Solamente un Addio

di Linny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Albinach ***
Capitolo 2: *** Arioch ***
Capitolo 3: *** Andras ***



Capitolo 1
*** Albinach ***


Solamente un addio cap1b

Solamente un Addio

Albinach

‘Cosa vedi quando ti perdi con lo sguardo in questo lago?’ era la domanda che mi ripeteva spesso il mio adorato fratello quando ero piccola.

Camminando a piedi nudi sulla riva del lago situato di fronte al mio modesto palazzo, posso solo sentire il profumo della libertà.

Quella libertà incondizionata che va oltre alla vita, oltre la morte.

Una libertà infinita che nessuno può veramente conoscere.

‘Al mondo c’è sempre un dominatore e coloro che sono dominati’ era un’altra frase che mi ripeteva in quel periodo mio fratello.

A quei tempi lui, Arioch e Berith erano coloro che sovrastavano tutti, o almeno fino a quando non è arrivato Lucifero, l’angelo ribelle che voleva impossessarsi del Paradiso. Mai nessuno aveva espresso un pensiero simile prima di lui.

Il suo fascino, la sua forza, la sua gloria l’aiutarono a divenire ciò che ancora adesso è: il re dell’Inferno. Anche mio fratello è stato costretto a chinarsi di fronte a quel demone. Mio fratello. Una delle creature più subdole e malvagie che siano mai state create, nonostante questo io gli voglio bene.

Sembra strano sentire la parola amore nei tetri regni degli inferi, eppure è questo sentimento che ogni demone anche se non lo ammette cerca disperatamente. Ed io so amare. Amo l’acqua di cui sono la dominatrice ed amo Andras, noi siamo come il giorno e la notte. Quando siamo assieme è come se ci completassimo a vicenda. Il flusso del suo potere danza sulla mia pelle aumentando il mio.

Però c’è un altro essere a cui rivolgo le mie attenzioni. Ad una delle divinità più antiche e più contrastanti che abbia mai conosciuto. Le sue parole per quanto vengono espresse nel modo più freddo che si possa usare, hanno un calore, degli ideali puri.

Non è il solo motivo per cui lo considero un demone dal doppio volto. Predica la giustizia ed è contro ad ogni prepotenza, ma la sua violenza è furiosa e colpisce chiunque.

Eppure amo anche lui.

Il mio Arioch.

Osservando le timide onde che si infrangono al contatto con le mie gambe non riesco a trattenere un sorriso. Il tocco di due mani sulle mie spalle mi fa trasalire e girare di scatto. Devo avere dipinta sul volto un’espressione di paura perché lui non riesce a trattenere un sorriso sarcastico. Mi rilasso e mi tuffo tra le sue calde braccia.

-Non farlo mai più- gli dico con grinta mentre il suo profumo di invade

-Dovresti migliorare i tuoi sensi- mi risponde lui serio –Devi essere una dominatrice e non una dominata- aggiunge

È da molto che sia lui che Andras tentano di convincermi ad allenarmi per aumentare il mio livello di forza, ma a me non interessa.

Lui è un principe e mio fratello un marchese. Io non sono nulla. Non faccio parte delle grandi schiere di demoni dai titoli altisonanti. Non ho ma aspirato ad esserlo.

Quello che importa è mantenere il controllo sulle tempeste ed i terremoti. Tutto il resto è polvere al vento. Anche il mio amore per i due demoni è molto importante.

Avere Arioch tutto per me mi ha sempre fatto inviare da metà Inferno. Quella parte costituita dai demoni femminili.

Essere la sorella di Andras invece mi fa desiderare dall’altra metà.

Sbuffo ed ovviamente lui mi lancia una delle sue solite occhiate gelide. Non ho mai capito come faccio ad essere attratta da lui

-Mi sei mancato. Perché non sei venuto prima a trovarmi?- chiedo mentre gli accarezzo il volto spostando una ciocca ribelle dei neri capelli

-Tsk. Tuo fratello è un cane senza guinzaglio- risponde sprezzante –Ed a me è stato affidato il compito di tenerlo a bada-

-Sai com’è fatto. Lui adora le battaglie-

-Prima o poi lo ucciderò- ringhia stringendo un pugno

Prima che possa aggiungere un nuovo commento sul comportamento di Andras catturo le sue labbra con le mie.

