My hero.

di vica_destroyer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Chapter #1 ***
Capitolo 3: *** Chapter #2 ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Vickie nasce l'8 dicembre 1987. Vive ad Aberdeen, cittadina semi deserta nello Stato di Washington, abitato principalmente da boscaioli. Il modo in cui si veste e i suoi tratti fisici la dicono lunga sulla sua provenienza: veste spesso con camicie di flanella a quadri, jeans e anfibi in pelle nera; ha la pelle chiara, capelli lunghi e biondi un po' trascurati e occhi marroni messi in risalto da un paio di Wayfarer blu da vista.
È una ragazza insicura e introversa, che difficilmente si apre agli altri. Per conoscerla davvero bisognerebbe curiosare nella sua camera: cd sparsi per tutta la stanza, la sua chitarra acustica Nancy sempre a portata di mano e, vicino al suo letto, i poster dei suoi idoli: Kurt Cobain e Noel Gallagher, i suoi massimi ispiratori.
Come si può notare, la musica è l'unica ninfa vitale di Vickie, passione tramandatale da suo nonno paterno. Dopo la morte dell'uomo, infatti, la ragazza allora tredicenne decise di seguire le orme del nonno e, per rendere omaggio ad un uomo che stimava molto, cominciò a suonare la chitarra senza mai smettere. 
Il suo più grande eroe, però, non è stato ancora presentato: è Gerard Way. Vickie non ha mai trovato in ben che minimo difetto in lui: capelli corvini, candido in viso, occhi verdi ambrati, labbra sottili e naso all'insù; aria sempre stanca e malinconica e style total-black. Quello che Vickie ama più di tutto di quell'uomo, però, è la sua voce: una voce straziante e dissacrante, capace in un attimo di trasmettere tutta la sua sofferenza.
Vickie si chiede spesso se un giorno lo vedrà o magari conoscerà; intanto continua a suonare, l'unica che la mantiene in pace con se stessa.

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Capitolo 2
*** Chapter #1 ***


-Cosa?! Richmond?! Ma mi prendete in giro?! È dall’altra parte degli Stati Uniti!- No, non ho decisamente preso bene la notizia del trasferimento di mio padre.
-Non ti preoccupare tesoro, andremo tutti con tuo padre!-
Mia madre crede di avermi dato una buona notizia, invece credo di volermi uccidere.
Sono nervosa. –Perché la California? Insomma, è un posto così caldo e caotico, pieno di palloni gonfiati abbronzati con i capelli a casco di banana.. vi prego, anzi, ti prego papà, rifiuta l’offerta di lavoro!-
Mio padre, che fino a questo momento non ha partecipato alla conversazione, mi risponde con poche e secche parole. –Io lo voglio il mio aumento, anche perché farebbe comodo a tutta la famiglia. Si parte domani, questione chiusa!-
Ok, ora mi chiudo in camera mia e suono.

*

Mi sdraio con Nancy sul mio petto e comincio ad improvvisare un po’. Vuol dire che devo riflettere. Forse dovrei dare una possibilità alla California, anche perché qui non ho niente da perdere. Potrebbe esserci una vita migliore per me là giù. E magari stringo qualche amicizia, ma per favore niente surfisti. Ho solo bisgono di qualcuno che mi ascolti, per una volta.
Torno in salotto col sorriso sulle labbra.
-Papà, mamma.. sono pronta a partire!-
 
///////////
 
Dopo un giorno in macchina eccomi davanti alla mia nuova casa, nella periferia di Richmond. È un condominio di tre piani abbastanza nuovo, e con tanto di ascensore! Salgo al secondo piano, pronta a scoprire dove vivrò.

*

Il nostro appartamento è abbastanza grande: tre camere da letto, tre (tre!!!) bagni, cucina, salotto e studio. Le pareti sono bianche nelle stanze comuni, mentre in quelle da letto sono color giallo panna.
Mi fiondo in camera mia. È grande e luminosa, con una grande scrivania di legno di ciliegio e un letto a castello. Perché a castello? Boh, chi se ne frega. Lascio le valigie in camera ed esco di casa per dare un’occhiata in giro.

