3.
Haschemann
-
considerati fortunata, Eve Evans, non tutti hanno l’onore di avere l’attenzione
dell’uomo che ha superato Dio!-
La
neonata gongolò felice, anche se non si capì bene se fosse per la consapevolezza
di qual privilegio l’era stato concesso o, più semplicemente, perché il meister la stava lanciando in aria per l’ennesima volta.
Lui,
Soul Evans, legittimo genitore della piccola, invece, se ne stava in disparte,
seduto sul sofà a calcolare la traiettoria del lancio, pronto a scattare nel
caso il capo della sua erede si fosse avvicinato troppo al soffitto.
Di
più non poteva fare.
Perché
da quando era arrivato BlackêStar, almeno, Eve aveva smesso di
piangere.
Era
successo tutto troppo in fretta quella mattina, quando Maka si era alzata
particolarmente nervosa e aveva annunciato, senza troppi giri di parole, che
lei era stanca di stare tutto il giorno in casa, dietro alla bambina, che
voleva riappropriarsi dei suoi spazi e che quindi sarebbe stata tutto il giorno
fuori, per svagarsi.
Come
se lui passasse tutto il giorno a divertirsi.
Peccato
che questa risposta aveva fatto capolino nella sua testa solo dopo che Maka
aveva varcato l’uscio di casa, insensibile a qualsiasi altra sua lamentela.
E
così si era ritrovato solo.
Solo
con sua figlia che dormiva nella sua stanza e che, forse, avvertendo la
mancanza della madre grazie a chissà quale radar malefico, non aveva tardato a
svegliarsi, urlando a pieni polmoni.
Non
che non volesse stare con la piccola, tutt’altro, era solo che dal primo
momento che l’aveva vista aveva compreso una cosa: Eve l’odiava.
Si
era immaginato spesso il momento della sua nascita - quel istante così cool dove padre e figlio s’incontrano
per la prima volta e si contemplano intensamente l’un l’altro - invece, quando
era stato il suo turno e gli avevano messo in braccio la bambina, tutta rossa, grinzosa
e sporca, lei lo aveva fissato per un attimo, sospettosa, poi aveva lanciato un
urlo disumano, che si era protratto finché, in preda al panico, non l’aveva
mollata all’infermiera.
E
da allora non era andata meglio.
La
piccola si era fatta più carina e pulita - tranne in quei momenti in cui le
cambiavano quell’arma impropria chiamata pannolino
- ma quella avversione verso di lui non era diminuita, anzi, alle volte
sembrava addirittura aumentata.
Se
quel giorno, per pura sfortuna, BlackêStar non si fosse presentato, con
l’intento di far assaporare un po’ della sua luce divina anche all’amico, Eve
con molta probabilità avrebbe pianto fino a scoppiare.
-
Non capisco che cosa abbia di sbagliato, Soul. - disse BlackêStar, lanciando la piccola più
energicamente del solito e facendole sfiorare pericolosamente il soffitto –
questa marmocchia è troppo avanti, quasi quanto me. -
È per questo che tenti di
eliminarla? Pensò la Buki tra sé e sé, continuando a tenerli d’occhio.
-
Non c’è nulla che non vada bene in lei, vorrei solo che non urlasse ogni volta
che mi vede. - rispose poi, sbuffando.
-
Secondo me è solo spaventata dalla tua brutta faccia. - continuò questo, lanciandogli
contro la pargola – ma dopotutto non tutti hanno la fortuna di nascere belli
come il sottoscritto. –
Magari
quella era la volta buona in cui Soul sarebbe riuscito a mandare a quel paese
l’amico, se non fosse stato troppo impegnato a salvare la figlia – Potresti
evitare di lanciarmi Eve? – domandò, agguantando la pargola per la tutina a
pochi centimetri da terra – sai, che sia di gomma non è stato ancora provato.-
BlackêStar sbuffò – che noia, io me ne vado.-
dichiarò, ignorandolo beatamente – trema Death City, il tuo Dio sta tornando.-
-
Cosa!? - esclamò Soul, allarmato – non puoi lasciarmi solo con lei!-
Ma
l’amico continuò a ignorarlo e, senza aggiungere altro, saltò fuori dalla
finestra, pronto a inondare il mondo con la sua luce divina.
