With every move I die.

di itsmorgana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One. ***
Capitolo 2: *** Chapter Two. ***
Capitolo 3: *** Chapter Three. ***
Capitolo 4: *** Chapter Four. ***
Capitolo 5: *** Chapter Five. ***
Capitolo 6: *** Chapter Six. ***



Capitolo 1
*** Chapter One. ***



Oddio, sono emozionata *O*
E' la mia prima fan fiction che posto qui :3
Volevo solo dire che questa fan fiction è corta, cioè.. ha solo 6 capitoli.
E poi anche che sono presenti i Sum 41 come persona.. cioè, in questa fan fiction loro non sono famosi, sono solo semplicissime persone :3
Io non mi ritengo una cima nello scrivere, ma vorrei imparare a farlo meglio.. quindi mi piacerebbe ricevere dei vostri cosigli, sarò lieta di seguirli!
Detto questo, buona lettura!


With every move I die.

 

    Chapter One.
 
“E' per il tuo ex?"
La devastazione nei miei occhi si poteva notare da ben cinque metri di distanza. Ero vuota, niente aveva più un senso.
Ma se è ex è ex! Pensavo continuamente. Non dovrebbe essere così? No, per me no, affatto.
Le lacrime scendevano da sole. Rigavano il mio fragile viso come lame taglienti, ormai da due anni.
"Jessica, è per il tuo ex? Rispondi." Mi limitai solamente a fare un piccolissimo cenno con il capo.
Guardavo la mia immagine riflessa su quell'enorme specchio che mi si presentava davanti.
Vedevo il mio viso devastato. Il trucco appena ultimato scivolava via insieme alle lacrime che persistevano nel mio volto.
La mia mente era invasa da mille pensieri. Ultimamente vivevo solo di sogni e ricordi, erano le uniche cose che mi spingevano ad andare avanti.
"Dai Jessica, smetti di piangere, così ti cola tutto il trucco.. poi dobbiamo rifarlo da capo!"
In quegli interminabili minuti spesi a guardare la mia immagine, pensavo a tutto.
Pensavo al presente, pensavo al mio futuro.. ma soprattutto pensavo al mio passato.
 
***
 
Era una giornata piovosa qui a Toronto, e io ero chiusa in biblioteca a studiare per il compito di chimica del giorno successivo.
Odiavo chimica, soprattutto la pratica. Avevo da sempre la paura che qualcosa andasse storto in laboratorio e che scoppiasse tutto. Ero davvero terrorizzata.
"Hey nana!" sentii una voce provenire da destra e subito dopo una mano appoggiata sulla mia spalla.
Era un tocco soffice, non difficile da riconoscere. Alzai la testa di scatto, e vidi lui.
"Quando la smetterai di prendermi in giro per la mia statura, Cone?" chiesi, ridendo. Ogni momento libero che aveva, lo utilizzava per prendermi in giro.
“Non è colpa mia se sei bassa!” replicò lui.
A parer mio, Cone era il ragazzo più divertente che avessi mai conosciuto.
Era il migliore amico di mio fratello Deryck, e per questo lo conoscevo da tutti i miei 15 anni di vita. Era molto alto e molto magro.
Aveva i capelli castani e degli occhi di un blu più intenso dell’oceano.
“Non ti sei mai chiesto che forse sei te che sei troppo alto? .. e comunque, che cosa ci fai qui?” chiesi, non con tono ignorante.
Abbassai lo sguardo sul libro di chimica sperando che si accorgesse che stessi studiando, e che non volevo distrazioni.. ma lui guardava altrove.
 “Ho chiesto a tuo fratello dove potevo trovarti, e lui mi ha detto che eri qui. Devo dirti una cosa..” disse, abbassando lo sguardo.
Sembrava.. forse triste? Non lo so, ma in tutti gli anni che lo conoscevo non l’avevo mai visto così.
“Hei Cone, cosa c’è? Che vuoi dirmi?” chiesi abbassando il capo, cercando di guardarlo negli occhi per vedere se almeno loro mi dicevano qualcosa.
Non appena si incrociarono con i miei aprì bocca.
“Sai, è da un po’ di giorni che non faccio altro che pensarti..” disse, strizzando gli occhi. Con le ragazze non era mai stato una cima.
Io rimasi immobile su quella sedia, in attesa che lui continuasse.
“C-c..” Si fermò per qualche istante. Io ero sempre immobile su quella sedia.
“C-c-credo.. che mi stia innamorando di te.” Finì la frase veloce come un treno. Ma io la sentii chiaramente.
Credo che mi stia innamorando di te ha detto, no?
Io non sapevo cosa dire, cosa fare.. non sapevo e basta.
“Per favore, dì qualcosa.” disse lui, ora con gli occhi aperti che aveva fissi su di me.
Io non mi ero mai immaginata insieme a Cone, a prescindere dal fatto che io non mi immaginavo con nessun ragazzo.. mi sembrava più come un fratello maggiore per me, che come un fidanzato.
Ma allora come mai in quel momento non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso?
“Vabè.. visto che non dici nulla io me ne va..”
“No!” lo interruppi. In quel preciso istante avevo una voglia matta di baciarlo.. ma perché?
Non lo sapevo nemmeno io, ma lo volevo fare.. mi sentivo di farlo.
Mi stavo avvicinando sempre di più alle sue labbra. Presi il suo viso tra le mie mani.
La distanza che ci separava era pari allo spessore di un foglio di carta. Potevo percepire il suo respiro affannato sul mio stesso viso. Potevo perfino leggere i suoi pensieri.
E poi lo baciai.
Labbra che si cercano. Labbra che si incontrano. Labbra che si conoscono.
 
