Yeol di Kassandra Night (/viewuser.php?uid=142029)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Parte VI ***
Capitolo 1 *** Parte I ***
Questa
storia è stata rivista e ricorretta da Sharel
che io ringrazio moltissimo per l'impegno e tutto il tempo dedicato
per Yeol *_* Grazie di cuore <3
Davanti
ai miei occhi c'era davvero un bello spettacolo. La sua pelle era
chiarissima, i biondi capelli ricci che le arrivavano fino
alle
spalle, gli occhi color smeraldo così intensi che solo
osservarli
era un piacere, il top attillato che le metteva in risalto il seno di
una quarta abbondante, il ventre piatto messo in mostra da un percing
all'ombelico, una mini gonna e sotto delle lunghe gambe affusolate.
Era proprio il mio tipo di ragazza. Peccato che non era possibile
fare con lei un discorso serio, poiché le uniche cose che
conosceva
erano la moda e i ragazzi. Non che questa cosa mi desse più
di tanto
fastidio. Dovevo solo portarmela a letto, mica sposarla. Le guardai
di nuovo quel corpo da paura e lei mi sorrise con quei denti minuti e
acuti. Si vedeva da lontano un milio che era una Fata: le sue ali
erano abilmente celate agli occhi degli esseri umani da un
incantesimo, ma non alle altre creature come me.
Mi trovavo in
uno dei locali più costosi e
“particolari” della città.
Particolari perché l'ultimo essere che quelli come me
potevano
incontrare era un umano. Potevano entrarci solo le creature
sovrannaturali. A volte ero proprio contento di essere nato in questo
mondo: avevo solo diciannove anni e avevo già un branco di
lupi
mannari sotto il mio potere. Lo sono anch'io un lupo mannaro, ma
è
diverso: io a differenza degli altri sono nato così. Tra noi
ci
chiamiamo Sangue Puro. Ci sono ben pochi Licantropi che nascono tali.
L'unico motivo per
il quale andavo in quel tipo di locali era per
trovare la scopata del giorno. Non m’interessava chi fosse,
bastava
che la tipa avesse un bel davanzale, un sedere da paura e la faccia
angelica come quella fata seduta al mio tavolo. Era bella, molto e
aveva qualcosa nei movimenti...come mi se stesse chiedendo di
portarla nell'hotel più vicino e scoparla fino alle prime
luce
dell'alba.
- Sei famoso, sai?
- mi disse mentre si avvicinava
maggiormente a me, su quel divanetto di pelle dove ero seduto.
Le
sorrisi e la vidi trattenere il respiro. - Famoso? - le chiesi
maliziosamente. Non le diedi nemmeno il tempo di rispondere che mi
abbassai e le baciai il collo. La sentii trattenere un gemito.
Perfetto, quella notte sarebbe stata mia.
Sapevo che nel mio
aspetto c'era qualcosa che faceva impazzire le ragazze. Bello e
dannato, come piaceva a loro definirmi. Avevo i capelli di un castano
scuro, gli occhi color pece, ero alto e avevo il fisico possente,
dovuto agli allenamenti con il mio branco. Ah già! Avevo
anche i
soldi, cosa che alle ragazze piace tanto.
- Qua
c'è troppo
rumore. Che ne dici di andare da qualche altra parte? - mi chiese
lei. E non fui nemmeno io a proporlo! La ragazza sapeva perfettamente
che non avevo bisogno della sua compagnia dentro quel locale, ma da
un’altra parte.
Stavo per
risponderle di sì, ma mi bloccai.
Come tutti i licantropi avevo l'olfatto molto sviluppato, potevo
perfettamente sentire qualsiasi odore anche a grandi distanze. Il
profumo che sentii in quel momento era diverso da qualsiasi altro
avessi mai sentito: mi provocò una stretta al cuore e capii
che era
l'odore della mia compagna.
Ogni lupo mannaro
ha una sua compagna
a vita, era questo che mi diceva mio padre. Si può
riconoscere
dall'odore. Una compagna, che una volta trovata, non la lasci
più
andar via. Diceva anche che c'è sempre un legame fortissimo
tra il
lupo e la sua prescelta.
Mi bloccai per un
momento. Non era
possibile, non avevo mai creduto a quella storia; ma l'odore che
sentivo era talmente forte, talmente invitante, talmente...mio.
Come se fosse fatto per appartenermi.
Guardai di nuovo
quella
fata della quale non sapevo nemmeno il nome. Mi stava guardando con
occhi interrogativi mentre strusciava il proprio seno contro il mio
braccio. La spinsi via e mi alzai in ricerca della fonte di quel
profumo. Merda! Perché quel locale doveva essere pieno di
gente?
Cercai di seguire la scia d'odore; ma c'erano troppe persone con
troppi profumi addosso e tutti si mescolavano tra di loro. Provai a
individuare tutte le ragazze della mia razza che riuscivo a
vedere...non ce n'erano tante. Le squadrai con gli occhi,
avvicinandomi a quella che sembrava la più bella. Appena
feci
qualche passo mi arrestai: avevo quel profumo proprio sotto il mio
naso. La mia compagna mi era passata vicino ed io non me ne ero
nemmeno reso conto! Mi voltai, cercando di vedere in mezzo a quella
folla che ballava la persona che si allontanava da me. La intravidi
per un momento. Mi fiondai in quella direzione, spingendo via la
gente che si trovava sulla mia strada: dovevo raggiungerla il
più
velocemente possibile!
Quando uscii fuori
presi una boccata
d'aria: finalmente potevo respirare a pieni polmoni qualcosa di
pulito e non quell'accozzaglia di odori; riuscivo a sentire il
leggero odore di gasolio e...quel profumo. Annusai l'aria
attentamente, proprio come un predatore in cerca della preda. Mi
girai verso destra e iniziai a camminare con passo svelto. La strada
era incredibilmente affollata. Cazzo! Cosa ci faceva tutta quella
gente in giro a mezzanotte?! Continuai a camminare velocemente, fino
a quando riuscii ad individuare la sorgente di quel profumo; solo
allora mi rilassai. Mi limitai a seguire la ragazza e studiarla: era
alta più o meno un metro e settanta, abbastanza per essere
una
ragazza; non portava i tacchi, ma un paio di scarpe sportive; i jeans
erano di una misura o due più grandi e aveva una maglia
larga con
cappuccio sopra la testa, invece di top sexy o chissà che
altro. E
quella sarebbe dovuta essere la mia compagna?! Non dovrebbe essere
bionda, occhi chiari, con un corpo da paura?!
La figura si
fermò
un attimo, colta da un attacco di tosse. Era anche malata? Mi
avvicinai a lei maggiormente, tanto che mi bastava tendere la mano
per sfiorarle la schiena. Il suo odore m’invase le narici.
Dio, non
avevo mai desiderato tanto una persona. Smise di tossire e
ricominciò
a camminare, io dietro di lei. Come avrei dovuto presentarmi? "Ciao,
piacere sono il tuo compagno di vita e lo so che non mi conosci ma
vorrei tanto portarti a letto perché il tuo odore mi fa un
effetto
più forte dell'ecstasy"? Non so perché, ma mi
sembrava
abbastanza pessima come presentazione.
Mentre stavo ancora
pensando, lei girò l'angolo ed entrò in un
vicolo. Perfetto. Appena
fui certo di trovarci lontani dagli occhi indiscreti della gente, mi
avvicinai velocemente e prendendola per una spalla la voltai verso di
me.
Ero preparato a
tutto. Quando l'avevo osservata da dietro,
avevo capito perfettamente che era leggermente lontana dal mio ideale
di donna, ma... ma... lei era un ragazzo! Un maschio! Essere di sesso
maschile, del mio stesso sesso! Sgranai gli occhi. Non era possibile.
Portai velocemente la mano sul petto per assicurarmi della cosa.
Niente seno, neanche un po'. Lui si spaventò e
cercò di
divincolarsi dalla mia stretta che ancora gli cingeva la spalla. Non
gli permisi di farlo, anzi lo spinsi contro il muro di mattoni e
affondai la testa nell'incavo del suo collo inspirando il suo odore.
Non c'era dubbio, era lui a emetterlo. Ma com'era possibile?!
Cercò
di spingermi via, provò persino di colpirmi, ma gli bloccai
entrambe
le mani sopra la testa e con il mio corpo schiacciai il suo contro il
muro. E adesso? Non era possibile: in tutto ciò doveva
sicuramente
esserci qualche errore. Avrei chiesto spiegazioni a mio padre: lui la
sua compagna l'aveva trovata già, anche se a cinquant'anni.
Io ne
avevo solo diciannove, quindi non era possibile che l'avessi
già
trovata...non così presto. Era sicuramente un errore.
Cosa dovevo
fare con quel moccioso? Lo guardai. Vidi chiaramente che stava
tremando e cercava con gli occhi delle vie di fuga. Non potevo
lasciarlo andare, ovviamente.
Presi il cellulare
dalla tasca e
telefonai al mio autista, dicendogli dove mi sarebbe dovuto venire a
prendere. Appena sentì quelle parole il ragazzo sotto di me
si mosse
disperatamente, nel vano tentativo di scappare. Sarebbe soltanto un
problema portarlo con me, con tutta quella reticenza, così
lo colpii
forte facendolo svenire. Quando vidi la macchina fermarsi davanti al
vicolo, lo caricai in spalla e mi diressi verso l'auto. Quel ragazzo
pesava pochissimo. Maschio, moccioso, malato e debole, poteva andare
peggio? Nel momento in cui quella domanda prese forma nella mia
mente, una strana sensazione mi serpeggiò lungo la schiena:
era come
se qualcosa di peggio sarebbe potuto veramente accadere.
-Non
mi sembra l'ora adatta per telefonarmi, Eric. -
Furono le parole
di mio padre quando lo chiamai. Era ormai l'una passata ed io ero
già
a casa.
- Anche se ti
dicessi che è questione di vita o di
morte?- Gli chiesi io nervosamente.
-Cos'è
successo? Sei stato
attaccato?-
Presi un respiro
profondo. -Da cosa lo capisci che
l'odore della tua compagna è proprio il suo? Insomma...non
c'è
certezza nella cosa, vero?
-Quando lo senti
capisci che...non so
come spiegartelo... Semplicemente, la persona che ha quel profumo
è
fatta per appartenerti.- Mi rispose lui stancamente.
Merda, stava
uccidendo anche la mia piccola speranza.
-Non dirmi che
l'hai
trovata...-
Mi morsi il labbro
inferiore. -Più o meno-
-Se
il suo odore ti ha provocato quella sensazione non c'è
dubbio...-
-Tu non capisci!
Lui non può essere la mia
compagna!-
-Lui?-
Presi una boccata
d'aria. -E' un
maschio.-
Silenzio. Mio padre
rimase zitto per alcuni minuti,
tanto che pensai che avesse lanciato il telefono dall'altra parte,
preso dalla rabbia.
-Succede che a
volte le coppie siano dello
stesso sesso.- Mi rispose alla fine.
Sospirai.
Perché doveva
capitare proprio a me? Io volevo una ragazza mozzafiato, non un
ragazzo.
-Dov'è
adesso lui?- Mi chiese mio padre
-A casa mia,
l'ho incatenato nella mia stanza.-
Mio padre
scoppiò a ridere.
-Il tuo benvenuto alla compagna è molto caloroso, non
c'è
dubbio!-
-Vorrei che al
posto di ridere mi dicessi cosa fare con
questa puttana. - sibilai arrabbiato.
-Scopalo. Lo sai
che il suo
odore continuerà a eccitarti finché non lo
prenderai. Comunque ti
saluto, vorrei dormire perché domani dovrò
lavorare.-
Riattaccò.
Come poteva essere
così insensibile? Chiusi il
cellulare e lo lanciai contro il muro, spaccandolo. Se solo non
avessi sentito quell'odore, adesso sarei in un hotel a scoparmi
quella Fata. Mi diressi verso la mia stanza, dove avevo incatenato il
ragazzo. Ovviamente non tenevo le catene come semplice decorazione,
mi servivano durante la luna piena quando mi trasformavo: solo in
quella notte perdo il controllo, quindi potrei sbranare decine di
persone.
Era ancora a terra,
esattamente dove l'avevo lasciato. Mi
chinai vicino al corpo e gli alzai la felpa in una flebile speranza
di vedere un po' di seno: magari era una ragazza particolarmente
sfortunata. Il suo petto era liscio e candido e...niente curve.
Cazzo. Com'era possibile? Eppure il suo profumo mi eccitava!
Prima
non l'avevo osservato bene, quindi mi fermai a scrutarlo
attentamente: aveva gli occhi a mandorla, le labbra rosee, i capelli
grigio-marroni che spuntavano dal cappellino che indossava. Anche se
era abbastanza alto, il suo fisico sembrava debole. Era molto magro
ed era...bello. Era il tipo di ragazzo che è spupazzato
dalle
ragazze e chiamato "carino e coccoloso"; insomma, qualcosa
del genere. Il suo viso aveva bei tratti, le ciglia lunghe, la pelle
sembrava così morbida, di un colore olivastro chiaro...ed
era un
ragazzo!
Mi soffermai
maggiormente sui suoi capelli, il loro
colore era strano. Una tinta? Gli tolsi il cappellino per vederli
meglio. Rimasi di sasso. La mia "compagna" era maschio,
moccioso, malato, debole e mezzo gatto?!bOra sì, che non
poteva
andare peggio.
