L'Albero dei Sospiri

di _Trixie_
(/viewuser.php?uid=129304)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indice ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Lentiggini - Harry / Ginny ***
Capitolo 4: *** Il re reclama la sua regina - James / Lily ***
Capitolo 5: *** Rune - Andromeda / Ted ***
Capitolo 6: *** Hogwarts - Frank / Alice ***
Capitolo 7: *** Capricci - Bellatrix / Rodolphus ***
Capitolo 8: *** Appetito - Narcissa / Lucius ***
Capitolo 9: *** Avevano solo bisogno di tempo - Draco / Astoria ***
Capitolo 10: *** Inviti - Hermione / Krum ***
Capitolo 11: *** Come recuperare un cappello - Hagrid / Madame Maxime ***
Capitolo 12: *** Incomprensioni - Ron / Lavanda ***
Capitolo 13: *** Per l'Eternità - Lily / Severus ***
Capitolo 14: *** Banale - Pansy / Draco ***
Capitolo 15: *** Lei non era matta - Luna/Neville ***
Capitolo 16: *** E ora? E ora balliamo! - Fred/Angelina ***
Capitolo 17: *** Lei doveva solo imparare - Remus/Gwenda (OC) ***
Capitolo 18: *** Di strafottenza, cartelle e affogamenti - Sirius/Jane (OC) ***
Capitolo 19: *** La ragazza del mio amico - Peter / Sandra (OC) ***
Capitolo 20: *** Distintivi e galeoni - Percy/Penelope ***
Capitolo 21: *** Quella ragione semplice e inspiegabile - Molly/Arthur ***
Capitolo 22: *** Sogno - Ron/Hermione ***
Capitolo 23: *** La fortuna di incontrarlo - Tom/Mirtilla ***



Capitolo 1
*** Indice ***


L’albero dei sospiri


Questa raccolta nacque per un contest, il “Because we love het”, ma sfortunatamente, come molti altri contest, non ebbe esito felice, dato l’abbandono della giudiciA.
Scrissi le prime coppie di getto, poi ci presi gusto, così continuai - e continuo - a scrivere riguardo tutti i possibili personaggi che mi vengono in mente o che mi sono suggeriti da voi lettori.
 
Ora, questa raccolta va avanti da circa un anno e ho pensato di rinnovarla, sistemando le incongruenze di impaginazione tra un capitolo e un altro e dandomi alla pazza gioia con programmi di grafica (che, tra parentesi, mi odiano, perché si rifiutano categoricamente di fare quello che dico io), inoltre, qui di seguito troverete l’indice, aggiornato di storia in storia, con un breve riassunto per ogni capitolo, con il seguente schema:
 
Titolo:
Pairing:
Suggerito da :
Contesto:
Genere:
Rating:
Avvertimenti:
Note:
Introduzione:
 
Come sempre, potete continuare a suggerire coppie, per le quali mi riservo diritto di veto, anche se per ora non ho detto di no a nessuno (ho solo i miei tempi di elaborazione ^^”).
 
L’idea originale era di dividere la raccolta in due tronconi: il primo che va dai fondatori alla morte di Silente e il secondo che prosegue dalla morte dell’amato preside fino… fino ad infinito, insomma. A dividerli ci sarebbe stato un breve capitolo, con protagonisti Piton e/o Minerva, che prendevano il posto di Silente nell’osservare al di fuori della finestra.
Ma ho deciso di abbandonare questa idea iniziale.
 
Ora, stando così le cose, siete liberissimi di suggerire coppie della nuova generazione o coppie come Remus/Tonks, che non si sono mai trovati ad Hogwarts insieme se non durante la battaglia finale.
Per quanto riguardo il secondo genere di coppie, non ho alcun problema, ma la nuova generazione per me è un affare scottante. Voglio dire, non ho nulla contro quei piccoli pargoli, ma non ho mai scritto niente su di loro e ho letto davvero poco a riguardo.
Siete comunque liberissimi di mettermi sotto tortura.
 
E ci tengo a far presente che potete tranquillamente suggerire coppie slash o femslash, nonostante il titolo del contest per il quale è nata la raccolta.
 
Infine, le immagini usate in questa pagine sono state trovate sul web e successivamente modificate da me. Se l’autore/autrice vuole essere citato non dovrà fare altro che contattarmi sulla mia pagina autore o dove gli è più comodo. Allo stesso modo potrà richiedere la rimozione dei suoi lavori.
E se qualcuno di voi sa chi è l’autore di una qualche immagine qui usata, gliene sarei grata se me lo comunicasse.
 
Bene, dopo queste noiose precisazioni, vi lascio all’indice, buona lettura,
Trixie.
 





Titolo: Lentiggini
Pairing: Harry/Ginny
Suggerito da: -
Contesto: VI libro
Genere: Fluff, romantico, missing moments.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Harry si sistemò accanto alla finestra della Sala Comune, in teoria per finire il compito di Erbologia ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente felice passata con Ginny sulla riva del lago.
[Harry Potter e il Principe Mezzosangue, capitolo 25, La Veggente Spiata - J. K. Rowling]




Image Hosted by ImageShack.us


Titolo: Il re reclama la sua regina
Pairing:James/Lily
Suggerito da: -
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: Fluff, romantico.
Rating: verde.
Avvertimenti: - 

Note: -
Introduzione: Lily rise, ma questa volta non per il solletico. Rise di gusto, della faccia sconvolta di James, incredulo che qualcuno potesse fargliela sotto il naso. A lui, che era il Re dei Malandrini.

 



Image Hosted by ImageShack.us
Titolo:Rune
Pairing:Andromeda/Ted
Suggerito da: -
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: generale.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Andromeda era seduta sotto le fronde di un albero, sulla riva del lago. Era concentrata su delle Rune che sembravano non voler essere tradotte.
Hereward fece ballare il valzer al maligno padre Godelot, non le sembrava la traduzione esatta.
«Scusa, ti dispiace se mi siedo qui?» domandò un ragazzo alto, con i capelli castani ben pettinati e una pila di libri tra le braccia.






Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Hogwarts
Pairing: Frank/Alice
Suggerito da: -
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: fluff, romantico, triste.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Non voleva perdere la sua Alice, la donna che avrebbe sposato di lì a qualche mese.
«Oh, Frank» alzandosi di slancio e abbracciandolo, trattenendo a stento le lacrime.
«Shh, stai tranquilla Alice. Rivedremo Hogwarts» tentò di rassicurarla lui.
«Sei sicuro, Frank?»
 



Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Capricci
Pairing: Bellatrix/Rodolphus
Suggerito da: -
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: “Romantico” (insomma, parliamo di Bellatrix!)
Rating: verde/giallo.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Sorprendentemente, Bella non protestò.
A malincuore, Rodolphus comprese che quello era solo l’ennesimo capriccio della signorina Black.







Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Appetito
Pairing: Lucius/Narcissa
Suggerito da: -
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: romantico, fluff.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Dove mi stai portando, Lucius?»
Bisbigliò Narcissa, bendata e guidata per mano da Lucius Malfoy. Non che la benda servisse poi molto: quella notte era particolarmente buia, nonostante le stella tentassero in tutti i modi di rischiararla.
La ragazza percepì un cambiamento d’aria, che si fece più fredda, e ne dedusse così che erano usciti dal castello. Fortunatamente, aveva il mantello. 
«Non preoccuparti» rispose Lucius, enigmatico.
 

Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Avevano solo bisogno di tempo
Pairing: Draco/Astoria
Suggerito da: kikamatta
Contesto: VI libro
Genere: generale.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Ti ricordi quando ti sei innamorato di me?»
«Sì» ridacchiò Draco. «Mi stavi spiando!»
 







Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: Inviti
Pairing: Hermione/Krum
Suggerito da: saramichy
Contesto: IV libro
Genere: missing moment.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Una voce bassa interruppe i suoi pensieri e Hermione guardò verso l’alto. La figura di Viktor Krum sovrastava lei e Dean, mentre indicava quest’ultimo.
«Io… io.. Dean Thomas, signore! Cioè, voglio dire, devo andare … ciao, Hermione!» esclamò Dean e Hermione ridacchiò.