***
In un frammento di secondo la porta del camerino si spalancò, interrompendo il mio flash back su quel giorno in cui tutto iniziò.
Jared, il mio menager, avanzava a passo svelto verso di me.
Non appena vide lacrime rigarmi il viso già truccato, messo in ordine, già "pronto" per far vedere agli altri ciò che non sono, si fermò.
"Ancora piangi per quello stupido?" urlò, quasi come fosse mio padre.
Ma con lui non ci si poteva fare nulla. Essere impulsivo era la sua specialità.
"Dai Jared, smettila, per favore.." Holly, una delle poche persone che mi capiva.
Il suo compito è sempre stato quello di difendermi dagli attacchi impulsivi di Jared, oltre a quello di truccarmi.
"Io non smetto proprio niente! Faccio il mio lavoro" rispose Jared. "Jessica, muoviti, rimettiti in sesto.. tra 6 minuti inizia il concerto!"
    

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Capitolo 2
*** Chapter Two. ***


Chapter Two.
 
Percorrevo a passi lenti il lungo corridoio che divideva il mio camerino dalle miriadi di fans.
Guardavo in terra, sforzandomi più che potevo di concentrarmi su quello che dovevo fare; cantare.
Dovevo soddisfare al meglio tutti i fans presenti in quel palazzetto; erano una delle poche cose che mi faceva andare avanti, che non mi faceva pensare al passato.. per questo dovevo ringraziarli.
Oltrepassai la porta che divideva il backstage dal cuore del palazzetto.
Sentivo i fans urlare il mio nome in coro.
Max, Ashley e Ricky erano già in bella vista sul palco a suonare l'intro della canzone, a differenza di me che dovevo aspettare il momento esatto, quello pianificato, per entrare sul palco e iniziare a cantare.
Tenevo il ritmo battendo il piede al pavimento.
Era difficile nonostante tutto quello che mi passava per la testa, ma ce la stavo facendo.
Arrivato il momento giusto salii sul palco con più grinta possibile.
Sorridevo, ringraziavo, davo le mani ai fans in prima fila.. tutto pur di non far notare il mio stato d'animo.
Cantavo con fermezza, ballando e correndo per il palco, canzone per canzone.
Ogni canzone, un ricordo.. dei quali la maggior parte erano di lui. I miei testi erano aggressivi e scioccanti, ma allo stesso tempo avevano un significato molto importante per me, un ricordo essenziale.
Arrivai alla fine della scaletta.. rimaneva solo una canzone.
Quella canzone.
Dancing with tears in my eyes.
La canzone nel quale annunciavo il mio male interiore, cosa ero diventata a causa della sua assenza.
Mentre cantavo i primi versi, mille ricordi invasero la mia fragile mente.
Ma io mi soffermai su uno in particolare, quello più bello, più intenso..