Magari mi ero
sbagliato. Magari non era un
gatto, seppure vedessi benissimo le orecchie sulla testa. Ovviamente
di creature sovrannaturali non esistevano solo i Licantropi come me,
o le Fate. Erano in tanti e di diverse razze, come Elfi, Gnomi,
Demoni, Angeli, Ninfe e tante altri. C'erano anche i
“Gatti”;
erano così chiamati perché, proprio come i gatti
domestici, hanno
le stesse orecchie e la stessa coda di un comune gatto. Normalmente
non sono considerati, i loro poteri non sono di chissà quale
potenza. Si dice che nell'antichità potessero trasformarsi
completamente in un gatto e poi in un umano; alla fine rimasero in un
limbo, una via di mezzo tra le due cose: non completamente uomo, non
completamente gatto. Genericamente sono visti male e maltrattati:
persino il folletto più debole riuscirebbe a far loro del
male.
Nella nostra “società” era molto
importante essere forte, questo
ti da potere e rispetto e loro...beh, diciamo che erano delle
creature inutili.
Insomma, qualcuno
avrebbe la decenza di dirmi
cos'ho fatto di così sbagliato nella mia vita? Sarei stato
decisamente più contento se fosse stato della mia stessa
razza!
Presi la
bottiglietta con l'acqua dal mio comò e gliene
versai il contenuto in viso; lui si svegliò, saltando su
quattro
zampe. Ah giusto, i gatti odiavano l'acqua. Lo guardai, mentre si
rendeva conto di dove fosse. Quando si accorse di essere incatenato
in una stanza e della mia presenza vicino a lui, balzò in
piedi
appiattendosi completamente contro il muro. Le orecchie, che mentre
dormiva erano piegate, scattarono improvvisamente in aria. Non seppi
spiegarmene il motivo, ma pensai che fosse buffo: con i capelli
bagnati incollati al viso e le orecchie grigio-marroni alzate.
Era
completamente terrorizzato. E quello sarebbe dovuto essere il mio
compagno di vita?! Non avrebbe dovuto sentire qualcosa anche lui nei
miei confronti?
Mi avvicinai
lentamente. Non era poi così male;
avrei risolto facilmente chiudendo gli occhi, immaginandomi che fosse
una femmina.
- Come ti chiami? -
chiesi.
Lui
continuò a
osservarmi spaventato, ma non rispose. Avrei dovuto far ricorso alla
forza bruta, per ottenere qualcosa da lui? Appena quella domanda si
affacciò nella mia mente, notai che fino ad allora l'altro
non
avesse visto altro che forza e prepotenza provenire da me.
Mi
avvicinai ancora di più e sentii il suo profumo invadermi le
narici.
Merda! Volevo il suo corpo incastrato sotto di me precisamente in
quel momento! Però non avevo intenzione di prenderlo; non
pensavo ne
sarebbe stato particolarmente contento. Oltretutto non avevo mai
violentato nessuno: tutte le persone con le quali ero stato avevano
chiesto espressamente il mio corpo. Non avevo alcuna intenzione di
prenderlo con la forza...e poi anche perché era un maschio,
me ne
fregavo di cosa dicesse il mio l'olfatto: lui non poteva essere il
mio compagno! Punto.
- Da oggi in poi
sei mio. - gli dissi
semplicemente, mettendolo a parte di una cosa ovvia. In quel momento
desiderai prendermi a schiaffi per i miei pensieri coerenti con le
parole.
Mi girai e me ne
andai via dalla mia stanza, via da quel
profumo afrodisiaco, via da quegli occhi spaventati. Avevo bisogno di
una donna. In quel preciso istante. Uscii di nuovo da casa mia,
chiudendo a chiave la porta.
Non avevo mai
creduto in nessun
legame tra due persone, non avevo mai creduto al fatto che una volta
trovata la tua compagna, non la volevi più lasciare andar
via; e
allora perché mentre ero con una focosa ragazza dagli occhi
azzurri,
era il suo corpo, il suo viso che vedevo tra le mie mani? Era la sua
pelle che baciavo, era il suo odore che continuavo a sentire come se
ormai fosse entrato a circolare del mio sangue come una droga? Mentre
la guardavo negli occhi, era in quelli di lui, spalancati dalla
paura, che mi vedevo riflesso; quei suoi occhi color cioccolato fuso
dalla pupilla allungata e affusolata identica a quella dei
gatti.
Rientrai a casa
solo il pomeriggio del giorno dopo. Lo
trovai rannicchiato nell'angolo a dormire; aveva rimesso il
cappellino sulla testa, sicuramente per nascondere le proprie
orecchie. Il suo volto era rigato di lacrime e pensare che non gli
avevo ancora fatto nulla... Pensandoci bene, io non sapevo
assolutamente niente di lui, anzi non sapevo nemmeno se parlava la
mia stessa lingua! Se si fosse trattato di qualsiasi altra creatura
ci avrei pensato bene prima di rinchiuderla in casa mia, ma visto che
stavamo parlando di una gatto...tanto nessuno sarebbe venuto a
cercarlo.
Ero rimasto tutto
il giorno fuori per evitare il suo
profumo, per riuscire a disintossicarmi; ma non avevo pensato
minimamente che il suo odore così eccitante avrebbe
impregnato la
stanza in quella maniera. Merda! Quindi da quel momento in poi avrei
dovuto scoparmi qualcuna ogni sera, per riuscire a frenare in qualche
modo lo stordimento dato da quell'odore...
Sinceramente ero
leggermente curioso a proposito di quel ragazzo; ne avevo visto
davvero pochi nella mia vita di esseri come lui e tolte le orecchie,
non sapevo com'erano fatti.
Mi avvicinai a lui
tappandomi il naso:
quell'odore era tropo intenso. Gli osservai di nuovo il viso
leggermente arrossato e addormentato. Quella pelle olivastra sembrava
così liscia che mi venne voglia di toccarla. Tesi la mano e
la
sfiorai: era calda e, esattamente come supponevo, liscia. Nello
stesso momento in cui appoggiai l'intera mano sul suo viso, si
svegliò spalancando quegli occhioni cioccolato. Mi aspettavo
che si
spaventasse e che si raggomitolasse maggiormente dentro
quell’angolo
come aveva fatto la sera prima. Ma non lo fece. Non vedevo paura nei
suoi occhi, ma solo...stanchezza? Possibile? Voltò il viso
verso il
mio palmo e cominciò a leccarmi. Con gli occhi chiusi
passava quella
lingua sulla pelle della mia mano. Perché lo stava facendo?!
Non
sapevo cosa fare. Quel gesto sarebbe dovuto essere sgradevole, ma
allora perché non riuscivo a staccare i miei occhi da quella
lingua
calda?
- I gatti fanno
così quando chiedono pietà. - disse una
voce proveniente dalle mie spalle.
Mi girai e vidi mio
padre
entrare nella stanza. Beh, una cosa che odiavo del mio vecchio era
che arrivava quando gli pareva, come gli pareva e da dove gli pareva,
un po' come i funghi. Non dissi niente in risposta a
quell'informazione e quindi mi girai di nuovo verso il mio gatto.
Aspetta, aaaaaaaspetta...da quando lo chiamavo il
“mio” gatto?!
-
Quindi è lui. - sussurrò il mio vecchio. Si
avvicinò maggiormente
per guardare il ragazzino. - Non è nemmeno della nostra
razza.-
-
Ma dai? - gli dissi sarcastico. Non c'era bisogno di evidenziare
tutte quelle cose. Lo sapevo già da solo, senza il suo
grandissimo
aiuto.
- Lo hai
già preso?-
Lo fulminai con lo
sguardo. -
Secondo te, io andrò con un ragazzo?! -
Il mio vecchio
sorrise
divertito. - Dimmi che non lo desideri.-
Aprì la
bocca per
urlarli conto qualcosa, ma mi morsi la lingua: aveva ragione.
-
Beh, sono venuto solo per dare un'occhiata alla mia futura nuora. Lo
trovo davvero delizioso. - mi disse dandomi una pacca sulla spalla
come per dirmi "ben fatto" e se ne andò. Avevo
già
menzionato il fatto che mio padre sembrasse un fungo? Proprio nei
momenti in cui serviva, lui se ne andava?!
Menomale che erano
almeno quattro anni che non vivevo più con lui; di fatto,
prima
finivamo per ammazzarci di botte almeno una volta al giorno.
Mi
girai di nuovo verso il gatto. Mi stava guardando dal basso verso
l'alto. Appena incrociai il suo sguardo, si girò dall'altra
parte
con il viso in fiamme. Era per quello che avevamo detto io e mio
padre? Perché lo desideravo? Sospirai, per prima cosa dovevo
scoprire chi fosse, non potevo certo continuare a tenerlo con me come
se fosse stato un animaletto domestico...oppure sì? Dovevo
parlargli, ma prima avevo assoluto bisogno di una doccia. Fredda.
Ghiacciata. Dovevo prima calmare il mio corpo.
Mi spogliai
conscio del suo sguardo su di me e questo non faceva che peggiorare
le cose. Merda, non potevo mica andare con un ragazzo! Lanciai i
vestiti sul letto matrimoniale che c'era nella stanza. Prima di
dirigermi verso il bagno lanciai un'occhiata verso di lui: lo vidi
sussultare dalla sorpresa e guardare in seguito da un’altra
parte;
aveva il volto in fiamme. Questa cosa iniziava a divertirmi.
Quando
entrai nella doccia, girai la manopola per far uscire quanta
più
acqua fredda potessi, ma come potevo calmarmi se il suo odore
arrivava fin lì? Forse avrei dovuto lasciarlo andare, quello
che
stavo facendo non aveva il minimo senso; ma se lo avessi lasciato
andar via, non avrei più avuto quel suo odore vicino...
Uscii
dalla doccia e indossai i pantaloni da ginnastica con una maglietta.
Dovevo lasciarlo andare via...no! Lui era mio!
Mi bloccai.
Perché
quel pensiero? Cosa mi stava succedendo?
Sospirai. Forse era
solo
un’ossessione la mia. Forse una volta preso, questa strana
cosa mi
sarebbe passata. Cosa m’impediva di prenderlo se lo
desideravo
tanto? Nulla.
Entrai nella mia
stanza lanciando uno sguardo verso
l'angolo in cui era seduto prima. Le catene erano state abbandonate
per terra e lui non c'era. La mia stanza era vuota.
|
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Capitolo 2 *** Parte II ***
Salve
a tutti.
Avrei
già dovuto fare una piccola spiegazione di questa storia, ma
era la
prima volta che pubblicavo qualcosa su internet quindi me ne sono
dimenticata >.< Non sono tanto brava con queste cose
U_U
Se non vi interessa potete semplicemente saltare questo pezzo,
sarò
comunque breve. Questa storia è nata per puro caso,
perché mi stavo
annoiando a scuola, quindi ho deciso di mettermi a scrivere. Vi
avviso subito che non ho mai pensato al finale di questo racconto,
praticamente lo inventavo mentre scrivevo ^_^” (la storia
è
comunque già finita) I personaggi sono frutto della mia
immaginazione. Amo da morire il gattino che, come aveva già
capito,
è un neko boy *_* Ovviamente amo anche Eric, ma mi sta solo
un po’
sulle scatole perché gli piacciono le ragazze con un bel
davanzale e
io sono piatta come la tavola da surf >.<
Ringrazio
tutte le persone che leggeranno questa storia e spero che vi
piacerà
e vi divertirà come mi sono divertita io mentre mi facevo
vari
viaggi mentali e la scrivevo. *^*
L'avrei
ammazzato! Anzi no, l'avrei portato al letto e poi lo avrei
ammazzato! Così era decisamente meglio.
Misi
le prime scarpe che trovai e mi catapultai fuori dalla stanza. Non
doveva essere lontano, abitavo in un appartamento al quinto piano,
quindi sicuramente aveva preso le scale per scendere. Mi affacciai
dalla finestra del salotto e lo vidi uscire di corsa dal palazzo.
Merda. Aprì la finestra e saltai già sulla
strada. Se fossi un
umano, forse mi sarei rotto qualche osso, ma, data la mia pellaccia
dura, me la cavai solo con un graffio.
Com'era
riuscito a liberarsi dalle catene e a scappare dall'appartamento?
Nello stesso instante mi ricordai di aver lasciato i miei vestiti sul
letto, vicino a lui e ovviamente dentro i miei jeans c'erano le
chiavi. A volte anche i geni hanno i loro lampi di
stupidità.
Mi
misi a correre dietro di lui; il ragazzino era veloce, ma mai quanto
me. Se lo avessi lasciato scappare lui sarebbe stato libero, lo sarei
stato anch'io, ma questo pensiero non mi passò nemmeno per
la testa.
Lui
mi apparteneva.
Stavo
per raggiungerlo, ma lui mi sorprese saltando su un autobus che stava
per partire. Arrivai quando le porte erano ormai chiuse e il veicolo
in moto. Pensava davvero che fosse così facile seminarmi?
Mentre
il veicolo prendeva velocità, iniziai a corrergli dietro sul
marciapiede, spingendo i passanti. Ovviamente sarei stato molto
più
veloce in forma di lupo, ma non potevo certo trasformarmi davanti
tutta quella gente.
Quando
l'autobus finalmente si fermò, mi catapultai dentro
nell'esatto
momento in cui lui scendeva da un’altra porta. Mi precipitai
fuori.
Mi stava prendendo in giro?! Le strade erano piene di passanti, era
mai possibile che tutta quella gente non avesse niente da fare che
stare in mezzo ai piedi? Lo persi tra la folla per un attimo, per
fortuna riuscivo a sentirne perfettamente l'odore, per cui mi diressi
verso quella fonte. Non facevo attenzione né alla gente che
m’insultava quando la spingevo via né al rumore
assordante delle
macchine; l'unica cosa che volevo e dovevo fare era prenderlo,
stringerlo a me e non lasciarlo mai andare via. Sarei stato anche
disposto a chiuderlo a chiave per il resto della sua vita, se questo
l'avesse fatto rimanere con me e solo per me.