 

Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Come recuperare un cappello
Pairing: Madame Maxime / Hagrid
Suggerito da: sara_Potter
Contesto: IV libro
Genere: fluff,
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Dove mi porti questa volta, Agrìd?» domandò curiosa. La prima volta l’aveva portata a vedere dei draghi.
Hagrid sbiancò. Era stato proprio un’idiota! Dove avrebbe potuto portarla?! Non ci aveva pensato.
«U-una» bofonchiò «una passeggiatina in riva al lago Nero?»
«Scerto, vabien, Agrìd» acconsentì lei, con un sorriso educato. Aveva sperato in qualcosa di più emozionante, se doveva essere sincera.
 


Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: Incomprensioni
Pairing: Ron / Lavanda
Suggerito da: saramichy
Contesto: VI libro.
Genere: comico (?)
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Bé… non è che noi due parliamo molto»  ammise Ron «Più che altro»
«Pomiciate» completò Harry.
[Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J.K. Rowling]
 





Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Per l’eternità
Pairing: Lily / Severus
Suggerito da: Hellfire
Contesto: Malandrini/I guerra magica - Primi anni di Harry ad Hogwarts
Genere: triste, malinconico.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Severus Piton passeggiava spesso sulle sponde del Lago Nero, quando ormai era calata la notte e il castello era silenzioso, così come il parco, deserto: agli studenti non era permesso lasciare i dormitori a quell’ora tanto tarda.
Lily Evans amava passeggiare nei prati di Hogwarts, costeggiando le rive del Lago Nero. La aiutava a valutare le situazioni, a calmare i nervi o combattere lo stress da esami che la assaliva al termine di ogni anno scolastico.
 




Image Hosted by ImageShack.usTitolo: Banale
Pairing: Draco/Pansy
Suggerito da: Hellfire
Contesto: Primi anni di Harry ad Hogwarts.
Genere: triste.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Anche io vorrei sposarmi un giorno. Una volta sola, con un uomoimportante» tentò la Serpeverde, enfatizzando quell’ultimo aggettivo. In risposta ottenne un semplice grugnito.
«Vorrei metri e metri di costoso strascico e un vestito bianco, tempestato di pietre preziose e diamanti. Voglio che tutti mi ammirino, quel giorno, che le ragazze mi invidino, anche quelle già sposate. E…»
 
 



Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Lei non era matta
Pairing: Neville/Luna
Suggerito da: AleParadise, saramichy
Contesto: Primi anni di Harry ad Hogwarts.
Genere: fluff.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: La osservava di nascosto, apparentemente immerso nella lettura di un voluminoso libro dalla copertina rigida.
Proprietà magiche delle piante comuni, era inciso sul dorso a lettere cubitali e di fatto era tutto ciò che era riuscito a leggere, prima che arrivasse lei.
«Oh, ciao, Neville» l’aveva salutato con un sorriso radioso.
«C-ciao, Luna» aveva risposto con voce tremante dopo aver deglutito.
 


Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: E ora? E ora balliamo!
Pairing: Angelina/George
Suggerito da: Iside, Erisedesire
Contesto: Primi anni di Harry ad Hogwarts.
Genere: fluff, triste.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Il suo primo appuntamento con Fred Weasley fu il più strano che avesse mai avuto. Tanto per iniziare, non era nemmeno sicura di poterlo definire appuntamento.
 




Image Hosted by ImageShack.us


Titolo: Lei doveva ancora imparare
Pairing: Remus / Gwenda (OC)
Suggerito da: _Atram_, Iside
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: fluff, romantica, triste.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Era una ragazza intelligente, da perfetta Corvonero qual era, ma Remus la giudicava stravagante, per via dell’abbigliamento. Quando non indossava la divisa, Gwenda prediligeva vestiti dalle ampie gonne e camice dalle maniche larghe, dai colori vivaci e appariscenti.
Remus li considerava esagerati e, a volerla dire tutta, di cattivo gusto, ma non vi dava importanza: in fondo l’abito non fa il monaco e lui, che indossava spesso abiti strappati e rammendati in più punti, lo sapeva bene.     
 
 
Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: Di strafottenza, cartelle e annegamenti
Pairing: Sirius / Jane (OC)
Suggerito da: _Atram_
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: fluff, (?)
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Non l’avrebbe mai ammesso, ma quello scambio di battute per lui era sempre piacevole: una sfida, tra lui e quella ragazza dall’aria impertinente, per decidere chi dei due avesse la lingua più veloce e biforcuta, chi ottenesse l’ultima battuta, chi riusciva a innervosire il rivale.
 



Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: La ragazza del mio amico
Pairing: Peter / Sandra (OC)
Suggerito da: _Atram_
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: generale.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: In molti si erano stupiti quando aveva annunciato di essere fidanzato e persino i suoi migliori amici, James, Sirius e Remus, stentavano a crederci.
Peter, con la sua faccia da topo, ha trovato la ragazza prima di te, Remus, vergognati!
Non essere scortese, Ramoso, Sandra avrà visto altre qualità in Peter.
Dovresti smetterla di correre inutilmente dietro alla Evans, James, segui l’esempio di Peter, carpe diem!
 
 
Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: Distintivi e galeoni
Pairing: Percy / Penelope
Suggerito da: _Atram_
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: romantico.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: «Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «Dieci galeoni sul risultato della partita!»
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, capitolo 13, Grifondoro contro Corvonero, J. K. Rowling.
 

 


Image Hosted by ImageShack.us
Titolo: Quella ragione semplice e inspiegabile
Pairing: Arthur / Molly
Suggerito da: verdeazzurro
Contesto: II guerra magica
Genere: triste, romantico.
Rating: verde.
Avvertimenti: -
Note: -
Introduzione: Una lacrima, l’ennesima, scivolò dalla guancia del marito, perdendosi nei capelli di Molly.
Al termine della battaglia, Arthur e Molly si erano assicurati che i loro figli stessero bene, poi l’uomo l’aveva condotta in disparte, lontano dalla gente.
Molly era una donna forte, una madre coraggiosa e una moglie di quelle che portano sia i pantaloni che la gonna. Non avrebbe mai voluto che i suoi figli la vedessero in quelle condizioni. Arthur lo sapeva bene.

 


Image Hosted by ImageShack.us

Titolo: Sogno
Pairing: Ron / Hermione

Suggerito da: saramichy, I love RadioRock, Sheireen_Black
Contesto: sesto libro
Genere: Introspettivo, romantico, fluff
Rating: verde
Avvertimenti:
Note:
Introduzione: 
[Harry]vide Ron, con le lacrime che gli colavano dalla punta del lungo naso, stringere a sé Hermione e accarezzarle i capelli mentre lei gli singhiozzava contro la spalla.
[Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Capitolo 30, La Tomba Bianca.]
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prologo ***


Prologo

 

Image Hosted by ImageShack.us


«Lo sa, Professoressa? Quell’albero ha la fama di aver visto sbocciare molti amori» disse Albus Silente, affacciato alla finestra del suo studio, che dava su una spettacolare veduta sul Lago Nero.
«Come, scusi?» domandò la professoressa McGranitt, interrotta a metà della sua relazione riguardo i voti dei G.U.F.O. di quell’anno.
«Dicevo che quell’albero è particolare» ripeté Silente, senza voltarsi a guardarla. Non è che gli importassero poi molto i risultati dei G.U.F.O. In fondo, era una così bella giornata di sole, perché sprecarla a parlare in un ufficio ingombro di oggetti, per quanto interessanti, ma pur sempre semplici oggetti?
«Scusi, ma non vedo che relazione possa esserci con i G.U.F.O. Ad ogni modo, dicevo, professor Silente che l’alunno…»
«Lo chiamano Albero dei Sospiri, come il ponte di Venezia, ma decisamente non per la stessa ragione! A seconda dei punti di vista, s’intende. Bella città Venezia, mi piacerebbe farci una capatina, domani».
La professoressa McGranitt si arrese, capendo bene che Silente avrebbe continuato il suo monologo, sia che ottenesse la sua attenzione o meno.
«Perché lo chiamano Albero dei Sospiri

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lentiggini - Harry / Ginny ***


Lentiggini
Ginny & Harry

 

Harry si sistemò accanto alla finestra della Sala Comune, in teoria per finire il compito di Erbologia ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente felice passata con Ginny sulla riva del lago.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, capitolo 25, La Veggente Spiata.
J. K. Rowling

