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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Preparativi e buoni propositi *** Capitolo 2: *** Colossale burla sull'espresso *** Capitolo 3: *** Compagne di dormitorio e piccoli dissapori *** Capitolo 4: *** Posta indesiderata e professori inquietanti *** Capitolo 5: *** Nuove alleanze e una pergamena dell'anteguerra magica *** Capitolo 6: *** Aria di Natale e gufi storditi *** Capitolo 7: *** La risoluzione di un mistero *** Capitolo 8: *** Feste sulla spiaggia e paranoie dementi *** Capitolo 9: *** EPILOGO ***
Selene Felicity de Vrie, undici anni compiuti lo scorso sette maggio, lunghi boccoli neri e grandi occhi di un verde stupefacente, sbuffava rumorosamente cercando di chiudere un grosso baule di cuoio posto esattamente al centro della sua grande camera da letto.
< Zia Pauline, non ci sta niente in questo coso! Non riesco a chiuderlo! > urlò la ragazzina scocciata
< Toglici un po' di vestiti allora! Oppure mettili in modo più ordinato, non fare un guazzabuglio come al solito...Ah, se fossi come tua sorella Tiffany, lei non ha nessun problema a fare il baule per la scuola! >
< Per forza > sussurrò di rimando la giovane Selene per non farsi sentire dalla zia < nel suo baule hai appena applicato un incantesimo estensivo irriconoscibile! Potrebbe svuotarci l'armadio là dentro... Ma io sarei ancora TROPPO PICCOLA, e quindi dovrei lasciare a casa tre quarti delle mie cose...uff... >
Alcuni minuti dopo, non senza sforzo, Selene riuscì finalmente a chiudere il baule. I suoi occhi cominciarono a vagare per la stanza, soffermandosi con affetto su un enorme stereo messo in bella vista in un angolo della camera vicino alla grande finestra. Lo aveva acquistato un paio d'anni prima nella Londra babbana, quando aveva dovuto accompagnare la sorella Tif a cercare dei nuovi vestiti, perchè a quanto pareva quelli delle boutique di Diagon Alley proprio non le andavano...la solita delicatina... Comunque, quel giorno era riuscita a filarsela abbandonando Tif dentro ad un camerino, e si era nascosta dentro quel grande negozio di elec-tronica in fondo alla strada. Lì era rimasta subito affascinata da quel grosso coso che emanava suoni meravigliosi. Dopo un po' che lo osservava,cercando di capire come avevano potuto i babbani costruire una meraviglia simile senza l'aiuto della magia, un commesso le si avvicinò chiedendole se era interessata ad acquistarlo. Lei non ne era sicura, ma dopo che il commesso le ebbe spiegato comu funzionava l'arnese ( a dire la verità non senza un'espressione sconcertata, avendo capito che la ragazzina davvero non aveva la più pallida idea di cosa esso fosse), Selene decise che doveva assolutamente averlo. Così sborsò al commesso i soldi risparmiati dalle paghette di anni e anni (opportunamente cambiati in sterline babbane) per uscire dal negozio con tra le braccia quel coso enorme e un mucchio di "CD" consigliateli gentilmente del commesso. Tiffany era infuriata per la sua fuga, ma la sua reazione fu niente in confronto a quella di zia Pauline: per poco non le venne un colpo al cuore! Le fece una sfuriata che si sarebbe ricordata per tutta la vita, ma Selene non si pentì mai del suo acquisto: il suo stereo le era diventato irrinunciabile in quei due anni, adorava la musica e adorava ballare, e davvero non sapeva come avrebbe fatto a privarsene per l'intero anno scolastico...Se solo la zia Pauline avesse incantato anche il suo baule come quello do Tif! Era una vera ingiustizia, ma d'altra parte sua zia aveva sempre avuto le sue preferenze per sua sorella, e un astio particolare nei confronti di Selene, che non ne capiva davvero il motivo... Ok, forse era disordinata e confusionaria, esattamente il contrario di Tif, e forse aveva il suo bel caratterino, non esattamente buono e gentile come quello della dolcissima sorellina Charlotte, ma era una ragazza simpatica e sveglia, e sapeva come farsi voler bene da tutti quelli che le stavano attorno, eccetto naturalmente la zia Pauline.
In quel momento, comunque, le dispiaceva particolarmente non essere la preferita della zia: grazie al famoso incantesimo nel suo baule, avrebbe potuto portare a scuola non solo lo stereo,ma anche il grande ritratto ad olio di sua madre che stava appeso nella parete della sua camera. Le dispiaceva davvero lasciarlo lì, perchè quella specie di "surrogato di mamma" le stava molto a cuore, sebbene fosse un ritratto babbano e non magico,e quindi non poteva comunicare con lei, le infondeva sempre coraggio e fiducia, anche nei momenti più bui.
Perchè poi Selene non potesse fare affidamento sulla sua vera madre, Elora Danae, era una storia molto triste. quando Selene aveva tre anni,un freddo pomeriggio di novembre, poco dopo che l'Oscuro Signore era stato sconfitto dal piccolo Harry Potter, un maledetto giovedì 11 novembre per la precisione, si trovava sola in casa con i suoi genitori, mentre le sue sorelle erano dalla nonna materna. Non ricordava davvero il motivo per cui non fosse anche lei dalla nonna, ma comunque era lì che giocava con sua madre vicino al laghetto nel grande giardino della tenuta dei de Vrie, mentre suo padre Daniel passeggiava nervosamente avanti e indietro per il vialetto d'ingresso, quando LEI arrivò.
Una visita davvero inaspettata quella di Bellatrix Black in Lestrange, che lasciò i suoi genitori di stucco; se così non fosse stato forse avrebbero fatto a tempo a prendere la bacchetta e a difendersi, ma meno di dieci secondi dopo che la Mangiamorte aveva messo piede nella tenuta suo padre giaceva immobile nel vialetto, colpito al petto da un fiotto di luce verde.
Bellatrix rideva e gridava, Selene non ricordava cosa dicesse, ma i momenti segenti rimasero impressi nella sua mente in maniera indelebile.
La strega si rivolse verso sua madre, disarmata, e dopo che le due donne ebbero scambiato poche parole (ancora una volta Selene non sapeva dire che cosa si fossero dette), la uccise di fronte agli occhi della piccola. Ricordava precisamente il corpo di sua madre che si afflosciava al suo fianco e i suoi occhi color cioccolato che la fissavano senza più vederla. Ora, se Bellatrix non avesse avuto quella vena sadica e psicopatica e folle, selene avrebbe fotto la fine dei suoi genitori. Invece Bellatrix era quella che era, e volle torturare la bambina prima di finirla. Ma non raggiunse mai il suo scopo perchè QUALCUNO la salvò. Non ricordava chi fosse, anni dopo le avevano raccontato che l'elfa domestica di famiglia aveva avvisato un gruppo di maghi buoni noti come Ordine della Fenice, me Selene non era sicura di questo. Non lo aveva mai raccontato a nessuno, ma nei suoi sogni riviveva spesso la scena: un giovane uomo che combatteva con Bellatrix, la Mangiamorte che fuggiva lasciando la bambina sconvolta ma a prima vista illesa, lo stesso giovane che poi la cullava e la faceva addormentere. Solo quando si era svegliata aveva visto i maghi dell'Ordine, ma del giovane uomo nemmeno l'ombra. Era solo un ricordo che dopo quel pomeriggio continuava a tormentarla, un altro doloroso ricordo che Bellatrix le aveva lasciato, insieme alla cicatrice bianca a forma di mezza luna sul polso sinistro.
Da quel giorno la vita delle tre bambine de Vrie cambiò: si trasferirono dalla nonna materna, ma dopo qualche mese quella morì di crepacuore, e le ragazze tornarono a vivere nella tenuta dei de Vrie accudite, come sappiamo, dalla zia del loro defuno padre, Pauline.
Incubi su quel tragico evento tormentarono le notti di Selene per molti anni, incubi in cui si mischiavano la risata folle di Bellatrix, fiotti di luce verde e rossa, il volto immobile di sua madre, dolore e freddo, e poi l'uomo misterioso naturalmente.
Ora però, che quasi otto anni erano passati dal tragico evento, la ragazzina era riuscita in qualche modo a controllare i suoi sogni, a superarli, e si prepareva piena di aspettative ad affrontare il suo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Mentre quella sera andava a dormire, per quella che sarebbe stata l'ultima volta nel suo letto per molto tempo, Selene pensava che a scuola la sua vita sarebbe cambiata. Niente più zia Pauline che la rimproverava per qualsiasi cosa facesse, niente più gente che la paragonava alla sua perfetta sorella maggiore. Anzi, a pensarci bene avrebbe anche potuto prendere un po' la distanze da Tif: dopo tutto sua sorella andava al terzo anno e lei al primo e poi avevano dei caratteri completamente diversi. Almeno così Tiffany non avrebbe potuto starle sempre addosso come un segugio, sgridarla e poi raccontare tutte le sue malefatte a zia Pauline, sempre ammesso che non riuscisse a stroncarle sul nascere... No, si sarebbe trovate degli amici fantastici e sarebbe riuscita a scatenare la sua indole confusionaria e vivace che a casa doveva sempre tenere sotto controllo.
Con un ultimo sorriso e questi rassicuranti pensieri che ancora le frullavano per la testa, Selene si addormentò, pronta per la sua avventura.
NOTA: Questo è il primo capitolo della storia, in cui già compaiono i primi grandi enigmi della vita di Selene: perchè quel giorno non si trovava dalla nonna? perchè Bellatrix ha attaccato i suoi genitori? perchè sua zia Pauline la tratta così freddamente? e soprattutto, CHI è il misterioso umom che l'ha salvata?
Nel corso del racconto tutte queste domande troveranno risposta, nel frattempo nel prossimo capitolo ci sarà la grande comparsa in scena degli adorabili gemelli Weasley! Credo che riuscirò a pubblicarlo solo tra due settimane perchè domani parto per il mare, intanto fatemi sapere cosa ne pensate della storia e di questo primo capitolo!!!
Se Selene la notte prima si era ripromessa di mantenere una
distanza dalla sorella perfettina, qualcun altro la
mattina del primo settembre, in una casa sghemba nei pressi del villaggio di OtterySt.Catchpole stava
architettando una burla colossale ai danni di un ignaro fratello maggiore.
Un
ragazzo dai capelli rossi stava infilando con una per lui insolita delicatezza
un misterioso pacchetto informe nel suo baule, mentre un ragazzino a lui
identico lo osservava con un enorme ghigno dipinto sul volto.
< Ecco
fatto Fred! > esclamò il primo ragazzo < La fase preliminare del piano anti-Percy è completata >
<
Ottimo George! Finalmente quella specie di gufo allampanato la pagherà per aver
spifferato a mamma che siamo stati noi a dare fuoco alla bambola di Ginny >
< Che
poi a dirla tutta mica è stata del tutto colpa nostra! Voglio dire, quella
bamboletta era abbandonata sulla poltrona… >
< …sola soletta, che ci guardava…
>
<
Sembrava stesse dicendo: ‘avanti George, muoio dalla voglia di essere la cavia
di uno dei vostri fantastici esperimenti’ >
< Già.
Insomma, chiunque capirebbe che noi c’entriamo pochissimo con quello che è
successo poi: quella bambola aveva tendenze suicide! >
< Ben
detto Fred! Alla fine noi abbiamo solamente esaudito i suoi desideri! >
< Sì,
e poi proprio sul più bello che eravamo riusciti a convincere la mamma che era
stato la spettro in soffitta che aveva sequestrato la bambola…
>
<
salta fuori Perce con i suoi
resti bruciacchiati che dice di aver trovato in camera nostra! >
< E
poi chi l’ha sentita più mamma Molly! >
< Hai
ragione fratello. Una sgridata da paura quella… Ecco perché… > cominciò George ghignando
<Perce merita assolutamente di essere punito per la sua
cattiva condotta! > concluse Fred stirando le labbra in un ghigno
cospiratore identico in tutto e per tutto a quello del fratello.
<
Fred! George! Venite giù immediatamente! E sbrigatevi a caricare i bauli o
perderete il treno! >
All’ urlo
minaccioso della madre, i gemelli risposerò all’unisono un < Arriviamo
mamma! >, e cominciarono a trascinare i loro bauli giù per la scale, mentre
un sorriso innocente compariva nei loro volti sostituendo il ghigno malizioso
di poco prima, che ormai tutti i membri della famiglia avevano imparato ad interpretare
come ‘segnale di pericolo imminente’.
<
Lenny mi mancherai tantissimo mentre sarai a scuola! >
< Ma
dai Charlie, vedrai che un anno passerà in frettissima.
E poi con me lontana che non ti coinvolgo nei miei ‘piani malefici’ zia Pauline
non avrà proprio nessun motivo per rimproverarti. Te la spasserai a far la
figlia unica! >
< Ma
che dici Lenny, mi annoierò a morte! Solo io e zia Pauline…davvero,
voglio bene anche a lei, come ne voglio a Tif, ma non
è come con te… >
Selene sorrise
tra sé e sé. Anche se la piccola Charlie era totalmente incapace di dire
qualcosa di cattivo o di pensar male di qualcuno, capiva benissimo quello che
la sua sorellina voleva dirle. Lei, che la superava in età di tre anni, era per
Charlotte un incrocio tra una sorella maggiore, una mamma ed una migliore
amica. Non erano mai state separate così a lungo, ed era sicura che la sua
dolcissima sorella minore le sarebbe mancata moltissimo. Era l’unico membro
vivente della sua famiglia a cui fosse legata così profondamente.
< Non
ti preoccupare Charlie. > rassicurò la sorellina interrompendo le proprie
riflessioni < Ti scriverò ogni santissimo giorno e ti racconterò ogni minimo
particolare della mia vita scolastica. Ti annoierò talmente
tanto con le mie lettere che non avrai proprio il tempo di sentire la mia
mancanza! >
< Tu
non potresti mai annoiarmi Lenny > ribattè l’altra
convinta < ma non vedo proprio come farai a scrivermi così spesso se non hai neanche un gufo tutto tuo! >
< Ah,
questo non è un problema. Ruberò a Tif il suo…ehm, voglio dire prenderò a prestito! > aggiunse
rapidamente cogliendo l’occhiataccia della sorellina.
Quanto
poi al fatto che sua sorella avesse un gufo tutto suo e lei no, era stata una
scelta sua. Sua zia si era offerta di regalargliene uno per il suo compleanno,
così che lo potesse portare a scuola, ma a lei quegli uccelli notturni e quieti
non piacevano granchè. Tif
allora le aveva proposto un gatto, ma niente da fare: Selene
odiava quegli animali solitari e troppo alteri. Così alla fine si era deciso
per un cane. Per la precisione un'adorabile cucciola di Pastore Bernese di nome
Maya, che ora dormiva tranquilla nella sua cesta sopra al carrello che Selene spingeva attraverso la stazione affollata. Sì,
perché nonostante la lettera d’ammissione dicesse che gli studenti potevano
portare solamente ‘o un gufo o un gatto o un rospo’, lei si era categoricamente
rifiutata di separarsi dal suo cucciolo. Zia Pauline aveva dovuto scrivere a
Silente, il preside in persona, per ottenerle il permesso di portarselo
appresso. Forse l’aveva fatto solo per non doversi occupare personalmente del
cucciolo (odiava i cani almeno quanto la nipote odiava i gatti), ma comunque Selene aveva ottenuto ciò che voleva: il preside infatti
aveva risposto che se il cane era ben educato e se la ragazzina si fosse
assicurata che non vagasse per il castello fuori controllo, non c’era nessun
problema se lei lo portava ad Hogwarts.