***

"Guarda amore! L'hai vista?" disse Cone, indicando il cielo e la stella cadente appena passata.
Distenderci in un prato a guardare le stelle era uno dei nostri passatempi preferiti in quel periodo.
E quella sera era più che perfetto, visto che era il periodo delle stelle cadenti.
"Si, l'ho vista!" risposi, continuando a guardare le miriadi di stelle che ci guardavano da lassù.
"Hai espresso un desiderio?" mi chiese, con lo sguardo fisso in aria.
"Ovvio!" Lo vidi guardarmi con un'espressione che diceva "dimmelo". "Ma se te lo dico non si avvera!" esclamai.
"Dai su, si sa che non è vero!"
"Ma anche no!"
"Daaii.." disse lui, facendo la faccina triste al quale sapeva che io non avrei potuto resistere.
"Mhh.. Ok!!" Esitai per qualche secondo, poi ripresi a parlare. "Ho desiderato di essere per sempre tua." confessai.
Improvvisamente si alzò, mettendosi a sedere, e guardandomi fissa negli occhi. Mi misi anche io a sedere.
"Che c'è?" chiesi, perplessa.
Posò la mano sulla mia guancia, accarezzandola, come faceva sempre.
Si avvicinò sempre di più, fino a posare le sue labbra sulle mie.
Ci baciammo ancora, prima dolcemente, sfiorandoci a lungo le labbra.
Lui mi portò una mano dietro la nuca e fece scivolare l'altra dalla guancia fino al fianco, un gesto che esprimeva protezione e insieme possesso, e mi baciò più appassionatamente.
Mi fece distendere delicatamente nell’erba umida, nello stesso punto di prima.
Si muoveva dolcemente sopra di me, continuando a riempirmi di baci sul viso e sul collo.
Sentivo il suo respiro affannarsi sempre di più. I nostri cuori battevano all’unisono.
Fece scorrere le sue mani sotto la mia camicetta, per poi levarmela e gettarla dietro di se.
Feci la stessa cosa io; quando era a petto nudo iniziai a baciargli tutto il percorso dei suoi addominali, alternando qualche piccolo morsetto.
Lui sorrise, facendomi sentire la persona più felice del mondo.
In pochissimo tempo tutti i nostri vestiti erano per terra; non sentivo freddo.
Nel cielo stampata una luna piena, che assieme alle sue tante e piccole stelle che ricoprivano ogni minima parte di cielo si riflettevano sui suoi bellissimi e lucidi occhi.
Da lì mi lasciai andare e mi concessi a lui.
Eravamo solo noi, io e lui ora eravamo una persona sola.
Intorno a noi un eterno silenzio, capace di far notare il dolce rumore di ogni movimento che lui faceva sul mio corpo, mentre le sue sottili ma capaci labbra baciavano dolcemente ovunque.
Parole sussurrate. Mani che accarezzano, che vagano solitarie sul corpo.
Lingue che si assaporano. Corpi bollenti che si intrecciano, che danzano insieme.
Pelle su pelle, bocca su bocca. Corpi complici di un gioco perfetto, unico.
Mani che si intrecciano. Nell'aria odore di passione travolgente.
E le stelle facevano da spettatrici a questo emozionante spettacolo.
"Ti amo" mi sussurrò in un orecchio.
Sentii una lacrima rigarmi il viso. Ma non era di dolore, di disperazione o altro.. era una lacrima di gioia.
"Anche io Cone, anche io"

***

Le urla delle fans mi avevano risvegliato. Avevo già finito di cantare la canzone senza nemmeno accorgermene.
Ringraziai le fans, con un sorriso a trentadue denti e scesi lentamente dal palco.
Andai nel mio camerino, dove trovai Holly e Jared pronti per fami i complimenti.
"E' stato il tuo migliore show!" esclamò Jared, abbracciandomi. Strano ma vero.
"Grazie!" risposi, ricambiando l'abbraccio.
"Jess, vai a farti una doccia veloce che poi dobbiamo andare in aereoporto." disse Holly. "E' già tutto pronto in bagno!"
"E domani.. TORONTO!" urlò Jared, ansioso ed entusiasta di andare in quella città.
Ma io.. io ce l'avrei fatta a ritornarci?


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La canzone citata in questo capitolo, ovvero Dancing with tears in my eyes, è di Ke$ha e ha ispirato questa fanfiction u.ù

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Capitolo 3
*** Chapter Three. ***


Chapter Three.
 
