in squadre speciali sparpagliate su tutto il paese.  Grimmaude Place è il quartier generale, per così dire.

"Dark-Aurors?". Questo sì che era davvero interessante.

"La squadra speciale di Draco. Sono esperti in magia nera e in tutti gli artifizi oscuri. Vengono scelti personalmente da lui, considerata tutta l'esperienza che ha sull'argomento. Fra le sue fila militano anche alcuni ex Mangiamorte, che sono state spie per Silente durante la Seconda Guerra Magica". Se non stava attento si sarebbe lasciato sfuggire più dettagli del dovuto.

"Dei Mangiamorte? Ma...ma ...loro sono esseri infidi!" Harry ne era rimasto davvero sorpreso.

"Non preoccuparti. Draco è un Soul-Reader. Mentirgli è praticamente impossibile! Riesce a vedere nell'animo delle persone, la loro vera natura. Hai visto anche tu cosa sono in grado di fare lui e suo figlio". Il momento delle domande era finito. Se il ragazzo avesse scoperto troppo, le conseguenze sarebbero potute essere imprevedibili. Potter aveva cercato di attenersi il più possibile a ciò che ricordava di quell'esperienza, di quando era stato lui a trovarsi a posto di questo ragazzo, ma non era facile non lasciarsi trasportare dalle emozioni, cercare di non modificare troppo il passato per evitare dolori e dispiaceri. Proprio per questo aveva chiesto a Draco di risvegliare in lui quel ricordo prima dell'incontro con il suo sé sedicenne.

"E tu?". Il ragazzo in questione si stava eccitando sempre di più.

"Credo che il momento delle domande sia terminato!". Gli rispose con una smorfia. Fortunatamente fu salvato da un lieve bussare alla porta. Sapeva chi stava per entrare e di certo questa visita avrebbe attirato su di sé tutta l'attenzione di Harry.

"Possiamo entrare?" Il volto sorridente di Ginevra Potter fece capolino dalla massiccia porta di legno. "Volevano sapere come sta Harry".

Era così bella, pensò Harry. Così bella. Gli occhi azzurri sembravano due pietre preziose. I capelli una fiamma viva. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Ne era rimasto rapito. Potter rise: sua moglie aveva questo effetto su molte persone. Agitò una mano davanti al ragazzo ma questi sembrava in un mondo tutto suo, completamente imbambolato. La bocca era rimasta spalancato, in stupita ammirazione quindi pensò bene di richiudergliela prima che persone indiscrete, vedi Draco, avessero fatto battute inopportune. 

"Wow!" Fu tutto ciò che il ragazzo riuscì a pronunciare. "Sei diventata bellissima...cioè non che non lo fossi mai stata...anzi...volevo dire..."

"Grazie, Harry". La donna sorrise mentre il Ragazzo Sopravvissuto diventava rosso come un peperone. Gli si avvicinò dandogli un lieve bacio sulla guancia che rischiò di farlo collassare.

"Piano cara. Voglio tornare vivo nel presente!". Quella di Potter voleva essere una battuta, ma non era molto lontana dalla realtà. Ginny rise. "Eri davvero adorabile da ragazzo, Harry!",

"Ah, siete disgustosi!". Una nuova voce aveva aggiunto.  Prima che Harry se ne rendesse conto, la stanza si riempì di persone, voci allegre,  facce nuove e vecchie, giovani e adulte.

"Ah, ora basta. Presentatevi uno alla volta, altrimenti non si capisce più niente!". Una donna castana si era fatta strada fra la massa. Quegli occhi dorati erano inconfondibili, come quel tono da so-tutto-io.

"Hermione!". 

"Ciao, Harry!". La donna lo guardò divertita, cercando di nascondere la sua felicità dietro una finta espressione burbera. Era così diversa dalla ragazza tutta presa dai suoi libri che aveva conosciuto. Cielo, Hermione Granger era sempre stata una ragazza vivace, ma sembrava che tutta la sua vita fosse una perenne ricerca di qualcosa, sempre il dover dimostrare il proprio valore a qualcuno. Ora pareva, invece, che fosse finalmente riuscita a trovare il suo posto nel mondo. Era la nuova matriarca della famiglia Black: un simbolo di forza, coraggio e determinazione. Un'aura particolare sembrava che ora la circondasse.

"Si, mio generale!" La stessa voce strascicata di prima aveva aggiunto dal fondo della stanza. Quella voce poteva essere solo di una persona.

'Mione si portò le mani ai fianchi, gli occhi al cielo. "Potresti entrare anche tu, lo sai Draco?". Si voltò a guardare la porta dove un Draco corrucciato, le braccia incrociate sul petto, era rimasto appoggiato ad uno stipite. 

"Mi hanno offeso e io non voglio parlarci!". Voltò il capo dall'altro lato.

"Certe volte sei peggio di una bambino, Black!". Ronald Weasley scosse la testa, divertito. Dopo tanti anni era ancora divertente stuzzicarsi. Passando tra quella moltitudine di ragazzini petulanti andò a salutare il suo vecchio amico.

"Ron! Sono così felice di vederti!". Harry gli salto praticamente tra le braccia. Ron era cresciuto molto in quegli anni, i suoi capelli sembravano ancora più rossi. L'allenamento come portiere gli aveva fatto davvero bene.

"Anche io, Harry!". Il rosso lo abbracciò felice. Una figura piccina lo tirò allora per un lembo del maglione, Molly Weasley al 100%! 

"Papà chi è questo signore?". Una bimbetta di quattro anni dai folti capelli rossi e dagli occhi di un bel nocciola si era rivolta a suo padre incuriosita.

"Questo è Harry, Becky". Ron aveva lasciato andare Harry per prendere sua figlia tra le braccia. "E questa è mia figlia, Harry".

"Piacere di conoscerti, piccolina!". La bimba nascose il capo nell'incavo del collo del padre, timida innanzi a quel ragazzo così strano. Harry non poté fare a meno di sorridere. "E questa è mia moglie Lavanda." Così dicendo fece spazio ad una nuova figura... Lavanda Brown, ora la nuova signora Weasley.

"Così alla fine hai sposato Lavanda? Beh, congratulazione Ron!"

E le sorprese non erano ancora finite. Sicuramente Harry non avrebbe mai potuto immaginare cosa avrebbe scoperto in seguito.

Hermione, intanto, era ancora le prese con un marito cocciuto. Sospirò quasi rassegnata, un sorrisetto furbo le increspò le labbra: conosceva perfettamente il punto debole di quel drago cocciuto. Dopo tanti anni di matrimonio aveva capito come poterlo manipolare.

"Se fai il bravo, ti farò una bella sorpresa!" . Prima che potesse aggiungere altro le braccia di Draco le circondarono la vita, tenendola stretta stretta contro il suo petto. Proprio come un bimbo piccolo cominciò a cantilenare. "Sorpresa...sorpresa...sorpresa". 

La donna non riuscì a trattenersi, il suo sguardo fin troppo serio si sciolse in uno pieno d'amore. Quella non era solo la debolezza di Draco. Prese a dargli tanti piccoli e teneri baci sulle labbra. Baci teneri forse in principio, ma che rischiavano di trasformarsi in qualcosa di molto diverso.

"Hermione!" Ron fece un espressione di puro disgusto. "Ci sono dei bambini nella stanza! Non c'è bisogno di risollevargli così tanto il morale!!!". I due signori Black si lasciarono andare a malincuore, mentre il biondo continuava a tenere sua moglie stretta a sé, dandole qualche bacio sul collo.

La Grifondoro era arrossita ma sicuramente per niente contrariata. "Ah, sta zitto Ronald!". Il rossino in questione cominciò allora a borbottare parole incomprensibili, facendo ridere tutti di cuore.

"Uno a zero per la mamma!". L'attenzione di Harry ora si posò su un nuovo ragazzo. Poteva avere all'incirca undici anni, i capelli biondi inconfondibili così come pure gli occhi dorati. Una ragazza dalle lunghe trecce dorate lo teneva a braccetto. Se i suoi capelli non fossero stai del colore del grano maturo, avrebbe potuto essere una mini-Hermione. Erano inconfondibilmente dei gemelli, entrambi vestiti in verde e argento. Non erano molto alti ma, come il cercatore ricordò, anche loro padre non era stato un gigante, almeno fino al terzo anno. Hermione indicò prima l'uno poi l'altra. "Questi sono Sebastian e Ashleigh, mentre il lui è Lukas!". Solo allora Harry si accorse di un bimbo di circa otto anni, vestito con una maglia con lo stemma dei Grifondoro, dai ricci capelli castani ma dai penetranti occhi d'acciaio. Se ne stava seduto in un angolo della stanza, il naso chino su "Storia di Hogwarts". Il bimbo alzò il capo per un lieve cenno prima di tornare al suo libro. 

Questo lo fece sorridere. "Non c'è dubbio che sia tuo figlio, Herm! Solo tu potevi leggere quel libro all'infinito!".

Nuove voci si stavano avvicinando. Shane e James fecero il loro ingresso, sghignazzando a più non posso.

"I due piccioncini stanno arrivando!". Dissero in coro prima di saltare sul letto di fianco a Harry.

Da lontano si poteva sentire. "Sei stato un incosciente!"

"Ma dai, ti ho detto che sto bene! Non mi sono fatto niente!". La voce di Sirius non era mai stata così arrendevole. Teneva per mano una ragazza dai lunghi capelli biondi che portava sciolti. Il viso di lei sembrava imbronciato e i suoi occhi argentei scintillavano battaglieri.

A quella vista Draco sembrò fare un ringhio sommesso. 

"Su su, tesoro. Lo sai che escono insieme!". Hermione gli dette un lieve bacio sulla guancia ma questo non sembrò calmarlo più di tanto.

La ragazza si staccò da Sirius per raggiungere Harry e salutarlo educatamente. "Molto lieta di conoscerti. Il mio nome è Maia".

Il ragazzo ne rimase profondamente colpito. Sembrava un quadro, per quanto era bella. Sirius era davvero molto fortunato. 

"Non lasciarti ingannare". James gli sussurrò all'orecchio. "Ha lo stesso brutto carattere della zia Herm. Sa essere un dittatore spietato quando vuole!". Il cercatore si limitò ad annuire, lo sguardo ancora fisso sulla ragazza di suo figlio. 

"Che cosa hai detto, Potty?!" In pochi secondi, Maia Black aveva assunto lo stesso atteggiamento di quando Hermione li costringeva a studiare contro la loro volontà. Un cipiglio che non garantiva nulla di buono. I due ragazzi deglutirono nervosamente. Era decisamente la figlia di sua madre!

"Niente, Maia. Assolutamente niente!". James ne sembrava addirittura terrorizzato. 

"Ma voi state bene?" Harry fece scorrere lo sguardo sui nuovi Malandrini, un espressione preoccupata dipinta sul viso.

"Sì, non temere." Fu Shane a rispondergli. "Siamo delle rocce noi!". 

"Dov'è Ryan?". Del biondino non c'erano tracce. 

Proprio in quel momento l'ultimo Black fece il suo ingresso. Portava con sé una fiala dal colore metallico e un sacchetto di polvere. Una ragazza dai corti capelli castani e dai lucenti occhi verdi lo seguiva. Quando i loro occhi si incontrarono, Harry sentì il fiato venirgli meno.

"Lei è mia figlia, Lily, Harry". Potter lo aveva detto piano, intuendo immediatamente la commozione del ragazzo più giovane. Lily era identica a sua madre. Proprio come nelle foto dell'album che Hagrid gli aveva dato e che la ritraevano insieme a suo padre James durante il loro ultimo anno a Hogwarts.

La quindicenne sorrise, prima di annuire compiaciuta. "Eri davvero molo carino da giovane, papà!"

L'uomo arrossì. "Sono molto carino anche adesso, tesoro. I mori hanno una bellezza tutta particolare." Le rispose in tono sarcastico. "Perché, piuttosto, non ti trovi anche tu un ragazzo normale anziché preferire i biondi platinati?". Questa domanda non ispirò una bella sensazione al cercatore. Non volevano di certo alludere a quello che stava pensando, giusto?

"Perché che c'è di male con i biondi? Io li trovo stupendi". Hermione, naturalmente. Draco si limitò ad annuire mentre Harry osservava i fuggevoli sguardi fra sua figlia e mini-furetto.

"Vi prego, non ditemi che stanno insieme!". Lo disse a denti stretti, una lieve nota di panico nella voce, ma Ryan la colse ugualmente. Con il braccio libero afferrò la vita di Lily, dandole un bel bacio sulla fronte, lo sguardo fisso in quello di Harry. Sembrava un gatto davanti ad un piatto di crema. 

Ora fu il turno di Harry di ringhiare, scatenando l'ilarità dei presenti. "Mini-Draco no?!" Si gettò all'indietro, nascondendo il viso nel cuscino che gli era rimasto. Lily sembrò indispettita.

 "Io, invece, trovo che sia molto affascinante! Ha un che di misterioso". Un altro grugnito dal Grifondoro, alla quale sia aggiunse quello di Potter.

Draco li guardò con aria di sufficienza. "Meno male che la ragazza ha ereditato l'intelligenza della madre, altrimenti stavamo freschi. A proposito, io ed Hermione abbiamo un annuncio da fare!". 

La stanza piombò nel silenzio, la curiosità dei presenti sulla coppia. L'uomo strinse sua moglie per la vita, uno sguardo di orgoglio e di gioia nei suoi occhi di tempesta. "Ci sono altre due Black in arrivo!"

Uno scroscio di applausi si levò nell'aria, seguito da auguri vari.

"Si!" L'attenzione di tutti si concentrò su Ashleigh. "Hey, fratellino" Disse rivolto al gemello. "Sono venti galoni. Te l'avevo detto che stavolta era una femmina!"

"Si ma sono due!" Il bambino arricciò il naso, quasi disgustato. Poi si rivolse alla madre. "Mama, la prossima volta voglio un fratellino! Ne abbiamo abbastanza di mocciose petulanti in casa". La donna arrossì fino alla punta dei capelli, nascondendo il viso contro il petto del marito. C'era un limite anche per la grande Hermione Granger Black!

"Vedremo, figliolo! Non preoccuparti!". Draco gli rispose con un grosso sorriso sulle labbra, meritandosi un bel ceffone sulla nuca da parte di 'Mione.

"E questo per cos'era?". Disse sconcertato mentre si massaggiava la zona dolorante.

"Non sei tu che devi partorirli poi!" fece lei.

"Beh, con la mia empatia ci sono vicino. Lo sento anch'io il dolore!". Ribatté lui mettendole il broncio. Poi posò lo sguardo su suo figlio maggiore che annuì, consegnandogli fiala e sacchetto.

"Su avanti, voi ragazzi salutate Harry. è il momento che torni a casa!".

I ragazzi borbottarono il loro dispiacere ma obbedirono. Al giovane Harry vennero le lacrime agli occhi nel salutare i suoi figli, ma non si vergognò nel lasciarle cadere. Avrebbe ricordato questo giorno fino alla fine della, sua vita. 

"Mi raccomando, sempre in gamba papà!". James gli strinse la mano con orgoglio.

Sirius, invece, con una rapida mossa lo abbracciò forte, staccandosi poco dopo però. Aveva ancora il suo orgoglio da mantenere! "Grazie". Gli sussurrò semplicemente.

Nella stanza rimasero solo gli adulti. Era il loro turno di saluti ora. Prima Lavanda ad abbracciarlo, poi Ron.

"Mi raccomando" Disse il rosso "Abbi cura di te"

Poi fu la volta di Ginny. "Ehi, non farmi aspettare troppo per quella dichiarazione!". Gli sussurrò all'orecchio baciandolo sulla guancia e facendolo arrossire anche più di prima.

Hermione gli accarezzò i capelli, un sorriso meraviglioso dipinto sul viso.

"Sei felice con lui?" Voleva sentirlo dire dalle sue labbra ma conosceva già la risposta.

"Nemmeno immagini quanto". Le sussurrò lei, lacrime di gioia che le inumidivano gli occhi.

Potter gli strinse la mano, occhi di smeraldo in altre pozze verdi. "Mi raccomando. Abbi fiducia in lui e vedrai che andrà tutto bene!"

"Avrei ancora tante altre cose da chiedervi!". Harry non voleva lasciarli. Così tante domande erano rimaste senza una risposta. Così tante cose voleva sapere.

Potter annuì, conosceva bene quelle sensazioni. "Lo so, Harry. Ma sei stato mandato qui affinché potessi trovare la forza necessaria per superare gli ostacoli che presto incontrerai sul tuo cammino. Questo doveva essere per te un viaggio di fede, alla ricerca della fiducia necessaria per avvicinarti a lui". Indicò Draco con un lieve movimento del capo. "Tutto il resto dipende solo dalle tue forze!".

Il biondo fu l'ultimo a salutare. Sembrava un pò in imbarazzo in quella situazione. "Questa polvere, aggiunta alla pozione, ti riporterà a casa". Gli tese la mano e quando il Grifondoro la strinse, lo abbracciò forte anche lui, proprio come Sirius, l'orgoglio dimenticato almeno per una volta. "Grazie per quello che hai fatto per me. Sei il miglior fratellino che avrei potuto chiedere!". L'uomo gli sorrise sincero ed Harry si sentì pervadere da una gioia infinita. Sarà bello diventare suo amico, pensò.

Draco frugò in una delle sue tasche e ne estrasse un piccola foto. Una foto che ritraeva tutta la sua famiglia. Una dedica era scritta sul retro, una dedica fatta da lui stesso.

MAI ARRENDERSI, c'era scritto. La guardò per un istante prima di consegnarla al Ragazzo Sopravvissuto.

"Questa portala con te. Capirai da solo quando ne avrò più bisogno!"

Harry annuì e salutò un ultima volta. "Grazie per quello che avete fatto per me. Non sapete che gioia mi avete dato!"

Le lacrime gli scorrevano copiose ma un sorriso raggiante gli risplendeva sul viso. Stappò la fiala e vi aggiunse la polvere. Una luce accecante lo investì e sparì così come era comparso.

Quando il bagliore fu dissolto, un uomo di mezz'età entrò nella stanza. I capelli erano grigi ma i suoi occhi avevano ancora un lucente bagliore d'acciaio. Era rimasto per tutto quel tempo nascosto, perché sapeva che sarebbe dovuto trascorrere ancora del tempo prima che quell' Harry ragazzo avesse potuto rincontrarlo.

Una mano forte poggiò sulla spalla di Draco, che un'altra foto aveva estratto dalla sua tasca. Una foto sgualcita e ingiallita dal tempo. La scritta sul retro sbiadita, ma non cancellata del tutto.

"è andata bene".

Il biondo gli sorrise. "Già, è andata bene papà".

Sirius Black annuì, felice.

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Note:  mammina. Questo è stato senza dubbio il capitolo più lungo che ho scritto. Sembrava non voleva finire mai. è dedicato ad Alexandra...spero di aver soddisfatto le tue aspettative! é stata una faticaccia scriverlo: dare delle spiegazioni, senza dire né troppo né troppo poco. Cercare di non farlo troppo triste e neppure troppo comico. Mi stavo esaurendo!!! Nel prossimo cap si tornerà nel presente, con Draco, Hermione e alcuni incubi spaventosi.

Scusatemi ma non ho la forza di aggiungere altro. Spero che recensirete in molti. Alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 14
*** Nightmares and Escapes ***


Nuova pagina 1

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 13: Nightmares and Escapes

Era notte fonda. Una notte nera come le tenebre degli inferi più profondi. Senza luna, senza le stelle, nascoste anche loro vittime di un'arcana paura. Una notte fatta d'inganni e di oscure presenze. Un vento gelido soffiava su quelle rocce scure, simile ad artigli invisibili che parevano lacerare le carni di coloro che ne rimanevano vittime. Stava per succedere...mancava poco.

Ombre oscure, incappucciate s'avvicinavano al cancello. Levitavano a mezz'aria. Bruciando anche la scarna vegetazione circostante. In mezzo a loro, una figura più grande, quasi immensa. Il Male puro...

Il pesante portone di metallo sbatte al suolo mentre altre figure infernali, fatte di stracci, uscivano a rendere omaggio al loro signore. I Dissennatori lo avevano avvertito: il maestro era tornato.

Lunghi corridoi lugubri. Scale fatte di marmo nero. Celle dove anche il più crudele degli assassini si era rannicchiato nell'angolo più buio, in un vano tentativo di rendersi invisibile. Il più piccolo suono voleva dire morte. La Luce era stata bandita da quella notte. 

Voldemort avanzò con una lentezza estenuante. Il suo lungo mantello strisciava al suolo come il sibilo di un serpente. I Mangiamorte lo seguivano in silenzio. Presto il loro padrone avrebbe dominato l'intero mondo magico. 

Quel macabro corteo continuò ad avanzare nell'oscurità. La cella più buia e sorvegliata il suo obiettivo. Nessuno aveva tentato di fermarlo, non ne avevano avuto il tempo. 

Corpi sgozzati erano riversi sul marmo nero, il sangue macchiava i lembi delle vesti di quelle creature. Con un ululato inumano i Dissennatori si erano avventati su di essi, squarciandone le carni e nutrendo i loro stomaci immondi. Inutile era resistere al potente Voldemort.

AVADA KEDAVRA!!!

Un ultimo corpo era caduto al suolo. Un sciocco che aveva avuto la pazzia di ergersi contro di lui. Un Dissennatore aveva afferrato quell'orrida figura carbonizzata, strappandone un braccio. Patetica creatura!

La porta della cella si aprì, cigolando sinistramente. Una figura avvolta in un lacero mantello teneva il capo chino di fronte ad essa. Seduto a terra, le ginocchia fra le braccia.

"Lucius, mio servitore!". La voce di Voldemort risuonò nell'aria come il latrato di un animale. Gli occhi iniettati di sangue, dalle pupille verticali come quelli di un gatto scintillarono ancora più vivi nell'oscurità. Alzò la mano bianca, scheletrica verso il suo servo. Artigli d'acciaio adornavano quelle dita bestiali. 

Lucius Malfoy s'inginocchiò ai piedi del suo signore. Prese con riverenza un lembo di quella veste macchiata di sangue e lo baciò come segno di obbedienza. Sapeva che non l'avrebbero abbandonato. 

Il viso del Mangiamorte era scarno, gli occhi nascosti da profonde occhiaie. La lurida giacca che lo ricopriva era strappata in molti punti segni delle numerose torture che aveva dovuto subire. Si sarebbe vendicato, oh sì si sarebbe vendicato. Potter avrebbe sofferto per la vergogna che gli aveva gettato addosso, avrebbe implorato di essere ucciso. Ma non era questo il suo primo obiettivo. La sua collera avrebbe abbattuto prima di ogni altra cosa quella sudicia creatura che era stata costretta a chiamare figlio.

"Dov'è il ragazzo, Lucius?". Il ragazzo veniva prima di tutto. Era la sua arma per il dominio del mondo magico. 

Occhi di ghiaccio si sollevarono verso il viso mostruoso di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato. "Ad Hogwarts, mio signore".

"L'Amitte Animum?"

"L'incantesimo è ancora attivo, mio padrone, ma l'anima del ragazzo è libera per il momento. Temo che i suoi sentimenti possano essersi in qualche modo manifestati". 

"Quali sentimenti?". Se per la sua inettitudine, Lucius aveva rischiato di rovinare i suoi piani non avrebbe lasciato quella cella. Aveva pazientato quasi diciassette anni per preparare il suo erede.

"La mezzosangue." L'uomo biondo sputò su quella parola. "Draco si è innamorato della mezzosangue amica di Potter. Ma non credo che si sia rivelato a lei. Sa cosa succede a tutti coloro che osano provare qualcosa per lui". Non ebbe il tempo di terminare la frase che un artiglio scheletrico lo sollevò da terra, stringendogli la gola quasi a volerlo soffocare. Gli occhi del Mangiamorte si erano riempiti di terrore. Un mormorio sommesso si levò dalle altre figure nere alle spalle del Signore Oscuro.

"SILENZIO!". Quegli occhi rossi, incassati in un cranio di rettile, erano nuovamente fissi su Malfoy. "Tu credi? TU CREDI?! Sai cosa ti succederà se il Dark Warrior tornerà alla Luce, vero? Il ragazzo sta diventando sempre più forte, posso sentirlo. La sua anima si sta rafforzando, il terrore non attanaglia più il suo cuore. Lo percepisco. L'amore per la mezzosangue lo sta aiutando a controllare i suoi poteri. POTERI CHE DOVREBBERO ESSERE MIEI, SE NON FOSSE STATO PER LA TUA INETTITUDINE!!!".

"Non temere, mio signore." Sembrava che Lucius tentasse di convincere più se stesso che il proprio padrone. "Quello sciocco di Silente non sa quale incantesimo abbiamo usato per rubare l'anima del ragazzo. E non sarà di certo la sua misera forza di volontà a liberarlo dagli effetti del Bagno Rituale".   

"Prega che sia così, allora! Perché se ti sbagli, conosci già quale sarà la tua sorte! ". Il voltò di serpente di Voldemort sibilò a pochi centimetri dal viso di Malfoy. Come se fosse stato un sacco di immondizia lo sbatté contro una parete, mentre un rivolo di sangue usciva dalla bocca del Mangiamorte. "Andiamo! è giunto il momento di riavere il mio erede!".

Codaliscia si avvicinò a Lucius porgendogli un mantello nero. L'uomo lo afferrò con astio, alzandosi a fatica in piedi e seguendo il suo signore.

Gli occhi rubini di Voldemort scrutavano l'oscurità quando parvero fissare un punto preciso. Un punto dove occhi di tempesta lo guardavano atterriti.

"Presto..." Sibilò.

******

Quegli occhi inumani gli avevano fatto raggelare il sangue nelle vene. Non riusciva più a respirare. Lo aveva visto. Sapeva che Voldemort lo aveva visto ma nessun suono era sfuggito dalle sue labbra. Prima che riuscisse a capire cosa gli stesse succedendo la prigione di Azkaban svanì davanti ai suoi occhi per tramutarsi nella sua prigione personale... il Maniero Malfoy.

Buio, freddo così come lo ricordava, così come lo perseguitava nei suoi sogni. Camminava lungo i corridoi infiniti, i piedi teneri di un bimbo di sette anni sul freddo suolo di marmo nero. Mormorii, urla terrificanti si susseguivano ad ogni suo passo. Poi una risata crudele, bestiale,soffocata nuovamente da quelle grida. Una forza sconosciuta lo spingeva verso quelle voci. Doveva aiutarla, non sapeva bene chi, ma doveva aiutare quella persona.

Non sapeva bene per quanto avesse camminato, ma sembrava non arrivare mai.

Di nuovo quella risata. Di nuovo quelle grida strazianti. Gli faceva male il cuore...

Un'enorme porta nera gli sbarrava la strada. Spinse, spinse con tutta la forza di quelle sue deboli braccia di bambino e finalmente quella si aprì con un cigolio agghiacciante. Era la stanza dei suoi genitori.

L'enorme camera da letto era immersa nell'oscurità più totale. Solo qualche debole raggio argenteo filtrava dalla finestra spalancata.

Un tanfo insopportabile lo colpì in pieno. Cercò di schermarsi la bocca con la manica della sua camicia ma era inutile. Conosceva quell'odore: l'odore del sangue... l'odore della morte...

S'avvicinò lentamente al grande letto a baldacchino. Una donna sembrava stesse dormendo su di esso...

"AHHH!!"

Draco cadde in ginocchio. Non riusciva più a respirare. Sangue, tanto sangue, macchiava le pareti, le lenzuola, il pavimento. Una donna era riversa sul letto. Le vesti strappate, il corpo pieno di ematomi e graffi. Gli occhi aperti e vacui rivolti al soffitto. La bocca spalancata in un muto urlo d'orrore.

"Mamma...Mamma!". Non riusciva a parlare: annaspava, boccheggiava, ma era tutto inutile. S'alzò in piedi, inciampando sul tappeto di velluto. S'avvicinò tremante al letto, il cuore che gli batteva all'impazzata in petto.

Tutt'un tratto la fisionomia di quella donna sembrò cambiare. Non era più alta e bionda, gli occhi di cielo. Era giovane, più giovane...gli occhi dorati... era...

"No, No! Hermione! MYA!!!".

Era stata violentata, uccisa come un animale. Non voleva crederci, non poteva crederci... Lei era tutto...lei era la vita...come aveva potuto permettere che le facessero questo...

"Un bello spettacolo, non è vero?". Un voce gelida era risuonata d'improvvisa alle sue spalle. Il bambino non riusciva a muoversi. Era caduto sulle ginocchia, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il volto ricoperto di lacrime. non aveva bisogno di voltarsi per capire a chi appartenesse.

"Te l'avevo detto che non sarebbe servito a nulla fuggire. Il tuo destino è questo: sei un assassino, ce l'hai nel sangue!". Qualcuno gli si avvicinò lentamente alle spalle. Ma non gli importava. Non con Hermione...

Il bambino scosse violentemente la testa. Non era vero. Non poteva essere vero. Era soltanto un orrendo incubo.

Ad un tratto fu afferrato per un braccio. Glielo stringeva con tanta forza quasi a volerlo spezzare. L'estraneo lo sbatté violentemente contro la parete ricoperta di sangue. La luce della luna gli illuminò i tratti del viso, contorti in un ghigno malefico.

"Tu appartieni a Voldemort!". Il Draco Oscuro gli sibilò all'orecchio. "Lei morirà per causa tua! Soffrirà e maledirà il giorno in cui ti ha incontrato. Il suo ultimo pensiero sarà l'odio che prova per te!!!"

Lo lasciò andare mentre il bambino cadeva al suolo, privo di forze, gli occhi fissi sulle sue mani. Mani rosse di sangue, del sangue della donna che amava.

L'altro rise sinistramente. Presto...sussurrava...Presto...

"HERMIONE!!!"

******

Hermione Jane Granger dormiva profondamente nel suo letto, le coperte avvolte strette strette intorno al suo corpo. Un urlo disperato la fece sussultare. Hermione... Hermione...sembrava ripetesse ancora e ancora...

"Draco!". Cosa era successo? Perché stava urlando il suo nome? Si alzò di colpo, gli occhi spalancati d'orrore. Spinse via le coperte, facendo cadere anche il povero Grattastinchi. Non si curò di essere ancora scalza.

Spalancò la porta, precipitandosi nella stanza di fronte alla sua. Con il cuore in gola girò la maniglia, la mano tremante per il terrore.

Quello che vide le tolse il respiro. Draco seduto sul suo letto mentre piangeva incontrollabilmente. Corse da lui, stavolta sembrava che il cuore le si fosse fermato davvero.

"Draco! Draco, che succede!". Mormorò. Il ragazzo non riusciva a parlare. Piangeva e tremava così forte.

Hermione lo prese tra le braccia, il suo capo sul proprio petto cullandolo dolcemente.

"Shh, va tutto bene. Va tutto bene". Era orribile vederlo in quello stato. Piangendo con tanta forza da non riuscire a respirare, tremando come una foglia, perdendo il controllo di sé.

"é tutto a posto, piccolo" Ora calmati!". Lo teneva stretto, massaggiandogli pian piano la schiena per un tempo che le parve quasi eterno. Draco sembrava non riuscire a calmarsi. Era terrificato. Per un attimo Hermione temette che il ragazzo non riuscisse più a riprendersi. La ragazza restò seduta lì, stringendo il biondo tra le braccia, quando le parve che il Serpeverde fosse riuscito a riprendere il controllo. Continuava a piangere e a tremare ma non più così disperatamente.

"Draco". Mya sussurrò, guardando la sua testa bionda sul proprio petto. "Draco, cosa è successo? è di nuovo quella voce? è di nuovo quella voce a farti così male?"

Gliene aveva parlato. Non era sicura di cosa fosse in realtà quella voce misteriosa, che lo aveva tormentato in tutti quegli anni ma era certa che c'entrasse con Lucius e il maleficio che aveva scagliato su suo figlio.

Lui non la guardò, ma la sua voce fu più leggera del più flebile dei sussurri. "Mya, è stato orribile, Mya. Lui ti ti ha ucciso... io ti ho ucciso..."

Non riuscì a finire. Gli faceva troppo male.

La Grifondoro gli fece sollevare delicatamente il capo, asciugandogli le lacrime che ancora gli solcavano il viso. "Io sono qui. Sono qui con te".

Draco, allora, parve ancora più terrorizzato. Si scostò con forza da lei, allontanandosi il più possibile. Nascose il capo sulle ginocchia, mentre lei lo guardava con il cuore a pezzi.

"Va via. Va via, Mya! Lucius...Lucius è fuggito da Azkaban e presto verrà a riprendermi. Mi metterà di nuovo contro di te!". Iniziò a raccontarle quel suo incubo orrendo, non sollevando mai lo sguardo. Era debole, era sempre stato debole. "Quando mi sono svegliato, c'era questo sul mio braccio". Le mostrò il suo avambraccio sinistro: un'impronta di mano era ancora visibile su di esso. "Devi starmi lontano. Io ti farò del male!"

Hermione non ascoltò quelle sue preghiere disperate. Lo abbracciò ancora, baciandogli il capo come una mamma.

"Tu non mi farai mai del male". Gli sussurrò. "Tu non potresti mai farmi del male. Perché sei una persona buona, sei un ragazzo meraviglioso. E anche se Lucius fosse davvero fuggito da Azkaban, io non avrei paura. Non solo, perché ho Silente e i professori e Harry e Ron. Ma perché so, sono sicura, che tu mi proteggeresti. Come io ti proteggerò per sempre". Anche il volto di Hermione si era bagnato di lacrime.

"Tu non capisci! Io sono debole: Non sono nemmeno riuscito a proteggere mia madre!".

"Andrà tutto bene. Andrà tutto bene, te lo prometto". La guardò senza sapere cosa dire. Hermione aveva così fiducia in lui... non sapeva cosa sapeva fatto per meritarsela ma di una cosa era sicuro. Avrebbe tentato con tutte le sue forze di non deluderla mai.

La ragazza l'aiutò ad alzarsi. Era ancora troppo scosso, anche solo per reggersi in piedi. Restare solo gli avrebbe fatto ancora più male.

"Su andiamo. Stasera dormi in camera con me!". La Grifondoro gli prese la mano e lo condusse in camera sua. Draco non fece nulla per opporsi. Solo con lei si sentiva protetto. Solo con lei sentiva di appartenere a questo mondo.

Entrarono silenziosamente in camera della ragazza. Grattastinchi li aspettava seduto sul letto. Quando vide il ragazzo biondo si accoccolò docilmente sulle sue gambe. Draco sorrise, il primo sorriso sincero di quell'orribile serata. Si mise sotto le coperte, mentre la ragazza gli si accoccolava a fianco. Il gatto rosso, non se lo fece ripetere due volte prima di mettersi in mezzo a loro, guardandoli con occhi vispi. Lui lo sapeva da tanto che quei due erano fatti per stare insieme. Cercava di farglielo capire, ma era pur sempre un gatto!

Lo sguardo del Serpeverde vagò nella stanza, andandosi a posare sul comodino della ragazza. C'era un oggetto che gli era molto familiare su di esso, poggiato sopra quello che sembrava un vecchio libro di favole.

"Il mio lettore!". Lo prese quasi con riverenza. Cielo, quante ne aveva passate quel lettore! Era sempre stato affascinato dalla cultura babbana ma sapeva che ad Hogwarts era inutilizzabile così aveva provato e riprovato fino a trovare un incantesimo che lo facesse funzionare. E ce erano voluti di tentativi!

"Già". Hermione arrossì. "Non te l'ho più restituito. L'ho trovato sul treno il giorno che siamo tornati a scuola!".

Il ragazzo abbozzò un sorriso, prima di mormorare "Amplifica". Dolci note presero allora danzare nell'aria.

I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you

"Mi spiace. Ti ho disturbato, proprio quando eri riuscita a dormire serenamente". Teneva il capo chino. Quelle parole colpirono Hermione profondamente. Come lo sapeva...

"Che vuoi dire?"

"So che non riuscivi a dormire nelle notti passate. Io lo sentivo. E non era solo per Potter. C'entra Weasley, non è vero?". Lo sguardo di Draco s'era fatto d'improvviso scuro. Era terrorizzato dal pensiero che un giorno lei si fosse accorta della sua debolezza e lo avrebbe lasciato solo.

Mya gli accarezzò una mano, riscaldandola tra le sue. Era vero, non aveva dormito molto in quelle notti, ed era anche vero che c'entrava Ron ma non per il motivo per la quale credeva lui.

"Gia. Ma come fai a saperlo?"

Questa sua ammissione faceva più male di mille frustate ma il biondo si costrinse a continuare. "è come quando desidero fortemente una cosa e poi si materializza, come ho fatto con quel ragno nell'aula di Piton. Io lo avvertivo qui". Si posò la mano destra sul petto, il cuore che gli faceva male. Era costretto a battere, ma era uno sforzo continuare a vivere. "Lui ti piace ancora?".

And so I have to say before I go
That I just want you to know
I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

Credeva che le piacesse Ron? Era per questo che si rifiutava di guardarla negli occhi? Ma lei non pensava al rosso in quella maniera, non aveva capito che il suo cuore batteva solo per i suoi occhi di tempesta?

"No, Draco, no!". Gli baciò la guancia, facendogli spalancare gli occhi per la sorpresa. Con tutto se stesso, il Serpeverde sperò che fosse vero.

"Io voglio bene a Ron. Ma non come lui vorrebbe. Sono solo arrabbiata che stia usando Lavanda per vendicarsi di me che l'ho respinto! Lei è sempre stata innamorata di lui e quello che sta facendo non è giusto. Credimi!".

Draco non riusciva a credere alle proprie orecchie. Lenticchia aveva ricevuto un due di picche? Era già da qualche giorno che lo vedeva sempre abbracciato alla Brown, soprattutto se Mya era nei paraggi ma non poteva credere che il rosso si fosse abbassato a tanto. Era un'azione ignobile persino per lui.

"C-Come l'hai respinto?" Riuscì a farfugliare mentre la ragazza prese a raccontargli ciò che era successo il giorno dell'incidente a Pozioni. Del colloquio con Silente, della sfuriata di Ron e del ceffone che gli aveva dato. Draco non poté dire di non provare un certo senso di soddisfazione a quel punto.

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears

"Però avete litigato per colpa mia". Sapeva che, infondo, era vero. Anche lui aveva la sua parte di colpa. Solo perché Hermione lo aveva difeso. "Io non faccio altro che complicarti la vita".

"Non dire sciocchezze!". Un fuoco nuovo era balenato negli occhi della Grifondoro. "Se Ron è un idiota non è colpa tua!". 'Mione gli aveva messo il broncio cercando di farlo reagire. L'autocommiserazione non era di certo il suo forte.

"Sì, però è vero che sono stato io a far comparire quel ragno! Ti causo solo dispiaceri! ". Un ceffone si abbatté sulla nuca del ragazzo cogliendolo di sorpresa.

"Scemo! Sei solo uno scemo, pieno di te e narcisista. Io voglio essere tua amica e nessuno, nessuno più dire il contrario! Faccio quello che mi pare". Aveva voltato il capo indispettita senza vedere il sorriso felice che rischiarava le nubi negli occhi di Draco. Lei voleva stare con lui. Gli bastava solo questo per vivere.

That’s why I need you to hear
I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You

Si gettò su di lei, prendendo a farle il solletico. Hermione rideva, cercava di divincolarsi ma, infondo, non voleva liberarsi davvero. Era bello vederlo nuovamente felice.

"Chi sarebbe l'egocentrico narcisista?". Lui la guardò con una finta espressione burbera prima di ridere con lei.

"Sta zitto, furetto!"

Il biondo prese a solleticarla ancora e ancora, fino a farla piangere dal ridere. "Arrenditi, isterica di una Grifondoro!"

"Mai, scemo di un Serpeverde!". Gli fece una linguaccia. Continuarono così per un bel pò quando dovette arrendersi. Aveva riso tanto che le mancava l'aria.

"Mi arrendo, mi arrendo. Non riesco più a respirare!"

Draco la lasciò andare immediatamente sedendosi sulle ginocchia. Un ghigno malizioso gli illuminò il viso.

"Allora, qual'è il mio premio?"

"Come il premio?". Hermione stava ancora cercando di riprendersi quando quella domanda la colse un pò alla sprovvista.

"Hai detto che ho vinto. Quindi voglio un premio!". Aveva annuito lui convinto.

"E hai qualcosa in mente, in particolare?". La ragazza lo guardava affascinata. Quant'era bello quando rideva!

Il ragazzo dagli occhi di tempesta sembrò pensarci su per un pò prima di risponderle. "Voglio un bacio. Sì voglio un bacio!"

Prima  che riuscisse a rendersi conto di cosa stesse succedendo le calde labbra di Hermione si posarono sulle sue. Quel bacio durò alcuni secondi prima che i due si scostassero per guardarsi negli occhi. Occhi dorati  incontrarono occhi d'acciaio e in quel momento sembrò che le loro anime si fossero fuse in un tutt'uno.

Si avvicinarono nuovamente ma questo bacio fu molto diverso. Draco le cinse la vita mentre la ragazza gli circondò il collo con le braccia per stringerlo ancora di più a sé.  Con estrema dolcezza il biondo le sfiorò le labbra con la lingua, chiedendole il permesso di entrare. Lei le dischiuse felice mentre le loro lingue presero a cercarsi e accarezzarsi, una felicità nuova nell'essersi finalmente trovati e donati fino alla fine. Non si erano mai sentiti così. Il mondo intorno a loro era scomparso, lasciando il posto ad un bellissimo sogno, il loro sogno.

Con una mano prese a sfiorare la guancia della ragazza, lentamente con la punta delle dita, quasi stesse toccando qualcosa di sacro e immacolato. Poi il mento ed infine le labbra. Piccoli baci sul labbro superiore, poi su quello inferiore, gli occhi stretti, il viso in fiamme. Si perse nuovamente nella dolcezza della bocca della sua Mya, come un eremita del deserto alla ricerca di un'oasi di salvezza.

Hermione sentiva che ogni nervo del suo corpo fosse sul punto di esplodere, esplodere in scintille multicolori quasi come se fossero fuochi d'artificio. Ma questo era niente rispetto a quello che Draco stava provando in quel momento. Il ragazzo udiva il cuore martellargli nelle orecchie, una fiamma prorompente aveva preso a scorrere nelle sue vene.

Continuarono a baciarsi per un tempo infinito e riluttanti si lasciarono andare, quando il bisogno di aria rese loro impossibile continuare. Lui continuava a cingerle la vita, le mani di  lei ancora intrecciate sul suo collo. Gli era così vicino da sentire il suo respiro di menta sulla pelle, il suo caldo corpo stretto al proprio. Le braccia del Serpeverde la stringevano protettiva, non si era mai sentita così al sicuro. Non avrebbe mai lasciare quel caldo rifugio.

Draco aveva paura di aprire gli occhi, ancora non convinto che tutto questo fosse reale. Era impossibile che Hermione Granger fosse qui con lui, le sue braccia intorno a lei, le proprie labbra ancora una volta sulle sue. Non c'era bisogno di parole in quel momento: era il loro momento, solo loro.

Si staccarono lentamente, lanciandosi fuggevoli sguardi imbarazzati. Il profumo della ragazza lo stava spingendo alla pazzia mentre lei rimaneva immobile, paralizzata. Sapeva che non poteva lasciarla andare, se solo il tempo si fosse fermato; sarebbe stato perfetto. Poteva trascorrere tutta la sua vita così, con Mya tra le braccia. E se questo poi si fosse rivelato un sogno, non sapeva davvero come avrebbe continuato a vivere. Semplicemente non poteva.

Hermione si portò una mano alle labbra. Era stato meraviglioso."Wow!" Fu tutto quello che lui riuscì a dire.

"Devi avere molta esperienza per baciare così". La moretta tentò di sdrammatizzare quella situazione che stava diventando incredibilmente imbarazzante per entrambi.

Lui arrossì. "é solo il mio secondo bacio". Le rispose. "Il primo lo sai quando è stato". Entrambi tornarono con la mente a quella sera di tempesta ed entrambi arrossirono ancora di più.

"Anche per me!". Mormorò la Grifondoro. Guardò il suo principe, ipnotizzata: sembrava un angelo, la pelle candida che risplendeva di luce propria. I suoi capelli erano arruffati, il viso arrossato, le labbra gonfie e rosse per i loro baci. era il più bel ragazzo che avesse mai visto, anche nei suoi sogni. Sentì il cuore sobbalzarle quando lui sollevò una mano per carezzarle il viso, le sue dita morbide contro la sua pelle accaldata. la sfiorò piano, prima di distogliere lo sguardo. Gli pareva di compiere un peccato mortale solo a guardarla.

Draco si massaggiò la nuca. Si sentiva avvampare. "Non so te ma non credo di riuscire a dormire, stanotte". Come avrebbe potuto dormire dopo un'esperienza così. Forse era morto e questo era il suo Paradiso?

"Nemmeno io". Hermione avrebbe voluto baciarlo ancora una volta, anche solo per un istante. Tutta la solitudine, tutta la tristezza che aveva provato in quegli anni si era sciolta come neve riscaldata dai caldi raggi della primavera. Era Draco il suo sole.

Il ragazzo si guardò intorno. Il cuore gli martellava ancora furiosamente ma era una sensazione strana quella che stava provando. L'amore che provava da sempre per la ragazza  sembrò d'un tratto fondersi con qualcos'altro. Un caldo languore che non gli apparteneva. Aveva l'adrenalina a mille.

Prese quel vecchio libro dal comodino. Era usurato non solo dal tempo ma dall'essere stato riletto tante e tante volte. La copertina era scollata in molti punti e le pagine era ingiallite. Tuttavia il titolo era ancora leggibile, in un corsivo dorato.

"La Bella e la Bestia. Una fiaba per bambini?". Sorrise divertito. Mai avrebbe immaginato che Hermione Granger potesse leggere delle storie per bambini. Sollevò le sopracciglia scettico, in un'espressione che tradiva le sue emozioni.

"Ehi, è una bella storia!".

"Di una principessa dolce e gentile che si innamora di un principe coraggioso e aitante?". Quella strana smorfia di scherno sembrava proprio non volerlo abbandonare, anche se non poteva dire di averla ereditata dalla famiglia Malfoy.

"No". Lei scosse la testa. Pensare alla bestia le faceva venire in mente lui, sempre. "Di una povera contadina che si innamora di un principe, reso mostruoso da un maleficio. Un principe egoista, viziato e orgoglioso!". Scandì con energia quelle parole, sottolineando tre di quelle qualità che rendevano Draco...beh, Draco.

"Un principe che aveva solo bisogno d'amore, nascosto sotto una spessa maschera di ghiaccio". Si accoccolarono nuovamente l'una tra le braccia dell'altro mentre la ragazza prese a leggere con voce chiara. Il giovane la ascoltava rapito. Quella storia sembrava essere stata scritta solo per loro due...

E perse ogni speranza...chi mai avrebbe potuto amare una bestia...

Quella semplice frase, lo colpì profondamente. Sfiorando l'orecchio di Mya, con un lieve sussurro, le porse una domanda, una domanda che avrebbe per sempre potuto cambiare le loro vite...

"E tu, Hermione Granger, potrai mai amare una bestia come me?"

******

La luce accecante che lo aveva avvolto iniziò a dissolversi lentamente. Doveva aver funzionato.

Harry James Potter cercò di aprire gli occhi ma era ancora molto confuso. Era disteso sul pavimento, un braccio teso a schermarsi il viso.

"Fatta una bella vacanza, Harry?". La voce di Albus Silente lo riportò alla realtà mentre le labbra del giovane si piegavano in un bel sorriso.

"Nemmeno immagina quanto professore!". Fu la risposta del giovane.

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Note: eccoci di nuovo. Scusate il  ritardo ma non è dipeso dalla mia volontà. Il mio computer aveva preso un cavolo di virus e non riuscivo proprio a formattarlo. Spero che questo cap soddisfi l'attesa che siete stati costretti a subire. Come al solito partiamo con i chiarimenti.

La prima parte scritta in corsivo si tratta di una specie di visione. Mentre succede nella realtà, il bel biondino ne è testimone nei suoi sogni. Se ci fate caso ad un certo punto sembra che lo sguardo di Voldemort incontri quello di Draco. Non è solo un'illusione. Tu-sai-chi si accorge per davvero della presenza del Serpeverde. Quindi ecco la causa che scatena la seconda parte. L'Amitte animum ricomincia a dare i suoi effetti.

E si sono baciati un'altra volta. (Sto gongolando in un brodo di giuggiole). Mi mancavano qualche smanceria fra Harmione e Draco così ho aggiunto miele a volontà. Spero che vi sia piaciuto. Ahh, certo che se tutti i ragazzi fossero così altro che Principe Azzurro. Non usciremmo mai di casa: qualche rapimento qua e là, qualche sonno di cent'anni, giusto per un bacio che farebbe resuscitare anche i morti. Cmq, povero Draco... certo che gliene stanno capitando davvero di tutti i colori...

Qualcuno si è lamentato perché il rating non è esattamente NC-17 e vorrei scusarmi per questo. è la mia prima fic quindi ho pensato che visto gli argomenti trattati dovevo andarci cauta. Anche se sono io la prima a cercare di smorzarli un pò, alla fine.

Nel prossimo cap ci saranno una sfilza di chiarimenti, fra Silente, Remus e Harry, sulla questione Dark and Light Warriors, fra Harry e Ron, che tenterà in tutti i modi di far ingelosire Mione, fra Mione e Harry, che cercherà di scoprire fino a dove la ragazza sia arrivata con il biondino e naturalmente fra i due fratellini.

Ho pensato di aggiungere la canzone "The Reason" degli Hoobstank, la adoro. Credo che abbia riassunto molto bene il momento.

Che posso dire: aspettate "I want to be your friend" per vederne delle belle. E allora recensite...recensite...recensite...

 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** I Want To Be your Friend ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 14: I Want To Be Your Friend

"Avevo già visto il gramo dei Black sulla sua spalla, ma Draco, o almeno il Draco che ho incontrato nel futuro, me lo ha confermato. Lui è il figlio di Sirius...". Le parole, pronunciate con un tono quasi assente perso in un ricordo ancora vivido, gli morirono in gola e non riuscì ad aggiungere altro. Il suo sguardo cadde su Remus, il professore scioccato, gli occhi sbarrati sulle sue mani quasi vi potesse trovare le risposte che stavano cercando. Silente si limitò a sospirare anche se, Harry lo aveva capito, l'anziano preside doveva saperlo da molto. Eppure... perché aveva taciuto? Sirius non aveva avuto il diritto di conoscere suo figlio prima che... prima che...

"Draco Malfoy... il figlio del vecchio Felpato... sembra quasi un incubo...". Mooney si passò una mano tra i capelli rossicci ma la sua espressione di stupore non accennava a voler svanire. Quel ragazzo così arrogante era l'unica persona della quale non avrebbe mai sospettato anche se, doveva ammetterlo il suo modo di comportarsi non gli era del tutto sconosciuto. "Quella serpe..."

"No!". Harry era scattato in piedi, spinto da un impeto mai provato prima. "Lo so che può sembrarti impossibile Mooney, però Draco è un bravo ragazzo. Io l'ho visto, ho visto il bene che voleva ai suoi figli, l'amore che provava per Hermione, non erano tutte menzogne. So che le parole che mi ha detto gli venivano dal cuore perché l'ho sentito. Ho sentito il nostro legame". Aveva quasi urlato ad uno dei suoi migliori amici ma non gliene importava. Sapere ciò che Lucius aveva fatto al Serpeverde gli faceva andare il sangue alla testa. Non l'avrebbe mai più permesso.

"Ora calmati, Harry. Forse sarebbe meglio che tu cominciassi dall'inizio. Senza tralasciare niente". Con gentilezza, il vecchio Silente fece sedere nuovamente il ragazzo sulla rossa sedia del suo studio, sorridendo allo sguardo di scusa mista a imbarazzo che il Grifondoro aveva lanciato al suo vecchio amico.

Il giovane Potter trasse un respiro profondo e iniziò a raccontare. Parlò senza mai fermarsi, alle volta scattando in piedi, alle volte gesticolando mentre cercava di imitare qualche mossa che particolarmente lo avevano colpito, parlò per quasi un'ora intera, mentre i sue insegnanti lo ascoltavano rapito. Il suo ritorno a scuola, la pozione, l'incontro con i nuovi Malandrini, il Blob ed, infine, il suo colloquio con il Draco e l'Harry adulti. Di come era venuto a conoscenza dell' Incantesimo Dimenticato e del Potere della Luna. Pensandoci adesso, gli pareva davvero di aver vissuto in un sogno. Stremato si lasciò cadere sulla poltrona, il viso sudato, gli occhiali che lentamente gli scendevano lungo il naso, solleticandolo. Poteva capire lo scetticismo di Mooney, non poteva fargliene un torto. Aveva bisogno di una prova ma quale? Come un fulmine improvviso, la sua mente fu attraversata da una scossa. Una prova... lui l'aveva una prova... iniziò a frugarsi nella tasca nervosamente... ah sì, eccola.

"Prima di rimandarmi indietro, Draco mi ha dato questa. Mi ha detto che avrei capito da solo quando ne avesse avuto più bisogno". Porse quella sua piccola fotografia a Remus, che forse era anche più nervoso di lui. Silente, alle spalle del licantropo, si lasciò sfuggite una tenue risata, gli occhi azzurri che scintillavano di gioia e soddisfazione.

"Proprio una bella famiglia, non trova professor Lupin?". Posò una mano sulla spalla dell'ultimo malandrino che solo allora sembrò riprendersi da quello stato di trance. La sua risata si unì a quella del preside. "Perché tutto questo non mi stupisce, oramai? Malfoy ed Hermione. Sposati e con cinque figli...". Scosse la testa divertito mentre Harry sembrò arrossire di colpo.

"In realtà, sarebbero sette. Hermione era di nuovo... hai capito, no..."

"Oh". Gli occhi del professore di Difesa contro le Arto Oscure, si spalancarono  ancora di più.

"Certo che si sono dati da fare. Immagino i guai che quei ragazzi potranno combinare una volta arrivati ad Hogwarts. Con due genitori così".

"è quello che ho pensato anch'io. Quando poi ho scoperto che mia figlia Lily usciva con Ryan, Draco-Versione Grifondoro- Numero II, mi è quasi venuto un colpo! E, comunque, non è più Malfoy." Occhi di cielo e occhi d'ambra erano fissi su di lui. "Ha adottato il suo vero cognome: Black e pareva andarne anche molto fiero". Harry si grattò distrattamente la testa. Insomma, era vero che stava rivalutando il Serpeverde  ma avere un furetto in famiglia era ancora difficile ma digerire.

"Da fratelli a con-suoceri, è un bel passo avanti non trovi?". Lupin aveva cercato di ridere ma il sapere che il figlio di Sirius aveva deciso di adottare il cognome del suo vero padre poneva il ragazzo in una nuova luce.

"Non è divertente, Remus! Mini-ferret ha lo stesso carattere di suo padre, la stessa capacità di darmi sui nervi in meno di cinque secondi". Il Ragazzo Sopravvissuto sembrava seccato ma la sua espressione si addolcì ricordando le parole di suo figlio Sirius. "Però è stato vicino a mio figlio Sirius quando io sono stato così stupido da non accorgermi del male che gli facevo. Solo per questo gliene sarò eternamente grato". Si portò le ginocchia al petto, stringendole a sé come un bambino. "Per tutta la mia vita, sono stato solo. Lo so che ora ho voi, Ron, Hermione, la famiglia Weasley, ma il fatto di dover essere il prescelto che sconfiggerà Voldemort ha creato un baratro tra me e le persone che mi circondano. è come essere stato messo su un piedistallo dalla quale non riesco più a scendere. Incatenato dalla paura di poter fallire..."

"Harry". Prima che Mooney potesse aggiungere altro Harry si alzò in piedi, il suo viso illuminato. "Ora, però, c'è qualcuno come me, qualcuno con cui dividere questo peso che mi porto addosso. E non mi importa se Lucius Malfoy o anche Voldemort in persona, proveranno a fermarmi. Anche a costo di finire ad Azkaban, io proteggerò mio fratello. E nessuno potrà fermarmi!".

"Sono parole molto coraggiose le tue, Harry. E credimi, Draco avrà bisogno di tutto il tuo aiuto prima di quando tu non possa credere". L'anziano professore prese un foglio accartocciato dalla sua scrivania, un foglio che sembrava essere stato scritto molto in fretta.

"Alastor mi ha scritto qualche ora fa. Voldemort e i suoi seguaci hanno assaltato la prigione di Azkaban, facendo fuggire Malfoy. Il loro obiettivo ora è sicuramente il ragazzo".

"Ma perché?". Chiese Lupin.

Lo sguardo di Harry si sostava rapidamente da Mooney a Silente in una muta domanda. Cosa non gli stavano dicendo?

"Harry conosce la verità e sicuramente l'incantesimo che hanno usato su Mal..." Era ancora difficile non pensare a lui come ad un Malfoy. " Draco dovrebbe essersi spezzato oramai. Per nostra fortuna quando hanno cercato di rubare il Libro della Luna dal Ministero siamo riusciti ad impossessarcene, quindi non riesco proprio a capire quale sia il loro obiettivo".

"Cos'è il Libro della Luna?".

