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Ed ecco a voi
l’inizio di un’altra fan fiction dedicata ad una delle
coppie più belle di FMA.
Era da tempo che l’avevo in
mente e ho deciso di cominciarla
proprio il giorno del Royai Day.
^_^
E’ una
specie di
theme, inventato
però di sana pianta dalla mia mente
malata. XD Il tema è quello del titolo, cioè
“cose da dire”, e l’intera fan fic sarà divisa in 4 parti, ognuna
di almeno 3 capitoli (che in alcune parti potrebbero aumentare, ancora
non lo
so di preciso XD).
Per chi segue
l’altra mia fan fic,
cioè “Tre nuovi Alchimisti”, dico di non preoccuparsi: questa
ha un numero preciso di
capitoli. O quasi, come detto sopra. Di sicuro non saranno
più di 14-15
capitoli. Vi spiego: in teoria per ogni parte volevo fare 3
capitoli (come vi ho già detto), ma forse alcuni saranno
troppo lunghi e dovrò
dividerli in più pezzi.
Basta, vi lascio
o non finisco più con le mie paranoie! XD
Era
l’ordine che
il Colonnello Mustang aveva dato ai suoi sottoposti qualche minuto
prima,
mentre si preparavano per il cosiddetto “Giorno della
Promessa”.
Quel rifugio
sotterraneo, buio e un po’ rozzo, forse non era proprio il
massimo, ma era
perfetto per non essere scoperti.
Roy, che stava
spostando uno scatolone di munizioni, si fermò un attimo a
prendere fiato, e ci
si sedette sopra. Con lo sguardo
percorse l’intero stanzone,
fermandosi infine sulla figura di Riza.
Era da tempo che ci rifletteva sopra,
da quando sapeva che
avrebbero dovuto combattere. E quindi, non sapendo se sarebbero tornati
vivi da
quella battaglia. Non solo i suoi
fedeli sottoposti, ma anche
se stesso.
E mentre
guardava la bionda, decise. Si avvicinò a lei, dicendole:
«Tenente, le devo
parlare.»
La donna rispose
annuendo, e lo seguì fuori dallo stanzone principale, per
entrare poi una
stanzetta secondaria.
Entrati,
però,
Roy non cominciò subito con il suo discorso, pensando bene a
quali parole
usare. Le diede le spalle, sovrappensiero.
Fu Riza a
interrompere quello strano silenzio, nel tentativo di farlo parlare:
«Allora
Colonnello, cosa doveva dirmi?»
Il moro fece un
sospiro e si voltò, in modo da averla perfettamente di
fronte: «Tenente, devo darle
un altro ordine». Il tono era grave.
«Mi
dica pure» disse
la bionda, accigliandosi appena e facendosi più
attenta.
Dopo un attimo
di pesante silenzio, il Flame Alchemist parlò:
«Nel caso io morissi…»
Ma la donna lo
interruppe: «Non mi dica stupidaggini come “devi
continuare a vivere”.»
L’uomo
sgranò
gli occhi, sorpreso. L’aveva capito al volo: possibile?
Riza, vedendo
che il suo superiore non ribatteva in alcun modo, continuò: «Che
motivo avrei di vivere? Il mio unico scopo è proteggerla.
Senza di lei, la mia
vita non ha alcun senso.»
L’aveva detto con serietà,
tutto d’un
fiato. Solo un attimo dopo si rese conto
dell’importanza di quelle parole, e imbarazzata distolse lo
sguardo, giusto per
non incrociare i suoi occhi neri come la notte.
Il Colonnello,
intanto, era rimasto senza parole. Che significava? Che avrebbe messo
fine alla
propria vita o che si sarebbe lasciata morire lentamente? No, non
poteva
essere, non poteva crederci, Riza era una donna forte… poi
si ricordò
delle lacrime che le rigavano il viso, in quei
sotterranei di Central City, quando l’Homunculus Lust le
mentì, dicendole che
lui era morto. In quell’occasione si era arresa, e
l’unica cosa che voleva era
mettere fine alla propria vita.
Il filo dei suoi
pensieri venne
interrotto dalla voce della bionda:
«Colonnello, cerchi di eseguire anche lei l’ordine
che ci ha dato.»
Certo che
l’avrebbe eseguito. Ad ogni costo. Avrebbe cercato in tutti i
modi di
sopravvivere, per tutti coloro
che credevano in lui. E
soprattutto per lei. Non poteva fare in modo che Riza morisse per colpa
sua.
«Tenente, cercherò in tutti i modi di non
disobbedire.»
La bionda gli sorrise
appena, un po’ rincuorata nel
sentire quelle parole.
Roy rimase un
attimo incantato da quel leggero sorriso. E in quel momento si rese
conto di
un’altra cosa che avrebbe voluto dire alla donna.
Aprì la bocca, ma subito dopo
la richiuse, pensando
alle conseguenze che avrebbe
potuto portare durante la battaglia. No, era meglio rimandare: a causa
di
quelle parole, sia l’uno che
l’altro avrebbero potuto
fare delle pazzie. E non potevano permetterselo.
Quel discorso
che il moro aveva in mente era meglio rimandarlo. Prese un profondo
respiro e
disse: «Tenente, se tutto andrà bene, dovrò dirle una cosa
dopo il “Giorno della Promessa”.»
Riza gli rivolse
uno sguardo confuso: «Non può dirmela ora?»
«No,
meglio di
no…» rispose l’uomo, sorridendole
appena. Avviandosi verso la porta, disse:
«Avanti Tenente, riprendiamo i preparativi.»
«Sì…
signore…»
rispose lei. Rimase un attimo immobile, confusa dalle parole del suo
superiore,
poi lo seguì.
Togliendo i
giorni in cui non ho proprio potuto accendere il computer, ho impiegato
davvero
poco tempo a scrivere il capitolo, essendo anche più corto,
soprattutto rispetto
ai lunghi capitoli dell’altra mia ff in corso, “Tre
nuovi Alchimisti”.
Ecco
cos’era
quel momento per Riza Hawkeye. Un momento che pensava non sarebbe mai
arrivato.
E’
vero, glielo
aveva promesso. Ma non
si sarebbe mai immaginata di
arrivare davvero a quel punto.
Ed
ora era lì. A puntare la pistola alla testa di Roy Mustang.
E anche se era un Roy Mustang folle di rabbia,
era pur sempre lui.
Si fece forza e
provò a calmarlo. «Colonnello,
non le permetto di
uccidere Envy. Ma questo
non significa che abbia
intenzione di lasciarlo in vita. Mi occuperò io di lui.»
Il cuore nel petto della bionda batteva così forte che
sembrava volesse
scoppiare.
«Alla
fine ce l’ho
fatta! Sono riuscito a prendere quel bastardo!»
urlò il moro. Quasi un ringhio, che fece aumentare la
paura di Riza. Paura di dover sparare.
«Sì,
lo so
quello che prova, ma ora ascolti!» lo interruppe lei, quasi
con foga, mentre la
mano che teneva la pistola -la
mano del grande
cecchino “Occhio di Falco”- cominciava a tremarle
involontariamente.
La bionda
continuò: «Ucciderlo…
non aiuterebbe il suo paese o i
suoi amici… servirebbe soltanto a soddisfare il suo odio
smisurato. E questo la
indebolirebbe…»
Aveva bisogno di una forza enorme per
riuscire a parlare, mentre il cuore le batteva così forte
che pensò che il
suono potesse rimbombare in quel buio corridoio. «Mi creda,
mi dispiace molto,
Colonnello, ma non posso lasciare… che lei si abbassi a quel
livello… »
disse lei, mentre abbassava lo sguardo. Le dispiaceva
davvero, perché lo capiva. Quell’essere aveva
portato via il suo migliore
amico, lasciando una moglie sola e una figlia orfana di padre. Molto
probabilmente, lei avrebbe fatto lo stesso, e non le sarebbe importato
poi più
di tanto. Ma non poteva fare in modo che il Flame Alchemist si facesse
guidare
dall’istinto “come un animale”, come
aveva detto Scar.
Non poteva permettergli di distruggere con le sue stesse mani il suo
sogno. Il loro sogno.
Seguirono
momenti di silenzio che fecero stare Riza in ansia più che
mai. Ma non si sarebbe
mai aspettata ciò che il moro avrebbe
detto dopo.
«Se
desideri spararmi, fallo
pure.» La donna sgranò gli occhi, mentre
l’angoscia l’assaliva:
ma che stava dicendo
quell’uomo? Lei stava facendo tutto questo per fermarlo, per fermarsi,
e lui…
«Anche
se…»
continuò il moro, la voce più tranquilla,
«dopo che mi avrai levato di mezzo…
che farai?»
Riza
sospirò.
Glielo aveva già detto, perché adesso glielo
stava chiedendo? Forse non aveva
capito… in effetti, era stata un po’ sibillina.
Rimase un attimo in silenzio,
cercando delle parole che fossero chiare, ma non precipitose. «Non avrei ragione di
passare una vita spensierata in
solitudine. Perciò, una volta finita questa battaglia,
cancellerei da questo
mondo il mio corpo colmo di pazzia assieme a quello dell'Alchimista di
Fuoco.»
Roy
digrignò i denti.
Non poteva essere vero! Quindi…
aveva capito bene… si
sarebbe addirittura tolta la vita… No. Non poteva
permetterglielo. In nessun
modo. E poi le aveva fatto una promessa: avrebbe cercato in tutti i
modi di
eseguire quell’ordine che lui stesso aveva dato. E non poteva
disobbedire
facendosi sparare da lei, tutto per colpa del suo stupido istinto e
della
rabbia che aveva dentro!
Infuriato con sé stesso,
lanciò rabbiosamente una fiammata in un corridoio
laterale. Fece un sospiro rilassò le spalle. «Non
lo posso accettare… e non posso…
sopportare l’idea di perderti…»
sussurrò lui, mentre
abbassava lo sguardo. Alla sola idea di perderla, ebbe una fitta al
cuore.
Ed,
Envy e Scar, intanto, guardavano in silenzio la scena. E il biondino si
rese
conto di quanto forte fosse il loro legame: erano bastate quelle frasi
del
Tenente Hawkeye per farlo calmare. E quelle parole, soprattutto, non
erano
falsità, stupide scuse per fare cambiare idea al Flame
Alchemist… no, lei stava
dicendo la
verità. Lo si
leggeva negli occhi della donna, quegli stessi occhi che li aveva
sempre visti
trasmettere lucidità e fermezza, e che ora, invece, erano
colmi di paura, di
dispiacere… di tristezza.
«Accidenti,
in
che razza di situazione mi trovo…»
continuò il moro con tono dimesso. «Un ragazzino
mi rimprovera… un uomo che un tempo era mio nemico mi fa la
paternale…» disse
riferendosi rispettivamente a Ed e a Scar.
«E ancora
una volta… tu» disse voltandosi verso la donna
«soffri per causa mia… ». Si
stava rivolgendo a lei considerandola semplicemente Riza Hawkeye, non
il suo
Tenente.
La bionda
sgranò
appena gli occhi, sia per parole dell’uomo che per
suoi occhi colmi di tristezza.
Roy
sospirò:
«Sono solamente un grandissimo idiota…».
S’avvicinò,
per
poi posare la mano guantata su quella della bionda, che impugnava la
pistola,
abbassandola: «Mi dispiace davvero…».
Il moro si
sedette a terra, nel tentativo di calmarsi definitivamente, mentre si
chiedeva
come avesse potuto farle fare
quel gesto che, se lo
sentiva -o forse, in fondo, lo sapeva- lei trovasse orribile.
Riza, intanto,
vedendo che il suo superiore si era finalmente fermato,
sospirò e si accasciò a
terra, sollevata. Aveva avuto una paura tremenda. Paura di dover
davvero
premere quel grilletto.
I loro sguardi
si sollevarono e, per un solo attimo, s’incrociarono. Si
sorrisero appena e,
attraverso lo sguardo, si ringraziarono reciprocamente.
Lei lo
ringraziò
di essersi fermato, di non aver seguito l’istinto, di aver
mantenuto la
promessa di non morire.
1. I dialoghi
che ho usato sono quelli del doppiaggio italiano di FMAB (ho trovato un
sito dove scaricarli, e
poi li ho copiati pari pari).
Solo uno non è del doppiaggio italiano: quello che
Riza dice quando Roy le chiede cosa avrebbe fatto dopo che lui sarebbe
morto.
La versione che ho usato l’ho trovata in una traduzione del
manga che avevo
scaricato. Il significato di fondo
è lo stesso, ma mi
piaceva di più questa versione… insomma, la
trovavo più “Royaiosa”!