Era un pomeriggio caldo a Toronto.
Percorrevo la strada che portava alla mia vecchia casa a testa bassa, munita di cappellino e occhiali da sole, in modo che nessuno mi riconoscesse.
Da ogni parte mi giravo, mi ritornava in mente un ricordo diverso.
Era difficile, molto difficile.
Arrivata a casa entrai con la chiave che ancora avevo nel mio mazzo.
Dentro vi trovai Nick, mio cugino più grande, sdraiato sul divano a vedere la partita dei Lakers.
Appena mi vide si alzò di scatto e rimase immobile. Aveva una faccia che parlava da sola; un'espressione di sorpresa, commozione e felicità allo stesso tempo.
Gli corsi subito in contro, abbracciandolo con più forza possibile.
Volevo molto bene a Nick, anche se delle volte era severo. D'altronde, un uomo di 31 anni ha ben altro da fare, anzi che crescere una ragazzina ribelle, no?
Lui era stato come un padre per me, dopo la morte dei miei genitori.
"Jessica!" esclamò, incredulo. "Non pensavo trovassi il tempo di venirmi a trovare!"
Nick era un uomo molto bello. Abbastanza alto e abbastanza magro, biondo e occhi azzurri.
"Come facevo a non venirti a trovare?" chiesi, staccando l'abbraccio.
Il suo carattere era dolce e gentile, anche se, come ho detto prima, su cose come la scuola era molto severo.
Pretendeva troppo da me, mica ero un supereroe io!? Infatti i miei voti andavano dal 3 al 6-.
Quel giorno parlammo del più e del meno; mi chiese molte cose su di me, e anche io feci la stessa cosa. Sembrava come ritornare indietro nel tempo..
"Nick" Iniziai. "Ti dispiace se torno un momento in camera mia?"
"Certo tesoro, vai. Questa è casa tua eh, mica devi chiedere il permesso!" rispose.
Salii le scale di corsa, evitando di inciampare nell'ultimo scalino come facevo sempre in passato, visto che era più alto degli altri.
Percorsi tutto il corridoio che mi si presentava davanti, fino ad arrivare all'ultima porta a destra; la porta della mia camera.
Strinsi forte la maniglia e la girai. Il contatto tra la mia mano calda e la maniglia gelida mi fece venire il batticuore.
La porta si aprii.. rimasi imbambolata a quella vista.
Era uguale a tre anni fa; tutte le mie cose erano al loro posto.
C'era tutto, non mancava niente.. tutti i miei cd, tutti i miei dvd, poster.. le rose che mi regalò Cone, il primo San Valentino insieme..
Tutte queste piccole cose riempivano la mia mente di tantissimi ricordi; quel letto, quel tappeto, quella finestra..

***
"Ma entrare dalla porta non era più normale?" chiesi, aiutandolo a salire dalla finestra.
Tirai più forte che potevo, facendolo, in un certo senso, volare e atterrare nel pavimento di camera mia.
"Avevo paura che qualche vicino mi vedesse.." disse, massaggiandosi la testa che aveva appena sbattuto sul pavimento.
Andai a sedermi sul letto, stringendo forte Teddy, il peluche che avevo da quando avevo 3 anni. Regalo di mamma.
"Cosa hai detto a Nick?" chiese, avanzando verso di me.
"Niente di che.. gli ho detto che stavo male e che non me la sentivo di andare a scuola, e mi ha lasciato a casa." risposi, assonnata.
"La solita storia insomma!" disse lui, ridendo.
“Deryck è a casa?” Mi chiese lui.
“Aahaha no! Ha provati a convincere Nick dicendogli che io avevo bisogno di qualcuno che stesse con me.. ma Nick ce lo ha mandato comunque!” dissi, ridendo.
“Povero idiota!” esclamò.
Girovagava per la stanza, in cerca di niente. Frugava nei cassetti, tra le mie cose, vestiti. Io stavo lì, a guardare la sua perfezione. Non mi dava noia, non avevo niente da nascondere tra le mie cose.
"Che c'è? Perchè mi guardi?" chiese, con un sottile sorriso sulle labbra, vedendo i miei occhi fissi su di lui.
"Guardo quanto sei bello." confessai. Con lui le cose da dire uscivano facilmente dalle labbra. Anche quelle più difficili.
"Eh si.. in effetti sono molto figo!" disse, scherzando "Davvero, potrei fare il modello!". Incominciò ad avanzare, improvvisando una sfilata.
"Si certo, credici!" esclamai, ironica.
"O chi lo sa?! Forse lo spogliarellista.." Accese lo stereo e partì "My prerogative" di Britney Spears. Incominciò a spogliarsi lentamente, andando a ritmo con la musica e ballando.
Scoppiai a ridere. "Bhè, forse come spogliarellista potresti avere una carriera!" scherzai.
"Ci farò un pensierino.." disse, per scoppiare subito dopo a ridere.
Continuava a girovagare per la camera, con ancora la musica accesa, improvvisando dei balletti. Aprì un cassetto dell'armadio, e frugando trovò un perizoma nero con il pizzo rosa.
"Non è mio!" esclamai, appena ebbi visto cosa aveva in mano. "E' di Angel!" Angel era mia cugina, una delle tre sorelle di Nick.
"Uhlala, la nana porcellina!" esclamò Cone, sventolando il perizoma davanti ai miei occhi.
"Dammi qua!" urlai, scattando in piedi dal letto e scaraventandomi contro di lui. Cercai di prenderlo con tutte le mie forze, ma lui era decisamente più forte e molto più alto di me.
"Sai.. ti vorrei vedere con questo addosso.." disse, avanzando verso di me.
"Tieni i tuoi pensieri perversi lontano da me!" dissi, indietreggiando.
Lui continuò ad avanzare, guardandomi con uno sguardo alquanto perverso. "Jason Paul McCaslin smettila!" urlai.
Continuai ad indietreggiare, fino ad incontrare il letto, e cascandoci sopra. In un batter d'occhio Cone si buttò sopra di me, a peso morto. "Ahia!" gridai.