Nuovamente
persa nei suoi pensieri, per poco Selene non andò a
sbattere addosso alla zia, che si era arrestata improvvisamente a ridosso della
barriera tra i binari nove e dieci. Giusto, ora dovevano aspettare che i babbani non le vedessero per attraversare la barriera e
raggiungere il binario nove e tre quarti. Passati alcuni minuti, Selene e Charlie seguirono la zia e Tif
attraverso la barriera incantata. Nessuna delle due ebbe particolari problemi
nel farlo, dopotutto era già il terzo anno che raggiungevano il binario in quel
modo, da quanto Tiffany aveva cominciato ad andare a scuola. Arrivate
dall’altra parte della barriera videro la sorella maggiore intrattenersi con un
ragazzo allampanato dai capelli rossi che portava un paio di occhiali cerchiati
di corno in bilico sul naso.
< Oh Percy, questa è mia sorella Selene,
comincia scuola quest’anno >
<
Molto piacere Selene, sono Percy,
PercyWeasley > si
presentò pomposamente il rosso tendendole la mano < a tua disposizione per
qualsiasi cosa dovessi aver bisogno ad Hogwarts >
< Ehm,
me ne ricorderò grazie > rispose Selene
appuntandosi mentalmente di tenersi alla larga da quella copia di Tif in versione maschile.
<
Qualsiasi cosa per le sorelle de Vrie. Ora scusatemi,
vado a cercare uno scompartimento libero. Ci vediamo sul treno Tiffany! >
<
Certamente Percy! >
Nel
frattempo le due piccole della famiglia de Vrie si
guardavano di sottecchi trattenendo a stento le risate alle parole altisonanti
del rosso.
<
Forza ragazze, meglio che saliate sul treno anche voi >
Selene strinse
la sorellina in un forte abbraccio sussurrandole < Anche tu mi mancherai
Charlie. Ti voglio bene >. Un bacio frettoloso e già zia Pauline che la
rimbrottava dicendole di sbrigarsi, così si affrettò a caricare il baule e a
seguire la sorella sul treno. Riuscì a parlare con Charlie per altri pochi
minuti attraverso le porte aperte, poi il treno cominciò a muoversi e la zia le
chiuse energicamente. Selene guardò attraverso il
vetro sua sorella sbracciarsi per salutarla fino a che la piccola figurina
scomparve dietro ad una curva.
Quindi si
girò verso il corridoio e Tiffany, che per tutto il tempo era rimasta dietro di
lei, le chiese con un tono poco convinto se volesse che si trovassero uno
scompartimento assieme. < Per carità > pensò Selene
fra sé e sé, e le disse di andare pure a cercare i suoi amici, che lei si
sarebbe trovata un posto da sola. Così imboccò la direzione opposta del
corridoio da quella in cui aveva visto sparire la sorella e cominciò a guardarsi
attorno alla ricerca di uno scompartimento libero, che non riuscì a trovare, e
alla fine aprì le porte di uno dove una ragazza dai corti capelli castani e la
pelle ambrata leggeva assorta una rivista.
<
Scusa, mi posso sedere? >
<
Certo fa pure! > rispose l’altra sollevando gli occhi e arrossendo
lievemente.
<
Comunque io sono Selene, e vado al primo anno >
< Oh,
vado al primo anno anche io… Mi chiamo Bethany >
<
Piacere Bethany.E in quale Casa pensi di finire? >
< Non saprei…i miei genitori erano entrambi Tassorosso,
quindi probabilmente verrò smistata lì anche io. Tu invece? >
< Bè, mio padre era un Corvonero,
come la mia sorella maggiore, Tiffany. Ma io spero proprio di non finire nella
sua stessa Casa, anzi vorrei essere una Grifondoro,
come mia madre. >
< Ah,
hai una sorella maggiore? >
< Sì,
fa il terzo anno, ma non andiamo molto d’accordo. Ho anche una sorella di otto
anni, Charlotte, a cui voglio davvero molto bene. Tu invece hai fratelli dentro
o fuori Hogwarts? >
< No,
io sono figlia unica >
< Oh… > fece Selene non sapendo
bene che altro dire.
Ben
presto il silenzio che si era creato nello scompartimento cominciò ad
inquietarla: al contrario di Bethany, che sembrava
completamente a proprio agio senza parlare, lei aveva assolutamente bisogno di
un po’ di rumore, così le chiese che cosa stesse leggendo di tanto
interessante.
< Ehm,
niente di speciale in realtà > fece l’altra arrossendo nuovamente < è
solo un inserto della Gazzetta del
Profeta di qualche giorno fa.
Praticamente descrive le caratteristiche della persona in base a quelle della
sua bacchetta >
<
Forte! E quali sono i tuoi risultati? >
< Oh
allora, la piuma di fenice indica una grande forza morale, la buona elasticità
una personalità amabile a dispetto delle apparenze, l’acero un grande
attaccamento alle persone care >
< Wow!
Sei una persona speciale, Bethany > affermò Selene in tono serio. L’altra arrossì ancora più di prima.
< No,
credo sia solo la mia bacchetta ad esserlo… Vuoi che
ti dica che cosa indica la tua? >
L’altra
rimase decisamente stupita: era la prima volta dopo ore che stavano assieme che
le rivolgeva spontaneamente una domanda così diretta.
< Sì
certo > si affrettò comunque a risponderle, perché il rossore sul suo viso
si andava intensificando < allora la mia bacchetta è d’ebano, piuttosto
rigida e l’anima è di crine di unicorno > aggiunse riportando pari pari le parole che Olivander
aveva usato per descriverla circa una settimana prima.
< Allora… sì, crine di unicorno: purezza interiore, mentre
piuttosto rigida indica un certo attaccamento alle proprie idee e un bisogno d'indipendenza e l’ebano…
> sfogliò a lungo la rivista alla ricerca del significato del legno <
eccolo qui! ‘L’ebano è proprio delle persone dal cuore e l’animo nobile’… direi
che anche tu sei una personcina niente male >
concluse sorridendo la sua analisi.
In quel
momento la porta scorrevole dello scompartimento si aprì con uno scatto e due
ragazzi dai capelli rossi, identici fino all’ultima lentiggine, seguiti a ruota
da un ragazzo dalla pelle color cioccolato e un testone pieno di ricci castani
vi si fiondarono dentro.
<
Scusate l’intrusione ragazze > esordì uno dei ragazzi dai capelli rossi <
volevamo solo avvertirvi di rimanere nel vostro scompartimento e di non uscire
in corridoio per, diciamo, un’oretta perché, ehm, io e il mio gemello qui
abbiamo una missione da compiere e non vorremmo che qualcun altro ne fosse
coinvolto. >
Selene si voltò
sbalordita verso la sua compagna di viaggio, ma quella si era di nuovo sepolta
nella sua rivista. Sospirò e sbottò rivolta al ragazzo che aveva parlato: <
Prima di dire alla gente che cosa deve o non deve fare io mi presenterei se
fossi in te e poi > alzò lievemente la voce per interrompere il ragazzo già
pronto a ribattere < che cosa diamine vorreste combinare in corridoio? >
Il rosso
sembrava basito dalla schiettezza della ragazza,ma comunque si riprese in
fretta perché rispose: < Io sono George Weasley,
lui è il mio amico Lee Jordan > indicò il ragazzo alle sue spalle < e lui
è… >
< la
sua copia sputata, ma più bella, intelligente >
< e
incredibilmente più vanitosa e bugiarda! Vi presento il mio gemello Fred >
< Bene
George, Fred, Lee io sono Selene e lei è Bethany > disse sorridendo la ragazza < ora vorreste
dirmi quale sarebbe la vostra ‘missione’? >
< Ehm… diciamo che > cominciò Fred
< si
tratta di una spedizione punitiva…> lo interruppe
George
< ai
danni di nostro fratello maggiore >
< per
fargli capire che ad Hogwarts sarà tutta un’altra
storia > concluse George.
Quei due
ragazzi erano davvero incredibili: gemelli o meno non aveva mai sentito nessuno
parlare a quel modo, sembrava si leggessero nel pensiero! Poi Selene ebbe un lampo d’illuminazione: < Mmm… non è che vostro fratello si chiama Percy? >
< Sì perché?
> risposero i due gemelli decisamente stupiti
< Oh
niente, perché se vostro fratello è Percy avrei una
richiesta da farvi >
I due si
fissarono rabbuiati, poi con un cenno la invitarono a proseguire.
Selene non ce l’aveva
con Percy, sicuramente era un po’troppo pomposo, ma non le aveva fatto niente di male. Però era
amico di Tif, e probabilmente lei sarebbe stata in
sua compagnia, quindi…
< Non
è che vi serve una mano per realizzare il vostro scherzo? >
I gemelli
si guardarono negli occhi sbalorditi.
Un’ora
dopo i tre ragazzi più Selene correvano a rotta di collo
per il corridoio inseguiti da un urlante Percy e da
un’alquanto irata Tiffany. Finalmente raggiunsero lo scompartimento dove Bethany, che si era categoricamente rifiutata di seguirli,
li aspettava.
<
Allora, è riuscito lo scherzo? > chiese loro.
< Ci
puoi giurare! > le rispose Selene, che sorrideva
soddisfatta. I gemelli erano rimasti di stucco vedendo con quanta facilità e in
che modo insospettabile la ragazzina era riuscita a distrarre Percy, mentre loro alle sue spalle lanciavano una cassa
intera di Favolosi Fuochi d’artificio del dottor Filibuster
con innesco ad acqua, ricevuta in regalo per il loro compleanno. L’occhialuto Percy era lanciato in una discussione sulle sue materie
scolastiche preferite quando tutti quei fuochi d’artificio erano esplosi all’improvviso,
e per lo spavento aveva fatto un salto così alto da battere la testa sul
soffitto (cosa piuttosto insolita per un tipo poco atletico come lui) e si era
anche preso una gran botta, prima di scomparire in una marea di girandole e
stelle colorate. Naturalmente i fuochi magici erano freddi, quindi Percy non si era fatto male, ma metà dei ragazzi nell’espresso,
attratti dal rumore, erano usciti dai loro scompartimento ed erano tutti
scoppiati a ridere vedendo il ragazzo saltellare e correre cercando di
liberarsi da tutti quei fuochi. I quattro complici stavano ancora ridendo della
grossa quando era comparsa Tiffany, che con un incantesimo aveva liberato Percy dai fuochi e così i quattro avevano dovuto darsi alla
fuga, con due fratelli maggiori decisamente furiosi alle calcagna.
< Ma
non avete paura di finire in punizione? > chiese ancora Bethany.
Cavoli, Selene non ci aveva proprio pensato: davvero
non voleva essere messa in castigo già il suo primo giorno!
Ma Fred
la rassicurò dicendo: < Niente paura, prima di architettare lo scherzo
abbiamo consultato nostro fratello Charlie, che ci ha assicurato che, come si
dice, ‘quello che succede sull’espresso resta sull’espresso’ >
< In
poche parole nessunissima punizione > concluse George.
< Ma
come, avete anche un altro fratello maggiore allora? > chiese loro Selene
< Oh
sì. Bè ci sono Charlie che è al settimo anno e Bill
che si è diplomato due anni fa e ora lavora alla Gringott.
E oltre al caro Perce ci sono anche Ron e Ginny, che sono ancora a casa però, sono più piccoli di noi
> le confermò George.
<
Comunque ragazzi, prima è passato un prefetto che ha detto che manca poco per
arrivare e che è meglio se ci mettiamo le divise > li informò Bethany.
I tre
ragazzi tornarono quindi al loro scompartimento, mentre le due ragazze si
scambiarono una breve occhiata nervosa prima di cambiarsi.
Capitolo 3 *** Compagne di dormitorio e piccoli dissapori ***
COMPAGNE DI DORMITORIO E PICCOLI DISSAPORI
Selene e Bethany erano appena scese dal treno e cominciavano a
guardarsi attorno nell’oscurità quando udirono una forte voce chiamare a sé
tutti i ragazzi del primo anno. Seguendola, si ritrovarono di fronte ad un
omone enorme, il più grosso che entrambe avessero mai visto, che reggeva una
lanterna e faceva loro segno di avvicinarsi. Quando anche gli ultimi
ritardatari avevano raggiunto l’omone, quello disse loro di seguirlo: avrebbero
raggiunto la scuola in barca, facendo un giro panoramico. Infatti, una dozzina
di barchette erano ferme sulla riva del grande lago che costeggiava il
castello, che i ragazzini ebbero così modo di vedere per la prima volta, tutti
meravigliati da tanta imponenza. Le due ragazze presero posto su una delle
piccole barche insieme ad una moretta occhialuta e a Lee Jordan, che i gemelli Weasley avevano abbandonato per andarsi a sedere di fronte
all’omone, con il quale già scherzavano allegramente, chiamandolo Hagrid.
La traversata non fu
esattamente tranquilla: si scoprì che la ragazza con gli occhiali soffriva il
mal di mare, e sebbene il clima fosse assolutamente sereno e il lago calmo e
piatto come una tavola, ben presto si ritrovò a vomitare sul fianco della
barchetta. Lee, che le era seduto accanto, si ritrasse con una velocità tale e
un’espressione tanto schifata da far scoppiare a ridere le altre due ragazze,
che si guadagnarono così un’occhiataccia furente dalla sfortunata compagna.
Fortunatamente, in breve
erano arrivati al castello, dove appena entrati vennero accolti dalla
vicepreside, la professoressa McGranitt. Li avvisò
che avrebbero dovuto attendere ancora qualche minuto lì nella Sala d’Ingresso,
poi lei li avrebbe accompagnati in Sala Grande, dove si sarebbe potuta tenere
la cerimonia dello smistamento.
Selene prese a
guardarsi attorno per ingannare l’attesa, ma nulla di ciò che vide potè distrarla a lungo, la Sala era decisamente maestosa,
ma l’ansia per ciò che l’attendeva una volta oltrepassata quella porta era
preponderante. Insomma, anche se pensava fosse abbastanza probabile che finisse
tra i Grifondoro, la Casa che tra le quattro le
andava più a genio, c’era sempre la possibilità (orribile a dirsi!) di venire
smistata a Corvonero, sotto la perenne sorveglianza
di Tif, che dopo l’episodio del treno sarebbe stata
ancora più zelante.
Aaah, inutile
fasciarsi la testa prima di romperla! Se la sarebbe cavata, sempre e comunque:
se anche fosse stata una Corvonero, la cosa non
avrebbe cambiato affatto le prospettive che aveva per i sette anni futuri.
Finalmente la vicepreside
giunse ad interrompere quelle riflessioni, e tutti i primini
la seguirono nella Sala Grande.
La prima impressione che
ne ebbe Selene, vedendo il cielo notturno sopra di
sé, fu quella di trovarsi in un enorme gazebo. Tuttavia, si rese subito conto
che un gazebo non poteva certo avere quelle spessissime pareti, dotate di
finestre per giunta, inoltre non potevano assolutamente trovarsi all’aperto:
l’atmosfera era calda e accogliente, mentre fuori nel lago il clima quasi
autunnale l’aveva costretta ad imbacuccarsi ben bene nel mantello. Doveva
trattarsi quindi di una qualche illusione o incantesimo.