*

I condomini della zona sono sopra ad una grossa collina dove ai suoi piedi, da quanto mi ha detto la mamma, è situato il liceo che inizierò a frequentare già da domani. Decido di scendere e, arrivata a metà percorso, assisto ad uno spettacolo meraviglioso: sono appena le sei di sera e il sole tramonta, colorando intorno a sé il cielo indaco di arancione. Un tramonto prematuro.. albe tardive e tramonti prematuri.. credo di aver già sentito quest’accoppiata. Infatti è così. Mi siedo su di una panchina e accendo l’ipod. “Late dawns and early sunsets.. just like my favorite scenes..”, canta una voce bassa e triste. Gli occhi mi si inumidiscono. Come mi rende vulnerabile quella voce, nessun’altra.  

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Capitolo 3
*** Chapter #2 ***


Mi sveglio. Solo le 6 e il sole non c’è ancora. Vado in cucina e mia madre mi saluta con un cenno ed un sorriso, ma sono troppo rimbambita per rispondere, e mi butto sulla colazione. Dopo aver finito, essermi lavata e data un po’ di colore col trucco, decido di darmi un’aria più del posto: converse, pantaloni stretti neri e t-shirt a righine. Quando sono pronta sono le 7 e 30 e fa già caldissimo e, considerando che devo scendere tutta la collina e addentrarmi nella città, nonché ritirare il mio nuovo programma scolastico, decido di incamminarmi.

*

Arrivo in segreteria. Il segretario sta parlando al telefono. È un uomo alto, magro, con i capelli castani a caschetto che avrà massimo 30 anni e, a giudicare dall’accento, credo sia straniero, forse inglese.
-Ciao,- mi accoglie con un sorriso –cosa ti serve?-.
Sono un po’ in imbarazzo. –Uhm, giorno.. sono nuova e avrei bisogno del programma.. mi chiamo Victoria Dixon.-
-Oh!- un altro sorriso –Aspetta, dovrei avercelo nella cartella arrivatami poco fa.. Armstrong, Bennett, Cornell.. Dixon! Ecco a te!- me lo porge insieme ad un terzo sorriso.. ma sono tutti così gentili qui?
-Vuoi adesso la combinazione del tuo armadietto?-
-Gr..r..azie!- Dio mio quanto sono imbranata!
-Vediamo un po’.. Il tuo armadietto è il numero 1376 e la combinazione 1-3-2-0-1-1..- me lo scrive su di un foglio che prendo al volo e, dopo un sussurrato “Grazie di tutto”, scappo verso il corridoio.
Controllo l’orario. Prima ora: inglese. Ok, sono pronta.

*

Arrivo sull’uscio dell’aula di inglese, grande e piena di immagini sulle pareti: le mappe di Inghilterra, Scozia, Galles..Tutti i 52 Stati.. Volti di scrittori e poeti inglesi e americani..
Noto che la professoressa e alcuni compagni sono già dentro, così decido di entrare e di avvicinarmi alla cattedra, e la mia futura insegnante si accorge di me. Capelli rossi, vestita con un tailleur in stile scozzese. Che sia inglese anche lei?
-Buon giorno, tu sei..?-
-Sono Victoria Dixon, vengo da Aberdeen..-
-Oh, mi chiedevo quando saresti arrivata! Sono Elizabeth Wilson, la tua professoressa di inglese! Puoi accomodarti lì, vicino a Nicole Jones!-
Mi indica una ragazza che passerebbe difficilmente inosservata a chiunque: capelli rosso scarlatto, alta un metro e mezzo, vestita con t-shirt fucsia con borchie qua e là, dei pantaloncini sopra a dei leggins blu e converse nere.
È persa a fare qualcosa che non mi è chiaro, così cerco di avvicinarmi a lei silenziosamente per non disturbarla, e mi siedo. Dopo un po’ balza in piedi, non credo mi avesse ancora notata.
-Scusa, non ti avevo vista! Da quanto sei qui? Comunque io sono Nicole, ma puoi chiamarmi Niki!-
-Piacere, Victoria, ma chiamami Vickie..-
-Non sei di qui vero? È abbastanza evidente! Canada?-
-No, Stato di Washington.. ma c’eri vicina!-
-Wow, fichissimo! Non c’è quasi nessuno di questa scuola che sia di Richmond o comunque statunitense.. già il segretario e la professoressa di inglese sono di Leeds! La conosci?-
-Scherzi?! Aspiro al festival di Leeds da anni!-
-Allora non sono l’unica! Mi stai già simpatica, sai?-.
La campana suona e ci interrompe, la lezione inizia. È vero che non tutti i californiani sono dei surfisti palloni gonfiati!
 
