Yeol

di Kassandra Night
(/viewuser.php?uid=142029)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Parte VI ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Questa storia è stata rivista e ricorretta da Sharel che io ringrazio moltissimo per l'impegno e tutto il tempo dedicato per Yeol *_* Grazie di cuore <3

Image and video hosting by TinyPic

Davanti ai miei occhi c'era davvero un bello spettacolo. La sua pelle era chiarissima, i biondi capelli  ricci che le arrivavano fino alle spalle, gli occhi color smeraldo così intensi che solo osservarli era un piacere, il top attillato che le metteva in risalto il seno di una quarta abbondante, il ventre piatto messo in mostra da un percing all'ombelico, una mini gonna e sotto delle lunghe gambe affusolate. Era proprio il mio tipo di ragazza. Peccato che non era possibile fare con lei un discorso serio, poiché le uniche cose che conosceva erano la moda e i ragazzi. Non che questa cosa mi desse più di tanto fastidio. Dovevo solo portarmela a letto, mica sposarla. Le guardai di nuovo quel corpo da paura e lei mi sorrise con quei denti minuti e acuti. Si vedeva da lontano un milio che era una Fata: le sue ali erano abilmente celate agli occhi degli esseri umani da un incantesimo, ma non alle altre creature come me.
Mi trovavo in uno dei locali più costosi e “particolari” della città. Particolari perché l'ultimo essere che quelli come me potevano incontrare era un umano. Potevano entrarci solo le creature sovrannaturali. A volte ero proprio contento di essere nato in questo mondo: avevo solo diciannove anni e avevo già un branco di lupi mannari sotto il mio potere. Lo sono anch'io un lupo mannaro, ma è diverso: io a differenza degli altri sono nato così. Tra noi ci chiamiamo Sangue Puro. Ci sono ben pochi Licantropi che nascono tali.
L'unico motivo per il quale andavo in quel tipo di locali era per trovare la scopata del giorno. Non m’interessava chi fosse, bastava che la tipa avesse un bel davanzale, un sedere da paura e la faccia angelica come quella fata seduta al mio tavolo. Era bella, molto e aveva qualcosa nei movimenti...come mi se stesse chiedendo di portarla nell'hotel più vicino e scoparla fino alle prime luce dell'alba.
- Sei famoso, sai? - mi disse mentre si avvicinava maggiormente a me, su quel divanetto di pelle dove ero seduto.
Le sorrisi e la vidi trattenere il respiro. - Famoso? - le chiesi maliziosamente. Non le diedi nemmeno il tempo di rispondere che mi abbassai e le baciai il collo. La sentii trattenere un gemito. Perfetto, quella notte sarebbe stata mia.
Sapevo che nel mio aspetto c'era qualcosa che faceva impazzire le ragazze. Bello e dannato, come piaceva a loro definirmi. Avevo i capelli di un castano scuro, gli occhi color pece, ero alto e avevo il fisico possente, dovuto agli allenamenti con il mio branco. Ah già! Avevo anche i soldi, cosa che alle ragazze piace tanto.
- Qua c'è troppo rumore. Che ne dici di andare da qualche altra parte? - mi chiese lei. E non fui nemmeno io a proporlo! La ragazza sapeva perfettamente che non avevo bisogno della sua compagnia dentro quel locale, ma da un’altra parte.
Stavo per risponderle di sì, ma mi bloccai. Come tutti i licantropi avevo l'olfatto molto sviluppato, potevo perfettamente sentire qualsiasi odore anche a grandi distanze. Il profumo che sentii in quel momento era diverso da qualsiasi altro avessi mai sentito: mi provocò una stretta al cuore e capii che era l'odore della mia compagna.
Ogni lupo mannaro ha una sua compagna a vita, era questo che mi diceva mio padre. Si può riconoscere dall'odore. Una compagna, che una volta trovata, non la lasci più andar via. Diceva anche che c'è sempre un legame fortissimo tra il lupo e la sua prescelta.
Mi bloccai per un momento. Non era possibile, non avevo mai creduto a quella storia; ma l'odore che sentivo era talmente forte, talmente invitante, talmente...mio. Come se fosse fatto per appartenermi.
Guardai di nuovo quella fata della quale non sapevo nemmeno il nome. Mi stava guardando con occhi interrogativi mentre strusciava il proprio seno contro il mio braccio. La spinsi via e mi alzai in ricerca della fonte di quel profumo. Merda! Perché quel locale doveva essere pieno di gente? Cercai di seguire la scia d'odore; ma c'erano troppe persone con troppi profumi addosso e tutti si mescolavano tra di loro. Provai a individuare tutte le ragazze della mia razza che riuscivo a vedere...non ce n'erano tante. Le squadrai con gli occhi, avvicinandomi a quella che sembrava la più bella. Appena feci qualche passo mi arrestai: avevo quel profumo proprio sotto il mio naso. La mia compagna mi era passata vicino ed io non me ne ero nemmeno reso conto! Mi voltai, cercando di vedere in mezzo a quella folla che ballava la persona che si allontanava da me. La intravidi per un momento. Mi fiondai in quella direzione, spingendo via la gente che si trovava sulla mia strada: dovevo raggiungerla il più velocemente possibile!
Quando uscii fuori presi una boccata d'aria: finalmente potevo respirare a pieni polmoni qualcosa di pulito e non quell'accozzaglia di odori; riuscivo a sentire il leggero odore di gasolio e...quel profumo. Annusai l'aria attentamente, proprio come un predatore in cerca della preda. Mi girai verso destra e iniziai a camminare con passo svelto. La strada era incredibilmente affollata. Cazzo! Cosa ci faceva tutta quella gente in giro a mezzanotte?! Continuai a camminare velocemente, fino a quando riuscii ad individuare la sorgente di quel profumo; solo allora mi rilassai. Mi limitai a seguire la ragazza e studiarla: era alta più o meno un metro e settanta, abbastanza per essere una ragazza; non portava i tacchi, ma un paio di scarpe sportive; i jeans erano di una misura o due più grandi e aveva una maglia larga con cappuccio sopra la testa, invece di top sexy o chissà che altro. E quella sarebbe dovuta essere la mia compagna?! Non dovrebbe essere bionda, occhi chiari, con un corpo da paura?!
La figura si fermò un attimo, colta da un attacco di tosse. Era anche malata? Mi avvicinai a lei maggiormente, tanto che mi bastava tendere la mano per sfiorarle la schiena. Il suo odore m’invase le narici. Dio, non avevo mai desiderato tanto una persona. Smise di tossire e ricominciò a camminare, io dietro di lei. Come avrei dovuto presentarmi? "Ciao, piacere sono il tuo compagno di vita e lo so che non mi conosci ma vorrei tanto portarti a letto perché il tuo odore mi fa un effetto più forte dell'ecstasy"? Non so perché, ma mi sembrava abbastanza pessima come presentazione.
Mentre stavo ancora pensando, lei girò l'angolo ed entrò in un vicolo. Perfetto. Appena fui certo di trovarci lontani dagli occhi indiscreti della gente, mi avvicinai velocemente e prendendola per una spalla la voltai verso di me.

Ero preparato a tutto. Quando l'avevo osservata da dietro, avevo capito perfettamente che era leggermente lontana dal mio ideale di donna, ma... ma... lei era un ragazzo! Un maschio! Essere di sesso maschile, del mio stesso sesso! Sgranai gli occhi. Non era possibile. Portai velocemente la mano sul petto per assicurarmi della cosa. Niente seno, neanche un po'. Lui si spaventò e cercò di divincolarsi dalla mia stretta che ancora gli cingeva la spalla. Non gli permisi di farlo, anzi lo spinsi contro il muro di mattoni e affondai la testa nell'incavo del suo collo inspirando il suo odore. Non c'era dubbio, era lui a emetterlo. Ma com'era possibile?! Cercò di spingermi via, provò persino di colpirmi, ma gli bloccai entrambe le mani sopra la testa e con il mio corpo schiacciai il suo contro il muro. E adesso? Non era possibile: in tutto ciò doveva sicuramente esserci qualche errore. Avrei chiesto spiegazioni a mio padre: lui la sua compagna l'aveva trovata già, anche se a cinquant'anni. Io ne avevo solo diciannove, quindi non era possibile che l'avessi già trovata...non così presto. Era sicuramente un errore.
Cosa dovevo fare con quel moccioso? Lo guardai. Vidi chiaramente che stava tremando e cercava con gli occhi delle vie di fuga. Non potevo lasciarlo andare, ovviamente.
Presi il cellulare dalla tasca e telefonai al mio autista, dicendogli dove mi sarebbe dovuto venire a prendere. Appena sentì quelle parole il ragazzo sotto di me si mosse disperatamente, nel vano tentativo di scappare. Sarebbe soltanto un problema portarlo con me, con tutta quella reticenza, così lo colpii forte facendolo svenire. Quando vidi la macchina fermarsi davanti al vicolo, lo caricai in spalla e mi diressi verso l'auto. Quel ragazzo pesava pochissimo. Maschio, moccioso, malato e debole, poteva andare peggio? Nel momento in cui quella domanda prese forma nella mia mente, una strana sensazione mi serpeggiò lungo la schiena: era come se qualcosa di peggio sarebbe potuto veramente accadere.


-Non mi sembra l'ora adatta per telefonarmi, Eric. -
Furono le parole di mio padre quando lo chiamai. Era ormai l'una passata ed io ero già a casa.
- Anche se ti dicessi che è questione di vita o di morte?- Gli chiesi io nervosamente.
-Cos'è successo? Sei stato attaccato?-
Presi un respiro profondo. -Da cosa lo capisci che l'odore della tua compagna è proprio il suo? Insomma...non c'è certezza nella cosa, vero?
-Quando lo senti capisci che...non so come spiegartelo... Semplicemente, la persona che ha quel profumo è fatta per appartenerti.- Mi rispose lui stancamente.
Merda, stava uccidendo anche la mia piccola speranza.
-Non dirmi che l'hai trovata...-
Mi morsi il labbro inferiore. -Più o meno-
-Se il suo odore ti ha provocato quella sensazione non c'è dubbio...-
-Tu non capisci! Lui non può essere la mia compagna!-
-Lui?-
Presi una boccata d'aria. -E' un maschio.-
Silenzio. Mio padre rimase zitto per alcuni minuti, tanto che pensai che avesse lanciato il telefono dall'altra parte, preso dalla rabbia.
-Succede che a volte le coppie siano dello stesso sesso.- Mi rispose alla fine.
Sospirai. Perché doveva capitare proprio a me? Io volevo una ragazza mozzafiato, non un ragazzo.
-Dov'è adesso lui?- Mi chiese mio padre
-A casa mia, l'ho incatenato nella mia stanza.-
Mio padre scoppiò a ridere. -Il tuo benvenuto alla compagna è molto caloroso, non c'è dubbio!-
-Vorrei che al posto di ridere mi dicessi cosa fare con questa puttana. - sibilai arrabbiato.
-Scopalo. Lo sai che il suo odore continuerà a eccitarti finché non lo prenderai. Comunque ti saluto, vorrei dormire perché domani dovrò lavorare.- Riattaccò.
Come poteva essere così insensibile? Chiusi il cellulare e lo lanciai contro il muro, spaccandolo. Se solo non avessi sentito quell'odore, adesso sarei in un hotel a scoparmi quella Fata. Mi diressi verso la mia stanza, dove avevo incatenato il ragazzo. Ovviamente non tenevo le catene come semplice decorazione, mi servivano durante la luna piena quando mi trasformavo: solo in quella notte perdo il controllo, quindi potrei sbranare decine di persone.
Era ancora a terra, esattamente dove l'avevo lasciato. Mi chinai vicino al corpo e gli alzai la felpa in una flebile speranza di vedere un po' di seno: magari era una ragazza particolarmente sfortunata. Il suo petto era liscio e candido e...niente curve. Cazzo. Com'era possibile? Eppure il suo profumo mi eccitava!
Prima non l'avevo osservato bene, quindi mi fermai a scrutarlo attentamente: aveva gli occhi a mandorla, le labbra rosee, i capelli grigio-marroni che spuntavano dal cappellino che indossava. Anche se era abbastanza alto, il suo fisico sembrava debole. Era molto magro ed era...bello. Era il tipo di ragazzo che è spupazzato dalle ragazze e chiamato "carino e coccoloso"; insomma, qualcosa del genere. Il suo viso aveva bei tratti, le ciglia lunghe, la pelle sembrava così morbida, di un colore olivastro chiaro...ed era un ragazzo!
Mi soffermai maggiormente sui suoi capelli, il loro colore era strano. Una tinta? Gli tolsi il cappellino per vederli meglio. Rimasi di sasso. La mia "compagna" era maschio, moccioso, malato, debole e mezzo gatto?!bOra sì, che non poteva andare peggio.