Non
sapevo per quanto tempo gli corsi dietro, quel moccioso era
dannatamente veloce; sapevo solo che a un certo punto lo vidi correre
verso degli edifici abbandonati. Accelerai maggiormente. Avevo il
fiato pesate perché, per quanto potessi essere in forma, una
corsa
di almeno trenta minuti per la città era abbastanza
stancante.
Entrai
nell'edificio e solo dopo rallentai. Non sentivo niente, sia
perché
regnava un silenzio assordante sia perché non percepivo il
suo
odore, come se non fosse passato da quella parte. Mi voltai appena in
tempo per riuscire a schivare un colpo: il ragazzino mi era arrivato
alle spalle cercando di colpirmi. Ed io che pensavo fosse una
creatura inutile! Lo spinsi indietro, facendogli fare un volo di
qualche metro prima che atterrasse su tutte e quarto le zampe. Aveva
le orecchie alzate sull'attenti e i riflessi pronti. Avevo mai
menzionato quanto lo trovassi terribilmente carino? Bene, ritiravo
completamente tutto! In quel momento mi sembrava tutt'altro che
carino e coccoloso. Era un ragazzo pronto a combattere. Peccato solo
che la sua forza non era nemmeno un quarto della mia, lo sapeva lui
come lo sapevo anch'io. Entrambi sapevamo perfettamente chi avrebbe
perso, eppure lui non sembrava intenzionato a tirarsi indietro.
Scattò
in avanti cercando di graffiarmi. La cosa mi fecce ridere,
perché
potevo perfettamente tirargli un pugno e lasciarlo lì per
terra
almeno fino al mattino dopo. Lo schivai, dandogli un leggero schiaffo
sul braccio; si avvicinò di nuovo e di nuovo lo schivai. Non
aveva
più forze: la sua presa sul terreno era debole e il respiro
pesante.
Inspirava l'aria come se stesse soffocando. All'ennesimo attacco gli
fermai il braccio e gli spinsi il petto indietro in modo da farlo
sbattere contro il muro alle spalle. Gli bloccai facilmente il corpo
con il mio schiacciandolo contro la parete grezza. Ero più
alto di
lui almeno di dieci centimetri e robusto il doppio. Lo guardai
dall'altro verso il basso e lui ricambiò. Non sapevo
cos'avessi
visto in quel momento nei suoi occhi, ma il mio inconscio
agì da
solo, portandomi ad abbassare il volto per baciarlo. Le sue labbra
erano morbide e calde. Lui parve sorpreso ma testardo nel non volermi
lasciar entrare; sfruttando il fatto che dovesse aprire la bocca per
respirare, ne approfittai per approfondire il bacio. Lo invasi
completamente facendoli inclinare la testa indietro e stranamente
ricambiò. Rimasi leggermente sorpreso da quella lingua che
rincorreva la mia, dalle sue dita tra i miei capelli scuri. Qualche
secondo e lui mi spinse via, grafitandomi il collo.
Non
avrei mai immaginato che al moccioso piacesse il sadomaso!
Respirando
a fatica, si mise di nuovo in posizione d'attacco.
Perché
aveva ricambiato il bacio? Forse anche lui provava verso di me
qualche tipo di attrazione? Beh, c'era solo un modo per scoprirlo.
Mi
attaccò di nuovo, ma questa volta non lo respinsi
né parai il suo
assalto. Fui spinto a terra e il gattino mi salì sopra
intenzionato
a colpirmi con un pugno. Non avevo paura del suo colpo, sapevo
perfettamente che non mi avrebbe fatto niente di troppo serio. Lo
fissai in quegli occhi cioccolato e lui, mentre caricava il pugno, si
fermò. Il suo respiro era pesante, la mano ancora alzata.
Era
indeciso se colpirmi o no. Gli sorrisi e lo vidi sussultare dalla
sorpresa; fu troppo per me sentire il suo odore così vicino
mescolato al calore del suo corpo, quindi ribaltai le posizioni,
sistemandomi su di lui e bloccandoli le mani in alto. Il suo viso
diventò rosso come un pomodoro, quindi girò il
viso, intenzionato a
non guardami. Mi chinai a baciarne il collo scoperto, sentendolo
fremere dolcemente sotto il mio assalto. Perché la sua pelle
doveva
essere così dannatamente perfetta e così
tremendamente eccitante?
Passai le labbra su quella pelle liscia e lo sentii trattenere un
gemito.
-
Come ti chiami? - gli chiesi, torturandoli il collo con baci e
piccoli morsi.
-
Nemmeno io so come ti chiami! - disse tra un gemito e l'altro.
Era
la prima volta che lo sentivo parlare; aveva una semplice voce
maschile, eppure perché a me sembrava una musica non
cantata?
Non
gli risposi e neanche lui aveva alcuna intenzione di parlare. Lo
morsi un po' troppo violentamene; lui aprì la bocca per
inspirare,
ma io lo baciai sulle labbra, così morbide.
Non
mi ero soffermato nemmeno un secondo a pensare a quello che stavo
facendo; riuscivo solo a percepire che c'era una cosa che volessi:
lui. Ero forse pazzo?
Mi
staccai di forza da lui, respirando a fatica. Le sue labbra erano
rosse e i suoi occhi liquidi.
-
Yeol - sussurrò. - Il mio nome è Yeol-
Gli
strinsi le mani con più forza, come se avessi paura che
sarebbe
scappato da un momento all'altro. - Eric. - sussurrai io con il fiato
corto. - Piacere di conoscerti.-
Non
sapevo bene come funzionassero queste...cose "amorose";
insomma, siamo franchi: quando vedo una donna le faccio qualche
complimento, giusto per ammorbidirla e farle impressione, poi ma la
porto a letto. Punto. Finiva tutto lì. Era così
che doveva finire.
Se qualcuno si azzardava a dirmi che l'incontro con il mio compagno
sarebbe stato romantico, gli avrei tirato un pugno senza nemmeno
pensarci troppo.
Mi
abbassai di nuovo a catturare quelle labbra invitanti in un bacio
profondo e come prima mi rispose, sembrava non poterne fare a meno.
Pensavo
che avrei continuato a fare lì terra quello che con le donne
era
ovvia conseguenza. Non sarei mai stato in grado di staccarmi da lui,
proprio in quel momento, se non avessi sentito un rumore
strano...anzi no, era una voce; più precisamente un verso di
gatto.
Mi staccai da lui e guardai nella direzione da dove arrivava la
vocina. Il ragazzo sotto di me si mosse energicamente, come se
temesse qualcosa. Qualche secondo e sentii di nuovo quella vocina,
solo che questa volta insieme al verso di un gatto c'era anche
qualche parola umana.
-
Non toccarla! - mi disse lui spaventato.
Sicuramente
lì c'era un’altra Gatta. Che fosse la sua ragazza?
No. Non poteva
essere. Lui doveva essere solo mio. Mi alzai da lui e mi diressi da
quella parte.
-
No! Ti prego fai tutto quello che vuoi a me, ma lasciale stare! -
m’implorò angosciato, attaccandosi alla mia
manica.
Erano
più di una?! Sapevo bene che tra loro una cosa del genere
era
abbastanza normale, ma...
Lo
spinsi via e mi diressi con più sicurezza verso la voce. Ero
geloso
e volevo vedere che razza di ragazza avesse lui. Un attimo...ero
geloso? E perché mai? Lo conoscevo da neanche un giorno,
com’era
possibile che io fossi già geloso di lui? Dio, lui mi
avrebbe fatto
diventare pazzo!
Percorsi
a grandi falcate il corridoio e mi fermai davanti a una porta. Per
tutto il tempo Yeol mi era corso dietro, spaventato come non mai,
tentando in ogni modo di fermarmi. Che avesse paura che io facessi
qualcosa alle sue fidanzatine? Quindi era per questo che era scappato
via ed era corso direttamente qua? Voleva vederle a tutti costi? Ok,
adesso ero davvero arrabbiato!
Spinsi
la porta ed entrai dentro.
Ero
preparato a vedere quasi tutto, ma ovviamente quel gatto
riuscì a
sorprendermi di nuovo. Dietro quella porta si trovava un appartamento
ormai abbandonato. C'era un letto, un tavolo, una specie di
armadietto e un forno a gas. C'era anche una finestra, ma priva
vetro. Viveva lì?
Vicino
al letto c'erano due bambine della stessa razza di Yeol; erano
gemelle e non potevano avere più di sette anni. Le due bimbe
avevano
i capelli neri e le piccole orecchie dello stesso colore; erano
magre, anche se il viso era più paffuto.
-
Fratellino! - urlò una delle due ragazzine.
Yeol
mandò giù la saliva, era nervoso. - State bene?-
Le
bambine annuirono.
Rimasi.A.Bocca.Aperta.
-
Queste sono le mie sorelline. - spiegò piano il ragazzo. -
Bambine
questo è zio Eric. È un mio...
-Amico.
- finii la frase per lui.
Le
due gattine sorrisero. - Ciao, zio Eric-
Che
nessuno provasse a dirmi che sarebbero spuntati fuori anche madre,
padre, nonno, nonna e quant'altro!
Mi
girai verso Yeol. Era preoccupato e imbarazzato. Aveva le orecchie
basse e il viso in fiamme. - Forse dobbiamo parlare prima. - gli
dissi alla fine.
Lui
parve per un attimo sorpreso. Mi fece segno di uscire e mi
seguì
dopo aver detto alle bambine che sarebbe tornato presto. Non aveva
più senso tenerlo all'oscuro...non che ne avesse mai avuto!
Ormai
era sicuro che fosse il mio compagno, anche se era di un'altra razza
e persino maschio. Già...un uomo...merda!
-
Che cosa sai sulle compagne dei licantropi? - gli chiesi subito,
senza tanti preamboli. Mi poggiai al muro.
-
Sono delle persone molto speciali per loro, vero? -
sussurrò.
Non
me ne ero reso conto, ma aveva un leggero accento straniero; era un
po' buffo da ascoltare. - Sono degli amanti a vita, se non sbaglio.-
-
C'è un legame tra un licantropo e il suo compagno...molto
forte
quasi dal primo momento che si incontrano. Certi licantropi non
riescono a trovarlo, perché magari nascono con una
differenza d'età
troppo grande oppure perché semplicemente non
s’incontrano in
tutta la loro vita. La compagna è facilmente individuabile
dal suo
odore. Mi sono trovato a essere ossessionato da un odore, quello che
emani tu. Sei tu il mio compagno, Diavolo sa perché o come
mai. Sei
un maschio e soprattutto non appartieni neanche alla mia razza.-
Yeol
rimase pietrificato. Non disse niente: si limitò ad
abbassare le sue
orecchie come se fosse...rassegnato? Non volevo sapere come si
sentisse in quel momento, avevo paura di scoprire che fosse deluso o
schifato.
-
È per quello... - cominciò lui, ma la voce gli
morì in gola. - È
per quello che mi hai portato a casa tua? Mi hai sbattuto contro il
muro perché eri arrabbiato...perché io non
soddisfavo le tue
aspettative?-
-
Diciamo che non mi aspettavo di avere un ragazzo come compagna. - lo
guardai seriamente. Dovevo decidere cosa fare di lui. - Come famiglia
hai solo le due bambine? - vedendolo annuire, continuai: - Raccogli
le tue cose. D'ora in poi abiterai a casa mia.-
-E
le bambine? - mi chiese spaventato.
Sospirai.
- Verranno con noi solo se le terrai lontano dalla mia stanza da
letto.-
-
Perché? - mi chiese arrabbiato.
-
Perché cosa?-
-
Mi dovrei stabilire a casa tua, solo perché sarei il tuo
compagno?
Non sei nemmeno contento del fatto che io sia un maschio!-
-
Ascolta, non posso lasciare che il mio compagno viva in un posto del
genere.-
-
Ma chi credi di essere?! - mi chiese con il rossore sulle guance. -
Non ho chiesto il tuo aiuto! Me ne frego se sono il tuo compagno. Se
non avessi quest’odore tu non mi avresti nemmeno degnato di
uno
sguardo! - mi urlò puntandomi il dito contro. - Hai detto
che i
compagni sentono subito un legame verso l'altro, beh! Io non sento
assolutamente niente verso di te! Mi fa schifo la tua prepotenza.-
Gli
tirai un pugno spedendolo a terra. Stavo ribollendo dalla rabbia e
non riuscivo a fermarmi. Quello che mi aveva detto...il fatto di
fargli schifo...mi faceva semplicemente imbestialire!
Lo
alzai da terra solo per sbatterlo contro il muro. - Tu ora verrai con
me. - gli dissi lentamente gli occhi ridotti a fessure. - Farai da
brava mogliettina, terrai le bambine buone e aprirai le gambe quando
lo vorrò, altrimenti ti assicuro che ti
trascinerò con forza e
t’incatenerò per il resto della tua vita su quel
letto.- Le sue
morbide guance si bagnarono di lacrime mal trattenute e, sebbene a
vederlo così mi si stringeva il cuore, non fermai le parole,
non
riuscii. - Non hai alcuna scelta. - gli sussurrai all'orecchio.
Mi
allontanai da lui, lasciandolo andare e lo vidi barcollare come se
non avesse alcuna forza in corpo. - Prendi le tue cose e andiamo.
Spero che lo farai di tua spontanea volontà
perché non sono proprio
in vena di trascinarti per mezza città.-
Fissai
il mio riflesso nello specchio. I miei capelli neri erano spettinati
e sotto i miei occhi carbone si vedevano le occhiaie. Avevo
l'abitudine di scacciare tutte le mie preoccupazioni svagandomi; non
m’interessava se fosse sesso, alcool o una buona sessione di
corsa
trasformato in lupo, l'importante era che per un piccolo intervallo
il mio cervello riuscisse a staccare la spina. La stessa cosa feci
anche quel giorno.
