The black heart or..?

di ella96
(/viewuser.php?uid=77769)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il cuore nero ***
Capitolo 2: *** Chaos ***
Capitolo 3: *** Nel mondo dei sogni - parte 1 ***
Capitolo 4: *** Nel mondo dei sogni - parte 2 ***
Capitolo 5: *** There's no hope? ***
Capitolo 6: *** Vanilla... she's dying ***
Capitolo 7: *** Ti amerò anche nell'odio ***



Capitolo 1
*** Il cuore nero ***



IL CUORE NERO


La schiena appoggiata al muro, le braccia conserte e il busto inarcato all’indietro così come il piede sinistro è appoggiato al muro.
Al suo fianco Yurika blatera qualcosa di poco comprensibile alle orecchie del giovane mentre non poche ragazzine passano di lì con i cuori illuminati di dolce rosa mentre il giovane neppure le osserva.
Socchiude gli occhi per un secondo, e centinaia di scene gli tornano in mente.
Pierre e Chocola nel passaggio dimenticato
Pierre e Chocola al ballo

Pierre e Chocola all’acquario

Pierre e Chocola da gatta
Pierre e Chocola nei sogni

Pierre e Chocola e la schema.

Qualunque ricordo che gli torna in mente, è legato alla strega dai capelli color del fuoco così come l’anima.
Sente quasi il sangue pulsargli nelle vene per un secondo, per poi essere di nuovo assopito dal gelo del cuore nero.
Riapre quindi gli occhi giusto in tempo per osservare Vanilla catturare alcuni cristalli neri. Sorride fiero mentre lascia le ragazze del fan club li a ciarlare e si dirige dalla futura regina dei malefici, appoggiandogli una mano sulla spalla. « Hai fatto un’ottimo lavoro, mia cara. Sono fiero di te » incede il principe dei malefici mentre si abbassa leggermente sul viso di Vanilla, in un contatto fin troppo intimo, con la sola intenzione di far ingelosire qualche altro marmocchio.
Una brezza di vento lo distoglie il suo intendo, quando un profumo conosciuto ne sfiora le narici. Gli occhi azzurri come il ghiaccio si puntano su Chocola che, dietro di loro, ha visto tutto. La sua faccia è irriconoscibile.
Le labbra serrare con forza, gli occhi spalancati e lucidi, le braccia distese rigidamente lungo i fianchi, i pugni chiusi con le nocche gia bianche. Sta facendo un grosso sforzo per non inorridire di quella situazione e provare a riprendersi la sua amica.
Quando gli occhi di Chocola e Pierre si incontrono, piano piano tutto sembra svanire. Extramondo, le pretendenti al trono, gli ecourè, tutto quello che non centri con loro. Chocola e Pierre. Pierre e Chocola. Lei non più pretendente al trono, lui non più principe dei malefici. Anche Vanilla, pretendente e principessa dei malefici scompare.
Ed ecco che riniziano quella discreta danza pericolosa fatta di sguardi e cuori, in cui uno dei due dovrà perire.
Il cuore della streghezza si illumina subito di un rosa intenso quello di Pierre.. no.
Tuttavia il giovane mago sente il sangue fluirgli nelle vene e arrivare piano piano al cuore.
« Pierre! » richiama Vanilla, interrompendo la magia e facendo ridestare i due giovani.
« Vanilla, andiamo » è l’ordine secco che viene imposto dal principe dei malefici mentre oltrepassa Chocola senza fissarla di striscio. Anche Vanilla lo fa, ma la guarda per un secondo seria per poi.. sorridere cattiva. Quel gesto lascia spiazzata la streghetta dai capelli rossi che si limita ad indietreggiare mentre Houx e Soul arrivano di corsa a soccorrere Chocola che sembra impietrita.
Cos’è successo alla sua migliore amica? Cos’è successo.. a lei? Perché teme Vanilla e Pierre vicino?
Nel frattempo che la streghezza si pone queste domande, un’importante conversazione sta avvenendo nella sala da pranzo di Pierre.
Vanilla, seduta su un divano con le gambe accavallate guarda di fronte a se compiuaciuta mentre Pierre prende fra gli indici un cristallo del cuore nero, alzandolo per farlo vedere bene alla principessina.
« Questo, mia cara Vanilla.. » inizia con tono languido mentre sembra quasi accarezzare l’oggetto. « E’ il cristallo di Chocola » annuncia con tono fiero mentre gli occhi azzurri sembrano ghiacciai impenetrabili « Il.. cristallo di.. Chocola? » domanda confusa la streghetta dagli occhi color d’ametista scura mentre si alza dal divano e si avvicina a Pierre, al suo fianco, con passo calmo. I tacchi solcano gentilmente il pavimento, formando una dolce melodia. « Cosa mi sono persa? Cosa deve accadere? » domanda quindi di nuovo, cercando una risposta confusa mentre Pierre le porge la mano col cristallo, invitandolo a prenderlo.
« O magari cosa è gia successo.. » dirà in un soffio delicato, riposando il cristallo nel proprio posto visto che Vanilla non vuol prenderloin mano.

Spazio scemenza:
BUONGIORNO A TUTTI :3
Non so dove mi porterà questa storia *-* non so neppure cosa voglio scrivere, a dir la verità XD mi viene tutto scrivendo, quindi.. boh, spero vi piaccia e mi lasciate qualche ricordino come una recensione *indica il bottoncino per recensire*
Detto questo, grazie di essere riusciti ad arrivare fin qui se ce l’avete fatta, o grazie solo di essere riusciti ad aprire ‘sto coso XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chaos ***



CHAOS

Il lungo vestito nero da regina delle tenebre fascia il sinuoso corpo che, giorno dopo giorno, inizia a prendere forme sempre più da donna. I fianchi si ammorbidiscono, il viso si sfila, il seno inizia a spuntare, e la bellezza di Vanilla piano piano, inizia a diventare innegabile. Che sia il potere oscuro a renderla così maledettamente bella non si sa?
Seduta sul letto, con accanto la fidata topolina, osserva la moltitudine di cristalli neri posti di fronte a lei. Li sfiora con una mano e sente il loro potere entrarle piano nelle vene e inebriarle i sensi di quella strana sensazione che non riusciva a percepire neppure quando catturava i cristalli rosa.
Ogni cristallo nero ha una propria particolare essenza. Ci sono quelli creati dalla gelosia, dall’odio, dall’arragonza, dal rancore, dalla vendetta et similia. La principessina non li tocca, li sfiora.
Le serve solo questo per capire l’essenza di quei cuori per comprendere com’è fatta la persona da cui li ha sottratti. « Sai, Blanca.. » inizia con voce neutrale la principessina, volgendo il viso verso il familio che non la lascerà mai. Lo sguardo di Vanilla è vuoto, stanco, e leggere occhiaie colorano la parte inferiore degli occhi ora così diversi da quelli di pochi mesi fa. Il colore è la forma sono gli stessi, l’essenza è cambiata. Seppur davanti a tutti si mostri forte e arrogante, di tanto in tanto la maschera cede. Questo, di certo, Blanca lo può ben notare. Non lascerà mai e per nessun motivo l’adorata padroncina. Si sente legata a lei, soprattutto ora che la vede così debole. Sa che probabilmente neppure la padroncina vuole sentirselo dire ma è debole, terribilmente debole.
Vanilla è come un cristallo di zucchero. Così bello, così ambito quanto.. fragile. E’ così che l’ha descritta Pierre, è così che è davvero Vanilla. Per quanto voglia trasformarsi in crudele ragno velenoso, pronto a tessere le sue teli, nutrendosi delle sventure degli altri, difficilmente ci riuscirà. Come può un’innocente farfallina trasformarsi in un ragno? Eppure, sembra esserlo diventato. Un’attimo la vede come la vecchia Vanilla, quella dolce e timida, l’attimo dopo quella nuova più simile a un cobra. Ormai anche Blanca si sta confondendo.

Chi sei, Vanilla?

Sono queste le considerazioni che fa Blanca guardando la streghetta, senza ascoltare neppure una parola di quel che dice. Le ricorda così tanto se stessa da giovane che non può fare a meno di compatirla. Quale sarà la fine di Vanilla? Si farà davvero sopraffarre dalle tenebre o reagirà?
« …Mi hai ascoltata? » domanda infine un’irritata streghetta. « Oh sisi, certo, firulì! Sono con te Vanilla, ovviamente! » risponde con vocina odiosa e acuta la topolina anche se non ha sentito una sola parola. La regina delle tenebre le scocca un’occhiataccia che avrebbe fatto rabbrividire anche Ice, il nobile del ghiaccio e della neve. « Non mi stavi ascoltando » decreta dura per qualche secondo finchè un dolore al petto non le fa subito mancare il fiato, incapace di dire qualsiasi cosa tanto è acuto il dolore.
« Vanilla cara, sai bene che non devi sforzarti.. » mormora più dolcemente ora la topolina, avvicinandosi al viso della padroncina, appoggiato sul morbido cuscino, in preda a spasmi che sembrano quasi una tortura.
« Non riesco a.. » fa una pausa Vanilla, in preda al dolore « capire.. » finisce la ragazzina poco prima di socchiudere gli occhi e cadere nel limbo delle oscurità.