Fu Silente a rispondergli. "è un libro molto antico che risale all'epoca dei Saggi. Riporta per intero la profezia sui Warriors leggendari e sullo scontro finale contro le forze del Male che porterà al Raquiem, la fine del mondo fino ad oggi conosciuto. Quando ci siamo accorti che tutti i testi sulla quale era citata la Profezia del Raquiem stavano sparendo, sottratti da mani ignote, abbiamo tenuto sott'occhio il Ministero prevedendo un attacco. Ed è proprio quello che si è verificato". Il vecchio professore si tolse gli occhiali, stropicciandosi stancamente gli occhi. "Fin dai suoi anni come studente in questa scuola, Tom Riddle è sempre stato affascinato dalla leggenda sulla fine del mondo, la sua era quasi un'ossessione. è vero, Remus, Harry conosce la verità ma Draco? Tutto ciò che quel ragazzo sa è di non essere il figlio di Lucius e siamo davvero molto lontani dall'ottenere la sua fiducia più totale. A differenza del Light Warrior, per cui il Bene è una condizione propria della sua natura, per il Dark Warrior è diverso. Ci serve che usi la forza positiva delle Tenebre per spazzare Voldemort una volta per tutte ma il suo potere è insidioso e pericoloso: come una lama a doppio taglio. La paura di perdere le persone care è il primo passo verso il Lato Oscuro. Quel ragazzo si sente tradito e non vorrà mai appoggiarsi a qualcuno se non a se stesso. Nessuno dei due ragazzi è pronto per il bonding". Quei suoi occhi azzurro cielo sembravano contenere tutta la conoscenza del mondo. "Draco sta sviluppando le sue capacità senza accorgersene ma il suo obiettivo non è di certo fermare Voldemort".

Harry capì. Prima che potesse rendersene conto le parole gli uscirono dalle labbra in un sussurro. "Hermione. Sta usando il suo potere per proteggere Hermione".

Silente annuì. "Per il signor Malfoy, anzi potremmo anche dire per il signor Black, nulla è più importante della felicità della signorina Granger. E temo che non si fermerà davanti a niente pur di proteggere la persona che ama. Non conosciamo il maleficio che hanno usato per privarlo dell'anima e fino al momento nella quale saremo certi che sia stato sciolto la nostra priorità è difendere la sua vita."

Mai nella sua vita, il giovane Grifondoro si era sentito così esausto. Più raccoglievano  tasselli per quel complicato mosaico, più la meta sembrava lontana. "Allora, che si fa, professor Silente?"

"Aspettiamo, Harry, aspettiamo". Fanny si poggiò sulla spalla del vecchio preside, intonando una dolce melodia per rinfrancare i cuori di tutti. "Il viaggio che vi porterà a scoprire la vostra vera natura, il vostro passato, è un viaggio che dovrete compiere insieme. Dovrete fidarvi ciecamente l'uno dell'altro, come inseparabili sono la luce e l'ombra. Il tempo ci porterà le risposte che cerchiamo".

"Peccato solo che non ne abbiamo molto di tempo". Remus Lupin, il Malandrino paziente e posato, sembrava proprio aver perso questa sua grande virtù. Aveva già perduto Sirius e ora niente sarebbe capitato a suo figlio. Provava molta stima per Silente e Harry e lui, prima di tutti, aveva scoperto il dolore dell'emarginazione. Avrebbe dato a quel ragazzo la possibilità che gli era stata negata da tutti, sperando che tutto finisse bene. Non poteva fare altro.

"Abbiamo tempo a sufficienza, Remus. Quanto a te Harry, non far parola con nessuno di cosa hai scoperto nel tuo piccolo viaggio nel tempo. Puoi parlare dei nuovi Malandrini ma, mi raccomando, non potrai mai rivelare la loro identità e soprattutto il segreto che riguarda la vera paternità del signor Black. Nemmeno al signor Weasley e alla signorina Granger, mi spiace".

"Ma perché? Sono sicura che almeno Hermione potrà aiutarci..."

"Meglio di no. Non dobbiamo destare la curiosità del nemico troppo presto. Purtroppo Hogwarts non è più sicura come un tempo". Era vero. Le foze di Voldemort erano riuscite a penetrare anche in quella che era considerata l'ultima roccaforte del bene.

"E Draco? Bisogna dirgli che Sirius era suo padre?"

"Ci penseremo al momento opportuno. Ora come ora  sapere la vera identità di suo padre non gli porterebbe alcun giovamento".

Harry si limitò ad annuire. Non gli piaceva dover nascondere cose tanto importanti ai suoi amici... era come mentire. Ma che scelta aveva? Se ne avesse parlato a Ron ed Hermione li avrebbe esposti a pericoli inimmaginabili, troppo grandi per le loro forze. Se voleva sconfiggere Voldemort, l'unica possibilità che aveva era riporre fiducia in lui...

Sbrigati Draco, abbiamo bisogno di te...

******

"Ah, Harry ti sei perso la prima partita di Quidditch dell'anno! è stata fenomenale! Abbiamo battuto Corvonero per 280 a 60! Senza la Chang non hanno speranze quest'anno!"

Quasi fosse stato posseduto dalla divinità del Quidditch, Ronald Weasley era balzato su uno dei letti liberi dell'infermeria esibendosi in una serie di acrobazie che potessero descrivere al suo più caro amico l'eclatante vittoria che avevano avuto sulla squadra di Cosetta Corvonero.

Anche quella notte che sembrava interminabile era passata. Subito dopo il colloquio con Silente, Harry era stato spedito in infermeria a riposare. Non che fosse malato o altro, ma secondo l'anziano preside gli occorreva un posto tranquillo su cui riflettere. E naturalmente nessun posto era più tranquillo dell'infermeria... almeno lo era stata fino alle otto di quel sabato mattina, quando l'intera casa dei Grifondoro si era riversata al suo interno, incurante delle proteste di Madama Chips, per salutare il suo beniamino. All'appello mancava solo Hermione che, a quanto gli aveva riferito Ginny, doveva discutere di una faccenda davvero importante con il preside. Però la ragazza aveva promesso che li avrebbe raggiunti più tardi.

Intorno a lui c'era il caos. Gente che rideva, scherzava, Colin che gli scattava le foto, non che vi fosse nulla di strano in questo, quasi si fossero ritrovati per la festa della Coppa delle Case. Naturalmente tutti avevano voluto sapere cosa gli era successo e aveva cercato in tutti i modi di attenersi a ciò che Silente gli aveva consigliato: evitare i dettagli. Le sue peripezie avevano scatenato la curiosità soprattutto dei più giovani e ben presto l'intera stanza era piombata in un profondo silenzio interrotto solo dal racconto del Ragazzo Sopravvissuto.

Ginny lo osservava pensierosa. Harry stava nascondendo qualcosa, qualcosa che lo rendeva molto nervoso. Sapeva che sicuramente Silente gli aveva fatto giurare di tenere segreto ciò che lo metteva così a disagio, tuttavia non poteva smettere di preoccuparsi. Sia chiaro era felicissima che Harry fosse tornato ma detestava quando gli altri insistevano a considerarlo quasi un eroe leggendario, senza punti deboli. Era umano: poteva sanguinare, piangere, soffrire anche lui e questa era la cosa che temeva di più. Harry aveva già patito abbastanza.

"E non sai il bello, Harry!". Ron, con il suo faccione allegro pieno di lentiggini, gli era balzato davanti. "Abbiamo parlato con la McGranitt! è convinta di riuscire a revocare la tua squalifica! Potrai di nuovo giocare a Quidditch!!!"

S'abbracciarono felicissimi. Se avesse potuto Harry Potter avrebbe baciato la McGranitt. Era meraviglioso! Fino a quel momento aveva dovuto accontentarsi di essere il consulente tecnico della squadra ma ora poteva tornare in campo insieme alla sua Firebolt! Era un sogno diventato realtà... Ma, purtroppo, anche i sogni più bello hanno le loro ombre e questo non era da meno...

"Già. Ora non avremmo più problemi a vincere la Coppa anche quest'anno. E poi ho sentito che i Serpeverde hanno sbattuto Malfoy fuori dalla squadra. Che idioti era il loro unico giocatore decente!". Dean strinse il pugno in segno di vittoria ma le sue parole non ebbero lo stesso effetto su Harry.

"M-malfoy fuori dalla squadra?" Era assurdo, non voleva crederci: quella era davvero un'idea da folli ma non riuscì a stupirsene. Dopotutto quasi tutti i Serpeverde avevano un genitore Mangiamorte e pareva più che logico che Draco fosse allontanato ora che Lucius era stato arrestato.

"Ehi! Lasciamo perdere Mal-ferret!" Ron sembrò arrabbiarsi d'improvviso. "Mi è bastata la detenzione con Piton che ci siamo presi per colpa sua!"

"Quale detenzione con Piton?". Il tono che il rosso aveva usato non era piaciuto affatto. Cosa avevano combinato durante la sua assenza?

"La detenzione che si sono meritati dopo aver attaccato in sei Malfoy, all'uscita dalla lezione della Sprite. Sei contro uno!".

Ginny non aveva per niente digerito l'azione di suo fratello. Era stata da infame. Se si fosse ripetuta una cosa del genere, l'aveva minacciato, avrebbe riferito l'accaduto a mamma Weasley e allora sarebbero stati guai seri per lui.

Prima che chiunque potesse replicare, Madama Chips era entrata in infermeria minacciando di ricorrere a tutte le sue medicine se quel manipolo di Grifondoro non avessero lasciato riposare in pace il suo paziente. I ragazzi uscirono a malincuore, salutando Harry e promettendogli di tornare a trovarlo non appena Madama Chips si fosse distratta. Il ragazzo, però, li aveva salutati senza farci caso, ancora troppo shockato. Sperava di aver capito male ma la serietà sul volto della piccola Weasley non lasciava spazio ad alcun errore. Che cosa erano diventati i suoi amici?

Proprio in quel momento Hermione era entrata in infermeria, portando con sé un vassoio pieno di biscotti, omaggio di Dobby. Lei e Ginny si scambiarono uno sguardo d'intesa.

Tutto Ok? La rossina si limitò a a muovere solo le labbra ma la ragazza più grande aveva capito. Annuì impercettibilmente.

"Oh, bene, guarda un pò che ci degna della sua visita! Il tuo ragazzo sta bene?". Puro veleno c'era negli occhi di Ron ed Harry ne fu quasi spaventato. Ma Hermione Granger non abbassò lo sguardo. Se Weasley voleva la guerra, lui gliela avrebbe data!

"Sta benissimo, grazie!". Rispose con veemenza andandosi a sedere accanto ala ragazzo dagli occhi verdi.

Harry non capiva cosa stava succedendo, ma qualunque cosa fosse, aveva a che fare con una rissa di cui nessuno voleva parlargli.

"Ron, che è successo con Malfoy?"

"Niente. Gli abbiamo dato semplicemente la lezione che si meritava per quello che ti ha fatto. Il bastardo se le cavata, però. Peccato, si diceva che volesse lasciare la scuola ma a quanto pare ha cambiato idea!".

"Una lezione?! Sei contro uno lo chiami giusto?!". Hermione sentiva il forte impulso di spaccargli la faccia. Non lo riconosceva più.

"Ron!" Harry, tuttavia, anticipò questo suo desiderio. "è stato un incidente! E, poi, da quando sei diventato così spregevole! Draco non voleva farmi del male!"

A quella frase, il viso del penultimo di casa Weasley sembrò trasfigurarsi in una maschera di puro odio. "Ah, ora è Draco anche per te?! Siete una massa di traditori?! Come hai potuto, Harry!!!" Dando un calcio alla sedia uscì dall'infermeria come una furia, lasciando gli altri tre ragazzi allibiti.

Me li sta portando via, iniziò a borbottare come una nenia, me li sta portando via come quella voce aveva predetto...

******

"Ma cosa gli prende?"

Sia Ginny che Hermione si guardarono tristi, non sapendo davvero cosa rispondere a quella domanda. Da un mese a questa parte, Ron non era più lui.

"Non lo so, Harry". Gli occhi dorati della Grifondoro sembravano aver perso tutta la loro vitalità. "Prima potevamo pensare che volesse solo vendicarsi di Draco, ma ora davvero non lo so. Da quando sei sparito è diventato ancora più strano, più cattivo. Da quando ho rifiutato di tornare ad essere la sua ragazza, mi tratta come se fossi una traditrice!"

"Ouch!". Ecco il tasto dolente. "Non deve essere stato piacevole per lui!". Ma sapeva che c'era dell'altro.

"Non potevo mentire a me stessa, Harry. Io gli voglio bene come un fratello, non come lui voleva". Sembrava che Hermione provasse un forte senso di colpa per qualcosa che tuttavia non dipendeva da lei. Non si può scegliere chi amare, si ama e basta.

Ginny capì che avevano bisogno di restare un pò soli così si congedò da loro con la scusa di dover parlare con Calì. Con un pò di imbarazzo baciò Harry sulla guancia, scomparendo poco dopo rossa in viso. Il ragazzo non era di certo in condizioni migliori.

"Allora, sei la ragazza di Draco?". Non guardò la sua amica in viso e di questo lei gliene fu grata.

"No, non sono la sua ragazza, Harry. Draco è un amico, un amico in guai molto seri".

Lo sguardo scettico del Ragazzo Sopravvissuto la costrinse a continuare. "beh, io... io gli voglio bene... molto molto bene... " E, mentre la temperatura del suo volto cresceva, iniziò a farfugliare. "E ci siamo baciati... due volte!". Chiuse gli occhi aspettandosi una sfuriata ma quella non arrivò mai. Quando li riaprì, Harry la guardava gentile.

"Non sei arrabbiato con me, perché sono diventata sua amica?"

"Ti avrebbe fermata se ti avessi risposto di no?"

Lei si limitò a scuotere la testa.

"Allora hai fatto la cosa giusta".

"Grazie, Harry". Lui ricambiò quel sorrise sincero ma non poté non sospirare rassegnato.

"Che ci troverete nei furetti platinati, è un mistero per me..." Harry si mise a fissare il soffitto, quasi sconfitto.

"Io e chi?"

"Niente, lascia perdere..." Tagliò corto.

******

"Uffa!" Non riusciva proprio a dormire. Continuava a rigirarsi nella brandina dalle candide lenzuola senza riuscire ad addormentarsi. Mille pensieri gli frullavano per la testa e niente sembrava dargli pace.

Che doveva fare? Parlare con Draco? Parlare prima con Hermione e cercare di studiare insieme una strategia da adottare? Non lo sapeva. E Ron, c'entrava il Signore Oscuro in questo suo cambiamento?

Madama Chips lo aveva costretto a rimanere a letto per tutto il giorno e gli aveva anche impedito di tornare in camera sua. Potrebbero esserci degli effetti collaterali tardivi, aveva detto. In realtà, non è che ci credeva molto.

Raccolse i vestiti puliti che Ginny gli aveva lasciato e iniziò a vestirsi in fretta. Aveva un paio d'ore prima che Madama Chips fosse tornata per la sua solita ronda quindi poteva sgattaiolare fuori indisturbato... o almeno così credeva.

Si stava abbottonando la tunica, calda di lana, contro l'inverno ormai alle porte e fu per questo che non si accorse di quella nuova presenza.

"Non dovresti uscire. Sbaglio, o sei malato?" Quella nuova voce era calma pacata, come non l'aveva mai sentita.

Occhi di smeraldo si sbarrarono per la sorpresa. Lentamente, come se il tempo facesse forza affinché lui restasse paralizzato, si voltarono trovandosi a tu per tu con degli straordinari occhi del colore del cielo in una notte di tempesta... gli occhi di Draco Malfoy.

Sentì un groppo formarsi alla gola, la mano che tremante si lasciò cadere lungo il fianco. Deglutì, ma quel senso di sconcerto non lo aveva abbandonato.

Lo stavano chiamando... sì, quegli occhi lo stavano chiamando...

Anche Draco parve paralizzato quando il suo sguardo incrociò quello di Harry. Il sangue prese a ribollirgli mentre sempre più forte la sentiva crescere. La sua magia, come un uragano, come un vento talmente forte che minacciava di spazzarlo via. Ma non riusciva a sottrarsi a quel contatto elettrico.

Numerosi minuti passarono prima che quel silenzio imbarazzante fosse spezzato. Ma per entrambi era solo l'inizio di quel cambiamento che avrebbe sconvolto le loro vite.

"N-Non sono malato". Farfugliò il Grifondoro. "Madama Chips è solo paranoica".

Il Serpeverde annuì, andandosi a sedere proprio di fronte ad Harry. Non parlava, si limitava a scrutarlo e il giovane Potter si sentì pervadere nuovamente da quella strana sensazione di essere osservato. Draco, capì, gli stava leggendo dentro.

"Perché sei qui, Draco?" Tornò a sedere sul letto, questa volta l'uno di fronte all'altro.

Il biondo voltò lo sguardo, che si perse nella luce della piena che filtrava da una tenda lasciata aperta. "Credo di doverti delle scuse per l'incidente a Pozioni". Lo disse in un tono distaccato quasi non fossero importanti le parole ma solo gli sguardi che si stavano scambiando.

"é stato un incidente, era Ron che volevi colpire, vero?"

L'altro annuì di nuovo. I suoi occhi di tempesta lo paralizzarono nuovamente. "Weasley dovrebbe imparare a tenere la bocca chiusa. Non è più in sé, da un mese a questa parte. La sua aura è sempre più oscura".

"Già. Non capisco nemmeno io. Ho saputo della rissa. Ti sei difeso bene, per essere stato da solo".

Il biondo abbozzò uno dei suoi famosi mezzi sorrisi, sollevando il sopracciglio destro scettico. "Erano dei Grifondoro, dopotutto..."

"Bastardo. E io che volevo scusarmi per il loro comportamento!". Non c'era astio nei loro insulti. Ognuno dei due sapeva che l'altro era troppo orgoglioso per ammettere completamente di essere dispiaciuto. Era meglio restare su di un terreno familiare.

"Scuse accettate, anche se, se me le avessi fatte in ginocchio, sarebbero state meglio. Ma dovrò accontentarmi, visto che non potrò più batterti a Quidditch". Stavolta aggrottò la sua fronte per intero.

"Tu non mi hai mai battuto a Quidditch!"

"Sottigliezze. Da quello che ho sentito la grande star tornerà presto sul campo!". Non avevano mai parlato per più di cinque minuti senza scambiarsi almeno un insulto. Questa era la prima conversazione civile che avevano da ben sei anni.

"In realtà non lo so". Harry abbassò lo sguardo. Strano come stesse confidando le sue preoccupazioni più profonde a qualcuno che per lui era quasi un estraneo. "Ho tante cose per la testa in questo momento... e poi senza un buon avversario non sarebbe divertente, non trovi?". Due sorrisi identici comparvero sui loro volti senza che nessuno dei due se ne accorgesse.

"Non c'è bisogno che mi sfotti, Potty. Sei tu il campione, qui".

"Beh, magari un giorno dovremmo fare un incontro uno contro uno, chissà che non ribalti il risultato".

Draco sorrise. Gli sarebbe piaciuto. Ma poi fu colpito come da una strana angoscia: perché il famoso Harry Potter si sforzava di essere gentile con lui? Cosa voleva?

S'alzò per prepararsi a scomparire nel buio ma una mano sulla spalla lo costrinse a fermarsi. Gli dava la schiena ma non voleva voltarsi. Non voleva vedere quegli occhi.

"Draco..."

"Questa è la seconda volta che mi chiami per nome, cosa vuoi da me Potter?". Il suo tono era duro ma Harry non se ne lasciò intimidire.

"Magari, voglio semplicemente essere tuo amico".

Essere mio amico. Quella frase continuava a rimbombargli nel cervello, senza sosta. Perché Harry Potter, il bambino prodigio del mondo magico, voleva essere suo amico? Non capiva.

Con questo ragazzo era diverso, non sapeva come rapportarsi. Solo tre persone facevano parte della sua vita, solo tre persone lo volevano nella sua vita.

Hermione: Draco amava Hermione e il loro affetto era un qualcosa di unico, che nulla aveva a che fare con l'amicizia tra ragazzi. Ginny era simpatica, ma percepiva che in lei forte era la compassione per il suo passato. Chi altro poteva considerare suo amico? Forse Zabini... no, il loro era un legame basato per lo più sulla sopravvivenza alle macchinazioni di Voldemort. Ricordava bene le sue parole, pronunciate in uno di quei giorni neri di un esilio impostosi da solo, lontano da Hermione.

******

Se ne stava appoggiato ad una vecchia quercia, in un pomeriggio piovigginoso. Non aveva voglia di tornare nella sua stanza per essere nuovamente assillato dal suo profumo con la consapevolezza di non poterla più stringere tra le braccia. Teneva gli occhi chiusi mentre un vento freddo gli paralizzava le ossa.

"Dovresti tornare da lei. è stupido quello che stai facendo te ne rendi conto, vero?"

Aveva spalancato gli occhi di colpo. davanti a lui, completamente vestito di nero. C'era Blaise Zabini.

"Cosa vuoi?". S'era alzato in piedi, pronto alla lotta se avesse dovuto.

"Non c'è bisogno di scaldarsi". L'altro aveva ridacchiato portando le mano in bella vista come dimostrazione della sua buona fede. "Volevo solo dirti che la tua ragazza è piuttosto infelice con questo tuo comportarti da idiota. Non dovresti farla piangere, altrimenti potrebbe venirmi voglia di consolarla". Non l'aveva sparata a caso, il moro sapeva che Draco avrebbe reagito nel peggiore dei modi.

"Sta lontano da lei, Zabini!". Con un gesto fulmineo, Draco gli aveva afferrato il bavero della tunica sbattendolo contro la quercia.

"Non ti preoccupare, lei è off-limits. E non solo per me. Weasleuccio pareva particolarmente furioso. Gira voce che la tua bella l'abbia colpito con un gancio alla mascella". Risero entrambi e il biondo lo lasciò andare. Non avvertiva nel moro una minaccia... almeno non per il momento.

"Come fai a saperlo?" Gli chiese sinceramente curioso.

"A che serve avere un fan club se poi non conosci i pettegolezzi di tutta Hogwarts, ti pare? Giravano voci interessanti anche su di te... si dice che tu voglia lasciare la scuola, assurdo non ti pare?" Blaise Zabini aveva preso a girargli intorno, quasi lo stesse analizzando.

"Che cosa vuoi, Blaise?"

"Quello che vuoi anche tu, Draco. Essere libero. E per ottenere questo, avrai bisogno del mio aiuto. Siamo sulla stessa barca, io e te. Vogliono costringerci a diventare quello che non siamo. Pensaci e fammi sapere". Non aggiunse altro. Gli dette una pacca sulla spalla e se ne andò via canticchiando un'assurda melodia.

******

"Perché?"

"Perché voglio farlo". Fu l'innocente risposta di Harry. "Senti, so che non ci conosciamo, che non siamo mai riusciti a guardarci in faccia senza tentare di strangolarci ma quello era il passato. Ora tutto è diverso." Stavolta Draco non poté non rimanere nuovamente catturato da quegli strani occhi verdi. "Hermione ne sarebbe felice. Quindi te lo chiedo ancora: amici?"

Hermione, avrebbe fatto di tutto per lei e Potter lo sapeva. Doveva aver giocato il suo asso nella manica.

Il Grifondoro gli tese la mano e per un attimo si rividero undicenni, davanti alla sala grande in quella medesima posizione. Ma San Potter aveva ragione. Stavolta le cose erano diverse. Osservò quella mano e proprio quando sembrava che il ragazzo in rosso stesse per ritirarla deluso, l'afferrò deciso.

"Per Hermione, solo per lei, sia chiaro".

"Per Hermione".

Quando le loro mani si strinsero, una luce bianca e nera le avvolse e in breve li circondò completamente. Erano l'uno di fronte all'altro... l'uno dentro l'altro. Draco era diventato Harry e Harry era diventato Draco. Conoscevano i pensieri che stavano attraversando la mente del ragazzo che stava loro di fonte, potevano percepire le sue emozioni, sapevano anticipare la sua prossima mossa... era diventati unici...un'unica realtà...un'unica entità... il bonding era iniziato.

Quel vorticare di sensazioni li lasciò storditi. Si staccarono di colpo, come se fossero stati colpiti da una scossa elettrica e in un certo senso era vero. Si allontanarono lentamente, lo sguardo sempre perso nell'altro. Inciamparono e caddero a terra. Ma niente fu detto. Non c'erano parole per descrivere quello che era appena accaduto. Quei minuti sembrarono loro vite intere.

"Devo andare, Potty. Ci si vede". Draco s'alzò malfermo, l'andatura barcollante verso la porta. Restò lì, una mano sullo stipite mentre Harry tentava di riprendere fiato.

"Ehi, potresti anche chiamarmi Harry, ora!". Lo sguardi di Potter era pura sfida.

"E rinunciare a chiamarti Potty... non lo farei mai!". Sghignazzò il Serpeverde prima di sparire nel buio.

"Aspetta. Volevo dirti..." Era trascorso solo qualche secondo fino a quando Harry aveva raggiunto la porta. Ma Draco già non c'era più. In lontananza, però, si sentiva uno strano ticchettio...

Sembrava... sembravano... i passi di un furetto...

******

Ben fatto, figlio mio... voci angeliche portate dal vento sussurrarono nel cielo d'ottobre.

"Ben fatto, ragazzi". Aveva concordato l'anziano professore Silente dal suo studio nell'ala più segreta di Hogwarts mentre Fanny, sulla sua spalla, aveva preso ad intonare la stessa melodia cantata da Blaise Zabini.

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Note: A grande richiesta ecco I want to be your friend. Superato il mio blocco, grazie alle one-shot nelle quali mi sono cimentata, ringrazio naturalmente coloro che le hanno recensite, ecco finalmente il nuovo cap. Come al solito ecco le piccole precisazioni.

Ho pensato di dare più rilievo a Zabini. Come personaggio mi piace e poi mi serviva almeno un Serpeverde su cui contare. Draco da solo non poteva di certo cavarsela. Questo, però, è uno Zabini un pò particolare: misterioso ed enigmatico. Credo di dover aggiungere un capitolo dove si parli meglio dell'incontro tra i due. Dipende come saprò cavarmela con la revisione. Ne vedremo delle belle.

Mi sono accorta che questa è una fic di spiritati. Un sacco di gente sente le voci. Beh, per chiunque se lo chieda, Draco perché è empatico, Harry perché ha bisogno di una guida e Ron... Ron non ve lo dico, altrimenti che sorpresa sarebbe!

Questo capitolo ha molti toni alla Star Wars, grande film a cui mi sono liberamente ispirata. Appena ho un giorno libero lo vado a vedere. Draco  ricorda un pò Anakin, non vi pare? Comunque, lui resterà buono, dopo alcuni casini, ma resterà buono sia chiaro! O dovrei dire lo diventerà?

Il Raquiem, se si scrive così, l'ho ripreso dall'anime Wolf's Rain. Mi piace come suona.

Cosa avrà mai detto Hermione a Silente? E cosa sa Ginny? Belle domande... non lo so nemmeno io. Tutto ciò che posso dirvi riguarda il bonding, il patto i fratellanza che inizia ad instaurarsi fra i nostri due protagonisti. Solo quando sarà completo inizierà a scoprirsi qualcosa di più sul potere della Luna. Non manca molto, non vi preoccupate.

Quindi: alla prossima!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Before The Yule Ball ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 15: Before The Yule Ball

Si sentiva molto nervoso. Un fremito sconosciuto gli attanagliava lo stomaco e non poteva fare nulla per scacciarlo. Come quando, inerme incatenato alla parete scura dei sotterranei, suo padre si preparava a rispedirlo nuovamente all'inferno. Brividi arcani scuotevano il suo essere e avrebbe tanto desiderato poter trovarsi a mille miglia lontano da quel luogo ma non poteva. Non poteva per lei. Se lui se ne fosse andato nessuno avrebbe potuto proteggerla dall'oscurità che minacciava di travolgerli. Non sapeva bene perché, perché aveva quegli strani poteri, perché tutto un tratto la sua vita sembrava essere diventata così importante per tutti i folli criminali di questa terra... non aveva nessuna risposta. Ma di una cosa era certo: avrebbe vissuto solo per lei, per tutto il tempo che gli sarebbe stato dato.

Non riusciva a scrollarsi di dosso il freddo che sembrava volerlo sommergere. Era insopportabile. Poi accadde qualcosa di strano. Caldo... sì, caldo. Una manina calda aveva afferrata la sua e d'improvviso fu come se il suo corpo fosse stato investito in pieno dai raggi di non uno ma mille soli, l'uno dentro l'altro. Era una sensazione unica.

"Oh, buongiorno signor Malfoy, signorina Granger. Posso fare qualcosa per voi?". Albus Silente osservò i due ragazzi di fronte a lui e si sentì in un certo senso sollevato. L'aura del giovane Draco pareva rischiararsi stando in compagnia della Grifondoro. Oggi, però, quella stessa aura sembrava agitarsi come una tempesta.

"Quando pensava di dirmi che Lucius è fuggito da Azkaban!". Il suo tono era violento e irato. Hermione se ne meravigliò profondamente. Quando stava con lei, Draco sembrava un'altra persona, forse il ragazzo che sarebbe stato se non fosse stato allevato come un Malfoy: dolce, gentile, sensibile, divertente... No, il ragazzo che era in realtà perché quello che tutti fino ad ora avevano conosciuto non era il vero Draco ma un marionetta che Lucius aveva creato a sua immagine e che non meritava di esistere. Però, quel suo sguardo pieno di collera le face quasi paura. Si costrinse a restare calma: Draco non le avrebbe mai fatto del male, questo lo sapeva.

"Draco, calmati, ti prego". Strinse di più la sua mano e lo costrinse a guardarla. Vedere i suoi occhi di miele, lo rasserenava ma nemmeno la presenza di Hermione poteva liberarlo dalla paura che lo stava lentamente consumando. Avrebbe fatto di tutto per non tornare in quell'inferno che era stata la sua vita.

"Lei come fa a saperlo, se posso chiederlo signor Malfoy?" Silente ora era decisamente incuriosito.

I due ragazzi si accomodarono sulle poltrone innanzi alla scrivania dell'anziano preside senza mai lasciarsi. L'uno era il sostegno dell'altro.

"L'ho visto". Occhi di tempesta si scontrarono con quelli azzurro cielo di Silente che, per un attimo, si sentì sopraffare dalla potenza di quello sguardo. "L'ho visto nei miei sogni e sono sicuro che non era un incubo come un altro. Voldemort vuole me, vuol farmi suo erede e mettermi contro tutti voi!". Si voltò a guardare la Grifondoro che nemmeno per un attimo aveva lasciato la sua mano e il preside capì che era l'incolumità della signorina Granger la prima preoccupazione di quel giovane che poteva essere tanto la loro salvezza quanto la loro condanna.

Albus Silente si alzò in piedi e all'improvviso ai due giovani parve più vecchio e più stanco. Gettò un pò di polvere nel camino e subito i volti di Severus Piton e Remus Lupin comparvero fra le fiamme rossastre. "Per favore, Severus, Remus raggiungetemi nel mio studio. C'è qualcosa di molto importante di cui mi piacerebbe discutere con voi".

Hermione non capiva perché il preside avesse richiesto l'intervento di Lupin e Piton ma sentì che non avrebbe portato a nulla di buono. Poteva solo significare che il pericolo era più vicino di quanto pensasse.

La paura di Mya iniziò ad entrare in lui e i suoi occhi si spalancarono di sorpresa. Mai prima di allora era riuscito a distinguere pienamente sensazioni che non erano sue. Erano sempre state solo percezioni confuse, quasi un sesto senso ma ora... TUM-TUM TU-TUM... ora riusciva a percepire l'aumentare del battito della ragazza che per lui valeva più della sua stessa vita. Con il pollice prese ad accarezzarle il dorso della mano e tanto sembrò bastarle perché un senso di fiducia incredibile lo pervase. Era bello.

"Buongiorno, professor Silente. Ragazzi". L'allegria di Mooney sembrava accentuare ancora di più la tensione che proveniva da Piton. Gli occhi neri del professore di Pozioni si concentrarono subito sul suo figlioccio in una muta domanda.

"Sto abbastanza bene, padrino. Ma non so per quanto". Fu la sincera risposta del Serpeverde che pareva tanto un bambino spaurito, persosi nella folla senza meta.

Sentire chiamare Severus Piton "padrino" ebbe un effetto alquanto sconvolgente su Hermione ma non della stessa portata che ebbe su Lupin che tuttavia si costrinse, come la ragazza, a restare in silenzio. Il professore di difesa contro le Arti Oscure non poté non trovare in quella situazione una strana ironia della sorte: al vecchio Felpato sarebbe venuto certamente un colpo nello scoprire che il suo unico figlio altri non era che il figlioccio del caro Snivellus. Quando si dice il destino...

"Forse è meglio se tu cominci dall'inizio, Draco".

Il ragazzo fu sorpreso dalla familiarità con la quale il professore gli aveva parlato. Silente pareva aver preso molto a cuore il suo futuro. Iniziò, così, il suo racconto senza mai fermarsi e senza mai distogliere lo sguardo da quello del preside.

"Voldemort è penetrato ad Azkaban e ha liberato Lucius". Pronunciò quel nome con tutto l'odio di cui era capace. "Lo ha afferrato per la gola e ha minacciato di ucciderlo se avesse in qualche modo mandato all'aria i suoi piani. Continuava a ripetere che il Dark Warrior non deve assolutamente ritornare alla Luce e che sto lentamente imparando a controllare i miei poteri". I suoi occhi si strinsero in due fessure minacciose. "Continuava a ripetermi presto!"Sibilò alla fine.

Severus Piton sentì il sangue ghiacciarglisi nelle vene. Proprio quello che temevano. Il volto di Silente divenne più cupo, alla ricerca delle parole adatte per avvicinarsi a quel ragazzo che era più simile a suo padre Sirius di quanto nessuno osasse pensare.

"Che cosa sono, professore! Una volta per tutte, che cosa sono!" Il biondo era scattato in piedi, in tutto la sua forza e potenza. La sua aura parve travolgere tutti i presenti. I mobili tremavano, i libri caddero dagli scaffali e la stessa Fanny  lanciò un urlo di paura. Davanti a loro non c'era più un debole ragazzino spaventato, come lo avevano visto quest'estate. C'era un enorme drago pronto ad incendiarli con un semplice sguardo.

"Tu sei quello che i Saggi chiamano il Dark Warrior, il signore della magia nera". I volti di Piton ed Hermione impallidirono a quelle parole, pendendo dalle labbra dell'anziano preside per un finale squarcio di verità. Il volto di Draco, invece, era impassibile come una statua di marmo. Remus lo fissava, stupito da tutto quell'auto controllo e per un attimo al suo posto parve rivedere Sirius, in quella stessa posizione mentre Silente parlava loro della minaccia di cui James e Lily sarebbero stati poi vittime. Ma, il professore, si accorse che c'era una differenza abissale tra padre e figlio: Draco non avrebbe mai rinunciato all'amore, anche a costo della sua vita. Si vedeva dal modo in cui teneva la giovane Granger per mano. Per quanto fosse pervaso dall'ira, la sua mano non stringeva mai quella della giovane con tanta forza da farle del male.

"Dovrai aver notato degli strani cambiamenti in te. Vedere ciò che per gli altri è in visibile, sentire ciò che per chiunque altro è silenzio. Ti è già capitato o sbaglio?". Occhi di cielo incontrarono quelli di tempesta e fu come se tra loro si fosse abbattuto un uragano.

"Perché io? Perché adesso!". Il suo tono era gelido, incolore.

"Perché sei il figlio di tua madre, Draco. Tua madre, che era una sacerdotessa del Potere della Luna, che poteva parlare con gli spiriti che permeano questo nostro mondo. Ecco perché. Adesso, perché fino a quando Lucius ti teneva sotto controllo i tuoi poteri sono rimasti latenti e tali sarebbero stati se Voldemort non avesse iniziato il suo ritorno al potere. Ti vuole come suo erede perché i tuoi poteri sono unici e potrai davvero fare la differenza in questa guerra. Ti basta come risposta?". Oh, il preside sapeva che c'era dell'altro ma aveva bisogno ancora di una prova per sapere e poteva continuare. Una sola, singola prova.

Le labbra del Serpeverde si curvarono in quello che era stato il tipico ghigno Malfoy e per un attimo Hermione temette che il Draco che aveva conosciuto, il Draco di cui si stava lentamente innamorando, non fosse mai esistito.

"Dov'è l'inganno, Silente?". Potente e arrogante era il giovane Black.

"Zitto, Malfoy". Stavolta fu Lupin ad intervenire. "Non pensi di aver esagerato!". Piton rimase in silenzio, troppo scosso per fare altro, ma con quella stessa domanda che rimbombava nella sua testa.

Ma Draco lo fulminò con un semplice sguardo carico di rabbia e rancore. Nessuno poteva permettersi di giocare con la sua vita. "No, che non ho esagerato! Lei lo sapeva fin dall'inizio, vero preside? Lei sapeva chi o cosa sono e perché Lucius è tanto interessato a me ma non ha fatto niente. Ha lasciato che venissi torturato per quasi diciassette anni! HA LASCIATO CHE MIA MADRE VENISSE UCCISA!!!"

Aveva preso a tremare incontrollabilmente ma nessuno osava avvicinarsi a lui. Strane voci presero ad entrare nella sua testa: voci intense, ricordi, visioni. Era un flusso incontrollabile. Ma più quel turbinio di pensieri e parole lo avvolgevano più una rabbia incontrollata saliva in lui. Iniziò a scuotere la testa, le mani che la tenevano stretta, le unghie che penetravano la carne delle tempie. "Potter, il guerriero di Luce... che maneggia l'Ombra di Luce, l'Energia che fa vivere ogni cosa... il Dark Warrior, la Luce nelle Tenebre, il guerriero dell'Oscurità... No... No... NO!" era entrato nella mente di Silente e persino il potente capo dell'Ordine della Fenice non aveva potuto fermarlo. Ecco la prova che cercava: se Light e Dark si fossero scontrati sarebbe stata l'Ombra a trionfare.

Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, pieni di terrore, vittima di una verità inaccettabile. Piton gli si avvicinò cauto ma la reazione del giovane fu molto più rapida. "NON AVVICINATEVI!!" Il professore di Pozioni rimase lì fermo mentre il Serpeverde continuava a tremare. La voce di Draco si era fatta più mesta come se tutto quello che aveva visto nella sua mente lo avesse privato di ogni fora. "Allora, Lucius aveva ragione, professore. Sono davvero un mostro che appartiene solo a Voldemort?". Aveva abbassato lo sguardo e le sue spalle in segno di resa. Era passato dalla furia più inaudita al dolore più profondo. Harry era quello immaginava, Draco era quello che sentiva.

Albus Silente gli si era avvicinato e ora lo aveva accolto fra le sue braccia come un nonno amorevole.

"No, Draco, no. Tu sei una creatura speciale!". Quando il ragazzo non fece cenno di voler muoversi, il vecchio preside gli fece sollevare il capo lentamente. "Ascolta bene: il tuo non sarà mai un potere oscuro sei il tuo cuore resterà puro come lo è adesso. Tu sei una persona buona e nessuno potrà mai dire del contrario".

"Io ho paura, professore. Ho tanta paura". Sussurrò.

"Allora noi ti proteggeremo. Non sarai mai più solo, Draco".

Il ragazzo annuì, stropicciandosi gli occhi per ricacciare indietro quelle lacrime che gli pizzicavano gli occhi. Hermione tornò a prendergli la mano e quel calore che lo aveva avvolto quando era entrato nello studio del preside lo pervase nuovamente.

"Io ho bisogno di pensarci su professore".

Il preside annuì. "Se mai dovessi avere altri sogni del genere, voglio che tu venga a parlarmene, ok?".

Il ragazzo salutò sommessamente e poi, accompagnato da Hermione, stretta a lui, si allontanò silenziosamente.

"Albus..." Il volto di Piton parve più pallido del solito. Stavolta aveva davvero paura. Non aveva nemmeno commentato lo strano attaccamento fra quei due ragazzi.

"Dobbiamo tenerci pronti". Il suo sguardo tenace si posò prima su Severus poi su Remus. "Voldemort verrà presto ad Hogwarts per riprendersi Draco e dovremo fare di tutto affinché questo non succeda!"

"Non preoccuparti, Albus. Nessuno toccherà Draco!". Rispose Mooney.

"Strano". La voce di Piton era strascicata, maligna. "Come mai Draco ti interessa tanto. Di solito il tuo primo pensiero è esclusivamente Potter!". Il suo viso si contrasse in una smorfia malevola.

"C'è molto di più nel passato di quel ragazzo di quanto tu possa credere... Snivellus!".

******

Avevano iniziato a correre senza alcuna spiegazione ma Hermione lo lasciò fare. Ora come ora non sapeva come comportarsi. Raggiunsero un corridoio deserto e solo allora il ragazzo decise di fermarsi. La giovane lo vide accasciarsi contro una parete con il viso basso. Il silenzio li stava uccidendo.

"E ora che succede, Hermione?"

Lei gli si sedette accanto, gli occhi fissi su una scura parete.

"Io non lo so, Draco. Davvero, non lo so".

"Ho paura, Mya, tanta tanta paura". Bisbigliò. "Ho paura che le tenebre mi sommergano una volta per tutte e di non riuscire più a liberarmi. Ho paura che mi portino via".

"SMETTILA!" Hermione urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Odiava vederlo così, aveva bisogno di scuotersi. "IO NON TI RICONOSCO PIù! DOV'è FINITA LA TUA DETERMINAZIONE DI UN TEMPO! HAI PAURA CHE LE TENEBRE DI AFFERRINO? ALLORA IO TI TENDERò LA MANO E TI PORTERò AL SICURO. E SE MAI DOVESSERO AVVOLGERTI URLERò TALMENTE FORTE CHE SARAI COSTRETTO A SENTIRMI E A TORNARE DA ME! HAI CAPITO?".

Draco alzò gli occhi e si perse in quelli dorati di lei. Hermione lo prese tra le braccia e lo strinse a sé, il suo capo biondo contro il battito del suo cuore. "Te lo già detto una volta. Tu per me sei importantissimo. E se qualcuno proverà a portarti via dovrà passare prima sul mio cadavere!".

Il Serpeverde si perse nel profumo della ragazza che amava e sentì il coraggio tornargli insieme alla forza che lei gli stava trasmettendo. Restarono per un pò in quella posizione prima che si alzasse lentamente. Gli occhi di tempesta erano tornati a risplendere battaglieri. Hermione si sollevò anche lei e lo osservava in attesa di una risposta.

"Ora stai bene?"

"Sì. Vai da Harry, so che vuoi farlo, io ho bisogno solo di riordinare le idee!". Le rispose con un sorriso.

La ragazza corrucciò le fronte. "Mi fai venire i brividi quando fai così, quando leggi le mie emozioni!"

Allora Draco sollevò un sopracciglio, malizioso.

"Ma sono brividi buoni... o cattivi?".

Mya sembrò pensarci un pò su. "Piacevoli, direi". Aveva intenzione di stare al suo gioco.

Lui le si avvicinò come se volesse baciarla ma la sua intenzione era un'altra. Con una rapida mossa le carezzò il sedere, facendola arrossire fino all'inverosimile.

"MASCALZONE!" Prima che riuscisse a colpirlo lui si era già allontanato ridendo.

"è stato piacevole anche questo, vero Mya? Ti ho vista rabbrividire!"

"Torna qui, pervertito!"

"Fossi matto! Ci vediamo stasera alla riunione con i caposcuola, tesoro!" Sparì nel corridoi buio lasciando  Hermione lì mentre un lieve sorriso le si faceva strada sul viso. Sapeva che tutta quella storia doveva ancora fargli male ma vederlo già sorridere era comunque un inizio.

"Mi ha chiamata tesoro!". Sussurrò, portandosi un dito alle labbra e arrossendo ancora di più.

******

Corse verso la vecchia quercia e nessuno parve volerlo fermare. Meglio così. Ora come ora aveva ben altro da fare. Arrivato a destinazione, si poggiò al tronco rugoso riprendendo fiato.

Un fischio divertito lo fece voltare. "Cos'è ti sentivi un pò fuori allenamento? Dovrei preoccuparmi che qualche ragazza del mio fanclub voglia lasciarmi per fondarne uno tuo?"

Blaise Zabini se ne stava tranquillamente seduto ai piedi della quercia tentando di ripulire la sua giacca da quello che sembrava rossetto alla ciliegia. Non sollevò mai lo sguardo dall'indumento e la gravità di quella macchia parve quasi spezzargli il cuore. Draco sorrise.

"E anche se fosse. Non sai che i biondi hanno avuto sempre un grande successo?". Gli disse provocatorio.

"Mi spiace dover distruggere i tuoi sogni, amico, ma sono i mori e tenebrosi a riscuotere maggior successo!"

"Invasato!"

"Perché tu no?" Rispose il moro in tono ovvio.

Risero entrambi. "Allora, hai pensato alla mia proposta?". Gli occhi d'ametista di Zabini divennero quasi magnetici.

"Dipende". Il tono di Malfoy era quasi tagliente. "Tu sai molto più di quanto dai a vedere però sento di potermi fidare. Se dobbiamo formare un'alleanza dovremmo scambiarci delle informazioni, giusto?". Si concentrò per leggere l'emozioni dell'altro ragazzo ma era come trovarsi di fronte ad uno specchio distorto. Le emozioni c'erano ma non si riflettevano in lui in maniera concreta. Erano solo frammenti.

Zabini alzò le sopracciglia, quasi sbalordito. Piegò le labbra in cenno di ammirazione. "Sei molto più bravo con l'empatia di quanto mi aspettassi, mio caro Dark Warrior".

Stavolta fu il turno del biondo Serpeverde di stupirsi.

"Sei stato tu a dire che so più di quanto non do a vedere, o sbaglio?" Gli rispose sorridendo. Si prospettava una conversazione davvero molto interessante.

******

"Allora, Silente ha deciso che il ballo di Halloween diventerà un occasione annuale, quindi abbiamo poco meno di una settimana per organizzare tutto". Roger Davis, il caposcuola, fu piuttosto seccato dalla vista dei suoi prefetti. Quasi tutti erano stravaccati a destra e a manca, chi su un divano e chi su di una poltrona, e solo Hermione sembrava sufficientemente sveglia almeno per fare un minimo di conversazione. Naturalmente ad Harry era stata risparmiata quella tortura per causa di forza maggiore.

Cho Chang sfogliava distrattamente una rivista sul Quidditch, sebbene quell'anno avesse dovuto rinunciare alla sua posizione di cercatore per una brutta frattura al polso all'inizio dell'anno. Padma e Justin sonnecchiavano appoggiati l'una all'altro mentre Lisa Guerin era tutta presa dal passarsi uno smalto rosa shock sulle unghie lunghissime. Non c'era alcun dubbio del perché l'avessero soprannominata la Pink Lady di Hogwarts. Era la regina del gossip e anche Calì e Lavanda la osannavano come la dea del pettegolezzo. Poteva rovinarti se per caso avevi la sfortuna di entrare sulla sua lista nera.

Blaise era seduto accanto al caminetto tutto preso da una rivista di moda. Una disgrazia, sì una disgrazia lo aveva colpito. Quel dannato rossetto aveva lasciato un alone incancellabile sulla sua preziosa giacca italiana.

Lo sguardo di Hermione cadeva sovente su Draco. Era quello seduto più lontano da tutti, perso nel contemplare la prima neve che era iniziata a cadere.

Katie Bell, la caposcuola, decise di prendere in mano le redini della situazione prima che la sua controparte fosse esplosa. "Ascoltatemi bene. Io non voglio essere qui, voi non volete essere qui, quindi siamo tutti sulla stessa barca!". La sua voce non ammetteva repliche. "Blaise e Lisa si occuperanno delle decorazioni, visto che sono i nostri campioni della moda". Il serpeverde annuì alquanto distratto. "Justin e Padma: luci ed effetti speciali", senza aspettare un loro cenno d'assenso continuò. "Cho e Harry, non appena sarà nuovamente disponibile, penseranno al cibo e" voltandosi verso Hermione "Tu e Malfoy penserete alla musica". Nessuno era ancora abituato a chiamare il Principe dei Serpeverdi con il suo proprio nome. "Per le faccende burocratiche rivolgetevi a me e a Roger, sarà organizzata un'uscita speciale ad Hogsmeade così potrete trovarvi un costume e vi prego caldamente niente di sconcio. Il tema sarà coppie famose, quindi se non ci sono altre domande potete andare". Considerato che la caposcuola aveva rami tedeschi nel suo albero genealogico in molti erano portati a pensare che un tizio chiamato Fuhrer rientrasse tra questi.

I prefetti erano troppo stanchi per qualsiasi tipo d'intervento così, mormorando un distratto buona notte, se ne andarono.

Hermione aspettò Draco, sembrava essere l'ultimo e le parve che fosse ancora più preso dalle sue preoccupazioni di quanto lo aveva lasciato. Era distratto e non faceva nulla per nasconderlo. Gli prese la mano e lui posò il suo sguardo gentile su di lei.

"Tutto bene?".

"Sì". Le portò un ricciolo ribelle dietro l'orecchio, accarezzandole dolcemente la guancia con la punta delle dita. Proprio in quel momento apparve Blaise Zabini. Lui sorrise la biondo e sollevò una mano in cenno di saluto. "Ci si vede, Drak!".

"Ciao, Zab". Gli rispose il biondo, quasi percepì la ragazza, con... con amicizia...

Rimasti soli gli rivolse un'espressione stupita. "Da quand'è che tu e Zabini siete diventati amici?"

"Diciamo che abbiamo avuto una conversazione illuminante". Lui tornò ad accarezzarle il viso e a lei questo non dispiacque. Era felice sul serio che Draco avesse qualcun altro di cui fidarsi. Un amico era proprio ciò di cui aveva bisogno. Perché quando sei solo al mondo cerchi disperatamente un modo per avere anche un solo briciolo di accettazione dalla realtà che ti circonda ed è una sensazione che nessuno dovrebbe mai provare.

Hermione prese a contemplare quei suoi straordinari occhi grigi, così pieni di tante sfumature diverse da sembrare quasi una gemma preziosa nella notte. Il ragazzo chinò il suo volto su quello di lei e le sfiorò le labbra in un bacio gentile. "Sei stanca. Va a letto, io ho qualcosa di cui occuparmi prima di tornare al dormitorio".

Hermione annuì e gli baciò la guancia tornando nella sua stanza, per riposare finalmente. Uno strano pensiero la fece fermare, la mano sulla maniglia della sua stanza. Il corridoio verso la quale Draco si era diretto portava ad un unica meta: l'infermeria...

******
Mmm... Dormiva beatamente, felice fra le sue calde coperte. Era completamente persa nel suo mondo di sogni, un mondo dove lei ed un certo biondino stavano volando felici su una scopa bianca nel cielo azzurro. Strano lei odiava volare... doveva proprio smetterla di leggere i romanzi rosa di Ginny.

Si trovava a metà tra sonno profondo e veglia quando udì la porta della sua stanza cigolare. Qualcun altro sarebbe sobbalzato o avrebbe tremato dalla paura ma lei no. C'era solo una persona che poteva entrare nella sua stanza a quell'ora, indisturbato.

Una figura scura si avvicinò nell'ombra al suo letto e delicatamente scostò le coperte e si stese accanto a lei.

La prese tra le braccia, stringendo il suo corpo freddo a quello caldo di lei e la sentì rabbrividire. Le passò una mano intorno alla vita e sospirò stanco.

"Dormi, Mya?"

"Ora no". Ma non c'era fastidio in quel tono.

"Mi spiace disturbarti. Posso dormire con te stanotte, Mya?"

Hermione prese la mano che la stava stringendo e intrecciò le sue dita con quelle del ragazzo biondo che la teneva stretta a sé. Era una risposta più che sufficiente.

"Ok". Proprio quando il ragazzo parve addormentarsi lei lo sorprese. "Tutto bene con Harry?".

"Come fai a saperlo?". Le chiese genuinamente sorpreso.

"Magia..."

Lo sentì ridacchiare e il suo respiro caldo le solleticò piacevolmente il collo. "Mi ha teso la mano... credo che ora siamo diventati amici..."

"Ne sono felice, Draco".

"Anch'io, Mya".

Era stanca e lentamente sentiva che Morfeo la stava nuovamente accogliendo nel suo abbraccio. Ne avrebbero parlato domani, sì ne avrebbero parlato domani.

"'Notte, mio Drago". Sussurrò.

"'Notte, amore mio". Le rispose ma non fu sicuro se lei aveva udito le sue parole.

Intanto nella notte buia un vento di morte pareva sibilare un'unica parola... Prestooo...

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Note: ho cercato di finire qst cap il prima possibile. Ragazzi gli esami di maturità sono vicinissimi e faccio i miei più sentiti auguri a chi di voi, come me, dovrà sottoporsi a tale supplizio. Qnd, non so quando potrò aggiornare il prossimo cap ma vi prometto che cercherò di ritagliarmi qualche ora di tempo qua e là.

Ok, diciamo che questo cap è parallelo a quello precedente, stavolta concentrato sulla nostra coppia preferita.

Bene, ora anche Draco comincia a scoprire il suo destino e aspettatevi grandi sorprese con Zabini. Posso solo accennarvi che diventerà per Draco quello che Ron è, o dovrei dire era?, per Harry. Trio contro Trio: Harry, Ron e Ginny per il potere della Luna Bianca; Draco, Blaise e Hermione per il potere della Luna Nera.

Ah, non vedo l'ora di scrivere del ballo. Sarà fantastico! Aspettatevi la dichiarazione d'amore che so tutti voi state fremendo di leggere ma sarà anche l'inizio dei guai perché...  perché subito dopo il bastardo Principe dei Serpeverdi, mi spiace, farà il suo ritorno!!! Buahhhh!!!

Non avetecela con me, però, mi serve per il Bonding. Ryu tornerà a visitare i sogni di Hermione, devo aggiungere un pò di lui negli altri cap con la revisione... A proposito: rileggete He sees only you, ecco come Ginny Weasley decide di aver fiducia in Draco Malfoy.

Qnd: recensite, recensite, recensite...

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** The Only Thing I Know Is... I Love You (I parte) ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 16: The Only thing I Know is... I love you, 1parte

Una tiepida alba faceva capolino tra le bianche tende sella stanza, avvolgendo tutti in una pallida luce rosata. Una donna stringeva tra le braccia un neonato, coccolandolo con tenere parole d'amore, baciandogli il capo biondo mentre lui mangiava avidamente, la bocca stretta al seno della madre, i pugni chiusi intorno alla sua larga camicia candida, abbottonata distrattamente. La felicità che si leggeva in quegli occhi dorati li faceva brillare come preziose gemme dai toni caldi. Una mano forte giocherellava con i folti ricci di lei, un braccio stretto intorno alla vita della sua compagna che fiduciosa restava appoggiata ad un caldo petto muscoloso. Il dolce respiro di lui le solleticava le guance mentre, ormai sazio, il bambino sbadigliò soddisfatto, scivolando in un sogno appagante.

La donna voltò il capo per baciare il suo uomo. Ora sarebbe venuto il tempo anche per loro due.

"Metto Ryan a letto e sono subito da te". Hermione gli sussurrò, sollevandosi lentamente per non svegliare suo, loro figlio e adagiarlo piano nella culla vicina al loro immenso letto. Draco appoggiò il capo alla grande spalliera d'ebano e velluto, osservando le due cose più preziose di tutta la sua vita con gli occhi pieni d'amore. Lei aveva solo la sua bianca camicia addosso, abbottonata ancora a metà, il seno, pieno del dolce latte per loro figlio, che faceva capolino solo per lui. Vederla lì con i suoi vestiti addosso risvegliavano in lui un qualcosa di primitivo. Lei è solo mia, continuava a ripetersi. La ragazza baciò la piccola testolina bionda ponendolo dolcemente nella culla e poi tornò ad accoccolarsi fra le braccia forti del suo compagno, mentre lui le sfiorava il viso in una tenera carezza, scostandole i capelli ribelli. 

"Buon giorno, piccola".

"Buon giorno, mio drago".

Quegli strani, unici, straordinari occhi di tempesta non si decidevano a lasciare quelli del color dell'oro e sembravano riuscire a fondersi in un'unione di anime che andava oltre l'umana comprensione. Amore... passione... ossessione... ciò che li univa aveva superato da tempo ciò che parole banali come queste potevano significare. Erano diventati qualcosa di nuovo, un'unica entità, un unico essere che abitava in due corpi distinti ma uniti.

Lei si scostò dal loro abbraccio e si stese fra le lenzuola ancora calde, che sapevano di loro, la camicia di Draco ancora più aperta. I loro sguardi erano restii a separarsi. Lo stavano desiderando entrambi.

"Mi piace la mia camicia su di te". Le mormorò mentre con una mano le sfiorava i fianchi morbidi. "Ma è ancora più bella quando è sul pavimento". Lei sorrise e la sbottonò del tutto per poi lanciarla lontano.

Draco si chinò a baciarle il collo candido e sudato mentre Hermione si lasciava cullare verso il paradiso dei sensi. Niente era importante quando erano insieme. I suoi occhi, socchiusi al piacere che la stava ancora una volta portando via, intravidero un capo biondo che scivolava sul suo corpo, baciando ed amando ogni centimetro della sua pelle di miele.

"Ah"

"Ti amo". Il ragazzo alzò lo sguardo solo per un attimo, stringendo nella sua grande mano quella più piccola di lei. Era un gesto piccolo eppure carico del significato dell'amore più profondo. Si dice, infatti, che niente sia più intimo dell'abbraccio di due mani... e loro lo sapevano da tanto oramai...

"Allora dimostrami quanto". Rispose sua moglie accogliendolo nel suo ventre caldo e umido. Le parole non erano più necessarie. C'era solo lui, il suo corpo immenso che torreggiava su di lei come una calda coperta, come l'altra metà di sé.

Ancora una volta furono un tutt' uno... un unico corpo, un unico respiro, un unico battito. Deboli gemiti si levarono nell'aria, soffocati da baci roventi per non svegliare il loro tesoro.

******

Un odio senza limiti si stava facendo strada in lui. Vederli lì, insieme, abbracciati come se non esistesse nessun altro al mondo gli faceva andare il sangue alla testa. Lo avrebbe distrutto, annientato e si sarebbe ripreso ciò che di diritto gli spettava. Non gli avrebbe permesso di sporcarla con le sue sudice mani di Mangiamorte. La visione continuava imperterrita a scorrere nell'immenso specchio del bagno dei Grifondoro con l' unico scopo di piegare l'animo di quel ragazzo accecato dalla gelosia.