Magari mi ero sbagliato. Magari non era un gatto, seppure vedessi benissimo le orecchie sulla testa. Ovviamente di creature sovrannaturali non esistevano solo i Licantropi come me, o le Fate. Erano in tanti e di diverse razze, come Elfi, Gnomi, Demoni, Angeli, Ninfe e tante altri. C'erano anche i “Gatti”; erano così chiamati perché, proprio come i gatti domestici, hanno le stesse orecchie e la stessa coda di un comune gatto. Normalmente non sono considerati, i loro poteri non sono di chissà quale potenza. Si dice che nell'antichità potessero trasformarsi completamente in un gatto e poi in un umano; alla fine rimasero in un limbo, una via di mezzo tra le due cose: non completamente uomo, non completamente gatto. Genericamente sono visti male e maltrattati: persino il folletto più debole riuscirebbe a far loro del male. Nella nostra “società” era molto importante essere forte, questo ti da potere e rispetto e loro...beh, diciamo che erano delle creature inutili.
Insomma, qualcuno avrebbe la decenza di dirmi cos'ho fatto di così sbagliato nella mia vita? Sarei stato decisamente più contento se fosse stato della mia stessa razza!
Presi la bottiglietta con l'acqua dal mio comò e gliene versai il contenuto in viso; lui si svegliò, saltando su quattro zampe. Ah giusto, i gatti odiavano l'acqua. Lo guardai, mentre si rendeva conto di dove fosse. Quando si accorse di essere incatenato in una stanza e della mia presenza vicino a lui, balzò in piedi appiattendosi completamente contro il muro. Le orecchie, che mentre dormiva erano piegate, scattarono improvvisamente in aria. Non seppi spiegarmene il motivo, ma pensai che fosse buffo: con i capelli bagnati incollati al viso e le orecchie grigio-marroni alzate.
Era completamente terrorizzato. E quello sarebbe dovuto essere il mio compagno di vita?! Non avrebbe dovuto sentire qualcosa anche lui nei miei confronti?
Mi avvicinai lentamente. Non era poi così male; avrei risolto facilmente chiudendo gli occhi, immaginandomi che fosse una femmina.
- Come ti chiami? - chiesi.
Lui continuò a osservarmi spaventato, ma non rispose. Avrei dovuto far ricorso alla forza bruta, per ottenere qualcosa da lui? Appena quella domanda si affacciò nella mia mente, notai che fino ad allora l'altro non avesse visto altro che forza e prepotenza provenire da me.
Mi avvicinai ancora di più e sentii il suo profumo invadermi le narici. Merda! Volevo il suo corpo incastrato sotto di me precisamente in quel momento! Però non avevo intenzione di prenderlo; non pensavo ne sarebbe stato particolarmente contento. Oltretutto non avevo mai violentato nessuno: tutte le persone con le quali ero stato avevano chiesto espressamente il mio corpo. Non avevo alcuna intenzione di prenderlo con la forza...e poi anche perché era un maschio, me ne fregavo di cosa dicesse il mio l'olfatto: lui non poteva essere il mio compagno! Punto.
- Da oggi in poi sei mio. - gli dissi semplicemente, mettendolo a parte di una cosa ovvia. In quel momento desiderai prendermi a schiaffi per i miei pensieri coerenti con le parole.
Mi girai e me ne andai via dalla mia stanza, via da quel profumo afrodisiaco, via da quegli occhi spaventati. Avevo bisogno di una donna. In quel preciso istante. Uscii di nuovo da casa mia, chiudendo a chiave la porta.
Non avevo mai creduto in nessun legame tra due persone, non avevo mai creduto al fatto che una volta trovata la tua compagna, non la volevi più lasciare andar via; e allora perché mentre ero con una focosa ragazza dagli occhi azzurri, era il suo corpo, il suo viso che vedevo tra le mie mani? Era la sua pelle che baciavo, era il suo odore che continuavo a sentire come se ormai fosse entrato a circolare del mio sangue come una droga? Mentre la guardavo negli occhi, era in quelli di lui, spalancati dalla paura, che mi vedevo riflesso; quei suoi occhi color cioccolato fuso dalla pupilla allungata e affusolata identica a quella dei gatti.
Rientrai a casa solo il pomeriggio del giorno dopo. Lo trovai rannicchiato nell'angolo a dormire; aveva rimesso il cappellino sulla testa, sicuramente per nascondere le proprie orecchie. Il suo volto era rigato di lacrime e pensare che non gli avevo ancora fatto nulla... Pensandoci bene, io non sapevo assolutamente niente di lui, anzi non sapevo nemmeno se parlava la mia stessa lingua! Se si fosse trattato di qualsiasi altra creatura ci avrei pensato bene prima di rinchiuderla in casa mia, ma visto che stavamo parlando di una gatto...tanto nessuno sarebbe venuto a cercarlo.
Ero rimasto tutto il giorno fuori per evitare il suo profumo, per riuscire a disintossicarmi; ma non avevo pensato minimamente che il suo odore così eccitante avrebbe impregnato la stanza in quella maniera. Merda! Quindi da quel momento in poi avrei dovuto scoparmi qualcuna ogni sera, per riuscire a frenare in qualche modo lo stordimento dato da quell'odore...
Sinceramente ero leggermente curioso a proposito di quel ragazzo; ne avevo visto davvero pochi nella mia vita di esseri come lui e tolte le orecchie, non sapevo com'erano fatti.
Mi avvicinai a lui tappandomi il naso: quell'odore era tropo intenso. Gli osservai di nuovo il viso leggermente arrossato e addormentato. Quella pelle olivastra sembrava così liscia che mi venne voglia di toccarla. Tesi la mano e la sfiorai: era calda e, esattamente come supponevo, liscia. Nello stesso momento in cui appoggiai l'intera mano sul suo viso, si svegliò spalancando quegli occhioni cioccolato. Mi aspettavo che si spaventasse e che si raggomitolasse maggiormente dentro quell’angolo come aveva fatto la sera prima. Ma non lo fece. Non vedevo paura nei suoi occhi, ma solo...stanchezza? Possibile? Voltò il viso verso il mio palmo e cominciò a leccarmi. Con gli occhi chiusi passava quella lingua sulla pelle della mia mano. Perché lo stava facendo?! Non sapevo cosa fare. Quel gesto sarebbe dovuto essere sgradevole, ma allora perché non riuscivo a staccare i miei occhi da quella lingua calda?
- I gatti fanno così quando chiedono pietà. - disse una voce proveniente dalle mie spalle.
Mi girai e vidi mio padre entrare nella stanza. Beh, una cosa che odiavo del mio vecchio era che arrivava quando gli pareva, come gli pareva e da dove gli pareva, un po' come i funghi. Non dissi niente in risposta a quell'informazione e quindi mi girai di nuovo verso il mio gatto. Aspetta, aaaaaaaspetta...da quando lo chiamavo il “mio” gatto?!
- Quindi è lui. - sussurrò il mio vecchio. Si avvicinò maggiormente per guardare il ragazzino. - Non è nemmeno della nostra razza.-
- Ma dai? - gli dissi sarcastico. Non c'era bisogno di evidenziare tutte quelle cose. Lo sapevo già da solo, senza il suo grandissimo aiuto.
- Lo hai già preso?-
Lo fulminai con lo sguardo. - Secondo te, io andrò con un ragazzo?! -
Il mio vecchio sorrise divertito. - Dimmi che non lo desideri.-
Aprì la bocca per urlarli conto qualcosa, ma mi morsi la lingua: aveva ragione.
- Beh, sono venuto solo per dare un'occhiata alla mia futura nuora. Lo trovo davvero delizioso. - mi disse dandomi una pacca sulla spalla come per dirmi "ben fatto" e se ne andò. Avevo già menzionato il fatto che mio padre sembrasse un fungo? Proprio nei momenti in cui serviva, lui se ne andava?!
Menomale che erano almeno quattro anni che non vivevo più con lui; di fatto, prima finivamo per ammazzarci di botte almeno una volta al giorno.

Mi girai di nuovo verso il gatto. Mi stava guardando dal basso verso l'alto. Appena incrociai il suo sguardo, si girò dall'altra parte con il viso in fiamme. Era per quello che avevamo detto io e mio padre? Perché lo desideravo? Sospirai, per prima cosa dovevo scoprire chi fosse, non potevo certo continuare a tenerlo con me come se fosse stato un animaletto domestico...oppure sì? Dovevo parlargli, ma prima avevo assoluto bisogno di una doccia. Fredda. Ghiacciata. Dovevo prima calmare il mio corpo.
Mi spogliai conscio del suo sguardo su di me e questo non faceva che peggiorare le cose. Merda, non potevo mica andare con un ragazzo! Lanciai i vestiti sul letto matrimoniale che c'era nella stanza. Prima di dirigermi verso il bagno lanciai un'occhiata verso di lui: lo vidi sussultare dalla sorpresa e guardare in seguito da un’altra parte; aveva il volto in fiamme. Questa cosa iniziava a divertirmi.
Quando entrai nella doccia, girai la manopola per far uscire quanta più acqua fredda potessi, ma come potevo calmarmi se il suo odore arrivava fin lì? Forse avrei dovuto lasciarlo andare, quello che stavo facendo non aveva il minimo senso; ma se lo avessi lasciato andar via, non avrei più avuto quel suo odore vicino...
Uscii dalla doccia e indossai i pantaloni da ginnastica con una maglietta. Dovevo lasciarlo andare via...no! Lui era mio!
Mi bloccai. Perché quel pensiero? Cosa mi stava succedendo?
Sospirai. Forse era solo un’ossessione la mia. Forse una volta preso, questa strana cosa mi sarebbe passata. Cosa m’impediva di prenderlo se lo desideravo tanto? Nulla.
Entrai nella mia stanza lanciando uno sguardo verso l'angolo in cui era seduto prima. Le catene erano state abbandonate per terra e lui non c'era. La mia stanza era vuota.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte II ***


Image and video hosting by TinyPic Salve a tutti.
Avrei già dovuto fare una piccola spiegazione di questa storia, ma era la prima volta che pubblicavo qualcosa su internet quindi me ne sono dimenticata >.< Non sono tanto brava con queste cose U_U  Se non vi interessa potete semplicemente saltare questo pezzo, sarò comunque breve. Questa storia è nata per puro caso, perché mi stavo annoiando a scuola, quindi ho deciso di mettermi a scrivere. Vi avviso subito che non ho mai pensato al finale di questo racconto, praticamente lo inventavo mentre scrivevo ^_^” (la storia è comunque già finita) I personaggi sono frutto della mia immaginazione. Amo da morire il gattino che, come aveva già capito, è un neko boy *_* Ovviamente amo anche Eric, ma mi sta solo un po’ sulle scatole perché gli piacciono le ragazze con un bel davanzale e io sono piatta come la tavola da surf  >.<
Ringrazio tutte le persone che leggeranno questa storia e spero che vi piacerà e vi divertirà come mi sono divertita io mentre mi facevo vari viaggi mentali e la scrivevo. *^* 