Pierre.. il cristallo nero di Chocola.. non capisco..


Questo sarà l’ultimo pensiero che per questo giorno accompagnerà la streghetta.

Nello stesso momento in cui Vanilla era nelle sue stanze a patire un dolore tremendo con la topolina Blanca che non sapeva bene cosa fare, rivedendosi anni orsono in quella streghetta, in un’altra ala del palazzo vi stava Pierre che discuteva animatamente con Silvent, il suo consigliere e alleato.
« NO! Non se ne parla! » dice con fermezza il ragazzo, sbattendo un pugno contro il tavolo senza curarsi del dolore. Silvent, dal suo lato, non rimane neppure un po’ sorpreso. « Non abbiamo altra scelta, signore.. Avete anche voi ben visto come risplende il cristallo di Chocola, sia quello rosa che quello nero, non ricordate la legenda? » domanda con un pizzico di urgenza nella voce. Dovevano sbrigarsi, prima che succedesse l’irreparabile. « Abbiamo qualche altra possibilità..? E’ troppo rischioso.. » mormora il biondo, buttandosi stanco su un divano di pelle nera, con la fidata gatta a suo fianco che si accuccia sulle sue gambe, quasi angelo protettore.
« Certo che c’è.. Chocola, dovrebbe morire » a quelle parole il principe dei malefici irrigidisce la schiena mentre la gatta alza la testa come di botto. « Vanilla ne soffrirebbe tantissimo.. » tenta vanamente Pierre, forse temendo che quello a soffrire davvero sarebbe stato lui e non Vanilla.
« Se la purificatrice si accorge di avere in se quei set.. sei cristalli, » si corregge immediatamente Silvent, osservando soddisfatto il cristallo nero che brilla in un’angolo della stanza. Molto diverso da tutti gli altri cristalli. Chiunque lo sfiora può sentire molto di più che energia negativa, può sentire quasi un cuore palpitare dentro. « Rischieremmo la vita di Vanilla e.. la vostra » dirà un po’ esitante.
Il principe dei malefici alza di botto il capo, sorpreso. Se Chocola è la purificatrice e Vanilla è la distruttrice lui è..
Quasi come se gli leggesse nel pensiero, Silvent risponde « l’estremista.. ci mancava l’ultimo pezzo del puzzle » spiega. Il principe volta il capo e prende nelle mani un bicchiere di cristallo specchiandosi su esso mentre lo avvicina alle labbra ne beve il contenuto, sentendo il sapore caldo del wiski logorargli la gola. « E’ vera quindi la legenda? » domanda. Subito dopo Silvent annuisce.

Chocola.. perché deve essere tutto così complicato?



Ormai è mattina inoltrata quando Vanilla e Pierre si trovano seduti sul balcone a fare colazione in silenzio. Il sole sfiora la pelle candita di entrambi ma non la riscalda. E’ come malato quell’oggi, così triste come quel giorno lo sarà per molti. Il silenzio è innaturale mentre Pierre legge un libro poggiato sul tavolo e non tocca cibo. Sembra molto antico, rovinato, ma ancora leggibile. Indubbiamente quel tomo deve valere molto, ma non sembra interessare granchè alla bionda che gli è seduta di fronte. Anzi, al contrario, la infastidisce.
« Hai quel coso in mano da giorni, cos’è? » domanda con schiettezza Vanilla appoggiando sul tavolo il bicchiere di cristallo stufa di quel silenzio. Gli occhi sono puntati sul principe che dopo un sospiro e troppo silenzio si decide a rispondere.
« Non è ancora il momento, Vanilla, di saperlo » risponde Pierre senza molta voglia di essere contraddetto. Non ha dormito tutta la notte per pensare a cosa fare. La principessina sbuffa e si alza da tavola trascinando la sedia all’indietro. « Io vado a scuola » dice con tono scocciato mentre gli passa accanto. Con un rapido gesto il principe la blocca per il braccio, interrompendo la sua camminata e sorprendendola non poco « Vanilla cara, sai quanto ci tengo a te.. mi fido di te » specifica l’ultima parola fissandola bene negli occhi mentre si alza, senza lasciarle il braccio seppur con la mancina le sfiora la guancia. Un lieve colorito si forma nelle gote della bionda che continua a tenere però uno sguardo offeso per non essere messa ancora a corrente di cosa sta succedendo. « E’ per questo che ho bisogno di te » dirà con voce languida, incastrando lo sguardo color ghiaccio negli occhi della principessa.
« Dimmi cosa fare.. » si arrende quindi infine, godendosi il tocco freddo ma piacevole di Pierre sulla guancia. Esso sorride, complice.
« Hai ancora la tazza dei sogni? »
Nel frattempo, da lontano, la piccola Blanca osserva la scena dispiaciuta per poi sgattaiolare via




SPAZIO SCEMENZA:
Hola, miei frodi *___* come state? Oggi avevo un po’ di tempo libero, seh, come no ._.’’ e quindi ho deciso bene di pubblicare il secondo capitolo *-*
Come vedere è solo di passaggio, ma da qualche piccolo indizio sui prossimi capitoli u.u
Si, amo con tutta me stessa i personaggi cattivi XD ecco perché mi soffermo molto su Vanilla *__* Giuro però che spunterà pure Chocola nella storia u.u
Si, mi interessa mettere in gioco anche un po’ il personaggio di Blanca e.. vedete leggendo :p
Insomma, è un po’ un capitolo di passaggio ^^ fra il prossimo capitolo o quello dopo, dovrei iniziare a dare indizi più concreti *___* Se mi dite che ne pensate, mi rendete contenta!! :D
Grazie di seguirmi e non avermi ancora linciata per quest’orrore XD
P.s: trovo il titolo di questo capitolo azzeccato *-* tutto è così confuso che pure il titolo doveva essere confuso XD

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nel mondo dei sogni - parte 1 ***



Nel mondo dei sogni – Parte 1

« Chocola, sei in ritardo! » gracida con voce acuta il famiglio a forma di rana, buttando sopra la testa della padroncina un cuscino mentre ella si rigira nel letto, intenta a non ascoltare una sola parola e continuare a dormire beata. Houx e Soul mentre fanno anche il loro ingresso in camera.
« Yuhu! Sei pronta Chocolì? » entra per prima Soul, facendo la sua trionfale entrata con tanto di cartella retta dietro la spalla. Indubbia la bellezza che lui e il gemello hanno, non per niente riscuotono non poco successo a scuola con le ragazze. Quasi come se la streghetta dai capelli color fuoco possedesse orecchi mobili – simili ai gatti – si alza immediatamente dal letto fulminando con lo sguardo un Houx dietro al fratello che sghignazza. La sua attenzione viene però riportata sul colpevole. « Come mi hai chiamato!? » domanda piano la streghetta cercando di trattenere l’impulso di uccidere il suo quasi ex-migliore amico. Quello si mette a sghignazzare per nulla intimidito dalla voce trattenuta della strega. « Chocolì! » ripete tutto bello contento.
E’ meglio saltare cosa succede dopo, visto che una certa pretendente al trono corrispondente al nome “Chocola” non ha di certo dato un bacino sulla guancia all’amico. Sarà una luuuunga mattinata per il povero Soul.

Passiamo quindi un po’ più avanti, come se avessimo il tasto “play” “pausa” o, semplicemente, forward.
« Sei sicuro di quel che vuoi fare? » domanda Vanilla, un po’ insicura, mentre gli consegna fra le mani una tazza rosa con qualche decorazione floreale. Di certo molto di classe. Pierre sta per rispondere finchè un’aroma di cioccolata non lo fa bloccare. Si volta quindi appena in tempo per vedere Chocola scortata da Houx e Soul con cui non parla, visibilmente scocciata. « Pierre.. » richiama Vanilla che attende finchè non ha la piena attenzione del principe dei malefici. « Perché credi che accetterà di bere una tazza di thè con te? » domanda perplessa la principessina mentre si piazza di fronte al principe che con sguardo leggermente ostile la fissa.

Ma perché è così insistente?

« Non potrà resistere alla tentazione di provare a riprendersi.. » fissa per un secondo la bionda che lo sta ascoltanto attentamente, alla ricerca di un qualunque indizio. « ..te » conclude per poi prendere in mano la tazza e andarsene poco interessato di cosa potrebbe pensare ora la principessina. Di fronte a lui compare immediatamente Silvent che dopo un breve inchino alza gli occhi sul principe con un piccolo ghigno. « L’invito è stato spedito » e dopo aver annunciato ciò l’alleato sparisce.