*w* XD (sono pazza, lo so, sopportatemi XD)
2. Quando alla
fine ho scritto che entrambi si guardano negli occhi e si
sorridono… è un pezzo
che mi sono inventato. Ma
quando ho visto quella
scena, immaginavo che sarebbe successo (oddio, nella mia testa
c’era anche la
versione con abbraccio e bacio, a dirla tutta…. u///u).
Nella versione originale non c’è (peccato….
ç_ç), ma visto
che qui cambio appena le cose (e io volevo che
accadesse), ce l’ho messo u.u
In questo
capitolo ho provato a parlare dei sentimenti che Roy e Riza provano in
quel
momento. Non so se ci sono riuscita, ma almeno ci ho provato, cosa che
desideravo da un po’ ^_^
Riguardo l’intera fan fic, ho deciso come
dividere le varie parti in cui è suddiviso (non so se vi
ricordate, ma l’avevo
scritto tra le note del capitolo scorso): con il testo di una canzone.
In
pratica: verso la fine dell’ultimo capitolo di ogni parte,
metterò un pezzo di
una canzone che, in qualche modo, c’entra con il momento o coi
loro sentimenti. Così la suddivisione sarà
più chiara. ^_^
Prima di
lascarvi, ringrazio tutti coloro
che hanno messo la
storia tra le seguite/preferite/ricordate e che hanno commentato il
primo
capitolo, sia su EFP che su DeviantArt: GRAZIE! (_ _)
Ed ecco a voi il
terzo capitolo di questa fan fiction!
Ammetto che
avrei voluto metterci meno tempo, ma dovevo ricopiare i vari dialoghi
degli
episodi che mi servivano, per non parlare di un paio di giorni
impegnati, ma soprattutto
il CALDO. Mi sta seriamente uccidendo, e mi fa passare la voglia di
fare le
cose… -_-’’’ Addirittura,
avevo cominciato un disegno per mia zia da farle
mettere in cornice, ma da quando sono tornata da mia nonna
non l’ho più preso in mano… anche se,
in generale, praticamente non sto
disegnando. L’idea di mettermi concentrata sul foglio a
disegnare… mi viene il
panico. Ammetto che stare al computer me lo fa di meno… il
perché non lo so…
mah… XD
Vabbè,
a voi
delle mie paranoie sul caldo non ve ne frega una mazza, quindi la
smetto e vi
lascio al capitolo! XD
Ecco
cos’era
quel momento per Roy Mustang. Quando vide quella scena, il suo unico
desiderio
era quello di svegliarsi
il prima possibile. Solo che
tutto quello non era affatto
un sogno.
Gli
sembrò di
vedere la scena al rallentatore: il taglio sulla gola di Riza, i suoi
occhi che
si spalancarono per lo stupore e il dolore, le gocce di sangue che
seguirono la
traiettoria della caduta su un fianco come la scia di una stella
cometa. Infine
lei a terra, con il sangue che cominciò a scorrere, formando
una pozza sotto la
donna, e cominciando a sporcarle i
vestiti e i capelli color
oro.
«Tenente!
Tenente!» la
chiamò Roy più volte, con voce disperata,
quando si rese conto che era tutto vero. La bionda era a terra, gli
occhi
ancora sgranati, mentre si teneva una mano sulla ferita, nella vana
speranza di
far fuoriuscire meno sangue.
Quella
specie di dottore, intanto, sorrise, come soddisfatto della reazione
del moro.
«E adesso, ti decidi ad aprire il portale, Colonnello Mustang?»
«Maledetto!
Me la pagherai!»
gli urlò Roy con tutto il fiato e la
rabbia che aveva. Si sporse, come se si potesse così
svincolare dalla presa di
quegli uomini senza più
un nome. E avrebbe tanto
voluto liberarsi, riempire di pugni quel vecchio pazzo, togliendogli
dalle
labbra quell’odioso sorriso, e correre infine dalla sua Riza.
Il Flame
Alchemist guardò nuovamente la bionda, mentre veniva
portata da uno di quegli uomini su un cerchio di trasmutazione,
trascinata e
buttata come se fosse un oggetto o la carcassa di un animale, mentre
sul
terreno si disegnava una scia di sangue. Un’altra cosa che lo
fece ribollire di
rabbia.
«Tenente!
Rispondimi!» le
urlò ancora Roy, nella speranza di
sentire la voce della donna.
«Avanti, » cominciò
quel vecchio con voce calma «esegui una
trasmutazione umana e diventa il quinto sacrificio... Se non ti
sbrighi, questa
donna perderà la vita!» Roy lo sapeva: non
c’era bisogno che quel bastardo
glielo ricordasse. E intanto, pensò quanto fosse disgustoso
ricattarlo
sfruttando la vita della persona a cui
teneva di più. «Ah,
ma forse ho capito: preferisci trasmutarla quando è
già
morta, non è così? Bè, anche questo
è possibile…»
“Bastardo…”
pensò il moro, digrignando i denti e sentendosi inutile, e
soprattutto, in trappola.
In quel momento,
la voce flebile della bionda interruppe i pensieri del Flame Alchemist.
«Io…
non morirò…» disse rivolgendosi a
quello scienziato «perché devi sapere
che… ho
ricevuto il preciso ordine… di non
morire…» Nel sentire queste parole, Roy ebbe
una fitta al cuore.
«Se si
potesse
ottenere un corpo immortale facilmente, non sarebbe molto leale, non
trovi?» le
rispose il vecchio “dottore”, serio, facendo notare
la stupidità di
quell’ordine. Poi si rivolse di nuovo verso Roy: «Mustang,
mi comunichi la tua scelta? La tua preziosa donna sta per lasciarci... Se non fai niente,
morirà dissanguata…» Un attimo di
silenzio, in cui il vecchio si gustò tutto il dolore che il
Flame Alchemist
stava provando. Infilò una mano sotto il camice bianco,
pronto a fare il suo
colpo di scena: «Per
fortuna, io sono un medico che sa
usare l'Alchimia. Inoltre, il caso vuole che sia
in possesso
di una pietra filosofale» e con gesti lenti e
calcolati, mostrò una
piccola boccetta di vetro con del liquido rosso. «Questo
significa che potrei, con assoluta certezza, salvare la vita di questa
donna, e
ci riuscirei senza fare il benché minimo sforzo.
Ma… se lei muore prima che tu
abbia preso la tua decisione, non potrò più fare
nulla per poterla salvare.»
Roy
seguì il
discorso fino ad un
certo punto. L’angoscia lo stava
assalendo, non sapendo che fare, mentre il suo sguardo, a tratti
sfocato dalla
disperazione (o forse dagli occhi lucidi), si spostava dal rosso del
sangue di
Riza, al rosso della
pietra filosofale. “Cosa devo
fare? Cosa?!”
si chiese
il moro, pensando che forse fare quella trasmutazione, pur di salvare
la vita
di Riza, non fosse proprio una cattiva idea. Avrebbe dato un braccio,
una
gamba, o entrambi, pur di vederla ancora vivere.
Nel frattempo,
lo scienziato aveva notato il silenzio della bionda. «Oh, che
silenzio… è
diventata molto taciturna, non vorrei che fosse già morta.»
Roy
sgranò gli occhi: “No, no, no, non può
essere morta!
Non può!”
Ma la voce di
Riza si sentì di nuovo: «Colonnello…
non c'è alcun bisogno che lei… esegua una
trasmutazione umana… non la faccia…» Lo
supplicò con la voce e con lo sguardo,
mentre ansimava e il corpo continuava ad
essere scosso
da tremiti.
«Ma tu
la farai… »
disse il vecchio «non è vero, Mustang?»
Roy strinse gli
occhi. Cosa avrebbe
dovuto fare? Non fare la
trasmutazione, rischiando perdere Riza, oppure farla, salvandola ma
deludendola?
«Allora?»
lo
incalzò lo scienziato. Non poteva aspettare troppo tempo,
l’uomo doveva
diventare il quinto sacrificio, il
prima possibile.
Il moro
guardò Riza,
incrociando i suoi occhi color cioccolato, come se al loro interno
potesse
trovare la risposta al suo dilemma.
La donna lo
guardò prima intensamente, poi spostò gli occhi
verso l’alto. Da quel punto,
aveva visto una cosa molto interessante sopra di lei. Sperò
con tutta l’anima
che il Flame Alchemist capisse.
Il moro la
guardò sconvolto, poi abbassò la testa.
«D’accordo…»
disse il moro con voce flebile.
Il
“dottore”
sorrise con fare insano. «Bravo!
Allora, farai ciò che
ti ho chiesto?»
La bionda
guardò
il suo superiore con tristezza: “Allora… non ha
capito…”
«D’accordo…»
ripeté il Flame Alchemist «…
Tenente. Non eseguirò una
trasmutazione umana!»
Il vecchio
rimase a bocca aperta. «La
vuoi abbandonare? E' un
gesto molto crudele.»
Roy sorrise con
sicurezza: «Abbandonare?
Non accetto critiche da chi
tratta gli uomini come pedine da sacrificare.»
«Loro
sono
felici di dare la vita
per una giusta causa. Li ho
nutriti quando i genitori li avevano abbandonati. Sarebbero morti tutti
di
fame, se non fossi intervenuto io. Ho dato loro un'istruzione di
prim'ordine.
Ho dato loro un valido motivo per vivere. Per questo i miei uomini mi sono profondamente
grati» gli rispose il vecchio con tono
serio.
«Ecco
perché
rimarrai molto sorpreso, dottore» gli rispose a tono Roy.
«Ma che
cosa…» cominciò lo scienziato, stupito
dal
cambiamento del moro, ma non finì la frase e
sparì da sotto gli occhi dei
presenti.
«E’
scomparso…»
sussurrò Scar con lo sguardo confuso.
Proprio in quel
momento, la boccetta con il denso liquido rosso cadde sulla testa di
uno di
quei pretendenti a diventare Comandante Supremo. Alzò lo
sguardo, e con
sorpresa vide che in una specie di buco nel soffitto, proprio sopra il
cerchio
di trasmutazione e Riza, c’era il vecchio, catturato con la
particolare bava appiccicosa
di Jelso.
Mentre il
“dottore” supplicava la chimera di liberarlo,
dicendo che era l’unica
possibilità per salvare la vita della bionda, dal buco
scesero May e Zampano.
Approfittando della sorpresa creata dalla loro comparsa improvvisa, la
ragazzina
di Xing e il cinghiale-chimera lanciarono rispettivamente i pugnali e
gli
aculei contro i nemici. Grazie al loro intervento, sia Roy che
Scar riuscirono a liberarsi.
Il Flame
Alchemist ne approfittò immediatamente per correre verso
Riza, e senza rendersene
conto lanciò via la boccetta con la pietra filosofale,
facendo disperare la
povera May. Al moro in quel momento non gliene fregava niente della
pietra: la
sua unica priorità era la sua
Riza. Ma uno degli
uomini senza nome gli si piazzò davanti.
«Levati
di
mezzo!» urlò Roy, lanciando una fiammata con la
mano sinistra, che indossava il
guanto ancora intero.
Per un attimo,
gli sembrò che la donna fosse una meta inarrivabile: gli
sembrava di continuare
a correre senza riuscire ad avvicinarsi. Quando finalmente la
raggiunse, la prese tra le braccia:
«Tenente, non mi devi abbandonare!
Tenente, apri gli occhi! Tenente! Tenente!» La sua voce, nel
vedere Riza con gli occhi chiusi e
svenuta, ormai allo stremo, era colma di
disperazione.
La battaglia
intorno a lui scomparve, mentre pensava ad
una
soluzione per salvare la bionda. Non si accorse nemmeno di uno dei
nemici, che
provò a colpirlo alle spalle. Fortunatamente, intervenne Darius
in tempo, che lo cacciò via con un calcio.
«Va
tutto bene?»
chiese l’uomo gorilla, ma non ebbe alcuna risposta dal Flame
Alchemist, che
continuava a chiamare la bionda.
«Non
morire! Tenente, resta con me!»
Per un attimo la voce
di Roy s’incrinò: aveva già perso
Hughes, il suo migliore amico, non voleva
perdere anche l’altra persona più importante della
sua vita. Ormai la
disperazione aveva preso il sopravvento del famoso e fortissimo Flame
Alchemist, mentre sentiva le lacrime salirgli agli occhi.
Fu proprio
quella voce disperata a colpire May. Lasciò
perdere la
pietra filosofale, il motivo per cui aveva fatto
quell’infinito viaggio
attraverso il deserto, e corse verso i due militari: «Lei
è più importante!»
