tutto inizia dalla fine

di _sophy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





PROLOGO
 
Louise, 17 anni a Maggio, snella, bassa… una ragazzina. Non sembro diversa dalle altre mie coetanee ma nessuna di quelle adolescenti mi può capire, io sono totalmente diversa da loro. I miei genitori rimasero incinta di me per sbaglio, mia madre aveva 16 anni e mio padre 18 …. Erano dei bambini inesperti ma nonostante tutto decisero di non darmi in adozione. Mentre loro terminavano gli studi io rimanevo a casa con i domestici e crescevo nella solitudine più totale. Per i miei i soldi non erano mai stati un problema, le loro famiglie, infatti, erano molto conosciute e con il termine dell’università e l’inizio del lavoro giravano con migliaia di euro in tasca. Possono sembrare parole dette a vanvera ma di una cosa sono sicura: i soldi,almeno per me, non fanno la felicità ma ostacolano il mio rapporto con gli altri. Nessuno è mai venuto a sapere dei miei problemi. Fuori dalle mura di casa sono solare e allegra ma quella maschera di felicità che in volto non è reale. Il fatto che non io permetta a nessuno di mettermi i piedi in testa mi concede anche di essere rispettata e per questo i miei amici mi considerano una specie di leader naturale ….. un esempio da seguire. La mia vita è a scuola con i miei amici, lontano dalla mia famiglia e da una casa che, per quanto grande e ben arredata fosse, ai miei occhi rimaneva una prigione. Procedeva tutto normalmente, come al solito, e mai mi sarebbe passato per la testa che bastasse una semplice notizia a sconvolgermi irrimediabilmente. Quel giorno appena tornata da scuola trovai i miei genitori abbracciati che mi attendevano in giardino e questo bastò a preoccuparmi così mi precipitai da loro. Né mia madre né mio padre erano il tipo di persona che prima di arrivare al succo del discorso facevano molti giri di parole quindi appena fui abbastanza vicina per sentirli mi dissero –Ciao Luoise,vai a fare le valigie, giovedì partiamo- partire? –Come? Partire? E per dove?- Ottobre non mi sembrava un buon mese per partire e andare da qualche parte ….. –Mi pare ovvio stupida, ci trasferiamo!- la donna che ero obbligata a chiamare “mamma” mi sbatté la verità in faccia con una forza tale che mi colpì come uno schiaffo.
Louise ti sbrighi? Hai solo due giorni per mettere in valigia una cabina armadio di otto metri quadri, sei ancora qui?- neppure mio padre era stato clemente. Sorrisi ma i miei occhi erano spenti – Io ….. io …. Ora vado- non era da me piangere, la consideravo una forma di debolezza, ma la rabbia era talmente tanta che appena mi fui chiusa in camera iniziai a urlare e singhiozzare sbattendo tutto quello che mi capitava dentro le valigie. Gli spasmi prodotti dal pianto erano talmente forti che feci appena in tempo a raggiungere il bagno e vomitai anche l’anima. Mi raggomitolai sulle piastrelle fredde della stanza e inizia a pensare ancora scossa dai singhiozzi. I miei genitori non chiedevano mai il mio parere e spesso mi ritrovavo da sola senza conoscere il motivo. La mia vita era vuota ma continuavo ad andare avanti e tutti i giorni usavo il mio sorriso più falso e coinvolgevo i miei compagni nelle pazzie più strane che mi passavano per la mente. Improvvisamente un idea disperata prese vita in me: 45 giorni. Avevo 45 giorni per riuscire ad avere una vita normale e se così non fosse stato ….. avrei messo fine alla mia vita mortale per accedere finalmente alla felicità.
 
Salve …. Allora questa non è la mia prima storia, ne ho scritta un’altra ma purtroppo non ha avuto nessun successo e ho finito per stufarmi di scriverla …. Spero che questa sia più interessante.
P.S. Jennifer Aniston è la madre di Louise, Orlando Bloom il padre e Ashley Green è Louise  
Lasciate un commentino per favore??
Grazie mille, sophy

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Le valigie erano nel furgone, i mobili e gli oggetti d’arredo nel camion ed io con il mio autista sulla BMW decappottabile rossa. Da lunedì, quando venni a conoscenza della “grande novità” come dicevano i miei genitori, non andavo più a scuola. Non c’erano motivi personali, semplicemente dovevo controllare il lavoro dei traslocatori ma facendo questo non avevo avuto il tempo di salutare Marta, Linda, Matteo e Tommaso. Loro erano i miei più cari, ed unici, amici.ci eravamo conosciuti qualche anno prima ed eravamo diventati inseparabili. Non si erano mai fermati ad ascoltare i pettegolezzi che i miei compagni di scuola facevano su di me ne di erano limitati a giudicarmi dalle apparenze.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu Manuel, il mio autista personale.
–Signorina, tra poco partiremo. Il viaggio sarà abbastanza lungo, se è stanca si può accomodare sui sedili posteriori- Ora che prestavo attenzione mi accorsi che … io non sapevo dove mi stavo trasferendo!!!
-certo ….emh, Manuel ma dove ci trasferiamo?-
-N … non lo sa!? Oh, mi scusi. Ci trasferiamo a Trento in una villa che sicuramente le piacerà molto!- iniziai a sudare freddo e le mie mani tremarono così forte che per riuscire a bloccarle dovetti abbracciarmi l’addome.
-400 km!!? 400 km?! Perché non cambiare direttamente stato visto che ci siamo!! Diavolo! è lontanissimo!!- Lui, nonostante le mie urla, non si scompone minimamente e mi rispose in tono glaciale
-Si calmi signorina. Non si preoccupi, si troverà benissimo. Il liceo che frequenterà è eccellente, si chiama Leonardo da Vinci e potrà continuare l’indirizzo di scienze applicate come nella vecchia scuola. Il suo nuovo insegnante di musica è un egregio concertista e sia i suoi genitori che noi domestici ci accerteremo che nessuna distrazione esterna influisca negativamente sui suoi studi-
-certo certo …. Distrazione esterna? Pff!-
Per distrazione esterna la mia famiglia intendeva le uscite con gli amici, le feste, la discoteca …. A Siena qualche volta riuscivo ad andare fuori o uscire la sera ma ovviamente senza che i miei genitori lo sapessero altrimenti mi avrebbero chiusa in camera a chiave, cosa che succedeva abbastanza spesso e dal tono che aveva usato Manuel ero sicura che mi avrebbero controllata giorno e notte.
- Inoltre – continuò imperterrito – la villa avrà una piscina con idromassaggio e sistema di acqua calda. Ora si rilassi perché ci metteremo più del previsto,infatti, secondo le statistiche ci sarà traffico e quando arriverà si dovrà preparare per la cena con i colleghi di suo padre. Sono tra i migliori medici della città-
Alla gente che mi circondava importavano principalmente tre cose: soldi, apparenza e successo. Non erano valori sani o intelligenti ma … ormai ero abituata. La superficialità di quelle persone non mi colpiva più però segretamente speravo che qualche cosa andasse storto e rovinasse i loro sogni. Era un desiderio maligno ma volevo che pagassero per il male che mi facevano senza rendersene conto. L’auto partì sgommando ed io mi afflosciai contro la portiera e mi persi nelle mie riflessioni fino a quando il sonno non mi colse.
-signorina, signorina si svegli!!- sentii un rumore gutturale misto ad un sibilo ma non mi resi subito conto di essere stata io a produrlo –lasciami dormire!-
-Signorina Louise, la smetta di fare la bambina! Siamo arrivati all’autogrill e non ho alcuna intenzione di fare un’altra sosta! Ora si sbrighi a scendere dall’auto. - ma se fino a pochi istanti prima stavo dormendo …. Cosa me ne fregava del suo beneamato autogrill!? Se mi avesse lasciata pisolare ancora un po’ forse, e dico forse, il mio umore nero si sarebbe schiarito un po’.
-Manuel?-
-Mi dica?-
-Fottiti!- la sua faccia era un vero e proprio spettacolo: era passata dallo shock alla rabbia e  dopo la rabbia arrivò l’esplosione che aspettavo.
-Signorina chi … chi … chi le ha insegnato ad usare questo gergo così, così scurrile!?- non sarebbe stato affatto educato scoppiargli a ridere in faccia ma non riuscivo più a controllarmi. Quando mi calmai gli dissi semplicemente
-Sbaglio o dobbiamo scendere perché non hai voglia di fare un’altra sosta? Su su! Sbrighiamoci!-
dopo aver ghignato afferrai la mia LV e saltai giù dalla macchina aspettando che anche il becchino mi raggiungesse. Il resto del viaggio fu tranquillo e nessuno aprì bocca. Quando arrivai alla villa non feci tempo a guardarmi attorno che mia madre mi aveva già afferrata per il braccio e portata in quella che sarebbe stata la mia camera.
-Bene allora il tuo bagno comunica con questa stanza, è la porta a destra mentre quella a sinistra è la cabina armadio. Ora vai a lavarti e quando uscirai IO ti darò gli abiti che dovrai indossare ci siamo capite!?- Sapevo quanto desse fastidio a mia madre quando replicavo ma non volevo vestirmi come una suora così cercai un modo … dolce per spiegarglielo.
-Mamma, stai tranquilla, non ti voglio far perdere tempo. Tu vai pure a sistemarti io me la caverò anche da sola-
-Brutto mostriciattolo insolente come ti permetti? Non osare mai più dirmi quello che devo fare! Ora ti sbrighi e fai quello che ti ho detto! Se tu ti vestissi da sola solo Dio sa quante voci girerebbero sulla nostra famiglia e non voglio che mio marito si vergogni del suoi cognome mi hai capita bene Louise Pais? Non ti permetterò di andare in giro vestita come una sgualdina da quattro soldi e ora sbrigati!- Non mi lamentavo quasi mai quando i miei genitori mi insultavano ma quando capitava perdevo la testa e dicevo esattamente quello che mi passava per la testa ma poi ne pagavo le conseguenze. Mia madre uscì dalla camera sbattendo la porta e dopo qualche istante di esitazione la seguii. Iniziai ad aprire le porte delle stanze una a una e, finalmente, dopo qualche minuto trovai quella dei miei genitori. La donna che mi aveva partorito era seduta su una poltroncina di fronte allo specchio che si pettinava accuratamente i capelli.
-Come ti permetti tu di darmi della puttana!? Parla proprio lei: la donna che è rimasta incinta a 16 anni per un dannatissimo sbaglio e che fino a qualche tempo fa andava in discoteca con suo marito e tornava a casa solo quando entrambi non si reggevano più in piedi per l’alcol! Che bell’esempio da seguire …. Il sogno di ogni adolescente, no? Ti dirò una cosa: non ti azzardare mai più a parlarmi così perché come madre hai fallito totalmente- Quando finii di parlare sentii la porta aprirsi di scatto e due schiaffi mi raggiunsero il viso. Sapevo cosa sarebbe successo ora, Mio padre mi avrebbe punita o picchiata. Non sopportava che io mancassi di rispetto a mia madre e di conseguenza la difendeva. Probabilmente era stato attirato nella camera dalle mie urla ed ora si trovava di fronte a me con la cinghia dei pantaloni in mano. Quando parlò il tono glaciale ed efferato che usò mi convinse, malgrado la paura, ad ascoltarlo.
-Girati-
Non appena appoggiai le mani al muro udii uno schiocco della cintura sulla pelle che si rompeva al suo tocco e poco dopo un dolore straziante alla schiena. Dopo 5 colpi e nessun gemito vidi i due adulti uscire a braccetto dalla stanza con un sorriso. Non capivo come fosse possibile sorridere dopo quello che era appena successo ma avevo smesso da tempo di interrogarmi sullo strano comportamento dei miei genitori.
Raggiunsi lentamente, con passo strascicato, il bagno e mi immersi immediatamente nella vasca riempita in precedenza. Attenta a non grattare troppo le parti lese mi lavai delicatamente la schiena, in modo da pulire le macchie di sangue, e dopo aver messo il cicatrizzante in polvere presi delle garze dal mobiletto e mi fasciai. Quando finalmente uscii dal bagno trovai mio padre che con faccia allegra mi ordinò
-mettiti questi vestiti e non replicare, io e Stefania ti aspettiamo giù- e detto questo girò i tacchi lasciandomi sola. Quando fui pronta scesi le grandi scale e girovagai un po’ in quell’immensa casa. Era talmente grande che chiunque rischiava di perdersi così quando la curiosità fu soddisfatta uscii in giardino e trovai la macchina, già pronta a partire.
-Guarda chi c’è! Sei riuscita ad arrivare finalmente, pensavamo che ti fossi persa nei vestiti- malgrado la provocazione riuscii a mantenere la calma.
-No mamma, stavo solo guardando un po’ la casa. Scusa il ritardo-
-Certo,certo. Comportati bene questa sera e guai a te se ci fai fare brutta figura. Hai capito?!-
-Sì-
Appena le raccomandazioni finirono l’auto partì dolcemente uscendo dal vialetto. Quella sarebbe stata un lunga, anzi lunghissima e noiosissima serata.