« Non accetterai, vero?!? » esclama Soul speranzoso, protendendosi verso Chocola seduta sull’orlo della fontana che guarda sulle ginocchia la lettera fredda di Pierre.
« Io.. non so! Magari potrei scoprire un modo per riprendermi Vanilla.. un modo che non comporti usare il potere che mi ha dato Ambel.. o magari semplicemente riuscire ad avere il permesso di Vanilla. » è la risposta tentennante di Chocola che non riesce a decidere ne a guardare in faccia gli amici che sono sempre lì per lei, pronta a consigliarle sempre il meglio anche se lei fa sempre di testa sua. Ma sta volta, forse sarebbe meglio se la legassero invece di farle fare quel che vuole.
Houx, che fino a quel momento era stato in un’angolino ad ascoltare tutto, con un gesto rapido e veloce sfila da sotto le mani di Chocola l’invito a bere un thè in compagnia di Pierre e, mettendosi di fronte alla strega, glielo strappa davanti in mille pezzi. La guarda rabbioso e se la streghetta lo guardasse attentamente, noterebbe uno strano bagliore nero nel petto.
« SMETTILA DI FARE LA BAMBINA! » urla mentre il gemello gli appoggia una mano sulla spalla, cercando di contenerlo ma quello se la scrolla via malamente, osservando Chocola furioso mentre la ragazzina ha gli occhi sgranati dalla sorpresa. « Se vuoi un po’ di avventura.. » continua senza riuscire più a bloccarsi, sentendo quasi la necessità di togliersi tutto quello che provava gia da tempo. Vuole riversargli addosso tutto l’odio che dispone, tutto quello che per mesi ha celato in silenzio. E sta volta Chocola non potrà parlare, dovrà subire in silenzio ed ascoltare: almeno questa volta. « .. non sei adatta a essere una pretendente al trono! Non c’è solo la tua vita in ballo! C’è tutto! E tu pensi solo al tuo stupido Pierre e cuore rosa! Ma sai cosa ti dico Chocola? » la domanda viene posta più piano, come se si stessa calmando. Soul guarda tutto senza dir niente, sconvolto dal comportamento del fratello. « Fai quel che vuoi.. non mi interessa più niente » e detto questo se ne va via a passo di carica, per evitare di dire altre cose che magari non pensava davvero. Purtroppo però tutto quello che ha detto lo pensava davvero e ha lasciato basita Chocola.
Cosa credevi ragazzina? Che potessi nascondere il tuo egoismo per sempre? Ora sii un po’ sincera con te stessa: perché vuoi andare da Pierre? Attenta Chocola, un passo falso e perderai tutto.

Il gioco vale la candela?



La sala da pranzo è immensa, non si direbbe quasi che fa parte della scuola ma chi conosce il principe dei malefici sa bene che ha usato la magia per renderla più di classe. Al centro della stanza c’è un tavolo rotondo con le gambe in legno pregiato e rifiniture in oro. La tovaglia è di un colore pesante, quanto antica e bella. E’ apparecchiato alla perfezione, con lumi di candela e rose nere in un vaso d’argento. Pierre è gia li, seduto, aspettando che la propria preda varchi la porta. Sa che lo farà, la piccola Chocola non può resistere a una simile sensazione e infatti qualcuno varca quella porta.
« Chocola, mia adorata, benvenuta.. » incederà il principe dei malefici alzandosi dal suo posto e andando incontro alla rossa che un po’ esitante, lascia scorrere lo sguardo smeraldino sulla stanza, incantata dal falso calore che essa concede.
Appena intercetta Pierre andare incontro a lei tutto rinizia. Il cuore accelera, il respiro si blocca, il sudore fredda imperla la fronte della giovane ragazzina che immediatamente fa un passo indietro, ricacciando con notevole forza la voglia di gridare e piangere.
Piangere perché ha perso Vanilla. Gridare perché ama Pierre.
Piangere perché Vanilla è al fianco di Pierre, dove doveva esserci lei. Gridare perché è maledettamente gelosa.

Che Houx abbia ragione?


« Cos’hai streghetta? Perché ti allontani? » è la domanda posta dal biondo che la fissa crucciato, quasi dispiaciuto seppur gli occhi rimangono freddi. « Non.. avvicinarti.. » dirà quindi Chocola leggermente tremante, con il capo verso il basso mentre si tortura le mani sul ventre per poi alzare gli occhi fieri, osservando Pierre e scacciando via qualunque dubbio le sia passato per la testa. E’ lì per Vanilla: se lo deve ricordare.
Deve fare in modo di dimostrare ai due gemelli che il suo cuore non è davvero rosa per Pierre. Ma allora perché ha la gola secca e fa fatica a mantenere il controllo?
Il giovane invece è molto rilassato, oserei dire divertito mentre fissa con un sorrisino la giovane pretendente al trono. Alza poi le mani in alta a mo’ di resa. « Come volete voi, principessa.. » dirà prendendola un po’ in giro per poi indicarle la strada fino al tavolo. « Sono qui per.. negoziare » ci ha messo qualche secondo per dire l’ultima parola, cercando un termine appropriato.
La rossa stranita lo segue, sedendosi al posto di fronte a lui e notando la perfezione quasi inquietante con cui tutto è predisposto. Osserva la tazza di fronte a lei, non riconoscendola.

Povera ingenua Chocola..


« Negoziare, su cosa? » vuole arrivare subito al punto la ragazzina, per evitare che il suo cuore esploda d’amore represso e che venga presa di nuovo in inganno dal giovane. Pierre al contrario non sembra avere tanta fretta di parlare. « Ti prego, sei mia ospite.. » dirà quindi con tono lascivo e divertito allo stesso tempo mentre inclina un sopraccilio scettico. Alza anche una mano quasi come se si dovesse prenotare per rispondere a scuola ma ovviamente non è così: al suo gesto compaiono una decina di cameriere. Chocola è a dir poco stupita mentre la mascella le cade quasi a terra e Pierre ride divertito.
« Cosa credevi, mia cara? E’ ovvio che mi faccio aiutare per mantere questo posto splendito.. sai, devo ammettere una cosa.. » dirà con tono rassegnato mentre con l’indice gioca con il bordo del bicchiere di cristallo. « Non ho fatto venire neppure Vanilla qui.. solo te » e detta questa frase il cuore di Chocola si illumina di un rosa tenue, non riuscendo più a controllare le sue emozioni.
Il principe fa segno di non notarlo mentre le cameriere versono in entrambe le tazze un thè. Chocola lo guarda un po’ dubbiosa. « Non mi servi a nulla morta, credimi, mia dolce Chocola.. » dirà con voce bassa e suadente il principe dei malefici. Quasi a dimostrare che non è avvelenata la bevanda, inizia a berne educatamente un po’ anche lui
« Su, bevi » la incita con un sorriso bonario, cercando di soggiogarla al suo sguardo color ghiaccio. Inutile dire che la ragazzina dopo averlo guardato un secondo appoggia le labbra color mirtillo sulla tazza bevendone un sorso e….

SPAZIO SCEMENZA:
Hola, chicos! Pardon il ritardo, problemi di qua e problemi di la ^^ Spero che il capitolo vi piaccia :) ho preferito dividerlo in due in modo che non venga troppo lungo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nel mondo dei sogni - parte 2 ***



Nel mondo dei sogni – Parte 2

« Su, bevi » la incita con un sorriso bonario, cercando di soggiogarla al suo sguardo color ghiaccio. Inutile dire che la ragazzina dopo averlo guardato un secondo appoggia le labbra color mirtillo sulla tazza bevendone un sorso e….

E.. tutto scompare in un batter d’occhio ed ecco che il suo mondo cambia e si sente improvvisamente risucchiata, senza possibilità di uscita. Ha solo un secondo per fissare Pierre che sorride ingannevole e la tazza che finalmente riconosce come un altro modello della tazza del mondo dei sogni.

Soggiogata.. di nuovo: da lui


Qualche secondo in cui non prova neppure a bloccare la sua corsa all’interno della tazza e tadan.. si ritrova di nuovo nel mondo dei sogni di Pierre. Del suo Pierre. Di colui che ha visto nella foresta di ghiaccio – poco prima di prendere le bacche d’argento – del ragazzo che sa bene che è dolce, gentile, premuroso e che ha un cuore rosa. Non colui che l’ha mandata lì senza pensare a cosa potrebbe succederle. Non ne capisce il motivo.
Si guarda intorno, rimanendo un secondo perplessa per il luogo dove è finita.
Si guarda intorno e nota che non è un luogo freddo come l’ultima che ha visitato ma un luogo caldo, con un bel sole che splende nel cielo e accarezza gentilmente la pelle della rossa, un bel prato rigorgolioso che solletica i piedi nudi della bambina. Il tutto contornato da una bellezza quasi impossibile da descrivere. Strani animali passeggiano indisturbati per il prato, farfalline girano intorno a Chocola che guarda il tutto ammaliata, con la bocca semisocchiusa in un sorriso. « Wow.. » sarà l’unica cosa che la giovane strega riuscirà a dire prima di fare un girotondo di 360° su lei stessa. Abbassa quindi gli occhi e guarda i suoi indumenti.
La divisa scolastica è stata sostituita da un completo da fantina, tranne per i piedi scalzi. « E io che ci faccio con questo completo? » si domanda confusa prima di sentire lo scalpiccio di zoccoli ed ecco che oltre la collina, un meraviglioso principe si avvicina su un puledro dal folto manto bianco. Il sole le offusca la vista e quando l’altro si trova vicino a lei, non riesce a mettere a fuoco chi è colui che ora si eregge al suo fianco e allunga la mano verso il suo viso. Un tocco freddo e una voce armoniosa. « Chocola.. cosa ci fai qui? » il tono è a dir poco felice, quasi un bambino a cui finalmente è stata data la caramella. Solo ora la rossa riesce a guardarlo bene in viso, osservandone i lineamenti morbidi, gli occhi color cielo piedi di.. amore?
« Ti ho aspettata tanto e sono venuto qui, proprio per te.. il sole mi ricorda i tuoi capelli.. » voce ancora morbida mentre scende dal cavallo con grazia e si avvicina alla pretendente al trono che di conseguenza fa un passo indietro, portandosi le mani al petto F E R I T A. Come l’ultima volta che è stata lì, come l’ultima volta che è stata davanti al vero Pierre.
« Mi eviti ancora.. » è la triste constatazione del principe dei malefici che dopo averla guardata un secondo in viso sorride tranquillo e fa un mezzo inchino, alzando il capo e porgendole la mano. « Mia principessa, mi concederebbe l’onore di portarla a casa mia? Sul mio cavallo, ovviamente.. » e detto questo gli occhi color del ghiaccio vengono abbassati sui piedi nudi di Chocola, mentre un sorriso divertito si arriccia sulle labbra. Pierre vuole conquistarla, non ammaliarla come farebbe quello vero. Questo ha lasciato Chocola ancor una volta spiazzata da quella situazione.