Non
avevo fatto in tempo a portare Yeol e le sue sorelline a casa mia,
che già mi ero pentito chissà quante volte
dell'acidità delle mie
parole. Che cavolo mi era preso? Perché le sue parole mi
avevano
fatto uscire così fuori di testa? Lo avevo spaventato a
morte, per
non parlare del fatto che il mio pugno gli stava decorando la parte
sinistra del volto; l'indomani ci sarebbe stato di sicuro un bel
livido viola.
Gli
mostrai velocemente la stanza per le ragazze, quella che normalmente
facevo usare ai miei amici quando si fermavano a dormire, e poi
sgusciai letteralmente fuori da quella casa. Non che non volessi
vederlo, avevo paura di farli di nuovo male: mi ero mostrato
piuttosto...suscettibile alle sue parole. Mi diressi, senza neanche
pensarci, all'appartamento di una delle mie amiche di letto.
Dovevo
assolutamente riuscire a togliermi dalla testa il suo faccino dolce e
solcato dalle lacrime, le sue parole sprezzanti e pungenti, il suo
odore così dannatamente avvolgente ed eccitante. Dovevo
togliermelo
totalmente dalla testa! Che sciocchezza! Ovviamente, come anche la
volta prima, era lui che vedevo tra le mie braccia. Cosa mi stava
succedendo? Avevo così facilmente cambiato sponda solo per
aver
sentito il suo odore?
Non
sapevo proprio come comportarmi con Yeol. Cos'avrei dovuto fare? Non
mi ero mai trovato nella situazione di dover creare, ricucire, o in
qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare, un rapporto con un
ragazzo; soprattutto non dopo ciò che gli avevo fatto! Con
una
ragazza era abbastanza facile: si comprava un mazzo di rose,
s’indossava il miglior sorriso da angelo innocente, chiedere
scusa
e non darle nemmeno il tempo di replicare, ma baciarla cos'
intensamente da farle dimenticare cosa ci fosse d’importante
all'infuori di quello. Avrei dovuto fare la stessa cosa anche con
lui? No, con Yeol la cosa non sarebbe valsa a niente; oltretutto era
un ragazzo, era stupido anche solo il pensiero.
Un'ora
dopo, ero davanti alla porta del mio stesso appartamento con un mazzo
di rose bianche nelle mani: mi sentivo un emerito cretino. Era quasi
mezzanotte. Aprii la porta, facendo il minimo rumore ed entrai. Erano
tutti e tre raggruppati sul divano di fronte la televisione; Yeol
dormiva stretto a una delle bambine e l'altra era per terra
raggomitolata come un gatto. Appena mi sentì, la bambina
drizzò le
orecchie e guardò verso di me. Sembrava che volesse dire
qualcosa,
ma le feci segno di tacere per non svegliare gli altri due. Si
stiracchiò pigramente, poi si avvicinò a me e
m’indicò le rose,
curiosa; non sapevo perché, ma mi fece ridere
così le sussurrai che
erano per lei. Il suo viso s’illuminò e mi
buttò le braccia
intorno alle gambe. - Guarda che è ora di andare a nanna. -
le
sussurrai prima di prenderla in braccio e portarla nella sua nuova
stanza. Lasciai le rose nella sua camera e andai a prendere anche
l'altra. Cercai di alzarla senza svegliare anche Yeol.
Sollevai
la bambina e la portai nella stanza, vicino all'altra. Tornai
indietro per dare un'occhiata al ragazzo. Era ancora addormentato sul
divano in posizione fatale, le orecchie si muovevano a scatti nel
sogno e potevo vedere chiaramente la coda che spuntava dai pantaloni.
Sul viso però faceva bella mostra un livido nero della
misura del
mio pugno. Andai a prendere la scatolina del pronto soccorso,
sedendomi poi vicino a lui; gli scostai i capelli dal volto,
lentamente, per vedere tutto il colpo. Lui aprì lentamente
gli
occhi, mi prese la mano assonnato e la leccò. Dovevo
abituarmi al
pensiero che per loro era come se fosse un bacio. Tuttavia si rese
subito conto di chi aveva di fronte e si raddrizzò sul
divanetto,
sussultando.
-
Dove sono...? - chiese guardandosi intorno preoccupato.
-
Le ho portate a dormire nella loro stanza.-
-
Pensavo fossi una delle bambine, è per quello che ti ho
leccato la
mano. - Distolse lo sguardo. - Non sapevo se potevo, ma ho preparato
da mangiare con le cose trovate nel frigo.-
-
Hai fatto bene. Normalmente io non mangio a casa. Dovrei comprare
qualcosa da poter essere cucinato. - In effetti, non facevo la spesa
da parecchio tempo.
Guardai
di nuovo verso il ragazzo: era teso e stava guardando da un'altra
parte, come se avesse paura di incontrare il mio sguardo.
-
Avvicinati. - gli dissi notando come lentamente si stesse spostando
all'altra estremità del divano.
Lo
vidi esitante per un attimo, per poi torturare con le unghie la pelle
del divanetto. - Vuoi già che “apra le gambe per
te”? - mi
chiese titubante, rivolgendomi uno sguardo lucido.
Lo
guardai per un attimo sorpreso; come in un flash, mi ricordai le dure
parole che gli avevo urlato nel pomeriggio, costringendolo a
seguirmi.
-
Vieni qua. - ripetei.
Si
avvicinò mordendosi il labbro e il suo sguardo era su
qualsiasi
altro oggetto in quella stanza che non fossi io. Era imbarazzato, ma
anche ferito, lo potevo intuire chiaramente. Aprii la scatola del
pronto soccorso e lì vi trovai il gel per lividi e
contusioni. Ne
presi un po' sulle mani e avvicinai le dita al viso. Sapevo che il
colpo doveva farli molto male quindi cercai di fare il più
delicatamente possibile. Sgranò gli occhi quando
capì che gli stavo
semplicemente medicando il livido.
Inizialmente
sussultava ogni volta che le mie dita gli si avvicinavano, ma pian
piano si abituò, chiudendo gli occhi per lasciarmi fare.
Gli
spalmai la crema sulla parte colpita e poi gli misi un cerotto. Lo
guardai per un attimo, mentre lui continuava a stare con gli occhi
chiusi e poi mi alzai. Volevo andare a dormire, ma per prima cosa
dovevo allontanarmi da lui, il suo profumo mi stava mandando in tilt
il cervello.
Fui
afferrato per la mano e tirato indietro sul divano. Yeol mi
guardò
il collo. - Ti ho graffiato. - sussurrò toccando leggermente
con le
dita le ferite. Non era niente di grave ovviamente, pizzicava giusto
un po'.
Yeol
avvicinò la sua bocca alla parte lesa e cominciò
a leccarmi. Rimasi
scioccato. Ma che stava facendo?! Prima mi accusava di dovergli
aprire le gambe e poi mi faceva quello?!
-
Che stai facendo? - gli chiesi con il fiato che accelerava.
-
Le ferite vanno disinfettate. - sussurrò candidamente lui,
continuando a leccarmi il collo.
Era
stupido o meno? Sapeva almeno come si facevano i bambini? Lo
allontanai: stavo per perdere il controllo. Sembrava un po'
perplesso. Gli diedi un bacio veloce sulle labbra e senza darli il
tempo di mettersi sul chi vive, di nuovo mi alzai dirigendomi verso
la mia stanza.
-Buona
notte, Yeol.
Non
potrei affermarlo con sicurezza, ma mi sembrò di sentirlo
dire solo
il mio nome: due volte.
|
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Capitolo 3 *** Parte III ***
Salve.
Avevo
pensato di aggiornare ogni settimana, ma mi sono leggermente
dimenticata visto che in questo periodo sto scrivendo un altro
racconto che è molto più impegnativo di questo e
penso che presto
lo posterò ^w^. Vi avviso subito che non ho avuto molto
tempo per
correggere questa parte (che è anche decisamente corta
>.<)
quindi se trovate degli errori di battitura o di grammatica non
spaventatemi, al massimo ditemi così cercherò di
rimettere tutto a
posto.
ringrazio moltissimo tutte le persone che hanno commentato
i capitoli precedenti, le persone che seguono questa storia, che
l'hanno aggiunta ai preferiti (senza nemmeno conoscere il finale XD)
e tutte le persone che l'hanno semplicemente letta ^_^
A
svegliarmi fu il grande fracasso proveniente da ogni parte
dell'appartamento. Sentivo il rumore delle corse sui corridoi e per
le stanze e le urla delle ragazzine. Ho mai detto di odiare i
bambini? Sentii subito la voce di Yeol che chiedeva alle mocciose di
non fare tutto quel casino, per non svegliarmi. Mi spostai verso il
comodino e afferrai la sveglia: erano solo le nove del mattino. Li
avrei ammazzati! Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza. Le due
bambine mi salutarono subito, contente di poter interrompere il
fratello che le stava sgridando. Che diavolo mi aveva dato alla testa
quando avevo deciso di portarmele a casa?! Ero talmente abituato a
vivere da solo che avere tre persone nell'appartamento
m’irritava
facilmente.
Le
loro batterie sembravano non avere lunga durata; dopo un'ora di
giochi erano capaci di dormire almeno per tre. Menomale.
Yeol
sembrava volesse nascondermi il fatto di essere un gatto, come se ne
vergognasse. La coda la nascondeva dentro dei pantaloni larghi e le
orecchie sotto un cappello di stoffa, lo tirava così in
basso da
coprire anche i ciuffi grigi che aveva. Anche la maglia che portava
era larga a maniche lunghe, sebbene fuori fosse piena estate. Voleva
coprirsi da me? Non sapevo. L'unica cosa di cui ero certo era che
sotto quei vestiti enormi e usati, c'era il suo corpo magro e ossuto.
Un’altra
cosa che scoprii di lui era la sua bravura a cucinare; non l'avrei
mai detto...insomma io riuscivo a bruciare anche la pasta semplice.
Aveva cucinato il pranzo senza che io gli dicessi niente e mi aveva
persino chiesto se mi dava fastidio mangiare con le bambine, quasi ne
chiedesse il permesso. Era troppo educato per i miei gusti. Lo avevo
in pratica minacciato e lo tenevo rinchiuso lì contro la sua
voglia;
da dove la tirava fuori tutta quell'educazione?
L'unica
cosa che non avevo preso in considerazione era il suo odore: non era
necessario avvicinarmi a lui per potermi inebriare di esso, ogni
stanza in cui lui passava ne rimaneva pregna. Dovevo far ricorso a
tutto il mio autocontrollo per non saltarli addosso ogni due minuti;
di fatto, la prima cosa che gli dissi quando mi svegliai fu di
andarsi a fare una doccia. Lui era diventato rosso, ma era andato
subito in bagno. Glielo dissi anche prima del pranzo. E glielo avrei
chiesto anche il quel momento...ma stava lavando i piatti del pranzo.
Il
suo profumo mi drogava. Ero l'unico dei due a sentirmi attratto
all'altro? Probabilmente.
Presi
di nuovo la crema contro i lividi e lo chiamai, pronunciando il suo
nome. Aveva notato che ogni volta lo facevo, lui trasaliva. Non gli
piaceva il modo con quale pronunciavo il suo nome?
Yeol
si avvicinò piano e si sedette vicino a me. Forse avrei
fatto
davvero bene a chiederli di farsi di nuovo la doccia. Gli tolsi il
cappellino e lui arrossì. Certo che il suo comportamento non
mi
aiutava a resistergli. Presi di nuovo il gel e glielo passai sulla
sua guancia. Il livido era viola-verde, stava cominciando a passare.
Come il giorno prima, gli misi il cerotto.
-
Perché nascondi le orecchie e la coda? - glielo chiesi,
perché la
domanda mi girava in mente da quella mattina.
-
A te non piace che io sia un gatto - rispose lui, calmo.
Alzai
il sopracciglio. - E questa da dov'è venuta fuori?
-
Sei tu che mi hai detto che il fatto di non essere della tua stessa
razza ti ha lasciato a bocca aperta. Lo so benissimo che i gatti non
sono i ben venuti, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle, sai? E
poi il mandarmi sempre a lavare...
-
E questo cosa c'entra?
-
Ti da fastidio il mio odore da gatto, vero? - disse guardandomi negli
occhi ed io scoppiai a ridere. Se fosse stato solo quello!
-
Ti ho detto di averti riconosciuto come compagno dal tuo odore, vero?
Ecco, per me sentirlo è come una dose di ecstasy: mi fa
desiderare
di spingerti sul pavimento e prenderti qui e adesso- Yeol
arrossì
violentemente. - Mi sento come un lupo in calore-
Il
ragazzino girò la testa leggermente per annusare da solo, lo
trovai
estremamente buffo. Mi avvicinai e lo baciai; le sue labbra erano
morbide come sempre. Non lo forzai, lasciai che fosse un contatto
dolce. Piccoli baci. Appena le nostre labbra venivano al contatto le
separavo e mi avvicinavo di nuovo, come se non potessi farne a meno.
Non lo so perché ma il mio istinto mi diceva di andare piano
con
lui, che dovevo fargli scoprire lentamente ogni carezza che io
desideravo fargli. A un certo punto fu proprio lui a posare una mano
sul mio viso per trattenermi, perché smettessi di
allontanarmi in
continuazione. Mi leccò le labbra, piano, con la punta della
lingua
e poi imprigionò quello inferiore tra le sue. Non reagii, ma
nemmeno
presi in mano la situazione; lo lasciai semplicemente fare. Volevo
vedere fin dove la sua curiosità lo avrebbe spinto. Avevo
capito,
anche dai suoi precedenti baci, che non aveva grande esperienza.