"NO!!!" Con una forza sovraumana colpì lo specchio mandandolo in frantumi. Le schegge, taglienti come piccole lame gli si conficcarono nel palmo ma Ron non se ne curò. Lo avrebbe distrutto come quello specchio.

Ronald... Una voce suadente, come quella di una sirena ammaliatrice, tornò ad affacciarsi nella sua mente mentre una figura femminile poteva vedere apparire lentamente alle sue spalle, attraverso quei cocci rotti ancora attaccati alla cornice dello specchio.

All'inizio era come fumo, vago, oscuro ma presto sembrò addensarsi in un'immagine a lui conosciuta... Hermione.

Sono un bello spettacolo insieme, vero Ronald?

Gli occhi del ragazzo brillarono di un rosso simile a quello del sangue. Non esistevano più il Bene e il Male... Esisteva la vendetta...

Ma tu non vuoi che questo succeda, non è così? Non vuoi che quello sporco figlio di Mangiamorte te la porti via per sempre...

"Lo spezzerò..." Sibilò il giovane mentre l'odio puro gli anneriva l'animo sempre più..

Sì, Ronald. Dovrai annientarlo e così Hermione sarà di nuovo tua. Sta cercando di portarteli via ma tu non devi permetterglielo. Lei è solo tua...

"Mia!"

Portalo a me, Ronald. Farò in modo che non possa più intralciare il vostro amore...

"Silente starà in guardia. Non sarà facile ingannare quel vecchio idiota. E ora anche quel mezzosangue di Potter sembra essersi interessato a quel viscido verme!"

Sono tutti dei traditori ma non temere. Sarò io ad occuparmene. Tu devi soltanto fidarti di me...

"Sì, maestro". Il volto di Ron Weasley sembrava come trasfigurato mentre un ghigno crudele si dipingeva sul suo viso lentigginoso.

Lascia che sia io a venire ad Hogwarts...

"Sì" Mentre la risata malvagia di quella pallida ombra, che lentamente si stava spogliando delle sue vesti umane, si univa ad una simile, più viva, proveniente dalla gola di Ron una strano oggetto nero si materializzò nella mano del ragazzo: una pietra... una passaporta...

******

"Oh, Hermione!" Ginny stringeva il cuscino dell'amica al viso tentando di ricacciare indietro la tristezza. Non era mai stata così male: Harry aveva già chiesto a Cho di andare al ballo con lui e quella vipera odiosa lo seguiva dappertutto come una sanguisuga, con la scusa dei preparativi della festa. Certo anche lei aveva ricevuto un invito per il ballo, Dean non era male infondo, ma lei voleva Harry!

Sapeva che, in realtà, era un ordine di Silente che i prefetti condividessero tutto ciò che riguardava la vita scolastica degli studenti eppure qualunque cosa facesse, c'era sempre nella sua testa quella vocina carica di dubbio che mandava all'aria tutte le sue certezze: Harry e Cho, Cho e Harry... Con tutto quello che quel ragazzo aveva dovuto penare per la bella Corvonero, se avesse visto questa occasione come una nuova opportunità? Un nuovo inizio?

"Cosa devo fare? Cho, sicuramente ci proverà con lui e non riuscirei a sopportarlo se si mettessero insieme!"

Hermione la guardava impotente. Avrebbe torto il collo ad Harry se avesse potuto. Insomma, la rossina lo amava, lui amava lei, questo era palese, ma continuava a tergiversare e a prenderla per le lunghe. Che nervi!

Ma che poteva fare? Anche lei non era di certo nella posizione di poter criticare. Aveva dovuto ammettere, contro la più solida delle logiche, che le piaceva un certo biondino, che gli voleva un bene dell'anima ma persino lei, che era la più brava fra le studentesse che avevano frequentato Hogwarts almeno dai tempi di Lily Evans, la madre di Harry, diventava una ragazzina alle prese con la sua prima cotta ogni volta che se lo trovava davanti. La bocca le diventava secca, riarsa e le ginocchia molli come un budino di frutta. Non sapeva davvero come affrontare l'argomento con lui. Considerando, naturalmente, che quel certo biondino non si era ancora deciso ad invitarla alla festa. Negli ultimi tempi sembrava aver sempre qualcosa da fare, sempre lontano da lei, e questo non le piaceva neanche un pò.

"Su, calmati ora Gin! Sono sicura che andrà tutto a posto. E poi, sinceramente, non ce lo vedo Harry con Cho. Lo sanno tutti che lei lo considera quasi un rimpiazzo per il povero Cedric!". Brava Hermione... certo che sei proprio bravissima a consolare le persone... SOB!

"Si lo so, però..." Ginny non sembrava tanto convinta.

TOC TOC

Una testa bionda fece capolino dalla porta, un sorriso che non prometteva nulla di buono stampatogli sulla faccia. Se Draco Malfoy era particolarmente su di giri per un qualsiasi motivo, di solito era solo il preludio a qualcosa di molto, molto imbarazzante.

"Buongiorno, bellissime!". Salutò il ragazzo, con un'allegria che Hermione non gli aveva mai visto: stava sicuramente tramando qualcosa... negli ultimi mesi aveva imparato bene a conoscerlo quindi quel suo sorriso a trentadue denti era per lei come un grosso campanello d'allarme, rosso e con tanto di sirena.

"Ciao, Drake". Ricambiò, facendolo accomodare nella stanza, gli occhi che lo fissavano sospettosi. Lui dovette essersene accorto perché seppe bene come distoglierla da quei pensieri. Un piccolo bacio sulle labbra come ogni mattina, il loro saluto rituale, quel loro ti voglio bene che non aveva bisogno di parole per essere pronunciato. I loro occhi presero a brillare di gioia, dimentichi di tutto, del mondo, dei loro problemi... c'era solo il loro bacio, cosa che fece immediatamente scoppiare nuovamente in lacrime la rossa.

La giovane Weasley strinse ancora di più il cuscino, cercando di soffocare i suoi gemiti infelici.

"Fammi indovinare: Potty ne ha combinata un'altra delle sue" Più che una domanda questo era un dato di fatto ed Hermione si limitò ad annuire. Draco non poté che sospirare. Ce la stava mettendo tutta per essere gentile con Potter, anche se non si erano parlati molto da quella sera in infermeria soprattutto con tutto quello che era successo, ma certo che se il ragazzo era talmente stupido da non accorgersi della cosa più ovvia che gli si parava d'avanti aveva i suoi dubbi che il mondo magico sarebbe sopravvissuto all'attacco di Voldemort. Che disastro! Si portò una mano alla nuca, massaggiandosela esasperato.

Gli piaceva Ginny. Non in quel senso, sia chiaro, ma dopo un pò aveva preso a considerarla quasi una sorellina minore. Era sempre gentile con lui, non lo faceva sentire in colpa per il suo passato ma soprattutto cercava sempre di aiutarlo quando si trattava di Mya: aveva avuto anche il coraggio di dirgli in faccia che per lei andava benissimo se loro due si fossero messi insieme, ma se avesse osato far soffrire la sua più cara amica gliela avrebbe fatta pagare cara! Anche lui, era stato costretto ad indietreggiare innanzi a quella furia sovrumana.

Così era diventato una sorta di fratellone di riserva: Draco Malfoy l'amico della donne, chi l'avrebbe mai immaginato...

Si sedette accanto alla ragazza, posandole una mano sulla spalla. Un'ondata di emozioni lo pervase, emozioni molto intense e travolgenti, Melino questa empatia cominciava davvero a tornare utile di tanto in tanto... amore, gelosia, paura del rifiuto... tutti sentimenti che non poteva dire di non riuscire a capire... erano state le stesse emozioni che lo avevano quasi schiacciato quando aveva creduto di aver perso Mya per colpa di Lenticchia...

Quel ragazzo non gli piaceva... intorno a lui aleggiava quasi un'ombra scura che non riusciva a capire. I suoi sentimenti erano contorti, indecifrabili e ogni volta che la sua Grifondoro tornava alla torre dai propri amici aveva come un groppo alla gola. Doveva stare attento...

"Su, su racconta tutto allo zio Draco..." Fece una smorfia talmente buffa, che entrambe le ragazze non poterono non scoppiare a ridere... Negli ultimi tempi aveva sviluppato una filosofia tutta sua: indipendentemente dalle tragedie che possono verificarsi durante il corso della propria vita, che possono considerarsi drammatiche e basta, tutto il resto può essere visto in due modi. O come una grande tragedia o come una grande commedia. Si può arrancare sotto il peso dell'insoddisfazione e del dolore che come un macigno ti schiaccia e ti porta via con sé oppure puoi pensare che la vita sia strana, buffa e a tratti anche stupida. Trovare in sé la forza necessaria per ridere dei propri errori, aggrappandosi anche al più risicato spiraglio di umorismo, è davvero un grande passo avanti. Lo aveva capito da quando Hermione era entrata nella sua vita. Aveva cercato di uccidersi, ma anche dall'inferno in cui la depressione lo aveva gettato ne era venuto fuori qualcosa di buono: la persona che per ben sei anni aveva cercato di raggiungere. Con lui aveva funzionato, chissà forse sarebbe potuto essere utile anche a Wesellette.

"Lo zio Draco?" Hermione sollevò le sopracciglia scettica, in un espressione che voleva davvero ricalcare quella leggendaria del Serpeverde.

"Hey, se non lo hai notato io sono l'unico maschietto qui presente e, anche se nemmeno la mia intelligenza superiore più riuscire a decifrare i ragionamenti assurdi fatti sul pianeta Potty, credo di poter dare una mano a Wesellette!". Arricciò le labbra, convinto. Non riusciva mai ad arrabbiarsi con lei ed Hermione lo sapeva. Gli uomini sono come i cani, le aveva detto una volta sua nonna: o li si addestra oppure li si castra. Draco non ne aveva bisogno. Era già un cucciolone fedele di suo. Dolce e tenero almeno fino a quando non aveva bisogno di mostrare le zanne, ma di solito questo avveniva solo con gli altri.

"Ah, sì?". Ora era davvero curiosa ma mai quanto la rossa che con il tempo aveva preso ad apprezzare la logica sottile e manipolatrice del biondo. Lasciò cadere il cuscino e fissò Malfoy negli occhi.

"Che hai in mente?" Gli chiese, le lacrime dimenticate.

"Anche se la mia prima idea sarebbe quella di afferrare Potty per il bavero della camicia, sbatterlo in un muro e fargli finalmente spifferare tutto, io consiglierei un'azione più perfida e subdola". Scattò in piedi, andandosi a parare proprio di fronte alla ragazza più giovane. In realtà in tutta quella storia non mancava un certo profitto personale: una Ginny felice equivaleva ad una Hermione felice, ed un Hermione felice faceva felice Draco con tante coccole e bacetti in più, cosa che non gli faceva affatto male.

"Con chi dovresti andare al ballo, Wesellette?" Incrociò le braccia al petto, socchiudendo gli occhi mentre le rotelline del suo cervello avevano preso a vorticare freneticamente.

Lei arrossì leggermente. "Me lo ha chiesto Dean, ma non gli ho ancora risposto". Ammise, quasi imbarazzata. Per quanto fossero amici, parlare della sua vita sentimentale con quello che considerava praticamente il ragazzo della sua migliore amica la metteva a disagio.

Draco si portò una mano alle labbra, pensieroso. "No, Thomas non va bene. Passereste il resto della serata a parlare di Quidditch". Un'ideuzza niente male stava prendendo forma. "Nah, facciamo così il cavaliere te lo trovo io. Hai già un vestito?"

La ragazza scosse la testa. Aveva passato quasi tutta la settimana a piangere che se lo era dimenticato.

"Ok, questo è un problema facilmente risolvibile. Dammi solo un paio d'ore per sistemare qualche faccenda e vedremo se Il-Ragazzo-Cieco-Come-Una-Talpa potrà restarti ancora indifferente". Si strofinò le mani eccitato. "Ah, sì ci sarà da divertirsi!". Vederlo così sicuro di sé fece riprendere anche la rossina. Se c'era qualcuno che poteva fare capire a quella strega di Cho Chang di stare lontana da cose che non la riguardavano era di certo Draco Malfoy. I due ragazzi si sorrisero complici e la mora tutto un tratto si sentì esclusa. Esclusa e...

Gelosa. Hermione Granger era gelosa di tutte le attenzioni che Draco, il suo Draco stava dimostrando alla sua migliore amica. Era assurdo, lo sapeva ma non poteva farci niente. Era felice che il ragazzo si fosse ripreso, dopo le rivelazioni di Silente, le aveva confidato più volte le sue paure di perdersi nuovamente nel lato oscuro della magia, ma allo stesso tempo non poteva scacciare dalla sua testa un pensiero che era diventato quasi un chiodo fisso... non voleva dividere quel ragazzo con nessuno. Era un desiderio molto egoistico eppure non riusciva a razionalizzarlo. La faceva sentire meschina. Draco doveva averlo percepito perché ogni volta che erano soli le ripeteva sempre quanto avesse bisogno di lei. Di quanto era preziosa per lui. Era la sua migliore amica, ma avrebbe tanto desiderato essere qualcosa in più... Oramai lo aveva capito: lo amava, di un amore talmente puro e profondo quasi da farle male al cuore... Non aveva mai provato nulla di simile. Era una sensazione unica, straordinaria.

Ma un'ombra la turbava. Un dubbio che le rodeva il cervello. Trovarsi stretta nel suo abbraccio era un qualcosa di meraviglioso, speciale ma allo stesso tempo familiare, era come se lei avesse già vissuto quell'esperienza... trovarsi fra le braccia di Draco era come stare tra le braccia di Ryu, di quell'amore senza volto che per anni aveva riempito i suoi sogni ma che era scomparso nel giorno in cui lei aveva incrociato il suo destino con quello del biondo Serpeverde. All'inizio se ne era sentita in colpa, possibile che il suo animo potesse essere tanto volubile? Possibile che avesse potuto dimenticare l'amore di quel ragazzo tanto in fretta? Ma ogni volta che guardava negli occhi Draco rivedeva gli occhi che per tanto avevano tormentato i suoi sogni. Possibile che fossero... Allora, perché lui non le aveva mai rivelato questo suo segreto... Perché non aveva fiducia in lei...

"Mya" Sentirgli pronunciare il suo nome la riportò sulla terra. "Volevo dirti che non scenderò a colazione con te. Devo occuparmi di una cosa. Ti raggiungerò più tardi. Poi andremo ad Hogsmesde per le ultime cose". La ragazza si limitò ad annuire diffidando della propria voce che avrebbe potuto tradirla.

Draco la fissò e per un attimo la ragazza si sentì come svuotata. I loro sguardi si incrociarono e tutta la sua delusione lo pervase. Mille domande si affollavano dentro di lei. Perché non la invitava al ballo? Non voleva farsi vedere con una mezzosangue?

Quando questo pensiero lo raggiunse fu come una pugnalata al cuore: certo che voleva portarla al ballo ma voleva fare in modo che tutto fosse perfetto per lei, per loro. Un modo per ripagarla di tutto ciò che stava facendo per lui... per ringraziarla e ...

Sarebbe stata una serata speciale, che avrebbe per sempre cambiato le loro vite. Ma nemmeno i suoi poteri potevano immaginare quanto quella serata sarebbe stata solo l'inizio delle loro sofferenze.

"Non devi dirmi nient'altro?" Un groppo alla gola le strozzava la voce ma il ragazzo tentò di ignorare quell'espressione di disappunto che le si dipinse sul viso, dovendo ferire se stesso per non mandare all'aria il suo piano. Deglutì a fatica e scosse la testa, un finto sorriso sul suo volto che stava quasi per tradirlo.

"Noi, perché, devi parlarmi di qualcosa?". Quando lei scosse nuovamente il capo decise per l'azione più logica: la ritirata. Le diede un altro piccolo bacio e corse via. Un altro minuto e sarebbe stato tutto vano. Un altro minuto e non avrebbe più potuto nascondere ciò che provava per lei.

"Herm, stai bene?" Ginny li aveva osservati attentamente. Aveva visto la gelosia negli occhi di Hermione e le pareva assurdo che la sua amica non si fosse accorta di quanto lei contasse per quel giovane. I sentimenti negli occhi del ragazzo che nell'ultimo mese era diventato uno dei suoi più cari amici erano sinceri come pochi.

"Mi sa che siamo sulla stessa barca, Gin". La voce della Grifondoro più grande era malferma. Si voltò verso la rossa gli occhi grandi e colmi di lacrime che l'orgoglio non voleva versare. "Anche io sono innamorata di un ragazzo che non si decide a vedermi".

"Oh, Hermione". Ginny l'abbracciò forte. "Certo che ti vede! Sono sicura che starà aspettando solo il momento giusto per dirti cosa prova per te..."

L'altra ragazza la ricambiò, poggiando il capo fra i suoi capelli di rame. "Io lo amo Ginny. Lo amo tanto." Lo aveva detto finalmente. Aveva ammesso ciò che si portava nel cuore dal giorno in cui si erano incontrati sul treno.

"Lo so, 'Mione. Ed è per questo che andrà a finire tutto bene! I sentimenti raggiungono sempre il cuore delle persone. Lo raggiungeranno. Raggiungeranno il cuore di Draco!"

******

Mi spiace ferirti piccola. Ma, per te, tutto deve essere perfetto. Sarà una serata che non dimenticherai mai, te lo prometto e poi staremo sempre insieme. Te lo giuro!

Blaise Zabini lo stava aspettando ai piedi della statua della strega orba, un grosso libro sotto il braccio. Draco lo raggiunse e si scambiarono un cenno del capo.

"Ehi, Zab". Il moro lo fissò curioso. "Mi serve un altro favore"

******

La sala grande era gremita. Questo ballo aveva messo tutti in uno stato di profonda eccitazione che aveva coinvolto anche molti degli insegnanti. Tutti loro si erano messi a disposizione degli studenti ed anche il recalcitrante Piton non si era potuto sottrarre a quella tortura. Silente ne era davvero soddisfatto. Caposcuola e prefetti stavano lavorando alacremente e il risultato sarebbe stato decisamente splendido.

Harry era finalmente riuscito a sbarazzarsi di Cho. Le sue attenzioni lo mettevano in imbarazzo e non sapeva davvero come farle capire una volta per tutte che i suoi sentimenti erano cambiati: adesso per lui esisteva solo la sua Ginny. Aveva visto il loro futuro e non poteva aspettare di vederlo realizzato. E ammettiamolo, avrebbe fatto di tutto affinché si fosse avverato specie senza l'aiuto di Draco...

Draco... gli veniva facile ora chiamarlo così e doveva ammetterlo: aveva provato una sorta di sollievo quando avevano forgiato quella loro strana amicizia. Era come se all'improvviso si fosse sentito intero.

Si era seduto al tavolo accanto a Neville, commentando insieme agli altri le ultime novità sulla squadra irlandese anche se la sua mente vagava altrove. Ron e le ragazze non erano ancora arrivate.

Proprio in quel momento il portiere dei Grifondoro fece il suo ingresso, il suo braccio sulle spalle di Lavanda Brown. Lavanda gli faceva un pò pena. Era talmente innamorata da non accorgersi del cambiamento di Ron. Aveva tentato di parlargli ma sembrava che il ragazzo facesse di tutto per evitarlo.

Mentre il cibo iniziava ad apparire sui tavoli, Ginny ed Hermione arrivarono di corsa per poi sedersi davanti a lui. Gli occhi della leonessa erano arrossati e sembrava che la ragazza avesse pianto anche se faceva di tutto per nasconderlo. La Weasley la teneva per mano e la Grifondoro più grande abbozzò un piccolo sorriso. Il suo sguardo si posò lentamente di fronte a lei ma di Draco neanche l'ombra.

Anche dei freddi occhi blu avevano scorto il rossore di quello sguardo dorato e ne avevano ricavato quasi un senso di forza. Ronald Weasley strinse ancora di più la sua ragazza a sé, una mano sotto il mento di Lavanda, mentre con fare sprezzante le poneva la fatidica domanda.

"Lavanda. Tu verrai al ballo con me, vero?" Non aspettò nemmeno la sua risposta perché subito un'espressione di sfida era stata rivolta alla bella leonessa che non se ne lasciò sconfiggere. Sostenne lo sguardo di quello che era stato il suo migliore amico senza mai cedere. Harry era fiero di come la sua amica si stava comportando, anche se avrebbe voluto capire cosa frullava nella testa di quello che considerava praticamente suo fratello.

Il richiamo dei gufi segnalò l'arrivo della posta. Centinaia di uccelli presero a volteggiare nell'aria, portando pacchi, doni o semplicemente delle lettere. Senza che nessuno se ne accorgesse, due figure silenziose erano scivolate all'interno della sala grande, andandosi a sedere silenziosamente alla fine del tavolo della casa di Salazar Serpeverde.

Mentre ogni animale recapitava con grazia il suo incarico al proprio padrone, una civetta nera si staccò dagli altri. Con spirale sempre più strette atterrò davanti ad Hermione, fissandola con i suoi straordinari occhi di giada. Lei conosceva quella civetta, dalla personalità davvero molto particolare, molto simile a quella del suo proprietario.

"Hades?" Sussurrò.

Hades portava nel becco una busta che sembrava tremare. Non era una strillettera perché era di uno straordinario colore verde smeraldo ma non riusciva davvero a capire cosa fosse.

"Hermione faresti meglio ad aprirla subito. Credo sia sul punto di esplodere". Ginny le sussurrò un pò preoccupata. 'Mione comunque era troppo shockata per poterle rispondere. La sua bocca sembrava paralizzata. Prima che avesse il tempo di reagire, la lettera fece proprio quello che Ginny aveva preannunciato, non appena fu lasciata cadere sul grembo del suo destinatario: esplose.

Milioni di scintille d'oro e argento si sparsero sulle teste dei Grifondoro. Tutto era illuminato. Man mano che le scintille raggiungevano il tavolo si tramutavano in petali colorati che volteggiarono intorno alla ragazza come un squarcio di primavera in quel freddo inverno. Uno spettacolo che lasciava senza parole.

La lettera color smeraldo era stata sostituita da una pergamena d'argento inscritta in lettere d'oro.

Hermione Jane Granger mi concederebbe il grande privilegio di accompagnarla al ballo di Halloween.

Stavolta quelle gocce di sale che le inumidirono l'oro dello sguardo furono di gioia ed eccitazione.

La prego di concedermi quest'onore altrimenti, a questo suo povero servo fedele e riconoscente, non resterà che accettare il suo destino di solitudine e lasciarsi divorare dal gigantesco mostro del lago.

Non poté trattenere quel sorriso che fece capolino sul suo volto. Ma la lettera continuava.

Lo so che sono stato un idiota cercando di ignorarti ma volevo che tutto fosse speciale. Dimmi di sì ti prego. Tuo, Draco.

Sollevò lo sguardo e i suoi occhi d'oro incontrarono quelli di tempesta di lui. Draco le strizzò l'occhio mentre Hades lo aveva raggiunto, lasciandosi coccolare per l'ottimo compito che aveva eseguito.

P.S: non preoccuparti dei vestiti. Ho già pensato a tutto io. Ti piaceranno sicuramente.

Nuove lacrime le rigarono il volto ma gli rivolse il sorriso più bello che Draco avesse mai visto. Annuì entusiasta ed, allora, fu come su un grosso peso gli avessero tolto dal cuore.

Proprio in quel momento la lettera si dissolse e il suo posto fu preso da un bellissimo fiore d'argento, un fiore vero, dai petali morbidi, ma che non sarebbe appassito mai lasciando Hermione senza parole.

"Sembra proprio che il signor Malfoy abbia fatto le cose in grande, non trovi Severus?" Gli occhi di Albus Silente scintillavano per l'eccitazione.

"Già". Anche lo stoico Piton non riuscì a trovare qualcosa di cattivo da ribattere. Il gesto del biondo Serpeverde aveva commosso tutti.

Hagrid si soffiò rumorosamente il naso. Quando il biondino gli aveva chiesto di aiutarlo a trovare un fiore di luna era rimasto un pò sorpreso da quella richiesta. Sapeva perfettamente che quel ragazzo detestava addentarsi nella Foresta Proibita ma ne era rimasto sinceramente incuriosito. Quando, poi, aveva saputo che era per una persona speciale, non aveva saputo dirgli di no. E si era dimostrata davvero una persona speciale colei alla quale il biondino aveva rivolto tutte le sue fatiche, anzi specialissima!

******

Il tavolo dei Grifondoro era stato letteralmente messo sottosopra. Le ragazze avevano sommerso Hermione di mille domande, cercando di scoprire come avesse fatto a convincere il Sex God di tutta Hogwarts ad uscire con lei. Il nuovo Draco, quello schivo e taciturno, gentile anche con i ragazzi più giovani, aveva riscosso un enorme successo fra la popolazione femminile della scuola.

"Sono disgustosi!" Era stato il commento di Ron. Per un breve attimo i suoi occhi brillarono di rosso mentre la gelosia gli offuscava la mente. Come si permetteva quella viscida serpe! Ma presto gliela avrebbe fatta pagare. Ma sì, che il Mangiamorte si godesse la vita finché poteva: tanto ormai era un uomo morto. I suoi giorni erano contati.

Di fronte al portiere, Harry sorrideva. Non aveva mai visto Hermione così felice. La ragazza era raggiante.

Pansy Parkinson, invece, era sul punto di esplodere. Strappò il tovagliolo che aveva in mano, ringhiando come un bulldog rabbioso. Come si permetteva quella sporca mezzosangue di provarci con il suo Draki-poo. Anche se aveva smesso di stargli attaccato come una pulce, lui continuava ad appartenerle. Theodore Nott, il nuovo Principe dei Serpeverdi, era altrettanto livido. Malfoy continuava ad esercitare un grande potere specie sui ragazzi più giovani, nonostante questa sua nuova e insopportabile aria da bravo ragazzo.

Blaise Zabini, d'altro canto, stava ridendo a crepapelle. Le facce della Parkinson e di Nott erano uno spettacolo impagabile. Osservò il suo amico biondo ancora perso nel contemplare la sua bella principessa e rise ancora di più. Cielo quel ragazzo era davvero un caso irrecuperabile, l'amore lo aveva rincitrullito del tutto. Meglio per lui! Con una fortissima pacca sulla spalla lo fece tornare con i piedi per terra, un sorriso soddisfatto sul suo viso.

"E bravo il mio Romeo. Sembra proprio che l'operazione "Il grande appuntamento" stia procedendo con i fiocchi!". A quest'affermazione il biondo arrossì di colpo, grattandosi una guancia per smorzare la tensione.

"Già speriamo solo in bene!". Sospirò. Il suo sesto senso gli diceva che qualcosa non andava, ma non riusciva a capire cosa.

"Non lo sai che il pessimismo attira la sfortuna?" Gli chiese Zabini.

"No, questa mi è nuova". Ammise l'altro ma i suoi occhi si rabbuiarono d'improvviso. "Non sei riuscito a vedere nient'altro, piuttosto?"

Blaise scosse la testa. "Mi spiace. Ma non sempre le mie visioni sono chiare. Posso dirti solo che so. Presto un leone aprirà la strada all'ombra. Ma non capisco davvero cosa voglia dire".

"Io lo so". Lo sguardo di Draco ricadde su una figura tozza che gli dava le spalle. Il suo istinto non si era mai sbagliato e se gli diceva che Lenticchia aveva qualcosa a che fare con la premonizione di Blaise allora era tutto vero. "Ma se prova a colpire Mya per ferire me, nessuno mi fermerà dall'impartirgli una lezione!" Sibilò, tornando per un breve istante ad essere quasi il vecchio Draco.

L'aura del Dark Warrior prese a vorticare come un tornado, una furia naturale visibile solo per pochi. I suoi occhi mercuri sembravano trapassare il corpo di Weasley come una lastra di vetro sottile e il Grifondoro sentì d'improvviso essere abbandonato dal suo stesso calore corporeo.

Blaise capì. Rapidamente pose una mano sulla spalla del ragazzo che gli stava accanto, rallentando quel suo respiro, ora aspro e carico d'ira. "Hey, amico, sta calmo. Ricorda cosa è successo l'ultima volta che hai perso il controllo della tue emozioni!" Sebbene sorridesse, sapeva che il giovane dagli occhi d'ametista non stava affatto scherzando. "Finché non avrai raggiunto l'equilibrio, niente mosse avventate. Se hai ragione, abbiamo altro di cui preoccuparci per ora".

Draco trasse un lungo respiro e questo sembrò calmarlo, almeno un pò. Il vecchio sorriso Malfoy tornò ad affacciarsi sul suo viso. "Com'è che riesci sempre a calmarmi tu?" Gli chiese.

"è il mio lavoro". Gli rispose l'altro. "Precario e mal retribuito ma è il mio lavoro. Tu combatti, io ti tengo in vita"

"A volte mi chiedo chi te lo fa fare!"

"A volte me lo chiedo anch'io. Fosse per le ragazze, ma non ne ho di certo bisogno. Chissà: devo controllare l'albero genealogico. Se c'è un De Sade fra i miei antenati, questo spiega tutto".

Il biondo rise. "Mi togli una curiosità?".

"Se posso".

"Se sei un veggente, perché non segui il corso della Cooman? Ti osannerebbe come un dio se sapesse delle tue doti".

"Per ascoltare le idiozie di quel vecchio pipistrello? No, grazie!"

Draco storse il naso. "Hai ragione. Piuttosto, cosa hai intenzione di fare per l'altro favore che ti ho chiesto?"

"Aspetta la fine della colazione e vedrai!"

I ragazzi tornarono al loro pane e burro, soddisfatti di come stessero procedendo i loro piani.

******

Gli studenti iniziarono a lasciare la sala, euforici. Era un giorno speciale quello. Si sarebbero tutti diretti a Hogsmeade per trovare un vestito adatto alla grande occasione. Draco ed Hermione erano sulla bocca di ogni singolo studente. La piccola ragazza perfetta, acqua e sapone, e il grande ragazzo cattivo, molto romantico. Quasi tutta l'intera popolazione femminile di Hogwarts avrebbe voluto essere al posto della bella Grifondoro, la secchiona So-Tutto-Io che era diventata la più invidiata di tutta la scuola.

Ginny la teneva a braccetto mentre uscivano dalla sala. La rossa era rimasta commossa dal gesto del biondo che ora le aspettava appoggiato alla grande statua del corridoio.

"Hai visto che voleva portarti alla festa? Se questo era solo l'invito, figuriamoci come sarà il ballo!". Esclamò entusiasta.

Hermione annuì, ancora troppo emozionata per aggiungere altro. D'un tratto i suoi occhi dorati incrociarono quelli di tempesta ed allora fu come se al mondo ancora una volta esistessero solo loro due. Facendosi strada fra i tanti ragazzi che affollavano il corridoio lo raggiunse e lo strinse forte. Lui ricambiò quel gesto, stampandole un bel bacio sulla fronte.

"Piaciuta la sorpresa?" I suoi occhi brillavano d'eccitazione.

"Nemmeno immagini quanto!". Gli rispose senza decidersi a lasciarlo.

"Bene, mia principessa, allora sarà meglio che ci avviamo. Mancano gli ultimi CD per il ballo e vorrei tanto trovare l'ultimo disco di Eminem. Mi piacciono le sue canzoni".

Hermione si strinse ancora di più al suo petto. Era davvero felice. Alzò gli occhi verso di lui, in un'espressione furbetta. "Ma, non è che potrei vedere il mio vestito?" Gli chiese speranzosa.

"No!" replicò lui deciso. "Dovrai aspettare il ballo per quello!".

Era talmente presa da lui che si era dimenticata di Ginny. Poverina, ma che razza di amica era diventata! Solo perché il suo ragazzo... beh, no, non ancora cioè... anche se sì, insomma, era da un pò che si comportavano come una coppia... ma questo non voleva dire che stavano insieme... oh, no?

"E Ginny?" Gli chiese curiosa.

"Sta a guardare!"

La rossina era rimasta un pò indietro lasciando ai suoi amici il proprio spazio. Erano un sogno insieme. Non sia accorse che un bellissimo ragazzo moro dagli occhi d'ametista le si era avvicinato, un enorme mazzo di rose rosse tra le mani.

Blaise Zabini le fece un profondo inchino, porgendole i fiori scarlatti. "Signorina Weasley, mi concederebbe l'onore di accompagnarla al ballo?". I suoi occhi erano magnetici.

Ginny arrossì violentemente. Harry, poco d'istante, divenne livido dalla gelosia. Ma come si permetteva quel brutto Serpeverde della malora... Cho, intanto, continuava a tenerlo per un braccio, ridacchiando civettuola... "Harry, sembra proprio che la piccola Ginny si sia finalmente decisa a dimenticarsi della sua cotta infantile e lasciarti in pace, non ne sei contento?"

No, che non ne era contento. Lui non voleva di certo che Ginny lo lasciasse in pace! Anzi! Lui voleva trovare il coraggio di chiederle apertamente di uscire insieme come aveva fatto Draco! E ora, chi era questo Zabini per tentare di portargliela via! Dannazione!

Intorno alla Grifondoro e al Serpeverde, intanto, si era formato un un piccolo gruppo di spettatori, che trepidanti attendevano la risposta della ragazza.

Blaise sollevò lo sguardo verso un Grifondoro che si trovava proprio alle spalle della bella rossa. "A te non dispiace, vero Thomas?" I suoi occhi d'ametista non ammettevano repliche. L'altro si ritrovò a deglutire a fatica, scuotendo la testa con forza.

"A questo punto, accetto volentieri, Zabini". Rispose la ragazza, entusiasta, cercando di frenare quel brivido d'eccitazione che la stava scuotendo tutta. Il moro Serpeverde le prese la mano e la baciò con riverenza.

"Per te, sono Blaise, mia visione".

"Allora, puoi chiamarmi Ginny, Blaise".

Ginny sollevò lo sguardo per vedere Draco ed Hermione ridere divertiti. Il biondo sollevò le dita in segno di vittoria. La ragazza annuì soddisfatta. Zabini la prese per mano dirigendosi verso i loro amici mentre la folla si divideva, tutte le ragazze sospiranti al loro passaggio.

"Mia cara Wesellette, ti farà piacere sapere che il buon vecchio Potty era sul punto di farsi venire un ulcera per la gelosia". Affermò Malfoy con una risata, Hermione che gli dava una gomitata allo stomaco.

"Ma non dovevate essere amici?" Lo fissò contrariata.

"Certo! Ma nessun uomo può permettersi di far soffrire una donna, senza aspettarsi delle conseguenze!" Esclamò convinto.

"Sono d'accordo!" Rincarò la ragazza più giovane attirando su di se un imperscrutabile sguardo d'ametista.

"Sai, se non sapessi che sei una Grifondoro, saresti una Serpeverde perfetta"

"Grazie!" Ribatté la rossa mentre Hermione intrecciava le sue dita con quelle del ragazzo biondo.

"Non so voi, ma credo che quest'oggi abbiate fatto la fortuna dei Serpeverdi. Ho sentito tantissime ragazze che volevano per il ballo qualcuno della vostra casa!". Li informò la Grifondoro più grande risvegliando lo scetticismo di Zabini.

"Beh, almeno Tiger e Goyle troveranno qualcuno anche loro! Piuttosto, ho sentito dire che la signorina qui presente non ha un abito. Sarà, allora, il caso di provvedere. Non vorrà di certo lasciarmi solo in compagnia di questi due piccioncini, non è vero?"

I due ragazzi in questioni arrossirono di colpo, borbottando parole incomprensibili.

"Con piacere. Ma toglimi una curiosità: voi prefetti non dovevate andare al ballo insieme?". La domanda era totalmente innocente ma il ragazzo dagli occhi d'ametista s'irrigidì di colpo. Stavolta fu il turno di Draco ed Hermione di ridere.

"Il piano era quello" Iniziò il Serpeverde biondo. "Ma dopo che lui e la Guerin hanno cercato di scannarsi per una questione di fronzoli e merletti" Continuò trattenendo a stento le risate " Distruggendo quasi tutta la sala e le decorazioni, Roger li ha praticamente implorati in ginocchio di trovarsi un altro accompagnatore prima di dover essere rinchiuso a San Mungo per un esaurimento nervoso!"

Il viso di Blaise si rabbuiò. "Quella vipera non ha il minimo senso estetico. Il velluto è passato di moda da almeno due anni, ma come si fa!"

S'avviarono verso le carrozze per Hogsmeade, i deliri del moro che li accompagnavano, deliri che per Ginny avevano perfettamente senso.

"Lo sai sono felice che ci siamo conosciuti, mon amour"

"Il piacere è stato mio, Blaise, davvero".

******

Gli ultimi giorni prima del ballo sembrarono volare. Ogni sera i prefetti tornavano nelle loro camere distrutte ed ogni sera Draco ed Hermione si trascinavano sul divano della loro sala comune per poi addormentarsi l'una tra le braccia dell'altro. Avevano scelto per la festa musica babbana e la ragazza si stupì ancora una volta di quanto ignorasse del biondino. La sua conoscenza in fatto di musica era immensa: spaziava da quella classica al metal addirittura. Al ballo ci sarebbero state canzoni per tutti i gusti: Eminem, Evanescence, Simple Plan, Gwen Stefani e anche qualche artista italiano. Il suo vestito tuttavia continuava ad essere un mistero.

Due ore prima del ballo, dopo essersi accertati nuovamente che tutto fosse a posto si separarono per andarsi a preparare. Ginny l'avrebbe aiutata con il trucco... Aveva deciso: quella sera gli avrebbe confessato cosa provava per lui...

******

"Hey, 'Mione posso entrare? Ho port..." La giovane Weasley aprì la porta della stanza della sua amica e quello che vide la fece rimanere senza fiato... Hermione Granger aveva indosso l'abito più bello che avesse mai visto. Sembrava il vestito di una principessa.

Lungo, dorato, quell'abito le lasciava scoperte le spalle mettendo in risalto tutta la sua femminilità. La seta di cui era fatto la faceva apparire quasi una fata eterea. Sul suo petto, proprio sopra la scollatura quel fiore di luna le fungeva da spilla.

 I capelli erano raccolti verso l'alto, lasciandole cadere solo qualche ricciolo sulle guance. Due gocce di diamante le pendevano dai lobi delicati.

Ai piedi delle scarpette, anch'esse di seta, completavano quella che per la ragazza più giovane sembrava una visione.

"Merlino! Sei bellissima!" Ginny era rimasta senza fiato. Hermione tornò a voltarsi verso lo specchio: sembrava brillare di luce propria. Il cuore le martellava in petto come un forsennato. Se ne era ricordato. Se ne era ricordato...

"Ha scelto il personaggio di Belle". Spiegò alla sua amica, che la guardava sorridente. "è la protagonista della mia fiaba preferita. Una ragazza comune che si innamora di un principe, che per la sua crudeltà era stato tramutato in un mostro da una fata. Solo l'amore sincero avrebbe potuto spezzare il maleficio e riportare la gioia e la pace sul suo regno".

Ginny si era seduta sul suo letto e la ascoltava rapita. "Una volta abbiamo letto quella fiaba insieme e Draco mi ha chiesto se avrei mai potuto amare una bestia come lui. Non posso crederci che abbia pensato a quella storia!" Nuove lacrime si facevano strada sul suo volto candido ma fece di tutto per trattenerle. Ancora una volta le aveva dato una prova di tutto l'affetto che provava per lei.

"Allora, ha scelto bene". Lo sguardo di Ginny era ricolmo d'affetto. "Sei davvero la sua Belle, Hermione. Su, su, ora pensiamo al trucco!" Alle volte quella ragazza dai capelli rossi sembrava davvero una copia in miniatura di sua madre Molly. La Grifondoro più grande annuì prima di osservare la sua amica incuriosita. "Ma tu da cosa sei vestita?"

La ragazza, infatti, indossava un completino molto attillato, di pelle, costituito da un top marrone e un paio di pantaloni neri. Alla cintura portava delle strane pistole, che sembravano essere state riprese da un film di fantascienza babbano. Ma non riusciva a ricordare bene quale. I suoi capelli erano raccolti in lunghe trecce, fissate intorno al capo, ma non erano più rosse... sembravano castane...

"Padme Amidala. Blaise ha insistito. Continuava a ripetermi che le era piaciuta tanto in un film, si dice così, che aveva visto una volta!"

"Ah, Star Wars! E lui chi sarebbe, scusa? Anakin Skywalker?". Stavolta doveva trattenersi dal gran ridere.

"Già, se non sbaglio ha detto una cosa del genere! E non sai il bello. Ha Silente è piaciuta tanto l'idea di fare la festa introducendo degli elementi babbani che ha costretto anche gli insegnanti a travestirsi. Piton è un certo Darth qualcosa!"

Stavolta Hermione non riuscì più a trattenersi. Piton non avrebbe potuto scegliere di meglio! Darth Vader!

******

"Si può sapere perché i tuoi capelli sono biondi?"

Draco Malfoy continuava a far su e giù per l'ingresso al loro dormitorio come un animale in gabbia. Indossava un bellissimo vestito di velluto blu, dai bottoni dorati e ai piedi della statua di Merlino aveva appoggiato la sua maschera. Lui era la Bestia!

Blaise lo guardava piuttosto spazientito. Se le ragazze non si decidevano ad uscire da quella stanza il suo amico avrebbe rischiato un attacco cardiaco.

"Perché Anakin era biondo e, dopotutto, il biondo mi dona e tu non ne hai l'esclusiva!". Gli ripeté per la millesima volta. "La vuoi smettere di fare su e giù! Mi stai facendo venire il mal di mare!"

"Scusa" bofonchiò l'altro sedendosi accanto all'ex moro, per poi scattare nuovamente in piedi cinque secondi dopo e riesumare il suo continuo andirivieni. "E chi sarebbe questo Anakin?"

"Un giovane forte e affascinante che si fa corrompere dal lato oscuro, ammazza la moglie e diventa una sorta di Voldemort con un grande mascherone nero!"

"Bene!" Si fermò d'un tratto. "Non è che farai qualcosa alla Wesellette, vero? é un pò petulante ma, infondo, mi ci sono un tantino affezionato". Il ragazzo era decisamente sull'orlo di un collasso.

"Ti vuoi rilassare! Andrà bene, ormai il più lo hai fatto, ti manca solo il colpo finale!"

"E se poi succede qualcosa?". Cavolo, non si era mai sentito così. Come se tutta la sua vita sarebbe dipesa da quel singolo monosillabo di risposta che Hermione avrebbe dato alla fatidica domanda. Oh, cielo, in realtà tutta la sua vita dipendeva da quel singolo monosillabo: due parole per decidere del suo futuro, due parole per decidere fra l'Inferno o il Paradiso eterno.

"Tipo?" In realtà Blaise iniziava a prenderci gusto. Mr. Nervi d'acciaio aveva un che di umano, dopotutto. "Un terremoto, una qualche altra calamità naturale, lei che ti scoppia a ridere in faccia o peggio di risponde che è meglio se restiate solo amici. Non capisco davvero cosa tu voglia dire". Quell'aria innocente che il moro aveva adottato, lo rendeva ancora più odioso agli occhio del biondo che aveva preso a digrignare i denti come una tigre inferocita.

"STA-ZITTO-BLAISE".

Tutta la sua rabbia evaporò come neve al sole non appena le porte del dormitorio si spalancarono. Come una sogno, Hermione discese le scale che la separavano dal suo principe, gli occhi bassi e le guance arrossate. Draco ne rimase completamente rapito. Le si avvicinò lentamente, scivolando sul pavimento di pietra scura quasi fosse sospinto da un vento invisibile.

Le prese una mano tra le sue e se la portò alle labbra con riverenza, posandovi sopra un tenero bacio.

"Sei bellissima, mia Belle".

"Io... io mi sento così sciocca... non sono abituata a tutto questo... il vestito, il trucco... io..." Draco le portò un dito alle labbra, facendole capire che ora le parole non occorrevano. Avrebbero parlato, ma non adesso. Ora era arrivato il suo momento di mettere le cose apposto.

"Allora, non dire niente. Questa serata è solo per noi." Quel noi fu pronunciato con così tanto trasporto che per un breve singolo istante Hermione si sentì venir meno.

Come un corpo privo di volontà si lasciò condurre verso la sala da ballo, tutta la sua fiducia risposta nelle grandi mani della sua Bestia.

Un sorriso furbetto illuminò il viso di Blaise. "Era ora". Sospirò, con un tono un tantino melodrammatico.

"Già". Aggiunse Ginny nel medesimo modo. Quel ragazzo era divertente. Sembrava riuscire sempre a trovare anche il più pallido spiraglio di ottimismo in qualsiasi situazione e questa era una qualità che non si incontrava spesso.

"Te ne sei accorta anche tu, eh?" Le chiese, sarcastico.

"Che l'amore li ha completamente rimbecilliti, oh di sicuro!"

"Come ti ho già detto, saresti stata una Serpeverde straordinaria mia cara". Il moro prese la bella Grifondoro per mano per condurla nella sala. Stava per iniziare l'ultimo atto di Draco e Hermione, e non voleva di certo perderselo.

******

                                                      Windimill, Windimill

                                                           for the land

                                                           Turn forever

                                                            hand in hand

La festa era entrata nel vivo. L'ingresso di Draco ed Hermione era stato accolto con un silenzio quasi spaventoso, subito seguito da mille e più commenti. I due rivali, le due menti più brillanti dell'intera scuola erano entrati a braccetto, con un sentimento di pura adorazione negli occhi.

Lei era bellissima. Non c'erano parole a sufficienza per descrivere la luce che sembrava avvolgerla. Chiunque non se ne fosse mai accorto prima, ora lanciava al bel Serpeverde sguardi a dir poco avvelenati, chiedendosi come fosse stato possibile lasciarsi sfuggire la donna stupenda nella quale Hermione Jane Granger era maturata. In prima fila c'erano proprio i Grifondoro, che si domandavano smarriti dove fosse finita quella ragazzina dai capelli arruffati e gli incisivi un pò sporgenti... Beato Malfoy...

                                                                   Take it all

                                                               in on your stride

                                                                   It is sinking,

                                                                   falling down

Dean Thomas e Seamus Finnighan si erano lanciati in una gara di karaoke dal vivo alla quale si era aggiunto anche il vocione di Hagrid. Dopo aver adattato due tavoli a mò di palco, vi erano saliti sopra e avevano preso a ballare come forsennati mentre la McGranitt tentava inutilmente di convincerli a scendere.

Justin aveva preso a suonarsi le costole come una sorta di tamburo scatenando l'ilarità generale. Il professor Lupin riusciva a stento a trattenersi. Solo l'ombra di Darth Vader, ovvero di Piton, sembrava riuscire a riportare un pò d'ordine ma non appena il suo mantello scompariva dalla vista degli studenti, Neville aveva sviluppato una sorta di radar per il professore di pozioni, il caos ricominciava.

In realtà, quello che sembrava divertirsi di più era proprio il preside Silente che pareva non aver la minima intenzione di porre un freno al divertimento dei suoi ragazzi.

Pansy Parkinson era sull'orlo di una crisi isterica. Come si permetteva quella... quella... GRRRR... Anche lei come le altre ragazze presenti erano rimaste senza fiato innanzi alla bellezza e all'amore che quei due si stavano dimostrando ed ora la gelosia rischiava di consumarla. I suoi occhi erano verdi scintillanti, come un mostro assatanato del sangue della Grifondoro.

                                                            Love forever love is free

                                                                 Let's turn forever

                                                                      you and me

                                                              Windimill, Windimill

                                                                    for the land

                                                                   is everybody in?

"Hey, Ginny". Lavanda Brown, in quel turbinio di stati d'animo diversi, sembrava preoccupata. Alla vista di Malfoy, Ron era scomparso, lo sguardo vacuo, cantilenando frasi senza senso, e non riusciva più a ritrovarlo. Non poteva ricacciare indietro quel brivido che le percorreva la schiena. Ron non stava bene, sembrava come prigioniero di una rabbia che non lasciava via di scampo e questo le faceva paura. Paura che potesse commettere qualcosa di rischioso. "Hai visto tuo fratello?"

"No". Ma la rossina non sembrava aver dato molto peso a quelle parole, persa com'era in quelle due pozze d'ametista.

******

Blaise e Ginny avevano danzato per quasi tutta la sera e per la prima volta da molto tempo, la mente della ragazza si era liberata dell'immagine sempre presente del Bambino Sopravvissuto. Rideva, scherza, si divertiva, tutto per merito di quello strano Serpeverde. Si sentiva bene.

Harry li osservava nell'ombra, sconfitto. Ginny non aveva mai sorriso così quando era con lui. Si sentiva quasi un mostro. Lui le voleva bene, certo, ma questo suo affetto era abbastanza per renderla felice? Harry questo non lo sapeva.

"Tieni". Qualcuno gli passò una tazza con del succo di zucca e il ragazzo lo bevve d'un fiato. Strano... quel succo aveva un sapore quasi speziato...

"L'ho corretto con un pò di vodka dalla fiaschetta di McMillan. Pensavo ti sarebbe servito". Con sorpresa del Grifondoro, Draco Malfoy gli era arrivato di fianco senza nemmeno che se ne rendesse conto. Non sorrideva sarcastico come suo solito, anzi aveva un'espressione molto seria in viso.

"Andiamo a fare due chiacchiere". Gli disse ed Harry annuì. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e, strano ma vero, sapeva che l'unico che avrebbe capito era solo lui.

La terrazza che dava sul Platano Picchiatore era deserta e semiriparata dalla candida neve che aveva preso a cadere in notte di Halloween apparentemente tranquilla. In realtà era proprio questa strana calma a far innescare qualcosa nell'animo dei due ragazzi... come se un qualcosa di innaturale si fosse risvegliato nella notte e loro non ne avessero alcun controllo.

Si sedettero l'uno accanto all'altro e di nuovo, come quella sera nell'infermeria, fu come se riuscissero a percepire ogni singolo stato d'animo della persona che gli sedeva di fianco. Era una sensazione strana ma allo stesso tempo molto familiare e confortante.

Draco prese ad osservare le stelle che, tra piccoli scorci tra i lembi nuvolosi, brillavano pallide in quel manto celeste che sembrava nero come il nulla. Harry, invece, era chino sulla tazza che stringeva tra le mani, fissando con la coda nell'occhio il biondo che sembrava quasi essersi dimenticato di lui.

"Com'è che non sei con 'Mione?" Gli chiese tanto per rompere il ghiaccio.

"Mya è impegnata: stava cercando di convincere Roger a smettere di piangere prima che Katie perda completamente la calma e lo pesti una volta per tutte". Gli risposi, quasi stesse parlando del tempo.

"Piangere?" Il Grifondoro era piuttosto sorpreso. I due caposcuola sembravano possedere personalità invertite: lei era Terminator, lui uno dei Puffi.

"La festa procede alla grande e nessuno è ancora morto o completamente ubriaco da richiedere una sospensione di massa. Buffo visto che la vodka era la cosa più leggera che ho visto passarsi fra quelli del quarto anno".

"Ah" Fu tutto quello che Harry riuscì a rispondere.

"è tutto quello che hai da dirmi? Non so: tutta una strana storia di Dark e Light Warrior, di strambe profezie con leggendarie spade mistiche o del perché Wesellette, che tutti considerano la prossima signora Potter, in questo momento è tra le braccia di Blaise Zabini. Tu che dici: vogliamo continuare a parlare del tempo?" Sarcasmo Malfoy: la vendetta.

"Ma tu come..."

Non riuscì nemmeno a terminare la frase che subito le parole gli morirono in gola, gelate dallo sguardo magnetico del biondo.

"Diciamo che ho avuto un incontro ravvicinato con la mente di Silente. Allora?"

"Oh, avanti!" Harry balzò in piedi, a metà tra l'esasperato e l'arrabbiato. "Come se mi avessi creduto se te lo avessi raccontato! Abbiamo fatto questa sorta di tregua, che non so nemmeno bene cosa sia, e tutto un tratto vieni qui, nemmeno fossimo amici sul serio, e tenti di farmi la predica perché non ti ho detto niente! è da ipocriti! Tu non sai niente di me: della solitudine, della mia vita con i Dursley, del dolore per la morte dei miei genitori e di Sirius!!!"

Nel medesimo istante in cui pronunciò quel nome sentì una morsa attanagliargli lo stomaco. Davanti a sé aveva il figlio del suo padrino, che non conosceva nemmeno la verità. Aveva esagerato.

"Tu pensi che io non ne sappia niente". Aveva esordito il Serpeverde con una calma che fece gelare il sangue nelle vene del Bambino Sopravvissuto." L'ho visto: quando ci siamo stretti la mano, ho visto la tua vita ma sai una cosa Harry, va al diavolo! Cosa posso saperne io! Dopotutto ho solo visto mia madre essere uccisa davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla, in un di quei rari momenti in cui lei poteva dimostrarmi il suo amore senza che quel bastardo di Lucius ci spedisse nuovamente all'Inferno! Come osi lamentarti, tu che sei stato protetto fin da quando era in fasce mentre tutti gli altri avevano abbandonato me e mia madre al nostro destino". La furia che lo aveva animato scemò così come era comparsa. "Hai ragione. Io non so quello che hai passato. Ma sai una cosa? Mentre stai qui a piangerti addosso, lì dentro" Una mano scattò ad indicare l'interno della sala dalla quale la musica li raggiungeva fioca. "C'è una ragazza che ti ama alla follia, che si getterebbe anche nel fuoco per te ma che ha talmente paura di non essere alla tua altezza, dall'avere quasi rinunciato alla propria felicità pur di rimanere nell'ombra ma comunque al tuo fianco".

I suoi occhi grigi, scintillanti come due gemme preziose, s'addolcirono. "Non puoi continuare a nasconderti per paura di soffrire e poi pretendere che lei resti ad aspettarti fino alla fine dei suoi giorni. Se l'ami allora combatti. Voldmort non aspetta altro che vederti debole e in preda al dubbio per colpire. E tanto per la cronaca ho chiesto io a Zabini di portare la Wesellette al ballo". Quest'ultima parte fu detta quasi in un sussurro ma Harry l'udì ugualmente.

"Cosa?!"

"Beh, speravo che magari di davi una svegliata e ti dichiarassi!" Draco si passò una mano sul collo tentando di non ridere all'espressione di puro shock di Potter.

"Ripeto: cosa?!" Urlò il moro, preso completamente in contropiede dalla nuova e pazzesca sincerità del biondo.

"Hey! La Wesellette ha passato l'intera settimana chiusa nel nostro dormitorio a piangere per colpa tua e della Chang e io ed Hermione non abbiamo potuto... cioè..." Non era ancora pronto a parlare di certe cose con Potty, insomma!

"Non avete potuto..." Harry gli fece cenno di continuare ma l'altro si limitò ad alzare un sopracciglio.

"Non abbiamo potuto. E poi, non sono affari che ti riguardano". Gli rispose cocciuto.

"Allora, com'è che tu sai tutto della mia vita sentimentale?" Tentò di controbattere il Grifondoro ma l'altro non si fece cogliere in contropiede.

"Si da il caso che sono diventato il nuovo confidente della tua quasi-ragazza. Quindi anche se preferirei di cuore stare lontano dal pianeta Potty mi ci trovi coinvolto uguale!"

Questo riuscì a far tacere completamente il moro che non seppe davvero cosa rispondergli.

"Ora se non ti dispiace". Aggiunse Draco avviandosi verso la porta finestra che immetteva nella Sala da Ballo. "Tocca a me venire allo scoperto con una persona che mi sta molto a cuore. Non c'è più molto tempo".

"Hermione è davvero una ragazza fortunata". Sorrise Harry.

"Ad uscire con un Sex God come me, di sicuro! Io sono il meglio per lei!". Esclamò con orgoglio l'altro facendo scuotere la testa al Grifondoro.

"Che razza di fratello!"

"Ah, non dirlo a me. Parente di San Potter! Se nonna Black lo sapesse si rivolterebbe nella tomba!". Rise il Serpeverde prima che il suo viso fosse oscurato da un'ombra di preoccupazione. Posò una mano sullo stipite della porta e lentamente si voltò verso il Grifondoro.

"Hey, Harry?". Potter rimase completamente paralizzato al sentirsi chiamare per nome dal biondo per la prima volta ma non disse nulla.

Quando i loro sguardi s'incontrarono, quello strano vortice magico che li aveva uniti in infermeria tornò, più forte che mai.

"Sta attento a Weasley. C'è qualcosa di malvagio in quel ragazzo". Prima che Harry potesse replicare, Draco era già sparito nel corridoio buio, lasciando il Bambino Sopravvissuto solo con i suoi pensieri.

******

Una dolce melodia iniziò a diffondersi nell'aria mentre sulla posta da ballo le coppie avevano prese a danzare, strette, illuminate dalla pallida luce della candele.

Hermione Jane Granger era appena riuscita a sventare l'omicidio di Roger quando quelle note la raggiunsero. Conosceva quella canzone... sì la conosceva...

Come in un sogno, le varie coppie smisero di ballare, i loro sguardi fissi su un affascinante cavaliere vestito di blu che aveva preso ad avanzare verso la sua principessa. Il tempo sembrava essersi fermato.

Draco le porse la mano e lei la prese fiduciosa. Non avrebbe potuto negargli niente.

"Mi concedi questo ballo, mia Belle?" Le chiese dolcemente.

"Si, mio drago". Gli rispose in un sussurro.

                                                      è una storia sai vera più che mai,

                                                         una poesia piena di perché

                                                                        e di verità

Persa nel suo sguardo di tempesta, senza nemmeno rendersene conto, Hermione aveva preso a danzare, stretta al suo cavaliere, la pista solo per loro. Il cuore le batteva a mille ma una strana calma si era impossessata di lei. Come se non stesse aspettando altro. Tanto aveva vissuto in attesa di questo momento, mille vite trascorse ad aspettarlo, ed ora la sua pazienza era stata premiata.