L'avrei ammazzato! Anzi no, l'avrei portato al letto e poi lo avrei ammazzato! Così era decisamente meglio.
Misi le prime scarpe che trovai e mi catapultai fuori dalla stanza. Non doveva essere lontano, abitavo in un appartamento al quinto piano, quindi sicuramente aveva preso le scale per scendere. Mi affacciai dalla finestra del salotto e lo vidi uscire di corsa dal palazzo. Merda. Aprì la finestra e saltai già sulla strada. Se fossi un umano, forse mi sarei rotto qualche osso, ma, data la mia pellaccia dura, me la cavai solo con un graffio.
Com'era riuscito a liberarsi dalle catene e a scappare dall'appartamento? Nello stesso instante mi ricordai di aver lasciato i miei vestiti sul letto, vicino a lui e ovviamente dentro i miei jeans c'erano le chiavi. A volte anche i geni hanno i loro lampi di stupidità.
Mi misi a correre dietro di lui; il ragazzino era veloce, ma mai quanto me. Se lo avessi lasciato scappare lui sarebbe stato libero, lo sarei stato anch'io, ma questo pensiero non mi passò nemmeno per la testa.
Lui mi apparteneva.
Stavo per raggiungerlo, ma lui mi sorprese saltando su un autobus che stava per partire. Arrivai quando le porte erano ormai chiuse e il veicolo in moto. Pensava davvero che fosse così facile seminarmi?
Mentre il veicolo prendeva velocità, iniziai a corrergli dietro sul marciapiede, spingendo i passanti. Ovviamente sarei stato molto più veloce in forma di lupo, ma non potevo certo trasformarmi davanti tutta quella gente.
Quando l'autobus finalmente si fermò, mi catapultai dentro nell'esatto momento in cui lui scendeva da un’altra porta. Mi precipitai fuori. Mi stava prendendo in giro?! Le strade erano piene di passanti, era mai possibile che tutta quella gente non avesse niente da fare che stare in mezzo ai piedi? Lo persi tra la folla per un attimo, per fortuna riuscivo a sentirne perfettamente l'odore, per cui mi diressi verso quella fonte. Non facevo attenzione né alla gente che m’insultava quando la spingevo via né al rumore assordante delle macchine; l'unica cosa che volevo e dovevo fare era prenderlo, stringerlo a me e non lasciarlo mai andare via. Sarei stato anche disposto a chiuderlo a chiave per il resto della sua vita, se questo l'avesse fatto rimanere con me e solo per me.
Non sapevo per quanto tempo gli corsi dietro, quel moccioso era dannatamente veloce; sapevo solo che a un certo punto lo vidi correre verso degli edifici abbandonati. Accelerai maggiormente. Avevo il fiato pesate perché, per quanto potessi essere in forma, una corsa di almeno trenta minuti per la città era abbastanza stancante.
Entrai nell'edificio e solo dopo rallentai. Non sentivo niente, sia perché regnava un silenzio assordante sia perché non percepivo il suo odore, come se non fosse passato da quella parte. Mi voltai appena in tempo per riuscire a schivare un colpo: il ragazzino mi era arrivato alle spalle cercando di colpirmi. Ed io che pensavo fosse una creatura inutile! Lo spinsi indietro, facendogli fare un volo di qualche metro prima che atterrasse su tutte e quarto le zampe. Aveva le orecchie alzate sull'attenti e i riflessi pronti. Avevo mai menzionato quanto lo trovassi terribilmente carino? Bene, ritiravo completamente tutto! In quel momento mi sembrava tutt'altro che carino e coccoloso. Era un ragazzo pronto a combattere. Peccato solo che la sua forza non era nemmeno un quarto della mia, lo sapeva lui come lo sapevo anch'io. Entrambi sapevamo perfettamente chi avrebbe perso, eppure lui non sembrava intenzionato a tirarsi indietro.
Scattò in avanti cercando di graffiarmi. La cosa mi fecce ridere, perché potevo perfettamente tirargli un pugno e lasciarlo lì per terra almeno fino al mattino dopo. Lo schivai, dandogli un leggero schiaffo sul braccio; si avvicinò di nuovo e di nuovo lo schivai. Non aveva più forze: la sua presa sul terreno era debole e il respiro pesante. Inspirava l'aria come se stesse soffocando. All'ennesimo attacco gli fermai il braccio e gli spinsi il petto indietro in modo da farlo sbattere contro il muro alle spalle. Gli bloccai facilmente il corpo con il mio schiacciandolo contro la parete grezza. Ero più alto di lui almeno di dieci centimetri e robusto il doppio. Lo guardai dall'altro verso il basso e lui ricambiò. Non sapevo cos'avessi visto in quel momento nei suoi occhi, ma il mio inconscio agì da solo, portandomi ad abbassare il volto per baciarlo. Le sue labbra erano morbide e calde. Lui parve sorpreso ma testardo nel non volermi lasciar entrare; sfruttando il fatto che dovesse aprire la bocca per respirare, ne approfittai per approfondire il bacio. Lo invasi completamente facendoli inclinare la testa indietro e stranamente ricambiò. Rimasi leggermente sorpreso da quella lingua che rincorreva la mia, dalle sue dita tra i miei capelli scuri. Qualche secondo e lui mi spinse via, grafitandomi il collo.
Non avrei mai immaginato che al moccioso piacesse il sadomaso!
Respirando a fatica, si mise di nuovo in posizione d'attacco.
Perché aveva ricambiato il bacio? Forse anche lui provava verso di me qualche tipo di attrazione? Beh, c'era solo un modo per scoprirlo.
Mi attaccò di nuovo, ma questa volta non lo respinsi né parai il suo assalto. Fui spinto a terra e il gattino mi salì sopra intenzionato a colpirmi con un pugno. Non avevo paura del suo colpo, sapevo perfettamente che non mi avrebbe fatto niente di troppo serio. Lo fissai in quegli occhi cioccolato e lui, mentre caricava il pugno, si fermò. Il suo respiro era pesante, la mano ancora alzata. Era indeciso se colpirmi o no. Gli sorrisi e lo vidi sussultare dalla sorpresa; fu troppo per me sentire il suo odore così vicino mescolato al calore del suo corpo, quindi ribaltai le posizioni, sistemandomi su di lui e bloccandoli le mani in alto. Il suo viso diventò rosso come un pomodoro, quindi girò il viso, intenzionato a non guardami. Mi chinai a baciarne il collo scoperto, sentendolo fremere dolcemente sotto il mio assalto. Perché la sua pelle doveva essere così dannatamente perfetta e così tremendamente eccitante? Passai le labbra su quella pelle liscia e lo sentii trattenere un gemito.
- Come ti chiami? - gli chiesi, torturandoli il collo con baci e piccoli morsi.
- Nemmeno io so come ti chiami! - disse tra un gemito e l'altro.
Era la prima volta che lo sentivo parlare; aveva una semplice voce maschile, eppure perché a me sembrava una musica non cantata?
Non gli risposi e neanche lui aveva alcuna intenzione di parlare. Lo morsi un po' troppo violentamene; lui aprì la bocca per inspirare, ma io lo baciai sulle labbra, così morbide.
Non mi ero soffermato nemmeno un secondo a pensare a quello che stavo facendo; riuscivo solo a percepire che c'era una cosa che volessi: lui. Ero forse pazzo?
Mi staccai di forza da lui, respirando a fatica. Le sue labbra erano rosse e i suoi occhi liquidi.
- Yeol - sussurrò. - Il mio nome è Yeol-
Gli strinsi le mani con più forza, come se avessi paura che sarebbe scappato da un momento all'altro. - Eric. - sussurrai io con il fiato corto. - Piacere di conoscerti.-
Non sapevo bene come funzionassero queste...cose "amorose"; insomma, siamo franchi: quando vedo una donna le faccio qualche complimento, giusto per ammorbidirla e farle impressione, poi ma la porto a letto. Punto. Finiva tutto lì. Era così che doveva finire. Se qualcuno si azzardava a dirmi che l'incontro con il mio compagno sarebbe stato romantico, gli avrei tirato un pugno senza nemmeno pensarci troppo.
Mi abbassai di nuovo a catturare quelle labbra invitanti in un bacio profondo e come prima mi rispose, sembrava non poterne fare a meno.
Pensavo che avrei continuato a fare lì terra quello che con le donne era ovvia conseguenza. Non sarei mai stato in grado di staccarmi da lui, proprio in quel momento, se non avessi sentito un rumore strano...anzi no, era una voce; più precisamente un verso di gatto. Mi staccai da lui e guardai nella direzione da dove arrivava la vocina. Il ragazzo sotto di me si mosse energicamente, come se temesse qualcosa. Qualche secondo e sentii di nuovo quella vocina, solo che questa volta insieme al verso di un gatto c'era anche qualche parola umana.
- Non toccarla! - mi disse lui spaventato.
Sicuramente lì c'era un’altra Gatta. Che fosse la sua ragazza? No. Non poteva essere. Lui doveva essere solo mio. Mi alzai da lui e mi diressi da quella parte.
- No! Ti prego fai tutto quello che vuoi a me, ma lasciale stare! - m’implorò angosciato, attaccandosi alla mia manica.
Erano più di una?! Sapevo bene che tra loro una cosa del genere era abbastanza normale, ma...
Lo spinsi via e mi diressi con più sicurezza verso la voce. Ero geloso e volevo vedere che razza di ragazza avesse lui. Un attimo...ero geloso? E perché mai? Lo conoscevo da neanche un giorno, com’era possibile che io fossi già geloso di lui? Dio, lui mi avrebbe fatto diventare pazzo!
Percorsi a grandi falcate il corridoio e mi fermai davanti a una porta. Per tutto il tempo Yeol mi era corso dietro, spaventato come non mai, tentando in ogni modo di fermarmi. Che avesse paura che io facessi qualcosa alle sue fidanzatine? Quindi era per questo che era scappato via ed era corso direttamente qua? Voleva vederle a tutti costi? Ok, adesso ero davvero arrabbiato!
Spinsi la porta ed entrai dentro.
Ero preparato a vedere quasi tutto, ma ovviamente quel gatto riuscì a sorprendermi di nuovo. Dietro quella porta si trovava un appartamento ormai abbandonato. C'era un letto, un tavolo, una specie di armadietto e un forno a gas. C'era anche una finestra, ma priva vetro. Viveva lì?
Vicino al letto c'erano due bambine della stessa razza di Yeol; erano gemelle e non potevano avere più di sette anni. Le due bimbe avevano i capelli neri e le piccole orecchie dello stesso colore; erano magre, anche se il viso era più paffuto.
- Fratellino! - urlò una delle due ragazzine.
Yeol mandò giù la saliva, era nervoso. - State bene?-
Le bambine annuirono.
Rimasi.A.Bocca.Aperta.
- Queste sono le mie sorelline. - spiegò piano il ragazzo. - Bambine questo è zio Eric. È un mio...
-Amico. - finii la frase per lui.
Le due gattine sorrisero. - Ciao, zio Eric-
Che nessuno provasse a dirmi che sarebbero spuntati fuori anche madre, padre, nonno, nonna e quant'altro!
Mi girai verso Yeol. Era preoccupato e imbarazzato. Aveva le orecchie basse e il viso in fiamme. - Forse dobbiamo parlare prima. - gli dissi alla fine.
Lui parve per un attimo sorpreso. Mi fece segno di uscire e mi seguì dopo aver detto alle bambine che sarebbe tornato presto. Non aveva più senso tenerlo all'oscuro...non che ne avesse mai avuto! Ormai era sicuro che fosse il mio compagno, anche se era di un'altra razza e persino maschio. Già...un uomo...merda!
- Che cosa sai sulle compagne dei licantropi? - gli chiesi subito, senza tanti preamboli. Mi poggiai al muro.
- Sono delle persone molto speciali per loro, vero? - sussurrò.
Non me ne ero reso conto, ma aveva un leggero accento straniero; era un po' buffo da ascoltare. - Sono degli amanti a vita, se non sbaglio.-
- C'è un legame tra un licantropo e il suo compagno...molto forte quasi dal primo momento che si incontrano. Certi licantropi non riescono a trovarlo, perché magari nascono con una differenza d'età troppo grande oppure perché semplicemente non s’incontrano in tutta la loro vita. La compagna è facilmente individuabile dal suo odore. Mi sono trovato a essere ossessionato da un odore, quello che emani tu. Sei tu il mio compagno, Diavolo sa perché o come mai. Sei un maschio e soprattutto non appartieni neanche alla mia razza.-
Yeol rimase pietrificato. Non disse niente: si limitò ad abbassare le sue orecchie come se fosse...rassegnato? Non volevo sapere come si sentisse in quel momento, avevo paura di scoprire che fosse deluso o schifato.
- È per quello... - cominciò lui, ma la voce gli morì in gola. - È per quello che mi hai portato a casa tua? Mi hai sbattuto contro il muro perché eri arrabbiato...perché io non soddisfavo le tue aspettative?-
- Diciamo che non mi aspettavo di avere un ragazzo come compagna. - lo guardai seriamente. Dovevo decidere cosa fare di lui. - Come famiglia hai solo le due bambine? - vedendolo annuire, continuai: - Raccogli le tue cose. D'ora in poi abiterai a casa mia.-
-E le bambine? - mi chiese spaventato.
Sospirai. - Verranno con noi solo se le terrai lontano dalla mia stanza da letto.-