Image Hosted by ImageShack.us
 


 
«Sediamoci qui. C’è ombra sotto quest’albero e io sto morendo di caldo» propose Ginny e, senza attendere il consenso di Harry, si sedette sull’erba, con i piedi a pochi centimetri dalla riva del Lago Nero.
Harry si concesse qualche minuto per contemplare la ragazza. I riflessi dei suoi capelli, le lentiggini che, notò, erano decisamente aumentate a causa delle molte ore passate all’aria aperta, il profilo del suo volto.
«Che c’è? Ho dello sporco sul naso?» domandò lei, sentendo lo sguardo dell’altro puntato addosso.
«No, no. Nulla che non vada» la rassicurò Harry, sistemandosi poi accanto a lei.
«Ho scritto a mamma e papà. Gli ho detto che stiamo insieme» esordì lei a bruciapelo.
Harry sbarrò gli occhi. Deglutì.
Ebbe la visione della signora Weasley che spuntava dal margine della Foresta Proibita, con la bacchetta ben stretta in pugno, mentre ordinava a un esercito di coltelli, forchette, mestoli, mattarelli e simili, di attaccare lui, Harry. Dalla parte opposta spuntò poi il signor Weasley, alla guida della sua Ford Anglia, accusandolo di aver distrutto la sua macchina volante. Il signor Weasley si sporse poi fuori dal finestrino, impugnando un fucile e sbraitando:
«Questo trovato dei Babbani deve essere formidabile! Giù le mani dalla mia bambina!»
La visione scomparve fugace com’era apparsa, Harry prese un gran sospiro.
«Hanno risposto?»
«Sì, certo. Mamma ha detto di esserne più che felice. Deve essersi commossa, l’inchiostro era lievemente sbavato in alcuni punti. Anche papà è contento, ma non si è dilungato troppo: vuole sapere se conosci l’utilizzo di un inter… interrotture o qualcosa di simile!» rispose Ginny.
Harry si rilassò, il sangue riprese a scorrere normalmente nelle sue vene.
«Penso parlasse di un interruttore, Ginny. Vedi, lo usano i Babbani per …»
«Per le mutande di Merlino, Harry! Vuoi davvero sprecare il tempo parlandomi di intercosi? Siamo solo tu ed io, per una buona volta» disse Ginny, prima di voltarsi a guardare Harry.
«In effetti, hai ragione» rispose questi, prima di darle un tenero bacio sulle labbra morbide.
«Così va meglio» commentò Ginny, prima di abbandonarsi sul petto di Harry.
Il ragazzo sorrise, strinse a sé Ginny con un braccio, nonostante il caldo, e prese ad accarezzarle il viso punteggiato di lentiggini. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il re reclama la sua regina - James / Lily ***


Il Re reclama la sua Regina
Lily & James

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
«Sapevo che mi avresti detto sì, una buona volta!» esclamò James compiaciuto di sé stesso.
«Non cantare vittoria troppo presto, Potter. Ho acconsentito solo a una passeggiata fino al lago» precisò Lily.
«Vero. Ma siamo arrivati al lago e ci siamo seduti sotto questo albero oramai da … non abbastanza, ma comunque almeno un paio d’ore».
«Bene, allora io torno al castello» disse la ragazza dagli occhi verdi, alzandosi in piedi. Stava per scrollarsi l’erba dalla divisa, quando una mano le artigliò il polso, facendola cadere a terra.
«Che modi!» protestò Lily, cercando di liberarsi dalla presa di James. Gli era caduta quasi sulle ginocchia e aveva fatto una contorsione da circense per evitare di volargli addosso.
«Suvvia, signorina Evans! La scuola è iniziata da meno di una settimana, può sprecare dell’altro tempo con me!» sostenne James, non volendo lasciare andare la ragazza proprio ora che gli aveva concesso un appuntamento, dopo sette anni. Sette anni passati a snobbare qualsiasi ragazza non si chiamasse Lily Evans e che non avesse quei curiosi occhi verdi, la risata cristallina o che non si rivolgesse a lui con tono acido.
La ragazza sbuffò e una ciocca di capelli, che le era scivolata di fronte al viso, volò all’indietro.
James rise, senza lasciare il polso di Lily e, a tradimento, prese a farle solletico.
Lei si dimenò, ridendo senza riuscire a frenarsi, cercando di morderlo senza successo, scalciando, contorcendosi e minacciandolo, quando il fiato glielo permetteva.
James ovviamente non temeva le minacce e gli allenamenti di Quidditch gli avevano donato una presa ferrea.
«Pregami e la smetto!» le disse, schivando un calcio.
«Mai!» dichiarò lei, sempre ridendo.
«Allora, dammi un bacio!» propose lui.
«Lasciami, James, ti prego!» esclamò lei in risposta.
«Eh no, mia cara. Quello era il patto di prima!»
«Oh, guarda! Ma non stanno giocando a Quidditch giù al campo?»
James smise finalmente di farle il solletico e allentò la presa.
«Cosa? Dove? Chi? Perché?»
Ma Lily non rispose e si divincolò.
«Ehi, non vale!» esclamò James indignato, guardandosi le braccia dove solo qualche istante prima c’era Lily.
Lily rise, ma questa volta non per il solletico. Rise di gusto, della faccia sconvolta di James, incredulo che qualcuno potesse fargliela sotto il naso. A lui, che era il Re dei Malandrini.
Quando infine la ragazza riuscì a riconquistare il suo contegno, si riassettò la divisa e osservò James in viso. Il ragazzo aveva l’aria corrucciata, quasi offesa.
«Dai, non prenderla male!» gli disse Lily, dando un piccolo pugno alla spalla dell’altro.
Non ottenendo reazioni, si sporse verso James e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
«Me ne servirebbe un altro, sai? Però qui» disse lui animandosi e indicando la propria bocca.
«Non si allarghi troppo, signor Potter. Questo è già stato un gran privilegio».
«Concordo» annuì James.
Lily si alzò e si diresse a passo leggero verso il castello, lasciando un inebetito James Potter sotto un albero a sospirare.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rune - Andromeda / Ted ***


Rune
Andromeda & Ted

Image Hosted by ImageShack.us

 

Andromeda era seduta sotto le fronde di un albero, sulla riva del lago. Era concentrata su delle Rune che sembravano non voler essere tradotte.
Hereward fece ballare il valzer al maligno padre Godelot, non le sembrava la traduzione esatta.
«Scusa, ti dispiace se mi siedo qui?» domandò un ragazzo alto, con i capelli castani ben pettinati e una pila di libri tra le braccia.
«Fai pure» rispose lei, quasi senza degnarlo di uno sguardo.
Il ragazzo si sistemò poco distante da Andromeda, in modo da poter stare all’ombra.
«Mi dispiace, non mi sono presentato. Io sono Ted Tonks, molto piacere» esordì Ted, tendendo la mano alla giovane.
«Andromeda Black»  rispose lei sbrigativa, stringendo la mano e sorridendogli brevemente, prima di tornare a puntare gli occhi sulle sue Rune.
Hereward fece saltare le catene al maligno padre Godelot?
No, non poteva essere.
Hereward fece fabbricare le catene al maligno padre Godelot?  
Nemmeno! Godelot era un mago Oscuro e Hereward non aveva certo bisogno che fosse proprio il padre a fabbricare le catene. No, c’era ancora qualcosa che non funzionava …
«Hereward fece imprigionare in catene il maligno padre Godelot» disse Ted, facendo sussultare Andromeda, tanto la sua voce era vicina.
La ragazza era talmente assorta nei libri che non aveva notato che Ted si era avvicinato a lei e che stava leggendo sulla sua pergamena.
Stizzita che qualcuno l’avesse aiutata, Andromeda chiuse di scatto il libro, prestando finalmente tutta la propria attenzione al ragazzo e fulminandolo con lo sguardo.
«Non ho bisogno di te, grazie» commentò, acida. Poteva farcela anche da sola.
«Scusami, io volevo solo darti una mano…» tentò di rimediare Ted. Non voleva che lei se ne andasse, era così carina quando era concentrata. Non che lo non fosse ora che era arrabbiata con lui.
Andromeda sbuffò, raccolse le sue cose e gli voltò le spalle, decisa.
Si incamminò verso il castello, sentendo lo sguardo dell’altro puntato sulla schiena.
Che razza di maleducato, guardare sulla pergamena altrui!  E dire che mi era persino sembrato carino!, pensò la giovane.
Ted intanto era come ipnotizzato dai morbidi capelli di Andromeda che ondeggiavano ad ogni passo e si allontanavano sempre di più, fino a scomparire.
Sospirò tra sé. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Hogwarts - Frank / Alice ***