 
 
 
 
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- casa Louise e in alto la sua camera e il suo bagnovestito Louise, la madre non è stata troppo cattiva xD
 
Salve!!! Vi piace il secondo capitolo? È soddisfacente? Avete capito più o meno il rapporto tra la famigliola? Per quanto riguarda la schiena di Louise non sapevo bene ma visto che a giugno mi sono fatta uno squarcio di 5/6 cm abbastanza profondo ho descritto quello che ho fatto io.
Al prossimo capitolo!
BaCI, sophy

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3

Quella era stata una tra le più lunghe serate della mia vita. I miei genitori e i colleghi di Alberto continuavano a parlare di lavoro e impegni mentre io fingevo di mangiare e rispondevo ai pochi quesiti che mi venivano posti. Le cene di lavoro erano cosi solo non capivo l’ossessione della mia famiglia di portarmi con loro visto che avevo già 16 anni e ai loro cari ritrovi mi annoiavo a morte. Le domande erano sempre le stesse ‘’ quanti anni hai?’’ ‘’ dove vai a scuola’’ ‘’ cosa vuoi fare da grande?’’ ‘’come mai?’’. Insomma le domande che fanno gli adulti ai ragazzi quando non sanno di cosa parlare. Ieri quando sono arrivata a casa era mezzanotte circa. Filai in camera mia per andare a dormire ma come tutte le notti iniziai a pensare alla mia vita felice ma come ogni notte mi resi conto che era un sogno e tale sarebbe rimasto. Quella mattina mi svegliai alle 6:45 come tutti i giorni e trovai la colazione affianco al cuscino. Se di solito spiluccavo qualche cornetto quel giorno non toccai nulla. Dopo aver messo il cicatrene sui segni che avevo sulla schiena mi vestii e preparai lo zaino. Aspettai l’ultimo momento per truccarmi così non avrei dovuto risistemarmi subito. Mi avviai verso la scuola e durante il tragitto iniziai a pensare a come sarebbe stato il primo giorno di scuola in questo liceo. Sapevo che mi avrebbero classificata subito come la ricca figlia di papà. Snob e prepotente ma avevo la piccola speranza che non fosse così. Appena arrivai di fronte alla scuola notai tutti gli sguardi puntati su di me ma fortunatamente la campanella suonò e fui sollevata dal peso di tutti quelle occhiate. Secondo quello che mi avevano detto i miei genitori io dovevo trovare la 3D o per meglio dire la mia nuova classe. Oltrepassai il corridoio a grandi falcate fino a che non giunsi davanti ad un piccolo ufficio con un lungo bancone e due poltroncine rosse. Anche se lo spazio non era molto sembrava un luogo estremamente accogliente e la donna seduta dietro il bancone, presumibilmente la segretaria, aveva un aspetto dolce e materno. Non appena entrai la signora la signora mi rivolse un grande sorriso

–ciao cara, io sono Lucia la segretaria. Cosa ti serve?-

-salve, io sono Louise. Mi sono appena iscritta e vorrei sapere dove posso trovare la 3D, per cortesia-

-oh certo, vieni che ti accompagno io, personalmente così sarà più facile-

le regalai a mia volta una dolce espressione e la ringraziai. Appena Lucia bussò alla porta che mi separava dall’aula mi tranquillizzai pensando che in fondo, in fondo il parere di tutti quegli adolescenti troppo impegnati a pensare a se stessi per accorgersi dei problemi altrui non mi interessava.

–buongiorno professor Paganello c’è qui la vostra nuova alunna- sentii da dentro la risposta di un uomo che diceva

–ah, finalmente! La attendavamo con ansia. Stavo giusto parlando di lei alla classe. La faccia entrare!- era arrivato il momento di presentarsi a tutti. Sentii mormorare un –in bocca al lupo- dalla donna che mi aveva accompagnata. Dissi semplicemente –crepi-. Entrai in classe e il professore mi invitò ad avvicinarmi ulteriormente a lui.

–ragazzi lei è Louise e viene da Siena giusto?-

non risposi mi limitai ad annuire

–bene, siediti lì vicino a Teresa. Ora faremo un breve giro di nomi poi la tua vicina di banco ti farà fare un giro della scuola-.

Era una classe di 23 elementi ma gli unici nomi che mi erano rimasti erano Sandra, Teresa, Martina e Gioele. Il professor Paganello insegnava matematica e scienze. Era un uomo alto, con gli occhiali e i capelli castano scuro. La mia vicina di banco Teresa, mi rivolse la parola solo per indicarmi le varie aule scolastiche. Le prime tre ore seguii le lezioni di aritmetica e scienze con svogliato interesse. Infatti ero troppo impegnata a valutare gli sguardi che ricevo dai presenti per concentrarmi su ciò che usciva dalla bocca del nuovo insegnante. La campanella suonò per indicare l’inizio della ricreazione e centinaia di studenti si riversarono in giardino. Nessuno si era avvicinato a me la cosa che non mi sorprendeva però speravo davvero che qualcuno avesse passato del tempo con me anche solo pochi minuti. Rientrati dall’intervallo ci aspettava in corridoio una donna con la tuta. La professoressa mi disse

–ciao, tu devi essere la nuova alunna. Bene, ogni venerdì ricordati di portare il materiale per ginnastica. Per oggi ti limiterai a guardare i tuoi compagni e quelli di 4D-

l’ora di educazione fisica in questo istante era come la manna dal cielo, non avrei dovuto parlare con nessuno e avrei potuto rimanere a pensare ai fatti miei. Quando raggiungemmo la palestra, un edificio adiacente alla scuola, mentre tutti si andavano a cambiare io seguii la professoressa e mi sedei sulle gradinate. Non si notava molto la differenza tra le due classi ma visto che io non conoscevo neppure l’età dei miei compagni non sapevo chi fosse effettivamente più grande. Gli esercizi che eseguivano erano più o meno gli stessi della mia vecchia scuola ma c’erano molte più pause. Durante uno di questi innumerevoli momenti liberi mi raggiunsero tre ragazze una di loro era Martina, tutte e tre alte, bionde, magre e.. con uno strano ghigno in faccia

–ciao Laila!- disse quella centrale

–no io sono Louise -

-e a noi che ce ne frega!!!- starnazzarono in coro. Non mi piaceva affatto essere trattata così quindi iniziai a rispondere per le rime

  • dovrebbe visto che ci siamo conosciute poche ore fa! Sapevo che le oche avevano la memoria corta ma non pensavo fino a questo punto-

  • indignate per il mio insulto celato si infuriarono

  • –razza di bambina viziata che non sei altro! Ma chi cazzo credi di essere eh? Sai i soldi di papino e mammina non ti rendono una diva di Hollywood, anzi, preparati perché la tua vita qui sarà un inferno e i verdoni che i tuoi si portano al collo non ti aiuteranno! Sai potresti anche fare una brutta fine, non so se domani ti converrà presentarti a scuola..-

  • -perché? Perché lo dite voi?-

  • si fissarono negli occhi per qualche istante, poi scoppiarono a ridere. Le loro risate erano stridule e penetranti. Dire che erano fastidiose era un eufemismo.

  • –oh no, no my lady, per quello che succederà! Ora scusa ma ho già sprecato fiato prezioso-

  • -certo hai ragione. Torna a usarlo per limonare con qualcuno. Penso proprio che tutti ti cacciano la lingua in gola giusto per farti stare zitta-

  • si avvicinò di più, fino a quando non fummo faccia a faccia e a quel punto sussurrò

  • –me la pagherai cara, io ti ho avvertita- detto ciò se ne andò ancheggiando seguita da Martina e dall’altra ragazza. Quelle persone non mi piacevano per niente e avevo una specie di istinto infallibile in questo campo. Finita la scuola andai subito a casa.. i miei tornavano tardi dal lavoro così pranzai da sola nell’immensa sala da pranzo poi rimasi a navigare in internet e aggiornare il mio profilo facebook tutto il giorno. La sera visto che volevo stare sola saltai la cena così mi addormentai molto presto pensando a come sarebbe stato il giorno seguente.

    vestiti primo giorno di scuola di Louise.

    bionde che attaccano Louise a ginnastica (preciso che non ho NIENTE contro le biode, anzi adoro quel colore di capelli!)


    ----------------------------------------------------------------------------------------

    Salve!! Come va? Inizio col dire GRAZIE!! Grazie a chi ha recensito, a chi mi ha messa nelle ricordate, nelle seguite, nelle preferite e anche a chi ha semplicemente letto. Mi dispiace moltissimo di essere sparita ma ho avuto due settimane intensissime di Gr.Est. (ho dovutoanche preparare il tema per la mia squadra (noi la chiamiamo zona) ed era abbastanza complicato) poi è iniziata la scuola e ho avuto grossi problemi, che non si risolveranno, con il mio migliore amico. In poche parole ha iniziato a offendermi trattandomi come una sgualdrina senza rendersene conto e nonostante io gli abbia fatto capire che ci stavo male e che mi ero arrabbiata ha continuato, non capendo, così ho tagliato i rapporti. Lui non se n'è ancora reso conto ma .... ok :) visto che a nessuno interessano i fatti miei vi auguro buona serata.
    RECENSIONE???
    BaCIo sophy.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4

I giorni passavano anche troppo lentamente. Benedetta, avevo scoperto che la smorfiosetta che mi aveva insultata il primo giorno di scuola, si chiamava così, aveva sparso voci spaventose sul mio conto. Diceva che a Siena mi avevano cacciata da 3 scuole perché mi drogavo, che ero anoressica e che i miei genitori avevano ognuno una storia con qualcun altro. Nessuno mi aveva più rivolto la parola e quando mi vedevano per i corridoi iniziavano a sghignazzare. Era esattamente un mese e dodici giorni che sopportavo tutto. Le stupide voci di corridoio a scuola, i genitori che continuavano a insultarmi, la solitudine, la nostalgia di casa erano diventate insopportabili. Le mie giornate procedevano come al solito, scuola, pranzo, camera. Facevo di tutto pur di non sentire le critiche che mi facevano mia madre e mio padre, infatti da quando ero arrivata a Riva di Lago saltavo la cena tutti i giorni e mi chiudevo nella mia stanza a suonare, fare i compiti e chattare con i miei vecchi amici anche se ci sentivamo sempre più raramente ... nonostante tutto, però, ero felice. Mancavano 3 giorni solo 3 giorni e poi nessun essere umano mi avrebbe più disturbata. Avevo preso in considerazione 2 o 3 idee per mettere fine alla mia vita; uno era prendere una scatola di tranquillanti a mio padre ma se ne sarebbe accorto ancor prima che uscissi dal suo studio; uno era gettarmi dal secondo piano di casa mia ma rischiavo di sopravvivere. L’ultimo, che era quello che avevo scelto e anche il più sicuro, era prendere una corda durante l’ora di educazione fisica e ... impiccarmi in bagno. Per fare tutto,però, o mi sbrigavo oggi o dovevo aspettare la settimana dopo. Avevo giurato che avrei finito i 45 giorni quindi la cosa era semplice: dovevo aspettare ancora 7 lunghissimi giorni. Passarono sabato, domenica e lunedì e più ginnastica si avvicinava più io ero irrequieta, e tutti avevano notato il cambiamento. Uscivo almeno un’ora e mezza ogni pomeriggio e mi godevo i vari posti in cui potevo uscire dalla gabbia e essere l’uccellino libero che avevo sempre nascosto. Era sempre stato difficile per me avere accanto qualcuno che mi accettasse così com’ero. Fino ai 12 anni la mia esuberanza aveva allontanato gli altri bambini ma dai 13 in su sempre avevo iniziato a capire come mi vedeva la gente e mostravo la vera me solo a chi mi accettava realmente. Con questi pensieri che mi vorticavano nella mente mi assopii. La sveglia suonò, impertinente per alcuni minuti fino a quando non focalizzai che finalmente venerdì era arrivato e di conseguenza la spensi e mi alzai con un solo movimento. Quando scesi le imponenti scalinate per andare a fare colazione scoprii che i miei genitori erano già usciti. Non che fosse strana come cosa, ma la notai ugualmente. Dopo essermi preparata per andare a scuola e aver fatto la borsa per ginnastica mi accorsi che ero in anticipo rispetto agli altri giorni così entrai nel mio profilo facebook e scrissi l’ultimo dei numerosi post. La fine prima dell’inizio. L’ultimo giorno è arrivato. Avevo scritto numerosi status simili a quello di oggi specie nell’ultima settimana. Da lunedì la gente mi stava ancora più distante del solito e sospettavo che le mie compagne di classe c’entrassero qualcosa. Durante il tragitto verso scuola ascoltai varie canzoni della mia playlist ma tutto ciò non bastò a sopprimere la mia smania di affrettare il tempo fino a raggiungere la quarta ora ma non ci pensai più di tanto, o almeno ci provai. Alla prima ora il professor Paganello mi interrogò, quella era la classica interrogazione che fanno gli insegnanti per fregare gli alunni, ma nonostante tutto riuscii a cavarmela con un favoloso 8 e mezzo. Passai tutta la mattina a scarabocchiare il mio quaderno degli schizzi e ascoltare quei cretini dei miei compagni che inventavano giustificazioni per non aver studiato quando un improvviso pensiero mi colpì. Oggi era il 16 dicembre, mancavano 9 giorni a natale e le aule piene di festoni non facevano altro che ricordarmelo. Chissà cos’ avrebbero fatto i miei genitori quest’anno, si sarebbero ricordati di avere mai avuto una figlia? Erano domande piuttosto stupide ma quando suonò la campanella della ricreazione ci stavo ancora riflettendo. Senza saperne il motivo non mi accorsi neppure del tempo passato, probabilmente perché Benedetta mi aveva appena sputtanato davanti a tutta la scuola per l’ennesima volta o forse perché sapevo che entro 30 minuti non avrei più avuto preoccupazioni ... non saprei dirlo. Ora però, non avevo il tempo per pensare a queste cavolate perché entro pochi minuti avrei dovuto inscenare la recita migliore del secolo. In spogliatoio mi “nascosi” nel mio solito angolo e mi cambiai con molta calma. Quando uscii la professoressa stava facendo i complimenti per le corse campestri da poco svolte e appena mi vide sorrise raggiante

–signorina Pais, visto che la mia collega è stata male non abbiamo potuto dare subito i risultati delle corse ma sono felice di dirle che è arrivata seconda, complimenti-

mi sorprese non poco sapere di essere sul podio, insomma erano arrivate con me altre 3 ragazze e mi erano sembrate davvero veloci!

