Angelo & Matt

di holls
(/viewuser.php?uid=3882)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Angelo e Matt

Capitolo 1    

Luglio

“Eddai, Matt, vieni!”
“Eri, non insistere, lo sai che non mi va…”
Dall’altro capo del telefono una tenace Eri stava cercando di convincerlo. Quella sera ci sarebbe stata infatti una festa a casa di Angelo, un tipo che nemmeno conosceva bene. E a dirsela un po’ tutta nemmeno lo trovava troppo simpatico.
“Matt, dai… Ci saranno un sacco di ragazze… lo so che lo vuoi…!”. Le argomentazioni di Eri non erano delle più originali, tanto più che Matt sembrava avere una sorta di attrazione per ragazze già impegnate, il che lo escludeva dal ruolo di possibile ragazzo.
“Per favore! Forse Jason non viene! Non so con chi andare! Ti prego…”. Alla fine, per non si sa quale perfida mano del destino, Matt accettò, seppur con riluttanza.
“Ma guarda che lo faccio solo per te e Jason… sia chiaro.” Dall’altro lato si sentirono urla di gioia, e poi qualche strano discorso a proposito di ‘rimorchiare’ e ‘ragazze carine’.
Matt sarebbe passato a prendere Eri verso le otto e mezzo, e ciò significava che aveva poco più di un’ora per prepararsi per quella noiosissima festa. Avrebbe optato per qualcosa di semplice o avrebbe tentato per l’ennesima volta di mettersi qualcosa di attraente?
Alla fine optò per la seconda scelta, si trattava pur sempre di una festa,  con ragazze carine… almeno stando a ciò che aveva detto Eri. Perciò tentò di tirarsi su quei capelli ribelli, sebbene corti, un po’ di profumo sul collo, che non guasta mai, per concludere con camicia e jeans, semplici ma efficaci.
Come Eri entrò in macchina, lo riempì subito di complimenti.
“Uh! Come siamo bellocci stasera!” Matt ridacchiò.
 “Grazie…” rispose lui, con un pizzico di imbarazzo. Seguì un attimo di silenzio.
“Sempre molto loquace tu, eh?”. La ragazza si voltò verso il finestrino e scoppiò a ridere. Matt provò a smentire subito la sua amica.
“Che fine ha fatto Jason?”
“Lo sai, no… ha la partita stasera”
La smorfia sul volto di Eri tradì la sicurezza con cui aveva pronunciato quella frase.
“Be’, dai, non ci pensare.
La ragazza si voltò, come se l’amico avesse captato i suoi cavilli.
“È già un anno che state insieme, no? Non c’è bisogno di avere brutti pensieri.”
Eri sorrise, e così fece Matt, soddisfatto per aver tirato su il morale di quella ragazza tanto insicura. E poi, certamente il suo sorriso si intonava molto meglio con i lunghi capelli scuri, quella sera arricciati per l’occasione.
“Siamo arrivati.” Matt pronunciò quelle parole con indifferenza, e guardò l’orologio, cominciando a calcolare le ore che sarebbe rimasto là dentro.
“È un brutto segno quando guardi già l’orologio, vero? Ma dai, sono sicura che ti divertirai!”
Usciti dalla macchina ebbe modo di osservare meglio Eri: era vestita in maniera molto semplice, l’unica cosa degna di particolare nota era una simpatica magliettina nera, scollata. Matt fu colpito dal modo in cui Eri riuscisse a non essere volgare nel vestirsi, abituato spesso a vedere ragazze con tutt’altra grazia.
Lei gli fece cenno di entrare e insieme si avviarono verso la porta di casa.
“Vedi di non ubriacarti troppo, che dopo devo riportarti a casa, eh!” disse Matt con fare scherzoso, mentre si apprestavano ad entrare. Era ancora presto per sapere che, da quella sera, niente sarebbe stato più lo stesso.
 

 
Angelo non era uno dei quei tipi che si potevano definire come ‘rampolli’, tuttavia la sua famiglia era assai benestante, e non gli faceva mancare nulla. Il solo fatto che quella sera la casa fosse libera perché i suoi partecipavano ad un soggiorno a Miami, parlava già da sé. Stranamente però era abbastanza un ragazzo coi piedi per terra, insomma, certo, un po’ di puzza sotto il naso era inevitabile che l’avesse, ma non in maniera così eccessiva come si poteva pensare. Aggiungendo poi che era anche discretamente carino, ecco che il quadro perfetto era fatto.
All’arrivo i due furono accolti dal padrone di casa. Come avesse fatto a conoscere Angelo, Matt nemmeno lo ricordava; forse aveva a che fare con qualche lavoro dei tempi della scuola. Chi lo sa. Sta di fatto che quella sera erano lì, in onore del 20esimo compleanno del piccolo principe. A dire il vero, con tutto quel trambusto era davvero incredibile che si fosse accorto della loro presenza.
“Spero vi divertiate”. Angelo incrociò il suo sguardo con quello di Eri, per un piccolo e fugace momento. Matt guardava divertito la scena, pensando alle millemila paranoie della sua amica. Fece per andarsene da quella situazione imbarazzante, quando anche i suoi occhi trovarono quelli di Angelo. Rimase frastornato da quel contatto visivo che durò sì e no una manciata di secondi, ma che a lui parvero un’eternità. Vide Angelo abbozzare un sorriso, per poi andarsene dal resto degli invitati.
“Carino.” Fece notare Eri.
“E allora?” domandò con fare interrogativo Matt, voltandosi verso l’amica.
La ragazza accanto a lui fece segno di spallucce, ma ciò che non piacque a Matt fu quel piccolo ghigno comparso sul suo volto.
La serata trascorreva tranquilla, tra gli alti e bassi del caso; quella festa era davvero un connubio di personalità diverse. C’era chi già dopo poco era sul punto di rigettare la cena; chi si scatenava ballando a ritmo di quella musica un po’ troppo house; ragazze un poco timide che se ne stavano in un angolino aspettando qualcuno con cui poter scambiare due chiacchiere. E poi c’era lui, Matt, che confuso cercava qualcosa da fare in quel posto noioso. Eri aveva raggiunto le sue amiche, e a Matt sembrò che stesse alzando un po’ troppo il gomito, e questo gli provocò un sospiro sconsolato. Cosa poteva fare nel frattempo? Forse la cosa migliore era proprio andare a ballare. Non che fosse un ballerino provetto, anche se comunque si stava cimentando nell’apprendimento di un nuovo ballo che spopolava tra i giovani, un tipo di ballo all’apparenza scoordinato, ma che in realtà richiedeva una grande capacità di concentrazione e coordinazione. Si sentiva un po’ fuori luogo, ma muovere un po’ le gambe e le braccia su e giù non lo entusiasmava troppo. Cominciò a muovere a ritmi lenti, poi sempre più frenetici le braccia, seguendo mosse che aveva imparato da un video su Internet. In poco tempo, senza volere, aveva attirato gli sguardi di tutti. Quando se ne accorse, imbarazzato, smise.
“Ehi, però, sei davvero niente male!” gli disse un ragazzo, avvicinandosi. Sembrava che finalmente anche Matt avesse trovato qualcosa da fare, quella sera. Altri ragazzi si unirono a lui per fare sfoggio delle loro abilità in un ballo tutt’altro che facile.
Ballavano, i loro corpi si muovevano, sinuosi, a ritmo di musica; le ragazze che guardavano estasiate lo spettacolo, rapite da quei movimenti sciolti e perfetti. Lo sguardo dei ballerini era concentrato, impegnato. La luce della grossa palla, messa per l’occasione, faceva risaltare quella bravura, visibile solo dai tratti di luce concessi dalla lampada.
Finita la piccola esibizione, gocce di sudore, complice il caldo estivo, scorrevano lente sui loro volti. Matt approfittò di quell’attimo di pausa per andare a bere qualcosa. In fondo era arrivato da poco, e avrebbe avuto tutto il tempo di smaltire quel piccolo bicchiere di birra.
“Ehi, non male!”
Matt si voltò di scatto, col bicchiere ancora sulle labbra.
A pronunciare quelle parole era stata una ragazza, una di quelle che Matt avrebbe definito ‘tutto il contrario di Eri’. Una scollatura più che visibile, minigonna e tacchi. Trucco non eccessivamente pesante, ma che non bastava a rendere fine il suo viso. La ragazza, che si presentò col nome di Tania, si avvicinò pericolosamente: anche senza una palla di cristallo sotto mano, le sue intenzioni apparivano chiare. Cominciò a passare una mano sulla schiena di Matt, ammiccandogli. Parve restio sulle prime, ma poi decise di lasciarsi andare. Non era proprio ciò che lui preferiva, ma in fondo che male c’era ad accettare? I due si appartarono in una qualche stanza della casa, e scomparvero.
 

 
Nel frattempo, Eri aveva deciso di staccare da quella festa solo per un po’, per dedicarsi ad una faccenda in sospeso. Si appartò in un posto isolato, fuori dalla casa, nell’immenso giardino, e prese il cellulare. Compose quello che era il numero di Jason, e chiamò. Niente. Il telefono continuava a squillare, e squillare, senza risposta. Possibile che fossero arrivati già a  quel punto? Lei non voleva… e sapeva che anche per Jason, in fondo, era così. Scrisse dunque un messaggio, che tanto sicuramente avrebbe letto. Rispondere alla telefonata forse sarebbe stato per lui un colpo al suo orgoglio; ma leggere un messaggio non avrebbe arrecato alcun danno alla sua dignità. Aspettò invano una risposta, per 10, 15 minuti, ma niente. Guardava inesorabilmente i minuti sul display che sembravano non avere punta voglia di scorrere. Forse pensarci così tanto non sarebbe servito a nulla. Forse doveva solo dedicarsi alla festa, svagarsi un po’, staccare da quei pensieri cupi. Ma si rendeva conto che la faccenda con Jason era una cosa importante e complicata e, pertanto, difficile da risolvere.  Trattenne a stento le lacrime, poi decise di rientrare dalle sue amiche.
 


Salve a tutti! Ecco pubblicato il primo capitolo ^^ Spero che la storia vi piaccia!
Forse per qualcuno questo titolo e questa storia non saranno nuovi, ma vi informo che finalmente sono riuscita a concluderla! Esatto, la storia è completa ^_^ Per chi avesse già letto la precedente pubblicazione (nessuno, penso, ma lo scrivo lo stesso XD), consiglio di rileggere da capo, in quanto ho cambiato parecchie cose, alcune piccole, altre meno ^^
Per il resto, vi auguro ancora buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


 
Matt e Tania si erano appartati in una stanza lontana dalla festa principale, volevano godere di una certa tranquillità. I due si trovavano già distesi sul letto, uniti dalla foga del momento. Le mani esperte di Tania scorrevano veloci sul suo corpo, quasi a voler scaricare tutta quella tensione. La convinzione di Matt su ciò che stava facendo non era totalmente piena, forse aveva accettato per disperazione o forse sentiva che c’era qualcosa nella sua vita che non andava. In effetti aveva sempre avuto quella sensazione, che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. La sua vita, almeno all’apparenza, sembrava un’oasi felice; ma se qualcuno si azzardava a scendere un po’ più in profondità, avrebbe trovato un qualcosa di indefinito che stonava terribilmente con tutto il resto. E ciò che spaventava Matt era proprio il fatto di non riuscire a dare un nome a questo suo grande disagio. Perché si sa, le paura si risolvono se le si conosce.
Era talmente preso dai pensieri sulla sua vita, che non si accorse nemmeno che Tania aveva smesso i suoi giochetti. Se ne stava ferma, immobile sopra di lui e lo guardava con aria scocciata.
“Senti, o sei ubriaco o sei frocio!” esclamò Tania indispettita, uscendo violentemente dalla stanza, insoddisfatta. Matt non si era nemmeno reso conto pienamente della situazione. Forse aveva ragione Tania; era un po’ ubriaco…
Eppure aveva bevuto solo un bicchiere di birra. Ripensò all’alternativa espressa da Tania.
No… aveva solo un sacco di problemi per la testa, cavolo! E poi chissà… magari aveva bevuto anche più di una birra e non se lo ricordava. Certo. Cercò di convincersi che sicuramente era andata così. Era per quel motivo che le avance di Tania non avevano suscitato in lui nessun effetto. Con tutti i pensieri che aveva riguardo alla sua vita, al suo disagio… per non parlare di Eri, che avrebbe dovuto riaccompagnare a casa e non aveva la minima idea di dove fosse finita… Sì. Era così.
Si alzò di scatto dal letto, si ricompose e decise di ributtarsi a capofitto nel frastuono della festa. Quando ritornò nel salone principale, lo trovò molto più affollato di prima. C’erano corpi che si strusciavano, ragazzi che freneticamente univano le loro bocche… e per fortuna, anche persone ancora ‘normali’.
Era perso ad osservare il degenero totale, quando le luci si spensero. Tutte. All’improvviso. Si sentì un mormorio generale, chi si lamentava, chi invece pensava che fosse una bella trovata. Matt si sentì totalmente smarrito. Non vedeva niente, sentiva solo un sacco di corpi anonimi venire a sbattere contro il suo, presi anch’essi dalla difficoltà del buio. Addirittura qualcuno gli venne così vicino che poteva sentire letteralmente il suo fiato sul collo. La cosa un po’ lo infastidiva, perciò decise di allontanarlo spingendolo con un braccio. Ma quando fece per ritrarlo, sentì una mano bloccarlo al polso. Matt rimase interdetto; chi era? E che cavolo aveva intenzione di fare?
Sentiva quel fiato farsi sempre più vicino, finché non avvertì quelle labbra sconosciute appoggiarsi sul suo orecchio. Certo che doveva essere proprio una ragazza audace, per sfidare il buio in quella maniera… Ancora una volta, Matt, forse in preda all’alcol, forse no, decise di lasciarsi andare, e di godere di quel piccolo, ma eccitante gesto. Le labbra sconosciute continuavano a lasciare piccoli baci sul suo orecchio, per scendere poi giù sul collo. I suoi movimenti erano lenti, scanditi, ma dannatamente perfetti. Dentro Matt si stava scatenando una grande tempesta, un qualcosa di mai provato. Effettivamente mai nessuna l’aveva fatto impazzire così, prima…
Era davvero in preda all’estasi. Quella sensazione gli stava provocando più conseguenze del previsto. Matt alzò il braccio e cominciò ad accarezzare la mano di quella figura anonima.
Wow. Che mano grande…
Immaginava quella grande e calda mano accarezzargli tutto il corpo, quella mano sconosciuta che lo stava portando in paradiso. La testa di Matt cominciò a muoversi, cercava disperatamente di contenere tutta quell’eccitazione. Il buio gli era favorevole, e decise così di voltarsi e baciare quelle labbra. E, come si aspettava, era morbide e succose. Fece per accarezzargli il viso, ma l’altra mano, repentinamente, lo fermò; non capì il perché di quel gesto avventato, ma in fondo non gliene importava. Che differenza avrebbe fatto toccare o meno il viso? La cosa che più contava, in quel momento, era godersi quella piccola porzione di felicità che stranamente non aveva mai trovato.
I baci continuavano, appassionati, sempre più profondi… e poi smisero improvvisamente. Si sentì improvvisamente smarrito e basito. Matt ricercò nel buio quel corpo, ma non lo trovò; sentiva solo gli altri invitati, che nulla avevano a che fare con quella misteriosa presenza che lo aveva appena sconvolto.
Ad un tratto la luce tornò e tirarono tutti un sospiro di sollievo. Matt si guardò intorno cercando di fare il punto della situazione. Non aveva ancora ben capito se fosse stato un caso o meno, che la luce se ne fosse andata; in ogni caso, era stato uno scherzo molto piacevole…
Guardò senza un motivo preciso l’ora; non era eccessivamente tardi. Si rese conto che quella sera aveva un po’ trascurato Eri, nonostante fosse in compagnia di amiche. Sarebbe stato meglio cercarla. Trovare una persona in quella reggia colossale era un po’ un’impresa, decise quindi di chiedere a Thomas se per caso l’avesse vista.
Adesso che ci rifletteva, era stato proprio Thomas a presentargli Angelo; quanto tempo era passato? Qualche mese? Thomas era un tipo che sapeva adattarsi alle situazioni più disparate; niente gli appariva impossibile. Le volte che aveva bisogno di un conforto, Matt andava sempre da lui. La loro amicizia si prospettava ancora piuttosto acerba a dire il vero, ma sulla buona strada per maturare.
In quel momento, Thomas era circondato da alcuni ragazzi che ascoltavano divertiti le sue battute; come vide Matt avvicinarsi con quello sguardo bisognoso, staccò un attimo e si avvicinò verso di lui.
“Ci sono problemi?”
“Mmm… non vedo Eri.” Matt fece capolino con la testa, nella speranza di vederla sbucare da qualche parte.
“Ho visto le ragazze prima andare in giardino… Prova lì.”
Matt ringraziò e fece per andare verso il luogo indicato. Ma come si avvicinò alla porta, notò una ragazza ferma sulla soglia, piangente. Era Eri. Come Matt la vide, corse immediatamente verso di lei. Dai suoi grandi occhi nocciola sgorgavano lacrime; guardava Matt come se volesse dirgli un sacco di cose, ma la situazione, il groppo in gola e, forse, anche il suo pizzico di orgoglio, le impedirono di parlare apertamente e di sfogarsi. Ciò che doveva fare Matt era leggere nei suoi occhi. E dopo un’attenta analisi, capì che forse la cosa migliore era tornare a casa. Eri per quella sera non si sarebbe ripresa, e non era il caso di protrarre la sua agonia. Come a volersi nascondere, Eri si buttò tra le braccia di Matt, e strinse coi pugni la sua maglietta. Non capiva esattamente ciò che era successo, ma era quasi certo che avesse a che fare con Jason: nell’ultimo periodo sembravano più freddi l’uno con l’altra. Non era sua abitudine intromettersi negli affari altrui, perciò aveva aspettato invano che uno dei due si confidasse.
Aspettò che Eri si calmasse un poco, e lo avvertì dalla stretta dei suoi pugni; si era allentata. Si sciolsero dall’abbraccio; Matt si accertò che Eri stesse meglio e ne ebbe conferma dal suo sorriso appena abbozzato. La prese per mano, come per darle sicurezza, e si sentì in imbarazzo quando notò che Angelo e Thomas lo guardavano con aria interrogativa.  In fretta presero i loro effetti, e se ne andarono sotto l’indifferenza degli altri invitati.
 

 
Durante il tragitto in macchina, Eri non spiccicò parola. Avrebbe tanto voluto confidarsi con l’amico, ma aveva paura di essere pesante. In fondo, nemmeno in passato era mai successo che si raccontassero le proprie pene, e proprio per questo era un po’ restia. Apprezzava comunque moltissimo le stupide battutine con cui Matt la stava intrattenendo in quel momento. Lui non era il tipo da smancerie, come abbracci o frasi di consolazione; semplicemente era quello il suo modo di tirare su il morale, cercando di strappare un sorriso.
Per un momento pensò alla questione Jason. Anche se si era ripromessa di non farlo, di non dargliela vinta, lo aveva ricontattato. Gli aveva mandato un altro messaggio, e un altro, e un altro ancora. Ma nessuna risposta. Che fosse senza soldi era da escludere, e questo pensiero la fece stare ancora più male. E più ci pensava, e più si accorgeva che forse non sarebbe stato così facile risolvere quel diverbio. Forse non erano fatti per stare insieme: lui, più realistico e con i piedi per terra; lei, più lunatica e con un grande sogno nel cassetto che coltivava fin da bambina. E se pensava che avevano litigato proprio a causa di quel sogno, che a quel punto della sua vita si trovava davanti a quel terribile bivio…
La macchina si fermò all’improvviso. Quella frenata l’aveva distolta da quei pensieri, per fortuna.
 

 
Matt si sentiva un po’ in imbarazzo: non sapeva bene cosa dire in quel momento. Avrebbe dovuto dirle una frase di incoraggiamento? Comunicare a gesti? Sorriderle? Com’erano complicate quelle situazioni, e quanto le odiava!
“Ehm… siamo arrivati Eri.”
Eri alzò lo sguardo e lo fissò con i suoi grandi occhi. Si vedeva che aveva pianto. Abbassò lo sguardo, fece un respiro grosso e… venne verso di lui. Matt restò leggermente imbambolato di fronte a quel gesto. Eri gli aveva dato un piccolo bacino sulla guancia.
“Grazie…”
Dopo aver pronunciato quelle parole, si ritrasse imbarazzata e rapidamente uscì dalla macchina per incamminarsi verso casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Quella sera il telefono di Jason aveva squillato innumerevoli volte. Ma non aveva avuto voglia di rispondere. Aveva mentito alla sua ragazza dicendo che quella sera c’era la partita, ma lo sapevano entrambi che non era così. Sapevano entrambi di non aver voglia di vedersi, in quel momento. Non avrebbe retto la scusa ‘ops, non ho sentito il cellulare’. Perché il cellulare si trovava proprio davanti a lui, e contava messaggi e chiamate da parte di Eri. Ancora si chiedeva perché si stesse comportando in quel modo, quando si ricordò che la causa del loro litigio non dipendeva da nessuno dei due, in fondo.
Guardò il volantino sulla sua scrivania. New York. Ricordava ancora l’espressione titubante ma sotto sotto gioiosa di Eri qualche giorno prima, quando se ne arrivò con quel volantino in mano. Aveva conservato quel sogno dentro al suo cuore per tanti, tantissimi anni. E adesso voleva realizzarlo. Ma nei suoi piani aveva incluso anche Jason, di cui sapeva non poter fare a meno. Peccato solo che non avesse fatto i conti col caratterino di lui. Sapeva benissimo che anche Jason aveva delle aspirazioni e dei sogni, proprio come lei. Si rendeva conto che uno dei due avrebbe dovuto rinunciarvi, almeno per un po’, per far felice l’altro. Ma ad Eri questo non andava giù.
“Troveremo una soluzione… Anche tu potrai realizzare i tuoi sogni!”
Ovvio, perché lei, comunque fossero andate le cose, avrebbe in ogni caso dato vita al suo. E Jason? A lui chi ci avrebbe pensato? Sicuramente la novità avrebbe travolto Eri, che quasi certamente avrebbe trascurato il suo ragazzo. E allora Jason aveva dato la sua risposta.
“No.”
Ma Eri era testarda. Non si sarebbe arresa di fronte a quella stupida parola, e Jason lo sapeva bene. Ecco perché a quell’ora della notte si ritrovava a leggere per la centesima volta i messaggi di Eri. Avrebbe voluto risponderle, oh se avrebbe voluto! Ma questo significava darle delle speranze, e lui invece era stato molto chiaro e diretto. Voleva vivere la sua vita, pienamente, intensamente.
Tutti questi pensieri effettivamente erano troppi per quell’ora tarda, e Jason cadde tra le braccia di Morfeo.
 

 
La mattina dopo Matt si svegliò con un leggero mal di testa, forse a causa delle troppe emozioni della sera prima. Specialmente  quel bacio anonimo! Era stato così… eccitante… Forse era stato il buio, forse l’emozione incredibile, ma Matt non riusciva a toglierselo dalla testa. A dire il vero, c’era un’altra cosa che non riusciva ad ignorare: il comportamento di Eri prima di salire in casa. Gli era sembrato molto strano quel piccolo bacio sulla guancia. Non voleva che fosse una stupida conseguenza del suo litigio con Jason.
All’improvviso il cellulare squillò. Un messaggio. Matt allungò un braccio per afferrare il telefonino e tra l’assonnato e l’incuriosito guardò il mittente. Numero sconosciuto. Premette il pulsante per vederne il contenuto.
“Ehi ciao! Sono Angelo… ieri ho visto la tua amica piangere… sta bene?”
Matt rimase davvero molto sorpreso da quel messaggio. Angelo doveva aver notato davvero tanto Eri, per arrivare addirittura a mandargli un sms. Certo che era curioso: non poteva mandarlo direttamente a lei? Ma forse quella era stata la scelta migliore; non conoscendola bene ci sarebbe stato il rischio che male interpretasse. Contando poi il suo stato psicologico, forse Angelo aveva pensato a non infierire eccessivamente.
Matt decise comunque di rispondergli con un semplice “Adesso sta un po’ meglio, spero per lei che le cose si risolvano”. Era stato stringato e vago, non gli piaceva troppo il fatto che uno sconosciuto, perché tutto sommato lo era, venisse a sapere troppo di affari personali di una sua amica. Alla fine anche questo suo interessamento poteva nascondere intenzioni non delle più nobili, e quindi decise di non tradire la sua amica e di mantenere le distanze con Angelo.
Posò il cellulare sul tavolo, si stiracchiò ben bene, e decise di avviarsi a fare colazione. Non fece in tempo ad aprire la porta che il cellulare squillò di nuovo. Che fosse di nuovo lui?
“Fiu, meno male… tu invece? Ti sei divertito alla festa?”
Cosa c’entrava lui? Non c’era bisogno di allungare la conversazione… si sentiva che era una domanda senza senso. Una domanda retorica, insomma; era ovvia la sua risposta! In tutta onestà, nella mente di Matt la colazione veniva prima dello strano o quantomeno fuori luogo interessamento di Angelo, perciò lasciò il cellulare sul tavolo e si avviò verso la cucina.
 

 
Jason se ne stava seduto sul divano. Davanti a lui, Eri. Lo guardava con sguardo fisso, quasi stesse aspettando una risposta diversa da lui. Avevano discusso tutta la mattina, ed ora se ne stavano così, in silenzio, uno davanti all’altra. Jason si sentiva imbarazzato da quello sguardo, non riusciva a sostenere una situazione così pesante. Si morse il labbro; era nervoso. Ciò che gli aveva separati dopo la lite erano stati interminabili minuti di silenzio. Si guardavano, incapaci di proferire parola. Jason fece per alzarsi, quando la voce di Eri lo trattenne.
“C’è qualche speranza che tu possa cambiare idea?”
Gli occhi di lei erano fissi, come si aspettassero già la risposta, che non tardò ad arrivare.
“No, Eri. Mi dispiace.”
Se i pensieri di Eri si fossero tramutati in realtà, probabilmente adesso si sarebbe ritrovata con un pugnale nel petto. Eri era fatta così. Ci sperava sempre, fino all’ultimo. E quando la batosta arrivava, era difficile da mandare giù.
“Allora…” tentava di essere forte, ma la voce le tremava “non abbiamo più nulla da dirci, no? Io non cambierò idea, così come non lo farai tu; non ha senso stare qui a discutere.”
Si alzò veloce dal divano; più in fretta che poté afferrò la borsetta. L’unica cosa che voleva fare, in quel momento, era scappare. Sentì il braccio di Jason afferrargli il suo.
“Non mi toccare!”
Come capì che le lacrime sarebbero scese presto, si voltò, per non farsi vedere. Aveva il groppo in gola, il cuore che le si stringeva. Cercava di tirare su il viso per trattenere le lacrime. Abbassò la maniglia della porta, e senza guardarsi indietro neanche un attimo, uscì.
 