Roy si
voltò
verso la ragazzina, mentre quest’ultima cominciava a
tracciare un cerchio con
il sangue di Riza. «Ci penso io!» urlò
la moretta, ansimante, cercando di fare
il più in fretta possibile.
Da rosso, il
cerchio sul pavimento si accese di una luce azzurrina. Quando il lampo
scomparve, Riza strinse gli occhi: stava lentamente riprendendo
conoscenza.
«Tenente!»
disse
Roy, sporgendosi immediatamente verso la bionda. La prese tra
le braccia e la strinse teneramente, assaporando il calore
del corpo
della donna. Al diavolo le regole e tutto il resto:
l’importante era che Riza
fosse salva.
«Per
il momento
ho fermato l'emorragia, ma devi trovare subito un vero
medico!» disse la
ragazzina di Xing.
Il Flame
Alchemist la guardò con gli occhi colmi di gratitudine:
«Grazie, ti sono
debitore…»
La moretta, come
risposta, gli sorrise.
In quel momento non era per
niente dispiaciuta della scelta che aveva fatto.
Subito dopo, Roy
guardò con dolcezza la sua Riza. Nella sua testa risuonava
un solo pensiero,
incessantemente: “E’ ancora viva”.
In quel momento,
la bionda aprì lentamente gli occhi. Sentì il
calore di un corpo e delle braccia
che la stringevano. Poi vide cha la persona in questione indossava un
cappotto
nero. Capì immediatamente chi era: Roy.
Lo
guardò
sorridendo: «Colonnello, mi dispiace
molto…». Si sentiva in colpa per tutto
quello che era successo, e soprattutto per la paura che gli aveva fatto
provare.
«Non
parlare,
pensa a riposare» disse il moro, accigliandosi appena.
Ma
la donna continuò, guardandolo con affetto: «Mi
creda, sono così felice... che
si sia accorto del mio cenno…» Non ci sperava
molto, non era facile da capire.
«Siamo
stati
insieme talmente a lungo…» disse lui, sorridendole
di nuovo con dolcezza,
mentre ripercorreva velocemente la vita trascorsa insieme fino a quel
momento. « Ho
visto che… mi lanciavi delle occhiate come per dire
“se
osi eseguire la trasmutazione, ti
sparo”…»
Riza sorrise
alla piccola battuta, anche se, in effetti, era
vero.
Roy si
sentì
alleggerito nel vederla sorridere, e l’abbracciò
nuovamente, mentre il cuore cercava ancora di calmarsi
dall’angoscia provata
pochi minuti prima. E in quel momento si rese conto di una cosa.
Riza aveva detto
lo avrebbe seguito se lui fosse morto, perché la sua vita
non avrebbe avuto più
alcun senso. Gli sembrava una roba assurda, quando lei lo disse, ma
ora… capì
che lui avrebbe fatto lo stesso. Perché senza di lei, non
avrebbe avuto la
forza di andare avanti. E poi… doveva dirle quella
cosa, e per questo l’avrebbe seguita ovunque. Che
fosse stato tra le stelle
del paradiso o tra le fiamme dell’inferno. “Molto
più probabile la seconda…” si
disse Roy con una punta di amarezza.
Scosse la testa:
non doveva pensare a queste cose. Ormai era tutto finito.
Allora, anche
qui alcune note finali su questo capitolo:
1. Non sono impazzita
nell’usare le stesse frasi iniziali dello
scorso capitolo, ma la cosa è voluta. E per un semplice
motivo: entrambi sono
terribilmente scossi dai due avvenimenti, e quindi li ho voluti, in
qualche
modo, accomunare da questo elemento. ^_^
2. Siccome la cosa fondamentale in
questa raccolta è il
rapporto tra Roy e Riza, ho eliminato alcuni elementi (non ho
specificato
troppo sulla battaglia), e alla fine ho aggiunto un dolce abbraccio in
più…
u///u (perché, come nello scorso capitolo, lo
volevo… anzi, pure qui c’era la
versione con bacio… ehm, ehm… u////////u)
3. Mi rendo
conto di non aver reso molto le emozioni come sono riuscita a fare col
capitolo
2. :/
Eppure ho guardato
l’episodio in questione con molta attenzione, cercando di
notare ogni piccolo
particolare utile, ma più di questo non sono riuscita a
fare… -.-’’ Insomma,
non mi sento soddisfatta
così come lo ero dello scorso
capitolo. :/
4. Nella mia
testa, oltre ad una versione diversa della fine di
quest’avvenimento, c’era
anche quel pensiero che ho scritto alla fine, cioè che anche
Roy si sarebbe
tolto la vita nel caso Riza fosse morta. Ne sono più che
convinta: Roy era
disperato in quella situazione, e di sicuro quell’idea gli
è passata per la
testa. Glielo si leggeva in faccia. Ma
questo è solo
un mio parere. ^_^
Anche qui un
finale un po’ disgustoso. Ma
è per un semplice motivo:
la battaglia finale non è ancora finita. Per loro, almeno,
non so per la fan
fic: sono ancora un po’ indecisa. Vabbè, lo
scoprirete leggendo il prossimo
capitolo! XD
Ringrazio tutti coloro che seguono e commentano
la storia, sia su EFP che su
DeviantArt! Grazie! (_ _)
Chiedo perdono a
tutti coloro che lo
aspettavano: un po’ ho avuto altro
da fare, un po’ non avevo idee per l’altra mia fan
fic in corso, “Tre nuovi
Alchimisti”, ed io mi sono ripromessa di aggiornarle in modo
alternato. Chiedo
scusa. ^_^’’
Il sole era
ormai scomparso dal cielo, brillando da dietro l’orizzonte e
dando spazio alle
prime luci della sera. Le mura bianche e spoglie della stanza
dell’ospedale,
tinte di arancio durante il tramonto, stavano lentamente tornando del
colore
originale.
“Finalmente
un
po’ di pace…” pensò Roy, ora
che avevano anche cenato e tutti se ne erano
andati. Ripensò alla fine del “Giorno della
Promessa” e a tutto il lavoro che
aveva fatto finora per Ishval, seppur cieco. E soprattutto, ad
un avvenimento di quello giornata: la visita di Marcoh, accompagnato
dal dottor
Knox, e la grande notizia che gli era stata data. Presto avrebbe
riacquistato
la vista.
Riza, nella
stessa stanza e seduta sul proprio letto, notò che il moro
era pensieroso:
«Colonnello, si sente bene?»
L’uomo
sorrise: «E
tu? Tutto bene?»
chiese,
preoccupato per la ferita al collo.
La donna
sospirò. «E’ sempre il solito: pensa
prima agli altri e poi a sé
stesso. E non ha risposto alla mia domanda…»
«Non
sono io
quello che ha ricevuto un profondo taglio al collo» rispose
prontamente lui.
«Le
ricordo che
anche lei è stato
ferito…» disse la bionda,
accigliandosi appena per la testardaggine dell’uomo.
«Intendi
alle
mani?» chiese lui, gli occhi puntati verso di lei, seguendo
la provenienza
della voce. «Bah, non è niente… A
differenza di te, non ho rischiato di morire
dissanguato…»
Lo sguardo di
Riza s’intristì. Lui aveva sofferto nel vederla in
quello stato, e lei si
sentiva in colpa. «Mi dispiace…»
Roy
sgranò gli
occhi, stupito e confuso: «Ti…
dispiace?». Poi capì, e la sua espressione s’addolcì:
«Non dirmi che ti stai ancora scusando per essere
stata ferita?»
La donna non
rispose, rimanendo con lo sguardo fisso sulle lenzuola azzurrine.
Il moro
sospirò:
lui era testardo, ma anche lei non scherzava. Mise le gambe fuori dal
letto e
si alzò: voleva andare verso Riza.
Quando lei lo
vide, chiese preoccupata:
«Colonnello, che sta
facendo?!»
L’uomo
sorrise,
tranquillo: «Voglio solo raggiungerti…»
«Ma potrebbe farsi
male!» disse la bionda, spostando le
lenzuola per alzarsi anche lei.
Il rumore della
stoffa non sfuggì al Flame Alchemist: «Non
provare ad
alzarti! Ce la faccio da solo!»
la richiamò, serio.
«Non preoccuparti, sarà sì e no un
metro!» aggiunse, divertito (ma per niente
dispiaciuto) dalle premure della donna.
Riza non si
mosse, ma seguì l’uomo passo dopo passo,
finché non si sedette sul bordo del
suo letto.
«Visto?
Tutto a posto!»
disse Roy, sorridendo.
La bionda
sospirò, poi sorrise: seppur cieco, era
pur sempre Roy
Mustang, e la sua testardaggine sarebbe rimasta in eterno.
Il moro
cercò di
tornare sul discorso di prima, sorridendole con dolcezza:
«Non devi sentirti in
colpa per essere stata ferita… tu hai fatto di tutto per
sfuggire alla presa di
quegli uomini… ti ricordo che anch’io e Scar siamo
stati catturati…»
«Io…
non mi
sento in colpa per essere stata ferita…» disse
debolmente la bionda.
Sul viso
dell’uomo si dipinse un’espressione confusa.
Riza
continuò:
«Mi sento in colpa… per averla fatta
soffrire…»
Roy si
stupì per
quelle parole, poi cercò di tranquillizzarla: «Il
concetto è lo stesso: tu sei
stata solo una vittima in quell’occasione.»
Riza non
rispose: si sentiva appena un po’ più serena, ma
non poteva fare a meno di
continuare a sentirsi responsabile.
Il moro decise
di rompere quel pesante silenzio: «E tornando alla domanda
che mi hai fatto
prima…»
La donna
alzò lo
sguardo su di lui.
«…
sto bene, non ti devi preoccupare. Stavo solo ripensando a quello che
è
successo oggi.»
Riza sorrise:
anche lei era felice di quella notizia.
«Già… presto recupererà la
vista…»
disse lei, allungando istintivamente la mano verso quegli occhi, spenti
ma
ancora per poco. Prima
che la mano potesse anche solo
sfiorarlo, però, Roy gliela prese e la strinse.
La donna
sgranò
gli occhi: a volte quell’uomo non sembrava essere cieco.
«Ma
come…»
«Ti ho
semplicemente sentito» spiegò lui, sorridendo. Da
quando aveva perso la vista,
aveva affinato un po’ l’udito.
L’uomo
continuò,
mentre giocherellava con la mano della donna: «Sai,
non vedo l’ora di riacquistare la vista. Da quando
l’ho persa, mi sono reso
conto che alcune piccole cose che prima, vedendole tutti i giorni, mi
sembravano insignificanti, sono in realtà molto importanti
per me.» Tra
queste, c’era la vista dei suoi fidati sottoposti,
della sua città, della sua casa. Per
non parlare della vista
rassicurante della figura di Riza e dei suoi capelli biondi.
«…
Davvero?»
chiese lei, leggermente insicura. Quel contatto non le dispiaceva, ma
le faceva
uno strano effetto, non essendoci abituata.
«Ah,
mi è
tornata in mente una cosa!» esclamò il moro.
La donna
alzò un
sopracciglio, confusa.
Roy
continuò:
«Ti ricordi di quando eravamo nel rifugio sotterraneo? Ti
dissi che se tutto
fosse andato per il meglio, avrei poi dovuto dirti una
cosa…»
«Sì,
mi
ricordo…» rispose la bionda.
«Ebbene,
visto che siamo
sopravvissuti al “Giorno della Promessa”,
posso anche dirtelo!» spiegò il moro, leggermente
euforico.
«Allora?»
lo
incitò Riza: era piuttosto curiosa.
«Sì,
ma prima…»
La mano dell’uomo si mosse, partendo dal polso della bionda e
percorrendo il
braccio.
«C-Colonnello!
Che sta facendo?!» chiese Riza, sgranando gli occhi per lo
stupore, mentre le
guance s’imporporavano appena.
Il Flame
Alchemist sorrise: «Aspetta, sto cercando una
cosa…»
“Sta…
cercando
una cosa?” ripeté mentalmente lei.
Nel frattempo,
la mano dell’uomo continuò il suo
“viaggio”, sfiorandole la pelle morbida.
«Qui
c’è la spalla…»
sussurrò il moro. «… e qui il
collo…» disse addolcendo il
sorriso, sentendo la fasciatura sotto le dita. Gliela
accarezzò per un attimo,
poi riprese la sua ricerca: la mano arrivò sulla guancia
della donna, poi
percorse il profilo del volto fino al mento.
La donna,
intanto, si era sentita piuttosto imbarazzata da quello strano
comportamento,
per non dire che a farla sentire così era proprio la
sensazione delle dita
dell’uomo sulla propria pelle.