–bene ragazzi! Non ho altro da dirvi, avanti! 5 giri di corsa!-

mantenni un’andatura regolare, leggermente più lenta del solito, per i primi tre giri poi iniziai ad ansimare e rallentare piano, piano fino a quando non mi fermai.

-Louise! Perché ti sei fermata?! Siamo solo al riscaldamento!-

arrancai verso le gradinate e mi sedetti pesantemente

–mi scusi prof, non mi sento bene, è da questa mattina, quando mi sono svegliata che mi brucia lo stomaco. Posso andare a rinfrescarmi un attimo?-

la sua faccia prima dubbiosa si distese poi mi chiese

-hai fatto colazione? Potrebbe dipendere da quello-

feci una smorfia e annui semplicemente.

–bene, vai pure e se ti senti male chiama i bidelli-

appena fui uscita dalla palestra mi diressi in magazzino, che si trovava esattamente tra il bagno delle ragazze e quello dei ragazzi, e afferrai la corda. La fune era lunga quasi due metri. Mi sarebbe bastato fare un nodo di sicurezza alle grate più alte della finestra e appendermi al collo l’altro capo della corda. Finalmente la potevo farla finita. Salii sul ripiano della finestra senza sbilanciarmi e poi mi assicurai l’asola del cappio attorno alla gola. Il mio ultimo pensiero andò ai miei amici a Siena. Loro erano assieme e lì, nella mia città natale, da quando me n’ero andata nessuno li infastidiva più anzi avevano iniziato a frequentare anche quelli che un tempo provavano a rovinarmi la vita. Erano al sicuro e questo mi bastava. Pochi centimetri mi separavano dall’oblio eterno ma quella infima distanza sembrava essere lunga chilometri. Azzardai un passo in avanti e tesi i muscoli per saltare, mi sentivo carica, piena di adrenalina fino alla punta dei capelli. Alla fine chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e ... saltai.


pantaloni da ginnastica di Louise

felpa Louise ginnastica

scarpe Louise ginnastica


vestiti Louise scuola


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Salve!! miracolosamente puntuale con la pubblicazione questa volta vero? :) grazie a tutte/i quelle/i che hanno letto e come al solito chi segue la mia storia ..... recensioni no? nessuna nessuna :( spiegatemi i casini che faccio nella storia, please ma senza neppure un commentino mi sembra di sbagliare un botto di roba! nel prossimo capitolo leggerete di un funerale?? lo volete davvero sapere? xD dovete aspettare mercoledì prossimo! e visto che finalmente questo week-end ricomincio scout a Treviso sto dando di matto! Anche io mi sono trasferita come Louise ma a differenza sua ho una famiglia migliore e continuo a fare QUALSIASI cosa per tornare lì ..... nonostante siano passati 2 anni non ho mai accettato il trasferimento .... Riguardo il tipo di suicidio l'ho preso da una notizia di qualche mese fa e quello che ha fatto la ragazza mi ha colpita a tal punto da citarla. Ora scappo o i miei mi uccidono!
RECENSIONE?????
BaCIo, sophy

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5

-cazzo! Per fortuna ti ho preso! Ti prego togliti quel laccio dal collo

e scendi!-

appena avevo spiccato il balzo qualcuno mi aveva afferrata per le gambe e aveva bloccato la mia caduta.

-perché mai dovrei!? Di me non interessa a nessuno, maledettamente a nessuno!-

il ragazzo sotto di me era alto e muscoloso. Aveva il viso di un angelo delle tenebre contornato da una massa informe di capelli castani.

–scendi ti prego. Ti prometto che appena toccherai il pavimento continueremo il discorso e.. se non avrai ancora cambiato idea allora potrai.. toglierti la vita-

forse i suoi occhi così magnetici o quel suo tono di voce così dolce e comprensivo mi convinsero, così mi tolsi il cappio dal collo e mi trovai tra le sue braccia.

–sei davvero convinta che nessun tenga alla tua vita?- il ragazzo che mi aveva fermata mi stava ancora tenendo tra le braccia e non accennava a lasciarmi.

–mio misterioso eroe vuole almeno dirmi il suo nome prima di farmi il terzo grado?-

la sua risata argentina riempì l’aria che ci circondava

–sono Alex e tu sei.. ehi perché mi guardi così?!-

evidentemente non ero riuscita a celare lo stupore perché sentivo che la mia mascella rasentava il pavimento

– no, cioè.. scusa mi stai dicendo che tu non sai chi sono!?-

-so che sei la ragazza nuova nient’altro.. mi vuoi illuminare tu?-

-ma dov’eri quando Benedetta mi derideva in corridoio? Va beh lasciamo perdere.. io sono Louise -

mi scrutò attentamente ed infine disse

–bene Louise ora mi devi dire la verità.. facciamo una cosa tu ti fidi di me e io mi fido di te ok?- la cosa non mi piaceva per niente –perché dovrei?-

-mettiamola così ti ho appena salvato la vita quindi almeno un po’ mi interessa di te o no?!- no, no, no

–semplicemente hai una coscienza!?- i suoi tratti angelici si indurirono e strinse la presa attorno al mio corpo

– maledizione certo che ho una coscienza! E io ci tengo veramente a te! Se mi spiegassi tutto te lo potrei dimostrare!-

-potrei, certo ma tu potresti benissimo deridermi come fanno tutti, no?-

mi strinse ancora di più tra le braccia, mi sfuggì un gemito di dolore e lui sobbalzò

–scusa io.. scusami, non volevo farti del male- parlai automaticamente, senza rendermi conto di ciò che dicevo

–non ti preoccupare, sono abitu.. cazzo!-

-cosa significa “ci sono abituata”?-

-niente.. scusa, non avrei mai dovuto parlare. Ora penso che dovremmo tornare in palestra, si staranno preoccupando..-

-non riuscirai a scapparmi tutti i giorni.. oggi ti riaccompagno io a casa e non ammetto repliche. Andiamo!-

appena appoggiai i piedi a terra corsi in palestra e qualche istante dopo entrò Alex.

–Louise? Ti senti meglio?- la voce della mia insegnate di motoria mi fece sussultare

–si prof, scusi per il ritardo..- mi squadrò da capo a piedi e infine disse

– ok, ma siediti sulle gradinate non fare sforzi per oggi- non appena mi girai verso i gradoni sentii un soffio fresco dietro l’orecchio

–pensa bene a tutto quello che mi devi dire perché dopo non riuscirai a scapparmi- quell’avvertimento mise in moto i criceti nella mia testa. Mi ero tradita troppe volte per potergli nascondere la mia storia quindi tanto valeva raccontargli tutti.. la mia paura era che Alex decidesse di dire a tutti i miei segreti deridendomi pubblicamente. Non potevo rischiare, non volevo rischiare ma lui sembrava deciso a sapere la verità e io gliel’ avrei data. Finite le ore di motoria mi cambiai il più lentamente possibile e quando finalmente uscii dallo spogliatoio trovai lo spilungone che mi aspettava. –bene! Avanti io ti seguo e non ti interromperò. Prego, inizia pure.- mi aveva letteralmente incastrata..

–sono sicura che a nessuno importa della mia vita. Mia madre è rimasta incinta di me a 16 anni e mio padre ne aveva 18. Non hanno voluto abortire ma è solo perché le loro famiglie non l’avrebbero accettato. Non si direbbe ma io sono una persona allegra e vivace ma da quando hanno iniziato a prendere le distanze da me per la mia esuberanza non mostro a nessuno come sono realmente. A Siena avevo un gruppo di amici, loro non mi giudicavano, ma da quando mi sono trasferita ho saputo che loro si erano inseriti nel gruppetto che mi odiava a morte. Per quanto mi vogliono bene non gli interessa come sto ora, loro hanno risolto i loro problemi e io fingevo di aver risolto i miei. Non ce l’ho con loro solo ora non ho più nessuno per cui vale la pena vivere.- ci pensò su qualche istante poi disse

–vale sempre la pena di vivere, ma spiegami la sparata di prima sul fatto che sei abituata al dolore- pensavo se ne fosse dimenticato

–i miei genitori non ammettono repliche. A malapena ci parliamo e quando succede non fanno altro che sgridarmi e rimproverarmi. Io trattengo tutta la rabbia, ma quando esplodo ci vado giù pesante e loro non me lo perdonano- involontariamente mi portai una mano sulla schiena e ad Alex non sfuggì. Mi guardò preoccupato e di scatto mi tolse l’ Eastpack dalle spalle e sollevò il retro della mia maglietta. Non appena vide le cicatrici provocate dalla cintura di mio padre si bloccò. Sfiorò i segni sulla schiena lievemente e mi resi conto di singhiozzare solo quando mi ritrovai avvolta nel suo abbraccio.

–shh, ci sono io ora calmati. È tutti ok- non capivo il motivo del mio pianto

–io.. io.. scusa, o-o-ora la smetto- mi strinse più forte io gli cinsi le spalle, disperata.

–shh. Non sei più sola, ora ci sono io e ti starò incollato addosso. Non voglio, certo che tu riesca in quello in cui oggi non sei riuscita!- la crisi isterica si era affievolita così raccolsi lo zaino da terra e mi pulii come potevo gli occhi

–grazie, non sei costretto. E poi non voglio la pietà di nessuno- mi afferrò per il polso e mi cinse i fianchi

–pensi che la mia sia pietà? Guardami bene negli occhi. È pietà che vedi? Oppure è determinazione e comprensione?- studiai attentamente il suo sguardo e dopo qualche minuto risposi

– la.. la seconda. Penso. Ma non ne capisco il motivo-

-ti voglio aiutare e con o senza il tuo permesso lo farò!- sorrise dolcemente e io lo imitai. Mi liberai dal suo abbraccio e ci avviammo assieme verso casa

– dammi il tuo numero- quando di fronte a casa mia esordì con questa richiesta rimasi un po’ perplessa ma non obbiettai.

–mandami un messaggio e dimmi che sei tu ok?-

-certamente e ricordati che se hai bisogno di me devi chiamarmi!- -..ok..- la sua faccia non era molto convinta ma dopo i saluti se ne andò ugualmente. Appena entrai in casa mi si presentò di fronte la stessa scena di sempre: la tavola apparecchiata, un silenzio tombale e il solito biglietto da parte dei domestici che mi auguravano buon pranzo. Nulla di diverso dal solito eppure a me sembrava una scena del tutto nuova, piena di particolari. Era una strana impressione ma tutto sommato non era spiacevole. Finito il pranzo corsi in giardino e mi stesi sull’erba a pensare. Erano anni che non lo facevo più ed era una sensazione stupenda. Quando ero più piccola mi stendevo sugli scivoli dei parchi a guardare le stelle, ricordo che i miei nonni paterni mi avevano regalato le altalene e gli scivoli da tenere in giardino. Forse erano stati venduti assieme alla casa oppure erano stati buttati via.. non lo sapevo. Ero talmente tranquilla e rilassata che non mi accorsi neppure di essermi addormentata fino a quando, qualche ora dopo, non mi svegliai. Guardando la posizione del sole capii che ore erano all’incirca, quindi avevo sonnecchiato per più di due ore. Ero stranamente felice.. forse ero ancora elettrizzata per il tentato suicidio del mattino. La vibrazione del cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni mi fece sussultare e mi ridestò dai miei pensieri. Guardai. 3 messaggi non letti da parte di un nuovo numero..