Posso tornare dopo a casa..


« Ma certo, mio principe! » risponde con entusiasmo prendendo la mano del giovane che la aiuta immediatamente a salire sul cavallo che ora inizia a scalciare, infastidito da quella nuova presenza. Non è mai andata a cavallo Chocola, motivo per cui è tesa e il destriero lo capisce. Dietro Pierre poi, ha l’impressione che possa cadere in ogni secondo. « Rilassati.. » le sussurra piano il principe mentre prende la mani di Chocola e le conduce sulla sua vita, in modo che la rossa si possa aggrappare a lui. Ed eccolo quindi che con un colpo di tallone gentilmente ben assestato e senza recare danni all’animale, inizia la loro passeggiata. Il passo dell’animale è calmo e tranquillo ora, anche se di tanto in tanto salta qualche ostacolo ed è in quei momenti che il corpo di Chocola si irrigidisce e si stringe ancora più forte a Pierre, appoggiandone il capo sulla schiena. Dal suo canto il principe dei malefici sorride divertito, mentre sente quel sapore così buono di cioccolata che vorrebbe tanto assaporare. Il cuore comunque non si accende, non batte. Quasi morto. Quello di Chocola invece è gia di un rosa brillante mentre sente la freddezza del corpo di Pierre, quasi come se fosse davvero caldo e la avvolgesse in un dolce abbraccio.

Inverno e Estate.. due cose che non si raggiungeranno mai per quanto vogliono..
Come il sole e la luna. Quando arriva l’una, sparisce l’altra. Solo qualche secondo per osservarsi senza mai vedersi.
Sarà questo il destino riservato a queste due povere anime così diverse?

Passa il tempo in silenzio, in un profondo silenzio, finchè il cavallo non si blocca al minimo colpo di Pierre. « Chocola.. siamo arrivati.. » sussurra il giovane guardando indietro ma nota che la giovane strega è profondamente addormentata con il capo sulla sua schiena. Le labbra sono socchiuse, quasi chiedendo perfavore a Pierre di baciarla, falla sua. Il biondo rimane quindi fermo, sul cavallo, ad osservarla indeciso. « Hai fatto un lungo viaggio.. sarai stanca.. » mormora pianissimo mentre lentamente scende dal cavallo, portando con se anche la principessa.

Sto sognando.. non voglio svegliarmi più.. sento il profumo di Pierre così vicino..


E’ questo il pensiero della giovane strega, sempre con gli occhi chiusi mentre il diaframma si alza e abbassa a un dolce ritmo. Sente che qualcuno cammina, non sa chi. Non sa dove, ma si sente così stanca e quella sensazione che Pierre l’ha presa in braccio e la sta quasi cullando, vicino al suo cuore, è così meravigliosa che l’idea di svegliarsi, aprire gli occhi e far finire l’incanto è così orribile da escluderla subito dalla sua mente.
Magari se l’avesse fatto, avrebbe notato che DAVVERO Pierre l’aveva presa in braccio e che ora la stava conducendo verso la camera più bella degli ospiti.
« Padron Pierre, siete gia t.. » la voce di una cameriera viene spezzata appena nota colei che sta in braccio al principe. « Oh, mio signore! Avete ritrovato al vostra dama! » è la voce emozionata della cameriera che ha gia le lacrime agli occhi.
Il principe sorrise, annuendo appena. « E’ stanca, ha fatto un lungo viaggio.. » spiega pacato come sempre, avvicinando la strega un po’ più al petto come a volerla proteggere dagli occhi materni e contenti della cameriera. « Voglio che sta sera sia tutto perfetto, mi sono spiegato? Non voglio vedere un singolo errore.. » la voce è molto autoritaria, molto simile a quella del Pierre reale. La cameria annuisce subito, fa un mezzo inchino e scappa subito altrove, seppur la sua corsa sia buffa vista l’età che ha. « Voglio che sia tutto magico, mia dolce Chocola.. » e detto questo riprende la sua cammina, iniziando a salire le scale nel pieno del silenzio. Infine, apre l’ultima camera del corridoio e si avvicina al morbido letto dal piumone color panna.
Appoggia dolcemente Chocola quindi sul letto, che immediatamente si rannicchia su se stessa, come se avesse freddo. Come se la lontananza con Pierre le facesse male. Un sorriso divertito si arriccia quindi sulle labbra del giovane, mentre scuote la testa e piano piano, inizia a rimboccarle le coperte.
« Sono sicuro che farai sogni d’oro, dolce Chocola.. è la stanza più accogliente e calda di tutta la casa.. voglio solo il meglio per te.. » e detto questo appoggia una mano sul cuscino mentre la schiena viene piegata per far avvicinare il viso del principe a quello di Chocola.
« Buon riposo, amor mio.. » sussurra infine, mentre incantato dalle labbra socchiuse di Chocola da cui esce un caldo respiro appoggia la bocca su quella di lei.
Un semplice bacio a stampo, nulla di più, prima di staccarsi e notare che nel sonno Chocola ha sorriso. Eccolo quindi che si sposta un ciuffo bionda da davanti agli occhi e esce fuori dalla stanza, socchiudendo piano la porta.

Altrove invece, nel vero mondo, Pierre è seduto solo al tavolo addobbato per l’apparenza di far apparire tutto perfetto a Chocola che gia da diverse ore è finita nel mondo dei sogni. Non ha fatto niente di che, se non giocare con il bicchiere di cristallo contenente un liquido intenso rosso sangue. Quel sangue che non scorre nelle sue vene, ma in quelle di Chocola.
C’è da dire tuttavia che non ha toccato neppure un sorso di quella bevanda e che ora ha gli occhi socchiusi, quasi dialogasse con il suo cuore rosa. Quello che si trova nel mondo dei sogni. Ne capta le emozioni, sente il cuore pulsare, mentre un dolore lento ma denso piano piano si fa strada nel suo corpo. Capisce che è successo qualcosa nel mondo dei sogni che ha fatto emozionare l’altra parte di lui ma non sa cosa.
Di fronte a lui c’è la tazza che ha spedito Chocola direttamente nel mondo dei sogni.

Non saresti mai riuscito ad ucciderla..

No, la verità è che voleva soddisfare entrambi i suoi cuori. Quello rosa per farlo stare in pace, vivere in un’angolo dei sogni remoto e quello nero per fargli completare la missione che da sempre gli è stata affidata.
Per completare il tutto e fare in modo che Chocola rimanga per sempre intrappolata in quella dimensiona parallela deve solo spezzare il manico di ceramica della tazza.
Non ce la fa però. Si limita ad osservarla quasi in trance, in pieno silenzio.

SPAZIO SCEMENZA:
Ok, lo so che dovevo farlo finire in questo capitolo il mondo dei sogni ma non ho proprio resistito ç_ç inoltre la sua ha gia iniziato a distruggermi, quindi aggiornerò con un pò di tempo.  Spero che la storia vi stia piacendo ^^ Ricordatevi che sono le vostre recensioni che mi spingono a continuare *_* VI adoro <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** There's no hope? ***



There's no hope?