-Siete molto simili- sussurro per poi mettermi una mano sulla bocca

Potrei quasi giurare di aver visto passare nelle sue magnifiche iridi cobalto un lampo d’odio. Scuoto la testa dandomi della stupida poi mi scuso con lui. Eppure è la semplice verità. Sono molto più simili di quanto si possa immaginare è per questo che ogni pretesto è buono per confrontarsi. Eppure sono convinta che si rispettino tra loro.

Con una spinta mi fa cadere sulla sabbia mentre i suoi occhi già mi annunciano cosa sta per accadere. A volte mi chiedo se lui provi un qualcosa per me oppure vuole solo il mio corpo. Per lui sarei pronta a morire ma lui si sacrificherebbe mai per me? No, non credo.

-Albinach…- mormora con voce bassa

-Si- gli dico prima che me lo chieda

Credo che sia uno dei pochissimi demoni che prima di sfogare la propria lussuria ti chiedono il permesso, o forse mi rispetta ed è questo il motivo.

Soffoco un gridolino di dolore mentre da un taglio fresco iniziava a scorrere un fluido rosso. Per lui il sesso è una cosa violenta come quando compie vendette. Deve essere doloroso e deve esserci sangue. Molto sangue.

È la loro stirpe che lo richiede. Arioch, Andras e Berith sono nati nel sangue, senza di esso non vedrebbero un valido motivo di vita. È il loro primo pensiero. Tutto ciò che fanno è dovuto a ciò. Per me non è così. Io sono stata cullata dalla cristallina acqua, finché non sono entrata in contatto con loro. Non mi piace la violenza ma ne sono attratta. Forse c’è qualcosa di sbagliato in me. Ma va bene così, almeno fino a quando potrò avere al mio fianco uno di loro. Quando tutto questo cambierà non so cosa ne sarà di me.

La prima volta in cui l’ho visto uccidere non riesco a scordarla, ho provato cos’è il vero terrore, e lui sembrava eccitato oltre che dal sangue dalla mia sempre più crescente paura. Ho versato tutte le lacrime che avevo a disposizione, quando ci ripenso posso ancora avvertire il senso di nausea dovuta al mio pianto disperato, ma non per il motivo che ha pensato il mio adorato demone, ma per l’esatto contrario.

Mugugnai di piacere nel sentirlo affondare in me. Ero sua. Schiava di un amore nato in un regno dove il solo nominare tale sentimento era una cosa disgustosa. Ad ogni spinta non erano i miei occhi che guardava, non erano le mie labbra che baciava, ma il sangue che sensualmente leccava dalla ferita che mi aveva inferto con il suo pugnale. Mi erano rimaste alcune cicatrici, testimoni della sua ‘passione’.

Dopo essersi liberato in me lo sentire uscire dal mio corpo e lo vidi rivestirsi. E ciò mi strinse il cuore. Lo fermai per poi baciarlo con passione non volevo che se ne andasse così presto.

Ma non si può stringere un nodo attorno ad un cuore in cui non vi è alcun sentimento. E nonostante la mia disapprovazione lui senza guardarmi se ne andò lasciandomi nella più cupa solitudine. Odiavo vederlo allontanarsi da me. Non sapere dove si stesse dirigendo, o con chi.

La gelosia è una brutta compagna.

Appoggiando la mano sul taglio sento una fitta. Mi guardo la mano e mi avvicinò tranquillamente all’acqua. Continuo ad avanzare finché il livello del lago non raggiunge il mio ombelico, a quel punto non posso far altro che tuffarmi.

La posso sentire. La voce del mio elemento mi sussurra all’occhio mentre la lacerazione si rimargina ed un senso di calore avvolge il mio corpo dato dal potere sprigionato dalla mia aura che si estende in tutto il lago ristabilendone l’equilibrio. Devo fare tutto questo dopo aver subito una ferita di qualsiasi genere. La stabilità dell’acqua è molto fragile. Basta poco per infrangerla.

Riemergo in superficie per vedere due profonde pozze nere guardarmi con interesse. Chiudo gli occhi trattenendo il respiro. Non avrei mai pensato di ricevere anche la sua visita. Li riapro per nuotare fino da lui.

