Dentro al gioco

di namedemme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova avventura! ***
Capitolo 2: *** Dove sono? ***
Capitolo 3: *** Vecchi ricordi ***
Capitolo 4: *** La scoperta ***
Capitolo 5: *** Fine... forse. ***



Capitolo 1
*** Una nuova avventura! ***


Dentro al gioco - Una nuova avventura

Quella mattina d'estate mi svegliai di buon umore.
Era agosto e i compiti per le vacanze li avevo finiti ormai da tempo.
Feci colazione con il latte e nesquik che mi piaceva tanto e qualche biscotto.
Le ore passarono in fretta, tra la telefonata della mia migliore amica e scambi
di sms con il cellulare.
Uh, che sbadata che sono! Non mi sono presentata: mi chiamo Martina,
ho quindici anni e una grande passione per The Sims (ci gioco fin dal primo).
Ma torniamo a noi.
Prima di pranzo decisi di accendere il mio adorato computer portatile: attesi che
windows 7 si attivasse e inserii la password per l'accesso, poi aspettai che la schermata principale si caricasse.
Andai prima su internet, dove girai vari siti per poi rispondere all'ennesimo messaggio sul cellulare.
Mi guardai intorno, non sapendo cosa fare, e vidi la custodia di uno dei miei videogiochi preferiti, per l'appunto The Sims.
La presi: la copertina raffigurava alcuni personaggi e recitava la scritta "The Sims Life Stories". 
Ricordavo ancora quando era appena uscito The Sims 2: fino ad allora avevo utilizzato il primo con tutte le espansioni
(era un pacchetto speciale) e ora volevo provare quello nuovo, ma non lo trovai, c'era il tutto esaurito ovunque.
Allora mi arresi e continuai a giocare ai "Stories" che aveva acquistato poco tempo prima.
Avevo giocato prima con "The Sims Life Stories" e poi con "The Sims Pet Stories" (dopo la sua uscita).
Avevo provato anche "Island Stories" ma non mi era piaciuto molto.
Tornando a noi, estrassi il disco dalla custodia e lo infilai nel computer.
In poco tempo il gioco partì. Selezionai la modalità libera, e inizia a creare una nuova famiglia, la mia.
Ma, dopo aver creato e salvato il mio personaggio, prima di iniziare a creare i miei genitori, la testa iniziò a girarmi.
A quel punto persi il controllo del mio corpo e sentii il mio viso sbattere sulla tastiera dell'apparecchio elettronico.
Poi, il buio.
Non sapevo quello che stava per succedere...

 


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Capitolo 2
*** Dove sono? ***


Dentro al gioco - capitolo 2 dove sono ?? Non so dire per quanto tempo rimasi così.
Ricordo che mi svegliai e percepii freddo sotto di me, aprii gli occhi e vidi un cielo azzurrino.
Rimasi per un'altro po' intontita. Poi mi ripresi all'improvviso e ricordai cos'era successo precedentemente.
Guardai la superficie sulla quale ero appoggiata e sgranai gli occhi.
Era un marciapiede, un marciapiede che conoscevo FIN TROPPO BENE.
Ma che diavolo è successo? Pensai.
Mi alzai e mi guardai intorno. Vidi una palestra da lontano, più vicino un piccolo centro commerciale che comprendeva due negozi: uno di vestiti
e uno di alimentari. Poi case, case che aveva già visto. Ero emozionata ma anche molto impaurita.
Iniziai a camminare; inizialmente sembrava un paese deserto, poi però una voce che proveniva dalle mie spalle mi fece immobilizzare.
«Ciao!», mi voltai per vedere chi mi stava parlando e vidi un ragazzo di colore della mia età,
vestito casual con dei rasta neri e profondi occhi scuri.
Vide la mia faccia terrorizzata, allora sorrise.
«Scusa, non volevo spaventarti, sono Jacob Maggi, piacere».
Jacob Maggi? Ma certo che mi ricordavo di lui!
«Il piacere è tutto mio, io mi chiamo Martina».
«Martina? Che bel nome!», arrossii.
«Sul serio? A me non è mai piaciuto molto; anche il tuo è molto bello».
«Oh, ehm, grazie mille. Sei nuova da queste parti?»
«Sì, sono arrivata qualche ora fa», mentii.
«Vieni, ti faccio fare un giro del quartiere».
«Grazie, sei davvero molto gentile».
«Di niente Marty, ops... posso chiamarti così?»
«Sì, certamente».
Iniziammo a camminare. Un sacco di pensieri si affollarono nella mia testa.
Come avevo fatto a finire lì dentro? Come farò a tornare indietro?
E soprattutto, come faccio a mantenermi finché non troverò un modo per tornare a casa?
La risposta a queste domande, per ora, era un bel boh che volteggiava nella mia testa.
«Allora, questa è casa mia, ci vivo con mio padre Salomone che ora è al lavoro
».