La
Buki osservò sua figlia, ancora frastornata dal lancio,
che si guardava in giro alla ricerca del suo amato zio, e sospirò: pochi
secondi e si sarebbe scatenato l’inferno.
°
° °
-
Maka, scusa se te lo chiedo, ma sei sicura di stare bene?-
Tsubaki osservò l’amica, preoccupata: non era
tanto quel battere ossessivo a terra, a preoccuparla, e nemmeno la tazza che
stringeva ossessivamente in mano, in cui notava – quelle sì, - preoccupanti
crepe, quanto la propensione del corpo di Maka verso l’uscita del Café.
-
Maka?-
-
Va tutto bene!- esclamò improvvisamente la bionda, con voce troppo alta. –
dopotutto è suo padre, è ora che impari
a interagire con lei e…-
-
Sì, Maka…-
-
Inoltre è ora che abbiano un rapporto. Non posso continuare a fare loro da
tramite e..-
-
Ho capito, ma…-
-
Oddio! E se fosse troppo presto? Magari Soul non è ancora pronto e…-
-
Maka!- l’interruppe Tsubaki, strattonandola
dolcemente – sono sicura che Soul se la caverà alla grande, è un bravo padre.
Non è lui che mi preoccupa…-
-
Ah no? Allora dici che è troppo presto per Eve?-
-
Veramente chi mi preoccupa sei tu. Soul so che può farcela alla grande.-
La
Meister annuì – Sì, può farcela. E io devo stare
calma.-
-
Brava.- asserì Tsubaki, sorridendogli dolcemente.
-
Tsubaki?-
-
Sì, Maka?-
-
Se mi vedi correre via mi fermi, vero?- domandò la Meister.
-
Certo.- sorrise la mora, annuendo con la testa – te l’ho promesso.-
°
° °
-
Eve, guarda che bello l’orsacchiotto!- esclamò Soul, sventolando l’orsacchiotto
davanti al viso della bimba, ormai congestionato dal pianto, che spiccava ancor
di più contornato da tutti quei sottili capelli candidi.
-
Piccola, non vorrei dirtelo ma quando piangi sei molto poco cool, hai un non so che di satanico.-
continuò lui, ottenendo come risultato solo quello di farla piangere più forte.
Ok,
appuntarsi di non fare mai commenti sull’aspetto a una donna, anche se questa
ha quattro mesi.
Disperato
e, con le orecchie che sanguinavano, lasciò vagare lo sguardo sulla distesa di
giocattoli che la bambina possedeva, finché la sua attenzione non fu catturata
da uno in particolare.
-
Eve, guarda che bello questo.- disse, afferrando la pianola che le aveva
regalato Wes (*) durante la sua ultima visita – lo sai che papà
sa suonare il piano, Eve?-
Neanche
un “e a me che me ne frega?” sarebbe
stato più incisivo della nonchalance con cui la piccola continuò a piangere,
incurante delle doti musicali del padre.
Sbuffando,
Soul si lasciò scivolare di fianco della neonata, esausto.
C’era
qualcosa che aveva sempre temuto in un suo futuro rapporto padre-figlio ed era
esattamente quello che poi, alla fine, si era avverato: sua figlia lo aveva
rifiutato e continuava a farlo da quella volta in cui gliel’avevano messa tra
le braccia e, lui, aveva sperato di essere all’altezza di quel ruolo.
Maka
continuava a ripetergli che probabilmente era solo una fase e che bastava
aspettare, ma lui stesso si accorgeva che ogni giorno che passava, n’era sempre
meno convinta anche lei.
Cavolo,
lui, Soul Evans, non riusciva a fare una cosa che era riuscita naturale anche a
quel pervertito di Spirit e, a quanto pare, il suo
destino sarebbe stato inseguire quella figlia che continuava a sfuggirgli
ostinatamente.
