Born to be rioter.

di Ephi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black dentro, Black fuori. ***
Capitolo 2: *** Quei tacchi di troppo. ***
Capitolo 3: *** Lui era un Malfoy, non avrebbe capito mai. ***



Capitolo 1
*** Black dentro, Black fuori. ***




- L'avevano avuto anche i Black, uno così in casa! Finito pure tra i Grifondoro, quel mascalzone! Ah, ma se lei finisce come quello, qua finisce male, io te lo dico, finisce male! La sbatto fuori di casa, in casa mia non ce la voglio! E Daphne, tu smettila di proteggerla, non ha scuse, non ha scu-se!
- Nessuno le sta cercando scuse, papà, ma lei resta mia sorella minore e le cose non cambieranno. Quindi piantala e prova ad accettarla così com'è!
- Lei è una Greengrass, non è cosa da poco, è una Greengrass!
- Non ha mai rinnegato il suo nome!
- L'ha fatto ammettendo di non aver mai voluto stare fra i Serpeverde!
- Lei non avrebbe voluto stare in nessuna Casa, se per quello. Papà, la conosci da sempre. Odia le regole, odia essere comandata, vuole essere libera di scegliere. Eh dai, prova...
- Non provo nulla! E ora perfavore lasciami solo, Daphne, ho bisogno di stare solo.
- Ma...
- E' tutto, Daphne.
La più grande delle due sorelle uscì dall'enorme salone della villa, dirigendosi ai piani superiori. Arrivata a metà scalinata si voltò un'ultima volta indietro e scosse la testa, dirigendosi verso le stanze da letto.
Astoria sentì i suoi passi e corse a sedersi sul davanzale della finestra, come se nulla fosse.
- Perché sei andata a Londra? - chiese Daphne entrando nella sua stanza e chiudendo la porta dietro di sé.
- Non si bussa più?
- Astoria, rispondi.
- C'è un posto in cui mi piace stare - rispose lei in fretta e furia, riprendendo a guardare fuori.
- Che posto sarebbe? Uno di quelli babbani, suppongo. Astoria...
- Sì, è un posto babbano. Un posto bellissimo. E nessuno qui sa cosa sia, nemmeno io lo sapevo, ho dovuto farmi spiegare tutto da qul commesso gentile, ho fatto una figura di merda, sai, ma tanto, lì non mi conosce nessuno, ho fatto finta di niente e...
- Ok, va bene, va bene, calmati, adesso. - disse la sorella avvicinandosi a lei e sedendosi sul letto, di fronte. - Astoria, io ti voglio bene, anche se a volte mi sembri fin troppo bizzarra, te ne voglio immensamente. Sono solo... preoccupata per te.
- Perché nel mondo dei babbani mi trovo bene?
- No, perché non parli più con me!
Quelle parole la colpirono come il vento colpisce le foglie e le strappa dai loro rami. La più piccola delle sorelle Greengrass si sentì ferita, ma Daphne aveva solo ragione e lei lo sapeva. Tirò su col naso, stringendosi nel felpone che portava, e si sforzò di guardare la sorella negli occhi.
- Credevo mi reputassi una stupida anche tu. Che pensassi che avessi una malattia o che so io...
- Ammetto che lo penso - la corresse Daphne trattenendo un sorriso - Ma ciò non vuol dire che non ti voglia bene, ripeto. Io non ti giudico. Mai. Come tu non giudichi me quando accetto un regalo da qualche scorfano, sai quanto adori i bracciali. Io... voglio solo che tu sappia che per te ci sono e ci sarò, sempre. Non dimenticarlo mai.
Astoria si asciugò gli occhi e aprì le braccia, accogliendo la sorella e stringendola forte.
- E voglio che mi parli di quel posto bellissimo e di quel commesso.
La sorellina rise tra le lacrime e la strinse più forte, rubandole un po' di calore.
Daphne era l'unica che la capiva, o almeno ci provava, l'unica che l'accettava così com'era e non voleva cambiarla nemmeno un po'. Daphne era l'unica fonte d'aria e calore che aveva in quella casa, l'unica fonte di forza che le serviva a sopravvivere ogni giorno che viveva, ogni giorno in cui era costretta ad essere, suo malgrado, se stessa.





