Orgoglio, Pregiudizio e... Johnny!?

di Cohava
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rocambolesca entrata nella storia, frasi sconnesse e presentazione. ***
Capitolo 2: *** figuracce e prime impressioni ***
Capitolo 3: *** Cioccolato, occhi azzurri e figuracce... ma allora è un vizio! ***
Capitolo 4: *** Prove, prove, prove ***



Capitolo 1
*** Rocambolesca entrata nella storia, frasi sconnesse e presentazione. ***


Stai calma. Ce la puoi fare.

L' auto si ferma al semaforo.

Sul serio, non è così difficile.

Ripartiamo sgommando.

Calma. Calma. Rilassati...

-Ehm, signorina...Si sente bene?- Domanda Tim, leggermente preoccupato dal mio evidente stato di trance.

Si, avete letto bene: Tim. Tim Burton.

-S-si-

Sorride e dice con nonchalance -Siamo quasi arrivati-

Cosa!?

-What!?(in tono stridulo, con occhio sgranato e tic nervoso alle mani)

Si brava, ora riuscirai a convincere il tuo regista che sei un'idiota. Problema risolto: ora quello ti fa scendere dalla limousine e non incontrerai mai Lui...

Okay, fermiamoci un secondo e ricapitoliamo.

Mi chiamo Stella, ho 24 anni e chissà come sono riuscita a superare un provino per recitare da protagonista nel nuovo film di Tim Burton. Grandioso, no? Infatti. Il problema consiste principalmente nell' altro attore protagonista, l'uomo che dovrà essere al mio fianco per mesi e mesi e mesi: Johnny Depp.

Ora, non fraintendetemi, eh? Sono felice come una pasqua o come l'Orso Yoghy, ho telefonato a tutti i miei parenti e amici cari per avere le felicitazioni; ho messo in valigia i miei vestiti più belli...

Solo che ora viene la parte difficile: devo incontrarlo. E che caspita. Mica facile, eh no.

Insomma, che diamine puoi dire al divo per cui a quattordici anni hai preso una cotta e da allora è stato piuttosto spesso nei tuoi pensieri? A Colui che, con la sua sola esistenza, ti consolava quando scoprivi che un ragazzo che ti piaceva non era come sembrava? Che ti faceva sentire come se non fossi l'unica persona bizzarra, inquieta ed anticonformista a questo mondo?

Ecco,esatto.

Ora capite perchè sono nervosetta?

Toh, la limousine si è fermata.

Cazzo.

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Capitolo 2
*** figuracce e prime impressioni ***