Finalmente, Roy
si fermò quando arrivò alle labbra.
«Eccole…» sussurrò lui.
«Cercava…
le mie
labbra?» chiese Riza.
«Già…»
rispose
l’uomo, sorridendole teneramente. Poi, poco alla volta,
avvicinò il proprio
viso a quello della donna, posandole infine un bacio casto sulle
labbra. Si
staccò da quel contatto le sussurrò:
«Ti amo, Riza. Era questo che volevo
dirti.»
Roy non poteva
vedere l’espressione stupita della donna, per non parlare del
leggero rossore
in volto. Non se lo aspettava minimamente: sapeva che lui provava
affetto per
lei (l’aveva visto chiaramente durante quella terribile
battaglia), ma… non era
preparata a questo. E adesso non sapeva che dire: lo amava, certo, lo
amava da
tantissimo tempo, dal periodo dell’apprendistato a villa
Hawkeye. Ed era per
questo che lo aveva seguito nell’esercito. Sapeva che
così facendo non
sarebbero potuti mai stare insieme come persone fidanzate o sposate, ne
era
perfettamente cosciente, ma non aveva mai visto da parte
dell’uomo un
interessamento del genere, quindi non si era creata il problema. Per
lei andava
bene così: stare sempre al suo fianco. Ma ora che lui aveva
detto questo, non
sapeva come rispondergli. Dire di non ricambiare avrebbe fatto male ad
entrambi, ma dire il contrario avrebbe messo in pericolo la carriera di
lui e
il suo sogno, anzi, il loro sogno.
Oltre al fatto che sarebbero stati irreparabilmente separati.
Roy
notò il
silenzio della donna: non si aspettava di certo che gli saltasse al
collo, ma
che almeno dicesse qualcosa. «… Riza?»
La donna si fece
coraggio, anche se non fu per nulla facile, ma non riuscì a
guardarlo in
faccia: «Colonnello, lei… sta dicendo delle
stupidaggini…»
L’uomo
sgranò
gli occhi: «Cosa? Ma…»
La bionda lo
interruppe e continuò, sentendosi più sicura e
alzando lo sguardo: «Si rende
conto che in questo modo metterebbe in pericolo la sua carriera
militare? E di
conseguenza, il suo sogno di salire sul gradino più
alto?»
Lui lo sapeva.
Lo sapeva perfettamente che avrebbero rischiato entrambi. Ma credeva
che Riza,
provando gli stessi sentimenti, avrebbe almeno voluto fare un
tentativo… o
forse lei non provava ciò che provava lui.
Il moro
sospirò:
«Ho… capito.» Continuò,
abbassando gli occhi e sorridendo amaramente: «Questo
è
stato il tuo modo più cortese per dirmi che non ricambi i
miei sentimenti…»
«No,
io ricambio
i- », ma per quando Riza si rese conto di ciò che
stava dicendo, era ormai
troppo tardi. Le era involontariamente sfuggito.
La speranza si
riaccese nel cuore di Roy: «Davvero?»
La bionda non
rispose, mentre un leggero rossore le invase le guance. Ormai la
frittata era
fatta e non sapeva come risolvere il problema.
Il moro stavolta
non si scoraggiò: immaginò che lei potesse
sentirsi in imbarazzo, non solo per
quei sentimenti, ma anche per essersi fatta scoprire in modo stupido
mentre
cercava di salvaguardare il loro sogno. La conosceva fin troppo bene.
Un po’
d’impeto, cercò nuovamente le labbra della donna,
per poi prenderle il viso tra
le mani e darle nuovamente un bacio casto.
«Colonnello,
io…
ho paura… non voglio perderla…»
sussurrò Riza appena le loro labbra si
staccarono.
«Nemmeno
io
voglio perderti.» disse Roy. «Né come
militare, né come donna da amare.»
Riza
sgranò
appena gli occhi.
L’uomo
continuò:
«So perfettamente che rischiamo, Riza…
ma… averti al mio fianco e non avere
nemmeno la possibilità anche solo di abbracciarti mi fa
stare male…»
Un lungo e
pesante silenzio scese tra i due. E fu Roy a interromperlo:
«Riza, capirò se tu
non vuoi rischiare. Lo accetterò senza
problemi…» disse con tono tranquillo,
anche se in realtà era dispiaciuto. E intanto, mentalmente,
maledisse quella
stupida e inutile legge anti-fraternizzazione.
Un altro momento
di pesante silenzio scese tra i due. Questa volta, però,
venne interrotto dalla
bionda: «Sento che ci metteremo nei
guai…» sussurrò.
Roy sorrise:
quindi aveva accettato! … forse. «Ma lo sai che
sono un ottimo stratega!» disse
con tono allegro. Poi aggiunse, più serio: «Faremo
molta attenzione, te lo
prometto.»
«Lo
spero…
soprattutto per lei, Colonnello…»
confessò la donna.
«Dovrebbe
essere
“lo spero, soprattutto per te, Roy”.»
«Come?»
chiese
Riza, confusa.
«Se
dobbiamo
cominciare una relazione, dovresti darmi del “tu”
almeno quando siamo da soli…
e chiamarmi anche per nome, logico…»
spiegò lui.
«Mmh…»
mugolò la
bionda in segno d’assenso mentre abbassava lo sguardo, non
del tutto convinta.
O forse, semplicemente, cercava di calmarsi e di far scomparire il
rossore in
volto, che da quando era comparso sembrava non avere intenzione di
andarsene.
Sapeva che Roy non la poteva vedere, ma si sentiva comunque una stupida
ragazzina alla prima cotta. Anche se… in realtà
il moro sapeva del suo rossore:
sentiva il calore attraverso le mani, ancora posate sul suo viso.
«Ah,
un’ultima
cosa…»
La donna
alzò lo
sguardò su di lui.
«Se
vogliamo
“ufficializzare” la cosa almeno tra di noi,
dovresti dirmi anche tu le due
“paroline magiche”… Sempre se
è vero che ricambi i miei sentimenti…»
finì con
un sorriso leggermente divertito.
La bionda
avvampò. Voleva che gli dicesse “ti
amo”?! Ma… tanto erano chiari i suoi
sentimenti! E soprattutto, l’idea di rivelare così
palesemente ciò che provava
per lui la metteva talmente in imbarazzo…
«Ehi,
tutto ok?»
chiese l’uomo, sentendo attraverso le mani
l’improvviso aumento di calore.
«S-sì…
allora…»
balbettò la donna. Non riusciva a muovere la lingua, non
solo a causa
dell’imbarazzo, ma anche perché si sentiva
terribilmente stupida!
Doveva calmarsi.
Prese un profondo respiro e disse tutto d’un fiato:
«Ti amo, Roy»
La risposta di
lui fu un bacio, che stavolta cercò di approfondire. E la
bionda, poco alla
volta, si sentì più serena e ricambiò.
Quando le loro
labbra si staccarono, il moro appoggiò la sua fronte su
quella di Riza, e disse
con tenerezza: «Mi bastavano solo le parole “ti
amo”, ma tu sei riuscita a dire
anche a dire il mio nome…»
«Sì,
sorpreso?»
chiese la bionda, sentendosi un po’ più tranquilla
e sorridendo divertita.
Roy
ricambiò il
sorriso: «Sì, sono sinceramente
sorpreso…»
La donna rise
leggermente: «Stupido…»
«Gentile
da
parte tua…» disse lui, fintamente offeso.
Riza non
poté
fare a meno di ridere: durante il lavoro quel comportamento le dava
terribilmente fastidio, ma fuori dall’ufficio non le era mai
dispiaciuto… solo
che aveva fatto in modo di non dimostrarlo mai.
Il moro la
sentì
e pensò che dovesse essere bellissima, sicuramente. Attirato
da quel suono, la
baciò per l’ennesima volta.
«Ma
quante volte
vuoi di baciarmi?»
«Ho
intenzione di
farlo per tutta la notte» rispose lui dolcemente.
Lei
alzò un
sopracciglio: «E per quale motivo?»
L’uomo
sorrise:
«Tenterò di recuperare tutti gli anni che ho
perso…»
«Ne
avrai tutto
il tempo…» disse Riza, sorridendo per quella
strana frase.
«No,
perché dopo
mi rimarranno sempre degli anni che non avrò
recuperato!» spiegò Roy come se
fosse una cosa ovvia.
La donna
sospirò
e sorrise: «Ti rendi conto che stai dicendo una cosa senza
senso?»
Il moro
aggrottò
le sopracciglia: «Per me non è una cosa senza
senso…». Il sorriso si dipinse
nuovamente sulle sue labbra: «Non importa, ho deciso che ti
bacerò tutta la
notte…»
Avvicinò
il
proprio viso a quello di Riza.
«…
e lo farò…»
finì l’uomo, sussurrandolo a fior di labbra.
E Roy mantenne
davvero la sua promessa. Fino alle prime luci dell’alba.
Allora…
che
posso dire: con questo capitolo è finita la prima parte.
Ovvio che tutte le fan
del Royai avessero già capito cosa Roy volesse dire a
Riza… XD
E… mi
rendo pure
conto che entrambi non sono un granché IC. Ci ho provato,
con tutto il cuore,
ma non sono del tutto convinta… come al
solito,
soprattutto con Riza. Anche se ho provato a pensare come sarebbe stata
la sua
reazione. Il fatto che rimanga sulla difensiva, cercando di far restare
tutto
com’era, lo vedo molto da lei. Così come,
sinceramente, ce la vedo ad
imbarazzarsi un po’ in una situazione del genere,
soprattutto a dover dire palesemente i suoi sentimenti. Anche quando
dice di
sentirsi stupida lo vedo molto “da Riza”. Ovvio,
questa è una mia idea
personale. Ed è tra le mie idee personali anche il fatto che
lei possa
scherzare un pochino con Roy, se solo lei si
“sciogliesse” un po’. Vabbè,
ditemi voi!
Ammetto che
all’inizio avevo in mente tutt’altra canzone. Ed
ero in crisi quando dovevo
sceglierle, perché ad
una delle “parti” mancava, e non
ne trovavo una adatta. Quando poi, per curiosità, sono
andata a vedere la
traduzione di questa canzone, ho pensato che fosse perfetta.
Soprattutto quel
primo pezzo (sempre per il discorso “Riza che rimane sulla
difensiva”), ma
anche quando dice “tu sei l’unica, non voglio
averti solo come passatempo”.
Nella storia non l’ho scritto, ma è ovvio che si riferisce
alla fama di Roy come donnaiolo.
A rifletterci,
forse molti di voi potrebbero odiare questa canzone a causa della
pubblicità a cui
faceva da sottofondo. XD Ma, come vi ho già detto,
letta la traduzione, me ne sono innamorata! *w*
Riguardo al
titolo,
forse a prima vista qualcuno potrebbe pensare che per
“cristallini” s'intende
“fragili”, ma io intendevo
che erano chiari, limpidi.
Ammetto che non avevo idee, quindi mi sono ispirata al testo della
canzone,
pensando che poteva andar bene non solo per la dichiarazione, ma anche
per
l’imbarazzo di Riza a dire esplicitamente i propri
sentimenti. So che non è il
massimo, scusate… _ _|||
Il finale
è… un
po’ da schifo. Volevo la classica “frase ad effetto”,
ma… niente. Non mi è venuta
l’illuminazione. -.-‘’
E quando ho
scritto che Roy maledice la legge anti-fraternizzazione, in
realtà… la maledico
io! è_é *Royaier convinta* XD
Ah, mi stavo
dimenticando la cosa più importante! Forse leggendo questo
capitolo, qualcuno
penserà che i capitoli 2
e 3 non c’entrano, e invece
non è così. Perché ne ho approfittato
per approfondire i loro sentimenti, e per
renderli più chiari, non solo a voi lettori, ma un
po’ anche ai due personaggi
stessi.
Bene, direi che
questo è tutto. Anche perché ho già
scritto delle note troppo lunghe XD
Ma prima,
ringrazio tutte le persone che leggono/seguono/commentano/mettono tra
le
preferite o tra le ricordate la mia storia, sia su EFP che
su DeviantArt! Ovviamente sono sottintesi anche i “lettori
silenziosi”! Grazie!
(_ _)
Le due persone
che stavano parlando erano rispettivamente il Generale Maggiore Roy
Mustang, o
più conosciuto come il famoso Flame Alchemist, e il Tenente
Colonnello Riza
Hawkeye, il miglior cecchino di Amestris e assistente personale
dell’uomo.
Soli in una stanza, aspettavano con
trepidazione. Anche Riza, certo, solo
che lei riusciva sempre ad
essere più controllata del
moro.
