I've been looking for you forever

di mrbeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's my life ***
Capitolo 2: *** what are you doing here, lady? ***
Capitolo 3: *** he is my savior, my knight, my prince ***
Capitolo 4: *** Oh, there you are ***
Capitolo 5: *** prom propose ***
Capitolo 6: *** Prince and Angel ***



Capitolo 1
*** It's my life ***


 PROLOGO
 
 
Mi  chiamo Kurt. Kurt Hummel. Per buona parte della mia, seppur breve, vita sono stato un emarginato, uno sfigato, uno di quei ragazzi che vengono sempre presi di mira dai bulli. Forse dipende dal mio modo di vestire, forse dalla mia voce più alta di un normale ragazzo, forse dal fatto che adoro cantare.
 
Forse, semplicemente, è perché sono gay.
 
Penso di aver avuto questa inclinazione fin da quando ero un bambino: giocavo a prendere il the con le bambole, adoravo le storie di principesse e indossavo vestiti da ragazze. Per il mio sesto compleanno chiesi a mia madre di comprarmi delle scarpe rosse con il tacco.
 
Ma io ho scoperto il mio orientamento solo qualche anno fa, in seconda media, quando capii di essermi innamorato del mio compagno di banco, un ragazzino tutto lentiggini e occhiali ma con un sorriso veramente dolce.
 
Purtroppo feci l’errore di dichiararmi. E anche quello di farlo davanti a tutta la classe, per S. Valentino. Fu così che tutta la scuola venne a saperlo e fu così che iniziò il mio calvario.
 
Ma forse è stato meglio così. Ho messo in chiaro fin da subito chi ero e, sebbene da quel giorno non ci sia stata una  mattina in cui nessuno mi abbia spinto o mi abbia chiamato frocio, penso che quello che è successo fosse inevitabile. Ma da allora odio profondamente S. Valentino.
 
Ma questa non è la mia storia. Oddio per la maggior parte sì. Ma non solo. Ma non è la storia della mia vita. Solo di una piccola parte.
 

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Capitolo 2
*** what are you doing here, lady? ***


 Il mio racconto inizia poco dopo il mio “come out”. Devo ammettere che quel periodo fu uno dei peggiori. Mi vergognavo ad uscire di casa e mi faceva morire l’idea di dover andare in classe e sedermi di fianco a lui. E quelli non erano i miei soli problemi: una volta a scuola avrei dovuto sopportare gli sguardi e i pettegolezzi, i cori contro i gay urlati sguaiatamente, e le facce schifate dei miei compagni e anche di qualche prof.
 
Non ero ancora abituato a quello che l’ignoranza e la paura possono provocare e spesso mi ritrovavo a piangere silenziosamente in piena notte. Ma per quanto soffrissi dentro cercavo di non farmi vedere debole e soffocavo le lacrime. Dovevo ancora capire quanto stupidi fossero i miei persecutori.
 
Comunque sia, quando iniziò questa storia era un pomeriggio di inizio primavera e respiravo a pieni polmoni l’aria frizzante di Aprile. Quel giorno ero rimasto a scuola oltre l’orario per una ricerca. Avrei dovuto chiamare mio padre per farmi venire a prendere ma quel timido sole e quel cielo azzurro mi convinsero a tornare a piedi. Dopotutto casa mia distava solo qualche quartiere. Probabilmente se non avessi preso questa scelta non sarebbe accaduto nulla.
 
Canticchiavo, beatamente ignaro, un motivo di Cats e mi infilai in una stradina poco trafficata. Li vidi arrivare ma non mi preoccupai troppo. Era un gruppo di una mezza dozzina di ragazzi e quando riuscii a metterli a fuoco notai che un paio venivano nella mia scuola, anche se non li incontravo spesso. Così continuai a tirare dritto.
 
Non mi accorsi che avevano iniziato a bisbigliare con un tono sempre più acceso e non notai che curvarono quel che bastava per finire sulla mia traiettoria. Così quando li vidi davanti a me era troppo tardi.
 