Ancora sorridente, Tim scende dall'auto e mi fa cenno di seguirlo all' interno del lussuoso albergo affittato per noi della troupe. Intenta a osservare bene l' immenso atrio abbasso la guardia e...mi ritrovo davanti Johnny Depp. In carne ed ossa.
Oh santo cielo
Ed ecco che la mia adorata mente regredisce a tal punto da non ricordare una sola parola d'inglese, per quanto io mi sia laureata in Lingua e Letteratura inglese appena un anno fa. Riesco solo a comprendere (faticosamente)che Tim ci sta presentando.
-Hi-
Johnny Depp sta parlando con me?! E adesso che dovrei fare?!
Beh, rispondere, presumo.
Già.
-Hi- Ripeto come una ritardata.
Dovrei forse dire qualcos' altro. Visibilmente, se lo aspettano. Merda.
- N -naistumittiù-
Naistumittiù!?! Porca miseria, Stè, non sei più una quattordicenne ultratimida e imbranata davanti a un esaminatore del Trinity, lo sai l' inglese!
A quanto pare no.
Tim continua a parlare, Johnny tace ed io non riesco neanche a guardarlo in faccia.
Patetico. Da quanto non mi capitava?
Mr. Burton chiama una cameriera e le chiede di accompagnarmi nella mia camera; a quanto pare i bagagli già ci sono. Mi  suggerisce di rilassarmi dato che, per ora, ci siamo solo noi tre e gli altri membri del cast cominceranno ad arrivare dopodomani.
Riesco a riattivare abbastanza sinapsi da comprendere quello che dice e annuire (con un minimo di sforzo); vorrei salutare Johnny ma la mia bocca rimane sigillata.
Vigliacca
                                                     ***
La stanza è molto bella e luminosa, con una piccola porta-finestra e un balconcino ma (ovviamente) non riesco a godermi niente di tutto ciò: sono ancora tutta presa ad autoflagellarmi per la figuraccia di poco fa.
Ho fatto una figura di merda, sono stata maleducata e impacciata. Credevo di averla superata la timidezza ormai!
...Oddio, trovandomi faccia a faccia con Johnny Depp forse è comprensibile...
Col cavolo!  Ci sono fan che lo avvicinano per strada e gli chiedono l'autografo ed io non ho neanche il coraggio di salutare educatamente, come si deve!
Colpa della timidezza?
Stronza.
A peggiorare le cose c'è il fatto che io non arrossisco facilmente e il più delle volte la mia timidezza viene scambiata per superbia.
Oddio.
Alla fine decido che non ha senso prendersela così tanto per una cosa che, tanto, è già successa. In fondo, Johnny Depp è un uomo adulto e aspetterà di conoscermi prima di giudicarmi, no? Io sono una che fa un'impressione migliore se mi si conosce bene; inoltre, sono appena giunta alla fine di un viaggio lungo e faticoso: potrei attribuire la mia confusione alla stanchezza.
Dopo aver ritrovato la serenità spirituale mando un sms a mia sorella dicendo che sono arrivata ed è tutto ok, ci penserà lei a inoltrarlo a tutta la mia famiglia e gli amici. Adesso i miei piani sono di andare a comprare due tavolette di cioccolata e poi spaparanzarmi bella tranquilla sul letto a ripassare il copione.
Ed ecco che, poco tempo dopo, sto vagando a casaccio  per l'hotel: ho dimenticato di fare i conti col mio prodigioso senso dell'orientamento e 'mo mi sono persa.
Grandioso!
La voce di Tim!
Alleluia!
In genere sono troppo orgogliosa per ammettere con qualcuno di essermi persa, ma stavolta è un caso urgente: devo avere il mio cioccolato!
Senza por tempo in mezzo mi dirigo verso la porta semiaperta dalla quale proviene la voce, ma mi blocco: c'è Johnny Depp con lui, non ho affatto voglia di fare altre figuracce. Però continuo a non sapere dove andare...
Mi avvicino un po' e distinguo meglio le voci
E se io...
No, non si fa...
Oh, chissenefrega!
Sul serio, lo so che non si dovrebbe. Ma tanto sto già origliando.
“Non riesco a capire perchè l'hai scelta”
Parlano di me!?
“Ho visto il suo provino”
“...”
“Non ti fidi di me?”
“Certo che mi fido, Tim, ma stavolta non sono d'accordo. Con tutte le brave attrici che ci sono!”
“Volevo qualcuno di nuovo...”
“Okay, d'accordo, ma perchè sei dovuto andare a pescare quella ragazza insignificante!?”
Cosa!?
“Cosa ti fa pensare che lo sia?”
“Non ha nulla di speciale, non è bella...”
COSA!?
“E di sicuro non recita così bene!”
“Cosa te lo fa pensare?”
“L'hai vista, no? E' timidissima! Già me la vedo sul set che sbaglia tutte le battute e arrossisce nei momenti sbagliati!”
Ecco, lo sapevo! Altro che cresciuta e matura, sei sempre la solita semi- alienata che non ne azzecca una giusta, neanche per sbaglio! Ho fatto l' impressione peggiore al mio divo di sempre... vado a sotterrarmi, è meglio.
Quando la scienza avrà trovato una cura per l' imbranataggine, svegliatemi. Non prima.
“Insomma, non fare il difficile... E aspetta a giudicare! Hai parlato con lei si e no tre secondi, è un po' presto per emettere sentenze, non credi?”

Aspetta un secondo... Tim ha ragione! Io sarò anche timida e avrò mille difetti, ma che ne sa Johnny Depp? Mi ha a malapena guardata!
“ Sarà come dici tu...”
Ammazza quant' è orgoglioso... ammettere i propri errori no, eh, Signor Psicologo Sotutto dei miei stivali!?
Ok, lo ammetto: sono facile all' ira.