                                                Quel che non si può neanche immaginar

                                                             è una realtà che succede già

                                                                   e spaventa un pò

Le cingeva la vita come la sua sola ancora di salvezza, la mano di lei posata sul suo cuore impazzito. Come una raffica di vento incontrollabile tutto in lui aveva preso a vorticare, mescolandosi in sensazioni che non aveva mai provato prima. Sentimenti che erano suoi, ricordi che non gli appartenevano ma che allo stesso tempo sentiva di possedere lo stavano travolgendo, ma in quel momento non gliene importava. C'era solo lei.

                                                      Ti sorprenderà come il sole ad est

                                                      quando sale su e spalanca il blu

                                                                     dell'immensità

Nessuno, intorno a loro, s'azzardava ad avvicinarsi quasi fossero di fronte ad uno spettacolo sacro, che non si sarebbe più ripetuto nelle loro esistenze. Luci soffuse rischiaravano intorno, luci soffuse che illuminavano la vera essenza dell'amore puro.

                                                      Stessa melodia, un'altra armonia

                                                       semplice magia che ti cambierà

                                                                       ti riscalderà

Harry li osservava rapito, appena rientrato dalla terrazza, e senza rendersene conto il suo sguardo cadde su Ginny. Ti amo. Lo sapeva, l'aveva sempre saputo ma solo adesso era riuscito ad ammettere la profondità di questo suo sentimento. Gli venne quasi da sorridere. Potter aveva avuto ragione: non l'avrebbe mai capito senza suo fratello.     

                                                   C'è una bestia che s'addormenterà,

                                                         ogni volta che bella come sei

                                                                      le sorriderai

Ginny Weasley stava piangendo. Non si era mai sentita così. Vederli lì, ballare stretti l'una tra le braccia dell'altro, era come vivere in una favola. Quella che sai che terminerà sicuramente con quel felici e contenti che, sebbene possa essere quasi scontato, non può essere altrimenti. Perché il loro amore era così grande e forte e puro, da poter resistere a qualsiasi cosa... anche la morte. Perché niente dura per sempre, nemmeno la morte. Perché niente dura per sempre, eccetto l'amore.

                                                      Ti sorprenderà come il sole ad est

                                                      quando sale su e spalanca il blu

                                                                     dell'immensità

Blaise le porse un fazzolettino, una piccola lacrime che s'asciugò prontamente. Avevano fatto questo effetto anche a lui. Le si avvicinò lentamente, posandole un lieve bacio sulla guancia. "Non preoccuparti, piccola Ginny. Anche tu vivrai felice e contenta con il tuo bianco cavaliere". Le sussurrò, una consapevolezza nata dentro di lui, che niente avrebbe potuto ingannare.

                                                      Stessa melodia, un'altra armonia

                                                       semplice magia che ti cambierà

                                                                       ti riscalderà

Mentre le note scemavano in lontananza, loro non se ne erano nemmeno accorti. Era sulla melodia della loro canzone che adesso stavano danzando, un'armonia nuova scandita dai battiti dei loro cuori, dai respiri di quelle anime così simili da confondersi e mutarsi in un qualcosa di più grande. I loro occhi non s'erano mai lasciati e mentre l'ultima nota si perdeva nell'aria i loro volti si avvicinarono.

Ed allora, fu come un'esplosione di scintille, una girandola dai mille colori dell'iride. Un intero universo era rinchiuso nell'anima di Draco, milioni di stelle e soli e comete e buchi neri che si perdevano nell'infinità del suo cuore, trasparente come il cristallo. Immagini di orrori e sangue e morte presero a vorticare intorno a lei, visti attraverso lo sguardo di un bambino costretto a crescere troppo in fretta. Attraverso gli occhi di chi era stato spogliato della propria innocenza proprio da colui che, invece, avrebbe dovuto proteggerlo.

Però, al centro di tutto questo, del dolore e della gioia, dell'amore e dell'odio, una stella brillava più di tutte come se le altre fossero solo un pallido riflesso della luce che questa sapeva emanare. E questa stella era lei.

Hermione sentì il respiro mancarle mentre l'amore di quel giovane dagli occhi di tempesta la sommergeva, facendola perdere in un mare caldo ed infinito. Infinito come il sentimento che Draco provava per lei. Che sei anni di dolore, di disperazione e amarezza non avevano potuto né annientare né scalfire. La considerava la sua dea. Il centro della sua esistenza...

******

Prima fu un semplice applauso, poi un boato esplose nella sala, risvegliandoli da quel sogno che avevano condiviso. Il primo era stato proprio Silente seguito da tutti gli altri, inneggiando e festeggiano alla felicità che quei due giovani avevano raggiunto.

Mya indietreggiò lentamente, senza fiato. L'amore di Draco continuava a pulsarle nelle vene, immagini di morte le annebbiavano la mente, con una forza spaventosa, annientando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Divisa, spezzata si sentiva, come se mente e cuore andassero in due direzioni diverse.

Doveva andare via! Non sapeva bene perché, infondo non era da lei fuggire davanti ad una prova, ma tutto ciò che sapeva era che doveva correre, respirare e calmare questo suo cuore impazzito che minacciava di balzarle fuori dal petto.

Corse, sotto gli occhi costernati di tutti, corse con tutta la forza che le era rimasta. Nessuno tentò di fermarla.

******

Senza nemmeno rendersene conto, era giunta alla terrazza. Le sue mani candide, stringevano il davanzale di pietra, gelido, coperto da una soffice coltre di neve. L'aria sembrava aver abbandonato per sempre i suoi polmoni. Ma non era sola.

"Io ti amo, Hermione Jane Granger". Una voce gentile sussurrò alle sue spalle. I suoi occhi le si spalancarono per la sorpresa ma non si voltò. Non era ancora pronta a vedere nuovamente nei meandri della sua anima.

"Ti amo di un amore quasi folle, che mi uccide ogni volta che mi sei lontana, ma allo stesso tempo mi salva dalle tenebre che sembrano maledirmi dalla nascita". Draco le si avvicinò lentamente, le mani tremanti ma la voce ferma e determinata.

"Non so che cosa io sia, Hermione. Se un demone sputato dall'Inferno che non ne ha più memoria. Se una qualche sorta di scherzo della natura il cui unico scopo è quello di combattere e uccidere. Non ho risposte a queste domande".

Hermione si voltò lentamente, il viso inondato da calde lacrime che presero a brillare come tante piccole gocce di cristallo. Il ragazzo le si avvicinò ancora di più e le prese la mano, posandola all'altezza del suo cuore. I loro visi erano nuovamente pronti a sfiorarsi ma una cosa ancora restava da dire.

"Tutto ciò che so è che ti amo. Sempre e per sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Fino alla fine di questa mia vita e oltre. Niente potrà tenermi lontano da te, qualsiasi cosa succeda. Tu viene prima di tutto. Darei la mia vita per te, perché senza di te io non sarei niente. Sei l'unica ragione per la quale io continuo a vivere, ma non posso costringerti a condividere il mio futuro se non è questo che desideri. Quindi te lo chiedo ancora una volta: potrai tu mai amarmi, conoscendo le tenebre che albergano dentro di me?"

La sincerità in quegli occhi e l'amore in quelle parole era tutto ciò di cui aveva bisogno. Lo avrebbe seguito anche in capo al mondo. Anche per lei, lui era tutto. Eppure, nessun suono voleva uscire dalle sue labbra. Ma non ne ebbe bisogno.

Lo abbracciò come non aveva mai fatto, stringendolo a sé per proteggerlo, se non dal freddo, da tutto e tutti. Nessuno gli avrebbe più fatto del male, giurò. Avrebbero sconfitto quelle tenebre insieme, sopportato il peso di quel destino molto più grande di loro.

Draco si perse nel profumo di Hermione, nel suo caldo respiro, nell'amore che gli stava trasmettendo. Era a casa. Era finalmente tornato a casa e non aveva bisogno di parole o fatti per saperlo perché lo sentiva, come un qualcosa di viscerale che gli attanagliava lo stomaco. Semplicemente a casa.

Si persero in quell'abbraccio per un tempo che parve infinito senza accorgersi delle tenebre che con furia avevano preso a discendere su di loro.

"AHH!"

Draco cadde al suolo stringendosi il petto, conficcando le unghie attraverso la stoffa del vestito. Il dolore era atroce, lancinante. Come se qualcuno gli stesse strappando il cuore, stringendolo fra artigli acuminati.

"DRACO!"

Hermione si chinò accanto a lui, terrorizzata, paralizzata, ma il ragazzo la spinse via, un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca e che ben presto la inondò.

"é qui!" Riuscì a sibilare mentre il dolore si acuiva sempre di più, diffondendosi a tutto il suo corpo, come una morsa dalla quale non poteva liberarsi. Non ora, pensò, non adesso che la felicità e così vicina! Quell'incubo non poteva ricominciare... non poteva...

"Chi è qui?" Gli chiese lei atterrita, inerme davanti a quel dolore che lo stava spezzando.

"Lucius" Fu la risposta prima che tutto intorno a loro diventasse buio.

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Note: finalmente ecco il 16° cap. Evvai. Ho impiegato quasi un mese a scriverlo ma finalmente è finito. Non temete la seconda parte richiederà un minor tempo di stesura. Ho finito la maturità. Sì! E fra qualche giorno potrò conoscerne i risultati. Non vedo l'ora. Sempre meglio che continuare a continuare con la mia nevrosi per la scelta dell'università. ma comunque. No ho più la forza per scrivere altro, quindi subito coi brevi chiarimenti.

Chiamatemi anche bastarda, ma come avete notato, Hermione non ha ancora pronunciato le due paroline magiche. HAHAHAHA quelle mi serviranno per dopo. Sono malvagia! Carino Draco, però, vero? Ah, la prima parte è una sorta di visione. Draco e Hermione hanno... avete capito, no? Ma non temete, lo faranno sul serio... prima o poi...

Ron è sparito durante la festa, chissà dov'è qualcuno qualche idea? Comunque, mi conservo la possibilità di modificarlo un pò ma scelgo lo stesso di pubblicarlo altrimenti finireste per aspettare l'anno nuovo.

Blaise è un veggente, chi l'avrebbe mai immaginato. Avrà anche altri poteri? E cosa lo lega a Draco. Stiamo per giungere alla fine ragazzi e molte risposte vi attendono nella seconda parte. Ma non posso aggiungere altro. Sono in pieno delirio da allergia e antistaminici. Cavolo quanto ho scritto!

Cominciano i guai... Contenti? E, allora, recensite, recensite, recensite...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** The Only thing I Know is... I Love You ( 2 parte) ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 17: The Only thing I Know is... I love you, 2parte

Fu come se d'improvviso cielo e terra non fossero più. Quel vago, sottile confine che divideva il cumulo di nuvole tetre dalle forme vaghe e sinistre che lo circondavano si era dissolto in una distesa nebbiosa, che lasciava nel cuore un peso più oscuro, più cattivo, più malvagio.

La pietra magica aveva preso a pulsare quasi avesse avuto una volontà propria. Possibile che si alimentasse del suo rancore? Sorrise a questa eventualità. Bene... la sua vendetta, allora, avrebbe avuto un sapore ancora più dolce se anche le forze della natura fossero state dalla sua parte. Oh, sì... nessuno avrebbe avuto il coraggio di schierarsi insieme a quello sporco Mangiamorte ed Hermione sarebbe stata libera dal maleficio a cui quel bastardo l'aveva costretta... sì...

Ignorava  che la pietra, che fosse stata davvero viva o no, era stata forgiata con un unico obiettivo: richiamare quelle tenebre che nessuna insignificante creatura come quel miserabile essere umano che l'impugnava, pieno di rancore maligno, avrebbe potuto controllare. Ciò che credeva poter dominare lo aveva ridotto all'essere un pallido strumento.

Silenzio... innaturale, spaventoso, mortale... In quella notte oscura non s'udivano rumori. Tutti gli animali della Foresta Proibita erano scomparsi, nascosti nei loro rifugi, lontani dalla malvagità che quel ragazzo stava diffondendo nell'aria circostante, impregnandola come un lezzo oleoso che penetrava nei polmoni e soffocava lentamente mentre gli occhi si sbarravano per il terrore e l'alito della morte sul collo diveniva un qualcosa di sempre più tangibile.

D'improvviso quella calma tanto insolita quanto funesta fu spezzata: lo spazio di fronte a lui si squarciò, rivelando una specie di tunnel luminoso fatto d'acqua e luce. Gorgogliava come un torrente impazzito... Eppure, nonostante fosse accecato dalla gelosia che lo stava lentamente corrompendo, persino la sua coscienza distorta non poté sottrarsi alla mera realtà: aveva condotto il male puro.

Un vento malefico prese a soffiare da quel tunnel, un vento impetuoso, dalla forza immane che scaraventò il ragazzo contro la quercia secolare che delimitava la piccola radura. Ron tentò di farsi scudo con il braccio ma l'aria immonda che lo circondava gli sferzava sul viso come una frusta indemoniata.

Una figura prese ad avanzare lentamente. Alta, incappucciata, completamente vestita di nero. Quello poteva benissimo essere il diavolo in persona ed, addirittura, pareva che le stesse tenebre fuggissero al suo passaggio...

Lui era giunto.

"Dov'è il ragazzo?" Intimò la figura incappucciata con un sibilo, che presto si tramutò in un urlo roco e carico d'odio.

"Alla festa. S-sta b-ballando con la Granger. Là n-nella sala Grande". Balbettò il giovane Grifondoro mentre il sangue nelle vene gli si era gelato. Ammaccato e impaurito Ron si era inginocchiato innanzi all'Ombra nera. Il maestro era un uomo temibile e spietato.

"Bene". Il suo volto era nascosto dal folto cappuccio del pesante mantello che lo ricopriva ma una cosa era visibile: occhi freddi, crudeli vendicativi. Weasley sentì che la sua linfa vitale veniva trascinata via. Prima che potesse anche solo reagire, un calcio improvviso lo colpì alla bocca dello stomaco, facendolo nuovamente piombare al suolo. "Ora vattene, sparisci dalla mia vista, sudicio piccolo traditore. La tua presenza mi disgusta!" Quel sibilo velenoso divenne un sussurro strisciante.

"Ma maestro..."

"Non vorrai di certo che i tuoi piccoli amichetti Grifondoro scoprano la feccia che si cela dietro il loro inseparabile cagnolino, vero?". Gli sussurrò con voce melliflua, afferrandolo per la nuca, i suoi occhi gelidi che gli perforavano il cervello. "Non penso che la tua piccola mezzosangue sarà molto felice di sapere che sei tu il responsabile di tutte le sue pene... non è così... NON è COSì?!"

Ron annuì quasi impercettibilmente. Voltandosi e barcollando iniziò a correre verso il castello, sulle sue gambe malferme, mentre una risata sinistra risuonava nell'aria circostante.

"A noi due... figlio mio". Sibilò la figura ammantata carica d'odio. Lucius Malfoy era tornato, pronto a riprendere il suo posto al fianco del grande Voldemort e a conquistare tutto il Mondo Magico grazie all'arma più potente e spietata che questo avesse mai visto: Draco...

******

Il lettore CD sparava a tutto volume una miagolante musica di violini. Dovete cercare di aprirvi verso le altre culture aveva continuato a ripetere il preside durante l'allestimento della festa così Draco ed Hermione avevano cercato di accogliere questo suo suggerimento in modo proficuo e sì, anche divertente. Peccato che il risultato era stato un qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: quella... quella musica... La peggiore dell'intero universo... la quadriglia! Orrore! Stranamente, però, uno dei balli preferiti di Silente.

Le luci dell'aula sembravano accecanti, a confronto del grigio plumbeo dell'esterno. Le nuvole ora avevano preso ad ammassarsi quasi si preparassero al diluvio universale... il vento sibilava sinistro. Eppure i ragazzi continuavano a danzare ignari del pericolo incombente.

Il professor Piton se ne stava in disparte, con quell'aria di sadico compiacimento che hanno a volte gli insegnanti quando sanno di triturare i nervi degli allievi.

"E ora promenade a sinistra! Inchinatevi al vostro partner, do-si-do!" Urlò la voce trapanante dell'istruttore stereofonico.

Harry eseguì la promenade, ossia camminò in tondo come un idiota ubriaco mentre Seamus e Dean si stavano letteralmente sganasciando dalle risate. Neville Paciock aveva pestato i piedi di Calì così tante volte che quest'ultima, sfinita, gli aveva mollato un ceffone in mezzo alla pista, andando a raggiungere sua sorella ai bordi della sala. Hagrid stava facendo roteare la McGranitt quasi fosse un fuscello senza peso.

E infine, la cosa più devastante di tutti. Il do-si-do. O, come diceva la voce strepitante sul CD, do-si-DOOOO!

"E questo lo chiami do-si-do?" Sghignazzò Ginny mentre Blaise le girava intorno saltellando all'indietro.

"Ah, non ci provare, bambolina! Giuro che se metto le mani su Draco lo ammazzo sul serio!". Bofonchiò lui, cercando con lo sguardo il Serpeverde biondo che sembrava scomparso insieme alla sua bella principessa.

"Non c'è. Lui e 'Mione non sono ancora rientrati!". Rispose la rossa a quella muta domanda ridendo ancora di più. "Credo che ora come ora abbiano ben altro a cui pensare!"

"Oh, di sicuro. Drak l'avrà di certo trascinata in qualche aula abbandonata per..."

Ma non riuscì a terminare la frase che il mondo intorno a lui prese a vorticare furiosamente. Un'emicrania improvvisa lo fulminò, tagliando qualsiasi legame che il giovane aveva con la realtà e gettandolo in una spirale di visioni e premonizioni che pareva senza fine.

"BLAISE!!!" L'urlo terrorizzato di Ginny fece piombare la sala nel silenzio. Il giovane Serpeverde era steso al suolo in preda a forti convulsioni, le sue pupille completamente dissolte in un candore sovrannaturale.

Albus Silente si fece strada tra la folla esterrefatta chinandosi al fianco del giovane dagli occhi d'ametista.

"Presto chiamate Poppy!" Tuonò in quel silenzio gelido ma nessuno parve ascoltare veramente quelle sue parole. La paura li aveva come paralizzati.

L'anziano preside sollevò il ragazzo quasi fosse una piuma senza peso mentre i suoi studenti s'accalcavano gli uni sugli altri per permettergli il passaggio verso l'infermeria deserta.

******

Hermione e Draco abbracciati sulla terrazza mentre candidi fiocchi di neve facevano loro da sfondo in una tenera cornice...

Sanguam ex Dominus

Fu come un flash improvviso, una radura immersa nella tempesta e e una roca voce graffiante, come gelidi artigli metallici sulla superficie levigata di una pietra tombale...

Sanguam ex Servus

Una ragazza accasciata al suolo priva di sensi. Un'ombra oscura dagli occhi gelidi e malvagi con una bacchetta puntata verso la fanciulla...

Sanguam ex dominus. Sanguam ex servus.

Una luce abbagliante che circondava un ragazzo dai capelli color dell'oro. Una luce abbagliante che si tramutava in una gigantesca fiammata nera, lo stesso colore della lama della spada che il ragazzo impugnava. Occhi come il mercurio... occhi come il sangue dei vinti...

Semper fidelis cum pater et filius

Un urlo nella bufera, un'anima perduta per sempre... NOOOOOOOOO!!!

Poi solo il silenzio del nulla.

******

"NO! Quasi avesse voluto afferrare qualcosa di invisibile Blaise Zabini s'alzò a sedere di colpo sul piccolo letto dell'infermeria coperto di lenzuola bianche. Silente era accorso immediatamente al suo fianco.

"Dobbiamo fare presto" Cercò di divincolarsi, ma la stretta del preside era molto più resistente della forza che il suo fisico già provato poteva opporre. Si sentiva stremato, non aveva idea per quanto tempo era rimasto privo di sensi ma sapeva che ne stavano già sprecando troppo.

"Si calmi, signor Zabini". Madama Chips gli si stava avvicinando con in mano quella che sembrava una boccetta di pozione soporifera ma il giovane fu più svelto. "Ha avuto solo un piccolo malore, ha semplicemente bisogno di riposare!".

"Non si avvicini Madama Chips". Ringhiò e per un breve istante i suoi occhi d'ametista scintillarono minacciosi. "Ora non ho tempo per le sue porcherie!"

"Signor Zabini!" Lo rimproverò la McGranitt. Bene! Ci si metteva anche lei.

Lo sguardo di Blaise vagò da Lupin a Piton per poi soffermarsi spaurito su quello gentile del preside.

"Professore, Lucius Malfoy è qui a Hogwarts". Tentò di ricordare tutto quello che aveva visto ma le visioni sembravano sfuggire alla sua mente come la neve che si scioglie al sole. "Ha preso Draco ed Hermione e li ha portati da qualche parte nella Foresta Proibita. Professore, Lucius è qui per riprendersi il mio amico e se ci riesce non credo che potremmo salvarlo stavolta".

"Cosa?!" Per la prima volta il terrore che in questo momento stava attanagliando l'animo di Severus Piton si riversò anche sul suo volto sempre impassibile. "Lei come fa a saperlo Signor Zabini?"

Prima che il ragazzo potesse rispondere la porta dell'infermeria cigolò lentamente rivelando i volti preoccupati di Ginny Weasley e Harry Potter.

"Cosa ci fa qui, Potter?" Strepitò Madama Chips deviando nuovamente l'attenzione su fatti irrilevanti e Blaise capì che se voleva risolvere qualcosa avrebbe dovuto prendere lui stesso l'iniziativa.

Il ragazzo tentò a fatica di alzarsi ma le gambe non riuscirono a sostenerlo a lungo. Silente lo afferrò appena in tempo, poco prima che cadesse rovinosamente al suolo. Ginny gli si avvicinò e l'aiuto a rimettersi a sedere.

"Potter" Si rivolse la Bambino Sopravvissuto con voce rauca. "Non avverti niente di anomalo? Non ti senti diverso?" Lo scrutò notando lo strano senso di disagio del Grifondoro.

"Mi sento strano". Gli occhi di Harry erano catturati da quelli di Blaise. "Uno strano terrore mi attanaglia lo stomaco dall'inizio della festa ma non riesco a comprenderlo. Non so nemmeno se sia paura ma è come se sentissi che una parte di me è in pericolo".

"Le basta come prova, professor Piton?". Ribatté velenoso Zabini. "Se anche Potter lo ha avvertito, ora sa che quello che le sto dicendo è vero! Visto che abbiamo finito con la nostra chiacchierata, se non le spiace, ho due amici da salvare. Mentre stiamo qui a fare conversazione, Draco ed Hermione sono nei guai seri, e non credo che il nostro eroe qui presente abbia molte speranze contro Voldemort e un Dark Warrior nel pieno dei loro poteri!" Finì, acido.

"Draco ed Hermione?" Ginny si portò una mano alle labbra, un grido di orrore muto nella sua bocca.

D'improvviso fu come se qualcuno gli stesse strappando il cuore dal petto. Harry cadde in ginocchio, un dolore lancinante che lo trapassava da parte a parte.

"Harry!" Subito Remus gli fu accanto tentando lentamente di farlo alzare mentre il volto di Blaise si fece ancora più pallido.

"Oh, no!" Sussurrò. "è già cominciato".

"Cosa, Blaise?" Lo incoraggiò il preside.

"Lucius Malfoy si sta riprendendo l'anima di Draco". Rispose quasi stesse parlando con se stesso.

"Voglio la verità una volta per tutte, Zabini!" Tuonò il Piton, spaventando per questa sua irruenza mai vista tutti i presenti, quasi che la sua stessa paura rendesse il pericolo più reale, più vero. "Come diavolo fa a sapere tutto questo?!"

"PERCHé SONO IL LEGATUS OBSCURUS!" la voce del giovane dallo sguardo d'ametista risuonò in quella stanza come uno dei tuoni che, squarciando il cielo, stavano diradando la neve per lasciar posto all'imminente tempesta. "MIO DOVERE è SERVIRE IL DARK WARRIOR FINO ALLA FINE DEI MIEI GIORNI. IL MIO BRACCIO CON IL SUO, LA MIA SPADA CON LA SUA, LA MIA VITA PER LA SUA. ORA E PER SEMPRE!"

"Il patto di Fratellanza". Silente sentì le sue teorie farsi sempre più concrete. Aveva sospettato che quel giovane Serpeverde avesse sempre avuto un che di anomalo ma non l'aveva mai realmente legato alla figura del giovane Black. I Legatus potevano essere considerati i bracci destri dei due guerrieri leggendari. Più figure di consiglio e supporto che combattenti, non facevano mai la loro comparsa se non in presenza del loro protetto, a cui potevano scegliere di obbedire o meno se questi avesse ottenuto il loro rispetto. Si cercavano e si trovavano come spiriti affini ma era sempre il Legatus a stabilire la vera forza del Warrior, a vederne l'animo. E una volta che questo avveniva il legame tra Warrior e Legatus diventava inscindibile. Blaise Zabini era il custode di Draco Black e, il capo dell'Ordine della Fenice dovette ammettere, aveva una certa idea su chi fosse il guardiano di Harry.

"Ho avuto una premonizione su quello che stava per accadere". Continuò e solo allora si accorse che le sue mani avevano preso a tremare. "Ma quell'idiota di Draco ha deciso di cavarsela da solo perché è convinto che Lucius sia una sua responsabilità. Il signor Malfoy vuole usare la vita di Hermione come merce di scambio". Stavolta fu Blaise a dover cedere agli occhi sereni ma forti di Albus Silente. "E Draco non potrà tirarsi indietro. L'ama troppo. E questo è tanto la sua forza quanto la sua debolezza, perché ora come ora non riuscirebbe a uscire vivo da uno scontro diretto!"

Il ragazzo si accasciò a sedere sul letto il viso madido di sudore.

"Severus" Silente si voltò verso il professore di Pozioni con una nuova risolutezza nello sguardo. "Avverti Hagrid, dobbiamo sbrigarci! Non lasceremo Draco solo a se stesso. Non questa volta".

"Vengo anch'io". Harry Potter, seguito da Mooney, si piazzò proprio davanti a loro. Non l'avrebbero tenuto lontano da questa battaglia, non da questa. Al diavolo la sicurezza: la sua migliore amica e suo fratello venivano prima della vita del Bambino Sopravvissuto.

"Ma Signor Potter, nelle sue condizioni..." tentò di intervenire la McGranitt ma il ragazzo non l'ascoltò.

"Quel bastardo di Lucius Malfoy s'è già preso Sirius. Non gli permetterò di portarmi via anche mio fratello ed Hermione". Sibilò furente.

"Allora vi servirà il mio aiuto". Blaise s'alzò e guardò Harry con sguardo di sfida. C'era dentro anche lui e non sarebbe rimasto indietro. Il tempo di restare nell'ombra era finito."Sono l'unico che può portarvi a loro e non parteciperete a questa caccia senza di me!"

Il Grifondoro annuì: avevano bisogno di tutto l'aiuto possibile. Ma una domanda continuava rodergli il cervello. Un sospetto che non era ancora pronto ad ammettere, ma che in cuor suo sapeva essere fondato. "Come ha fatto Lucius ad arrivare ad Hogwarts?" Borbottò tra sé.

"Un leone ha tradito, Potter. Un leone ha tradito..." Bisbigliò Blaise, incamminandosi dietro di lui.

******

"Ron!" Finalmente lo aveva trovato. Se ne stava seduto in un angolo della Sala Grande e le parve quasi impossibile non averlo visto prima. Lavanda aveva iniziato davvero a preoccuparsi, soprattutto dopo il malore di Zabini. Meno male. Sembrava che Ron stesse bene. "Ma dove sei stato? Ero in pensiero!"

Lo abbracciò felice mentre un sorriso maligno si dipingeva sul viso del rosso. "Ora andrà tutto bene, Lav, non temere. Ora non potrà che andare tutto bene..." Fu la sua enigmatica risposta.

******

"Ah!" Draco s'alzo lentamente, la testa che gli doleva forte, quasi si stesse riprendendo dai postumi di una sbornia colossale. Il suo corpo era ricoperto da un sottile strato di neve ma non riusciva a capire dove si trovasse. Tutto intorno a lui v'erano solo alberi, fitti, fitti, posti l'uno accanto all'altro ramificati quasi fossero una barriera impenetrabile.

Si sentiva le membra intorpidite e la brina che impregnava l'erba sulla quale era disteso aveva reso la sua carnagione ancora più bianca, quasi traslucida. Non riusciva a capire dove si trovasse.

"Hermione!" Questo fu il suo primo pensiero e subito si voltò verso la ragazza al suo fianco. Le pose due dita al collo per ascoltarne il battito. Meno male, era forte. Doveva aver solo perso i sensi. Ma dovevano cercare un riparo. Non avrebbero resistito molto al gelo, soprattutto in mezzo alla Foresta piena di animali feroci. La sollevò lentamente mettendola a sedere contro la robusta corteccia di una vecchia quercia, un pò al riparo dal vento gelido che gli stava trapassando le ossa e coprendola con il suo mantello.

"Ma bene!" Conosceva quella voce, quella voce che aveva tormentato i suoi giorni e le sue notti senza sosta. Il terrore di quel bambino che non era mai stato prese a salire in lui, prepotente, paralizzante ma sapeva che non doveva cedere. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo spaventato. Aveva Hermione a cui pensare.

Si voltò lentamente verso la figura incappucciata, preparandosi ad affrontarlo con quello stesso sorriso maligno che quell'ombra gli aveva insegnato.

"Non sei felice di rivedermi, figliolo?" Con un rapido gesto, Lucius Malfoy si abbassò il cappuccio rivelando il suo volto pieno d'odio mascherato da una falsa espressione affettuosa.

"Per niente, caro papà". Draco si rivolse a lui con lo stesso tono sarcastico. "Ma guarda". Il giovane Serpeverde si finse sorpreso. "Non sapevo che Azkaban concedesse delle vacanze premio. A cosa devo l'onore di questa visita?" Gli chiese sorridendo.

"Non essere stupido!" Malfoy sibilò velenoso. "Sai benissimo perché sono qui... il tuo Padrone ti aspetta, è giunto il momento di ritornare a casa!" Digrignò i denti mostrando canini affilati come le zanne di un cobra pronto ad attaccare.

"Beh, ti ringrazio tanto per il gentile invito, ma sai" Indicò Hermione con lo sguardo. "credo che tra il trascorrere il resto della mia vita fra le braccia di una bellezza del genere e l'essere costretto a servire uno sporco mostro completamente folle non ci sia molto da scegliere". D'un tratto il suo sorriso si spense rivelando un'espressione determinata e spietata al pari di quella del Mangiamorte. "Quindi riferisci al tuo caro mezzosangue questo messaggio: che vada al diavolo e ci resti una volta per tutte!"

"Come osi sciocco ragazzino!". Con uno scatto fulmineo della mano Lucius si preparò a colpire suo figlio ma questi fu ancora più veloce. Gli afferrò il polso, stringendolo finché una smorfia di dolore non si dipinse sul viso dell'uomo più anziano.

"Non sono più un bambino spaurito, papà". Lo afferrò per l'orlo del mantello e lo sollevò dal suolo, i suoi occhi mercuri illuminati da un fuoco di vendetta. "Ora ho un motivo per combattere!". Lo gettò al suolo ma il servo di Voldemort trovò la cosa quasi divertente.

"Ah, già l'amore..." Rise ricordando una frase simile che gli era stata detta tempo fa. "Sai anche tuo padre la pensava così... il tuo vero padre!". Ora erano nuovamente l'uno di fronte all'altro, la mente del giovane che vorticava furiosamente... Non sapeva cosa rispondere.

"Ma come, non dici niente?". Lucius parve trarre forza dal silenzio di quel ragazzo. "Ah, ma non hai ereditato solo la tua parlantina da quell'uomo, il tuo carattere sanguigno..." Lo schernì. "Hai anche gli stessi occhi, quegli occhi simili alla tempesta che avevano reso Sirius Black così famoso!".

"Il padrino di ..."

"Già, l'adorato padrino del tuo amichetto Potter". Lucius Malfoy non si curava di nascondere il profondo disprezzo e risentimento per quello che era stato il suo più grande rivale. "Il grande amore di Narcissa Black!" Rise. Spalancò le braccia come a voler abbracciare il cielo, girando su se stesso, in preda ad una euforia quasi folle. Per quanto odiasse ammetterlo sia lui che Sirius avevano amato Narcissa, anche se in modo diverso, entrambi l'avevano amata profondamente. Lucius era riuscita a possederla alla fine ma la sua era stata più che una vittoria, una sconfitta morale: aveva dovuto ricorrere alla magia per piegare lo spirito indomito di quella donna e anche in punto di morte, lei gli aveva mostrato tutto il suo disprezzo. "Non dirmi che Silente o il giovane Potter non te lo hanno mai confessato. C'è puro sangue Black nelle tue vene". Si piantò innanzi al Serpeverde afferrandogli il mento come a volerlo costringere ad accettare la mera realtà. "Peccato solo che tuo padre non vi ritenesse così importanti dall'essere salvati da me. Sul serio, tutti si fanno in quattro per lo sfortunato Bambino Sopravvissuto ma a nessuno importa di te!".

Draco voltò il capo di scatto, abbassando lo sguardo. Come poteva controbattere qualcosa che infondo a se stesso riteneva vero. Quella piccola vocina che gli sussurrava di essere sempre messo in secondo piano, abbandonato a se stesso, non aveva smesso un attimo di continuare a sussurrargli che, infondo, le parole del mangiamorte erano vere. Se Sirius Black era davvero suo padre, se quello che Lucius gli aveva detto corrispondeva alla realtà, era stato nuovamente abbandonato, stavolta anche dal suo stesso sangue.

"Come faccio a sapere che non stai mentendo?"

"Già, come fai a sapere che non sto mentendo?" Lucius finse di soppesare quella domanda, aumentando in tal modo la furia che stava crescendo nell'animo del ragazzo. "Bella domanda. Magari il gramo che hai sulla spalla può essere la risposta che cerchi. Non ti sei mai domandato perché mi accanivo tanto contro quel segno?"

Draco colpì quel bracco che lo teneva fermo e gli sputò in faccia con tutto l'odio che per tanti anni si era covato dentro. Poteva dirgli quello che voleva: non sarebbe mai più riuscito a spezzarlo.

"Oh!" Un debole gemito portò la oro attenzione sulla giovane Grifondoro appoggiata alla grande quercia. Lentamente i suoi occhi dorati si aprirono rivelando un'espressione smarrita e confusa. "Draco?"

"Non muoverti, Mya" Indietreggiò lentamente verso di lei, tentando di farle da scudo con il suo corpo. Alla vista del Mangiamorte il corpo della ragazza s'irrigidì di colpo, quasi la sua paura l'avesse privata anche del respiro.

"é un piacere rivederla, signorina Granger. Spero che mio figlio le abbia tenuto buona compagnia in questi ultimi tempi".

Hermione s'alzò in piedi, avvicinandosi cautamente al giovane Serpeverde, intrecciando le sue dita con le proprie. "Non osare avvicinarti a lui, Lucius". Non le importava di non avere la bacchetta, nessuno gli avrebbe torto un capello finché il suo cuore avesse continuato a battere.

"E chi mi fermerà, tu?" Il ghigno di Malfoy si trasformò in un'espressione di pura malvagità. "Come potrebbe una sudicia, piccola mezzosangue intralciare i piani del grande Voldemort". Urlò mentre una fitta pioggia aveva preso a cadere, sempre più forte.

"Allora, Draco, pronto a veder morire la tua bella, proprio come la tua sporca mammina?". In un attimo Lucius estraesse la bacchetta e la puntò sulla ragazza indifesa. "Pugìo!"

Un fascio di luce bianca si diresse verso la Grifondoro distruggendo tutto quello che incontrava sul suo cammino, carbonizzando anche la terra. Hermione era paralizzata. Ma, prima che quel fascio luminoso la colpisse in pieno petto, Draco si gettò su di lei nello stesso istante in cui quel pugnale bianco andava a conficcarsi nella sua spalla.

"AHH!" Furono entrambi scaraventati contro un vecchio pino, il sangue del ragazzo che macchiava il suolo. Non aveva più fiato. Collassò contro la sua ragazza che lo accolse fra le sue braccia tremanti. Le sue lacrime andavano a mischiarsi con la pioggia battente ma 'Mione era totalmente estranea a tutto ciò che stava accadendo intorno a li. Vedeva solo Draco, il suo Draco dal viso sempre più pallido, il suo sangue che le macchiava il bel vestito e il suo respiro sempre più rauco.

"Draco". Balbettò, il cuore strappatole dal petto. "Perché! PERCHé!!!" Lo odiava, odiava quell'uomo corrotto ora più di prima. Come poteva fare questo al suo stesso figlio? A quel ragazzo così gentile che non chiedeva altro che un pò d'affetto."

"Stupido!" Sibilò il Mangiamorte, rivolto verso il ragazzo poi riportò la sua attenzione su Hermione. "Perché mi chiedi. Perché fino a quando quest'idiota non si deciderà a capire che non è altro che un'arma per l'ascensione del sommo Voldemort, avrà bisogno di qualcuno che gli ricordi qual è il suo posto!"

Lucius alzò nuovamente la bacchetta per eliminare una volta per tutte la mezzosangue Grifondoro ma nessuno dei due poteva immaginare cosa stava per accadere.

******

Era immerso nel buio, intorno a lui c'era solo il vuoto.

Non sentiva più il suo corpo. Era come se le sue membra stanche si fossero dissolte, come se si fosse totalmente staccato dal suo corpo terreno ed ora la sua mente vagava libera oppure dispersa in quell'immenso nulla. Era questa la morte?

Chi sei?

Una voce lo raggiunse, una voce che veniva da ogni luogo ma al tempo stesso da dentro di lui. Una voce che non era solo una voce ma era un'insieme di tanti cori, tante persone, uomini e donne, tante persone, anziani e bambini.

Chi sei? Ripeté.

"Draco". Non era sicuro di essere stato lui ad aver pronunciato quel nome. Era questo il suo nome?

Chi sei? Ripeté ancora.

"Draco Malfoy, vengo da Hogwarts".

Chi sei? Non era quella la risposta che la voce si aspettava di udire ma allora cosa doveva risponderle?

"Sono il Dark Warrior". Fu come un lampo che squarciò i suoi pensieri e d'improvviso sentì che le forze stavano tornando dentro di lui mentre il suo corpo prendeva forma lentamente, tornando a nuova vita in quello spazio senza tempo.

Il Dark Warrior? C'era riso unito a quella frase, riso misto a curiosità. Se sei qui devi essere stato ferito in uno scontro...bene, bene. Dimmi, allora, per cosa combatte il Dark Warrior? Per la fama, la gloria, il Bene Supremo? Per cosa combatti?

"Per Hermione". Draco rispose sinceramente. "Io combatto solo per Hermione".

Ah, per Hermione... E chi è questa Hermione? Quella voce parve mutarsi, divenendo più giovane, femminile ma al tempo stesso più severa e sarcastica. è un nuovo potere, Hermione?

"No, è la donna che amo".

L'amore. Combatti per amore. Per un attimo, la voce misteriosa fu inghiottita dal silenzio e Draco si sentì improvvisamente solo. E lei ti ama?

"Non me l'ha mai detto ma anche se non fosse così, non cambierebbe niente. Darei la mia vita per lei".

Perché? Perché gettare così la tua vita se poi non puoi goderne i frutti? Cosa ne ricavi?

"Ho fatto la cosa giusta, anche se lei non mi ricambia per colpa del male che c'è dentro di me. Per colpa della tenebre che albergano nel mio cuore".

Le tenebre? Tu credi di essere malvagio?

"I miei poteri sono oscuri". Ammise il giovane. "Quindi io sono malvagio, vero?"

Una risata riempì l'aria, una risata argentina, liberatoria. Ma davvero? Crucio, ma come siamo moralisti. Ti hanno inculcato la favoletta dei buoni e dei cattivi proprio bene. Ascolta, allora, giovane amico. Non esiste il bene perfetto come non esiste il male perfetto. Non è importante come tu venga al mondo, quale sia l'origine della tua magia. La cosa che conta davvero è cosa ne fai di quella vita. Vivila per te stesso, senza avere rimpianti. Fece una pausa. Vivi a modo tuo.

"Perché mi dici questo? Chi sei tu?" Chiese il Serpeverde curioso. Chi era quella voce che gli stava restituendo l'energia per proteggere Hermione.

Sono ciò che un tempo eri e che un giorno tornerai ad essere. Sono quella parte dite nata agli albori del mondo. Sono giunta qui per capire.

"Capire cosa?"

Capire se eri forte a sufficienza per portare la Luce nelle Tenebre, giovane discendente.

Una varco si spalancò in quel vuoto assoluto e Draco fu trascinato dentro di esso, riportato al dolore, riportato alla vita. Aveva una missione da assolvere.

"No aspetta..." ma era troppo tardi, quel mondo sospeso era già lontano. Solo un'eco evanescente poté ancora avvertire.

Buona fortuna, mio giovane discendente. Ci rivedremo presto.

******

Il corpo di Draco fu avvolto da una fiamma oscura che lo sollevò a mezz'aria mentre i suoi occhi mercuri si spalancarono sul mondo circostante. Sia Hermione che Lucius erano rimasti sbalorditi di fronte a quella trasformazione ma erano quasi immobilizzati da una forza sconosciuta, che li incatenava senza possibilità di fuga.

Il giovane avvertì se stesso cambiare. I suoi muscoli si fecero più forti, la sua pelle più resistente, la sua ferita scomparsa come se non ci fosse mai stata. I capelli crebbero fin quasi all'altezza delle spalle, divenendo ancora più biondi quasi fossero raggi di luce.

Gli occhi... gli occhi... si strinsero, più cattivi, più spietati e strani simboli comparvero sulle sue guance simili a quelli di un demone venuto dall'inferno. Un demone con canini affilati, quasi fossero piccole zanne.

Il bel vestito di velluto che aveva indossato alla festa si tramutò in uno strano soprabito in pelle nera, che rivelava una maglia a collo alto dello stesso colore, così come un paio di stretti pantaloni scuri. D'ebano come quella gemma che aveva preso a risplendere sul dorso della sua mano sinistra, emanando un bagliore sinistro.

Quel nuovo essere discese lentamente al suolo andandosi a parare proprio dinanzi ad Hermione. Per un attimo posò il suo sguardo sul quello terrificato di lei ed esso sembrò addolcirsi. Poi si voltò lentamente verso Lucius e e tutto l'odio che aveva fino ad allora aveva provato tornò in tutta la sua capacità distruttiva. Si sentiva potente, si sentiva indistruttibile.

Lo avrebbe eliminato. Scuoiato e lasciato in pasto ai vermi e ai ratti come quel mostro aveva fatto con sua madre. Avrebbe urlato dal dolore e implorato il suo perdono ma lui avrebbe continuato a colpirlo. Sarebbe morto lentamente perché non la meritava, non meritava la liberazione di una fine rapida.

Avrebbe rimpianto di essere venuto al mondo!

Il Mangiamorte tremava visibilmente. Era perfettamente chiaro che non aveva la minima possibilità battersi contro quell'essere e vincere. Bastava l'aura che vorticava furiosamente intorno a loro, attraverso la pioggia battente, a fargli capire che questo non era più il Draco che era sempre riuscito ad assoggettare. La paura lo stava divorando.

Non dimenticare perché combatti. Quella voce era tornata. Non dimenticarla. Non dimenticarti di Hermione oppure ti perderai. Ricorda il tuo nome. Ricordati di Draco.

Draco? Chi era Draco?Draco era un debole, un essere insignificante, un vinto. Lui era il Dark Warrior, lui era potere. Ma qualcosa nel suo spirito continuava ad agitarsi. Qualcuno che si indeboliva sempre più ma che continuava a strepitare nonostante stesse scomparendo.

Mya... Mya... Ti amo, Mya... Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te... è per lei che stiamo combattendo, per Mya.

Mya... quel nome lo travolse con una marea di ricordi ed emozioni a cui non poteva restare indifferente. Ma quelle sensazioni lo rendevano più forte si accorse. Gli davano energia, potenza. Gli davano... speranza.

"Mya, chiudi gli occhi". La sua voce la raggiunse e per un istante Hermione rivide in quell'uomo sconosciuto un frammento del ragazzo di cui si era innamorata. Chiuse gli occhi e aspettò, una mano stretta al suo soprabito.

Conosci le parole, Dark Warrior...

"FULGOR!" Tuonò mentre una luce abbagliante colpì in pieno Lucius, rischiarando quella notte tetra con la forza di mille soli. Malfoy fu scaraventato contro una roccia mentre con le mani si reggeva gli occhi, accecato, e le sue urla di dolore si alzavano verso il cielo come il latrato di un animale.

Rapido, il Dark Warrior abbracciò Hermione e si dissolse nella notte, non lasciando dietro di sé alcuna traccia.

******

"Maledizione!" Harry Potter batté i suoi pugni contro un muro invisibile che lo separava da Hermione e Draco. Intorno alla Foresta Proibita era stata innalzata una barriera magica che impediva a chiunque l'accesso. Gli insegnanti stavano cercando di abbatterla ma era tutto inutile. Nemmeno la magia di Silente era riuscita a scalfirla.

"Harry". Remus gli posò una mano sulla spalla, capendo in pieno la frustrazione del ragazzo. Il Grifondoro tornò a sedersi accanto a lui su un vecchio tronco, nascondendo il viso tra le mani.

"Me lo sentivo, dannazione. Me lo sentivo che c'era qualcosa di strano ma ho fatto finta di niente. Che stupido!"

"Non fare così, Harry. Riusciremo a salvarli, non temere." Non sembrava che però Mooney ci credesse molto in quello che aveva detto e Harry lo sentiva.

"Come faccio a non preoccuparmi, Mooney! Sono la dentro, chissà dove e per lo più disarmati! E non non possiamo entrare! Non posso perderli, Remus, non posso".

"Draco la protegge Hermione. Ci pensa lui alla nostra piccolina". Hagrid tossicchiò come un rombo di tuono quasi a nascondere quello che aveva appena detto. Arrossì sotto la sua folta barba e questo strappò un tenue sorriso ai presenti.

"Draco?". Chiese il Bambino sopravvissuto.

"Il furetto è simpatico, se lo conosci meglio". Il mezzo-gigante voltò loro le spalle, chiaramente imbarazzato in quella situazione. "A Thor gli piace, gli fa sempre le feste!".

Una luce sfolgorante squarciò l'aria, il pericolo sempre più vicino.

"Albus..."

"Lo so, Severus, dobbiamo fare presto". Il vecchio preside riprese a formulare i suoi antichi anatemi, sperando di cuore di arrivare in tempo.

******

"Draco". Si erano ritrovati in una specie di tana, o di piccola caverna, coperta di erba secca e muschio, molto lontani dalla radura in cui avevano incontrato il Mangiamorte. Hermione non capiva come erano giunti lì ma non volle fare domande. Si era raggomitolata in un angolo della grotta, lo sguardo fisso su giovane che nei pressi della minuscola entrata, posta quasi in alto rispetto al suolo, osservava la pioggia cadere.

"C'è una barriera intorno alla Foresta. Non sono riuscito a trasportarci a scuola, ma ci siamo vicini". Le dava le spalle, la sua voce quasi assente, ma sopra ogni cosa fredda come il ghiaccio perenne.

Un'espressione di dolore profondo gli attraversò il viso, facendogli portare immediatamente una mano alla spalla che era stata ferita. Quando la ritrasse era sporca di sangue. Nuovamente fu avvolto dalle fiamme e al posto del Warrior oscuro rimase solo il biondo Draco.

Il dolore tornò ad affacciarsi più forte che mai e le ginocchia gli cedettero. In un attimo, 'Mione era accanto a lui, prendendolo tra le braccia e poggiandolo delicatamente accanto ad una parete della tana. Erano bagnati fradici.

"Cosa è successo, Draco?". Gli chiese dolcemente. Si strappò un lembo del vestito, facendone bende di fortuna. Delicatamente l'aiutò a togliersi la giacca zuppa, medicandogli la profonda ferita come poteva.

"Non lo so". Era poco più di un sussurro il suo, la forza nuovamente strappatagli contro la sua volontà. Non era rimasto nulla di quella trasformazione se non la gemma sulla sua mano, che però aveva smesso di brillare, divenendo opaca, spenta. "Mi sono sentito pieno di potere, quasi invincibile. Come se niente avesse potuto fermarmi".

"Lo avevo notato". Tento di scherzare lei mentre avvolgeva le bende contro la sua spalla tentando di non fargli male.

"Mi sono spaventato, Mya". I loro sguardi s'incontrarono e lei poté scorgere tutto il terrore che albergava in quegli occhi di tempesta. "Volevo eliminarlo, Mya. Vendicarmi di tutto quello che mi aveva fatto. L'odio mi stava consumando". Non riuscì più a sopportare la dolcezza che gli stava dimostrando quindi chinò il capo, affranto. "Stavo perdendo me stesso".

Non seppe cosa rispondergli ma il giovane non aveva finito.

"Se questo dovesse succedere, se dovessi impazzire, promettimi che farai di tutto per fermarmi. Promettimelo Mya, promettimi che se fosse necessario mi uc..."

"NO!" Disperata, coprì la bocca del ragazzo con le sue mani, mentre i suoi occhi d'ambra si inumidivano stavolta non per la pioggia.

"Non puoi chiedermi questo, Draco". Si strinse contro il suo petto, nascondendo il capo nell'incavo del collo del giovane Serpeverde. "Non puoi chiedermi questo". Ripeté. "Non capisci che senza di te io non posso vivere!".

Quelle parole, quelle erano le parole che aveva atteso tutta una vita di udire. Quelle erano le parole per le quali aveva continuato a resistere per ogni interminabile giorno.

"Non lo sopporto". Hermione strinse il vestito tra i pugni, il viso, rigato di lacrime, fisso sulle sue mani. "Non sopporto di sentirmi così indifesa, perduta. Per tutta la vita ho tentato di farmi forza ed essere indipendente, di non essere un peso per nessuno, i miei genitori, i miei amici. Ma ora non è più così. Quando ti sono vicina mi sembra di toccare il Cielo con un dito, lo so è stupido detto così, ma quando mi sei lontano mi sento morire dentro. Mi sento perduta. Non mi piace essere debole".

Draco la ascoltava in silenzio, combattuto. Il suo amore la rendeva infelice eppure non poteva farne a meno...

"Però..."

"Però" La sollecitò a dare sfogo liberamente a ciò che pensava realmente di quella loro strana storia.

"Però" lei continuò, perdendosi nei suoi occhi di tempesta. "Ogni volta che mi dicevo che ero finalmente diventata forte, mi rendevo conto di aver allontanato tutti quelli a cui tenevo. E, allora, mi sono sempre chiesta a cosa valeva l'essere forti se poi si era soli. Non l'ho mai capito. Non l'ho mai capito fino adesso cosa voleva dire essere forti, essere liberi, essere felici". 'Mione iniziò a singhiozzare ma cercò con tutte le sue forze di rivelargli finalmente cosa provava per lui.

"Vedi? Sono diventata un piagnona! Anzi credo di esserlo sempre stata". Si strofinò con forza gli occhi ambrati ma le lacrime non smettevano di scendere. "Ma anche se sono così è sempre meglio di come era prima. Non voglio più sentirmi sola, Draco. Non voglio più sentirmi sola".

Draco la accolse contro il suo petto e la strinse forte mentre Hermione nascondeva il viso nella sua camicia bagnata. "Non sarai più sola Mya, mai più. Hai Harry, Ginny, la tua famiglia ma soprattutto hai me. Hai capito?" Le fece delicatamente sollevare il capo e poggiò la sua fronte contro quella della ragazza. "Io ti amo e non ti lascerò mai sola. Anche se non sarò vicino a te fisicamente, il mio cuore sarà vicino al tuo".

"Ti amo, Draco. Ti amo anch'io".

Il ragazzo fu investito da un'ondata di gioia che non aveva mai sentito fino ad allora. Sorrise. Un sorriso che fu presto contraccambiato. Non era mai stato così felice.

La baciò come non aveva mai fatto. Hermione sentì la sua urgenza e incertezza in quel bacio. La sua passione ed esitazione. Rabbia e determinazione. Desiderio e Amore. Tutte queste cose in un singolo bacio. Ma anche lei ripose le sue emozioni in quel gesto. Timore. Speranza. Fiducia. Salvezza. Sapendo bene che anche lui le avrebbe avvertite.

La mano del giovane sul suo collo era deliziosamente calda e il suo cuore sotto le sue dita batteva orgoglioso. Le labbra di Draco erano quasi affamate mentre le rubavano il respiro e lo sostituivano con il proprio, riversando in esso tutte le sensazioni che stava provando.

L'intensità del bacio crebbe mentre Mya sentì la sua mano stringersi ancora più saldamente intorno alla sua vita mentre l'altra giocherellava con i piccoli riccioli alla base del suo collo. Le dita di lei s'immersero nella sua capigliatura bionda mentre lui la stringeva ancora di più contro il suo corpo.

Le spalancò le labbra e la Grifondoro sentì la testa girarle per una straordinaria ondata di energia che accompagnò la prima carezza della sua lingua. Era calda e forte quando incontrò la sua, mandando una strana sensazione di attesa al suo stomaco. Lei s'appoggiò completamente a lui che rispose con un gemito dalle profondità della sua gola. Spinse il capo della giovane all'indietro, lasciando la sua bocca libera per il suo prossimo assalto.

Hermione si distese lentamente al suolo, quasi senza accorgersene, portando il giovane con lei. Continuava a baciarla, raddoppiando gli sforzi della sua lingua. Per lei, fu come se tutto l'ossigeno avesse abbandonato il suo corpo e quello strano capogiro si impadroniva di lei, facendola annegare temporaneamente nel suo calore.

Lentamente la mano di Draco risalì sotto la sua gonna mentre i suoi baci si spostavano lungo il suo collo bianco e caldo. Mya continuava a tenere gli occhi chiusi, cercando di aggrapparsi disperatamente a quel calore, desiderando di non lasciare mai quel posto lontano dal mondo, solo per loro due. S'aggrappò di più a lui.

"Ah". Il ragazzo chiuse gli occhi mentre una fitta di dolore gli attraversava tutto il corpo. Nascose il viso nei folti capelli della giovane, tentando di riprendere fiato.

"Ti ho fatto male?". Gli chiese allarmata. Per un attimo aveva completamente scordato la sua ferita.

"No, aspetta" Fu un sussurro roco. Il Serpeverde sollevò lentamente il capo, poggiando la propria fronte contro quella della sua ragazza, non avendo la forza di fare nient'altro.

"Che c'è?" Spalancò i suoi occhi dorati, preoccupata per la sua salute ma anche delusa per aver interrotto il loro bacio.

"Beh". Draco era visibilmente imbarazzato ma le mostrò il suo sorriso più accattivante. Il sangue nel suo corpo sembrava fuoco allo stato puro ma doveva cercare assolutamente di controllarsi. "Per quanto mi piacerebbe fare l'amore con te proprio in questo momento, non credo che una caverna sperduta in mezzo alla Foresta Proibita sia il massimo per la nostra prima volta". La vide arrossire e il suo orgoglio maschile ne fu molto lusingato.

"Credo anch'io". Ammise Hermione che decise di stare al suo gioco, un modo come un altro per allentare la tensione.

"Sì, insomma. Abbiamo Lucius che ci da la caccia e mi dispiacerebbe molto se venissimo interrotti proprio sul più bello. Sarebbe meglio con un bel fuoco acceso, senza insetti e soprattutto questi orrendi sassolini che si ficcano da tutte le parti". Si pulì il fondoschiena strappandole un sorriso divertito.

"E magari un letto?"

"Soprattutto un letto!" Sollevò le sopracciglia nel modo che sapeva provocarla. "Anche se con me, questo non è necessario".

"Ah, sei disgustoso!". Lo colpì scherzosamente su una guancia baciandola immediatamente dopo.

"Ma mi ami lo stesso anche così" Non era una domanda ma nemmeno un'affermazione.

"Sì, ti amo anche così".

Draco affondò nuovamente il capo fra quei ricci che adorava sospirando. "Dovremmo riposare. Non appena la pioggia si sarà calmata dovremo cercare di raggiungere il limite della barriera e tornare a casa".

"Come va la spalla. Ti fa ancora tanto male?"

"Resisto. Sono stato peggio. Ho solo bisogno di riposare". Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal dolce respiro di lei. Pensieri su Lucius e Sirius vorticavano nella sua mente stanca senza sosta ma preferì metterli da parte. Almeno finché non fossero stati al sicuro.

Hermione lo strinse ancora di più cercando di trasmettergli tutto il calore che poteva, il viso ancora rosso per un bacio marchiato a fuoco per sempre nella sua memoria.

******

"Cavolo!" Severus Piton scaraventò al suolo l'ennesima pozione. Niente! erano trascorse due ora e la pioggia non si decideva a smettere. Tutto era stato inutile. Quella dannata barriera non voleva cedere.

"Ah!"

"Ah!"

Nello stesso istante Harry e Blaise si erano accasciati al suolo, il primo stringendosi con forza la cicatrice il secondo in preda ad una nuova visione senza fine.

Hagrid e Mooney tentarono di sollevarli lentamente ma il dolore sembrava essere più forte che mai.

"Cosa succede?" Silente capì che la situazione era oramai fuori controllo. Quelle reazioni avevano un'unica risposta.

"Voldemort". Riuscirono a boccheggiare entrambi i ragazzi.

******

Non sapevano per quanto avevano camminato. Il tempo aveva smesso di scorrere intorno a loro. La pioggia continuava a cadere imperterrita ma avevano deciso di proseguire il loro cammino. Non avevano più potuto indugiare.

Si tenevano stretti l'una all'altro, tentando di scaldarsi con i loro stessi corpi ma tutto pareva inutile.

Silenzio. C'era solo silenzio intorno a loro ma Draco continuava ad avere un'insopportabile sensazione di essere osservato. Qualcuno li stava spiando, dovevano stare attenti nello spiazzale dove si trovavano erano allo scoperto, facilmente attaccabili perché il limitare della Foresta era vicino.