Erano passati mesi ormai dal giorno in cui Pierre aveva invitato Chocola a pranzo e lei, dopo una furiosa discussione con Houx, aveva accettato ugualmente. Voleva solo salvare la sua amica. Bugiarda. Non è vero. Voleva solo vedere solo per un altro istante, solo per un momento, di nuovo il viso di Pierre, Pierre che non guarda più Vanilla ma lei. Era stato un piccolo gesto egoista. Un piccolissimo egoismo che le era costato tutto. E ora rischiava di costarle anche di più.
Erano passati tre mesi. Inizialmente, Houx ignorò l'assenza di Chocola a cena. «Sta facendo l’imbronciata» disse al suo gemello, più preoccupato di lui. Ma Chocola non dormì a casa quella notte. Né quella successiva. E quando si accorsero che qualcosa era successo, qualcosa di grave, era ormai troppo tardi. Era troppo tardi anche per Robin.
Chocola era stata rapita. Ma nessuno sapeva dove fosse. Avevano tentato di penetrare al castello dei Malefici, ma nulla da fare. Non si sentiva l'aurea di Chocola lì dentro. Era stata rapita. Era come se fosse morta. Come se non fosse mai esistita. Non in quel mondo, almeno. E ora, in quella casetta una volta gioiosa grazie agli scherzi della rossa, ai pianti isterici della figlia della Regina, ai due gemelli barbarici e all'eccentrico Robin... ora… ora, beh… ora non c'era più nulla. Solo una ranocchia in attesa perenne della propria padroncina, due fratelli che mangiavano in silenzio senza guardarsi neppure in viso, le visite sporadiche di Robin per controllare la situazione, per sperare che lei fosse tornata… per restare deluso. Tutte le volte. E se ne andava via il più in fretta possibile, senza neppure dire una parola, non voleva che nessuno vedesse il suo tormento, il tormento d’aver fallito a proteggere prima Vanilla e poi la sua Chocola. Nessuno, neppure nel mondo degli umani, aveva più visto Robin: si vociferasse si fosse preso una pausa dal canto a causa di un orribile incidente che aveva danneggiato le sue corde vocali. In realtà, Robin, era solo troppo preoccupato in altre cose per poter pensare a divertire gli umani.

Blanca è di fronte lo specchio incantato, aspetta che quest'ultimo si illumini. Lo aspetta da mesi, ormai, da quando Vanilla ha accettato di diventare la Regina dei Malefici. Ma lei non è ancora Regina. Oh, Regina Candy, lei non è ancora Regina dei Malefici. Non chiuderci le tue porte. Non chiuderci fuori. C'è speranza. Regina mia, c'è speranza per la principessa...
«I tuoi pensieri sono assordanti, Blanca cara» la topolina non stava neppure guardando più lo specchio, teneva gli occhioni chiusi aspettando e pregando in una frase e quando quest'ultima sopraggiunse, dopo così tanto tempo carico di un silenzio incalcolabile, solo un "frirulì" sorpreso uscì dal suo muso da topolina facendo divertire appena la regina, seduta sul trono, con lo scettro in mano e gli occhi pacati, sì, ma stanchi.
«Chocola è sparita, mia regina. E Vanilla, lei...»
«Non posso fare nulla per la pretendente al trono Vanilla, sono solo riuscita a non farla eliminare dalla gara nonostante...» iniziò la regina.
«NON E' SOLO UNA PRETENDENTE AL TRONO!» esclamò arrabbiata la topolina. «E LEI NON E' SOLO LA REGINA DI EXTRAMONDO. LEI E' ANCHE LA MADRE DI VANILLA. E' LA MIGLIORE AMICA DELLA MADRE DI CHOCOLA. DOVREBBE SMETTERLA DI... DI..» scoppiò la piccola topolina, scoppiò a piangere. Mesi e mesi relegata nel castello dei malefici ne avevano distrutto l'apparenza forte e superficiale. «...di essere solo una regina. Una regina fredda e impassibile. E' LEI LA REGINA DEL GHIACCIO! NON VANILLA! LEI PORTERA' ALLA DISTRUZIONE DI TUTTO, NON LA MIA PADRONCINA!» scappò la topolina dopo quest'ultima affermazione, scappò via, lontano da lì, lasciando una regina sorpresa con le labbra socchiuse ancora presente nello specchio magico. E Blanca andò nell'unico posto in cui sperava di potersi fare utile: nella stanza della amata padroncina, dormiente sul cuscino, con entrambe le mani portate al petto ancora dolorante.
«Ci sono io, Vanilla, ci sono io. Ci penserò io a te...» sussurrò la topolina al fianco della padroncina, accucciandosi al fianco della sua testa. «Risolveremo tutto, Vanilla mia cara, non temere. Risolveremo tutto. Devi solo darmi ancora un po' di tempo. Ti prego. Solo un altro po'...» sussurrava Blanca dolorosamente e copiosamente. Non poteva permettere che di nuovo succedesse ciò che aveva visto, tanto tempo prima. Non poteva permetterlo. Non poteva proprio. Questa volta avrebbe dovuto fare qualcosa. Intervenire. Vanilla non sarebbe potuta diventare davvero la distruttrice. E Pierre… Pierre no. Non era giusto.

«Mio signore...» Silvent comparse di fronte a Pierre, inchinandosi profondamente e alzando gli occhi solo a un gesto di Pierre. Pierre che non era più andato a scuola, neppure per catturare i cuori neri. Era chiuso da mesi nella sua camera buia, fissando solo la tazza di tè di fronte a lui. Brillava, a volte, e se la sfiorava poteva sentire le emozioni del suo cuore rosa imprigionato lì dentro. Ma nulla di più. Non poteva vedere. Non poteva sapere. Sapeva, immaginava, sentiva però che Chocola era felice.
«Mio signore...» lo richiamò di nuovo Silvent, disturbando Pierre dai suoi pensieri, alzando la testa verso l'uomo. «Non possiamo più aspettare. Il nobile del ghiaccio e della neve ha detto...»
«So IO cosa possiamo e non possiamo fare.» rispose duro. «E ora taci. Vai via.»
Non aveva il coraggio di distruggere il manico della tazzina. Codardo.

Chocola cavalcava su un puledro giovanissimo, in forma, marrone scuro e rideva, aggrappandosi all'animale. «GUAAAAAARDA PIIIIERRREEEEE!» stiracchiava la ragazzina, saltando l'ennesimo ostacolo costruito apposta per farla giocare. «NON SONO STATA BRAVISSIMA PIERRE?» E il ragazzo la seguiva con un altro cavallo, bianco, adulto, pacato. Non cavalcava, la seguiva con un passo tranquillo, assicurandosi però di essere sempre a una vicinanza adatta ad intervenire nel caso di un qualunque compromesso.
«PIIIIERRE!» Strillò improvvisamente le ragazzine, voltandosi verso il ragazzo bianca in volto. Non pensò più al cavallo e perse l'equilibrio, cadendo dalla sella. «AHIA!» Chocola sentiva il dolore come se fosse reale. Perché per lei quel mondo, senza accorgersene, era diventato reale. Aveva scordato che ci fosse qualcos’altro, fuori di lì.
Subito il ragazzo iniziò a correre verso la ragazzina, scendendo da cavallo e avvicinandosi a lei, poggiandole una mano sulla spalla. «Tutto bene, Chocolì?» domandò soave osservandola tutta, per assicurarsi che non si fosse fatta troppo male. E Chocola non disse nulla: quando gli altri la chiamavano "Chocolì" a lei faceva arrabbiare... questa volta... in questo mondo. No. In questo mondo no.
«Nono, sto bene, tranquillo!» si mise a ridere la ragazzina «ma guarda lì...» e indicò con l'indice una tana oltre i primi alberi che delineavano il bosco. C'erano dei piccolissimi cuccioli di orsetto spaventati, che fissavano con i loro occhioni enormi i due ragazzi che non si preoccupavano neppure più del fatto che il cavallo di Chocola, spaventato per gli urli e i movimenti improvvisi della rossa, era scappato via. L'avrebbero ripreso. Nel mondo dei sogni, se si è abbastanza abili, si può far avvenire tutto quello che si vuole al minor prezzo.
«Sono bellissimi, Pierre... dov'è la loro mamma? sono così spaventati... oww, guarda che carini, sono piccolissimi, non riescono ancora a camminare bene! DAI, ADOTTIAMOLI!» strillacchiò la ragazza senza neppure sentire che il suo cuore giallo fosse stato piano piano prelevato. Ma non dal Pierre che lei conosceva, dal Pierre che ora si avvicinava ai cuccioli di orso per riuscire a prenderli in braccio.

«Eccoti qui...» sussurrò Pierre stringendo fra l'indice e il pollice il cuore giallo comparso dall'interno della tazza di tè. Lo osservò per qualche secondo, vedendo all'interno dello scintillio del diamante cosa l'aveva generato e poi lo mise al posto che gli spettava. All'interno di una vetrina incantata con la magia, nessuno poteva toccarla a parte lui. Lo poggiò vicino agli altri cinque cuori: il cuore nero che lei non si ricordava neppure che lui le avesse rubato. Il verde dell'amicizia che aveva intrapreso con la sua sorellina più piccola... non che Pierre avesse realmente una sorellina più piccola ma il Pierre del mondo dei sogni, lui, lui con il cuore rosa, lui aveva una sorellina. L'aveva sempre voluta. Il cuore celeste del rispetto, un rispetto che Chocola aveva imparato a provare nei confronti del Pierre nel mondo dei sogni. E poi c'era il cristallo arcobaleno che brillava tantissimo perché era l'essenza stessa di Chocola: sempre di buon'umore, sempre positiva e divertente... lei neppure se ne rendeva conto del fatto che tutti i suoi compagni di classe facevano la corte a Vanilla solo perché intimiditi dalla sua personalità forte. E quindi non era riuscita a prenderne mai neppure un cuore loro. Se solo avesse saputo, come sapeva lui, che molti erano rossi... e questo, questo a Pierre dava fastidio. E infine il giallo della sorpresa.
Ne mancavano solo altri due per completare l'opera: il bianco... e il rosso dell'amore.