Angolo Autrice: salve, persone e personcine! Spero che questo secondo capitolo sia di vostro gradimento; ora, le delucidazioni: ancora non ho deciso in che anno è ambientata la fic, quindi mi tengo sul vago con le dichiarazioni (porrò rimedio al più presto, prometto!).
In questo capitolo ho inserito quella che dovrebbe essere la conversazione di Bingley e Darcy al ballo di Meryton, ma sappiate  sin d'ora che non sarà Tim Burton il Bingley della situazione bensì un altro, per la gioia della mia sorellina.
Ah, ho messo l'avvertimento OOC perchè non conosco di persona Tim Burton, il futuro Bingley e Johnny Depp..
In effetti, se conoscessi Johnny Depp avrei di meglio da fare che scrivere fanfiction, nevvero? Comunque, un saluto a tutti e che la forza sia con voi!
Cohava
P.S.: Un grazie di cuore a Laila che ha recensito il primo capitolo.

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Capitolo 3
*** Cioccolato, occhi azzurri e figuracce... ma allora è un vizio! ***


Dopo aver battuto velocemente in ritirata ho chiesto indicazioni 

ad un inserviente dell' hotel (miracolo, il mio inglese è tornato 

quello di prima) ed ora sono in camera, 

sotto il piumone. L'unico suono udibile è quello


dei miei denti che masticano rabbiosamente il tanto agognato cioccolato.


Grazie a quel Sant' Uomo che è Tim la mia vergogna ha ceduto 

il posto alla rabbia più nera -altro che Ira Funesta!

Ma insomma, come accidenti si permette quell' attorucolo 

delle mie Birkenstock di criticarmi?!

Wow, è stato declassato da Mio Mito nonchè Uomo Ideale 

ad attorucolo in dieci minuti netti. Complimenti.

Ci siamo scambiati due parole, non sa niente di me, 

come può giudicarmi di già?

Cosa della quale, peraltro, non mi sono resa conto finchè

non è stato il carissimo Tim a sottolinearlo.

Hip hip urrà per Tim Burton







Ormai sono qui da tre giorni e, grazie al cielo, sto cominciando a superare

lo spaesamento iniziale...

Perlomeno adesso non mi perdo più così spesso. Fortunatamente non 

ho più avuto occasione di incontrare mr. Ti Capisco Al Volo, salvo a 

pranzo e cena: sono troppo impegnata a fare la conoscenza di tutta la gente

che nel  frattempo è arrivata, attori, costumisti, tecnici vari e chi più ne ha più ne metta.

E per adesso non ho fatto altre figure di merda

Le ultime parole famose...

Ora stiamo aspettando che che arrivi l'ultimo attore, uno

parecchio importante di cui non so neanche il nome,

ma pare che abbiano fatto un miliardo di provini per trovare 

all'ultimo minuto questo tizio qui

Wow, che soprannome... ne sarà lusingato

Ovviamente, finchè non avrò capito chi è cercherò di non fare

gaffe chiamandolo in modi stupidi tipo 'ehi, tu!'

O roba del genere

Non sono mica scema

Toh, dev' essere quest'uomo che si avvicina

ma non riesco a vederlo bene, con quegli occhiali da sole...

Aspetta, se li sta togliendo

Perdinci, è pure carino...

Un momento!

Oddio

Ma quello è...

Non può essere...

Stella, ti presento Viggo Mortensen”

Ed io, sorridendo come un'idiota, annuisco esclamando: “Vigorsol!”


Non posso averlo detto. No. Non posso io -davanti a Tim Burton,

Viggo Mortensen e Johnny Depp- si, c'è anche lui-aver

pronunciato con piena serenità e stoltezza il soprannome attribuito 

anni fa da mia madre al bell'Aragorn perchè non ne

ricordava il nome. No, no e poi no. Dei greci e romani,
ditemi che non l'ho fatto.

...

Oh cazzo... pare proprio di si. Magari però non ha sentito...

E' questo il preciso istante che l'uomo dagli occhi più belli del creato

sceglie per rivolgermi, in tutta la sua

divertita tranquillità, la domanda “Come mi hai chiamato?”

D'accordo, lo ammetto: sono da ricoverare.


***

Angolo Autrice: Che ne dite del mio Bingley? Vi piace?

Personalmente io lo adoro XD

Comunicazioni di servizio: questo era l'ultimo capitolo 

già pronto, da oggi dovrete sottostare ai capricci della 

mia Musa incostante (muahahaha!). Mi spiace per voi,

ma c'est la vie.

Sappiate che mia madre ha davvero detto Vigorsol al 

posto di Viggo Mortensen, e non potevo certo non 

metterlo in una fanfiction, vi pare? Grazie mamma, sei 

la migliore. 