noticina: spero che la mia Astoria sia di vostro gradimento, che non scombussoli troppo la classica immagine che potevate avere di lei. lei stessa è un omaggio a Sirius Black, a chi non ha paura di essere se stesso, sebbene possa far soffrire.
al prossimo capitolo :3

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Capitolo 2
*** Quei tacchi di troppo. ***




La Sala Comune era gremita di gente, chi al bancone agitava cocktail, chi comodamente chiacchierava reggendo un bicchiere di Whisky Incendiario, chi elegantemente giocava a scacchi e di tanto in tanto indicava con un gesto un altro giro di Martini.
Daphne si diede un'ultima occhiata allo specchio e si sorrise. Era bella, compiaciuta di se stessa, e doveva, perché lo era davvero. Uscì dal bagno e si diresse verso la sorella più piccola, in procinto di prepararsi anche lei, quella sera, un po' di malavoglia, ma per Daphne avrebbe fatto questo e altro.
- Tirateli su, quei ciuffi - le disse lei avvicinandosi e prendendo due forcine dorate, scoprendole un po' quel viso che le assomigliava così tanto. - Sei perfetta, adesso.
Astoria le sorrise, voltandosi. Pronta, proprio come doveva essere sempre.
Daphne le sorrise tutta contenta e andò a prendere i suoi trucchi, ma la sorella la fermò. - Faccio da sola, grazie Daph.
- Niente sfumature di blu, Ast, ricordatelo.
- Promesso. Scendi pure, che io arrivo.
Mentre abbondava di matita nera sugli occhi Astoria capì di non volere niente dei Greengrass, eppure aveva tutto. Stesso viso perfetto, stessa carnagione pallida, stesso biondo dorato, tutte cose che Daphne sapeva esaltare al meglio, cose che invece, lei, tollerava poco.
La ricordava bene la volta che era tornata a casa coi capelli rossi. Sua madre stette quasi per svenire, mentre la sorella la trascinava al piano di sopra per salvare la situazione. Alla fine, Daphne convinse la madre di aver immaginato tutto, avendola accuratamente posizionata sul divano, come se si fosse addormentata per caso, quel pomeriggio.
Ma oggi, aveva deciso di fare tutto questo per sua sorella. Si alzò e provò a salire su quei tacchi che aveva indossato una volta sola ad una di quelle feste che i Zabini davano a inizio primavera. Quasi rischiò di cadere due volte, ma alla fine riuscì a ritrovare l'equilibrio.
La sua figura slanciata la bloccò davanti allo specchio, e cominciò ad osservarsi. Il rossetto rosso che Daphne le aveva pennellato sulle labbra la rendeva una bambola di porcellana, come il vestito argento e nero che indossava. Si sentiva a disagio, molto. Respirò a fondo due, tre, quattro volte, uscendo dalla sua stanza.
A passi lenti raggiunse la grande scalinata, sporgendosi appena per vedere sotto nel grande salone. Daphne girovagava tra i tavoli, ridendo di tanto intanto con i suoi invitati. Notò Blaise dall'altro capo della Sala, mentre si intratteneva con delle ragazze. Anche Pansy era intenta a divertirsi, e non poco, scambiando battute con un avvenente compagno di scuola. Tutti erano a perfetto loro agio. Doveva esserlo anche lei.
Scendendo i gradini attirò non pochi sguardi, e la stessa Daphne, bellissima, nel suo vestito verde smeraldo, la raggiunse, dandole due baci sulle guance.