“Ragazzina come mai da queste pari” esordì uno con la voce divertita “non lo sai che qui non le vogliamo le principesse come te?”.
 
Iniziai a sudare freddo.
 
Nel frattempo un altro incalzava: “Si, non vorremo che ci contagiassi.”.
 
“Magari lo faremmo contento se iniziassimo tutti a indossare gonne e scarpe con i tacchi!”.
 
Risata generale.
 
Cercai  di liberarmi in quel momento di ilarità.
 
“Dove pensi di andare?” mi apostrofò quello che sembrava il capo “Resta con noi veri uomini che magari impari qualcosa.”.
 
Aveva un ghigno divertito che mi terrorizzò di più. Sgranai gi occhi e tentai di svignarmela un’altra volta. A quel punto il leader mi afferrò il polso e me lo storse. Non riuscii a non farmi sfuggire un lamento.
 
“A quanto pare la signorina non collabora. Forse dovremmo farle entrare la lezione con la forza.”.
 
Penso che quello fosse il segnale convenuto. In meno di due secondi me li ritrovai tutti addosso che tentavano di colpirmi, ad eccezione del capo che si era tirato indietro e si gustava la scena.
 
Gridai, ma non mi sentì nessuno. Quando ormai il dolore aveva preso il sopravvento e sentivo le forze abbandonarmi, lo vidi. In seguito pensai fosse stato un’allucinazione.
 
Era un bambino della mia età, circa. Era piuttosto bassino, ma, essendo sdraiato, non potevo giudicarlo bene. Aveva degli occhi stupendi, una sfumatura tra il verde e il marrone che li faceva sembrare oro. Ma il volto era serio e lo sguardo determinato.
 
“Lasciatelo stare!” gridò.
 
Non rimasi cosciente abbastanza a lungo per poter sentire la risposta.
 

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Capitolo 3
*** he is my savior, my knight, my prince ***


 Grazie mille per tutti quelli che hanno recensito, per le 6 che hanno aggiunto la storia nelle seguite e per le 2 nei preferiti… siete fantastiche!!!!
Questo è un capitolo di passaggio e anche piuttosto corto, ma beh ci vogliono anche questi nelle storie… Buona lettura….
 
 
Quando mi risvegliai ero sdraiato su quella polverosa stradina da solo. Non si vedevano ne i miei aggressori, ne il mio salvatore. Il mio cavaliere. Il mio principe. Mi piaceva come suonava. “Il mio principe.” sussurrai.
 
Cercai di capire quali erano le mie condizioni fisiche: sollevai la maglietta e notai diversi lividi giallognoli. Mi tastai la faccia. Sentivo pulsare un occhio ma per il resto niente di strano. Decisi di continuare sulla strada di casa. Il mio cavaliere aveva messo in fuga tutti. Entrai nel primo bar e mi intrufolai nel bagno. Allo specchio la mia faccia sembrava ancora normale anche se rossa come un peperone per l’agitazione. Ma il mio occhio si stava gonfiando. “Devo trovare una buona scusa per mio padre” pensai. Durante il resto del tragitto provai a elaborare una scusa e devo ammettere che non riuscii a trovare molto.
 
<< Oggi a ginnastica abbiamo giocato a palla avvelenata e ho preso una brutta pallonata nell’occhio >> .
 
Per fortuna mio padre aveva parecchio da fare in officina ed era distratto, così non si accorse dei lividi sul ventre. Ringraziando il cielo per quell’insperata fortuna, entrai in camera mia. Mi stesi sul letto e piansi.
 
Non riuscivo a capire quell’odio nei mie confronti. Sapevo che non molte persone capivano cos’ero e riuscivano ad accettarlo, ma prima d’allora nessuno mi aveva mai picchiato. Qualche spinta sì, ma mai tutta quella violenza. E la cosa che più mi spaventava era lo sguardo de ragazzo “leader”. Sembrava contento del mio dolore. Ad ogni gemito, ad ogni lamento che mi strappavano il suo sorriso si allargava.
 