 
“Che si fa quest’estate, Angy?”
Thomas e Angelo erano seduti al tavolo di un bar, dopo essere andati in giro a prendere un po’ di caldo.
“E non chiamarmi Angy, lo sai che mi fa schifo!”
Thomas si mise mani in alto ridendo. Lui e Angelo erano amici da diverso tempo, nonostante quello non aveva ancora trovato un modo per abbreviare il suo nome decentemente. Quella mattina avevano deciso di gironzolare un po’ per la città; era caldo, ma fortunatamente non in maniera eccessiva.
“Comunque ti rifaccio la domanda…”
Angelo stette un po’ a pensare.
“E dove vuoi andare? Di rimanere in città non se ne parla, è una tale cappa! Avrei delle proposte. Allora… mare... mare… mare… altrimenti… mare?”
Thomas sbuffò e fece una faccia sconsolata, seguito da una flebile risatina di Angelo.
“Spiritoso! Vada per il mare allora… come tutti gli altri anni, del resto.”
Non che il mare non gli piacesse, per carità. Però ogni tanto sentivano di voler provare qualcosa di nuovo, di staccare dalla routine che accompagnava tutto l’inverno e che, inesorabilmente, sembrava volerli seguire anche d’estate. Arrivarono le spremute d’arancia ordinate dai due, servite in deliziosi bicchieri conici con un piccolo limone sul bordo. Invitante.
“Mmm, casa mia dovrebbe essere libera, come sempre. Ora punto cruciale: chi invitiamo?”
Fino all’anno prima Thomas e Angelo erano parte di un gruppo, dal quale si erano allontanati a causa di alcuni contrasti. Si ritrovavano così punto e da capo, con la fatica di dover costruire un nuovo gruppo o di inserirsi in uno già avviato, sperando di risultare simpatici. A Thomas il carisma non mancava di certo, quello di Angelo era solo apparente. Estroverso con chi trovava simpatico, incredibilmente più timido e riservato con le persone con cui sapeva che molto probabilmente non avrebbe legato. Andava un po’ a pelle, per certe cose. E proprio per questo la ‘questione mare’ stava diventando un vero e proprio problema.
“Ehi, Angelo… perché non senti Matt e compagnia? Che ne pensi?”
Come Angelo sentì pronunciare il nome ‘Matt’, fece una faccia strana, che non passò inosservata agli occhi dell’amico.
“Hm? No, eh? Mi avevi anche chiesto il suo numero per sapere della sua amica! Pensavo ci fosse qualcosa sotto…”
Angelo inizialmente sbiancò, per poi assumere un colorito purpureo. Smise perfino di bere la sua aranciata.
“Ah-ah! Ho indovinato, vero? C’è qualche intrallazzo con la sua amica!”
Angelo fissò l’amico con titubante. Aveva molta fantasia, sicuramente. Capì che frasi di circostanza come ‘ma guarda che ti sbagli’ o ‘non è vero!’ sarebbero state inutili, così decise di assecondare un po’ Thomas. Riprese a sorseggiare la sua aranciata, ma anche dopo averla finita continuò a mordicchiare la cannuccia. Lo adorava.
“Allora? Hai intenzione di chiamarlo o no?” Thomas gli passò una mano davanti agli occhi come per svegliarlo. Angelo sorrise, cacciando quella mano fastidiosa. Sospirò, e si decise a telefonare. Odiava telefonare, a dire il vero. Preferiva il semplice e conciso messaggio. Secondo lui, telefonando si sprecavano un sacco di tempo, parole e soprattutto soldi. Non che fosse stretto di manica, ma amava economizzare un po’ in tutte le cose. Aprì la rubrica, e cercò il numero dell’amico. Matt. Eccolo lì. Premette il pulsante verde e sentì la linea libera dall’altra parte. Si ricordò proprio in quel momento dei messaggi con cui probabilmente l’aveva svegliato quella stessa mattina. E si ricordò anche come non avesse risposto all’ultimo. Forse aveva osato troppo, e rovinato un’amicizia sul nascere. Stupido.
“Pronto?”
Dall’altro capo del telefono si udì la voce di Matt.
“Ehm… ciao, senti, sono io…” Ecco un altro motivo per cui odiava il telefono: non sapeva mai cosa dire di preciso! Accanto a lui, Thomas cercava di incitarlo a concludere qualcosa, guardandolo con aria scocciata e divertita. “Ecco, io e Thomas volevamo proporti di venire al mare con noi.” Dall’altro capo c’era solo silenzio. “Ovviamente con il resto della compagnia!”
“Mmm, perché no, si può fare! Eri ne sarà contenta, almeno si distrae un po’…”
Angelo fece segno a Thomas col pollice in su, e l’amico rispose facendo un ok con la mano. Definiti gli ultimi dettagli, si salutarono e riattaccò.
“Certo che sei proprio impacciato al telefono! Che timidone il nostro Angelo, si vergogna a dire ‘Eri’! Ihihih!”
Il sorriso iniziale dal volto di Angelo sparì in meno di un secondo. Si stava arrabbiando. E molto. Spostava lo sguardo ora sui tavoli, ora sulla strada, come per non sentire le parole di Thomas. In quel momento avrebbe voluto ucciderlo con tutto se stesso. Ma l’amico sembrava non voler fermare la sua serie di ‘elogi’. Eccoli… i nervi di Angelo che a poco a poco stavano saltando. Era sul punto di scoppiare, di brutto. Si voltò verso Thomas e vedeva che se la rideva di gusto. A quanto pare doveva proprio essere sembrato un deficiente. Ma la colpa mica era sua! Era colpa di quello stupido che se ne stava in silenzio al telefono! E cosa doveva fare? Allungare il discorso, no? Ovvio! Perché Thomas stava ridendo di lui? Lui non aveva fatto niente! Niente!
Angelo batté i pugni sul tavolo con tale veemenza da sorprendere pure se stesso.
“Adesso basta! Dacci un taglio!” Le risate di Thomas si interruppero immediatamente. Angelo doveva essersi arrabbiato davvero moltissimo per sbraitare in quel modo, pensò Thomas. Quasi si spaventò: erano rare le volte in cui Angelo reagiva in quel modo.  Eppure non pensava troppo di aver fatto qualcosa di male.
“Io me ne vado. Tieni i soldi.”
Questo era davvero troppo. Gliel’avrebbe fatta pagare a quel biondino. A quel Matt.
Con uno scatto repentino, Angelo si alzò dalla sedia, per avviarsi velocemente verso una meta indefinita.
 


Ecco il terzo capitolo! Qualcosa comincia a delinearsi, anche se la storia 'prenderà il via' tra un po' ^^ 
Ringrazio Miu_Ana per la recensione, mi ha fatto molto piacere ^^
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



Era incazzato. Molto. E non serviva certo un genio per capirlo. Bastava vedere come Angelo aveva sbattuto la porta di casa rientrando. Aveva un irrefrenabile bisogno di sfogarsi, ma con chi? Ed ecco che ancora una volta si ritrovava davanti a quel suo tavolo in cucina, riflettendo da solo sulla situazione e cercando da solo di uscirne. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che il suo fratellastro l’aveva salutato.
Angelo non lo sopportava. Sasha, questo era il nome del fratellastro, era stato il primo figlio di suo padre, nato da un precedente matrimonio. Sasha aveva tutto; e soprattutto,  era iscritto alla facoltà di giurisprudenza più facoltosa della città, il che gli assicurava un posto di lavoro sicuro nell’alta società. Tra loro due ci correvano solo 5 anni, ma le differenze erano evidenti; nel bene e nel male. Ma nonostante questo, Angelo sapeva di essere il ‘figlio di papà’, e suo padre lo trattava un po’ come un figlio unico. Tra i due c’era sempre stata una sorta di competizione a chi appariva migliore agli occhi del padre; o perlomeno questo era ciò che pensava Angelo.
“Tutto bene? Ti vedo un po’ teso…”
Ah-ah. Quant’era simpatico, Sasha. Angelo decise di ignorarlo. Non era proprio dell’umore per stare alle sue stupide battutine. Il suo fratellastro gli porse un volantino. Angelo gli buttò un’occhiata distratta, ma pareva interessante. Tra due giorni ci sarebbe stata una serata di fuochi d’artificio nei pressi di una grande cinema, a cui era annessa anche una sala giochi, in occasione della festa del paese.
Angelo doveva ammetterlo: Sasha era riuscito ad attirare la sua attenzione. Infatti adorava quella sala giochi, aveva passato innumerevoli serate laggiù in compagnia di Thomas e del vecchio gruppo. In effetti poteva essere una buona idea, almeno si sarebbe sfogato un po’. Alzò lo sguardo e fissò Sasha: diciamo che quello era il suo modo per ringraziare.
Decise di salire in camera sua per buttarsi un po’ sul letto. Quella giornata era stata una dura prova per i suoi nervi. Era una situazione che non sopportava più. Essere il migliore, essere superiori agli altri… lui era fatto così. Adorava sentirsi al centro dell’attenzione, adorava sentirsi ammirato dagli altri, e anche un po’ temuto. La sua vita era costruita su un castello di carta, e la cosa peggiore era che se ne rendeva perfettamente conto.  Cosa ci poteva fare? Non c’erano molte persone a quel mondo che lo sopportavano. A parte Thomas, nessuno che gli stesse intorno per ciò che realmente era. Un ragazzo un po’ viziatello, concediamolo, ma aveva anche dei lati buoni. Solo che fino a quel momento nessuno aveva avuto voglia di rendersene conto. Andava preso un po’ in un certo qual modo, era un ragazzo difficile da interpretare, per dirla così. E se fino a quel momento gli era bastata l’ammirazione degli altri, adesso questa solitudine cominciava a pesargli. Forse stava crescendo. E non sapeva assolutamente da che parte andare.
 

 
“Allora Eri? Che ne dici? Partiamo tra 2 settimane, andiamo a divertirci dai…”
Quel pomeriggio, Matt e Eri stavano passeggiando per le vie della città, finché non avevano deciso di fermarsi in un parco. Si erano liberamente distesi su un asciugamano messo sull’erba. E adesso Matt stava cercando di convincere Eri ad accettare l’invito di Angelo per la vacanza al mare. Eri era un po’ titubante, forse non si sentiva completamente pronta per rientrare nella società. Preferiva restarsene un altro po’ nella sua depressione.
“Suvvia, Eri… Mi lasci andare da solo? E come faccio senza la mia migliore amica?”
Matt si appoggiò sugli avambracci, faccia a faccia con Eri, facendo la faccia più tenera possibile. Per riuscire ancora meglio nel suo intento, si alzò pure gli occhiali da sole, vitali in quel momento che il sole batteva fortissimo. Eri scoppiò a ridere, cosa che non faceva da diversi giorni, e ciò la rallegrò. Come faceva a rinunciare di fronte ad un faccino così?
“Va bene, va bene. Hai vinto tu! Ma solo per questa volta…”
Si udì un urlo di vittoria, ed Eri si sentì avvolgere da un abbraccio felice. In fondo aveva fatto bene ad accettare; si sarebbe divertita sicuramente. E poi alla fine sarebbe stata in compagnia dei suoi amici, tutto sommato non sarebbe stato male.
“D’accordo, allora avverto Angelo che va bene.” Eri lo fissò con un sorrisino malizioso stampato sulla faccia. “Che c’è Eri?!”. L’amica cominciò a fischiettare con fare fintamente sospetto.
“Be’, niente… È carino. È simpatico.” Continuava a fissarlo sorridendo. Era pressoché impossibile che Eri facesse quelle affermazioni pensando a sé. Sapeva che c’era ancora un litigio in corso. E allora diceva quelle cose pensando a…
“ERI! Che cavolo frulla in quel tuo cervellino malato?!” Matt avvampò di colpo, mentre osservava l’amica spanciarsi dalle risate. Da un po’ di tempo a quella parte aveva cominciato a fare battutine allusive su un suo presunto interessamento ai ragazzi carini, cosa che, almeno secondo Matt, non era assolutamente vera.
“È anche single…” Matt decise di non assecondarla, ma doveva ammettere che la situazione lo divertiva abbastanza. Con fare deciso, ma non troppo convinto, cominciò a scrivere il suo messaggio di conferma ad Angelo, quando sentì la voce di Eri sparare una di quelle sue frasi che ultimamente sembravano divertirla molto.
“Allora, scrivi: Caro Angelo… sai, penso che tu sia tanto carino e simpatico…”
“ERI!” Matt batté i pugni sull’asciugamano tentando di mostrare un’espressione arrabbiata, ma quella risata nascente tradì i suoi intenti. Si misero a ridere entrambi, anche se trovava le battute di Eri leggermente sconclusionate. O forse non troppo.
Dopo qualche minuto arrivò la risposta di Angelo. Il messaggio accennava alla festa del paese che si sarebbe tenuta tra due giorni, a cui Matt e Eri erano stati invitati. Ed eccola che ripartiva.
“Uuu! Cos’è, ti ha chiesto un appuntamento?!”
“Sei proprio di buonumore, eh Eri?” Una persona normale forse si sarebbe arrabbiata di fronte a quelle continue allusioni, ma Matt conosceva la situazione dell’amica, perciò non le dava troppo peso. Sapeva che Eri aveva bisogno di ridere, e se quelle frasi la facevano stare bene, per Matt andava bene così.
Alla fine i due accettarono l’invito; si sarebbe prospettata una serata davvero interessante…
 

 
“Allora? Sei pronta?” Eri aspettava trepidante l’amica fuori dalla porta del bagno, aspettando che finisse di vestirsi per la festa di quella sera. Uscì dal bagno, fortunatamente solo dopo 10 minuti.
“Miki stai benissimo!” La ragazza indossava un vestitino lungo grigio, sopra a dei pantacollant a righe; erano molto semplici, ma le stavano davvero d’incanto.
“Vado a prendere la borsa e arrivo!”. Miki sparì nella camera matrimoniale mentre prendeva le sue cose.
Intanto Eri continuò a sistemarsi i capelli, quella sera acconciati proprio come aveva visto nella sua rivista di moda preferita. Forcine alla mano, un po’ di pazienza, ed eccola che era già bella che pronta. Tornò in camera e prese anche lei le ultime cose. Ma inevitabilmente lo sguardo cadde su una foto lì vicino. Loro due. Lei e Jason. Abbassò d’istinto la foto. Non ne voleva sapere più. Era finita come doveva finire, e adesso non era più affar suo.
“Tutto bene Eri?”
Da dietro la voce di Miki la fece sobbalzare. Si asciugò in fretta e furia gli occhi che avevano tutta l’intenzione di lacrimare.
“È per Jason, vero…?”. Miki si avvicinò delicatamente all’amica, silenziosa, e le posò un braccio sulla spalla. Eri non ce la fece più, e si liberò finalmente del silenzio in cui era stata in quei giorni. Pianse, si sfogò silenziosa; si poteva avvertire solo dai piccoli sussulti del suo corpo. Miki l’abbracciò forte, trasmettendole tutto il calore possibile. Per quanto Eri avesse cercato disperatamente di apparire forte in quei giorni, era arrivata al suo limite. E adesso si stava sfogando, liberandosi completamente da quei pensieri; e anche se Miki, in fondo, non poteva far nulla per quella situazione, già il solo fatto di essersi liberata di quel fardello così pesante la fece riavere.
Passarono diversi minuti prima che Eri riuscisse a calmare il fiume di lacrime che l’aveva inondata. Adesso si sentiva meglio. Si sentiva in qualche modo più forte, o forse era semplicemente il fatto che qualcuno finalmente potesse capirla. Qualcuno che potesse capire la sua sofferenza. Ciò che la faceva stare più male non era il fatto di aver stroncato la relazione con Jason – che, certo, la faceva soffrire – quanto più di aver scoperto un lato della persona amata che… non le era piaciuto. Si era sentita tradita da Jason e, anche se era difficile ammetterlo, anche un po’ delusa. Forse era stata un’egoista a pensare che Jason potesse accettare senza ribattere la sua proposta di trasferirsi a New York, anche se solo per poco tempo; ma anche trovare un equilibrio tra due strade agli antipodi sarebbe stato impossibile. Capì che l’unica cosa che poteva fare era andare avanti e, come sempre, affidarsi alla mano del destino. Avrebbe avuto tempo di riflettere ancora su quella situazione, ma quella sera non voleva sentirne più. Andava a divertirsi, cavolo! Basta pensieri cupi. Decise di riemergere da quella dimensione profonda dove, sfortunatamente, solo a lei era concesso entrare.
“Avrò il trucco tutto sbafato vero?” disse Eri con un piccolo sorriso, cercando di farsi forza da sola. Le due amiche scoppiarono a ridere, dopodiché Miki aiutò l’altra a risistemarsi a dovere.
Erano quasi le 21. Sarebbero dovute uscire a momenti.
“Passa a prenderci Matt, vero?”. Eri annuì, divertendosi a far muovere i suoi capelli. Quella fascia le donava davvero moltissimo. “Ultimamente vi vedete spesso, o mi sbaglio?”
Eri non pensava che dietro le parole di Miki ci fosse qualche significato nascosto, ma decise di spazzar via ogni dubbio.
“Matt si sta riscoprendo un amico fantastico, sai? In passato non avevamo avuto molte occasioni per diventare amici un po’ più stretti... Invece ho notato che adesso cerca di starmi molto vicino, a modo suo a dire il vero, ma è lo stesso un gesto apprezzabile!” Eri pronunciava quelle parole con un sorriso sulle labbra. Era bello sapere di avere qualcuno accanto, qualcuno che non ti abbandonava nel momento del bisogno. Una fitta serie di immagini percorsero la sua mente, e fra queste una le balzò agli occhi. Dannazione! Si era totalmente dimenticata di quel piccolo bacio che gli aveva dato proprio dopo la festa. Che sciocca! Chissà da chi era stata posseduta quella sera! Sperava con tutto il suo cuore che lui se ne fosse scordato. Certamente aveva capito che lei non era totalmente in sé. Ma sì. Non era in sé. E comunque Matt aveva sicuramente altro a cui pensare…

 

Ecco il quarto capitolo! Spero vi piaccia ^^ Ringrazio le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, se vi va lasciate una recensione ^^ Mi farebbe molto piacere un vostro commento!
A presto e buona lettura ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5



Suonò ripetutamente il clacson spazientito. Ma d’altronde, quando si tratta di aspettare una donna, bisogna sempre calcolare quei 10 minuti di ritardo. Matt decise di ingannare il tempo mettendo su un po’ di musica. Tamburellava le dita sul volante a ritmo di musica, canticchiando. Ogni tanto si abbassava per vedere se Eri e Miki fossero in dirittura d’arrivo, con esiti negativi.
Quando il cd arrivò alla traccia numero 3, finalmente vide le due amiche uscire di casa. Erano davvero molto carine ed eleganti. Si posizionarono entrambe nei sedili posteriori, dopodiché salutarono Matt, scusandosi per il ritardo.
“Meglio tardi che mai…”. Era inutile. Matt era proprio negato per fare le facce scocciate, perché regolarmente, ogniqualvolta tentava di fare una faccia arrabbiata, seppur per finta, finiva sempre con lo scoppiare a ridere, o a tradire le sue espressioni con un sorriso. Non era nato per fare il duro. Proprio no. Questo non significava comunque che non Matt non sapesse imporsi; semplicemente gli rimaneva più difficile.
“Stasera c’è anche quel tipo, Angelo, vero?”. Miki non aveva avuto troppe occasioni per parlare con Angelo, che conosceva più per fama che per altro.
“Sì! È un ragazzo molto carino! Vero Matt?”. Eri disse quelle parole con tutta la malizia possibile, aspettandosi la solita reazione di Matt.
“Uhm, sì…”. Reazione che stranamente quella volta non arrivò. Ma non appena realizzò ciò che aveva appena detto, o per meglio dire, pensato, Matt inchiodò. Fortuna volle che il semaforo davanti a lui fosse rosso. Meno male.
E comunque, non c’era niente di male. Quante volte aveva sentito dire da parte di sua madre che questa o quell’attrice era bella? Era un semplice complimento, una constatazione. Non c’era nient’altro sotto. Tutto qua. D’accordo, Angelo era carino. Diciamo pure un bel ragazzo. Era sotto gli occhi di tutti una tale verità. Ma da qui a pensare… altro, ce ne passava. E lui non aveva pensato ad ‘altro’. Oh, certo che no.
In macchina calò il silenzio, soprattutto perché le due ragazze erano rimaste leggermente scosse da quell’inchiodata. Insomma, non era da Matt. Guidava molto bene, lui. Fortunatamente c’era la musica a riempire quel silenzio, che né Eri né Miki avevano avuto il coraggio di rompere, anche se quest’ultima non aveva capito molto bene la situazione.
Dopo circa 20 minuti, eccoli arrivati. Scesero dalla macchina, senza proferire parola. Matt lanciò un’occhiata a Eri, cercando di comprendere il perché di quel silenzio imbarazzante durato tutto il viaggio. Ma certo, forse era ancora la questione Jason. Forse era ripiombata ancora in quei pensieri cupi e non aveva avuto voglia di parlare.
La piazza davanti al cinema era piuttosto gremita, così Matt decise di andare a cercare gli altri, consigliando alle due ragazze di aspettare lì.
 

 
“Secondo me, Matt era un po’ arrabbiato stasera…”. Miki la guardò con fare interrogativo. “Non ha detto niente per tutto il viaggio. Forse è per colpa mia.” Eri ripensò alle sue parole. Chissà, magari Matt si era scocciato di quelle sue battutine… certo, era un tipo un po’ timido, ma che poi si scioglieva. Invece in macchina era stato di ghiaccio tutto il tempo.
“Perché, che cosa hai detto?”. Eri agirò leggermente la mano come per dirle di lasciar perdere. Giusto, Miki non conosceva le battute che era solita fare a Matt; forse doveva stare più attenta a ciò che diceva. Dopotutto, Miki avrebbe potuto fraintendere.
Mentre cercava i suoi amici tra la folla, finalmente li vide. Li salutò saltellando per farsi individuare tra tutta quella gente.
Dopo essersi salutati con le dovute presentazioni, si avviarono verso la sala giochi, visto che comunque i fuochi ci sarebbero stati tra un bel po’. Si sarebbero divertiti, nel frattempo.
 
 
Quella sala giochi, posta in un edificio contiguo al cinema, era davvero molto grande, e offriva una vasta gamma di passatempi e sfizi per ogni occasione. Da quelli adatti al giocatore singolo a quelli di gruppo, passando poi da quelli di concentrazione a quelli più movimentati. Insomma, ce n’era per tutti i gusti. La caciara non era nemmeno eccessivamente frastornante, rivelandosi quindi anche un ottimo posto per scambiare due chiacchiere in compagnia.
Angelo e il resto del gruppo si fermarono per decidere un po’ il da farsi. Anche se non avrebbe voluto, sentiva una certa tensione nell’aria. A quanto pare Thomas aveva deciso di non perdonarlo per quella sfuriata che aveva fatto. Effettivamente aveva perso un po’ il controllo, ma quel periodo non era per niente facile per lui. Una marea di sensazioni sconosciute che non sapeva come affrontare; sperava solo di non combinare ulteriori disastri con le persone a cui teneva di più.
Alla fine, l’unica attrazione disponibile pareva essere il bowling, perciò decisero all’unanimità di fare una partita. Il turno di Angelo toccava proprio per primo, mentre gli altri lo osservavano dalla panchina, in mezzo all’eccitazione delle ragazze per la competizione.
Infilò i diti pollice, indice e anulare nei tre buchi previsti dalla palla verde, quella di peso medio; inclinò leggermente il polso, prese la mira… e tirò. Osservò la palla percorrere tutto il suo tragitto, quando vide che solo un birillo era rimasto su. Peccato! Avrebbe sicuramente provato a fare uno ‘spare’.
Aspettò che la palla ritornasse, per tentare il suo secondo tiro. Si preannunciava piuttosto facile, a dire il vero. In fondo si trattava solo di un birillo. Prese nuovamente la mira e lasciò andare la palla. La traiettoria era palesemente giusta, ma aspettò di vedere il birillo per terra prima di esultare felice. Batté un 5 alle ragazze, che l’avevano sostenuto con un piccolo tifo; che simpatiche! Si sedette sulla panchina messa lì a disposizione insieme a Matt e Thomas, per osservare i turni altrui. Ma una voce si infilò insidiosa nella sua testa.
“Povero principino, non ha fatto strike!”
Si voltò immediatamente verso la fonte di quella voce. E vide che Thomas lo guardava davvero torvo; era stato lui a pronunciare quelle parole. A quanto pareva ancora non gli era passata quella sua sfuriata; ma perché ne stava facendo una questione così eclatante? E soprattutto, perché anche in presenza degli altri? Era solo una faccenda tra loro due, che avrebbero dovuto risolvere privatamente. Ma Thomas non sembrava della stessa opinione.
Alla sua destra, per fortuna, Matt sembrava non essersi accorto di nulla. Anzi, era talmente assorto a guardare il tiro di Miki che si gingillava con la piccola collana che portava al collo. Meglio così. Meno spiegazioni da dare, specialmente di una questione da cui avrebbe fatto meglio a restare fuori.
 