-Ma che bella coppia- mormora una voce piena di ironia ed una nota di risentimento

Spalanco gli occhi dalla sorpresa. Ci aveva visto. A stento riesco a trattenere un brivido. I suoi occhi non sono i soliti in cui amo vedere il mio riflesso, ma quelli della belva in cui si trasforma nel momento della lotta.

Indietreggio mentre i miei sensi stanno per impazzire per questo attimo in cui lui mi fissa senza fare nulla.

La sua mano mi blocca, costringendomi a fermarmi. Abbasso lo sguardo. Contro di lui non posso fare nulla. Sono una bambola nelle sue mani. È sempre stato così e lo sarà per sempre.

-Tu sei mia- mi dice in modo aggressivo –Hai capito-

Non è una vera e propria domanda per cui non rispondo. Non faccio nulla se non guardarlo fisso negli occhi.

La sua stretta si fa sempre più forte. Di cosa hai paura Andras? Vedo che lui attende un qualcosa.

-Hai ragione- sussurro

Il polso pian piano viene liberato. E le sue iridi finalmente tornano normali. Riprendo a respirare normalmente mentre il battito del mio cuore torna stabile.

Quella notte mio fratello dicendo di volermi pulire dove lui aveva ‘sporcato’ mi ha fatto più male del solito. Non si trattava solo del dolore fisico, ma anche quello del mio animo.

Non posso più andare avanti in questo modo.

Non posso più sopportare tutto questo.

Uno dei due deve sparire dalla mia vita per sempre. Calde lacrime scorrono lungo le mie guance, non riesco a fermale o forse è più giusto dire che non voglio che si fermino. Perché in quel momento dovrò prendere la decisione che cambierà la mia vita.

C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo. Sono io quella che stona in una melodia rossa sangue.

L’Inferno non è più casa mia. Non lo è mai stata. Me ne devo andare, altrimenti questo luogo e le persone che lo abitano o meglio quei due demoni mi distruggeranno.

Proprio così. Distruggeranno tutto quello che sono.

Io non sono fatta per il dolore.

Io non sono adatta per vivere accanto a te fratello mio. E nemmeno accanto al vendicatore.

Io non sono una creatura adeguata all’oscurità. Non lo sono mai stata.

Io voglio vivere in pace, in tranquillità. E poi ciò che desidero veramente è vedere la luce.

Voglio vedere il sole. Camminare sui verdi prati della terra. Voglio sentire il calore del cuore dato da un amore vero e puro. E non solo un gesto per placare la lussuria. E tutto questo qui non posso averlo.

«…Con questo sacrificio io ti evoco Albinach dominatrice delle tempeste e dei terremoti…»

Un leggero canto si fa spazio nella mia confusa mente.

«…O grande dea io chiedo il tuo aiuto…»

Qualcuno mi sta evocando. Il suo è un grido inconsolabile. Sento il cuore colmarsi della disperazione di quel giovane che con tanta difficoltà mi sta chiamando.

«…Almeno tu non mi lasciare…»

Le mie lacrime non sono più rivolte al mio tormento, ma a lui. Finisci il rito e verrò da te anima in preda allo sconforto. Insieme troveremo il modo di placare il tormento dei nostri cuori.

«…Albinach accetta questo sacrificio di sangue e carne ed appari a me…»

Si. Aspettami e sarò da te.

Addio Andras. Quando i tuoi occhi si apriranno io non sarò più qui.

Addio anche a te Arioch. E che il tuo cuore trovi un modo per perdonarmi.

-Mi hai chiamata?- chiedo al giovane ragazzo fradicio di fronte a me

Annuisce lasciando cadere una povera lepre ormai senza vita. Cade ai miei piedi in un pianto senza fine. Mi inginocchio accanto a lui appoggiandogli una mano sulla spalla in segno di conforto.

-Cosa posso fare per placare il tuo dolore?-

-…rta…- singhiozza –Riporta in vita i miei genitori-

-Non è nei miei poteri questo- rispondo dispiaciuta –Non posso contrastare l’opera dell’Angelo della Morte-

Non posso restare a guardarlo senza fare nulla. A diciassette anni ha visto morire i suoi genitori.

-Non ho nessuno- mi dice tra i singhiozzi

-Ci sono io- sussurro mentre i suoi occhi verdi mi guardano sorpresi –Starò accanto a te finché vorrai-

-Allora…resta per sempre- mi dice prima di darmi un bacio sulla fronte –Puoi restare con me per sempre?-

Le mie labbra si inarcano in un dolce sorriso. É la prima volta che sorrido in questo modo. Sembra strano anche a me.