Si
staccò da me. Aveva il viso rosso e le orecchie abbassate
all'indietro. - Sei morbido. - mi sussurrò. Era l'unica cosa
che
aveva da dirmi?
-Voglio
chiederti scusa- gli sussurrai io. Avvicinai di nuovo le mie labbra.
-Per averti spaventato, per averti incatenato in casa...e tutto il
resto. Ti assicuro che normalmente non sono così... violento-
Yeol
mi sorrise e in quel momento mi mancò l'aria nei polmoni. Da
quanto
lo trovavo bellissimo? - Anch'io devo chiederti scusa. Ti ho detto
tutte quelle cose ieri, ma non le penso davvero. Ero solo arrabbiato
perché sembrava facessi tutto contro la tua
volontà, come se avermi
vicino fosse una scocciatura... ed io non voglio esserlo-
Mi
avvicinai e lo bacia in modo da toglierli ogni dubbio: non lo
desideravo solo perché era il mio compagno. Questo pensiero
mi
attraversò la mente. Mi piaceva. Mi piacevano i suoi
comportamenti
buffi; mi piaceva il suo carattere; mi piaceva persino il rossore che
non lasciava mai quelle guance lisce.
Lo
spinsi giù, salendoli sopra. Yeol non oppose resistenza,
anzi mi
circondò le spalle con le sue braccia. La sua pelle mi
drogava e il
suo corpo mi tentava.
-Mi
piaci- gli sussurrai, solo per essere sicuro che non fraintendesse le
mie azioni.
-
Anche tu mi piaci. - mi rispose tra i baci.
Mi
bloccai. Che cosa aveva detto? E perché il mio cuore aveva
fatto una
capriola?
Yeol
arrossì violentemente, ma continuò a parlare.
-Lavoro come
cameriere in quel locale. Ti aveva visto con quella ragazza e ho
pensato...- ma la voce gli morì nella gola.
-
Hai pensato...? - gli chiesi stuzzicandoli il collo con i piccoli
baci. Yeol cercò di soffocare un gemito. - Che... ah non
mordermi il
collo!... che fossi molto bello, e quando mi hai fermato in quel ero
molto sorpreso e... ah... felice-
Gli
succhiai la pelle lasciando il segno rosso, feci scivolare le mani
sotto quella maglia larga. Il suo corpo era caldo, fermai il palmo
per abitudine sul seno, ma non sentii la solita morbida carne. Yeol
soffocò un gemito. -Guarda che se non mi fermi, ti prendo
qua- gli
dissi, pregando dentro di me che non lo facesse, non ne sarei capace.
Ero
talmente occupato ad ascoltare i gemiti del mio gatto che non sentii
la porta d'ingresso aprirsi.
|
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Capitolo 4 *** Parte IV ***
Chiedo
umilmente perdono ç____ç lo so che avevo promesso
di aggiornare
ogni settima, ma non ho avuto il tempo tra la scuola e varie cose
>.< Fustigatemi a sangue se volete…
anzi no, non
fattelo, non sono masochista come Yeol.
Questo
capito è un po’ più lungo del
precedente e, si lo so, è pieno di
errori grammaticali. Vi assicuro che appena avrò il tempo
metterò
tutto in ordine. Non volevo farvi aspettare di più
>.<
ho
aggiunto una pagina facebook dove potrete contattarmi, quindi se
avete voglia di insultarmi per il ritardo mi trovate lì
ç__ç -------> Kassandra
Night
sperò
che vi piacerà *^* e, se avete voglia, ditemi che ne pensate
*_*
Kassandra
-
Vedo che non perdi tempo - disse tranquillamente mio padre.
Yeol
trasalì sotto di me, io invece mi alzai lentamente per
guardare il
mio vecchio; in quel momento sarei stato capace di ucciderlo per
avermi interrotto. Lui entrò nella sala senza badare allo
sguardo
assassino che gli lanciavo, guardandosi intorno. Dietro di lui stava
la sua compagna, ovviamente lei non era la mia vera mamma, troppo
giovane per esserlo.
-C'è
qualche motivo per cui vi trovate qua? - Mi misi a sedere, mentre
Yeol cominciò a sistemarsi al meglio la maglia, tirandola
esageratamente giù. Era rosso come un pomodoro.
-
Sara voleva vederlo - rispose il vecchio, indicando il mio gattino.
-
Perfetto! L'ha visto, adesso potete anche levarvi dai piedi, no? Ci
siamo appena dichiarati e vogliamo passare il tempo in impieghi
più
proficui.-
-Quindi
non l'avete ancora fatto? - chiese Sara buttando la borsa su una
delle poltrone. Yeol soffocò un'esclamazione diventando
subito
bordeaux. - Dovresti prendere esempio da me e tuo padre. Quando
avevamo capito di essere l'uno il compagno dell'altra, ci siamo
praticamente saltati addosso-
Mi
alzai dal letto perché l'odore del mio gatto era talmente
invitante
che lo avrei spinto sul letto anche davanti ai miei. - Ok, è
stato
un piacere e adesso via - dissi indicando la porta.
-
Sei troppo maleducato - mi riproverò mio padre, poi
avvicinandosi a
Yeol gli porse la mano. - Robert, il padre di Eric e lei è
Sara la
mia compagna-
Il
ragazzino, che sono in quel momento, si era accorto di essere ancora
seduto, si alzò momentaneamente e strinse la mano al mio
padre.
-Yeol. M-mi chiamo Yeol. È un piacere conoscerla-
Il
vecchio guardò verso di me. - Perché tu non sei
mai così educato
con me? - Volevo risponderli qualcosa tipo
“indovina!”, ma mi
morsi la lingua. Non bisogna mai tirare troppo la corda con i propri
genitori, potrebbero scuoiarti vivo e beh...nel mio caso sarebbe
potuto accadere letteralmente. D’altronde era un licantropo
come
me.
Yeol
aveva il volto rosso e le orecchie talmente basse che quasi sparivano
sotto tutti quei capelli. - I-io... - cominciò a dire a
tutti, ma si
voltò verso di me -vado a vedere come stato le bambine. Voi
parlate
tranquillamente - E sparì letteralmente nell'altra camera.
-
Già bambine? Non avete ancora consumato il vostro legame e
avete già
delle bambine? - disse mio padre facendo la faccia impressionata.
Avrei
fatto male a tirarli un pugno?
-Sono
le sorelle minori di Yeol - risposi liquidando tutti i dubbi,
inesistenti ovviamente.
L'intrusione
di una ventina di minuti l'avrei anche potuta sopportare, da parte di
quei due, ma quando mi comunicarono la notizia di aver intenzione di
fermarsi a cena per conoscere la "nuora", gli indicai la
finestra suggerendo loro di sparire il più velocemente
possibile.
Durante
le cene il mio gattino si l'era cavato bene. Era molto timido
all'inizio, ma quando familiarizzava con le persone, appariva
più
tranquillo. Aveva cucinato lui, ovviamente, io non mi sarei nemmeno
avvicinato ai fornelli.
-
Allora Yeol - Cominciò Sara a tavola. - Dove sono i tuoi
genitori?-
Il
mio gattino alzò gli occhi dal suo piatto. - Non ci sono - e
vedendo
l'espressione interrogativa di Sara continuò. - Quelli come
noi sono
soliti a cambiare in continuazione i partner a seconda... - arrossi
violentemente - … del periodo di calore, quindi io non so
chi sia
esattamente mio padre. Quando i miei fratelli o sorelle crescevano
abbastanza da poter anche essere indipendenti, se ne andavano via di
casa. Alla fine anche mia madre se ne andò via, tre anni fa.
Da
allora mi prendo da solo cura delle mie sorelle.
-
Ma... quanti anni hai? - chiese Sara dubbiosa.
-
Diciotto.
Era
più piccolo di me solo di un anno? Avrei scommesso di aver
quasi
approfittato di un quindicenne...
Sara
parve leggermente imbarazzata per la domanda, quindi il mio vecchio
intervenne per interrompere il silenzio che si era creato. - Yeol.
È
un bel nome. - disse ammiccando al MIO gattino.
Il
ragazzino sorrise e in quel momento pensai che il mio autocontrollo
non sarebbe bastato a fermarmi dal saltarli addosso. - Significa
“dieci” in coreano-
-
Davvero? È un numero importante in Corea? -
continuò Robert.
-
No, no. E' solo perché sono il decimo figlio-
La
zuppa mi andò di traverso. Decimo? Sapevo che i gatti erano
soliti
fare tanti figli, ma dieci?
-
Allora menomale che sei un maschio altrimenti tra una decina di anni
avrei avuto almeno una sessantina di nipoti.
Questa
volta la zuppa andò di traverso a Yeol. Avrei dovuto
ammazzare mio
padre? Davvero, nessuno scherzo!
Dopo
quest’uscita, non dissero nulla d’imbarazzante.
Menomale. Quando
finimmo di cenare, li mandai letteralmente via. Avranno tutto il
tempo del mondo per conoscere la loro “nuora”.
Sospirai
pesantemente. Era così difficile avere dei genitori? Anche
se Sara
non era tecnicamente mia madre, aveva conosciuto mio padre solo sei
anni prima. Quando la mia vera madre aveva capito che suo marito
aveva trovato la propria compagna, si era fatta da parte senza troppe
storie. Sinceramente non mi è mai piaciuto che si fosse
arresa così
facilmente, ma adesso che ci penso bene... e se avessi incontrato
Yeol quando avevo già una moglie? Mi venne subito da pensare
a
quella ragazza con cui ero stato l'ultima volta; lei mi piaceva,
fisicamente parlando, ma non avrei mai scelto lei al posto del mio
gattino, anche se quella ragazza la conoscevo almeno da un anno.
Yeol
mi piaceva, questo dovevo ammetterlo. Mi piaceva la sua timidezza, la
sua innocenza, mi piaceva il suo aspetto sebbene fosse un ragazzo, mi
piaceva soprattutto il fatto che quando doveva sapeva tirare fuori
gli artigli. Ero pazzo? Fino a tre giorni prima l'unica cosa che
avevo per la testa era come scoparmi una ragazza e adesso era
diventato "come scoparmi Yeol"? Sì, ero fottutamente pazzo
di lui!
Mi
sedetti sul mio letto. Tutto quello era così assurdo,
soprattutto
l'aver accettato senza problemi l'idea di stare insieme. Ma cosa
avrei dovuto fare se ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di
avvicinarmi a lui, di abbracciarlo, di morderli quelle orecchie, di
sussurrarli quanto lo desiderassi, di baciarlo, di accarezzarlo, di
sentire il suo corpo ansimante sotto il mio?! Non mi ero mai sentito
così. Per nessuno avevo provato questi sentimenti che
sentivo per
Yeol; nemmeno per la mia cotta! Mi ricordo ancora quella donna. Era
la mia maestra di disegno, alle medie. Aveva da poco finito
l'università ed era molto bella, proprio il mio tipo. Mi
ricordo
ancora la prima volta che le avevo rubato un bacio, allora avevo
quattordici anni; o la prima volta che mia aveva invitato a casa sua.
Ero molto emozionato e lei mi piaceva davvero tanto, anche se era
molto più piccolo di lei. Non so se per quella donna era lo
stesso,
probabilmente voleva divertirsi con un ragazzino come me. Ovviamente
anche se avevo quattordici anni, ero già più alto
di lei e molto
più forte. Mi ricordo ancora quando mi aveva tirato verso il
suo
letto pensando che mi spaventassi. Non si aspettava certo che io
rispondessi alle sue carezze né che la spogliassi. Quella
volta era
stata l'unica in cui avevo permesso a una ragazza di stare sopra.
Sono passati quanti anni? Cinque? Dopo quella volta avevo perso
interesse per quella maestra.
Alzai
lo sguardo verso la porta aperta e vi trovai Yeol. Era in piedi e mi
stava guardano. Appena i nostri occhi s’incontrarono lui
divenne
tutto rosso. Da quando tempo che mi osservava? Il ragazzino
entrò
nella stanza chiudendosi dietro la porta. - Ho messo le bambine a
dormire. Avevano sonno - mi disse. Si guardò intorno
esitante e
quando il suo sguardo si posò sul letto le sue guance, si
tinsero.
Delizioso.
-
E tu? - gli chiesi con un tono di voce che normalmente usavo con le
ragazze per far battere i loro cuori.
-
Ed io?
-
Non hai sonno?
-
Non... non tanto. - sussurrò fissando il pavimento. Sorrisi.
Semplicemente delizioso. Mi alzai dal letto e mi tolsi la maglia. Io
avevo invece sonno. Quella mattina mi avevano svegliato alle nove.
Normalmente ero abituato a dormire almeno fino a mezzogiorno.
-
Quelle sono per qualcuno in particolare? - mi chiese Yeol. Seguii il
suo sguardo e vidi le catene vicino al letto.
Scoppiai
a ridere. - Sono per me. - gli rivelai, avvicinandomi a lui. Il
ragazzo mi guardò sorpreso. - Non lo sapevi? Adoro farmi
incatenare.
A te non piace? - Ero vicino a lui. Dannatamente vicino. Se solo mi
fossi proteso in avanti lo avrei toccato. Il suo odore era forte,
tanto da farmi respirare pesantemente. Il mio corpo implorava una
sana scopata e il mio cervello? Beh, anche a lui non dispiaceva se
l'interessato fosse stato Yeol.
Il
ragazzino era imbarazzato. Le sue orecchie erano basse, tanto da
appiattirsi contro i capelli. - N-non... più di tanto. - mi
rispose.
Alzai
una mano e andai a toccargli i capelli: erano così morbidi.
- Il
motivo per cui tengo le catene è che sono un lupo mannaro.