- Perché? - mi chiese arrabbiato.
- Perché cosa?-
- Mi dovrei stabilire a casa tua, solo perché sarei il tuo compagno? Non sei nemmeno contento del fatto che io sia un maschio!-
- Ascolta, non posso lasciare che il mio compagno viva in un posto del genere.-
- Ma chi credi di essere?! - mi chiese con il rossore sulle guance. - Non ho chiesto il tuo aiuto! Me ne frego se sono il tuo compagno. Se non avessi quest’odore tu non mi avresti nemmeno degnato di uno sguardo! - mi urlò puntandomi il dito contro. - Hai detto che i compagni sentono subito un legame verso l'altro, beh! Io non sento assolutamente niente verso di te! Mi fa schifo la tua prepotenza.-
Gli tirai un pugno spedendolo a terra. Stavo ribollendo dalla rabbia e non riuscivo a fermarmi. Quello che mi aveva detto...il fatto di fargli schifo...mi faceva semplicemente imbestialire!
Lo alzai da terra solo per sbatterlo contro il muro. - Tu ora verrai con me. - gli dissi lentamente gli occhi ridotti a fessure. - Farai da brava mogliettina, terrai le bambine buone e aprirai le gambe quando lo vorrò, altrimenti ti assicuro che ti trascinerò con forza e t’incatenerò per il resto della tua vita su quel letto.- Le sue morbide guance si bagnarono di lacrime mal trattenute e, sebbene a vederlo così mi si stringeva il cuore, non fermai le parole, non riuscii. - Non hai alcuna scelta. - gli sussurrai all'orecchio.
Mi allontanai da lui, lasciandolo andare e lo vidi barcollare come se non avesse alcuna forza in corpo. - Prendi le tue cose e andiamo. Spero che lo farai di tua spontanea volontà perché non sono proprio in vena di trascinarti per mezza città.-
Fissai il mio riflesso nello specchio. I miei capelli neri erano spettinati e sotto i miei occhi carbone si vedevano le occhiaie. Avevo l'abitudine di scacciare tutte le mie preoccupazioni svagandomi; non m’interessava se fosse sesso, alcool o una buona sessione di corsa trasformato in lupo, l'importante era che per un piccolo intervallo il mio cervello riuscisse a staccare la spina. La stessa cosa feci anche quel giorno.
Non avevo fatto in tempo a portare Yeol e le sue sorelline a casa mia, che già mi ero pentito chissà quante volte dell'acidità delle mie parole. Che cavolo mi era preso? Perché le sue parole mi avevano fatto uscire così fuori di testa? Lo avevo spaventato a morte, per non parlare del fatto che il mio pugno gli stava decorando la parte sinistra del volto; l'indomani ci sarebbe stato di sicuro un bel livido viola.
Gli mostrai velocemente la stanza per le ragazze, quella che normalmente facevo usare ai miei amici quando si fermavano a dormire, e poi sgusciai letteralmente fuori da quella casa. Non che non volessi vederlo, avevo paura di farli di nuovo male: mi ero mostrato piuttosto...suscettibile alle sue parole. Mi diressi, senza neanche pensarci, all'appartamento di una delle mie amiche di letto.
Dovevo assolutamente riuscire a togliermi dalla testa il suo faccino dolce e solcato dalle lacrime, le sue parole sprezzanti e pungenti, il suo odore così dannatamente avvolgente ed eccitante. Dovevo togliermelo totalmente dalla testa! Che sciocchezza! Ovviamente, come anche la volta prima, era lui che vedevo tra le mie braccia. Cosa mi stava succedendo? Avevo così facilmente cambiato sponda solo per aver sentito il suo odore?
Non sapevo proprio come comportarmi con Yeol. Cos'avrei dovuto fare? Non mi ero mai trovato nella situazione di dover creare, ricucire, o in qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare, un rapporto con un ragazzo; soprattutto non dopo ciò che gli avevo fatto! Con una ragazza era abbastanza facile: si comprava un mazzo di rose, s’indossava il miglior sorriso da angelo innocente, chiedere scusa e non darle nemmeno il tempo di replicare, ma baciarla cos' intensamente da farle dimenticare cosa ci fosse d’importante all'infuori di quello. Avrei dovuto fare la stessa cosa anche con lui? No, con Yeol la cosa non sarebbe valsa a niente; oltretutto era un ragazzo, era stupido anche solo il pensiero.

Un'ora dopo, ero davanti alla porta del mio stesso appartamento con un mazzo di rose bianche nelle mani: mi sentivo un emerito cretino. Era quasi mezzanotte. Aprii la porta, facendo il minimo rumore ed entrai. Erano tutti e tre raggruppati sul divano di fronte la televisione; Yeol dormiva stretto a una delle bambine e l'altra era per terra raggomitolata come un gatto. Appena mi sentì, la bambina drizzò le orecchie e guardò verso di me. Sembrava che volesse dire qualcosa, ma le feci segno di tacere per non svegliare gli altri due. Si stiracchiò pigramente, poi si avvicinò a me e m’indicò le rose, curiosa; non sapevo perché, ma mi fece ridere così le sussurrai che erano per lei. Il suo viso s’illuminò e mi buttò le braccia intorno alle gambe. - Guarda che è ora di andare a nanna. - le sussurrai prima di prenderla in braccio e portarla nella sua nuova stanza. Lasciai le rose nella sua camera e andai a prendere anche l'altra. Cercai di alzarla senza svegliare anche Yeol.
Sollevai la bambina e la portai nella stanza, vicino all'altra. Tornai indietro per dare un'occhiata al ragazzo. Era ancora addormentato sul divano in posizione fatale, le orecchie si muovevano a scatti nel sogno e potevo vedere chiaramente la coda che spuntava dai pantaloni. Sul viso però faceva bella mostra un livido nero della misura del mio pugno. Andai a prendere la scatolina del pronto soccorso, sedendomi poi vicino a lui; gli scostai i capelli dal volto, lentamente, per vedere tutto il colpo. Lui aprì lentamente gli occhi, mi prese la mano assonnato e la leccò. Dovevo abituarmi al pensiero che per loro era come se fosse un bacio. Tuttavia si rese subito conto di chi aveva di fronte e si raddrizzò sul divanetto, sussultando.
- Dove sono...? - chiese guardandosi intorno preoccupato.
- Le ho portate a dormire nella loro stanza.-
- Pensavo fossi una delle bambine, è per quello che ti ho leccato la mano. - Distolse lo sguardo. - Non sapevo se potevo, ma ho preparato da mangiare con le cose trovate nel frigo.-
- Hai fatto bene. Normalmente io non mangio a casa. Dovrei comprare qualcosa da poter essere cucinato. - In effetti, non facevo la spesa da parecchio tempo.
Guardai di nuovo verso il ragazzo: era teso e stava guardando da un'altra parte, come se avesse paura di incontrare il mio sguardo.
- Avvicinati. - gli dissi notando come lentamente si stesse spostando all'altra estremità del divano.
Lo vidi esitante per un attimo, per poi torturare con le unghie la pelle del divanetto. - Vuoi già che “apra le gambe per te”? - mi chiese titubante, rivolgendomi uno sguardo lucido.
Lo guardai per un attimo sorpreso; come in un flash, mi ricordai le dure parole che gli avevo urlato nel pomeriggio, costringendolo a seguirmi.
- Vieni qua. - ripetei.
Si avvicinò mordendosi il labbro e il suo sguardo era su qualsiasi altro oggetto in quella stanza che non fossi io. Era imbarazzato, ma anche ferito, lo potevo intuire chiaramente. Aprii la scatola del pronto soccorso e lì vi trovai il gel per lividi e contusioni. Ne presi un po' sulle mani e avvicinai le dita al viso. Sapevo che il colpo doveva farli molto male quindi cercai di fare il più delicatamente possibile. Sgranò gli occhi quando capì che gli stavo semplicemente medicando il livido.
Inizialmente sussultava ogni volta che le mie dita gli si avvicinavano, ma pian piano si abituò, chiudendo gli occhi per lasciarmi fare.
Gli spalmai la crema sulla parte colpita e poi gli misi un cerotto. Lo guardai per un attimo, mentre lui continuava a stare con gli occhi chiusi e poi mi alzai. Volevo andare a dormire, ma per prima cosa dovevo allontanarmi da lui, il suo profumo mi stava mandando in tilt il cervello.
Fui afferrato per la mano e tirato indietro sul divano. Yeol mi guardò il collo. - Ti ho graffiato. - sussurrò toccando leggermente con le dita le ferite. Non era niente di grave ovviamente, pizzicava giusto un po'.
Yeol avvicinò la sua bocca alla parte lesa e cominciò a leccarmi. Rimasi scioccato. Ma che stava facendo?! Prima mi accusava di dovergli aprire le gambe e poi mi faceva quello?!
- Che stai facendo? - gli chiesi con il fiato che accelerava.
- Le ferite vanno disinfettate. - sussurrò candidamente lui, continuando a leccarmi il collo.
Era stupido o meno? Sapeva almeno come si facevano i bambini? Lo allontanai: stavo per perdere il controllo. Sembrava un po' perplesso. Gli diedi un bacio veloce sulle labbra e senza darli il tempo di mettersi sul chi vive, di nuovo mi alzai dirigendomi verso la mia stanza.
-Buona notte, Yeol.
Non potrei affermarlo con sicurezza, ma mi sembrò di sentirlo dire solo il mio nome: due volte.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte III ***


Image and video hosting by TinyPic Salve. 
Avevo pensato di aggiornare ogni settimana, ma mi sono leggermente dimenticata visto che in questo periodo sto scrivendo un altro racconto che è molto più impegnativo di questo e penso che presto lo posterò ^w^. Vi avviso subito che non ho avuto molto tempo per correggere questa parte (che è anche decisamente corta >.<) quindi se trovate degli errori di battitura o di grammatica non spaventatemi, al massimo ditemi così cercherò di rimettere tutto a posto.
ringrazio moltissimo tutte le persone che hanno commentato i capitoli precedenti, le persone che seguono questa storia, che l'hanno aggiunta ai preferiti (senza nemmeno conoscere il finale XD) e tutte le persone che l'hanno semplicemente letta ^_^




A svegliarmi fu il grande fracasso proveniente da ogni parte dell'appartamento. Sentivo il rumore delle corse sui corridoi e per le stanze e le urla delle ragazzine. Ho mai detto di odiare i bambini? Sentii subito la voce di Yeol che chiedeva alle mocciose di non fare tutto quel casino, per non svegliarmi. Mi spostai verso il comodino e afferrai la sveglia: erano solo le nove del mattino. Li avrei ammazzati! Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza. Le due bambine mi salutarono subito, contente di poter interrompere il fratello che le stava sgridando. Che diavolo mi aveva dato alla testa quando avevo deciso di portarmele a casa?! Ero talmente abituato a vivere da solo che avere tre persone nell'appartamento m’irritava facilmente.
Le loro batterie sembravano non avere lunga durata; dopo un'ora di giochi erano capaci di dormire almeno per tre. Menomale.
Yeol sembrava volesse nascondermi il fatto di essere un gatto, come se ne vergognasse. La coda la nascondeva dentro dei pantaloni larghi e le orecchie sotto un cappello di stoffa, lo tirava così in basso da coprire anche i ciuffi grigi che aveva. Anche la maglia che portava era larga a maniche lunghe, sebbene fuori fosse piena estate. Voleva coprirsi da me? Non sapevo. L'unica cosa di cui ero certo era che sotto quei vestiti enormi e usati, c'era il suo corpo magro e ossuto.
Un’altra cosa che scoprii di lui era la sua bravura a cucinare; non l'avrei mai detto...insomma io riuscivo a bruciare anche la pasta semplice. Aveva cucinato il pranzo senza che io gli dicessi niente e mi aveva persino chiesto se mi dava fastidio mangiare con le bambine, quasi ne chiedesse il permesso. Era troppo educato per i miei gusti. Lo avevo in pratica minacciato e lo tenevo rinchiuso lì contro la sua voglia; da dove la tirava fuori tutta quell'educazione?
L'unica cosa che non avevo preso in considerazione era il suo odore: non era necessario avvicinarmi a lui per potermi inebriare di esso, ogni stanza in cui lui passava ne rimaneva pregna. Dovevo far ricorso a tutto il mio autocontrollo per non saltarli addosso ogni due minuti; di fatto, la prima cosa che gli dissi quando mi svegliai fu di andarsi a fare una doccia. Lui era diventato rosso, ma era andato subito in bagno. Glielo dissi anche prima del pranzo. E glielo avrei chiesto anche il quel momento...ma stava lavando i piatti del pranzo.
Il suo profumo mi drogava. Ero l'unico dei due a sentirmi attratto all'altro? Probabilmente.
Presi di nuovo la crema contro i lividi e lo chiamai, pronunciando il suo nome. Aveva notato che ogni volta lo facevo, lui trasaliva. Non gli piaceva il modo con quale pronunciavo il suo nome?
Yeol si avvicinò piano e si sedette vicino a me. Forse avrei fatto davvero bene a chiederli di farsi di nuovo la doccia. Gli tolsi il cappellino e lui arrossì. Certo che il suo comportamento non mi aiutava a resistergli. Presi di nuovo il gel e glielo passai sulla sua guancia. Il livido era viola-verde, stava cominciando a passare. Come il giorno prima, gli misi il cerotto.
- Perché nascondi le orecchie e la coda? - glielo chiesi, perché la domanda mi girava in mente da quella mattina.
- A te non piace che io sia un gatto - rispose lui, calmo.
Alzai il sopracciglio. - E questa da dov'è venuta fuori?
- Sei tu che mi hai detto che il fatto di non essere della tua stessa razza ti ha lasciato a bocca aperta. Lo so benissimo che i gatti non sono i ben venuti, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle, sai? E poi il mandarmi sempre a lavare...
- E questo cosa c'entra?
- Ti da fastidio il mio odore da gatto, vero? - disse guardandomi negli occhi ed io scoppiai a ridere. Se fosse stato solo quello!
- Ti ho detto di averti riconosciuto come compagno dal tuo odore, vero? Ecco, per me sentirlo è come una dose di ecstasy: mi fa desiderare di spingerti sul pavimento e prenderti qui e adesso- Yeol arrossì violentemente. - Mi sento come un lupo in calore-
Il ragazzino girò la testa leggermente per annusare da solo, lo trovai estremamente buffo. Mi avvicinai e lo baciai; le sue labbra erano morbide come sempre. Non lo forzai, lasciai che fosse un contatto dolce. Piccoli baci. Appena le nostre labbra venivano al contatto le separavo e mi avvicinavo di nuovo, come se non potessi farne a meno. Non lo so perché ma il mio istinto mi diceva di andare piano con lui, che dovevo fargli scoprire lentamente ogni carezza che io desideravo fargli. A un certo punto fu proprio lui a posare una mano sul mio viso per trattenermi, perché smettessi di allontanarmi in continuazione. Mi leccò le labbra, piano, con la punta della lingua e poi imprigionò quello inferiore tra le sue. Non reagii, ma nemmeno presi in mano la situazione; lo lasciai semplicemente fare. Volevo vedere fin dove la sua curiosità lo avrebbe spinto. Avevo capito, anche dai suoi precedenti baci, che non aveva grande esperienza.
Si staccò da me. Aveva il viso rosso e le orecchie abbassate all'indietro. - Sei morbido. - mi sussurrò. Era l'unica cosa che aveva da dirmi?