Poi mi ricordai del mio principe dalla scintillante armatura. Del suo coraggio, della sua determinazione, della sua forza. Infine rividi il suo sguardo. E sentii un colpo al cuore e le farfalle nello stomaco. Solo al ricordo di quello sguardo quella notte riuscii ad addormentarmi sereno.
 
Ma la mia prova non era finita. Il giorno dopo mentre passeggiavo per i corridoi, vidi arrivare in gruppo compatto alcuni dei ragazzi che mi avevano pestato. Mi congelai immediatamente, incapace di fare un solo pensiero coerente grazie alla mia testa paralizzata dalla paura.
 
Tirarono dritto, senza dire una parola, ma dai loro sguardi aggressivi lessi: “Se parli sei morto.”. La cosa mi terrorizzò ancora di più e, anche quando svoltarono l’angolo, continuai a rimanere immobile. “Non posso andare avanti così.” Pensai con disperazione. Non potevo vivere nella paura. Ma combattere mi sembrava così difficile.
 
Mi ci volle del tempo. Anni, in effetti. Anni in cui capii che erano loro ad avere paura. Paura del ‘diverso’. Ma durante questo periodo riuscii a imparare a fronteggiarli a testa alta, a non retrocedere e a combattere il terrore. Ogni volta che sentivo di non farcela ripensavo a quel bambino, mi perdevo nel suo sguardo. E capivo che dovevo andare avanti.
 

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Capitolo 4
*** Oh, there you are ***


 Grazie ancora a tutti quelli che recensiscono… vorrei sottolineare che le seguite sono salite a 9!!!! Grazie!!! Per quanto riguarda il capitolo, penso di odiarlo… dovevo far incontrare questi due e così ho dovuto riscrivere un episodio visto e letto migliaia di volte… penso di vomitarlo anche dalle orecchie… ma la mia paura è perlopiù che, avendolo letto così tanto, non riesca a scriverlo con un mio ‘stile’… vabbhe… fortuna che devo fare solo questo e una parte di un altro ricalcando episodi….Buona lettura
 
 
Gli anni seguenti sono passati relativamente in fretta. Dalla scuola media alla superiore non era cambiato nulla: gli insulti, gli spintoni, le granite in faccia e i viaggi nei cassonetti sono rimasti uguali. Non ero esattamente popolare, nonostante mi fossi unito per un breve periodo sia alle cheerleader che alla squadra di football.
 
Ma sicuramente il miglior gruppo a cui io mio sia mai iscritto è stato il glee club. E non solo perché io adori cantare, e, sinceramente, sia anche notevole in questo, ma perché mi ha permesso di conoscere persone meravigliose con cui formo ora quasi una famiglia. Nonostante tutti i litigi e le incomprensioni non potrei fare a meno di loro.
 
Anche se a volte mi fanno veramente girare i nervi. Come oggi Puckerman.
 
Stavo tranquillamente esponendo ai ragazzi le mie idee (che, secondo la mia modesta opinione, erano l’unico modo per vincere quella gara contro le ragazze), quando lui salta su: << Amico ,perché non ti rendi utile, e non vai a mettere del veleno per topi nella gelatina dei vecchietti, o vai a dare un’occhiata a quei ‘Garglers >>.
 
Mi sono decisamente irritato: sorvolando sul veleno, come poteva permettersi di dire che le mie idee erano inutili?
 
Comunque: << Warbler >> lo corressi.
 
<< Chissenefrega. Vedi che combinano. E indossa pure tutte le piume che vuoi. Ti confonderai meglio nella folla. >>.
 
Aprii la bocca scioccato, ma:  << Va bene. >>.
Se il mio genio non era apprezzato, che fossero loro a cavarsela: così mi ritrovai alla Dalton.
 