Annuii, poi proseguimmo. Poco più avanti c'era una curva che svoltava a sinsitra, la percorremmo e mi mostrò altri posti.
Mi indicò una villa alla mia destra.
«Qui abita la famiglia Fortuna, composta da Fiona e sua figlia Maura».

Quando pronunciò il nome di Maura sospirò e io feci un sorrisetto senza farmi vedere da lui,
infatti era merito mio se quei due stavano insieme.
Subito dopo indicò una casa alla mia sinistra.
«Lì vivono i Loschi, una coppia di coniugi».

Annuii nuovamente. Il giro del paese non durò moltissimo, e poco dopo io e Jacob ci salutammo.
«Beh questo è tutto, spero che Monteverde ti sia piaciuta».

«Sì, molto, grazie ancora per il giro, dissi con un sorriso.
«Allora ci vediamo domani a scuola, giusto?»

«Certo! Aspetta un secondo... che ore sono?»
«Le 12.30, perché?»
«Non dovresti essere a scuola a quest'ora?»
«Come fai a saperlo?»
« Io... ehm... uhm...», fantastico, mi ero fregata da sola.
Improvvisamente mi venne un lampo di genio.
«In tutte le scuole che ho frequentato si finiva alle 13.00!»
«Ah, sì, è vero. Ecco... ho marinato la scuola».

«Cosa? E perché?!?»
«Perché è agosto, dannazione, e ci costringono ad andare a scuola! Ma il motivo principale è che volevo incontrare Maura... un momento,
come fai a sapere che qui si va a scuola anche in agosto?
»

«Cosa?»
«Sì, questo è uno dei pochissimi paesi al mondo in cui si va a scuola tutto l'anno, ed è strano che tu lo sappia già».
Finsi di essere indignata ed esclamai,
«mi sono informata prima di venire, sai?»

«Oh, scusami», rispose a disagio.
«Tranquillo, non è nulla», sorrisi per fargli capire che non me l'ero presa. Lui ne fu subito sollevato.
«Va bene, allora, tornando al discorso di prima, ci vediamo domani a scuola?», chiese ancora.
«Certamente, ciao!»
«Ciao!»
Lui si allontanò salutandomi ancora con un cenno della mano e io rimasi lì da sola.
Cosa potevo fare in quel momento?
Improvvisamente mi ricordai che, il giorno prima, avevo creato una casa per la mia famiglia.
Allora mi avviai nella direzione in cui ricordavo di averla collocata, sperando che la memoria non mi giocasse brutti scherzi.
Fortunatamente la trovai, credetti di trovare la porta chiusa dal momento che era ancora disabitata e invece trovai tutto pronto e aperto.
Com'era possibile? In quell'istante mi venne in mente una cosa: io ero la giocatrice! Io ero quella che, con il pc, decideva le loro sorti e manipolava le loro vite! Per questo potevo fare quello che volevo, anche perché leggi in quel paese fatto di pixel non ne esistevano.
Entrai e vidi tutto l'arredamento che avevo disposto nella casa precedentemente.
Che bello poterlo toccare!
Mi sedetti sul divano pensierosa, dubbiosa sul da farsi.
Poi andai in bagno e mi fermai a guardare allo specchio la mia versione sim.
Ero quasi come nella realtà, mi trovai a pensare, a parte qualche chilo in meno.
Mi misi a giocare a SSX3 con la console dei videogiochi, molto simile a una playstation.
Il tempo passò in fretta e si fece sera. Cenai con qualche panino, vista la mia scarsa abilità culinaria, poi
feci una doccia. Finalmente mi coricai, rimasi a fantasticare un po' e finalmente mi addormentai.