-Si-

Un lieve calore inizia a colmarmi il cuore. Forse il mio desiderio si potrà realizzare qui sulla terra con lui.

A volte mi sembra di sentire il richiamo di Andras. Ma più che un richiamo credo che mi stia maledicendo. Di Arioch non ho più avvertito nemmeno l’aura. Forse sarà occupato con il suo lavoro. Forse avrà trovato qualchedun’antro a cui rivolgere le sue attenzioni.

Ma di notte mi capita spesso di svegliarmi nella speranza di trovarlo accanto al letto, e quando con delusione vedo che non è lì, le lacrime mi rigano il volto.

Ho atteso che crescesse, che divenisse un uomo. Ed ora finalmente è il giorno in cui mi legherò a lui. Non con un patto come fanno i demoni. Ma con una promessa che sancisce un legame fino alla morte. Diventerò sua moglie.

I miei poteri demoniaci non possono essere cancellati, ma posso fare voto a Dio di non utilizzarli mai più.

Non potrò cancellare tutti i secoli trascorsi all’Inferno ma potrò vivere come un’umana. Appoggio la mano sul mio ventre. Una dolce creatura sta crescendo di me. L’unica cosa che posso sperare ora è che il suo destino non debba mai incrociare quello dei due demoni.

Per questo ti prego Dio proteggi il mio piccolo Heiji. Non permettere che Andras o Arioch intacchino la sua anima. Fa che cresca come un normale essere umano. Non merita di soffrire come ho sofferto io nella mia vita.

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Capitolo 2
*** Arioch ***


Solamente un addio cap2

Arioch

Stingendo forte i pugni tento di trattenere il potere che sembra urlare dentro di me. Lucifero mi ha assegnato un nuovo incarico: controllare il temperamento di Andras. Forse non si è accorto di cosa mi abbia chiesto. Tenere a bada quello stupido è come tentare di accarezzare una tigre affamata.

Non mi spaventa questo compito, non ho affatto paura di lui. Ma quando gli sono vicino sento una voce farsi strada nella mia mente e continua a sussurrarmi di ucciderlo. Non so fino a quando potrò evitare di ascoltare quella deliziosa vocina che, secondo il mio parere, non fa altro che dirmi la cosa più giusta.

Con un’altra falcata sono in cima alla collinetta e lì posso vedere la più bella creatura che sia stata creata. È lì in riva al suo adorato lago e sembra essere così piccola ed indifesa. Sento il viso rilassarsi, mentre un calore mi avvolge. Devo stringerla tra le braccia o impazzirò.

Con passi silenziosi mi avvicino a lei. Possibile che quella ninfa sia realmente la sorella di quel maledetto? Ricordo ancora il mio stupore quando appresi la notizia da Andras. Albinach, era la sorella di colui che odiavo di più al mondo. Strano il destino a volte, ma quello poteva diventare un motivo in più per covare rancore nei riguardi di quel demone.

Sta osservando il lago, quando è immersa nei suoi pensieri la sua espressione diviene soffice, da quasi fastidio doverla destare. Lo so, lei non ha mai guardato nessuno nello stesso modo in cui si perde in quello specchio d’acqua. Forse sarà l’affinità che ha quel elemento, d’altronde lei è la dominatrice delle tempeste e dei terremoti.

Sussulta nel sentire il tocco delle mie mani sulle sue delicate spalle. Si gira di scatto con una faccia sconvolta. L’ho sicuramente spaventata ed ora come sempre mi mette il broncio. Non posso evitare di sorridere sarcasticamente. Sembra una bambina quando fa così.

Ma poi la trovo tra le mie braccia, che subito cingo attorno al suo fragile corpo. Ho quasi paura di poterla rompere. Paura. Questa espressione riesco ad associarla solo a lei. Se sparisse dalla mia vista non saprei cosa pensare o cosa fare. Sono impazzito per questa creatura. Io, il demone della vendetta, che non esito ad uccidere coloro che mi evocano, e che lo spargimento di sangue mi accende i sensi, posso provare paura.