Bon, credo che siatutto, quindi.. alla prossima, 

persone e personcine (e Umpa Lumpa)!

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Capitolo 4
*** Prove, prove, prove ***


E, finalmente, le cose cominciano a girare per il verso giusto.
Io sono così: un’insicurezza cronica che viene fuori nei momenti peggiori e che mi ha fatto perdere più di un’occasione. Però con gli anni ho imparato a gestire –più o meno- questo difetto, non potendo ridimensionarlo.
Adesso sono felice, di quella felicità che non si ferma neanche a pensare di esserlo: dopotutto sono immersa nel lavoro, il lavoro che sogno da tutta una vita, e sento la creatività che mi pulsa dentro e sprizza fuori dai pori della pelle; passo ore a provare, a imparare a memoria le battute, a discutere con Tim riguardo l’intonazione di una data frase o l’espressione che devo assumere nel tal momento…
Ho persino instaurato un minimo di sano rapporto lavorativo con Johnny Depp, il che è tutto dire. Certo, continuo a provare nei suoi confronti un misto di disagio –per una serie di cause tutte riconducibili a quella che potremmo definire “ansia da prestazione”- e delusione per il modo in cui mi ha giudicata a priori, decisamente non conforme alla persona che credevo fosse. Ma vabbeh.
Fortunatamente oggi non devo provare con lui, bensì con un altro attore, Michael. E’ giovane e al suo primo ruolo di un certo peso, proprio come me, quindi riesco a pormi più tranquillamente nei suoi confronti e abbiamo raggiunto un’ottima intesa.
 
“Tu non mi conosci…”
 
La produzione ha affittato un teatro per le prove, e ne sono felicissima: è bello ritrovarsi su un palco vero e proprio e sentirne l’odore, è come essere a casa. Certo, le piccole compagnie amatoriali in cui recitavo al liceo e all’università non sono nulla rispetto a un film diretto da Tim Burton… ma per me sono quanto di più vicino ci sia all’idea di felicità.
 
“Tu non mi conosci, non puoi conoscermi.
Ma forse a volte hai sognato una sensazione confusa, un dettaglio che si ripeteva, inafferrabile.
L’hanno in tanti, sai? A volte riescono a dimenticarla, altre volte passano la vita tentando di darle un nome. Non so se ci riescano davvero o se ne siano solo convinti, per placare in qualche modo la loro ansia di sapere, di compartimentare tutto il loro essere in cassetti con le sigle…
Ma nel tuo caso posso darglielo io, il nome: è me che hai visto, nelle notti di luna, è mia la mano che ti passava sulla nuca.
So che non riesci a capirlo, so che non puoi ricordare, ma io te lo chiedo lo stesso: abbi fiducia, e torna”
 
Ammazza, complimenti: scusa, faccio un salto a comprale l’insulina e torno, ma tu non ti preoccupare, eh!
 
Oh, accidenti. E’ più forte di me, tendo a fare barriera quando si tratta di esternare con troppo…  Sentimentalismo, ecco.
Sarò sembrata stucchevole? Falsa? Distaccata? Mi volto verso le poltrone in cerca di conferme da Tim e per poco non mi prende un colpo vedendo che c’è pure Johnny, seduto qualche fila più indietro.
 
Cavolo. Cavolo. Cavolo! Ma non era il tuo giorno libero, Johnny, bello di casa?
Ti prego, fa che non sia stata un completo schifo…
 
Penso, e contemporaneamente mi irrito per essere così vulnerabile al suo giudizio. E’ che non vedevo l’ora di dargli una batosta, da quando ho scoperto quanto si sente superiore… Basta.
Devio il mio sguardo sul regista, in attesa di consigli.
 
“Mmm… Buono. Mi piace l’interpretazione che ne hai dato, un po’ insicura, come se quando dici ‘è me che hai visto’ in realtà ci stessi sperando… “
 
E grazie, se uso la recitazione soprattutto per esorcizzare le mie mancanze!
 
 “Però dal punto di vista fisico non va ancora, tendi a fare troppo affidamento sulla voce”
 
“Riprovo?”
 
“Si, dai, ancora una volta”
 
Perfetto. Mi volto verso il fondo della scena e respiro con il diaframma un paio di volte, giusto per estraniarmi dal mondo. Inspira, uno-due-tre-quattro-cinque, trattieni il fiato, uno-due-tre-quattro-cinque, espira, sempre in cinque tempi… Ripeto la sequenza finchè non mi sento svuotata, pronta per ricalibrarmi sul personaggio.
 