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Capitolo 3
*** Vecchi ricordi ***


Dentro al gioco - the sims Vecchi ricordi

Cominciai ad andare a scuola, facendo i compiti regolarmente.
Che pacchia, solo un quadernetto da compilare e niente da studiare!
Il giorno dopo il mio arrivo avevo scoperto di essere in classe con Jacob e la sua nuova fiamma, Maura.
Strinsi una forte amicizia con entrambi, erano davvero simpatici e disponibili.
Avevo appena finito i compiti quando sentii il cellulare vibrare, lo presi in mano e aprii l'sms che mi era appena arrivato. 
Era di Maura.
«Ciao, vuoi venire a casa mia verso le 17.00 ? Viene anche Jacob».
Risposi digitando il messaggio alla velocità della luce.
«Va benissimo, allora alle 17.00 davanti a casa tua».
Ero felice, anche se mi mancavano da morire le mie amiche "reali" e i miei genitori.
Guardai l'orologio appeso al muro, erano le 15.00 ed era troppo presto per recarmi all'appuntamento,
dato che Maura abitava a pochi minuti di cammino da casa mia.
Allora andai in salotto, con il cellulare in tasca, e mi guardai intorno.
Optai per il karaoke, lo accesi e scelsi come canzone Last Friday Night di Katy Perry.
Inutile dire che stonai al massimo. Poi guardai la TV finché non mi accorsi che erano le 16.50.
Allora mi alzai, mi pettinai in bagno, mi sistemai, presi la borsa con l'essenziale e uscii in direzione di casa Fortuna.
Arrivai e nello stesso momento arrivò anche Jacob.
Maura uscì per accoglierci dopo che ebbi suonato al citofono e, come potete immaginare, lei e Jacob si salutarono scambiandosi un bacio appassionato, poi salutarono me abbracciandomi.
«Avete già fatto i compiti?», ci chiese la signora Fortuna dalla cucina, mentre noi eravamo seduti nei morbidi divani del salotto.
«Sì!!!», esclamai in contemporanea con Jacob, il quale non era un amante dello studio.
«Perfetto ragazzi, fate come se foste a casa vostra. Io devo andare a fare una cosa, i Loschi mi stavano ancora spiando con il telescopio, devo dirgli quattro parole...», aggiunse e si allontanò a passo spedito.
«È normale, crede di essere spiata da tutti e va nelle loro case a fare delle crisi isteriche», mi spiegò Maura con nonchalanche,
mentre io la fissavo perplessa.

Osservai il sontuoso salotto in cui ci trovavamo mentre continuavamo a parlare del più e del meno;
i mobili erano di classe ed era tutto disposto in perfetto ordine.
Ad un certo punto la signora Fortuna, o meglio, Fiona, rientrò.
«Di cosa state parlando?», domandò sentendo il nostro chiacchiericcio.
«Oh nulla mamma, scuola, compagni di classe, professori...»
«Volete che vi racconti una storia di famiglia?»
«Certo!», rispondemmo tutti in coro.
Ero davvero incuriosita.
«Bene, allora cominciamo. Quando ero solo una ragazza neodiplomata vivevo in un appartamento a Sim City. 
In quel periodo conobbi un ragazzo di nome Bernardo, Bernardo Fortuna».