Ancora presa a guardare il
soffitto, Selene si trovò ben presto davanti
all’ultima delle cinque grandi tavole che erano disposte nella Sala, quella su
cui erano seduti gli insegnanti. Tutti gli studenti, già seduti alle rispettive
tavolate, guardavano i nuovi arrivati, ma la loro attenzione venne quasi
immediatamente catturata dal cappello che la professoressa McGranitt
aveva appena appoggiato sullo sgabello lì vicino.
Il vecchio cappello ebbe
come uno spasimo e poi, ebbene sì, prese a canticchiare. Selene
sobbalzò: mannaggia a Tiffany che non le aveva mai voluto rivelare come
avveniva lo smistamento! Ora, stando a quello che diceva il cappello, avrebbe
dovuto semplicemente indossarlo e quello l’avrebbe spedita nella Casa che più
le si addiceva. La cosa non le andava particolarmente a genio: non le piaceva
che il suo futuro venisse determinato da un pezzo di stoffa lacero. Stava per
comunicare le sue incertezze a Bethany quando ci fu un
attimo di silenzio, seguito da un fragoroso applauso: il cappello aveva smesso
di cantare, lo smistamento cominciava.
< Anderson Jack! >
declamò la professoressa McGranitt.
Un ragazzo pallido con
lunghi capelli neri si staccò dal gruppo e si calcò il cappello sulla testa, il
quale dopo alcuni secondi di silenzio gridò < CORVONERO! >. Il ragazzo
raggiunse il secondo tavolo sulla sinistra, dove i suoi nuovi compagni lo
attendevano festanti.
< Brinch
Olivia! >, la ragazza che aveva fatto compagnia a Selene,
Bethany e Lee durante la traversata al lago, ancora
pallidina in viso, raggiunse il cappello. Questa volta passarono diversi minuti
prima che l’urlo < GRIFONDORO! > spezzasse il silenzio nella Sala. Mentre
la ragazzina si dirigeva verso il tavolo all’estrema sinistra (dove a dire la
verità non tutte le facce erano festanti e soddisfatte), Selene
scambiò un’occhiata eloquente con Lee, che commentò: < Se quella è
‘coraggiosa di cuore’… >
Ma venne interrotto dal
grido del cappello: Courtney Mark aveva appena raggiunto Olivia al tavolo dei Grifondoro. Successivamente, Crawford Scott si era unito al
tavolo dei Tassorosso sulla destra, mentre DalbotDorian fu il primo Serpeverde della serata.
< De VrieSeleneFelicity
>
La ragazzina percorse la
breve distanza che la separava dallo sgabello cercando di mostrare più
sicurezza di quanta in realtà non ne provasse, forse senza riuscirci
completamente.
< Mmm…
che cosa abbiamo qui? > le sussurrò il cappello all’orecchio < una
testolina interessante questa: vedo un buon cervello, anche se una certa scostanza… tuttavia l’intuito di cui sei dotata è ben
apprezzato tra i Corvonero, ma vediamo, vediamo… hai del fegato ragazzina! Sì, coraggio e audacia,
uniti ad una certa testardaggine, se posso dirlo, e infine, oh sì, costante ricerca
di libertà e indipendenza… no, Corvonero
non fa per te… sì ho deciso…
GRIFONDORO! >
Selene tirò un
sospiro di sollievo e si unì al tavolo festante dei rosso oro. Sopraffatta
dalle attenzioni dei compagni, seguì poco lo smistamento, ma si voltò nuovamente
verso il cappello quando la McGranitt annunciò il
nome di
< GardinerBethany! >
Seguì una breve pausa, poi
il cappello prese la sua decisione: Bethany era una Grifondoro! Bene, si disse Selene
mentre la compagna prendeva posto alla sua sinistra, quella era una ragazza
tutta da scoprire.
Anche Lee, seguito da
Angelina Johnson e Jacob Lovett,
raggiunse il tavolo dei Grifondoro, mentre dopo di
loro KainMontague fu
smistato a Serpeverde.
Selene perse
completamente di vista la cerimonia dopo che Montague
raggiunse i suoi compagni e si limitò a festeggiare con gli altri quando anche
Alicia Spinnet si unì ai rosso oro.
Finalmente, quando i
gemelli Weasley vennero assegnati entrambi, manco a
dirlo, a Grifondoro, lo smistamento si concluse e
dopo un conciso benvenuto del preside i vassoi, fino a quel momento vuoti,si
riempirono di cibo delizioso e il banchetto ebbe inizio.
< Allora Felicity> esordì George, seduto alla sua
destra, calcando sul suo secondo nome e facendola sbuffare sonoramente: non lo
aveva mai sopportato < mi hai appena fatto guadagnare un galeone! >
< Non provare mai più a
chiamarmi così, George Weasley, se non vuoi che ti
aizzi il cane contro > era una minaccia assolutamente a vuoto: il massimo
che Maya avrebbe potuto fargli era leccargli la faccia, ma il gemello non lo
sapeva.
< Cosa ti avrei fatto
guadagnare comunque? >
< Un galeone! Io e Fred
avevamo scommesso sulla Casa in cui saresti stata smistata. Io gli avevo detto
che era impossibile, ma lui era convinto che saresti potuta benissimo essere
una Serpeverde, vista la tua perfidia….
Insomma, ingannare il povero Perce così, non ti senti
in colpa? > le spiegò ghignando, mentre si serviva di pasticcio di rognone.
< Assolutamente no, e
cos’hai detto scusa? Serpeverde, io?! Ricordami di
strozzare il tuo gemello appena mi capita a tiro! >
< Ah non credo di
poterlo fare > ribattè l’altro dopo aver
inghiottito un grosso boccone di pasticcio < prima di tutto perché
rischieresti di scambiarmi per lui, e ci tengo alla pelle io…
e poi senza Fred a casa sarebbe un disastro: darebbero a me la colpa per tutte
le malefatte, e non ho proprio voglia di prendermi a carico tutte le punizioni
vacanti della famiglia Weasley! >
< Pfff…
Comunque, a proposito di Percy, pensi che tuo
fratello mi odierà per tutta la vita? >
< Ma figurati! Farà
l’offeso per qualche giorno, ma poi tutto come prima. Se proprio ci tieni
chiedigli scusa, ma sono circa dieci anni che io e Fred gli facciamo dispetti
di ogni genere, e ancora non siamo riusciti a farci odiare >
< Bene. Mi
dispiacerebbe che restasse arrabbiato con me, siamo anche compagni di Casa
adesso >
< Già. Ma sta attenta:
ora che ha capito con chi ha a che fare sarà sempre pronto a sospettare di te,
come fa con me e Fred >
< Me ne ricorderò >
rispose Selene, servendosi nuovamente di tagliata
sanguinolenta (il suo piatto preferito) e tornando a concentrarsi sul cibo.
Poco dopo, i vassoi sul tavolo si svuotarono e si riempirono di dolci di ogni
tipo.
Dopo che tutti si furono
rimpinzati per bene e che i vassoi erano tornati di nuovo vuoti, il preside
tenne il vero discorso di inizio anno: presentò il nuovo insegnante di Difesa
contro le Arti Oscure, il professor Gray (un tipo
alto, dai lineamenti severi, che a Selene ricordò
vagamente l’illustrazione di un vampiro che aveva visto su uno dei libri della
zia), fece una breve sintesi dei prodotti che il signor Gazza, il custode,
aveva bandito dalla scuola, e ricordò che l’accesso alla Foresta Proibita nel
parco del castello era vietato a tutti gli studenti. Infine diede loro la buonanotte
e invitò ciascuno a raggiungere il proprio dormitorio.
Selene seguì Bethany nella fila dei Grifondoro
del primo anno che venivano guidati da un prefetto verso la sala comune.
Percorsero innumerevoli scale e passaggi nascosti, poi finalmente si trovarono
davanti ad un grande ritratto raffigurante una signora davvero molto grassa
vestita di rosa.
< Parola d’ordine? >
fece quella
< Acromantula
> rispose il prefetto sicuro, e tutti i primini lo
seguirono attraverso l’apertura circolare che si era rivelata dietro al
ritratto. Sbucarono in una stanza circolare anch’essa, con soffici poltrone e
un camino dove il fuoco scoppiettava allegro.
La stanchezza cominciava a
farsi sentire, e Selene stava per raggiungere la
porta del dormitorio femminile quando una mano le si posò sulla spalla.
< Troppo stanca per
quattro chiacchere in compagnia? Vieni, c’è qualcuno
che ti vuole conoscere > si girò e si trovò di fronte uno dei gemelli Weasley. L’altro rideva in compagnia di un ragazzotto
muscoloso dai capelli rossi. Li raggiunsero e quest’ultimo fece < Allora, tu
sei la ragazza che ha reso possibile lo scherzo a Percy!
I miei complimenti! Non vedevo un dispetto più riuscito da un sacco di tempo, e
considera che vivo sotto lo stesso tetto di questi due > affermò indicando i
gemelli.
< Grazie, ehm… >
< Charlie > rispose
il ragazzo allo sguardo interrogativo di Selene <
sono il fratello maggiore di questi scavezzacolli qui, come avrai capito >
< Oh sì, mi avevano
parlato di te. Però adesso scusatemi, sono davvero stanca e domani cominciano
le lezioni, quindi buonanotte a tutti! >
Si congedò e raggiunse la
porta del dormitorio, salì una scala a chiocciola e finalmente trovò la sua
camera: dentro c’erano cinque letti a baldacchino dall’aria decisamente comoda.
Bethany, Angelina, Alicia e Olivia avevano già
sistemato le loro cose e si stavano preparando per andare a dormire.
Sospirando, Selene aprì il suo baule: avrebbe
sistemato i vestiti l’indomani, ma c’era una cosa che doveva assolutamente fare
quella sera. Aprì il libro di Pozioni e prese le due foto che ci aveva inserito
dentro, per non rovinarle. Una raffigurava lei, appena nata, in braccio a sua
madre, l’altra era stata scattata l’estate precedente: c’erano lei e Charlotte
sedute sulla scogliera, con i piedi che dondolavano sull’acqua, abbracciate e
sorridenti. Le appiccicò con il magiscotch dietro al
suo letto, che si trovava tra quello di Bethany e
quello di Angelina. Soddisfatta del risultato, si accucciò vicino alla cesta e
liberò il cane. Maya le leccò festante le mani, felice di vederla, poi cominciò
a zampettare in giro con la sua camminata buffa e sbilenca.
< Tieni lontano quell’orribile
cosa da me! > strillò Olivia vedendola.
< Scusa? > le
rispose Selene gelida. Il suo adorato cucciolo un’orribile
cosa? Quella ragazza stava esagerando, e il suo tono non le piaceva per niente.
< Hai capito benissimo!
Non capisco proprio come tu abbia potuto pensare di portarla qui! Io ho… >
< Fammi indovinare, una
terribile paura dei cani? >
< Bè…
sì! > ribattè l’altra irata < E comunque non
dovrebbe stare qui, la lettera diceva… >
< So benissimo che cosa
diceva la lettera! Si da il caso che mia zia abbia scritto a Silente, e che lui
in persona mi abbia dato il permesso di portarla. Maya ha il diritto di stare
qui quanto te! > concluse seccata. Decisamente Olivia non le piaceva: Selene riconosceva di essere piuttosto permalosa, non
sopportava che si toccassero le cose che le erano care; forse quella era una
scaramuccia da niente, ma il tono saputello e pedante della compagna le aveva
fatto saltare i nervi.
< Non mi interessa a
chi ha scritto tua zia, io qui il tuo cane non lo voglio! >
< Senti un po’, razza
di idiota fifona… >
< Ragazze…
> intervenne Bethany cercando di calmarle: il tono
di Selene non prometteva niente di buono.
< Ragazze un bel niente!
Ma a voi non da fastidio? Non dovrebbe essere permesso, insomma! >
< No > questa volta
fu Angelina a parlare < se Selene ha avuto il
permesso di portare il cane per me non c’è problema. E poi è proprio carina!
> concluse sorridendo, mentre Alicia annuiva vigorosamente.
< Dovrai adattarti,
Olivia. Ma comunque io l’ho vista Maya, sul treno, è stata tranquilla per tutto
il viaggio, e poi non vedi, non fa del male ad una mosca! >
< Oh d’accordo! Quand’è
così, io me ne vado a letto! > fece l’altra stizzita, tirando con uno scatto
le tende rosse.
< Ma guarda un po’ che tipa… >
< Ah lascia stare Selene. Ha paura anche della sua ombra quella! > le
disse Angelina.
< Sì, prima quando per
sbaglio ho sbattuto la porta del bagno ha fatto un salto alto così > rincarò
la dose Alicia < però è proprio una pesante eh…. Incavolarsi
in questo modo per un cucciolo! >
< Sì Selene hanno ragione le ragazze: lasciala perdere, non è il
caso di mettersi nei guai per una così! >
Confortata dal sostegno
delle compagne, ma ancora piuttosto stizzita con Olivia, Selene
augurò loro la buonanotte e s’infilò a letto. Ma non doveva assolutamente
lasciarsi prendere dal rancore prima di addormentarsi, la nonna le aveva
spiegato che cosa sarebbe successo… Si tranquillizzò
pensando al suo cucciolo, e quella notte dormì sogni sereni.
Ecco
finalmente il capitolo! Diciamo che è un po’ di passaggio, cose da chiarire non
mi sembra ce ne siano… Ah il nome di Montague l’ho trovato cercando un po’, c’erano tre
possibilità quindi è probabile che in altri racconti venga chiamato con altri
nomi (Graham o Craig teoricamente). Comunque è il Montague
che Fred e George al loro ultimo anno ficcano nell’armadio svanitore,
per intenderci J
Fatemi
sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia!
Capitolo 4 *** Posta indesiderata e professori inquietanti ***
POSTA INDESIDERATA E PROFESSORI INQUIETANTI
POSTA INDESIDERATA E PROFESSORI INQUIETANTI
<
Selene… Selene! >
<
Inutile Bethany, non la sveglieremo mai così >
<
Ahia! >
La
giovane De Vrie si tirò su di scatto sedendosi sul letto, incrociando lo
sguardo esasperato della Gardiner e quello divertito della Johnson, che ancora
aveva un grosso cuscino tra le mani.
<
Accidenti a te Angelina, una sveglia meno traumatica no? >
<
Chiedo scusa, miss Dormigliona 1989! Per inciso, io mi sbrigherei fossi in te,
non credo che la colazione resti al tavolo in eterno, e se per prepararti
impieghi lo stesso tempo che hai usato per svegliarti… >
< Ho
capito, ho capito! >
Selene
sbuffò, pensando che dopo tutto quello che aveva
mangiato la sera prima avrebbe anche potuto fare a meno della colazione e
dormire ancora un po’. A quanto pareva però il suo cervello e il suo stomaco non si trovavano molto d’accordo, così si alzò controvoglia
e cominciò ad indossare la divisa. Capì che avrebbe potuto fare con molta più calma quando si rese conto che il bagno era occupato da
almeno mezz’ora da (perché la cosa non la stupiva?) la Brinch. Dopo
che l’odiosa ragazzina ebbe terminato la sua irrinunciabile lunghissima
toilette e Selene potè finalmente usare il gabinetto
a sua volta, scese le scale del dormitorio e seguì le altre alla volta della
Sala Grande.