Hogwarts
Frank & Alice

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
«Potrebbe essere l’ultima volta che vediamo questo posto» commentò Alice, facendo vagare il proprio sguardo sui prati di Hogwarts.
Il Signore Oscuro stava diventando ormai sempre più potente ed entrambi avevano deciso di intraprendere la carriera di Auror dopo la scuola.
«Io credo proprio di no» asserì Frank deciso, prendendo una mano della ragazza e guidandola giù, verso il lago.
«Come fai ad esserne sicuro? Potrebbe venire distrutta» gli fece notare Alice.
«Hogwarts distrutta? Non accadrà mai, non con Silente!»
Camminando, giunsero sotto le fronde di un albero e si sedettero alla sua ombra.
Alice appoggiò la schiena al vecchio tronco, mentre Frank rimase in piedi, scrutando le profondità del Lago Nero.
«Forse hai ragione. Ma potrei … potrei essere uccisa» disse lei con coraggio, deglutendo.
«Nemmeno questo succederà» replicò Frank, spostando lo sguardo che vagava sulle increspature che il vento produceva sul lago alla ragazza.
«Potrebbe accadere. Fare l’Auror non è un lavoro semplice, oggigiorno».
«Non accadrà finché potrò impedirlo. Io potrei morire, Alice, ma non tu. Puoi star pur certa che non lo permetterò» Frank era tornato ad osservare l’acqua con sguardo cupo, rattristato dalle parole della ragazza.
Non voleva perdere la sua Alice, la donna che avrebbe sposato di lì a qualche mese.
«Oh, Frank» alzandosi di slancio e abbracciandolo, trattenendo a stento le lacrime.
«Shh, stai tranquilla Alice. Rivedremo Hogwarts» tentò di rassicurarla lui.
«Sei sicuro, Frank?»
«Sì, ti ricordi mia madre, al primo anno? Dovette venire fino ad Hogwarts perché avevo scordato la bacchetta e non si fidava di spedirla via gufo. Vedrai, qualcuno dei nostri figli si dimenticherà sicuramente qualcosa».
«Qualcuno?» Alice sorrise, guardando Frank negli occhi.
«Qualcuno. Non vorrai fermarti al primo bimbo, vero?» 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capricci - Bellatrix / Rodolphus ***


Capricci
Bellatrix & Rodolphus

Image Hosted by ImageShack.us
 

  
«Bella, il sole è quasi tramontato, non credo che dovremmo stare fuori dal castello!» le fece notare il ragazzo, che camminava qualche passo dietro la Serpeverde.
Bellatrix non gli prestò attenzione, come sempre, e continuò per la sua strada.
Arrivarono nei pressi della riva del Lago Nero e si fermarono sotto un grande albero. Faceva piuttosto freddo, per essere novembre, ma Rodolphus aveva le guance rosse. Bella camminava troppo velocemente, per i suoi gusti.
«Cosa ci facciamo qui?» domandò Rodolphus, lasciandosi cadere sull’erba.
Bellatrix si guardò intorno, poi si sedette con grazia.
«Mi annoio dentro, nel castello. Mi piace stare qui» rispose lei con noncuranza.
Rodolphus la guardò allibito. La maggiore delle Black era sempre stata un po’ particolare. Alcuni le davano della pazza, altri sostenevano semplicemente che fosse stravagante.
Non che gettasse il ridicolo sulla casata, tutt’altro, era una delle migliori esponenti dei Black. Semplicemente era ... capricciosa. E, per tanto, se la signorina Bella desiderava stare sulla riva del lago verso il tramonto, allora la signorina Bella doveva stare sulla riva del lago al tramonto.
«E perché hai portato me?» indagò il ragazzo. Era stregato da Bellatrix e avrebbe dato tutto ciò che era in suo possesso per un solo bacio da quelle labbra, irresistibili ora che erano illuminate dalla tenue luce del sole.
«Non vuoi stare qui?»
Tipico di Bella. Rispedire la palla al mittente quando non voleva rispondere.
«Certo, che voglio stare qui. Solo…»
Ma lei non gli permise di terminare la frase e con un sorrisetto malizioso gli posò un dito sulle labbra, per zittirlo.
«Allora smettila di fare domande, Rodolphus» gli bisbigliò, prima di baciarlo.
Il ragazzo rispose con desiderio, infilando le proprie mani sotto il mantello di Bellatrix, stringendo quel corpo caldo sotto la divisa.
Lei ridacchiò.
«Corri troppo, Rodolphus» lo ammonì lei divertita, sentendo le dita di lui scivolare sotto il suo maglione.
Bellatrix si divincolò dalla presa, allontanandosi da Rodolphus.
Il ragazzo imprecava contro la propria irruenza, ma prima che la rabbia potesse montare a dismisura, Bellatrix si appoggiò alla sua spalla, guardando il cielo divenire sempre più rosso e le nuvole spostarsi pigre.
Il profumo dei capelli della ragazza raggiunse le narici di Rodolphus, annebbiandogli completamente la testa, così che il ragazzo non poté che limitarsi a stringere a sé il corpo di Bellatrix e accarezzarle la guancia.
Sorprendentemente, Bella non protestò.
A malincuore, Rodolphus comprese che quello era solo l’ennesimo capriccio della signorina Black.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Appetito - Narcissa / Lucius ***


Appetito
Narcissa & Lucius

 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
 «Dove mi stai portando, Lucius?»
Bisbigliò Narcissa, bendata e guidata per mano da Lucius Malfoy. Non che la benda servisse poi molto: quella notte era particolarmente buia, nonostante le stella tentassero in tutti i modi di rischiararla.
La ragazza percepì un cambiamento d’aria, che si fece più fredda, e ne dedusse così che erano usciti dal castello. Fortunatamente, aveva il mantello. 
«Non preoccuparti» rispose Lucius, enigmatico.
«Non mi preoccupo, ma sono curiosa!»
Questa volta lui non rispose, limitandosi a ridacchiare.
«Bleah!» esclamò poi, appoggiando il piede nel fango. Si era dimenticato che aveva da poco smesso di piovere.
«Che c’è?» volle sapere Narcissa, allarmata.
«Fango, dovrò portarti in braccio» disse Lucius e, prima che lei potesse protestare, l’aveva già sollevata da terra, strappandole un gridolino a metà tra lo spaventato e il compiaciuto.
«Vuoi dirmi dove stiamo andando?» ripeté poi Narcissa, dando un piccolo pugno sulla schiena di Lucius.
«Siamo arrivati, aspetta» le disse infine il ragazzo, poggiandola a terra.
Dopo pochi istanti, Lucius le tolse la benda e Narcissa rimase a poca aperta.
Sotto un albero, proprio sulla riva del lago, era stata stesa una gran tovaglia, con piatti, bicchieri, posate e diversi vassoi.
«Sorpresa?» chiese Lucius. Lei annuì.
«Sediamoci, allora!» propose il ragazzo e attese che Narcissa si sedesse, prima di accomodarsi di fronte a lei. Narcissa si limitò a punzecchiare il cibo, senza gustarlo appieno. In fondo, aveva cenato solo qualche ora prima, non aveva fame. Sorrise tuttavia nel vedere che Lucius mangiava di buon appetito, ma seguendo tutte le regole di bon ton.
«Perché ridi?» gli domandò allora lui, appoggiando il suo calice di vino elfico.
«Sei affamato» rispose lei.
«Mi piace quando ridi».
Narcissa arrossì e ringraziò tra se la scarsa luce che aveva nascosto la sua reazione.
Discussero del più e del meno e Narcissa si sentiva al settimo cielo in compagnia di Lucius. Non si preoccupò minimamente del fatto che fossero lì fuori, ad un orario proibito e che per tanto avrebbero potuto scoprirli e metterli in punizione senza tante cerimonie.
Bevve un altro sorso di vino elfico.
«Narcissa, vuoi sposarmi?»
Il bicchiere cadde di mano alla ragazza, sporcandole il mantello. Lucius aveva estratto, chissà da dove, un anello dai fregi elaborati, sicuramente opera dei folletti.
«Co-cosa?» domandò a bocca aperta.
«Vuoi sposarmi?» ripeté lui, ora con tono titubante.
«Sì» soffiò Narcissa.
«Sì! Lucius, Sì!» urlò poi, buttando le braccia al collo del ragazzo, rovesciando anche il bicchiere di Lucius e appoggiando il ginocchio nel pasticcio di carne.
Narcissa non stava più nella pelle e baciò il suo futuro marito con slancio, ma il suo entusiasmo non era nulla a confronto di quello di Lucius.
 