-Non farlo mai più- mi dice con voce indispettita che non si adatta al sorriso raggiante che mi sta offrendo

-Dovresti migliorare i tuoi sensi- gli dico io seriamente -Devi essere una dominatrice e non una dominata-

Devo essere diventato monotono, non ricordo nemmeno quante volte glielo avrò ripetuto. A quel che so anche Andras non fa altro che rammentarglielo. Ma lui lo fa per una ragione differente dalla mia. Lui vuole che Albinach entri a far parte dei grandi gradi per i privilegi che spettano a coloro delle alte gerarchie. Io lo voglio solo per essere sicuro che quasi nessuno possa sconfiggerla. Il sono un principe, ma l’avere al mio fianco lei che non appartiene ad una classe alta non mi da peso. Anche se non glielo ho mai detto o dimostrato la voglio al mio fianco perché Albinach è Albinach.

La vedo sbuffare ed io non posso far altro che lanciarle una delle mie solite occhiate gelide.

-Mi sei mancato. Perché non sei venuto prima a trovarmi?- mi chiede mentre il tocco della sua delicata mano passa sul mio volto spostando una ciocca ribelle dei miei capelli neri

-Tsk. Tuo fratello è un cane senza guinzaglio- rispondo con sdegno, io un principe sono costretto a badare ai capricci di un marchese –Ed a me è stato affidato il compito di tenerlo a bada-

-Sai com’è fatto. Lui adora le battaglie- mi dice con occhi lucidi

Quando parla di suo fratello le brillano sempre gli occhi.

-Prima o poi lo ucciderò- ringhio stringendo un pugno. La mia è una promessa anche se lei non sembra averla intesa come tale.

Allento il pugno sentendo le sue morbide labbra appoggiarsi sulle mie.

-Siete molto simili- sussurra per poi mettersi una mano sulla bocca. Troppo tardi dolcezza. Mi hai appena detto le parole che mai avrei voluto sentire dalla tua voce.

Io ed Andras saremmo simili? Dove? Noi non siamo per nulla simili. Come può solo paragonarmi a lui? Sento la rabbia farsi spazio in me. Evidentemente si è accorta seriamente dell’errore appena commesso perché inizia a balbettare delle scuse mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. Posso sperare che abbia capito lo sbaglio.

Con una spinta la faccio cadere sulla sabbia. Continuo a chiedermi perché solo lei mi faccia questo effetto. Tra tutte le donne che ho avuto solo lei riesce a farmi chiedere il permesso prima di osare fare un altro gesto.

-Albinach…- mormoro con voce bassa

-Si-

Sento a malapena un gridolino di dolore, probabilmente ha cercato di soffocarlo mentre con il mio fidato pugnale le ho segnato il braccio. Il sangue inizia a scorrere dalla ferita fresca. Sangue. Per me il sangue è la vita. Senza di esso nulla ha senso. Vedere le gocce scorrere lentamente sulla candida pelle non fa altro che eccitarmi.

È la nostra stirpe che lo richiede. Io, Andras e Berith siamo nati nel sangue, senza di esso non esiste un valido motivo per vivere. È il mio primo pensiero. Ogni nostra azione è in relazione a ciò. Ma lei è diversa da noi. Forse non riesce nemmeno a capire il motivo della nostra natura.

La sento mugugnare di piacere mentre entro in lei. Lei è mia. Tutto di questo corpo è mio. Le sue labbra, il suo seno, e soprattutto il suo sangue.

Mi libero in lei per poi uscire dal quel corpo anche se con malavoglia. Mi rivesto, il dovere mi chiama. Ho lasciato solo quel dannato demone e non ho la ben che minima idea di cosa possa avere combinato. Devo assolutamente trovarlo. Mentre mi sto allontanando sento afferrarmi il braccio, mi giro e Albinach mi bacia con passione. So benissimo cosa vuole. Ma non posso. Anche se lei desidera che le rimanga ancora un po’ accanto non posso. Il dovere è sempre al primo posto. E il mio dovere è verso Lucifero ed al compito che mi ha affidato.

Mi allontano senza voltarmi a guardala. So già cosa starà facendo: entrerà con maestosità nelle cristalline acque. Lo fa sempre. Credo anche di avergliene chiesto il motivo una volta, e lei mi aveva dato una risposta del tipo ‘La stabilità dell’acqua è molto fragile’ o un qualcosa del genere.