Bernardo? La storia era appena iniziata eppure già mi intrigava.
Intanto Maura era pietrficata, sapeva di chi stava parlando sua madre, e naturalmente anche Jacob.
«Avevo da poco iniziato la carriera che mi avrebbe portato a essere Direttrice qui a Colleverde e intanto io e questo ragazzo iniziammo a frequentarci, diventammo amici, poi migliori amici e successivamente nacque qualcosa tra di noi. Passò il tempo... ci fidanzammo e poco dopo
scoprii di essere incint», a quel punto guardò Maura.
«Bernardo era felicissimo ma l'appartamento dove vivevamo non era adatto a un neonato, così cercammo casa e comprammo questa villa, che all'epoca era in vendita a un prezzo stracciato. Venduto l'appartamento a Sim City ci trasferimmo, preparando anche la cameretta per il nascituro. Vivemmo momenti felici tra queste mura, il tempo passò velocemente e arrivò il giorno del parto. Ero a casa, in riposo dal lavoro per maternità, quando mi accorsi di aver perso le acque. Non avevo capito di cosa si trattava, mi cambiai e non ci badai. Ma poche ore dopo sentii dei dolori acuti al ventre, e Bernardo era al lavoro. Gli telefonai in preda al panico e lui arrivò qui poco dopo; ormai non c'era più tempo per chiamare l'ambulanza e Maura nacque in casa, grazie ai suggerimenti che il 911 ci passava al telefono. Eravamo davvero una famiglia felice, ora. Pochi mesi dopo ci sposammo e io divenni la signora Fortuna. Ma la felicità non durò a lungo», il suo viso si oscurò.
«Dodici anni fa, quando Maura aveva tre anni, Bernardo si sentì male all'improvviso mentre la stava cullando. Gliela presi di mano e la rimisi nella culla, lei ci guardava spaventata, aveva capito che qualcosa non andava. Disse "pa-pà" con le lacrime agli occhi mentre lui veniva trasportato nell'ambulanza ormai privo di sensi». Una lacrima scivolò sul viso della ragazza, quello era l'unico ricordo che le era rimasto di suo padre, l'unico.
«Salii nell'ambulanza con loro dopo aver chiamato la babysitter pregandola di fare presto e dicendole che avrebbe trovato la bambina nella sua culla. Arrivati all'ambulatorio di Colleverde, Bernardo venne visitato da un medico, gli fece molte domande e una tac, infine analizzò i risultati con un collega oncologo chiamato da Sim City apposta. Io intanto ero accanto a mio marito, che giaceva nel letto candido dell'ambulatorio.
Il medico tornò da noi alcune ore dopo e ricordo ancora la sua voce quando ci annunciò che...», dovette interrompersi a causa delle lacrime che cominciavano a scorrere copiose sul suo viso, «ci annunciò che aveva un tumore al pancreas allo stato avanzato e che era impossibile curarlo, le metastasi si stavano diffondendo in tutto il corpo. In poche parole lo aveva condannato a morte. Piangemmo insieme tutta la notte, e quella mattina Bernardo venne trasferito all'ospedale di Sim City. Cominciai a fare la spola tra casa nostra e l'ospedale, e ormai Maura passava più tempo con la babysitter che con me. Poi smisi di andare ogni giorno dato che dovevo lavorare e badare a nostra figlia, però andavo a trovarlo due volte alla settimana appena finivo i turni. Il tempo cominciò a scorrere, e più tempo passava più diventava debole e cianotico, inoltre aveva perso tutti i capelli a causa delle chemio che faceva. Due anni dopo quel maledetto malore, due anni chiuso in ospedale, io ero andata a trovarlo come al solito. Stava malissimo. Gli strinsi la mano. Lui mi guardò, mi disse che era arrivato il momento di andarsene e che dovevo avere cura di me e di Maura, che non dovevo arrendermi per nulla al mondo. Io gli strinsi ancora di più la mano e gli chiesi che cosa stava dicendo. Lui continuò a fissarmi senza dire nulla e e chiuse gli occhi. Sentii il bip piatto dell'elettrocardiogramma, mi voltai e iniziai a gridare aiuto. Arrivarono medici e infermiere che fecero di tutto per rianimarlo, ma ormai non c'era nulla da fare. Bernardo era morto. E pochi giorni dopo la sua unica figlia avrebbe compiuto cinque anni».
Maura sbarrò gli occhi, «vuoi dire che papà è morto poco prima del mio compleanno? E perchè non me l'hai mai detto?», lei la guardò, «scusami, scusami tanto, davvero, ma non volevo che tu soffrissi proprio prima del tuo compleanno. Sono passati già dieci anni da allora...».
Rimanemmo in silenzio, tutti a guardarci senza dire nulla, io avevo abbassato la testa perché sentivo gli occhi inumidirsi e odiavo farmi vedere così.
«Mi dispiace davvero moltissimo Fiona... e Maura», riuscii solamente a sussurrare.
«Oh, non preoccuparti», rispose tra i singhiozzi.
Si calmò e passammo il pomeriggio in allegria cercando di non pensare troppo a quel racconto drammatico, verso sera tornammo a casa felici e contenti. Ormai mi ero ambientata a Colleverde, ma ero determinata a tornare a casa.