Sfortunatamente,
nessuna delle quattro la sera prima aveva prestato granchè
attenzione al percorso che avevano seguito per raggiungere la
Sala Comune, un po’ per leggerezza, un po’
perché erano davvero stanche, così percorrerlo a ritroso fu un’
impresa tutt’altro che semplice. Fu solo
grazie alla provvidenziale comparsa di un gruppo di Tassorosso
che si affrettarono a seguire, se dopo tutto quel tempo perso tra scale rotanti
e corridoi ciechi riuscirono a raggiungere le Sala.
<
Dannatissime scale! Già questa scuola è enorme e labirintica di
suo, pure quelle devono mettersi a complicare la situazione… non
riuscirò mai ad orientarmi in questo castello! >
Selene si
stava ancora lamentando quando le quattro giovani Grifondoro giunsero al loro tavolo, e si sedette sulla
panchina con mal grazia.
<
Mattinata difficile? > le chiese George (o Fred, di prima mattina e a stomaco vuoto abbandonò
completamente il tentativo di distinguerli). Lui sedeva rilassato di fronte a
lei, vicino all’inseparabile gemello e all’immancabile Lee. Tutti e tre
sorridevano soddisfatti di fronte ai loro piatti vuoti: evidentemente avevano
appena terminato una colazione gustosa ed abbondante.
<
Lascia stare, gemello numero uno, io ed il mio pessimo
senso dell’orientamento ti saremmo grati se evitassi di sfottere >
< Aha! Hai sentito Fred? Gemello numero uno! Quindi tu sei il
numero due, ovvero uno scalino sotto al sottoscritto,
come dovrebbe giustamente essere! >
Quello
che evidentemente doveva essere George sghignazzava
dando di gomito al gemello, che invece sembrava piuttosto contrariato.
< Aaaah zitto George! E poi io mi
guarderei bene dall’esaltarmi per i complimenti di una che si perde per trovare
la Sala Grande…
e che nei prossimi giorni dovrà anticipare di parecchio la propria sveglia se
vorrà frequentare le lezioni… non che riuscire a fare una colazione decente >
A
quel punto entrambi i gemelli e Lee ghignavano rivolti verso la
ragazza, che si era appena vista scomparire sotto il naso la caraffa di succo
di zucca che stava per afferrare, insieme a tutte le altre pietanze presenti sulla
tavola, ad eccezione del misero toast che teneva in mano.
<
Perfidi > pensò Selene < infierire così su una povera ragazza affamata, e
assonnata per giunta! Oltretutto non hanno tutti i torti, è
probabile che domani dovrò davvero alzarmi all’alba se voglio riuscire a
mangiare qualcosa, a meno che… >
< A meno che voi tre baldi giovani non mi facciate da guida
per tutto il castello fina a quando non avrò imparato ad orientarmi da sola
> concluse la ragazza ad alta voce, sorridendo.
I tre non
fecero in tempo a ribattere che un frullo d’ali annunciò l’arrivo dei gufi con
la posta mattutina. Tutte le teste presenti nella Sala si alzarono
contemporaneamente scrutando il soffitto (quel giorno nuvoloso e grigio),
ciascuna cercando un pennuto familiare in mezzo a quella masnada. I gemelli Weasley avevano un’ espressione
allarmata, che si vedeva raramente sui loro volti identici. Seguendo i loro
sguardi, Selene notò un gufo che svolazzava frastornato, apparentemente non del
tutto in grado di consegnare la grossa busta rossa che trasportava.
< Non,
non può essere… > cominciò George, incerto
< E’
mattina presto, Perce non può già... >
<
...ma no, è il primo giorno, mamma non farebbe mai... >
<
...una cosa simile > concluseFred,
quando finalmente il gufo atterrò scompostamente sul suo piatto. Ora i due
gemelli erano decisamente tesi, e ne avevano un buon
motivo, infatti...
< Voi due incoscienti, farabutti, disastri
ambulanti! Nemmeno con i miei più grandi timori avrei
potuto immaginare che vi sareste cacciati nei guai già sul treno! Il povero Percy si è spaventato a morte, avreste potuto fargli male
seriamente... >
La voce
di quella che doveva essere la madre di Fred e George si diffondeva a volume altissimo dalla Strillettera, e proseguì su questi toni in una di quelle
tirate che Selene aveva sentito fare da sua zia Pauline
solo in rarissime occasioni, e si concluse qualche
minuto dopo, lasciando i gemelli attoniti e Percy
evidentemente soddisfatto.
Le reazioni
alla lettera, che naturalmente tutti i presenti nella Sala avevano sentito,
furono svariate: i Serpeverde presero a sghignazzare,
lieti di avere un buon motivo per sbeffeggiare qualche Grifondoro,
alcuni prefetti e caposcuola scuotevano la testa, indignati, ma più in generale
le reazioni furono contenute, soprattutto perchè due ragazzi del primo anno che
erano riusciti a farsi spedire una Strillettera
(evento già raro di per se) appena al loro primo
giorno, meritavano una minima parte del rispetto della maggior parte degli
studenti.
I due
gemelli comunque, dopo un attimo di smarrimento,
cominciarono a ridere in sincrono.
I due se
ridevano a tal punto da riuscire a stento a parlare.
< Mi
dispiace interrompere questa esplosione d’ilarità, ma
tra poco comincia la prima lezione,ed io non voglio arrivare in ritardo, quindi
alzate le vostre chiappe e fate strada! >
< Ehi,
su questo punto non eravamo esattamente d’accordo! >
< Oh,
per me vale la regola “chi tace acconsente”, e nessuno di voi ha fiatato, ergo
avete accettato la mia proposta. >
Non
potendo controbattere, i tre si alzarono e Selene, ammiccando, fece un cenno
alle altre ragazze invitandole a seguire le loro nuove guide.
Quella
mattinata seguirono le lezioni di Incantesimi, Pozioni
e Trasfigurazione, materia che andò subito a genio a Selene, specialmente
quando riuscì a trasformare, senza particolari difficoltà, il suo fiammifero in
un ago dopo solamente due tentativi.
Anche nelle
altre due materie se la cavò piuttosto bene, e così era pervasa da allegria ed
ottimismo quando, naturalmente seguendo le tre guide già ben collaudate la
mattina, si avviava verso l’aula di Difesa contro le Arti Oscure.
Tuttavia
ne uscì assolutamente contrariata. Gray
(o meglio quell’odioso pallone gonfiato dalle sopracciglia
troppo appuntite) li aveva fatti sgobbare come elfi domestici, aveva dato più
compiti di Vitious, Piton e
la McGranitt
messi assieme, e trattava tutti malissimo, per poco con la sua scortesia
congenita non aveva fatto piangere una timida ragazza di Tassorosso.
Cosa che risultava ancora più antipatica alle ragazze Grifondoro, l’unica a non essere maltrattata era la Brinch,
di più, in pochi minuti sembrava essere diventata la cocca del professore , le
sorrideva sempre, condiscendente, la adulava in maniera inaccettabile. Già al
momento dell’appello, quando i freddi occhi neri del professore avevano
incontrato il volto scialbo di Olivia, il rigido
insegnante aveva a stento celato un’espressione sbalordita, soffermandosi a
squadrarla a lungo prima di passare al nome successivo.
Quello
che più infastidiva Selene era il fatto che, se tutti
i membri della classe dovevano penare per ottenere l’attenzione
dell’insegnante, per poi ottenere solo di essere bistrattati e umiliati, la Brinch
ci riusciva tranquillamente, e si prendeva tutte le lodi senza fare
assolutamente niente.
E comunque il professore non la convinceva. Non le piaceva
come aveva squadrato Olivia, almeno quanto non le piaceva il modo in cui la
trattava, che peraltro riteneva alquanto sospetto.
Anche se a
quanto pareva i gemelli, ai quali stava trasmettendo i propri dubbi (le
ragazze, che evidentemente avevano un senso dell’orientamento migliore del suo,
erano già dirette in Sala Comune, mentre loro stavano andando in guferia: Selene aveva una promessa da mantenere) non li
condividevano del tutto.
< Ma dai Len... >
< A
proposito possiamo chiamarti Len? >
<
Selene è piuttosto scomodo... >
La
ragazza annuì impaziente.
< Comunque ammetto che Gray non è la
migliore persona del mondo >
< anzi
direi che è un inguaribile cinico incapace di ridere
>
<
anche se in realtà non è che Piton si comporti molto
meglio con la maggior parte degli studenti >
<
ovvero tutti i non Serpeverde che non se la cavano
bene come te in Pozioni, che per questo non puoi
essere rimproverata >
<
Secondo me più che altro ti brucia il fatto che sia
l’unico professore a cui non sei piaciuta fin dall’inizio > fece Fred ghignando.
<
Ma no, che dici. E’, non so, come una sensazione che ho dentro capisci? Quel tipo mi inquieta,
sento che devo starci attenta... >
< Ma
dai, è solo la prima impressione... Vedrai che
cambierai presto idea >.
Selene
avrebbe voluto ribattere, ma erano arrivati in guferia
così, mentre i gemelli la aspettavano fuori, cominciò
a scrivere una lunga lettera per Charlotte.
Stava
appunto cercando il barbagianni grigio di Tiffany
(non si era presa il disturbo di chiederle il permesso di usarlo, dopo il
piccolo incidente del treno le avrebbe sicuramente detto di no, quindi tanto
valeva arrangiarsi), quando il grosso gufo reale di
casa De Vrie planò elegantemente sul davanzale.
Selene
fece appena a tempo a chiedersi che cosa ci faceva lì quando
la lettera rossa che il gufo aveva appena lasciato cadere esplose e le urla di
zia Pauline le invasero le orecchie. Sentendo le
grida attraverso la porta, i due gemelli si fiondarono
nella guferia, preoccupati, ma quando videro la
grossa busta rossa e l’espressione a metà tra lo sbalordito e il divertito di
Selene, cominciarono a rotolarsi dalle risate.
Fortunatamente, la lettera della zia non era nemmeno lontanamente lunga come
quella della signora Weasley, e ben presto nella guferiatornò il consueto silenzio,
disturbato dai due gemelli che ancore ridevano fragorosamente.
< Oh bè, almeno zia Pauline ha avuto
la grazia di non mandare la lettera con la posta mattutina...o forse è solo Tiffanyche non è stata abbastanza rapida
a spiattellare tutto >.
Aggiunse
due righe alla lettera per Charlie e poi richiamò il gufo
<
Avanti Aspian, visto che a casa ci devi andare comunque, tanto vale che ti porti dietro quella. >
Quindi
spedì il pennuto fuori dalla finestra con mal grazia e
si diresse a cena, scortata da Fred e George che ancora ridevano, evidentemente immensamente
divertiti dalla connessione telepatica che sembrava esserci tra la loro madre e
la zia di Selene.
La
mattina seguente Charlotte de Vrie rileggeva divertita la lettera della
sorella. Era sicura che se la sarebbe cavata alla grande, e non potè trattenere un sorriso leggendo le sue parole
entusiaste che descrivevano lo scherzo che aveva fatto
a Percy. Aveva aggiunto poi due righe alla fine della
lettera in cui le chiedeva di abbracciare la zia da parte sua per l’illuminante
lettera che le aveva spedito, ringraziandola anche per la sua presenza di
spirito nell’averla spedita solo la sera, non alla
mattina quando tutti avrebbero potuto ascoltarla.
Sua
sorella poteva fare dell’ironia quanto voleva, ma avrebbe probabilmente
scherzato molto meno se zia Pauline non avesse dovuto
occuparsi della più giovane delle nipoti, bloccata a letto da una terribile emicrania, non riuscendo così
a spedire la lettera quando voleva...
Chiedo umilmente perdono per il ritardo con
cui pubblico questo capitolo, ma nelle ultime settimane ho dovuto fare tutti i compiti che non avevo fatto queste vacanze u.u
Comunque in futuro spero di riuscire a postare una
volta alla settimana circa.
Poi, dovrei spiegare la storia del professor Gray... dunque, visto che Voldemort
aveva maledetto la cattedra di Difesa, e che Silente dice
che nessun professore da allora è mai rimasto per più di un anno, ho immaginato
che Raptor fosse stato appena assunto al primo anno
di Harry, e quindi ho inventato questo personaggio.
Infine, ringrazio di cuore le
persona che hanno messo questa storia tra le preferite e tra le seguite
e tutti quelli che ci hanno dato una letta... Però mi fareste ancora più felice
se mi lasciaste una recensioncina piccolina piccolina e se mi diceste che ne pensate ;)
Capitolo 5 *** Nuove alleanze e una pergamena dell'anteguerra magica ***
NUOVE ALLEANZE E UNA PERGAMENA DELL’ANTEGUERRA MAGICA
NUOVE
ALLEANZE E UNA PERGAMENA DELL’ANTEGUERRA MAGICA
Le giornate scorrevano
veloci adHogwarts: i colori
caldi e la fresca brezza autunnale si erano tramutati in venti taglienti e
nebbioni compatti, fino a quando una mattina di fine novembre tutti gli abitanti
del castello guardando fuori dalle finestre riuscirono a vedere solo uno
sfavillante candore.
Selene e Bethany, quando
non erano impegnate dalle lezioni o dalle lunghe battaglie a palle di neve che
i gemelli erano soliti organizzare coinvolgendo tutto il loro anno, solevano
appartarsi nel caldo confortante della Sala Comune per lanciarsi in animate
discussioni fatte di bisbigli, salvo interrompersi bruscamente se qualcuno si
avvicinava.
Il loro rapporto aveva subito una brusca svolta qualche tempo prima, quando, una
sera come tante altre, stavano per infilarsi sotto le coperte dei loro
letti accoglienti. Quel pomeriggio Selene era stata
tartassata dal professor Gray, il quale dopo aver
corretto il suo compito aveva cominciato a sproloquiare davanti a tutta la
classe su quanto esso fosse impreciso ed inesaustivo,
concludendo il suo bel discorso definendolo “una porcheria”, fissando la
diretta interessata con un sorriso maligno, per poi farle strappare in mille
pezzettini il rotolo di pergamena, frutto del suo intenso lavoro. Sarebbe stato
meno umiliante se la ragazza non avesse trascorso più di un pomeriggio in
biblioteca e letto diversi libri per preparare al meglio quel compito; aveva
perfino chiesto a Tiffany di correggerglielo e la
sorella (che certamente non si sperticava in lodi nei suoi confronti) le aveva detto che aveva fatto un buon lavoro. Il senso di ingiustizia che sentiva aumentò ancora quando Olivia,
che, sfruttando la sintonia che c’era tra lei e il professore, non aveva svolto
i compito nemmeno quel giorno, riuscì a passarla liscia con un sorrisone.
Selene aveva trascorso il
resto del pomeriggio quasi senza parlare, lo sguardo spesso perso nel vuoto, e
nemmeno le parole consolatorie degli amici riuscirono a far sparire quella nube
di malinconia che l’aveva accompagnata da quando era
uscita dall’aula di difesa, prima a cena e poi in dormitorio.