***
"Jess!" La voce di Nick mi fece sobbalzare, svegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti.
Andai di sotto, lentamente, sempre facendo attenzione a non cadere nello scalino più alto.
Quando ero a metà scale, i miei occhi si riempirono di gioia.
Deryck era lì con Nick pronto ad abbracciarmi. Andai giù di corsa e saltai nelle sue bracca che mi aspettavano.
Volevo un mondo di bene a mio fratello, molto più di quanto pensavo di volergliene.
“Mi sei mancato tantissimo.” Gli sussurrai nell’orecchio sinistro.
“Anche a me.” Rispose.
Lì, stretta tra le sue braccia, mi sentivo a casa.

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Capitolo 4
*** Chapter Four. ***



Chapter Four.
 
“Portami all’Air Canada Center.” Dissi a Deryck mentre guidava la sua nuova auto.
Dovevo essere all’Air Canada Center entro 20 minuti, sennò Jared mi avrebbe ucciso. Nel vero senso della parola.
Deryck imboccò la statale che ci avrebbe portato a destinazione poi si girò verso di me, sorridendomi.
“Stasera ti farò stare davanti alle transenne, ok?” dissi, per rompere quell’imbarazzante silenzio che si era creato.
“Ovvio che mi va bene! Porterò anche Stevo, è un problema far stare anche lui davanti le transenne?” mi chiese Deryck.
Per favore, non portare anche Cone sennò sarà la mia fine. Pensai tra me e me.
“No problem!” esclamai, con un sorriso a 32 denti.
Davanti a mio fratello volevo essere sempre allegra e sorridente, non volevo fargli notare il mio vero stato d’animo.
Per prima cosa perché non volevo che lui soffrisse per me.
E secondo, semplicemente perché lui era il migliore amico di Cone e qualsiasi cosa io avrei potuto dire, lui poteva fare qualcosa per farci incontrare.. e io assolutamente non volevo.
Non lo so nemmeno io il perché, forse semplicemente per il fatto che non sapevo quale reazione avrei avuto nel rivederlo.
Forse perché il mio cuore ne aveva avuto già abbastanza.. oppure era solamente orgoglio.
 