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Ora di pranzo. Non ho molta fame, quindi prendo solo un’insalata e una bottiglia d’acqua, quindi raggiungo Niki, seduta ad un tavolo con due ragazzi magri e alti il doppio di lei.
-Ciao Vickie! Loro sono Rick e Tom, sono nella nostra classe di chimica!-
Mi sorridono amichevolmente e mi stringono la mano, e io faccio lo stesso.
Rick ha un moicano biondo e gli occhi nocciola, un gilet di eco pelle nera sopra ad una t-shirt verde, dei jeans chiari e un paio di Vans “Slip-On” nere. All’orecchio sinistro, inoltre, portava un dilatatore nero di 4mm. Tom ha i capelli castani medio - lunghi e la barbetta incolta di due giorni, una maglia bianca a mezze maniche nere con sopra disegnato uno zombie, pantaloni stretti neri e un paio di Etnies “Fader” blu, come il colore dei suoi occhi. Una cosa che mi8 colpisce di lui sono una frase tatuata sul polso, “Smoking my inspiration” (che leggo quando gli stringo la mano), e il piercing “smile” quando mi sorride. Scommetto sulla mia Nancy che sono musicisti.
Tom, con mia sorpresa, capisce subito che io suono. –Bel plettro.. Nancy è la tua chitarra?-. già, il mio braccialetto. È lì che ho appeso il mio plettro, di color vedere acido con sopra scritto “Nancy” con un pennarello nero. –Sì.. è una chitarra acustica!-
-Tu suoni?! E perché io non ne sapevo niente?!- chiede Niki con tono da finta offesa. –perché non ti accorgi neanche di dove metti i piedi!- la prende in giro Rick sorridendo.
-Voglio sentirti, voglio sentirti! Posso venire a casa tua questa sera a sentirti?! Dai, dai, dai!-
-Uhm.. ok..-
-Perfetto, fantastico, non vedo l’ora!-.
Sono le 14, e la campanella segna la fine della pausa e l’inizio della prossima (e finalmente l’ultima ora di lezione. Chimica, giusto per concludere alla grande la giornata! Ci alziamo tutti e quattro di mala voglia e chi rechiamo nella’aula di chimica.
Niki cammina vicino a Rick, io vicino a Tom. Sono così imbarazzata a stare vicino ad un ragazzo così carino, ma è così gentile che dopo poco sono subito a mio agio.
-Ti piace la chimica?- mi chiede.
-Non saprei, sono più per le materie umanistiche.. Comunque meglio se non mi siedo vicino a Niki, potrei distrarmi!- rispondo ridendo.
-Vickie, siediti vicino a Tom, lui è un asso in chimica! Così fai bell’impressione al tuo nuovo professore!-. io e Tom ci guardiamo in un’occhiata d’intesa e dopo poco il professor Macneil, basso e dalla corporatura robusta, entra e dà il via all’ultima ora di tortura.
Dopo tre quarti d’ora sono le 15 e la campanella segna la fine del mio primo giorno di scuola. Tom e Rick salutano e corrono via, io e Niki rimaniamo sole.
-Ma dove corrono quelli?-
-E chi lo sa? Probabilmente non vedono l’ora di mettere mano ai loro strumenti! Tom suona la batteria, Rick il basso. Allora, passo da te alle 21? Dove abiti?-
Ecco, lo sapevo che erano musicisti! –Uhm, la mia casa è una di quelle in cima alla collina, numero 4/B.. sì, alle 21 è perfetto!-
-A questa sera allora!-.
Mi metto in cammino. Anche io non vedo l’ora di suonare.

*

-Mamma, papà, sono a casa!-. I miei sono davanti alla tv, a godersi un po’ di relax. –Ciao tesoro, com’è andata?-
-Benissimo- rispondo con un sorriso, poi corro in camera mia. Eccola lì la mia chitarra, vicino al letto.
-Oh piccola, quanto mi sei mancata!-

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