In quello stato catartico
in cui si trovava, in principio fece fatica a comprendere le parole che Olivia,
appena salita in camera dopo che per tutto il pomeriggio non si era mai fatta
vedere,pronunciava ad alta voce rivolgendosi a tutte
le presenti, accompagnandole a risatine affettate e a sorrisini maliziosi nei
suoi confronti.
< Sapete, ho passato
tutto il pomeriggio con il caro professor Gray, che mi
ha aiutata a scrivere il tema che avrei dovuto
consegnare oggi e, non ci crederete, ho ottenuto il massimo dei voti! Ma la
cosa migliore è che io non ho dovuto fare niente, tutto quello che ho scritto me l’ha dettato lui... >
Si interruppe
bruscamente: la stanza era precipitata in un silenzio tombale e le reazioni più
che fredde delle compagne non la incoraggiavano a proseguire nel suo
cincischiare. Alicia e Angelina le rivolgevano occhiate omicide, Selene era ad
un passo dal mettersi ad urlare o dallo strangolarla, una delle due. Tuttavia fu Bethany a spezzare l’atmosfera tesa che si era
creata, e lo fece con un tono tagliente che nessuno aveva mai sentito provenire
da quelle labbra gentili.
< Meglio se ti dai una calmata Brinch, le tue
prodezze con il professor Gray non interessano a
nessuno. E ricorda che lui può adularti e favorirti quanto vuole, ma non potrà
mai cambiare quello che tutti pensiamo di te. Sei solo un’inutile piagnona che non vale la metà di ognuna di noi.
>
Senza una parola, gli
occhi spalancati, la ragazza girò sui tacchi e fuggì di
corsa dal dormitorio. Le ragazze, sbalordite dall’inusuale
comportamento di Bethany, ammirate si sperticavano in lodi per dimostrarle la
loro stima.
Selene rimaneva zitta. Quando Alicia e Angelina finalmente chiusero le tende dei
loro baldacchini, lentamente si avvicinò alla ragazza. Gli occhi le erano
diventati lucidi.
< Grazie Bethany >
< Figurati. Mi ha fatto
innervosire, ha davvero esagerato... >
< No veramente, dopo quello che è successo a lezione oggi... ti dico solo che
stavo cercando si decidermi se inchiodarla al muro e estrarle i denti uno per
uno per farla tacere o se limitarmi a saltarle addosso e strangolarla. Me ne
sarei pentita... credo >
< Te l’ho detto, non ti devi preoccupare. E
poi ho già in mente un modo con cui puoi sdebitarti >. Sorrideva Bethany,
pronunciando quelle parole.
< Dimmi tutto >
< Mi devi aiutare a
fare in modo che la Brinch sparisca. Per sempre >
Sorrideva
ancora Bethany, mentre osservava i mutamenti che avvenivano sul viso dell’amica:
occhi sgranati per lo stupore che piano piano
tornavano a dimensioni normali mentre un lampo di
comprensione li illuminava e un largo sorriso si stendeva sul suo volto.
Sorridevano
entrambe, mentre sancivano il patto che dava origine alla loro amicizia.
Da quella fatidica serata,
Olivia Brinch era stata vittima di una serie di sfortunati
quanto misteriosi eventi.
Simboli celtici,
annunciatori di pericolo e sventura, la perseguitavano ovunque: ne trovava sui sui libri, vergati con
inchiostro scuro,una sera erano comparsi incisi sulla testata del suo letto. Quando
ne aveva scorto uno anche tra i fondi del suo the
mattutino, la sua abituale superstizione si trasformò in paranoia.
Lamentava continuamente la
scomparsa di oggettini e cianfrusaglie di poco valore,
lei di solito così ossessivamente ordinata.
Aveva dovuto interrompere
strillando la sua consueta toilette mattutina perchè un mucchio di ragni grossi
come piattelli erano sbucati fuori dal suo tubetto di
crema per il viso.
La mattina dell’ultimo giorno
di scuola prima delle vacanza natalizie scappò
piangendo dal dormitorio, interamente coperta da grossi foruncoli bluastri.
Selene e Bethany, le menti
che si nascondevano dietro quegli eventi funesti, confidavano che quell’ultimo
scherzo si rivelasse la goccia che fa traboccare il vaso, che Olivia decidesse
di lasciare la scuola per trovare riparo dall’immensa sfortuna che la
perseguitava, che dopo le vacanze non si facesse più
vedere. Quella sera, sedute sulle soffici poltrone della Sala Comune, si complimentavano
vicendevolmente per la riuscita dello scherzo. La pozione a base di mosche
della Scandinavia e sciroppo di elleboro scovata da
Bethany in un grosso librone nascosto nei meandri della biblioteca aveva
prodotto risultati migliori di quanto si aspettassero. Stavano discutendo sulla
loro prossima mossa, ammesso che, quando avessero fatto
ritorno a scuola dopo le vacanze in famiglia, la Brich
fosse stata ancora lì,quando sopraggiunsero alle loro spalle i gemelli Weasley, cogliendole di sorpresa.
< Guarda chi si vede!
>
< Le regine del
complotto! >
< Come procede il
vostro mirabolante progetto FIBOB? >
< FIBOB?? > era
sempre difficile per le ragazze capire al volo tutte
le stranezze che i gemelli si inventavano.
< Fa I Bagagli Olivia Brinch, naturalmente! >
< Oh, benone! A proposito l’avete vista in giro? Non la vediamo
più da stamattina... >
< Oh non mi sembra. Tu
che dici Fred? >
< Assolutamente no. Sono sicuro che non c’eranessunissimo ammasso bubboso blu
nell’ufficio di Gazza. Ce ne saremmo accorti. >
< Nell’ufficio di Gazza??? >
Per i gemelli era sempre
appagante raccontare alle amiche le loro ultime prodezze: reagivano
immediatamente, era gratificante descrivere le loro imprese ad un pubblico così
partecipe.
< Oh sì > esordì George con noncuranza < il vecchio Argus
ci ha scoperti a lanciare caccabombe in corridoio... >
< è andato fuori dai gangheri, pensate che voleva metterci in punizione
>
< assurdo, per delle
innocue caccabombe >.
Selene sbuffava, non
nascondendo la sua impazienza.
< Okay,
ma allora che cosa ci fate già qui? >.
Chiunque conosceva
l’ossessionante passione di Gazza per le punizioni più lunghe e tediose. Farti
beccare a commettere quello che lui definiva un “grave reato” equivaleva a
dover passare le settimane seguenti a pulire la Guferia
o a lucidare tutte le coppe della Sala Trofei, nei migliori dei casi. Il
custode lamentava in continuazione l’abolizione di alcune
punizioni a suo dire inamovibili,come l’appendere gli studenti per i pollici o
le caviglie e il rinchiuderli nei sotterranei per giorni.
Tuttavia i gemelli
esibivano quel sorrisetto soddisfatto di chi ne ha appena combinata una di grandiosa.
< Lo abbiamo distratto!
Mentre sproloquiava su frustate, manette e schiacciapollici abbiamo lanciato
altre caccabombe e lui ci ha lasciati
soli soletti nel suo ufficio. >
E poi ve la siete svignata >
< Non esattamente. A te
l’onore George >
< Dunque, un’ occasione così ghiotta non ce la potevamo certo lasciar
sfuggire:Gazza lontano e tutto il suo ufficio da ispezionare.A
dire la verità non siamo riusciti a trovare granchè
di interessante, avremmo avuto bisogno di molto più tempo. Comunque,
questa siamo riusciti a recuperarla.
>.
Fred estrasse
lentamente dalla tasca un foglio di pergamena sgualcito, che lui e il fratello
guardavano con venerazione.
< Wow. Un foglio di
pergamena dell’anteguerra magica. Davvero una scoperta sensazionale. >
< Inutile far tanto del
sarcasmo Felicity>
< Si dà il caso che
questa pergamena dell’anteguerra magica
come dici tu >
< sia stata catalogata
da Gazza come estremamente pericolosa >
< quindi
porta un po’ di rispetto! E poi, vivi in questa scuola
da più di tre mesi e ancora non hai imparato a diffidare delle apparenze?Qui
qualsiasi cosa ne nasconde un’altra. >
< Noi dobbiamo solo
scoprire che cosa nasconde questa >.
Detto fatto: i due gemelli
presero penna e calamaio e cominciarono a scribacchiare sulla pergamena.
22 dicembre 1989: ritrovamento della
Magica Pergamena
ad
opera dei favolosi gemelli
Fred e GeorgeWeasley
Pochi secondi e le nere
lettere ancora umide sparirono, mentre altre se ne formavano, come scritte da
una mano invisibile
Messer Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso
si
complimentano con i gemelli Weasley
per
aver recuperato il frutto del loro nobile lavoro,
e
promettono solennemente di aiutarli attraverso esso
in
qualsiasi malefatta o impresa che
si
accingeranno ad intraprendere...
Gli occhi dei gemelli
brillavano, vittoriosi
... se si dimostreranno degni di questo
onore
riuscendo a scoprire il segreto
necessario a svelare la nostra opera.
Sayonara!
Con questo saluto le
parole si riassorbirono nella pergamena, che tornò nuovamente bianca e
immobile.
< Oh sì. Estremamente pericolosa, proprio così. Al
massimo questi quattro tipi avranno scritto a Gazza di smettere di
sbraitare contro gli studenti, altrimenti i suoi occhietti gli usciranno dalle
orbite e diventeranno la cena di Mrs. Purr. >
Selene trovava la
situazione estremamente comica, ma la sua ironia aveva
punto nel vivo l’orgoglio maschile degli amici.
< Scherza pure tu.
Vedrai, quando riusciremo ad usare questo gioiellino:
ci mostrerà gli scherzi più perfidi del secolo, e nemmeno se ci
implorerai chiedendo perdono strisciando ti daremo qualche idea per il
FIBOB. >
Si misero dunque al lavoro
per svelare l’arcano: scrivevano furiosamente sulla pergamena, senza il minimo
risultato, essa rimaneva perennemente bianca. Lunastorta,
Codaliscia, Felpato e Ramoso non avevano intenzione
di lasciar trapelare il più piccolo indizio che fosse
d’aiuto ai gemelli.
Dopo innumerevoli
tentativi, i ragazzini si arresero, giurando che anche se la pergamena aveva vinto la battaglia, la guerra sarebbe stata tutta
un’altra storia.
Alle risate di scherno
delle amiche reagirono caricandosele sulle spalle a peso morto e, ignorando la
tempesta di pugni sulla schiena e gli ordini di lasciarle andare, le portarono
nel parco, dove le lasciarono cadere su un grosso mucchio di neve, bagnandole
completamente e scatenando l’ultima grande battaglia a
palle di neve dell’anno.
Pigiati nello
scompartimento dell’espresso che procedeva rapido verso Londra, tutti i Grifondoro del primo anno (ad eccezione di
Olivia, chiusa in bagno ancora alle prese con il pus blu) trascorrevano
assieme gli ultimi momenti prima di separarsi per trascorrere le vacanze con le
rispettive famiglie.
Angelina e Alicia parlavano della partita di Quidditch
che avevano scoperto sarebbero andate entrambe a vedere assieme alle loro famiglie
la settimana dopo. Discutevano animatamente sull’esito finale della sfida, ovvero su chi avrebbe vinto tra le HolyheadHarpies e il PuddlemoreUnited, ma nessuna delle due era particolarmente obiettiva:
Angie era una tifosa sfegatata delle Holyhead mentre Alicia impazziva per il Puddlemore.
Jacob
raccontava a chiunque volesse ascoltarlo della
bellissima riserva naturale immersa nella campagna provenzale dove avrebbe
trascorso le prossime settimane. Lui e la sua famiglia
infatti si sarebbero trasferiti in Francia dalla nonna e le zie materne
di Jake, come facevano ogni anno.
Lee, accoccolato vicino
alla porta, sbuffava invidioso: lui sarebbe rimasto a casa con i suoi genitori,
dove avrebbero ospitato tutti i parenti e lui si sarebbe
ritrovato a dover fare da balia alle numerose pestifere cuginette.
Portava ancora i segni dell’ultimo Capodanno, quando la più piccola e
dispettosa delle bambine aveva cercato di acconciare i suoi ricci, con tanto di
bigodini e prodotti della madre, per farlo diventare “come le principesse”,
salvo poi piantargli le unghie nella guancia perchè, a suo parere, si dimenava
troppo, e non le permetteva di ultimare la sua opera.
I gemelli intanto si professavano pronti a fare cambio con chiunque dei compagni,
avrebbero affrontato volentieri perfino le cugine di Lee, pur di non
dover trascorrere le intere vacanze con l’anziana zia Muriel.
Da quando il folle zio Bilius era morto, le feste in
famiglia erano diventate per loro un’autentica tortura, con l’acida zitella che
sembrava ritenere sprecato ogni singolo istante che non dedicava a sgridarli
per i loro modi esuberanti o a rimbrottarli per i loro “stupidi scherzi
infantili”.
Mentre si agitava per ottenere un po’ di spazio, spiaccicata com’era
sul vetro freddo del finestrino, Selene pensava che sarebbe stato divertente
fare la baby-sitter assieme a Lee, e che le sarebbe piaciuto davvero
trascorrere un Natale spensierato dai Weasley nella
Tana affollata. Sperava che la zia desse a lei e a Charlie
il permesso di fare qualche giretto, magari sarebbe riuscita a presentare alla
sorellina i suoi nuovi amici.
Di fronte a lei Mark, che dava saggiamente le spalle coperte dal mantello
al finestrino, evitando così di assiderarsi, picchiettava impaziente con la bacchetta una lunga canna di metallo che teneva tra le
ginocchia, cercando di stregarla in qualche modo. Sperava così di salvarsi
dalla grande passione che suo padre cercava
incessantemente di trasmettergli: la pesca, sport che lui trovava estremamente
noioso, così sfruttava gli ultimi momenti in cui poteva utilizzare la magia per
incantare la canna e renderla inutilizzabile all’insaputa del padre. Non era
mai riuscito a convincere sua madre a farlo per lui, perchè ella
non voleva urtare i sentimenti del marito, babbano,
diffidente verso tutti i tipi di magia.
Nel frattempo Bethany, le
gambe ripiegate sotto al mento, posava gli occhi
castani su ciascuno dei suoi nuovi amici, tutti allegri, chi più chi meno.
Anche se le vacanze sarebbero durate solamente un paio di settimane, sentiva
che le sarebbero mancati, tutti quanti loro, come le sarebbe mancato il grande castello intriso di magia che era diventato la sua
casa. In tutti quei mesi trascorsi a scuola, qualcosa in lei era cambiato
radicalmente. Era sempre stata una ragazza chiusa, introversa, alle chiacchiere
ciarliere della gente preferiva il silenzio della sua stanza; i suoi genitori
la coccolavano e la proteggevano in maniera forse troppo oppressiva, ma la cosa
non l’aveva mai sfiorata, come non la disturbava il fatto che
non avesse nessuno che potesse definire un suo vero amico. Quando aveva
ricevuto la sua lettera d’ammissione adHogwarts aveva avuto paura del cambiamento che la sua
quieta esistenza stava per subire, e a malincuore aveva lasciato la sua casetta
tranquilla. A scuola però aveva conosciuto tutte quelle persone che ora erano
con lei: Selene, che ormai poteva definire la sua migliore amica, Angelina, la
ragazza forte a cui avrebbe voluto assomigliare un pochino,
Alicia, che stimava anche se ancora non l’aveva ben inquadrata, i gemelli,
che la facevano ridere tanto, Lee, il ragazzo-caricatura che celava un’astuzia
non comune, Mark, che era sempre così gentile e Jake, che era semplicemente se stesso, e che in qualche
modo sentiva così simile a lei.