***
Ero seduta sugli scalini davanti a casa mia con la testa tra le mie gambe. Qualche lacrima mi stava rigando il mio fragile viso.
“Amore che hai?” chiese Cone, non appena fu arrivato all’appuntamento che gli avevo dato. Mi sentii cingere la vita con un braccio, e con l’altra mano asciugarmi una lacrima. Come facevo a dargli quella notizia?
“Senti Cone, io ti devo parlare..” dissi cupa. Il suo volto impallidì come del resto il mio. Non ce la facevo.
“Dimmi.” Disse. Era spaventato a morte, riuscivo a percepire i suoi battiti cardiaci.
In quel momento mi bloccai. Guardavo fissa davanti a me, non in un punto preciso. Tutto il resto del pianeta intorno a me si era fermato, tranne quella figura divina accanto a me che mi guardava impaurita.
Le parole che dovevo dire mi si erano bloccate in gola e mi stavano soffocando.
Cone mi stava sollecitando dandomi dei piccoli colpetti nel fianco.
Allora presi tutte le mie forze, tutto il mio coraggio, deglutii e parlai.
“Devo partire.” Confessai. Altre lacrime mi rigarono il viso.
Lui mi guardava in cerca di altre spiegazioni. Aspettava che continuassi a parlare.
“Un produttore californiano mi ha notato grazie ad uno dei miei video su youtube. Mi vuole fare incidere un disco. Mi vuole fare un contratto.” Mi fermai per alcuni istanti. “E io devo partire.” Dissi, guardando per terra.
L’espressione di Cone cambiò in un secondo.
“E.. quando tornerai?” chiese, sbalordito.
“Non credo tornerò..” dissi, a bassa voce, sperando che non mi avesse sentito.
La sua faccia aveva un misto di emozioni: paura, tristezza e rabbia allo stesso tempo. Una lacrima gli rigò il viso.
“Tu.. tu.. mi stai lasciando?” chiese, cercando di guardarmi negli occhi, ma io guardai subito altrove.
Iniziai a piangere violentemente. Mi faceva male la gola. Mi faceva male il cuore.
“E’ il mio sogno..” riuscii a dire tra i singhiozzi.
“E’ stata una scelta difficile da prendere, credimi.. ma ho deciso così, e secondo me è la cosa migliore.” Dissi, cercando di sembrare forte, mentre dentro stavo morendo.
Mi tolsi l’anello che mi aveva regalato per il nostro secondo anniversario e lo feci cadere delicatamente nella sua mano destra.
“No, Jess..” riuscì a dire Cone. “..per favore, io ti amo..”
Mi avvicinai al suo viso, e posai le mie labbra sulle sue.
Sembrava come il primo bacio, e non volevo pensare che sarebbe stato l’ultimo. Posò la mano destra sulla mia nuca e con l’altra mi cinse la vita. Io rimasi immobile, troppo immersa nel mio dolore.
Mi staccai e mi asciugai le lacrime con la mia felpa.
“Addio.” Conclusi io alzandomi da terra e rientrando in casa.
 
***
“A cosa pensi?” Chiese Deryck guardandomi il volto. Non mi ero accorta delle lacrime che mi stavano rigando il viso.
Esitai per alcuni secondi e poi sputai il rospo. Con chi ne dovevo parlare se non con mio fratello?
“Der, e se avessi preso la scelta sbagliata?”
“Di che cosa stai parlando?” chiese, sbalordito.
“Lo sai benissimo.” Esclamai.
La macchina si  fermò di colpo. Eravamo davanti all’Air Canada Center e non me ne ero nemmeno accorta.
Scesi velocemente dalla macchina e chiusi lo sportello. Anche Deryck fece lo stesso.
Mi venne in contro e mi strinse in uno degli abbracci più potenti.
“Andra tutto bene, stai tranquilla” Disse infine.
 

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Capitolo 5
*** Chapter Five. ***


Benissimo ragazze mie *O* Prima di tutto volevo ringraziare tutte le ragazze che stanno leggendo questa fan fiction e ovviamente anche tutte quelle che hanno recensito, ovvero martieisawhore, billfucksme, shesakilljoy  e black mariah. Sono davvero contenta che questa storia vi stia piacendo :3 Questo è il penultimo capitolo di questa fan fiction e spero davvero vi piaccia. Vi lascio al capitolo e buona lettura! morghi

Quinto Capitolo.
 

Entrai nel mio camerino di fretta, dopo aver finito il soundcheck.
Tra meno di due ore il concerto sarebbe iniziato ed io ero in super ritardo.
Mi misi le cuffie alle orecchie e feci partire la mia canzone preferita.
Quella canzone che mi faceva emozionare. Quella canzone che, aihmè, mi faceva dannatamente pensare a lui.
Mi sedetti al tavolo, dove mi aspettava calda e invitante la pizza che mi aveva appena portato Jared.
 
That last kiss I'll cherish until we meet again.
And time makes it harder, I wish I could remember.
But I keep your memory, you visit me in my sleep.

My darling, I miss you.
 
Ascoltavo quella canzone, quelle parole a ripetizione. Mi mancava da morire. Ma cosa potevo fare? Forse lui in questo preciso istante è felice nelle braccia di un’altra.. No. No.
Non riuscivo ad immaginarlo nelle braccia di un’altra. Lui nella mia testa era rimasto mio e solamente mio. Mi sentivo in colpa, terribilmente in colpa. Ogni volta che pensavo a lui, la prima cosa che vedevo nella mia mente era il modo brusco e fermo in cui gli dissi ‘Addio’ negli scalini di casa mia mentre lui, accanto a me, mi pregava di non andarmene. Piansi di nuovo a ripensare a quel brutto ricordo.
Perché l’avevo fatto? Ora come ora non lo sapevo proprio.. e pensare che due anni fa, quando presi questa decisione, mi sembrava la cosa più giusta da fare. Avevo perso l’amore della mia vita.
 
