Ab Aeternum

di xLucien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Principio di tutto ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Il Principio di tutto ***


"Il mondo, così come lo conosciamo, in principio era vuoto e desolato.
Non un singolo essere vivente camminava su di esso, e nemmeno alberi, o piante, o monti o colline, o mari e fiumi ricoprivano la terra.
Fu allora che i tre Dei infusero la vita.
Astarte, dio del Silenzio, creò la vegetazione, i mari, i monti, la lande verdi e brulle, e tutti e quattro gli elementi.
Màni, Dea degli Astri, creò gli esseri viventi ed il Sole, cosicchè potesse con la sua luce raggiante illuminare ogni cosa, per esaltarne la bellezza.
Infine Loken, Dio del Rintocco, creò La Luna e le stelle, e con esse tutti gli esseri della notte, cosicchè la luce non avrebbe mai potuto prevalere sulle tenebre, in un equilibrio eterno.
Il mondo da loro creato fu talmente vasto e sconfinato che fu ribattezzato Horizon
E così fu, dall’alba dei tempi sino ad oggi"


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Una volta esisteva un piccolo villaggio come tanti, disperso chi sa dove in Horizon.
C’erano contadini e pescatori  che collaboravano per un bene comune, sfaticati che poltrivano agli angoli delle case, e il solito via vai di bambini  che giocavano nella polvere.
Eppure una mattina non si alzò dalle case il solito vociare spensierato.
 Il villaggio era un delirio di grida.
Ognuno cercava  di fuggire all’avanzata della morte, correndo, strappandosi dalle mani che lo tenevano fermo.
Eppure  la gente veniva mietuta come steli di grano, cadendo una dopo l’altra, inesorabilmente…io ero tra questi.
Sentì il mio corpo paralizzarsi di colpo, una fitta indescrivibile che attraversava tutto il mio corpo.
Caddi in ginocchio, avendo la forza solo di abbassare lo sguardo e vedere.
Una spada arrugginita mi aveva trapassato tutto il costato, da parte a parte, mentre cercavo di farmi  strada verso una barca e tutto era diventato nero.
Ricordo di essere stato inerme in balia delle onde.
Ricordo gente sopra di me che camminava sulla spiaggia e combatteva.
Persone che fuggivano e morivano.
Cercavo di gridare, chiedevo aiuto, ma niente usciva dalla mia bocca, nemmeno un suono.
L’aria mi mancava e il petto sembrava scoppiarmi.
In quello strano incubo piangevo, ma non di dolore, di rabbia.
Le mie mani sembravano deboli  , tutte le persone a me care erano morte per colpa mia, per la mia stoltezza, per il mio rifiuto a non voler aprire gli occhi.
Gli Dei ci avevano abbandonato e a nessuno importava…questo era l’unico pensiero che mi martellava la testa, il mio ultimo baluardo per non essere afferrato dalle fredde braccia della fine ultima.
Tutto si confondeva , eppure mi accorsi di essere visto.
Qualcuno, invece di scappare come gli altri, correva da me.
Con una mano faceva rotare una mazza verso gli esseri che gli si paravano davanti, e l’altra me la porgeva.
Con forza mi sentii afferrare e strappare dal morso della morte.
Parole uscivano dalla sua bocca ma io non le capivo, parole effimeri ma allo stesso tempo dure come l’acciaio.
Quando alzai gli occhi per guardarlo, una smorfia contraeva il suo volto.
Il viso era una maschera di sangue e sofferenza, macchiato e rigato da ferite
Eppure i suoi occhi erano sereni.
Del sangue mi cadde negli occhi e la vista cominciò ad appannarsi e così anche i miei sensi.
Prima di lasciarmi andare definitivamente, sentì chiaramente queste parole entrare fino ai recessi più intimi del mio fragile animo.

“Una vita per un’altra, da oggi sarai la mia nemesi…la mia vendetta”

I colori cominciarono a sbiadire e il suo corpo divenne un’ombra che come un mantello mi avvolse.
Solo dopo, aprì gli occhi su di una piccola nave.
I miei soccorritori mi dissero che ero stato trovato su una barca privo di sensi e che per una settimana avevo lottato per la vita in preda alla febbre.
Nel delirio, ripetevo sempre il nome di Nemesis.
Mi chiesero chi era…gli risposi che era il mio nome!
Da allora, cominciai a pregare nel silenzio.
Una voce mi risponde e mi guida.
Tutti i miei atti sono di devozione al mio salvatore…al mio Dio.
 