 
Aveva fatto finta di nulla, di non sentire; ma era impossibile non aver udito quella palese frecciatina che Thomas aveva rivolto ad Angelo. Da quando i loro rapporti erano così tesi? Non che si immischiasse molto delle amicizie altrui, ma non gli pareva che Thomas o Angelo gli avessero mai parlato di un presunto litigio, o nemmeno fatto presumere un tale avvenimento. Si immaginò quindi che dovesse essere una questione fresca fresca.
Era arrivato il turno di Eri: la vide prendere la palla più leggera che, a discapito delle apparenze, non era quella rosa, colore preferito della ragazza. Si mise al centro della pista, con le gambe leggermente piegate e il busto non troppo in avanti. Molleggiò il braccio, avanti e indietro, ma quando fu il momento di tirare… la palla seguì tutt’altra direzione! Forse a causa del bilanciamento troppo scarso, Eri perse l’equilibrio e cadde all’indietro, anche se non sembrava niente di grave.
Matt si precipitò immediatamente dall’amica, seguito a ruota da Miki e Thomas, la quale tentò di assicurarsi che stesse bene. Fortunatamente l’amica aveva preso quel piccolo inconveniente sul ridere, nonostante avesse battuto leggermente per terra. Matt la prese un po’ in giro affettuosamente, dopodiché alzò lo sguardo. Con la coda dell’occhio vide Angelo uscire a passo veloce dalla sala; doveva essere per ciò che era successo prima. La tentazione di seguirlo era tanta, almeno per verificare che non gli servisse un supporto morale, o semplicemente qualcuno con cui sfogarsi e perché no, pure mandare al diavolo Thomas. Gettò un’occhiata in direzione di Eri; stava bene, non dava segni di essersi fatta un gran male. E in fondo mancavano ancora due turni prima del suo, quindi anche se si fosse assentato per un po’ non se ne sarebbe accorto nessuno. Be’ sì, si poteva anche fare.
Con assoluta nonchalance si allontanò dal gruppo, prima a piccoli passi furtivi, poi correndo, sperando di trovare il suo amico in tutta quella confusione. Poteva essersi cacciato ovunque.
Fortuna volle che come uscì dalla sala, vide Angelo addossato ad una macchinetta. Teneva le braccia incrociate e lo sguardo basso; sembrava davvero irritato dall’accaduto. Matt fece per avvicinarsi verso di lui, quando uno scatto d’ira colpì Angelo: con un forte calcio colpì la macchinetta, facendola tremare.
“Vaffanculo!”
Subito dopo quel gesto sembrava stare meglio. Dopo quella scena Matt pensò stupidamente che forse potesse essere pericoloso avvicinarsi a qualcuno in quelle condizioni… Avesse potuto, probabilmente quella macchinetta l’avrebbe finita, di calci. Come fece qualche altro passo verso di lui, finalmente si accorse della sua presenza; ma come lo vide, fece una faccia scocciata, di quello che non vuole essere disturbato durante i suoi momenti peggiori. Matt si avvicinò ancora ad Angelo, e si mise di fronte a lui, a braccia conserte appoggiato alla macchinetta, aspettando una risposta più esplicita. Vide però che Angelo continuava a rifuggire il suo sguardo, e Matt prese per buona quella risposta.
“Ok, ho capito”. Matt alzò le braccia in segno di resa, e si voltò, incamminandosi nuovamente verso la sala giochi.
“No… aspetta…”. La voce di Angelo lo trattenne; il suo tono era un misto tra il disperato e il dispiaciuto. Quando Matt si girò, incontrò lo sguardo dell’amico, e dalla sua espressione poté capire che non voleva essere sgarbato con lui. Semplicemente era una di quelle occasioni dove si combina un disastro dietro l’altro. Matt si riappoggiò alla macchinetta. “Stai un po’ qui…”. Pronunciò quella frase con un mix di intonazioni; non era una richiesta, ma nemmeno una domanda. Voleva solo qualcuno che stesse lì. Anche in silenzio.
Matt osservò l’amico fissare il vuoto, ogni tanto poggiare lo sguardo altrove per poi ritrovare la sua espressione fissa. Effettivamente stava riflettendo sulla situazione, che non doveva essere per niente piacevole. Ripensandoci, in quegl’ultimi tempi si era ritrovato davvero molte volte ad essere una sorta di confidente silenzioso per qualcuno. E tutto sommato  quel ruolo gli piaceva, perché era quello l’unico e solo modo con cui sapeva stare vicino ad una persona. Osservare i suoi sguardi, percepire i suoi pensieri…  era capace solo di questo. Ad un tratto gli parve di vedere i suoi occhi diventare lucidi. Ma forse era solo un’allucinazione. Discretamente cercò di controllare meglio: non aveva avuto una visione. Se un tipo come Angelo,  un ragazzo forte a suo parere, si trovava davvero in quello condizioni, significava che forse dietro c’era di più di una semplice battutina causata forse dalla luna storta della serata. Ma sicuramente era qualcosa di così grosso che non gli avrebbe mai confidato e, sinceramente, non se la sentiva nemmeno di portarsi appresso un fardello così pesante. Doveva solo sdrammatizzare un po’ la situazione, così come faceva sempre. Si guardò rapidamente intorno cercando di trovare il primo argomento utile di conversazione.
“Vuoi qualcosa da bere?”
Angelo alzò lo sguardo, probabilmente capendo al volo le intenzioni dell’amico. Fece un flebile sorrisetto di assenso. Matt scorse le varie bibite, cercando al contempo gli spiccioli in tasca.
“Cosa preferisci? Coca, Fanta, Sprite…?”
“Fanta va bene.” Matt si voltò sorridente.
“Davvero? Abbiamo gli stessi gusti!”. Inserì gli spiccioli dove di consueto, aspettando la sua bella lattina di aranciata fresca. Come uscì, la raccolse e gliela porse amichevolmente.
Angelo fece per prendere la lattina, quando Matt sentì per un solo, minuscolo istante le loro mani che si toccavano. Come spaventato da quell’improvviso contatto fisico, d’istinto lasciò cadere la lattina a terra, la quale si deformò inevitabilmente.
“Oddio scusa…!”. Matt vide Angelo abbassarsi immediatamente per raccattarla, ma visto ciò che era appena successo pensò che una persona per raccogliere una lattina fosse più che sufficiente. Angelo era in procinto di aprirla, e allungò il braccio per quanto più gli era possibile, sperando che non fuoriuscisse troppo. Alzò lentamente la linguetta di metallo, finché non sentì che si era aperta. Ma aveva leggermente sbagliato i suoi calcoli.
Una piccola schiumetta fuoriuscì dalla lattina, e Angelo, forse per la sorpresa, agitò il polso in maniera talmente bislacca da rovesciare ulteriore aranciata per terra. Inutile dire che aveva fatto un pastrocchio totale. Matt, dopo un attimo di perplessità, cercò lo sguardo complice di Angelo, e i due scoppiarono a ridere.
“Che schifo!” esclamò Angelo, mentre cercava di sgrondarsi da tutta l’aranciata che gli era finita addosso. Mentre stava ancora ridendo e dandosi dello scemo per quanto successo, si voltò e vide in lontananza l’uomo delle pulizie che si stava pericolosamente avvicinando verso di loro.
“Matt, se ci becca ci fa un culo così! Filiamocela!”. Con uno scatto repentino, riuscì a posare la lattina chissà dove e a scappare sperando che il tizio non li avesse inquadrati. Afferrò il braccio di Matt, che sembrava non aver ancora realizzato a pieno la situazione, e lo trascinò con lui verso la sala giochi.

 

Eccoci al quinto capitolo ^^ Ringrazio Miu_Ana e Kokky per le recensioni ^^ Sono felice che la storia vi piaccia! ^_^ Buona lettura a tutti quanti!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 


Corsero a più non posso senza mai guardarsi indietro, finché non ritornarono al bowling. Cercarono tra la folla i loro amici, ma invano. Dove cavolo erano finiti?
“Magari non vedendoci più sono venuti a cercarci…” ipotizzò Matt.
“Nah, non penso”. Da fuori si udirono dei forti botti. “… I fuochi! Hanno iniziato a spararli!”
Giusto, che scemo! Il motivo per cui si erano diretti lì era proprio per la festa del paese… Angelo gli fece cenno di andare, e lo seguì; ma arrivati all’uscita videro un ammasso di persone infinito. Destreggiarsi tra tutta quella folla sarebbe stata dura.
“Fai prima se ti arreggi a me. Così non ci perdiamo…”. La proposta di Angelo in effetti era l’unica possibile, se speravano di uscire vivi da quella giungla.
Si fecero coraggio e si addentrarono tra la gente, Matt saldamente legato al braccio di Angelo che, per fortuna, aveva avuto il buon senso di porgergli quello asciutto. Dopo un estenuante pigia-pigia riuscirono a raggiungere la piazza principale, dalla quale era possibile ammirare i bellissimi fuochi. Si guardarono ancora intorno per tentare di avvistare il resto del gruppo.
“Non vedo gli altri…”
“Nemmeno io. Stiamo qui?”
Matt accettò volentieri, non aveva certo voglia di ritentare la fortuna col rischio di rimanere spiaccicato come una sardina. Tutto sommato non si erano fermati in un posto così malaccio; insomma, poteva andargli peggio. Oltretutto ciò che dovevano guardare si trovava in cielo, quindi si sarebbero goduti comunque un posto in prima fila.
I fuochi erano davvero stupendi: avevano cominciato con qualcosa di semplice, come quelli che esplodevano come piccole stelle colorate, simbolo dello stemma del paese; erano passati poi a qualcosa di meno scoppiettante, come i fuochi a paracadute; si susseguivano poi vari tipi di fuochi, valorizzati ancor di più dal bellissimo cielo di luglio che li vedeva protagonisti.
In mezzo a tutto quel frastuono e quella meraviglia, sentì Angelo dirgli qualcosa.
“Ho freddo…”
Matt distolse il suo sguardo assorto dai fuochi, per voltarsi incredulo verso l’amico.
“Freddo? Fa un caldo che si muore… Sicuro di star bene?”
Angelo si portò una mano alla fronte. Non sapeva dire se scottasse o meno, da solo non era capace di sentire.
“Boh, non so. Però è da prima che ho un po’ di mal di testa…”
“Mmm… sennò chiamo Thomas un momento e gli chiedo se può riportarti a casa…”
Al solo sentire il nome ‘Thomas’, Angelo inorridì. Era impossibile non notare quella reazione strana, quantomeno esagerata, e Matt intuì a ragione qualcosa.
“Lo sapevo, è successo qualcosa, vero?”. Matt disse quella frase quasi senza pensarci, per non sembrare un tipo troppo distaccato.
“Fatti gli affari tuoi. Non sono questioni che ti riguardano.”
Se Angelo voleva far rimanere di sasso Matt, be’, c’era riuscito, eccome. Non si aspettava tutta quella freddezza, oltretutto dopo aver avuto l’impressione che andassero abbastanza d’accordo. Le cattiverie di Matt cominciarono a venire a galla: certo, se lui si comportava così anche con Thomas, poteva capire il perché di quelle frecciatine…
Scacciò subito quei pensieri; preferiva pensare che fosse un attimo di debolezza, che fosse solo un po’ irritato, anche se questo andava contro la sua filosofia. Una possibile luna storta non giustificava certo il fatto di trattar male una persona, ma per quella sera si trovò a dover fare un’eccezione in nome di una buona causa.
“Matt!!” Il ragazzo si voltò all’improvviso, quando vide le ragazze e Thomas venire verso di lui. “Ma dove vi eravate cacciati? Vi abbiamo cercato dappertutto!”
Matt si scusò con gli altri e raccontò bene o male l’accaduto, esprimendo dispiacere per l’essersi persi di vista.
“Sentite… Angelo non si sente molto bene, lo riaccompagno a casa…”
Dal gruppo si sentì una sorta di mugolio, specialmente da parte di Miki. Non voleva pensare che la ragazza nutrisse un qualche strano interessamento, ma gli venne da sorridere pensando a Eri che infrascava il cervello dell’amica con qualche pettegolezzo su Angelo.
Il resto del gruppo decise di accompagnarli fino alla macchina, e visto che non aveva molto senso rimanere solo in tre, decisero di tornarsene a casa anche loro. Ma non prima che Thomas lo prendesse per un braccio e lo portasse lontano da orecchi indiscreti. Quando si fu assicurato che nessuno avrebbe potuto sentirli, cominciò a parlare.
“Io te lo dico Matt, stagli lontano il più possibile. È solo un bambino viziato, quello. E non lo dico perché abbiamo discusso… È sempre stato così. Lui è il più bello, lui è il più bravo, lui è il più perfetto. Lui, lui, lui. Solo lui nel suo universo.” Matt osservava l’amico con occhi spalancati. “Non mi guardare così, dai. Volevo solo metterti in guardia sulla persona che è. Poi fai tu…”
Era ancora incredulo di fronte a quelle parole, a dirla tutta. Certo, che Angelo fosse il figlio di papà viziatello se n’erano resi conto un po’ tutti, ma non pensava che quella sua caratteristica fosse così compromettente per un’amicizia. Ripensando anche a ciò che era successo al bowling, sebbene fosse stato Thomas a provocarlo, aveva avuto una reazione davvero troppo eccessiva. Per non parlare del modo in cui l’aveva zittito poco prima! Aveva cercato solo di essere garbato, non c’era davvero bisogno di rispondere in quel modo. Aveva ancora troppo poco in mano per poter giudicare, ma forse non era del tutto fuori luogo la considerazione che Thomas aveva appena fatto su Angelo.
Thomas stava per continuare il suo discorso, ma dalla sua bocca uscirono frasi completamente sconnesse dal discorso di prima. Non appena si voltò capì il perché. Angelo. Si augurò che non avesse sentito nulla.
“Allora andiamo?”
Che tono insolente. Si voltò nuovamente verso Thomas, e il suo sguardo diceva tutto. Era davvero un ragazzo troppo buono, e non ce la faceva a pensare ad Angelo come a un cattivo ragazzo.
Fece di sì con la testa, dopodiché Angelo, Eri e Miki salirono tutti in macchina con Matt.
 

 
Ci mancava solo che anche Matt finisse per odiarlo e avrebbe ottenuto il trofeo per ‘il maggior numero di possibili amici allontanati’. Ottimo. Tanto succedeva sempre così; bastava un passo falso ed ecco che la persona spariva nel nulla. Certo, ormai Matt si era offerto di riaccompagnarlo, anche perché di stare con Thomas non se ne parlava nemmeno; ma era certo che, se Matt avesse potuto, l’avrebbe scaricato per strada a calci senza nemmeno pensarci due volte. Era stato un po’ sgarbato prima, e questo lo riconosceva. Ma non voleva permettergli di venire a conoscenza dei suoi fatti personali, tantomeno quelli che lo mettevano in cattiva luce. E poi vabbè, anche solo per una questione d’orgoglio…
Mentre ascoltava gli altri chiacchierare, non poté fare a meno di notare di essere l’unico a tacere. Non aveva molta voglia di parlare. Si sentiva davvero imbarazzato. Aveva paura che, dopo aver scaricato Eri e Miki, Matt gli avrebbe fatto una partaccia, o comunque niente di piacevole. C’era da considerare poi che una volta a casa avrebbe dovuto fare i conti con Sasha, sicuramente subito lì pronto con le sue domande idiote. Una prospettiva non molto idilliaca, insomma.
“… eh, Angelo?”. Come sentì il suo nome si risvegliò da quella catena di pensieri.
“C-come? Ero distratto…”. Bene. Ci mancava pure quella.
“Ti ho chiesto come ti senti!”. A parlare era stata Miki, l’amica di Eri. Ma di che s’impicciava? Era ovvio che non stesse bene, no? Cercò comunque di mascherare alla meno peggio il suo nervosismo.
“Insomma, così e così… ma tanto entro domani mi passa, stai tranquilla.” Già. Quella era stata la sua perenne sfortuna per tutto il periodo scolastico. Prendere la febbre per lui era un caso raro, e quelle poche volte che succedeva durava solo un paio di giorni. Bella sfiga.
Finché Eri e Miki non furono scese, proferì solo quelle parole. Aveva già combinato abbastanza disastri da convincerlo a non parlare troppo. C’era da dire però che l’immagine di Matt e Thomas che confabulavano lo rendeva inquieto. Come se non si fosse accorto che, non appena era arrivato lui, Thomas aveva prontamente cambiato discorso. Sicuramente stavano parlando di lui. Quasi certamente Thomas aveva cercato di screditarlo davanti agli occhi di Matt. Chissà cosa gli aveva detto…
“Senti…”. All’improvviso Matt si rivolse a lui. “Ti va bene se per stanotte dormi da me? Visto che siamo praticamente arrivati…”
Dormire da Matt? Ma stava scherzando? Probabilmente stava tramando qualcosa. Dopo il modo in cui gli si era rivolto aveva ancora voglia di sopportarlo? Ammirevole, il ragazzo. Riflettendoci bene, comunque, gli avrebbe evitato l’incontro praticamente obbligato con quell’odioso di Sasha, e sarebbe restato senza pensieri per un po’. Non era una cattiva idea. Accettò l’idea dell’amico senza pensarci più di tanto: riflettere gli faceva venire il mal di testa, e non era proprio il caso.
Dopo aver parcheggiato fortunatamente davanti casa, si avviarono verso la porta.
“Facciamo piano che i miei dormono…”
Ad Angelo sembrò strana quell’affermazione, dato che i suoi in casa non c’erano praticamente mai. Sempre fuori in viaggio per lavoro o per piacere, anche se ormai non ci faceva più caso; fin da piccolo era stato abituato così.
Matt aprì piano piano la porta, tentando di fare meno rumore possibile e, comunicando a gesti, gli fece cenno di salire le scale e di aspettarlo lì. Fece come gli aveva detto l’amico, e si strinse le braccia al petto dal freddo. Dannazione, la febbre stava salendo. Dopo qualche minuto Matt lo raggiunse, ed insieme entrarono dentro ad una camera da letto. Sicuramente quella di Matt, a giudicare da come era arredata.
“Vado a prendere il materasso e il lenzuolo…”
Angelo annuì e osservò il biondino uscire dalla stanza. Certo che quei pantaloni gli stavano davvero bene…
No! Che stava pensando? Ecco, era successo un’altra volta. Ultimamente capitava sempre più spesso. Vedeva Matt, o semplicemente lo pensava e… ecco che partivano dalla sua mente apprezzamenti sbucati dal nulla. Non riusciva a controllare quei pensieri, ed era proprio quello che gli faceva più paura. Qualcosa dentro di lui stava cambiando, in una maniera che non avrebbe mai voluto. Aveva paura di come le cose sarebbero potute evolvere; ed essere a casa di Matt, febbricitante, immerso in quel buio non migliorava certo le cose.
Si sedette sul letto di Matt, e si distese; quasi d’impulso ne odorò il profumo. Era davvero buono… ma non appena si rese conto di quello che stava facendo, si maledì con tutto se stesso. Doveva tenere a freno i suoi istinti. Non doveva permettere a Matt di avvicinarsi troppo a lui; doveva trovare il modo per allontanarlo il più possibile. Era già sulla buona strada, ma dentro di sé si sentiva davvero combattuto. Da una parte voleva stare con Matt, la sua compagnia gli era piacevole in fondo; tuttavia quel ragazzo era anche la fonte dei suoi scombussolamenti ormonali, per dirla così, e più che gli stava vicino e più che la situazione sarebbe peggiorata. Non sapeva proprio che fare.
D’un tratto vide Matt rientrare con tutto l’occorrente. Dopo aver sistemato il materasso si accorse che si era buttato sul letto.
“Dormi?”
A quella domanda Angelo realizzò che aveva occupato abusivamente un letto non suo.
“No, scusa… adesso mi alzo.” Tirò su la testa con un gesto repentino, che gli provocò un dolore assurdo. Stava davvero male. Matt si avvicinò e gli fece segno di restare giù. Sentì la mano di Matt sul suo braccio, e quel contatto, appena visibile alla flebile luce notturna, lo fece palpitare. Si stava lasciando troppo andare. Doveva controllarsi di più.
“Accidenti, adesso si mette pure a piovere. Per un pelo…”
Matt si voltò verso la finestra. Il controluce perfetto permetteva di vedere il profilo del suo viso. Angelo distolse lo sguardo. Se avere la febbre gli procurava sempre quel tipo di pensieri, allora desiderava stare sano per tutta la vita. Si stava struggendo.
All’improvviso il temporale si scatenò. Accidenti a lui che aveva paura dei fulmini… Si era trattenuto dal palesare segni di paura, mostrare le sue debolezze non era proprio nel suo stile. Ma a quanto pare a Matt non era sfuggito il modo in cui aveva strinto le coperte. Gli sorrise come per prenderlo scherzosamente in giro e gli diede una piccola spinta affettuosa sulla testa.
Inutile dire che quel gesto lo mandò nella confusione più totale. Se qualcuno avesse acceso la luce, probabilmente lo avrebbe trovato davvero rosso in viso.
“Dai, rimango qui con te.” Detto questo, Matt si sedette sul suo letto, accanto ad Angelo.

 

Eccoci al sesto capitolo! Finalmente qualcosa si muove! XD Spero vi piaccia! Ringrazio ancora Kokky per la recensione ^^
Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



In un certo senso gli faceva tenerezza. Sembrava quasi imbarazzato da quella sua paura, pareva quasi un bambino. In quel momento provava un sentimento di strana tranquillità. Non riusciva ancora a credere alle parole di Thomas. Angelo decise di spezzare quel silenzio imbarazzante.
“Senti… Thomas ti ha detto qualcosa di me, vero?”
Matt scoppiò in una leggera risata.
“Sì, mi ha parlato di te.” Posò il mento sul braccio destro, mentre fissava Angelo. L’altro, dal canto suo, si aspettava una risposta un po’ più esauriente, anche se già probabilmente si immaginava dove fosse andato a parare Thomas.
“Però io non gli credo. Se ha ragione o meno voglio vederlo con i miei occhi.”
Angelo inarcò le sopracciglia, sorpreso e quasi intenerito.
“Davvero?” Disse quella frase stringendo ancora la coperta. Era davvero tenero…
Matt guardò altrove. Da quando si metteva a pensare quelle cose? E non era la prima volta… Forse era colpa di Eri e di tutte quelle sue battute stupide. Gli aveva talmente infrascato il cervello che probabilmente quelle frasi gli erano entrate in circolo senza nemmeno accorgersene. Guardò verso la finestra quando il temporale esplose di nuovo. Si voltò nuovamente verso Angelo.
“Mi ha detto che sei viziato…” Matt lo guardò negli occhi con un sorriso malizioso sulle labbra. “presuntuoso, egocentrico…”
Angelo chiuse gli occhi, come se si sentisse messo a nudo. E in effetti lo era. Ma quella di Matt non era una polemica, tantomeno una critica. Aveva già detto ad Angelo che avrebbe verificato di persona quelle affermazioni, e così avrebbe fatto.
“Però, come ti ho già detto… non voglio farmi influenzare da opinioni altrui. Vedo che andiamo abbastanza d’accordo, o mi sbaglio?”
Angelo sorrise amareggiato.
“Come fai a dire queste cose…” tirò un sospiro profondo “Ti ho trattato da cani, stasera.”
In effetti quello che diceva Angelo era vero. Non era stato troppo con gentile con lui, ma in qualche modo gli faceva un po’ pena. Se pensava all’ambiente in cui era cresciuto, era abbastanza inevitabile che venisse su così. Però tutto sommato non era male.
“Mmm… Sei perdonato!” Matt sorrise amichevolmente. “Senti… È evidente che siamo due persone differenti, però… Penso che potremmo andare davvero d’accordo.”
Che strano discorso, adesso che ci pensava. In genere due persone diventano semplicemente amiche, se sono compatibili, senza alcun discorso di sorta. Ma Angelo aveva qualcosa di più, qualcosa che lo attirava come una calamita. E una sorta di sesto senso gli diceva che tentare di trovare un compromesso tra i loro caratteri era la cosa migliore da fare al momento.
Angelo lo guardò sbalordito; le sue parole dovevano averlo colpito davvero moltissimo. Che Matt potesse diventare il primo, vero amico di Angelo? L’esito di quella situazione era ancora un’incognita. L’altro per tutta risposta sorrise, senza proferire parola; evidentemente la febbre e il sonno lo dovevano aver stancato molto.
Sbadigliò, tentando di cacciare il sonno, con vani sforzi.
“Io andrei a dormire… Per qualsiasi problema, io sono lì” e indicò il piccolo materasso posato per terra, sul quale aveva deciso di dormire lui. Si alzò dal letto, ma poi si voltò verso Angelo come se qualcosa gli fosse venuto in mente. “Ehm… ti scoccia se mi cambio qui?”
Quella richiesta apparve strana a Matt quanto ad Angelo. Matt non poteva sapere la tempesta che si stava agitando dentro Angelo, ma conosceva bene la sua. Sembrava quasi volerlo fare apposta, di cambiarsi lì.
“Nessun problema.” Fu la risposta dell’altro.
Matt si voltò verso la finestra, quasi con un senso di pudore vero Angelo; poi cominciò sfilandosi la maglietta. Aveva un corpo davvero bello, semplicemente perché c’era nato. Non era un tipo palestrato, tantomeno amava passare ore e ore a scolpire i suoi pettorali. Ma nonostante questo il suo fisico era davvero asciutto. Si sfilò poi i pantaloni, rimanendo in boxer. Si sentiva un po’ imbarazzato in quel momento, soprattutto a causa di quel silenzio imperturbabile. Angelo non diceva niente; si chiedeva dove stesse guardando, in quel momento. Si infilò una leggera magliettina di cotone adatta per dormire, dopodiché si buttò sul materasso.
Augurò buonanotte ad Angelo e, dopo aver ricevuto la sua risposta, si addormentò.