"Attenta!". Urlò d'un tratto spingendola via mentre un potente fascio verde gli passò accanto. Figure incappucciate uscirono dalle ombre della selva attaccandoli da ogni dove e tenendoli separati.

Non capì quante volte fu colpito. Il dolore era inimmaginabile. Sentì le ossa frantumarsi e nuovi squarci aprirsi sulla pelle. Lo tenevano al suolo, incapace di rialzarsi.

Il suo sangue gli inondò la bocca. In un breve flash riuscì a vedere Hermione tenuta in ostaggio da una di queste figure incappucciate, tenuta saldamente per la gola con una bacchetta puntata ad una tempia, lasciando il braccio che la impugnava scoperto. Il Marchio Nero... i Mangiamorte... Voldemort...

I Mangiamorte si disposero a cerchio intorno a loro, tutti in attesa di qualcosa... Lucius avanzò barcollando, una profonda ferita che gli sfregiava obliquamente il viso, dal sopracciglio sinistro giù fino alla guancia destra. La sua espressione era folle. Gli mollò un calcio al volto, aprendo un profondo taglio sul occhio sinistro di suo figlio, un taglio che avrebbe sicuramente lasciato una cicatrice.

Ma anche lui non si soffermò ulteriormente nella sua vendetta. Il ragazzo serviva vivo.

"Bene, il giovane Malfoy". Un sibilo strisciante venne dalle spalle di Lucius. Un qualcuno incappucciato più alto degli altri avanzò lentamente, la malvagità irradiata da ogni fibra del suo essere. Gli uomini in nero si inchinarono al suo passaggio finché egli non giunse innanzi al giovane Serpeverde. Malfoy Sr. si inginocchiò rispettosamente, il suo sguardo carico d'odio sempre fisso in quello del ragazzo.

"Mio signore Voldemort". Pronunciò solennemente.

"A quanto ho potuto vedere sei riuscito a vincere uno dei miei migliori seguaci anche disarmato. I miei complimenti". C'erano soltanto lui e Draco in quel momento. Ma il giovane dagli occhi di tempesta non si lasciò intimidire. Non si sarebbe inchinato di fronte a nessuno. Restò in silenzio e Colui-che-non-doveva-essere-nominato fu quasi compiaciuto da questa dimostrazione di carattere. In pochi avevano avuto questo coraggio. E in pochi erano sopravvissuti abbastanza da poterlo raccontare.

Hermione era paralizzata, non dal pericolo in cui si trovava ma da quello che stava affrontando il suo ragazzo. Sapeva che doveva essere terrorizzato eppure non s'era arreso. E ciò che avrebbe e fatto anche lei.

"Ma come? Non dici niente? Sei così emozionato da unirti alla nostra grande famiglia da non avere parole? Ne sono lusingato!". Voldemort rise seguito dai suoi seguaci. Bene finalmente il Dark Warrior era nelle sue mani.

Lentamente e debolmente Draco si sollevò dal suolo, proprio di fronte al demone che aveva distrutto la sua vita. Piantò i suoi occhi mercuri in quelli d'aspide del suo nemico e gli sputò in volto con tutta la forza che aveva.

"Non servirò mai uno sporco mezzosangue come te!" Sibilò velenoso.

I Mangiamorte sbigottiti estrassero le loro bacchette pronti ad eliminare quel miserabile impudente ma Voldemort li fermerò con un gesto della mano. Questo scontro riguardava solo loro due.

"Hai fegato, ragazzo. Non temi la morte, bene". Sorrise malevolo dall'interno del suo cappuccio. "Ma puoi dire lo stesso per la vita della tua mezzosangue?"

Gli occhi di Draco si spalancarono. "Non osare toccarla!"

"Davvero?" Si voltò verso la figura che teneva prigioniera la Grifondoro. "Uccidila!!!"

"HO DETTO NON OSARE TOCCARLA!!!". Nuovamente quella fiamma oscura lo avvolse e nuovamente Draco lasciò il suo posto al Dark Warrior.

Evocala... Evoca la Luce nelle Tenebre, puoi farcela...

Prima che potessero anche solo pensare di reagire, la spada del Dark Warrior, una lama nera come una notte senza stelle, aveva già trapassato il petto di due Mangiamorte. Voldemort si fece da parte mentre i suoi seguaci venivano massacrati uno a uno da quell'essere accecato dall'odio.

Squarciava, uccideva, sgozzava gole atterrite in preda ad una follia cieca. Uccidere... Uccidere... Uccidere... Intorno a lui i corpi andavano ad ammassarsi ma non ne era soddisfatto. Nessuno poteva osare minacciare la sua Hermione... Aveva perso il controllo.

Doveva fare qualcosa, ma la situazione sembrava disperata. Era costretta ad assistere impotente allo scempio che Draco stava compiendo, a quel massacro, ma sapeva che doveva fermarlo. Lui non avrebbe sopportato il peso di un ricordo del genere.

Sentì il braccio che la tratteneva allentarsi per la sorpresa e lo morse con tutta la forza che le era rimasta. Il Mangiamorte ululò dal dolore e lo colpì al volto cercando di accecarlo.

Peter Minus cadde a terra agonizzante, singhiozzi rivoltanti che cercava di soffocare.

Il Dark Warrior avanzò verso la sua ultima vittima che giaceva al suolo, indietreggiando terrorizzata. Gli occhi di Lucius Malfoy erano spalancati, ammutoliti, imploranti ma l' ira di suo figlio non accennava a calmarsi. Era la sua vita che voleva e l'avrebbe ottenuta. Ma...

Hermione si parò proprio davanti a Malfoy, le braccia aperte, il viso solcato da lacrime.

"Fermati, Draco. So che puoi sentirmi. Ti prego fermati!". Ora erano l'una di fronte all'altra e nessuno dei due sembrava voler cedere.

"Spostati, Hermione!" Tuonò.

"No!". Lei scosse la testa in segno di diniego. "Tu non sei così, così spietato! So che non sei così. Ti prego fermati!".

"Non costringermi a farti del male! Deve pagare per quello che mi ha fatto!!!" Avanzò ancora.

"Non mi faresti mai del male, Draco". La voce della ragazza s era fatta calda, gentile. I suoi piedi non indietreggiavano. "Hai promesso di proteggermi, ricordi?"

La consapevolezza di aver pronunciato quelle parole tornò in lui. Abbassò lentamente la spada, pronto ad ubbidire a qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto.

Un tenue sorriso iniziava a comparire sul volto di Hermione, ma fu breve. Subito mascherato da un'espressione d'orrore. "Draco, attento!" Prima che potesse fare altro qualcuno la scaraventò al suolo, afferrandole la nuca.

Senza che riuscisse a voltarsi, il Serpeverde sentì un artiglio metallico colpirlo alla schiena, lacerandola profondamente. "Come osi sfidarmi, sciocco ragazzino!".

La furia di Voldemort era inumana. "CRUCIO!!!"

Dieci, cento, mille pugnale gli attraversarono il petto costringendolo in ginocchio. Il sangue prese a colare dalle sue labbra, i capillari che scoppiavano sempre più rapidamente.

"AHHHH!!!"

"Muoviti, Lucius! Uccidila! Uccidi la ragazza!"

Lucius Malfoy strinse saldamente la bacchetta pronto al colpo di grazia. Finalmente quella stupida mocciosa non avrebbe più ostacolato i suoi piani.

Raccogliendo le ultima forze che gli erano rimaste, Draco afferrò la sua spada e la scagliò davanti all'uomo. Uno scudo infuocato circondò la ragazza, carbonizzando la mano del Mangiamorte, che indietreggiò tramortito dal dolore.

La stessa fiamma che aveva permesso la sua trasformazione lo circondò ancora, lasciando in ginocchio al suolo un ragazzo sconfitto.

"Hai gettato al vento l'unica possibilità che avevi di salvarti! Hai buttato la tua spada in difesa di una mezzosangue. Non so se doverla definire pazzia o coraggio". Non capiva quell'azione e questo lo irritava profondamente. Voldemort osservava Draco Malfoy disgustato, ma allo stesso tempo anche se non l'avrebbe mai ammesso, affascinato.

"L'ho fatto per amore". Ammise candidamente. Aveva perso ma in un certo senso aveva vinto. Mya non poteva più essere minacciata, quindi era inutile fare delle scenate.

"No, Draco, no!". Hermione continuava a battere i pugni contro quello scudo che la teneva prigioniera ma al tempo stesso costituiva la sua unica salvezza ma era inutile. Draco non le permetteva di liberarsi.

"Amore? L'amore è solo una stupida parola di cui gli uomini si riempiono la bocca per giustificare il suo egoismo". Sputò furente Colui-che-non-doveva-essere-nominato.

"Non puoi capire. è inutile che sprechi il mio tempo a spiegartelo". Draco si sedette comodamente pronto ad accettare qualunque cosa stesse per accadere ora che Hermione era salva. Il suo cuore era sereno, tutto il resto non aveva importanza. Si rivolgeva all'Oscuro Signore quasi fosse un vecchio amico, con una tranquillità disarmante.

"Vedremo quanto durerà questa tua fiducia nel prossimo!"

"Lei mi salverà!". Gli sorrise come un bambino.

"Come fai ad esserne così sicuro!" Ruggì sempre più carico d'ira.

"Lo ha promesso". Gli rispose. La bacchetta di Voldemort si sollevò al cielo pronta a compiere il suo oscuro incarico. Sotto lo sguardo pietrificato di Hermione Granger, spogliò Draco Malfoy della sua anima...

******

La barriera che aveva loro impedito l'accesso alla foresta Proibita si dissolse così come era comparsa.

Thor annusò l'aria gettandosi a correre verso il folto del bosco giungendo ad una radura il cui spettacolo lasciò l'Ordine e i due ragazzi senza fiato. Era orribile, un massacro scena precedenti. Corpi di Mangiamorte riversi al suolo, scempiati quasi fossero i cadaveri di animali prede di belve senza nome. Erano ammassati gli uni sugli altri, come se quello che era accaduto era stato il frutto di una strage programmata.

Al centro di tutto c'era il corpo di Draco Malfoy, coperto di sangue, il suo respiro appena percettibile.

Piton si precipitò al suo fianco, sollevandolo delicatamente ma il ragazzo continuava a restare incosciente. Il suo volto era pallidissimo e il sangue continuava a cadere copioso dalle numerose ferite. Sembrava morto.

Il silenzio di quella scena era interrotto solo da una cosa: il pianto disperato di una ragazza. Hermione se ne stava raggomitolata su se stessa accanto alla Luce nelle Tenebre, senza accorgersi delle persone che la circondavano, persa nel suo dolore.

Harry le si avvicinò piano, spostandole le mani dal viso e prendendola tra le braccia. Lei gli si aggrappò come alla sua sola ancora di salvezza, singhiozzi sconnessi che le impedivano di parlare.

"C-cosa è successo?" Il Grifondoro riuscì a chiederli il suo sguardo affranto che vagava tra la figura singhiozzante tra le sue braccia e quella di suo fratello inerme tra le braccia del professore di Pozioni.

"è stata tutta colpa mia, tutta colpa mia!" Sussurrò disperata. Harry la strinse ancora di più. Sarebbe venuto il tempo della risposte, ma non era quello.

Silente prese la spada dalla lama nera e la ripose tra le pieghe del suo mantello. Anche i suoi occhi erano pieni di sofferenza. Avevano fallito quel ragazzo ancora una volta.

"Torniamo ad Hogwarts!" Sospirò, lo sguardo perso sulla tenue alba che stava sorgendo fra le nuvole grigie.

******

Era trascorsa una settimana dall'attacco di Voldemort ed Hermione era sempre rimasta al fianco di Draco. Non mangiava, non dormiva, se ne stava semplicemente così: con la testa poggiata sul suo letto d'infermeria, stringendogli la mano e sperando che d'improvviso riaprisse i suoi occhi di tempesta.

Blaise, Harry e Ginny si erano alternati a farle compagnia ma il biondo Serpeverde non si decideva a riaprire gli occhi. Nemmeno Madama Chips riusciva a comprendere le cause del male che lo affliggevano ma tutto sembrava inutile. Le ferite erano quasi totalmente rimarginate mentre quello stato di coma continuava a perdurare.

Tutti nella scuola sapevano dell'attacco e il morale generale era molto preoccupato. Innumerevoli voci circolavano sul conto dell'Erede di casa Malfoy ma nessuno aveva delle risposte certe.

Silente trascorreva le sue giornate seduto nel suo studio gli occhi fissi su quella spada. Una parte della profezia era già iniziata.

"Dai, Hermione, dovresti mangiare qualcosa. Drak non vorrebbe vederti così" Blaise cercò di scuoterla da quello stato di torpore ma tutto era inutile. Il volto della ragazza era pallidissimo e smunto ma lei rifiutava qualsiasi medicina datele dalla Chips. Voleva solo che il suo Draco aprisse gli occhi, nient'altro.

Il Serpeverde moro scosse la testa ed Harry sospirò rassegnato. Solo Draco avrebbe potuto farla riprendere. Se ne stavano seduti così, su un letto poco distante, con i volti scuri e i singhiozzi di Ginny.

"Mmmm". La mano del biondo si mosse proprio mentre Silente entrava in infermeria.

Sotto lo sguardo speranzoso di tutti, Draco Malfoy aprì gli occhi. A fatica si sollevò a sedere, in silenzio, una mano che si sfiorava la cicatrice sull'occhio sinistro.

"Draco" Urla di gioia si diffusero nell'aria, urla che Madama Chips, anche lei visibilmente sollevata, non trattenne. Solo il preside sembrava sconfitto, impotente.

Hermione piangeva, rideva, urlava dalla gioia. Era impossibile descrivere le mille emozioni che il suo volto trasmetteva. Mentre i due ragazzi e la piccola Weasley si strizzavano felici, lei abbracciò il suo ragazzo con trasporto. Era tutto finito. Finalmente era tutto finito. Draco, però, restava immobile quasi non capisse cosa stesse succedendo.

La lasciò fare per alcuni secondi ma poi la allontanò con forza. Hermione cadde al suolo schoccata. Perché?

Il giovane sollevò il suo sguardo su di lei, uno sguardo che per cinque lunghi anni era stato il suo incubo, il suo tormento, la sua disperazione.

"Che cosa vuoi, sporca mezzosangue!". Sibilò carico d'odio.

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Note:  cap super lunghissimo per farmi perdonare della lunga assenza. Volevo dividerlo ancora ma mi sono rimboccata le maniche. Ci è voluta quasi una settimana per finirlo e completamente l'intera giornata di oggi per completarne più della metà. Piaciuto?

Ecco che il nostro povero Draco ha di nuovo perso l'anima, però nuovi dettagli si scoprono sul suo passato. Chi sarà mai quella voce misteriosa che lo chiamava discendente?

A chiunque se lo avesse chiesto ecco la risposta a come i Mangiamorte sono entrati ad Hogwarts: ah ah ha, Ron bambino cattivo non si gioca con le passaporte demoniache. E già.

E ora prima di terminare con le note, con quello che ho scritto, potrete perdonarmi se sono piuttosto brevi vorrei spendere qualche parola su Blaise Zabini in risposta alla cara Barby. Ti prego, scusa il ritardo.

Blaise è un Serpeverde dello stesso anno di Draco & Co, ma se devo essere sincera non ho letto niente di particolarmente eccezionale su di lui dai libri della Rowling. Me ne sono fatta un'idea leggendo le straordinarie fic di Savannah e Kamomilla, a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti per essere per me fonti d'ispirazione continua. Così ho tentato di farmene un'immagine partendo dai caratteri che loro ne hanno tracciato ma cercando di valorizzarlo e personalizzarlo in funzione a questa storia. Obscurus Legatus, l'ho chiamato che tradotto dal latino vuol dire Luogotenente oscuro. Diciamo che è il braccio destro del dark Warrior. Sapere qualè quello di Harry non è molto difficile se ci pensate. In campo personale, è un patito della moda e diciamo che ha un... senso dell'umorismo completamente deviato, almeno è questo che mi dice sempre la mia cara amichina-amichetta-amicuzzola, molto Ned Flanders, se scopre che l'ho chiamata così m'ammazza, Panzarotto. Per sapere ciò che riguarda Hermione e Ginny dovrete attendere ancora un pò.

Hey, li sto proprio facendo soffrire ma anche questa volta nulla di fatto. Però, non potete darmi torto, o almeno dare torto a Draco: per una cosa così importante una specie di tana abbandonata non è il massimo!!!

E allora alla prossima. Recensite, recensite, recensite: magari superiamo lo scoglio delle 100. Bye bye.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Say My Name ***


The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 18: Say my name

                                                                      La passione
                                                              alberga in tutti noi;
                                                               sopita, in agguato,
                                               e sebbene indesiderata e inaspettata,
                                                                      si ecciterà,
                                                         spalancherà le mascelle
                                                                       e griderà.

Il suo cucciolo indifeso mormorava smarrito tra le calde coperte dove aveva tentato di trovare rifugio. Deboli lamenti soffocati da singhiozzi dimenticati, gemiti di un dolore troppo forte per l'essere ignorato. Il suo cucciolo perduto. Anche stanotte questa insignificante creatura lo aveva chiamato, ululato il suo nome alle tenebre, risvegliato la bramosia che albergava in lui.

                                                                Detta legge a tutti noi
                                                                              ci guida;
                                                             la passione ci governa
                                                                   e noi obbediamo;
                                                                 che altro ci resta?

Pallida luna di un freddo novembre, argenteo raggio di una gelida lama, solo una fioca luce illuminava il suo volto rigato di lacrime calde, un fuoco sconfinato che gli faceva ardere in petto. Osservandola, seduto sul chiaro marmo di quella stanza d'oro e sangue, gli parve ancor più piccola. Piccola preda per la sua sete di gloria, piccola preda per riempire quella voragine che gli si era spalancata in petto, dove la sua anima un tempo si dibatteva e urlava, per amore di lei, soltanto di lei. Quella voce dentro di lui si stava affievolendo sempre più ma non gli permetteva di scordarsi della sua esistenza... Mya... Mya... continuava a ripetere, scatenando quella tempesta che gli umani chiamano: passione. Amor, ch'a nullo amato amar perdona... Era un richiamo senza scapo, senza possibilità di fuga. Poteva solo rispondergli e lasciarsi guidare.

                                             La passione è la fonte dei momenti migliori:
                                                                    la gioia dell’amore,
                                                                   la lucidità dell’odio
                                                                  e l’estasi del dolore.

Avrebbe voluto annientarla, distruggerla in quello stesso istante, vedere i suoi occhi spalancarsi in un silenzioso grido, un muto terrore di sorpresa e certezza della fine ma... la sua stessa mano rifiutava di stringersi intorno al suo collo in quell'ultimo mortale abbraccio, concedendosi solo una tenue carezza su quella labbra morbide, lascive... L'estasi di sfiorarle, accarezzarle, contaminarle con l'immonda presenza dell'odio lo eccitava fino a fargli perdere il controllo. Era una creatura troppo bella per essere persa nella caducità del tormento umano.

                                                 La passione può ferire profondamente;
                                                                se potessimo vivere senza
                                                      conosceremo certamente la pace,
                                                              ma saremo esseri vuoti

Le si sedette accanto, perso nel suo profumo innocente, tormento e pace al tempo stesso, fuoco e acqua della sua follia, vita e morte della sua pazzia. A nessun altro sarebbe mai appartenuta, nessun altro avrebbe mai sfiorato quella bocca sensuale, nessuno sarebbe mai stato degno di possederla. Solo lui... lui che la osservava nelle tenebre, che lentamente la stava spezzando sino a ridurla al più infimo degli esseri, solo lui che le avrebbe concesso i piaceri dell'esistenza eterna... solo lui degno di amarla...

                                                    stanze vuote
                                                                  buie e inutili;
                                                                senza passione
                                                         saremo come morti.

"Draco..." Sussurrò, persa in un sogno di speranza, in un ricordo di tormento e disperazione. "Draco" Pallido nome della creatura che era stata, dell'umile umano dalla quale era nato. Una nuova lacrima che le segnò il viso. Gliela asciugò con le sue labbra gelide, un bacio di morte su quella bocca innocente.

"Presto, mia piccola mezzosangue, presto sarai la mia regina". Le rimboccò le coperte, le sue mani fredde come il ghiaccio che la sfioravano, facendola rabbrividire. Uscì silenziosamente da quella stanza, sparendo nel buio dalla quale era venuto mentre due occhietti gialli si riprendevano da un torpore sconosciuto che lo aveva tenuto in pugno, in un sonno di morte che gli era parso infinito.

Una piccola mano uscì da quelle lenzuola scarlatte, tremante e incosciente mentre si chiudeva intorno ad un foglio di antica pergamena, un foglio che portava impresso il ritratto di una fanciulla addormentata persa nel ricordo del ragazzo che aveva amato.

******

"Maledizione!" Un sibilo animale squarciò l'aria immonda che infestava la vecchia e decadente Casa Riddle. Bisbigli sinistri si ripetevano come il richiamo di insetti sgradevoli che s'ammassavano nella notte intorno alla loro re. Nagini aveva preso a strusciare lentamente contro il suo collo avvertendo la cupa ira che aveva infiammato l'anima del suo padrone.

"Lucius!!!" Tuonò quella voce inumana, devastando con la sua sola potenza i vecchi vetri sporchi delle finestre. Maledetto, maledetto quello sciocco, stupido moccioso e la sua banda di amici. Come osava sfidarlo!!! Anche ora, privo dell'anima non si decideva ad obbedirgli! Anzi, quell'insulso ragazzino era diventato ancora più instabile, certo com'era di poter tener testa all'Oscuro Signore grazie ai suoi poteri neri. Come si permetteva di scontrarsi con lui e mandare a monte i suoi piani! E per cosa poi? Per cosa aveva mandato tutto all'aria? Per la sua ridicola ossessione per quella mezzosangue!!!

"Sì, mio Signore!". Il Mangiamorte si inchinò al cospetto del suo maestro, rabbrividendo a quella dimostrazione di furia che non aveva mai visto prima d'ora. Nemmeno l'intervento dell' odiato Potter, i suoi continui mettere loro i bastoni tra le ruote, aveva spinto Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato a tanto.

"Quell'ingrato di tuo figlio mi sta nuovamente sfidando!"

"Ma come, mio Signore?" Lucius Malfoy non capiva come Draco ora costituisse un problema: lo avevano annientato, privandolo nuovamente della sua anima e riducendolo ad un semplice burattino nelle loro mani. Come poteva ribellarsi? "Credevo che l'Amitte Animum avesse avuto successo".

"Oh, sì che ha avuto successo!" Voldemort s'alzò lentamente dal suo trono, scendendo anzi strisciando su quei gradini marmorei, fissando il servo con i suoi occhi spettrali. "Il nostro caro Dark Warrior ora è più oscuro che mai. Ma sembra proprio che la sua ridicola ossessione per la mezzosangue amica di Potter non sia del tutto scomparsa, anzi. è lì, sempre meno latente, più forte e pericolosa che mai". Piccole zanne affilate, scintillarono velenose.

"In realtà preferirei dire di essermi semplicemente messo a lavorare in proprio". Una risata maligna s'udì d'improvviso nella stanza buia. Un'oscura fiammata fece indietreggiare il Mangiamorte, una fiammata che ricordò molto bene avendogli deturpato la mano destra, consumandola quasi fino all'osso. Un ragazzo vestito di nero se ne stava tranquillamente stravaccato sull'imponente trono di Tom Riddle, osservando quasi compiaciuto lo sbigottimento sul volto bianco e intimorito del biondo Mangiamorte e l'ira latente in quello bestiale del Signore Oscuro. "Sapete com'è: niente anima che ti da il tormento, che ti ripete in continuazione cosa fare e non fare, che ti fa struggere per il rimorso. L'assoluta libertà". Addentò una bella mela soddisfatto, seguendo i movimenti dei suoi opponenti con la coda dell'occhio.

"Devo ricordarti qual è il tuo compito". Scandì Voldemort. L'arroganza di quel moccioso era un qualcosa d'imprevedibile. Era come se avesse studiato un copione preciso, conoscendo in anticipo le mosse dell'avversario ma facendo sì che queste non lo infastidissero più di tanto. "Non dovresti essere qui".

"Si, si, lo so". Draco lo liquidò con un semplice gesto della mano. "Rimanere ad Hogwarts a distruggere le difese di Silente". Balzò a sedere, sfidando i due come nessuno aveva mai osato fare. "Indebolire il Light Warrior fino a ridurlo ad un verme strisciante!". Terminò un sorriso sinistro, azzannando nuovamente il frutto e gettandolo lontano.

"Allora perché sei qui".

Il ragazzo s'avvicinò al Signore Oscuro, non indietreggiando di un solo passo innanzi al suo sguardo insanguinato.

"Dovresti uccidere Silente e riprenderti la Luce nelle Tenebre. Non ho tempo da perdere con le tue idiozie." Le loro auree esplosero d'improvviso, distruggendo tutto ciò che li circondava in un'assurda prova di potere. Sembravano essersi dimenticati del Mangiamorte, che dal canto suo, davanti ad una simile dimostrazione di potere, avrebbe voluto scomparire sul serio, potendosi in quel momento solo limitare a farsi scudo con il suo mantello.

"Silente non è un problema". Draco non aveva paura di niente. "E non mi batterò con quella mezza tacca di Potter, ora che è ancora un inutile mortale. Sono solo venuto per avvertirti di tenere la tua stupida spia lontana da me e dal mio cucciolo!"

"Come osi! Se Potter dovesse controllare i suoi poteri sarebbe la fine. Dimmi perché non dovrei ucciderti ora". Voldemort voleva dimostrargli chi era che comandava, bene. Il mezzosangue, allora, non aveva capito che era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.

"Mh. Hai bisogno di me. Solo io posso controllare questi poteri. Se tu provassi a rubarmeli ti annienterebbero!" Il suo sguardo duro si mutò in uno quasi divertito. "E, poi..." Un fischio mentre la sua mano imitava un saluto. "Bye bye conquista del mondo. E noi non vogliamo questo, vero?"

Gli sorrise come ad un vecchio amico, Draco Malfoy, dandogli una pacca  sulla spalla e allontanandosi verso il buon vecchio Lucius. "Te l'ho già detto, vuoi il mio aiuto per conquistare il mondo, bene: ma la mia donna non si tocca"

Spostò il suo sguardo glaciale dall'Erede si Serpeverde sulla figura ammantata di nero del servo. In un attimo lo aveva colpito allo stomaco, afferrandogli il bavero del mantello, prima che l'uomo più anziano potesse cadere a terra. "Con te, faremo quattro chiacchiere un altro giorno, caro papà".

Svanì in una fiammata nera, inghiottito dal silenzio dalla quale era comparso.

"Presto non sarai più così arrogante, caro Dark Warrior..." Voldemort avrebbe annientato anche lui, una volta che il suo compito si fosse esaurito.

******

Ricomparve ad Hogwarts nel silenzio di un corridoio abbandonato dei sotterranei. Mhh, ma guarda, guarda, non era solo.

"In giro a quest'ora della notte? Esci dall'ombra, Weasley". Continuava a fissare il muro, ghignando mentre qualcuno usciva dall'ombra.

"Cosa vuoi, Malfoy? Cos'è il tuo incontro con il padrone è già finito, Mangiamorte?" Sibilò il rosso. Lo sguardo del biondo scintillò per un attimo ma la furia scemò rapidamente.

Il Serpeverde s'avvicinò al Grifondoro, osservandolo attentamente prima di sorridere divertito. "Bene, cosa abbiamo qui. Un Grifondoro traditore che vorrebbe proteggere la piccola mezzosangue da me. Cos'è, abbiamo preso lezioni da mio padre, Ronny?".

Ron tentò di colpirlo ma l'altro fu più veloce. Lo sbatte al suolo, bloccandogli la braccia per impedire qualsiasi movimento. "Sei diverso, Ronny. Più debole che mai". Poi sembrando ricordare un dettaglio importante, riprese.  "Ah, sì, l'Imperatus. Lucius deve essersi proprio dato da fare con te":

Lo lasciò andare, iniziando ad allontanarsi. "Se non ti dispiace, Weasley, ho un conto da regolare con un certo signor Nott".

"Sta alla larga da 'Mione, Mangiamorte!". Ron tentò di controbattere ma fu raggiunto solo da una roca risata.

"Allora è quello che dovresti fare tu, Weasley. Sta alla larga dalla mia mezzosangue!"

******

Hai visto, Malfoy? Alla faccia del bravo ragazzo! Ha ricominciato a fare il bastardo purosangue!

Mi hanno detto che si sia rimesso con la Parkinson. Dopo la storia del ballo credevo che stesse con la Granger...

Sarà stato solo un suo scherzo idiota! Si è preso gioco di tutti.

Povera 'Mione c'è rimasta proprio male. Ho sentito dire che i suoi voti stiano calando. Che non frequenta più le lezioni, addirittura.

Ma è impossibile!

Ti dico che è vero! Anche la McGranitt è preoccupata.

Si dice che sono stati aggrediti da Tu-Sai-Chi? Magari è per questo che Malfoy è cambiato!

Forse. Ti pareva che Lucius non venisse a far rinsavire suo figlio?

Queste erano le chiacchiere che accompagnavano il passaggio del Principe dei Serpeverdi e della sua corte fra i corridoi del castello di Hogwarts. Con un braccio sulle spalle della Parkinson e i suoi sgherri ai lati, l'erede dei Malfoy aveva ripreso a disseminare il terrore fra gli studenti. Nott aveva avuto un misterioso incidente ed era ancora ricoverato in infermeria ma si era rifiutato di spiegare cosa fosse successo in realtà. Incidente di Quidditch aveva affermato, il suo sguardo terrorizzato sotto quello un paio di occhi plumbei.

Gli studenti fecero loro largo, mentre la casa verde-argento si recava a lezione di Difesa contro le Arti Oscure.

La crudeltà nei modi e la rapidità del cambiamento di Malfoy erano in qualche modo bilanciati da quelli avvenuti in Hermione Granger. Nelle ultime tre settimane la ragazza era paurosamente dimagrita e sfuggiva ai suoi amici come una ladra. Passava tutto il suo tempo chiusa in camera, in quella stessa camera dove aveva conosciuto il vero significato dell'amore, con lo sguardo fisso sulla pioggia che continuava a cadere sulle freddo lago del castello. Harry, Ginny e Blaise le tenevano compagnia, soprattutto ora che il biondo sembrava aver abbandonato la sua stanza di prefetto preferendo trascorrere le sue notti nei sotterranei facendo chissà cosa. La imploravano di mangiare ma la ragazza era caduta quasi in uno stato catatonico. Non mangiava, non dormiva ma soprattutto non piangeva. Se ne stava così, come una scultura incompleta.

Aveva smesso di frequentare le lezioni, non importandosi più di nulla. I suoi amici tentavano di farla reagire ma niente di quello che facevano era efficace. Erano arrivati a trascinarla nella Sala Grande pur di farla uscire dal suo isolamento forzato. Ma lei continuava a non voler parlare.

Harry l'accompagnò a lezione, proteggendola dalle chiacchiere e dai commenti delle malelingue ma nulla poteva contro quello strano potere che Draco esercitava su di lei.

Lui era lì, seduto in fondo all'aula, ma il gelo che il suo sguardo provocava nella anima della giovane non poteva essere ignorato. Sentiva i suoi occhi mercuri fissarle la nuca, penetrando con violenza nella sua anima fino a farle male. Si strofinò le braccia, sentendo improvvisamente freddo. Non esisteva fuoco che poteva scaldarla. Quello era il gelo che ti sommerge quando la vita ti lascia. Perché giorno dopo giorno sentiva di stare lentamente morendo dentro.

"Hm, l'erba cattiva non muore mai. E c'è gente che si ostina a credere che quello non sia un Mangiamorte!". Gelida a tagliente la voce di Ron giunse alle sue spalle come il verso di una iena ed ancora una volta Harry si trovò a riflettere sull'abisso che s'era scavato tra di loro. Un abisso che sembrava giorno dopo giorno sempre più insormontabile. Si sedette accanto al portiere in silenzio mentre Mooney iniziava ad allestire il materiale per la lezione.

"Draky, non capisco perché dobbiamo essere costretti a sorbirci le lezioni di quella specie di lupastro malaticcio". Pansy si lagnò, belando come una pecora. L'intera casa dei Serpeverde rise senza fare alcuno sforzo per nasconderlo attirandosi gli sguardi di sprezzo dei Grifondoro, che presto sfociarono in una lite alquanto accesa. No, non tutti si erano lasciati trascinare però. Due membri della casa grigio-verde restarono completamente estranei alla zuffa che stava lentamente prendendo piede... Blaise che tentava in ogni modo di entrare nella mente del biondo cercatore per capirne le intenzioni e naturalmente proprio l'erede dei Malfoy.

Draco era impassibile, il suo sguardo d'acciaio piantato dietro la nuca della Granger. Chissà se il regalo che le aveva lasciato l'altra notte le era piaciuto...

"Ora basta!" Mooney richiamò all'ordine tutti i suoi studenti. "Aprite il libro a pagina 720. Inizieremo a parlare dei Wendigo".

Grifondoro e Serpeverdi aprirono i loro libri alla pagina indicata mentre l'Auror iniziava la sua lezione con l'ausilio di un proiettore. Al Principe delle Serpi venne quasi da sorridere: perché no, la classe aveva proprio bisogno di una distrazione. Mentre le sue labbra si curvavano in una smorfia maligna mise il suo piano all'opera.

******

Remus Lupin passò alla diapositiva seguente cercando di catturare l'attenzione dei ragazzi...

"I Wendigo sono esseri posseduti simili ai licantropi..." Uno strano prurito, però, iniziò a risalire lungo il dorso della sua mano. Si grattò distrattamente ma presto questo divenne sempre più insistente. Ciò che vide gli fece sbarrare gli occhi dal terrore...

La sua mano s'era ricoperta completamente di un folto pelo grigio perdendo rapidamente tutte le sue caratteristiche umane per assumere la fisionomia di una zampa canina. Lunghi ed affilati artigli erano usciti dalle sue dita mentre le ossa si contorcevano e venivano attraversate da spasmi. I muscoli gli dolevano e avrebbe voluto urlare... AUUUUUUUUUUUUUUU... ma il grido che emise fu proprio un ululato...

Non era luna piena... Non era luna piena... Non era luna piena... continuava a ripetersi ma la metamorfosi non s'arrestava...

Si graffiò il braccio quasi fino a staccarsi la pelle ma ora anche l'altra mano era contaminata...

AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!

******

Nel bel mezzo della lezione Remus s'era accasciato al suolo, tremando in preda a delle violente convulsioni. Seamus era subito corso ad avvertire Madama Chips mentre la classe era completamente stravolta. Tutti conoscevano la "particolare" malattia del loro professore così in molti temevano che presto si sarebbe tramutato in una orrenda bestia che li avrebbe divorati.

Harry era corso al fianco del vecchio amico di suo padre tentando di scuoterlo ma il licantropo sembrava essere stato catturato in un mondo di incubo dalla quale non poteva liberarsi.

"Mooney, Mooney!!" Lo chiamava ed ad un tratto sembrò che il professore l'avesse riconosciuto. Aveva alzato verso di lui i suoi occhi azzurrini ma il tremore non smetteva, anzi continuava sempre più violento finché nell'aula non giunsero Silente, la McGranitt e l'infermiera Chips.

Insegnanti e studenti s'affollavano intorno a loro in un turbinio di volti ed espressioni d'orrore che nella mente di Harry erano tutte sfocate. C'era solo il viso sofferente di Lunastorta e il suo terrore paralizzante... e poi...

Fu come se fra la nebbia di ciò che stava accadendo s'aprisse d'improvviso un varco. Occhi di smeraldo incontrarono occhi d'acciaio ed allora il bambino Sopravvissuto capì.

Con un ghigno di sfida Draco si indicò con un pollice la gola: fuori uno, non avevano scampo.

******

"So di essere il Legatus Obscurus da molti anni, praticamente prima di venire ad Hogwarts". Gli sguardi di tutti erano fissi su Blaise, giovane veggente dall'aria sempre un pò fuori di testa ma che in realtà nascondeva una saggezza più profonda e antica di quanto molti pensassero. "Prima di tornare in famiglia, il giorno del mio undicesimo compleanno, sono stato allevato da mio nonno, secondo la filosofia di pensiero di un gruppo di druidi superstiti che vivono nascosti in un castello sperduto delle distese irlandesi, presso l'antica Tir Na Nog. Mio nonno ha voluto che sviluppassi a pieno le mie doti di chiaroveggente prima che arrivassi qui, perché aveva immaginato che avrei incontrato Draco, quindi voleva che fossi preparato".

"Tuo nonno? Sembra considerato per un Mangiamorte". Lo interruppe Harry, sarcastico, che non aveva ancora digerito tutta la storia tra Blaise e Ginny. Non poteva farci niente, più tentava di farselo piacere più c'era qualcosa in quel ragazzo che lo disturbava, che metteva i suoi sensi in allerta.

S'erano riuniti tutti nello studio di Silente: lui, Ginny, Blaise Zabini, Piton, persino Hagrid. Mooney era stato dimesso con delle riserve da Madama Chips perché la donna non aveva capito le cause di quella che sembrava essere stato un attacco epilettico. Era una malattia sconosciuta tra i maghi. Quando Harry gli aveva riferito del gesto rivelatore del biondo era stata indetta quell'assemblea speciale di tutte le persone coinvolte con il guerriero nero. Erano seduti a discutere sul da farsi, sul pericolo che un Dark Warrior senza alcun controllo poteva costituire per il mondo magico. Malfoy continuava a fare del suo peggio ma non dava alcun segno di voler abbandonare la scuola e mettersi a dare la caccia ai Babbani e ai Mezzosangue, come era sicuramente il volere di Voldemort. Semplicemente era tornato il vecchio ragazzino viziato e crudele degli anni passati, all'esterno, e quello contro il Professore di Difesa contro le Arti Oscure era stato il suo primo esplicito attacco contro qualche membro dell'Ordine.

Avevano passato ore a discutere ma non erano giunti a niente. Ascoltavano ora la storia di Blaise tentando di ricostruire i tasselli mancanti ancora tanti e misteriosi. L'unica che non aveva mai parlato in tutto quel tempo era Hermione. Se ne stava seduta su una vecchia poltrona, vicina al camino, lo sguardo fisso nelle fiamme e la mente mille miglia altrove. Anche il suo stesso respiro sembrava solo un pallido gioco della mente dei suoi amici.

"Nonno materno, Potter. Il lato Leah della mia famiglia si è sempre battuto contro le tenebre. Anche se mia madre non è un esempio di virtù e ha buttato tutto all'aria per mio padre, mio nonno non si è mai sottratto al suo destino". Blaise gli gelò il sangue con la sola forza delle sue parole. Mh, dannazione, lui e Draco erano più simili di quanto non balzasse agli occhi in un primo istante.

"Già, l'anziano Morgan Leah, un uomo dai molteplici talenti se posso aggiungere. Non vedo il mio vecchio amico da più di quarant'anni. Tutto bene, spero". Silente si massaggiò la barba sotto lo sguardo allibito dei presenti. Il Vecchio Leah, così era chiamato nelle sfere più alte, era considerato praticamente una leggenda fra tutti i veggenti. Necroscopo fin dalla nascita, si narrava che discendesse direttamente dal primo re degli Sciamani.

"Ma lei come fa a conoscerlo, professore?". Il vocione del mezzogigante li sommerse tutti.

"Ah, caro Hagrid, fra noi vecchi bacucchi ci si conosce un pò tutti. Soprattutto se in gioventù si è stati compagni di studi. Un Serpeverde davvero particolare suo nonno, signor Zabini". Concluse con il suo solito sorriso silenzioso.

L'espressione di Blaise era piuttosto sorpresa. "Non si preoccupi professore, il vecchiaccio sta benone. Quello non muore neppure se lo ammazzi!" Rise. "Fa solo un certo effetto pensare che anche lui sia stato giovane un tempo. Sembra quasi impossibile". Rabbrividì immaginando suo nonno, vecchio e pieno di rughe, che faceva la corte a qualche bella ragazza.

Stavolta fu il turno di Silente di ridere. "Non dovrebbe sorprendersi più di tanto, Zabini. Se la memoria non mi inganna, lei è la sua fotocopia sputata". A questo punto il moro rischiò davvero di soffocarsi con la sua stessa saliva, immaginandosi da ora a cent'anni, scorbutico e irascibile come suo nonno.

"Tornando a noi, Albus, come dobbiamo regolarci con il giovane Malfoy?" Queste inutili chiacchiere, stavano mandando all'aria anche quel pizzico di autocontrollo che era rimasto nel sistema del sempre stoico professore di Pozioni. Draco era un pericolo per sé e per gli altri e niente pareva indebolirlo a sufficienza da renderlo inoffensivo fino al ritrovamento di una cura.

"Senza la sua spada, Draco non può compiere la trasformazione, ma questo di certo non lo fermerà a lungo". Sospirò l'anziano preside.

"Ci serve conoscere il maleficio che è stato usato contro di lui, ecco. Senza quello è come cercare un ago in un pagliaio". Ancora una volta Mooney aveva colpito nel segno. Non poteva scacciare il terrore istintivo che lo assaliva ogni volta che ripensava all'attacco avvenuto durante la sua lezione ma non voleva e non poteva lasciarsi annichilire dalla paura... c'era pur sempre la vita del figlio di Felpato in gioco ed era convinto, dalle emozioni di quei quattro ragazzi, che c'era un grande bene nascosto nel cuore del Principe delle Serpi.

"Sanguam ex servus, sanguam ex dominus, semper fidelis cum pater et filius". Quasi senza rendersene conto, Blaise mugugnò quelle parole.

"Cosa?" Gli chiesero in coro, facendolo tornare in sé dall'intricato labirinto dei suoi pensieri.

"Sono le parole che ho udito nella mia ultima visione, quella che ho avuto quando Draco ed Hermione sono stati rapiti. Credo che ci possano servire".

Albus Silente annuì ma una nuova vocina si unì alla sua portandoli un passo sempre più vicino alla verità che bramavano.

"é stato l'Amitte Animum, signore". Dobby era uscito dal suo nascondiglio dietro un grosso scaffale da dove aveva udito tutto. "Dobby aveva sentito una volta Lady Narcissa litigare con Padron Lucius, prima che le punizioni sulla signora cominciassero. Dobby aveva sentito che il Piccolo Drago doveva subire il Bagno di Sangue per poter diventare un grande seguace do Tu-Sai-Chi".

Il volto del preside si contorse in una smorfia do orrore e sofferenza che nessuno gli aveva mai visto in quei lunghi anni. Sembrava terrorizzato. Cosa mai poteva spaventare il grande preside di Hogwarts? "Un Incantesimo Dimenticato..."

"Albus?" Ora anche Piton pareva sconvolto.

Silente batté con violenza un palmo sulla vecchia superficie di quercia della sua scrivania. "Non c'è più tempo. Presto i poteri di Draco inizieranno a rigettare il maleficio ed allora..."

"Allora?" Il cuore di Mooney ululava dalla disperazione.

"Allora per il ragazzo sarà o morte oppure follia eterna".

Quella risposta li gettò nella più cupa delle disperazioni, senza luce, senza via d'uscita ma soprattutto senza speranza.

"Ma ci sarà pur qualcosa che possiamo fare?" Harry non poteva e non voleva arrendersi. Non ora, non dopo tutto quello che Draco aveva passato per salvare Hermione, non potevano abbandonarlo. Le parole che si erano scambiati alla festa gli rimbombavano nella mente quasi come un macigno. Il biondo aveva avuto ragione: era stato lui, San Potter, ad aver avuto sempre il sostegno e la protezione di tutti. Non aveva mai veramente saputo cosa voleva dire essere completamente soli.

"Non lo so, Harry, davvero non lo so". Il viso di Silente sembrò d'improvviso più vecchio e stanco. "Cominceremo a fare delle ricerche. Consulterò il Ministro e vedrò cosa posso fare. Non c'è più molto tempo".

"Non l'aiuteremo, Professore". L'intervento di Ginny stupì molto il professore di Pozioni: una Weasley che voleva aiutare un Malfoy non si era mai sentito.

La ragazza capì benissimo la smorfia che aveva contorto quella faccia sempre pallida e arcigna e rispose con una smorfia in puro stile-Draco. "Beh, che c'è? Si da il caso che Draco si un mio amico!"

Questa pallida battuta, forse per la ben riuscita dell'interpretazione, fu capace di strappare un lieve riso a tutti i presenti sebbene di breve durata.

"Ma a che serve?". Un pallido sussurro della voce forte e allegra che era stata, lo distrusse con un sol fendente dei suoi artigli. Hermione s'alzò dalla sua poltrona, gli occhi rossi e gonfi ma asciutti, svuotati. Ed era così che si sentiva, completamente vuota... inutile.

"Hermione..."

"No, Harry, no". Scosse la testa cercando d'allontanarsi da lui, da loro, da quella loro assurda speranza che non aveva alcun fondamento. Perché non capivano che era tutto inutile?

"Hermione tu devi combattere". Harry portò le mani sulla spalle della ragazza ma lei era irremovibile.

"A che serve combattere, Harry?" Il suo dolore era così reale, palpabile. Blaise, Mooney, Ginny, Hagrid... persino Piton, provarono come una fitta al cuore, lancinante e disarmante quasi come una potente Cruciatus. Amore... guaritore e assassino... amante e aguzzino... era questa l'altra faccia dell'amore...

"Anche Draco si è arreso, ha lasciato che Voldemort vincesse, quale speranza abbiamo noi ora?".

Non voleva sentirla parlare così. Il Grifondoro la scosse, cercando di farla reagire in qualunque modo, ma 'Mione restava irraggiungibile.

"Devi svegliarti, Hermione!!!" Urlò. "Non possiamo lasciare Draco libero in quelle condizioni!!! Non possiamo dare a Voldemort una nuova arma per distruggerci!!". Ma lei non lo ascoltava, continuava a scuotere la testa, sorda a quelle preghiere.

"Non puoi, Harry. Non puoi chiedermi di mettermi contro di lui!". Lo spinse via, correndo lontano dai suoi amici, senza che nessuno osasse fermarla. Non potevano fare nulla per lei, avrebbe dovuto trovare da sola la forza di reagire. Harry fece per seguirla ma Silente scosse la testa in segno di diniego.

"Oh, Hermione". Una lacrima solitaria scese sul volto di Ginny. Blaise gliela asciugò ma anche lui si sentiva completamente distrutto, sia per il suo amico che per 'Mione.

"Bene. Ci mancavano solo i crolli nervosi della signorina Granger!". Il solito sdegno verso i Grifondoro di Piton infiammò l'ira della rossa.

"Come può dire una cosa del genere, professore. Va bene, lei odia i Grifondoro, d'accordo, ma non si accorge di quanto Hermione sta soffrendo?"

Piton, però, non si scompose. "Sono pienamente consapevole di quanto la sua amica sia in difficoltà, signorina Weasley. Ma il suo atteggiamento da vittima non ci serve. Hermione Granger deve smetterla di comportarsi come un'anima in pena e rimboccarsi le maniche una volta per tutte se vuole aiutarci a salvare Malfoy. In quelle condizioni è solo d'intralcio!". Queste parole non servirono a calmare la rossa, anzi non fecero altro che aumentare il suo rancore, ma c'era una persona che, anche se non voleva ammetterlo, la pensava allo stesso modo.

"Il professor Piton ha ragione, Ginny". Remus Lupin si sorprese di se stesso: aveva preso le parti del vecchio Snivellus, questo sì che sarebbe stato un vero colpo per Felpato. I ragazzi lo guardarono esterrefatti. Mooney era l'ultimo dalla quale si sarebbero aspettati un intervento del genere. "Hermione ha bisogno di superare la sua rabbia e tornare ad essere lucida se vuole essere d'aiuto al giovane Draco".

"Quale rabbia? Io non capisco". Harry lo osservò esterrefatto. Perché Hermione doveva provare del rancore per qualcuno che non fosse Voldemort.

"'Mione è arrabbiata con se stessa per non aver impedito che Tu-Sai-Chi facesse del male al ragazzo..."

"Ma cosa poteva fare? Voldemort era troppo forte per lei!"

"C'è dell'altro Harry, Hermione..."

"C'è l'ha col furetto, vero?" Il viso di Hagrid arrossì lievemente mentre sospirava. Lui non era mai stato un genio con le emozioni degli altri ma il comportamento di Hermione diceva tutto di cosa la ragazza in quel momento stava provando. "C'è l'ha con Draco per aver rinunciato a combattere e aver pensato solo a salvare lei".

Mooney annuì. Era questo il grande tormento della bella leonessa.

"Quello che dobbiamo sapere è come hanno fatto i Mangiamorte ad arrivare fin qui". Gli occhi di Severus incrociarono quelli turchesi dell'anziano preside che, tornato a sedere, teneva il mento chino sulle sue mani.

A quella domanda lo sguardo d'ametista di Blaise si rabbuiò impercettibilmente. Nel silenzio glaciale che era piombato su di loro, quella verità che il biondo gli aveva confidato gli parve un fiume di lava che lo stava divorando da dentro.

"Blaise che c'è?" Ginny gli posò una mano sul braccio e per il ragazzo quella situazione divenne ancora più insostenibile. Non voleva ferirla ulteriormente ma non era sicuro di poter continuare a tacere.

"Un'altra premonizione, signor Zabini?" Ora il ragazzo era al centro della loro attenzione, forse l'unico a posseder una risposta certa a tutti i loro interrogativi.

Il veggente annuì, deglutendo con forza. "Prima della festa, ho avuto la visione di un leone che conduceva uno stuolo di serpenti verso il castello, dritto fino alla tana di un drago. Ho pensato subito che il drago fosse il mio amico e Draco era convinto..."

"Cosa signor Zabini, cosa?" Piton decise che gli avrebbe cavato quelle parole dalla bocca se lo stupido moccioso non si decideva a continuare.

Con gli occhi d'ametista chiusi, il moro terminò. "Draco era convinto che il traditore fosse Weasley, Ron Weasley".

"Hmm!!" Il respirò morì nei loro petti, risucchiato e strappato da una verità assurda, inconcepibile, impossibile.

"Ron, no..." Ginny s'accasciò sulle ginocchia, la sua mente completamente bianca. Non suo fratello, no...

Un pugno, un pugno al viso colpì in pieno Blaise che fu mandato a sbattere contro un vecchio scaffale di quella stanza. Harry era irriconoscibile, completamente trasfigurato nel suo odio.

"Come ti permetti, sporco Serpeverde! Ron non ci farebbe mai una cosa del genere!" Voleva colpirlo ancora ma Hagrid lo afferrò prontamente, impedendogli qualsiasi tipo di movimento. Remus era chino accanto a Blaise che fissò Potter con furia anch'egli, ma una furia gelida, controllata.

"Forse Weasley non ferirebbe voi, almeno non volontariamente. Ma per sbarazzarsi di Draco? Pensaci, Potter. Il suo nemico numero uno, il ragazzo che l'aveva sempre fatto sentire meno di niente, diventa il grande amore della ragazza dietro la quale sbava da anni! La gelosia e l'odio sono un'arma che possono rendere anche il più fedele degli amici una facile marionetta nelle mani giuste. E credimi, Voldemort sa benissimo come fare!".

"E tu conosci bene come ragiona, no?" Ribatté velenoso il Grifondoro

Il professore di Difesa l'aiutò ad alzarsi, ma nessuno dei due giovani sembravano pronto a smettere di lottare, il Bambino Sopravvissuto che si dimenava fra le braccia del mezzogigante per liberarsi.

"Ora basta!" Tuonò Silente. Dovevano lavorare come una squadra e non potevano permettersi di discutere ora.

Hagrid liberò Harry lentamente, accertandosi che il ragazzo non tentasse nient'altro di stupido. Lui s'avvicinò a Zabini, trovandosi ora l'uno di fronte all'altro.

"Senti, Potter. Non sarò in cima alla lista delle tue persone preferite e mi sta bene. Non ti piace come mi comporto, non ti piace il fatto che sono un casinista incredibile, d'accordo. Beh, sai una cosa anche tu non mi piaci un gran che. Ma non ci guadagno niente dal mentirti su Weasley. Anche tu ti sei accorto del suo cambiamento, quindi quello che ho detto non può sembrarti così lontano dalla realtà. Io mi sono limitato a riferire i pensieri del mio amico, tutto qui. Vuoi continuare ad odiarmi, ok, ma ora se vogliamo salvare Draco dobbiamo essere una squadra. Non sono poi così cattivo, sai? Se mi conoscessi bene, potrei rivelarmi anche una persona piacevole". Gli pose la mano e per un istante Harry pensò di capire i tentennamenti che suo fratello aveva avuto nell'accettare la sua. Ci voleva tanto coraggio nel fidarsi di qualcuno, dopo tanti anni di confronti e muto sdegno. Le vecchie opinioni erano dure a morire. Gliela strinse con forza, in una muta dimostrazione di forza. Blaise fece la sua faccia più scontenta ma continuò a stringere anche lui.

"Hey, se mi rovini la manicure te la dovrai vedere tu con il mio estetista e soprattutto il mio fan club. Sanno essere peggio delle Furie se voglio". Schioccò le dita. "Mi basta fare così".

Il Grifondoro scosse la testa. Bene, un altro spiritoso, grande, Non bastavano i piani al limite dell'assurdo di Draco.

"Chissà, magari, se me lo chiederai per favore potrei darti qualche dritta con Ginny, ti va?". Gli disse sottovoce ma l'altro capì ugualmente. Rosso fino all'inverosimile, ritirò la mano e se la strofinò sui pantaloni, facendo finta di pulirla.

"Dannato, Serpeverde". Però quel suo piccolo sorriso non poté essere negato.

Soddisfatto di quel compromesso raggiunto, Silente iniziò ad organizzare le loro ricerche, a cui tutti si offrirono di partecipare, anche l'elfo domestico.

"Dobby vuole aiutare, signore, Dobby farà di tutto per salvare il piccolo Drago".

Harry annuì, il suo sguardo che cadeva sovente sulla porta dalla quale Hermione era fuggita. Quando l'incontrò finì, salutò gli altri e si diresse verso i corridoi sotterranei.

"Dove vai, Harry?" La rossa era ancora molto scossa.

"A cercare 'Mione. Non mi va che stia sola". Dibattuto sul da farsi il Grifondoro notò un cenno affermativo negli occhi d'ametista del veggente e si convinse ad andare a cercare la leonessa. Non era in grado di parlare di Ron, non ora, non con sua sorella.

L'altra annuì restando da sola in quello studio insieme al Serpeverde.

"Mi spiace per tu fratello, Ginny". Blaise le passò un braccio intorno alle spalle e lei poggiò il capo sul suo petto.

"Lo so, Blaise, lo so".

******

Voleva solo fuggire... da Draco, dai suoi amici, da tutto. Voleva che il suo cuore smettesse di sanguinare anche solo per un istante, perché oramai era come svuotata. Un guscio privo di vita senza il sole che lo riscaldava.

Non sapeva dove era finita. Aveva iniziato a correre senza una meta precisa, la mente annebbiata. Poteva vedere solo lui, abbracciato a Pansy, ghignando soddisfatto della sua sofferenza. Ma a quella immagine si soprapponeva quella di un Draco pieno d'amore, che le regalava il suo primo vero bacio, che le mormorava ti amo, che la faceva sentire il centro del suo universo. Non ne poteva più... non ne poteva più...

S'accasciò contro una parete, il viso chino sulle ginocchia, lacrime che rifiutavano di essere versate, un'anima in frantumi che voleva solo lasciarsi scomparire. Il tempo si era fermato: c'era solo un baratro di dolore in cui la vita appassiva...

"Ciao, Mya". Scattò in piedi, il volto bianco, gli occhi sbarrati, la bocca spalancata in un muto terrore... no, no, no ... non quelle parole, non il loro saluto, non il loro mondo... non potevano distruggerle anche questo... Quando quella voce strascicata aveva pronunciato il suo nome, le aveva rubato anche l'ultimo ricordo a cui aggrapparsi. A quel tono gentile e gaio che l'aveva accompagnata in questi due lunghi mesi.

Una figura uscì dalle tenebre, avvicinandosi a lei, come un leone con un coniglio spaurito, pronto a divorare la sua preda, godendo della paura che questa emanava.

La ragazza indietreggiò contro la parete mentre due occhi gelidi la tenevano paralizzata. Spostò lo sguardo, chinò il viso, tutto pur di fuggire da lui, da quell'incubo orrendo. Una mano gelida l'afferrò il volto, due iridi mercuri che le graffiavano l'anima, violentandola fino a ridurla ad un niente.

"Non saluti il tuo ragazzo, Mya?" Sembrava una domanda totalmente innocente, quella voce gelida che si faceva gioco di quella del suo amore, imitando le sue carezze, i suoi baci che niente avrebbero potuto eguagliare. Draco strofinò le sue labbra contro il collo della giovane, baciandola appena dietro all'orecchio, il suo respiro infuocato come fiamme assassine.

"Ti prego, lasciami" Hermione gemette, ma lui era troppo forte, troppo forte. Sapeva cosa sarebbe successo se non si fosse fermato ma non poteva allontanarsi. Un solo istante, per un solo istante voleva credere che il suo Draco era tornato da lei anche se era una bugia. Anche se poi il risveglio sarebbe stato ancora più amaro. Aveva bisogno di crederci anche solo per un attimo.

La mano del giovane scese accarezzarle la coscia, sfiorandole prima delicatamente il seno nascosto dallo spesso pullover di lana, risalendo sotto l'orlo della sua gonna imitando, in un orribile confronto, i gesti d'amore che si erano scambiati in quella caverna. "Non mi è parso che l'ultima volta, ti fosse dispiaciuto, tesoro. Credevo che avessi apprezzato le mie carezze. Sono, forse, così orribile?". Il Serpeverde scostò il viso da lei solo per un istante in una finta espressione colpita. Nessuno poteva resistergli, bastava solo un colpo prima che la mezzosangue avesse ceduto, prima che l'avesse annientata una volta per tutte.