Quest’ultimo,
visibilmente nervoso, deglutì a vuoto per
l’ennesima volta, mentre si guardava
nello specchio di fronte e trovava anche il più piccolo
difetto, in particolare
nei capelli, portati all’indietro per l’occasione.
La bionda, intanto, cercava
di mettergli a posto l’alta uniforme, spazzolandogliela con
cura.
«Mica
facile!»
disse Roy, rispondendo alla bionda. «Tra
qualche…»
«Lo
so, lo so…»
sospirò la donna. «Tra
qualche
minuto la sua vita potrebbe cambiare totalmente. Ormai l’ha
detto tante di
quelle volte…»
Un momento di
silenzio scese tra i due, in cui l’uomo distolse lo sguardo
dallo specchio e
fissò la bionda. “Anche se… dovrei
correggere quella frase… e dire che la
nostra vita potrebbe cambiare
totalmente…”. Da quando avevano deciso di
cominciare, non senza rischi, una
relazione, quello era ormai un pensiero fisso nella testa
dell’uomo.
Quella strana
pace, intanto, attirò l’attenzione di Riza, che
alzò lo sguardo: «Come
mai questo silenzio? Fino ad adesso non ha fatto altro
che lamentarsi…»
«Hai
ragione,
scusami… Sono così teso…»
disse, sorridendo appena.
Lei
ricambiò il
sorriso, poi posò la spazzola per prendere un fazzoletto e
passare alla
lucidatura dei gradi e delle medaglie. «Lo so, la
capisco… ma non le farà bene:
deve cercare di rilassarsi, altrimenti rischia di fare brutta
figura…»
«Mmmh…»
mugolò lui, annuendo. Dopo qualche altro secondo di
silenzio, in cui il moro aveva continuato a fissare la donna, un
sorrisetto
increspò le labbra di lui.
«Forse…
c’è un
modo per rilassarmi…». Per quando la bionda
alzò lo sguardo, l’uomo le aveva
già circondato la vita e le aveva bloccato la mano che
teneva il fazzoletto,
per poi baciarla subito dopo con passione. Poco dopo spostò
le labbra verso il
collo, continuando a posarle piccoli baci sulla pelle.
Dopo un attimo
di smarrimento in cui Riza si lasciò pervadere dalla
piacevole sensazione, la
donna si riprese e con la mano libera impugnò una delle sue
fidate pistole e la
puntò al collo del moro.
Appena
sentì il
freddo metallo sulla propria pelle, Roy si bloccò e si
allontanò subito da lei,
alzando le mani in segno di arresa, mentre un sorriso preoccupato gli
compariva
sulle sue labbra. «Eddai,
Riza…»
«“Eddai
Riza” un
corno!» disse lei nervosa, capendo dove il moro voleva
arrivare. «Primo,
farlo non la farebbe rilassare, anzi! La ecciterebbe
ancora di più! Secondo, chiunque sarebbe potuto entrare e
scoprirci! E come
l’avrebbe spiegato, eh?!».
Mentre parlava, si
accigliava sempre di più: era davvero arrabbiata.
L’uomo
sospirò: «Va
bene, Riza, perdonami…»
«E non
mi chiami
“Riza”!» disse lei, spingendo ancora di
più la pistola sul collo del moro.
«Qualcuno potrebbe sentirci!»
«Perdonami,
perdonami,
perdonami!» disse subito lui, adesso davvero
terrorizzato.
La donna gli
lanciò un’altra occhiataccia di rimprovero, poi
mise a
posto la calibro 9. «Bene.»
Quando
Roy vide finalmente la pistola dentro la fondina, si rilassò
definitivamente.
Ma per la sua
incolumità, decise di rimanere in
silenzio, mentre la bionda riprendeva a lucidare le medaglie.
Poco dopo, il
moro cercò di scusarsi: «Non volevo fare sul
serio… non qui, almeno… insomma,
era solo per alleviare un po’ la tensione…»
«Bè,
non lo faccia mai più. Non è stato di mio
gradimento»
disse lei, seria.
Le labbra
dell’uomo s’incresparono in un sorrisetto furbo: «Ah,
sì? A me sembrava proprio
il contrario…»
Lei,
semplicemente, lo fulminò con lo sguardo, e subito lui
riprese a scusarsi: «Perdono,
perdono!»
Proprio in quel
momento, bussarono alla porta.
«Avanti!»
disse
Roy.
Aperta la porta,
comparve un soldato, che si mise subito sull’attenti.
«Generale Maggiore
Mustang, la riunione comincerà tra dieci minuti.»
Il moro
annuì e
a quel cenno il soldato scomparve, richiudendo la porta.
«E’
giunto il
grande momento…» disse la bionda.
«Già…»
disse
lui, pensieroso. Poi alzò lo sguardo sulla donna di fronte:
«Senti, se… se
andrà come spero… dopo dovrò dirti una
cosa…»
Riza sorrise
divertita: «Che strano, ho un dejà vu…»
Roy la
guardò
confuso, poi capì e sorrise: «Hai ragione,
è una scena molto simile…». Poi
tornò serio: «Solo che… stavolta non
potrò dirtelo subito.»
Adesso fu il
turno della bionda a guardarlo confusa.
«Vedi,
prima…
dovrò fare un’altra cosa…»
Lei
sbatté più
volte le palpebre, sempre più confusa: «Va
bene…»
L’uomo
sorrise
dolcemente: «Capirai quando sarà il
momento…»
«Allora
aspetterò…» disse la bionda,
stringendosi nelle spalle.
Nel frattempo,
Roy prese il cappello e se lo mise con cura, poi si avvicinò
alla porta, si
affacciò per un secondo sul corridoio, e infine
rientrò nella stanza. Tutto
sotto lo sguardo di Riza, che alzò un sopracciglio:
«Generale, che sta facendo?»
Lui si
avvicinò,
sorridendo: «Controllavo se potevi augurarmi “buona
fortuna”…»
Lo sguardo della
donna era nuovamente confuso: «Bè… buo-»
Ma non
riuscì a
finire la frase, che si trovò
le labbra del suo amante
sulle proprie. Fu un bacio tenero e dolce, che la donna, stavolta, non
tardò a
ricambiare, stringendosi a lui.
Quando le loro
labbra si divisero, Roy la guardò con dolcezza:
«Era questo l’augurio che
volevo…»
Riza, in risposta, sorrise teneramente.
Ma subito s’allontanò
da lui, per paura che qualcuno li potesse
vedere. «Aspetterò qui» disse
semplicemente lei.
Il moro
annuì,
per poi uscire dalla stanza, lasciandola sola. Chiuse la porta dietro
di sé e
sospirò. Poi si avviò verso la grande stanza in
cui si sarebbe tenuta la
riunione.
Ad ogni passo
che faceva, il cuore gli batteva sempre più forte. E senza
che lo sapesse,
all’unisono con quello della sua amata.
Scusatemi se non
ho aggiornato prima, ma a causa delle feste non sempre riuscivo ad
accendere il
computer, e così non riuscivo a finirlo e a controllare la
presenza di
eventuali errori…
Stavolta il tono
è meno serio, a causa di Roy che fa lo scemo con Riza XD
Chissà
se qualcuno
di voi avrà capito cos’è
di preciso questa “riunione”…
secondo me, qualcuno sì… scoprirete di preciso
cos’è con il prossimo capitolo…
Spero che i due
personaggi siano abbastanza IC… E non sono molto convinta
nemmeno del titolo…
Vabbè, purtroppo dovete tenervelo così: altre
idee non me ne sono venute… -.-‘’
Come sempre,
ringrazio tutti coloro
che hanno messo la storia tra
le preferite/seguite/ricordate e a chi commenta, sia su DeviantArt che
su EFP!
Grazie infinite, poiché avete deciso si leggere la fan
fiction scritta da
questa pazza dell’autrice! XD
Scusate se ho
impiegato tanto tempo, ma ultimamente con i capitoli
dell’altra mia fan fic in
corso, “Tre nuovi Alchimisti”, vado sempre in
crisi… ^_^’’
Infine, il
momento della verità
era giunto. La riunione era stata
lunga e faticosa, e subito dopo si era tenuta la votazione. Ed
ora, tutti i più alti gradi dell’Esercito di
Amestris, riuniti in quella grande
sala, aspettavano con trepidazione il risultato.
Grumman, il
Comandante Supremo, prese la parola. Era invecchiato da quando aveva preso il potere e ormai il
suo fisico chiedeva totale
riposo. Eppure, nei suoi piccoli occhi si vedeva ancora quello sguardo
da volpe
che ormai era diventata una sua caratteristica. «Bene,
è giunto il momento di sapere i risultati. Immagino
l’ansia che vi sta
attanagliando, soprattutto nei due maggiori candidati.»
disse, sorridendo divertito. Continuò: «Secondo gli
assistenti che hanno contato i voti, è stata una lotta fino
all’ultimo. Questo
perché la vittoria è stata decretata da un solo
voto di differenza.»
Il cuore di Roy
cominciò a battere sempre più forte, tanto che
credette che potessero sentirlo
tutti i presenti nella sala.
Scese un momento
di silenzio, in cui Grumman si divertì a far aumentare
l’ansia degli astanti.
Gli anni in più potevano anche averlo indebolito e aver
fatto aumentare il
numero di rughe, ma non avevano mutato minimamente il suo carattere.
«Bene,
leggiamo
il risultato.» disse il Comandante Supremo, cominciando ad
aprire la busta. I
gesti furono calmi, ma a Roy sembrarono addirittura al rallentatore.
Tra pochi
secondi sarebbe potuto
cambiare tutto o niente.
Quando Grumman
aprì il foglio contenuto all’interno della busta,
nascose dietro i grandi baffi il
sorriso gioioso che gli si era dipinto sulle
labbra. «A quanto pare avevo ragione: sono stati i due
maggiori candidati ad
avere più voti: il Tenente Generale Olivier Milla Armstrong
e il Generale
Maggiore Roy Mustang.»
I due si alzarono in piedi e il
Flame Alchemist, senza farsi notare, deglutì, ma a vuoto:
quell’ansia lo stava
letteralmente uccidendo.
Il Comandante
Supremo
continuò: «Ma solo uno di voi» disse
rivolgendosi direttamente agli
interessati, «ha
vinto alle votazioni. Quindi…»
e ci fu un altro momento di pausa. Grumman si stava
davvero divertendo.
Roy non ce la
faceva più, gli sembrava che il cuore volesse uscirgli dal
petto tanto che
batteva forte.
Quanto avrebbe
voluto, in quel momento, avere l’autocontrollo di Riza!
«…
il nuovo
Comandante Supremo è… il Generale Maggiore Roy
Mustang!»
Il Flame
Alchemist sbarrò gli occhi. Doveva aver avuto
un’allucinazione causata
dall’ansia, di certo. Ma
il suono degli applausi che
proruppe nella stanza lo riportò alla realtà.
Subito pensò alla reazione della
sua avversaria, la cosiddetta “Regina delle nevi”,
e si aspettò un qualche
attacco d’ira, ma non ci fu. Anzi, mentre applaudiva la donna
sembrava stranamente tranquilla.
«Avanti,
nuovo
Comandante Supremo, si avvicini!» disse Grumman, sorridendo.
Roy si mosse, ancora un
po’confuso. Pensò che, forse, potesse
essere un sogno: a breve si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto che
era tutta
opera della sua mente. Ma
quando sentì il tocco
dell’anziano militare sulla sua spalla, capì che
era davvero tutto reale.
«Congratulazioni!»
disse l’anziano militare stringendogli la mano.
«Domani si terrà la cerimonia
ufficiale.»
«Certo…
grazie
mille, Signore» disse il Flame Alchemist sorridendo.
Compilò
e firmò
i documenti necessari, e subito dopo tutti i presenti, uno alla
volta, andarono a congratularsi con lui. Per ultima, quando se andarono
tutti,
il Tenente Generale Armstrong si avvicinò. A malavoglia, gli
porse la mano, che
lui strinse subito dopo.
«Congratulazioni…»
disse la donna. «Anche se sai perfettamente che non sopporto
affatto questa sconfitta.» aggiunse con tono
gelido.
«Lo
so, lo so… »
disse il Flame Alchemist, mentre faceva un sorriso
imbarazzato, dietro cui nascondeva tutta la paura che stava provando in
quel
momento.
«Bah,
mi chiedo
ancora come tu abbia fatto a vincere…»
sbottò la donna Generale. Gli voltò le
spalle e s’avviò
verso l’uscita. «Vedi almeno di
renderla felice.»
Il moro
sbatté
più volte le palpebre, confuso.