Ero stupefatto dall’eleganza di quella scuola. Veramente perfetta. Sorvolando sulle uniformi. Appena arrivato notai comunque una certa confusione negli studenti, così chiesi spiegazioni ad un ragazzo moro lì vicino. Si girò. Rimasi stupefatto per un attimo.
 
Aveva un’aria vagamente familiare, ma ero certo di non averlo mai visto. Se fosse stato così l’avrei notato. Capelli ricci imprigionati in un enorme quantità di gel (cosa che mi fece quasi svenire) e occhi color nocciola ma con riflessi dorati. Rimasi incantato da quegli occhi.
 
 << Mi chiamo Blaine >> disse.
 
Riuscii a rispondere solo << Kurt. >>.
 
Mi ripresi in tempo per chiedere: << Allora, che sta succedendo? >>.
 
<< Sono i Warblers. Ogni tanto fanno qualche improvvisazione nella sala comune degli studenti dell’ultimo anno. E’ un evento che di solito paralizza la scuola per un bel po’. >> mi rispose con naturalezza.
 
Sempre più scioccato chiesi: << Aspetta, vuoi dire che qui il glee club è considerato… figo? >>.
 
<< I Warblers sono come rock star. Vieni. Conosco una scorciatoia. >>.
 
Non feci in tempo a stupirmi di nulla, perché Blaine mi aveva afferrato una mano mi stava conducendo per i corridoi della Dalton, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E anche a me sembrava così.
 
Mi sentivo al sicuro, protetto dalle sue mani.
 
Arrivammo in una stanza pina di ragazzi indaffarati a mettere tutto a posto. Al mio sguardo spaurito Blaine mi canzonò un po’ e poi si allontanò, unendosi ad altri ragazzi che stavano iniziando una melodia piuttosto conosciuta.
 
Teenage dream.
 
Che gusti! Non feci in tempo ad elaborare il pensiero che Blaine cominciò a cantare. Rimasi senza parole. Cantava veramente bene e aveva una presenza scenica invidiabile. Si divertiva un mondo e continuava a lanciarmi occhiate durante i passi della coreografia.
 
E io non riuscivo a distogliere il mio sguardo da lui. Mi ero completamente perso nei suoi  occhi. E mi sembrava che mi parlassero, che mi rassicurassero, che mi scaldassero dentro.
 
Era una cosa strana, ma naturale.
 

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Capitolo 5
*** prom propose ***


 Vi volevo ringraziare ancora una volta per il sostegno che mi date anche solo continuando a leggere questa storia (penso che, comunque, i ringraziamenti degni di questo nome li metterò nel prossimi e (credo) ultimo capitolo). Vi premetto che non so quando riuscirò a postarlo perché mi stanno ricominciando gli allenamenti ed inoltre oggi ho scoperto con orrore che siamo già a Settembre e io non ho aperto libro. Cosa normale. Ma mi aspettano giorni impegnativi quindi non so quanto ci metterò a scrivere il prossimo capitolo. E.... basta vi lascio alla lettura....
 
 
Penso che sappiate cosa è successo in seguito. Blaine mi ha aiutato a combattere quei demoni che mi stavano facendo mollare e io mi sono innamorato subito di lui. Certo lui non si è accorto subito dei suoi sentimenti, ci sono volute settimane anche dopo la mia ‘dichiarazione’, ma alla fine ci siamo messi insieme.
 
Ed è una cosa magnifica. Se prima pensavo che Blaine fosse la mia roccia, la mia salvezza, il mio migliore amico, ora lui è tutto per me. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui.
 
Per questi e per altri, ovvi, motivi, volevo invitarlo al ballo organizzato dal mio liceo.
 
Organizzai una serata a Breadstix per chiederlo nel modo più romantico possibile.
 