"Eppure, per Pansy, sono piuttosto bravo". Si gloriò, bevendo avido da quel cuore sanguinante visibile a tutti, che lentamente cessava di battere, morendo per la più crudele delle emozioni umane: l'amore.

"Tu non sei, Draco. Non puoi essere il mio Draco". Hermione voltò nuovamente il viso, tentando di proteggersi da quelle parole, da quegli occhi ma non poteva. Non poteva.

"Oh, sì che sono il tuo Draco, tesoro. Un Draco migliore. Privo di quegli stupidi moralismi che lo avevano sempre reso un debole, un fallito!" Con una forza incredibile la sbatte contro il muro, in un bacio violento e oscuro. Morse le sue labbra di miele fino a farle sanguinare, la sua lussuria lontana dall'essere appagata. I suoi tentativi di liberarsi lo eccitavano, invogliavano a piegarla ancora di più fino a quando sarebbe stata solo una bambola rotta. Un giocattolo pronto ad essere rimodellato secondo i suoi desideri.

"Lasciami andare, Draco, lasciami andare". Singhiozzi sconnessi la facevano tremare, il suo respiro sempre più flebile contro un potere che non poteva controllare. Aveva smesso di cercare di fuggire, non aveva la forza per continuare.

Ma, proprio quando tutto sembrava perduto fu come se il Cielo avesse provato compassione per quei due giovani amanti sfortunati, separati dall'odio e dall'oscurità di una stupida guerra. Lacrime d'amore versate da un cuore infranto riuscirono ad operare un miracolo, un piccolo, tremendo miracolo che avrebbe deciso le sorti del loro futuro... qualcosa, qualcosa scattò nel giovane, quasi un senso di colpa, di tristezza. I suoi occhi s'oscurarono per un solo attimo.

LASCIALA ANDARE... LASCIALA ANDARE... LASCIALA ANDAREEEE!!!

Sotto le pesanti vesti invernali grigie e verdi, la gemma Hirui che Narcissa Black aveva donato a suo figlio aveva preso a pulsare ritmicamente... TU-TUM... TU-TUM... TU-TUM... , il battito di un cuore annichilito dal male nuovamente irrorato dal sangue della vita...

Per quel solo, singolo battito di ciglia la sua anima spezzata s'era ribellata, l'aveva fermato dal prendere ciò che bramava di piegare. Lo aveva fermato facendo appello a tutta la forza che le era rimasta, costringendolo a vedere cosa aveva fatto alla sua piccola mezzosangue... aveva distrutto il suo spirito.

Le si avvicinò ancora, sfiorandole le labbra in un bacio casto, bevendo da loro quelle poche gocce di sangue che le deturpavano con il loro colore.

Quel gesto la sorprese, facendole mancare un battito doloroso, come un colpo di spada. I loro sguardi s'incontrarono nuovamente mentre lui continuava a tenerla contro il muro stavolta non con la forza ma semplicemente usando il suo corpo immenso come una barriera. "Tu sei mia, mia piccola mezzosangue. Mi appartieni". Le disse quasi dolcemente, scostandole un ricciolo ribelle dal viso impaurito. "Nessuno potrà averti se non io, lo sai questo vero?"

Attimi interminabile presero a  scorrere, l'uno di fronte all'altra, in attesa di una risposta che aleggiava nell'aria senza il bisogno di essere pronunciata. L'avrebbe avuta, vero, ma non a questo prezzo. Non se lei avesse perso quel fuoco che le ardeva dentro e lo eccitava così, fino a renderlo pazzo... pazzo di passione...

"EXPELLIAMUS!" D'improvviso un bagliore accecante scaraventò il Serpeverde a terra, liberando Hermione dalla sua presa d'acciaio. Harry Potter corse al fianco della sua amica, la bacchetta puntata contro il suo nemico mentre al ragazza tentava di sostenersi contro il muro, completamente priva di forze, shockata.

"Che cosa le hai fatto, maledetto?". Una rabbia incontrollata lo travolse e per un attimo la mente di Harry s'annebbiò, invasa da un'ira senza precedenti. sarebbe arrivato ad uccidere in quel momento e lo avrebbe fatto senza alcuno scrupolo anche se quel ragazzo di fronte a lui era privo di colpa perché spinto da una volontà aliena, anche se il ragazzo di fronte a lui era suo fratello.

Ma due piccole mani fermarono quel braccio che reggeva la bacchetta dalla rossa piuma di fenice mentre il giovane biondo si rialzava senza alcuno sforzo, ignorando il Bambino Sopravvissuto completamente.

"Ti prego, lascialo andare Harry. Te ne supplico". 'Mione sussurrò debolmente. Il Grifondoro ne rimase sbalordito, come poteva chiedergli questo. Se non fosse intervenuto in tempo, lui l'avrebbe...

"Ma, Hermione..."

"Ti prego, Harry". Nuove lacrime presero a rigarle il volto, le prime che il moro aveva visto da quando suo fratello era stato strappato loro.

"Ricorda le mie parole, Mya". L'attenzione di Harry tornò su Draco che non smetteva di fissare Hermione, in un qualcosa che non prometteva niente di buono. "Tu mi appartieni". S'allontanò così mentre Hermione s'accasciava esausta tra le braccia del suo migliore amico che l'afferrò stretta prima che la giovane toccasse il suolo.

"Hermione, Hermione stai bene? Parlami!" La sua voce era allarmata, impaurita fino all'inverosimile. Che diavolo era successo, se non l'avesse seguita Draco l'avrebbe... l'avrebbe potuto... no, non era possibile. Anche se ora il figlio di Sirius era praticamente ridotto ad un mostro, rifiutava di crederci.

Strinse la ragazza a sé, sperando davvero in un miracolo.

"Sono tanto stanca, Harry. Sono tanto stanca".

La prese tra le braccia, il capo di Hermione si appoggiava alla sua spalla mentre sprofondava in un sonno cupo. L'avrebbe portata nella Stanza della Necessità, mentre dentro di sé sentiva la speranza morire a poco a poco.

******

Draco é tornato nei miei sogni anche la scorsa notte. Ogni volta è come se potessi respirare nuovamente in queste lunghe settimane che mi sono parse infinite come secoli. Lui è il mio respiro, la mia alba, il cuore del mio essere. Ho assaggiato una sola volta il suo amore e per questo sono stata spedita all'Inferno eppure lo farei ancora pur di volare di nuovo vicino al Paradiso. Di notte, lui è  ancora mio, in un modo che mi è precluso durante il giorno. Di notte, tento di convincermi che questi sogni possano continuare in eterno, lontani da una realtà che non posso e non voglio accettare. Ma il sole, mio malgrado, continua a sorgere e alla fine lui deve scomparire.

Ogni giorno in cui apro gli occhi, mi maledico. Lo vedo lì, camminare poco distante da me, la sua figura sempre nell'ombra e mi pare che tutto questo sia soltanto un orrendo incubo. Harry non può capire, non potrà mai riuscire a capire. Quando mi ha aggredito e ho sentito ancora una volta le sue mani forti sfiorarmi, accarezzarmi non mi è importato più di nulla. Lo avevo di nuovo vicino a me e non avevo bisogno di nient'altro. Avrei fatto tutto ciò che mi avesse chiesto pur di non perderlo ancora. Ero come sorda alle sue gelide parole, insensibile alle lacrime che mi sfioravano le guance, l'energia che lentamente mi abbandonava le membra insieme alle suppliche di essere lasciata andare...

Ma poi ho incontrato il suo sguardo... Due scudi freddi che non erano mai appartenuti al mio amore. Ma come potevo combatterlo: come potevo ferirlo dopo tutto quello che aveva fatto per me? Ma quegli occhi continuavano a ferirmi più di qualsiasi altra cosa. Gli occhi di un assassino che per un solo singolo istante erano sembrati riconoscermi.

Siamo stati insieme così poco, siamo stati insieme così poco. Ogni giorno prego che il sole si spenga affinché possa calare la notte ancora una volta ed io e lui possiamo ritrovarci, sono giorni troppo solitari senza di lui.

Dischiudo gli occhi su un luogo familiare. Una cascata che credevo aver dimenticato, un Eden quasi totalmente svanito dai meandri della mia memoria. Possibile che lui fosse tornato?

"Mya". Come sempre le sue calde braccia mi cingono la vita e mi stringono contro il suo petto, cercando di proteggermi da tutto e tutti. Come avrei voluto lasciarmi andare, dimenticare per sempre tutto il mio dolore, dimenticare per sempre il suo viso speranzoso che continuava a ripetermi che sarebbe finito tutto bene, che avrei avuto la forza di salvarlo. Perché, invece, di proteggere me non ha pensato a difendersi da Voldemort... perché si è arreso a quest'assurdo destino... Perché? Perché!!! Come ha potuto farmi questo? Lasciarmi qui sola con il dolore di chi resta.

"Mya" Ryu mi stringe a sé nascondendo il suo volto tra i miei capelli. Voglio lasciarmi andare, non voglio più star male. Ma il ricordo di quegli strani, unici occhi di tempesta sono come una nuova pugnalata al petto. Un nuovo dolore mi trafigge il cuore, il dolore del tradimento: il mio drago ha dato la sua vita per me e non posso calpestare il suo amore solo per egoismo... sarebbe un sacrilegio...

No, non è giusto continuare così. Non posso fingere di provare qualcosa che so che non è vero solo per seppellire la mia sofferenza. Mi viene quasi da ridere: sul mio cuore è come se quello stupido avesse appeso una grossa insegna al neon con su scritto PROPRIETà DI DRACO MALFOY. Un'insegna talmente grande che è difficile da ignorare.

Allontano lentamente l'uomo che per tanti anni ha cullato i miei sogni perché non posso continuare ad aggrapparmi a Ryu, sperando che come sempre possa far sparire la mia solitudine. Infondo, credo di averlo sempre considerato quasi come un'ancora di salvezza, una specie di pozzo in cui riversare tutte quelle piccole ombre che mi impedivano di mostrarmi agli altri come un essere perfetto, forte e temerario. Ryu conosceva tutte le mie debolezze. Non avevo mai visto il suo volto, non sapevo quasi niente di lui, quindi proprio questo suo non essere reale era per me una sicurezza che sarebbe stato impossibile per lui ferirmi. Ma non c'è niente di male nell'essere deboli, Draco mi amava anche così.

"Che c'è, Mya?" Sembra sorpreso del mio gesto ma mi lascia fare, i suoi occhi grigi che scintillano come non mai... Occhi grigi... Occhi di tempesta...

"Io... Io... mi sono innamorata di un altro". Arrossisco e vorrei davvero nascondermi in questo momento ma è un confronto alla quale non posso sottrarmi.

"Lui chi è?". La sua voce priva di qualsiasi colore mi gela il sangue. Ho già sentito quella voce... Ne sono già stata ferita...

"Draco".

"Malfoy?" Sembra quasi che voglia deridermi, la sua espressione si fa divertita quasi lui conosca qualcosa di ovvio, qualcosa che però non riesco ad afferrare.

"Già". Non so che altro aggiungere.

"E dov'è ora il tuo bel principe sentiamo? Altrimenti non saresti tornata da me. O sbaglio?" Ma cosa gli sta succedendo, questo non è il Ryu che ho sempre conosciuto.

"Si è sacrificato per salvarmi". Mormoro a denti stretti. Non voglio ricordare, non voglio. le mie mani sporche di sangue, il suo grido d'orrore, quel sorriso sereno. Non voglio.

"Cos'è l'idiota non ha saputo nemmeno tener testa a Voldemort?" Sghignazza.

"STA ZITTO!!! STA ZITTO!!!" Come può parlare del mio drago in questo modo, come può!  Inizio a colpirlo al petto con tutta la forza che ho in corpo ma mi sento sempre più debole. Intorno a noi il paesaggio inizia a vorticare furiosamente, in una girandola di colori che si fanno sempre più tetri.

"No... no..." Mi allontano da lui, il terrore che attanaglia ogni fibra del mio essere. Non qui, non avrei mai voluto tornare qui... quella piccola radura della Foresta Proibita, quella stessa erba ancora sporca di sangue...

"Perché mi hai portata qui?" Urlo distrutta, il cielo che inizia a tingersi di piombo come in quel giorno maledetto.

"Dillo, Mya. Ammettilo una buona volta. Urla quanto lo odi per averti ferita, per averti lasciata sola! Urlalo!"

Mi afferrai i polsi fin quasi a farmi male. Sta cercando qualcosa in me, ma cosa... cosa?

"Non è vero! Non è vero!". Continuo a ripetere sempre più debolmente. Anche solo per un istante, non posso negare di averlo odiato. Ho odiato Draco Malfoy, con tutta la mia anima. Come un macigno insostenibile, io l'ho odiato.

"Dillo, Mya". Ryu sibila.

"Cosa ne sai tu? Dov'eri mentre venivano attaccati da Voldemort, dov'eri mentre continuava a sanguinare fra le mie braccia, dov'eri tu, Ryu, uomo senza volto?" Gli urlo con tutto il disprezzo e il risentimento che mi sta distruggendo dentro. Ma non ho più la forza di combattere.

Ryu mi prende tra le sue braccia ma stavolta lo lascio fare. Inizia ad accarezzarmi i capelli, cullandomi e rincuorandomi. Il profumo della sua pelle... il profumo dell'erba di primavera...

"Mi ha lasciata sola, Ryu, e per questo io l'ho odiato. Si è arreso e mi ha lasciata sola..." Piango, piango come non ho mai fatto in questo giorni, la mia anima finalmente libera.

Lui mi lascia sfogare, accarezzandomi teneramente. Non so per quanto tempo siamo restati così.

"E quand'è che ti avrei lasciata sola, Mya? Anche se non sono vicino a te fisicamente, il mio cuore non ti ha mai lasciata". Queste suo parole sono come il respiro del vento, che mi colpiscono facendomi scuotendo le mie certezze fino alla fondamenta.

"No, non può essere..." è impossibile, non voglio crederci. Non può essere. Mi fa allontanare leggermente da lui, i suoi occhi di tempesta fissi nei miei.

"Il mio nome, Mya. Di il mio nome". La sua è una preghiera che non posso ignorare. Come ho fatto a non accorgermene prima? "Di il mio nome, non è più tempo di aspettare".

"Draco".

Non appena pronuncio il nome del mio amore, le nebbie che avvolgono il viso di Ryu si diradano, riscaldate dal sole che non mi ero accorta essere così caldo. Senza quasi rendermene conto sfioro i contorni del suo volto angelico, gli zigomi alti, le guance d'alabastro, le sue dolci labbra. Sento le lacrime tornare ad affacciarsi ai miei occhi e non posso fare nulla per trattenerle.

"Draco..." Lentamente le forze mi stanno lasciando e i sensi mi abbandonano. Mi lascio andare nel suo caldo abbraccio. Lui mi chiama ma ora voglio solo riposare... sono svenuta in un sogno... è quasi surreale.

******

"Mya, Mya, amore apri gli occhi". La sua voce è per me un richiamo a cui non posso sottrarmi, come il canto di una sirena mitologica. Tento di aprire gli occhi ma il sole mi abbaglia. Tento di schermarmi con un braccio, la sua presenza accanto a me. Sento i suoi occhi fissi su di me e anche ora riesco ad arrossire.

"è un sogno?" I suoi occhi, il suo sorriso sono proprio quelli che ricordavo, quelli che in queste lunghe settimane non hanno mai smesso di uccidermi lentamente. Cosa sta succedendo?

Ryu, no Draco, fa oscillare impercettibilmente la testa, donandomi quel suo strano mezzo sorriso che so essere pieno di riso e dolcezza solo per me. Mi aiuta a sedermi, spostandomi un ricciolo ribelle dal viso. Gli è sempre piaciuto questo gesto.

"Più o meno. Questo è il Somnium Eternum. Il Limbo per le anime per le anime smarrite, quelle stesse anime che non possono andare avanti perché legate a questa Terra da qualche affare in sospeso". Conun gesto indica il Paradiso che ci circonda. Paradiso è proprio il termine giusto.

"Somnium Eternum". Ripeto. Non so perché ma è come se manchi qualcosa. Qualcosa che distingue questo Draco da quello del mondo reale. "Ma tu non sei morto... "

"No, Mya. Non sono morto ma la mia anima è prigioniera di un maleficio che la sta indebolendo sempre di più. Non sapevo che altro fare per stare con te".

"Ah". Prima che lui possa reagire gli do uno schiaffo così forte da farlo indietreggiare: mi ha mentito, mentito per sei lunghi anni e lui era quello che non sapeva cosa fare! Vada che sono innamorata di lui ma non permetto a nessuno di prendersi gioco di me.

"Hey!" Mi urla contro, tornando a sedere e massaggiandosi la guancia indolenzita. è più oltraggiato che shockato dal mio gesto. "Per che cavolo mi hai schiaffeggiato, è la seconda volta da quando ci conosciamo!!!"

"Perché ti ho schiaffeggiato, dici?" Scatto in piedi ed inizio a fare su e giù sul prato, osservandolo furiosa. "Mi hai mentito per sei anni..."

"Mya veramente..."

Non lo lascio finire, anzi sono fermamente decisa a continuare con la mia sfuriata. "Mi hai mentito anche quando ci siamo messi insieme!"

"In realtà..."

"Mi hai fatto sentire in colpa per cosa poi... essermi innamorata sempre di te?! Stupido  di uno scemo di un furetto mal riuscito!" Urlo a squarcia gola mentre lui mi guarda indispettito.

"Oh, ecco ora Miss-Grifondoro-So-Tutto-Io-Granger, stavo iniziando a preoccuparmi, sai?" Mi rinfaccia.

"Come osi!" Ma lui è più veloce. Mi afferra le spalle e mi costringe a guardarlo negli occhi. Cerco di liberarmi ma lui è più forte.

"Guardami, Mya. Guardami e dimmi che sono esattamente il Draco che conosci". Fisso i suoi occhi di tempesta ma no, non sono gli stessi. I suoi occhi grigi, sì, ma tersi, come se mancasse qualcosa... qualcosa...

Qualcosa... la sua tristezza... quell'ombra sempre presente nel suo sguardo che adombra la luce che esso ha dentro come i fulmini di una tempesta estiva...

"Ma, allora, chi sei?"

"Io sono Draco, è vero, ma solo un'immagine della parte migliore della sua anima. La sua tristezza, il suo dolore, le sue paure, sono ancora tutte seppellite dentro di lui, imprigionate dall'Amitte Animum. Non volevo mentirti, Mya, credimi, io ti amo davvero, volevo solo starti vicino. Sono un frammento del suo subconscio. Quando il maleficio si indeboliva per qualche tempo, questa parte della mia anima e quella fatta di sofferenza e rimpianto si riunivano, io... Draco, non ha mai ricordato di questi sogni e ha continuato a lasciarsi annegare nella sua sofferenza. Voleva proteggere sua madre e, anche se non se ne rendeva conto, voleva proteggere te".

"Allora perché tutti questi misteri?" Gli chiedo disperata.

"Perché fino a questo momento non abbiamo mai avuto la speranza che tu ci hai dato. Quando Lucius l'anno scorso è stato arrestato, l'anatema ha iniziato ad indebolirsi così ho pensato di cominciare a svelarti la verità, così avresti potuto fidarti di noi, di Draco, e avresti potuto liberarmi. Non volevo mentirti, volevo solo stare con te. Ti amo da così tanto, pensa fin dal primo anno, e volevo solo stare con te".

Mi guarda con quella sua espressione da cucciolo indifeso e tutta la mia rabbia si dissolve come neve al sole. Ma svanita quella sento l'incertezza continuare ad attanagliarmi lo stomaco come una morsa.

"Non so se ne ho la forza". Non riesco più a sostenere il peso di quelle pozze grigie ma lui mi solleva il mento con l'indice.

"Si che ne hai la forza, Mya. Non sarei così tranquillo se non sapessi che tu puoi salvarmi. Andrà tutto bene".

"Come puoi dirmi questo, se anche tu ti sei arreso?!" Gli urlo con tutta la forza del mio rammarico per essere stata la causa della sua sconfitta .

"Io non mi sono mai arreso". Non aveva mai avuto quella espressione così seria in viso e per la prima volta Hermione si accorse di quanta energia e potenza, di quanto rispetto quel ragazzo emanasse dalla sua persona. "Ho solo dovuto fare una scelta. Vincere una battaglia, sapendo che Voldemort non avrebbe ceduto finché non fossi tornato in suo possesso, perdendo l'unica cosa che conta nella mia vita... te" Mi accarezza il viso ed io stringo forte quella sua mano calda che so avere la forza di fare tutto, anche scuotere le montagne se avesse voluto. "Oppure salvarti, sapendo in cuor mio, che avresti fatto tutto il possibile per liberarmi una volta per tutte. Vedi? La scelta non era poi così difficile." Mi sorride come sempre quando ho un problema, dandomi tutto il suo amore e il suo sostegno.

"Ma tu... lui è te, come posso farti del male?". Tento di farlo ragionare ma Draco non cede.

"Quello non sono io, Mya. Psicho-Draco è una parte del mio lato Oscuro, è vero, ma dentro di lui c'è tutto l'odio e la malvagità che alberga nel cuore di Voldemort. Quando era piccolo sono stato sottoposto al Bagno Rituale e ora le tenebre di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato si sono riversate dentro di lui, portandolo sull'orlo della follia. Non mi importa come farai Mya, ma devi fermarlo prima che faccia qualcosa di irreparabile che Draco non si perdonerà mai. Ma sta attenta, quel demone è molto più astuto di quanto tu possa immaginare".

Annuisco mentre la sua espressione seria si scioglie nel più dolce dei sorrisi, il più dolce e anche il più malizioso. "E poi sbaglio hai una promessa da mantenere?"

"Che promessa?" Il suo tono non mi piace.

"Io, tu, una certa camera da letto..." Non finisce nemmeno di pronunciare quella frase che gli mollo un nuovo ceffone.

"Hey, ma allora questo è un vizio!!!" Si lamenta, mettendomi il broncio come un bambino.

"Pervertito!" Sibilo, anche se non posso proprio dire di essermi offesa.

"Forse". Scuote ancora la testa. "Ma chi è stata quella che ha tentato di sedurmi nella Foresta Proibita?"

A questo non posso replicare mentre si china a sfiorarmi le labbra con un bacio gentile.

Tutta la stanchezza, la tristezza e il dolore di queste settimane scompare e la mia anima è finalmente leggera come l'aria.

"Vieni". Si sdraia sull'erba vicino alla cascata, facendomi accovacciare sul suo petto. "Ora riposa. Avrai molto da fare al tuo risveglio ed io cercherò di aiutarti come posso. Ora pensa solo a dormire". Chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore mentre la speranza divampa in me.

******

Ginny stava correndo a perdifiato per il corridoio della scuola, tentando di farsi strada tra i numerosi studenti che si stavano dividendo per le loro attività quotidiane. Gli allenamenti di Quidditch erano durati più a lungo del previsto ed ora era tremendamente in ritardo per l'incontro ricerca che si sarebbe tenuto nella vecchia aula del professor Lupin. Silente aveva deciso di permettere loro di usare anche i libri della sezione proibita, tutto pur di trovare una cura che avrebbe finalmente salvato Draco una volta per tutte e che avrebbe restituito gioia alla sua amica Hermione. Erano tutti molto preoccupati per la la leonessa ma sapevano che l'unico modo di restituirle il sorriso era quello di liberare il suo amore.

"Ah" Senza rendersene conto era andata a sbattere contro un qualcosa di molto duro. "Mi scusi, non l'av..."

"Sono io, Ginny". Da un grosso librone, era spuntato il bel viso occhialuto di Harry che pareva fare un immensa fatica per portare quel libro, vecchio e polveroso come non se ne erano mai visti.

"Ritardo?" Le chiese con un mezzo sorriso, un sorriso che non nascondeva tutta la colpa e la tristezza che stava provando.

La perdita di Draco lo aveva colpito più di quanto non se ne rendesse conto, la piccola Weasley dovette ammettere. Era come se Harry avesse perso improvvisamente l'uso di un braccio, come se fosse stato menomato e reso l'ombra di se stesso. Vedere il Serpeverde tornare ad essere un completo bastardo e soprattutto l'effetto che questo aveva avuto su Hermione erano stati un duro colpa. Specie ora che il tradimento di Ron poteva non essere più solo una menzogna.

"Già". La rossa si limitò ad annuire. C'era qualcosa che Harry non voleva dirle, qualcosa che doveva pesargli molto. Questo suo attaccamento per Draco non dipendeva solo dalla magia che condividevano. Era un richiamo viscerale, che gli partiva dai recessi del suo stesso essere. "Gli allenamenti sono durati più del previsto. Avrei preferito non andarci e aiutarvi con le ricerche".

"Non ti preoccupare. Stiamo facendo tutto il possibile quindi non devi rinunciare al Quidditch. Libereremo Draco, ne sono sicuro". Ancora quel sorriso colpevole.

"Ma cos'è per te Draco, Harry? Capisco la storia dei Warrior e di 'Mione ma perché tu sei così coinvolto?" Non poté fare a meno di trattenersi dal chiedergli.

"è la mia famiglia, Ginny. Draco è la mia famiglia". Fu tutto ciò che le rispose.

Il tragitto verso l'aula di Lupin continuò in silenzio finché Harry non aprì la porta trovandosi scaraventato al suolo.

"Potty!!!" Blaise Zabini gli si fiondò tra le braccia, strofinando la sua guancia contro quella del Grifondoro che rischiava di essere schiacciato sia dal peso del libro che da quello del moro, nonché essere bruciato vivo da un rarissimo caso di combustione spontanea. "Oh, mio salvatore. Oh, eccelso ragazzo predestinato, come sono felice di rivederti. Sei finalmente giunto a salvarmi!!!".

Il suo tono melodrammatico fece ridere la bella rossina che tentò di nasconderlo ma l'imbarazzo di Harry era impagabile! "Che succede, Blaise?".

Prima che il Serpeverde potesse rispondere una voce autorevole li richiamò all'ordine. "Blaise, portami subito quel libro dalla copertina azzurra!".

"è lei!" Il giovane veggente additò qualcuno dietro di lui quasi fosse il più orribile tra i mostri

"Hermione?" Harry e Ginny si guardarono stupefatti dal cambiamento della loro amica. Sembrava totalmente un'altra persona.

"Harry, Ginny!" Hermione li accolse con un sorriso, tornando immediatamente ai suoi volumi. Era tornata ad essere la leonessa do Hogwarts. "Harry, presto, passami quel libro che hai in mano!"

Vederla così attiva era per il Bambino Sopravvissuto la certezza che tutto sarebbe finito bene, il ricordo dell'aggressione della sera prima oramai lontano. L'aveva vista completamente distrutta, annientata, ma ora quell'immagine sembrava essere completamente irreale.

Nessuno poteva fermare Hermione Jane Granger quando si metteva in testa qualcosa. "Sono felice che tu stia meglio, 'Mione". Le sorrise sinceramente.

"Il tempo delle lacrime è finito, Harry!". Un fuoco pieno di passione l'animava. "Lucius e i suoi dannati amici Mangiamorte possono chiamarmi mezzosangue, possono mandarmi contro i Dissennatori se vogliono, Harry, non mi importa. Ma nessuno, nessuno, può permettersi di toccare il mio ragazzo!!!".

Che Voldemort si fosse preparato... la sua vendetta sarebbe stata terribile, senza pietà né esitazione.

_____________________________________________________________________________________

Note: finalmente finito!!! Non vi dirò quanti giorni ho impiegato a scriverlo ma stasera mi sono rimboccata le maniche, ho scritto gli ultimi dettagli e ho deciso di pubblicarlo. Se farò qualche modifica sarà in seguito ma non ne potevo più di averlo davanti. Stavo ammattendo. Ho avuto un blocco dello scrittore: un miliardo di idee su come finire la storia, di alcuni frammenti di scene ma non sapevo come mettere tutto insieme, scrivevo alla rinfusa, da una scena all'altra. è stato uno dei più difficili da scrivere... contrapporre Psicho-Draco e Ryu sembrava impossibile. Mi sono riguardata quasi tutte le prime serie di Buffy, nonché quelle di Angel per trovare una giusta linea di lavoro. La poesia iniziale, infatti, s'intitola Passione ed è proprio quella proclamata da Angelus nella puntata omonima a cui mi sono ispirata. Amor, ch'a nullo amato amar perdona... è una citazione dal canto di Paolo e Francesca della Divina Commedia, è un verso che mi aveva colpito molto. Che dire: speriamo che al prossimo vada meglio. A proposito meno tre alla fine del Segreto di Draco, il prossimo cap Omniapurgalis sarà il prologo della fine.

Ok, solite spiegazioni finali. A proposito vorrei fare una specie di referendum per una questione un pò spinosa: che sta succedendo tra Draco e Pansy? Mi spiego: per ferire Hermione fino a che punto Psicho-Draco si spingerà? Accetto proposte. La più quotata sarà quella che inserirò. Sembra una cosa divertente da fare.

Allora, no non ho sbagliato a scrivere, l'Imperatus è una sorta di pre-incantesimo Imperius. Odio e gelosia aprono la mente al controllo di una forza esterna così ecco spiegato cosa è successo a Ron. Quando Hermione l'ha piantato la prima volta, prima del sesto anno e dell'inizio di questa fic, il rosso ha intuito che c'era già qualcun altro nel suo cuore così tutto il suo odio e risentimento l'hanno reso preda di Lucius Malfoy.

A Psicho-Draco non importa niente dei piani di Voldemort almeno per il momento. Vuole piegare quelli che erano stati i suoi amici e farli soffrire per ridurli a delle nullità. Partendo così da zero, il suo piano è quello di rimodellarli e plasmarli a suo piacere in una sorta di famiglia distorta. Non so se mi sono spiegata bene. Prova quasi un amore-odio per loro, specie Hermione che considera la sua debolezza ma al tempo stesso vuole rendere sua regina. La scena dell'aggressione scelgo di non commentarla. Ditemi come è venuta. La spiegazione all'attacco di Remus verrà presentata più avanti.

Stesso discorso per Ryu. Si è finalmente rivelato ma non si può dire che sia proprio Draco. é l'angioletto del nostro biondino, la sua coscienza, mentre l'altro è il diavoletto che spesso si vede nei cartoni. Quando parla di sé e Draco ho reso incerti i pronomi proprio per dimostrare meglio l'ambivalenza delle loro figure nell'immagine del Draco completo.

Morgan Leah è stata una piccola citazione da uno dei miei libri preferiti: la serie de Gli Eredi di Shannara.

Mi interrompo con i commenti perché credo che quello di recensire sia un vostro compito e spero di non aver deluso le vostre aspettative. Come sempre alla prossima.



 

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Capitolo 20
*** Omniapurgalis ***


name="ProgId" content="FrontPage.Editor.Document"> The Truth Behind His Frozen Hearth

The Truth Behind His Frozen Hearth

Parte I: Il segreto di Draco

Capitolo 19: Omniapurgalis

Investite come da un uragano senza eguali, le millenarie vetrate del castello iniziarono ad esplodere l'una dopo l'altra pugnalandolo con una miriade di schegge taglienti simili a lame sottili che al solo contatto con la sua carne dannata fondevano quasi fossero neve al sole.

Nel silenzio tombale del corridoio deserto i suoi passi echeggiavano sinistri... fremeva dalla collera come non mai.

Cosa stavi per fare?! Come hai potuto tentare di... Come hai potuto?! Un grido silenzioso gli riecheggiò nella sua testa, graffiandogli il cervello con deboli artigli da gattino. Noi l'amiamo!!!

"Fa silenzio! Smettila di seccarmi con le tue ridicole chiacchiere! Io non so cosa sia l'amore. IO NON HO UN CUORE!!!" A denti stretti la mise a tacere. Nel suo petto s'era acceso un incendio devastante, che continuava ad avvampare sempre più. Il dolore era quasi insopportabile. La vista aveva preso ad annebbiarsi e il suo respiro era interrotto da rantoli profondi. L'incantesimo del Bambino Sopravvissuto l'aveva colpito in pieno petto. "Maledetto Potter!" Un nuovo boato distrusse il vecchio mosaico di una sirena. I personaggi dei dipinti fuggivano al suo passaggio, i bambini ritratti disperati e terrorizzati tra le braccia delle loro madri. "Maledetto Potter! Come ha osato intromettersi!"

Harry è arrivato appena in tempo. Ancora quella stupida vocetta che, se avesse potuto, avrebbe volentieri estirpato con i suoi stessi artigli.

"Sta zitto! STA ZITTO! Presto riuscirò a sbarazzarmi anche di te, non preoccuparti e allora tutto sarà come dico io". Ringhiò violento contro un nemico invisibile al mondo, un nemico fastidioso che albergava dentro di lui. Una nuova ondata di magia investì il vecchio braciere, sbattendolo contro il muro dove un'enorme crepa s'aprì quasi la parete fosse cartapesta. Il metallo stesso si fuse.

Non mi lascerò sconfiggere da te. Farò di tutto per fermarti.

"Fermarmi?" Rise roco. "Ma se hai a malapena la forza di bisbigliare. Il tuo tempo è quasi scaduto". Lo denigrò. "Tutta colpa di questo dannato ciondolo!". Draco fece per strapparsi la gemma Hirui dal collo ma questa prese a risplendere minacciosa, bruciandogli la mano ancora una volta.

Non puoi privartene. Tu sei il Male e la gemma non può essere impugnata da uno come te. Continuava instancabile e torturarlo ma presto se ne sarebbe liberato, o sì, fosse anche l'unica cosa che avesse fatto nella vita.

"Staremo a vedere. Quanto pensi che ci metterò prima di superare anche questo piccolo contrattempo e possedere la tua adorata Mezzosangue!". Lo canzonò. Un ghignò malevolo gli illuminò sinistro il volto mentre sentiva la paura dell'altro aumentare e inebriarlo come il più squisito dei profumi. "Urlerà il mio nome fino a quando non avrà più fiato e solo allora la tramuterò in un essere uguale me. Sarà une splendida signora oscura, la degna regina del Dark Warrior!"

Non osare toccarla. Non ti permetterò di farle del male.

"Tu? Se non l'avessi capito: sei nato per fare del male! è questo il tuo obiettivo!!!" Era tutto incredibilmente comico. Quella divertente e insana presunzione dei buoni di dover sempre trionfare perché guerrieri della giustizia. Gli faceva passare addirittura il malumore pensare a tali scempiaggini. Quella ridicola anima s'illudeva di poter costituire un ostacolo alla sua ascesa. Era tutto così dannatamente divertente. Così dannatamente divertente. " Hai la faccia tosta di presumere di riuscire a fermarmi? Ma caro amico mio, io mi limito solo ad esaudire i tuoi desideri dopotutto. Io sono una parte di te, non scordartelo mai. La sento la tua lussuria, la tua bramosia di possederla, perché quindi dovrei farmi qualche scrupolo. è quello che vogliamo entrambi, no?"

La sua anima non rispose e Draco se ne sentì più forte. Quell'insulsa coscienza si era quasi esaurita del tutto. Ed allora, lui avrebbe fatto la sua mossa finale.

Non ti permetterò di toccare Mya. E se non sarò io a fermarti, saranno Silente ed Harry a farlo.

"Credi?" Il suo ghigno malevolo si tramutò in una maschera d'odio. "Eliminerò anche loro. Nessuno si metterà fra il Dark Warrior e il suo destino. NESSUNO! IL TEMPO DEI GIOCHI è FINITO!"

Una risata crudele pervase l'aria e l'anima si ritrasse sempre più debole, sconfitta ancora una volta.

******

Correva a perdifiato lungo il corridoio buio. Doveva fare in fretta: Silente voleva vederli tutti. Tirandosi dietro la sua borsa, sempre più pesante, si precipitò giù per la vecchia scala secondaria.

"Come mai così di fretta, 'Mione?" Una voce strascicata la raggiunse facendola sobbalzare. Veniva dall'ombra e, se la figura dalla quale si era emanata non ne fosse uscita, non era sicura che ne avrebbe mai riconosciuto il possessore. Ronald Weasley avanzava lentamente, profondi cerchi che gli sottolineavano gli occhi spenti, pallidi come un cielo sbiadito.

Lei rimase lì ferma, senza indietreggiare né avanzare. Sapeva che di fronte a sé aveva uno dei suoi migliori amici, una parte di lei si vergognava quasi dell'essersi così allontanata da lui ma la sua mente continuava a rimuginare su una cosa che Harry le aveva detto... Blaise aveva rivelato loro Draco era sicuro che Ron fosse passato dalla parte del nemico... avrebbe dato di tutto per non crederci, perché non fosse vero ma non poteva negare quel brivido che le percorreva la schiena quando i loro sguardi s'incrociavano...

"Dov'è Lavanda, Ron?" Gli chiese ma lui parve non sentirla.

"Cosa ci è successo, Hermione? Io, tu, Harry... quand'è che ci siamo allontanati?". L'attenzione del ragazzo era lontana, non focalizzata sulla sua amica ma i sensi della giovane erano allerta. Le stava girando intorno come una fiera contro una preda con le spalle al muro.

"Non so di cosa tu stia parlando, Ron". Strinse la borsa contro il suo petto.

"Sai benissimo di cosa sto parlando!". L'odio che aveva dentro la paralizzò. "Tu ed Harry avete preso la brutta abitudine a frequentare compagnie non proprio raccomandabili, pare". Sputò al suolo. "E mia sorella con voi. Cosa volete da Blaise Zabini?"

"Perché non me lo dici tu, Ronald? Come ha fatto Lucius Malfoy ad entrare ad Hogwarts?". Non credeva di poter provare così tanto odio, non per lui, per Ron, ma vederlo lì e sapere che con tutta probabilità era la causa di ciò che era successo a Draco le faceva andare il sangue alla testa.

"è ancora per Malfoy? Non capisco cosa ci trovi in lui... non vale niente, né come uomo né come Mangiamorte!". Sentenziò velenoso.

Con una forza incredibile, lo schiaffeggiò su entrambe le guance."è sicuramente molto più uomo di te!"

"Cos'è? Ti sei fatta incantare da un paio di occhi chiari e da quegli stupidi capelli biondi? Voi donne siete tutte uguali!". Aveva tentato di sminuirla ma Hermione non ci stette.

"Mi sono innamorata del suo cuore puro. Ora se non ti dispiace avrei da fare!".

Si voltò lentamente e a grandi falciate si allontanò. Ron rimase immobile per un istante prima di iniziare a ridere sguaiatamente. "Il suo cuore è più oscuro del nulla, Hermione. Non hai idea della tenebre che ha dentro!Ah ah ah aha..."

******

"Dannazione!" Con un moto d'ira Harry chiuse l'ennesimo libro inutile, lanciandolo sul pavimento. Sentì gli sguardi di Blaise, di Ginny, di Mooney anche quello di Silente su di lui ma era irrilevante. Niente, in quei dannati libri non c'era niente di niente.

Piton non si scompose ma anche per l'austero professore di Pozioni la pazienza era giunta ad un limite stremo. Erano giorni che trascorrevano ogni loro ora libera del giorno e della notte su quei volumi ma non c'era nulla che pareva poterli aiutare. Era stato allertato addirittura l'Ordine, Alastor in testa ad un nuovo gruppo di ricerca al Ministero ma pareva davvero un caso disperato il loro.

L'unica che non protestava era Hermione. Raccolse il libro e prese nuovamente a sfogliarlo, nel silenzio più snervante. L'atmosfera s'era fatta molto pesante.

"Professore Silente... " La voce di Ginny era incerta e vaga, inghiottita da quel silenzio che li stava lentamente soffocando. "Io... Io credo che stiamo sbagliando tutto". Piton inarcò la fronte vagamente divertito da quell'intervento che poteva sembrare quasi superbo.

"Vuole forse darci lezione su come condurre delle ricerche, Signorina Weasley?" Se anche fu possibile, Ginny arrossì ancora più dei suoi capelli. Deglutì a fatica ma continuò. "Io-io volevo dire che noi non sappiamo praticamente niente sui Warriors ed è come cercare un ago in un pagliaio".

Gli altri annuirono. Con un gesto stanco, Silente si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli distrattamente. D'un tratto parve loro più vecchio e più fragile, mentre riponeva gli occhiali al loro posto, come se il peso di tutte le lotte che aveva affrontato e gli orrori che aveva visto si fossero affacciati contemporaneamente. Il suo volto era grave e triste. Li guardò uno alla volta, il futuro del mondo magico nelle loro mani, proprio nelle mani di quei ragazzi, e solo allora parve prendere nota di quanto fossero giovani. Poco più di bambini coinvolti in un qualcosa allo stesso tempo affascinante ma spaventoso.

Trasse un lungo sospiro. "Quella dei Warriors non è una bella storia, signorina Weasley. Soprattutto è una storia molto triste". Ci fu ancora una volta un profondo silenzio ancora più temibile delle parole che stavano per essere pronunciate. "A differenza di ciò che i miti o le credenze religiose tramandano, questo mondo non è cominciato con un Paradiso... ma con l'Inferno, l'Ade sulla quale le Forze dell'Essere esiliavano gli esseri corrotti dal Male". Sedette alla scrivania, le mani incrociate a voler nascondere la stanchezza nella sua voce. "Per secoli demoni e spettri dominarono questo mondo, combattendo i messaggeri della Luce e alle volte facendosi anche la guerra tra loro, ma con il tempo persero il dominio di questa realtà lasciando spazio anche ad altri esseri, i mortali, gli umani. I demoni abbandonarono questo mondo, rifugiandosi in altre dimensioni ma questo cambiamento non avvenne subito. I tentativi di riprendersi questa Terra furono tanti e sanguinosi. Finché..."

"Finché..."

"Finché non nacquero due esseri straordinari: un Figlio del Cielo ed uno della Terra, una Fenice e un Drago, uno Spirito Divino e un Demone con l'anima".

Quella rivelazione fece loro sgranare gli occhi dalla sorpresa. Demone? Demone con l'anima?

"Ma professore?" Che voleva dire, Harry pensò tra se. Che importanza aveva se una creatura delle tenebre aveva un'anima?

"Coloro che un tempo erano riuniti in Avatar, il Bene Supremo, ma che lo scontro contro il male divise in due anime contrapposte ma complementari..."

"No, non può essere". Era sconvolto. "Ha appena detto che i demoni erano malvagi!"

"Quell'essere non lo era, Harry. Non lo era. Anzi..."

"Bell'Angelo dalla Ali Nere perché piangi, là sulla collina?

Le lacrime tue, cristalli di luce, in gemme di ghiaccio il cuore ha mutato.

L'anima per amore dei tuoi cari hai donato,

ma ora di sangue nero son sporche le tue mani.

La Creatura dalla Ali Bianche odi chiamarti dal cielo infinito,

mentre asciughi le tue lacrime nel silenzio del mattino.

La maschera della notte ti riponi sul viso

e come una fiera avanzi nella battaglia".

Blaise recitò, senza accorgersene. Osservava il lago ghiacciato fuori dalla finestra e si rese conto che, da qualche parte nella sua testa, lui quella storia l'aveva già sentita. "Credevo che fosse solo una sciocca favola che avevo inventato da bambino. Non riuscivo mai a trovarle un finale adatto ma ricordo solo che mi rendeva triste ogni volta". Il Serpeverde arrossì, vergognandosi un pò di quelle emozioni fanciullesche.

Il preside annuì. "Non è una semplice favola, signor Zabini. Questa è una storia vera... Una storia di cui non ne conosce la fine semplicemente perché nessuno sa che fine attese i primi due Warriors. Combatterono per tutta la loro vita affinché ai mortali fosse concesso di vivere, senza conoscere mai tregua o pace... arrivando al sacrificio estremo." Si fermò per un attimo, la mano che gli tremava. "Rinunciarono all'amore... Quale sia stata la loro sorte, io questo non lo so. Posso solo dirvi che, consci del Male che albergava nel cuore dei mortali, decisero di legare la loro esistenza a questa realtà. I loro poteri, la loro essenza, sarebbero state trasmesse a due creature degne, simili a loro per carattere e volontà, che sarebbero venute al mondo ogni qual volta ci fosse stato bisogno di loro. Ma, ahimé, qualcos'altro fu trasmesso insieme alloro dono... il loro destino..." S'interruppe lasciando ai suoi allievi a quelle conclusioni non troppo felici.

"Vuol dire che anche il primo Dark Warrior perse la sua anima?" Hermione s'era alzata in piedi. Harry non l'aveva mai vista così furiosa, sconvolta... faceva quasi paura. "E ora la storia si ripete. Draco ha perso l'anima perché è così che ha voluto un essere morto secoli fa?!"

Prima che il Grifondoro potesse reagire, il vecchio preside lo fermò con un semplice gesto della mano. "Non volevo dire questo, signorina Granger. So che lei è preoccupata per il signor Malfoy ma questo non deve influenzare il suo giudizio. Il primo Dark Warrior e il giovane Draco hanno più cose in comune di quanto chiunque di noi possa credere. Ma io non ho le risposte che cerca. Sappia solo che l'eredità che gli è stata trasmessa è qualcosa che va oltre l'umana comprensione e non sta a noi giudicarla".

"Allora che facciamo, professore?". L'eredità di Draco? E che dire della sua eredità? Harry questo non lo sapeva. Poteri? I suoi non si erano ancora manifestati... ricordi... idem. Che cosa sarebbe diventato?

Silente si passò una mano sul viso ed avanzò lentamente verso la sua vecchia libreria. Sfiorò appena una statua di marmo, vecchia e consunta, ed allora lo scaffale scattò rivelando uno scompartimento interno. Una barriera luminosa circondava un vecchio manoscritto che al semplice tocco del vecchio si dissolse come l'acqua.

Il preside prese il manoscritto e sospirò pesantemente. "Spero solo che questo contenga le risposte che cercate". Senza aggiungere altro lo consegnò al Bambino Sopravvissuto.

Il libro s'illuminò. Un'iridescente luce rossa ne percorse il bordo ed d'improvviso esso si spalancò fra le mani stupite del Grifondoro. Mai nessuno prima di allora era riuscito a spalancare il segreto del Libro della Luna ed ora i suoi arcani misteri si erano rivelati sotto i loro occhi. Le pagine erano ancora bianche, nonostante la sua incredibile storia millenaria, strani simboli che le percorrevano senza sosta, in una danza di spirali e linee quasi a metà tra dei geroglifici e delle lettere greche. Eppure... Lettere rosse, forti e decise s'alternavano nelle pagine destre a segni neri, malinconici e sbiaditi capovolti sui fogli a sinistra. Parole antiche scritte da due mani diverse. Parole antiche che volevano narrargli una storia.

Al tocco delle dita tremanti di Harry le lettere scarlatte presero ad irradiare una luce propria e, d'un tratto che si fosse sollevato un vento invisibile, le pagine si voltarono di loro volontà, fermandosi in un punto prestabilito. Come sangue, l'inchiostro si sciolse per poi riformare parole che il ragazzo poté comprendere. I suoi amici lo osservavano allibiti mentre gli occhi di smeraldo brillarono d'un verde elettrico e senza che se ne rendesse conto aveva iniziato a leggere per loro.

Sentì un nodo farsi in gola mentre nella sua mente le parole lasciavano posto a immagini e sensazioni scaturite da quel simulacro di potere che, ai suoi occhi un pò spaventati, dava l'impressione di essere il diario di un essere senza tempo. Fu così che si ritrovò a condividere l'animo e il dolore per la perdita di un amico con qualcuno mai conosciuto, scomparso oltre diecimila anni prima, ma che infondo sentiva affine come nessun altro.

                                                                                                                                                        Rosso, 13ima luna, primo anno del Drago

                                                                    Tu che hai visto il dolore nel suo sguardo

                                                                         ora scorgi solo un oceano vuoto.

                                                                      Che il vento sospiri... Omniapurgalis.

                                                      Tu che indietreggi innanzi all'ira bruciante dai suoi occhi,

                                                                        la pazzia che guida il suo cammino.

                                                                     Che la terra tremi... Omniapurgalis

                                                                    Tu che hai abbracciato il suo dolore,

                                                                     le lacrime di chi non ha mai pianto.

                                                                   Che il fuoco si scateni... Omniapurgalis

                                                          Tu che hai urlato quando la speranza è infine morta

                                     Per colui che non spera perché il cuore ha sanguinato fino all'ultima goccia.

                                                                          Che l'acqua ululi... Omniapurgalis

                                                                            Tu che sei stato amato,   

                                                          perché mai più il suo spirito sarà in grado di farlo.

                                                                Che la tua fede ti sorregga... Omniapurgalis

                                                                  Perché la notte ora lo imprigiona, 

                                                                 non lasciare che la sua vita si spenga.

                                                      Che la mia benedizione ti accompagni... Omniapurgalis

Scrivo queste parole con la tristezza nel cuore, una tristezza che non avevo mai provato, mentre la mia ombra ha sacrificato una parte del suo spirito per il mio. Cammina innanzi a me, la Luce nelle Tenebre ancora in pugno, il sangue nemico che ancora cola da quella lama, da quelle mani, e mi pare di scorgere quel dolore che imprigiona il suo animo ma che non vuole condividere con nessuno. Magari è una mera illusione anche questa. Chi potrà mai abbattere quell'immensa muraglia con cui si circonda? Nemmeno io sento di averne la forza. Ogni giorno è una nuova battaglia per la sopravvivenza del mondo e ogni giorno sento che la nostra umanità scorre via come l'acqua di questa pioggia che ci bagna.

Ha sempre detestato la pioggia e non ne ho mai compreso il motivo fino a quella risposta... "Ci vedo la mia morte dentro". Pensandoci bene, anche quel giorno maledetto, quando offrì la sua anima per noi, pioveva. Credo di odiarla anch'io la pioggia a questo punto. Non che il sole sia molto meglio. Qui il cielo è sempre rosso come il sangue. Mi manca la distesa azzurra del mondo mortale. Il mondo infernale non è di certo un bel posto per vivere ma dopotutto questa è la via che ho scelto. Ma so che non sarei qui, a questo punto, senza la sua presenza al mio fianco. Non che glielo dirò mai sia chiaro. Alle volte il suo sorriso sarcastico mi da davvero sui nervi ma il suo è un modo come un altro per smaltire la tensione. Ma ora che ho visto la sua mente cinica e calcolatrice all'opera  so che mi ci vorrà ancora del tempo per accettarla.

Non so come spiegarlo, è una sensazione che mi scuote e da cui non riesco a liberarmi: il suo cuore è più freddo, più duro, più spietato e a volte, mi chiedo quale sia il lignaggio che lasceremo a coloro che verranno dopo di noi. Conosco ciò che mi aspetta e conosco ciò che aspetta la sua discendenza. Perché per ritrovare la sua forza, colui che porta il segno nero dovrà prima perdere se stesso. Ci scherza, magari farà davvero un pensierino sul diventare il nuovo conquistatore del mondo mi ha risposto, ma so che teme più di ogni altra cosa che il suo dolore passi a qualcun altro. Amore è solo morte e tristezza mi ha detto.

"Lontano dall'amore, lontano dal Bene, vivrai soltanto dolore, vivrai soltanto pene. Per morire e rinascere due volte affinché il cerchio sia completo". Questo è ciò che ha predetto il Re degli Sciamani, chi sono io per oppormi al destino? Ma ho deciso che non rimarrò senza fare niente anche stavolta. Omniapurgalis è tutto ciò che posso fare affinché nulla sia perduto, Omniapurgalis è tutto ciò che ho per sdebitarmi. La mia sola speranza è che coloro che verranno abbiano la forza di portare avanti il mio cammino e se la tragedia dovesse nuovamente abbattersi che sappiano che è solo l'amore la chiave. Solo la voce di un cuore pieno d'amore puro e sincero avrà mai la forza sufficiente per richiamare il suo spirito dalla tempesta ma il tempo non sarà mai un amico. Solo un'ora a disposizione, niente di più.

                                                                                                                                                                               B. S. Pendragon

Non appena ebbe finito di leggere, nuove lettere comparvero andando a formare quella che parevano gli ingredienti di una pozione. Harry era rimasto ammutolito. "Sembra... sembra quasi un diario" Farfugliò. Non riusciva a comprendere: era questo il libro che Voldemort cercava? Era questo il libro che racchiudeva il più grande sapere magico mai raccolto? Ma fu qualcun altro a rispondere per lui.

"Albus..." Severus Piton tremava come non aveva mai fatto. Non c'era scampo, non avevano scampo.

"Piton!" Remus afferrò il vecchio Snivellus per un braccio costringendolo a sedersi. Che cosa conteneva la parola Omniapurgalis di tanto spaventoso? Cosa nascondeva quell'incantesimo?

L'ex-Mangiamorte prese a gesticolare furiosamente. "Albus, nessuno ha mai portato a termine un Omniapurgalis con successo. è un'impresa senza speranza! Dannazione nessuno ha mai creduto che fosse qualcosa di più di un mito, una leggenda. L'ultimo pazzo che ha tentato di eseguirlo, o almeno è arrivato ad un qualcosa simile ad esso, ha finito di trascorrere la sua vita al reparto psichiatrico di San Mungo!" Tuonò.

"E, allora, che dovremmo fare, sentiamo?" Harry gettò di rimando. "Lasciare Draco in quelle condizioni? Aspettare che impazzisca o che prima ci uccida?!"

"Non puoi capire, Potter! L'Omiapurgalis è un incantesimo che non ha eguali! è troppo rischioso!"

"Ed, allora, correrò questo rischio!"

"Sempre pronto a gettarti a capofitto nelle situazioni senza speranza. Il Grande Harry Potter ha mai pensato che il mondo magico non può permettersi di correre il pericolo di perderlo?!"

Stava per controbattere ma stavolta fu proprio Hermione a fermarlo. "Ha ragione, Harry".

"Ma Hermione, proprio tu..." Non era da lei arrendersi ma soprattutto sapeva che non avrebbe mai rinunciato a Draco. Che voleva dire, allora? Lei sorrise, un sorriso sarcastico, malizioso, proprio da Draco. "Non hai capito, Harry. Non sarai tu a correre questo rischio... Sarò io".

"Cosa, no!"

"Hai letto le parole del tuo antenato. Solo un cuore pieno d'amore puro e sincero per Draco può riuscirci quindi sono io quella persona Harry". Concluse.

"è una scelta molto coraggiosa la sua, signorina Granger". Silente sapeva che quella scelta sarebbe gravata solo sulle spalle di quella giovane ragazza ma per lui era una stretta al cuore anche ora che lei aveva accettato la sua parte in quella storia.

Sentì su di sé lo sguardo fiero di Mooney, quello preoccupato dei suoi amici, quello rassegnato del preside ma niente la scosse come lo sguardo sbigottito dell'insegnante di Pozioni. "Che c'è?" Rise per le loro buffe espressioni. "Gli ho promesso che non mi sarei arresa. E non ho alcuna intenzione di farlo. Lui mi appartiene ed io appartengo a lui. Non mi accontento più di riaverlo solo nei miei sogni".

Nello stesso istante in cui la confusione si dipinse sul volto di Harry, una verità sensazionale si spalancò nella mente di Ginny. "Ryu". Fu tutto ciò che pronunciò.

Hermione annuì. "Già, il mio Ryu". Iniziò a raccontare loro dei suoi sogni e dello strano corteggiamento che lui aveva attuato, omettendo naturalmente alcuni dettagli privati della loro storia... Incredibile, affascinante, incasinata... solo e semplicemente sei anni d'amore.

I membri dell'Ordine, i suoi amici, erano ben oltre la semplice sorpresa come pure la curiosità di Silente che alla fine ridacchiò soddisfatto. "Beh, signorina Granger, sembra proprio che il giovane Draco abbia trovato un tutto suo modo per averla sempre tutta per sé. Non posso certo dire che non ha mai adorato l'attenzione quel ragazzo..."

******

Non appena l'incontro con Silente era stato aggiornato, Hermione aveva iniziato subito a lavorare all'Omniapurgalis... sotto la supervisione di Severus Piton sia chiaro. Il professore di Pozioni aveva avuto ragione: non aveva mai visto una pozione più complicata. Doveva bollire per tre giorni e tre notti, senza sosta, a fiamma altissima. Gli ingredienti erano rarissimi ma soprattutto molti di loro erano alquanto velenosi, il che giustificava le ripetute visite all'infermeria di Madama Chips e alla serra della Professoressa Sprout... le due donne erano molto curiose al riguardo ma il preside aveva preferito tenerle all'oscuro. Meno si diffondeva la notizia di una cura per il giovane Malfoy più sicuro era per loro. Tecnicamente erano lì per un "progetto speciale" per Piton, cosa che le rese molto sorprese. Quello di progetto speciale era un'altro piccolo eufemismo adottato dall' insegnante di Pozioni per definire una detenzione. Non si era mai sentita così stanca.

Erano trascorsi quasi di tre giorni da quando aveva accettato di prepararla ed oramai si era praticamente trasferita in pianta stabile nei sotterranei, in un piccolo laboratorio messole a disposizione da Silente. Aveva smesso di frequentare le lezioni, cosa impensabile per i suoi compagni di classe, alcuni dei quali ritenevano che fosse stata addirittura rapita da un gruppo di Mangiamorte per conto di Malfoy. Fra una sosta e l'altra studiacchiava gli appunti che Blaise e Harry prendevano per lei, anche se la sua mente era altrove. Ron non l'aveva più cercata.

"Non sapete quanto sono felice di non essere io quello che dovrà bere quella poltiglia". Blaise confidò ad Hermione mentre aggiungeva delle scaglie di Ungaro Spinato alla pozione.

"Grazie, Blaise". Gli rispose la ragazza distratta esaminando con cura le condizioni nella quale erano le scaglie. Anche se affilatissime queste dovevano essere nelle condizioni migliori.