Non seguirò gli ordini di Lucifero in eterno. Arriverà il giorno in cui io sarò più potente di lui e prenderò il suo posto. Voglio diventare il nuovo re. Prendere il posto che mi è sempre spettato prima del suo arrivo. Ma per ora farò finta di ascoltarlo come un servo fedele. Finché mi farà comodo lascerò che mi impartisca ordini. Ma poi lui sarà il primo a morire, seguito da Andras.

Mi fermo, ho cercato quel maledetto per tutto l’Inferno, ma di lui non ho trovato alcuna traccia. Andras sta trattenendo la sua energia demoniaca per non farmi trovare le sue tracce. Tutto ciò è irritante.

Oramai è notte, riprenderò la ricerca domani, per ora tornerò nella mia dimora.

Entro nella mia stanza e mi lascio cadere pesantemente sul letto. Mi sdraio e guardo il soffitto tenendo le braccia sotto alla testa. In questo momento preferirei essere da Albinach, piuttosto che su questo materasso tutto solo.

Socchiudo gli occhi e mi sembra di vederla in tutta la sua bellezza. Eccola con i piedi immersi nell’acqua che si gira verso di me lasciando che il vento giochi con i biondi capelli.

‘Non posso più andare avanti in questo modo.

Non posso più sopportare tutto questo.’

Spalanco gli occhi improvvisamente. Mi è parso di sentire una voce. O meglio la sua voce. Poso una mano sui miei stanchi occhi. Forse ho bisogno davvero di un po’ di riposo. Domani andrò da lei, e al diavolo Andras. Che faccia pure ciò che vuole, per domani non mi importerà.

Alle prime luci, apro gli occhi. Il nuovo giorno è infine arrivato. Afferro i miei vestiti, li indosso in fretta. Ho intenzione di mettere in pratica i miei propositi di ieri. Arrivo in poco tempo davanti alla casa di Albinach, entro senza che nessuno mi dia il permesso di farlo, non ne ho bisogno. Sento un brivido percorrermi la schiena mentre per la prima volta quelle mura mi sembrano fredde e vuote. Non vedendola arrivarmi in contro, varco la soglia della sua stanza e ciò che vedo non mi piace per nulla: Andras seminudo sul suo letto che stringe tra le mani la camicia che solo ieri le avevo tolto di dosso.

-Dov’è Albinach?- la mia è una domanda molto esigente se non mi risponderà subito dubito che vivrà ancora per qualche tempo

Gli occhi di Andras incrociano i miei e per la prima volta vi leggo…disperazione? È veramente disperazione quella? Cosa diavolo è successo in questa casa dopo che me ne sono andato?

-Se n’è andata- mi dice –Per sempre-

Per sempre…perché queste parole mi sembrano così lontane e vuote? Perché non sbuca fuori all’improvviso dicendomi che era solo uno schiocco scherzo? Perché se ne andata?

Il disorientamento iniziale sta lasciando il posto ad un misto tra risentimento e sofferenza. Prima di uscire dalla camera tiro un pugno contro la porta mandandola in pezzi. La parola tradimento rimbomba nella mia mente. Vendetta. È il termine che la segue.

Quando c’è un tradimento c’è sempre una vendetta. Questa è la realtà.

Ma la vendetta deve essere seguita da un piano ben congeniato, altrimenti non ha lo stesso gusto.

Più volte sono venuto nel mondo umano per rivedere il suo volto, e la vita che ha scelto di seguire. Stupida. Ecco cosa è. Accanto a me avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava invece ha deciso di vivere come una mortale arrivando addirittura a fare voto a Dio di non utilizzare mai più i suoi poteri.

Ed ora dal fondo di questa chiesa posso vedere quello che ogni coppia umana definirebbe “il più bel giorno della loro vita”. Mi viene da vomitare nel vederla indossare l’abito bianco accanto a quel ragazzo.

Giuro che la mia vendetta sarà tremenda e che più di ogni altra cosa chi patirà maggiormente per il suo tradimento sarà la creatura meticcia che sta crescendo all’interno del suo grembo.

Preparati mezzosangue perché presto verrò a farti visita.

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Capitolo 3
*** Andras ***


Solamente un addio cap3

Andras

-Tsk- volto le spalle a quello che sembra essere diventato la mia ombra. Non mi lascia nemmeno un attimo da solo. Inizia ad innervosirmi questa situazione.