- Spero vi allieti quanto allieta me avere mia sorella Astoria in questa serata. Vi prego di essere con lei cortesi, come lo siete sempre con me. Buona continuazione – concluse Daphne, che riprese quello che stava facendo, dopo averla accolta come si deve.
In pochi secondi già una miriade di persone le erano intorno, presentandosi, altri Zabini, nuovi compagni, tutta gente che lei aveva solo visto per caso, ora le si dimostrava e la ammirava, come non aveva mai fatto.
- Uguale a Daphne, uguale! Mamma come siete belle! - continuavano a ripeterle, non appena faceva un passo. Ogni tre per due qualcuno le porgeva un bicchiere di Champagne, cosa che lei accettava volentieri, per non destare antipatie.
Dopo sei o sette bicchieri dovette fermarsi per forza, dirigendosi in una delle stanze collegate al salone. Si appoggiò al davanzale della finestra, per riprendere un po' di fiato. Quelle feste erano estenuanti, non riusciva a capire la carica della sorella.
- Non riesci a reggere la concorrenza?
Una voce parlò in quella stanza, ma non riuscì a capire chi fosse.
- Prego? - Chiese guardandosi in giro.
- Tua sorella. Direi che ha molta più fama di te e di sicuro più in voga. Eppure hai destato non poche attenzioni, questa sera, credo la raggiungerai anche tu.
- Sinceramente della fama me ne faccio ben poco.
- La prima persona da cui lo sento dire qua dentro.
Da una delle poltrone si alzò una figura in tailleur nero, spense la sua sigaretta nel posacenere lì accanto e si voltò verso di lei.
- Bhè, non posso che dire che le voci erano vere. Impressionante.
Il ragazzo la osservò ancora, facendosi avanti e uscendo dalla penombra. Aveva corti capelli biondi, più dei suoi, due occhi quasi vitrei, di quel grigio simile al fumo della sigaretta che andava dissolvendosi.
- Astoria Greengrass.
- Già. E tu chi saresti?
Lui parve stupito, ma sorrise, divertito. - Non mi conosci?
- Te lo avrei chiesto, altrimenti?
- Ehi, ehi, calma. Chiedevo l'evidenza.
- Bhè per me non eri evidente fino a stasera.
Lui rise, avvicinandosi. - Draco Malfoy – le disse, porgendole la mano. - Ovvio che non mi conosci, ad ogni cena a casa mia, dei Greengrass venivano solo tre su quattro, ora ricordo.
- Chiedo scusa per la scortesia, ma avevo di meglio da fare – le rispose, togliendosi quei tacchi bastardi.
Draco ritrasse la mano, tacendo.
- Bhè, che hai da guardare? - le chiese lei, prendendosi in mano le scarpe.
- Non sei abituata a portarle, vero?
- Preferisco le Converse.
- Le trovo bizzarre.
- Sono come me, allora.
Draco rise ancora, evidentemente divertito da quella assurda persona che si trovava davanti.
- Adesso scusami, ma devo andare, mia sorella potrebbe cominciare a preoccuparsi. Non posso scappare, gliel'ho promesso.
- Niente tacchi?
- Lasciami respirare fino alla porta, porca miseria. E piantala di ridere.
Draco alzò le mani, tacendo e chiedendo venia. La osservò uscire, mentre ricercava ancora quell'equilibrio, ridacchiando ancora fra sé e sé.
Era davvero la cosa più assurda che avesse mai visto in quel dormitorio, e di sicuro la meno adatta a farne parte, ma, sempre di sicuro, la più bella.