Sospirò
nuovamente e lasciò scorrere sovrappensiero le dita sulla pianola brutalmente
snobbata dalla piccola, accennando a uno dei primi motivetti che aveva imparato
da bambino – Ma tanto non mollo – mormorò flebilmente, voltandosi verso la
bambina e abbozzando un sorriso tenue – dovesse volerci tutta la vita,
continuerò a inseguirti.-
Fu
solo dopo molto che si accorse che c’era qualcosa di diverso nell’aria o,
meglio, che mancava qualcosa.
Stupefatto
si voltò verso Eve, costatando che sì, effettivamente aveva proprio smesso di
piangere e che, oltretutto, lo stava fissando mentre mordicchiava un pupazzo
random, con uno sguardo ancora più interdetto del suo.
Era assurdo, si ripeté mentalmente, era troppo
piccola per aver anche solo minimamente compreso quello che gli aveva detto.
Eppure
aveva smesso.
Si
acquattò all’altezza della figlia e fece per avvicinarsi, ricevendo come
risposta solo il solito sguardo stranito e il rumore della plastica che
schioccava sotto le gengive nude.
Niente
urla, niente pianti isterici.
Azzardò
a ridurre ancora la distanza, fino a scorgere le iridi grigiognole
della piccola che iniziavano a sfumare nel verde – a quanto pare sarebbero diventate come quelle della mamma – e fu
solo allora che Eve reagì: brandendo il suo pupazzo di gomma a mò di arma, lo diede in testa al padre più e più volte,
visibilmente compiaciuta da quel nuovo gioco.
Soul
ghignò divertito, allontanandosi un poco da quell’assalto e massaggiandosi la
testa dolorante – lo sai, Eve…- cominciò
– cominci ad avere preoccupanti somiglianze con tua madre.- disse, sorridendo a
sua figlia e ricevendo in risposta un gorgoglio divertito.
°
° °
Quando
Maka rientrò, quella sera, era pronta all’inferno che gli si prospettava – Eve
aveva dei polmoni portentosi – tuttavia, una volta varcata la porta di casa,
quello che sentì fu solo il ronzio della tv, tenuta bassa, provenire dal
salotto.
Niente
urla, niente di niente.
Improvvisamente
le immagini più raccapriccianti si accumularono nella sua mente: e se Eve fosse precipitata dal seggiolone e ora fosse
in qualche reparto di rianimazione? E se il continuo piangere della figlia
avesse fatto esplodere la testa a Soul? E se Kid
l’avesse rapita perché quella mattina non le aveva fatto le codine
perfettamente simmetriche?
Presa
dal terrore avanzò a grandi passi, guardandosi intorno – Soul?- chiamò a gran voce – Eve?-
Uno
Ssshhh
perentorio, proveniente dall’altra stanza, fu la risposta che ricevette. Per lo
meno era una risposta.
Rassicurata
– ma non del tutto – dai suoi timori, si diresse verso il soggiorno dove
effettivamente Soul stava seduto, dandogli le spalle, su una delle poltrone e
guardava… erano i Biinzu Rangers(**)
quelli che stava guardando?
-
alla buon’ora.- sussurrò lui, stranamente rilassato – ti stavo dando per
dispersa.-
Maka
lo fissò stupita – Dov’è Eve?- domandò.
-
Oh, è qui! Si è appena addormentata.- rispose Soul.
La
ragazza non voleva crederci, si affacciò oltre lo schienale della poltrona e
constatò che sì, Eve stava davvero dormendo contro il petto del padre, il dito
in bocca e l’aria della persona più rilassata di questo mondo.
C’era
qualcosa che non quadrava in quell’immagine: osservò suo marito, che la fissava,
con un espressione di chi non vede l’ora che gli venga chiesto “come hai fatto?”, e poi Eve, che
continuava a ronfare alla grossa.
-
devo aver bevuto troppo.- mormorò intontita prima di girare i tacchi e
lasciarsi alle spalle quella scena ai confini della realtà.
°
° °
-
Non guardarmi con quella faccia. L’ho fatto nemmeno un ora fa e inoltre devo
guardare il polpettone in forno.-
Soul
sospirò, a quanto pare quella volta avrebbe dovuto cambiarlo lui il pannolino.
– avanti piccola: prima iniziamo, prima finiamo.- aggiunse, chinandosi su sua
figlia che allungò le braccina paffute, pronta per
essere presa in braccio.