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Capitolo 4
*** La scoperta ***


La scoperta Avevo ormai perso conto del tempo.
Dopo due sim-settimane, almeno credo, Jacob e Maura divennero adulti.
Avrei dovuto crescere anch'io, ma grazie alla mia natura umana ciò non accadde.
Agli altri sims parve strano, e mi giustificai con tutti dicendo che avevo bevuto la pozione ringiovanente che mi ero procurata con i punti aspirazione. Nessuno fece una piega.
Un giorno come altri, girovagando per un centro commerciale a Monteverde entrai nel reparto dedicato ai videogiochi e incredibilmente trovai "The Sims Life Stories". Questo è davvero buffo pensai il videogioco di The Sims... dentro The Sims! Gli sviluppatori sono dei veri burloni.
Decisi di comprarlo. Tornando a casa trovai Maura, ormai donna.
La salutai, «ehi Maura! Come stai», lei mi guardò e sorrise.

«Bene, Martina, bene. A proposito, tieni», mi porse una piccola busta dorata ornata con un fiocco rosso,
sul quale c'era scritto il mio nome.

Lo presi, «cos'è?», le chiesi.
«
E' un invito per il mio matrimonio. Mi sposo con Jacob, rispose con aria sognante.
Un sorriso da ebete si allargò sul mio viso, «davvero? Sul serio? Wow, congratulazioni!»

Lei mi guardò felicissima prima di aggiungere, «posso confidarti un segreto? L'ho scoperto stamattina». La guardai seria, «ma certo... dimmi pure».
Lei arrossì violentemente, «dunque, io e Jacob l'altra sera ci siamo lasciati andare per la prima volta e stamattina...», si interruppe e si guardò intorno per essere sicura che nessuno ascoltasse, poi riprese, «stamattina ho scoperto di aspettare un bambino», sussurrò dopo essersi avvicinata al mio orecchio.
«Oddio! Lui lo sa?», gridai euforica. Mi fissò agitata, «non urlare in questo modo! Comunque, no, non lo sa ancora, ho intenzione di dirglielo durante la festa nuziale, davanti a tutti gli ospiti. Ma tu non dirlo a nessuno altrimenti la sorpresa sarà rovinata!», le eci l'occhiolino, «tranquilla