noticina: avrete notato che il capitolo di prima una sorta di prologo. ebbene, la storia contiuerà su questa base. ringrazio chiunque la legga perché ci tengo molto. see u soon :3

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Capitolo 3
*** Lui era un Malfoy, non avrebbe capito mai. ***




- Ti ho vista divertita, ieri, Ast, ero molto contenta.
Daph prese la sua tazza e bevve un sorso del suo tè. Facevano colazione in camera, assieme, almeno una volta a settimana e dopo il successo della serata era proprio il caso.
- Cosa hanno detto i tuoi ospiti?
- Tutti soddisfatti, ovviamente - cominciò lei - Oh Ast, alcuni dei Zabini volevano sapere se eri impegnata.
- Cosa hai risposto? - chiese Astoria, terrorizzata.
- Di chiedere a te, stai tranquilla.
- Oh bene, sia mai che cominciassero ad accollarsi.
Daphne rise, bevendo un altro sorso, poi si asciugò le labbra e continuò. - Devi pensare che non tutti qui sanno della tua indole mascolina. Per fortuna ti ho convinto a mettere la divisa a modo mio.
- E per fortuna ti ho convinto a farmi tenere le Converse.
- A patto che...
- ...a patto che tu mi faccia i capelli e che metta il tuo rossetto, va bene, va bene.
- Ti stanno bene e non destano irritazioni.
- Ah certo, almeno non mi hanno guardata male, ieri, a parte quel Malfoy.
- Malfoy? Hai conosciuto Draco?
- Già. Davvero simpatico. Anche un cactus è meno pungente di lui.
Daphne rise di gusto, ascoltandola con attenzione. - ma scusa, non vi ho visti parlare, alla festa.
- Infatti. Mi ero andata a ricaricare un attimo e bam! me lo sono beccato lì.
- Ottimo, è un buon partito.
- Per chi?
- In generale, non temere. Ora scusa, ma devo scappare. Devo andare in Sala Grande a sistemare alcune faccende. Ci vediamo a pranzo, e non ti cambiare.
Astoria la guardò uscire, danzante sui suoi tacchi lucidi, il suo profumo la colpì in pieno viso, e rimase ancora una volta sparita dalla stanza.
Andò a prendere la sua sacca e uscì anche lei, proprio mentre un Elfo Domestico arrivava a ripulire il tavolo.
- La signorina ha gradito la colazione?
- Certo, grazie, Maggie.
- La signorina Greengrss è sempre carina, con Maggie - l'Elfa le fece un profondo inchino, arrivando a toccare il pavimento.
- Si chiama educazione, Maggie - concluse lei, sospirando - Ci vediamo più tardi.
L'Elfa la guardò con gli occhioni a palla e Astoria le sorrise debolmente, uscendo.