Vai.
 
Ripeto il monologo, facendo più attenzione a non mettere una distanza fra me e il povero Michael –che in questa scena fa più o meno la bella statuina- sollevando una mano come per toccarlo, anche se non completo il gesto. Poi, cercando di ignorare l’adrenalina che si dilegua lasciandomi le ginocchia molli
 
Perché lui è ancora lì? Perché mi guarda? Perché non lascia trapelare il minimo commento non-verbale?
 
Chiedo: “Meglio?”
 
“Uhm, si, ma ancora non ci siamo. E’ proprio il monologo che non mi piace, mi sa di ridondante, voglio tagliare qualcosa; sentite, prendetevi dieci minuti di pausa, fumate una sigaretta ma non allontanatevi, vi richiamo io quando possiamo ricominciare” E, detto questo, Tim si volta e si mette a parlare fitto fitto con lo sceneggiatore. Io, che non fumo, ricevo qualche complimento e suggerimento dai colleghi –tra cui anche Viggo che, grazie al cielo, sembra aver completamente dimenticato la mia figuraccia epocale di quando l’ho conosciuto e mi tratta in modo molto amichevole- e li guardo uscire tutti disordinatamente, pronti a sfruttare al massimo la pausa.
A me non serve. Mi guardo intorno per vedere dove ho posato il copione e, con orrore, mi accorgo che l’ho lasciato appena due sedili in là da dove ora c’è Johnny.
 
Perfetto.
 
Manteniamo la calma, non mi farò certo sconvolgere da un’inezia del genere.
 
No, mica…
Ok, ecco il piano: mi avvicino e gli chiedo di passarmi la mia roba. Punto. Soluzione adulta e matura.
Ora vado. Ora vado. Ora….
Dai, serio.
 
Detto fatto, percorro la fila di poltroncine rosso scure in direzione Depp.
 
“Ehi”
 
Non mi ha sentita.
 
“Ahem… Ehi, Johnny”
 
Ritenta, sarai più fortunata.
 
Porca miseria. E’ proprio una cosa mia, tendo a diventare invisibile ed è imbarazzata da morire. Cioè, guardatemi, in piedi goffa e impacciata accanto all’ennesima Persona Che Non Mi Vede E Non Mi Sente.
 
“…Johnny?” E stavolta qualcosa nel mio tono ha sortito il suo effetto –la velata supplica, forse? Quel tipregotiprego fammi evitare l’ennesima figura di biip?- in ogni caso lui gira la testa, solo la testa, il corpo rimane fermissimo.
Si, lo sapevo, non è umano.
 
“Mh?”
 
“Potresti…” Faccio io, con un sorriso imbarazzato, indicando le carte sparse vicino a lui, che le raccoglie e me le porge senza una parola.
 
E se ve lo state chiedendo no, amici ascoltatori, le nostre dita non si sfiorano. Manco per sbaglio.
 
“Grazie” “Aspetta, Stella”
 
Mi rigiro verso di lui, stroncata sul colpo dall’averlo sentito pronunciare il mio nome.
 
Per la prima volta, dopo settimane che siamo teoricamente colleghi. No, dico, settimane.
 
“Senti, ma a cosa pensi in scena, sul palco, mentre reciti?”
 
Ah no, eh!
 
Incasso il colpo e gli rispondo, gelida.
 
“A niente. Non penso proprio a niente. Tutte le riflessioni sulla parte le ho fatte a margine, mentre studiavo, ho calibrato ogni gesto, ogni espressione, e quando vado in scena mi esce fuori tutto in automatico, semplicemente”
 
Naturalmente. E’ l’unico contesto della mia vita in cui non devo pensare a cosa dire, perché le parole sono già dentro di me. E’ liberatorio, vertiginoso, è la stasi totale del tempo.
Non lo dico.
E, mentre esco –forse tutto sommato ho bisogno anch’io di una boccata d’aria- non so se sono più irritata con lui che proprio non ci riesce a non fare lo splendido o con me, che non ho saputo esternare –e quando mai?- quelli che sono i miei veri pensieri, banalizzando il tutto e dando alle mie frasi un tono supponente che non mi appartiene.

 

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