Così, mentre aspettavamo il dolce, gli dissi, in un sussurro: << Dammi la mano. >>. Sentivo che, se avessi tenuto la sua mano calda tra le mie, tutto sarebbe stato più semplice.
<< Blaine Warbler >> chiesi prendendo un profondo sospiro << vuoi venire al ballo con me? >>.
 
<< Ballo? >> chiese notevolmente stupito.
 
La sua risposta mi aveva preoccupato, ma cercai di non pensare al peggio.
 
<< Sarà l’evento mondano della stagione. >> spiegai ma, vedendolo titubante mi affrettai a chiedere << Non vuoi venire al ballo con me? >>.
 
Si affrettò a rassicurarmi: << No,no,no... Certo, certo che voglio venire con te. E’ solo che... >> si fermò un attimo e sospirò, sovrappensiero << Il ballo. >>.
 
Non capivo la sua reazione: << Cosa c’è che non va col ballo, Blaine? >>.
 
Tenendo lo sguardo basso mi cercò di spiegare: << Nella mia vecchia scuola c’era uno di quei balli in cui tocca alle ragazze invitare. Io mi ero appena dichiarato, quindi... ho invitato un amico, l’unico altro ragazzo gay della scuola, e mentre aspettavamo che suo padre ci venisse a prendere >> deglutì vistosamente << tre tizi... ci hanno gonfiati di botte. >> finì cercandomi finalmente con gli occhi.
 
Ero scioccato. Non me l’aspettavo.
 
Riuscii solo a dire: << Mi dispiace tantissimo. >>.
 
<< Mi sono dichiarato, ne sono fiero, e tutto il resto. Ma questa cosa è... una specie di... punto dolente. >>.
 
<< E’ successo anche a me. >> dissi in un sussurro.
 
Questa volta era il suo turno di guardarmi con gli occhi sgranati.
 
<< Qualche anno fa, poco dopo che mi sono dichiarato, tornando a casa da scuola mi infilai in una via laterale. >> dissi cercando la sua mano per trovare la forza per andare avanti << C’era questo gruppo di ragazzi, alcuni venivano nella mia scuola, si sono avvicinati... >> deglutii al ricordo, ma Blaine mi strinse più forte la mano << Mi hanno insultato, e poi, ad un segnale, hanno iniziato a colpirmi, sempre più forte... e quando pensavo che non ce l’avrei fatta a rimanere cosciente, un altro ragazzo >> sorrisi inconsciamente << urlò loro di fermarsi. E’ tutto quello che ricordo. >> finii alzando gli occhi verso quelli del mio ragazzo.
 
Ma notai qualcosa di strano. Era sorpreso, ma in un modo diverso da com’ero io quando mi aveva raccontato della sua esperienza. Era come se finalmente avesse realizzato qualcosa.
 
Qualcosa a cui anch’io stavo arrivando.
 
<< Qualche anno fa >> disse con una voce talmente bassa che dovetti chinarmi verso di lui per sentire << Ero venuto a Lima per incontrare un mio vecchio amico. Mentre camminavo verso il bar in cui ci eravamo dati appuntamento, notai un gruppo d ragazzi che si stavano avvicinando a qualcuno. Qualcosa nei loro sguardi mi portò a seguire la scena dalla via adiacente in cui ero. Avevano iniziato a parlare e, nonostante non sentissi le parole, capii che genere di discorso era quando vidi la loro ‘preda’ cercare di scappare. Il più grande del gruppo fermò il fuggitivo storcendogli il polso. Così riuscii a vederlo per la prima volta.  Era bellissimo. >> sorrise, tenendo gli occhi ancorati ai miei che si stavano riempiendo di lacrime << Aveva la pelle diafana e due occhi limpidi. Rimasi scioccato. Non avevo mai visto nulla di più meraviglioso. Ad un tratto i ragazzi del gruppo iniziarono a picchiarlo. Sembrava che stessero colpendo un angelo. Non potevo permetterglielo. Uscii dal mio rifugio, gridando. Non pensai che erano in troppi. Non pensai che probabilmente se la sarebbero presa anche con me. Pensai solamente a salvare quell’angelo in difficoltà. >> asciugò una lacrima che era caduta sulla mia guancia e mi sorrise ancora una volta, gli occhi pieni di amore << Valutai male la situazione. Mentre l’altro ragazzo era ormai svenuto, iniziarono a colpirmi, senza che potessi fare niente. Svenni a mia volta. Quando mi risvegliai non c’era nessuno, solo quella meravigliosa creatura che avevo cercato di difendere. La contemplai a lungo. Era perfetta. Non potevo farmi vedere da lei. Non dopo aver fallito nel proteggerlo. Così, semplicemente me ne andai. >>.
 