Quel temporale non ne voleva sapere di smettere. Guardò l’orologio a lancette fosforescenti attaccato al muro: erano quasi le 2. E lui ancora non dormiva. Provava un po’ di invidia vedendo l’amico che invece se ne stava lì beato sul letto, sognando chissà cosa. Il materasso era posto proprio vicino alla finestra; il rumore del temporale sembrava non disturbarlo affatto.
Era inquieto. E più che fissava Matt, e più che si agitava. Non osava ripensare al momento in cui gli aveva fornito quello spettacolo, cambiandosi proprio davanti a lui. Ma vedendo il suo viso illuminato dalla luce esterna non poteva fare a meno di pensare quanto fosse… bello. Bello, sì. Faceva molta fatica ad ammetterlo, ma era quello che pensava. Si immaginava con un dito a percorrere tutto il profilo del suo viso. Per fermarsi poi sulle labbra.
Un’idea folle attraversò la sua mente. In fondo, Matt stava dormendo. Non si sarebbe accorto di nulla, no? Se anche solo per un momento lui… Sarebbe stato un gesto pazzo. E se Matt se ne fosse accorto? Come glielo avrebbe spiegato? Gli avrebbe detto stupidamente che non riusciva a dormire? Non ci avrebbe mai creduto. Ma d’altra parte, una cosa che aveva imparato nella sua vita era quella di buttarsi. Che certi treni passano una sola volta e poi non passano più. Ed in quel momento, c’era soltanto lui. Matt dormiva beatamente. Non c’era niente di male nel fare un tentativo…
E allora decise. Si alzò silenziosamente dal letto, e a piccoli passi si avvicinò verso il materasso dove dormiva Matt. Scoprì di adorare quella sua espressione quando dormiva. Si abbassò lentamente, sussultando ad ogni piccolo respiro di Matt. Stava ancora dormendo. Poggiò una mano sull’estremità del materasso, come per arreggersi. Sperò che Matt non sentisse quel leggerissimo dislivello. Avvicinò il suo viso a quello del biondo. Adesso erano davvero vicinissimi. Erano talmente vicini che poteva sentire perfettamente il suo respiro e il suo profumo. Stava per fare una follia. Se voleva tirarsi indietro, quello era l’ultimo momento per farlo.
Ma decise di andare avanti. Osservò ancora le labbra di Matt. Fantastiche. Socchiuse gli occhi, e si avvicinò ancora di più. Si bagnò leggermente le labbra, dopodiché, delicatamente, baciò quella bellissima bocca. Come sentì quel contatto, il suo cuore sussultò. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Si sentiva… libero. Stava baciando Matt. Un ragazzo. Un ragazzo che lo faceva davvero impazzire.
Sentì il respiro di Matt farsi più forte. Angelo si spaventò un poco decidendo così di staccarsi, mentre si allontanava da quelle labbra magnifiche. Il respiro di Matt si regolarizzò. Avrebbe voluto continuare all’infinito a baciarlo, ma capiva che non poteva farlo. E soprattutto, non voleva, così di nascosto. Chissà come avrebbe reagito Matt, se lo avesse fatto da sveglio. Forse lo avrebbe respinto malamente, e avrebbe messo fine senza troppi complimenti a quell’amicizia. Decisamente non poteva permettersi di rovinare tutto.
Con passo furtivo se ne tornò a letto, sul letto di Matt, addormentandosi poco dopo.


Ecco il settimo capitolo ^^ Scusate se è un po' corto! Ma come vedete finalmente le cose si muovono un po'...
Ringrazio ancora Miu_Ana e Kokky per le recensioni, ormai lo sapete quanto mi faccia piacere riceverle ^^ A presto col prossimo capitolo, buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



Quando quella mattina Matt si svegliò, aveva la schiena tutta indolenzita. Si alzò svogliatamente e, dopo essersi stiracchiato, si strusciò ben bene gli occhi. Davanti a lui vide l’immagine di qualcuno che giaceva sul suo letto. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare tutto quello che era successo la sera prima, e il motivo per cui si ritrovava a dormire su un materasso. Si alzò cercando di non fare rumore e gettò un’occhiata verso Angelo: dormiva proprio beato.
Uscì dalla stanza e si avviò verso la cucina per fare colazione, quando vide che sua madre l’aveva preceduto. Le diede il buongiorno, e intanto si sedette aspettando il suo pasto mattutino, che la donna preparava sempre con piacere. E infatti il suo panino con la marmellata e il suo bicchiere di latte arrivarono in pochissimo tempo. Era già pronto a dare il primo morso a quel delizioso panino che sua madre lo interruppe.
“Forse non dovresti aspettare il tuo amico?” Matt la guardò emettendo un mugolio interrogativo. “C’è un ragazzo in camera tua…”. Decisamente gli passò la voglia di addentare con foga il suo panino, perlomeno non prima di aver sbrogliato quella situazione che sembrava aver creato non pochi dubbi a sua madre.
“Ehm… sì… Sai, ieri siamo usciti, non si sentiva troppo bene… e l’ho invitato a dormire qui.” Annuì con convinzione tornando a dedicarsi al suo famigerato panino con marmellata. Doveva sembra una cosa… naturale. E lo era, visto che non era successo niente.
Un attimo. Doveva succedere qualcosa?
No, certo che no. Semplicemente un suo amico era venuto a dormire da lui. Non succedeva quasi mai ma… come si suol dire, dettagli.
“Matt?”. Sentì la voce di sua madre che lo chiamava. “Hai intenzione di mangiarlo quel panino o no?”. Di colpo avvampò. Si rese conto solo in quel momento che era stato fermo su quel morso iniziale per troppo tempo. Doveva essere sembrato proprio un idiota!
In fretta e furia si ingozzò con il panino, come per cercare di colmare quell’attimo in cui sembrava essersi assopito su strani pensieri. Sorseggiava beatamente la sua tazza di latte, quando all’improvviso da dietro sentì dei passi sulle scale. Angelo doveva essersi svegliato. Si voltò e vide il ragazzo scendere le scale, per poi raggiungerlo lì al tavolo. Matt gli fece cenno di sedersi, mentre lui andava verso il frigo per riempirsi nuovamente il bicchiere. Si appoggiò di schiena al ripiano adiacente al frigo.
“Mamma, lui è Angelo… Angelo lei è… mamma”
“Sabrina, piacere.” I due si strinsero la mano, mentre Angelo arrossiva un po’. In effetti presentarsi da appena svegli era una scena abbastanza comica. Angelo si sedette, quando si accorse che Sabrina lo stava squadrando da capo a piedi.
“Accidenti che bel ragazzo, Matt!”. Se prima il volto di Angelo era di un tenue rosso imbarazzato, adesso era definitivamente un rosso semaforo.
“Mamma, per favore!
Matt sorrise scherzoso col bicchiere tra le labbra, e un po’ imbarazzato dal commento spontaneo dalla madre, quando si accorse di aver incrociato lo sguardo di Angelo più di una volta. Erano delle occhiate molto fugaci; si incontravano e si rifuggivano timidamente.
“Vabbè, noi torniamo in camera!” sentenziò alla fine Matt, trascinandosi dietro anche Angelo.
“A proposito, come ti senti oggi? Va un po’ meglio?”
Angelo annuì convinto. Meno male! Fortuna che aveva ragione lui a dire che sarebbe passato presto. Prendere la febbre poco prima di partire sarebbe stato un disastro!
Angelo guardò la stanza intorno a sé e Matt si accorse che era leggermente arrossito. Probabilmente stava pensando a qualcosa di imbarazzante, tipo le battutine di sua madre. Che donna fuori luogo, certe volte!
Comunque fosse,  era proprio felice. Sentiva che piano piano lui e Angelo stavano condividendo sempre più esperienze, e questo gli faceva davvero molto piacere. Sembrava quasi che Angelo… lo capisse, in qualche modo. Sentiva una sorta di feeling, per dirla così. Una sensazione a pelle.
All’improvviso squillò il telefono, e Matt si precipitò a rispondere.
“Pronto?”
“Matt, sono io, Eri! Che fai oggi pomeriggio?”
“Mmm… sono libero, perché?” Matt sorrise, avendo già capito che l’amica voleva vederlo per raccontargli chissà quali novità.
“Ti devo parlare di una cosa… Facciamo da me alle quattro?”
“Va bene… Ciao Eri.” Matt liquidò così l’amica; gli scocciava stare al telefono quando aveva ospiti, aveva paura che si annoiassero. Da una parte gli dispiaceva farlo, specialmente con Eri; amava molto la sua compagnia e le sue –ultimamente strane- battutine.
Dopo aver servito qualcosa anche ad Angelo, i due decisero d’incamminarsi.
“Ti accompagno a casa?”
 

 
C’erano un sacco di cose di cui voleva parlargli, in realtà. Ma Eri non sapeva quanto sarebbe riuscita a esprimere quel pomeriggio, e soprattutto come. L’unica cosa che sapeva è che doveva necessariamente dirgli di Jason; si sarebbe risparmiata la fatica di giustificare un sacco di situazioni. E poi, be’, ovvio, Matt era un amico molto intimo per lei.
Sentì suonare il campanello, e si mise sulla porta in trepidante attesa. Come lo vide uscire dall’ascensore che si apriva proprio davanti al suo appartamento, Eri fece i salti di gioia.
Non sapeva perché fosse così felice di vederlo; non che le altre volte non lo fosse, ma in quella situazione sembrava più euforica che mai.
Si salutarono abbracciandosi, e Matt gli diede un bacetto affettuoso sulla tempia. Lo fece accomodare sul quel morbido divano, mentre Eri si avviava a prendere qualcosa per il suo ospite. Ritornò con una bella tavoletta di cioccolato bianco, per il quale entrambi andavano matti. Ci fu un momento di silenzio mentre i due assaporavano felici l’aroma soave di quei quadretti bianchi.
“Allora, Eri? Che cosa volevi dirmi?” disse Matt, mentre si sistemava comodo sul divano con le gambe incrociate. Era proprio di casa.
Eri prese tempo finendo di gustare il sapore del cioccolato, dopodiché fece un respiro profondo per cercare le parole più adatte. Non voleva girarci troppo intorno, perciò scelse parole molto dirette.
“… Io e Jason ci siamo lasciati.”
Lo disse così. Tutto d’un fiato. E stranamente si accorse che le faceva molto meno male rispetto a qualche giorno prima. La presenza di Matt la metteva a suo agio, e sicuramente anche l’essersi sfogata con Miki aveva contribuito a quel suo stato d’animo positivo. Bene.
Matt la guardò prima stupito, poi con fare rassegnato.
“Me lo immaginavo… È per quella storia di New York, vero?” Eri annuì, con sguardo basso. “Che scemo, Jason. Non sa cosa si è perso.” Matt le diede un piccolo buffetto sulla guancia, cercando di consolarla un po’. Lo guardò con aria sognante.
“Magari fossero tutti come te, Matt…”. L’amico rise imbarazzato.
“Come me come?”. Matt rideva ancora. Non si rendeva proprio conto di essere davvero un bravissimo ragazzo.
“Be’… carino, dolce, affettuoso…” Eri abbassò lo sguardo arrossendo un po’. Quelle parole le stavano uscendo senza che lei ne fosse troppo consapevole. Già. Se fossero tutti così, i ragazzi…
Se Jason fosse stato così…
Eri si ritrovò ancora una volta ad osservare quello che era il suo migliore amico. Era perfetto. Aveva i suoi difetti, certo, ma i pregi li colmavano di gran lunga. Quel discorso, comunque, stava prendendo una piega troppo intima. Se avesse continuato così, forse avrebbe parlato fin troppo per quel pomeriggio.
“Ehm… poi com’è andata ieri sera?”. Cercò di smorzare la tensione cambiando discorso.
“Ah, è rimasto a dormire da me…”
Eri ci rimase di stucco. Avevano dormito insieme? Nello stesso letto? Sul divano? Dove? Voleva saperne di più.
“Ma tu non hai una camera per gli ospiti, Matt!”
“Infatti gli ho gentilmente prestato il mio letto… anzi, diciamo che se l’è preso, ma vabbè… “ Sorrideva mentre diceva quell’ultima frase. “Comunque io mi sono accontentato di un letto improvvisato…”
Eri non riusciva a crederci. Ma la cosa più strana era che nemmeno lei sapeva bene perché se la stesse prendendo così tanto. O forse sì…
“Ma… avete dormito nella stessa camera! Con me non lo hai mai fatto! Perché adesso, così all’improvviso, siete sempre appiccicati?!”. Stava inconsciamente alzando la voce. E stava diventando isterica. L’immagine che le si prospettava davanti la mandava in bestia.
“Adesso basta, Eri! Mi spieghi qual è il problema? Siamo amici, è una cosa normale!”. Matt si alzò infuriato dal divano. Non l’aveva mai visto così. Sentiva che se avesse continuato probabilmente l’avrebbe fatto arrabbiare sul serio, ma era più forte di lei. Voleva sapere. Doveva, sapere. Da quando erano così intimi? Se fino a poco tempo prima quasi gli stava antipatico!
“Non siete amici!”. A quell’affermazione, Eri vide il volto di Matt oscurarsi in una tonalità non proprio rosea.
“Tu non sai in che rapporti siamo!”. L’espressione di Matt era scocciata al massimo. Ed Eri era sbiancata. Quella frase era… così ambigua. Per un momento la sua mente fu percorsa da uno strano pensiero. Un pensiero dove quell’ambiguità si realizzava con tutta se stessa. No, non poteva essere così. Non Matt. Non in quel momento, almeno, che era diventato una presenza molto importante per lei.
E inoltre… loro due erano amici da così tanti anni! Come si permetteva uno stupido ragazzino viziato di portarglielo via così? Non significavano nulla, per lui, tutti quegli anni di amicizia? Bastava così poco per rimpiazzarla? Davvero un viziato figlioccio di papà aveva più importanza per lui? Certo, Angelo era un ragazzo, ed era senz’altro un’amicizia diversa da quella con una ragazza, però… si sentiva messa al secondo posto. E, soprattutto,  surclassata in un batter d’occhio.
All’improvviso, si sentì come se tutto ciò in cui aveva creduto in quel momento, potesse essere spazzato via solo con un soffio leggero. Non credeva fosse possibile poter perdere tutto così. All’improvviso.
Matt era rimasto a guardarla tutto il tempo. Il suo sguardo era ancora accigliato.
“Basta, io me ne torno a casa.”
Eri vide Matt avviarsi a passo veloce verso la porta. Non poteva lasciarlo andare via così.
Scattò velocemente dal divano e, incurante della situazione, lo raggiunse sulla soglia quasi sul punto di piangere. Era stata una cretina. Angelo non le avrebbe portato via proprio un bel niente. E se non fosse stato così, ci avrebbe pensato lei.
Lo vide abbassare la maniglia della porta. Non poteva andarsene!
Spinta forse da una parte nascosta del suo io, lo afferrò per un braccio, facendolo voltare. E lo baciò.

 

Ecco l'ottavo capitolo! Spero vi piaccia ^^ Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite ^^ Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



Adesso capiva tante cose. Ma non aveva proprio il tempo per rifletterci sopra. Staccò con decisione il braccio di Eri dal suo, così come le sue labbra. La ragazza era in lacrime. Nonostante l’avesse rifiutata con decisione, i suoi occhi lo guardavano ancora supplicanti.
“Eri. Ascoltami. Stai facendo una cazzata. Non ti rendi conto dei tuoi sentimen—“
“Me ne rendo perfettamente conto!”
Continuava a piangere, e Matt non sapeva cosa fare. Ma doveva distogliere l’amica da quell’intento stupido.
“Fai così solo per quello che è successo con Jason, credimi. Non dire cose di cui potresti pentirti…”
Lo guardava incredula, con gli occhi sgranati. Sembrava essersi offesa, per quelle parole.
“Lasciami!”. Eri tirò un lieve spintone a Matt. “E vattene via!”
Se prima il suo era stato un pianto bene o male pacato, adesso era esploso con tutta la sua forza. Si mise in ginocchio, coprendosi il viso con le mani; e piangendo.
Matt non poté far altro che seguire il volere della sua amica. Un po’ a malincuore chiuse il portone dietro di sé, e chiamò l’ascensore.
Si era cacciato proprio in un bel casino. Ma da Eri non se l’aspettava proprio. Dopotutto, lei e Jason non si era lasciati per mancanza d’amore, ma per cause di forza maggiore. Era più che ovvio che lei non accettasse così facilmente quella separazione. Probabilmente sentiva un vuoto enorme dentro di lei, e pensava di utilizzare lui per colmarlo. Sebbene quella fosse, almeno apparentemente, la strada meno dolorosa, era anche la più sbagliata. Fare il ‘chiodo scaccia chiodo’ non sarebbe servito a niente. Eri doveva accettare che lei e Jason si fossero lasciati, anche se ammetteva che non era cosa facile. Sperò solo che le passasse in fretta. Il tempo guarisce tutte le ferite, si sa.
Finalmente arrivò l’ascensore, e le porte si aprirono; vi entrò dentro. Schiacciò il pulsante del piano terra e, mentre guardava le porte che si richiudevano, si portò una mano alla fronte.
Quando fu quasi giunto a destinazione, gli sembrò di sentire il suo nome in lontananza. Ma sicuramente era stata solo un’impressione.

 
***
Agosto
 
“Allora Matt, hai preso tutto?”
“Sì, mamma, non ti preoccupare…”
Matt stava finendo di riempire ben bene la sua piccola valigia sotto i saggi – e pure un po’ pedanti – consigli di sua madre.
“Hai preso le mutande, vero?”
Matt scoppiò a ridere. Sua madre si preoccupava sempre della biancheria. Voleva assicurarsi che mettesse  a lavare quella sporca e indosso quella pulita ogni santo giorno, costringendolo sempre a portare un sacco di indumenti in più ‘per sicurezza’.
“Mamma, sto via solo qualche giorno, mica un anno! E comunque mal che vada mi arrangio.” Matt disse scherzoso quella frase per stuzzicare un po’ sua madre, che infatti partì in quarta ripetendogli quanto fosse importante questo e quello.
Mentre Matt se la rideva sotto i baffi ascoltando le originalissime obiezioni di sua madre, il campanello suonò. Pensò che sarebbe stata una buona occasione per fuggire da quella voce petulante. Scese con fare sportivo le scale, e aprì la porta. Davanti a lui, Eri.
Da quando avevano discusso qualche giorno prima non si erano più parlati; non stava a lui offrire spiegazioni per quell’occasione. E adesso se la ritrovava lì, sulla soglia di casa. Non avendo fissato niente, era sottinteso che avrebbero raggiunto gli altri al mare partendo separatamente. La cosa gli dispiaceva, ma far passare del tempo era la scelta migliore.
Decise di non tradire la sua espressione sorpresa e preoccupata, quindi abbozzò un lieve sorriso. Anche Eri sorrideva, come se non fosse successo nulla, anche se nel suo sguardo si poteva notare una smorfia di vergogna e imbarazzo.
Ci fu un momento di silenzio, rotto da Eri.
“Allora? È tutto pronto?”
La sua voce quasi tremava, ma il sorriso sulla sua faccia persisteva. Probabilmente aveva paura della reazione di Matt, e stava cercando un giusto compromesso. Ma lui in realtà non era arrabbiato con la sua amica, e l’aveva perdonata già da un bel po’.
Le sorrise amichevole, e la fece entrare.
“Finisco di preparare le ultime cose e arrivo.” Corse di sopra per prendere la piccola valigia. Salutò rapidamente sua madre con un bacetto sulla guancia, mentre dietro si lasciava le sue ultime raccomandazioni. Scese le scale e dopo un sospiro di sollievo parlò col sorriso sulle labbra.
“Andiamo insieme, vero?”
Eri annuì felice, e i due si avviarono verso la macchina.
 

 
Angelo sapeva perfettamente che quella mattinata sarebbe cominciata male, come del resto tutte le altre. Dalla cucina sentiva dei rumori, segno che Sasha si era già svegliato. E sicuramente era lì in agguato per rompergli le scatole. Avrebbe potuto evitare di entrare in cucina fino al momento in cui Sasha non se ne fosse andato all’università, ma quella mattina proprio non poteva fare tardi. Aveva già preparato tutto l’occorrente per quegli eccitanti giorni al mare che li attendevano.
In quegli ultimi giorni la sua mente era stata occupata da mille pensieri, e uno in particolare pulsava più degli altri. Per quanto cercasse di scacciarlo via, eccolo che ritornava sempre lì. Stava cominciando a farci l’abitudine e, in certo senso, se ne stava facendo una ragione. Era dura ammetterlo, ma Matt gli piaceva. Sì, gli piaceva, e molto. E l’unico motivo per cui quella mattina avrebbe affrontato l’incubo Sasha era solo quello. Perché non vedeva l’ora di incontrare Matt, tentare di capire quali fossero le sue tendenze e, successivamente, i suoi sentimenti. Da quello che aveva avuto modo di vedere, non sembrava proprio insensibile alle sue avance. Ma forse era solo una sua congettura.
Entrò in cucina già vestito per quella vacanza che si prospettava eccitante, ed ecco che lì al tavolo sedeva Sasha, impegnato in un’interessante lettura. Angelo prese posto come suo solito, e notò che il fratellastro lo stava ignorando con tutto se stesso.
“Adesso mi hai tolto anche il saluto?”
Sasha alzò lo sguardo dalla sua lettura, e sbuffò.
“Scusa, ero molto impegnato. Buongiorno, comunque.”
Quant’era arrogante. Pensava che si sarebbe bevuto una scusa del genere? Angelo stette lì ad aspettare le frecciatine mattutine del fratello, ma non arrivarono. Che fosse impazzito del tutto?
Era sul punto di versare la sua spremuta d’arancia nel bicchiere, quando si accorse che era sporco, e non poco. Con aria scocciata lo fece presente a Sasha.
“La spugna e il detersivo sono lì, mio caro.” Gli fece cenno di dirigersi verso l’acquaio. Capendo che dal fratellastro non avrebbe ottenuto nulla, si alzò per pulirlo. Non era molto abituato a fare le faccende domestiche di base, in quanto ci avevano sempre pensato gli altri per lui. Sapeva cucinare qualche cosina, ma nulla di più. Si potevano udire chiaramente i suoi sospiri profondi e scocciati di fronte a quella situazione. D’un tratto udì Sasha chiudere il libro.
“Vabbè, visto che non lo capisci con le cattive, te lo dirò con le buone.” Che frase assurda. Ma non era il contrario, in genere? “Smettila di comportarti così, e sii un po’ più umile. Lo sai perché la gente si allontana da te, no? Non sei un ragazzo stupido. Se vuoi che le tue amicizie durino più di qualche giorno o che diventino qualcosa di più profondo… cambia atteggiamento, Angelo. Le persone non saranno sempre lì a soddisfare ogni tuo capriccio.”
Angelo sbatté con veemenza ciò che aveva tra le mani, fortunatamente senza rompere nulla.
“Questo lo so benissimo.”
“Ma mi sembra di vedere che non hai amici, tanto meno una ragazza seria…”
Angelo odiava i tipi che gli facevano la paternale. E Sasha era proprio uno di loro.
“Stai sicuro che il motivo per cui non ho una ragazza non riguarda il mio carattere.”
Fortuna volle che lo sguardo di Angelo fosse rivolto verso il muro. Cosa aveva appena detto? Era impazzito forse? Decisamente, gli era scappata qualche parolina di troppo. Doveva cercare di riparare, alla meno peggio almeno.
“Ah no? E allora da cosa dipende?”
Certo che Sasha era un tipo davvero curioso. Troppo curioso, almeno per i suoi gusti. Decise che avrebbe troncato quell’argomento. Non erano affari suoi. Finì di lavare il suo bicchiere, e si sedette al tavolo, gustando con divenuta controvoglia la sua spremuta.
“Comunque un amico ce l’ho, e mi basta.”
“E ti vuole bene?” Il tono di Sasha sembrava stranamente essersi raddolcito.
“Sì.” Fu la sua unica, lapidaria risposta. In realtà non aveva la minima idea se Matt gli volesse bene – come amico, ovvio – , ma lo sperava davvero con tutto il suo cuore. Forse poteva rappresentare davvero quell’amico che non aveva mai avuto.
“Ok, allora sono tranquillo.” Il volto di Sasha fece una specie di sorriso. Che si stesse preoccupando per lui? Non era un’ipotesi da scartare, ma si sentiva confuso di fronte al suo comportamento. Che le sue battutine fossero solo un modo per fargli capire qualcosa? Anche se fosse stato così, ci avrebbe messo del tempo, prima di capirlo; aveva bisogno di esaminare tutto con calma.
Dopo quell’affermazione, Angelo si alzò, notando che Sasha lo seguiva con lo sguardo, augurandosi di non aver destato troppi sospetti con quelle sue frasi.
Finì di prepararsi, dopodiché si mise alla guida della sua Bmw, in direzione mare.