«COSA?!»
esclamò lui quando capì, e subito la raggiunse.
«Tu… tu
sai di me e… e…» balbettò
lui, non riuscendo a completare la frase.
«Di
te e Hawkeye? Sì.»
disse la donna, girando appena la testa
e guardandolo con sufficienza.
Il nuovo
Comandante Supremo era sempre più confuso. «Ma… ma…
come?»
Adesso la
“Regina delle nevi” si voltò del tutto
verso l’uomo. «Ho i miei informatori»
rispose lei con calma, spostando con un gesto della mano alcuni capelli
biondi.
Il moro la
guardò serio: «Perché
non hai usato questa
informazione a tuo favore? Avresti potuto eliminarmi con
facilità…»
Il Tenente
Generale non lo fece finire e in uno scattò d’ira
sguainò il suo fioretto
finemente decorato: «Non pensare che l’abbia fatto
per te!»
Roy fece subito
un paio di passi indietro: anche se era il nuovo Comandante Supremo,
anche se
sapeva che lei era una persona di fiducia in caso di
difficoltà, non poteva
fare a meno di provare una sensazione di terrore puro
quando si trovava di fronte a lei.
Dopo un paio di
secondi la donna sembrava essersi calmata, ma continuò a
tenere il suo fioretto
in mano. «L’ho
fatto per Hawkeye. So che è una brava
ragazza e provo stima per lei, quindi merita
di essere
felice. Anche se mi chiedo come possa essersi innamorata di un
imbecille come
te…»
«Ehi!»
esclamò
il moro, offeso.
«E
poi» aggiunse
la donna «volevo che questa sfida fosse combattuta ad armi
pari.»
«Oh,
bè… allora…
grazie…» disse il moro. La donna Generale gli
lanciò un’occhiataccia, e lui
subito aggiunse: «In nome di Hawkeye!»
«Mh» mugolò
la “Regina delle nevi” e girò sui tacchi
per
andarsene, appoggiando il suo fioretto sulla spalla. Dopo qualche
passo, si
voltò e puntò la lama affilata contro il Flame
Alchemist: «Ah, e ricordati: se
non la farai felice, ti farò a fettine e prenderò il
tuo posto!»
Il moro
s’irrigidì: «C-certo!». Detto
questo, la donna s’avviò
definitivamente, e lui poté finalmente tirare un lungo
sospiro di sollievo.
L’uomo
si fece
di nuovo serio: ora doveva dare
la notizia a Riza. E,
tra qualche tempo, dirle quella cosa.
- - -
Riza non ce la
faceva più ad aspettare. Erano ormai passate ore da quando
Roy era andato alla
riunione, e né
lui arrivava, né lei aveva notizie su
quello che stava succedendo.
Era una cosa
così importante quella che si stava decidendo in quella
sala, che anche il suo
autocontrollo se n’era andato a quel paese. Roy poteva essere
diventato il
nuovo Comandate Supremo, e ciò avrebbe significato la
coronazione del loro sogno, e
significava pure che tutto
quello che avevano passato, il dolore che avevano
visto, le battaglie che avevano combattuto, tutto quello era servito a
qualcosa. Ma poteva
essere anche andata in modo
diverso, e quindi tutta quella fatica non era servita a niente.
La cecchina
continuava riflettere guardando fuori dalla finestra e intrecciando
nervosamente le dita delle mani, quando sentì la porta della
stanza aprirsi.
Immediatamente si voltò, e ciò che vide la
deluse: sul viso di Roy non c’era
dipinto nessun sorriso. Non poteva sapere che il moro stava ancora
pensando al
discorso fatto poco prima col Tenente Generale Armstrong.
La bionda s’avvicinò,
con il rumore degli stivali sul pavimento come
unico sottofondo. Si fermò di fronte a lui, e finalmente
risuonò qualche parola
nella stanza: «Non è… andata bene?»
«Cosa?»
esclamò
confuso il Flame Alchemist, distratto dai suoi pensieri. Quando
guardò il viso
della donna, la vide leggermente rattristata.
«L’ho
visto…
pensieroso…» disse la bionda, continuando ad usare il
“lei”: chiunque sarebbe potuto entrare da un
momento all’altro.
«Stavo…
solo
riflettendo su una cosa…» spiegò
semplicemente lui, stringendosi nelle spalle.
«Allora?»
lo
incalzò Riza.
Finalmente le
labbra dell’uomo si aprirono in un raggiante sorriso: «Bè….
Ecco… Hai davanti il
nuovo Comandante Supremo!»
Un’espressione
gioiosa compare sul viso della bionda, e il suo cuore fece addirittura
una
capriola dalla felicità, ma rimase al suo posto e mantenne
il solito contegno:
«Ne sono così felice!»
A Roy, invece,
in quel momento non gliene fregava niente di regole e contegno,
così la prese tra le
braccia e la strinse. «Finalmente…
finalmente
il nostro sogno si è avverato!»
«Generale…
anzi,
Comandante, qualcuno potrebbe vederci!» disse Riza, allarmata.
«Umpf, hai
ragione…» Si staccò da lei, chiuse la
porta a
chiave e tornò subito ad abbracciarla, e ne
approfittò pure per darle un bacio
sulle labbra. «Così non ci sono
problemi!»
La cecchina rise
leggermente, stringendosi a lui: «Sei sempre il
solito…»
«Sono
fatto
così, non posso farci niente!» disse lui,
sorridendo e guardandola negli occhi
color cioccolato, così grandi e stupendi che ci si poteva
riflettere senza
problemi. «Mi sembra ancora tutto così
incredibile…» aggiunse con dolcezza.
La donna
tornò
seria: «Questo è solo
l’inizio… da adesso il lavoro da fare
sarà ancora più
duro…»
«Lo so
perfettamente» rispose il moro. «Ma so anche che,
con l’aiuto dei miei
sottoposti e della mia meravigliosa assistente, riuscirò
senza problemi a fare
quel che devo…»
«Sperando
solo
che l’assistente non debba fare invece la
baby-sitter…» aggiunse lei con tono
scherzoso, prendendolo in giro.
Subito il Flame
Alchemist s’imbronciò, ma poi un sorrisetto furbo
si fece largo sulle labbra:
«No, solo che dovrà continuare ad essere la mia
amante…» e subito s’avvicinò
alle labbra della donna, me venne fermato da una
mano.
«Non
ci sono
problemi, »
disse lei seria, «ma non sul posto di
lavoro! Il mio superiore dovrà tenere a bada i suoi ormoni!»
Roy
sbuffò,
scocciato. La liberò dall’abbraccio, tanto ormai
il bacio era sfumato.
Riza, invece, si
divertì a vedergli quell’espressione sul viso.
Decise di sorprenderlo: gli
prese il viso tra le mani e lo baciò con passione. E il
moro, dopo un primo
momento in cui rimase interdetto, non si fece sfuggire l’occasione
(ovviamente), così la strinse e ricambiò.
Quando s’allontanarono, fu il
turno di lei a guardarlo con
dolcezza: «Sul lavoro dovrà stare calmo, ma a casa
è tutto un altro discorso…»
«Ottimo…»
rispose lui con uno dei suoi sorrisi maliziosi.
«Piuttosto…»
cominciò la cecchina, allontanandosi e riprendendo il suo
tono formale, prima
che qualcuno potesse sentire i loro discorsi dal corridoio (e dopo,
altro che
sogno avverato). «E’ proprio sicuro che quella
“cosa” non me la possa dire
adesso?» chiese, curiosa.
Il Flame
Alchemist fece un sorrisetto divertito: «No, mio caro Tenente
Colonnello,
ancora non posso.»
Riza prese il
cappotto e cominciò ad andare nel corridoio: «Va
bene, per qualche settimana
potrò aspettare…»
«Veramente…»
la
interruppe il moro, sorridendo leggermente imbarazzato, mentre la
seguiva e
chiudeva la porta «forse dovrai aspettare qualche
mese…»
Gli occhi della
bionda si sbarrarono. «Qualche…
mese? Ma che deve fare?!»
Il moro rise:
«Vedrai, vedrai!»
Raggiunsero
l’automobile parcheggiata di fronte all’edificio e salirono,
Riza al posto di guida e il moro a fianco.
«Senti…»
cominciò Roy, con un tono tra il dolce e il malizioso,
«ti va di festeggiare la
vittoria a casa mia?»
Avete finalmente
scoperto cos’era questa fantomatica riunione!
Chissà se qualcuno di voi aveva
già immaginato che c’entrasse con la nomina del
nuovo Comandante Supremo! :D
Che sia chiaro:
non so come funzionino queste cose nella realtà, quindi mi
sono inventata tutto
di sana pianta ^_^’’
Non volevo far
morire Grumman, mi dispiaceva! Poverello, lui è al primo a
sostenere il Royai! (visto
che dice a Roy “vorrei che sposassi mia nipote”
e…
bè, sua nipote è Riza!) XD
Per quanta
riguarda Olivier Milla Armstrong (a cui
ho pure
aumentato il grado), ho pensato che potesse avere un comportamento del
genere.
L’ha detto esplicitamente che prova stima per Riza (come per
Havoc), e sappiamo
pure che in fondo (moooolto
in fondo) è una donna
buona… spero che alla fine non risulti
OOC a voi
lettori!
Non so
perché,
ma mi sono resa conto che dopo i primi 4
capitoli, più
seri, da questa seconda parte sto scrivendo più scene
divertenti… boh, mi viene
automatico! E qui entrambi mi sono venuti addirittura piuttosto
maliziosi…
forse perché, in fondo, è passato del tempo dalla
dichiarazione, e quindi il
loro rapporto è “maturato” (diciamo
così)… Spero che i capitoli vi piacciano
comunque! ^_^’’
Il titolo non
è
un granché, lo so… ma c’è
comunque attinenza col contenuto: come ho scritto,
sapere il nome del nuovo Comandante Supremo avrebbe potuto cambiare
tutto o
niente, appunto. (fa
schifo lo stesso… -.-‘’ ndVocina nella testa)(Lo so! Ma
non avevo idee,
maledizione! çAç ndMe)
Come sempre,
ringrazio tutti coloro
che hanno messo questa storia
tra le seguite/preferite/ricordate a anche a chi legge semplicemente,
sia su
DeviantArt che su EFP. E ovviamente, a chi recensisce la storia!
(chissà se,
con la comparsa di Olivier, non compaia anche una recensione di
VioletJuliet…
XD)
Lo so. Sono,
come sempre, in ritardo mostruoso. Purtroppo l’altra mia fan
fic in corso, “Tre
nuovi Alchimisti”, mi dà sempre più
spesso problemi per… mancanza di
idee. Inoltre, pensavo che l’idea che avevo
avuto per
questo capitolo facesse risultare
Roy e Riza
(soprattutto quest’ultima) un po’ OOC…
quindi ringraziate Hummingbird Royaifan
se alla fine l’ho scritto lo stesso! XD Spero solo che non
risultino, appunto,
OOC… (in quel caso prendetevela con me, non con Hummingbird!)
Bene, vi lascio
all’ultimo capitolo della seconda parte di questa fan fic! ^_^
“Maniacale”. Era questo
l’aggettivo giusto per descrivere il
modo in cui Roy Mustang stava controllando per l’ennesima
volta tutto quello
che aveva fatto.
Finita
“l’esaminazione”, si appoggiò
con le mani allo schienale di una sedia. Sospirò:
era finalmente arrivato il giorno in cui le avrebbe detto quella cosa.
Erano passati
molti mesi da quando Roy Mustang era diventato il nuovo Comandante
Supremo.
L’inizio fu difficile, poiché la
quantità di lavoro era aumentata in modo
considerevole, ma non impossibile, grazie all’aiuto della sua
fidatissima Riza
Hawkeye.
Tempo dopo la
nomina, fece finalmente una delle tante cose che desiderava fare con il
suo
grado: chiedere l’abolizione della legge
anti-fraternizzazione. Aspettò qualche
mese, per paura che la gente pensasse che volesse diventare Comandante
Supremo
solo per quello. Comunque, con molta sorpresa, scoprì che
molti militari erano
contrari a quel decreto, e, dopo alcune votazioni, la legge
anti-fraternizzazione venne
eliminata.
Adesso erano
passati quattro o cinque mesi da allora, periodo in cui, nel frattempo,
Roy e
Riza avevano reso pubblica la loro relazione. E ora, era il momento di dirle quella cosa. Anzi, di chiedergliela.
“Però…
chissà se lei vorrà-” pensò
Roy, ma non riuscì a
finire mentalmente la frase, perché suonò il
campanello.
Quando
andò ad
aprire, una splendida Riza vestita con abiti sobri comparve davanti ai
suoi
occhi.