<< Eri tu. >> riuscii solo a sospirare << Il mio principe eri tu. >>.
 
<< Principe? >> mi chiese, lusingato
 
Ma non lo stavo ascoltando. Non riuscivo a crederci, ma sapevo che era vero. L’avevo sempre saputo. Era Blaine quel ragazzo. Erano  suoi occhi quelli che mi avevano sostenuto in quegli anni dentro i miei pensieri. Era sempre stato nella mia mente: mi aveva protetto, guidato, aiutato a crescere. E finalmente l’avevo trovato.
 
<< E’ tutta la vita che ti cerco. (*) >> dissi sorridendo.
 
 
 
(*) so che fa parte della Dichiarazione, ma mi piaceva metterlo anche qui.
 
 

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Capitolo 6
*** Prince and Angel ***


 Dirò tutto alla fine. State solo attenti che il narratore cambia durante il capitolo.
P.s. Perdonatemi.
 
 
 
Penso che questa sia stata una delle serate pi imprevedibili della mia vita. E’ iniziata perfettamente: Blaine mi era passato a prendere a casa, impeccabile nel suo smoking nero e facendomi i complimenti per il vestito, nonostante sapessi che non era d’accordo. Io ero eccitatissimo per quel ballo e lo ero ancora di più per poterci andare con il mio ragazzo.
 
Si prospettava una serata meravigliosa.
 
Poi ci fu l’elezione del re e della reginetta. E quello che voleva essere fatto passare per uno scherzo. Ma io sapevo la verità: l’avevo letta in quegli sguardi d’odio puntati verso di me. Non ero mai stato più umiliato in vita mia. Mi era crollato il mondo addosso.
 
 Avevo sperato così ardentemente di poter andare al ballo come un normale ragazzo con Blaine.  Avevo sognato di poter ballare con lui in mezzo alla pista senza gli sguardi degli altri puntati sulle nostre schiene. Questo perché nel’ultimo periodo non avevo ricevuto i soliti attacchi.
 
Era solo la calma prima della tempesta.
 
Ma non potevo lasciargliela vinta. Non potevo arrendermi. Perché non si trattava solo di me. Anche Blaine stava affrontando i suoi demoni quella sera. E questa volta dovevo essere io a sostenere lui.
 
Perciò tornai in quella stanza, sotto tutti quegli occhi che mi giudicavano. Ma non mi piegai davanti a loro.
 
Avevo vinto io.
 
 
 
 
<< Sono veramente orgogliosa di te! >> mi disse una Mercedes con gli occhi lucidi << Li hai affrontati tutti. Gli hai fatto vedere quello che vali! >>.
 
Era ormai finito uno dei balli più movimentati del liceo McKinley e io e il mio ragazzo eravamo nel parcheggio con Rachel e Mercedes, che aspettavano Sam con l’auto.
 
<< Anch’io sono contento di quello che ho fatto. Questo ballo mi ha fatto crescere nonostante tutto. Mi dispiace per Dave. Non è riuscito a trovare il coraggio. >> risposi, seriamente dispiaciuto per Karofski.
 
<< Mi stai dicendo che avresti preferito ballare con lui, invece che con me? >> domando Blaine, fintamente offeso.
 