Nelle
notti di luna piena devo per forza incatenarmi in modo da non poter
uscire e fare qualche strage. Se guardi bene tutta la casa è
super
protetta. I muri sono molto spessi, la porta dell'uscita è
blindata
e le finestre sono fatte di un vetro ad alta resistenza. Nel caso in
cui le catene non resistessero, c'è sempre qualcos'altro a
impedirmi
di uscire…. Penso che vi farò andare in qualche
altro posto,
durante quelle notti. È meglio se state il più
lontano possibile da
me-
Abbassai
gli occhi per guardare Yeol e mi sorpresi nel vederlo osservarmi. Mi
mancò il respiro. Che cos'era quest'emozione? Smisi di
toccargli i
capelli lasciando la mano ancora dietro la sua nuca. Rimanemmo
così
per più di un minuto, a fissarci a vicenda. Volevo chinarmi,
annullando lo spazio che c'era tra di noi e baciarlo e poi spingerlo
su letto, ma qualcosa mi fermava. Il mio cuore batteva come quello di
un ragazzino alla sua prima cotta.
Un
altro secondo e fu Yeol che annullò lo spazio tra di noi,
baciandomi. Si alzò in punta dei piedi per riuscire a farlo.
Non mi
trattenni più. Passai la mia mano destra dietro la schiena
facendo
aderire il suo corpo al mio e con la sinistra gli afferrai la testa.
Fu un bacio lungo e umido. Mai avrei potuto immaginare che baciare
una persona potesse essere così eccitante e piacevole, anche
se di
baci ne avevo abbastanza esperienza. Yeol mi abbracciò. I
suoi baci
avevano qualcosa di tenero e dolce, a differenza del mio modo
famelico e passionale nel condurre le cose.
Lo
spinsi contro il letto, proprio come desideravo fare da tanto tempo;
cadde sulle lenzuola, leggermente sorpreso e impaurito, ma non gli
diedi tempo per analizzare quei sentimenti che mi misi sopra di lui,
cercando di nuovo la sua bocca. La trovai pronta ad accogliermi, come
pure quel corpo che si tendeva sotto il mio. Lo volevo.
-
Yeol... - sussurrai piano contro le sue labbra - … se non mi
fermi
adesso, dopo non ti permetterò di allontanarmi-
Il
ragazzino avvicinò le mani tremanti e le chiuse sopra la mia
schiena. Nella stanza si sentiva soltanto un leggero fruscio di
lenzuolo e i nostri respiri affannati, dato che non ero il solo a
respirare pesantemente.
Yeol
voltò il viso, vergognandosi di incontrare il mio sguardo. -
Fai
piano p-per favore - sussurrò con una voce straziata. Aveva
sicuramente paura. Il suo corpo sotto di me era teso e le braccia
tremavano sulla mia schiena.
Non
lo avrei fatto pentire di quella notte insieme.
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Capitolo 5 *** Parte V ***
Questa
volta ho fatto presto ^w^ i soliti commenti li metto alla fine
>.<
Gli
catturai le labbra in un bacio profondo e umido. Gli feci spalancare
la bocca e insinuai la mia lingua dentro: aveva un sapore
meraviglioso. Sapevo benissimo di correre troppo velocemente, ma poco
m’importava. Lo volevo così tanto da star male.
Gli poggiai le
mani sul petto e poi lentamente cominciai a far scivolare i palmi
sulla maglia. Potevo benissimo percepire sotto la stoffa il suo
calore. Appena toccai l'orlo della maglia, lo strinsi e la sfilai
via, lanciandola senza guardare dove. Riportai di nuovo le mani su
quel corpo così agognato. Yeol si sentiva in imbarazzo.
Appena
rimase a torso nudo, aveva subito cercato di coprirsi portando le
braccia il petto. Gli afferrai gli arti e li bloccai sopra la sua
testa. Mi chinai a baciargli il collo. Lo sentii ansimare e inarcarsi
sotto di me, la sua voce interrotta da continui ansimi mi sembrava
una musica mentre gli succhiavo un capezzolo, poi l'altro. Volevo
farlo urlare, volevo sentirlo pronunciare il mio nome, quindi scesi
lentamente baciandoli quella pelle olivastra sempre più in
basso.
Intanto con la mano destra cominciai a tracciare il leggero profilo
dell'interno coscia, partendo dal ginocchio, pian piano, fino ad
arrivare all'eccitazione, senza però toccarla direttamente.
Yeol
s’inarcò sotto di me. Sapevo che avrei dovuto
prendermi del tempo
per abituarlo alla cosa, ma lo desideravo...non riuscivo a pensare ad
altro. E lo avrei avuto. In quel momento.
Gli
slacciai i jeans chiari e pian piano li feci scivolare lungo le gambe
slanciate, come quelle di una ragazzina. Yeol si portò le
mani al
volto, come per coprirsi: era imbarazzato e stava tremando. Salii di
nuovo sopra di lui. - Guardami - gli dissi piano.
Un
po' incerto Yeol si spostò le mani dal viso e mi
fissò con quegli
occhi color cioccolato, liquidi dal desiderio.
-
Baciami -
Lui
mi guardò incerto, poi cominciò ad alzare piano
piano il viso,
verso il mio; il suo respiro era tanto veloce quanto il mio, sebbene
cercassi di mascherarlo. Il mio cuore batté forte mentre
vedevo il
suo volto avvicinarsi. Gli passai un braccio intorno per sorreggere
la sua schiena, mentre lui sfiorava con le sue labbra morbide le mie,
in un bacio così casto da fermarmi il cuore. Solo un tocco.
Solo un
piccolo sfioramento della pelle, ma per me era il migliore bacio che
avessi mai ricevuto.
Nello
stesso istante la porta della stanza si spalancò. Non persi
tempo e
coprii con un lenzuolo il mio gattino tremante. Nella camera
entrarono le due gemelline. Ho mai detto di odiare i bambini? Girai
la testa verso le due ragazzine, rimanendo ancora sopra Yeol.
-
Che cosa stavate facendo? -
“Sesso”
pensai, ma risposi: - Giocando -
-
Davvero? - chiese una della gemelline e poi con una bella rincorsa si
buttò sul letto vicino a noi. Menomale che il lenzuolo
copriva
completamente Yeol anche se lui non era del tutto nudo. Aveva ancora
addosso la biancheria. - E a cosa giocavate? - chiese lei muovendo la
coda. Mi misi seduto sul mio gattino senza però schiacciarlo
con
tutto il peso.
Diedi
un'occhiata al mio angioletto e poi risposi. - Gli stavo facendo il
solletico -
La
bambina si portò le mani sul corpo. - Io invece odio il
solletico -
-
Davvero? A Yeol invece piace e anche tanto - e dopo queste parole,
lui mi tirò un pugno nella coscia.
-
Comunque perché siete qui? - chiese questa volta il mio
gattino.
Aveva il viso rosso e la voce leggermente tremante.
-
Non riuscivamo a dormire. Prima il fratellone dormiva sempre con noi
- si lamentò una delle due.
Yeol
mandò giù la saliva. Si vedeva che era teso e
continuava
leggermente a tremare. - Ma vuoi siete già abbastanza grandi
per
dormire anche da sole -
Mi
alzai a malavoglia da sopra di lui. - Lasciale dormire qua con te -
gli dissi mentre cominciavo ad andarmene.
-
E-e tu dove vai? -
-
In bagno ovviamente, a cercare di calmarmi. - Non mi girai a
guardarlo, ma seppi con sicurezza che la sua faccia si tinse di
rosso.
Spostai
il bicchiere dal tavolo. Ero di nuovo andato in quel locale. Quella
mattina Yeol se ne era uscito che lui voleva continuare a lavorare.
Sinceramente io avrei preferito mandarlo a scuola piuttosto che a
lavorare, ma lui diceva di sentirsi solo un peso per me. Non avevo
mai pensato che lo fosse, dopotutto mio padre era ricco, quindi non
avrei avuto problemi di soldi; potevo benissimo mantenere Yeol e le
sue sorelline facilmente. Senza contare il mio essere leader di un
branco: anche quello portava molti vantaggi economici. Ma Yeol non
era del mio stesso avviso; quasi litigammo per questo. Alla fine
gettai la spugna e gli dissi che poteva fare quello che voleva; in
fin dei conti era già costretto a vivere con me, non potevo
decidere
ogni cosa al posto suo.
Spostai
lo sguardo dal mio bicchiere e lo osservai. Stava servendo dei
clienti dall'altra parte della sala; lavorava come cameriere.
Indossava un cappellino per coprire le orecchie e la coda invece la
teneva dentro i larghi pantaloni, neri come la sua divisa. Cercava di
nascondere in ogni modo il suo essere Gatto, ma le persone se ne
rendevano conto lo stesso; alcuni lo guardavano male, altri con
disprezzo, altri ancora gli ridevano in faccia e lui incassava il
tutto senza dire niente né prestandovi attenzione. Mi venne
il
desiderio enorme di spaccare le facce a tutti, perché sapevo
perfettamente che se solo lo avessero conosciuto se ne sarebbero
innamorati come me... Aspetta! Cos'avevo appena detto? Innamorati
come me?! Da quand'è che lo amerei?!
Guardai
Yeol ritornare verso il balcone per prendere le altre ordinazioni. Lo
trovavo bellissimo e desideravo stringere quel piccolo e fragile
corpo contro di me. Ero innamorato di lui? Lui era un maschio!... e
io lo amavo. Merda!
Ero
talmente assorto da quei nuovi pensieri, da non accorgermi che la
stessa Fata dell'ultima volta mi si era seduta vicino. Quando mi
voltai, la studiai con sguardo interrogativo. Beh, era davvero uno
schianto. Quella sera aveva raccolto i suoi capelli biondi in due
codini, la maglia era talmente scollata che nessuno avrebbe fatto
caso se non l’avesse indossata per nulla; non aveva nemmeno
il
reggiseno quindi potevo benissimo intravedere i capezzoli invitanti.
La minigonna era talmente corta che delle mutande normali avrebbero
coperto di più. Davvero notevole.
-
L'altra volta te ne sei andato via come un fulmine. Ti ho cercato
tutta la notte -
Ne
dubitavo, ma gli sorrisi lo stesso. Avevo voglia di una scopata.
Erano giorni che Yeol mi girava intorno ed io non ero ancora riuscito
a mettergli le mani addosso, se non in maniera leggera.
-
Ho avuto da fare - le risposi tracciando con il dito il contorno
della sua spalla. La sua pelle era morbida e invitante, ma non quanto
quella di Yeol.
-
Girano delle strane voci sul tuo conto, in questi giorni - mi
sussurrò lei, facendosi più vicino.
-
Voi donne non avete nient'altro di cui parlare che non sia io? - le
chiesi maliziosamente.
Lei
arrossì. - Si dice che hai trovato la tua compagna e che sia
di una
razza diversa dalla tua. Questo è vero? - fece la faccia
schifata –
Si dice che sia una “gatta” -
Scoppiai
a ridere. - Certo che no. Non ho alcuna compagna, io. - le risposi
automaticamente.
In
quel momento alzai lo sguardo e vidi vicino a me Yeol. Era
lì forse
per portare da bene al tavolo vicino e sicuramente mi aveva sentito.
I suoi occhi erano lucidi come se volesse mettersi a piangere e si
stava mordendo il labbro inferiore con una forza tale che intravidi
persino un po' di sangue. Un secondo e poi lui si girò, i
pugni
stretti, sgusciando via. Volevo alzarmi e seguirlo per spiegargli, ma
la bionda mi si attaccò addosso cominciando a leccarmi il
collo.
Merda.
Perché doveva arrivare proprio in quel momento? E poi io non
intendevo nemmeno dire quello; non avevo pensato minimamente alla
risposta che stavo dando. Decisi di aspettare la fine del suo lavoro
per spiegargli tutto.
-
Queste cose non si fanno qui. - le dissi per farla smettere di
stuzzicarmi. Guardai l'orologio: mancava ancora un'ora alla fine del
turno di Yeol. Per passare il tempo chiesi alla ragazza cosa avesse
fatto ultimamente, non che m’interessasse particolarmente,
infatti,
passai tutto il tempo a far finta di ascoltarla; invece i miei occhi
continuavano a seguire il gattino per tutta la sala.
Non
guardò nella mia direzione nemmeno una volta.
Quando
fu l'ora di andare via lo vidi sparire, sicuramente per cambiarsi.
Decisi di raggiungelo. Me ne andai senza dire niente alla bionda. Del
resto lei con i suoi stupidi racconti mi aveva fatto passare tutta la
voglia che avevo. Trovai con facilità lo spogliatoio. C'era
il mio
gattino dentro, con un'altra persona. Era un ragazzo, ma non riuscivo
a vederlo bene.
-
Dove sei sparito, piccoletto? - chiese quel ragazzo al mio ragazzo.
-
Non sono fatti tuoi - gli rispose stancamente Yeol. Si era
già
cambiato e stava cercando di passare, ma l'altro gli bloccava la
strada.
-
Freddo come sempre? Tutte e due sappiamo quanto ti servono i soldi.
Guarda che posso pagarti molto bene, non devi fare tanto il difficile
-
Non
aspettai oltre. Entrai e, girandolo verso di me, sferrai un pugno al
ragazzo. Quello andò a sbattere contro il muro dall'altra
parte
della stanza; lo guardai meglio: era un fottuto Vampiro.
-
Lui è di mia proprietà - gli dissi indicando
Yeol. - Se ti vedo
ancora una volta girare intorno a lui, ti assicuro che ti strappo i
canini e ti inchiodo ad un albero ad aspettare l'alba - dicendo
questo presi il mio gatto per il gomito e lo tirai verso l'uscita.
Solo quando raggiungemmo la macchina, lui si divincolò dalla
mia
stretta.