Tutti loro avevano
cambiato il suo modo di vedere la vita. La sua villetta le sembrava ora
solitaria e chiusa, silenziosa e apatica, mal sopportava, ora, l’idea di
chiudersi là dentro a vegetare come aveva fatto fino a settembre, anche se solo
per pochi giorni. E poi aveva paura. Paura di rimanere
sola, paura che i suoi nuovi amici si dimenticassero
di lei e la abbandonassero.
< Beth?
Sei tra noi? >
Selene la stava chiamando,
mentre tutti gli sguardi erano puntati su di lei. Persa nelle sue fantasie, non
aveva sentito quello che l’amica doveva averle appena detto, porgendole il
foglio di pergamena che aveva tra le mani.
< Ehm, scusa, io...
>
< Non hai sentito una
parola di quello che abbiamo detto finora, vero? >
Scosse la testa,
abbassando lo sguardo, mentre l’amica sorrideva.
< Abbiamo deciso di
scrivere tutti i nostri indirizzi su questa pergamena, così magari il gufo
stordito di Fred e Georgeriuscirà a recapitare i regali alle persone giuste... >
Prendendo
la pergamena Bethany ricambiò il sorriso dell’amica, e mentre aggiungeva il suo
indirizzo in fondo alla lista fatta dagli amici si diceva
che era stata davvero stupida a dubitare di loro.
Ciao
bellissima!
Buon
Natale!
Dunque,
spero tu abbia aperto la lettera dopo il pacchetto come ti ho
scritto nella busta, perchè muoio dalla voglia di sapere se ti piace il tuo ciondolo. L’ho visto ieri a DiagonAlley e ho pensato che
sarebbe stato perfetto, spero che non ti dispiaccia ma me ne sono comprata uno di uguale, cioè, no, il mio ha un’ametista invece dello
zaffiro ma insomma, la forma è la stessa. Mi sembrava un’idea carina, ma se non
ti piace... no se non ti piace un bel niente Beth, ti
ordino di portarlo comunque se non vuoi ferire
terribilmente i miei sentimenti, e so che non lo faresti mai... Sto scherzando,
ovviamente.
Le feste in
famiglia sono stressanti, pensa: chiusa in casa tutto
il giorno con Tiffany e zia Pauline,
salvo poi quando qualche parente che neanche sapevo di avere arriva a farci una
visita... Spero che la situazione migliori dopo Capodanno, ma per il momento
conto i giorni che mancano al ritorno a scuola. Però
non sento ancora la mancanza del professor Gray,
quindi penso che i miei livelli di follia rientrino ancora nella norma.
Vabbè, non ti
annoio ancora con i miei schizzi.
Passa una
buona giornata!
Ti voglio
bene
Selene
P.S. Ho
appena ricevuto il regalo dei gemelli: “Fatture per affatturati”... credo che
troveremo il modo di utilizzarlo, no?
Carissima signorina
de Vrie,
visto che i gemelli Weasley mantengono sempre le loro promesse, e siamo
particolarmente felici di comunicarle la nostra ultima impresa, la informiamo
che unendo i nostri straordinari cervelli siamo riusciti a carpire il segreto
della Pergamena!
Ahah, Felicity! Mai dubitare delle capacità dei Weasley! Vedrai a scuola, una cosa fantastica... ovviamente
non possiamo parlarne per lettera, nel caso qualcuno la intercettasse...
Tutte scemenze, in
realtà vogliamo solo tenerti sulle spine!
Ci si vede a
Gennaio!
Fred & George
P.S. Le vacanze si
stanno rivelando piuttosto divertenti da quando zia Muriel
se n’è andata per colpa nostra... Papà giura che ci disedererà, ma a me non sembra che qualcuno senta
particolarmente la sua mancanza...
George
Fred, George,
la mia sanità
mentale sta letteralmente andando a Nargilli (non
chiedetemi che cosa sono, una delle mie cugine continua a nominarli, e la frase
mi sembrava abbastanza drastica).
Se le vacanze
non passano in fretta credo che il mio cervello non tornerà mai più come prima.
Ieri Micaella mi ha fatto una testa così perchè giocassi con lei al “the della regina”, e non ha smesso fino
a che non mi sono travestito da capitano delle guardie e ho mangiato i biscotti
nel suo tavolino (immangiabili, inutile specificarlo).
Mmm... solo il
fatto che vi sto scrivendo una cosa del genere è un
chiaro segno di degenerazione cerebrale.
Comunque, nel caso
non l’aveste ancora capito, questa lettera voleva essere una richiesta d’aiuto
immediato, di qualsiasi tipo, da qualsiasi persona.
Bacerei
Olivia Brinch se potesse liberarmi dalle piccole
pesti!
No, non sono
ancora così disperato. Credo.
Ma comunque, se volete fare un giro qua mi fareste un
grandissimo favore. Possiamo anche vederci a DiagonAlley, mamma mi lascerà sicuramente venire se le dico che dobbiamo fare i compiti.
Vi prego vi prego vi prego
Lee
Ali,
non
dico che le Holyhead siano migliori della tua
innominabile squadra SOLO perchè hanno vinto una partita giocando in maniera
STRAORDINARIA e INDIMENTICABILE. Però anche tu devi
essere obiettiva: quando ha vinto l’ultima Coppa il Puddlemore?
E le Holyhead, invece? Dai, non c’è paragone!
E
poi, insomma, un po’ di orgoglio femminile, se proprio
non vuoi ammettere l’EVIDENTE DIFFERENZA DI TECNICA.
Comunque, hai
sentito gli altri di recente? So che Lee è disperato perchè le sue cugine lo
stanno facendo impazzire (piccole grandi donne: un po’ di sano sacrificio e
sottomissione non possono che fargli bene, dico io): mi ha scritto qualcosa
come quindici lettere praticamente implorandomi di
uscire con lui per liberarsene.
Selene
e Bethany se la passano meglio, a quanto ne so, ma i gemelli non li sento da Natale! Però non mi
lamento, sappiamo benissimo che quei due e la parola scritta non sono
esattamente un’accoppiata vincente.
Rispondi
in fretta, mi annoio se non posso discutere con nessuno.
Angelina
Ciao Len,
è un
piacere anche per me sentirti. Non ho la più pallida idea di che cosa abbiano scoperto i gemelli, non me lo vogliono dire, e anche
Lee ha la bocca cucita.
Quindi
inutile agitarsi tanto, lo scopriremo quando
arriveremo a scuola!
Ieri
mi ha scritto Jake, dice che
si diverte un sacco in Francia. Lo so che tu sei convinta che tutti i francesi
siano solo degli snobboni, ma se lui sta così bene
non può essere così male, no? Voglio dire, è uno a
posto Jake...
Ah, mi
sono dimenticata di scriverti che anche mamma ha completamente adorato la tua collana. Devo dire che hai buon gusto, anche se sei inquietantemente matta
a volte.
Un
bacio
Bethany
P.S.
Non credo che tormentare i gemelli con centinaia di lettere potrebbe rivelarsi
utile, piuttosto li farebbe ridere ancora di più, ma
se tu sei così convinta di farlo...
Ciao
Lee,
mi
dispiace che le tue cugine ti stiano facendo impazzire, se vuoi la zia Marlene
dice di somministrargli della polvere di euforbia, che le farebbe crollare per
48 ore, ma non sono sicuro che sia legale...
Se ti
può consolare, mi ha scritto Mark la settimana
scorsa, e dice che ha passato i primi tre giorni di
vacanza sempre a pesca con il padre e ha preso talmente tanto freddo che ora è
costretto a letto con la bronchite. Sua madre gli preparerebbe un decotto tiramisù, ma suo padre dice che certe malattie vanno
smaltite “alla vecchia maniera”. Credo sia questo il motivo per
cui non scrive spesso, penso sia piuttosto debole al momento.
Io qui
me la sto spassando, adoro la Francia e adoro casa della nonna, ci
sono così tante cose da fare... Ieri siamo stati al villaggio magico di Parigi,
dovresti vederlo: così tante luci, suoni, colori... E’ pittoresco; anche se
l’Inghilterra mi piace molto, in Francia mi sento veramente a casa.
Magari
il prossimo Natale riesci a liberarti dai tuoi impegni
di baby-sitter e a venire qui con noi. La nonna sarebbe felicissima di
conoscere i miei amici.
Ci vediamo a scuola Lee, tieni duro qualche altro giorno!
Jacob
Ehi Mark!
Come stai? Angelina
mi ha detto che avevi la bronchite, ma ora stai meglio
vero? Cavoli, dopodomani torniamo a scuola!!
Senti,
domani io sarò nei dintorni di Manchester per salutare dei parenti. La sera
andiamo ad una specie di festicciola tradizionale conclusiva delle vacanze,
sicuramente ne avrai sentito parlare: la fanno proprio
vicino a dove abiti tu. Magari possiamo andarci insieme, che ne dici? Sempre se
stai bene, ovviamente!
Aspetto la tua
conferma allora!
Altrimenti, ci si
vede sul treno
Alicia
Non
vedo l’ora di rivedervi, ragazzi, passate tutti una dolce notte.
A
presto!
Un bacione
Bethany
Eccovi
il nuovo capitolo, finalmente! Dunque, ho voluto presentare un meglio un po’
tutti i personaggi, in particolare ho cercato di approfondire il punto di vista
di Bethany... Fatemi sapere se vi è piaciuto, o se avete dubbi
curiosità o perplessità di qualsiasi tipo, sarò ben felice di
rispondervi!
Ringrazio
davvero di cuore chi ha messo questa storia tra le seguite, le preferite o le
ricordate, chi la legge e le buone anime che mi lasciano qualche recensione ;)
Avviso tutti i lettori che questo capitolo
ha tinte un po’ noir e non vorrei che qualcuno si
offendesse o altro. Detto questo, buona lettura!
LA RISOLUZIONE DI
UN MISTERO
L’ultimo trimestre dell’anno scolastico fu
piuttosto tranquillo, se paragonato al modo in cui era iniziato. Quel primo
d’Aprile infatti, i gemelli Weasley erano stati più
che decisi a non far scordare a nessuno il giorno del loro compleanno, e lo
fecero nella maniera a loro più congeniale: tormentando tutti gli abitanti del
castello con dispetti di vario genere. I primi ad essere colpiti furono gli
amici dei festeggiati: i ragazzi furono svegliati dalle urla di Mark che si era
svegliato misteriosamente appeso a testa in giù intrappolato dalle tende
purpuree del letto; una volta liberato l’amico, Lee constatò che durante la
notte i suoi capelli si erano trasformati in piume di canarino e Jake dovette
setacciare il dormitorio e la Sala Comune
prima di riuscire a recuperare i propri vestiti, abilmente nascosti dai gemelli
dispettosi.
Le ragazze non furono più fortunate: Selene
non riuscì a proferire parola per tutta la giornata, fino a
quando una divertita Madama Chips non le aveva somministrato un antidoto
piccante che le sciolse la lingua. Angelina rincorse i gemelli urlando fino a quando non fecero sparire le zanne enormi che le erano
spuntate, facendola assomigliare ad un vampiro; Alicia dovette penare per
lavare via l’occhio nero che erano riusciti a disegnarle in faccia, mentre
Bethany si ritrovò con un paio di baffoni da tricheco che Tiffany riuscì a far evanescere in fretta, mentre le compagne di dormitorio
creavano una barriera umana in modo che nessuno la vedesse. Naturalmente
nessuna di loro riuscì a capire come i gemelli fossero
riusciti a far loro tanti dispetti durante la nottata, considerate le
scale del dormitorio che si trasformavano in uno scivolo appena un piede
maschile le sfiorava. Nessuno riuscì poi ad appurare cosa fosse
successo ad Olivia Brinch, perchè neanche quella mattina si trovava nel
suo letto quando le compagne si erano alzate. La cosa però non le preoccupava,
pensavano infatti che la ragazza semplicemente
anticipasse la sua sveglia per non vederle, cosa che a loro non dispiaceva per
niente.
Dopo il loro compleanno, comunque,
i gemelli rimasero tranquilli, forse perchè il rapimento di Mrs. Purr aveva
costato loro diverse notti passate a lucidare trofei e armature sotto lo
sguardo vigile dell’irascibile custode. Qualcuno sosteneva anche che gli
scapestrati si stessero concentrando sullo studio in vista degli esami finali
(Percy Weasley lo sperava ardentemente, anche se, come il fratello Charlie non
faceva che ripetergli, la cosa era alquanto improbabile),
mentre gli amici sapevano benissimo che l’idea di spendere ore e ore sui
libri era totalmente estranea al loro cervello, semplicemente si stavano
concentrando sullo studio della Mappa del Malandrino che avevano scovato.
Avevano una conoscenza dei passaggi segreti e nascondigli della scuola che
Selene non sarebbe riuscita a possedere nemmeno
trascorrendovi cent’anni, eppure, a giudicare dalle
ore che passavano chini sulla Mappa, questo ancora non li soddisfaceva.
I loro coetanei al contrario erano
completamente presi dallo studio,chi più chi meno. Selene
e Bethany impiegavano il loro tempo libero a seguire Olivia Brinch cercando di
capire dove sparisse continuamente, anche se la loro
ricerca non aveva condotto a molti risultati: Olivia riusciva sempre a
defilarsi e le due amiche potevano solo constatare che ogni volta non si
trovava né in Biblioteca, né in Sala Grande, né in Infermeria, né in Sala
Comune, né in dormitorio né in alcuno degli altri luoghi dove l’avevano cercata.
Si erano tuttavia ripromesse di tenerla
d’occhio durante la finale della Coppa del Quidditch che si sarebbe tenuta quel
sabato pomeriggio, l’ultimo weekend che gli studenti
potevano godersi prima dell’inizio degli esami. Accertatesi della sua presenza,tre file sotto di loro, mentre venivano presentate le
squadre di Grifondoro e Serpeverde, si erano distratte tra le parate
spettacolari di Oliver Baston e un paio di avvistamenti del Boccino di Charlie
Weasley, e quando quest’ultimo chiese un time-out a Madama Bumb, si accorsero
con sommo disappunto che il sedile che la compagna occupava era vuoto.
< Non è possibile! Ma come può essere
scomparsa di nuovo??>
< Sì Len me lo chiedo anche io, insomma
Madama Bumb non può non essersi accorta di come i Serpeverde nascondanola Pluffa, è
una cosa a dir poco scandalosa! >
< Ma che Pluffa e Pluffa Fred, io
parlavo di Olivia Brinch! Sì e dileguata di nuovo e
noi non riusciamo mai a seguirla per capire dove vada! >
< Mi stai dicendo > intervenne George sforzandosi visibilmente di non scoppiare
a ridere < Che voi passate le vostre giornate a pedinare inutilmente Olivia
Brinch? >
< Non è così divertente George, vorrei vedere te a pedinare qualcuno che sembra avere il
dono di svanire nel nulla! >
< Credo che avrebbe molte più
possibilità di te Len... >
< Ma davvero
Fred? E dimmi, cosa ti porta a credere una
cosa del genere?? > chiese Selene, gli occhi che si
facevano sempre più serrati per l’irritazione
< Il fatto che noi abbiamo
questa > esclamarono all’unisono i due ragazzi estraendo...