- ciao sono Alex :) salvati il mio numero-

-hey.. sei viva?-

-cazzo mi stai facendo preoccupare! Non avrai tentato di nuovo il

suicidio!? P.S. se in 5 minuti non rispondi piombo a casa tua-

Pensai bene che forse sarebbe stato meglio chiamarlo

direttamente. Rispose al primo squillo.

-stai bene!?-

-hey, hey calmo!-

-rispondi!-

-sto bene; mi ero solo addormentata sull’erba sai com’è, non è

facile organizzare un suicidio con i fiocchi!-

-brava, brava fai la simpatica ma oggi mi hai fatto pendere un

infarto!-

-sai che avrei dovuto suicidarmi venerdì scorso?-

-.. per fortuna che hai ritardato..-

-perché!?-

-venerdì scorso non c’ero, ero ad un matrimonio-

-capisco..-

-che fai domani pomeriggio?-

-oltre a seppellirmi in camera mia!? Nulla-

-hai proprio una tendenza per il macabro vero!? Va beh.. allora ti

va se domani usciamo? Non mi pare che tu mi abbia detto tutto-

-rompi coglioni! Comunque va bene a che ora e dove.-

-vengo a prenderti io alle 15:00-

-ok-

-a domani! E non farti venire strane idee di notte!-

-oh ma sei fissato! Vaffanculo!-

-ci hai presi gusto a insultarmi! Notte!-

Dopo aver riattaccato mi rifugiai nella mia bolla e mi isolai.

alex


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salve,spero che almeno la vostra sia una buona giornata perchè la mia non lo è affatto. oggi a scuola ne sono successe di tutti i colori e oltre ad aver fatto resistenza (1500 m -.-) ed essere stata sbattuta fuori dalla 1^ squadra del torneo di pallavolo della scuola da una che non sa giocare alla 1^ ora alla 4^ qualche deficiente ha spinto una mia compagna di classe e non ha confessato .... ho dovuto correre in cerca di bidelli, ghiaccio, eccetera per tutta l'ora -.- alla 5^ ora i rimproveri e domani arriva la preside! ora lasciando perdere la sfiga che mi perseguita ... grazie a tutti quelli che hanno letto, e recensito! A mercoledì prossimo!
RECENSIONE???
BaCIo, sophy


 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6

Visto che facevo 27 ore in 5 giorni il sabato potevo rimanere a dormire fino a tardi, perché non c’era scuola. Trascorsi tutta la mattina a dormire. Quando, verso le 11 mi alzai mi chiusi in bagno.. ok che non uscivo spesso con qualcuno ma mi piaceva fare la mia figura. Dopo più di un ora passata tra le creme per il corpo, le maschere e tutto quello che ci andava dietro mi feci il bagno più rilassante di sempre. Finita la “preparazione” indossai una canotta e degli short e scesi in sala da pranzo. Visto che era quasi l’una non ero sicura di fare colazione.. forse un branch o direttamente il pranzo.

–si è alzata! Bene, mi segua Louise le abbiamo preparato una colazione nordica vista l’ora tarda- spesso quando sentivo parlare i domestici avevo l’impressione di trovarmi sin dietro nel tempo di alcuni secoli. Non appena vidi cosa c’era sul tavolo quasi iniziai a sbavare.. c’era una caraffa con del succo e una col caffè , in un cesto c’era il pane al latte e vari piatti erano riempiti di pancetta affumicata e affettati, uova e frutta. Dietro a tutto ciò c’era un vaso di biscotti con le gocce di cioccolato sfornati la mattina stessa. Il latte, che tutti si aspettavano di trovare, non c’era per due semplici motivi. Uno mi faceva schifo e due ero intollerante. Non appena fui sola iniziai ad abbuffarmi e in poco tempo spazzolai tutto. Non mangiavo mai più di una fetta biscottata e un bicchiere di succo ma oggi probabilmente per l’ora, avevo una fame assurda! Il cellulare vibrò nella mia tasca, avevo una vaga idea di chi fosse e infatti c’era un messaggio di Alex. Diceva

–non hai cambiato idea vero?:)- molta fantasia, veramente tanta!

--.-“ certo! Infatti ho appena finito di fare colazione :p-

-spero che tu stia scherzando!O.o-

-ahahah! Per niente.. comunque sta tranquillo per le tre sono pronta-

-.. se lo dici tu..- visto che erano le due e mezza dovevo iniziare a prepararmi così corsi in camera sorridendo. Ero pronta da 5 minuti ed ero subito uscita in giardino a stendermi. La casa sembrava più luminosa e certamente il sole non centrava. Non appena sentii il campanello suonare corsi al cancello e trovai Alex che sorrideva tranquillo

–buongiorno! Anzi.. buon pomeriggio!-

-ciao, dormito bene?-

-benissimo, non vedevo l’ora che arrivasse questo pomeriggio.. dall’ora in cui ti sei svegliata immagino che tu abbia passato una buona notte- optai per la verità tanto ormai mi ero scoperta

–sarai sorpreso ma era anni che non dormivo così bene. So che non è vero ma sento che a qualcuno importa di me.. ed è bello, davvero- quando finii di parlare lo guardai negli occhi e non vidi scherno. Sembrava.. comprensione affetto. Si avvicinò lentamente e mi abbracciò stretta

–non dirlo mai più, non dire più che non sono interessato a te, non pensarlo ok? Me lo prometti?- questo ragazzo non faceva altro che stupirmi

–perché ti stai incasinando la vita così? Sai bene che lunedì a scuola prenderanno di mira anche te-

-lo so Louise, lo so. Ma come te non sono uno che resta a guardare senza fare nulla e tu sei una persona unica- mi separai dal suo abbraccio e lo presi per mano iniziando a saltellare portandomelo dietro.

–grazie per avermi salvata, ma ora smettiamola che ho voglia di farmi un giro-

-hai suoi ordini, signorina Louise - aveva fatto un grossissimo errore, nessuno doveva darmi del lei, per nessun motivo.

–non darmi del lei per favore, lo fanno solo i miei domestici-

-domestici? Come mai?- questo si prospettava una lunga conversazione –ora ti spiego come sono i miei genitori oltre che super impegnati. Mia mamma non si abbasserebbe mai a preparare da mangiare o pulire, dice di essere nata per essere servita e mio papà, anche se va spesso in palestra, odia qualsiasi cosa che implichi uno sforzo fisico. A questo punto c’è da dire che vengono entrambi da famiglie molto ricche e quando mio nonno paterno è morto ha lasciata una grossa eredità, essendo mia mamma figlia unica, anche alla mia famiglia. Beh.. loro non si occupano della casa quindi abbiamo i domestici- camminavamo mano nella mano guardandoci spesso negli occhi

–mm.. wow! Ora capisco molte cose ma dimmi di più di te-

-tipo? Fammi un esempio- avevo capito ma non ero sicura..non sapevo se si riferiva alla mia vita sociale o privata.. e c’era una grossa differenza tra le due.

–non so che sport fai o hai fatto, la musica che ti piace.. classiche cose insomma-

-dunque, dunque: ho fatto danza classica per due anni ma ho mollato perché la mia insegnante era una stronza di prima categoria e ogni volta che tornavo a casa avevo crisi isteriche. Nonostante mi mancasse e manca tutt’ora, la danza, ho fatto tre anni di nuoto e due di atletica.. ah si! Un altro sport che adoro è l’arrampicata che però ho fatto solo per un anno perché sono iniziate le superiori e i miei genitori non hanno voluto che continuassi- avevo sempre adorato fare attività fisica ma, visto che avevo smesso, tutte le sere facevo un’ora e mezzo di esercizi vari per rimanere in forma.

–porca vacca! Complimenti, io faccio palestra ogni tanto e adoro football e il baseball.. anche se non sono sport italiani- c’ero arrivata anche io che faceva palestra.. speravo che non gli piacesse il tennis perché altrimenti, per quanto fosse possibile visto il mio metro e 64, lo avrei riempito di botte

–ti piace il tennis?- scoppiò a ridere e piano, piano iniziò a spiegare

-beh quello femminile sembra un video porno.. comunque no..-

-per fortuna!- mi guardò come se avesse visto un mostro così fu il mio turno di spiegarmi –ho un’avversione naturale per il tennis e i tennisti- alzò il sopracciglio destro

–quindi se fossi un tennista non saresti uscita con me?- Con un grosso sorriso sulle labbra annui convinta e lo fissai. Lui mi guardò con un’espressione scioccata mi mollo la mano e fece finta di allontanarsi. Senza nemmeno accorgermene mi avvinghiai al suo braccio lo guardai con gli occhi sgranati senza battere le palpebre

–ehi, ehi calma scherzavo! Su andiamo a prendere una cioccolata al BAR? Ti va?- dopo essermi staccata iniziai a saltellare lasciai che mi conducesse al bar. Dentro il bar trovammo un tavolino libero vicino alla parete a specchio in fondo al locale e dopo aver ordinato iniziammo a chiacchierare animatamente.

–non hai risposto che musica ascolti?-

-beh.. qualsiasi genere, devo trovare la canzone che al momento mi ispiri.. però ascolto molto il pop e la musica classica anche se sono fissata con le colonne sonore dei film-

-che figata! Anche io ascolto un po’ di tutto.. e suoni qualcosa?-

-si il pianoforte.. questo è il quinto anno tu? Suoni?-

-se intendi qualcosa oltre il flauto alle medie allora no, ma ho fatto 2 anni di chitarra elettrica- inizia a ridere di verità

–non so perché ma non ti vedo come tipo da chitarra classica- fece un ghigno ilare

-ee.. così mi offendi!- risi ancora di più attirando l’attenzione del cameriere che sorrise

–oh ma piantala dai! È vero! Prova a dirmi il contrario!- dopo aver sbuffato mugugnò qualcosa del tipo “hai ragione” e finalmente arrivò la nostra enorme cioccolata calda accompagnata la mia, da un craphen alla marmellata di dimensioni spropositate e la sua da un cornetto alla crema. –dio santo che buono!- esordii con questa frase appena dopo aver divorato il mio delizioso craphen in meno di tre minuti

–boia! Ma non avevi fatto colazione all’una passata? Come fai ad avere così tanta fame?-

-ahahah segreto!- finito quel ben di Dio insistetti per pagare ma lui si piazzò davanti a me in tutta la sua altezza e pagò. Una volta usciti, sempre per mano mi trovai di fronte a una puttana con tanto di riconoscimento nazionale: Benedetta.

-hey Alex perché esci con le nane, ops, sorry bambine?- come al solito era circondata da quelli di 4C che le facevano da bodyguard e le ragazze tira piedi

-perché le bambine hanno un cervello mentre le troie lo spengono non appena qualcuno gli ficca la lingua in gola.. no anzi non ce l’hanno proprio- dopo la mia ennesima sparata gli amici della strega si pararono a semicerchio di fronte a me e Alex istintivamente mi si parò davanti per difendermi. Avevo la brutta sensazione che questa volta non sarebbe finita bene..

vestiti Louise

giacca Louoise

vestiti casa Louise


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ciao! sono in ritardo quindi pubblico al volo! grazie grazie grazie! piaciuto??? COMMENTINO?
BaCI, sophy

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7

Erano in 5 e Alex era da solo c’ero anche io ma non ero sicura di poter essere d’aiuto. Era una pessima situazione eppure forse c’era un semplicissimo modo per uscirne: ferire l’orgoglio di Benedetta -complimenti Darling! Hai talmente paura di risolvere la questione da sola con me che ti porti dietro i gorilla di 90 kg.. sai, sei patetica-

a quel punto non ci vide più dalla rabbia e mi raggiunse a passo di carica facendo spostare i ragazzi che ci accerchiavano.

–senti nana io non ho paura proprio di niente capito!? Tanto meno che di una che è alta come una formica, ok?-

ora non era più la sola ad essere arrabbiata

–certo, certo.. ahahah! Sinceramente ti rendi conto che ti stai arrampicando sugli specchi? Di la verità: ti piace Alex, mi invidi per i miei soldi e stai facendo di tutto per farti notare da lui e cancellarmi- avevo finalmente trovato il punto debole di quell’oca bionda dalle gambe chilometriche e avevo intenzione di vendicarmi

–io.. io no! No n-non è vero io..-

-inizi anche a balbettare cara? Mi sa proprio che ho fatto centro.. ma dimmi: è tanto che ti piace Alex vero? Eravate in classe assieme l’anno scorso o sbaglio? Mmm.. che brava che sei stata a farti segare!-

era diventata cianotica e respirava affannosamente per via dello shock.