-Voglio chiederti scusa- gli sussurrai io. Avvicinai di nuovo le mie labbra. -Per averti spaventato, per averti incatenato in casa...e tutto il resto. Ti assicuro che normalmente non sono così... violento-
Yeol mi sorrise e in quel momento mi mancò l'aria nei polmoni. Da quanto lo trovavo bellissimo? - Anch'io devo chiederti scusa. Ti ho detto tutte quelle cose ieri, ma non le penso davvero. Ero solo arrabbiato perché sembrava facessi tutto contro la tua volontà, come se avermi vicino fosse una scocciatura... ed io non voglio esserlo-
Mi avvicinai e lo bacia in modo da toglierli ogni dubbio: non lo desideravo solo perché era il mio compagno. Questo pensiero mi attraversò la mente. Mi piaceva. Mi piacevano i suoi comportamenti buffi; mi piaceva il suo carattere; mi piaceva persino il rossore che non lasciava mai quelle guance lisce.
Lo spinsi giù, salendoli sopra. Yeol non oppose resistenza, anzi mi circondò le spalle con le sue braccia. La sua pelle mi drogava e il suo corpo mi tentava.
-Mi piaci- gli sussurrai, solo per essere sicuro che non fraintendesse le mie azioni.
- Anche tu mi piaci. - mi rispose tra i baci.
Mi bloccai. Che cosa aveva detto? E perché il mio cuore aveva fatto una capriola?
Yeol arrossì violentemente, ma continuò a parlare. -Lavoro come cameriere in quel locale. Ti aveva visto con quella ragazza e ho pensato...- ma la voce gli morì nella gola.
- Hai pensato...? - gli chiesi stuzzicandoli il collo con i piccoli baci. Yeol cercò di soffocare un gemito. - Che... ah non mordermi il collo!... che fossi molto bello, e quando mi hai fermato in quel ero molto sorpreso e... ah... felice-
Gli succhiai la pelle lasciando il segno rosso, feci scivolare le mani sotto quella maglia larga. Il suo corpo era caldo, fermai il palmo per abitudine sul seno, ma non sentii la solita morbida carne. Yeol soffocò un gemito. -Guarda che se non mi fermi, ti prendo qua- gli dissi, pregando dentro di me che non lo facesse, non ne sarei capace.
Ero talmente occupato ad ascoltare i gemiti del mio gatto che non sentii la porta d'ingresso aprirsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte IV ***


Image and video hosting by TinyPic

Chiedo umilmente perdono ç____ç lo so che avevo promesso di aggiornare ogni settima, ma non ho avuto il tempo tra la scuola e varie cose >.<  Fustigatemi a sangue se volete… anzi no, non fattelo, non sono masochista come Yeol. 
Questo capito è un po’ più lungo del precedente e, si lo so, è pieno di errori grammaticali. Vi assicuro che appena avrò il tempo metterò tutto in ordine. Non volevo farvi aspettare di più >.<
ho aggiunto una pagina facebook dove potrete contattarmi, quindi se avete voglia di insultarmi per il ritardo mi trovate lì ç__ç -------> Kassandra Night
sperò che vi piacerà *^* e, se avete voglia, ditemi che ne pensate *_*
Kassandra 


- Vedo che non perdi tempo - disse tranquillamente mio padre.

Yeol trasalì sotto di me, io invece mi alzai lentamente per guardare il mio vecchio; in quel momento sarei stato capace di ucciderlo per avermi interrotto. Lui entrò nella sala senza badare allo sguardo assassino che gli lanciavo, guardandosi intorno. Dietro di lui stava la sua compagna, ovviamente lei non era la mia vera mamma, troppo giovane per esserlo.

-C'è qualche motivo per cui vi trovate qua? - Mi misi a sedere, mentre Yeol cominciò a sistemarsi al meglio la maglia, tirandola esageratamente giù. Era rosso come un pomodoro.

- Sara voleva vederlo - rispose il vecchio, indicando il mio gattino.

- Perfetto! L'ha visto, adesso potete anche levarvi dai piedi, no? Ci siamo appena dichiarati e vogliamo passare il tempo in impieghi più proficui.-

-Quindi non l'avete ancora fatto? - chiese Sara buttando la borsa su una delle poltrone. Yeol soffocò un'esclamazione diventando subito bordeaux. - Dovresti prendere esempio da me e tuo padre. Quando avevamo capito di essere l'uno il compagno dell'altra, ci siamo praticamente saltati addosso-

Mi alzai dal letto perché l'odore del mio gatto era talmente invitante che lo avrei spinto sul letto anche davanti ai miei. - Ok, è stato un piacere e adesso via - dissi indicando la porta.

- Sei troppo maleducato - mi riproverò mio padre, poi avvicinandosi a Yeol gli porse la mano. - Robert, il padre di Eric e lei è Sara la mia compagna-

Il ragazzino, che sono in quel momento, si era accorto di essere ancora seduto, si alzò momentaneamente e strinse la mano al mio padre. -Yeol. M-mi chiamo Yeol. È un piacere conoscerla-

Il vecchio guardò verso di me. - Perché tu non sei mai così educato con me? - Volevo risponderli qualcosa tipo “indovina!”, ma mi morsi la lingua. Non bisogna mai tirare troppo la corda con i propri genitori, potrebbero scuoiarti vivo e beh...nel mio caso sarebbe potuto accadere letteralmente. D’altronde era un licantropo come me.

Yeol aveva il volto rosso e le orecchie talmente basse che quasi sparivano sotto tutti quei capelli. - I-io... - cominciò a dire a tutti, ma si voltò verso di me -vado a vedere come stato le bambine. Voi parlate tranquillamente - E sparì letteralmente nell'altra camera.

- Già bambine? Non avete ancora consumato il vostro legame e avete già delle bambine? - disse mio padre facendo la faccia impressionata.

Avrei fatto male a tirarli un pugno?

-Sono le sorelle minori di Yeol - risposi liquidando tutti i dubbi, inesistenti ovviamente.

L'intrusione di una ventina di minuti l'avrei anche potuta sopportare, da parte di quei due, ma quando mi comunicarono la notizia di aver intenzione di fermarsi a cena per conoscere la "nuora", gli indicai la finestra suggerendo loro di sparire il più velocemente possibile.

Durante le cene il mio gattino si l'era cavato bene. Era molto timido all'inizio, ma quando familiarizzava con le persone, appariva più tranquillo. Aveva cucinato lui, ovviamente, io non mi sarei nemmeno avvicinato ai fornelli.

- Allora Yeol - Cominciò Sara a tavola. - Dove sono i tuoi genitori?-

Il mio gattino alzò gli occhi dal suo piatto. - Non ci sono - e vedendo l'espressione interrogativa di Sara continuò. - Quelli come noi sono soliti a cambiare in continuazione i partner a seconda... - arrossi violentemente - … del periodo di calore, quindi io non so chi sia esattamente mio padre. Quando i miei fratelli o sorelle crescevano abbastanza da poter anche essere indipendenti, se ne andavano via di casa. Alla fine anche mia madre se ne andò via, tre anni fa. Da allora mi prendo da solo cura delle mie sorelle.

- Ma... quanti anni hai? - chiese Sara dubbiosa.

- Diciotto.

Era più piccolo di me solo di un anno? Avrei scommesso di aver quasi approfittato di un quindicenne...

Sara parve leggermente imbarazzata per la domanda, quindi il mio vecchio intervenne per interrompere il silenzio che si era creato. - Yeol. È un bel nome. - disse ammiccando al MIO gattino.

Il ragazzino sorrise e in quel momento pensai che il mio autocontrollo non sarebbe bastato a fermarmi dal saltarli addosso. - Significa “dieci” in coreano-

- Davvero? È un numero importante in Corea? - continuò Robert.

- No, no. E' solo perché sono il decimo figlio-

La zuppa mi andò di traverso. Decimo? Sapevo che i gatti erano soliti fare tanti figli, ma dieci?

- Allora menomale che sei un maschio altrimenti tra una decina di anni avrei avuto almeno una sessantina di nipoti.

Questa volta la zuppa andò di traverso a Yeol. Avrei dovuto ammazzare mio padre? Davvero, nessuno scherzo!

Dopo quest’uscita, non dissero nulla d’imbarazzante. Menomale. Quando finimmo di cenare, li mandai letteralmente via. Avranno tutto il tempo del mondo per conoscere la loro “nuora”.

Sospirai pesantemente. Era così difficile avere dei genitori? Anche se Sara non era tecnicamente mia madre, aveva conosciuto mio padre solo sei anni prima. Quando la mia vera madre aveva capito che suo marito aveva trovato la propria compagna, si era fatta da parte senza troppe storie. Sinceramente non mi è mai piaciuto che si fosse arresa così facilmente, ma adesso che ci penso bene... e se avessi incontrato Yeol quando avevo già una moglie? Mi venne subito da pensare a quella ragazza con cui ero stato l'ultima volta; lei mi piaceva, fisicamente parlando, ma non avrei mai scelto lei al posto del mio gattino, anche se quella ragazza la conoscevo almeno da un anno.

Yeol mi piaceva, questo dovevo ammetterlo. Mi piaceva la sua timidezza, la sua innocenza, mi piaceva il suo aspetto sebbene fosse un ragazzo, mi piaceva soprattutto il fatto che quando doveva sapeva tirare fuori gli artigli. Ero pazzo? Fino a tre giorni prima l'unica cosa che avevo per la testa era come scoparmi una ragazza e adesso era diventato "come scoparmi Yeol"? Sì, ero fottutamente pazzo di lui!

Mi sedetti sul mio letto. Tutto quello era così assurdo, soprattutto l'aver accettato senza problemi l'idea di stare insieme. Ma cosa avrei dovuto fare se ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di avvicinarmi a lui, di abbracciarlo, di morderli quelle orecchie, di sussurrarli quanto lo desiderassi, di baciarlo, di accarezzarlo, di sentire il suo corpo ansimante sotto il mio?! Non mi ero mai sentito così. Per nessuno avevo provato questi sentimenti che sentivo per Yeol; nemmeno per la mia cotta! Mi ricordo ancora quella donna. Era la mia maestra di disegno, alle medie. Aveva da poco finito l'università ed era molto bella, proprio il mio tipo. Mi ricordo ancora la prima volta che le avevo rubato un bacio, allora avevo quattordici anni; o la prima volta che mia aveva invitato a casa sua. Ero molto emozionato e lei mi piaceva davvero tanto, anche se era molto più piccolo di lei. Non so se per quella donna era lo stesso, probabilmente voleva divertirsi con un ragazzino come me. Ovviamente anche se avevo quattordici anni, ero già più alto di lei e molto più forte. Mi ricordo ancora quando mi aveva tirato verso il suo letto pensando che mi spaventassi. Non si aspettava certo che io rispondessi alle sue carezze né che la spogliassi. Quella volta era stata l'unica in cui avevo permesso a una ragazza di stare sopra. Sono passati quanti anni? Cinque? Dopo quella volta avevo perso interesse per quella maestra.

Alzai lo sguardo verso la porta aperta e vi trovai Yeol. Era in piedi e mi stava guardano. Appena i nostri occhi s’incontrarono lui divenne tutto rosso. Da quando tempo che mi osservava? Il ragazzino entrò nella stanza chiudendosi dietro la porta. - Ho messo le bambine a dormire. Avevano sonno - mi disse. Si guardò intorno esitante e quando il suo sguardo si posò sul letto le sue guance, si tinsero. Delizioso.

- E tu? - gli chiesi con un tono di voce che normalmente usavo con le ragazze per far battere i loro cuori.

- Ed io?

- Non hai sonno?

- Non... non tanto. - sussurrò fissando il pavimento. Sorrisi. Semplicemente delizioso. Mi alzai dal letto e mi tolsi la maglia. Io avevo invece sonno. Quella mattina mi avevano svegliato alle nove. Normalmente ero abituato a dormire almeno fino a mezzogiorno.

- Quelle sono per qualcuno in particolare? - mi chiese Yeol. Seguii il suo sguardo e vidi le catene vicino al letto.

Scoppiai a ridere. - Sono per me. - gli rivelai, avvicinandomi a lui. Il ragazzo mi guardò sorpreso. - Non lo sapevi? Adoro farmi incatenare. A te non piace? - Ero vicino a lui. Dannatamente vicino. Se solo mi fossi proteso in avanti lo avrei toccato. Il suo odore era forte, tanto da farmi respirare pesantemente. Il mio corpo implorava una sana scopata e il mio cervello? Beh, anche a lui non dispiaceva se l'interessato fosse stato Yeol.

Il ragazzino era imbarazzato. Le sue orecchie erano basse, tanto da appiattirsi contro i capelli. - N-non... più di tanto. - mi rispose.