Come un cane che scodinzola la coda per un osso quello stupido si è lasciato abbindolare da Belzebù e Lucifero, solo che quello che riceverà non sarà un osso, ma nuove legioni da comandare.

Osservo le mie mani sporche di sangue. Uno sciocco ragazzino ha tentato di evocarmi, ma non era molto abile ed è stato magnifico deliziarmi delle sue strazianti urla mentre affondavo la mia mano nel suo petto per strappargli il cuore. È ancora nella mia mano e lo guardo indifferente. Ha smesso di battere già da qualche minuto ed ha mantenuto leggermente il calore. Rapidamente stringo la mano in un pugno, schiacciando quel muscolo cardiaco una volta appartenuto al giovane umano.

Ho sempre considerato gli uomini esseri stolti che camminavano sulla Terra solo per la pietà del Signore dei cieli. È solo una razza inferiore che merita la morte.

Alle mie spalle posso sempre sentire la presenza di Arioch. Strano. Ero convinto che avesse ricevuto l’incarico di evitare che io compissi atti di questo genere, invece per tutto il tempo se n’era stato comodamente ad osservare senza batter ciglio.

Cosa passi nella mente di quel tipo proprio non lo so, non che mi importi sia chiaro. Anzi, forse so a cosa sta pensando o meglio a chi. Albinach, la mia sorellina.

È da molto che sono a conoscenza della loro relazione. Come lo è praticamente tutto l’Inferno. L’unica cosa che tutti non sospettano, Arioch compreso, è la mia cara Albinach è una sorella molto devota, lei fa tutto ciò che io le chiedo. Anche darmi il suo corpo.

Con un ghigno penso al suo delizioso fisico ed a quanto sia appagante possederlo. Lei non è come una qualsiasi donna che farebbe di tutto per avere le attenzioni di demone degli alti ranghi, lei è speciale, anche se un difettuccio ce l’ha: non ne vuole sapere di accrescere il suo potere e di diventare una dominatrice e non una dominata. Ma cosa ci si può fare, non esiste una creatura perfetta oltre a me.

-Uhm?- mi volto di scatto non percependo più l’aura del vendicatore.

Probabilmente starà andando a divertirsi. Vago liberamente tra un luogo e l’altro, in cerca di nuovo sangue da spargere, ma inutilmente. Sembra che al mondo non ci sia più nessuno disposto a farsi uccidere penso sorridendo.

A questo punto ho già concesso fin troppo tempo al mio carissimo principe. È il momento di costringerlo ad allontanarsi da Albinach.

Trattenendo la mia aura demoniaca mi dirigo dalla mia sorellina, in questo modo sono semplicemente un’ombra che cammina indisturbata tra le vie degli inferi. Nemmeno il grandissimo Arioch può percepire la mia presenza in questo momento.

Eccomi, sono arrivato. Con distacco mi lascio cadere a terra, sdraiato in cima alla collinetta con una gamba piegata li osservo. Se avessi il cuore di un angelo o di un essere umano forse avrei provato una sensazione definita tenerezza nel vedere quei due abbracciati, ma siccome non provo alcun buon sentimento posso solo pensare a quanto siano stupidi. L’amore non esiste all’Inferno. Qui c’è solo lussuria.

Inarco un sopracciglio vedendo Albinach portarsi una mano alla bocca. Deve aver detto qualcosa di sbagliato.

Ecco che parte all’attacco. L’ha spinta a terra, in verità senza molta delicatezza, e quello stupido pugnale che porta sempre con se le ha inciso un taglio. Quel bastardo lo fa sempre. Posso ancora sentire il tocco di alcune cicatrici che sono rimaste sulla pelle vellutata di mia sorella.

Però posso anche tentare di capirlo. Siamo nati nel sangue e moriremo nel sangue. Nulla a valore se confrontato con quel meraviglioso liquido rosso. Per Albinach non è così. Quella stupida ragazzina è stata cullata dalle dolci acque di cui è custode. Non può capire cosa significhi per noi, ma soprattutto per me, vedere scorrere quanto più sangue possibile.

Mi sono perso nei miei pensieri, ma è sempre così quando la mia mente si tinge di rosso. Con gli occhi cerco le due figure e vedo Arioch rivestirsi. Ha fatto in fretta l’amico!