Stavo per rispondergli a tono, ma un clacson ci distrasse. Era Sam con la macchina, percui abbiamo salutato le ragazze. Nel frattempo ritornai col pensiero sulla frase di Blaine. E una scoperta mi fece sorridere.
 
Una volta rimasto solo con il mio ragazzo, decisi che quella sera ero stato abbastanza bravo da meritarmi un premio. Mi avvicinai a lui e gli cinsi le mani al collo, prima di catturare le sue labbra in un tenero bacio. Quando mi staccai vidi i suoi occhi splendere e non riuscii a trattenere un sorriso.
 
<< Sai che ho scoperto una cosa? >> sussurrai contro il suo collo.
 
<< Mhh... >> rispose lui, troppo occupato ad assaporare il profumo della mia pelle.
 
<< Oggi sono stato incoronato regina. E tu hai ballato con me. Ma se il re era Karofsky, questo fa di te il mio principe? >>.
 
Lo sentii ridere sommessamente, ma quando rialzò gli occhi vidi che brillavano di gioia e di amore. Ci guardammo, al settimo cielo, prima di scambiarci un altro, breve, bacio. Questa volta fu Blaine a staccarsi.
 
<< Sarà meglio che ti riaccompagni a casa. Non vorrei che Burt si arrabbiasse. >>.
 
Di malavoglia mi staccai da lui e ci avviammo verso la macchina. Una volta arrivati lì mi ricordai una cosa.
 
<< Ho dimenticato il mio scettro! >>.
 
Blaine mi guardò stranito così precisai << E’ il mio trofeo. >>.
 
Alzò gli occhi al cielo ma mi lasciò andare. Cercai di fare in fretta, non volevo perdermi nemmeno un momento con l’usignolo. Tornando indietro potei osservarlo attentamente. Era stupendo. Quei capelli ricci in cui avrei voluto affondare le mani dalla mattina alla sera, nonostante il gel, e, perso nei suoi pensieri, aveva stampato in faccia il suo sorriso, che riusciva ancora a farmi sciogliere e a farmi tremare le ginocchia.
 
Era perfetto.
 
Ed era mio. L’amore che si leggeva nei suoi occhi era per me. Era per me quel sorriso così raggiante. Non riuscivo a credere di essere stato così fortunato da aver trovato Blaine.
 
Era  tutto perfetto.
 
Si girò e mi vide. Sebbene non fosse umanamente possibile, la sua espressione si illuminò di più. Senza staccare i miei occhi da lui iniziai a raggiungerlo.
 
Fu per questo che non vidi la luce che si stava avvicinando.
 
*
 
Stavo ancora pensando a quello che mi aveva detto Kurt pochi minuti fa. Era una strana coincidenza, ma mi lusingava parecchio. E, in un certo senso, mi sembrava familiare. Ero il suo principe.
 
Lo vidi arrivare mentre ancora stavo riflettendo.  Era stupendo. Nel suo abito fatto da lui, con tanto di gonnellino scozzese, era incantevole. I suoi occhi erano limpidi, sinceri e mi attirarono come due calamite. Ci guardammo e lui si aprì nel suo adorabile sorriso che fece aprire il mio ancora di più. La luce della luna rendeva la sua pelle ancora più immacolata, tanto che sembrava che brillasse di luce propria. Era il mio angelo. Ed era tutto perfetto.
 
Poi accadde.
 
Non vidi il colpo. Non mi resi conto di essere uscito dal’auto e di averlo raggiunto. Non mi accorsi di aver iniziato ad urlare. Non vidi il sangue che usciva dalla sua testa, o i suoi occhi spenti. Non notai le lacrime che mi stavano rigando le guancie. Era solo un sogno. Non era possibile.
 
Non mi interessava il gruppo di persone che si stava radunando vicino a me. Non mi interessava di star perdendo la voce a forza di urlare. Non mi interessava che gli altri sentissero.
 