 


Ecco il nono capitolo ^^ Scusate se questa divisione in capitoli può apparire strana, in effetti lo è XD Non mi ero accorta che c'era un cambiamento temporale rilevante (da luglio ad agosto), ma ormai non potevo ripubblicare il capitolo precedente e dunque l'ho messo qui ^^ Scusate ancora ^^ Buona lettura e grazie a tutti voi, sia a chi ha messo la storia tra le seguite, sia a chi ha recensito ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Nessuno dei due si era ancora deciso ad affrontare la litigata di qualche giorno prima, ma Eri sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dire qualcosa. Se ne stava con un braccio posato sul finestrino completamente abbassato, mentre sentiva il vento scompigliarle i capelli. Da l’altro lato, Matt non distoglieva nemmeno per un attimo lo sguardo dalla strada, forse più per imbarazzo che per concentrazione. Se non fosse stato per la musica, si poteva dire che tra loro si era creato proprio un bel muro. Mancava ancora un’ora prima di giungere nella località prestabilita, ed Eri non aveva certo intenzione di farla passare così. Volle rompere il ghiaccio, arrivando subito al dunque.
“Scusa per l’altra volta.” Matt si voltò leggermente, senza distogliere l’attenzione dalla strada. “Avevi ragione tu. Non sapevo quello che stavo facendo…”
Matt sorrise, e mosse la testa come per dirle di non scusarsi.
“Lo avevo capito che non eri in te, non preoccuparti.”
Dopo aver udito quelle parole, Eri si tolse un peso dal cuore. Sembrava non essersela presa davvero, per fortuna. Come acquisì questa sicurezza, ritornò la ragazza logorroica di sempre.
“Provo una tale vergogna! Come mi è saltato in mente di fare una cosa simile?! Mi vengono i brividi se ci ripenso…”
Matt scoppiò a ridere.
“Ah, grazie, eh…” Eri si accorse solo dopo di aver creato un piccolo malinteso, e diede una piccola pacca sul braccio di Matt, ben cosciente che l’amico stesse solo scherzando.
“Ah, Eri…” Il volto di Matt si fece serio. “Al mare… ci sarà anche Jason.” Eri sbiancò.
“Cooooosa?! E chi l’ha invitato quello lì?” Tentò di buttarla sul ridere, ma era davvero sorpresa. Non si aspettava certo di rivederlo così presto. Chissà che effetto le avrebbe fatto…
“Non saprei… Comunque, c’è una novità, diciamo.” Matt tornò a guardare la strada.
“Ossia?”
“Mi ha detto che non verrà da solo…” Eri ci rimase di sasso. Non riusciva proprio a crederci!
“Una ragazza?”. Matt le fece di sì con la testa. Eri sgranò gli occhi. Com’era possibile? L’aveva già rimpiazzata così? Accidenti, doveva averla amata davvero tanto… In quel momento penso che, se quello che Matt le aveva appena detto era vero, un tipo come Jason aveva fatto meglio a perderlo, che trovarlo. Non solo si era già trovato un’altra ragazza, ma aveva addirittura la sfacciataggine di presentargliela!  Era ancora incredula di fronte a tutto quello. Le sembrava davvero impossibile. Una piccola vocina in fondo al suo cuore le diceva che forse Jason voleva solo farla ingelosire, per ricucire i rapporti; ma era una vocina molto molto debole, sovrastata di gran lunga da quella che diceva che Jason fosse davvero un poco di buono. Sospirò rassegnata, ringraziando silenziosamente Matt per averla avvertita prima di quella situazione, evitandole reazioni sicuramente incontrollate se l’avesse scoperto da sola. Decise di cambiare argomento e di stuzzicare un po’ l’amico, stavolta senza farsi prendere da crisi isteriche.
“Allora, con Angelo come va?”. Eri fissava attentamente l’amico, pronta a cogliere qualsiasi smorfia del suo viso. Ed eccolo che arrossiva.
“In che senso?”. Il suo tono stava sulla difensiva. Strano… ma allo stesso tempo curioso. La ragazza lo fissava ancora interessata.
“Secondo te? Parlo della vostra amicizia…” Cercava di provocarlo ma allo stesso tempo di non dire niente di esplicito. Osservare le sue reazioni era proprio un divertente passatempo. “E comunque… che cosa avevi capito?”
Il volto di Matt si stava colorando di rosso sempre più. Ed Eri era sempre più curiosa di sapere il perché di quella reazione. Si vedeva che Matt stava cercando una scusa plausibile, senza riuscirci.
“Non sarà mica che…” Alla ragazza scappò un risolino malizioso.
“Eri! Non pensare male, sei completamente fuori strada!”. Il volto dell’amica era sempre meno convinto, ma stentava ancora a crederci che ci fosse davvero qualcosa tra quei due, qualcosa di più profondo dell’amicizia. Certo, è risaputo che i belli e perfetti per ogni ragazza siano per la maggior parte dediti ad altri lidi, ma la possibilità che a Matt potessero piacere i ragazzi la stava prendendo seriamente in considerazione solo in quel momento. In fondo, per lei non aveva mai provato nessun tipo di attrazione, tantomeno aveva combinato qualcosa di serio con qualche ragazza. Ed ora, l’amicizia con Angelo, con cui stava coltivando un rapporto più profondo, anche se da poco, sembrava portargli via molto tempo.
Eri ridacchiò. Sarebbe stato quello il suo divertimento estivo: cercare di captare qualche comportamento ambiguo tra quei due. Sì, si sarebbe proprio divertita. E inoltre si sarebbe auto-proclamata consigliera sentimentale del suo migliore amico. Già; si preannunciava proprio un passatempo dilettevole.
Al momento, comunque, la cosa non la sconvolgeva più di tanto; lei e Matt erano amici da tanti anni, e ormai aveva imparato ad apprezzarlo per quello che era. Anzi, era quasi felice che forse anche Matt avesse trovato la sua strada per la felicità. E se quella felicità si chiamava Angelo, invece che Sara, Caterina o Chiara, le andava bene lo stesso; le bastava che il suo amico non soffrisse.
Si voltò verso Matt, e vide che il suo volto si era un po’ oscurato. Per lui doveva essere un tasto dolente. Si ripromise di offrirgli il suo totale appoggio, se fossero ricapitati in argomento.
Arrivarono in perfetto orario, e si diressero verso la casa estiva di Thomas, seguendo le indicazioni che gli aveva dato. Appena furono lì, gli si prospettò una scena alquanto singolare e temuta. Matt ed Eri si nascosero dietro un edificio lì vicino.
“Guarda un po’ chi c’è… Jason e l’ameba! Incredibile!”
Eri indicò sottovoce i due ragazzi, che sembravano in atteggiamenti intimi, almeno da parte di lei.
“L’ameba?”
“Sì! Guarda lì come gli sta appiccicata!”. Eri imitò la ragazza usando come vittima il povero amico, che se ne stava accanto a lei ridendo della sua caricatura.
“Ma guardala, come si atteggia! Ma chi si crede di essere?!”
Doveva ammetterlo: sotto sotto un po’ le rodeva. Pensare che qualche settimana prima poteva esserci lei al posto di quella là, le faceva davvero saltare i nervi. Una cosa era certa: quella situazione non faceva che affievolire i suoi sentimenti verso Jason, almeno superficialmente.
All’improvviso sentì un cellulare squillare. Non riconobbe la suoneria, quindi poteva essere solo quello di Matt. Lo vide prendere velocemente il cellulare e leggere interessato il contenuto del messaggio ricevuto. Gli scappò un sorrisetto.
“Angelo?”. Eccola che ritornava all’attacco. Matt emise un mugolio come per dire di no, mentre il suo sguardo era ancora incollato al cellulare. Eri si sporse per sbirciare un poco, quando l’amico le tolse rapidamente il telefono da sotto il naso. Aveva qualcosa da nascondere… Inutile dire che questo alimentò ancora di più la curiosità della ragazza, che prese quella reazione come una risposta affermativa.
Dopo aver scherzato un po’, videro i due allontanarsi, così ne approfittarono per salire in casa a depositare le loro cose.
Eri rimase sorpresa nel constatare che in realtà erano arrivati per ultimi; videro infatti le borse degli altri appoggiate sul letto. Dopo aver preso le stretto indispensabile, decisero di raggiungere gli altri, che probabilmente già si trovavano all’ombrellone che Thomas gli aveva indicato.
 

Ecco il decimo capitolo, scusate se è cortino ^^ Ringrazio come sempre le mie "fedeli lettrici" (posso chiamarvi così? XD) Kokky e Miu_Ana ^^
Buona lettura a tutti! 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


Era impossibile non avvertire quella tesa tensione che si era creata tra Angelo e Thomas, ancora indispettito da come Angelo lo aveva trattato quella volta al bar. Dal canto suo, Angelo se n’era fatto una ragione, aspettando pazientemente che l’amico gli chiedesse di fare pace.
Thomas però non sembrava molto intenzionato a porgere le sue scuse; in fondo non era lui che si era arrabbiato in quel modo. Aveva solo fatto una battuta innocente. Angelo era proprio un bravo ragazzo, sicuramente, ma troppo spesso pretendeva che gli altri facessero i suoi comodi. E Thomas era semplicemente arrivato al suo limite di sopportazione.
Lui e Angelo si scambiavano occhiate fulminee, intrinseche di sentimenti non proprio pacifici. Avrebbe voluto dirgliene quattro, ma la presenza di Miki glielo impediva categoricamente. Non aveva voglia di coinvolgere la ragazza nelle sue vicende personali, giustamente.
Ma l’occasione sembrò piovergli dal cielo. Miki si offrì di andare a prendere qualcosa da bere, e i due ragazzi ordinarono qualcosa: ci avrebbe messo più tempo, lasciandone ai due per discutere.
Quando si fu allontanata abbastanza, Thomas si avvicinò ad Angelo, seduto sulla spiaggina, tacendo. Aspettava che fosse lui a fare la prima mossa. All’improvviso si girò, e lo guardò con aria stanca. Forse questo litigio stava logorando anche lui.
Attese per qualche minuto, e quando vide che Angelo non si decideva a parlare, il suo irrefrenabile istinto pacifico prese il sopravvento.
“Quando la smettiamo di comportarci come due bambini, Angelo?” L’altro scattò subito sulla difensiva.
“È colpa tua se è successo tutto questo!” Thomas sospirò, rassegnato.
“Sempre colpa degli altri, eh…”
“Ma sei tu che mi hai provocato!”. Effettivamente non poteva dargli torto. Ma voleva impartire ad Angelo una sana lezione di vita, per cui decise di non dargliela vinta così.
“Angelo, stavo solo scherzando! Non puoi prendertela così solo per una battuta!”. Non che Angelo fosse un tipo permaloso, in realtà; semplicemente non amava che qualcuno gli facesse notare i suoi difetti. Quando questo accadeva, la sua reazione era sempre esagerata e fuori luogo.
Angelo  se ne stava in silenzio; forse aveva ceduto alle accuse dell’amico. Aveva avuto la strigliata che si meritava, e adesso Thomas era più che soddisfatto; amava avere l’ultima parola nelle discussioni. Pensò comunque che si fosse riscattato abbastanza, e decise di scusarsi.
Ci fu un attimo di silenzio.
“No… Scusami tu.” Thomas non riuscì a credere alle proprie orecchie.
“Ho avuto un’allucinazione o mi hai appena chiesto scusa?” Finse scherzosamente di pulirsi le orecchie, stuzzicando ancora una volta l’amico.
“Che palle!”
Angelo sbatté un piede sulla sabbia in segno di protesta, suscitando le risate di Thomas. Osservò un po’ il mare e i bagnanti, poi cambiò discorso.
“Ma quanto ci mette Miki? Doveva solo prendere due bibite…”
Thomas si alzò dalla spiaggina, voltandosi indietro per cercare la ragazza. Insieme a lei, vide anche il resto della comitiva. Li salutò energicamente, per farsi vedere; notò che Eri e Matt se ne stavano distaccati dagli altri, e poi capì il perché. Jason e la sua nuova ragazza. La notizia gli era arrivata lontanamente, ma non pensava fosse vero.
Angelo si voltò, e come vide gli altri sorrise; pareva contento che fossero arrivati a ‘salvarlo’ da quella discussione scomoda.
Dopo essersi salutati a dovere, ciascuno di loro si preparò per passare al meglio quella vacanza.
 

 
Matt capì da lontano un chilometro che Jason stava cercando il metodo più indolore per presentare la sua nuova ragazza. E alla fine non si spremette più di tanto, in quanto se ne arrivò insieme a lei davanti a lui ed Eri, che stavano simpaticamente confabulando.
Jason si schiarì la voce, cercando di attirare la loro attenzione. Matt poteva vedere chiaramente il volto di Eri contratto in un’espressione di superiorità.
“Ehm… lei è Jennifer. Jennifer, loro sono Eri e Matt…”
Le strinse la mano con voluta indifferenza, come per far capire a Jason che non approvava troppo le sue scelte. Sperò solo che Eri non combinasse guai. La ragazza strinse la mano alla sua rivale, e Matt tirò un sospirò di sollievo.
“Enchanté, mademoiselle.” Eri le prese la mano e fece un inchino, mentre un sorriso beffardo compariva sulla sua faccia; sorriso che mise in chiara difficoltà Jennifer, che non capiva il perché di quell’assurdo comportamento.
“Oh… sei francese?” Matt lesse sul suo volto il tentativo di raccapezzarsi in quella situazione. Si portò una mano alla tempia, reputando senza speranza il caratterino della sua amica.
“No.” Eri fece spallucce, ghignando soddisfatta quando vide che la ragazza pareva aver fatto una bella gaffe.
Jason sembrava parecchio imbarazzato, tanto da trovare la prima scusa per dileguarsi insieme a Jennifer. Dopo che se ne furono andati, Matt guardò Eri, e scoppiarono a ridere.
“Tu sei tutta matta…”
“Scherzi? E questo è solo l’inizio…” Eri fece una faccia maligna. “Io e te, fondatori del ‘Club Anti-Ameba’, le faremo vedere chi è la migliore! Giusto, Matt?”
Il ragazzo decise di assecondarla, facendole segno di ok con le dita. La ragazza esultò, cominciando ad esporgli tutte le cattiverie che le erano venute in mente.
 

 
La giornata trascorreva tranquilla; chi faceva il bagno, chi prendeva il sole, chi faceva passeggiate per il bagnasciuga. Ed era proprio questo che Matt e Miki stavano facendo, in quel momento. A dire il vero il ragazzo aveva trovato un po’ strana quella proposta, ma non se l’era sentito di rifiutare. Accidenti a lui e alla sua bontà.
Era ormai un po’ che i due stavano camminando, parlando del più e del meno, sentendo l’acqua che delicatamente bagnava i loro piedi. Miki si divertiva a commentare i bambini sulla spiaggia, o quelli che tentavano di costruire qualcosa con la sabbia bagnata che l’acqua, inevitabilmente,  portava via con sé ogni volta. Seguì un momento di silenzio imbarazzante, e Matt non sapeva cosa dire. Si limitò a non incrociare lo sguardo di Miki, e a osservare il panorama attorno a lui. La voce della ragazza gli arrivò fulminea.
“Cosa c’è tra te ed Eri?”. Matt si voltò, sorpreso da quella domanda sbucata dal nulla. L’aveva preso proprio di sorpresa.
“Prego?” Non era completamente sicuro di aver capito, ma in realtà i suoi sensi non lo avevano tradito. Ci aveva sentito benissimo. Miki emise una risata nervosa.
“Sì, scusa se te lo chiedo così, ma... Tu e lei... insomma...”. Le sembrava strana quella domanda; Eri e Miki erano amiche. Come potevano venirle dubbi del genere?
“Ma no, come ti salta in mente? Siamo solo amici!”. Matt lo disse con una naturalezza tale che poteva sembrare quasi una bugia.
“Quindi... non hai una ragazza?”
Miki arrossì leggermente.
“Ehm... no...” Matt pareva più imbarazzato di lei dalla piega che quella conversazione aveva preso. “O qualcosa del genere...”
Il biondino bisbigliò quelle ultime parole, dette quasi sovrappensiero.
“Come sarebbe? Allora ti piace qualcuno?”
Matt sobbalzò. Non sapeva se Miki avesse usato ‘qualcuno’ al posto della controparte femminile per pura abitudine del parlato, o se invece ci fosse qualcosa di più, sotto. In ogni caso decise di mostrarsi indifferente, come aveva sempre fatto.
“Diciamo di sì... forse...”
Inizialmente non pensò troppo a ciò che aveva appena detto. Ma non passò nemmeno un secondo quando realizzò quelle parole che gli erano appena scappate di bocca. Sicuramente era stato il suo io più recondito a parlare. Aveva appena detto che gli piaceva qualcuno... e si era anche voluto assicurare che quel ‘qualcuno’ fosse un ragazzo. Ci aveva anche pensato!
Rallentò il passo, perso nei suoi pensieri.
Quelli che prima erano soltanto pensieri sporadici, adesso stavano prendendo piede prepotentemente, senza che lui potesse fare nulla. Ed era inutile continuare a negare i sogni che faceva o come il suo cuore palpitava quando pensava a Lui. Per non parlare di come cominciava ad ammettere a se stesso che gli piaceva; e non poteva continuare a dire che era semplice amicizia, perché lo sapevano tutti e due – lui e il suo io recondito - che non era così.
Lui. La causa di tutti i suoi problemi presente e futuri. Poteva già sentire dentro la sua testa piccoli folletti saltellanti che canticchiavano stupidi ritornelli, sulla scia di “A Matt piace Angelo!” et similia.
Scacciò irato quei pensieri senza senso dalla testa, attirando l’attenzione di Miki. Cercò di ricomporsi alla meno peggio. Vide la ragazza avvicinarsi pericolosamente verso di lui. Con finta discrezione, gli mise una mano sul petto, facendola scorrere.
“Sai, finora nessuno mi ha mai rifiutata...”. Quelle parole bisbigliate arrivarono all’orecchio di Matt, facendolo svegliare completamente dalla fiumana di pensieri che l’aveva invaso, portandosi dietro, per fortuna, anche i folletti.
Matt posò la sua mano sopra a quella della ragazza.
“Sai, Miki...”. Il ragazzo afferrò l’altra mano, stringendola. “C’è sempre una prima volta per tutto.” Si voltò, e la guardò con un sorriso sadico, mentre osservava la sua espressione stupefatta.
Miki ritirò repentina la mano, e tornò indietro, in direzione dell’ombrellone.
Non si aspettava che Miki fosse quel genere di ragazza. In quanto amica di Eri, pensava fosse una ragazza più... seria. Che poi avesse cercato di conquistarlo con maniere non poco discutibili, era un’altra faccenda. All’apparenza sembrava timida e riservata, e invece si era rivelata tutt’altra persona. Un po’ l’aveva sorpreso, questa scoperta.
L’unica cosa che poteva fare era tornare anche lui dagli altri, quindi s’incamminò.

Ecco un nuovo capitolo! XD Ringrazio Miu_Ana per la recensione ^^ (a proposito, "Ja ne" sarebbe un 'ciao' informale in giapponese ^_^) 
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Come aveva visto tornare Miki infuriata a quel modo, aveva cercato di capire cosa avesse, senza ottenere risposta. Eri si annoiava, e stava aspettando che tornasse il suo amico del cuore. Nell’attesa, si era distesa sulla sdraietta, posto in prima fila per lo spettacolo dei due neo-piccioncini. Jason e Jennifer. O ‘ameba’, come preferiva chiamarla lei. Era rimasta davvero soddisfatta da come l’aveva ridicolizzata quella mattina. Capiva che in fondo la colpa non era sua, che quella ragazza era solo vittima di una situazione a lei ignota; ma prendersela con Jason non sarebbe stato altrettanto divertente, per cui avrebbe portato avanti il suo piano, seppur infantile.
Eri alzò leggermente gli occhiali da sole, per osservare meglio Jason, che in quel momento stava abbracciando  Jennifer. Si accorse che il ragazzo la stava fissando, ma pensò che fosse un caso. Eri decise di sorreggere quello sguardo, pensando che presto Jason avrebbe mollato.
E invece no. Continuava a guardarla, con uno sguardo che pareva quasi colpevole. Come se anche lui desiderasse che al posto di Jennifer ci fosse lei.
Erano solo sue congetture, film creati dalla sua fervida fantasia...
Malinconica si rimise gli occhiali, tornando a prendere il sole. Ma la sua quiete fu interrotta presto dalla voce di Angelo che invitava tutti a fare una partita a pallavolo in acqua. Pareva divertente. Si alzò a malincuore dalla sua sdraietta, ebbe cura di riporre i suoi preziosi occhiali e seguì i suoi amici.
Quando tutti furono entrati in acqua, tra schizzi e scherzi vari, si accorse che anche Matt era tornato. Si posizionò accanto a lui, sperando che parasse lui tutte le palle; lei era una vera schiappa. Vide che Angelo si era messo accanto al biondino, alla sua sinistra. Maliziosamente pensò che forse tra quei due stava nascendo davvero qualcosa.
Alla fine, invece che per pallavolo optarono per schiaccia 7. Fu un’idea di Miki, posta di fronte a Matt, ed Eri sospettò che ci fosse qualche collegamento con quanto era successo prima.
Angelo lanciò la palla, pronunciando ad alta voce il numero uno. La palla riuscì a rimanere in gioco fino alla settima battuta e, per una strana coincidenza, la schiacciata finale toccò proprio a Miki. La ragazza colpì la palla con grande veemenza, in direzione di Matt. Cercò di scampare quella bomba buttandosi sulla sinistra; sembrava aver capito che l’aveva fatto apposta.
“Ma sei scema?!”. Fu l’unico commento del ragazzo a quell’azione sconsiderata. Gli altri lo guardavano senza capire, ma non era difficile intuire la situazione. Eri notò che il suo amico non si era accorto di essersi praticamente appolpato ad Angelo. Quando vide il suo arrossire, e Angelo che gli sorrideva imbarazzato, provò una specie di tenerezza. A guardarli bene, erano proprio carini quei due insieme. Peccato solo che Matt non sembrava molto propenso a fargli confidenze di quel genere. Pazienza, avrebbe aspettato.
Al di là di quel piccolo incidente tra Miki e Matt, la partita proseguì senza troppi eventi eclatanti. Eri aveva avuto la fortuna di non trovare molte occasioni in cui sfoderare le sue doti innate, mentre scoprì nei suoi amici dei giocatori niente male.
La giornata giunse al termine e, dopo aver trascorso tutto il tempo in spiaggia, decisero di far ritorno a casa per preparare la cena.
 

 
Nella casa erano rimasti solo in quattro, mentre gli altri avevano deciso di andare a spendere un po’ di soldi in qualcosa da mangiare.
Matt e Eri se ne stavano seduti sul letto improvvisato nel piccolo salottino, discutendo del più e del meno. In casa c’erano  solo Thomas e Angelo, che in quel momento si stava facendo la doccia proprio nel bagno che dava sul salotto. Matt riusciva a sentire perfino quando apriva e chiudeva l’acqua, e strani pensieri si insidiavano nella sua mente. Immaginava il corpo completamente nudo di Angelo, e piccole gocce d’acqua che percorrevano ogni centimetro di quella pelle liscissima...
Ok, per quella sera aveva fantasticato abbastanza. Il tempismo di Eri fu perfetto nel richiamarlo dal mondo dei sogni in cui era entrato senza nemmeno accorgersene.
“Mi stavi ascoltando Matt?!”
“C-certo, Eri...”. Era più che ovvio che non fosse così, e l’amica tirò un sospirò sconsolato. Intanto dal bagno sentiva l’acqua che continuava a scorrere. E i suoi pensieri semi-erotici su Angelo sembravano non voler smettere.
“Comunque... dicevamo... Dobbiamo mettere in atto i nostri piani, Matt!” Il ragazzo rise, non molto convinto dell’efficacia delle idee dell’amica. “Che ne diresti di coinvolgere anche...” Sentì l’oggetto delle sue fantasie chiudere l’acqua. “...Angelo?”
Matt esplose in una sonora risata. “Povero Angelo...”. Non riusciva proprio a pensare che potesse essere trascinato nelle idee malate dell’amica. “In ogni caso... procede tutto come avevamo previsto, eh?”. Ricordava ancora il modo in cui Eri aveva trattato la nuova fiamma di Jason.
“Gliela faremo pagare, a quello lì! Così impara ad atteggiarsi in quel modo...”
Sbuffò sorridendo, vedendo tanta determinazione. Capiva che Eri stava cercando di affrontare di petto la questione Jason; aveva accusato malamente il colpo, ma si stava rimettendo in piedi. Era felice di vederla finalmente così combattiva e così risoluta.
Finite di declamare le sue promesse di vendetta e riscatto, Eri decise di andare in terrazza a prendere un po’ di sole, benché fossero le sei inoltrate.  Matt ne approfittò per allenare la sua mente facendo un po’ di parole crociate seduto al tavolo. Ma non ebbe tempo di concentrarsi molto che Angelo uscì dal bagno.
L’unica cosa che indossava era un asciugamano bianco visibilmente troppo piccolo per lui, annodato alla meno peggio appena sotto le anche. Un asciugamano che lasciava fin troppo alla fantasia. E Matt non si lasciò scappare quell’occasione per lasciare andare i suoi pensieri repressi, primo fra tutti il domandarsi quanto spazio potesse esserci tra l’attaccatura superiore dell’asciugamano e l’inguine del ragazzo. Sicuramente poco. Molto poco. Tentò di non farsi sorprendere in pensieri poco casti, tornando a dedicarsi alla sua enigmistica.
Il destino però pareva essergli avverso in quel preciso momento della sua vita. Con la coda dell’occhio vide Angelo afferrare il giornale posto sul tavolo e mettersi proprio accanto a lui. Se ne stava lì, in piedi, dando le spalle al muro, vicino al biondino più di quanto non lo fosse mai stato.
Nella mente di Matt i pensieri non proprio casti cominciarono a moltiplicarsi a dismisura, mettendolo un po’ a disagio. Fare i conti con quella nuova realtà non era stato per niente facile. Senza pensarci troppo, aveva deciso che forse era meglio semplicemente lasciarsi andare; tempo di riflettere sulle sue scelte ne avrebbe avuto. L’unica cosa che voleva fare in quel momento, era godersi quello spettacolo che lo faceva impazzire.
Quel fisico asciutto e tonico, quei pettorali sodi... Aveva una voglia di toccarlo che non finiva più. Doveva trovare una scusa, una qualsiasi, anche semplicemente per lasciar scivolare involontariamente la sua mano su quella pelle meravigliosa. Che cosa poteva inventarsi?
All’improvviso la sua attenzione fu catturata da una collanina che il ragazzo portava al collo. Ottimo. Sarebbe stata la sua esca.
Con indifferenza simulata, allungò la sua mano verso il piccolo oggetto luccicante, avendo cura di strisciare casualmente la sua mano contro il petto di Angelo. Con la scusa di osservare meglio la collana, spostò la mano e tastò ancora. In quel momento, pensò che mai altro nome fu più azzeccato, per quella creatura che si trovava davanti.
Tentò di spezzare la tensione con qualche apprezzamento.
“Carina la tua collana.” In realtà non l’aveva nemmeno guardata, ma poco male.
Si sorprese nel vedere che Angelo non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal suo giornale.
“Grazie.” Il suo tono era completamente piatto. Quasi infastidito. Forse aveva intuito che Matt aveva detto quelle cose solo per rompere quell’atmosfera, e l’aveva ritenuto cretino. Doveva fare più attenzione; non ci teneva a passare male ai suoi occhi.
“Bel fisico, comunque. Magari ce l’avessi anch’io come il tuo...”
Neanche stavolta Angelo sollevò gli occhi da quello stupido giornale. Gli aveva appena fatto un complimento! E se... no, era impossibile che avesse capito le sue reali intenzioni. Non era così stupido da lasciar trapelare sensazioni così intime. E allora perché reagiva in quel modo? Si aspettava un sorriso, una battuta, o quantomeno una risposta...
Matt ritrasse la mano indispettito. Guardò altrove, in quanto ebbe la sensazione di aver appena fatto una figuraccia. Aveva proprio sbagliato momento.
“C’è qualche problema?”. Provò ancora una volta ad essere il suo confidente, venendo malamente rifiutato.
“Va tutto benissimo, grazie.”
Capì che da quella conversazione non avrebbe ottenuto molto e che forse era meglio chiuderla lì.
“Se lo dici tu...”
Matt tornò alla sua enigmistica, e Angelo continuò a leggere il suo giornale. Quella sorta di indifferenza mista a fastidio di Angelo nei confronti del ragazzo durò tutta la sera, senza che il biondino sapesse spiegarsi il perché. Rimuginò tutta la sera, ma più che ci pensava e più che gli venivano in mente motivazioni assurde. Ma non si lasciò scoraggiare; avrebbe risolto la questione nei giorni a venire...
 