NOTE DELL'AUTRICE:
ciiiao *-*' sono una persona orribile e riprendo la storia dopo tantissimo tempo ç_ç ma questa volta giuro che ho intenzione di finirla, spero fra pochi capitoli ♥ e anche questo è un capitolo di transizione ma già si iniziano a vedere le prime pedine messe in campo *-* vorrei sapere cosa ne pensate, se sarebbe il caso di mollarla incompleta dopo tanti anni o cosa u.u° grazie a tutti però a chi mi ha seguito/inizierà a seguirmi e anche a chi non lo farà più *O*

Ho iniziato una nuova storia comunque, se voleste dargli una occhiata mi fareste felice *-*: Resilient Rose

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vanilla... she's dying ***



Vanilla... she's dying

«Pierre…» è un sussurro soffiato dalle labbra secche e pallide di Vanilla mentre si rigira su un fianco tossendo forte. «Pierre... ti prego. Pierre... arriva...» la fronte imperlata di sudore freddo e il corpo che si rannicchia su sé stesso, tentando disperatamente di salvarsi. E' debole. Sta per morire.

«Padron Pierre, ho saputo che Vanilla si sta indebolendo attimo dopo attimo. Il suo fisico non può reggere: un solo giorno in più potrebbe esserle fatale.» è la voce calma di Silvent che interrompe i pensieri di Pierre, quel brusio fastidioso di una voce pacata e coincisa, di chi sa sempre come agire, ha sempre la situazione sotto controllo. «Potrebbe capire cosa sta succedendo da un momento all'altro ma è molto più probabile che prima che riesca a comprendere cosa la fa soffrire, ella muoia da un momento all'altro.» disse il consigliere del principe del ghiaccio e della neve. E Pierre era ancora bloccato all'interno della sua camera, di fronte a quella tazza da tè che stava facendo ruotare fra le dita da settimane, come se potesse comunicargli chissà cosa. Lì vicino, quel vecchio libro che ormai lo ossessionava giorno e notte. Rimase in silenzio, le parole di Silvent erano solo un brusio fastidioso sopra i suoi pensieri. «Padrone, non so se ha compreso ma Vanilla sta per…»
«Non sta per morire. E' solo stanca.» lo interruppe, consapevole di aver ascoltato poco o nulla di quello che gli era stato riferito. «E' faticoso raccogliere cuori neri e rosa nello stesso istante.» con calma rispose il principe, venendo interrotto dall'aprirsi pesante della porta.
«Firulì! Vanilla, firulì!» una Blanca agitata fece la comparsa all'interno della sala. «Non ha abbastanza energia! Ha assorbito tutti i cuori che le hanno portato ma non è stato abbastanza! La mia padroncina non riesce a respirare! Sta soffocando!»
«COME!?» esclamò Pierre, risvegliatosi all'improvviso da quel torpore nel quale era ricaduto per tanto, tantissimo tempo, scattando in piedi e dirigendosi a grandissime falcate verso l'altro lato del castello, verso la stanza di Vanilla che trovò spalancata, con la ragazzina caduta per terra nel tentativo di chiedere aiuto. Corse al suo fianco e la sorresse, tentando di farla sedere sul letto. Respirava a fatica, teneva gli occhi bassi, era debolissima. Se le braccia di Pierre l'avessero lasciata anche solo per un istante, non ce l'avrebbe fatta a reggersi da sola.
«Vanilla, ti senti male? Vanilla, ti prego, rispondimi...» la ragazza respirava a fatica, annaspava, le mancava il fiato e quando alzò gli occhi erano lucidi, persi, come se stesse per spirare da un momento all'altro.
Dobbiamo agire. Stiamo rischiando la vita di Vanilla e stiamo rischiando anche la vostra. Più il tempo scorre più c'è il rischio che la purificatrice si renda conto di avere sette cristalli. E se venisse mai a conoscenza della leggenda.... Vanilla sta per morire. E' solo questione di tempo. Possibile che Silvent avesse ragione? Possibile che il suo cuore ingannevole avesse messo a repentaglio la vita della futura regina dei malefici per... per cosa? Per un attimo di felicità con... no, non con ma per Chocola? Per lei che è destinata da una profezia che neppure conosce? Per lei che è la nemica? Per lei che non sta neppure vivendo una felicità reale?
Pierre guarda Vanilla, si indebolisce un secondo dopo l'altro.
«Mio signore. Deve allontanare di qui la principessa. Non può sopportare un altro istante.»
Un attimo dopo, Pierre strinse Vanilla e la portò via dal castello, a scuola.
Non temere Vanilla. Sistemeremo tutto. Non temere piccola Vanilla. Concedimi solo un altro po' di tempo. Solo un altro po'.

Blanca, nel frattempo, era rimasta all'interno della stanza ad attendere notizie. Non riusciva a muoversi, terrorizzata dal dolore di Vanilla. Si era accucciata in un angolino, tremando. La sua bambina, la sua padroncina, la sua vita stava morendo. Tutti i malefici, all'interno del castello, passavano davanti alla porta della padroncina bisbigliando cattiverie e sussurrando che fosse solo una bambina debole, che non fosse adatta a diventare una regina forte e coraggiosa, tanto meno la regina dei malefici. Pensavano che Pierre avesse sbagliato a sceglierla. Ma Blanca sapeva che non era così. Vanilla era sempre stata fragile ma non così tanto, non al punto di non riuscire più a respirare. Non era fragile di salute. Non era questo. Lei stava morendo. E questo pensiero aveva atrofizzato la topolina, le aveva reso rigidi i muscoli, non riusciva a muoversi, a respirare. Riusciva solo a restare ferma in quell'angolino, a guardare fisso di fronte a sé. Cosa poteva fare. Non poteva bloccare gli avvenimenti. Non sapeva neppure come iniziare. E la regina Candy aveva scordato sua figlia. E Chocola... anche Chocola l'aveva dimenticata. Non aveva più tentato di cercarla, di salvarla. Si erano tutti dimenticati della piccola Vanilla. E ora lei stava morendo.
«...fi...rulì...» sussurrò la topolina, stringendosi di più su sé stessa finché non sentì qualcosa tintinnare una volta, poi due, tre. Era come quando cade un bicchiere e non si rompe: un rumore tintinnante, cristallino, ripetitivo. E pochi secondi dopo una tazza da tè cadde a terra, oltre il bordo del tavolo e fece roteare per circa un metro un cristallo a forma di cuore. Un cristallo rosso. Rosso come l'amore. E Blanca lo fissò sorpresa e ancora più sorpresa fu vedendo come risplendeva, risplendeva tanto e lasciava un'aurea avvertibile a pelle, quasi fastidiosa. Circondava tutta la stanza. Ma non veniva solo da di fronte a lei, solo dal punto in cui era posto quel cristallo del cuore ma anche da qualche altra parte... e la topolina si iniziò a guardare in giro. Sapeva cosa avrebbe visto. Temeva la visione che avrebbe avuto. E non fu sorpresa quando ritrovò gli altri cinque cristalli: verde dell'amicizia, celeste del rispetto, giallo per la sorpresa, arcobaleno per l'allegria e la positività e.... quello nero. Nero come l'odio. Si avvicinò piano al cuore rosso di Chocola e lo nascose in un angolino, sfiorandolo con le sue minuscole zampine. E vide cosa l'avesse generato. Vide dov'era finita la rossa. Vide la sua prigionia. Vide che da lì non voleva più uscire: viveva in un mondo felice. Aveva dimenticato il mondo esterno. Aveva scordato di essere una pretendente al trono. O di avere poteri magici. Era umana. Era felice. Aveva dimenticato tutto. Ma il ricordo... il momento che le aveva generato il cuore rosso... quello fu il punto di rottura per tutti.



NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao *O* ecco fatto un nuovo capitolo!
Lunedì compio la bellezza di 6 anni su EFP e non mi sembra ancora vero *_* quindi vi informo già che lunedì uscirà un nuovo capitolo, un po' più lungo e incentrato su cosa possa essere successo nel mondo dei sogni per generare un cuore rosso a Chocola, a differenza del solito rosa u.u il capitolo è già scritto, è solo da rivedere e riempire di un po' di feels vari che spero vi possano arrivare così come emozionano me *-*
Bene, detto questo direi che ho concluso, ringrazio sempre tutti per leggermi <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ti amerò anche nell'odio ***