«Buonasera»
salutò la bionda.
«Ciao.
Sei bellissima questa sera»
salutò il moro, posandole
un bacio sulle labbra.
La donna rise
leggermente, mentre porgeva all’uomo la sua giacchetta:
«Me lo dici tutte le
volte che ci vediamo, qualunque cosa io mi metta!»
«Che
ci posso
fare se sei bella con qualunque vestito?» disse lui, come se
fosse la cosa più
ovvia del mondo. Sulle labbra, poi, comparve un pericoloso sorrisetto
malizioso: «Quando non hai niente addosso, poi…»
Riza
sospirò,
quasi scocciata, mentre si avviava nella piccola sala da pranzo:
«Ecco che
comincia…»
«Eddai!»
cominciò il moro sorridendo, mentre spostava galantemente la
sedia per far
accomodare la donna. «Era per farti un complimento!»
La bionda lo
guardò seria, quasi minacciosa: «Roy Mustang, sai
perfettamente che questo tipo
di cose non sono di mio
gradimento.»
«Ok,
ok, scusa!»
disse Roy, spaventato dall’idea che la sua amata Riza
impugnasse le sue fidate
calibro 9. Era un’abitudine che lei non aveva perso.
«Bene!»
disse
Riza con tono deciso, ma col sorriso sulle labbra. In fondo, si
divertiva a
vedergli quelle espressioni sul volto: era il suo modo di prenderlo un
po’ in
giro.
Un secondo dopo,
però, il sorriso scomparve: la luce si spense e nella stanza
cadde il buio più
totale.
«Roy?
Deve essere saltata la corrente!»
disse lei, nella
speranza che il moro rispondesse e le facesse capire dove si trovasse.
Al posto della
voce dell’uomo, però, sentì uno
schiocco di dita, e l’attimo dopo si accesero
alcune candele poste sul tavolo di fronte a lei. Riza
spalancò gli occhi,
sorpresa.
«Ti va
una cena
a lume di candela?» disse Roy, in piedi di fronte a lei,
dall’altra parte del tavolo.
Sorrise nel vedere il volto della bionda: l’effetto sorpresa
gli era riuscito.
«Certo…»
rispose
la bionda sorridendo, appena ripresasi dallo stupore.
Fu una cenetta
intima, piacevole. Roy stesso aveva preparato tutti i piatti,
dall’antipasto
alla frutta. Riza rimase sorpresa ancora una volta: lo conosceva da
tanti anni,
ma non sapeva che fosse un cuoco provetto. E non sapeva nemmeno tutte
le volte
che, nei giorni precedenti, lui aveva impiastricciato tutta la cucina
(e anche
quasi dato fuoco) mentre provava
e riprovava a
cucinare quelle ricette, cercando di impararle e di farle perfette.
«E
ora… il
dolce!» disse il moro, sorridendo soddisfatto e felice
all’idea che la fatica
dei giorni precedenti non era stata inutile.
«Ma io non ce la faccio, sento che
sto per scoppiare…» disse
la donna, sorridendo imbarazzata.
«Non
puoi dire
no!» disse
l’uomo con tono dispiaciuto. «Ho preparato
appositamente per te una cosa speciale!»
La donna
sospirò, per poi sorridere: «Va bene, ma solo un
assaggio…»
«Ottimo!»
disse
Roy, per poi posarle sulle labbra l’ennesimo bacio della
serata prima di
avviarsi in cucina. Lì, prese il vassoio e si
fermò. Il momento era giunto. Il
cuore batteva forte, emozionato, ed ebbe un attimo di esitazione. Era
davvero
il momento giusto? Oppure avrebbe dovuto aspettare ancora?
«Roy?
Tutto bene?»
disse la voce di Riza, che lo distolse
dai suoi pensieri. L’uomo scrollò la testa: non
era il momento di farsi
prendere dai dubbi. Era una scelta ponderata: ci aveva riflettuto bene,
per
intere notti, e infine aveva deciso. Non poteva fermarsi proprio ora.
Determinato,
prese il vassoio e andò nella sala da pranzo, sorridendo
divertito: «Eccomi,
non sono scappato!»
La donna rise:
«E’ che non ti ho visto più
arrivare…»
Lui sorrise in
modo rassicurante: «Tranquilla, è tutto a posto.»
Detto questo, posò davanti a Riza il vassoio, il cui
contenuto era nascosto da
un coperchio.
La bionda
sbatté
un paio di volte le palpebre, confusa: «Ma…»
«Avanti!»
la
incalzò Roy.
Riza tolse il
coperchio, e restò ancora più confusa nel vedere
cosa c’era sotto: una
scatolina. Incuriosita, la prese tra le mani: le sembrava di averne
già viste
alcune simili da qualche parte, ma non ricordava dove…
Sempre
più
curiosa, aprì la scatolina: un anello. Un piccolo anello di
oro bianco, dalla forma semplicissima, con un piccolo diamante
incastonato in
modo da avere la superficie perfettamente liscia.
Guardò poi all’interno
del coperchio: c’era un bigliettino, scritto con
l’inconfondibile ed elegante
calligrafia di Roy. Mi vuoi sposare?
Il moro, nel
frattempo, era rimasto di fianco alla donna, in piedi, ma non aveva
avuto il
coraggio di guardare la sua reazione. Decise infine di farlo, e quando
vide il
volto della bionda, si sorprese, anzi, meglio dire che si
spaventò: con occhi
sgranati, fissava la scatolina e… piangeva.
Roy si
spaventò
non poco: Riza Hawkeye non piangeva mai, e l’unica volta che
gliel’aveva visto
fare era stato tanto
tempo addietro, nei sotterranei
di Central, quando Lust le fece credere che lui era morto.
L’uomo
non
sapeva che fare: non era certo sua intenzione farla
piangere! Appena si riprese, afferrò dal cassetto di un
mobile un fazzoletto e
lo porse alla donna. «R-Riza…
io…» riuscì a malapena a sussurrare.
Lei, intanto,
prese il quadratino di stoffa, mentre le lacrime continuavano a rigarle
le
guance in un pianto silenzioso, senza singhiozzi. Roy la
osservò asciugarsi gli
occhi: non riusciva a capire dall’espressione cosa Riza
stesse provando in quel
momento. Si maledisse: non sapeva cosa aveva fatto di male, ma di certo
quella
reazione era stata per causa sua.
La bionda, nel
frattempo, riuscì a calmarsi un po’.
«Scusami…» disse lei, con la voce
leggermente incrinata, «è che…»
«Che?»
la
incalzò Roy.
«…
non me l’aspettavo»
completò lei, sorridendo. Continuò, balbettando
appena per l’emozione: «Io…
insomma… tu… non sai da quanto tempo lo
desideravo…» disse lei, mentre le lacrime
riprendevano a scorrere.
Roy
sgranò gli
occhi, stupito. Anche lei… aspettava questo momento? Subito
dopo si diede
mentalmente dell’idiota: anche se era Riza Hawkeye, era pur
sempre una donna, e
tutte, in fondo, desiderano
l’arrivo un momento
simile.
Intanto, la
bionda continuò: «E poi, noi… dopo tutto quello che
abbiamo fatto… meritiamo davvero la
felicità?», riferendosi alla guerra di
Ishval avvenuta tanti anni prima.
Dopo un attimo
di silenzio, il moro s’abbassò,
le prese il fazzoletto
dalle mani e le asciugò teneramente le lacrime.
«Riza, ascoltami» cominciò lui
con tono serio. «Io…
non so se lo meritiamo, ma… per
qualche motivo, il destino ci ha dato questa possibilità.
Adesso sta a noi
decidere se afferrarla e approfittarne, oppure no.»
Nella stanza
scese nuovamente il silenzio, mentre i due restavano nella medesima
posizione.
Fu Riza a rompere quella pace, sospirando: «Hai ragione.»
«E…
quindi?» chiese
lui quasi con un sussurro, asciugandole l’ultima lacrima
presente sulla
guancia: voleva avere la conferma di ciò che aveva pensato.
Lei, in tutta
risposta, sorrise con dolcezza e appoggiò delicatamente la
sua mano su quella
dell’uomo: «Ma certo che accetto di
sposarti…»
«Ma… ne sei
sicura?» chiese Roy.
«Perché
non
dovrei esserlo?» ribatté lei, con lo stesso
sorriso sulle labbra.
«Insomma…»
cominciò il moro «sei
sicura di volermi sposare? Di volere
al tuo fianco, per il resto della tua vita, un uomo orgoglioso,
narcisista e
debole come me?»
Riza, in un
primo momento, sgranò gli occhi. Poi, in modo del tutto
inaspettato, si mise a
ridere sommessamente. Roy non poté non rimanere a dir poco
sorpreso.
«Fa
uno strano
effetto sentire il Comandante Supremo Roy Mustang riconoscersi i propri
difetti…» disse lei, continuando a sorridere
divertita, mentre il moro metteva
il broncio. La bionda poi continuò, più seria:
«E comunque… anche senza
sposarti, avevo deciso di seguirti per il resto della mia
vita… anzi, mi pare
di aver detto “fino
all’inferno”…» aggiunse
sorridendo con dolcezza.
L’uomo
ricambiò
il sorriso: «Sì, “fino
all’inferno”…» Prese
l’anello dalla scatolina e lo
infilò con delicatezza all’anulare della bionda.
Un bacio sigillò nuovamente
quella promessa.
Qualche mese
dopo, in data 11 giugno, la promessa venne
sigillata
un’altra volta ancora. Stavolta davanti all’altare.
(Perché
ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità
E ogni volta che
ci baciamo, raggiungo il cielo
Non riesci a
sentire il mio cuore che batte così?
Non posso
lasciarti andare
Ti voglio nella
mia vita.)
Note
finali
Finita la
seconda delle quattro parti! ;3
Ebbene
sì: ciò
che Roy doveva chiedere a Riza era se voleva sposarlo.
Chissà se qualcuno di
voi l’aveva capito… secondo me, qualche Royaier
più incallito sì! XD
Non ero convinta
del tutto per il fatto che
Riza si mette a piangere.
Ho cercato di rendere comunque questo gesto più IC scrivendo
che lo fa
silenziosamente, senza singhiozzi, e che è una specie di
“evento straordinario”
se succede. Ma non so se alla fine questa cosa risulti
ugualmente OOC o no… ^_^’’
Dopo un
po’ di
stupidità e di un po’ più di
passionalità nello scorso capitolo (di cui, alla
fine, mi sono resa conto
di non essere granché
soddisfatta… :/), qui torna la serietà (a parte
Roy che litiga con la cucina e
il fatto che si riconosca i proprio difetti XD) e il romanticismo,
sperando di
non avere esagerato con quest’ultimo… Proprio
perché volevo fare questo
capitolo più serio, non ho messo un piccolo pezzo. Per
farlo, poi, avrei dovuto
specificare che Roy ha i baffi e Riza i capelli corti (quindi, mentre
leggete,
immaginateveli senza baffi lui e coi
capelli lunghi
lei). In poche parole: Riza accettava di sposare Roy solo se lui si
tagliava i
baffi, e lui l’avrebbe fatto solo se lei si faceva
ricrescere i capelli. L’idea mi era venuta perché
ODIO quei baffi (non presenti
nel manga, per fortuna!) e perché mi piace di più
Riza coi
capelli lunghi.
Una noticina
sull’anello. Ho pensato di fare questa specie di fedina con
un piccolo diamante
piuttosto che il classico solitario con una pietra più
grande. Giusto perché,
personalmente, quest’ultimo tipo di anello non lo vedo molto
adatto a Riza, al contrario
di una piccola e più semplice fedina. ^_^
Ultima nota
sulla canzone finale: so che è una canzone molto dolce e
romantica, e per
questo non proprio adatta a Roy e Riza, ma quando ho letto la traduzione sono rimasta colpita
da quel “ti voglio nella mia
vita”. Mi sembrava perfetta per un pezzo in cui Roy chiedeva
a Riza di
sposarlo, ricordandomi il “lo voglio” nelle
cerimonie nuziali! E parlando di
matrimonio, ho scritto che si sono sposati l’11 giugno
perché… bè, è la data
del Royai Day! X3
… ok,
ho scritto
di nuovo delle note infinite… (e pensare che quando avevo
cominciato questa fan fic mi ero ripromessa di non
farlo… -.-‘’ XD)
Ringrazio
infinitamente tutti coloro
che commentano/leggono
solamente questa storia e chi l’ha messa tra le
preferite/seguite/ricordate,
sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)
Vi chiedo
umilmente perdono per l’ennesimo ritardo! ç_ç
L’altra
mia fan fic in corso,
“Tre nuovi Alchimisti”, mi dà
sempre più problemi… e l’ispirazione
non viene!