Ecco il nuovo capitolo ^^ Angelo si comporta in modo strano! Chissà come mai u.u Ringrazio Miù e Selvaggia_Chan per le recensioni *_* A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Quella mattina Eri si svegliò piena di energie. Durante la notte la sua mente era stata occupata da buffe immagini di vendetta verso l’ameba e pensava ancora al modo migliore per divertirsi un po’. Per quel giorno aveva in programma un paio di scherzetti divertenti, sperando di poterli attuare.
Uscì per prima dalla porta di casa, mentre aspettava che anche gli altri finissero di prepararsi. Si appoggiò al muro, continuando a sperimentare nella sua mente possibili situazioni. Sentì qualcuno avvicinarsi alla porta; si meravigliò quando vide che quel qualcuno era Jason. Una coincidenza?
Per quanto si sentisse forte, in quel momento abbassò lo sguardo, con fare indifferente. Ripensò a quello sguardo intenso che si erano scambiati il giorno prima in spiaggia. Cominciò a pensare che forse il sentimento che provava verso l’ameba Jennifer era... gelosia. Jason era suo. Punto.
Il ragazzo venne verso di lei, attaccando bottone.
“Dormito bene, Eri?”
Le pareva quasi di avvertire dolcezza, nel suo tono. Ma tutto ciò che poteva pensare non erano nient’altro che supposizioni; aveva bisogno di certezze. Forse avrebbe fatto meglio a parlare a Jason di quel suo stato d’animo ma... cosa avrebbe ottenuto? Sapeva bene il motivo per cui si erano lasciati, e non era certo una questione d’amore. L’unica soluzione possibile al momento sembrava proprio quella di soffrire in silenzio...
“Fantasticamente, grazie.” Ci aveva provato, a tenergli testa, ma la sua parte più emotiva sembrava aver molta voglia di emergere.
Fortunatamente in quel momento uscirono anche gli altri, nel quale Eri tentò di nascondere il suo imbarazzo. Notò che Angelo se ne stava in silenzio; forse era ancora nel mondo dei sogni. Si incamminarono verso la spiaggia, chiacchierando del più e del meno.
 

 
Erano già passate un paio d’ore da quando avevano occupato il loro ombrellone, tuttavia Angelo se ne stava stranamente sulle sue, occhiali da sole ben piazzati e sguardo fisso verso il mare. C’era qualcosa che lo turbava, qualcosa che non aveva confidato nemmeno a Matt. Teneva le braccia conserte e lo sguardo crucciato, immerso in chissà quale catena di pensieri, dai quali fu risvegliato dalla voce di Matt. Il ragazzo gli agitò una mano davanti al viso, che Angelo scacciò irato dalla sua vista. Non era proprio in vena.
“Mmm... Senti...” Seguì una pausa, nella quale intravide, con la coda dell’occhio, lo sguardo di Matt che cercava di carpire il suo stato d’animo. “Ti va di andare a prendere qualcosa? Almeno ti distrai un po’...”
Se c’era una cosa che Angelo odiava, era proprio quella; la gente che non capiva quando era il momento di non farsi gli affari altrui.
“Facciamo che ci vai da solo?” Angelo si voltò, rivolgendo un sorrisetto sarcastico all’altro. Matt rimase basito, ma a quanto pare non era deciso a dargli spago.
“Come vuoi...”
Si incamminò a passo svelto, lasciando Angelo  in pace. Dopo che se ne fu andato, il ragazzo si alzò dal suo lettino, dirigendosi dove stava andando Matt. Sul suo viso si celava un’espressione vendicativa, atta a scoprire e confermare le idee che si erano create nella mente del morettino.
Si fermò quando lo vide al bancone; stava davvero prendendo qualcosa da bere. Per qualche strano motivo, si aspettava di vederlo con Eri intento a confabulare chissà quale piano o nuova strategia. E invece no.
 

 
Matt camminava con fare amareggiato verso l’ombrellone, senza capacitarsi del perché Angelo fosse stato così scontroso con lui. La sua mente ripercorse tutti gli eventi che avevano coinvolto lui e il moro, ma non riusciva proprio a pensare a quale sgarbo potesse avergli fatto. L’unica cosa che gli veniva in mente, era che Angelo si fosse accorto dei suoi sentimenti e quello era il suo modo per farglielo capire. Ma sperò vivamente che non fosse così.
Come alzò gli occhi, vide un’entusiasta Eri corrergli incontro. Vedeva un sorriso raggiante sul suo viso, mentre in mano teneva qualcosa.
“Matt!” urlò la ragazza con voce strozzata, agitando la mano contenente la misteriosa entità. Venne verso di lui, nascondendo le braccia dietro la schiena. “Indovina un po’ cosa ho trovato?”
 Mostrò a Matt il suo bottino.
“Ta-daaan! Guarda che bel granchietto!”
Il ragazzo annuì osservando, senza ben capire il motivo di tanto entusiasmo.
“Carino. Ma cosa te ne fai?”
Bastò osservare l’espressione diabolica di Eri per capire quali fossero le sue intenzioni.
“Eri! Ma sei matta?!” La ragazza scoppiò in una sonora risata.
“Certo che no! Ora, poco prima che la nostra cara Ameba faccia ritorno alla sua innocua spiaggetta, arriverò io e – ZAC! – le lascerò questo vivo ricordo sotto il sedere!”
Matt non sapeva se ridere o piangere di fronte a tanta ingenuità, ma pensò che non ci sarebbe stato nulla di male nell’assecondarla. Si posizionarono nei pressi dell’ombrellone, osservando le mosse della ragazza. Videro che fortunatamente lei e Jason stavano uscendo dall’acqua; era la loro occasione.
Camminarono senza fretta verso l’ombrellone e, come vi arrivarono, Jennifer si asciugò con il suo telo da mare, mentre Jason faceva lo stesso. Eri e Matt guardavano altrove, fingendo di discorrere su chissà quale argomento. Ogni tanto si giravano leggermente per osservare le mosse dei due.
Matt si sentiva un agente in borghese, o una sorta di spia, mandata ad eseguire il lavoro sporco. In qualche modo, in tutto quello c’era qualcosa di eccitante. Forse era il proibito, o forse il compiere gesti che lo facevano tornare un po’ bambino.
Sentirono Jennifer sedersi sulla spiaggina e, voltandosi, videro che fortunatamente non aveva poggiato la schiena. Buttarono un’occhiata anche a Jason: stava frugando nello zaino.
Si avvicinarono di soppiatto, facendo attenzione a non emettere rumori troppo forti. Come si avvicinarono alla spiaggina, rapidamente e con non-chalance, Eri poggiò delicatamente il piccolo animale, che cominciò a camminare nella direzione sperata. Si voltò verso Matt, sul viso un’espressione vittoriosa.
Gli fece segno di allontanarsi rapidamente, indietreggiando per controllare meglio le mosse dei due. Quando furono abbastanza distanti, si accostarono ad un ombrellone lì vicino, in posizione tattica per godersi l’ilare scena.
Fissarono quasi ipnotizzati la spiaggetta di Jennifer; il momento stava per arrivare. La ragazza finì di asciugarsi, dopodiché buttò la schiena indietro.
Ma non accadde nulla. Né un urlo, né uno spavento. Niente di niente.
Eri guardò contrariata Matt.
“Cavoli, non è possibile! Non dirmi che il nostro fantastico piano è fallito...”
Matt la corresse.
“Il TUO fantastico piano... Comunque, pare proprio che-“
Non fece in tempo a terminare la frase che un urlo esplose dalla loro vittima. Gridava come un’isterica, di fronte agli sguardi increduli di tutti. Jason si voltò immediatamente, cercando di trattenere la ragazza, per capire cosa avesse. Ma lei sembrava come sotto shock; non faceva altro che urlare e dimenarsi, tentando di scacciare l’orribile creatura che l’aveva assalita.
Dal canto loro, Eri e Matt esplosero prima in una sonora risata, poi tentarono di trattenersi per non dare troppo nell’occhio. Ma le occhiate sghignazzanti che si lanciavano rendevano ardua quell’impresa.
Dopo i numerosi tentativi di Jason, finalmente Jennifer si calmò. Aveva le lacrime agli occhi, ancora spaventata. Balbettava cercando di raccontare al suo ragazzo l’accaduto, nonostante si trattasse solo di un piccolo pizzicotto.
Eri e Matt ancora si lanciavano sguardi complici, quando si accorsero che Jason li fissava, mentre stringeva Jennifer tra le sue braccia, consolandola. Che avesse capito che c’erano le loro menti dietro a quell’innocente scherzo?
Matt tentò di salvare la sua posizione mostrando all’amico una faccia dispiaciuta, anche se non era facile fingersi addolorato. Eri continuava a ridersela sotto i baffi, guardando altrove in cerca di distrazione.
 

 
Escludendo quel piccolo episodio, il pomeriggio proseguì stranamente tranquillo; i due si aspettavano una qualche reazione da parte di Jason, che pareva aver capito chi fossero i mandanti. Era buffo notare come Jennifer controllasse scrupolosamente ogni singolo luogo dove il suo corpo si posasse, come alzasse addirittura l’asciugamano per assicurarsi che non vi fosse nessuna terribile creatura in agguato.
Matt avvertì improvvisamente la sete e, visto che il giorno stava ormai giungendo al termine, decise che una bibita fresca non gli avrebbe certo fatto male. Si guardò intorno e notò Angelo di ritorno; ripensandoci, era davvero molto tempo che non lo vedeva. Chissà dove si era cacciato per tutto quel tempo.
I loro sguardi si incrociarono per un momento, e Matt lanciò un segno d’intesa. Avrebbe tentato di raddrizzargli quella luna un po’ troppo storta offrendogli qualcosa. Corse verso di lui a piedi nudi, la sabbia ormai fredda.
“Ehi, dov’eri finito? Cominciavo a darti per disperso...” Tentò di dirlo col sorriso più amichevole possibile.
“Credo proprio che non siano affari tuoi.”
Matt restò basito per l’ennesima volta. Odiava le persone che si prendevano la briga di trattare male gli altri solo perché arrabbiati. Insomma, ci vuole ben altro per giustificare la maleducazione. Decise di cambiare atteggiamento. Lo fissò con aria scocciata e di superiorità. Effettivamente quel suo giochino era durato fin troppo.
“No. Infatti. E chi ha bisogno di te?”
Fece per andarsene, facendo collidere la sua spalla con quella di Angelo, il quale non si scansò. Matt apprezzò almeno questo: aveva perlomeno ammesso quella sua piccola colpa.
Trovava davvero strano quel comportamento. Molto, molto strano. Si figurò che ci fosse qualcosa sotto. Troppo spesso ormai non capiva più le azioni di quel ragazzo; più lo conosceva e più si rendeva conto che non era affatto semplice capirlo. Ripensò alle parole che Thomas gli disse quel giorno, usciti dalla sala giochi. Aveva preferito non dargli corda, dicendo di voler verificare lui stesso la veridicità di quelle parole. E adesso la stava sperimentando sulla sua pelle. Forse avrebbe fatto meglio a dargli retta, quel giorno. C’era da dire, però, che quel mistero, se così si può definire, cominciava ad incuriosirlo. Era deciso a scoprirne di più, anche a costo di risultare indiscreto e invadente.

Rieccomi qua! XD Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^ Ringrazio come sempre Miù e Selvaggia_Chan per le loro recensioni *_*
A presto! 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


Giunta la sera, il gruppo se ne tornò a casa; Eri e Matt pressoché inseparabili, forse più per paura di qualche ripercussione. Il momento della cena passò tranquillo, accompagnato dalle battute idiote di Thomas e dagli strani movimenti indagatori di Jennifer. Finito di cenare, i ragazzi decisero il da farsi per quella serata. Chi stravaccato sul divano, chi appoggiato alla sedia, ognuno diceva la sua.
“Discoteca?” fu la proposta di Thomas.
“Sì, ma fino alle 11 che facciamo...?”. Seguì un momento di silenzio riflessivo; i ragazzi si guardavano in cerca di un accordo o di una qualche illuminazione.
“DDR?”suggerì Matt, che da sempre adorava ballare su quello pseudo-tappeto a ritmo di ‘freccette’.
La sua proposta ricevette largo consenso e tutto il gruppo si affrettò a prepararsi.
 

 
L’idea del DDR gli piaceva. E il fatto che anche Matt l’adorasse non poteva che essere un vantaggio per Angelo. Quasi sicuramente avrebbe accettato la sua sfida, e la piccola rivincita di Angelo si sarebbe finalmente concretizzata. Volevo umiliarlo. Doveva, umiliarlo. Dopo il modo in cui si stava prendendo gioco di lui, era davvero il minimo. Doveva ritenersi davvero fortunato, quel biondino.
Il DDR si trovava dentro una piccola sala giochi annessa a un pub, più modesta ma più viva di quella della sua città. Notava fior fiori di ragazze che si fermavano a guardarlo e a lanciargli sguardi ammiccanti, che lui prontamente ignorava.
Incrociò lo sguardo di Matt; lo fissava in modo truce. Si era reso conto che da quel pomeriggio pareva essere più indisponente nei suoi confronti. Poco male. Il gioco sarebbe stato più emozionante.
Si avvicinò rapidamente a lui, prendendolo violentemente per un braccio. Notò come sul volto di Matt non vi fosse più quello sguardo gentile e disponibile che l’aveva da sempre caratterizzato. Probabilmente stava facendo una cazzata, mettendosi contro al suo unico amico, o che aveva creduto tale. Avrebbe fatto meglio semplicemente a perdonare e lasciar perdere?
In quel momento il suo animo era deciso a perseguire la strada imboccata, dunque non badò a dei possibili e futuri sensi di colpa. Fece cenno con la testa indicando il DDR.
“Ti va una sfida?”
Matt si liberò dalla pressante stretta di Angelo.
“Certo che sei proprio infantile... quando ti deciderai a crescere un po’?”. Con questa risposta secca lo mise a tacere in un batter d’occhio, dopodiché si perse nella folla.
Forse stava sbagliando tutto. Voleva riconquistare soltanto il suo orgoglio ferito, ma forse non era quello il modo. Matt l’aveva completamente ignorato e sbeffeggiato. E non solo. Doppiamente umiliato. Tutta quella situazione gli faceva andare il sangue al cervello. Avrebbe alleviato il suo dolore con qualche bicchierino di sano alcool.
 

 
Dopo aver visto come la provocante Jennifer si appolpasse allo sprovveduto, e in fin dei conti uomo, Jason, le era preso uno sconforto tale che aveva deciso di deprimersi seduta su uno sgabello davanti al bancone del pub. Ordinò un ‘Angelo Azzurro’, dal sapore dolciastro e quell’invitante colore cobalto. Servita la bibita, cominciò a sorseggiarla con fare annoiato, più attratta dai cubetti di ghiaccio che sembravano rincorrersi all’interno di quel mare cristallino.
“Ciao bellissima. Sei da sola?”
Senza che Eri se ne accorgesse, comparve all’improvviso un ragazzo sullo sgabello di destra. Gli buttò una rapida occhiata; tutto sommato non era male. Ma era lei che non era proprio in vena in quel momento. Decise di ignorarlo, sperando che capisse al volo.
“Non mi rispondi? Sei imbronciata?”. Speranza svanita. Il tipo sembrava non demordere: si trovava costretta a tirar fuori gli artigli...
Alzò il bicchiere di Angelo Azzurro, nemmeno a metà.
“Se non vuoi che le tue palle diventino striminziti cubetti ghiacciati, ti consiglio di alzarti e togliere il disturbo, grazie.”
Il tipo la fissò sorpreso e smarrito, impaurito dalle pseudo-minacce di Eri.
“Hai sentito? Aria!”. Fu sorpresa quando realizzò chi aveva appena pronunciato quella frase. Jason. Arrivava proprio al momento giusto per assistere all’apice della sua gloria. Il povero sfortunato si voltò verso Jason, ed Eri approfittò di quel succoso momento per scaricare la sua rabbia e la sua depressione. Col bicchiere ancora in mano, inclinò con gusto il polso, facendo avverare le minacce poco prima intimate al povero ragazzo. Questi, colto da quella fredda doccia improvvisa, gridò per lo spavento, portandosi le mani sul pacco e fuggendo via tra le risate dei presenti.
 

 
Dopo che il tizio fu scomparso dalla sua vista, Jason si sedette accanto a Eri. Era davvero tanto che non stavano vicini senza litigare o discutere. Gli mancavano la sua compagnia, le risate insieme, la complicità in certe situazioni. Osservò affettuosamente il profilo della sua figura; provò in quel momento un’irrefrenabile voglia di coccolarla, di accarezzare la sua testa nascosta nell’incavo della sue spalla. Ma aveva fatto la sua scelta. A malincuore, ma quella era stata la sua decisione. E adesso era comparsa Jennifer; incontrata per caso ad una festa da amici. Gli si era offerta fin da subito, e lui, in piena crisi aveva accettato senza troppe remore. Non era giusto, e nemmeno lo voleva, ma il vuoto lasciato da Eri lo faceva stare da cani, quasi come una morsa ben stretta che dilaniava tutto ciò che trovava sul suo cammino. E in quel momento, gli si offriva l’occasione di fermare quella tortura, anche se solo per poco.
Si sedette accanto a lei, nel posto poco prima occupato dallo sventurato tipo. Pensò alla strategia migliore da utilizzare, anche se forse era meglio semplicemente farsi guidare dal cuore.
“Sai che sei proprio bellissima stasera?”
Eri inarcò un sopracciglio e ridacchiò.
“Che fai, ci provi pure tu?”
La ragazza tornò a guardare il suo bicchiere ormai vuoto, probabilmente per nascondere l’imbarazzo.
“Mmm, chissà.”
Eri si voltò verso Jason, che con un sorriso sul volto osservava le guance arrossate della ragazza. Notò come quel suo sorriso nervoso tradisse quell’emulata tranquillità.
“Comunque ho voglia di stare un po’ da sola.” Jason rimase contrariato di fronte a quell’affermazione.
“Speravo di chiarire qualcosa...”
“Non c’è niente da chiarire.” Glaciale. Più del solito. Sospirò sconsolato.
“D’accordo. Allora vado...”
Fece per andarsene. Ma si voltò quando sentì uno sciame di urla spaventate riempire il piccolo pub.
“Che succede?!”. Si alzò dallo sgabello per vedere meglio. Tutto ciò che riusciva a vedere erano due ragazzi che facevano a botte. Una rissa!
“Che succede Jason?!”. Lo stridio delle urla impaurite la faceva preoccupare ancora di più. Si avvicinò a Jason tentando di vedere qualcosa.
“Ma... quello è Angelo!” Indicò il ragazzo moro che sembrava ancora non averne abbastanza.
“Oddio... l’altro è Matt!”. Che stava succedendo?! Si voltò verso la ragazza facendole cenno di restare lì.
 
Ecco un altro capitolo u.u E così possiamo dichiarare Angelo ufficialmente schizzato XD Chissà perché si comporta così… beh, lo saprete abbastanza presto ^^ Per la questione del bacio alla festa… quello lo saprete tra un po’, ma vi verrà tutto svelato! Ringrazio come sempre Miù e Selvaggia_Chan per le loro recensioni e anche tutte gli altri “lettori silenziosi” ^^ Sappiate che sono contenta anche di voi! :D Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Sentì l’ennesimo pugno perforarlo come un colpo di pugnale: i destri di Angelo erano forti, senza dubbio. Si asciugò ancora una volta il labbro sanguinante e con tutta la forza che aveva in sé tento di mettere al tappeto l’avversario.
“Sei come tutti gli altri! E io che per un attimo c’avevo quasi creduto!” Fortunatamente riuscì a evitare quel colpo; gli effetti dell’alcol cominciavano a farsi sentire. Meglio così. Ne approfittò per schivare qualche colpo e far stancare quel buono a nulla. Ma adesso non ne poteva più; come vide arrivare l’ennesimo colpo, afferrò il suo braccio per bloccarlo, dopodiché finì quella pagliacciata con un calcio ben piazzato nello stomaco.
Sentì tirarsi da dietro.
“Si può sapere che sta succedendo?”. Matt si voltò; vide Jason in preda al panico mentre un altro ragazzo divideva lui e Angelo, ancora sotto gli effetti dell’alcol.
“Non chiederlo a me! È lui che mi ha attaccato senza motivo!”. Jason sospirò; forse non credeva troppo a quella storia, ben all’oscuro però degli ultimi problemi tra i due ragazzi. Gli consigliò di allontanarsi, dando un’ultima occhiata al volto impietoso di Angelo.
Uscendo fuori dall’edificio, trovò Thomas e Eri lì ad aspettarlo.
“Matt! Come stai?!”. La ragazza gli corse incontro preoccupata. “Guarda cosa ti ha fatto...”. Toccò le labbra lievemente sanguinanti, provocando un gemito nel ragazzo.
“Poi non dire che non te l’avevo detto.” Ed ecco di nuovo Thomas, sempre pungente su quell’argomento. Nella mente di Matt cominciò a insinuarsi una domanda.
‘E se avesse ragione?’
All’apparenza, tutte le neonate amicizie sembrano di quelle che dureranno una vita; non appena si comincia a conoscersi meglio, ecco che sbucano i primi problemi e, a lungo andare, una certa intolleranza ad essi. Forse lui e Angelo erano proprio arrivati a quel punto.
Si sedette accanto ai due amici.
“Te l’avevo detto che tipo di persona era. L’avrai fatto arrabbiare e...”
“Non l’ho fatto arrabbiare! Non gli ho detto niente!”
“Ecco, appunto. TU pensi di non aver fatto niente. Ma chissà cosa frulla in quella sua mente viziata. Probabilmente se la sarà presa per congetture che lui -e soltanto lui – conosce.”
Seguì un momento di silenzio.
“Proverò a parlarci.” Thomas sbuffò.
“Sì, certo. Quello è sordo da tutti e due gli orecchi. Fai prima a presentarti lì, con sguardo afflitto, chiedere scusa per assecondarlo e amici come prima. Gli altri sbagliano e lui è perfetto. Mettitelo in testa.”
Per quanto cercasse ancora di non dar peso a quelle parole, si accorse che erano pura verità. Se ne sarebbe fregato di tutta quella storia, se di Angelo non gliene fosse importato niente. Avrebbe seguito quei consigli e continuato indifferente a sorridergli come sempre. Ma gli importava, in qualche modo. Era stato picchiato, e voleva capire il perché.
“Ci tieni proprio tanto, eh...?”. Matt riemerse dai suoi pensieri. Forse arrossì anche; ma fortunatamente il buio non faceva trapelare il suo rossore.
“Voglio... voglio solo capire perché.”
Thomas annuì, rassegnandosi dal dispensare i suoi avvertimenti. Notò che Eri lo fissava con un sorriso malinconico.
“Che c’è?”
Fece spallucce.
“Vorrei solo che non ti facessi coinvolgere troppo, ecco.” La ragazza abbassò lo sguardo.
“In che senso?”
Sorrise imbarazzata. Guardava ora il terreno, ora il cielo, ora il locale. Stava per dire qualcosa, quando Thomas parlò.
“Vado a vedere dentro che succede...”. Si alzò di scatto e si allontanò con un sorriso forzato. Matt tornò ad osservare Eri, in cerca di risposte. La ragazza fece un respiro profondo.
“Lo sai cosa intendo Matt.”
“Scusa, ma non ti seguo.” Sembrò quasi stizzita da quell’affermazione.
“Tu...” gesticolava nervosa con le mani “insomma, lo cerchi sempre! Lo cerchi...” seguì un attimo di pausa “troppo.”
Finalmente Matt parve rendersi conto di dove voleva andare a parare la sua amica. Aggrottò le sopracciglia e distolse lo sguardo. Era così evidente? Non sapeva cosa dire, in primo luogo perché sapeva che Eri aveva ragione, e che controbattere sarebbe stato sciocco. Sarebbe apparso ancora più ridicolo. Sentì un groppo farsi strada in gola. Ma non gliel’avrebbe data vinta. Mai. O perlomeno, queste erano le sue intenzioni. Se avesse detto anche una sola parola, sapeva che sarebbe crollato.
“È qualcosa di più di un’amicizia, vero?”
Bingo. Colpito e affondato. Complimenti, signorina.
Guardò il cielo cercando di trattenere quelle maledette lacrime.
“È per questo che ci stai così male, eh?”. In quel momento, una marea di sensazioni vennero fuori all’improvviso. Fino ad allora, aveva trattenuto la rabbia, il dolore e quello strano sentimento che vagamente poteva avvicinarsi all’amore, ma che era ben lungi dall’essere definito tale. E sì, quell’improvviso voltafaccia di Angelo gli faceva andare il sangue al cervello, perché quel ragazzo era stata una ventata di aria fresca nella sua vita, nel bene e nel male. Nel giro di quasi un paio di mesi l’aveva sconvolto da capo a piedi.
All’improvviso Eri lo abbracciò. E non disse niente, forse perché da dire c’era ben poco.
Tutti nella vita, in fondo, ci insegnano qualcosa; e Matt era felice che la sua amica avesse capito, senza bisogno di parole, che tutto ciò di cui lui aveva bisogno altri non era che quel piccolo, ma sincero gesto. Tutto il chiasso del pub sparì, insieme ai mille pensieri che sbandavano alla rinfusa nella sua mente. Adesso c’era spazio solo per lui, e per la sua spalla su cui piangere.
 
Ecco il 15esimo capitolo ^^ Scusate se è corto, ma rappresenta la fine di un macro-capitolo e non avevo voglia di spezzare la struttura (come invece ho fatto l'altra volta XD).
Ringrazio come sempre Miù e Selvaggia_Chan per le recensioni! Per quel che riguarda Angelo, anche io qualche volta ho fatto fatica a sopportarlo... Più che altro perché non si capisce cosa frulla in quella sua testolina! Ma verrà tutto chiarito, non temete XD
Alla prossima e continuate a seguirmi!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
Settembre

E così anche quell’estate era finita, ricca dei suoi alti e bassi: se da una parte si poteva definire assai tumultuosa, dall’altra Matt provava un certo rammarico pensando al fatto di aver dovuto troncare così all’improvviso il suo soggiorno balneare. Per colpa di un cretino che, dopo quello che era successo, non si era ancora fatto sentire per le dovute scuse.
Ma c’era altro a preoccupare Matt. Di lì a poco Eri sarebbe partita. Sarebbe stata via un anno, forse due. O forse non l’avrebbe più rivista. Si sentì la testa scoppiare, troppi problemi tutti insieme. Ed era veramente preoccupato per la sua amica, che si preparava, col cuore infranto, a compiere un vero e proprio salto nel buio. Nonostante cercasse di celarlo, Matt aveva notato la sua palese preoccupazione e paura nei giorni precedenti, in cui si erano visti.
Fissava il soffitto della sua camera, immerso nei pensieri, quando sua madre bussò alla porta di camera.
“Matt, è per te!”
Ebbe un sussulto al cuore. Da quel giorno d’agosto, trasaliva sempre quando sentiva quel maledetto telefono.
“Chi è?” chiese Matt, mentre faceva per prendere il telefono.
“Il tuo amico Thomas”.
Matt fece un sospiro liberatorio. Il pensiero di dover litigare lo stancava.
“Ehilà, Thomas, com’è?”
Richiuse la porta alle sue spalle.
“Tutto bene, grazie. Tu, piuttosto… notizie di Angelo?”
“Macché. Desaparecido.”   Thomas ridacchiò.
“Be’, non pensare che si abbasserà a farti delle scuse! Comunque ti va se ci vediamo, diciamo verso le quattro? Dovrei passare un attimo dall’ufficio postale. Se non ti scomoda accompagnarmi!”
“Nessun problema, tranquillo. Ci vediamo dopo allora!”
Riattaccò, un po’ sorpreso. Dunque Angelo non si era fatto vivo neanche con Thomas? Quel ragazzo era veramente troppo strano. Mentre lui in quella faccenda voleva vederci chiaro.
 