< No! Non ancora la pergamena
dell’anteguerra magica! >
< Quando ti
deciderai a tributare alla Mappa il rispetto che merita, eh? >
< Quando avrò
la dimostrazione che è veramente utile a qualcosa! >
< Te lo dimostreremo. Appena finisce la
partita saprai dove si nasconde la cara Olly >
Storcendo il naso buffamente per il nuovo
nomignolo inventato dagli amici, nonché per la loro
totale dipendenza dal Quidditch, la ragazza rispose: < Dopo la partita
sarebbe troppo tardi. Se sta infrangendo qualche regola il momento migliore per
beccarla è questo >
I due gemelli strabuzzarono gli occhi,
chiedendosi se Selene avesse all’improvviso perso la testa. Non c’era altra
spiegazione per cui avrebbe proposto loro di perdersi
la fine della partita decisiva di tutto l’anno.
< Avanti ragazzi, se funziona giuro che
mi ricrederò su tutte le volte che non ho avuto
fiducia in voi o in qualsiasi vostra idea >
< Va bene, ma facciamo presto! Avanti,
andiamo dentro. Non possiamo certo usare la Mappa davanti a tutta questa gente! >
Non appena ebbero raggiunto il corridoio
scuro che conduceva al campo da Quidditch Fred, puntando la bacchetta sulla
Mappa, mormorò:
< “Giuro solennemente di non avere buone
intenzioni”. Okay adesso datemi una mano a cercarla
su, da solo ci metterò secoli>
< Eccola qui! E’... > Beth si bloccò
all’istante quando comprese il luogo in cui era
segnato il cartiglio di Olivia < Con il professor Gray nel suo ufficio?? Ma che... >
< Okay questo è
davvero strano. Che ci fanno quei due chiusi dentro mentre
tutta la scuola guarda la partita? >
< Secondo me la cosa è sospetta,
ragazzi. Dovremmo andare a controllare, al massimo se vediamo che non è niente
di grave ci inventeremo una scusa > affermò Beth,
guardando gli amici negli occhi uno per uno.
< Penso che tu abbia ragione Beth. Comunque Lee è rimasto al campo e ci racconterà che quello ci
siamo persi. Facciamo in fretta però. >
Fred si avviò sicuro verso il secondo
piano, dove si trovava l’ufficio di Gray, seguito a ruota dal gemello e dalle
ragazze.
Dalla fessura sottostante la massiccia porta dell’ufficio uscivano piccole volute di fumo
dall’odore penetrante.
< La porta è chiusa. > constatò
Selene < Qualche idea? >
< Lascia fare ai maestri > affermò
con sicurezza George < Scusa ho bisogno di un
piccolo aiuto >
Quindi le sfilò una forcina dai capelli e la inserì
abilmente nella serratura, facendola scattare.
< Alquanto avventato da parte di Gray,
per essere un insegnante di Difesa... Mamma sigilla sempre le porte con la magia quando non vuole farci entrare da qualche parte, è
l’unico modo che ha trovato per impedirci di ficcanasare... >
< Grazie per la tua testimonianza
George, adesso però dovremmo entrare. Lee quando ha dovuto
andare dal professore per quella punizione ha detto che prima di entrare
nell’ufficio c’è un piccolo ingresso, separato da delle tende. Nascondiamoci
dietro di quelle e diamo un’ occhiata da lì. Cercate di non fare rumore > avvertì Selene.
Appena i ragazzi varcarono la soglia
dell’ufficio l’acre odore del fumo invase le loro
narici, mandando a fuoco le loro gole. Le pesanti tende viola di cui aveva parlato Lee erano tirate, cosicché l’ufficio vero e
proprio risultava completamente nascosto, sebbene con tutto quel fumo e
l’oscurità comunque i ragazzi non sarebbero riusciti a vedere molto.
< Ascoltate! > sussurrò Fred.
Dall’interno proveniva una voce. Sembrava
quella del professore, anche se aveva un suono più aspro del normale. Mormorava
parole incomprensibili. Della presenza di Olivia
nessun segno, eppure la Mappa
continuava a indicare la sua presenza nella stanza. Sempre più titubanti gli
amici decisero silenziosamente di entrare, e Fred, il più
vicino all’apertura delle tende, le scostò cautamente per far passare
gli altri.
Il fumo all’interno era se possibile ancora
più denso e pungente, i ragazzi poterono individuarne la fonte in un piccolo
braciere al centro del pavimento, sopra cui erano
poste delle strane erbe. Dovevano essere la causa dell’odore.
Non appena i loro occhi si furono abituati
all’oscurità notarono le due persone che stavano cercando, sedute su due
poltrone poste l’una di fronte all’altra. Olivia stava su
quella di sinistra, sembrava non fosse cosciente, pensarono fosse
addormentata. Il professor Gray continuava a mormorare parole che decisamente non appartenevano alla loro lingua, ma sembrava
non essersi accorto della loro presenza. Selene allungò la mano tremante con cui
teneva la bacchetta.
< Lumos >
Il debole fascio di pallida luce illuminò
un ritratto che levitava tra i due, sopra cui Gray
stendeva le mani, senza tuttavia toccarlo. Esso girava lentamente su se stesso,
e non appena i ragazzi se lo trovarono di fronte capirono immediatamente di chi
si trattava.
< Olivia > mormorò Selene.
Ora il dormire della compagna appariva
inquietante, la testa abbandonata all’indietro sulla poltrona, gli occhiali di
traverso, la bocca aperta. Gray continuava imperterrito a mormorare, e non
appena il fascio di luce lo illuminò i ragazzi poterono constatare che i suoi
occhi erano riversi.
< Ma che
cosa... >
< No! > strillò Bethany, la voce resa
acuta dall’isteria e dalla paura < Le erbe, il fumo, il ritratto, le parole
incomprensibili... Dobbiamo fermarlo! >
E si precipitò a svegliare la compagna,
rovesciando nella corsa il braciere, quindi cominciò a scuoterla convulsamente.
Tutto quel fracasso aveva però risvegliato
il professore dalla sua trance, e guardava i nuovi
arrivati sbattendo le palpebre, l’espressione attonita. Prima che potesse comprendere ciò che gli si trovava di fronte però,
Selene lo colpì con l’incantesimo della pastoie total body. Quello
non potè quindi far altro che ricadere rigidamente sulla poltrona, immobile.
< Fred, torna allo stadio e cerca la McGranitt, anche Silente
se lo trovi e portali qui. George, tu aiutami a cercare una finestra, dobbiamo
far passare un po’ d’aria in questa stanza. >
Riuscirono a trovarla, l’aria si stava
purificando lentamente quando Fred tornò, seguito
dalla McGranitt, Silente e Madama Chips.
< Che cosa
succede qui? > esclamò agitata la professoressa, osservando il professore
immobile e Bethany che schiaffeggiava Olivia, ancora incosciente.
< Perchè Selene doveva chiederle aiuto
per i compiti di Difesa, ma non riusciva a trovarla > inventò di sana pianta
George < e quando ci siamo visti alla partita ancora non l’aveva trovata,
noi invece l’avevamo vista entrare qui con il professor Gray, così ci siamo
offerti di accompagnare lei e Bethany, visto che Selene è,
ehm, segretamente terrorizzata dal professore. >
<< Bè, è quasi vero. >> pensò
poi << Mica potevo dirle che abbiamo scassinato
la porta dell’ufficio di un professore solamente perchè le ragazze sono andate
in fissa con la storia del pedinamento e noi le abbiamo accontentate trovando Olivia
grazie ad una mappa rubata a Gazza. Ci avrebbero espulsi
sicuramente. >>
<Sì. E quando siete arrivati che avete visto?
> chiese nuovamente la professoressa.
< Bè era buio, e c’era il fumo che
proveniva da quel braciere là > cominciò Selene indicando l’oggetto < e
il professor Gray era come in trance, e diceva cose
strane, lui... >
< Stava compiendo un rito di evocazione, professoressa > intervenne Bethany seria
< E’ una cosa che fanno alcune sette di Babbani,
serve a richiamare degli spiriti. Il professore cercava di richiamare la
ragazza nella foto, noi subito pensavamo fosse Olivia, ma guardandola bene non... >
<
Molto bene signorina > il preside intervenne per la prima volta < Grazie
per la sua analisi, e grazie a tutti voi per aver trovato la vostra compagna in
tempo, ora ci occuperemo noi della faccenda, potete tornare ai vostri dormitori
>
Un
paio di settimane dopo, Sala Comune di Grifondoro
< Len! Ancora immersa nello studio?? Eddai, gli esami sono finiti! >
< Oh ciao George. Veramente sto leggendo
un libro che mi ha prestato Beth. Sai volevo saperne
di più > la ragazza ridusse il tono di voce ad un sussurro < su quei riti
Babbani di cui parlava... >
< Oh > fece George
prendendo posto accanto all’amica < capisco. Sai mi sono chiesto
spesso in questi giorni come facesse a sapere
esattamente che cosa stava facendo Gray... Te ne ha parlato? >
< Mi ha spiegato solo che sua madre da
piccola è caduta vittima di uno di quei riti,anche se
è riuscita a fuggirne. Lei le ha dato informazioni su
tutti quei tipi di stregonerie, in modo che fosse preparata ad affrontarli, in
caso di bisogno >
< E così il
professore era dentro fino al midollo in questa storia... Non mi stupisco che
l’abbiano rinchiuso al San Mungo! >
< Sì bè, non è
così semplice. Ho sentito la Sprite e Vitious
che ne discutevano: Gray stava cercando di evocare lo spirito della sua
sorellina, che aveva cacciato di casa e poi è morta in
circostanza misteriose. Era suo il ritratto che quello che abbiamo visto, e
aveva scelto Olivia come vittima proprio perchè le assomigliava così tanto >
< A proposito, sei stata a trovare
Olivia in infermeria? >
Selene scosse la testa, seria
< No George.
Voglio dire, ci siamo sempre detestate, e anche se poi ha rischiato grosso
questo non giustifica i suoi comportamenti. E poi non
voglio sentire le sue spiegazioni. A quanto pare i suoi genitori
l’hanno ritirata da Hogwarts, quindi questa storia si chiude ora. >
< Forse è meglio così. Ehi, hai già fatto
il baule? >
< Oh Merlino... Sai
una cosa George? Ci vediamo stasera al banchetto finale, avrò
un po’ da fare oggi pomeriggio! > e cominciò a
correre alla volta del dormitorio.
< Ci vediamo stasera Felicity! >
Okay, numero uno: chiedo scusa per
l’incommensurabile ritardo con cui posto questo capitolo, ho avuto una specie
di “crisi d’ispirazione”, ma ora che mi sono ripresa ho cercato di rifarmi con
un capitolo un po’ più lungo. Posterò gli altri a tempi più brevi, promesso!
Numero
2:breve commento sul capitolo. Il rito di cui si parla
è completamente di mia invenzione, diciamo che è un
po’ ispirato a quelli delle sette spiritiche e simili, come ho già detto, spero
che nessuno se ne sia offeso. Avrete notato che i personaggi siano un po’ più
seri del normale, come esigeva la situazione d’altra
parte. Per finire, alcuni scherzi dei gemelli sono liberamente ispirati ad
alcuni prodotti conosciuti dei Tiri Vispi Weasley.
Numero
tre: con questo capitolo si conclude la prima parte di
questa storia, ci sarà un salto temporale di due anni per l’inizio della
seconda parte, che vedrà alcuni aspetti dei personaggi leggermente cambiati.
Infine,
grazie di cuore a chi recensisce,legge, mette questa
storia tra le preferite, seguite o ricordate, e se avete dubbi di qualsiasi
tipo basta che mi scriviate una recensione o messaggio. Ditemi anche se pensate
che debba cambiare rating o altro in base a questo
capitolo, non ne sono sicura ;)
Capitolo 8 *** Feste sulla spiaggia e paranoie dementi ***
SECONDA PARTE
SECONDA PARTE
FESTE
SULLA SPIAGGIA E PARANOIE DEMENTI
Roma, estate 1992
Una Selene abbronzata e
sudaticcia, provata
dall’afoso clima italiano, così diverso da quello freddo e piovoso a cui era
abituata, correva agitata per il sentiero sassoso che saliva la collina
deserta. Dopo essersi assicurata che nessuno la stesse
seguendo, attraversò decisa il grande arco di pietra, una delle tante impronte
del glorioso passato della città eterna. Non appena il suo piede si staccò dal
prato che ricopriva la collina, la ragazza fu catapultata in un luogo
completamente differente: tanto il primo era deserto e silenzioso quanto il
secondo era vivace e affollato, pieno di persone vestite in
modo bizzarro che si intrattenevano allegramente per una delle vie laterali del
quartiere magico Roma. Qui mamme indaffarate che completavano
le ultime commissioni della giornata. Di là ragazzine ridoline che flirtavano con qualche compagno o si appostavano davanti
alla vetrina della libreria, in attesa dell’uscita del nuovo affascinante assistente
della proprietaria. Ovunque intellettuali distratti che,
formando gruppetti eterogenei ai lati della strada, discutevano di questo o
quell’altro argomento di vitale importanza per la comunità magica, senza
accorgersi del furbo di turno che prontamente spillava qualche galeone dai loro
borselli gonfi. C’era anche chi, dopo un’intera giornata trascorsa nel
mondo dei Babbani, sbucava all’improvviso dall’arco incantato, prendendo la via
di casa.
A quest’ultima categoria apparteneva
appunto Selene, che si affrettava a raggiungere la pensione dove alloggiava con
la sua famiglia. Poteva trascorrere liberamente le sue giornate nel quartiere
magico, ma dopo settimane che percorreva le solite viette cominciava ad
annoiarsi del panorama, così aveva deciso di avventurarsi nel mondo Babbano. Uno strappo alla regola che aveva dato i suoi frutti: aveva trovato
un enorme negozio di dischi dove era riuscita a scovare un’edizione rarissima
del primo album del suo cantante preferito, MichaelJackson. Aveva scoperto il
cantante solo l’anno prima, in occasione dell’uscita dell’album “Dangerous”, e l’aveva completamente stregata. Infilò
velocemente il disco nella capiente tracolla che portava sempre con sé prima di
salutare con un sorriso raggiante il portiere, Marco.
< Buonasera Selene! Com’è andata la
giornata? Ancora in giro per il quartiere con quel perditempo di mio fratello?
> le chiese il giovane cordialmente, parlando inglese.
< No, oggi sono stata per conto mio. Mi
sono alzata presto e ho fatto un giro fuori, anzi se lo vedi dì a Matteo che mi
dispiace di non averlo aspettato, ma so che lui dorme fino a tardi... Devo
scappare adesso, sai che mia zia vuole che ceniamo tutte
insieme >
Si congedò quindi dal moro sventolando la
mano, per raggiungere rapidamente il mini appartamento
che divideva con Charlotte. Non si stupì di trovarlo vuota, così, dopo essersi
data una rinfrescata e dopo aver indossato un colorato vestitino di cotone che
aveva comperato qualche giorno prima, andò a cercare
la famiglia nelle stanze di Tiffany e di zia Pauline.