Sorrise sollevata, «allora ci sentiamo, ciao!», la guardai con lo stesso sorriso ebete di prima e risposi «Ciao!!!».
Tornai a casa ancora scossa. Aprii l'invito e lo lessi.
Ma è domani! Pensai appena lessi la data.
Il tempo lì scorreva in un modo completamente diverso rispetto a mondo reale, infatti di norma una donna si accorge di essere incinta dopo minimo due settimane e non dopo un paio di giorni. Anche la crescita dei sims è anormale rispetto al nostro mondo, infatti, come accennavo all'inizio, Jacob e Maura sono diventati adulti in sole due settimane e io, come ho già spiegato, sono immune a tutto questo perché sono umana, REALE.
Mi fece male pensare che i miei amici più cari non erano persone vere in carne e ossa...
Cercai di non pensarci troppo ed estrassi dalla borsa il nuovo videogioco, accesi il pc stile anni '80 di cui la mia casa virtuale era dotata, inserii il gioco e attesi che partisse.
Quello che vidi mi fece prendere letteralmente un colpo.
Praticamente, al posto di visualizzare il quartiere, il sistema entrò direttamente in una famiglia, ma non una famiglia a caso: vidi me davanti al pc intenta a giocare a The Sims. A quel punto mi venne mal di testa. Ma che cosa stava succedendo? Mi calmai e riflettei un attimo. Forse uscendo dal gioco lì potevo tornare nel mondo reale! Ero molto tentata dal provare, perché mi mancavano da morire i miei genitori e le mie poche amiche.
Decisi che avrei tentato dopo il matrimonio di Jacob e Maura, e in quel occasione avrei svelato a tutti chi ero davvero, anche se la cosa mi intimoriva perché avrei dovuto spiegar loro che non erano altro che un ammasso di pixel e il solo pensiero feriva me, figuriamoci loro...

Passai il resto della giornata tranquillamente, stonando al karaoke come sempre e tentando di ballare in modo disastroso.
Andai a dormire felice, perché forse avrei potuto finalmente tornare a casa, la mia vera casa.

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Capitolo 5
*** Fine... forse. ***


Fine .... forse ?? La mattina seguente andai di buon ora a casa Fortuna, Maura mi aveva chiesto un consiglio per l'abito e anch'io, sinceramente, ne avevo bisogno.
Quindi in pochissimo tempo mi trovai nella sua stanza, che aveva ancora un tocco adolescenziale, e iniziammo a mostrarci a vicenda gli abiti.
In The Sims cambiarsi era una vera bazzecola: bastava aprire un armadio o un cassettone, pensare al tipo di abito che si desiderava e fare una piroetta su se stessi. Et voilà! Puoi passare dal pigiama, al costume, a jeans e maglietta e infine ad un sontuoso abito da sposa nel giro di pochi istanti. Tutto questo anche se eri appena uscito dalla doccia... semplicemente straordinario! In ogni caso, ci trovammo l'una di fronte all'altra a contemplare i nostri vestiti.
Lei indossava uno splendido abito color avorio che le fasciava il corpo fino ai polpacci, dove si allargava a sbuffo; il corpetto era ornato da decorazioni e brillanti fino al seno e la scollatura era quella classica degli abiti senza spalline (non a cuore, dritta). Io, invece, indossavo un abito che arrivava a metà coscia circa, monospalla, color caffé, non troppo aderente e con pieghe create apposta sul tessuto. Fui la prima a parlare.
«Dio, Maura, sei fantastica!», esclamai esterrefatta.
«Tu dici?», chiese radiosa.
«Ovviamente!», esultai battendo le mani come una bimba felice.
«Anche tu stai da favola, sai», mi disse sorridendo.
«Mmh, dici? Dovrei perdere qualche chilo...», le risposi guardandomi le gambe.
«Ma sta zitta, va! Quante scemenze spari?», scherzò tirandomi una gomitata.
«Ma è la verità!»,
gridai  facendo subito dopo un finto broncio, che sparì all'istante mentre scoppiavo a ridere.
«Bene, andiamo», la incitai.
Uscimmo di casa e notai che, fortunatamente, non nevicava e non faceva troppo freddo; avevamo
addosso due pesanti pellicce e non saprei dire se faceva davvero poco freddo o fosse a causa di queste che non lo percepivo.
In pochi minuti giungemmo alla chiesa.
Arrivai e salutai Fiona e Salomone Maggi, il padre di Jacob, uno scienziato veramente pazzo.
Entrambi erano ormai passati
dalla fase adulta a quella anziana.
Poi arrivò lo sposo, felice come una pasqua.
Tutti entrarono in chiesa, Jacob era già all'altare e, appena partì la marcia nuziale, Maura, la sua bellissima futura moglie, cominciò ad avanzare lungo la navata e lui la guardava orgoglioso; io camminavo dietro di lei, portando le loro fedi nuziali. La messa cominciò.
Devo dire che fu abbastanza noiosa, a parte lo scambio degli anelli, delle promesse e il bacio,
durante il quale mi emozionai tantissimo, tanto che mi sfuggì una lacrima e pensai quasi inconsciamente che non vedevo l'ora di sposarmi anch'io; questo mi fece ricordare nuovamente casa ma cercai di non incupirmi. Uscimmo alla fine della cerimonia e salimmo nei taxi che ci aspettavano fuori.
Finimmo in una specie di ristorante, tutti i tavoli imbanditi e stracolmi di cibo, e una orchestra formata da due uomini e una donna che suonavano allegramente al nostro arrivo fuori dal locale.
Quando tutti arrivarono, la piccola band entrò, e dopo che gli ospiti ebbero cenato con tutto quel ben di dio, si sistemarono nella loro postazione, un piccolo palchetto posto in uno dei lati della pista da ballo, e iniziarono a suonare e cantare per noi.
Jacob e Maura andarono insieme nel centro della pista mentre tutti noi ci eravamo messi ai bordi per vedere. I musicisti allora intonarono un valzer romanticissimo e i due iniziarono a volteggiare con maestria. Mi chiesi dove avessero imparato, poi improvvisamente ricordai di aver visto un paio di sim fare yoga per la prima volta come se la facessero da anni, e capii.
Mi si strinse il cuore e piansi di commozione, ero la gioia fatta persona in quel momento. Era tutto bellissimo.
A quel punto partì musica, diciamo, più contemporanea.
In pochissimo tempo la stragrande maggioranza degli invitati si stava scatenando come se fosse in
discoteca, io naturalmente sembravo un elefante ubriaco che tentava di fare qualcosa di simile a un ballo.
Suonarono Danza Kuduro, la hit dell'estate, poi molte canzoni attuali e anche qualcuna degli scorsi decenni (quando arrivarono agli Abba credo che persi completamente la testa). Ad un certo punto suonarono Last friday night di Katy Perry e mi scatenai al massimo tanto che ricordavo una pazza sclerotica in preda a una crisi isterica.
Dico seriamente.