Alzai una mano e andai a toccargli i capelli: erano così morbidi. - Il motivo per cui tengo le catene è che sono un lupo mannaro. Nelle notti di luna piena devo per forza incatenarmi in modo da non poter uscire e fare qualche strage. Se guardi bene tutta la casa è super protetta. I muri sono molto spessi, la porta dell'uscita è blindata e le finestre sono fatte di un vetro ad alta resistenza. Nel caso in cui le catene non resistessero, c'è sempre qualcos'altro a impedirmi di uscire…. Penso che vi farò andare in qualche altro posto, durante quelle notti. È meglio se state il più lontano possibile da me-

Abbassai gli occhi per guardare Yeol e mi sorpresi nel vederlo osservarmi. Mi mancò il respiro. Che cos'era quest'emozione? Smisi di toccargli i capelli lasciando la mano ancora dietro la sua nuca. Rimanemmo così per più di un minuto, a fissarci a vicenda. Volevo chinarmi, annullando lo spazio che c'era tra di noi e baciarlo e poi spingerlo su letto, ma qualcosa mi fermava. Il mio cuore batteva come quello di un ragazzino alla sua prima cotta.

Un altro secondo e fu Yeol che annullò lo spazio tra di noi, baciandomi. Si alzò in punta dei piedi per riuscire a farlo. Non mi trattenni più. Passai la mia mano destra dietro la schiena facendo aderire il suo corpo al mio e con la sinistra gli afferrai la testa. Fu un bacio lungo e umido. Mai avrei potuto immaginare che baciare una persona potesse essere così eccitante e piacevole, anche se di baci ne avevo abbastanza esperienza. Yeol mi abbracciò. I suoi baci avevano qualcosa di tenero e dolce, a differenza del mio modo famelico e passionale nel condurre le cose.

Lo spinsi contro il letto, proprio come desideravo fare da tanto tempo; cadde sulle lenzuola, leggermente sorpreso e impaurito, ma non gli diedi tempo per analizzare quei sentimenti che mi misi sopra di lui, cercando di nuovo la sua bocca. La trovai pronta ad accogliermi, come pure quel corpo che si tendeva sotto il mio. Lo volevo.

- Yeol... - sussurrai piano contro le sue labbra - … se non mi fermi adesso, dopo non ti permetterò di allontanarmi-

Il ragazzino avvicinò le mani tremanti e le chiuse sopra la mia schiena. Nella stanza si sentiva soltanto un leggero fruscio di lenzuolo e i nostri respiri affannati, dato che non ero il solo a respirare pesantemente.

Yeol voltò il viso, vergognandosi di incontrare il mio sguardo. - Fai piano p-per favore - sussurrò con una voce straziata. Aveva sicuramente paura. Il suo corpo sotto di me era teso e le braccia tremavano sulla mia schiena.

Non lo avrei fatto pentire di quella notte insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Parte V ***


Image and video hosting by TinyPic

Questa volta ho fatto presto ^w^ i soliti commenti li metto alla fine >.<


Gli catturai le labbra in un bacio profondo e umido. Gli feci spalancare la bocca e insinuai la mia lingua dentro: aveva un sapore meraviglioso. Sapevo benissimo di correre troppo velocemente, ma poco m’importava. Lo volevo così tanto da star male. Gli poggiai le mani sul petto e poi lentamente cominciai a far scivolare i palmi sulla maglia. Potevo benissimo percepire sotto la stoffa il suo calore. Appena toccai l'orlo della maglia, lo strinsi e la sfilai via, lanciandola senza guardare dove. Riportai di nuovo le mani su quel corpo così agognato. Yeol si sentiva in imbarazzo. Appena rimase a torso nudo, aveva subito cercato di coprirsi portando le braccia il petto. Gli afferrai gli arti e li bloccai sopra la sua testa. Mi chinai a baciargli il collo. Lo sentii ansimare e inarcarsi sotto di me, la sua voce interrotta da continui ansimi mi sembrava una musica mentre gli succhiavo un capezzolo, poi l'altro. Volevo farlo urlare, volevo sentirlo pronunciare il mio nome, quindi scesi lentamente baciandoli quella pelle olivastra sempre più in basso. Intanto con la mano destra cominciai a tracciare il leggero profilo dell'interno coscia, partendo dal ginocchio, pian piano, fino ad arrivare all'eccitazione, senza però toccarla direttamente. Yeol s’inarcò sotto di me. Sapevo che avrei dovuto prendermi del tempo per abituarlo alla cosa, ma lo desideravo...non riuscivo a pensare ad altro. E lo avrei avuto. In quel momento.

Gli slacciai i jeans chiari e pian piano li feci scivolare lungo le gambe slanciate, come quelle di una ragazzina. Yeol si portò le mani al volto, come per coprirsi: era imbarazzato e stava tremando. Salii di nuovo sopra di lui. - Guardami - gli dissi piano.

Un po' incerto Yeol si spostò le mani dal viso e mi fissò con quegli occhi color cioccolato, liquidi dal desiderio.

- Baciami -

Lui mi guardò incerto, poi cominciò ad alzare piano piano il viso, verso il mio; il suo respiro era tanto veloce quanto il mio, sebbene cercassi di mascherarlo. Il mio cuore batté forte mentre vedevo il suo volto avvicinarsi. Gli passai un braccio intorno per sorreggere la sua schiena, mentre lui sfiorava con le sue labbra morbide le mie, in un bacio così casto da fermarmi il cuore. Solo un tocco. Solo un piccolo sfioramento della pelle, ma per me era il migliore bacio che avessi mai ricevuto.

Nello stesso istante la porta della stanza si spalancò. Non persi tempo e coprii con un lenzuolo il mio gattino tremante. Nella camera entrarono le due gemelline. Ho mai detto di odiare i bambini? Girai la testa verso le due ragazzine, rimanendo ancora sopra Yeol.

- Che cosa stavate facendo? -

Sesso” pensai, ma risposi: - Giocando -

- Davvero? - chiese una della gemelline e poi con una bella rincorsa si buttò sul letto vicino a noi. Menomale che il lenzuolo copriva completamente Yeol anche se lui non era del tutto nudo. Aveva ancora addosso la biancheria. - E a cosa giocavate? - chiese lei muovendo la coda. Mi misi seduto sul mio gattino senza però schiacciarlo con tutto il peso.

Diedi un'occhiata al mio angioletto e poi risposi. - Gli stavo facendo il solletico -

La bambina si portò le mani sul corpo. - Io invece odio il solletico -

- Davvero? A Yeol invece piace e anche tanto - e dopo queste parole, lui mi tirò un pugno nella coscia.

- Comunque perché siete qui? - chiese questa volta il mio gattino. Aveva il viso rosso e la voce leggermente tremante.

- Non riuscivamo a dormire. Prima il fratellone dormiva sempre con noi - si lamentò una delle due.

Yeol mandò giù la saliva. Si vedeva che era teso e continuava leggermente a tremare. - Ma vuoi siete già abbastanza grandi per dormire anche da sole -

Mi alzai a malavoglia da sopra di lui. - Lasciale dormire qua con te - gli dissi mentre cominciavo ad andarmene.

- E-e tu dove vai? -

- In bagno ovviamente, a cercare di calmarmi. - Non mi girai a guardarlo, ma seppi con sicurezza che la sua faccia si tinse di rosso.


Spostai il bicchiere dal tavolo. Ero di nuovo andato in quel locale. Quella mattina Yeol se ne era uscito che lui voleva continuare a lavorare. Sinceramente io avrei preferito mandarlo a scuola piuttosto che a lavorare, ma lui diceva di sentirsi solo un peso per me. Non avevo mai pensato che lo fosse, dopotutto mio padre era ricco, quindi non avrei avuto problemi di soldi; potevo benissimo mantenere Yeol e le sue sorelline facilmente. Senza contare il mio essere leader di un branco: anche quello portava molti vantaggi economici. Ma Yeol non era del mio stesso avviso; quasi litigammo per questo. Alla fine gettai la spugna e gli dissi che poteva fare quello che voleva; in fin dei conti era già costretto a vivere con me, non potevo decidere ogni cosa al posto suo.

Spostai lo sguardo dal mio bicchiere e lo osservai. Stava servendo dei clienti dall'altra parte della sala; lavorava come cameriere. Indossava un cappellino per coprire le orecchie e la coda invece la teneva dentro i larghi pantaloni, neri come la sua divisa. Cercava di nascondere in ogni modo il suo essere Gatto, ma le persone se ne rendevano conto lo stesso; alcuni lo guardavano male, altri con disprezzo, altri ancora gli ridevano in faccia e lui incassava il tutto senza dire niente né prestandovi attenzione. Mi venne il desiderio enorme di spaccare le facce a tutti, perché sapevo perfettamente che se solo lo avessero conosciuto se ne sarebbero innamorati come me... Aspetta! Cos'avevo appena detto? Innamorati come me?! Da quand'è che lo amerei?!

Guardai Yeol ritornare verso il balcone per prendere le altre ordinazioni. Lo trovavo bellissimo e desideravo stringere quel piccolo e fragile corpo contro di me. Ero innamorato di lui? Lui era un maschio!... e io lo amavo. Merda!

Ero talmente assorto da quei nuovi pensieri, da non accorgermi che la stessa Fata dell'ultima volta mi si era seduta vicino. Quando mi voltai, la studiai con sguardo interrogativo. Beh, era davvero uno schianto. Quella sera aveva raccolto i suoi capelli biondi in due codini, la maglia era talmente scollata che nessuno avrebbe fatto caso se non l’avesse indossata per nulla; non aveva nemmeno il reggiseno quindi potevo benissimo intravedere i capezzoli invitanti. La minigonna era talmente corta che delle mutande normali avrebbero coperto di più. Davvero notevole.

- L'altra volta te ne sei andato via come un fulmine. Ti ho cercato tutta la notte -

Ne dubitavo, ma gli sorrisi lo stesso. Avevo voglia di una scopata. Erano giorni che Yeol mi girava intorno ed io non ero ancora riuscito a mettergli le mani addosso, se non in maniera leggera.

- Ho avuto da fare - le risposi tracciando con il dito il contorno della sua spalla. La sua pelle era morbida e invitante, ma non quanto quella di Yeol.

- Girano delle strane voci sul tuo conto, in questi giorni - mi sussurrò lei, facendosi più vicino.

- Voi donne non avete nient'altro di cui parlare che non sia io? - le chiesi maliziosamente.

Lei arrossì. - Si dice che hai trovato la tua compagna e che sia di una razza diversa dalla tua. Questo è vero? - fece la faccia schifata – Si dice che sia una “gatta” -

Scoppiai a ridere. - Certo che no. Non ho alcuna compagna, io. - le risposi automaticamente.

In quel momento alzai lo sguardo e vidi vicino a me Yeol. Era lì forse per portare da bene al tavolo vicino e sicuramente mi aveva sentito. I suoi occhi erano lucidi come se volesse mettersi a piangere e si stava mordendo il labbro inferiore con una forza tale che intravidi persino un po' di sangue. Un secondo e poi lui si girò, i pugni stretti, sgusciando via. Volevo alzarmi e seguirlo per spiegargli, ma la bionda mi si attaccò addosso cominciando a leccarmi il collo.

Merda. Perché doveva arrivare proprio in quel momento? E poi io non intendevo nemmeno dire quello; non avevo pensato minimamente alla risposta che stavo dando. Decisi di aspettare la fine del suo lavoro per spiegargli tutto.

- Queste cose non si fanno qui. - le dissi per farla smettere di stuzzicarmi. Guardai l'orologio: mancava ancora un'ora alla fine del turno di Yeol. Per passare il tempo chiesi alla ragazza cosa avesse fatto ultimamente, non che m’interessasse particolarmente, infatti, passai tutto il tempo a far finta di ascoltarla; invece i miei occhi continuavano a seguire il gattino per tutta la sala.

Non guardò nella mia direzione nemmeno una volta.


Quando fu l'ora di andare via lo vidi sparire, sicuramente per cambiarsi. Decisi di raggiungelo. Me ne andai senza dire niente alla bionda. Del resto lei con i suoi stupidi racconti mi aveva fatto passare tutta la voglia che avevo. Trovai con facilità lo spogliatoio. C'era il mio gattino dentro, con un'altra persona. Era un ragazzo, ma non riuscivo a vederlo bene.

- Dove sei sparito, piccoletto? - chiese quel ragazzo al mio ragazzo.

- Non sono fatti tuoi - gli rispose stancamente Yeol. Si era già cambiato e stava cercando di passare, ma l'altro gli bloccava la strada.

- Freddo come sempre? Tutte e due sappiamo quanto ti servono i soldi. Guarda che posso pagarti molto bene, non devi fare tanto il difficile -

Non aspettai oltre. Entrai e, girandolo verso di me, sferrai un pugno al ragazzo. Quello andò a sbattere contro il muro dall'altra parte della stanza; lo guardai meglio: era un fottuto Vampiro.

- Lui è di mia proprietà - gli dissi indicando Yeol. - Se ti vedo ancora una volta girare intorno a lui, ti assicuro che ti strappo i canini e ti inchiodo ad un albero ad aspettare l'alba - dicendo questo presi il mio gatto per il gomito e lo tirai verso l'uscita. Solo quando raggiungemmo la macchina, lui si divincolò dalla mia stretta.