–va beh; ora non mi interessa. Me lo dirai un’altra volta perché ho da fare.. ciao a tutti-

finito di umiliare Benedetta presi per mano Alex e mi allontanai alla svelta dal bar.
–cazzarola facevi paura! Ricordati di non farti mai arrabbiare, non voglio rischiare di morire così giovane!-

-ma quanto sei stupido!?-

-ti diverti davvero tanto a insultarmi eh?-

-un po’.. tanto-

appena risposi mi caricò sulle spalle

–ah si!? Ora ti faccio vedere io!-

iniziò a farmi il solletico che per fortuna non soffrivo

–e che cazz..-

-sorpreso caro?- ghignai trionfante.. troppo presto

–tranquilla mi vendicherò ugualmente, quindi.. stai esattamente dove sei- iniziai a ridere come una pazza

–dai!!ho appena mangiato! Guarda che ti vomito addosso!-

mi rimise in piedi di scatto e iniziò a sistemarsi la giacca

-com’è la tua famiglia?- ero curiosa di saperlo.. a dire il vero avevo voglia di conoscerlo meglio, qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca mi interessava

-ehm.. ho un fratello e una sorella. Eleonora, mia sorella, ha 14 anni e Nicola, mio fratello, ha due anni meno di lei. Sono due rompi balle, ci picchiamo sempre ma in pratica io e Nicola ci divertiamo a far incazzare Eleonora. Mio padre è poliziotto e mia madre è architetto- mi erano sempre piaciuti i bambini e spesso, quando andavo a trovare Linda e Marta giocavo con i loro fratellini.

–mi piacciono i bambini-

commentai

–ahahah, credimi non se sono i miei fratelli-

non potevano essere così male no?

-sono così terribili?-

Scoppiò a ridere di nuovo

–no, sono peggio! Facciamo così, un giorno te li faccio conoscere e vediamo-

-ok affare fatto! Facciamo una scommessa?-

-sentiamo-

-tu dici che i tuoi fratelli sono tanto terribili e che se li conoscessi mi farebbero impazzire giusto?-

un sospiro, si guardava attorno confuso

–si-

affermò

-benissimo io scommetto il contrario. Scommetto che riuscirò a “sopravvivere” e mi divertirò anche-

scoppiò nella risata più fragorosa che potesse fare e per poco non si soffocò

–ok perfetto ho già vinto. E dimmi cosa vorresti regalarmi?- sbruffone

–scommettere. Puoi scegliere tu il premio-

sbuffò

–e che ne so io! Dunque.. se vinco io sei costretta a.. mmm.. ok! Ci sono! Se vinco io devi darmi un bacio se vinci tu.. beh scegli-

classico dei maschi! Lo stesso genere di cose che chiedono tutti.. però c’era chi chiedeva di peggio. Comunque non avrei perso.

–se vinco invece devi.. ne ho una di fantastica, e visto che perderai, tieniti pronto a spogliarti!-

sul suo viso si leggeva solo una cosa: lo shock

–come..? io.. cosa..?-

non riuscii più a trattenermi e gli scoppiai a ridere in faccia

-hai dimenticato chi, perché e quand..o!-

troncai l’ultima parola, interrotta da una nuova ondata di risate. Quando mi fui finalmente calmata gli risposi – siamo a inizio dicembre. Devo lavarti con la pompa, si intende con l’acqua fredda-

-non ti preoccupare sarai tu a dovermi baciare!-

pff

–certo, contaci-

finite le battute riguardanti la nostra scommessa iniziammo a girovagare per la città ridendo e scherzando. Arrivati in piazza duomo finalmente vidi la fontana del Nettuno

-è stupenda, veramente-

-c’eri mai stata?-

-no-

non c’ero mai stata e per quanto bella fosse non mi diceva nulla. Certo sapevo che era colpa mia. Del fatto che sono testarda e cocciuta, ma cazzo, non posso cancellare il mio carattere. Per quanto continui a mascherarlo in un modo o nell’altro esce allo scoperto.

–sono quasi le sei, devi tornare a casa?-

annui. Nonostante l’arrivo si Benedetta mi ero davvero divertita con Alex. Era stata una giornata diversa dal solito e era.. beh era davvero tanto che non lo facevo. Quando tornai a casa salutai il mio accompagnatore con un abbraccio. Ero talmente piccola in confronto a lui che se anche fossi sparita nessuno se ne sarebbe accorto. Percorsi tutto il giardino saltellando. Appena entrai dalla porta feci per salire le scale ma una voce mi congelò a metà dell’azione.

-dov’eri-

non era una domanda ma un’affermazione. Non poteva essere! tornavano sempre attorno alle nove e puntualmente, io oggi ero uscita e alle sei e mezzo loro erano già a casa

-a farmi un giro con un amico-

-non rispondere così! Sono già abbastanza irritato senza che tu risponda così. Ora dimmi chi era l’amico in questione-

fui più fredda che potei

–un mio compagno di scuola-

iniziò a urlare e agitare le mani

–mi stai prendendo in giro!? Dimmi chi è!-

urlai anche io questa volta

–ti ho risposto!ti ho detto che siamo a scuola assieme!-

iniziò ad avanzare verso di me a passo di carica e intuendo le sue intenzioni iniziai a correre per le scale

-non ti permettere di mancare di rispetto a tuo padre! Piccola insolente che non sei altro!-

aumentai la corsa visto che i miei genitori mi erano alle costole. Raggiunsi il piano superiore e pensai di avercela fatta ma in quell’istante una mano familiare mi afferrò il polso mentre una mano più piccola e aggraziata smaltata di rosso, mi tirò uno schiaffo in pieno viso

 

-mi pareva di averti già detto che non ci devi mancare di rispetto ma a quanto pare non hai ricevuto il messaggio-

un altro schiaffo, più forte del primo mi fece cadere sulle scale. Sentii un dolore lancinante alla testa e poi l’odore del sangue fresco.

–allora, piccola, stupida hai capito?-

mi domandò la donna che chiamavo mamma. il dolore alla testa non mi permetteva di parlare o muovermi così rimasi immobile con la testa rivolta verso il piano terra e le gambe verso il primo piano.

–sembra di no-

commentò ancora. Sentii il silenzio per un istante e poi un colpo molto, molto forte all’altezza dello stomaco “un calcio” pensai. Ne arrivò un altro e poi un altro

–hai capito?-

anche questa volta non risposi ma rimasi immobile con gli occhi chiusi. Il dolore che sentivo era tale da non riuscire a muovermi. Una mano si strinse attorno al mio collo. Dapprima piano poi incrementò la presa finché non mi sollevò da terra. Spalancai gli occhi e iniziai a graffiare e dimenarmi ma non riuscivo più a respirare. La presa alla mia gola scomparve e rotolai giù per le scale. Vidi due persone scavalcarmi e dirigersi verso la sala da pranzo. Non so quanto rimasi ferma li ma quando capii che nessuno sarebbe venuto ad aiutarmi iniziai lentamente a strisciare, fermandomi molte volte per colpa del dolore. Arrivata nel mio bagno feci l’immane sforzo di alzarmi. Ero conciata davvero male. Il viso era pieno di sangue e il trucco era sbavato. Sembravo un mostro. Sul collo si vedevano già i segni violacei delle dita. Mi spogliai il più in fretta possibile e mi stesi nella vasca, aprii l’acqua e lasciai che mi cullasse. Eliminato lo sporco che avevo addosso indossai l’intimo e il pigiama e mi misi subito a letto sperando che una bella dormita mi aiutasse a riprendermi.

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Salve salve salve!! piaciuto il capitolo? emh .... so che la fine è un po' cruenta ma capitemi! era necessario per tutto quello che succederà nei prossimi capitoli! D: ora penso di essere brava a scrivere solo tutta questa roba straviolenta ): va beh ... in questo capitolo ho scritto il mio nome, vediamo se capite come mi chiamo :D direte .... ma non sei Sofia? beh ecco a mio papà piacevano tutti e due e visto che hanno provato ad avere figli per 4 anni e non ci sono riuscito mi hanno chiamata "Nata Alla Luce Della Conoscenza" come!? no tranquille è il significato :D dopo tutte le mie cavolate non mi resta che ringraziare tantissimissimissimo (<---- wow che parola lunga *_________*)  chi ha letto, recensito e mi ha inserita nelle seguite :D grazie!! A MERCOLEDì!

BaCIo, sophy

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8

Il giorno dopo mi svegliai, tutta dolorante. Non uscii dalla camera neppure per mangiareinii i compiti ma non ne avevo molti così presi due o tre libri e iniziai a passare po’ il tempo. Non c’era nessuno a casa, a parte il cuoco e le due cameriere. La domenica, infatti, era il giorno libero di tutti a parte per quelli che durante la settimana si davano il cambio. Ripensando ai domestici mi salii la bile in bocca. Avevano sicuramente chiamato loro i miei genitori. Mi avevano detto che non avrebbero sopportato “distrazioni” ma non me ne poteva fregare di meno. Ero stufa di tutto quello che gli altri volevano da me. D’ora in poi avrei fatto quello che volevo io, fregandomene di quello che gli altri pensavano di me. Quando finii di progettare il futuro andai in bagno per vedere com’ero conciata. Un po’ timorosa iniziai a controllare i danni. Avevo i lividi col segno delle dita di mio padre sul collo; sulla testa avevo un segno ma dovevo spostare tutti i capelli per vederla quindi ero tranquilla. Sollevai la maglietta per controllare gli effetti dei calci di mio padre e vidi due aloni violacei della dimensione del pugno di un bambino delle elementari. Per fortuna erano tutte cose che non si notavano tranne che sul collo. Avrei dovuto portare roba a collo alto e sciarpe strette al collo per giorni. Quel giorno Alex non chiamò, e forse fu un bene, così rimasi al PC tutto il giorno. Quando lunedì mattina mi svegliai corsi subito a cercare, vestiti o maglie a collo alto ma non ne trovai nemmeno l’ombra. Così optai per una grande sciarpa nera. Finito di prepararmi scesi le scale e infondo vi trovai il maggiordomo assieme a una cameriera. Indurii subito lo sguardo e mentre cercavano di parlarmi gli passai affianco e uscii di casa sbattendo la porta. Ben gli stava! Una volta arrivata a scuola fu come il primo giorno. Tutti mi squadravano e parlavano tra di loro lanciandomi occhiate furtive sperando che non li notassi. Vidi un ragazzo spuntare fuori dal nulla e abbracciarmi con foga, troppa, urlò il mio corpo

–ehm.. si Alex anche io sono contenta di rivederti ma così mi uccidi!- ridacchiò allegramente

–ops.. hai già sentito? Siamo sulla bocca di tutta la scuola! Si È sparsa in giro la voce di come hai spento Benedetta e visto che nessuno l’ha mai affrontata così è uno scandalo!-

se avesse provato ad aumentare la velocità delle parole si sarebbe strozzato

–ok, calmo. Inspira, espira ancora! Bravo!-

-ehi! Che fai? Sfotti?-

-di brutto!-

-ah-ah-ah simpatica-

in quel momento suonò la campanella così fui costretta a salutarlo. In classe tutti continuavano a girarsi verso di me e alla terza ora mi arrivò il bigliettino da parte di una certa Elena

-Ciao sono Elena.. come va?-

continuammo questo scambio di bigliettini per un po’ fino a quando lei non si scusò per avermi ignorata. Alle elementari era presa in giro da tutti, alle medie aveva pochi amici e molti la ignoravano e finalmente, ora che aveva una vita sociale, aveva paura di restare di nuovo sola se mi fosse stata accanto. Sembrava una brava persona. Mi raccontò di il suo ragazzo, di com’erano le persone della nostra classe e delle oche, di come si portassero dietro i giganti di quarta e quinta alzando la minigonna o abbassando la scollatura. Delle troie insomma. Quando suonò la campanella della ricreazione me ne andai subito in cortile sotto un albero chiacchierando con Elena che stava raggiungendo il suo ragazzo. Quando se ne andò controllai che nessuno mi stesse guardando e mi tolsi la sciarpa per sistemarla. Improvvisamente una mano grande mi afferrò il polso

–che diavolo ti è successo!?-

la calma apparente di Alex con quella nota spietata nella voce dava i brividi. I suoi occhi scuri fiammeggiavano così distolsi subito lo sguardo. Mi afferrò il mento per accettarsi che lo guardavo in viso.

–chi è stato!?-

la voce era ancor più glaciale e efferata. Vedendo che non rispondevo mi esaminò il collo con cura e disse

–è successo di nuovo?! Perché ti hanno picchiata!?-

-niente, davvero!-

cercai di sfuggirgli ma non sembrava intenzionato a mollare la presa.