***

Ecco finalmente la Lucius / Narcissa che continua a non piacermi! XD

Ad ogni modo... avrete notato che non ho aggiunto nessuna nuova coppia, come anticipazione, e questo per un motivo molto semplice: non ne ho nessuna! O meglio, ne ho un paio, ma sono ambientate entrambe dopo la morte di Silente e per ovvi motivi non posso aggiungerle ora.

Quindi, i vostri suggerimenti sono ben accetti e potete sbizzarirvi! 
Potete proporre Crack, Canon o Fanon! Non vi garantisco che ne venga fuori qualcosa di romantico ^^"

Ma avete due limitazioni:
1. I protagonisti devono ovviamente trovarsi ad Hogwarts nello stesso periodo o almeno qualche giorno.
Per esempio qualcuno di voi potrebbe voler una Rita Skeeter / Hagrid (mi stupisco da sola!) e sarebbe possibile, considerando che entrambi si trovano ad Hogwarts per il Torneo Tremaghi.
2. Deve essere possibile ambientare la cosa durante la presidenza di Silente o di Dippet (il suo predecessore), per le altre coppie (con Piton o la McGranitt come presidi) pensavo di fare un altra raccolta, o inserirla in qualche modo in questa, dopo aver esaurito il periodo Dippet / Silente ^^
 
Trixie.

P.S. potete chiedermelo con le recensioni o con un messaggio personale, a voi la scelta ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Avevano solo bisogno di tempo - Draco / Astoria ***


Avevano solo bisogno di tempo
Draco & Astoria

 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
«Ti ricordi quando ti sei innamorato di me?»
«Sì» ridacchiò Draco. «Mi stavi spiando!»
«No! Non è vero!» negò Astoria arrossendo e concentrandosi sulla mano del marito, premuta sul proprio ventre. Il bambino che portava in grembo scalciò.
«Ammettilo, ti giurò che non ti amerò di meno se confesserai!» promise lui, dopo un attimo di silenzio.
«Non ti stavo spiando!»
 

***

 
Sua sorella le aveva confidato in gran segreto che Draco Malfoy aveva l’abitudine di sedersi sotto un grande albero in riva al lago sul far della sera.
Così Astoria, curiosa per natura, si era appostata tra bassi cespugli poco distanti, piegata sulle ginocchia e avvolta nel suo mantello, attendendo l’arrivo di Draco.
Probabilmente la ragazza si appostò troppo presto o forse era solo molto impaziente, fatto sta che a suo parere Draco si fece attendere per un lasso di tempo eccessivo.
Finalmente il capo biondo platino apparve in lontananza, avvicinandosi con lentezza disarmante alle acque del Lago Nero.
Astoria sorrise. In fondo quel Malfoy non le dispiaceva.
Non poteva certo affermare di conoscerlo, considerando che le loro conversazioni si erano limitate a semplici scambi di convenevoli, ma lei già sapeva come sarebbero andate a finire le cose tra loro ed era decisa a renderle piacevoli.
Nervosa e rimuginando su come avrebbe potuto attaccare discorso, Astoria stava per alzarsi e raggiungere Draco, quando una voce squillante la fece desistere.
«Draco! Draco!» urlò Pansy Parkinson rincorrendo il ragazzo, che continuò imperterrito il suo lento avanzare verso le sponde del lago.
Astoria ora riusciva a vedere Draco più chiaramente: il capo basso, le mani infilate nei pantaloni, la cravatta con i colori di Serpeverde allentata.
La giovane percepì come un’aurea tetra intorno a lui, ma si disse che era solo frutto della sua immaginazione. Scosse la testa con decisione, spostando la sua attenzione sulla Parkinson, che ormai aveva raggiunto Draco e aveva preso a parlargli gesticolando animatamente.
Persino da quella distanza Astoria intuì i discorsi frivoli e patetici che Pansy stava propinando a Draco, cercando di mettersi in mostra. 
Sua sorella Daphne l’aveva avvertita che quella era una vera arpia e che da anni tentava di catturare Draco e tenerselo tutto per sé.
Astoria strinse le labbra, rincuorata dall’atteggiamento infastidito assunto da Draco.
I due giovani continuarono a camminare, finché giunsero nei pressi della riva. Draco allora si volse verso Pansy e le indicò il castello. Stava dicendo a Pansy di tornare indietro e Astoria si dispiacque di non poter scorgere l’espressione indignata della ragazza, data la lontananza.
Una volta solo, Draco si guardò attorno, circospetto. Destra, sinistra, di nuovo destra.
Infine, assicuratosi di essere solo, si sedette sotto un albero dai rami spogli.
Ad Astoria sembrò che Draco avesse abbandonato tutta la sua spavalderia. Le appariva indifeso e debole. Probabilmente era solo una conseguenza del fatto che Tiger e Goyle non accompagnavano Malfoy come era consuetudine, così Astoria non perse tempo in questi pensieri, indecisa se svelarsi o meno al ragazzo.
Infine, scelse di raggiungere Draco, silenziosamente, così da potersi allontanare, se mai avesse avuto dei ripensamenti.
Andava bene essere coraggiosi, ma non stolti.
A pochi metri da Draco, il piede di Astoria si posò un ramo secco caduto a terra, che si ruppe con un sonoro schiocco e sembrò rimbombare e ripetersi all’infinito nel parco silenzioso.
Addio via di fuga, era in trappola.
«Mi stavi spiando, non è così?» l’accusò immediatamente Draco Malfoy, voltandosi nella direzione di Astoria con le guance arrossate dal freddo autunnale.
La ragazza rimase impietrita.
«No, certo che no!» esclamò poi con fervore, una volta riacquistato il proprio autocontrollo.
Non temeva di irritarlo. Loro erano già legati con una catena così solida che nemmeno Draco avrebbe potuto spezzare.
«E allora cosa ci fai qui? E chi sei?»
«Passeggio, non mi pare sia un reato. E poi, non mi riconosci, Draco?»
Astoria si avvicinò a Draco, che si alzò in piedi.
«Ti ho già vista, ma non ricordo il tuo nome».
Le parole di Draco la ferirono: come poteva non ricordarsi di lei?
«Astoria Greengrass» gli disse solo, per poi leggere negli occhi di lui un lampo di stupore.
«Mio padre mi ha parlato di te. Ma non è detto che la cosa vada in porto» asserì Draco, con voce neutra.
«E perché mai?» saltò su Astoria, come se Draco avesse detto la più grande scemenza del mondo.
«Il nostro contratto di matrimonio contiene delle clausole, Astoria. Potrei infrangerne qualcuna, se ti rivelassi troppo insopportabile» spiegò Draco, con un mezzo ghigno, che ad Astoria non parve molto naturale.
Lei non rispose, si limitò ad assumere un’espressione scettica, che abbandonò in favore di una sconsolata vedendo Draco allontanarsi.
Si sedette sull’erba piegata dal peso di Draco. Era fredda, non era rimasto il calore del corpo di lui.
Si morse un labbro, sicura che prima o poi Draco si sarebbe innamorato di lei. Avevano solo bisogno di tempo, entrambi, per conoscersi meglio, apprezzarsi e amarsi l’un l’altra.
 


***


Dunque, avrete notato che il Draco della storia non è esattamente il biondo strafottente che siamo soliti vedere. Per un motivo molto semplice: la FF è ambientata durante il sesto anno del nostro caro Malfoy e, come sappiamo, per il bel biondino non è stato esattamente un anno roseo.