"Mi sa che avrei dovuto usare dei guanti quando le ho prese da quel vecchio baule di Hagrid, ma vanno bene, vero?"

"Si, benissimo. Ma ora fammi vedere le mani". Sulle dita del Serpeverde c'erano tanti piccoli tagli che la ragazza guarì con un semplice gesto di bacchetta.

"Mi spiace". Il ragazzo aprì e chiuse la mano e si accorse che ora era tutto a posto.

"Naaa!" Fece lui. "è una scusa come un'altra per estorcere a Draco un certo cappotto italiano che mi interessa. Cosa credi: che stia trascurando il mio fan club senza avere nulla in cambio? Mi basterà chiedere ad una delle mie ragazze di fare i compiti al posto mio mentre le altre si dedicano ad un'accanita opera di pedicure e manicure". Per tale risposta ricevette un sonoro ceffone sulla nuca.

"Sono felice che tu sia mio amico, Blaise". Ammise sincera.

Il giovane Zabini annuì. "Hey, non fare così... non sopporto di vedere una donna triste, altrimenti mi viene voglia di consolarla..." Alzò un sopracciglio con fare da grande seduttore. "E davvero non voglio neanche immaginare a cosa andrei incontro se una certa persona venisse a sapere che ho sfiorato anche un solo capello della sua ragazza." Questo la fece ridere. "Sei un tipo interessante. Hermione Granger. Non ci vuole molto a capire perché Draco ti ami tanto. Quindi potrai sempre contare su di me".

"Lo stesso vale per noi". Harry e Ginny erano appena rientrati carichi di ceste con erbe maleodoranti. La mora non perse un solo istante. Scelse le foglie più fresche e verdi, quelle con i filamenti e le spine più forti prima di iniziare a ridurle in poltiglia con un vecchio mortaio. Pressò sempre più forte finché una strana e fangosa poltiglia verde fu aggiunta al composto.

Un lieve fumo scuro si sollevò dalla pozione che ritornò a bollire come se niente fosse. Hermione soppesava e controllava, mescolando e rimescolando senza stancarsi mai. I suoi amici la osservavano affascinati.

"Ora cosa farai?" Ginny si era accorta dei profondi cerchi neri che le scavavano il volto. Erano più di due giorni che Hermione non toccava cibo... quanto sarebbe servito ancora prima di farla crollare?

La ragazza più grande si lasciò cadere sullo schienale della sedia, chiudendo gli occhi e traendo un profondo sospiro. "Per questa sera ho finito. La pozione dovrà continuare a bollire per tutta la notte prima che possa aggiungere l'ingrediente finale... anche se non so davvero come procurarmelo..."

"Che ti serve? Insomma, Silente ha messo a disposizione tutte le sue conoscenze per aiutarci. Qual è l'ingrediente che ti manca?" Ad Harry non sfuggì l'espressione ironica che si dipinse sul volto della sua vecchia amica. Lei, per tutta risposta, estrasse un coltello dalle piaghe del suo mantello, facendolo ruotare e porgendogli il manico. Aveva l'aspetto di un antico pugnale rituale, di un'athame che Remus gli aveva detto veniva usato per i rituali neri. Lucius aveva scelto proprio un bel regalo per suo figlio.

La leonessa aprì a malapena una pozza dorata. "Mi serve un frammento della carne di Draco, o almeno una buona dose del suo sangue. Vuoi avere tu l'onore di farti dare un lembo della sua pelle?"

"Cosa?!" Esclamarono in coro i tre ragazzi.

"Avete capito bene... per completare la pozione occorre la carne di Draco o comunque il suo sangue. Avete qualche proposta?". I ragazzi scossero la testa ancora una volta sconfitti. Harry si nascose la testa fra le mani, quelle di Ginny che inconsciamente si strinsero a quelle di Blaise. Proprio ora che erano ad un passo dalla salvezza, si ritrovavano nuovamente al punto di partenza... dannazione!

"L'orario delle visite è passato da un pezzo, signori. Sarebbe il momento che voi tornaste ai vostri dormitori!". Una voce strascicata li colse alle spalle. Severus Piton aveva sentito tutto... non l'avrebbe mai ammesso eppure... il suo figlioccio era più amato di quanto nessuno avesse mai creduto...

"Ma professore..."

"Silenzio, signor Potter. Avete cinque minuti per sparire. Non appena sarò tornato con l'occorrente per l'incantesimo voi dovrete essere già spariti da un pezzo". Con un gesto del mantello, il professore di Pozioni era scomparso in una stanzetta laterale, i suoi passi che risuonavano tenuamente. Blaise e Ginny salutarono la loro amica ma Harry fece cenno di andare senza di lui. Si sedette di fronte alla sua amica, i suoi occhi verdi preoccupati in quelli stanchi della leonessa.

"Come stai? E non dirmi bene solo per farmi contento. Dico sul serio,'Mione".

Lei annuì impercettibilmente. "Sono stanca, Harry. Stanca e preoccupata e triste. Non lo so come sto. Tutto ciò che vorrei è stringere Draco tra le mie braccia, saperlo al sicuro e non lasciarlo andare mai più!". Si accasciò contro il petto del suo migliore amico, nascondendo il viso fra le pieghe del suo maglione. "Secondo te, una volta che sarà tutto finito, sarebbe una cattiva idea se lo rinchiudessi in una torre sperduta e gettassi la chiave?"

Harry ridacchiò. "Molto probabilmente la torre andrebbe a fuoco e crollerebbe in meno di dieci minuti, ma si potrebbe sempre tentare! Ma non credi che il diretto interessato troverebbe da ridire al riguardo?" Non la vide sorridere ma sapeva che c'era.

"Chi ha mai detto che sarebbe stato da solo in quella torre?!" Le allusioni in quella frase erano molto esplicite e il ragazzo sentì il suo sangue iniziare a bollire per la vergogna. "Hermione!"

"Che c'è?" Fece lei. "Siamo belli, giovani e innamorati... e credimi Draco ha un fisico davvero niente male... Te lo garantisco!"

Potter si portò le mani alle orecchie scuotendo la testa come un forsennato. "Non voglio sentire, non voglio sentire... le mie povere orecchie vergini! Resterò traumatizzato per tutta la vita! Hermione frequentare quel ragazzo ti fa mooolto male." Continuava a picchiettarsi la testa nella speranza che quelle immagini di Malfoy, Draco Malfoy, nu... nu... non riusciva nemmeno a pronunciarla quella parola, uscissero quando un flash gli attraversò la mente. "Tu e lui non avete..."

"No!" Rispose subito lei, anche se non lo aveva molto convinto.

"Hermione..."

"No, non  l'abbiamo fatto... anche se ci siamo andati vicini..." Lei chiuse gli occhi pronta ad una scenata.

Harry non credeva a quello che stava sentendo. "Dimmi che non è quello che penso".

"Draco si è fermato prima che, insomma hai capito... anche se ce l'ho messa tutta per provarci con lui". Gli sorrise debolmente vedendolo diventare prima verde poi viola.

"Sto per sentirmi male!" Piagnucolò.

"Ora non esagerare!" Hermione strinse nelle mani i lembi della sua gonna e in un breve istante le sue pozze dorate si inumidirono debolmente. "Mi ha detto che mi ama, Harry. Mi ha detto che mi ha sempre amata".

Harry l'abbracciò ancora. "Lo so. Draco..." Si trattenne dal dire Malfoy perché il biondo aveva dimostrato di possedere tutta la forza dei Black ora più che mai. "Il nostro Draco innamorato, fa un certo effetto!".

"Il nostro Draco?!" Un'affermazione quella di Harry che l'aveva lasciata senza parole.

"Non fare commenti, ok? Devo ancora raccapezzarmici con questa storia della parentela  mistica". L'apostrofò.

"Credimi, sono sicura che riuscirete andare d'accordo. Siete più simili di quanto immagini". Harry fece finta di dubitarne ma dovette ammettere di non aver mai visto Hermione così bella come nei momenti in cui parlava di lui.

Annuì contro i suoi capelli quando improvvisamente la sentì irrigidirsi. "Harry, Ron... tre giorni fa, Ron mi ha fermata mentre andavo nello studio di Silente".

Il ragazzo poggiò le sue mani sulle spalle della Grifondoro. "Ti ha fatto del male?" Cercò una risposta nel suo sguardo ma lei si limitò a scuotere la testa.

"No, ma mi ha spaventata. Quando gli ho chiesto se è stato lui ad aver portato Lucius qui ha Hogwarts i suoi occhi mi hanno gelato il sangue nelle vene. Non ha detto di si, ma non ha nemmeno negato".

Harry si scostò da lei e si passò una mano fra i capelli arruffati. "Silente ha detto di star tenendo Ron sotto controllo e di lasciarlo fare per ora, per capire meglio le sue intenzioni ma io non sono sicuro di poterlo fare. è il migliore amico, dannazione!"

Lei gli prese la mano. "Lo salveremo, Harry, salveremo anche lui. Anche se non posso dire di non sentirmi responsabile".

"Non devi. Cosa avresti potuto fare, 'Mione? Mentirgli? Dire di amarlo ed illuderlo e poi gettare nel rimpianto sia la tua vita che la sua?".

"Lo so, ma..."

"Niente ma, Hermione. L'amore è un bene troppo grande per sprecarlo. Saresti stata disposta a rinunciare a Draco ora che conosci la verità?".

"Mai!".

"Allora hai fatto la cosa giusta!".

Proprio in quel momento un lieve rumore di passi striscianti li avvertì che Piton era vicino. Con un live cenno della mano, Harry si dileguò nella notte, lasciandola sola pronta per il suo allenamento serale con il Professore di Pozioni.

"Non avrei mai immaginato che il grande Bambino Sopravvissuto fosse diventato così esperto in faccende di cuore. Le sue parole erano illuminanti". Strascicò con la sua solita voce sarcastica.

"Ha sentito tutto, non è vero?". Lo guardò nel medesimo modo in cui Draco tentava di discolparsi da qualcosa di cui era sicuramente lui il colpevole.

"Ho sentito tutto". Sembrava che Piton avesse il bisogno di dire qualcosa eppure le parole gli morissero in gola. Aveva davvero un che di buffo. "Volevo... volevo... ringraziarla" Qui Hermione ebbe la netta impressione che stesse soffocando al pronunciare quella parola. "Per quello che sta facendo per Malfoy". Sì, ecco l'aveva detto, ora sarebbe stato preso in giro a vita.

Eppure faceva quasi tenerezza a vederlo così. "Le è davvero così strano pensare che una Grifondoro possa amare un Serpeverde?" Gli chiese seria.

"Draco è il figlio di Narcissa". Rispose enigmatico.

Ad un tratto, le parve di vedere innanzi a sé un ragazzino, un ragazzino timido e spaurito, disilluso e rassegnato all'essere divenuto il bersaglio di un gruppo di Grifondoro spavaldi. Non aveva mai capito quanto il professore avesse dovuto soffrire la solitudine per diventare la persona chiusa che lei aveva conosciuto. C'era una sfumatura nel tono nella quale lui aveva pronunciato il nome di Narcissa Black Malfoy che fece scattare qualcosa dentro di lui.

"Era..." Tossicchiò prima di continuare. "Era, forse, innamorato di lei?"

Piton la fulminò con i suoi occhi neri come il carbone, come aveva osato fargli quella domanda, essere così impertinente, ma capì che quella ragazza aveva voluto solo aiutarlo. Innamorato di Narcissa? Hmm, bella domanda. Come poteva spiegarle il legame che lo univa alla bella donna bionda?

"Amore... voi donne pensate subito che debba centrare l'amore... Ma no, signorina Granger, non ne ero innamorato almeno come intende lei. Narcissa era per me quello che oggi il signor Potter è per lei. Era la mia amica più cara, hmm, strano ammetterlo la mia più grande protettrice. Persino persone come James Potter e Sirius Black dovevano indietreggiare innanzi ad un suo ordine. Perché altrimenti crede che abbia tanto insistito con Lucius affinché io diventassi il padrino di Draco? Anche se alla fine non è poi servito a molto". Il suo sguardo si rabbuiò ancora di più. Una lieve ombra di tristezza lo velarono ma durò solo un istante. Subito l'ex-Mangiamorte si ricompose, afferrando la sua bacchetta e incitando la sua opponente. "Pronta, signorina Granger? Vediamo fino a che punto ha imparato l'incantesimo".

La ragazza iniziò a recitare l'incantesimo, pregando il cielo di avere la forza per portare a termine il suo compito...

******

Una figura incappucciata gli dava le spalle appoggiata al grande altare di pietra. Osservava il cielo ricco di stelle brillanti, fari in una notte senza luna. Il giovane dagli occhi ambrati fece un lieve inchino rispettoso.

"Menesis sta per sorgere. La Luna Nera stanotte sarà più brillante del solito. Lui attaccherà..."

Il moro Serpeverde trattenne il respiro. La pozione non era ancora pronta, dannazione.

"Qual è il piano dell'Angelo della Terra?" Gli chiese con una voce che non tradiva la più minima emozione.

"Harry ha aperto il Libro della Luna e ha trovato la formula dell'Omniapurgalis... Cioé il libro si è aperto sulla formula dell'Omniapurgalis. Pensa la loro sorpresa quando hanno scoperto come la storia si sta ripetendo. Lei avrebbe voluto strangolarti! Comunque ha iniziato a lavorarci subito, ma ci manca un frammento della carne di Draco per completarla".

Non vide la sua espressione nel buio ma gli parve che la figura stesse sorridendo, ghignando in puro stile Malfoy. "Immagino. L'Omniapurgalis, dici? Sembra che anche B. abbia deciso di mettersi in gioco, bene. Sarà più divertente. Mi aspetto che presto anche Potter riceva il suo ovum. Vedremo quanto vale il campione della Luce".

"Tu non hai intenzione di intervenire?" Gli chiese ma tanto già ne conosceva la risposta.

La figura ridacchiò. "Hmm, io? Cosa potrei mai fare, io? Sono solo un povero spirito errante, mio cucciolo di tigre, non avrei di certo la forza di fermare il Dark Warrior! Finché le due gemme non saranno di nuovo poste su questo altare nella Notte delle due Lune, non potrò ancora assumere forma corporea."

"Ma gli hai dato la tua spada!". Incalzò il moro.

"La sua spada, non la mia. Questa è una battaglia che il figlio di Narcissa deve combattere da solo. Come pensi che possa dominare le ombre se non riesce nemmeno ad accettare quelle che albergano dentro di lui. è una lezione che dovrà imparare a sue spese: prima farà pace con la sua malvagità più possibilità avrà di compiere il suo destino. E poi, da quello che mi è parso di vedere, dovresti dargli più credito... dopotutto è sopravvissuto fino ad ora, o sbaglio? Dal canto mio, io continuerò ad osservarlo".

Blaise scosse la testa, stringendo il pugno mentre la rabbia gli montava dentro.

"So che ora non puoi capire, ma è per il Bene di tutti. Se Draco ed Harry non dovessero superare la prova tutto questo verrà dimenticato... i loro poteri, i loro ricordi, il legame che li lega, che li unisce a voi Legatus e soprattutto agli Angeli. é questa la legge che ci siamo prefissati e dobbiamo rispettarla anche se ora non ci sembra giusto."

"Ma è sbagliata!"

"Forse, ma non sempre la cosa giusta coincide con quella necessaria. Devo rammentarti il motivo se oggi siamo sull'orlo di un nuovo Raquiem?"

"Draco non è Salazar!"

"Lo so". La sua voce s'addolcì un pò. "Per questo nemmeno io so come andrà a finire questa storia". Stavolta rise di cuore.

"Cosa ti diverte tanto?"

"A volte succedono cose talmente assurde che nessuno può mai prevedere". Rise ancora.

Blaise sembrò calmarsi ma non riusciva a trovare completamente pace. "E lo trovi divertente?"

"Sì, dannatamente divertente!".

"Uffà!" Sbuffò il moro che anche stavolta si era perso nei meandri degli arcani e diciamoceli anche assurdi ragionamenti di quella persona... spirito. "Alle volte non riesco proprio a capirti!"

"Che vuoi farci... alle volte non mi capisco nemmeno io. Ciononostante mi sorprende tutto questo tuo coinvolgimento: devi ammirarlo molto se hai sopportato lo scetticismo e l'astio di quei mortali. Dimmi, ti fa ancora male il viso?"

Il Serpeverde si massaggiò distrattamente la guancia, dove Potter lo aveva colpito. Non provava più dolore, vero, ma il Grifondoro lo aveva colto alla sprovvista e non gli era piaciuto affatto. "No, sto bene. Ma dovevo aspettarmelo. Il tradimento di un amico fa più male di qualsiasi altra cosa... posso capire Potter..." Ebbe la sensazione che lo spettro avesse alzato un sopracciglio.

"Devo aspettarmi un tradimento da parte tua, forse, mio childe?" Gli chiese, in tono atono ancora una volta.

"NO!" Quasi urlò. "No, mio Sire. Sai che non ti tradirei mai. La mia missione viene prima di ogni altra cosa".

"Molto maturo..." Una pausa. "Non hai intenzione di trasformarti in una di quelle patetiche creature della Luce tutte zucchero e miele, vero? Il mio fragile cuore potrebbe non sopportare lo shock..." Scherzò.

"Ah, col cavolo. E poi il tuo cuore non batte nemmeno!" Si colpì il palmo della mano con un pugno. "Io? Buono? Fossi matto! Il mio credo è bellezza, stile e savoirfer! Se si aspettano che mi metta a giocare all'eroe senza macchia e senza paura stanno freschi. Non mi spezzo le unghie senza un buon motivo!"

"Mi sembrava. Hai intenzione di vendicarti, quindi?"

"Vendetta, che parola esagerata. Ho solo intenzione di dare al Ragazzo Sopravvissuto un brutto quarto d'ora..."

"Capisco. Ma non hai risposto alla mia domanda: cosa pensi di Draco?"

"è in gamba: mi piace. è passionale, sveglio, sensibile. Ma al tempo stesso crudele e spietato. Gli piace dire quello che pensa e non ha paura di battersi. Ha una sincerità quasi brutale... ed una furia gelida tagliente e omicida come poche... Sai mi ricorda qualcuno che conosco..." Lasciò la frase in sospeso.

"Si, mi somiglia più di quanto non credessi, comunque non è il solo. è tua volontà servirlo fino alla fine?"

"Si. Nella buona e nella cattiva sorte, per il Bene e per il Male, per la Luce e le Tenebre".

"Allora hai la mia approvazione". Ora che il rituale era finito sarebbe occorso del tempo prima che le loro strade si fossero nuovamente incrociate.

Ma Blaise non si mosse. C'era ancora una cosa che doveva chiedere. "Perché sono solo io a conoscenza della tua esistenza?"

"Ti sbagli. Vi ho cercati tutti e tre ma solo tu hai risposto alla mia chiamata; Draco costretto in catene dall'Amitte Animum non è mai riuscito ad udire la mia voce  se non una singola volta quando nella Foresta Proibita si trovava tra la vita e la morte ed Hermione, beh, Hermione ha scelto di dimenticare. Ma non è a me che devi chiedere perché".

"Ho capito".

Una gemma sul dorso della sua mano iniziò a brillare. "Muoviti, ragazzo mio, l'attacco di Malfoy è già iniziato. Svegliati e corri in suo aiuto. Sai quello che devi fare".

Ancora una volta Blaise Zabini si inchinò innanzi al suo Sire, prima che la luce di un fuoco sconosciuto lo strappasse alle braccia di Morfeo. Mentre il giovane si allontanava avvertì distintamente uno strano tintinnio di campanelli. Il lieve strofinare di catene.

Si svegliò di soprassalto completamente avvolto dalle fiamme.

******

La lieve brezza primaverile le solleticava il viso. Una nuova forza le rinvigoriva le membra stanche donandole nuove energie. Si sentiva bene come non si sentiva da molto tempo. Non ricordava molto di quello che era successo ma non voleva che la sua mente fosse di nuovo al centro di un vorticare furioso di pensieri. Si costrinse a farlo, tuttavia. Si era allenata con Piton per molte ore prima che lui le lasciasse una piccola pausa per riposare. S'era seduta in un cantuccio e aveva chiuso gli occhi solo per un attimo. Eppure quell'attimo era bastato affinché il sonno potesse ghermirla.

"Mya, Mya amore apri gli occhi". Draco, Draco la stava chiamando e lei avrebbe risposto. Spalancò le sue iridi dorate e si immerse in quel mare di tempesta che sempre la circondava quando era insieme a lui.

"Draco". Il Serpeverde la teneva tra le braccia e lei sollevò lievemente una mano per accarezzargli il viso. La sua fronte candida era aggrottata e sembrava molto turbato. Qualcosa lo stava spaventando. "Draco...". Non era come tutte le altre volte. Ora Draco sembrava più etereo, irreale, come se una strana malattia lo stesse lentamente consumando. La sua forza vitale continuava a scemare fino al punto in cui una sola, debole fiamma era divenuta il suo unico sostegno. Poche braci che si stavano lentamente spegnendo.

"Non c'è rimasto molto tempo, Mya. Ascoltami bene". Le teneva il viso tra le mani tremanti e gelide, le labbra strette in due linee sottili. "Lui sta per attaccare l'ufficio di Silente. Vuole riprendersi la spada e non devi permetterglielo. Devi fermarlo ad ogni costo..."

Mentre diceva questo la sua immagine divenne come sfocata. Hermione tentò di afferrarla, trattenerla ancora per un singolo istante ma era inutile... Si stava svegliando.

In un ultimo eco evanescente poté solo sentire un flebile ti amo.

******

"Signorina Granger. Signorina Granger". Qualcuna lo stava scuotendo insistentemente e le braccia di Morfeo furono costrette ad allentare la loro presa. Spalancò d'improvviso i suoi occhi dorati su quelli corvini del professore di Pozioni afferrandosi alle sue braccia come al suo unico appiglio.

"Sta bene, signorina Granger?" Piton sembrava sinceramente preoccupato ma ora come ora non aveva tempo di leggere la sorpresa sul volto del suo professore. Con lento stupore si accorse di stare tremando e di non riuscire a dar voce a nessuno dei mille pensieri che le vorticavano nella testa.

"Respiri profondamente, Hermione". Tentò di aiutarla a sedersi più comodamente ma lei non voleva cedere quella morsa d'acciaio che gli serrava le braccia. A fatica aprì di scatto la bocca ed un flebile singulto riuscì finalmente a venire alla luce.

"La tregua è scaduta, professore". S'alzò a fatica, reggendosi all'uomo vestito d'ebano, e afferrando tremolante delle fiale vuote. "Stanotte Draco attaccherà per riprendersi la spada e noi dovremmo reagire". Non terminò nemmeno la frase che un immenso boato li fece sussultare, scuotendo il laboratorio fin dentro le fondamenta di roccia millenaria.

La forza di quella scossa li scaraventò al suolo. La pozione prese a sussultare... libri, sedie, tavoli... tutto intorno a loro veniva sballottato da una parte all'altra della stanza, tentando di colpirli. Era come se si trovassero all'interno della stiva di una nave nel pieno della burrasca. La stessa situazione vorticosa.

Una sedia si avventò contro la Grifondoro che riuscì a schivare per puro miracolo. Intorno a loro si era scatenato l'Inferno... Il calderone con la pozione si riversò al suolo senza che loro potessero fare nulla per impedirlo.

"NO!" Ma era troppo tardi. La scossa continuò ancora per qualche minuto prima che riuscissero a muoversi. Hermione si avvicinò lentamente al calderone e ne riversò quello che restava della pozione in una boccetta.

"Abbiamo solo un tentativo. Fallito questo, sarà finita per sempre". Si fissarono senza dire nulla.

Un nuovo boato li riportò alla realtà mentre Severus Piton estrasse la sua bacchetta. "Si sbrighi a raggiungere Potter, Granger. Non si fermi davanti a niente. Qualsiasi cosa si muove, la colpisca." Poi la sua espressione severa si sciolse quasi in un sorriso divertito. "Lottare al fianco di un insopportabile So-Tutto-Io... una beffarda punizione karmica, suppongo".

"La trova una fregatura, vero?" Gli chiese, un pò indispettita.

"Non mi sarei mai aspettato un genere di linguaggio da lei, signoria Granger. Gli effetti del signor Malfoy iniziano a farsi sentire, a quanto vedo".

"Nemmeno immagina quanto. Paura che le rovini il suo prezioso Serpeverde?" Hermione replicò in pieno la sarcastica espressione di Draco "Ammettilo-Che-è-Divertente-E-Fatti-Una-Risata.

Il professore si limitò a scuotere la testa, esasperato. Si, quei due erano davvero fatti l'una per l'altro.

******

"CEDRIC!" Un grido disperato lo fece sobbalzare. Afferrò gli occhiali sul comodino e saltò dal letto, incurante del disordine e del buio che regnava in quella stanza. Afferrò la bacchetta e con un rapido Lumos illuminò il breve corridoio che lo separava dalla stanza della Corvonero. La porta della ragazza era chiusa a chiave.

"Cho... Cho... Apri la porta, Cho!" Ma niente. Sentiva i suoi singhiozzi disperati, le sue urla quando d'un tratto gli parve di udire anche una voce maschile.

"Aiutami, Harry!". Il Grifondoro non perse tempo e agì d'istinto. Con una forte spallata, spalancò la porta per trovarsi di fronte uno spettacolo inaspettato: Cho era rannicchiata in un angolo del muro, in lacrime mentre una figura perlacea eppure solida avanzava verso di lei con un pugnale in mano... questa figura era Cedric Diggory.

"Ciao, Harry". Cedric era come lo ricordava, come in quella notte nel cimitero della famiglia Riddle. Ed ora il giovane Tassorosso era di fronte a lui, sorridente e beffardo, vestito con la sua vecchia divisa del Torneo Tremaghi e completamente sporco di sangue. "Sei arrivato, finalmente!"

"Tu... tu non sei reale!" Come se si fosse trovato innanzi un Dissennatore di Azkaban, Harry sollevò la bacchetta e, concentrandosi sul suo ricordo più bello, evocò in proprio Patronus. Il cervo di luce si preparò alla carica ma nemmeno la sua magia riuscì a far scomparire quello spirito infernale. Infatti lo attraversò come se l'ombra do Cedric Diggory fosse stata solo un miraggio.

"Non ti avvicinare". Cho continuava a borbottare, lo sguardo vacuo ma lo spirito sembrava aver perso completamente interesse in lei. No, lei era stata solo un diversivo. Era per Potter che era venuto. Solo per lui.

"Non puoi liberarti di me così facilmente, Potter". La voce di Cedric mutò in una molto più familiare... quella di Draco Malfoy. La forma che aveva assunto era stata solo un'esca, un pretesto per farlo cadere in trappola. Sapeva, il Serpeverde, che Harry non avrebbe lasciato mai un'amica nei guai. "Ti aspetto nello studio di Silente. è ora di saldare i conti una volta per tutte, fratellino!"

Lo spettro rise in un modo inumano, facendogli gelare il sangue nelle vene prima di scomparire nel nulla. Questo era stato solo un avvertimento, Harry lo aveva intuito e non osava davvero immaginare di cosa il biondo era capace. Nuove urla iniziarono ad innalzarsi verso i cieli di Hogwarts, un brivido premonitore che gli risaliva lungo la schiena: ormai l'attacco finale era iniziato.

Si avvicinò a Cho, tenta di di scuoterla, ma lei sembrava caduta in uno stato catatonico."Cho, Cho!" Ma lei non reagiva. Non gli restava che un ultima carta... la colpì sulla guancia. In un attimo fu come se la Corvo nero fosse scossa da un brivido ma i suoi occhi, anche se a fatica, riuscirono nuovamente a focalizzarsi sul Grifondoro.

"Harry ma cosa è successo?" Gli chiese spaventata.

Lui guardò la porta dalla quale venivano nuove urla di ragazzi e ragazze e una nuova determinazione sentì crescere in lui.

"Ce la fai ad alzarti, Cho?" Le chiese premuroso e lei annuì. "Bene, allora, prendi la bacchetta e seguimi." La ragazza si infilò una vestaglia, prese la mano del Grifondoro e con lui si diresse giù lungo le scale verso la Sala Grande.

******

Intorno a loro era il caos. Demoni, mostri, spettri, serpenti giganti... ogni sorta di creatura spaventosa si era materializzata come dal nulla e aveva preso a perseguitare gli studenti. I ragazzi più giovani erano scoppiati in un pianto irrefrenabile mentre quegli esseri tentavano di ghermirli e niente, niente sembrava riuscisse a fermarli. Hogwarts stava subendo il peggior attacco nella sua storia.

In ogni angolo, studenti di ogni età se en stavano rannicchiati tentando di nascondersi, sebbene fosse inutile. In pochi tentavano di ribellarsi, combattere ma anche la loro voglia di lottare svaniva presto. Più il panico prendeva il controllo delle loro menti più quelle creature si rafforzavano e la forza delle loro vittime scemava.

"No, no, no!" Come prima Cho, ora era Neville ad essersi rintanato contro un muro mentre un'orrida copia di Bellatrix Lestrange avanzava minacciosa verso di lui.

"Neville, reagisci!" Urlò Harry, facendosi strada a fatica fra quell'orda di ragazzi in preda ad un'isteria sconosciuta ma Paciock fu presto avvolto da fiamme impenetrabili prima ancora che riuscisse a raggiungerlo. Poteva sentire gli insegnanti gridare, tentare di mettere in salvo gli studenti ma anche loro presto sarebbero stati travolti da quella paura dilagante.

"Neville!"

Lui e Cho si erano separati in quel caos. La ragazza aveva accompagnato la professoressa Sprite alla ricerca degli altri insegnanti ed ora il Bambino Sopravvissuto arrancava a stento alla ricerca dei suoi amici.

Senza che se ne accorgesse un pirata con in pugno una sciabola affilata stava per colpirlo alle spalle quando una voce risuonò fra le altre grida.

"Expelliamus!" Il giovane si voltò di scatto giusto per vedere Remus Lupin scaraventare lontano il corsaro.

"Grazie!" Entrambi erano senza fiato ma non potevano permettersi di cedere. "Cosa sta succedendo, professore!". Urlò mentre una nuova esplosione mandava in frantumi alcune vetrate e le fiamme si fondevano con la pioggia e i tuoni della tempesta che stava imperversando. "Neville è intrappolato tra quelle fiamme!"

"Non lo so, Harry. Qualcosa ha dato vita a tutte le paure che coviamo dentro e ora queste sembrano aver assunto una volontà propria". Un nuovo scheletro si stava avvicinando a loro ma stavolta fu Blaise a neutralizzarlo, seguita a sua volta da Ginny.

"Harry!" Urlarono i due senza aggiungere altro.

"é Draco". Rispose lui a quella tacita domanda. "è Draco che ha causato tutto questo e ora mi sta aspettando per concludere i conti!" I suoi occhi incrociarono quelli di Ginny. La ragazza si portò una mano al petto, potendo quasi percepire il dolore che ora il suo Harry stava provando.

"Allora devi andare, Harry". Fu tutto quello che disse. "Qui ce ne occupiamo noi. Ti raggiungeremo dopo".

Ma il Bambino Sopravvissuto scosse la testa. "Non posso lasciarvi qui!".

"Si, invece, Potter". Intervenne il moro Serpeverde. "Non capisci? Tu non puoi fare niente. Non puoi batterti per gli altri perché sono proprio loro a non permettertelo!". Avanzò deciso verso le fiamme che circondavano Paciock."Io non ho paura... io non ho paura... io non ho paura..." Continuava a ripetere mentre passava attraverso a quel fuoco senza esserne minimamente scalfito. "Se non affronti la paura, se capisci che non è reale, allora questa ti lascerà in pace". S'avvicinò cauto a Neville, ignorando completamente Bellatrix e s'inginocchiò davanti a lui afferrandolo per le spalle. "Datti una svegliata, Paciock! Pensi davvero che Bellatrix Lestrange perda il suo tempo appresso ad un moscerino come te, sei inutile, un impiastro. Te te la fai sotto solo per un brutto sogno? Bah!" Lo arringò beffardo ma qualcosa scattò in Neville.

Smise di tremare e con tutta la forza che aveva in corpo spinse il Serpeverde lontano, urlando. "Sta zitto, stupido di un Serpeverde. IO NON HO PAURAAA!"

Bellatrix e le fiamme che li circondavano sparirono in una nuvola di fumo mentre Neville spalancava gli occhi, istupidito. "Cosa è successo?"

"Felice di riaverti con noi, Paciock!". Il moro sorrise beffardo dando all'altro ragazzo una bella pacca sulle spalle, cosa che lo stupì ancora di più.

"Bel lavoro, Blaise". Si congratulò Ginny mentre il moro faceva il segno della vittoria.

"Si, lo so. Sono un genio". Rispose un tantino arrogante.

"Ma se la paura più profonda di Neville è Bellatrix Lestrange, qual è la tua allora?" Harry gli si parò di fronte.

"A me da saperlo e a te da scoprirlo, Light Warrior". Rispose con una smorfia indefinita. "Ora datti una mossa, prima che quel pazzo faccia qualcosa di cui poi possa pentirsi".

Non c'era niente da fare, ma non riusciva a fidarsi completamente di Blaise. C'era qualcosa in quel suo atteggiamento di chi sa sempre qualcosa più degli altri che lo irritava profondamente.

Una nuova orda di mostri si stava dirigendo verso di loro. Harry sollevò la bacchetta in segno di saluto e gli altri risposero con il medesimo gesto.

Senza voltarsi indietro, si precipitò verso l'ufficio di Silente deciso a farla finita.

******

"Ti aspettavo, Potter". Draco Malfoy se ne stava tranquillamente seduto con le gambe accavallate sulla scrivania di Silente mentre in tutta Hogwarts si era scatenato il caos. Teneva le dita incrociate sul petto, giocherellando distrattamente con i pollici quasi tutta quella situazione lo stesse annoiando a morte. Sul viso il suo solito ghigno arrogante, più malvagio e spregevole del solito. Osservava il Bambino Sopravvissuto in qualche modo divertito dallo stato pietoso in cui riversava il pigiama rosso e arancio del moro. Quella era una partita personale tra di loro e nessuno avrebbe interferito.

"Finalmente ti sei deciso, Malfoy". Harry avanzò lentamente, studiando attentamente il suo avversario.

L'altro scosse la testa, sprezzante. "Sulla scelta del cognome avrei qualche riserva ma non sono qui per parlare di questo". Sorrise e in un breve istante una sfera infuocata aveva sfiorato per pochi millimetri la testa del Grifondoro. I suoi occhi di tempesta si tramutarono in uno sguardo predatore. "Consegnami la spada!"

Quella dimostrazione di forza non lo scosse minimamente. Harry Potter estrasse la sua bacchetta dalla tasca della giacca sollevandola verso il suo avversario. "Uno contro uno. Hai paura, Malfoy?"

In un batter d'occhio il biondo era scomparso per ricomparire innanzi alla sua nemesi la bacchetta di Harry contro il suo petto e la propria contro quella del Grifondoro, puntata all'altezza del cuore. "Non chiedevo di meglio! RICTUSEMPRA!"

Harry si gettò di lato, evitando il colpo appena in tempo. Strinse nel pugno la bacchetta e prima che l'altro potesse reagire, urlò "EXPELLIAMUS!"

Draco fu colpito in pieno e gettato contro la vecchia libreria i cui tomi gli si riversarono addosso. Il pesante legno lo fece inginocchiare al suolo ma nemmeno questo sembrò fermarlo. Con un semplice gesto della mano del biondo, i libri si sollevarono in aria per poi colpire in pieno il grifone. Un vento spettrale si unì ad essi tramutando i fogli ingialliti in lame acuminate. Il ragazzo tentò di farsi scudo con le braccia ma fu a sua volta spedito contro la nera parete rocciosa., il viso ricoperto da mille tagli sanguinanti. la bacchetta era caduta lontano.

"AHHH!!!" Quattro lame gli si conficcarono negli arti, inchiodandolo come una bambola di pezza, a quel muro. Il sangue, un lago rosso ai suoi piedi, scorreva copioso da quelle ferite inumano. Un martire crocifisso ad un palo di odio.

Il Serpeverde si asciugò un rivolo di sangue che gli fuoriusciva dalla tempia e alla vista di quel liquido rosso la furia gli montò dentro. "Come hai osato!". Fiamme nere esplosero dalle sue dita incenerendo tutto quello che li circondava. "Preparati a morire, Potter. Sul serio credevo che mi avresti opposto un pò più di resistenza. Che delusione! Ma va bene, non si può avere tutto dalla vita, ti pare? E, allora... CRUC..."

"EXPALLIAMUS!"

Una nuova presenza si era unita a loro. Senza che se ne rendessero conto, Silente era intervenuto a fermarli disarmandolo prontamente. In un solo istante il preside, Remus Lupin, Severus Piton ed Hermione Granger si erano riversati nello studio le loro bacchette pronte contro il seguace di Voldemort. la Grifondoro si chinò ad aiutare il suo amico mentre Draco sbuffò seccato per il loro intervento.

La ragazza accorse al capezzale del suo amico tentando di liberarlo ma sembrava impossibile. Piton si unì a lei e con uno sforzp sovraumano riuscirono a staccare il bambino Sopravvissuto da quella parete. Harry era svenuto.

"Hmm" Sollevò un labbro in segno di repulsione. "Come al solito ecco il Comitato Difendiamo San Potter! No, no, no... non sapete che è male educazione intromettersi nelle conversazioni altrui?"

"Posa la bacchetta a terra, Malfoy!" Intimò Lupin. "Sei circondato. No fare mosse azzardate!". Il professore si avvicinò lentamente ma il ragazzo biondo sorrise sprezzante.

"Ma professore! Osa alzare la bacchetta contro un suo studente? Cosa ne penserebbe il Ministero?"

Il licantropo serrò la mascella deciso. "Tu non sei uno studente comune, Malfoy. E credo nemmeno un essere umano... comune".

Il sorriso divertito scomparve totalmente dal viso del Serpeverde lasciando il posto ad una nuova, malvagia furia omicida. "Nemmeno lei, se è per questo. è solo un cane che scodinzola e lecca la mano del suo adorato padrone! Prima quel bastardo di Black e ora il povero e infelice Harry Potter!" Rise crudele.

Il professore di Difesa contro le Arti Oscure era accecato dall'odio. Le parole dell'Incantesimo di morte gli stavano lentamente gorgogliando in gola. Oh... come avrebbe voluto lasciarle andare e distruggere una volta per tutte quel dannato essere.

Sul serio?

"Cosa?" Fu sorpreso da sentire quella voce nella sua testa.

No, non è impazzito, mio caro professore. Sto solo parlando direttamente alla sua mente. Oserebbe davvero alzare la mano contro il figlio di Sirius?

Tu non sei degno nemmeno di pronunciare quel nome!

Ma va! Forse ho qualcosa che potrebbe farle cambiare idea. Per un istante, Draco spalancò la sua mente a quella del professore e tutti i suoi ricordi, le sue paure, la sua disperazione e il suo dolore si riversarono in quella dell'uomo più anziano. Remus sentì la voce morirgli in gola. scene raccapriccianti gli si pararono davanti e quasi senza che se ne accorgesse la bacchetta s'abbassò lenta.

Visto cosa ho dovuto subire per colpa di Black!? Non ha avuto nemmeno il coraggio di cercare la sua donna e suo figlio! Meritava di morire.

Tutto quel dolore non accennava a smettere e così il licantropo cadde in ginocchio. Il Serpeverde provò una soddisfazione catartica a quella vista. Piegare quell'uomo era stato quasi soddisfacente come se la sua vittima fosse stato lo stesso Black. Una strana e nuova euforia lo pervase, rendendolo per un istante cieco alle azioni di Silente che aveva quasi del tutto finito di guarire il giovane Potter. Ma non durò a lungo. Ora doveva solo pensare a sistemare il vecchio.

"Smettila , Draco!" Silente gli si parò innanzi ma lui non ne parve per nulla intimidito. Quel vecchio era divertente, credeva di poterlo fermare.

"L'ho già detto una volta: fatevi da parte e non vi accadrà nulla. Voglio soltanto Potter".

"Lasciati salvare Draco. Noi vogliamo solo il tuo bene". Ma il biondo non la bevve. Tutte quelle idiozie sul Bene e sul Male, quelle panzane sulla sua felicità gli facevano solo andare il sangue alla testa. A nessuno importava di Draco Malfoy. Soprattutto se si trattava di quei pagliacci dell'Ordine della Fenice.

"Il mio bene? IL MIO BENE! Non mi pare che il mio nome sia San Potter quindi come mai vi interessa la mia vita? Eh!!!" la sua furia si trasformò in una vampata di calore che s'avventò sul preside, ustionandolo. "Vi importava di me quando mia avete lasciato nelle mani di Lucius Malfoy? Vi importava di me quando mia madre è stata uccisa? Vi importava di me quando Voldemort mi ha quasi ammazzato! ORA SONO IO A DECIDERE CHI VIVE E CHI MUORE... a cominciare da voi!" Schioccò le dita e alcuni cristalli comparvero in circolo intorno ad ognuno dei suoi avversari. Una strana gabbia elettrica li circondò rendendo vana qualsiasi forma di resistenza. Solo Hermione ed Harry restavano liberi.

"Questa è una cosuccia che ho appreso dal vecchio Riddle. Spero che vi piaccia". Sorrise vedendoli scagliarsi inutilmente contro quelle sbarre elettriche e impossibilitati a superarli. Gli avevano perfino fatto passare il malumore. "Vi consiglio di non muovervi. Le sbarre si restringeranno ogni qual volta tenterete di forzarle ed allora potete già immaginare il resto".

"Draco..."

"Mi spiace padrino, ma ti sei messo dalla parte sbagliata stavolta. Chiunque non sia con me è soltanto un altro verme insignificante che va eliminato!". S'avvicinò lentamente alla Grifondoro che stringeva tra le braccia un Harry ancora svenuto, la bacchetta ancora stretta in pugno. Allungò una mano verso di lei.

"Mya, amore, consegnami Potter". Hermione lo vide lì, la sua mano che la chiamava e seppe che quello era il suo momento. Prese il pugnale che teneva nascosto tra le pieghe del suo mantello e come un lampo lo colpì al braccio, provocandogli una profonda ferita. Quello era lo stesso pugnale con cui Draco soleva punirsi e ne conosceva bene le proprietà. Quella lama che aveva preso quando lo aveva salvato avrebbe nuovamente bevuto il suo sangue ma stavolta sarebbe stato a fin di bene. La lama, infatti, assorbì il liquido rosso e se ne impregnò a tal punto che il metallo divenne dello stesso colore del sole al tramonto.

Il Serpeverde si ritrasse furioso, la mano con la bacchetta ancora in pugno sulla sua ferita che fu avvolta da una strana aura nera mentre si rimarginava di sua volontà. Anche lei lo aveva tradito.

"Sudicia, piccola Mezzosangue! Bel tentativo ma avresti dovuto mirare un pò più in alto!" Socchiuse debolmente gli occhi quando una luce la circondò totalmente sollevandola a mezz'aria e impedendole qualsiasi movimento. Non riusciva a muovere un muscolo, a pronunciare una sola sillaba, gli occhi che si spalancarono per il dolore di essere stretta in una morsa invisibile.

"E chi ti dice che non ho ottenuto proprio quello che volevo" Gli rispose con lo stesso tono di sfida, l'aria che minacciava di farle esplodere il petto ad ogni respiro.

Lui piegò leggermente il capo studiandola, quasi affascinato."A che ti serve un pò del mio sangue quando puoi avermi quando vuoi? Ricorda la mia proposta è sempre valida". I loro sguardi erano fissi l'uno nell'altro pronto anche ad un solo segno di cedimento.

"Cosa? Rinnegare tutto e stare con un fantoccio come te?"

"Preferisci Potter, allora? oppure Weasley, già il piccolo Lenticchia, uno sporco traditore che non ha nemmeno il coraggio di affrontarmi?" La denigrò.

Ma Hermione non si tirò indietro. "No, voglio solo riavere il mio Draco".

"Il tuo Draco è morto. Ora rimani pure qui a vedere come elimino il vostro eroe preferito. Faremo i conti dopo, non ti preoccupare." Voltò la sua attenzione su Harry. Era il momento e non c'era nemmeno gusto ad eliminarlo così senza resistenza. "Pugio" mormorò e la sua bacchetta si trasformò in un coltello affilato. Afferrò Harry per i capelli mettendo bene in mostra la sua gola. Iniziò a premere la fredda lama sulla sua giugulare, un rivolo di sangue che scendeva lentamente. "Dov'è la mia spada, Silente?"

I suoi occhi assassini si conficcarono in quelli del Preside. Ad ogni istante che Silente rubava all'inevitabile la lama si avvicina sempre più alla carotide di quello stupido Grifondoro. Non aspettava altro.

"è all'interno di uno scompartimento segreto dietro la libreria. Ma può essere aperto sola dalla mia bacchetta". Il controllo di quel vecchio era in un qualche modo irritante. Quella sua sicurezza inquietante lo lasciava perplesso. Con un ulteriore schiocco delle dita le prese che teneva imprigionata Hermione si dissolse e lei cadde al suolo, il pugnale che scivolò via.

"Raccogli la bacchetta del vecchio e fa come ti ha detto. Riprendimi la spada!"

Hermione barcollò verso la gabbia di Silente e ne raccolse la bacchetta. Era titubante su cosa fare ma il sorriso sincero del preside la rincuorò. "La parola d'ordine è Amor Vincit Omnia, signorina Granger". Annuì impercettibilmente e si diresse verso la biblioteca semi carbonizzata. La bacchetta prese a brillare ed uno scompartimento fino ad allora invisibile si aprì innanzi a lei rivelando una strana a luminescente sfera di energia.

"Albus" Gridarono insieme Remus e Severus ma con debole movimento della mano il capo dell'Ordine li fermò. "Abbiate fede". Fu tutto quello che disse.

"Amor Vincit Omnia". La sfera si dissolse liberando la Luce nelle Tenebre.

"Prendila e consegnamela". Hermione la strinse fra le mani: era pesante, molto pesante ma in un certo senso la sentiva familiare. Uno strano formicolio iniziò a risalirle le dita ed era una sensazione quasi piacevole.

Non appena la spada fu di nuovo al fianco del suo padrone si dissolse in una fiamma oscura tornando a scomparire nel buoi della gemma ovum che il biondo portava sul dorso della mano. Le sue iridi di tempesta brillarono non appena l'eccezionale energia che quell'arma sprigionava tornò in suo possesso. Si sentì più forte e potente, finalmente pronto a finire quella pagliacciata.

"Molto bene". Disse soddisfatto. "Ora dite addio al vostro caro Harry Potter!".

"Noo!"

Iniziò ad affondare la lama nella gola,del moro quando una luce incredibile lo accecò, sprigionata da quel corpo incosciente, ma che ben presto spalancò i suoi occhi di un verde elettrico.

******

Non sapeva bene dove si trovasse. La testa gli doleva ma una strana sensazione di benessere lo pervadeva. Si sentiva come a casa...

Tutto intorno a lui esisteva solo un bianco candido ma quel colore non lo disturbava anzi... era un qualcosa di viscerale... uno strano senso di pace di cui non riusciva a capirne la provenienza... era questa la fine?

Harry...

Harry...

Harry, ti prego svegliati...

Una voce gentile lo stava chiamando, una voce che veniva da ogni dove ma al tempo stesso da dentro il suo stesso corpo... non gli era mai successo una cosa del genere...

Mio giovane discendente ti prego apri gli occhi...

Non voleva abbandonare quel piacevole senso di conforto ma non seppe dire di no a quella voce così gentile che lo supplicava.

"Cosa, cosa succede?" farfugliò ma quella voce non gli diede tempo per i suoi dubbi.

Devi fermarlo. Devi fermare il Signore Oscuro e salvare Draco...

"Ma come faccio! Lui è troppo forte! Non ho speranze contro i suoi poteri! Mi annienterebbe all'istante!"

Se ne avessi la possibilità, l'energia necessaria, proveresti ad opporti a lui? Se potessi salvarlo, lo faresti? Rischieresti la tua vita per un demone con l'anima? Rispondimi sinceramente...

"Si"

Allora, sii pronto ad accogliere i miei poteri, giovane discendente. Non c'è limite per coloro che combattono in nome della speranza...

"Giovane discendente?" Chiese allibito. Possibile che quella voce appartenesse a quella persona?

Io sono l'essere che era al principio del nostro destino. Tocca a te terminare ciò che io ho iniziato...

A quelle parole una nuova energia lo pervase e fu allora che Harry Potter capì ciò che era in realtà... cosa voleva dire essere il Light Warrior...

******

Come era successo per il giovane Serpeverde all'interno della Foresta Proibita, ora toccava ad Harry essere avvolto da una fiamma abbagliante, una fiamma candida come la neve. Questo fuoco di speranza lo avvolse come una calda coperta e lo sollevò mentre le sue membra stanche iniziarono a mutare. I vestiti sporchi e logori si tramutarono in splendidi abiti immacolati, ricamati d'argento mentre il suo corpo si faceva più forte e veloce.

Gli occhi di smeraldo si spalancarono battaglieri, degli strani segni simili a dei graffi argentei che gli adornavano a due a due le guance strette.

Un nuovo bagliore crebbe dal dorso della sua mano sinistra, dove l'ovum di Luce fece la sua comparsa. Era lui, lui stesso la luce. I suoi amici lo guardavano allibiti, sconcertati, quasi ignari che quello splendido bagliore aveva avvolto anche loro restituendoli alla libertà e donando loro nuove forze. Non avevano mai visto nulla di simile.

Discese nuovamente al suolo, parandosi di fronte ad Hermione. Draco lo fissava raggiante.

"Eccoti, finalmente!" Esultò, eccitato innanzi alla prospettiva di un combattimento senza precedenti.

"Arrenditi Draconis!" Gli intimò ma l'altro parve non sentirlo.

"Non sai da quanto aspettavo questo momento Phoenicis!" L'ovum oscuro prese a pulsare e un istante dopo, Draco aveva ceduto il suo posto al Dark Warrior. Oramai nemmeno l'Amitte Animum poteva fermare quel tornado di energia che si era scatenato in lui.

Uno contro l'altro i due guerrieri leggendari si fronteggiarono, studiandosi a fondo. Era come se fossero l'uno l'inverso dell'altro, sia il colore degli abiti, dei capelli, sia per il loro atteggiamento, il loro modo di porsi. Harry era dritto, serio, il viso imperscrutabile e imperturbabile. Anche Draco era dritto, ma quasi irradiato da quella luce omicida che gli balenava nello sguardo.

Le loro auree si scontrarono, furiose. Cozzavano, stridevano, tentavano di sottomettere la loro opposta, mulinando come un tornado. E loro due, immobili, erano proprio nell'occhio del ciclone. I secondi scorrevano come secoli interi eppure un istante successivo era come se fosse già trascorsa un'eternità. Regnava soltanto il silenzio.

"Bene, bene. Vedo che The First Light ha risvegliato i tuoi poteri solo per potermi battere. Dovrei sentirmi onorato, non credi?" L'Amitte Animum riusciva in un qualche modo ad imbrigliare la furia combattiva della sua energia, facendogli conservare, almeno all'apparenza, un briciolo di controllo.

"Ancora non capisco come The First Dark abbia potuto fare lo stesso per te". Nuovi termini e conoscenze gorgogliavano nella sua mente ed Harry si stupì nel notare che d'improvviso dai suoi occhi era come se qualcuno avesse sollevato un velo che rendeva tutto più chiaro. Tuttavia non poteva dire di star bene. Quella nuova forza che gli era stata donata tentava di sommergerlo, piegarlo nell'assecondarla alla sua causa. E gli sembrava di non avere la minima volontà nel resisterle.

"Era diverso. Era tutto diverso". lo sguardo del biondo si era fatto per un secondo vacante, sfocato, ma quell'attimo di sbandamento non era durato a lungo. Una fiammata nera era sfuggita all'ovum e ed ora la Luce nelle Tenebre era nuovamente stretta nel suo pugno. Ma non si mosse. Strano ma vero, voleva una battaglia equa. Voleva... doveva dimostrare di essere superiore a quell'eroe da strapazzo... per sé, per Voldemort e per tutti coloro che lo avevano sempre sottovalutato e ridicolizzato... voleva dimostrare a suo padre, una volta che Potter lo avesse rivisto all'Inferno, cosa si era perso quando lo aveva ripudiato come figlio scegliendo al suo posto quell'omuncolo occhialuto.

Harry... the Light Warrior fissava il suo ovum, respirando lento. Non capiva, non ricordava eppure sapeva che la risposta era in quella gemma.

Invocala, Harry... non c'è più tempo per le domande...

Un nuovo grave sospiro poi una luce accecante. Nel suo pugno, stretta e lucente, c'era l'Ombra di Luce, spada dal metallo candido e potente, forgiata dalla maestria elfica che la rendeva indistruttibile. Non riusciva a staccare lo sguardo da essa.

Ora potevano battersi...

"Scegliamo un posto migliore per batterci?" La voce del Serpeverde lo riportò alla realtà. Senza nemmeno aspettare una risposta si dissolse in un fuoco nero ma sapeva dove trovarlo.

Per un istante, Harry si girò verso i suoi compagni e solo muovendo due dita scagliò i cristalli contro la nuda roccia, riducendoli in frantumi. "State qui. Non tentate di fermarci. Non posso preoccuparmi anche per voi". Esclamò in una voce gelida che non gli era propria prima di dissolversi anch'egli in un fuoco bianco.

Non appena i due furono scomparsi, le gabbia magiche che li teneva imprigionati si dissolsero e i membri dell'Ordine furono finalmente liberi.

Remus aiutò l'anziano preside ad alzarsi ma Hermione si era già messa all'opera. Aveva afferrato il pugnale e aveva riversato il plasma che ne era contenuto nella boccetta della Pozione. Aveva capito che la salvezza di Draco ora dipendeva solo da lei, quindi non poteva permettersi alcuna esitazione.

"Che cosa vuole fare, signorina Granger?". ma le parole di Piton si persero nel vuoto. La ragazza era già scomparsa oltre la soglia, diretta verso il luogo in cui, con tutta probabilità, si sarebbe tenuto il loro scontro.

Remus fece per seguirla ma Silente lo fermò, scuotendo la testa. "Ora dipende da loro e per quanto mi spiace ammetterlo noi non possiamo aiutarli. Su andiamo, ci sono altri studenti che hanno bisogno di noi".

Lupin e Piton si guardarono fissi negli occhi, stavolta senza odio, e seguirono il preside lungo la vecchia rampa di scale.

******

BAMM BAMM

Colpo su colpo continuavano a fronteggiarsi nella tempesta. Draco attaccava ed Harry rispondeva. Harry gli scagliava contro una maledizione e Draco un nuovo anatema. le loro forze si equivalevano.

Le spade stridevano l'una contro l'altra, brillando come dei fari nella notte nell'oscurità del deserto campo da Quidditch dove si erano materializzati. I tuoni facevano loro da testimoni ma, sebbene combattessero al massimo delle loro forze, nessuno dei due riusciva a soggiogare l'altro. Gli spalti dove gli spettatori assistevano alle partite erano stati quasi demoliti del tutto, spuntoni e assi bruciacchiate qua e là testimoniavano tutto ciò che restava della loro esistenza.

"Arrenditi, Malfoy!" La voce di Harry si ergeva a malapena dalla tempesta. I suoi occhi sembravano due smeraldi fiammeggianti, animati da una luce più spettrale di quella appartenente all' Avada Kedavra.

"Mai!" Ruggì il biondo. "Non mi arrenderò mai davanti ad uno come te! Me la pagherai cara per quello che mi hai fatto!" S'avventò nuovamente contro il moro che a stento riuscì a ripararsi dall'affondo.

I loro volti erano a pochi centimetri l'uno dall'altro, potevano sentire i loro respiri fondersi, le loro auree darsi battaglia.

"Di cosa diavolo, parli!" Harry si liberò e indietreggiò di scatto.

Draco si passò una mano prima sul viso poi tra i capelli, sistemandoseli indietro come faceva quando era un ragazzino. Il suo viso era contorto in una smorfia di odio che non aveva eguali. "Mi hai portato via mia madre, mi portasti via l'amore di mio padre, stai cercando di portarti via la mia Hermione! Io ti distruggerò!".

L'odio aveva innescato in lui una miccia pericolosa. La sua aura aveva preso ad espandersi inghiottendo tutto. La pioggia, i tuoni, persino l'aria che li circondava paralizzando Harry e facendolo cadere in ginocchio. Il ragazzo si stringeva la gola, incapace di trarre anche un solo respiro. Era completamente disarmato.

Il Dark Warrior prese ad avanzare lentamente, la spada stretta con ambedue le mani, sollevata verso il cielo e pronta per il colpo di grazia. Un unico singolo colpo.

"Harry, prendi!" Come un fulmine a ciel sereno, Hermione sembrò apparire dal nulla. Gli lanciò la boccetta con la pozione con tutta la forza che aveva in corpo e il giovane Grifondoro fu lesto ad afferrarla. Mentre Draco aveva perso la sua occasione, distratto dall'improvvisa apparizione della ragazza, il Light Warrior afferrò la pozione e colpì con essa il suo avversario.

Un fuoco devastante iniziò a bruciargli in petto, come un qualcosa che il Serpeverde non aveva mai provato. "No, no, NO!" Un'energia incredibile si liberò dal suo corpo. Una luce abbagliante li investì e fu come se il ragazzo stesse esplodendo dall'interno. Harry, il più vicino a lui, si scaraventò a terra mentre quella ondata magica lo investiva e Draco cadeva al suolo, svenuto.

Ma per Hermione non fu così... Quel vento gelido la colpì in pieno, mozzandole il respiro. Senza che potesse fare nulla per muoversi fu colpita in pieno petto da un frammento di legno, acuminato come un pugnale. Il sangue aveva preso a colare copioso da quella ferita, facendola inginocchiare con le mani strette sul cuore. Era una ferita mortale.