Stavo gridando il suo nome. Volevo che mi ascoltasse solo lui. Che tornasse indietro.
 
Perché non poteva lasciarmi lì. Non poteva scivolarmi via dalle dita. Non poteva abbandonarmi lì da solo. Non poteva lasciarmi.
 
Non poteva.
 
*
 
Non vedevo niente. Era tutto nero davanti a me. Non sentivo niente. Non riuscivo a sentire nessuna parte del mio corpo.
 
Dov’ero? Cosa stava succedendo?
 
Poi sentii un grido. Era Blaine. Mi stava chiamando.
 
Ma mi sconvolse la disperazione nelle sue parole. Quello non era il mio Blaine. Non era il ragazzo solare che conoscevo. Il suo dolore mi stava lacerando l’anima.
 
Dovevo, volevo tornare da lui.
 
Lottai contro il nulla che mi stava avvolgendo, spinto da quel richiamo che mi stava facendo impazzire. Blaine stava soffrendo. Dovevo tornare indietro. Dovevo dirgli che andava tutto bene. Dovevo tenerlo tra le mie braccia per calmarlo. Dovevo.
 
Ma non potevo.
 
*
 
Continuai a urlare anche quando non ebbi più voce. Lui mi avrebbe risposto. Lui sarebbe tornato. Lui avrebbe lottato.
 
Kurt, Kurt, Kurt, Kurt....
 
Continuavo a ripeterlo. Mi avrebbe ascoltato.
 
Smisi solo quando i medici lo coprirono con un lenzuolo. Solo allora capii che non c’era nessuno dall’altra parte ad ascoltarmi.
 
*
 
Non ce l’avevo fatta. Mi avevano sconfitto. Non ero riuscito a tornare indietro da Blaine.
 
Mi odiavo per questo. Mi odiavo per il dolore che gli avevo causato. Lo vidi svegliarsi di soprassalto tutte le notti e piangere. Lo vidi smettere di mangiare, di parlare, di cantare. Lo vidi spegnersi.
 
Ma rimasi al suo fianco, silenzioso e invisibile. Non potevo dirgli addio.
 
*
 
Era stato difficile riuscire a passare il primo periodo. Tutto quello che era successo mi pesava addosso come un macigno. Ma in realtà ero vuoto. Tutto ciò che ero era morto con Kurt quella notte.
 
Mi ripresi lentamente, grazie alla mia famiglia e ai miei amici. Ma ancora sogno quegli occhi vuoti di notte. Ancora lo vedo staccarsi da me. Non so se questo finirà mai.
 
Ma nonostante tutto lo sento. E’ di fianco a me ad ogni passo. Sta lottando con me. Non mi abbandonato. Non mi ha detto addio.
 
E’ il mio angelo.
 
 
 
 
 
 
 
Invoco il vostro perdono. Non è colpa mia. La mia vena drammatica ha preso il sopravvento.
So che probabilmente non vedrò l’alba e so che non siete dell’umore ma ve li ho promessi per cui...
Prima di tutto voglio ringraziare chi sta ancora leggendo, perché ha il sangue freddo per continuare nonostante ciò che ho scritto e perché mi ha seguito fino alla fine.
Poi ringrazio BeatriceS, falketta, Freak11, IstillRemember, jekkabrad, Join The Club, Lady_Nakahara, Lalla2095, Natalie91 e safelia22 per avermi aggiunto ai seguiti e quindi, spero, per aver letto fino alla fine.
PooKie18 che mi ha aggiunto tra le ricordate.
E anche diamonice e Silv_ che mi hanno aggiunte tra le preferite.
Infine un ri-ringraziamento speciale a natalie91, GleeKinn518, PooKie18 e Silv_ che con le loro recensioni mi hanno sostenuto e mi hanno regalato qualche sorriso. Ragazze mi dispiace solo di avervi deluso con questo capitolo.
Chiedo pietà un’altra volta e vado a fare il mio testamento. Addio.

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