-
Cos'era quella reazione? - mi chiese arrabbiato Yeol. - Adesso hai
intenzione di ammazzare tutte le persone che mi propongono di andare
a letto con loro? -
-
Se non hai ancora capito tu sei solo mio! Mi appartieni. Non voglio
che le persone si avvicinino a te -
-
A si? Vogliamo parlare della bionda di prima? Mi sembrava che le
avessi detto di non avere una compagna. E anche quando ti ho visto
con lei spalmata addosso, non mi sembrava che tu abbia fatto qualcosa
per spingerla via -
-
E tu come lo sai? Non mi guardavi nemmeno! E poi quello non ha niente
a che fare con te. Le persone che mi porto a letto io non ti devono
interessare - urlai io.
Yeol
sgranò gli occhi. Sembrava che stava per mettersi a
piangere. -
Vaffanculo - mi disse piano e si girò per andarsene. Lo
afferrai per
il braccio e lo spinsi in macchina.
Con
la mia grande sorpresa lui non si ribellò.
Atterrò sul sedile come
se fosse senza forze. Entrai anch'io e accesi il motore. Mentre
guidavo fino a casa, sentivo Yeol piangere il più
silenziosamente
possibile. Sentivo quelle lacrime scorrere come se fossero state mie.
Non ebbi coraggio di guardarlo e nemmeno di chiedergli scusa.
Perché
riuscivo solo a ferirlo?
Ok,
non picchiatemi. Lo so che adesso mi state odiando perchè 1)
non
sono ancora andati al letto insieme 2) faccio soffrire Yeol. Si lo
so, sono crudele, per non dire che anche Eric mi odia visto che
è da
una settimana che ha il gattino davanti agli occhi e non gli ha fatto
ancora nulla >.<
volevo
subito spiegare che Eric non è stronzo è solo...
un po' impulsivo,
ok mooooooooooolto impulsivo ^^
che
ne pensate? Riuscirà Eric a mettere quella testa a posto? E
piccolo
Yeol... riuscirà a perdere la verginità? XD (a
quello ci penso io
+______+)
vi
avviso che il prossimo sarà il capitolo decisivo ^O^
baci
Kassandra
|
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Capitolo 6 *** Parte VI ***
Quando
entrammo in casa lui andò subito a vedere come stavano le
gemelline,
io invece mi buttai sul divano di pelle nel salotto. Perché
quando
mi arrabbio, dico cose che feriscono? Riesco a farlo quasi
intenzionalmente.
Avrei
dovuto spiegargli tutto e chiedergli scusa. Non so quanto rimasi su
quel divanetto, coricato con gli occhi chiusi. Forse più di
un'ora.
Sapevo che dovevo alzarmi, ma non avevo forze. Mi sentivo uno stronzo
per la prima volta in vita mia. Tante ragazze mi avevano chiamato
così o anche peggio, ma non avevo mai preso in
considerazione quelle
parole. Mi dicevo che ero fatto così quindi non mi sentivo
neanche
in colpa; ma in quel momento era diverso. Desideravo addormentarmi,
magari così sarei riuscito a togliermi dalla testa
l'espressione
ferita sul viso di Yeol.
A
un certo punto sentii una coperta avvolgermi. Aprii subito gli occhi
trovandomi il ragazzo davanti. Si era cambiato, aveva una maglia
larghissima che usava come pigiama. Non si accorse che ero sveglio,
così quando lo afferrai per il braccio, tirandolo verso di
me, gli
strappai un gridolino di sorpresa. Yeol cadde sopra di me, con la
faccia a pochi millimetri dalla mia. Aveva gli occhi rossi e gonfi
dal pianto. Lo abbracciai facendo aderire il mio copro al suo. Era
così caldo e rassicurante, non desideravo altro che quel
corpo
maschile fosse mio.
Lui
cercò di spingermi via. Mi graffiò, mi morse, ma
non lo lasciai
andare. Quando lo sentii arrendersi alla mia stretta ribaltai le
posizioni, mettendomi sopra di lui e poi lo abbracciai, affondando la
mia testa nell'incavo della sua spalla. Il suo profumo era delizioso,
come sempre.
-
Lasciami -disse lui debolmente. Stava tremando sotto di me.
-
Mi dispiace -
-
Lasciami. Voglio andare a dormire. E poi mi sembrava che tu non
avessi un compagno - disse lui stancamente.
-
Non è così - sussurrai io. Mi sentivo davvero una
merda.
-
Voglio sapere cosa ti aspetti esattamente da me. Ti servo come
intrattenimento a letto? Oppure in questa casa ti senti tanto solo e
vuoi la mia compagnia? Tutto questo lo fai solo perché sono
il tuo
compagno? Mi vuoi vicino, anche se hai intenzione di andare con altre
donne? Certo, quelle sono meglio di un moccioso come me. Inoltre sono
donne, non uomini come lo sono io. Con il tuo aspetto puoi avere
qualsiasi ragazza ai tuoi piedi, invece come compagna ti è
capitato
uno che nemmeno lontanamente si può definire carino - La sua
voce
era roca e la mano con la quale si era aggrappato alla mia maglia
tremava. - Eppure tu mi piaci tanto - sussurrò talmente
piano che
non ero nemmeno sicuro di aver sentito bene.
Mi
alzai leggermente per poterlo guardare in volto. Era bellissimo,
sembrava un angelo; un angelo piangente.
-
Le ho detto di non avere una compagna automaticamente, senza nemmeno
pensarci. Forse non mi sono ancora abituato all'idea. Volevo subito
alzarmi e venirti a chiedere scusa, ma avevo pensato di non
interromperti dal lavoro, quindi volevo aspettare fin quando avessi
finito il turno. Sono rimasto con quella ragazza, per far passare il
tempo e non l’ho cacciata via così almeno
nessun'altra si sarebbe
avvicinata al mio tavolo. Per tutto il tempo sono rimasto a guardarti
lavorare, ma tu non mi hai degnato di uno sguardo. Ero arrabbiato dal
comportamento dei clienti nei tuoi confronti, avevo voglia di
riempire tutti di botte, così quando sono entrato nello
spogliatoio
e ho visto quello parlarti in quel modo non sono riuscito
più a
trattenermi. Come hai notato quando sono arrabbiato, non riesco a
frenare la mia lingua. Ti chiedo scusa per quello che ti ho detto.
Vuoi sapere cosa voglio esattamente da te? Non lo so. Non voglio che
tu sia un intrattenimento a letto e non ho intenzione di andare con
altre donne mentre sarò con te. È vero che
preferisco le ragazze,
anzi non ho mai pensato di finire con una persona del mio stesso
sesso, ma quello che provo per te, Yeol, non l'ho mai provato verso
nessuna ragazza in tutta la mia vita. Cos'è? Amore?
Passione?
Desiderio? Non lo so. Voglio solo te. Avevo davanti quella Fata mezza
nuda e non mi eccitava tanto quanto ci riesci tu con le tue maglie
larghe e i pantaloni lunghi - gli sorrisi. Lui si morse il labbro per
non scoppiare a piangere e mi abbracciò così
forte da togliermi il
fiato.
-
Ti devo dire un'altra cosa. - sussurrai prima di staccarmi dal suo
abbraccio. Lui mi guardò interrogativamente. - Sei
bellissimo -
Lo
abbracciai stretto e rimanemmo così. Finché tutte
e due non ci
addormentammo cullati dal respiro dell'altro.
-
Perché non posso stare con te? - mi chiese per la decima
volta Yeol.
Sospirai
pesantemente, mentre giravo l'angolo con la macchina. Non gli risposi
nemmeno, sa essere così dannatamente cocciuto! Mi fermai
davanti al
semaforo rosso, quando lui parlò di nuovo: - Almeno dimmi
dove ci
porti -
Lo
guardai e poi anche le gemelline sedute dietro. - Abbiamo un
appartamento vicino alla periferia. Vi lascio là per oggi -
-
Perché non posso stare con te? - sussurrò di
nuovo Yeol.
-
Perché oggi è la notte della luna piena. Hai mai
visto cosa
diventiamo durante quel periodo? - e vedendolo muovere la testa
negativamente, continuai: - Durante la luna piena un lupo mannaro
perde la testa e l'unico suo desiderio è uccidere. Le catene
nel mio
appartamento mi servono per trattenermi, ma a volte non aiutano.
È
per questo che non voglio avervi nei paraggi, mentre mi trasformo. Se
tu fossi stato della mia stessa razza, sarebbe stato molto
più
semplice, ma non lo sei e non so cosa potrei farti se ti trovassi
nella mia stessa stanza -
-
Sì, ma se non ci proviamo, non lo saprai mai. Magari
riuscirai a
trattenerti dal... - arrossì mentre diceva - saltarmi
addosso -
Scoppiai
a ridere mentre mettevo di nuovo in moto la macchina. - Non ci
pensare, Yeol. Non ho intenzione di mettere in pericolo né
te né le
bambine. E poi è soltanto una notte - detto questo mi chinai
velocemente strappandogli un bacio dalle labbra.
Yeol
spense il televisore. Di nuovo. Non riusciva a rilassarsi nel nuovo
appartamento. C'erano soltanto lui e le bambine lì dentro.
Quanto
tempo era passato da quando Eric se ne andato? Non era nemmeno la
mezzanotte. Continuava a non capire per quale motivo il ragazzo non
lo volesse tra i piedi durante la luna piena. A quanto ne sapeva,
quando un licantropo si trasformava, era molto importante avere il
proprio compagno vicino; invece Eric si era categoricamente rifiutato
di averlo con sé.
Yeol
si buttò sul letto. Da quando viveva con il ragazzo, non
l'avevano
ancora fatto, anche se ci era mancato poco. Era palese che Eric lo
volesse, anzi gli saltava addosso ogni volta che poteva, ma
normalmente venivano sempre interrotti. Anche se il ragazzo gli
diceva di essere il suo compagno, Yeol finiva spesso per chiedersi se
questa cosa sarebbe durata tra loro. Lui era comunque un ragazzo e di
un'altra razza, per giunta; non avrebbe potuto dare la soddisfazione
a Eric di correre insieme come amano fare i Lupi Mannari né
poteva
dargli dei figli. Yeol aveva paura. In quei giorni era stato felice
come mai, quindi era terrorizzato all'idea di scoprire che in
realtà
tutto quello era solo un sogno; un bellissimo ma effimero sogno.
La
prima volta che aveva visto Eric era stato più o meno un
anno prima.
Aveva iniziato da poco a lavorare in quel bar come cameriere e stava
ascoltando un altro ragazzo che gli spiegava cosa doveva fare e come
comportarsi, quando nel locale era entrato Lui. Aveva i capelli
spettinati come se si fosse appena svegliato e gli occhiali da sole,
neri come il colore degli occhi che nascondeva dietro le lenti. Yeol
aveva sentito il cuore aumentare il battito tanto da essere quasi
doloroso. Avrebbe voluto avvicinarsi e salutarlo, ma non poteva
farlo, non avrebbe avuto senso. Non lo conosceva nemmeno, ma nella
sua stupida testa aveva pensato che sarebbe stato bello se lo avesse
conosciuto.
Quella
volta Eric si era solo guardato intorno e quando aveva visto la
persona che cercava, le aveva fatto segno di avvicinarsi a lui. Yeol
seguì con lo sguardo una bellissima ragazza alzarsi da un
tavolo
vicino e andargli incontro. A quella vista il cuore gli aveva mandato
una fitta dolorosa. Ma perché poi? Non lo conosceva nemmeno
quel
ragazzo! Da allora aveva rivisto Eric poche altre volte, forse
perché il suo turno di lavoro era al mattino e pomeriggio,
mentre
alla sera veniva sostituito da ragazzi molto più belli che
erano lì
solo per attirare la clientela. Figuriamoci se qualcuno voleva essere
servito da un Gatto come lui.
Quando
due settimane prima Eric lo aveva fermato in quel vicolo, era rimasto
paralizzato dalla sorpresa. Pensava che avesse sbagliato persona; non
era possibile che uno come lui lo avesse notato o semplicemente
volesse dirgli qualcosa. Aveva subito pensato che lo avesse fermato
perché era un Gatto e che voleva prenderlo in giro come
tanti altri
e quando lo aveva sentito dire che voleva portarlo da qualche parte,
aveva subito pensato che volesse dargli la caccia insieme al branco.
Non sarebbe stata la prima volta che una cosa del genere era fatta a
un Gatto. Invece era venuto fuori che era il suo compagno...
Yeol
guardò di nuovo l'ora. Erano solo le undici e venti.
Continuava a
non capire per quale motivo non potesse stare con lui quella notte.
Forse Eric era solo spaventato all'idea che se Yeol lo avesse visto
in sembianze di mezzo lupo non avrebbe voluto stare con lui? Se era
così allora era un motivo in più per andare
indietro al loro
appartamento. Yeol si alzò di scatto dal letto e
cercò la giacca
per tutta la casa. Poi diede un'occhiata alle bambine, assicurandosi
che stessero bene. Tutte e due dormivano per terra accoccolate come
delle palle. Il ragazzo le guardò per un po' indeciso su
cosa fare.
Mezz'ora
dopo era già davanti alle porte del palazzo.
Cercò nella tasca del
giubbotto la chiave per aprire la porta. Da quando aveva ricominciato
a lavorare Eric gli aveva procurato i duplicati delle chiavi
dell'appartamento e del palazzo. Le sale erano immerse nel buio
totale mentre lui saliva, non aveva trovato l'interruttore. Non
sapeva nemmeno lui perché ma ad ogni passo che faceva nel
petto gli
cresceva una strana sensazione di angoscia.