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


Dal diario di Enoch trovato col suo cadavere:
 
 
°6 del Mese del Leone 1103
 
Il sole è stato coperto dalle tenebre. Le Ombre ormai ci coprono..... gli amici cadono a terra e non si rialzano. Io continuo ad andare avanti... (il foglio è macchiato di sangue. Le lettere non sono leggibili. Nell'altra pagina quanto segue..)
 
 
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"Buia è la notte e gelido è il corpo,
Emancipato e triste Enoch
Sta presso un fuoco, la fiamma attizzando.
Poi d’improvviso la lieve luce illumina un volto,
Di donna i tratti, regali le movenze
Dea il suo nome.
 
Ancora qui? D’amoroso fuoco
Il mio cuore vuoi infiammar?
E con quale calore vuoi sciogliere
Quella pietra che sta nel mio petto?
Il tempo ormai è fermo
Vane sono le lusinghe delle tue labbra.
 
In quest’arida piana
Ossa e polvere crescono.
I fiori caldi del piacere
Sono un miraggio ormai lontano.
L’inverno è il sovrano
Ed io sono solo uno dei sudditi."

 
(Quanto segue è nuovamente macchiato dal sangue.)

 
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La luce della candela si stava facendo sempre più debole, segno che la cera era prossima a finire.
L’uomo alzò gli occhi dal diario, completamente ingiallito, macchiato e corroso dal tempo.
Il suo viso era solcato da rughe e da un’ispida barba grigiastra, ma gli occhi, di un verde smeraldo, apparivano giovani, fin troppo.
Prese da uno scaffale un pezzo di pergamena, iniziando a trascrivere con meticolosità ogni cosa che aveva letto.
Era di vitale importanza, lo sapeva…ogni parola, ogni virgola, ogni punto, avevano un ruolo cruciale nell'avvicendarsi degli eventi…e lui aveva bisogno di sapere.
Sapere quello che gli altri non avevano mai scoperto, in anni e anni di ricerche infruttuose.
Eppure, lui aveva con sé il manufatto, il quale era costato fin troppe vite…ma per lui, ciò non aveva tanta importanza.
La notte era ancora giovane, così decise di andare avanti, sostituendo la candela con una nuova ed accendendo lo stoppino.
Aveva bisogno di proseguire, sentiva la curiosità farsi sempre più presente in lui.
 
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23 del mese del Leone 1108

Esisteva al tempo un’accademia di paladini, votata al credo di Astarte, il Dio del Silenzio.
Si dice che fu eretta dallo stesso Dio, e ciò fu comprovato dalle cronache del saggio Vys.
I Draghi del Mare, così venivano chiamati da tutti, poiché un Dragone azzurro era ricamato sulle scintillanti armature di ogni guerriero.
Ma non vi erano solo paladini dediti alla guerra, ma anche ministri del culto di Astarte, i Diaconi.
Nemesis fece carriera nei Draghi del Mare divenendo a tutti gli effetti Diacono del Dio del Silenzio in brevissimo tempo.
La sua carriera sembrava una continua ascesa, fino ad una fredda mattina d’autunno.
 
Camminava per la fiera quando la vide, e la sua vita non fu più la stessa.
Scordò i suoi ideali, i suoi amici e decise che avrebbe fatto di tutto per averla.
Una voce dentro di lui gli diceva che lei apparteneva a lui.
E le sue voci l’avevano sempre guidato fino a quel momento, quindi ciò che si accingeva a fare era giusto davanti ai suoi occhi e a quelli della sua Divinità.
La prese con forza, e la domò con la perseveranza.
Che appartenesse ad un’altra Dea o che fosse figlia di un’altra famiglia non gli importava…o meglio, non l’avrebbe di certo ostacolato.
Poiché Lui la voleva.
Ma gli avvenimenti tendono a seguire sempre una loro strada.
Durante il rituale che l’avrebbe fatta entrare nei Draghi del Mare e l’avrebbe avvicinata alla sua fede e quindi alla sua mentalità, gli Dei decisero che ormai la comparsa di Nemesis aveva già calcato per troppo la scena.
Così Astarte levò la fede nel cuore di Nemesis, e Màni, la Dea degli Astri, prese la sua anima…Mikayla.
 
 

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