I momenti più imbarazzanti furono durante i lenti, perché non sapevo con cui fare coppia: delle volte con Jacob, altre con Maura, poi quando ballavano insieme andavo con l'altro testimone (che scoprii essere uno dei sim che portano il quotidiano davanti casa al mattino).
Mangiammo la torna nuziale e ballammo ancora, intanto ci continuavano a portare cibo (non chiedetemi perché, non lo so nemmeno io) e io non ce la facevo veramente più. Nel momento in cui mi venne in mente l'annuncio che avevo da fare, Maura si alzò dal suo posto a capotavola e chiese l'attenzione di tutti.
«Scusatemi, vorrei la vostra attenzione, per favore», esordì.
Tutti si voltarono verso di lei.
«Grazie. Dunque, come posso cominciare... intanto, grazie a tutti per essere venuti.
Grazie a chi ha organizzato questo matrimonio da favola, che difficilmente scorderò.
Grazie ai testimoni di nozze per aver accettato quest'incarico.
Grazie mamma e grazie Salomone per averci cresciuto rendendoci l'uomo
e la donna che siamo diventat
», sorrise teneramente, poi tornò seria.

«Dopo i ringraziamenti ho un annuncio da fare».
I presenti la guardarono curiosi.
«ehm... dunque..», cercò di iniziare, torturandosi le mani. In quel momento sembrava
un'adolescente che veniva interrogata a scuola.
«Ieri ho scoperto di aspettare un figlio da Jacob. Nostro figlio».
Si guardò intorno atterrita per osservare la reazione delle persone attorno a lei.

Tutti esultarono, Jacob aveva un'espressione a metà tra lo sorpreso e lo scioccato.
«Amore, perché non me l'hai detto subito?», le chiese perplesso ma radioso.
«Volevo che fosse una sorpresa, perdonami», gli rispose ammutolita.
«Tranquilla, guarda che non sono arrabbiato, anzi, sono felicissimo».