–che altro ti hanno fatto?!-

vedendo che non si dava per vinto mi arresi. Spostai lievemente i miei capelli scoprendo la botta e una volta rimessa la sciarpa alzai lievemente la maglia lo sentii trasalire imprecare. – rispondimi! Perché?- sospirò

–gli ho urlato addosso, sono tornati a casa prima perché i domestici li hanno chiamati dicendogli che ero uscita con te-

scosse la testa

–devi denunciarli-

-sono minorenne e loro hanno conoscenze importanti-

-non puoi continuare così! Ti uccideranno!-

-cosa vuoi che faccia!? vorrei scappare di casa ma non saprei dove andare. Vorrei denunciarli ma sarebbe inutile nessuno mi crederebbe! Sabato quando mi hanno alzata per il collo e buttata giù dalle scale ho creduto davvero di morire. Vedevo tutto nero e avevo i polmoni che mi bruciavano per l’assenza di ossigeno. Non riuscivo a reagire! Non ce la facevo!-

lo vidi trattenere il respiro e avvicinarsi

–oggi pomeriggio alle tre vengo a prenderti e ti porto a casa mia. Ne parleremo con mio papà e mia mamma. Non ti posso rapire ma se ce ne sarà bisogno e tu vorrai potrai venire a stare da me-

no..

–no non vi voglio coinvolgere. Mi sono sempre arrangiata e i miei genitori ne sanno una più del diavolo finireste nei guai-

-non mi interessa e poi.. be dovresti venire ugualmente.. ho una scommessa da vincere-

sapevo che faceva per tirarmi su di morale ed ero stufa di tutto questo casino così accettai. Passai le ultime ore a messaggiare con Elena e finita la scuola schizzai fuori più veloce della luce. Una volta a casa feci immediatamente i pochi compiti che avevo e mangiai un boccone essendo ormai le 14:30 ebbi appena il tempo di rilassarmi un po’ prima che arrivasse Alex. Non lasciai ai domestici il tempo di controllare chi fosse e raggiunsi di corsa il cancello.

–eccomi!-

esclamai, anche se stavo ancora ansimando per via della corsa

–salve.. per favore non mi morire qua!-

pff.. guarda come sfotte sto stronzo!

–ah- ah- ah! Andiamo!-

mentre camminavamo mi sorprese con una domanda

–cosa ti faranno i tuoi genitori quando tornerai a casa questa sera?-

non ci avevo pensato

–non lo so ma non mi fermerò fino a che non sarò al sicuro chiusa in camera mia-

-mi dispiace davvero, vedrai che sistemeremo tutto il prima possibile-

lo speravo davvero. La casa di Alex aveva un piano solo ma era lunga e larga.. il portone era rosso e i muri bianchi. Al posto delle finestre c’erano grandi porte finestre, il giardino non era molto grande ma lo spazio era tagliato bene.

–che te ne pare? Non è grande come la tua ma..-

-zitto. Sinceramente preferisco la tua alla mia. A casa non posso spostare un soprammobile perché tutto deve essere perfetto. Qui senti di essere a casa! Ed è davvero una bella casa!-

il suo sorriso partiva da un orecchio e terminava dall’altro lato.

–su entriamo-

una volta dentro ci accolse una donna “la madre di Alex” era una bella donna davvero.

–chi c’è? Carlotta? Sono arrivati?-

questo doveva essere il padre

–si Lorenzo. Sono loro.. vieni!-

da dietro una porta scorrevole uscì Lorenzo

–ciao papà, mamma. Lei è Louise -

-ciao cara! Come avrai capito noi siamo i genitori di questo.. si beh di Alex -

vidi il ragazzo chiamato in questione fare un finto broncio

–ehi! Sono qui anche io! E poi sono perfetto-

scoppiai a ridere assieme ai genitori

–certo.. se ne sei convinto tu.. allora va bene a tutti-

mentre ridevamo tranquillamente sentii delle urla e scattai sull’attenti e Alex mi cinse la vita con un braccio

–tranquilla! Sono solo i miei fratelli che si picchiano-

-ah.. che colpo!-

-sono tutti pazzi, vero papà?-

-siete tutti pazzi!-

-ok mi arrendo-

arrivarono altre urla:

–no! Ho detto no! Dammi quel maledetto cellulare! Nooo! Rompimi l’iPhone e ti castro!-

questa doveva essere Eleonora, la sorella di Alex che urlava dietro Nicola il fratello più piccolo. Noi eravamo ancora in entrata ma poco più avanti vidi due persone rincorrersi e lanciarsi sul divano

–bé ecco la mia famiglia!-


vestiti Louise
salve! finalmnte rieccomi! vi lascio immediatamente perchè mio fratello mi sta letteralmente strappando via dal computer perchè deve "andare su you tube" -.-" ma dico io! grazie mille a tutte quelle che mi hanno messa nelle preferite, ricordate, seguite, a chi ha recensito e a chi ha solo letto ..... piaciuto?
RECENSIONE???
BaCIo, sophy


 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9

Mentre i fratelli di Alex si picchiavano e i loro genitori provavano a separarli quel disgraziato chi mi aveva accompagnata era lì che sparava battutine sul fatto che avrei dovuto baciarlo. Beh anche se avessi perso, cosa che non avrei sicuramente fatto, non mi sarebbe dispiaciuta la punizione.

-pff ... ciao io sono Eleonora, la sorella di questi due disgraziati. Scusa per la performance ma non potevo rischiare la vita del mio amato iPhone-

e scoppiò a ridere delle sue stesse parole. Era alta, con i capelli lunghi, rossi e mossi. Sembrava una persona solare ed estroversa, senza peli sulla lingua.. e perché no. Anche un po’ pazza in un modo tutto suo.

–io invece sono Nicola -

il fratello, invece, sembrava timido e insicuro.

-io sono Louise.. Alex mi ha parlato molto di voi-

vidi Eleonora ridere sotto i baffi e poi dire

–le ipotesi sono due: o non ti ha mai parlato di noi o ti ha detto che siamo peggio del demonio. Mi sbaglio?-

stavo per rispondere quando Alex mi precedette.

–tieniti le tue doti di veggente e lasciaci in pace!-

la sorella invece di smetterla iniziò a punzecchiarlo

–oh- oh! Qui qualcuno si sta arrabbiando.. che c’è? Ti ho beccato con le mani nel sacco?-

però! aveva davvero un bel caratterino la ragazza.

–smettila.. torna a fare quello che stavi facendo prima di importunarmi- -importunare. Che parolone! Sai cosa significa? Guarda oggi mi sento buona che te lo spiego io senza bisogno che tu impari come si cercano le parole sul dizionario. Ora scusami ma devo uscire con Giulia e non sono ancora pronta. Ciao Louise, sono felice di averti conosciuto e presto vorrei uscissimo per chiacchierare, mi sembri davvero simpatica. Siete una bella coppia-

coppia!?

–noi non stiamo assieme-

Alex e io parlammo contemporaneamente e poi ci fissammo

–oh che carini! Sono anche coordinati!beh vi metterete presto assieme! Scappo! Ciao!!-

i genitori dei tre fratelli si guardarono scuotendo la testa

–scusaci.. è logorroica ….. e testarda-

a parlare fu Carlotta

–e di cosa si deve scusare!? È bello che qualcuno dica quello che pensa! Di persone così ce ne sono poche e anche a me sta davvero simpatica!- Alex si girò a guardarmi sconvolto, e mi mise una mano sulla fronte

–tranquilla, Louise, è solo un po’ di febbre, tra poco la smetterai di delirare-

che stupido! Dopo qualche altra battuta anche Nicola se ne andò in camera sua a fare i compiti, e nella stanza restarono Alex, i suoi genitori ed io.

–puoi toglierti la sciarpa Louise, qui si muore di caldo e loro sanno- come!? Glielo aveva detto!? A parlare questa fu Lorenzo

–tranquilla. Nessuno di noi dirà niente in giro, sei al sicuro-

abbozzai un sorriso incerto e tolsi i grosso sciarpone che avevo al collo. Sentii tutti sussultare appena videro i lividi violacei e il braccio che il mio amico aveva attorno alla mia vita strinse la presa, come per farmi sapere che lui era lì a proteggermi, ma sicuramente mi stavo sbagliando. –vieni, andiamo sul divano, staremo più comodi-

quando ci fummo sistemati sul sofà iniziarono le domande da parte del poliziotto di casa

–chi è stato, Louise?- domandò dolcemente

–i miei genitori-

-come mai?- sospirai e presi fiato

–non accettano che gli manchi di rispetto e che io subisca “ distrazioni” perché devo studiare. io e Alex eravamo usciti, loro non volevano, anche se della mia vita non gliene frega nulla poi ho alzato la voce e.. beh mi hanno picchiata- annuì lentamente

–capisco ti hanno picchiata altre volte? E ti picchia tuo padre o tutti e due?-

-è successo 5 o 6 volte ed erano tutti e due. Tutte le volte che succede è mia madre che incita il tutto. Sospetto che mio padre sia solo creta nelle sue mani. Io le ho rovinato l’adolescenza. A 16 anni non vuoi avere figli ma i miei nonni essendo estremamente religiosi li fecero sposare e un mese dopo diffusero la notizia che avrebbero avuto un o una nipote. Mia madre mi ha sempre odiata-

Carlotta mi guardò compassionevolmente e il figlio mi strinse la mano

–mi dispiace- continuò Lorenzo

–hai mai pensato di denunciarli?- annuii

–sono minorenne e loro hanno tantissime conoscenze importanti. Posso solo sperare che non mi uccidano prima di diventare maggiorenne e poi scappare di casa-

-mmm.. davvero una brutta situazione.. davvero. Davvero.. -

-ma potrai stare da noi se ne avrai la necessità, vero caro?-

-certo-

si disse d’accordo il marito. Scossi vigorosamente la testa

–così vi metterei nei guai e non voglio che ne rimaniate coinvolti-

-ci siamo già dentro Louise. Se ti succede qualcosa e si venisse a sapere che noi ne eravamo a conoscenza sarebbero guai-

Lorenzo aveva ragione. Ero una stupida, avrei dovuto pensarci prima

–mi dispiace, scusatemi. Non sarei mai dovuta venire-

mi alzai liberandomi dalla mano di Alex e schizzai fuori abbozzando un saluto. Uscita dalla casa rimisi di fretta la sciarpa mentre correvo ma non feci in tempo a terminare la via che due braccia forti e muscolose mi afferrarono per i fianchi

–dove pensavi di andare?-

l’alito caldo che mi arrivò sul collo mi fece il solletico.

–non è giusto che io vi coinvolga in questo modo- sbuffò

–ci siamo già dentro-

-e la cosa mi preoccupa non poco-

fece una risatina ed essendo ancora appoggiato al mio collo fui percorsa da centinaia di piccole scosse elettriche lungo la schiena –beh Louise, ti devi arrendere che tu voglia o no ti aiuteremo. E poi mi sentirei davvero in colpa se ti succedesse qualcosa-

sorrisi per l’ assurdità di quelle parole. Qui gli unici a doversi sentire in colpa erano Alberto e Stefania, coloro che avevano perso il diretto di essere chiamati genitori.

–non devi, tu mi hai già salvata e continui a farlo nonostante i rischi- -sono qui per questo no!? E poi come diavolo fai a dire che quella vipera di mia sorella è simpatica?!-

giusto! Aveva perso la scommessa

–è una ragazza sincera e solare.. – mi interruppe

–io che la conosco direi più che altro lunatica-

-ok. Lunatica. Vuole farsi vedere per com’è, non solo un’immagine di finzione-

-wow che discorso profondo- sbuffai

–ecco , qui si vede che siete parenti- mi diede un pizzicotto su un fianco mentre ridacchiava allegramente

–ehi non parlare così forte! Ti potrebbe sentire qualcuno!-

la tensione si era allentata, per fortuna. Non mi piaceva quel continuo momento di ansia e preoccupazione che vivevo tutti i giorni.

–la scommessa l’ho vinta io, dov’è la pompa dell’acqua?-

-ohi ohi ohi! Calma! I miei fratelli si sono dileguati subito quindi scommessa non valida!-

eh no! Non era affatto giusto!