"Hermione!" No, non poteva essere. Il moro si materializzò immediatamente al fianco della sua amica tentando di fermare l'emorragia con una mano, lei che si accasciava contro il suo petto.

"D-Draco s-sta b-bene, Harry?" Gli chiese, bisbigliando le parole quasi impercettibilmente.

"è svenuto". Rispose lui, in preda al panico. Anche ora, ferita così gravemente, il suo unico pensiero era rivolto verso Malfoy. "Devo portarti da Silente, lui saprà guarirti, non temere!"

Ma lei scosse la testa. "No, Harry. D-devi terminare l'incantesimo".

"Non se ne parla!" Urlò, squarciando il cielo come un tuono. "Non posso lasciarti morire così. Che cosa pensi che  farà senza di te, 'Mione. Che cosa farei io senza di te. Tu non puoi lasciarmi!". Hermione però non l'aveva sentito. Scivolando lentamente verso un sonno senza ogni, stava lentamente lasciando questo mondo.

"NO, NO!" In un lampo di luce, Harry si smaterializzò nella pioggia, proprio mentre Draco riprendeva i sensi.

Il biondo si sollevò lentamente, come un automa, sollevando il volto verso il cielo mentre la pioggia scrosciante gli colpiva il viso. Stette così per un tempo interminabile prima di iniziare a camminare  con lo sguardo sfocato verso la pozza di sangue dove fino ad un istante fa giaceva il suo amore. Sembrava non rendersi nemmeno conto di quello che stava succedendo intorno a lui. il suo ovum era divenuto opaco come la pietra e la Luce nelle Tenebre era scomparsa.

Si chinò a sfiorare con le dita quel liquido rosso mentre, come in un flesh, le emozioni della ragazza, il suo dolore diventavano le proprie

Calde lacrime salate, si mischiarono alle gelide gocce di pioggia che pareva volerlo sommergere con la sua forza e un grido lacerante gli salì in petto, su, più su fino al cielo infinito.

"Cosa ho fatto! CHE COSA HO FATTO!!!"

******

"PROFESSOR SILENTE!" Harry, non più il Light Warrior, urlò disperato completamente zuppo e sporco di sangue, Hermione ancora stretta tra le braccia. Lei pareva non respirare già più.

S'era rimaterializzato all'interno della Sala Grande, ora deserta, sotto gli sguardi attoniti degli insegnanti. Quelle orribili creature che avevano causato tutto quel trambusto si erano dissolte nello stesso istante in cui Draco ed Harry avevano iniziato il loro scontro. Gli studenti erano stati rispediti nei loro dormitori, tutti con in mano una boccetta di pozione soporifera. nessuno avrebbe dimenticatoi quella notte tanto presto.

"Oddio, la signorina Granger!" La McGranitt si portò una mano alla bocca, prima di correre al capezzale della ragazza insieme all'anziano preside. Gli insegnanti guardavano quella scena atterriti, le loro menti rivolte accusatori verso la mano ignota di quel crimine.

"Deve fare qualcosa, professore, deve guarirla!". Harry non si decideva a lasciarla e le sue urla squarciavano le loro anime. Silente, il viso affranto, posò due dita al collo della ragazza, e il suo volto divenne ancora più cupo. Il battito era quasi scomparso.

"Harry" Tentò di parlare ma il giovane non glielo permise.

"No, No!" Harry non poteva rassegnarsi. "Non posso perdere anche lei, non posso!" Pianse ancora più forte e le sue calde lacrime scesero sul petto martoriato della ragazza. "Non voglio!"

D'un tratto un tenue bagliore dorato prese ad illuminare le sue mani, un tenue bagliore che presto circondò tutto il corpo della Grifondoro. Piton e Lupin osservavano attoniti la scena, sorpresi all'inverosimile per quello che stava accadendo... Harry la stava curando.

Poni le tue mani sulla sua ferita e concentrati.

La stessa voce che l'aveva aiutato a trasformarsi ora era ricomparsa, dicendogli come salvare la sua amica.

Visualizza nella tua mente la sua ferita. Vedi il legno che esce da essa, i tessuti che si rimarginano, il sangue che rientra all'interno del suo corpo e riprende a circolare forte e sano. Senti la vita che torna a scorrere in lei. Puoi farcela, giovane discendente.

Harry Potter posò la ragazza al suolo delicatamente, poggiando le sue mani luminose su quella orrenda ferita.

Chiuse i suoi occhi smeraldo e si lasciò guidare da quella presenza amica.

******

Intorno a lei c'era tanta nebbia, tanta tantissima nebbia...

Centinaia, migliaia di persone camminavano intorno a lei, urtandola e circondandola, quasi lei fosse invisibile. Camminavano verso direzioni ignote mentre lei rimaneva lì, paralizzata dalla paura e dall'incertezza. Cosa stava succedendo?

"Mya". Una debole voce la chiamò. "Mya".

"Draco!" Iniziò a correre a perdifiato fra quella folla, spingendo e calpestando, verso la sorgente di quella voce. "Draco!"

Le parve di correre per un tempo infinito ma finalmente lo vide: lui era lì, al centro di quella folla senza fine, il volto segnato dalla lacrime e i polsi ricoperti di sangue, proprio come in quella sera di tempesta.

"Draco!" Gli corse tra le braccia ma il suo corpo gli passo attraverso.

"Sono venuto per dirti addio, Mya" Le sorrise triste, voltandosi verso di lei.

"Come addio, che vuol dire addio!" Non poteva crederci. No, non poteva lasciarla. No, non poteva. Tentò di afferralo nuovamente ma era impossibile. Lui non era davvero lì.

"Mi spiace per tutto, Mya. Non sai quanto avrei voluto poterti rendere felice per sempre, ma non mi è concesso" Con il dorso della mano le asciugò le lacrime che le segnavano il viso. "Trova qualcuno migliore di me e sii felice. Non chiedo altro. Perdona questo mostro indegno che ti ha causato tanto dolore e se puoi, qualche volta, ricordati di me".

Draco le si avvicinò, lento, etereo, per posarle un tenue bacio sulle labbra. Un bacio leggero come la brezza primaverile. "Addio, amore mio".

Una luce dorata la circondò contro al sua volontà, riportandola alla vita mentre tutto quello che avrebbe voluto era rimanere con lui, per sempre.

"DRACOOO!!!"

******

"Ah". Con un sussulto, il respiro tornò dentro di lei. Era salva.

Hermione aprì gli occhi lentamente, piano piano, trovandosi innanzi il viso sporco ma sollevato di Harry. Lui l'aiutò ad alzarsi e la strinse forte. La ferita si era rimarginata del tutto e non ve ne restava alcuna traccia. Anche gli abiti della giovane si erano del tutto ricostruiti.

La McGranitt, gli occhi rossi e gonfi, si lasciò andare nell'abbraccio di Silente e Remus dovette ammetter che anche il vecchio e scorbutico Snivellus pareva sollevato. Il cuore di Harry era gonfio di gioia ma Hermione sembrava sconvolta, incapace di reagire, guardarlo, parlare.

"Hermione..."

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e lei iniziò a scuotere il capo violentemente. "Non può lasciarmi, non può lasciarmi..." Continuava a ripetere.

"Hermione..."

Prime che potesse anche solo sfiorarla, lei s'era già alzata. "NON PUò LASCIARMI!". Gridò disperata, se a gli altri o a se stessa, nessuno poteva dirlo. Come un invasata corse via, Harry superato un attimo di smarrimento, al suo fianco.

Lungo corridoi bui, scale mobili, stanze devastate, la Grifondoro sembrava correre senza un meta precisa, animata solo dal desiderio di salvare la persona che più amava. Il Bambino Sopravvissuto quasi non riusciva a raggiungerla, era una furia.

Innanzi ad una vetrata completamente distrutta, la giovane si fermò di scatto, il volto completamente smarrito.

"Hermione, che succede? Ti prego parlami!" Ma lei sembrava non averlo sentito.

"Vuole lasciarmi sola, Harry. é tutto finito. Vuole lasciarmi per sempre". Nuove lacrime presero a scorrere senza sosta.

"Non è ancora tutto perduto. Non devi perdere la speranza!" Tentò di farla ragionare ma era tutto inutile "Hermione, calmati. Dobbiamo trovarlo ad ogni costo! Abbiamo solo un'ora prima che la pozione svanisca per sempre." Harry urlò tentando di superare la tempesta, ma persino lui si sentiva insignificante di fronte a quella dimostrazione di furia e dolore. Scosse Hermione per le spalle e la ragazza sembrò riprendersi ma come poteva restare calma quando la persona che amava era pronta a sacrificarsi con l'ultimo gesto estremo?

"Non mi ha detto dove si trovava, Harry". Le lacrime continuavano a scorrere senza sosta. "Non posso perderlo, non posso perderlo stavolta!". Il Grifondoro l'abbracciò, nascondendo il viso fra quei ricci castani. No, stavolta non avrebbero lasciato solo. Si sarebbero ripresi Draco e nessuno avrebbe potuto più fargli del male.

Gradini che salivano infiniti... finestre coperte dalle ragnatele... vecchie costellazioni dipinte sui muri... il fiato gli venne meno sommerso in quella miriade di immagini e flash che attraversavano la mente. Era come se potesse vedere attraverso gli occhi annebbiato di qualcun altro, gli occhi di qualcuno confuso e spaventato che urlava contro una voce sconosciuta.

"No..." Scosse la testa incredulo. "Alla torre d'astronomia. Dobbiamo andare alla torre d'astronomia". Afferrò la leonessa per mano e si gettò a perdifiato lungo le scale. Draco avrebbe tentato di distruggere il suo demone da solo. Ed Harry sapeva che nessuno dei due sarebbe sopravvissuto.

******

La porta della torre s'aprì lentamente ed una nuova ventata di vento gelido li investì. Pioggia e grandine si riversavano contro di loro ed il moro teneva la sua amica dietro di lui, tentando di farle da scudo. La torre era completamente stravolta. Tutto era distrutto, incenerito, non era sopravvissuto praticamente niente alla furia inumana di quella battaglia interiore che il biondo stava vivendo.

Erano immersi in un silenzio spaventoso. Con Hermione stretta al suo fianco, Harry avanzò lentamente verso la vecchia finestra del tetto che dava all'esterno e solo allora si accorse di sibili carichi d'odio che si alternavano a deboli sussurri. Due grida così diverse ma che venivano dalla stessa voce.

"Stupido! Non avrai mai il coraggio di farlo!" Ruggì la prima.

"Se è l'unico modo per fermarti lo farò eccome!" Pigolò la seconda.

"Credi? Sei patetico. Non hai la forza per farlo...". Sghignazzò nuovamente quella prima voce che Harry identificò come EvilDraco.

"Ho già tentato una volta. Non ci vorrà molto". Ora fu il turno di SoulDraco di rispondere. La lotta contro la sua parte malvagia, l'aveva completamente sfinito e la sua energia vitale si stava lentamente consumando fino al suo limite estremo. La pozione che gli avevano scaraventato addosso e il potere del ciondolo di sua madre avevano completamente scisso le due personalità che ora si fronteggiavano l'una contro l'altra.

"Ma davvero? E alla tua adorata Mya non ci pensi? Chi la proteggerà da Lucius? Sei disposto a rinunciare a lei anche ora che è solamente tua?" EvilDraco iniziava ad essere realmente spaventato dalla determinazione della sua anima di fermarlo e se questa li avesse uccisi, sarebbe scomparso anche lui.

SoulDraco attese un istante infinito prima di rispondere. "Mya starà meglio senza di me. Io non ho fatto altro che rovinarle la vita e farò di tutto per difenderla anche da me stesso". Lì in piedi su quel davanzale, completamente inzuppato e infreddolito dal gelo sembrava un cucciolo indifeso. Nel suo sguardo s'alternavano una malignità impaurita ed una triste determinazione in un susseguirsi di sensazioni profonde e terrorizzanti.

I due Grifondoro avanzarono lentamente, per non spaventarlo ed indurlo ad un gesto impulsivo, ma lui non si era accorto di loro. Poterono così arrivargli alle spalle, la tempesta che andava sempre più a peggiorare.

"Draco". Fu solo un sussurro quello di Hermione ma lui la udì ugualmente. Si voltò verso di lei, gocce che lente scendevano sul suo viso e lei non capiva se fosse solo pioggia, o tutte le lacrime che erano state congelate nel suo animo dal maleficio del Signore Oscuro. La sua espressione le spezzò il cuore mentre vedeva l'uomo che amava pronto al sacrificio estremo, anche stavolta solo per lei.

"Non dovresti essere qui, Mya". Mormorò, silenziosamente implorandola di non rendere tutto più difficile. Quanto avrebbe voluto baciarla un'ultima volta ma non era possibile. Doveva lasciarlo andare e proseguire con la sua vita. Una vita fatta di successi e amore, un amore ricevuto da qualcuno certamente migliore di lui.

Chinò il viso per un attimo, in preda ad uno strano dolore che lo assaliva a fitte, mentre esso si contorceva in una smorfia crudele. Rialzò gli occhi maligni, gelandole il sangue nelle vene."Ha ragione, Mezzosangue. Queste non sono faccende che ti riguardano!"

"Invece sì!" Urlò lei. Si staccò da Harry, che era rimasto impietrito innanzi a quella scena e s'avvicinò ancora un pò proprio mentre quella figura bagnata si ritraeva sempre più. "Non posso permetterti di fare questo! Non capisci che io senza di te non posso vivere!!!" Gridò contro la tempesta ma Draco restava sordo a quelle suppliche.

Quel dolore al cuore lo colpì nuovamente. Il volto di Draco mutò ancora, lo sconforto e la tristezza che si impossessavano di lui ancora una volta. Scosse la testa in diniego. "Tu non puoi amarmi, nessuno può amarmi, non sono degno di essere amato..."

"Non è vero..." ma il giovane continuò.

"Che vita potrei mai offrirti? Pensaci, Mya. Che cosa dirà la gente quando ti vedrà al mio fianco. Che cosa farai quando Voldemort mi chiederà di uccidere le persone che ami. Che farai?" Più Hermione si avvicinava a lui, più la gemma Hirui risplendeva e SoulDraco riusciva ad emergere. Eppure entrambi sapevano che il male non avrebbe ceduto.

"Non mi importa!!!"

"TI HO QUASI UCCISA, MALEDIZIONE! E LA VOLTA PRIMA HO TENTATO DI VIOLENTARTI!!!". Draco piangeva senza sosta ed Hermione con lui. Come poteva esistere un dio che permetteva che loro soffrissero tanto, Harry non lo sapeva. L'unica sua certezza era di non avere le parole che avrebbero potuto salvare Draco, quelle albergavano solo nel cuore di 'Mione.

"Non mi importa". Ripeté ma la sua furia non s'arrestava. "Ora sto bene, no? Harry mi ha curato ed ora permettici di aiutarti, ti prego, ti supplico, amore mio".

Ma il Serpeverde sorrise amaro. "Non vedi? Harry salva le persone, io le uccido. Non merito di vivere...". Si voltò nuovamente ad osservare la tempesta che irrompeva su Hogwarts, pronto all'ultimo passo. Lo aveva ammesso ora anche di fronte a lei quindi era tutto finito.

Vederlo lì, in quello stato lo riempì di una furia che non aveva mai provato. Harry si sentì pervadere dalla collera contro Voldemort e contro Lucius. Avrebbe voluto distruggerli in quello stesso istante. Piano avanzò anche lui di qualche passo, i suoi occhi freddi e determinati."Vuoi che il sacrificio di tua madre sia stato inutile?" Lo apostrofò colpendolo al cuore, nella sua ferita più profonda. "Ha dato la sua vita per te, non conta niente?"

Draco rizzò le spalle e si voltò nuovamente. "Mia madre sarebbe ancora in vita se io non fossi mai nato". Ma quella sua espressione di colpa ben presto si mutò in una che Harry non riuscì a comprendere. "Persino per mio padre, la mia vita non è stata altro che una sorta di sbaglio imbarazzante se l'ha abbandonata".

"Di cosa sta parlando, Harry?" Hermione osservava con preoccupazione sempre più crescente il volto del Grifondoro mentre veniva attraversato da un'atroce miscela di preoccupazione e tristezza innescata da quell'affermazione che sapeva essere rivolta esclusivamente a lui, il volto che gli andava facendosi di un pallore immacolato.

Ma Draco non aveva ancora finito. "Diceva di amarla eppure ci ha lasciati in balia di Lucius. Se io non mi fermo adesso, Lucius mi userà ancora contro di voi ed io non voglio che Mya subisca lo stesso destino di mia madre". Ancora una volta dette loro le spalle. "L'amore porta soltanto morte e tristezza".

Il Bambino Sopravvissuto rimase impietrito a quella risposta. Draco sapeva e lo aveva scoperto nel modo più orribile. E quella scoperta lo aveva portato a perdere fiducia nell'amore. Come era accaduto al primo Dark Warrior ora stava accadendo anche adesso.

Ma nessuno dei due era preparato a ciò che stava per accadere...

                                                            I hope you’re doing fine out there without me
                                                            ‘Cause I’m not doing so good without you
                                                          The things I thought you’d never know about me
                                                          Were the things I guess you always understood…

Hermione, incurante della tempesta che andava intensificandosi avanzò verso la finestra. Piano piano, tenendosi in equilibrio con la mano appoggiata al muro, salì sul davanzale. Un groppo alla gola le serrava il respiro ma lo tenne a bada. Ricacciò indietro tutti i suoi timori, le vertigini, e avvicinò una mano al viso del biondo, sfiorandolo teneramente. I loro sguardi si incrociarono ed allora fece scivolare la sua mano sul volto del biondo, sul suo petto, sopra il suo cuore andando a trovare rifugio in quella più ampia di lui. Il vento soffiava con ancora più forza contro di loro, la pioggia sferzava e ululava ma per lei tutto questo era inesistente. C'era solo Draco.

                                                     So how could I have been so blind for all these years?
                                                        Guess I only see the truth through all this fear,
                                                                      And living without you…

L'ondata di bontà che lo aveva travolto e seppellito il suo demone per pochi insignificanti minuti si ritrasse e l'oscurità prese nuovamente il sopravvento. Con fare spavaldo e chiaramente di sfida, EvilDraco portò la mano della giovane alle labbra e la baciò senza mai staccare gli occhi dai suoi. "Se non ti conoscessi bene, direi che c'è del marcio anche in te, mia piccola Mezzosangue". Alzò un sopracciglio, fintamente sorpreso. "Perché non abbandoni questo branco di falliti una volta per tutte e ti unisci alla mia lotta per il dominio. So che non puoi fare a meno di me!"

'Mione contraccambiò la sfida senza tirarsi indietro. Gli carezzò le labbra e nuovamente cercò la mano gelida del biondo, accogliendola nella sua, bagnata ma calda. "C'è un angelo e un diavolo in ognuno di noi, non credi? Però su una cosa hai ragione, io amo tutto di te. Che sia la tua anima o la tua malvagità, che siano entrambe queste due parti di te, il mio Draco resta sempre il mio Draco".

Di nuovo, l'amore della Grifondoro la raggiunse. Il suo cuore gelido si sciolse ai suoi raggi e il senso di colpa e lo sconforto minacciò ancora di sommergerlo.

"Se non posso salvarti da questo destino, se per te è troppo penoso sopravvivere in questo mondo di dolore, allora preferisco svanire insieme a te". Continuò la ragazza. Era serena come non lo era mai stata, il suo cuore finalmente in pace. La sua voce limpida si erse nella tempesta e, strano ma vero, persino gli elementi della natura che in quella notte erano impazziti dovettero cedere il passo innanzi alla purezza del suo amore. Non pretendeva che Draco, intimorito da quella richiesta, indietreggiasse solo per salvare lei. Voleva solo stargli accanto se non in questa vita allora in ciò che li aspettava oltre il velo.

                                                            And everything I had in this world
                                                                   And all that I’ll ever be
                                                               It could all fall down around me.
                                                                   ust as long as I have you,
                                                                        Right here by me.

"Hermione, no!!!" Harry corse verso di lei ma 'Mione lo fermò. Il Serpeverde la supplicava con il solo sguardo di scendere di salvarsi, mentre sentiva il potere della gemma Hirui svanire lentamente e l'Amitte Animum riprendere il sopravvento.

                                                               I can’t take another day without you
                                                       ‘Cause baby, I could never make it on my own
                                                              I’ve been waiting so long, just to hold you
                                                          And be back in your arms where I belong

"Sta lontano, Harry. Tranquillo, non ho paura". Sorrise nuovamente e la sua attenzione tornò a concentrarsi unicamente sul suo amore.

                                                         I’m sorry I can’t always find the words to say
                                                       But everything I’ve ever know gets swept away
                                                                           Inside of your love…

"Non pensi a ciò che stai rinunciando. Perché Mya?" La voce del biondo era poco più di un sussurro.

                                                                And everything I had in this world
                                                                    And all that I’ll ever be
                                                                It could all fall down around me.
                                                                   Just as long as I have you,
                                                                          Right here by me.

"La risposta in realtà è più semplice di quel che credi". Lei rise un pò come una bambina che ai suoi stessi giochi infantili. "Se penso al futuro, Draco, io vedo soltanto te. Voglio soltanto te".

                                                                       As the days grow long I see
                                                                    That time is standing still for me
                                                                             When you’re not here

"Voglio crescere insieme a te, diventare la tua sposa, portare nel mio grembo i nostri bambini. Ci pensi?" Il suo sguardo si dipinse di mille sfumature mentre immaginava, sognante, un futuro radioso fatto di piccole, grandi gioie che avrebbero scoperto insieme.

                                                       I’m sorry I can’t always find the words to say
                                                      Everything I’ve ever known gets swept away
                                                                             Inside of your love

"Tanti bambini dai folti capelli biondi, con il tuo sorriso e i tuoi splendidi occhi di tempesta. Mi piacciono tanto i tuoi occhi sai? Voglio dividere tutta la mia vita con te e un giorno, sempre al tuo fianco, morire felice e serena per quello che abbiamo condiviso. Per me, non potrà mai esserci nessun altro. Quindi posso dirti solo questo"...

                                                                 And everything I had in this world
                                                                         And all that I’ll ever be

Gli strinse la mano saldamente...

                                                                    It could all fall down around me.
                                                                      Just as long as I have you,
                                                                               Right here by me.

"Se salti tu, salto anch'io".

                                                                And everything I had in this world
                                                                     And all that I’ll ever be
                                                                  It could all fall down around me.
                                                                   Just as long as I have you,
                                                                           Right here by me.

Nessuno in vita sua gli aveva mai parlato in questo modo, nessuno gli aveva mai aperto il cuore con tanta sincerità ed allora sentì per un attimo la sua determinazione venir meno. Forse... forse... forse c'era ancora una possibilità per loro. Se le avesse permesso di completare l'incantesimo, magari tutti i loro sogni avrebbero potuto ancora avverarsi. Strinse ancora di più la mano della ragazza che amava e quasi impercettibilmente fece un passo indietro verso la salvezza della torre... ma...

******

A miglia di distanza, in un oscuro maniero qualcuno decise che era ora di finire una volta per tutte il Dark Warrior e la sua sudicia compagna.

"Distruggi la mezzosangue!!!" Una mano viscida come l'artiglio di un rettile, gettò nuova polvere nera all'interno del calderone, che prese a ribollire e a spumeggiare impazzito. "Animum evanesco!"

******

Come un artiglio affilato, qualcosa gli strinse il petto talmente forte da privarlo del respiro. Fu colpito da un pugno invisibile, che gli strizzava il cuore mentre un rivolo di sangue gli bagnava le labbra.

"Ahhh!!!" La vista gli si annebbiò completamente e il suo spirito fu risucchiato da un immenso vortice oscuro che lo strappò in un solo istante da quella realtà.

"Draco!" Hermione urlò ma prima che potesse anche solo pensare di avvicinarsi a lui, il Serpeverde le strinse il braccio con una forza inaudita. Con un rapido gesto le afferrò la gola stringendola e affondandole le unghie nella gola. Un ghigno di morte deformò i suoi lineamenti angelici riducendoli alla maschera di un demone.

"Vuoi morire con noi? Allora unisciti alla nostra pazzia mezzosangue!!! Ah aha aha aha..." Sollevò Hermione dal davanzale piantando i suoi occhi plumbei in quelli di smeraldo di Harry. "Scegli Potter: mi uccidi e salvi la tua mezzosangue oppure la lasci morire e completi l'Omniapurgalis? Aha aha aha aha...". Il tempo si fermò mentre Harry Potter alzava lentamente la sua bacchetta in un ultimo disperato tentativo.

Ti fermerò.

Troppo tardi moccioso, la tua mezzosangue è spacciata!

No!

"Accio Hermione!" Urlò il Bambino Sopravvissuto ma non accadde nulla. La magia del Dark Warrior era troppo forte. Con un semplice gesto della mano, Harry fu scaraventato con la parete di nuda roccia, cadendo al suolo con violenza. Un dolore acuto scoppiò come un milione di scintille nel suo braccio destro, nell'istante in cui l'osso del suo arto si ruppe in mille pezzi.

"Niente da fare, Potter. La tua ridicola magia non può nulla contro di me!". Incurante del suo braccio ferito,. Harry pensò ancora una volta a quelle emozioni che lo avevano portato a mutarsi nel Light Warrior ma il dolore gli annebbiava la mente. In lui, c'era soltanto rabbia e dolore e tristezza e il potere della Luna continuava a restare dormiente. Affinché potesse attingere ad esso, doveva combattere con cuore sereno ma ora questo gli pareva un ostacolo insormontabile.

"Che cosa vuoi fare?!" Urlò ancora, tentando di liberarsi da quelle catene roventi che sbucando dal suolo lo strinsero, bloccando qualsiasi suo movimento, lasciandogli solo la possibilità di vedere Hermione che annaspava impotente cercando di liberarsi da quella stretta mortale.

Io ti fermeròòòò!!! Con le poche forze che le erano rimaste, l'anima di Draco si concentrò allo stremo. Il suo demone sentì la vita venirgli meno mentre lo spirito faceva appello ad un potere sconosciuto. In un'ultima e disperata magia d'amore, iniziò a spegnere il suo stesso soffio di vita.

Così ci ucciderai entrambi!!! Pazzo!!!

Si

Prima che la vita lo abbandonasse completamente il demone giocò la sia ultima carta. Con un urlo inumano scaraventò Hermione fuori dalla finestra...

"NOOOO!!!", urlarono due voci mentre Mya precipitava al suolo.

******

Voldemort rise di gusto a quella scena, tornando a sedersi placido sul suo immenso trono. Uccidere il grande amore della sua vita, non aveva potuto sperare in una fine più crudele per quel ragazzo. Infondo era un peccato, tanti straordinari poteri sprecati per un sentimento così insulso come l'amore, ma infondo questa soluzione era sicuramente la migliore. Un tale shock emotivo avrebbe stroncato una volta per tutte la volontà di vivere di quell'insulso moccioso che stavolta non avrebbe avuto più alcuna ragione dal trattenersi dal prendere la propria vita. E senza il Dark Warrior, Harry Potter non avrebbe costituito per lui una minaccia più di un qualsiasi altro mago. Il potere della Luce non era sufficiente a fermare il Signore Oscuro, occorrevano anche le tenebre.

Ciò che rimaneva per lui un mistero, però, era come era stato possibile che il depositario di un tale potere fosse l'insulso figlio di Lucius Malfoy. Voldemort sapeva, sapeva che l'ultimo Dark Warrior nella storia magica era stato Salazar Serpeverde quindi come era stato possibile che lui, suo erede, non avesse ricevuto tale dono? Ah, ma ora tutto questo non contava più. Morto il giovane Malfoy, anche i poteri di quel fastidioso Potter sarebbero scemati rapidamente, non appena il bonding si fosse infranto.

Accanto a lui, Lucius e Codaliscia gioivano guardando la pura soddisfazione che si leggeva nello sguardo del loro padrone. Lo specchio rivelatore aveva mostrato loro l'intera battaglia che si era tenuta al castello di Hogwarts e dentro di loro sentivano che la loro vittoria era vicina.

Malfoy Sr non poté non provare una certa soddisfazione. Anche l'ultimo traccia dell'odiato Sirius Black sarebbe stata presto cancellata dalla faccia della Terra. Ogni volta che fissava la tempesta nello sguardo di Draco, rivedeva lo stesso ardore e disprezzo che c'era stato in quello di suo padre. Quel padre che si era sempre divertito a farlo sentire meno di zero, lui... lui che discendeva da una rinomata stirpe di purosangue, lui che aveva giurato di epurare il mondo da mezzosangue, babbanofili e mostri come i licantropi di cui l'odiato Black amava tanto circondarsi.

Ad un cenno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, i Mangiamorte iniziarono a radunarsi intorno a lui, tronfi ed ebbri dal successo del loro padrone. In quella superficie argentea si rifletteva l'inizio del loro futuro: Harry Potter inginocchiato e impotente, un'altra insulsa mezzosangue uccisa e soprattutto il Dark Warrior finalmente al loro servizio. Ma...

Come la scintilla che segna l'inizio di un grande e devastante incendio, un puntino bianco si erse nel loro sogno di vittoria, una debole lucina nata da una piccola perla che presto divenne un bagliore devastante che scaturì dallo specchio, accecandoli...

******

Nello stesso istante in cui la Hermione veniva scaraventata all'esterno, una nuova ondata di forza lo assalì restituendolo alla vita. Quella malvagità che fino ad allora gli era parsa senza confini, gigantesca come un colosso d'un tratto si fece insignificante. Piccola e fragile, un nonnulla che poteva essere tenuto imprigionato nello stesso palmo della sua mano. E così fece... Agì d'impulso... Si gettò insieme a lei. L'avrebbe salvata costi quel che costi e se non ci fosse riuscito sarebbero rimasti insieme ugualmente. Se era questo lo shock emotivo che Voldemort aspettava per distruggerlo completamente, aveva davvero fatto male i suoi calcoli...

******

Tutto si mosse al rallentatore. Vedeva gli occhi di Draco, crudeli e assassini come non lo erano mai stati e sentiva la micidiale presa che le stava togliendo il respiro farsi sempre più letale. Poi l'aria che tornava devastante nei suoi polmoni, il vento sferzante, la pioggia battente, una scheggia di cielo nero ed un urlo straziante.

Chiuse gli occhi, una lacrima silenziosa che si mischiava all'acqua celeste, mentre sentiva il suo corpo farsi leggero come una piuma. Presto l'aria l'avrebbe schiacciata al suolo e per lei sarebbe stata la fine. Ma non le importava. Non le importava morire, abbandonare questo mondo. Non era questo il suo rimpianto... Perdonami, amore mio. Non sono riuscita a salvarti...

Un calore improvviso l'accolse, un sogno che si spalancava innanzi a lei a pochi secondi dalla fine. Qualcosa di forte e caldo la circondò, stringendola saldamente mentre ruzzolavano nella tempesta, sulle tegole taglienti, proteggendola da qualsiasi urto quando alla fine venivano scaraventati verso il suolo.

Sentì un grugnito di dolore ed un braccio cingerle la vita fin quasi a farle mani mentre la sua caduta si arrestava e restava sospesa così, per aria.

Una dolce fragranza le pervase i sensi, una nuova sensazione che oscurò tutte le altre, che riscaldò il gelo di quella notte e illuminò il buio che l'aveva travolta... il profumo dell'erba primaverile... il profumo del suo drago...

"Hermione stai bene?" Avvertì un respiro caldo poco distante dalla sue labbra ed una voce roca richiamarla alla vita. A fatica, combattendo la forza devastatrice della pioggia che continuava a imperversare su di loro, si costrinse ad aprire gli occhi e quello che vide fu per lei una visione celestiale... un miracolo... il suo, il loro miracolo...

I capelli erano completamente incollati sulla sua fronte e i suoi occhi quasi totalmente oscurati da essi ma mai, mai erano stati più vivi e belli come in quel momento. Il suo corpo emanava un calore delizioso e per un istante, non fosse per la tragicità di quella situazione, avrebbe buttato tutto all'aria per avere la possibilità di baciare in eterno quel bellissimo angelo che l'aveva salvata.

Con uno sforzo immane, Draco reggeva entrambi con un solo braccio al vecchio cornicione cadente lottando contro la natura maligna e, al tempo stesso, contro la fatica sia fisica che mentale che che lo aveva condotta sul ciglio dell'incoscienza. Le stava sorridendo, lo stesso sorriso del giorno in cui era stato catturato dall'Oscuro Signore e, senza accorgersene, Hermione si ritrovò a ricambiarlo. Annuì estasiata.

"Bene!" Sforzandosi riuscì a baciarla velocemente. "è da un pò che non ci vediamo. Devo dire che sei sempre più bella amore, sai?." Le rivolse il suo mezzo-sorriso più straordinario, quasi divertito del silenzio della sua ragazza. "è un piacere sapere che ho ancora questo effetto su di te, tesoro!"

"Draco..." Riuscì a malapena a mormorare lei.

Lui strinse i denti, tentando di tenere la sua presa su di lei più salda. "Porta le tue braccia sulle mie spalle!". Le ordinò e 'Mione ubbidì senza esitare, le loro labbra ora a pochi centimetri di distanza. I loro respiri si confusero, innamorati. Draco la baciò con foga. Aveva bisogno di sentirla vicina, ora come non mai. Cercava nei suoi occhi una qualche traccia di paura, timore, ma non ve ne trovò. C'era solo il suo amore e tanta, tanta speranza. "Mi dispiace averti coinvolta in questo casino".

"Mi spiace non averti potuto aiutare prima. Sei quasi morto per me". La pioggia rendeva più difficile restare aggrappati in quella posizione assurda ma sembrava che a quei due non importasse. "Ti amo".

"Beh, grazie" Il Serpeverde rise, divertito. "Comunque, credo che possiamo ancora tranquillamente romperci l'osso del collo, se è questo che ti preoccupa!" Lei si strinse ancora di più, nascondendo il volto nell'incavo del collo di lui, ridendo sommessamente. "A ogni modo, ti amo anch'io".

Si guardarono per un lungo istante senza dirsi niente. Non ce n'era bisogno. La tempesta nel suo sguardo sembrò placarsi per un attimo. "Non è ancora tutto finito, Mya. Lui è ancora qui. Sotto controllo ma ancora qui!". Il suo demone si struggeva nel tentativo di liberarsi ma la magia del Dark Warrior era troppo forte. Era vero, il suo fisico non avrebbe retto alla trasformazione ma poteva attingere a quella energia per restare padrone del suo corpo e salvare la persona più importante della sua vita: Mya. Guardò con rabbia lo scorcio di finestra che riusciva ad intravedere. "Potty, maledizione!" Nessuna reazione.

"Potter, vedi di fare qualcosa, qua rischiamo di ammazzarci sul serio!" Ancora nessuna reazione.

"Harry James Potter alza il tuo culo eroico e datti una mossa, cazzarola!!!"

Fece di tutto per non ridergli in faccia ma non ci riuscì... anche in una situazione assurda come quella: Draco Malfoy era sempre Draco Malfoy...

******

Fissava atterrito la finestra. Era finito... era tutto finito. Hermione era morta e Draco, pochi istanti dopo, si era gettato insieme a lei. Non riusciva a muoversi. Le energie lo avevano completamente abbandonato. Le catene magiche che lo tenevano imprigionato si erano dissolte non appena il biondo cercatore era svanito oltre la sua vista eppure per lui non faceva alcuna differenza. Si sentiva morto dentro.

Aveva fallito, anche questa volta aveva fallito: prima con Cedric, poi con Sirius ed, infine, con Hermione e Draco... aveva fallito.

Calde lacrime gli rigavano il viso mentre s'accasciava al suolo, battendo il pugno ancora sano contro la nuda pietra. Aveva fallito... continuava a ripetersi, singhiozzando, solo questo.

"Potty, maledizione!" Gli pareva quasi di sentire la voce del biondo, tornato dall'aldilà a tormentarlo, fino a quando non fosse morto di pazzia. Era tutto così reale.

"Potter, vedi di fare qualcosa, qua rischiamo di ammazzarci sul serio!" Ecco, ora Draco sarebbe comparso nel suo corpo perlaceo, con tanto di lenzuolo bianco e catene. Rise tra le lacrime: sarebbe bastato lui ad accopparlo, risparmiando a Voldemort una bella gatta da pelare.

"Harry James Potter alza il tuo culo eroico e datti una mossa, cazzarola!!!" Draco? Draco!!!

S'alzò di scatto, incurante del dolore che gli bruciava in tutto il corpo, e corse alla finestra. Non poteva crederci! Lì, appesi al cornicione, c'erano Draco ed Hermione. Erano vivi... Erano ancora vivi!!!

"Hermione, Draco. Siete ancora vivi!" Urlò dalla gioia, sporgendosi fino al limite.

"Felice di rivederti, Harry". Gli rispose la Grifondoro.

"Sarei anch'io felice di continuare questa piacevolissima ed interessantissima conversazione". Draco sollevò le labbra in un sorriso totalmente, ma totalmente falso. "Ma come vedi sono un tantino occupato!" Harry continuava a restare fermo. "Potter, giuro che se ne usciamo vivi ti strozzo con le mie mani. Tiraci fuori di qui, imbecille!" Era solo un tantino alterato, ma solo un pochino.

"La bacchetta, la bacchetta..." Come un forsennato, iniziò a frugare nella stanza, fra le macerie ma non ve ne era traccia. Doveva trovarla, doveva assolutamente trovarla...

******

"Vedi? E questo dovrebbe essere il salvatore del mondo magico?" Draco tentava di far ragionare Hermione, cercando di distrarla in tutti i modi dal guardare in basso. Oramai aveva perso quasi completamente la sensibilità nel suo braccio e non era sicuro se questo era una buona o una cattiva cosa. "Non posso lasciarlo solo cinque minuti che mi va in panne! è un imbranato!"

La fatica diventava sempre più forte e l'Amitte Animum continuava a resistere. L'ora che avevano a disposizione era quasi scaduta e presto la sua anima sarebbe scomparsa per sempre. Eppure, sapeva, aveva l'assoluta certezza che si sarebbero salvati. Dannazione, la speranza di quella ragazza era contagiosa.

"Non riesco a trovarla maledizione!" Harry tornò ad affacciarsi, disperato.

CRACK... CRACK...

Il cornicione iniziò a spezzarsi sotto il loro peso, sgretolandosi rapidamente. Impaurita, Mya si strinse a lui. Era questa la fine?

Draco, invece, non cedette. Doveva proteggerla, doveva proteggerla e costruire con lei il loro futuro. Senza staccare mai i suoi occhi da quelli impauriti di lei, gridò superando la tempesta.

"Harry... Harry ascoltami attentamente. La gemma sulla tua mano è ancora brillante vero?"

"Si" Rispose il Bambino Sopravvissuto, osservando l'ovum sul dorso della sua mano sinistra. Sentì tutta la preoccupazione svanire innanzi alla tranquillità nella voce del biondo. Una nuova forza lo pervase. Doveva solo lasciarsi guidare da lui. Draco conosceva la strada.

"Bene! Allora richiama la spada. Pensa a cosa hai provato stringendola tra le mani, pensa a come era straordinario sentirsi inondare dalla sua energia. A cosa voleva dire essere il Light Warrior! Trasformati, so che puoi farcela!". Hermione gli stava scivolando e oramai non c'era più tempo.

Harry chiuse gli occhi. Tentò di concentrarsi, tentò di richiamare quelle emozione che gli sembravano così lontane ma non ci riusciva.  era tutto così distante, così confuso. "Non ci riesco!" Urlò disperato, ma non era questa la risposta che il biondo voleva sentire.

"Devi!" Sollevò il suo sguardo. Come quella volta, come in infermeria la tempesta incontrò lo smeraldo. "So che puoi farcela fratellino!"

Quella semplice frase fu come un pugno in faccia. Draco aveva fiducia in lui...

In quello stesso istante il cornicione cedette e il Serpeverde e la Grifondoro caddero nel vuoto. Il biondo strinse a sé la sua Mya con tutta la forza che gli restava, facendole scudo con il proprio corpo. Sapeva che da una caduta di quel genere nessuno dei due sarebbe sopravvissuto ma era più forte di lui. Si tennero stretti mentre il suolo si avvicinava a tutta velocità.

"Hermione, Dracoooo!!!" Una fiammata bianca purissima avvolse il Bambino Sopravvissuto ed ancora una volta avvenne il miracolo. Il suo debole corpo di sedicenne fu sostituito da uno più forte e possente che nemmeno l'acciaio avrebbe potuto scalfire. Gli occhiali scomparvero mentre la sua vista si acuiva oltre l'inverosimile, assumendo quelle caratteristiche che la rendevano sempre più simile a quella di un uccello rapace. Candidi vestiti bianchi sostituirono la sua divisa zuppa. Il guerriero di luce era tornato.

Balzò sul cornicione ed allungò un braccio verso i suoi amici che stavano cadendo verso il suolo. Quasi a volerli afferrare, urlò "Arrestum Momentum!!!". Una luce accecante scaturì dalla sua mano, una luce che diradò le tenebre ed avvolse i due ragazzi. La caduta s'arrestò e piano, come sorretti da ali invisibili, i due atterrarono sull'erba bagnata, sotto la violenta pioggia battente. Nello stesso momento in cui questo avvenne Harry scomparve avvolto dal fuoco per poi riapparire accanto a loro ai piedi della torre.

"State bene, ragazzi?" Li scrutava attentamente nel tentativo di trovare danni o ferite da guarire ma non ve ne erano. Hermione, allontanatasi per un attimo dal suo ragazzo, lo abbracciò e lui la strinse, se non per consolarla per trasmetterle un pò di energia che sapeva le sarebbe ben presto servita..

"Ce l'hai fatta, Harry!". Risplendeva di gratitudine, letteralmente. Harry annuì mentre il suo sguardo si spostava sul biondo, in piedi, dall'aspetto stanco e stravolto ma che gli sorrideva, a metà tra un ghigno e una sincera espressione di gioia. "Già. Ma la prossima volta, mi raccomando, prenditela più comoda, dopotutto rischiavamo solo di spiaccicarci da un centinaio di metri". Tentò di scherzare ma nemmeno lui riuscì a trattenere quel profondo senso di orgoglio che in un secondo pervase il Light Warrior. Harry lo percepì distintamente e dentro di sé esultò. Avere la stima di Draco gli procurava una felicità strana ma al tempo stesso particolare, come se dentro di lui qualcosa avesse bramato per averla.

"Hey, la prossim..." Ma non terminò la frase che Draco chiuse gli occhi in preda ad un dolore fitto e lancinante. Le gambe del cercatore biondo cedettero sotto il peso della fatica e del maleficio, lasciandolo crollare al suolo. Il Grifondoro l'afferrò prontamente e solo allora si accorse di quanto il corpo del giovane fosse gelido. Forti e nuovi tremori lo scossero, la sua vista che s'annebbiava.

"Mi sa che non sto bene come pensavo" .Riuscì a sussurrare. Harry gli fece cenno di non parlare ma Draco gli afferrò la mano. Con una voce sconosciuta, sibilò. "Dieci minuti, niente di più". Per un istante i suoi occhi balenarono di un azzurro intenso, poi svenne stremato.

Harry, non perse tempo. Se lo caricò in spalla ed afferrò Hermione per un braccio, svanendo ancora una volta nel bagliore della sua magia.

******

Ricomparvero nella capanna deserta di Hagrid. Il mezzo-gigante aveva raggiunto gli altri insegnanti nel tentativo di frenare l'ondata di panico che il potere di Draco aveva causato fra gli studenti e questo luogo parve loro il più adatto e tranquillo per ciò che stavano per compiere. Nessuno prima di allora era riuscito a terminare un Omniapurgalis, e a loro venivano concessi solo dieci minuti.

Il Grifondoro osservava la sua amica armeggiare infondo alla stanza, aizzando le braci nel camino e preparando il letto sulla quale avrebbero adagiato il biondo per completare il rituale. Hermione tremava, se per il freddo o la preoccupazione, lui non lo sapeva, o forse per entrambi così fece l'unica cosa che gli venne in mente. Chiuse gli occhi per un attimo e i loro vestiti furono nuovamente asciutti mentre un piccola fiammella comparve a mezz'aria per poi distribuirsi fra i tizzoni quasi spenti e le vecchie torce di torba. Lei gli sorrise mesta ma grata.

Così come era comparsa la magia del Light Warrior lo lasciò, restituendolo al suo normale corpo di sedicenne. Era ancora nuovo a questa esperienza ma Harry capì che la trasformazione così come i suoi poteri erano legati al suo istinto di proteggere: se avvertiva che uno dei suoi amici era in pericolo allora la magia si impadroniva di lui, rendendolo invincibile. Pensò che anche per il biondo doveva essere lo stesso tuttavia per lui la cosa era più circoscritta. La minaccia doveva essere rivolta contro Hermione per innescare la magia.

Si sedette sul letto, incurante del braccio rotto, e strinse a sé suo fratello che incosciente, mormorava frasi sconnesse. Erano per lo più parole oscure altrimenti ripeteva il nome di Hermione e di sua madre, ma una singola volta, solo una singola volta, ad Harry parve di udire Draco fare il nome di Sirius.

Perché mi hai lasciato, padre?

Ora aveva la certezza che Draco sapeva. Se fossero sopravvissuti sarebbe stato un duro confronto il loro.

"Siamo pronti?" Hermione era terrorizzata ma tentava di controllarsi. Il Bambino Sopravvissuto le carezzò una guancia e lei ricambiò il suo sguardo.

"Andrà tutto bene".

Lei non rispose ma si chinò a sfiorare le labbra del suo ragazzo. "Presto starai di nuovo bene. Ed allora staremo sempre insieme".

Harry non volle approfondire il significato di quelle parole. Aveva paura di vedere i pensieri celati dietro di essi... sapeva solo che Draco non era l'unico pronto a sacrificarsi per amore. Il suo antenato aveva avuto ragione: l'amore era davvero l'arma più pericolosa.

                                                                           "Expurge corpe et animo te

                                                                           Ablegate lemuribus malis

                                                                  Per amorum meum ad virtuum revienes

                                                                         Per amor meum mihi revienes"

Continuava a ripeterlo ancora e ancora lentamente, quasi caduta in uno stato di trance dove, seppur tutto il suo essere era rivolto alla salvezza del Serpeverde, era attenta a ciò che la circondava.

Draco iniziò a tremare incontrollabilmente, gocce di sudore che gli imperlavano la fronte. Serrava forte la bocca, quasi a trattenere un grido mentre Harry faceva appello a tutte le sue forze per trattenerlo. Lo teneva stretto, seduto sul grande e lanoso letto di Hagrid mentre intorno a loro tazze e teiere vorticavano frenetici. Il biondo aveva un potere spaventoso e il Bambino Sopravvissuto sentiva i muscoli venirgli meno per lo sforzo ma si costrinse a resistere. Hermione e Draco stavano facendo la loro parte e lui avrebbe continuato a fare la sua anche se tutte le vene nel suo corpo fossero esplose.

Un minuto...

'Mione sentì una strana sensazione pervaderla, quasi un prurito fastidioso... il morso di un milione di insetti affamati che si erano accaniti contro di lei. Lentamente quella sensazione andò intensificandosi finché non mutò in una sorta di calore... e il calore in un incendio senza fine. Le pareva di sentire persino l'odore della sua carne bruciare, lo sfrigolio della pelle, ed allora fu certa che il Male che stava estirpando dal corpo di Draco l'avrebbe consumata completamente.

Due minuti...

Fu allora che le immagini le riempirono la mente senza sosta. Lampi d'orrore e depravazione... orripilanti semi piantati nello spirito del Serpeverde da lente morti alle quali era stato costretto ad assistere. La ragazza conosceva alcune vittime, ma la maggioranza erano solo corpi senza volto. Hermione sentì la nausea salirle lungo l'esofago ma la respinse. Doveva completare l'incantesimo. Solo quello.

Tre minuti...

Per un attimo, Hermione pensò che la sua vista le stesse giocando un brutto tiro ma non durò a lungo. Uno sciame oscuro prese a salire dal petto di Draco e i suoi occhi si spalancarono in un muto orrore mentre quello iniziò a danzare minaccioso intorno a loro.

"E-era davvero dentro di lui?" Poté sentire Harry mormorare sbigottito.

Gli insetti si tramutarono in forme contorte che sussurravano cariche d'odio in una lingua che lei non poteva comprendere. S'innalzarono verso il soffitto dove scomparvero per un istante, latrando come animali feriti.

Quattro minuti...

Un vento gelido iniziò a soffiare ed allora le figure nere tornarono accerchiandoli. Una nuova sensazione di malessere e di panico la colpì ed ancora Hermione temette di non farcela. Come bestie impazzite, gli spettri si scagliarono contro di loro pronti a difendersi e ad uccidere tutti coloro che avessero osato sfidare i piani del grande Voldemort. Cercando di tener fermo il Dark Warrior con solo il braccio sinistro, che in quella forma sopportava con coraggio una brutta frattura, Harry sfoderò la sua bacchetta tentando di difendere se stesso e i suoi amici, ma gli avversari erano troppi. Una delle figure la toccò, facendole accapponare la pelle. L'aria si mosse sempre più veloce e i capelli della ragazza s'agitavano selvaggi intorno a lei, colpendole il viso dolorosamente.

Cinque minuti...

"H-Hermione, Hermione". Stavolta il bambino Sopravvissuto era in pieno panico. Così come un solo istante prima s'agitava in preda a forti convulsioni, ora il biondo non si muoveva più, non gemeva più e il suo respiro era a malapena percettibile. "Hermione, Draco... non riesco più a sentire il suo respiro!". Sembrava che l'attacco che contro di loro veniva scagliato dipendesse dalle condizioni in cui riversava l'Erede dei Malfoy. Ora che lui era ad un passo dalla fine, veniva loro dato un piccolo attimo di respiro.

Avrebbe voluto fermarsi ma la Grifondoro si costrinse a continuare. Le figure nere erano così dense intorno a loro da oscurare anche la luce emanata dalle torce e dal camino. Erano viziose, oleose, come il residuo di una pozione andata a male.

Sei minuti...

D'improvviso Draco strinse la bocca così forte che le vene sulla sua fronte avevano preso a pulsare indemoniate mentre i denti battevano in un tetro e malato suono in sottofondo. Nuovamente prese a contorcersi nel tentativo di liberarsi ed ancora una volta Harry lo strinse a sé. Gettò la bacchetta, incurante delle ferite che quei mostri gli procuravano e concentrandosi unicamente sul ragazzo che aveva tra le braccia. Piegando la testa all'indietro, il Serpeverde iniziò a urlare mentre quelle forme iniziavano a diradarsi.

Sette minuti...

Più gli spettri diminuivano intorno a loro più essi si facevano pericolosi e mortali, ma le urla di Draco non cessavano. Il corpo della Grifondoro era in fiamme. Nemmeno una Cruciatus avrebbe potuto essere paragonata a quella sensazione così simile ad una combustione spontanea.

Otto minuti...

Ne erano rimaste pochissime... l'incantesimo era quasi completo...

La stanza esplose in un turbinio di fuoco e luce mentre la porta della casupola di Hagrid semplicemente fu incenerita... pezzi di legno che volavano nella aria, pezzi di legno che avrebbero potuto colpire entrambi. Una fiammata bianca li avvolse e nuovamente Harry Potter lasciò il suo posto al Light Warrior. Difendi i tuoi amici... proteggili... continuava a ripetersi... pensa solo a questo... Socchiuse gli occhi per un istante ed un'immensa barriera di luce li circondò proteggendoli da qualsiasi cosa.

Nove minuti...

Cos' vicina, così vicina... solo due ombre ancora. Draco smise di urlare e la sua testa s'accasciò contro il petto del Grifondoro. Era svenuto. E presto sarebbe toccato ad Hermione. Come uno scheletro, era così che lei si sentiva, semplicemente ad una passo dal baratro della morte. Il Male puro che era stato celato nel corpo di Draco si era in qualche modo riversato anche nelle sue vene, lasciandola debole e sfinita. Non aveva immaginato questo. Era convinta che nemmeno il Professor Piton avrebbe immaginato tanto. Nella sua mente confusa pensò che avrebbe potuto scrivere un libro sugli effetti devastanti dell'Omniapurgalis.

Un'ultima ombra... che come un avvoltoio volava su di loro... riluttante a scomparire per sempre... poteva farcela...

Quella, però, non s'arrese. Come un toro impazzito prese a lanciarsi contro la barriera luminosa innalzata dal moro. Senza esitare, quell'essere senz'anima iniziò a richiamare a sé la magia del Dark Warrior che tramutatasi in tizzoni ardenti s'accanì contro il suo stesso evocatore incosciente. Hermione pensò che questa era davvero la fine. Nuove lacrime s'affacciarono ai suoi occhi mentre nella sua mente ripercorreva la sua vita e tutte le cose che le sarebbero mancate... i pomeriggi impossibili sui compito con Harry e Ron, le chiacchierate con Ginny, le lezioni della McGranitt, le battute di Blaise... gli abbracci di Draco... i baci di Draco... Draco...

"No!" raccolse tutta la forza che le era rimasta e continuò a mormorare l'incantesimo mentre anche la sua voce veniva meno, consumata e roca.

L'ultima ombra... l'ultima...

Poi tutto esplose in una sensazione di luce e calore, un profondo senso di pace che li pervase tutti... per un momento, Hermione vide un lampo d'oro e di rosso prima che le tenebre la inghiottissero e cadesse esausta sul petto del suo amato. Una nuova fiammata bianca avvolse il Bambino Sopravvissuto mentre un debole sorriso gli illuminò il viso. Stanco, s'abbandonò anch'egli ad un sonno senza sogni, suo fratello e la sua migliore amica al proprio fianco, sfiniti ma vivi. Ma prima che perdesse totalmente i sensi, scorse un sorriso beato sul volto di Draco, del suo amico, di suo fratello, che sospirò contento quasi avesse capito che il suo incubo era finito.

In lontananza un grido inumano urlò nella notte "NOOOO!!!"

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Note: ora 11:47 del 12 Aprile 2006. Finalmente è finito! Sono molto delusa e infuriata con me stessa per aver impiegato tanto per terminarlo ma spero che l'attesa sia valsa a qualcosa. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno continuato a recensire i vecchi capitoli e mi scuso di cuore per non aver aggiornato prima.

Alcuni pezzi saranno più lunghi di altri ma posso solo dire che alcuni di essi risalgono addirittura all'anno scorso. Non voglio trovare scuse, anche se sono stata davvero impegnata con mille e più problemi, ma credetemi non ho potuto fare di meglio.

Questo capitolo lo dedico alla mia amica M., che purtroppo è scomparsa di recente, e spero che ovunque le si trovi le possa piacere. Era una delle mie più grandi fan, nonché una persona di cui sentirò in eterno la mancanza. Per molto tempo non me la sono sentita di continuare a scrivere ma poi ho pensato che a lei avrebbe fatto piacere. Come mi diceva sempre: lo spettacolo deve sempre continuare!

Ora, bando alle cose tristi, andiamo avanti con le solite spiegazioni di fine capitolo. Quasi quasi faccio una lista, quindi procediamo in ordine:

1. la persona incappucciata che Blaise incontra in quella sua specie di visione, è, come in molti spero che abbiano intuito, il primo Dark Warrior o meglio The First Dark. I due sembrano conoscersi da tempo e credetemi se ne arriveranno delle belle. Perché, vedete, nemmeno Silente è sicuro che TFD (scusate l'abbreviazione) sia davvero morto, chissà. Vi lascio la suspance.

Per quanto riguarda Blaise e la sua paura più grande, avete notato che lui si risveglia circondato dalle fiamme. Beh, questo è un indizio molto importante anche sul perché lui e Ginny sembrano avere un'affinità così particolare...

2. piaciuta la trasformazione di Harry? Ho cercato di caratterizzarla la meglio soprattutto in un confronto con quella di Draco. Proprio per questo ho deciso di dargli il potere della guarigione. Ora sono davvero agli antipodi: uno che uccide, l'altro che guarisce. Beh, direi che i problemi di Draco sono terminati... per ora, naturalmente.

3. Il famoso "Libro della Luna", come ha potuto verificare Harry non è solo sapere magico ma la raccolta delle esperienze di coloro che li hanno preceduti. Solo lui e Draco possono accedervi e solo loro due possono decifrarlo. Tuttavia ognuno do loro può leggere solo la parte scritta dal proprio antenato. In merito, non so se ho chiarito le cose o le ho complicate ancora di più. Come Draco, anche TFD ha vissuto esperienze simile e sembra proprio che tutte le avventure che i nostri amici hanno passato fino ad ora sono state solo un allenamento per quello che dovrà ancora venire...

4. Purtroppo non so chi abbia scritto la canzone che ho inserito. L'ho trovata su un giornale qualche tempo fa ma non riesco proprio a ricordare né l'autore né il titolo. Sorry. Per quanto riguarda l'Omniapurgalis, che può essere tradotto come "purificazione di ogni cosa", ho rispolverato un pò del mio vecchio latino. Eccovi la traduzione (non proprio letterale ma questa è la più semplice possibile): ti guarisco nel corpo e nell'animo/ ricaccio via le ombre del male/ per amor mio che tu ritorni alle virtù/ per amor mio che tu ritorni da me. Avrei potuto scriverlo in italiano ma in latino ha tutto un altro fascino.

Credo che con questo sia tutto. Se ci sono altre domande potete farmele quando volete, quindi (sono praticamente in ginocchio) recensite, vi prego. Baci e alla prossima.

P.S: ringraziamenti speciali a (rullino i tamburi): super gaia, buffy88, Kiara, Francys, Didi e naturalmente Kishal. Sto pensando a quello che mi hai detto tesoro, ma le mie mani non vogliono collaborare. Al solo pensiero di Draco e Pansy in att... att... vedi si rifiutano di scrivere, beh insieme hanno minacciato di ammutinarsi. Vedrò quello che riesco a fare. Ciao ciao.

 

 

 

 

 

 

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