L'abbracciò fortissimo e si baciarono travolti dalla passione. Si staccarono
imbarazzati quando si accorsero che avevano tutti gli occhi puntati su di loro.

A quel punto non potevo più aspettare, toccava a me.
La maggior parte degli invitati mi conosceva già, quindi alla fin fine non ero molto agitata.
«Anch'io avrei una cosa da dirvi... riguarda me».
Tutti, compresi gli sposi, si voltarono a guardarmi e io diventai rossa come un pomodoro.
«Io... ecco... ehm... allora...», iniziai balbettando un po', ora ero io a sembrare una scolaretta
spaventata.
Respirai profondamente e mi calmai, così potei continuare.
«Quello che volevo dirvi è che io non sono una sim come voi», dissi tutto d'un fiato.
Un brusio generale riempì la stanza in pochi secondi.
«Come sarebbe a dire?», domandò Maura, visibilmente sconvolta.
«Ora vi spiego. Prima, però, devo chiedervi una cosa: sapete di essere in un videogioco?»

Mi guardarono pietrificati e per poco la sposa non svenne tra le braccia di Jacob.
Non che a lui sarebbe dispiaciuto, eh.
«Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita per caso?», urlò Fiona in preda al panico.
«No, è la verità, ve lo posso garantire. Dovete credermi! Io sono un'umana, vengo dal mondo reale.
Quando sono finita per qui per sbaglio ho assunto forme sim, ma ciò non mi ha fatto smettere di essere umana.
Voi, voglio dire, tutto questo, insomma fate parte del mio videogioco preferito.
Io sono finita qui svenendo non so come davanti al mio pc, mi sono risvegliata su un marciapiede e Jacob mi ha accompagnato a fare un giro del paese, che tra l'altro conoscevo già bene; certo, non come lui. Io vi guidavo e vi dicevo cosa fare. Io ho fatto fidanzare Jacob e Maura da adolescenti.
Ho trovato un modo per tornare da dove vengo, ma non l'ho ancora collaudato perché volevo partecipare al vostro matrimonio,
ci tenevo tantissimo perché nonostante tutto vi voglio bene. Oggi, tornata a casa, lo farò. Ma prima volevo rivelarvi la verità
».

Finito il mio discorso, ancora imbarazzatissima, mi sedetti.
Maura era definitivamente svenuta e pure
alcuni dei presenti.
Era ormai scoccata la mezzanotte.
Nonostante tutto, poco dopo si ripresero tutti e i festeggiamenti
continuarono fino alle tre del mattino.
Tornammo a casa.
Fiona si scusò con me per avermi dato della pazza, io le dissi che non era nulla di grave e che era normale che
l'avessero presa così.
L'indomani mattina accesi il computer e di nuovo visualizzai la famiglia dell'altra volta, e, sempre come la volta prima, vidi me davanti all'apparecchio, come ero in quel momento.
Provai ad alzarmi e anche la sim sullo schermo lo fece.
Sembrava di essere filmati in tempo reale da una telecamera nascosta, come al Grande Fratello.

Uscii dalla famiglia e tornai al quartiere.
Poi feci traslocare la famiglia della mia simmina e, una volta arrivata alla barra delle famiglie,
la eliminai.
A quel punto mi sentii strana, vidi girare tutti e svenni.

Quando mi risvegliai non ero più una sim.
Mi guardai intorno.
Ero a casa, finalmente.

Guardai l'orologio della mia stanza: erano passate solo due ore nel mondo reale.
Cominciai a correre come una pazza. Strizzai i miei animali come se non li vedessi da una vita,
lo stesso fece con i miei genitori.

Corsi su e giù per la casa per assicurarmi di essere davvero tornata.
Ero al settimo cielo come non mai, posso giurarvelo.
Poi tornai alla mia famigerata postazione elettronica e mi sedetti.
Entrai nella famiglia Maggi e vidi Maura
e Jacob che mi salutavano agitando la mano verso di me, sorridenti.
Tenevano in braccio una bimba mulatta.

Dopotutto quella magica avventura non era davvero finita...




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