Detto questo, il suggerimento per la coppia è di kikkamatta, che ringrazio ^^

Ricordo a tutti quanti che i suggerimenti sono ben accetti!
Potete sbizzarrivi richiedendo una qualsiasi coppia, a patto che i due si siano trovati entrambi ad Hogwarts almeno per qualche giorno e rigorosamente prima di Silente (nel capitolo precedente sono stata più dettagliata nella spiegazione XD).

Infine, posso dirvi che la prossima coppia sarà quasi sicuramente Hermione / Krum, per la gioia di saramichy.

Grazie a tutti per recensioni e quant’altro,
Trixie.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Inviti - Hermione / Krum ***


Inviti
Hermione & Viktor

Image Hosted by ImageShack.us
 

  
Hermione sedeva all’ombra di un grande albero in riva al lago, la schiena appoggiata al tronco, un voluminoso libro tra le mani. Si strinse nel mantello e si sistemò meglio il cappello sulle orecchie. Quel dicembre era proprio freddo e avrebbe preferito rimanere a studiare in biblioteca, ma quel giocatore di Quidditch passava le giornate là e con lui il suo fan-club personale.
Lo stesso giocatore di Quidditch che si allenava incessantemente da un paio d’ore a qualche metro da lei, con il solito stuolo di ragazzine esaltate e dalle voci acute.
Sembra che lo faccia apposta, pensò stizzita.
Hermione stava per richiudere il libro e cercarsi un posto tranquillo, ormai giunta al limite della sopportazione, ma una voce la costrinse a rimandare i suoi propositi.
«Hermione! Hermione!»
La giovane sussultò, sentendosi chiamare così all’improvviso. Dean Thomas, un Grifondoro del suo stesso anno, si stava avvicinando quasi correndo.
«Dean! Che c’è?» domandò Hermione, non trovando ragione che giustificasse l’arrivo del ragazzo.
Questo prese un gran sospiro e si inginocchiò di fianco alla giovane.
«Hermione, ti andrebbe di venire al Ballo del Ceppo con me?» chiese infine, tutto d’un fiato.
Hermione spalancò la bocca, stupita. A quello non era proprio preparata. Attendeva una proposta del genere da Harry, o magari Ron. Già, Ron …
«Chi sei tu?»
Una voce bassa interruppe i suoi pensieri e Hermione guardò verso l’alto. La figura di Viktor Krum sovrastava lei e Dean, mentre indicava quest’ultimo.
«Io… io.. Dean Thomas, signore! Cioè, voglio dire, devo andare … ciao, Hermione!» esclamò Dean e Hermione ridacchiò.
Sapeva che l’amico non era realmente spaventato, ma semplicemente sopraffatto dall’emozione. Un giocatore come Krum gli aveva rivolto la parola! Si era sicuramente fiondato a raccontare l’accaduto a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo!
Però c’era da dire che Krum non era stato proprio un esempio di gentilezza.
«Ti disturbava?» s’interessò il ragazzo, con tono mite.
«No, lui no» rispose Hermione, con un pizzico di fastidio.
Chi si credeva di essere quel Victor Krum? Solo perché era un famoso giocatore di Quidditch non aveva il diritto si interferire nella vita degli altri! E poi, a dirla tutta, quelle ragazzine che gli stavano sempre attorno erano decisamente insopportabili, con quegli urletti e schiamazzi!
Proprio ieri Madama Pince le aveva cacciate dalla Biblioteca, non avevano imparato a comportarsi decentemente?
«Io fono Viktor Krum, piacere» si presentò il bulgaro inclinando la testa, non capendo la reazione di Hermione. Tese la mano.
«Piacere, Hermione Granger. Potresti chiedere alle tue ammiratrici di abbassare il tono? Starei studiando» domandò Hermione con tono pratico.
«Io detto loro, ma loro non ascoltano» si giustificò Viktor.
«Scusa Viktor, ma non potresti andare ad allenarti da un’altra parte? Ti ho incontrato tutti i giorni per settimane in biblioteca e proprio oggi che ho deciso di cercare un posto tranquillo, ti incontro di nuovo. Non vorrei sembrare sgarbata, ma …» tentò di spiegare Hermione.
«Io stare tutto il giorno in biblioteca, perché tu stare tutto il giorno in biblioteca. Io folere infitare te a Ballo del Ceppo, ma non afere coraggio. Tu fuoi fenire
Hermione si morse il labbro. Viktor era così gentile e avrebbe voluto dirgli di sì, ma se poi Ron…
Oh, al diavolo Ron! Non si era ancora deciso, probabilmente l’aveva già chiesto a qualcun’altra.
E poi lo scopo del Torneo Tremaghi non era forse quello di mettere in contatto maghi stranieri e fare amicizia con loro?
«Va bene, Viktor» rispose Hermione, sorridendo incerta.
«Sei bella, Hermi-un» commentò Krum, facendola arrossire.
«Her-mai-o-ni, mi chiamo Hermione» rise poi lei, costringendo Viktor a sciogliersi in una risata con lei.  
 

***

 
Noi non parliamo mai del torneo. Anzi, non parliamo affatto... Lui è più un tipo fisico... Voglio dire che non è particolarmente loquace! Per lo più mi guarda studiare... Un po' irritante in effetti!
Harry Potter e il Calice di Fuoco (film)
 
 
 

***

 
Sì, lo so che la frase finale non è strettamente collegata (in pratica, non c’entra nulla) con la storia, ma la coppia Hermione / Viktor l’adoro anche per la loro fisicità.
Non fraintendetemi, Hermione non avrebbe potuto sposare altri che Ron, ma nemmeno Krum, in fondo, era spiacevole ^^
 
Avrete notato che nell’ultima battuta di Hermione, quando scandisce le sillabe del proprio nome, ho mantenuto la pronuncia inglese, per amor di correttezza. Infatti nel Calice di Fuoco è stata mantenuta la stessa pronuncia, quindi ho prestato fede a quella.
Anche Hermi-un la storpiatura di Hermione che fa Krum è presa del Calice.
 
La coppia è stata questa volta suggerita da saramichy ^^
Infine, giusto per rompere i boccini, ricordo che i suggerimenti sono ben accetti ^^
 
Trixie.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Come recuperare un cappello - Hagrid / Madame Maxime ***


Come recuperare un cappello
Hagrid & Madame Maxime

 

Image Hosted by ImageShack.us

 
 