- Cos'era quella reazione? - mi chiese arrabbiato Yeol. - Adesso hai intenzione di ammazzare tutte le persone che mi propongono di andare a letto con loro? -

- Se non hai ancora capito tu sei solo mio! Mi appartieni. Non voglio che le persone si avvicinino a te -

- A si? Vogliamo parlare della bionda di prima? Mi sembrava che le avessi detto di non avere una compagna. E anche quando ti ho visto con lei spalmata addosso, non mi sembrava che tu abbia fatto qualcosa per spingerla via -

- E tu come lo sai? Non mi guardavi nemmeno! E poi quello non ha niente a che fare con te. Le persone che mi porto a letto io non ti devono interessare - urlai io.

Yeol sgranò gli occhi. Sembrava che stava per mettersi a piangere. - Vaffanculo - mi disse piano e si girò per andarsene. Lo afferrai per il braccio e lo spinsi in macchina.

Con la mia grande sorpresa lui non si ribellò. Atterrò sul sedile come se fosse senza forze. Entrai anch'io e accesi il motore. Mentre guidavo fino a casa, sentivo Yeol piangere il più silenziosamente possibile. Sentivo quelle lacrime scorrere come se fossero state mie. Non ebbi coraggio di guardarlo e nemmeno di chiedergli scusa. Perché riuscivo solo a ferirlo?



Ok, non picchiatemi. Lo so che adesso mi state odiando perchè 1) non sono ancora andati al letto insieme 2) faccio soffrire Yeol. Si lo so, sono crudele, per non dire che anche Eric mi odia visto che è da una settimana che ha il gattino davanti agli occhi e non gli ha fatto ancora nulla >.< 
volevo subito spiegare che Eric non è stronzo è solo... un po' impulsivo, ok mooooooooooolto impulsivo ^^ 
che ne pensate? Riuscirà Eric a mettere quella testa a posto? E piccolo Yeol... riuscirà a perdere la verginità? XD (a quello ci penso io +______+) 
vi avviso che il prossimo sarà il capitolo decisivo ^O^ 
baci Kassandra


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Parte VI ***


Image and video hosting by TinyPic


Quando entrammo in casa lui andò subito a vedere come stavano le gemelline, io invece mi buttai sul divano di pelle nel salotto. Perché quando mi arrabbio, dico cose che feriscono? Riesco a farlo quasi intenzionalmente.

Avrei dovuto spiegargli tutto e chiedergli scusa. Non so quanto rimasi su quel divanetto, coricato con gli occhi chiusi. Forse più di un'ora. Sapevo che dovevo alzarmi, ma non avevo forze. Mi sentivo uno stronzo per la prima volta in vita mia. Tante ragazze mi avevano chiamato così o anche peggio, ma non avevo mai preso in considerazione quelle parole. Mi dicevo che ero fatto così quindi non mi sentivo neanche in colpa; ma in quel momento era diverso. Desideravo addormentarmi, magari così sarei riuscito a togliermi dalla testa l'espressione ferita sul viso di Yeol.

A un certo punto sentii una coperta avvolgermi. Aprii subito gli occhi trovandomi il ragazzo davanti. Si era cambiato, aveva una maglia larghissima che usava come pigiama. Non si accorse che ero sveglio, così quando lo afferrai per il braccio, tirandolo verso di me, gli strappai un gridolino di sorpresa. Yeol cadde sopra di me, con la faccia a pochi millimetri dalla mia. Aveva gli occhi rossi e gonfi dal pianto. Lo abbracciai facendo aderire il mio copro al suo. Era così caldo e rassicurante, non desideravo altro che quel corpo maschile fosse mio.

Lui cercò di spingermi via. Mi graffiò, mi morse, ma non lo lasciai andare. Quando lo sentii arrendersi alla mia stretta ribaltai le posizioni, mettendomi sopra di lui e poi lo abbracciai, affondando la mia testa nell'incavo della sua spalla. Il suo profumo era delizioso, come sempre.

- Lasciami -disse lui debolmente. Stava tremando sotto di me.

- Mi dispiace -

- Lasciami. Voglio andare a dormire. E poi mi sembrava che tu non avessi un compagno - disse lui stancamente.

- Non è così - sussurrai io. Mi sentivo davvero una merda.

- Voglio sapere cosa ti aspetti esattamente da me. Ti servo come intrattenimento a letto? Oppure in questa casa ti senti tanto solo e vuoi la mia compagnia? Tutto questo lo fai solo perché sono il tuo compagno? Mi vuoi vicino, anche se hai intenzione di andare con altre donne? Certo, quelle sono meglio di un moccioso come me. Inoltre sono donne, non uomini come lo sono io. Con il tuo aspetto puoi avere qualsiasi ragazza ai tuoi piedi, invece come compagna ti è capitato uno che nemmeno lontanamente si può definire carino - La sua voce era roca e la mano con la quale si era aggrappato alla mia maglia tremava. - Eppure tu mi piaci tanto - sussurrò talmente piano che non ero nemmeno sicuro di aver sentito bene.

Mi alzai leggermente per poterlo guardare in volto. Era bellissimo, sembrava un angelo; un angelo piangente.

- Le ho detto di non avere una compagna automaticamente, senza nemmeno pensarci. Forse non mi sono ancora abituato all'idea. Volevo subito alzarmi e venirti a chiedere scusa, ma avevo pensato di non interromperti dal lavoro, quindi volevo aspettare fin quando avessi finito il turno. Sono rimasto con quella ragazza, per far passare il tempo e non l’ho cacciata via così almeno nessun'altra si sarebbe avvicinata al mio tavolo. Per tutto il tempo sono rimasto a guardarti lavorare, ma tu non mi hai degnato di uno sguardo. Ero arrabbiato dal comportamento dei clienti nei tuoi confronti, avevo voglia di riempire tutti di botte, così quando sono entrato nello spogliatoio e ho visto quello parlarti in quel modo non sono riuscito più a trattenermi. Come hai notato quando sono arrabbiato, non riesco a frenare la mia lingua. Ti chiedo scusa per quello che ti ho detto. Vuoi sapere cosa voglio esattamente da te? Non lo so. Non voglio che tu sia un intrattenimento a letto e non ho intenzione di andare con altre donne mentre sarò con te. È vero che preferisco le ragazze, anzi non ho mai pensato di finire con una persona del mio stesso sesso, ma quello che provo per te, Yeol, non l'ho mai provato verso nessuna ragazza in tutta la mia vita. Cos'è? Amore? Passione? Desiderio? Non lo so. Voglio solo te. Avevo davanti quella Fata mezza nuda e non mi eccitava tanto quanto ci riesci tu con le tue maglie larghe e i pantaloni lunghi - gli sorrisi. Lui si morse il labbro per non scoppiare a piangere e mi abbracciò così forte da togliermi il fiato.

- Ti devo dire un'altra cosa. - sussurrai prima di staccarmi dal suo abbraccio. Lui mi guardò interrogativamente. - Sei bellissimo -

Lo abbracciai stretto e rimanemmo così. Finché tutte e due non ci addormentammo cullati dal respiro dell'altro.


- Perché non posso stare con te? - mi chiese per la decima volta Yeol.

Sospirai pesantemente, mentre giravo l'angolo con la macchina. Non gli risposi nemmeno, sa essere così dannatamente cocciuto! Mi fermai davanti al semaforo rosso, quando lui parlò di nuovo: - Almeno dimmi dove ci porti -

Lo guardai e poi anche le gemelline sedute dietro. - Abbiamo un appartamento vicino alla periferia. Vi lascio là per oggi -

- Perché non posso stare con te? - sussurrò di nuovo Yeol.

- Perché oggi è la notte della luna piena. Hai mai visto cosa diventiamo durante quel periodo? - e vedendolo muovere la testa negativamente, continuai: - Durante la luna piena un lupo mannaro perde la testa e l'unico suo desiderio è uccidere. Le catene nel mio appartamento mi servono per trattenermi, ma a volte non aiutano. È per questo che non voglio avervi nei paraggi, mentre mi trasformo. Se tu fossi stato della mia stessa razza, sarebbe stato molto più semplice, ma non lo sei e non so cosa potrei farti se ti trovassi nella mia stessa stanza -

- Sì, ma se non ci proviamo, non lo saprai mai. Magari riuscirai a trattenerti dal... - arrossì mentre diceva - saltarmi addosso -

Scoppiai a ridere mentre mettevo di nuovo in moto la macchina. - Non ci pensare, Yeol. Non ho intenzione di mettere in pericolo né te né le bambine. E poi è soltanto una notte - detto questo mi chinai velocemente strappandogli un bacio dalle labbra.


Yeol spense il televisore. Di nuovo. Non riusciva a rilassarsi nel nuovo appartamento. C'erano soltanto lui e le bambine lì dentro. Quanto tempo era passato da quando Eric se ne andato? Non era nemmeno la mezzanotte. Continuava a non capire per quale motivo il ragazzo non lo volesse tra i piedi durante la luna piena. A quanto ne sapeva, quando un licantropo si trasformava, era molto importante avere il proprio compagno vicino; invece Eric si era categoricamente rifiutato di averlo con sé.

Yeol si buttò sul letto. Da quando viveva con il ragazzo, non l'avevano ancora fatto, anche se ci era mancato poco. Era palese che Eric lo volesse, anzi gli saltava addosso ogni volta che poteva, ma normalmente venivano sempre interrotti. Anche se il ragazzo gli diceva di essere il suo compagno, Yeol finiva spesso per chiedersi se questa cosa sarebbe durata tra loro. Lui era comunque un ragazzo e di un'altra razza, per giunta; non avrebbe potuto dare la soddisfazione a Eric di correre insieme come amano fare i Lupi Mannari né poteva dargli dei figli. Yeol aveva paura. In quei giorni era stato felice come mai, quindi era terrorizzato all'idea di scoprire che in realtà tutto quello era solo un sogno; un bellissimo ma effimero sogno.

La prima volta che aveva visto Eric era stato più o meno un anno prima. Aveva iniziato da poco a lavorare in quel bar come cameriere e stava ascoltando un altro ragazzo che gli spiegava cosa doveva fare e come comportarsi, quando nel locale era entrato Lui. Aveva i capelli spettinati come se si fosse appena svegliato e gli occhiali da sole, neri come il colore degli occhi che nascondeva dietro le lenti. Yeol aveva sentito il cuore aumentare il battito tanto da essere quasi doloroso. Avrebbe voluto avvicinarsi e salutarlo, ma non poteva farlo, non avrebbe avuto senso. Non lo conosceva nemmeno, ma nella sua stupida testa aveva pensato che sarebbe stato bello se lo avesse conosciuto.

Quella volta Eric si era solo guardato intorno e quando aveva visto la persona che cercava, le aveva fatto segno di avvicinarsi a lui. Yeol seguì con lo sguardo una bellissima ragazza alzarsi da un tavolo vicino e andargli incontro. A quella vista il cuore gli aveva mandato una fitta dolorosa. Ma perché poi? Non lo conosceva nemmeno quel ragazzo! Da allora aveva rivisto Eric poche altre volte, forse perché il suo turno di lavoro era al mattino e pomeriggio, mentre alla sera veniva sostituito da ragazzi molto più belli che erano lì solo per attirare la clientela. Figuriamoci se qualcuno voleva essere servito da un Gatto come lui.

Quando due settimane prima Eric lo aveva fermato in quel vicolo, era rimasto paralizzato dalla sorpresa. Pensava che avesse sbagliato persona; non era possibile che uno come lui lo avesse notato o semplicemente volesse dirgli qualcosa. Aveva subito pensato che lo avesse fermato perché era un Gatto e che voleva prenderlo in giro come tanti altri e quando lo aveva sentito dire che voleva portarlo da qualche parte, aveva subito pensato che volesse dargli la caccia insieme al branco. Non sarebbe stata la prima volta che una cosa del genere era fatta a un Gatto. Invece era venuto fuori che era il suo compagno...

Yeol guardò di nuovo l'ora. Erano solo le undici e venti. Continuava a non capire per quale motivo non potesse stare con lui quella notte. Forse Eric era solo spaventato all'idea che se Yeol lo avesse visto in sembianze di mezzo lupo non avrebbe voluto stare con lui? Se era così allora era un motivo in più per andare indietro al loro appartamento. Yeol si alzò di scatto dal letto e cercò la giacca per tutta la casa. Poi diede un'occhiata alle bambine, assicurandosi che stessero bene. Tutte e due dormivano per terra accoccolate come delle palle. Il ragazzo le guardò per un po' indeciso su cosa fare.


Mezz'ora dopo era già davanti alle porte del palazzo. Cercò nella tasca del giubbotto la chiave per aprire la porta. Da quando aveva ricominciato a lavorare Eric gli aveva procurato i duplicati delle chiavi dell'appartamento e del palazzo. Le sale erano immerse nel buio totale mentre lui saliva, non aveva trovato l'interruttore. Non sapeva nemmeno lui perché ma ad ogni passo che faceva nel petto gli cresceva una strana sensazione di angoscia.