Trovò Charlotte sola nella camera della zia,
che leggeva un libro seduta in poltrona.
< Ehilà Charlie! Ancora in lettura? >
< Aspetto che zia Pauline e Tiffany finiscano di prepararsi... >
< Sì, come se per
tutto il giorno avessi fatto qualcos’altro oltre ad ammuffire su quei maledetti
libri. E poi non sono
neanche compiti quelli, dai, solo Tiffany ha fatto le “letture
preparatorie” prima di entrare ad Hogwarts. Dovresti uscire con me ogni tanto,
non seppellirti viva qui come fa qualcun altro > disse Selene scandendo bene le ultime
parole.
< Dai Len, smettila. Tiffany è già
abbastanza giù di morale senza che ti ci metti tu. E
io sto solo cercando di farle un po’ di compagnia. >
< Compagnia? Sbaglio o sei qui da sola
adesso? Sbaglio o ti ho trovato qui da sola anche ieri
sera, la sera prima e ogni sera? >
Selene era sempre più agitata, mentre la
più piccola sospirò, stanca.
< Ne abbiamo
già parlato, Len. Dalle tempo. >
< Tempo? Quanto tempo dovrei darle? E’
dall’inizio dell’estate che aspetto e sto zitta, ma mi sembra che stia
esagerando, non può pretendere che stiamo tutti qui ad aspettare i suoi comodi!
>
< E a me invece non sembra affatto che tu stia qui ad
aspettare me. A dire la verità non mi sembra nemmeno che tu sia qui, non ti si vede mai, sempre in giro
a farti gli affari tuoi con quell’italiano... Bell’ipocrita
che sei, a dare a me dell’egoista! >
Selene si girò lentamente per affrontare la
sorella, fissandola con gli occhi verdi ridotti a fessure.
< Scusami tanto se non voglio rovinarmi le vacanza per te. Non sono certo venuta fino a Roma per
passare le giornate a guardarti mentre ti piangi
addosso perché Percy Weasley sta con un’altra! >
Girò sui tacchi e uscì dalla stanza come
una furia, nemmeno l’occhiata supplichevole che Charlotte le rivolse riuscì a
fermarla o a farla sentire in colpa, era troppa la rabbia che sentiva.
Aveva portato pazienza
quando, dopo le vacanze di Natale, la sorella si disperava perché Percy
l’aveva lasciata.
Le era stata vicina, l’aveva capita. Ma erano passati mesi, pensava che Tiffany sarebbe andata
avanti, invece, quando a giugno sull’Espresso di Hogwarts aveva scoperto che il
ragazzo in questione si vedeva con un’altra Corvonero, era piombata nella
depressione più totale.
Zia Pauline aveva cercato di tirarla su di
morale prenotando quella vacanza in Italia, ma già dal loro arrivo a Roma aveva
compreso che le cose non sarebbero andate come lei desiderava. Avevano passato
i primi giorni visitando i più bei monumenti babbani della città, attività che
in un qualsiasi altro momento avrebbe mandato Tiffany in brodo di giuggiole; la
ragazza però appariva sempre annoiata e distante, così anche la zia si era
arresa all’evidenza e le aveva accordato il permesso
di rimanere nella pensione. Le gite turistiche nel mondo babbano si erano
arenate per tutta la famiglia: zia Pauline rimaneva sempre nella pensione con
la nipote, Charlie e Selene trascorrevano le giornate
nel quartiere magico. Quando però Marco aveva
presentato loro il fratello minore Matteo, e questi e Selene avevano cominciato
ad andare d’accordo, Charlotte aveva preferito abbandonarla per fare anche lei
compagnia alla sorella maggiore.
Selene rifiutava categoricamente di
rovinarsi la vacanza per colpa di Tiffany, così quando
Matteo era occupato usciva da sola, come quel giorno. Non le dispiaceva la
solitudine, o meglio, la preferiva allo starsene chiusa nella pensione a
combattere una causa persa contro la sua depressa sorella maggiore: oltre al
nervosismo provocatole dal non potersi muovere liberamente, vederla in quello
stato catalettico le faceva salire una rabbia difficilmente reprimibile, quindi
cercava di evitare Tiffany il più possibile.
Sopportare la sua acidità però le era
riuscito impossibile quella sera: non aveva intenzione di rivederla almeno fino
al giorno successivo, così i suoi piedi, guidati dalla
furia, raggiunsero inconsciamente il parco silenzioso dove era solita
trascorrere le ore più tranquille della giornata. Fortunatamente non c’era
nessuno, così si sedette appoggiata al tronco di una quercia secolare e,
respirando profondamente con gli occhi chiusi, aspettò che la rabbia sbollisse.
< Holachica! Todobien?
>
Selene si voltò sorridendo, incontrando gli
occhi castani e vivaci di Matteo. Solo lui poteva rivolgersi a qualcuno in quel
modo: aveva cominciato a farlo da quando era tornato
da una vacanza in Spagna. Non conosceva che poche parole di spagnolo,
probabilmente nemmeno completamente corrette, ma lui si divertiva a
pronunciarle, e non c’era verso di farlo smettere. Spesso Marco lo rimproverava
perché diceva che gli faceva fare brutta figura con i
turisti, ma Selene trovava la sua parlata piuttosto spassosa.
< Ciao Teo. Che
ci fai da queste parti a quest’ora? >
< Un certo fratello apprensivo mi ha
mandato a cercarti quando ti ha visto uscire dalla
pensione che assomigliavi a una Banshee...Parole sue,
ambasciator non porta pena! > aggiunse alzando le mani, cogliendo l’occhiata
indispettita di Selene < A cosa è dovuta la tua
improvvisa trasformazione? >
< Ma niente. Ho
solo litigato con mia sorella, quella stupida. >
< Quella depressa che non esce mai? >
< Quella. > confermò Selene sbuffando
e cominciando a strapare accanitamente alcuni ciuffi d’erba.
< Mmm... Senti, invece di tormentare il povero prato che non ti ha
fatto niente, ti va di venire a sfogarti da qualche altra parte? >
< Per esempio? > chiese la ragazza,
incuriosita. L’amico era già scattato in piedi, scrollandosi l’erba dai jeans.
< Per esempio alla spiaggia. Un mio
amico organizza una festa. Tranquilla, è qua vicino.
Prometto di riaccompagnarti in albergo appena ti sarà passata
la rabbia! >
< Okay,
andiamo. Così vediamo se le feste romane sono veramente migliori di quelle
inglesi.!>
< Ci puoi giurare! > replicò l’altro
sorridendo e afferrandole la mano per aiutarla a rialzarsi.
Ballando scatenata a
piedi nudi sulla sabbia, Selene potè constatare che le feste italiane erano
molto simili a quelle inglesi, anche se guadagnavano sicuramente un sacco di
punti nell’atmosfera.
Sarebbe stato impensabile organizzare una festa come quella nelle spiagge
inglesi, ed era un vero peccato.
Matteo le si avvicinò
e, continuando a ballare vicino a lei, le gridò qualcosa all’orecchio. Selene
gli rivolse un’occhiata interrogativa, inarcando le sopracciglia: non aveva
sentito assolutamente nulla. Il ragazzo rise e, inaspettatamente, la sollevò
tra le braccia e cominciò a correre verso il mare. Selene vide alcune ragazze
urlare, mentre venivano trascinate allo stesso modo tra
le onde. Lei e Matteo continuavano a ridere. Il ragazzo la lanciò in aria sopra
l’acqua scura, per poi tuffarsi subito al suo fianco. Completamente zuppi, i
due ricominciarono a ridere e a schizzarsi a vicenda, fino a quando un ritmo
lento, che giungeva magicamente amplificato dalla radio incantata sulla
spiaggia, non li zittì. Matteo la abbracciò e cominciarono a ballare,
muovendosi un po’ impacciati a causa dell’acqua che arrivava loro alla vita. Attorno
a loro, le ragazze che prima urlavano danzavano sorridendo aggrappate
a quelli che dovevano essere i loro fidanzati.
< Siamo circondati da coppiette! >
esclamò ridendo Selene.
< Ti dà fastidio? > le chiese Matteo,
fissandola con un sorriso sghembo.
< No ma è una situazione strana no? Voglio dire, mi fa ridere! >
< Allora ridi,
mi piace quando ridi! > sussurrò lui. Con una mano
le carezzò la guancia fradicia. Avvicinò ancora i suoi occhi a quelli di Selene
e, chinandosi leggermente, sfiorò le sue labbra in un bacio salato.
Il cervello della ragazza pareva essersi
momentaneamente inceppato, non riusciva a focalizzarsi sul più piccolo pensiero
che avesse un briciolo di senso compiuto. Per un
attimo Selene visse il momento magico tanto decantato dalle protagoniste dei
romanzetti babbani di sua sorella Tiffany: baciare un bel ragazzo italiano tra
le onde del mare, ballando sulle note di una canzone romantica. Bellissimo.
“Ma non fa per me”
si rese conto Selene non appena il suo cervello riassunse le proprie consuete
facoltà. Si allontanò da Matteo, forse troppo bruscamente: il ragazzo la
guardava turbato.
< Ehm è meglio se mi riaccompagni a casa
adesso. Sai, credo di aver fatto arrabbiare mia zia a sufficienza. > gli
disse sorridendo, prima di voltarsi e uscire dall’acqua a passo spedito.
Matteo la accompagnò alla pensione
silenziosamente, guardandola appena. Quando però lei stava per raggiungere le sue stanza senza la minima spiegazione, come se non fosse
successo nulla tra loro due quella sera, il ragazzo la fermò,stringendole
lievemente un polso.
< Che succede?
Ho fatto qualcosa che non va? > le chiese, costringendola a voltarsi lentamente.
< No figurati, è
che sono stanca, io... >
< Selene > la interruppe lui
alzandole il viso con due dita, in modo che lo guardasse negli occhi.
< Okay, senti.
Mi sono divertita alla festa, moltissimo. Ed è stato bello ballare nell’acqua
con te però... io non credo che tutto questo faccia
per me... >
< Non è che
sono io a non fare per te? >
< Forse. > asserì
lei dopo un secondo di silenzio < Non lo so io... penso di vederti
solo come un amico, Teo. >
< Okay. Non serve che mi guardi così, non mi devi chiedere scusa. Possiamo rimanere
amici come siamo stati finora. > la rassicurò sorridendo. Poi le posò un
lieve bacio sulla fronte, augurandole la buonanotte, girò i tacchi e sparì.
Selene raggiunse la sua stanza in silenzio.
Nessuna traccia della zia o di Tiffany, e Charlotte dormiva. “ Benissimo” si disse lei “per lo meno la sgridata è rimandata a domani. Non
saprei gestire anche quella stasera.”
La pelle le pizzicava per via del sale
così, gettato il vestito umido in un angolo del bagno, si immerse
nella grande vasca piena d’acqua calda.
Chiudendo gli occhi, cominciò a riflettere.
Pensava a Teo, con i suoi ricci castani e gli occhi grandi, con le spalle
larghe e il fisico asciutto. Un gran bel ragazzo, obiettivamente. Era anche
molto dolce e romantico, come le aveva dimostrato
durante la festa. Qualunque ragazza avrebbe desiderato baciarlo tra le onde del
mare.
Ovviamente, lei non condivideva i desideri
di qualunque ragazza.
Semplicemente, Teo non era il tipo di
ragazzo che faceva per lei. Era dolce, con tutte le attenzioni che le rivolgeva, ma alla lunga stare in sua compagnia la faceva
sentire soffocare. Charlie e Bethany erano quelle che adoravano le
romanticherie, a lei serviva di più. Le piacevano certo, a piccole dosi, ma
aveva bisogno anche di un briciolo di brio, di follia nella sua vita.
Lei aveva bisogno di qualcuno di abbastanza
folle da poterle stare accanto. Teo non era pazzo a sufficienza.
Stare con lui sarebbe stato come
accontentarsi di un fuoco d’artificio babbano quando
lei adorava i magnifici Filibuster...
“Che paranoie
dementi che devo avere! Persino il Dottor Filibustervado a scomodare! Che poi non c’entra niente con i miei
problemi sentimentali...”si
disse Selene uscendo dalla vasca e mettendosi a dormire.
“Stupida ragazzina che non sono altro!”
Cara
Len,
E così sei riuscita a combinare
un altro bel casino eh?
“Teo
aveva detto che gli andava bene rimanere amici, ma poi
non si è più fatto vedere come prima”, scusa ma che ti aspettavi? Lui ti ha
baciato nella maniera più romantica possibile e tu gli hai
detto che lo vedi solo come un amico! Come ti aspettavi che reagisse??
Vuoi
la mia opinione al riguardo, comunque? Bene eccola: magari
non puoi stare con Matteo non perché hai bisogno di qualcun altro diverso da
lui, ma perché quel qualcun altro l’hai già trovato. E tutte le tue “paranoie dementi” non sono altro che
giustificazioni per non ammetterlo.
Dicevi
di stupirti perché hai paragonato il tuo fantomatico “uomo ideale” ai fuochi
d’artificio Filibuster? Secondo me
è l’unica conclusione sensata a cui sei arrivata... Proprio non capisci da sola
il perché?
Sinceramente,
Len, chi è il primo ragazzo a cui pensi quando si
parla di fuochi d’artificio Filibuster???
Ciao a tutte.
Dopo più di un anno di silenzio mi sembrava come minimo doveroso farmi sentire. Anzi, vi chiedo scusa se lo faccio solo oggi.
Come forse avrete dedotto dal titolo del capitolo, ho intenzione di togliere questa storia da efp. I motivi sono tanti: ho perso un po' la voglia di scrivere dell'inizio, questo è innegabile, ma Selene è un personaggio che ho amato e che è cresciuto con me mentre leggevo Harry Potter, ed ora non mi rispecchia più. O meglio, non mi sembra più il caso di continuare una storia con questa sorta di alter-ego che mi ero creata da bambina, che, con il senno di poi, forse non avrei mai dovuto pubblicare.
Tuttavia non mi pento di averlo fatto, è stata la mia prima storia su efp, il mio primo tentativo di long (anche se fallito), e le vostre recensioni mi hanno scaldato il cuore in una maniera che non posso esprimere. Se ho rimandato tanto questo momento è fondamentamente perchè mi dispiaceva deludervi e abbandonarvi.
Tra un paio di settimane cancellerò la storia di efp, vi lascio il tempo di leggere questo saluto e di chiedere tutte le spiegazioni che volete.
Se qualcuno fosse interessato, posso mandargli un messaggio con il riassunto di come sarebbe dovuta proseguire la storia di qui in avanti. Non scrivo questo riassunto qui perchè, come ho detto fin dall'inizio, era un progetto abbastanza lungo, e non mi sembrerebbe il caso di scrivere un papiro ora. Quindi chi vuole leggere alla conclusione, basta che mi contatti via messaggio privato o recensione, mi è indifferente. Sarò disponibilissima a rispondervi.
Detto questo, vi ringrazio ancora di cuore per il tempo che avete dedicato a questa storia, mi avete resa davvero felice!
Spero di ritrovare qualcuno di voi in una delle mie storie future, nel frattempo vi saluto
Baci
Lu