 Hagrid chiuse la porta della propria capanna e trotterellò verso il lago, pensando che quella giornata era troppo ventosa e decisamente poco adatta ad una passeggiata. Sospirò, aggiustandosi la manica della camicia che aveva cucito proprio il giorno prima, ricavandola da due camicie azzurre che gli aveva regalato Harry. Erano di Dudley, aveva detto, due ti basteranno!
Hagrid aveva abbinato alla camicia azzurra un gilet di pelo marrone, per coprire le cuciture posteriori. Doveva essere tutto perfetto: voleva trascorre un pomeriggio magnifico con …
«Agrìd! Sono qui!»
Madame Maxime.
Nell’udire la voce della donna Hagrid si volse immediatamente nella direzione dalla quale proveniva. Olympe Maxime indossava un lungo abito nero tempestato di strass, dall’eleganza tipicamente francese, con un cappello abbinato, per proteggere i capelli da quel fastidiosissimo vento.
«Olympe!» gracchiò Hagrid, affrettandosi a raggiungere Madame Maxime.
Lei lo attese e gli porse la mano perché il Guardiacaccia potesse posarci un ispido bacio per via della barba. La donna sorrise sentendosi solleticare il dorso della mano e le guancie di Hagrid avvamparono immediatamente. Dovevo tagliare la barba, si rimproverò, o almeno spuntarla!
«Sei incantevole, Olympe» disse insicuro.
«Oh, Agrìd, sei sompre così jentile!» cinguettò Madame Maxime.
I due rimasero a fissarsi come dei giovani quattordicenni alle prime armi e Madame Maxime fu la prima a rompere il silenzio.
«Dove mi porti questa volta, Agrìd?» domandò curiosa. La prima volta l’aveva portata a vedere dei draghi.
Hagrid sbiancò. Era stato proprio un’idiota! Dove avrebbe potuto portarla?! Non ci aveva pensato.
«U-una» bofonchiò «una passeggiatina in riva al lago Nero?»
«Scerto, vabien, Agrìd» acconsentì lei, con un sorriso educato. Aveva sperato in qualcosa di più emozionante, se doveva essere sincera.
Hagrid dovette percepire la delusione dell’altra, perché si accigliò e, mentre faceva strada verso un albero in riva al lago che sapeva essere particolarmente romantico, si arrovellò su come rendere perfetto quell’appuntamento iniziato con il piede sbagliato.
Arrivarono vicino al lago e il suo panico aumentò. La sua testa era completamente vuota.
Una giro nella foresta proibita? Magari avrebbe potuto farle conoscere Aragog!
Sì, ecco! Le avrebbe presentato Aragog. Stava per farle la proposta, quando una folata di vento particolarmente violenta li investì in pieno e il bel cappello di Madama Maxime venne sollevato in aria. Rimase sospeso per qualche secondo, il tempo che la donna impiegò per lanciare un gridolino acuto di sorpresa, e poi ricadde sulla superficie increspata del Lago Nero.
«Non preoccuparti, Olympe, possiamo recuperarlo» la rassicurò Hagrid.
«Oh, Agrìd, non importa, non sc’è bisogno, davvero» provò lei a dissuaderlo, temendo che il Guardiacaccia avesse deciso di tuffarsi nel lago. Non le sembrava propriamente un nuotatore provetto e chissà quali insidie si celavano nel Lago.
Lui non le prestò ascolto e avanzò deciso verso la riva. Si fermò quando l’acqua gli arrivava ormai ai polpacci.
«Piovra! PIOVRA!» chiamò con quanto fiato aveva in corpo. E ne doveva avere molto, data la potenza dell’urlo.
Madama Maxime guardò incuriosita. Chi stava chiamando?
Non fece in tempo a formulare un ipotesi sensata che la superficie del Lago si increspò, proprio al centro. Eppure ora non c’era più vento.
Un tentacolo nero spuntò improvvisamente, enorme, seguito da una testa colossale.
Madame Maxime spalancò la bocca e indietreggiò, fino a cozzare contro la corteccia di un albero rugoso.
«Piovra » disse Hagrid, per nulla a disagio. «Puoi recuperare il cappello della signora?» gli domandò tranquillamente, come se stesse conversando con un persona in carne ed ossa e non con una Piovra Gigante.
L’animale doveva aver capito, perché voltò la testa alla ricerca del cappello, finché lo trovò e lo afferrò con uno dei suoi lunghi tentacoli.
«Attenta, non stropicciarlo!» la ammonì Hagrid, preoccupato.
La piovra mosse lievemente il capo, come ad assentire e Madame Maxime sbarrò gli occhi dallo stupore. Hagrid era pieno di risorse.
«Grazie» disse infine il Guardiacaccia prima di rivolgere alla Piovra un cenno di saluto.
Con il cappello grondante d’acqua e qualche alga, Hagrid ritornò baldanzoso da Olympe e glielo porse.
«Oh, Agrìd! Sei meraviglioso!» esordì lei, ancora lievemente scossa, ma colpita, prima di schioccare un sonoro bacio sulla guancia rubiconda del Guardiacaccia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Incomprensioni - Ron / Lavanda ***


Incomprensioni
Ron & Lavanda
 
«Bé… non è che noi due parliamo molto»  ammise Ron «Più che altro...»
«Pomiciate» completò Harry.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, J.K. Rowling

Image Hosted by ImageShack.us

 
 
«Ron-Ron, non è così romantico il lago?» domandò Lavanda Brown, dando le spalle a quello stesso lago che reputava romantico.
«Certo, certo, Lavanda» confermò Ron, con la schiena poggiata al tronco di un grande albero dalla corteccia rugosa.
«Lav-Lav!» squittì lei, facendo sobbalzare il povero ragazzo, distraendolo dai movimenti regolari del lago, provocati dalla Piovra Gigante, che lo avevano ipnotizzato fino a quel momento.
«Come?»
«Lav-Lav, chiamami Lav-Lav» rispose lei, avvicinandosi a Ron e insinuandosi sotto il suo braccio, come i gatti che cercano le attenzioni del padrone.
All’inizio Ron era rimasto lusingato da quell’atteggiamento e adorava pomiciare, come diceva Harry, con Lavanda, senza farsi tante domande né tanti problemi sulla loro relazione. Era semplice stare con lei, si trattava solo di baci, abbracci, coccole, scambiare qualche frase e poi di nuovo baci, abbracci, coccole. E Ron non capiva in alcun modo cosa avesse potuto fargli cambiare idea su Lavanda, cosa, nella sua testa, lo martellasse, insistendo che doveva lasciarla e che quella relazione non era una relazione, era solo… Ecco,  nemmeno lui sapeva che nome dare al suo rapporto con Lavanda.
«A cosa pensi, Ron-Ron? Perché non mi accarezzi?» gli urlò Lavanda nelle orecchie e Ron si accorse solo a quel punto che lei aveva una mano affondata tra i suoi capelli mentre l’altra giocherellava con l’orecchio. Piuttosto fastidio, a dire il vero.
«Lasciami stare, Lavanda. Senti, dobbiamo parlare» esordì Ron, bagnandosi le labbra con la lingua, l’espressione concentrata. Afferrò i polsi della ragazza con delicatezza, ma deciso ad allontanarla da sé. Le sue mani erano persino fredde e gli facevano venire i brividi lungo la schiena. Conoscendo Lavanda, pensò Ron, avrà sicuramente pensato fossero brividi di piacere.
«Parlare, Ron-Ron? Perché dobbiamo parlare? E’ successo qualcosa di brutto?» si accigliò Lavanda, liberandosi senza difficoltà di Ron e afferrandolo per le spalle, con fare melodrammatico.
Miseriaccia, ma è sempre stata così questa?!
«No, non è successo nulla, non è una cosa brutta. Magari è bella, voglio dire, dipende da te. Insomma, Lavanda, il fatto è che, ormai, è da molto che questa … ehm, che questo nostro rapporto va avanti, giusto, no?»
Esordì Ron. Era arrivato il momento, era deciso a tagliare ogni ponte con Lavanda. Sperava che l’avrebbe presa bene, ma il fatto era che non conosceva Lavanda e, quindi, nemmeno le sue reazioni. Per questo aveva deciso di prenderla alla larga. Molto alla larga. E sondare il terreno.
«Non è poi così tanto, Ron-Ron, ma cosa stai cercando di dirmi?» domandò lei pensierosa.
«Ecco, Lavanda, il fatto è che io pensavo, che magari tu ti sei stancata di me, dopo così tanto tempo. Magari hai conosciuto un ragazzo, sedendoti causalmente accanto a lui in Biblioteca. Forse è più bello di me o più simpatico» tentò Ron.
«Più bello di te? Più simpatico?!» ridacchiò Lavanda «Ma no, Ron-Ron! Vuoi forse dirmi che sei geloso? Oh, non vuoi che mi sieda vicino a Dean Thomas durante Trasfigurazione?»
«No, Lavanda, non mi hai capito. Io non son affatto geloso, tutt’altro» si affrettò a contraddirla Ron, assumendo un’espressione schifata e sentendosi assalire dalla nausea, come quella volta al secondo anno  che aveva sentito l’odore delle pietanza alla festa di Complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa.
«Oh, Ron-Ron! Come sei dolce!» esclamò Lavanda, spalancando le braccia per abbracciarlo. «Non devi negare! Può solo farmi piacere che tu sia geloso della tua Lav-Lav!» concluse, avvicinandosi a Ron per schioccargli un sonoro bacio sulle labbra.
Il ragazzo era inorridito e si chiedeva disperato dove avesse sbagliato e come Lavanda potesse scambiare il suo tentativo di rompere il loro rapporto con un’ammissione di gelosia.   
«Lavanda, sono serio, io non sono geloso. Io voglio che questa … cosa si fermi qui!»
Ron divenne rosso, mentre Lavanda lo fissava sbigottita, con la testa piegata di lato.
Un paio di lacrime fecero capolino dai suoi occhi.
«Oh, Ron-Ron! Il tuo coraggio da Grifondoro è venuto fuori! Non vuoi che mi sieda accanto a Dean, va bene! Tutto per il mio Ron-Ron, che è tanto geloso di me!» lo rassicurò lei, prima di avventarsi su Ron. 
Il ragazzo si scostò, stupendosi della sua stessa sveltezza.
«Emh, devo andare, Lavanda, mi dispiace» si scusò velocemente, allontanandosi da quel maledetto albero e da Lavanda a passo sostenuto.
«Ron-Ron, ti accompagno!» lo chiamò lei e Ron si volse a guardarla. Si stava alzando.
«Miseriaccia!» esclamò, prima di mettersi a correre in direzione del castello.
 