–i tuoi fratelli mi stanno simpatici e visto che ho anche accettato di uscire con tua sorella.. ho vinto io-

mi scostai e iniziai a trascinarlo verso casa sua. Non ci sarei mai riuscita da sola ma lui me lo permise fingendo di essere contrariato e protestando lievemente

–così impari a fare lo sbruffone!-

-a si, pulce? Benissimo!-

Eleonora

nicola Nicola

madre Alex (ha tipo 43 anni)

padre Alex ( anche lui 43 anni)



basta! ok, stop! mi arrendo! sono sattamente 2 ore e 53 minuti che cerco le immagini adatte al capitolo e ho la testa che scoppia. spero almeno che vi piaccia! ah! Grazie!! devo davvero dirvelo! grazie a chi ha recensito, a chi mi ha messa nelle ricordate, nelle preferite e nelle seguite e a chi ha solo letto! davvero grazie! mi dileguo perchè sto per impazzire! a mercoledì!
RECNESIONE??????
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ecco l'immagine di Louise x Dada Elena.

  casa Alex ...... non era come la volevo ma ci assomiglia.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10
Finito di schizzarci sembravamo dei pulcini bagnati. Lui mi avvolse in un abbraccio per riscaldarmi ma finimmo solo inzupparci ancora di più. Dopo qualche istante mi scostò dal suo petto e mi baciò. Fu esattamente come pochi istanti prima.
–e questo a cosa lo devo?- sussurrai sulle sue labbra
–non lo so, ne avevo voglia. Perché, invece mi hai baciato?-
questa era la domanda che mi facevo anche io. Non lo sapevo. L’avevo guardato e.. avevo decisamente perso la testa.
–non lo so neppure io. In effetti.. scusa, forse non avrei dovuto. Ho rovinato tutto. Cosa siamo ora?-
 avevo paura di conoscere la risposta
–ehi, non ti abbattere. Dai guardami!-
alzai di poco il mento e lo guardai negli occhi
–non hai sbagliato, anzi! Mi è piaciuto.. Dio! Non so neanche dirti quanto! Hai visto che ti ho baciata anche io? Probabilmente hai ragione, non possiamo più essere amici-
non riuscii più a trattenere le lacrime. Ero di nuovo sola.. e pure nei guai. Mi accasciai a terra tremando e piangendo. Le favole dovevano rimanere tali.. ed io non avrei dovuto illudermi. Mentre mi disperavo sentii qualcuno sollevarmi e prendermi in braccio stringendomi.
–non possiamo più essere amici perché per me sei molto di più. Sei la mia migliore amica e mi piaci. Probabilmente sono pazzo ci conosciamo solo da quattro giorni ma.. me lo sento dentro. Ti ho sempre guardata da lontano.. in questi giorni poi avevo sempre voglia di starti vicino, di abbracciarti e di farti ridere. Giuro che se non vuoi stare con me ti starò vicino solo come ami..-
non ebbe tempo di finire la frase perché era troppo occupato a rispondere al bacio. Gli ero letteralmente saltata addosso.
–lo prendo come un si?-
chiese mentre mi puliva il viso dalle lacrime
–decisamente-
mi cinse i polsi e disse
-sei ufficialmente la mia ragazza quindi mi ritengo autorizzato a pestare chiunque ti si avvicini-
-tranquillo.. si avvicinerebbero a me solo per insultarmi.. però.. ehi! Io si che posso pestare Benedetta e le oche che ti corrono dietro!-
-solo se io sono lì che assisto e mi strozzo dalle risate!-
-certamente- arrivò una folata di vento che mi fece tremare così mi nascosi nel petto di Alex che mi abbracciò.
–sei così piccola in confronto a me-
era vero, vicino a lui sembravo un puffo.
-dai piccola vieni. Ti presto qualcosa di Eleo, dovreste avere più o meno la stessa taglia. Stai congelando-
come per dargli ragione mi avvinghiai ancora di più e lui rise, prendendomi per mano. Appena entrammo in casa Carlotta ci guardò e iniziò a ridere
-ragazzi non vi sembra un po’ presto per i gavettoni? Dai andate a farvi la doccia o vi prenderete un accedente! Louise puoi usare il bagno di Eleonora intanto io ti preparo qualche vestito asciutto. Ti fermi a cena vero?-
non sembrava affatto una domanda e per come li avevo trattati prima mi vergognavo.
–veramente non so.. sto già creando troppo disturbo e.. mi dispiace davvero per prima.. scusatemi, se potete-
sorrise materna, una parola a me estranea.
–non devi neanche dirlo! Ci fa piacere e hai reagito così perché ci volevi proteggere. Ora su forza a fare la doccia, vieni con me cara-
una volta nel bagno di Eleonora,o Eleo come l’aveva chiamata il fratello, mi infilai subito nella doccia e mi lavai il più in fretta possibile nell’acqua bollente. Una volta terminato di lavarmi mi avvolsi in un grande asciugamano e presi i vestiti che mi erano stati prestati. Erano davvero carini. Tirai fuori dalla mia inseparabile borsa la spazzola e i trucchi e finii di sistemarmi. Quando finalmente fui pronta e andai in sala da pranzo la tavola era già apparecchiata e stavano tutti chiacchierando tra di loro tranne la sorella di Alex che era intenta a messaggiare. Era tutto il contrario di come l’avevo vista poche ore prima. Non sorrideva lo sguardo era abbattuto e si estraniava dal mondo. Mi promisi che avrei chiesto spiegazioni mentre tornavo a casa. La cena passò velocemente e allegra. Erano una famiglia davvero stupenda. Verso le nove e un quarto guardai l’ora e sospirai. Sicuramente quando sarei tornata a casa avrei dovuto essere molto veloce a chiudermi in camera ma considerando che ero senza tacchi sarei stata più veloce
–domani abbiamo verifica di inglese.. hai studiato?-
abbastanza ma la verifica mi preoccupava ben poco
-un po’ dai.. ma ce l’hai anche tu? Insomma siamo in due classi diverse- sorrise furbo
-ogni volta che fa una verifica in quarta la fa anche in terza e viceversa- strana come persona..
–tu hai studiato?-
-certo per chi mi hai preso!-
esclamò facendomi l’occhiolino. Non aveva ovviamente studiato, fatto i bigliettini forse ma studiato no.
–sono quasi le dieci.. mi dispiace ma io ora devo proprio andare-
dissi alzandomi da tavola
-è stato un vero piacere conoscerti, Louise. Torna presto a trovarci!- dissero i genitori di Alex.
–o ma certo! Sono stata felicissima anche io di avervi incontrati! Ciao Eleonora! Ciao Nicola! –
mentre infilavo il giubbotto, appena uscita dalla porta di casa Alex mi abbracciò da dietro e mi diede un leggero bacio sul collo
 –dove pensi di andare da sola!?-
mi girai verso di lui e con una mano strinsi lievemente i suoi capelli e lo baciai. Andammo avanti fino a quando nessuno dei due ebbe più fiato anche se quando ero con lui ero sicura di poter vivere senza ossigeno
 –dai andiamo- afferrai la sua mano
–quando arrivi in camera tua chiamami o mandami un messaggio, starò sotto casa tua e se in 10 minuti non ho tue notizie arrivo ok?-
-non devi fare tutto questo per me!-
strinse la mia mano
-sei la mia ragazza per te farei molto e altro!-
decisi di prenderlo un po’ in giro, nonostante sapessi benissimo che non scherzava.
–ah.. io sarei la tua ragazza? Sicuro?-
-beh.. io.. io.. io avevo capito che.. che.. che tu..- continuava a balbettare con gli occhi spalancati così gli sorrisi accarezzandogli una guancia –ehi.. guarda che scherzavo!-
-brutta stronzetta! Non ci provare mai più-
sembrava davvero arrabbiato così non dissi nulla e mi limitai a camminargli affianco. Chissà perché se l’era presa così tanto, non mi sembrava uno scherzo tanto cattivo. A qualche centinaio di metri da casa mia Alex si girò di scatto verso di me abbracciandomi
–scusa se me la sono presa ma ero serio e sono davvero molto preoccupato per quello che succederà quando sarai a casa-
-dai, non ti preoccupare, ok? Guardami. Non puoi preoccuparti tutte le volte che non siamo assieme, è un suicidio! Io proverò a correre in camera mia il più veloce possibile ma se anche mi picchiassero non sarebbe la prima volta e non sarà l’ultima!- mi lanciò un’occhiataccia –così non mi aiuti sai?-
mi misi a ridere
–su! Andiamo!-
saltellai fino a casa e salutai il mio ragazzo “ era strano chiamarlo così” con un bacio a stampo. Percorsi il giardino lentamente prendendo grossi respiri e preparandomi psicologicamente alla fuga. Appena dentro casa iniziai a correre verso la mia camera e mentre fuggivo vidi mio padre e Manuel l’autista alle mie calcagna. Erano sempre più vicini e che camminava dietro di loro e batteva il ritmo nel mio ansimare c’era mia madre. Aumentai ancora di più la velocità sentendo i muscoli protestare per lo sforzo. Quando finalmente fui di fronte alla mia porta della mia camera abbassai la maniglia credendo di avercela fatta ma questa non volle saperne di aprirsi. Ormai all’orlo della disperazione tirai e tirai più volte ma nulla. La porta era chiusa a chiave così scattai verso quella più vicina ma fui fermata da quattro braccia che mi bloccarono al suolo. Sentii gli occhi inumidirsi e iniziai a scalciare e urlare. Stefania si mise dietro di me, con una luce maniacale negli occhi, chiudendomi la bocca con una pezza
–sai bimba mia sei davvero una stupidina. La mamma e il papà ti avevano detto di fare la brava ma tu non li hai ascoltati e ora sono costretti a punirti vero Alberto?-
la pazza scoppiò a ridere e fece un cenno ai due uomini. L’unica cosa che potevo fare era sperare che i dieci minuti passassero in fretta, anche se dubitavo che qualcuno avrebbe aperto la porta ad Alex. Mentre speravo di essere salvata delle mani grandi iniziarono a toccarmi il ventre e ben presto mi ritrovai senza maglietta mentre quel qualcuno iniziò a sbottonarmi i jeans. Quando capii le loro intenzioni mi dimenai sempre più forte ma l’unica cosa che ottenni fu una sberla che mi tolse il fiato
–Stefy? Che ne dici se prima mi diverto un po’?!-
i miei “ genitori” si guardarono sogghignando
–prego caro!-
sentii delle risate ma non vidi nulla per via delle lacrime che mi appannavano gli occhi, qualche istante dopo sentii un dolore al braccio destro e qualcosa che mi passava sulla pelle poco prima di esso mentre dall’altro lato un calore sempre più insistente.
–cazzo!-
 disse Manuel
 –mi sono tagliato! Brutta stronza è per te! Non per me!-
mi sforzai di girarmi e quello che vidi mi immobilizzò. Manuel aveva in mano un grosso coltello da cucina e Alberto un accendino
–bene ora che vi siete divertiti passiamo ai fatti-
come poteva una madre chiedere di violentare la propria figlia!? Che razza di essere era!?
–inizio io-
-no! Voglio andare prima io!-
 -io sono suo padre!-
sentii dell’aria sul viso, probabilmente lo sbuffo di qualcuno
–basta, amore cominci tu, Manuel sarai il secondo –
terrorizzata iniziai ad urlare ma il panno attutiva le urla. Lo morsi e provai a spostarlo due, tre , quattro volte. Il reggiseno fece la stessa fine della maglia e dei jeans e mio padre mi strinse i seni a coppa facendomi urlare dal dolore. Quello che stava per succedere era inevitabile ma non gli avrei mai concesso di vedermi ferma e sottomessa.
–sai figlia mia, sei davvero una ragazza stupenda! Avrei dovuto farlo prima-
le sue mani iniziarono a scendere verso le mie cosce e in quell’istante sentii la presa di Manuel sparire così ne approfittai. Balzai in piedi e scattai verso le scale ma pochi passi dopo fui fermata. Iniziai a lottare con chi mi teneva e il bavaglio si sciolse
–aiuto-
urlai con tutta la forza che avevo in corpo prima di sentire qualcosa di freddo e affilato attraversarmi da parte a parte e cadere a terra stremata. Iniziai ad ansimare e perdere coscienza ma prima di sprofondare nell’oblio sentii una voce calda e familiare chiamarmi e due braccia forti stringermi. Alex era qui. Era rimasto. Dopo questi pensieri seppi che stavo morendo ma con lui al mio fianco non potevo che andarmene col sorriso sulle labbra.


Bagno Eleo, l'altro non mi piaceva

Manuel ..... immginatelo un po' più vestito

vestiti Louise
festaaaaaaaaaaaaaaaa! Capitolo 10!! Grazie mille atutte, davvero :D ora devo scappare. Leggete in tanti!
RECENSIONE??
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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Capitolo 11

Ero fuori dalla villetta da Louise, erano passati 10 minuti e non mi aveva ancora scritto ed ero davvero preoccupato. Aveva lasciato il cancello aperto per lasciarmi entrare. Arrivai alla porta d’entrata e bussai. Dopo qualche istante venne ad aprirmi una donna, una cameriera

–buonasera. Desidera?-

-vorrei parlare con Louise, sono un suo compagno di scuola-

la donna mi scrutò con occhio critico da capo e piedi

–la signorina non attendeva visite ed è tardi, è andata a riposare e dovrebbe andare anche lei.-

stavo per ribattere ma un urlo, il suo urlo mi gelò il sangue nelle vene. Oltrepassai senza difficoltà la domestica che continuava a pregarmi di rimanere dov’ero, e salii in fretta le scale. Terminata la gradinata mi si presentò davanti una scena terrificante. La mia Louise era stesa a terra con solo gli slip immersa in una pozza di sangue. Urlai il suo nome e mi precipitai da lei. Provai a svegliarla ma aveva perso conoscenza. Non ci pensai due volte e chiamai il 118, descrivendo cosa aveva e dove eravamo. Presi il reggiseno e la maglietta vicino a lei, e dopo averle messo il reggiseno iniziai a tamponare l’emorragia. Vicino al muro c’erano due uomini e una donna che si guardarono ridacchiando e mormorando i vari

-ops-

del caso. Le lacrime sgorgavano dai miei occhi ma la mia voce rimase ferma

-che cazzo avete da ridere! Lei è un dottore e ride mentre sua figlia sta morendo.. e voi?!?!-

in pochi minuti, mentre io stavo al fianco e le tre persone erano sedute con le spalle al muro piangendo dopo aver capito la gravità dell’accaduto, arrivò l’ambulanza. Non lasciarono salire nessuno per accompagnare Louise in ospedale perché era arrivata anche la polizia. Mio padre non era in servizio ma conoscevo gli agenti presenti sulla scena, così andai da Carlo, collega e amico del mio vecchio per dargli bene o male l’accaduto.