I miei pensieri contorti furono interrotti da dei colpetti provenienti dalla porta del mio camerino.
“Jess, posso entrare?” era Holly.
Mi asciugai velocemente le lacrime che persistevano sul mio viso e andai ad aprire la porta.
Non volevo che Holly, o qualsiasi altra persona, mi vedesse di nuovo in quello stato.. per quanto comprensibile poteva essere con me.
“Ancora non sei vestita?” domandò, quasi urlando. “Tra pochissimo devi salire sul palco!”
Mi girai di scatto per vedere l’orologio sulla parete.
Cazzo! Pensai.
Il tempo era passato velocissimo e tra meno di mezz’ora sarei dovuta salire sul palco.
Velocemente indossai i vestiti che erano appoggiati delicatamente sul divano: una maglietta scollata nera con un’ancora dorata al centro, calze a rete, un paio di shorts davvero corti leopardati e per finire i miei anfibi neri.
Holly mi sistemò il trucco e i capelli. E una volta pronta raggiunsi Jared e tutti gli altri che mi stavano aspettando nel corridoio.
Una volta là sentii gli urli e i cori di tutti i miei fans che mi stavano aspettando. Una scarica di adrenalina pervase tutto il mio corpo.
Non vedevo l’ora di salire sul palco.

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Come ogni volta, Max, Ricky e Ashley salirono per primi sul palco armati dei loro strumenti e iniziarono a suonare l’intro della prima canzone della scaletta.
I miei fans erano la mia dose di adrenalina, così, quando fu il mio momento, salii sul palco più carica che mai.
L’Air Canada Center era stracolmo di ragazzi urlanti e la cosa non poteva far altro che rendermi felicissima.
Cominciai a cantare con fermezza, guardandomi intorno e sfoderando sorrisi a 32 denti a destra e a sinistra.
Improvvisamente mi girai verso mio fratello, volevo portarlo con me in quel sogno. Il mio sogno.
Ma quanto mi girai, mi bloccai immediatamente. Cominciai a cantare debolmente, ma comunque non smisi.
Tutte le urla, le chitarre.. mi rimbombavano negli orecchi come quando si percepiscono i suoni appena usciti da una discoteca. Incominciai a sudare freddo.
Non erano solo in due come avevo previsto. Oltre a Deryck e Stevo c’era un altro ragazzo.. i suoi occhi celesti erano fissi su di me, e io mi ci persi di nuovo dentro, come succedeva ogni singolo giorno di due anni fa.
Era cambiato, sì; i suoi capelli erano decorati con alcune meches rosse e si era alzato ancora di qualche centimetro. Ma per il resto era uguale identico a due anni fa.
Indossava una maglietta a mezze maniche a righe celesti e bianche, dei bermuda neri e un paio di sneakers bianche.
Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, e, come potevo vedere, neanche lui.  In quegli occhi celesti rivedevo tutta la mia infanzia, la mia adolescenza..
Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi che si stavano facendo sempre più lucidi. Ma no, non potevo piangere.
Non qui, davanti a tutti i miei fans.. non volevo deluderli per nessuna ragione al mondo.
Così, mi girai.. continuai a cantare, a sfoderare sorrisi allegri, a ballare e a divertirmi, cercando di non pensare a chi mi stava guardando alla mia destra.  
 

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Capitolo 6
*** Chapter Six. ***


Ed eccomi qui con l'ultimo capitolo di questa fan fiction! Ahh, sono super emozionata perchè questa è la prima fan fiction che ho portato a termine, e sono orgogliosa di me v.v Vorrei ringraziare tutti coloro che l'hanno letta e recensito, e anche quelle che l'hanno messa tra i preferiti oppure nelle seguite.. vi amo ragazze ♥ non sapete  quanto mi faccia felice! Mi mancherà questa fan fiction, ci ero molto legata..  ma vabbè, sicuramente ne scriverò altre :3
Beh, non mi resta che augurarvi buona lettura! ♥

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Sesto Capitolo.