-
Noto che quei due si sono chiariti.- commentò Tsubaki,
osservando l’albino allontanarsi con la pargola verso la sua cameretta.
Maka
si alzò da tavola, raccogliendo i piatti –sì, è stato una specie di miracolo.
Neanche lui sa spiegarselo. Però…- aggiunse, gettando un’occhiata oltre la
porta della cucina – ho notato che ultimamente è molto più rilassato con Eve e
le sorride spesso.-
-
Probabilmente la piccola deve averlo sentito più rilassato e si è
tranquillizzata anche lei.- constatò la mora, annuendo a conferma della sua
ipotesi.
Fu
solo allora che BlackêStar, fino ad allora stranamente silenzioso nonostante la
scarsa attenzione dei presenti, grugnì, potandosi le mani dietro la testa.
- Che c’è, BlackêStar?-
- Bah! L’avevo detto che era la sua brutta
faccia.- concluse lui, con un alzata di spalle.
(*) Al momento non mi risulta che il caro Wes sia passato al creatore e prego ogni giorno Ohkubo che non lo faccia morire sotto qualche trave da
palcoscenico come l’amica di Candy Candy.
(**) Per la sicurezza nazionale: posso
assicurare che tali paladini della giustizia non esistono XD
__________________________________
Allors,
non so da dove cominciare ne tantomeno da
dove finire, anche se inizierei con il mantra che oramai si protrae dall’inizio
di quella raccolta, ovvero: scusate per il ritardo, non ho limiti al
superamento dei miei limiti e questa volta son stata davvero da Guinnes ( 1 anno, 1 mese e 16 giorni) quindi ancora
scusatemi; seconda cosa, la maggior
parte della colpa di questo ritardo va data a una sola persona, ovvero Black
Star. Scrivere di lui è stata la cosa più faticosa che ho fatto dopo Statica
all’uni, fate voi; terza ma non ultima, vorrei ringraziare di cuore:
Killina: Intanto: Scusa
il ritardo!
Non smetterò mai di chiedere scusa per la mia bradiposità
ma purtroppo è una parte di me che non si stacca :( In quanto a Soul ( e Eve)
io lui l’ho sempre visto come una persona che poteva dare tanto a livello
genitoriale, anche se a modo suo ( uno modo molto cool) e spero di essere
riuscito a trasmetterlo.
MartyStyle: e io non so davvero cosa
risponderti, i complimenti mi mandano in stato confusionale XD Comunque grazie
davvero * me commossa* e scusa per l’abnorme ritardo, meriterei di essere presa
a Shinigami Chop finchè campo, lo so.
E
r a t o: eeeh,
credo che in quest’anno tu sia partita più di una volta E r a t o cara e qui
come vedi ho sempre battuto fiacca ( e che siam partite
insieme è un dettaglio, non facciamo i pignoli), qua bisogna analizzare gli
eventi mi sa. Comunque come hai detto tu Eve non è un diavoletto, lei è
semplicemente diabolica. ( la domanda è, a chi ha ripreso?)
Midnight_Rose: Allieva? Oddio, per fare il maestro dovrei avere
qualcosa da insegnare e, credimi, al momento l’unica cosa che potrei insegnare
è fare il pollo al curry, fa te xD. comunque come
vedi sono stata più che zelante e Natale l’ho passato da un pezzo ( lo so, di
certe cose non bisognerebbe vantarsi ma solo vergognarsi finchè
si campa)
Borntorun: e.tu.sei.di.parte.
Diciamocelo. XD Comunque al momento verrebbe da chiedersi se la vicina è ancora
viva dopo un anno e un mese XD
E un grazie di cuore
anche a tutti quelli che l’hanno messa tra i preferiti, tra le seguite, tra le
“da ricordare” e anche solo chi a letto.
Ora vado, forse non l’ho
detto ma *coff
coff* oggi è il mio compleanno * coff
coff* e voglio andare a festeggiare il postaggio ( e se ce la si fa anche il compleanno) prima che mi parta la sciatica del tutto.
Viva la vecchiaia, sempre
e comunque.
Baci Laica