 
Matt e Thomas si indirizzarono verso l’ufficio postale, nella speranza di riuscire a pagare quel maledetto bollettino in tempi ragionevoli. Presero il numerino e osservarono l’ultimo numero sul tabellone; le loro speranze svanirono in un istante. Di posto a sedere neanche a parlarne e, anche quando se ne fosse liberato uno, la vecchietta rompiscatole di turno avrebbe avuto comunque la precedenza. Si guardarono rassegnati, tentando di trovare il modo di passare il tempo senza annoiarsi troppo.
Ma l’attenzione di Thomas fu catturata da qualcosa, o meglio, qualcuno.
Un qualcuno che si accorse di lui, e ricambiò lo sguardo con un sorriso. Il ragazzo si avvicinò, salutando Thomas.
“Allora, come va?” domandò il ragazzo.
“Tutto come al solito!”
“Mi fa piacere. E…” seguì un momento di silenzio imbarazzante. “Angelo come se la passa?”
Matt aguzzò l’udito. Era dunque un amico di Angelo quello?
“Be’, vorremmo saperlo anche noi! A parte gli scherzi, anche lui non è cambiato di una virgola. Schizzato come sempre.” I due ridacchiarono.
“Se lo vedi… digli che lo saluto” Il ragazzo guardò basso. “E che vorrei parlargli.”
Detto questo, il ragazzo salutò i due e si diresse verso l’uscita. Prima di fare domande indiscrete, Matt si accertò che se ne fosse andato.
“Chi era?”
“Andrea, un ragazzo del vecchio gruppo. Tra l’altro lui e Angelo erano grandi amici. Finché un giorno, puf, Angelo se la prese con lui senza motivo e non volle vederlo più.” Thomas notò lo sguardo curioso di Matt. “Non guardarmi così, di più non so, davvero. Non ho mai saputo cosa successe veramente, Angelo non me ne ha mai voluto parlare. So solo che dopo quell’episodio si è voluto allontanare dal gruppo e rompere ogni contatto. E io come uno scemo l’ho seguito...”
Di fronte a quella storia, il primo pensiero che sbucò nella mente di Matt lo sorprese un po’.
Proprio come sta facendo con me.
Esattamente. Lo stesso atteggiamento. Che quell’Andrea potesse rivelargli qualcosa di interessante? Era giunto il momento di fare qualche indagine. Chiese a Thomas il numero del ragazzo, promettendo di spiegargli tutto prossimamente, e con la convinzione di contattarlo l’indomani stesso.
 

 
Erano quasi 10 minuti che Jason stava sfogliando quella guida. La guida di New York. Senza sapere come, una sorta di forza magnetica l’aveva attratto fino lì, in quella libreria turistica, e per una ragione non meglio specificata si ritrovava a sfogliare quella dannata guida. Ogni tanto lanciava occhiate furtive intorno a lui, quasi come fosse un ladro nel tentativo di non farsi scoprire. Aveva osservato tutte le cartine, e appuntato mentalmente tutti i luoghi di interesse turistico da visitare. Ma la cosa gli parve priva di senso; se mai fosse stato, non sarebbe arrivato da turista, e questo lo sapeva bene.
Era deciso a riporre quel tomo che tanto gli ricordava Eri, quando udì una voce familiare al telefono. Si voltò. Era proprio lei! Era stato un cretino a venire in quel luogo, sapendo che era uno dei punti di maggiore interesse per la ragazza. A quel punto, fuggire senza farsi vedere da lei era impossibile. Ma non doveva assolutamente farsi trovare davanti alle guide turistiche. Individuò le riviste di auto, e decise di fiondarsi lì, rendendo inevitabile lo scontro con Eri. La ragazza sembrò alquanto sorpresa di trovarlo là.
“Incredibile! Anche tu qui. Le coincidenze della vita!”
Ahi. Troppo sarcastica.
“Sì, ehm” tentò di cavarsi d’impaccio “cercavo una rivista di auto. Volevo comprarla nuova.”
“Auto, eh?” disse Eri, inarcando le sopracciglia poco convinta.
“Certo…!” fece per girarsi, come per portare sostegno alla sua tesi, quando il suo occhio cadde sulle riviste che vi erano in basso, sotto quelle di auto. La sua attenzione fu catturata da una coniglietta ammiccante in copertina. Jason fu colto da improvviso imbarazzo. “Giuro! Non è come pensi!”
Eri scoppiò a ridere.
“No, no, certo. Comunque,” disse poi a bassa voce “meglio una coniglietta di un’ameba.”
“Come scusa?”
“Niente, niente.” Rispose Eri gesticolando. “Ora, se non ti dispiace, vado a pagare i miei libri.”
Non lo salutò nemmeno; solo un semplice sorrisetto. Jason pensò che doveva essere messo proprio male. Eri aveva comunque tutte le ragioni per avercela con lui. Ce l’avrebbe fatta a farsi perdonare, almeno prima di partire? La seguì comunque verso la cassa, e lo intristì l’aria scocciata che la ragazza assunse non appena se ne accorse. Arrivò il turno di pagare.
“Sono 25 euro e 70, signorina.”
Eri cominciò a razzolare nel portafogli, mentre Jason pensava a una scusa, qualsiasi scusa, per trattenerla. Non poteva permetterle di andarsene così.
“Accidenti! Ho solo 25 euro! E adesso come faccio?” Eri sembrava davvero dispiaciuta di non poter avere i suoi amati libri per soli 70 centesimi.
Grazie a un istantaneo lampo di genio, Jason seppe approfittare dell’occasione.
“Nessun problema, pago io.” A nulla valsero le resistenze di Eri. Ormai i suoi libri erano stati interamente pagati, e lei si trovava in debito con lui. Nonostante la cifra irrisoria, sapeva perfettamente che Eri odiava restare a conti aperti con le persone.
“In questo caso, direi che adesso sei in debito con me.
Eri tentò di dire qualcosa, ma la finezza della sua persona la convinse a zittirsi.
“Be’, potresti offrirmi un aperitivo!”
“Per 70 centesimi?” ribatté Eri poco convinta. Jason però le porse la mano. Stringerla significava accettare un incontro con lui.
“Prendere o lasciare. Poi prometto che... che non ti cercherò più.”
La parola ‘lasciare’ faceva un brutto effetto su Eri. E forse fu proprio quello il motivo che la spinse a stringere quella mano. Sul volto di Jason nacque un  piccolo sorriso di felicità; in Eri invece si fece spazio la preoccupazione.

Ecco un nuovo capitolo ^^ Jason è riuscito a incastrare Eri, sìsì XD Riuscirà Matt a scoprire qualcosa di più su Angelo da questo Andrea? Lo saprete nella prossima puntata XD Vabbè, a parte gli scherzi, vi comunico che la storia è quasi finita ^^ Ringrazio Selvaggia per la recensione ^^ Alla prossima~

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


Dopo avergli spiegato brevemente la situazione, Matt era riuscito a strappargli un incontro, seppur breve. Aspettava Andrea su una panchina del grande parco, davanti a un palazzo di recente costruzione e dall’architettura moderna. Scrutò le persone che si avvicinavano, ma tutto ciò che vide erano mamme che portavano a spasso i loro figlioletti, i quali giocavano a farsi inseguire da docili cagnolini. Matt sorrise di fronte a quella scena, e intravide Andrea sullo sfondo.
I due si salutarono, e cominciarono a parlare. Matt tentò di girare poco intorno alla questione.
“Innanzitutto, scusa se il mio atteggiamento ti è parso un po’ strano. È solo che sto cercando di capire, e tu sembri essere la soluzione al mio problema.
Andrea ascoltò in silenzio, annuendo.
“Parlo di Angelo. Thomas mi ha raccontato a grandi linee cos’è accaduto e mi par di vedere la tua vicenda riflessa su di me. Anche io ero in buoni rapporti con Angelo, poi all’improvviso è diventato scontroso. Sono giorni che mi evita. Pensavo che tu potessi aiutarmi, visto che lui sembra irreperibile.”
Andrea sorrise.
“Mi dispiace. Pensavo che le cose fossero cambiate, e invece… Se sei in questa situazione è solo colpa mia.”
“Colpa tua?”
“Sì. Sono io che l’ho ferito. Lui sta solo cercando di proteggersi, ed è per questo che ha reagito così. Non ha niente contro di te, credimi. Anzi, se fa così è perché probabilmente ti vuole bene.”
Matt lo fissò per qualche secondo, spaesato.
“Scusami, ma non capisco. Cosa c’entra con me il fatto che tu l’hai ferito? Voglio dire…”
“Non è che con me che devi parlarne. Non penso di poterti rivelare certe cose. L’unica cosa che posso dirti, è che, con ogni probabilità, lui pensa che tu lo stia prendendo in giro.”
Matt fece ancora per ribattere, ma fu interrotto.
“Diciamo che tra me e lui ci fu un fraintendimento, che lo ferì moltissimo. Lui non volle sentire ragioni, non mi credeva più. Tentai di spiegargli tutto, ma fu inutile. Crede ancora che mi sia finto suo amico per umiliarlo davanti a tutti. Con me non ha più voluto parlare, ma tu forse puoi ancora fare qualcosa. Anzi, devi fare qualcosa.
Andrea stette a pensare un poco.
“Senti, io adesso devo scappare. Ti lascio il suo indirizzo di casa. Almeno lì non potrà farsi negare!
Matt afferrò il pezzo di carta con l’indirizzo, e lo ringraziò.
“Di niente, e buona fortuna. E, se ti va… salutamelo. Grazie. A presto!”
Guardò Andrea allontanarsi, rimanendo solo coi suoi pensieri. Delle parole del ragazzo non aveva capito granché, quantomeno niente che facesse al caso suo, ma almeno ebbe la conferma che quello di Angelo non era odio astrale.
 

 
Di uscire dalla sua camera, Angelo non voleva proprio saperne. Era successo, di nuovo. Aveva provato a scongiurare il pericolo di una nuova delusione, ma aveva decisamente scelto il modo peggiore. E forse era quello ciò che più lo faceva star male. Non solo aveva fatto una pessima figura con Matt, che, pensava Angelo, sicuramente non voleva rivederlo più, ma anche con gli altri. Si era bruciato la sua occasione per una stupida paura. Forse non era vero che Matt voleva prendersi gioco di lui, ma se fosse stato così? Avrebbe retto un’altra volta?
Si odiava per quei sentimenti. Per quella paura che ti impedisce di andare avanti, e ti fa capitolare ancor prima di averci provato. Pianse. Trovò nelle lacrime l’unica valvola di sfogo, ma non voleva insospettire Sasha. Afferrò dal letto il cellulare, e diede un’occhiata. Niente. Aveva ricevuto qualche chiamata di Matt e di Thomas, ma le aveva sempre rifiutate. Non se la sentiva ancora di subire la ramanzina per come si era comportato. Ma adesso, vedendo che era passato un bel po’ dall’ultimo squillo, cominciò a intristirsi. L’avevano proprio abbandonato, tutti. Anche Thomas, che in passato invece si era fidato ciecamente di lui. Forse aveva ragione suo fratello, a dire che con quel suo carattere non attraeva nessuno. Ma stavolta era diverso. Il suo carattere non c’entrava, o almeno non in larga misura.
Sentì bussare alla porta. Era Sasha. Gli disse di entrare, ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Rimase disteso con la testa rivolta verso il muro.
“Che problema c’è, Angelo?
Sasha si sedette accanto a lui, sul letto.
“Non ne vuoi parlare?”
“Parlare non cambierà lo stato delle cose, quindi no.”
“Nemmeno startene qui a commiserare te stesso, se è per questo.”
Quella frase colpì Angelo, che si mise ritto a sedere.
“Non capisci? Mi odiano! Io lo giuro, c’ho provato, davvero, ma mi è sembrato tutto così simile al passato che…”
Il fratello l’abbracciò. La voce strozzata di Angelo si tramutò in un pianto. Non aveva mai avuto tanta intimità col fratello, ma in quel momento gli sembrò l’unico capace di tirargli – metaforicamente – due schiaffoni sul viso per farlo rinsavire.
Stettero così per molto tempo. I pugni chiusi di Angelo misti alle sue lacrime. Stava davvero male, per esporsi così. Lui che si era ripromesso di tenere nascosti e imperscrutabili i suoi sentimenti, per evitare di essere ferito, ancora una volta.
Suonò il campanello.
“Vado io” disse Sasha con tono affettuoso.
In realtà Angelo era curioso di sapere chi fosse, così stette in allerta nel tentativo di capire l’identità del visitatore. Da quello che sentì, capì che doveva essere per lui.
“Angelo non sta bene, mi dispiace.”
“Non mi importa, ho bisogno di parlarci.”
Come riconobbe la voce che rispose, ebbe un sussulto. Non poteva crederci, Matt!
Sentì il ragazzo venire su verso la sua stanza. In fretta e furia si asciugò le lacrime: non voleva dargli la soddisfazione di vederlo così. Come lo vide, notò subito lo sguardo accigliato.
“E tu che ci fai qui?”
Matt ridacchiò beffardo.
“Guarda che se sono qui è solo merito di Andrea.” Alla pronuncia di quel nome, Angelo ebbe un guizzo. Era tanto che non sentiva parlare più di Andrea e ne fu realmente sorpreso.
“Umph! Andrea! Non ho idea di come vi siate conosciuti, e non mi interessa, ma sono sicuro che andrete molto d’accordo.
Non voleva addentrarsi in quella conversazione. Era come tornare indietro verso un passato che non voleva ricordare. Notò che il biondino lo guardava con fare interrogativo.
“Siete proprio uguali, voi due.” Disse quella frase con una punta di amarezza. In fondo era dispiaciuto del fatto che anche Matt si fosse rivelato l’ennesima fregatura.
“Guarda che..” Angelo lo interruppe subito.
“Non appena scoprite la verità scappate tutti quanti. Ma non ci pensate almeno un po’, a me? Non ci pensate a quanto faccia male non essere accettati per quello che si è?”
Pronunciò quelle parole in maniera quasi inaspettata, come fosse un uomo in fin di vita che esala le sue ultime parole di gloria. Si avvicinò alla finestra, e finse di guardare fuori; voleva mostrarsi indisponente, nella speranza che Matt fosse soddisfatto così e se ne andasse. Ma non accadde.
“Lascia che ti spieghi una cosa..”
Lo interruppe ancora. E stavolta raccolse coraggio e la forza possibili per la sua rivincita.
“No! Te la spiego io!
 Si voltò verso Matt, e dopo un respiro profondo, parlò.
“Sono gay, va bene? Contento? E ora vai pure a dirlo al mondo intero, tanto non me ne frega niente!”
Le forze gli mancarono tutte d’un tratto. Il respiro si fece tremante e il groppo in gola che per tanto, troppo tempo aveva giaciuto lì, nelle zone più recondite del suo cuore, timidamente uscì allo scoperto. Tornò a guardare alla finestra, nel tentativo di nascondere la sua debolezza.
“Angelo senti…”
Insisteva, ancora. Era davvero testardo quel biondino!
“Non ti voglio—“
Ma stavolta fu Matt che lo fermò bruscamente.
“Mi fai parlare?!”  Non se l’aspettava. Aveva ancora qualcosa da dirgli? Per un attimo si sentì smarrito. Cosa ci faceva quel ragazzo lì? E soprattutto, cosa ci faceva ancora lì? L’aveva trattato nel peggior modo possibile, e lui era ancora lì, ritto in piedi, nel tentativo di dirgli qualcosa. Per un istante fu preso dai rimorsi. Matt continuò, stavolta più pacato.
 

 
“Ma come hai potuto pensare che volessi prenderti in giro?
Angelo aggrottò le sopracciglia. E Matt cominciò a sospettare che il morettino non avesse davvero capito nulla di tutta quella situazione. Sperò solo che almeno avesse voglia di ascoltarlo.
“Perché non me ne hai parlato prima? Avremmo potuto chiarire! E invece no, hai voluto fare tutto di testa tua! Mi spieghi come ti è venuta in mente una cosa simile?”
Angelo si toccò nervosamente le dita. Era arrivato il momento di spiegare, e Matt era proprio curioso di risolvere finalmente quell’enigma che andava avanti ormai da troppo tempo.
“Hai ragione, scusa. Meriti una spiegazione. È stato… quei giorni in cui eravamo al mare. Tu stavi parlando con Eri e le hai detto che volevi farmela pagare. Pensavo che tu avessi capito e che volessi vessarmi.”
Passò qualche secondo di silenzio, il tempo di realizzare; poi Matt si portò una mano alla fronte.
“Oddio Angelo! Stavamo parlando” la sua voce era incredula “…stavamo parlando di Jason! Eri era irritata per la storia dell’ameba – cioè Jennifer – e così..” Matt lo guardò a bocca aperta “Oddio, non posso crederci! Hai fatto veramente tutto di testa tua!”
Aspettò la reazione di Angelo. Si augurò di tutto cuore che il ragazzo si liberasse di quelle assurde idee. Se ciò che lo aveva spinto a comportarsi così era stato davvero il trauma subito dalla situazione con Andrea, significava che aveva sofferto davvero tanto. A quel pensiero, provò tenerezza nei suoi confronti.
“In questo caso sarei proprio un coglione!”
Matt sorrise. Gli aveva creduto. Decise che era arrivato il momento di rivelargli tutto, e magari tentare di conquistare la sua piccola felicità.
“E comunque, non avrei mai potuto discriminarti perché” Matt si morse il labbro. Stava per fare una dichiarazione importante. “… lo sono anch’io.”
In quel momento, sentì la paura scivolargli di dosso. Angelo si voltò, e Matt notò quanto fosse sorpreso. Ma forse, più di tutto, provava un’immensa vergogna.
 D’istinto lo abbracciò. E fu felice quando avvertì che Angelo si lasciò andare totalmente a quell’abbraccio, quel gesto con cui Matt voleva sancire il suo perdono. Quel gesto con cui voleva dirgli che era tutto a posto, che gli voleva bene, e finalmente si sentì sollevato all’idea che tutto era stato chiarito. Ridacchiò nella sua mente pensando a quanto era stato sciocco quel ragazzo. Ma capì anche che la sua ferita era ancora troppo fresca perché Angelo potesse agire diversamente.
“Scusa, io pensavo che…” sussurrò il morettino, piangendo ormai di dispiacere.
Ma Matt non gli permise di continuare, e lo rassicurò accarezzandogli la testa. Pensò che quello poteva essere il momento adatto per fare un’altra dichiarazione. Ma prima aveva una missione da portare a termine.
“Comunque, forse c’è qualcun altro a cui dovresti chiedere scusa.”
Le lacrime di Angelo cessarono. Si liberò dall’abbraccio. Il suo sguardo era incupito.
“Ma chi, Andrea? E perché mai? Dopo aver scoperto che mi piaceva, dopo avermi addirittura baciato, mi ha sputtanato davanti a tutti! Mi ha preso in giro, capisci?”
In quel momento Matt capì tante cose. E così Andrea e Angelo erano stati amanti, o perlomeno ci avevano provato.
“Io invece credo che lui abbia qualcosa da dirti. Ti sei comportato con lui esattamente come hai fatto con me! Non credi che dovresti almeno provare ad ascoltare quello che ha da dirti?”
Angelo sorrise malinconico, e sospirò.
“Ci proverò. Ma solo perché me lo chiedi tu!”
I due finalmente risero insieme, dopo tanti minuti in cui aveva dominato la tensione.
“Dai, io vado. E mi raccomando! Niente più cazzate di questo genere, intesi?”
Angelo annuì felice e, dopo un altro abbraccio si separarono, con la gioia di essere tornati nuovamente in sintonia.

Ecco finalmente la scena madre XD Chissà se questa dichiarazione porterà a qualche beneficio? XD Ringrazio come sempre Selvaggia per la sua recensione! :D (se anche voi, lettori silenziosi, volete farvi avanti, siete i benvenuti XDDD)
A presto! 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


“E quindi?”
“E quindi gli ho detto di telefonare ad Andrea e di chiarirsi pure con lui.”
“Matt, non posso crederci!” sbottò Eri, sbattendo il bicchiere – vuoto – del drink sul tavolino “Sei troppo buono!”
L’esuberanza delle parole di Eri riecheggiò tra i tavolini fuori dal bar, richiamando momentaneamente l’attenzione degli altri clienti.
Matt ridacchiò.
“Ho capito, ma non potevo non dirglielo, la mia coscienza mi ha impedito di farlo!”
Eri sembrava davvero presa dalle vicende amorose del suo amico.
“Ma così tornerà nelle braccia di quello lì! Il suo primo amore…”
La drammatica disperazione di Eri era visibile dal modo teatrale con cui gesticolava.
Matt fece un’espressione rassegnata.
“Si vede che non era destino, dai. Anche se tutto sommato è servito ad accettarmi un po’ di più.” Sospirò sconsolato. “Tu, piuttosto?”
L’entusiasmo di Eri si spense rapidamente.
“Io… beh, diciamo che Jason vuole palesemente tendermi una trappola. Mi ha incastrato con una scusa scema.”
Matt sorseggiò il suo drink analcolico al gusto di fragola che la giovane cameriera aveva appena portato.
“Hai accettato quindi?”. Il viso di Eri si rabbuiò; annuì. “Vedrai che andrà tutto bene. Quando vi vedete?”
“Domani sera!” Matt non poté fare a meno di avvertire preoccupazione nella voce della ragazza. Doveva assolutamente farle forza.
“Potrò avere l’onore di assisterti nella preparazione?” Fece cenno di sì col capo.
“È solo che.. ho fatto di tutto per evitarlo, e ora invece è bastato così poco per cedere! Come farò? Oh Matt, come farò?” Il ragazzo le prese la mano, per confortarla.
“Passerà, vedrai che passerà.” Si guardò intorno nel tentativo di trovare un’idea carina. “Per esempio, potremmo cominciare da un gelato alla Nutella. Ti va?”
La ragazza provò a sorridere e, dopo aver pagato per le bevande, si avviò con lui verso una colorata gelateria.
 

 
L’indomani sera era arrivato e Matt, come da accordo, si trovava proprio lì, a casa di Eri. In realtà, la moda non era propriamente il suo forte, ma voleva essere sicuro che l’amica non crollasse prima del momento cruciale.
“Allora? Meglio questa o quest’altra?” chiese Eri, mostrando una camicetta verde con piccole trine da una parte, e una maglina lunga leggermente scollata dall’altra. Il ragazzo optò per la prima.
“Matt, hai dei gusti orribili!”. Il ragazzo scoppiò a ridere.
“Be’, guarda al lato positivo: almeno ti ho aiutato a scegliere!”
La stanza si riempì di un’atmosfera ilare.
La vibrazione improvvisa del cellulare di Matt lo fece sussultare. Lesse il messaggio, poi ne comunicò, con un sorriso, un estratto all’amica.
Sei speciale.”
Sul volto di Eri si formò un enorme sorriso. Aveva già capito chi era il mittente. Ma Matt la guardò non molto convinto. Lesse a voce alta.
Ho finalmente chiarito con Andrea. Se non ci fossi stato tu a quest’ora sarei ancora a casa a covare rancore. Ti ringrazio veramente tantissimo. Sei speciale.”
“Oh.” Il disappunto sul volto di Eri era lampante. “Sei un AMICO speciale. Non ti abbattere, su…”
Matt fece spallucce.
“Non ti preoccupare Eri, non me la prendo. Avrò tante altre occasioni. E comunque, mi diverte essere in sincronia sentimentale con te. Magari, quando troverai qualcuno, troverò qualcuno anch’io!”.
 
Il tempo passò, tra una chiacchiera e l’altra.
“Sei stupenda così, Eri.” La ragazza arrossì.
“Accidenti, così mi metti in imbarazzo!”.
Il telefono di Eri squillò. Jason era arrivato, e l’aspettava sotto casa. I due amici si guardarono negli occhi.
“Ricordati che sei la migliore Eri!” sussurrò Matt, cercando di mitigare la preoccupazione dell’amica.
“Grazie. Ti voglio bene, Matt.” Rispose Eri con un abbraccio caloroso.
“Dai, ora vai. Ciao!” Matt le accarezzò il viso, in segno di saluto. Parve quasi sul punto di piangere, ma non era il momento e lei si trattenne con fierezza. La guardò allontanarsi, e la vide piccola piccola; e dal cuore divampò un grande sentimento di affetto fraterno.
 