Vabbè,
parlando
di questa fan fic…
con questo capitolo comincia la
terza delle quattro parti in cui è suddivisa la storia! ^_^
Ansia. Tanta,
troppa. Un groviglio all’altezza dello stomaco.
Ecco come si
sentiva Riza. E da ben una settimana, cioè da quando sapeva
dell’arrivo di quel
giorno.
Roy, intanto, in
un raro momento di pausa, stava leggendo il giornale, seduto sul divano
della
nuova casa in cui abitavano da qualche mese lui e Riza. O meglio, la
nuova
signora Mustang.
Il Flame
Alchemist, comunque, non si era reso conto di nulla, né in
quel momento, né nei
giorni precedenti. Come sempre, la donna era riuscita a nascondere
l’inquietudine
grazie al suo rinomato autocontrollo.
Mentre
l’uomo
continuava a leggere, sentì alle sue spalle la bionda che
percorreva il
corridoio con passo veloce.
«Roy,
io esco!»
disse lei rapidamente, poi seguirono
vari rumori,
mentre lei prendeva le chiavi, la borsa e la giacca.
«Cos…»
balbettò
lui, sorpreso, per poi chiedere, voltandosi e rimanendo seduto:
«E dove vai
così di fretta?»
Momento di
panico. Riza, a malincuore, gli mentì, anche se solo in
parte, rispondendogli:
«Ho un appuntamento con Rebecca…»
«Ah,
va bene»
disse lui più tranquillo. Continuò,
però, ad
osservarla, mentre lei s’allacciava i bottoni della giacca.
L’uomo sentiva che
c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa di strano,
eppure… a guardarla così,
non aveva nulla. Era la solita Riza. Tranne
per il
fatto che da un po’ di tempo non era più la moglie
del Comandante Supremo, ma
quella del Capo di Stato, mentre a guidare l’Esercito
c’era Olivier Milla
Armstrong… ma questo era tutt’altro discorso. Ad
ogni modo, più guardava la
donna, più non vedeva nulla d’insolito.
Intanto, nella
casa era sceso un momento di silenzio, interrotto dalla bionda, che
stava
finendo di abbottonarsi la giacchetta. Ma non riuscì a
guardarlo in volto:
«Forse, quando torno, dovrò
dirti una cosa…»
Gli occhi neri
del moro si riempirono di stupore, per poi mettersi a ridere
sommessamente.
La donna chiese,
alzando un sopracciglio: «Che c’è?»
L’uomo
smise di
ridere e disse: «E’ che… mi sono reso
conto che è veramente strana la vita…»
L’espressione di lei non mutò, e lui
continuò sorridendo: «Bè…
per una volta i
ruoli si sono
invertiti…»
La bionda lo
guardò sorpresa, poi, capendo, sorrise: «Hai
ragione… non ci avevo pensato…»
Stava per aprire
la porta e andarsene, quando Roy la fermò, chiamandola:
«Aspetta un attimo!»
Riza si
bloccò,
e lui le fece cenno di avvicinarsi. Lei eseguì, nuovamente
con la confusione
negli occhi color cioccolato. Finalmente vicini, il moro le mise una
mano
dietro al collo per farla abbassare alla sua altezza, e la
baciò teneramente.
Quanto gli piaceva baciarla così… e quanto piaceva a
lei essere baciata così
da lui.
Lentamente, e a
malincuore, il moro lasciò le morbide labbra della bionda.
Aprirono gli occhi,
e lei, come sempre, rimase catturata dagli occhi d’ebano
dell’uomo.
«Ci
voleva un
saluto come si deve, no?» sussurrò lui, quasi a
voler mantenere
quell’atmosfera.
«Sì…»
rispose
lei, sempre con un filo di voce. Le loro labbra si sfiorarono di nuovo,
mentre
l’inquietudine della donna si scioglieva come neve al sole.
Peccato che,
appena
fuori dalla porta d’entrata, l’ansia tornò ad
attanagliarle la bocca dello stomaco. Fece un profondo sospiro e si
disse:
«Meglio andare, o farò tardi…»
Roy, intanto,
aveva provato a ricominciare a leggere il giornale, ma senza riuscirci.
Il
pensiero che aveva in testa era uno
solo: cosa poteva
mai dovergli dire Riza al suo ritorno?
Oddio, mi sembra
cortissimo dopo aver scritto l’infinito capitolo 23 di
“Tre nuovi Alchimisti”! XD Ma più di
tanto non potevo
scrivere: il resto succederà nei prossimi capitoli! ^_^
Ebbene
sì, per
una volta è Riza a dover dire una cosa a Roy… cosa?
Bè, ovviamente non ve lo dico! u.u
Provate a fare qualche ipotesi, e, quando arriverà il
capitolo 10, vedete se ci
avete azzeccato! ^_^
Per quanto riguarda il fatto che Roy adesso
sia il Capo di Stato… ho
scritto così visto che lui dice di voler far diventare
Amestris uno stato
democratico, e quindi mi sono immaginata che lasciasse il posto di
Comandante
dell’Esercito a Olivier Milla Armstrong…
Bè, magari per voi è una cosa assurda…
vabbè! ^_^’’
Come sempre, un grazie infinito tutti quelli
che commentano/leggono
solamente questa storia e chi l’ha messa tra le
preferite/seguite/ricordate, sia
su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)
Era da quando
erano arrivati lì che faceva questo. Tre passi, giro su se
stessa. Altri tre
passi, giro su se stessa. E così via. L’agitazione
era così tanta che non
riusciva a stare ferma.
Havoc la
seguì
con lo sguardo per un po’, senza dire nulla. Dopo qualche
minuto, però, non ce
la fece più: quel movimento cominciò ad innervosirlo.
Sospirò: «Per favore, potresti smetterla?»
«No…
non riesco
a stare ferma…»
«Ma è assurdo che tu
sia più in ansia della diretta
interessata, Becky!»
disse il ragazzo biondo.
«Lo
sai che è
fatta così…» sospirò Riza,
sorridendo.
Il biondo
Tenente s’infilò le dita nei capelli,
scompigliandoseli appena. «Sì, ma…
è
ugualmente assurdo!» Si rivolse verso la collega e
continuò: «Insomma, tu che
sei quella che sta aspettando il responso,
sei più
calma di Becky!»
La donna fece un
sospiro, osservando le proprie mani. Le strinse l’una
all’altra, intrecciando
le dita: «E’ solo ciò che si vede da
fuori…» In realtà, dentro di
sé, era
tutt’altro che calma. Un mal di testa terribile, lo stomaco
stretto in una
morsa, leggeri brividi che le percorrevano la spina dorsale…
no, era tutt’altro
che quieta.
Havoc rimase per
un attimo interdetto da quella risposta, per poi mettersi a guardare
fuori
dalla finestra. «Scusa, a volte dimentico
il tuo
rinomato autocontrollo…»
Rebecca si
fermò
davanti al fidanzato guardandolo negli occhi: «Secondo te
poteva mai essere
calma?!» Il suo
nervosismo, al contrario, si capiva
anche solo da questa frase.
Havoc la
guardò
in leggero imbarazzo: «Mi…
mi dispiace!E’
che sono abituato con te, che non
nascondi affatto i tuoi sentimenti!»
La castana s’accigliò:
«Vuol dire che non ti piace questo lato di me?!»
Riza si
preoccupò: non era mai una buona idea far arrabbiare
Rebecca… e, ad ogni modo,
non voleva che lei e Havoc litigassero.
«No,
no, no!»
disse subito il biondo Tenente. «Al
contrario!
Siccome… bè, non sono molto intelligente,
è una fortuna per me che tu non
nasconda ciò che hai dentro… non… non
mi devo scervellare per capirti… e così,
se hai un problema ti
aiuto, e se sei felice, gioisco
con te…» Arrossì piuttosto visibilmente
mentre diceva queste cose.
Rebecca,
intanto, sembrava essersi calmata. «Davvero?» Il
fidanzato semplicemente annuì,
e lei si sedette al suo fianco e lo abbracciò:
«Jean, ti amo!»
La donna bionda
li guardò, sorridendo dolcemente. Era contenta nel vederli
così: già si
conoscevano, ma il loro rapporto si era intensificato dopo il
“Giorno della
Promessa”, poiché Rebecca era continuamente vicina
ad
Havoc durante la riabilitazione, dopo essere stato guarito con la
pietra
filosofale. E poi… bè, si sa: spesso da cosa
nasce cosa, ed era nata
una bella storia d’amore.
I pensieri di
Riza furono interrotti dal rumore della porta di fronte a lei, che
finalmente
si apriva. Ne uscì una ragazza, col sorriso sulle labbra,
mentre un uomo col
camice bianco rimaneva sotto la porta. La ragazza, prima di andarsene,
si voltò
verso il dottore e gli strinse la mano: «Arrivederci!»
«Arrivederci!»
salutò l’uomo, sorridendole di rimando. Mentre la
ragazza si allontanava,
guardò le due donne sedute di fronte: una bionda,
l’altra castana, che si
teneva a braccetto con un ragazzo biondo. «Chi di voi
è Hawkeye Riza?»
«Sono
io!»
rispose immediatamente la bionda, scattando in piedi, come se qualcuno
l’avesse
punta con uno spillo. “Troppo veloce, troppo veloce…”
si richiamò mentalmente.
Il medico,
però,
sembrò non farci caso, oppure era semplicemente abituato
all’agitazione delle
sue pazienti. «Prego, si accomodi.»
Rebecca, nel
sentire questo, saltò subito in piedi. «Posso
entrare anch’io?»
«E’
la mia
migliore amica… è come una
sorella…» spiegò Riza.
«Allora
sì»
disse l’uomo, invitandole ad
entrare.
I tre si
sedettero ai due lati della scrivania. «Allora, signora
Hawkeye… abbiamo i
risultati dei suoi esami….» disse il medico,
guardando un foglio che aveva in
mano.
Riza
deglutì
silenziosamente.
«...
ed è positivo»
concluse l’uomo con un sorriso.
In un secondo si
sciolse quasi tutta dell’agitazione che la bionda aveva
dentro, e lo
dimostrarono le sue labbra, che s’incresparono timidamente
verso l’alto.
La reazione di
Rebecca fu molto più…
“aperta”. «Oh mio Dio, è
bellissimo, Riza!» esultò la
castana, abbracciando così forte l’amica che
rischiò di soffocarla.
Riza
ricambiò
l’abbraccio, felice. Ma in un secondo,
l’inquietudine l’assalì
nuovamente. Roy sarebbe stato altrettanto contento?
Allora…
il mio
ritardo è mostruoso e non ci sono scuse. Posso solamente
ringraziare Syl, che,
scrivendo la sua recensione (seppur piccolina)
qualche giorno fa, mi ha spinto a finire finalmente il
capitolo… quindi grazie ^_^
Finirlo
perché
l’avevo già iniziato, ma mi ero bloccata,
perché non sapevo bene come far
comportare Rebecca ed
Havoc.
Allora, sono
riuscita a far sembrare che la persona che passeggiava avanti e
indietro
all’inizio fosse Riza? Spero di sì! ;) Me la immagino
proprio così una situazione del genere XD
Con questo
capitolo ho parlato quasi più di Havoc e Rebecca che di Roy
e Riza. Il fatto è
che la trovo un’altra coppia che sarebbe stata molto tenera :3
Quei due sarebbero perfetti insieme: entrambi simpatici, entrambi alla
ricerca
disperata dell’anima gemella, lei vuole un bel ragazzo e lui
una col seno
grande… tutto coincide! XD Ah, e nel caso qualcuno non lo
ricordasse, è Havoc
stesso a dire di non essere molto intelligente… io in
realtà non
la penso affatto così ^^ In certi momenti
è un po’ scemo, è un tipo
simpatico, ma non credo che non sia intelligente.
Mah, mi sa che
dopo questo capitolo avrete ormai capito quale esame risulti
positivo… o almeno credo. Se volete, scrivetemi cosa avete
immaginato ;) … però
dovrete comunque aspettare il prossimo capitolo per la risposta u.u
Ok, adesso vi
lascio! Mi raccomando, scrivete cosa ne pensate, e segnalatemi gli
errori, se
ce ne sono! Di solito, me ne sfugge sempre qualcuno, anche se lo
rileggo un
miliardo di volte!
Ah, prima i
ringraziamenti! A tutti coloro
che commentano/leggono
solamente questa storia e chi l’ha messa tra le
preferite/seguite/ricordate,
sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)