Ma probabilmente si sarà accorto della mancanza della mia aura ed ora andrà a cercarmi. Perfetto. In questo modo potrò occuparmi personalmente della creatura che sta tentando di trattenere il vendicatore.

Un ghigno si fa largo sulle mie labbra mentre silenziosamente mi avvicino al lago dove lei si è appena immersa. Dev’essere dura essere dominatori di un elemento delicato come l’acqua. Da quel che mi risulta, il suo è un equilibrio molto fragile, se il protettore è ferito, l’affinità con quel liquido subisce una variazione che va subito riportata alla normalità.

Finalmente la vedo emergere, dopo aver ripreso a respirare sta nuotando verso di me.

-Ma che bella coppia- mormoro con voce colma di ironia e risentimento

Rabbrividisce, è così bello vedere quanto sia fragile e spaventata in questo momento. Ma non si accorge che in questo modo non fa altro che alimentare il mio sdegno.

Stringo i denti notando che la piccola sta cercando di indietreggiare. Mi dispiace mia cara ma non te lo permetto. La blocco afferrando il suo braccio. Non può scappare da me. Non glielo permetto. Lei è come creta nelle mie mani. Lei mi appartiene.

-Tu sei mia- gli ringhio –Hai capito-

Non mi dice nulla, non che io mi aspetti una qualche risposta, ma mi ero immaginato di vederla in lacrime a supplicare una sorta di perdono. Mi piaceva quel pensiero. Peccato.

-Hai ragione- mi sussurra

Magnifico. Alla fine ha chinato la testa davanti a me come è giusto che faccia. Le libero pian piano il polso mentre il temperamento del mio corpo torna alla normalità e il battito del suo cuore torna al consueto ritmo.

-Ti pulirò dove lui ti ha sporcata- gli sussurro in modo poco amichevole. In effetti può sembrare una minaccia.

Le do le spalle, sta piangendo ed io odio le donne che piangono. Sono deboli. E poi che motivo ha mai per sprecare in quel modo le lacrime? L’ho solo violentata, nient’altro. Cosa sarà mai stato.

Mi volto e con la mano cerco il suo corpo, spalanco gli occhi, dove diavolo è? Con un balzo mi siedo sul letto, mi concentro ma di Albinach non ne trovo alcuna traccia nel mondo demoniaco e non risponde ai miei richiami.

In compenso sento che sta arrivando Arioch. Proprio la persona che non volevo vedere in questo momento.

-Dov’è Albinach?- mi chiede appena varcata la soglia della stanza. Non è una domanda posta con curiosità ma con una nota di preoccupazione ed ira, sembra quasi che mi voglia uccidere da un momento all’altro.

Stringendo tra le mani la camicia intrisa dell’odore di mia sorella, alzo gli occhi per incrociare quelli del demone della vendetta. Quello che vedo non mi piace. Dal suo volto traspare la pietà. Sta provando pietà nei confronti! Come osa?

Smetto di pensare a lui e mi accorgo di avere ancora in mano quel pezzo di stoffa. Perché te ne sei andata?

-Se n’è andata- gli dico –Per sempre-

È la verità. Albinach ha lasciato l’Inferno. Quella ingrata donna ha tradito il suo sangue.

Ho lasciato che Arioch se ne andasse distruggendo la porta. Non mi importa nulla del suo tormento. Ma ora anche in me sento una specie di dolore e solitudine. Albinach non è più mia. Ho perso il diritto su di lei. E questo non mi piace.

Mi aggiro come un’anima senza controllo, dove sto andando non lo so e non mi interessa. Voglio solo allontanarmi dal lago in cui l’ho vista crescere.

Sollevo la testa e la natura brillante che si estende davanti a me è sorprendente. Chi mai possiede tale potere per rendere possibile l’esistenza di questi fiori?

-Chi sei? Cosa ci fai nel mio giardino?- mi chiede una voce femminile

Mi guardo attorno e poi la vedo. Una donna dai lunghi capelli neri come il carbone mi si sta avvicinando. La sua pelle è chiara ed al contatto dev’essere di una morbidezza eccezionale. Le due pozze violacee che mi stanno guardando sono irresistibili. Chi è questa donna? È reale? Può veramente esistere una creatura così?

-Chi sei tu, invece?- le chiedo con disprezzo

-Kyra- risponde con voce soffice –Io ti ho risposto. Ora è il tuo turno-

-Andras-

Fine

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