L'appartamento era immerso nel buio. Per lui era strano vederlo così, perché Eric lasciava spesso una luce accesa di notte. Le finestre erano serrate e la porta era chiusa con tre lucchetti. Quando entrò Yeol andò subito a tastare la parete in cerca della luce, ma la mano gli si fermò quando sentì un rumore sordo. Proveniva dalla stanza da letto del ragazzo, ne era sicuro.

- Eric? - chiese timoroso.

Un altro rumore. Si avviò lentamente verso quella direzione con passi poco sicuri. I suoi occhi si erano già abituati al buio. Quasi tutte le creature sovrannaturali vedono nel buio, lui ovviamente non faceva parte di quella lista.

La sua mano tremava quando spinse la porta della stanza da letto. Dove se ne era andata tutta la sua determinazione? Perché l'unico desiderio che aveva adesso era quello di scappare? La stanza sembrava vuota. Nessun rumore. Era tutto talmente silenzioso che Yeol cominciò a tremare seriamente. Guardò nell'angolo, dove lui era stato incatenato e dove sapeva esserci Eric. Fissò per interi secondi quello spazio buio senza scorgere niente. Trattenne il respiro senza nemmeno accorgersene. Il tempo sembrava allungarsi come se i secondi diventassero ore, finché nel buio non s’illuminarono un paio di occhi gialli. Yeol trasalì. Non erano gli occhi di Eric quelli, ma di un lupo. Erano così brillanti che sembravano due fari nella notte.

- Che ci fai qui? - chiese il ragazzo.

La sua voce era molto bassa e le parole furono sussurrate con una difficoltà incredibile, come se gli costasse fatica parlare ancora umanamente.

- I-io volevo solo... - cominciò il ragazzo balbettando.

- Yeol... vattene. È mezzanotte, vattene - disse con difficoltà Eric. La sua voce assomigliava sempre di più a un ringhio.

- C-cosa? -

- VATTENE HO DETTO! -

Yeol si girò immediatamente e corse. Non doveva venire, Eric aveva ragione. Quando arrivò davanti alla porta d'uscita, tirò fuori il mazzo di chiavi che però cadde a terra. Nello stesso istante sentì un rumore che gli fece ghiacciare il sangue nelle vene: le catene che si spezzavano. Seppe di non avere più tempo. Non si piegò nemmeno a prendere le chiavi dal pavimento, perché aveva tre serrature e se anche le avesse aperte avrebbe liberato Eric, che poteva benissimo fare una strage. Non aspettò nemmeno tanto; sentì prima dei passi lenti dirigersi verso di lui, accompagnati da un basso ringhio animalesco. Tremando si girò piano per guardare Eric in volto, anche se in quel momento poteva definirsi muso, più che volto. Era alto almeno due metri, sicuramente più alto di quando lo fosse normalmente e camminava su due zampe. Non era un lupo, era una via di mezzo. Le sue braccia erano molto lunghe e pelose ma umane, le gambe piegate dallo sforzo di reggersi dritto, il busto sembrava enorme e sull'addome si potevano intravedere i muscoli allenati che formavano una tartaruga; la spina dorsale fuoriusciva leggermente dalla schiena stessa. Il suo stesso viso era di lupo (leggermente ingrandito) e il pelo lungo e abbondante, di un colore grigio scuro. Ma non era questo a spaventare Yeol, era il fatto di non riconoscere quella persona che stava davanti.

- E-Eric? - sussurrò piano, ma era come se l'altro non lo sentisse. Avanzava lentamente, ringhiando contro di lui come se avesse avuto un coltello in mano o qualcosa del genere. Yeol scattò di lato con tutta la velocità che aveva; se almeno fosse riuscito a guadagnare un po' di tempo, forse avrebbe potuto farcela. Non appena fece due passi, una mano enorme lo afferrò sbattendolo contro il muro. Yeol cozzò la testa così forte che si sentì sul punto di svenire. Scivolò per terra senza forze e vide che il lupo si chinava su di lui. Aveva paura. Cercò di coprirsi almeno il viso portando le mani in avanti, ma Eric gli afferrò gli arti e li spinse di lato, affondando così tanto con le unghie nella carne da ferirlo. Yeol cercò di scalciare via quella presenza sopra di lui; la paura gli annebbiava la vista insieme alle lacrime. Non aveva scampo.

In qualche modo riuscì a sferrargli una ginocchiata nello stomaco, tanto forte che il lupo lasciò per un attimo la presa. Yeol si girò velocemente sulla pancia cercando di scivolare via, ma Eric lo spinse contro il pavimento senza lasciarli scampo. Era finita.

Smise di combattere. Lasciò che l'alito caldo dell'altro gli solleticasse il collo, esposto a qualsiasi tipo di azione. Tremava in una maniera incontrollabile. Sperava solo che facesse in fretta.

- Se mi senti...- disse lui appoggiando la tempia contro il duro pavimento - voglio dirti che ti... che penso di amarti - Ecco. L'aveva detto. Per la prima volta l'aveva detto.

Chiuse gli occhi aspettando il morso, che... non arrivava. Più i secondi passavano più lui combatteva contro la voglia di urlare. Eric stranamente non gli faceva nulla. Il dolore alla nuca era insopportabile.

Quando aprì gli occhi, non era più sul pavimento, ma sul letto nella stanza di Eric. Perché era lì? Un secondo prima era con il viso premuto contro quel duro parquet, quasi da baciarlo, e adesso era tra morbide lenzuola? Il secondo pensiero fu per Eric. Dov'era?

- Sei sveglio? - gli chiese una voce famigliare.

Yeol girò il volto verso il ragazzo che sedeva sul letto. - Sveglio? -

- Sei svenuto. Prima -

Eric aveva ripreso la forma umana, ma c'era un piccolo dettaglio... non si era rivestito. Appena Yeol lo notò, si tinse di un colore paonazzo. Che gli saltava in mente? Perché non si era rivestito?

- Tu sai che rischio hai corso stasera? -

- Mi dispiace - sussurrò il Gatto piano.

- Potevo ucciderti -

- Anch'io pensavo che lo avresti fatto, però... non è successo niente - disse il ragazzino guardando da ogni parte che non fosse il corpo bellissimo del suo compagno.

- Dio, Yeol... non ricordo molto; praticamente quando ho cominciato a ragionare, ti ho visto svenuto per terra... per un momento pensavo di averti ucciso -

Yeol si alzò piano piano e si avvicinò al ragazzo abbracciandolo. - Mi dispiace -

Eric scoppiò a ridere. -Non so se scusarmi per quello che ti ho fatto o dartene di santa ragione perché sei venuto, anche se ti avevo detto assolutamente di non farlo - Yeol lo strinse di più contro di sé. La pelle del ragazzo aveva un odore intenso e buono. - Però penso di poterti perdonare. Anche se non ricordo quasi niente, ho sentito perfettamente le parole “ti amo” -

Il gatto sussultò dall'imbarazzo. - Ho detto “penso di amarti”! -

- Non è quello che ho sentito io - rispose sorridendo.

Spinse Yeol sul letto e si mise sopra di lui. Il ragazzino era rosso in volto e cercava di guardare da qualsiasi altra parte che non fosse lui. - Ti amo anch'io -

E non dando nemmeno il tempo al ragazzo di capire cosa gli avesse appena detto, lo baciò. Con forza, con decisione, proprio com'erano i suoi sentimenti in quel momento.

Yeol rimase per un attimo sorpreso, ma poi incrociò le mani dietro la schiena dell'altro, rispondendo al tocco di quelle labbra. Eric si staccò da lui mettendosi cavalcioni sopra. Fece scorrere le mani sul giubbotto che il ragazzino aveva ancora addosso e, lentamente, lo tolse via, facendo fare la stessa fine alla maglia sotto, lasciandolo a torso nudo.

Yeol era rosso di vergogna, ma non diceva niente. Guardava mentre pian piano ogni suo vestito veniva tolto lentamente. Quando toccò ai jeans, trattenne il fiato; fissò quelle dita slacciare il bottone e poi far scivolare giù la zip. Riprese fiato solo quando la mano del ragazzo vi entrò, solo allora inspirò l'aria pesantemente come se non fosse abbastanza. Si accorse che stava tremando solo quando Eric gli cominciò ad accarezzare il fianco con un movimento lento da farlo sciogliere.

- Così mi fai solo spaventare di più. - gli sussurrò.

Il ragazzo spostò gli occhi color notte verso il suo volto. - Dimmi tu allora come vuoi che lo faccia -

- Non così lentamente! -

Eric sorrise, mentre si avvicinava di nuovo a baciarlo e approfondiva il contatto tra le due bocche facendo scivolare giù i jeans insieme alla biancheria intima. Non gli diede nemmeno il tempo di realizzare il tutto, che scivolò a baciargli il collo. Yeol soffocò un lamento inarcandosi sotto di lui. Non riusciva più a capire niente, la sua mente era come vuota. Il cuore gli batteva talmente forte che sembrava stesse per esplodergli fuori dal petto e a ogni respiro l'aria sembrava mancargli sempre di più. Solo quando sentì Eric sussurrare al suo orecchio parole rassicuranti si accorse di star tremando, ma non dalla paura, bensì dall'emozione. Per la prima volta stringeva la persona che amava tra le proprie braccia abbandonandosi a lui completamente. Voleva essere suo, voleva dargli tutto quello che aveva. Aveva sempre pensato che se si fosse innamorato di qualcuno gli sarebbe bastato anche solo stargli a fianco. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse ridicolo quel pensiero. Voleva semplicemente di più, di più di quei baci, di più di quei tocchi che si davano a vicenda. Desiderò di fondersi con l'altro, diventare una persona sola.

Una volta aveva sentito una canzone dove si diceva qualcosa del genere: “ Anche se ti abbracciassi fino a soffocarti, non saremmo mai una persona sola...” e solo adesso capiva veramente il senso di quelle parole.

Strinse le braccia ancora di più intorno al collo del ragazzo. Voleva che quel momento non finisse mai. Sentire la propria pelle contro quella di Eric gli faceva perdere i sensi dalla felicità e lo faceva eccitare in una maniera sorprendente.

Soffocò un gemito quando il ragazzo gli aprì le gambe per porsi fra esse. Non riusciva più a capire niente. Non sentiva né il dolore né il piacere, al di là dell'odore del ragazzo, della sensazione di pelle sudata l’una contro l'altra o delle labbra che accarezzavano tutto il corpo. In quel preciso istante non gli importava nemmeno di nascondere le proprie orecchie da gatto o la coda, come aveva sempre fatto. Non gli importava più nulla, voleva solo Eric.

Quando l'altro finalmente entrò dentro di lui, Yeol urlò sia dal dolore che per l'aspettativa placata. Non ascoltava nemmeno più le parole che Eric gli sussurrava all'orecchio, guardò verso il soffitto soffocando i gemiti prima di dolore, poi di piacere, quando iniziò a rilassarsi per accogliere meglio l'altro. A ogni affondo si sentiva pieno, completo in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Si sentiva così dannatamente felice da piangere persino lacrime di felicità. Eric continuò ad asciugarle credendo che la colpa fosse del dolore, scusandosi. Forse l’indomani Yeol gli avrebbe detto che non era colpa sua, ma in quel momento non ne aveva la forza. Continuò ad abbracciarlo stretto a sé anche quando vennero, dopo l'ennesimo affondo. Era così felice che cominciò a fare le fusa, alle quali Eric scoppiò a ridere.


Quando mi svegliai lui era ancora lì, vicino a me. Ieri notte abbiamo davvero fatto sesso e...beh...è stata la cosa più appagante che io abbia mai fatto! Forse perché per la prima volta stringevo tra le braccia un ragazzo, ma non penso proprio. Era perché per la prima volta stringevo tra le braccia Yeol. Non mi importava cosa sarebbe successo in seguito, ma ero sicuro che non avrei mai smesso di farlo: stringere quel corpo con tutte le mie forze. Chissà quand'è stato che mi sono innamorato di lui?


*_____________________________*

Ok, è finita (più meno XD)

Mmm…. La mia prima domanda è: Cosa ne pensate della storia? *_*

Ammetto che nell’ultimo capitolo Yeol è leggermente fuori di testa visto che va all’incontro con morte come se nulla fosse, ma io lo amo quindi lo perdono *_____* <3



Prima che scriviate qualcosa vi AVVISO subito che il racconto su loro due non è finito! Certe mie amiche mi hanno pregato di avere qualche scena hot descritto moooooooolto più… ehm… più dettagliata ecco!

Tra poco (spero già la prossima settimana) comincerò a pubblicare la continuazione su loro due, ma c’è una differenza! Non ci sarà solo la coppia Yeol e Eric, ma anche un’altra *^* Il racconto si chiamerà “Noah” come il protagonista *_* vi avviso subito che sarà un alternanza dei punti di vista di Eric e, appunto, di Noah, spero che mi seguirete anche lì!



Bene… l’ultima cosa… Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo anche solo un semplice “è bello” “avrei preferito qualcos’altro”! sono molto curiosa se questa “fine” è piaciuta!

kassandra

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=792430