Ti amerò anche nell'odio

C’era una gran confusione all’interno della stanza del maniero di Pierre – e presto lo sarebbe diventato anche di Chocola, questo era evidente a tutte le domestiche e sarte che correvano da questa parte o da quell’altra, consultandosi fra di loro sottovoce e poggiando sul letto tante sfotte preziose, veli, tessuti e gioielli così pregiati da non poter essere neppure descritti, impreziositi non solo dalle pietre preziose ma anche dalle raffinate rifinitura fatte a mano. E davanti a tutto questo affaccendarsi c’era Chocola, pacamente seduta su uno sgabello imbottito del XVIII secolo, le mani portate al grembo mentre continuava ad osservarsi con le labbra socchiuse nello specchio ovale davanti a lei. E quello specchio rifletteva l’immagine di una ragazza, non più di una bambina. Forse era il trucco. Forse era l’abito che la fasciava rendendola meravigliosa. E quel bianco – il bianco da matrimonio – riusciva a far trasparire chiaramente e in modo oggettivo la purezza del suo cuore, quella stessa purezza che ora la portava a dubitare che stesse facendo la cosa giusta. E Vanessa, la sua migliore amica, ogni volta – anche nei giorni precedenti – in cui Chocola aveva espresso il suo dubbio, era sempre stata accanto a lei, per consigliarla, per incoraggiarla, per ricordarle che il suo sogno – quello che aveva sempre desiderato – stava per realizzarsi e che era normale avere un po’ di paura ma questo non doveva bloccarla. Perché lei era Chocola [COGNOME] e presto sarebbe diventata Chocola [COGNOME1] in [COGNOME2]. E questa volta, Vanessa risiedeva dietro Chocola, osservandola attraverso lo specchio e stringendole piano una spalla per incoraggiarla in silenzio. Vanessa, d’altra parte, aveva sempre avuto un aspetto terribilmente famigliare a Chocola, fin dal primo giorno in cui l’avesse incontrata: aveva un paio di occhioni azzurri grandi, gentili, le labbra sottili, i capelli color del grano tenuti corti e il fisico molto esile. Era quel tipo di ragazza che, ovunque camminasse, sarebbe finita sicuramente con il cadere ma tutti, solo osservandola, l’avrebbero aiutata a rialzarsi e si sarebbero innamorati di lei.
Chocola non era così. Chocola era più forte. Se lei cadeva, si rialzava da sola. E non riusciva ancora a spiegarsi perché Pierre avesse scelto proprio lei per questo grande, grande passo.
«Sei bellissima, Chocola.» Vanessa interruppe i pensieri di Chocola sorridendole in un moto di fierezza evidente, finendole di acconciarle i capelli in una pettinatura elegante, raffinata e raccolta: finalmente qualcuno era riuscito a domare quella massa informe di fiamme! «Ecco, ti manca solo un altro dettaglio per essere più bella di una principessa…» le sussurrò in confidenza come se fossero sole, voltandosi per prendere fra le mani una piccolissima tiara da principessa alla quale era legato un velo leggerissimo. E lentamente, osservandola dallo specchio, glielo poggiò sulla terra. Fece un passo indietro per ammirare l’amica compiaciuta e poi le porse la mano, invitandola ad alzarsi. E così fece Chocola, guardandosi allo specchio senza neppure riconoscersi. «Su, aiutatela a sistemarsi il vestito, cosa aspettate?» disse divertita Vanessa in direzione delle domestiche e sarte che erano rimaste imbambolate a fissare la bellezza di Chocola. E neanche Chocola poteva smetterla di fissarsi nello specchio ovale dorato. Era pieno di veli sulla gonna che scendeva dalla vita sottile in modo morbido, ampio e delicato e c'erano tanti veli e variazioni di rosso che si intrecciavano fra di loro, riprendendo il rosso dei capelli. All'anulare destro, l'anello di fidanzamento delicato ma costoso presto sarebbe stato sostituito con una fede. Non poteva far altro che continuare a fissarsi senza riuscire a muoversi, solo sbattendo le palpebre come, in silenzio. E in pochi minuti le sarte finirono di sistemarle il vestito, allargarle la gonna, raddrizzare il velo lunghissimo.
«Okay, sei pronta, Chocola!» disse felicemente la sua amica, abbracciandola delicatamente per non rovinare tutto quel lavoro.
«Io...» esitò Chocola, continuando a fissarsi nello specchio senza riconoscere nulla. Era come se all'improvviso quel vestito non fosse davvero il suo e quella ragazza riflessa nello specchio nascondesse più di quello che entrambe sapevano e tutta la stanza intorno a lei, tutto il suo intero mondo fosse in realtà più piccolo di quello che sembrasse. Per un attimo non riuscì a respirare e si dovette sedere, annaspando.
«Ehi, Chocola, niente attacchi di panico! Hai aspettato questo momento con ansia e ora... ora hai paura e vuoi tirarti indietro? Eh no, non te lo permetto signorina! Ora tu ti alzi e esci da quella porta, percorri il bellissimo tappeto che ti porterà al gazebo dove un Pierre bellissimo ti sta aspettando. E lo farai senza attacchi di panico. Mi hai capito, Chocola?» le disse l'amica puntandola bene in viso. «E’ normale avere paura ma ormai sei a un passo dall’arrivo del traguardo, non puoi…» non le fu possibile continuare la predica che ormai conosceva a memoria perché qualcuno bussò alla porta e, al cenno di Vanessa, una domestica andò ad aprire pur se di pochi millimetri per evitare che qualcuno potesse sbirciare la sposa prima del grande momento che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti e la si sentì sussurrare un "Padron Pierre, non può vedere la sposa prima del matrimonio!" gettando uno sguardo alla futura sposa andata in panico.
«Lo so, lo so, volevo solo sbirciare, non posso?» rispose il ragazzo poggiando la testa contro lo stipite della porta nel tentativo (vano) di riuscire a vedere Chocola da quei pochi millimetri lasciati liberi.
«Pierre!» rise Vanessa parandosi di fronte alla porta e tenendola aperta quanto bastava per farsi vedere per bene lei ma non cerco la futura sposa. «No, non è possibile vederla! Ora via, sciò, vattene via così lei può finire di sistemarsi!» e iniziò a cacciarlo via con una mano, spingendolo lontano.
«Va bene, va bene, non c'è bisogno di fare così! Chocola, io ti aspetto lì, lo sai vero? E poi potremo iniziare la nostra vita insieme.» disse Pierre come se avvertisse, anche senza vedere, la paura di Chocola. Come se avesse la sua stessa paura.
«Bravo, allora vai ad aspettarla lì, ciao» Vaniglia non aspettò neppure una risposta che gli chiuse la porta in faccia, lasciando un Pierre sbigottito con la testa poggiata allo stipite della porta ancora per qualche secondo prima di andarsene via, divertito e scuotendo la testa, ignorando quella stessa sensazione allo stomaco che stava attanagliando Chocola in quel momento. La stessa Chocola alla quale Vanessa ora si stava dedicando, truccandola ancora un po’ per farle riprendere un po’ di colorito sulla guance. E dopo una mezz’oretta e tante incoraggiamenti, finalmente, Chocola decise di rialzarsi di nuovo in piedi e di mettere su uno dei suoi sorrisi più belli, di quelli che sprizzavano energia e gioia e che riuscivano a riempirti il cuore di felicità anche solo osservandola da lontano, rendendo fiera l’amica.
«Okay, sono pronta! Credo che la sposa debba far aspettare lo sposo ma c'è un limite di tempo, no?» disse divertita Chocola, buttandola sul ridere, pronta ad uscire fuori da quella stanza che l'aveva preparata e resa simile a una dea eterna. Ma nonostante l’aspetto raffinato e curato, era pur sempre Chocola e le sue mani andarono a stringersi sulla gonna, alzandola di molti centimetri da terra per riuscire a camminare senza inciampare, o almeno così lei si giustificò quando la rimproverarono che non era il modo per presentarsi. Ma era pur sempre Chocola.

Pierre, d’altra parte, non sapeva ancora quanto Chocola sarebbe stata bella quel giorno ma sapeva che voleva che tutto fosse perfetto, indimenticabile. Si era occupato personalmente di ogni piccolo dettaglio, pensando sempre a cosa le sarebbe piaciuto, non le aveva lasciato nessuna preoccupazione – né di bouquet o di inviti da spedire o di altre sciocchezze da matrimonio – come se temesse che, prendersi delle responsabilità (per quanto piccole) l’avrebbero spaventata a morte più di quanto non presumeva lo fosse già: sapeva che a quell'età il matrimonio a volte poteva fare paura e quindi aveva cercato di rendere ogni dettaglio speciale e di non farla preoccupare di nulla. E ora, Pierre, si guardava in giro notando che avesse fatto davvero un bel lavoro: nel grande giardino del maniero di famiglia era stato montato un grande gazebo nuziale e prima di questo un tappeto rosso, sul quale erano stati sparsi petali di rosa, sarebbe stato percorso dalla sposa da lì a pochi momenti. Le sedie dei partecipanti del matrimonio erano state decorate con fiori gialli e rossi estivi e allegri e a qualche metro da lì, una fontana di cioccolato rilasciava un buon odore. E il sole nel cielo sembrava essere l’ultima benedizione che si potesse avere: l’unica cosa che non avrebbe potuto governare era proprio il tempo ma, sembrava, che nonostante le continue piogge, oggi andava tutto bene e tutto si era messo nella posizione giusta per essere perfetto.