“Purtroppo, anche stasera, siamo arrivati alla fine.. questa è l’ultima canzone.” Dissi, al microfono.
In quel concerto avevo dato il meglio di me, senza pensieri e rimorsi vari. Non stavo pensando a niente, solo ai miei fans.
“Questa canzone..” incominciai, un po’ titubante. Esitai per qualche secondo.
Lentamente mi girai alla mia destra e lo guardai.
I suoi bellissimi occhi celesti erano ancora fissi su di me.
Presi un bel respiro profondo e iniziai a parlare, rigirandomi verso i miei fans.
“Vi siete mai ritrovati in una situazione di merda.. da dover prendere una decisione difficile?” chiesi.
Mi girai in torno, la mia espressione era più cupa.. e questo si poteva notare benissimo.
“Questa canzone è dedicata a tutti coloro che hanno preso la decisione sbagliata.” Dissi, girandomi verso Cone.
Non riuscii a identificare la sua espressione, era un misto di emozioni e potrei giurare che aveva gli occhi lucidi.
I ragazzi iniziarono a suonare l’intro della canzone.
Io stringevo tra le mie mani il microfono sull’asta, e con la testa abbassata guardavo il mio piede sinistro andare a tempo con la musica.
Al momento giusto alzai la testa e iniziai a cantare.
 
Here we go, welcome to my funeral.
Without you I don't even have a pulse.
All alone it's dark and cold, with every move I die.


Le parole mi uscivano facilmente dalle labbra, nonostante il fatto che il protagonista di questa canzone mi stava guardando, a pochi metri da me.
Mi concentrai ancora di più, continuando a fissare dritto davanti a me.
 
Here I go, this is my confessional.
A lost cause, nobody can save my soul.
I am so delusional, with every move I die.


Sentivo le lacrime pizzicarmi sempre di più gli occhi, tra poco sarebbe stato difficile resistere.
Sentivo il bisogno di riperdermi in quegli occhi celesti ancora una volta, così mi girai verso di lui.
Rimasi immobile, paralizzata.. ma comunque non smisi di cantare.
 
I have destroyed our love, it's gone.
Payback is sick, it's all my fault.


In quell’istante per me esisteva solo lui. Era come se la cantassi solo a lui.
Lui mi scrutava con un’espressione triste e felice allo stesso tempo.
Gli accennai un piccolo sorriso e lui ricambiò, non togliendo lo sguardo fisso su di me.
E le lacrime iniziarono a scendere.
 
This is it and now you're really gone this time.
Never once thought I'd be in pieces left behind.

 
A quella frase lo vidi quasi sobbalzare. Lacrime rigarono il suo bellissimo viso.
Ma il suo sorriso non scomparve nemmeno di una virgola.
 
Continuai a cantare la canzone con le lacrime agli occhi, solo ed esclusivamente verso di lui.
Solo ed esclusivamente per lui.
La voglia di saltare giù dal palco e baciarlo era troppa. Ma come potevo?
Ad ogni frase che pronunciavo, un’altra lacrima scendeva e ci rigava il viso.
Lo amavo. Lo amavo alla follia. E lo volevo urlare al mondo intero.
 
I've wasted the love of my life.
 
A quella frase lo vidi piangere, nel vero senso della parola.
Vederlo piangere mi faceva stare male, sia quando piangeva di gioia sia quando di dolore. Mi ha fatto sempre stare male.
Ma era vero, lui era l’amore della mia vita.. era la mia vita. E l’avevo perso. Ma lo stavo cercando in questo istante.
Non ce la facevo più. Lo volevo toccare ancora, riassaporare quelle labbra, sentire ancora la sua calda mano intrecciata tra i miei capelli, risentire il suo odore che mi era mancato tanto.
Appoggiai il microfono a terra e avanzai di corsa verso la sua direzione.
Lui mi venne in contro, e porgendomi una mano mi aiutò a scendere dal palco.
Appena afferrai quella mano realizzai che non era tutto un sogno, lui era davvero lì davanti a me.
Con un piccolo balzo arrivai a terra. Lui era davanti a me, che mi guardava con quegli occhi pieni di lacrime.
Presi la sua testa tra le mani e l’avvicinai sempre di più al mio viso.
Le mie labbra toccarono le sue, prima più dolcemente e poi più violentemente.
Era come il primo bacio, quello che si aspetta da una vita.
Sentivo le fans urlare ‘Jessica! Jessica!” quasi come volessero incitarmi.
Con la coda dell’occhio vidi Deryck, colmo di felicità, che mi fece l’occhiolino.
Sentivo la mano destra di Cone intrecciata tra i miei capelli rossi e l’altra cingermi la vita ed avvicinarmi sempre di più al suo corpo.
Quello era il mio momento. Quello era il mio sogno, e io lo stavo vivendo al massimo.
“Mi dispiace..” gli sussurrai nell’orecchio, singhiozzando. “Non avrei mai dovuto las..”
“Siamo qui, no? E’ questo quello che conta.” Rispose lui, interrompendomi.
Da ora in poi lui sarebbe stato sempre la mia prima scelta.

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