***

Non aveva visto Daphne, a pranzo, di sicuro impegnata in qualche club con Pansy, dato che mancava anche lei. Passò le ore del mezzogiorno a chiacchierare con Millicent e Blaise, un po' di malavoglia, ma Blaise lo trovava simpatico, quindi si intrattenne.
Quel pomeriggio aveva solo lezione di Incantesimi, cosa che riuscì a superare velocemente. L'ora volò senza che nemmeno la sentisse, e così si ritrovò senza nulla da fare. Pensò di sgattaiolare in Sala Comune e cambiarsi, ma Daphne lo sarebbe venuto a sapere e gradiva che si facesse vedere tra i corridoi. Così dovette adattarsi.
Passò in rassegna tutti i territori sottoposti al controllo dei Serpeverde, mentre passava tutti la guardavano; i ragazzi sbavavano, le ragazze la osservavano un po' intimorite, alcuni sparivano dietro colonne, altri ancora commentavano fra di loro.
Possibile che tutti sapessero chi lei fosse e la temessero così tanto?
La cosa la stupì parecchio, ma la fece anche ridere, mentre continuava a passeggiare come se nulla fosse.
Un gruppetto di Serpeverde attirò la sua attenzione, mentre attraversava il porticato. Gli Intoccabili, già, di cui anche lei faceva parte, fin dalla nascita, tutto grazie al suo cognome.
Pansy era comodamente seduta sull'erba e rideva con Daphne, mentre Blaise e Goyle facevano i deficenti mimando chissà quale dei Grifondoro. Più in là, seduto sul muretto, Draco osservava divertito la scenetta, sicuramente chiedendosi quanto deficenti fossero quei due.
Astoria si fermò, e li salutò, facendo spuntare un sorriso sul viso di Daphne, uno di quei sorrisi che aveva visto tutte le volte che l'aveva resa contenta.
- Cosa fai di bello, piccola Astoria? - le chiese Pansy sorridendole.
- Ero... ero in giro, volevo un po' vedere come andavano le cose. Adesso vado ad aspettare Etta, così andiamo a... ad assistere al bello spettacolo del Weasley, al campo da Quidditch.
- Si allenano i Grifondoro? - chiese Blaise, mentre Goyle era già scoppiato a ridere.
Astoria annuì.
- Divertiti, sorellina, poi voglio che mi racconti le sue esilaranti scenette - le disse Daphne sorridendole affettuosa.
Astoria le sorrise di rimando e andò via, quasi correndo, sparendo dietro un angolo, lontano da tutti loro. L'aveva scampata, li sentiva ancora ridere, soddisfatti per quello che lei avrebbe fatto, ma lei rimase lì, bloccata, col cuore in gola, non sapendo come muoversi.
Fu allora che si accorse che qualcuno la stava osservando e che l'aveva fatto dal momento in cui era spuntata in quel prato.
- Non si allenano oggi i Grifondoro.
Draco si appoggiò al muro di fronte a lei, in divisa da Quidditch, le sorrideva, beffardo, aspettando che parlasse.
- L'avevo sentito dire da uno dei battitori, quindi sì, si allenano.
- No, perché ho deciso che il campo lo prenderemo noi. Verrai a vederci?
- Ti ringrazio per l'invito, Draco, ma non ho voglia.
- Peccato, a tua sorella farebbe piacere.
- Mia sorella odia il Quidditch.
- Ma la diverte vederci vincere.
- Voi stendete la gente, quando giocate.
- Stendere la gente è il mio mestiere - commentò lui sorridendo ancora.
- Pessima, questa, davvero. Ora scusa, ma devo andare...
- E dove?
- Lontano da te.
Draco la lasciò sgusciare via da quell'angolo di pietra e la seguì, su per la Sala Comune, rendendola nervosa come pochi e divertendosi alquanto, a vederla così irritata.
- La vuoi piantare? Non mi importa di quanro Serpeverde sia in vantaggio!
- Ne sei sicura? Guarda che è interessante, e hai davanti il suo Cercatore, cioè me.
- Ok, va bene, ciao Cercatore. Sei contento adesso?
- Molto, piccola Puffola Mannara.
Questo mandò Astoria in bestia. - IO. NON. SONO. UNA. PUFFOLA. MANNARA!
- Ma di sicuro mordi, e tanto.
- Vaffanculo, Malfoy!
Draco scoppiò a ridere, mentre lei saliva al dormitorio femminile, sbattendo rovinosamente la porta.
- Guarda che ti aspetto qui, non ti ho ancora parlato dei Battitori.
Un insulto non riproducibile per legge gli giunse dalle camere superiori, facendolo ridere ancora.
Draco non capiva bene il perché, ma quella ragazzina lo faceva ridere come non faceva da tempo.

***

La Sala Grande accolse gli studenti a cena, mentre il sole era calato da un pezzo.
Il tetto riproduceva un misto di pianeti e galassie, rendendo la serata a dir poco accogliente. Astoria sedeva vicino a Daphne, che la trattava come se fosse sotto la sua protezione, cosa che poi era vera. Draco, due posti più in là, scambiava battute con Blaise, gettandole qualche occhiata di tanto in tanto.
L'aveva aspettata davvero, alla fine, sebbene mezza Sala Comune si fosse riempita. Lei, di rimando, lo superò senza nemmeno salutarlo, arrivando a cena prima di qualunque membro degli Intoccabili.
Finito il secondo cominciò a domandarsi cosa avrebbero organizzato per quella sera, alzando gli occhi dal suo piatto. Istintivamente girò il viso verso Draco, attirando la sua attenzione. Lui non seppe interpretare cosa pensasse, ma lo capì bene, quel leggero velo di sofferenza che le aveva oscurato il viso. Provò l'istinto di andarle vicino, chiederle cosa le succedesse e si sorprese non poco, ritirando il tutto e convincendosi che era una pura galanteria.
Astoria abbassò gli occhi e si riconcentrò sul suo piatto, non appena Draco, nervoso, si girò dall'altra parte. Che motivo aveva pensare che lui avrebbe capito come si sentiva? Sorrise appena, dandosi della stupida.
Lui era un Malfoy, non avrebbe capito mai.





noticina: chiedo scusa per il grosso, grosso ritardo, ma l'estate mi tiene impegnata ç_ç bè spero vi piaccia e.. grazie a tutti quelli che la leggeranno, veramente. vi abbraccio.

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