E poi finalmente il momento giunse. La marcia nuziale iniziò a echeggiare nel giardino e tutti gli invitati si alzarono in piedi, voltandosi per osservare la sposa. E mai sposa fu più bella di Chocola: non erano i capelli o il trucco o il vestito o quel braccialetto argentato regalato per i loro tre mesi insieme. No, non erano queste sciocche cose. Era il suo sorriso, gli occhi brillanti, il passo più svelto di quello di una sposa perché voleva arrivare il più presto possibile dal suo amore. E ci fu un momento in cui tutto fu dimenticato. L’orribile sensazione che li aveva mangiati vivi per settimane, la paura di star sbagliando, la trepidazione di una pazienza che manca. Tutto fu dimenticato. Pierre era sotto il gazebo, vestito di tutto punto con una rosa chiusa e bianca puntata al petto, e osservava Chocola e Chocola osservava lui. E sorrisero contemporaneamente, anche senza parlare – era chiaro a tutti gli invitati che li osservavano – loro parlavano ugualmente, una parte delle loro anime si protendeva verso l’altro, come se fossero davvero fatti l’uno per l’altro, come se non ci fosse altra scelta. E finalmente, quando lei arrivò all’altare, lui le porse la mano avvicinandola a sé. L’accompagnatore di Chocola, suo padre, lasciò la mano della figlia per cederla a Pierre con un sorriso fiero della sua bambina e speranzoso per il suo futuro marito. Cinnamon, seduta in prima fila, si girò verso il marito sorridendogli e stringendogli la mano una volta che lui si accomodò al suo fianco, lasciando Pierre e Chocola ora, soli sotto il gazebo, sotto gli occhi di tutti, con solo un prete pronto a prometterli l’uno all’altro.
E’ difficile riuscire a spiegare a parola i sentimenti che si avvertivano in quei pochi metri di giardino. L’amore di Pierre e Chocola riusciva a coinvolgere chiunque li osservasse, liberava i cuori, purificava le anime e nessuno poteva far a meno di sorridere. Era il sogno di chiunque che si stava per realizzare: riuscire a sposare la persona che si ama e che ti ama con la stessa intensità, un rapporto alla pari. E nonostante questo – normalmente – in qualcuno avrebbe dovuto generare invidia, questo non avvenne. Non oggi. Non con Pierre e Chocola che avevano le mani intrecciate fra di loro e ancora di più lo erano gli sguardi.
«…sono alta quanto te, oggi» sussurrò Chocola a Pierre divertita, arricciando le labbra in un sorriso. Il prete continuava a dire frasi che loro non ascoltavano e Chocola, invece, come sempre, diceva qualcosa di inopportuno che finì solo per divertire Pierre che assottigliò gli occhi paziente verso la sua futura sposa. E dopo qualche secondo rispose un «...barare con i tacchi non vale» e quando lei aprì di nuovo le labbra per rispondere, lui la bloccò con uno «shh» delicato. E il prete, resosi conto (così come tutti i presenti più divertiti che mai) di quello scambiò di battute, sospirò.
«E ora, potete scambiarvi le promesse...» disse il prete, tagliando corto, saltando interi pezzi di cerimonia e arrivando subito al punto. Inutile dire che, Pierre e Chocola non se ne resero neppure conto. Due paggetti giovanissimi con il viso paffuto, gli occhi scuri e i capelli castani disordinati – figli di invitati – porsero alla coppia un cuscino con sopra due anelli.
Il primo a parlare fu Pierre prendendo l'anello in mano e iniziando a infilarlo delicatamente all'anulare di Chocola, senza mai smetterla di fissarla. «Io, Pierre Tempête de Neige, giuro di amarti e onorarti, in salute e in malattia, nel bene e nel male. Giuro di starti accanto anche quando ti sporcherai con il cioccolato di quella fontana lì» e gliela indicò con un cenno della testa «rovinando questo meraviglioso vestito o quando non riuscirai a toglierti i nodi fra i capelli e non vorrai farti vedere da me perché penserai di essere brutta. Ma non sei brutta. Sei bellissima. Prometto di amarti in tutti i tuoi difetti. Che sono tanti e quindi apprezza lo sforzo...» disse alla fine divertito, con un sorriso sghembo, prendendola in giro e facendo scoppiare a ridere tutti, la sposa stessa e il prete inclusi.
«Chocola, è il tuo turno.» la avvertì il prete e Chocola prese l'altra fede e la iniziò ad infilare al dito di Pierre sorridendo. «Io…» la fanciulla si bloccò sbattendo un paio di volte le palpebre rimanendo in silenzio. E il silenzio era comune a chiunque osservasse la scena, inclusa Vanessa al fianco di Chocola – in qualità di testimone – che si portò entrambe le mani al petto con una espressione preoccupata sul volto: temeva che l’amica avesse cambiato idea, che non riuscisse a superare i suoi timori, che ora facesse un passo indietro, passo che avrebbe rimpianto per tutta la vita. E anche Pierre, dopo molti secondi di silenzio, si allarmò aprendo le labbra per sussurrare un “sei sicura?” che non arrivò mai perché Chocola scosse la testa, bloccandolo. «Avevo scritto le promesse, sai, per dirti che ti amavo nel bene e nel male e cose del genere ma penso che non sia giusto». Dopo queste prime parole di Chocola, tutti trattennero il fiato e ben presto, quando anche Pierre sgranò gli occhi, anche Chocola si rese conto dell’errore. «EHI NONO, CHE HAI CAPITO! NON INTENDEVO CHE TI MOLLO! Insomma, hai visto dove andremo ad abitare?!?» sdrammatizzò indicando la casa. «Intendevo che non prometto di amarti nel bene e nel male. Né in salute o in malattia. Ti prometto di amarti anche quando sarai contro di me. Anche se tu mi volessi far del male. Anche se fossimo nemici. Ti prometto di amarti sempre, non importa chi sta facendo la cosa giusta e chi sta facendo la cosa sbagliata. Ti prometto di amarti quando ti odierò e mi odierai, fino alla fine della mia vita» non sapeva perché avesse detto quelle parole, inventate sul momento. Non erano le promesse che aveva scritto ma non le interessava in quel momento perché senza il permesso del prete lui le passò improvvisamente un braccio intorno alla vita, la avvicinò velocemente a sé e la baciò, fregandosene dei presenti e facendo di nuovo ridere tutti.
«Non vi ho ancora dato la benedizione!» disse l'anziano prete ridendo, senza essersela presa: chissà quante scene del genere ha visto nel corso della sua vita. E i due si staccarono ridendo, rossi in viso mormorando un "scusi, continui". E così la cerimonia poté continuare, le fedi furono messe al loro posto, ai loro diti e il prete infine giunse a dare la sua benedizione: «Lo sposo può baciare la sposa» qualche secondo di silenzio passò prima di dire chiaramente «ora» soffermandosi sull’avverbio divertito. E questa volta Pierre baciò piano Chocola, appena sfiorandole le labbra, socchiudendole appena per sussurrare un «Anche quando ti odierò e mi odierai…» ripeté le parole di lei con convinzione. Un “ti amo” non valeva la metà di questa promessa e lo sapevano entrambi. E in quel momento, Chocola perse un battito di cuore. E in quell'istante sentì che qualcosa che le apparteneva fosse portato via. Ma non seppe dire cosa fosse. Non le importava.

Blanca si staccò dal cuore rosso e indietreggiò di qualche passo, sedendosi sul pavimento, a un metro circa da lì. Fissava quel cristallo, consapevole ora di tutto. Consapevole che ne mancava solo uno. Solo uno e il mondo sarebbe stato distrutto. Non poteva permetterlo. Prese la tazzina e iniziò a trascinarla via da quel castello, lasciando lì il cuore rosso. Era troppo piccola per riuscire trasportare entrambi. I malefici non avevano ancora tutti i cuori. Ce ne era ancora uno. Ed era racchiuso in quella tazzina. Era il pezzo mancante del puzzle. Era Chocola. E Blanca non aveva ancora un piano. Serviva un piano. Stava mettendo a rischio la vita di Vanilla. Ma restare ferma... Beh, restare ferma significava mettere a repentaglio la vita di Chocola e dell'interno mondo, umano e non. E quindi portò via quella tazzina, facendo attenzione a non romperla. La portò nell'unico posto dove qualcuno non le poteva chiudere, ora, le porte in faccia: casa di Chocola. L'avevano chiusa fuori quando Vanilla aveva accettato quel cuore nero e lei, Blanca, aveva scelto di rimanere fedele alla propria padroncina. Ma ora. Ora, con la consapevolezza di quello che stava succedendo e che loro neppure immaginavano... beh, ora non la potevano chiudere fuori. Non più.



SPAZIO DELL'AUTRICE:
Hiii! *_* anche se con un ritardo un pochino troppo grande (scusate ç_ç sono stata impegnata u.u) ho scritto questo nuovo capitolo che spero vi piaccia *-*' lo so, è più lungo degli altri ma volevo dare un momento di riposo un po' a tutti gli enigmi eccetera, volevo mostrare un po' di felicità *-* Ma ora si ritornerà al mistero e nel prossimo capitolo, con Blanca che sta portando via la tazzina, chissà cosa succederà! E Vanilla è stata portata via da Pierre, che fine ha fatto? è sopravvissuta? u.u° continuate a seguirmi e lo saprete nel prossimo capitolo! (sembra molto una pubblicità ahaha)
Comunque vorrei mostrarvi il vestito che ho scelto per Chocola , molto estroso ma penso le si adatti a pennello!

che ne pensate? Avreste scelto un vestito diverso?

Vi ricordo sempre che sto lavorando a un'altra fanfiction originale, se volete dare una occhiata, la trovate qui: Resilient Rose
Bacioni, ci sentiamo al nuovo capitolo e ricordate: recensire mi rende sempre felice *-*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=793462