 
Inutile dire quanto il cuore le battesse forte e quanto avesse le mani sudate. Le gambe quasi le tremavano ma il buio era suo complice e la cosa si notava poco. L’idea di mettere i tacchi forse non era stata la migliore, in quelle condizioni, ma voleva essere bella. Bella per lui. Era sciocco pensare una cosa simile, dopo gli ultimi avvenimenti, ma non poteva farne a meno. Lottava con tutte le sue forze per non ricascarci, per incatenare quel cuore che batteva per il ragazzo che aveva di fronte.
Lui la guardava, la fissava con sguardo immobile. Sembrava come incantato, paralizzato. Non diceva niente; osservava solo la ragazza avvicinarsi a timidi passi verso di lui. Solo quando le fu vicina, con gli occhi bassi e lo sguardo sfuggente, riuscì a dirle un semplice:
“Sei bellissima”
Lei sorrise tesa, quasi impacciata, come fosse il primo appuntamento con un ragazzo semi-sconosciuto. Le fece segno di andare; rispose con un cenno del capo.
Arrivarono in auto in un ristorante poco distante da casa di Jason. Per un motivo non ben chiaro, forse per l’ansia, il ragazzo appariva quasi galante quella sera. Dopo essersi assicurato di aver chiuso la macchina, si incamminarono verso il ristorante.
 Jason camminava qualche passo più avanti, forse per l’agitazione, la stessa che aveva colpito Eri da quando aveva ricevuto l’opportunità di quell’appuntamento. Già, un’opportunità. Ma per cosa? La sua mente continuava a ripeterle che era tutto finito, il suo cuore, soffocato, cercava di infonderle una dannata speranza.
Voleva tendergli la mano, prenderla. Il modo in cui Jason lasciava cascare a peso morto quel braccio, era tutt’altro che naturale. Fece uno scatto. Tentò una piccola corsa verso quella mano, verso quella speranza.
Ma qualcosa andò storto. La sua caviglia, per la precisione. Un primo momento di disorientamento la fece ritrovare all’improvviso con la faccia a terra.  All’inizio non realizzò. Sentiva solo un enorme dolore alla caviglia. Non si preoccupò minimamente delle braccia un po’ sbucciate o della figuraccia che aveva appena fatto. Trattenne a stento lacrime di dolore. Si rialzò con difficoltà, ma ebbe bisogno del pronto appoggio di Jason per stare anche solo in piedi.
 “Ehi, che hai fatto?”
Eri alzò gli occhi, la tensione di tutti quei pensieri sparì improvvisamente.
“Mi sono storta una caviglia, mi fa malissimo.”
“Non sarebbe il caso di andare a casa?”
“Mi piacerebbe, ma come faccio…”
Sperò nella risposta più logica, che fortunatamente non tardò ad arrivare.
“Be’, che problema c’è. Ti porto io. Tanto la macchina è qui. Possiamo andare da me, se vuoi.”
In quel momento forse avrebbe dovuto preoccuparsi del povero Jason costretto a portarsi i suoi 50 chili, ma l’unica risposta che le venne in mente fu un semplice “Ok.” Sembrava proprio che si stesse prendendo la sua rivincita su Jennifer. Si era ormai quasi data per vinta, anche se non credeva troppo alla storia tra Jason e l’ameba, ma quel piccolo gesto rimetteva in discussione tutto. E forse l’idea di ingigantire un po’ il dolore della sua povera caviglia non era stata un’idea così malvagia; aveva attirato l’attenzione del ragazzo in tutta innocenza.
La caricò sulle spalle e, dopo aver raggiunto l’auto, si avviarono verso casa di Jason.

Ecco il 18esimo capitolo XD Manca veramente poco alla fine! Anche se, come ho già "annunciato" nell'altra one-shot, ho in mente una sorta di cross-over con dei nuovi personaggi... Staremo a vedere XD Ringrazio come sempre Selvaggia per la sua recensione! ^_^ 
A presto! 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


Rientrare in quella casa rievocò molti ricordi. Il monotono tubare delle tortore, il pungente odore di incenso indiano. Jason la fece poggiare sul divano, dopodiché chiuse la porta. Quanto le era mancato quello strano cigolio!
“Mi sa proprio che mangeremo qui, stasera” sussurrò Jason, ma con un tono abbastanza alto da poter essere sentito. Eri rispose che non vi era alcun problema. Le dispiaceva in qualche modo aver rovinato la serata. Jason si avviò distrattamente in cucina, e sbirciò nel frigo in cerca di qualcosa di commestibile da offrire alla sua ospite.
Ma Eri non aveva granché fame. Alla tensione del momento, totalmente ritornata, si erano aggiunti anche una sorta di sensi di colpa per quanto accaduto. Accese la tv, saltando da un canale all’altro. Alla fine trovò una commedia apprezzabile, e pensò di guardarla. Almeno quello l’avrebbe distratto dalla situazione di contorno.
“Ti porto del ghiaccio?”
La voce di Jason la fece tornare alla realtà. La ragazza annuì, e lo guardò sparire in cucina in cerca di un rimedio per quella dannata caviglia.
Tornò con un po’ di ghiaccio, due lattine di Coca in mano e un po’ di pop-corn.
“Ecco qua” disse il ragazzo porgendole il sacchetto e la bibita.
“Grazie.” Rispose afferrando la sua cena, con un tono tra il malinconico e l’educato. Notò poi il ghiaccio. “Dammi, faccio io”
“Assolutamente no! Tu rilassati e guarda la tv.”
Poggiò il ghiaccio sulla caviglia di Eri con naturale delicatezza. Com’era prevedibile, il gesto la fece sussultare. Sentiva come il cuore scoppiare, ma non doveva pensarci. Quella gentilezza, quell’apprensione.. No, si era ripromessa di soffocare per sempre quelle emozioni, e così fece. Si rassegnò, per l’ennesima volta: ormai non c’era più niente da fare.
Dopo averla medicata a dovere , Jason si sedette accanto alla ragazza, e decisero di godersi il film, in compagnia di un imbarazzante silenzio e dello sgranocchio dei pop-corn.
 

 
Si era addormentata. Così, candidamente, sul divano. Senza nemmeno rendersene conto, la stava fissando da tutto il secondo tempo del film, imbambolato con quella lattina tra le dita. La stanza era buia; il suo viso era illuminato soltanto dalle scene di luce del film. Con una mano le scostò i capelli dalla fronte; la ragazza si mosse appena, ma senza svegliarsi. Meno male, anche se Jason era consapevole che un tocco in più sul viso l’avrebbe svegliata.
Osservò ancora i suoi occhi chiusi e rilassati, il piccolo naso, le labbra delicate. Senza accorgersene, mise la sua testa accanto a quella della ragazza; poteva sentire il suo respiro calmo sulla spalla. Rimase ancora qualche minuto a osservarla così, e poi osò.
La baciò.
Fu un bacio innocente, lieve. Non era un bacio passionale, né un bacio timido. Forse voleva solo sentire per un’ultima volta il candore di quella bocca che tanto aveva amato. Scostò le labbra, riaprì gli occhi; e si accorse, con grande meraviglia, che anche gli occhi di lei erano aperti.
Si guardarono, e non dissero niente.
Il buio della stanza, il silenzio della casa, i battibecchi della televisione.
I loro occhi rapirono i reciproci sguardi, in un attimo che sembrava infinito, in un tempo che forse si era fermato.
Seguì un altro bacio.
E un altro, un altro ancora.

 
    Novembre
 
Uscì con il freddo pungente, una sciarpa nera corredata a un cappellino dello stesso colore. Si sentiva leggermente ridicolo, ma, d’altronde, sua madre mai e poi mai gli avrebbe permesso di uscire senza. Le temperature si erano proprio abbassate, ma d’altra parte non c’era nulla di strano; rimpiangeva solo la piacevole calura di quell’estate.
Quel venerdì mattina saltò le lezioni. Ma lo fece per una valida ragione, per un avvenimento che gli provocava una stretta al cuore al solo pensarci. Già, era arrivato il fatidico momento: la partenza di Eri. Aveva tentato di convincerla a partire un mese più tardi, ma lei era stata irremovibile. Diceva che voleva ambientarsi, fare nuove amicizie e non essere troppo a ridosso con l’inizio dei corsi che, nonostante tutto, sarebbero iniziati a settembre, dopo il corso di inglese che aveva deciso di seguire.
Stava uscendo per andare a prendere la sua amica; i genitori e gli altri amici l’avrebbero raggiunta dopo all’aeroporto. Si sentiva veramente triste. Eri era stata davvero un’amica speciale in quel periodo: lo aveva supportato con Angelo, lo aveva aiutato a scoprire un lato represso di sé e poi era stata compagna di mille avventure e pettegolezzi. Gli sarebbe mancato davvero tutto ciò.
Si mise alla guida, in direzione della casa della sua amica.
 

 
Arrivò dopo 20 minuti buoni, e per fortuna la ragazza non si fece attendere. La aiutò a caricare le valigie nel bagagliaio, dopodiché partirono verso l’aeroporto.
“Sai Matt, mi sento felice ma allo stesso tempo molto triste.” proferì all’improvviso la ragazza.
“Lo stesso vale per me, Eri. Mi mancherai davvero tanto! Ma stanne certa, verrò a trovarti appena posso!”
“Tsk! Sicuro? Secondo me sarai troppo impegnato con un certo qualcuno..” rispose Eri con un sorrisino beffardo sul volto. Eccola l’Eri di sempre!
“Ah, vedo che fai la spiritosa!” ribatté Matt scherzoso. “Comunque, magari, Eri, magari..”
La ragazza sembrava sorpresa e dispiaciuta allo stesso tempo.
“Ancora niente, vero?”
“Nah, te l’ho detto. So che si vede con Andrea, ma non so in che tipo di rapporti sono rimasti. Ovviamente spero che lo molli, diciamo così, ma ormai penso di essere spacciato. Vabbè, almeno ci ho provato! Te con Jason?”
“Tutto esattamente come al solito. Continua a chiamarmi, mi manda degli sms a volte, ma non rispondo. Vedersi quella sera è stato un errore. Mi sono quasi pentita di quello che è successo.” La ragazza si zittì un attimo. “Le cose non sarebbero cambiate, quindi è giusto così.”
Seguì un momento di silenzio, che Matt tentò di spezzare.
“Dai, Eri, basta pensieri cupi. Concentrati solo su questa nuova avventura. Sarà grandioso, vedrai! Piuttosto, raccontami un po’ dove andrai.”
La ragazza annuì, cominciando a raccontare con entusiasmo tutti i dettagli della sua sistemazione e sul college. E, senza nemmeno accorgersene, i brutti pensieri sparirono dalla sua mente in un batter d’occhio.
 

 
Eccoli finalmente arrivati. Nonostante cercasse di nasconderla, l’ansia di Eri era chiaramente visibile. Avrebbe lasciato il paese dove era nata, la sua città, le sue abitudini, i suoi amici. Il solo pensiero la faceva stare male. Ma se pensava a tutto ciò a cui aveva rinunciato per quel sogno, eccola che trovava nuovamente la forza per sorridere.
Entrò in aeroporto, e fu veramente felice quando vide, all’entrata, i suoi amici ad aspettarla. Da una parte c’erano anche i suoi genitori, che avevano preferito venire a parte per la troppa emozione. Salutò tutti con un radioso ‘ciao’, correndo da loro trascinando la pesante valigia.
Aveva già fatto il check-in, dunque era arrivata solo un’ora prima dell’imbarco. Decisero di spostarsi tutti verso i controlli di sicurezza, prima di dare un ultimo saluto alla loro amica. Cominciarono a parlare del più e del meno e, sebbene la ragazza fosse sempre allegra, Eri sembrava più esaltata del solito.
Ma nei brevi momenti in cui nessuno la intratteneva con gli ultimi pettegolezzi, era inevitabile notare come lo sguardo della ragazza si guardasse furtivamente intorno, in cerca di una persona. Di lui. Che quel giorno non si era fatto vedere. In fondo, era più che lecito: Eri non aveva mai risposto ai tentativi di Jason di contattarla, durante quel periodo, e lui aveva capito che non era il caso di presentarsi. Ma appena qualcuno la interpellava, ecco che quello sguardo vuoto riacquistava subito serenità, e la sua voce squillante tornava a farsi sentire.
Era davvero arrivato il momento degli addii. La ragazza cominciò ad abbracciare tutti. Per qualche momento sembrò quasi che le stesse scappando una lacrimuccia, ma si trattenne.
L’abbraccio che diede a Matt fu uno dei più lunghi. La ragazza lo strinse forte, e si perse totalmente nell’abbraccio dell’amico. Si guardarono poi con malinconia.
“Mi raccomando…!” sussurrò Eri all’amico, che scoppiò in una piccola risata. Era proprio da lei. Gli sarebbe mancato proprio quel velo di malizia nelle situazioni più impensabili.
“Mi mancherai davvero tanto, Eri” La ragazza sorrise, e diede una lieve carezza all’amico.
Eri cominciò a trascinare la valigia dietro di sé, sorridendo agli altri mentre percorreva il serpentone vuoto a zig-zag. Si voltò un’ultima volta prima di entrare ai controlli di sicurezza. Sorrise, salutò tutti con la mano. E poi sparì, diretta verso una nuova avventura.
 

 
Ed eccola lì. Sola, seduta davanti al gate aspettando l’imbarco. Si era portata una rivista da leggere, per passare il tempo, o forse per non lasciarsi andare alla malinconia. Ogni tanto alzava gli occhi, per un motivo non ben precisato. Ripensò a tante cose in quel momento: sicuramente al fatto che, di là da quei controlli, probabilmente c’erano ancora i suoi amici e i suoi genitori, ormai irraggiungibili. Adesso era sola, sarebbe ripartita da zero. Questo pensiero un po’ la spaventava, ma era sicura del fatto che avrebbe trovato un appoggio, nel caso si fosse trovata in difficoltà.
Era talmente immersa nei suoi pensieri e nella ‘lettura’, che non si accorse che avrebbero aperto l’imbarco tra appena cinque minuti. In fretta e furia ripose la rivista nella tasca esterna della valigia, e si posizionò in fondo alla coda che ormai si era già formata. Aspettò pazientemente il suo turno e, dopo che le fu convalidato il biglietto, camminò verso le scale che l’avrebbero poi condotta al piazzale dove l’aspettava il bus.
Si prese un momento di pausa e si chinò per riporre le sue cose. Mentre fece per rialzarsi, notò qualcosa di strano: uno zaino. Uno zaino dai colori familiari, poggiato a terra a metà della fila; l’aveva già visto da qualche parte. Vedendo però tutte quelle persone che la stavano sorpassando, decise di darsi una mossa e di correre velocemente verso il pullman. In quel momento sentì anche vibrare il telefono: lo tirò fuori, e vide che era Matt. Cosa voleva in quel momento? Non poteva proprio rispondere.
 Per fortuna il pullman era già arrivato: salì, e si posizionò vicino alle porte. Osservò con sguardo perso le porte che si richiudevano, facendola sobbalzare leggermente. Si svegliò dall’incantamento in cui era caduta, e, con la coda dell’occhio, scorse nuovamente lo zaino familiare. Non fece in tempo a vedere il suo proprietario, ma qualcosa la turbò. Anche la faccia, vista di sfuggita, non le era nuova.
Il pullman partì rapidamente, e presto lasciò i suoi passeggeri davanti all’aereo. Trascinò a fatica la sua valigia su per le scale e, quando finalmente riuscì a entrare e trovare il suo posto, aspettò prima di mettere la valigia. Era talmente pesante che si sarebbe rivelato difficoltoso metterla su, e la coda di persone ferme nel piccolo corridoio a causa sua non avrebbe aiutato!
Finalmente la coda si smaltì un po’: tentò così di metterla su. Fu capace miracolosamente di sollevarla, ma non riuscì a sistemarla per bene nel vano.
“Serve aiuto?”
La ragazza si girò; nella frazione di un secondo, la sua attenzione si spostò da quella voce, allo zainetto familiare, al suo proprietario.
Era Jason!
Eri rimase a bocca aperta per qualche istante. Per poco non le cadeva la valigia.
“Jason cosa…” Fu l’unica frase che riuscì a proferire.
“Dai, ti aiuto.”
Il ragazzo sistemò la valigia con facilità, dopodiché mise sopra anche la sua.
“Jason, io non capisco, che—“
“Sai mica se questo posto è libero?” chiese lui indicando la poltrona accanto alla ragazza.
Eri scosse il capo ancora imbambolata.
“Ehm, scusate…” disse tossendo uno dei pochi rimasti che doveva ancora trovare il suo posto, nel tentativo di far smuovere la fila.
“Sì, mi scusi.” Rispose Jason, spostandosi. “Allora, ci sediamo?” disse rivolto verso Eri.
La ragazza non poté fare altro che annuire, e si sedette.
Non riusciva veramente a crederci. Voleva delle spiegazioni!
“Jason, mi vuoi spiegare? Che significa tutto questo? Voglio una—“
Un inaspettato bacio mise a tacere la curiosità di Eri.
“Vuoi stare un po’ zitta, sciocchina? E allacciati la cintura, che tra poco si parte!”
La ragazza lo fissò stupefatta. Non riusciva a realizzare. Jason era lì. Jason, il suo Jason, era proprio lì! E stava partendo con lei. Improvvisamente si sentì come rilassata. Fissò il ragazzo accanto a lei, e qualche lacrima cominciò a rigarle il viso. Lui se ne accorse, e le asciugò con tanta dolcezza e un sorriso sulle labbra.
D’un tratto, sentì vibrare ancora il cellulare, e questo le fece ricordare che andava spento. Ma, prima di farlo, poté leggere:
“Buona fortuna Eri.
E sappi che non sei sola… ;)
Matt”
 
FINE
 

Eccoci arrivati alla fine! XD Probabilmente vi starete chiedendo che fine ha fatto Angelo... be', non disperate, c'è anche l'epilogo! XD Purtroppo con quel personaggio ho sviluppato un cattivo rapporto e questo è il risultato <.< Perdonatemi! Ringrazio tutte le persone che hanno seguito la storia, lettori silenziosi e non, e tutti coloro che hanno lasciato una recensione! A presto ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Epilogo ***


Epilogo


E così, un’altra estate era arrivata. Era nuovamente luglio, con quel suo caldo torrido, il suo frinire delle cicale e le sue giornate perennemente splendenti. Matt se ne stava seduto davanti allo schermo del suo portatile, leggendo, con un sorriso sulle labbra, la mail che Eri gli aveva appena mandato. Se la stava cavando benone al corso di inglese e le cose con Jason, tra uno scherzoso battibecco e l’altro, andavano alla grande.
Lo stesso non si poteva dire di lui. Aveva mantenuto buoni rapporti con tutti, specialmente con Angelo, anche se evitava accuratamente di chiedere alcuna informazione sulla sua vita sentimentale. Quel ragazzo era stato una ventata di aria fresca nella sua vita, lo aveva portato a una nuova e importante consapevolezza. Era omosessuale, e, dopo tanti dubbi, lo stava accettando senza problemi. Anche se fino a quel momento, però, aveva preferito custodire quel segreto dentro di sé.
Scrisse a Eri aggiornandola sulle ultime novità, che non erano poi molte. Si vociferava che Miki ci avesse provato anche con Thomas, e che, con ogni probabilità, lui l’avesse rifiutata; ma l’unica notizia degna di nota era il party, la sera stessa, a casa di Angelo, che festeggiava il suo ventunesimo compleanno. Come era volato il tempo! Ripensò all’anno trascorso. Ripensò alla persona che era prima, a coloro che erano entrati nella sua vita e a quelli che, volente o nolente, ne erano usciti. Ogni avvenimento, ogni persona che aveva incontrato l’avevano aiutato a renderlo il ragazzo un po’ più maturo che era adesso.
Sospirò malinconico ripensando ai suoi disastri sentimentali. Guardò l’orologio e si accorse che mancava poco più di un’ora alla festa di Angelo. Un sorriso amaro lo attraversò quando ripensò all’anno precedente: ripensò a Eri, alle sue iniziali e innocenti allusioni, alle risate tra loro due. E poi, come dimenticare quel bacio misterioso?
Spesso durante l’anno ci aveva pensato, ma il dubbio permaneva. Aveva provato proprio delle piacevoli sensazioni, quella sera. Chissà se le avrebbe riprovate ancora…?
Si vestì quasi svogliatamente; l’idea di rivedere Angelo certamente gli piaceva, ma si sentiva anche imbarazzato, dopo tutto quello che c’era stato tra di loro - seppur niente di concretamente romantico. Come al solito, optò per un look semplice e sportivo; non era proprio nel suo stile “imbellettarsi”!
Partì solitario alla volta della casa di Angelo; mise su un po’ di musica per avere un po’ di compagnia. Tra un classico degli anni 90 e l’altro, arrivò finalmente a destinazione. Entrando nella casa, una sensazione di déjà-vu lo attraversò. Fu accolto proprio dal padrone di casa, che lo salutò con un bacetto affettuoso. Matt non diede troppo peso al fatto che quel bacio fosse pericolosamente vicino alle sue labbra; probabilmente era stato un caso. Quante volte era successo a lui di “sbagliare mira”? Fortuna che non aveva mai fatto imbarazzanti figuracce!
Si scrollò quei pensieri di dosso, e salutò il resto del gruppo. Pensò alla sua amica Eri, perciò si precipitò da Thomas, nel tentativo di estrapolare quanti più dettagli possibili del suo incontro con la avvenente Miki.
“Matt, quella è fuori di testa! Ci ha provato in un modo a dir poco assurdo!” esclamò divertito Thomas, sorseggiando un bicchiere di birra.
“Ah, davvero? Non è che magari ti ha poggiato una mano sul petto sussurrando ‘Sai, finora nessuno mi ha mai rifiutata…’?” rispose Matt, imitando la frase che Miki gli aveva detto ormai qualche mese fa.
Thomas dovette trattenere a stento le risate e divenne paonazzo. Si voltò dall’altra parte per deglutire togliendosi dalla mente la scenetta dell’amico. Dopodiché, scoppiò in una fragorosa risata.
“Non ci credo! Non è possibile! Ma allora le dice con lo stampino! Incredibile!” ridacchiò Thomas, contagiando anche Matt.
Il tempo trascorse velocemente; Matt e Thomas avevano diverse cose di cui parlare, dalla nuova vita di Eri all’assurdo tentativo di corteggiamento di Miki.
Si staccò per un breve periodo dall’amico, andando a prendere da bere. Dovendo guidare, scelse una banale aranciata. Si guardò intorno, e non poté fare a meno di notare Angelo, sorridente e scherzoso con un gruppetto di ragazzi. In una manciata di secondi fugaci, anche Angelo ricambiò il timido sguardo di Matt, il quale si ritrasse subito e continuò a bere con indifferenza la sua bibita.
Non avevano parlato molto per quella sera. Giusto il tempo dei saluti, i soliti ‘come va’ e nulla più. Erano così vicini, tutto sommato, in quel momento, eppure non aveva il coraggio di parlargli con scioltezza. Probabilmente c’era ancora infatuazione verso quel ragazzo che gli aveva sconvolto la vita, si trattava solo di mettere a tacere i suoi sentimenti, prima o poi.
Finì di bere la sua bibita frizzante, e fece per ritornare da Thomas. Si guardò intorno, ma non lo vide. Dove si era cacciato? Per sua sfortuna, incrociò nuovamente lo sguardo di Angelo. Non c’era nessuno tra di loro, poteva benissimo prendere il coraggio e parlargli. Tentò più volte di convincere la sua mente bacata, ma non ci riuscì.
In quel momento, accadde qualcosa che non avrebbe previsto per nulla al mondo. Si spensero tutte le luci. Improvvisamente. Di nuovo! Pensò ironicamente che quello fosse lo stampo delle feste di Angelo. Gli sembrò di ripercorrere la scena già vissuta un anno prima: alcuni si lamentavano, ma i più facevano esclamazioni soddisfatte. E lui, con un sorriso beffardo sul volto, aspettò un bacio come da copione.
Quel bacio non tardò ad arrivare.
Il suo cuore sussultò non poco quando sentì delle labbra posarsi sulle sue. Aveva pensato a quell’avvenimento in modo così ironico che gli sembrò così strano che stesse accadendo veramente! Riconobbe subito quelle labbra. Erano le stesse dell’anno precedente, ne era sicuro. Stessa modalità di bacio, stessa consistenza delle labbra, stessa passione. Si lasciò andare a quel contatto contemporaneamente inaspettato e desiderato. Istintivamente, rifiutò di accarezzare il viso del proprietario di quelle labbra; sapeva che non era cosa gradita. Si fece trasportare da quel gesto erotico e passionale al punto giusto; mise in moto ogni muscolo del suo volto per godersi a pieno quel contatto avvolto dal mistero.
Dopodiché, così come era iniziato, finì. Perse completamente il contatto con quelle labbra. Ma non poteva lasciarsi sfuggire quella persona! Non un’altra volta!
E così, prima che potesse andarsene, l’afferrò rapidamente per un braccio. Sentì un leggero strattone: si capiva che la persona che l’aveva baciato non voleva farsi identificare. Ma ormai ce l’aveva in pugno!
Improvvisamente la luce tornò. Matt rimase impietrito quando vide chi era l’autore di quei baci pazzeschi. Era proprio lui, quel ragazzo che per lui era stato decisamente un uragano. Angelo. Gli occhi di Matt erano sbarrati. Non riusciva a crederci! Certo, ci aveva fantasticato e sperato, ma…
I due rimasero immobili, immersi in quella piccola folla di gente che invece si agitava e commentava eccitata l’accaduto. Continuavano a fissarsi senza dire niente, la mano di Matt ancora sul polso di Angelo. Solo dopo alcuni secondi, che gli parvero un’eternità, Matt trovò il coraggio di parlare.
“Angelo, ma cosa significa tutto questo…?”
Il ragazzo gli posò dolcemente una mano sulla bocca per impedirgli di proseguire.
“Ti spiego tutto fuori. Seguimi.”
Adesso era angelo a prendere Matt per il polso, trascinandolo in un luogo appartato del suo giardino privato. Appena trovarono un po’ di tranquillità, il biondino incrociò le braccia, in attesa di una spiegazione.
“Perché mi hai baciato?” domandò Matt con un tono intriso di curiosità.
“Be’,” rispose imbarazzato Angelo, grattandosi la nuca “se ti riferisci all’anno scorso…” Il suo sguardo si spostava ovunque, e raramente incrociava quello di Matt “…semplicemente mi sei piaciuto e l’ho fatto. Avevo già in mente quella piccola trovata scenica e ne ho approfittato.”
Matt teneva ancora le braccia conserte, non del tutto convinto.
“E per quanto riguarda quest’anno?”
Seguì un attimo di silenzio. Angelo si schiarì la voce.
“Per quanto riguarda quest’anno…” Si prese ancora qualche secondo, prima di rispondere. Ma Matt non gli lasciò il tempo di concludere.
“Non trovi che sia ingiusto? Non pensi ad Andrea?” ribatté il biondino lievemente dispiaciuto. Angelo lo scrutò per qualche momento, poi si fece scappare una piccola risata.
“Andrea? E chi sarebbe Andrea?” Matt sembrò spazientirsi per un breve momento.
“Angelo, non prendermi in giro dai! Lo so che tu e Andrea—“
Non ebbe nemmeno il tempo di finire che le labbra di Angelo si unirono alle sue. Fu un bacio innocente ma alquanto passionale. Durò pochi secondi; dopo quel contatto, i loro visi rimasero vicini.
“Certo che hai una bella fantasia, tu…!” sussurrò Angelo al suo biondino. Matt pensò divertito che, in tutta quella storia, quello con una fervida fantasia non era stato certo lui. Non fece in tempo a perdersi nella sua solita rete di pensieri, che un altro bacio lo rapì.
E fu così che quell’estate cominciò.
Con un bacio sotto le stelle.

Salve! Ecco finalmente l'epilogo ^^ Che faticaccia finire questa storia! XD A ogni modo, ringrazio tutti i miei lettori e recensori, spero che la storia vi sia piaciuta ^^ Alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=799001