L'appartamento
era immerso nel buio. Per lui era strano vederlo così,
perché Eric
lasciava spesso una luce accesa di notte. Le finestre erano serrate e
la porta era chiusa con tre lucchetti. Quando entrò Yeol
andò
subito a tastare la parete in cerca della luce, ma la mano gli si
fermò quando sentì un rumore sordo. Proveniva
dalla stanza da letto
del ragazzo, ne era sicuro.
-
Eric? - chiese timoroso.
Un
altro rumore. Si avviò lentamente verso quella direzione con
passi
poco sicuri. I suoi occhi si erano già abituati al buio.
Quasi tutte
le creature sovrannaturali vedono nel buio, lui ovviamente non faceva
parte di quella lista.
La
sua mano tremava quando spinse la porta della stanza da letto. Dove
se ne era andata tutta la sua determinazione? Perché l'unico
desiderio che aveva adesso era quello di scappare? La stanza sembrava
vuota. Nessun rumore. Era tutto talmente silenzioso che Yeol
cominciò
a tremare seriamente. Guardò nell'angolo, dove lui era stato
incatenato e dove sapeva esserci Eric. Fissò per interi
secondi
quello spazio buio senza scorgere niente. Trattenne il respiro senza
nemmeno accorgersene. Il tempo sembrava allungarsi come se i secondi
diventassero ore, finché nel buio non
s’illuminarono un paio di
occhi gialli. Yeol trasalì. Non erano gli occhi di Eric
quelli, ma
di un lupo. Erano così brillanti che sembravano due fari
nella
notte.
-
Che ci fai qui? - chiese il ragazzo.
La
sua voce era molto bassa e le parole furono sussurrate con una
difficoltà incredibile, come se gli costasse fatica parlare
ancora
umanamente.
-
I-io volevo solo... - cominciò il ragazzo balbettando.
-
Yeol... vattene. È mezzanotte, vattene - disse con
difficoltà Eric.
La sua voce assomigliava sempre di più a un ringhio.
-
C-cosa? -
-
VATTENE HO DETTO! -
Yeol
si girò immediatamente e corse. Non doveva venire, Eric
aveva
ragione. Quando arrivò davanti alla porta d'uscita,
tirò fuori il
mazzo di chiavi che però cadde a terra. Nello stesso istante
sentì
un rumore che gli fece ghiacciare il sangue nelle vene: le catene che
si spezzavano. Seppe di non avere più tempo. Non si
piegò nemmeno a
prendere le chiavi dal pavimento, perché aveva tre serrature
e se
anche le avesse aperte avrebbe liberato Eric, che poteva benissimo
fare una strage. Non aspettò nemmeno tanto; sentì
prima dei passi
lenti dirigersi verso di lui, accompagnati da un basso ringhio
animalesco. Tremando si girò piano per guardare Eric in
volto, anche
se in quel momento poteva definirsi muso, più che volto. Era
alto
almeno due metri, sicuramente più alto di quando lo fosse
normalmente e camminava su due zampe. Non era un lupo, era una via di
mezzo. Le sue braccia erano molto lunghe e pelose ma umane, le gambe
piegate dallo sforzo di reggersi dritto, il busto sembrava enorme e
sull'addome si potevano intravedere i muscoli allenati che formavano
una tartaruga; la spina dorsale fuoriusciva leggermente dalla schiena
stessa. Il suo stesso viso era di lupo (leggermente ingrandito) e il
pelo lungo e abbondante, di un colore grigio scuro. Ma non era questo
a spaventare Yeol, era il fatto di non riconoscere quella persona che
stava davanti.
-
E-Eric? - sussurrò piano, ma era come se l'altro non lo
sentisse.
Avanzava lentamente, ringhiando contro di lui come se avesse avuto un
coltello in mano o qualcosa del genere. Yeol scattò di lato
con
tutta la velocità che aveva; se almeno fosse riuscito a
guadagnare
un po' di tempo, forse avrebbe potuto farcela. Non appena fece due
passi, una mano enorme lo afferrò sbattendolo contro il
muro. Yeol
cozzò la testa così forte che si sentì
sul punto di svenire.
Scivolò per terra senza forze e vide che il lupo si chinava
su di
lui. Aveva paura. Cercò di coprirsi almeno il viso portando
le mani
in avanti, ma Eric gli afferrò gli arti e li spinse di lato,
affondando così tanto con le unghie nella carne da ferirlo.
Yeol
cercò di scalciare via quella presenza sopra di lui; la
paura gli
annebbiava la vista insieme alle lacrime. Non aveva scampo.
In
qualche modo riuscì a sferrargli una ginocchiata nello
stomaco,
tanto forte che il lupo lasciò per un attimo la presa. Yeol
si girò
velocemente sulla pancia cercando di scivolare via, ma Eric lo spinse
contro il pavimento senza lasciarli scampo. Era finita.
Smise
di combattere. Lasciò che l'alito caldo dell'altro gli
solleticasse
il collo, esposto a qualsiasi tipo di azione. Tremava in una maniera
incontrollabile. Sperava solo che facesse in fretta.
-
Se mi senti...- disse lui appoggiando la tempia contro il duro
pavimento - voglio dirti che ti... che penso di amarti - Ecco.
L'aveva detto. Per la prima volta l'aveva detto.
Chiuse
gli occhi aspettando il morso, che... non arrivava. Più i
secondi
passavano più lui combatteva contro la voglia di urlare.
Eric
stranamente non gli faceva nulla. Il dolore alla nuca era
insopportabile.
Quando
aprì gli occhi, non era più sul pavimento, ma sul
letto nella
stanza di Eric. Perché era lì? Un secondo prima
era con il viso
premuto contro quel duro parquet, quasi da baciarlo, e adesso era tra
morbide lenzuola? Il secondo pensiero fu per Eric. Dov'era?
-
Sei sveglio? - gli chiese una voce famigliare.
Yeol
girò il volto verso il ragazzo che sedeva sul letto. -
Sveglio? -
-
Sei svenuto. Prima -
Eric
aveva ripreso la forma umana, ma c'era un piccolo dettaglio... non si
era rivestito. Appena Yeol lo notò, si tinse di un colore
paonazzo.
Che gli saltava in mente? Perché non si era rivestito?
-
Tu sai che rischio hai corso stasera? -
-
Mi dispiace - sussurrò il Gatto piano.
-
Potevo ucciderti -
-
Anch'io pensavo che lo avresti fatto, però... non
è successo niente
- disse il ragazzino guardando da ogni parte che non fosse il corpo
bellissimo del suo compagno.
-
Dio, Yeol... non ricordo molto; praticamente quando ho cominciato a
ragionare, ti ho visto svenuto per terra... per un momento pensavo di
averti ucciso -
Yeol
si alzò piano piano e si avvicinò al ragazzo
abbracciandolo. - Mi
dispiace -
Eric
scoppiò a ridere. -Non so se scusarmi per quello che ti ho
fatto o
dartene di santa ragione perché sei venuto, anche se ti
avevo detto
assolutamente di non farlo - Yeol lo strinse di più contro
di sé.
La pelle del ragazzo aveva un odore intenso e buono. - Però
penso di
poterti perdonare. Anche se non ricordo quasi niente, ho sentito
perfettamente le parole “ti amo” -
Il
gatto sussultò dall'imbarazzo. - Ho detto “penso
di amarti”! -
-
Non è quello che ho sentito io - rispose sorridendo.
Spinse
Yeol sul letto e si mise sopra di lui. Il ragazzino era rosso in
volto e cercava di guardare da qualsiasi altra parte che non fosse
lui. - Ti amo anch'io -
E
non dando nemmeno il tempo al ragazzo di capire cosa gli avesse
appena detto, lo baciò. Con forza, con decisione, proprio
com'erano
i suoi sentimenti in quel momento.
Yeol
rimase per un attimo sorpreso, ma poi incrociò le mani
dietro la
schiena dell'altro, rispondendo al tocco di quelle labbra. Eric si
staccò da lui mettendosi cavalcioni sopra. Fece scorrere le
mani sul
giubbotto che il ragazzino aveva ancora addosso e, lentamente, lo
tolse via, facendo fare la stessa fine alla maglia sotto, lasciandolo
a torso nudo.
Yeol
era rosso di vergogna, ma non diceva niente. Guardava mentre pian
piano ogni suo vestito veniva tolto lentamente. Quando toccò
ai
jeans, trattenne il fiato; fissò quelle dita slacciare il
bottone e
poi far scivolare giù la zip. Riprese fiato solo quando la
mano del
ragazzo vi entrò, solo allora inspirò l'aria
pesantemente come se
non fosse abbastanza. Si accorse che stava tremando solo quando Eric
gli cominciò ad accarezzare il fianco con un movimento lento
da
farlo sciogliere.
-
Così mi fai solo spaventare di più. - gli
sussurrò.
Il
ragazzo spostò gli occhi color notte verso il suo volto. -
Dimmi tu
allora come vuoi che lo faccia -
-
Non così lentamente! -
Eric
sorrise, mentre si avvicinava di nuovo a baciarlo e approfondiva il
contatto tra le due bocche facendo scivolare giù i jeans
insieme
alla biancheria intima. Non gli diede nemmeno il tempo di realizzare
il tutto, che scivolò a baciargli il collo. Yeol
soffocò un lamento
inarcandosi sotto di lui. Non riusciva più a capire niente,
la sua
mente era come vuota. Il cuore gli batteva talmente forte che
sembrava stesse per esplodergli fuori dal petto e a ogni respiro
l'aria sembrava mancargli sempre di più. Solo quando
sentì Eric
sussurrare al suo orecchio parole rassicuranti si accorse di star
tremando, ma non dalla paura, bensì dall'emozione. Per la
prima
volta stringeva la persona che amava tra le proprie braccia
abbandonandosi a lui completamente. Voleva essere suo, voleva dargli
tutto quello che aveva. Aveva sempre pensato che se si fosse
innamorato di qualcuno gli sarebbe bastato anche solo stargli a
fianco. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse
ridicolo quel pensiero. Voleva semplicemente di più, di
più di quei
baci, di più di quei tocchi che si davano a vicenda.
Desiderò di
fondersi con l'altro, diventare una persona sola.
Una
volta aveva sentito una canzone dove si diceva qualcosa del genere:
“
Anche se ti abbracciassi fino a soffocarti, non saremmo mai una
persona sola...” e solo adesso capiva veramente il senso di
quelle
parole.
Strinse
le braccia ancora di più intorno al collo del ragazzo.
Voleva che
quel momento non finisse mai. Sentire la propria pelle contro quella
di Eric gli faceva perdere i sensi dalla felicità e lo
faceva
eccitare in una maniera sorprendente.
Soffocò
un gemito quando il ragazzo gli aprì le gambe per porsi fra
esse.
Non riusciva più a capire niente. Non sentiva né
il dolore né il
piacere, al di là dell'odore del ragazzo, della sensazione
di pelle
sudata l’una contro l'altra o delle labbra che accarezzavano
tutto
il corpo. In quel preciso istante non gli importava nemmeno di
nascondere le proprie orecchie da gatto o la coda, come aveva sempre
fatto. Non gli importava più nulla, voleva solo Eric.
Quando
l'altro finalmente entrò dentro di lui, Yeol urlò
sia dal dolore
che per l'aspettativa placata. Non ascoltava nemmeno più le
parole
che Eric gli sussurrava all'orecchio, guardò verso il
soffitto
soffocando i gemiti prima di dolore, poi di piacere, quando
iniziò a
rilassarsi per accogliere meglio l'altro. A ogni affondo si sentiva
pieno, completo in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Si
sentiva così dannatamente felice da piangere persino lacrime
di
felicità. Eric continuò ad asciugarle credendo
che la colpa fosse
del dolore, scusandosi. Forse l’indomani Yeol gli avrebbe
detto che
non era colpa sua, ma in quel momento non ne aveva la forza.
Continuò
ad abbracciarlo stretto a sé anche quando vennero, dopo
l'ennesimo
affondo. Era così felice che cominciò a fare le
fusa, alle quali
Eric scoppiò a ridere.
Quando
mi svegliai lui era ancora lì, vicino a me. Ieri notte
abbiamo
davvero fatto sesso e...beh...è stata la cosa più
appagante che io
abbia mai fatto! Forse perché per la prima volta stringevo
tra le
braccia un ragazzo, ma non penso proprio. Era perché per la
prima
volta stringevo tra le braccia Yeol. Non mi importava cosa sarebbe
successo in seguito, ma ero sicuro che non avrei mai smesso di farlo:
stringere quel corpo con tutte le mie forze. Chissà
quand'è stato
che mi sono innamorato di lui?
*_____________________________*
Ok,
è finita (più meno XD)
Mmm….
La mia prima domanda è: Cosa ne pensate della storia? *_*
Ammetto
che nell’ultimo capitolo Yeol è leggermente fuori
di testa visto
che va all’incontro con morte come se nulla fosse, ma io lo
amo
quindi lo perdono *_____* <3
Prima
che scriviate qualcosa vi AVVISO subito che il racconto su loro due
non è finito! Certe mie amiche mi hanno pregato di avere
qualche
scena hot descritto moooooooolto più…
ehm… più dettagliata
ecco!
Tra
poco (spero già la prossima settimana) comincerò
a pubblicare la
continuazione su loro due, ma c’è una differenza!
Non ci sarà
solo la coppia Yeol e Eric, ma anche un’altra *^* Il racconto
si
chiamerà “Noah” come il protagonista *_*
vi avviso subito che
sarà un alternanza dei punti di vista di Eric e, appunto, di
Noah,
spero che mi seguirete anche lì!
Bene…
l’ultima cosa… Fatemi sapere cosa ne pensate di
questo capitolo
anche solo un semplice “è bello”
“avrei preferito
qualcos’altro”! sono molto curiosa se questa
“fine” è
piaciuta!
kassandra
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