–mi dispiace ragazzo ma visto che non eri presente non puoi essere ascoltato come testimone ma terremo conto di quello che mi hai detto. Chiama i tuoi, ora, saranno in pensiero.-

ascoltai il suo consiglio e chiamai mia madre.

-Alex!? Dove sei!? È tardi , va tutto bene? Fila subito a casa!-

-mamma sono fuori casa di Louise. Non va tutto bene.. la faccenda è degenerata e la stanno portando in ospedale, potete venire a prendermi?-

-o mio dio! Arriviamo subito è l’indirizzo che mi hai detto l’altro giorno?- -si-

-arriviamo-

sapevo che non mi avrebbero dato informazioni sulle dichiarazioni delle altre persone così mi sedetti per terra con le spalle su un muretto ad aspettare. La mia ragazza, solo oggi pomeriggio eravamo amici anche se durante ginnastica l’avevo sempre ammirata da lontano, era.. no! Sul momento non ci avevo pensato ma Louise era quasi nuda con uno, se non due uomini che la sovrastavano e.. stava per essere violentata! Queste cose nei film colpivano ma non tanto ma nella vita reale erano orribili. L’unica cosa che al momento mi avrebbe fatto sentire meglio sarebbe stato far provare a quelle... non, potevano essere definite né persone né esseri umani. A quei disgraziati ciò che avevano fatto a quella povera ragazza.

–Alex! Vieni in macchina, noi andiamo all’ospedale e papà rimarrà qui e proverà a scoprire qualcosa in più. Sali!-

mio padre mentre scendeva dall’auto mi passò affianco e mi strinse la spalla. Scivolai in macchina credendo che all’interno ci fosse solo mia madre

-Al, che è successo?-

guardai negli occhi mia sorella solo lei mi chiamava così per gli altri ero “ Ale” o “Alex” indeciso se rispondere o meno.

–i suoi genitori l’hanno picchiata e ho il sospetto, visto che quando sono entrato aveva addosso solo gli slip, penso che abbiano provato a violentarla-

la vidi stringere le ginocchia al petto e abbassare la testa. Non capii il perché di quella reazione ma immaginai fosse sconvolta. Il viaggio proseguì in religioso silenzio fino all’ospedale. Arrivati lì mia madre riuscì a farsi dire il padiglione dov’era Louise ma trovandosi in sala operatoria fummo costretti a rimanere in sala d’attesa. Pregavo un dio in cui non credo perché si riprendesse. Avrebbe compiuto 17 anni il 17 maggio. Non poteva morire. Non doveva morire. Dopo 2 ore, 23 minuti e 5 caffè dopo uscì un medico. I miei familiari ed io ci alzammo di slancio. Oltre a me c’erano mia madre e mia sorella perché Nico era crollato. Durante l’attesa mamma era stata al telefono con papà ed Eleonora e io facevamo a gara a chi beveva più caffè. Quando fummo sgridati per tutto quel liquido scuro bevuto e inchiodati alle sedie quella peste di mia sorella tirò fuori dalla sua immensa borsa una scatola da 18 di pocket coffe,

-dottore! Come sta?-

-immagino che non si riferisca a me- disse sorridendo. Stavo per prenderlo a sberle ma qualcuno rispose prima di me

-mi sta prendendo per il culo!? Ma le sembriamo persone in vena di scherzare!? Non dormo da nemmeno io so quando, ho bevuto una decina di caffè quindi sono nervosa. Non so se la ragazza di mio fratello è viva o morta e lei esce dalla sala operatoria facendo queste battute da coglione!? Non ho chiesto a lei come sta e prima di finire in prima persona in quella stanza le conviene rispondermi, ha capito!?!?-

mamma era allibita, il medico scioccato, io entusiasta e mia sorella batteva ritmicamente il piede per terra e non era affatto un buon segno

–io.. io.. mi scusi. Io.. ha ragione. L’operazione è andata bene, i danno erano minimi. Sembra quasi che il coltello non volesse danneggiarla però la ragazza è coperta di lividi e tagli e in più ha una brutta ustione sul braccio. Ora è sedata. Dovrebbe svegliarsi tra qualche ora ma non sappiamo come reagirà. Deve stare a riposo e lasciare che la ferita si riassorba. Vi conviene andare a casa e ripo..-

-le conviene chiudere la bocca prima che ripensi a quello che ho detto prima.. e non credo sarò cosi buona da usare l’anestesia-

-ehm.. arrivederci!-

l’uomo corse via terrorizzato e mia sorella che avrebbe staccato la testa a tutti i presenti nella stanza si buttò a peso morto sulla sedia e prese il cellulare

–tesoro? Hai risposto malissimo a quel medico.. non avresti dovuto-

-beh scusa non puoi uscire con queste cavolate mentre fuori ci sono persone che aspettano di sapere come sta la persona appena operata! Ho fatto solo bene!-

mentre le due donne di casa discutevano mio fratello si svegliò

–cos’è successo?-

-hanno finito di operarla e dovrebbe svegliarsi tra qualche ora e quel genio di nostra sorella ha detto giù al medico fino ad adesso! Dovevi sentirla!-

-ragazzi forse dovremmo andare a casa. Sicuramente Alex ed Eleonora non andranno a scuola ma tu che hai dormito Nicola puoi andare-

-mami? Fai così: ora chiamiamo papà e vediamo che è successo, tu porti Nicola a casa mentre io e Al stiamo qui-

-non se ne parla. Da soli?!-

a quel punto intervenni io

–mamma? Sai che tra meno di un mese compio 18 anni e non sono più un bambino! So badare sia a me che a mia sorella!-

mia madre mi guardò male ma piano, piano addolcì lo sguardo

–solo perché è la tua ragazza. Aspetta che chiamo vostro padre-

dopo aver composto il numero si allontanò. Tornò dopo una decina di minuti

–ha appena detto che il maggiordomo, sotto shock ha confessato. Ora interverranno gli assistenti sociali. Che brutta situazione! Vieni Nicola. Andiamo! Ciao ragazzi, non uscite dall’ospedale e comportatevi bene!- quando se ne andarono l’attesa e il silenzio ripresero fino a quando nell’incoscienza sentii qualcuno strattonarmi. Le uniche parole che capii prima di scattare erano: -si è svegliata-


scarpe Eleonora

pantaloni Eleonora

maglia Eleonora (sono fissata con i vestiti lo so :D)


Ok mi dispiace, so di essere in ritardo ma ho il capitolo era misteriosamente sparito ..... Come mai questo calo di recensioni, letture, eccetera D: cos'ho sbagliato a scrivere??? datemi i vostri commenti per favore! mi basta tipo: Ehy ciao. il punto x della storia non mi piace per questo questo e questo. Grazie :) ora passiamo a questp: a chi ha recensito, a chi ha letto e a chi mi ha inserita nelle preferite, ricordate e seguite! al prossimo capitolo!

RECENSIONE!?!?

BaCIo, sophy

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12

A rompere il silenzio irreale in cui ero immersa c’era una cosa sola un continuo e fastidioso “bip”. Non ero sicura di dove mi trovassi, ma, pensando a tutte le serie tv e i film americani che avevo visto, negli ospedali i pazienti venivano sempre svegliati dai “bip” delle macchine. Ma.. in ospedale? No! No, no, no! Era impossibile, giusto? Io ero morta.. ero stata accoltellata all’addome mentre.. la consapevolezza di ciò che sarebbe successo se Alex non fosse intervenuto mi trafisse. Erano arrivati a tanto?! Probabilmente il loro unico dispiacere era non essere riusciti a farmi fuori!nonostante tutto, malgrado fino a una settimana prima non desideravo altro che morire ero immensamente felice di essere viva. Dovevo lottare. Avevo un motivo per cui lottare: Alex. Lui era la catena che mi legava alla vita. Mi aveva già salvata due volte e continuava a starmi vicino. In una settimana era diventato tutto per me, tutto! Una cosa assurda considerando che per ovvi motivi, non ero una che si fidava facilmente della gente. Una strana parola mi balenò in mente. Amore. Non avevo mai creduto nell’amore. Per me era una cosa inesistente eppure forse.. forse mi ero innamorata, quanto mi aveva sconvolto la vita quel ragazzo!? Visto ciò che era accaduto era arrivato il momento di ribellarmi! Ormai era uscito tutto allo scoperto, non potevo più fingere! Era ora di cambiare vita!! Sorrisi, credo. Cercai di aprire gli occhi, andai in cerca dei muscoli per farlo e quando finalmente ci riuscii mi trovai di fronte un’asettica stanza di ospedale. Per quanto strano potesse essere vedevo tutto sotto una luce diversa. Ero talmente felice di essere viva che avevo l’impressione di galleggiare, ma forse era solo l’effetto dei farmaci. Cercai sul muro quello che sembrava un semplice interruttore della luce che in realtà era un campanello per chiamare le infermiere. Mi allungai per schiacciarlo e non appena tesi i muscoli dell’addome percepii una fitta lancinante. Emisi un gemito strozzato cercando di trovare una posizione che mi desse pace. Non volevo controllare il punto dov’era passato il coltello. Non lo volevo toccare. Volevo solo che sparisse il più presto possibile. -ciao cara! Ben svegliata. Come stai?- domanda assurda, davvero assurda. -se mi muovo mi fa male l’addome ma a parte questo.. penso bene..- ci ragionò un po’ su ed infine disse –è normale. C’è qualcuno che ti vuole vedere ma non posso concedervi più di 15 minuti, non è orario di visite. Torno subito, hai bisogno di qualcosa?- negai con la testa. Chi poteva essere? Insomma, Alex, non poteva essere rimasto, ero sicura che fosse passato tanto tempo e poi aveva scuola e.. e io avevo una gran confusione in testa ma non pensavo così tanto. Sentii bussare con foga alla porta e senza aspettare la mia risposta qualcuno entrò nella stanza. Erano due. Li riconobbi immediatamente, erano lui e sua sorella. – Louise! O mio dio, ti sei svegliata! Come stai? È tutto ok?- parlava così velocemente che faticavo a stargli dietro. –calmo! Conta fino a 10, respira! Sono viva e quasi vegeta! Sto bene ma devo stare ferma..- -non ti immagini che paura mi hai fatto prendere! Era uno spettacolo raccapricciante. Ora però stare tranquilla. Il maggiordomo era sotto shock e ha confessato.. stanno indagando.. non ti dovrai più preoccupare! Non ricordavo quasi nulla di quella sera.. non sapevo ne.. che giorno era? – Alex, non mi ricordo molto.. puoi farmi un.. riassunto? Mi ricordo solo.. ero fuori con te, sono tornata a casa e poi.. ero stesa per terra, af..affianco a-a m-me..- -shh! Tranquilla non sono riusciti a farti nulla solo.. è probabile che venga qualche agente a ritirare la denuncia..- -certo.. ehm.. non so se sia finita. Tieni presente chi sono i miei genitori. Io non so cosa sia successo dopo che sono svenuta ma so come sono fatti quei due pazzi- sorrise malinconicamente –non ci crederai mai ma erano sotto shock anche loro. Diversamente, dal tuo autista, ma anche loro lo erano. Non era più tempo di parlare. Alex si avvicinò al letto e si sedette, abbracciandomi delicatamente, in modo che non sentissi dolore. Passammo il tempo che l’infermiera ci aveva dato semplicemente abbracciati, coccolandoci.

.... vestiti Eleonora


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Lo so, sono imperdonabile. ho migliaia e migliaia di scusa per questo assurdo ritardo: ho avuto internet staccato per due mesi, sono stata in punizione, non ho uno straccio di idea, io e il mio ragazzo continuiamo a litigare , a scuola va male ....
ma nonostante tutto nessuna di queste scuse è valida. dubito che qualcuno segua ancora la storia ma se siete arrivati a leggere fino a qua vi ringrazio di cuore <3 se c'è ancora qualcuno lasciatemi qualche idea [vostra] riguardante il prossimo capitolo. per favoreeee!
[spero] a presto.
un BaCIo, sophy

 

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