 

***

 
Anche Ron / Lavanda è stata suggerita da saramichy^^
Non vi ricordo più che potete suggerire ogni genere di coppia, ormai l’avete capito ^^
 
Inoltre, vorrei aggiungere che alcune delle storie qui scritti partecipano alla Chllenge Milleguisti + 1, una challenge a dir poco fantastica, andate a farci un giro se vi va ^^
 
Detto questo, mi dileguo,
Trixie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Per l'Eternità - Lily / Severus ***


Per l’eternità
Lily & Severus

 

Image Hosted by ImageShack.us

 
 
Severus Piton passeggiava spesso sulle sponde del Lago Nero, quando ormai era calata la notte e il castello era silenzioso, così come il parco, deserto: agli studenti non era permesso lasciare i dormitori a quell’ora tanto tarda.
Il freddo era pungente e i polmoni di Severus protestavano a ogni respiro di aria ghiacciata. Non aveva preso con sé il mantello. Non lo prendeva mai. Non sarebbe servito certo a riscaldarlo, Severus non provava più calore da anni.
Da undici anni, per la precisione, da quando Lily era morta.
Severus deglutì, si appoggiò a un vecchio albero, osservando il profilo delle montagne che circondavano Hogwarts.
Le lacrime scivolavano silenziose sul suo volto, senza che lui facesse nulla per trattenerle. Sentì le forze scemare, la stanchezza della giornata incurvargli le spalle e il rimorso del passato abbatterlo definitivamente.
Il terreno era gelido e il fango gli imbrattò i pantaloni.
Non seppe per quanto tempo pianse Lily.
Minuti o ore, che importanza aveva? L’aveva persa per l’eternità.
Finalmente si decise ad alzarsi, aiutandosi con la mano, aggrappandosi all’albero, temendo che le gambe non lo reggessero.
Si accorse che la corteccia, dove aveva appoggiato le dita, sembrava incisa. Corrugò la fronte: probabilmente qualche coppia di studenti aveva scritto le proprie iniziali sul legno, non valeva la pena indagare.
 

***

 
Lily Evans amava passeggiare nei prati di Hogwarts, costeggiando le rive del Lago Nero. La aiutava a valutare le situazioni, a calmare i nervi o combattere lo stress da esami che la assaliva al termine di ogni anno scolastico.
Quel giorno aveva molto su cui riflettere. Solo la sera prima Severus si era presentato all’ingresso del suo dormitorio, implorando perdono per il suo comportamento e Lily lo aveva scacciato senza pietà.
Voleva bene a Sev, ma come perdonargli ciò che aveva fatto?
L’aveva chiamata Mezzosangue, le aveva mostrato tutto il disprezzo che provava per lei.
Fosse stata una qualsiasi altra persona ad etichettarla come inferiore, ci sarebbe passata sopra con aria altezzosa, il commento non l’avrebbe certo infastidita.
Ma era stato Sev, il suo Sev a dirglielo ed era stato come ricevere una pugnalata.
A causarci le sofferenze più grandi sono coloro che più ci amano*, pensò, convinta.
Lily giunse sotto le fronde di un albero rigoglioso, dalla chioma verde scossa dal vento.
Adorava la primavera mite di Hogwarts, con i suoi colori sgargianti che annunciano un’estate spensierata, ma quel giorno si sentiva solo confusa e svuotata.
Severus aveva sicuramente dimenticato il loro litigio, si stava divertendo con la sua combriccola di Mangiamorte e Lily non poteva che piangere la fine della loro amicizia.
Si chiese cosa provasse nei confronti di Severus, ma non seppe rispondere.
Forse lo odiava, forse lo amava. Era un sentimento forte, che le ruggiva nel petto e le bruciava gli occhi, con le sue lacrime salate e corrosive.
Senza nemmeno saper cosa volesse fare, impugnò la bacchetta, che subito emise scintille rosse.
Lily si alzò in piedi e diede le spalle al lago. Anche quelle acque la facevano soffrire: lì Severus le aveva insegnato a far saltare i sassi sulla superficie dell’acqua.
Si trovò davanti all’albero, ed ebbe l’impulso di incendiarlo. Ma a che pro? Probabilmente avrebbe guadagnato solo una punizione.
Così incise a fuoco la sua iniziale e quella di Severus.
Era vero, la loro amicizia era finita, tutta quella rabbia, quella sofferenza, erano colpa di Severus.
Ma se Lily stava così male a causa di una parola sbagliata, non poteva negare che il loro legame, forse era più di semplice amicizia.
Sarebbe durato per l’eternità, ne era certa.
 
 
 
 

***

 
Ed ecco una Lily / Severus (suggerita da Hellfire) decisamente malinconica.
Forse vi aspettavate qualcosa di più allegro, ma della loro coppia mi piace in particolar modo la tragicità della situazione. 
 
Bene, detto questo, la citazione (*) è tratta da “Una notte di luna per l’ispettore Dagliesh” di P. D. James, una giallista tra le migliori, per quanto mi riguarda ^^
 
Grazie per aver letto e a chi ha recensito - e a chi deciderà di recensire  ^^
Trixie.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Banale - Pansy / Draco ***


Banale
Pansy & Draco

 

Image Hosted by ImageShack.us

 

Seduto sotto l’ombra di un alto albero sulla riva del Lago Nero, un gruppo di Serpeverde tentava di rallegrare uno dei noiosi pomeriggi primaverili ad Hogwarts.
«Allora, Zabini, cosa farai quest’estate?» domandò Pansy Parkinson senza alzare gli occhi dai biondi capelli di Draco che stava accarezzando proprio in quel momento, la testa del ragazzo abbandonata sulle ginocchia di lei.
«A fine giugno mia madre si sposerà con un magnate russo. Appena sarà finita la scuola partiremo per San Pietroburgo» rispose Blaise, senza inflessioni particolari nella voce.
«Si sposa? Di nuovo?» chiese Millicent, senza riuscire a mascherare la propria sorpresa.
«Per Salazar! A quanti siamo arrivati?!» esclamò Daphne Greengrass, con una smorfia di ribrezzo, forse dovuta alla notizia dell’ennesimo matrimonio della signora Zabini o più probabilmente rivolta a Pansy, che faceva la corte a Malfoy da anni.
Ma non l’aveva ancora capito, quella, che Draco Malfoy avrebbe sposato sua sorella Astoria?
«Questo è il quinto, giusto?» si intromise Adrian Pucey, uno dei Cacciatori di Serpeverde.
«No, il sesto» lo contraddisse Blaise, lanciando un sasso che affondò nelle acque del lago con un sonoro plop!
«E gode di ottima salute, questo magnate russo?» domandò Draco canzonante, con una cadenza nella voce che si faceva sempre più simile a quella del padre.
Pansy ridacchiò. Il motivo? Non avrebbe saputo dirlo. Ma Draco aveva fatto una battuta e alle battute di Draco si ride.
Anche gli altri la imitarono, dopo un attimo di esitazione. Loro non erano cotti di Draco.
Zabini si limitò a stringere gli occhi e la labbra, assumendo un’espressione contrariata.
«Non lo so, Malfoy» sibilò.
«Tua madre non ha avuto molta fortuna la altre cinque volte, non credi? Tutti quegli incidenti … Di buono c’è che il vostro conto alla Gringott è lievitato» sghignazzò Malfoy. Gli altri lo imitarono, la voce di Pansy si distinse chiaramente dalle altre.
«E tuo padre, Malfoy? Ha incendiato campeggi di recente?» controbatté Zabini.
Draco, con immenso rammarico di Pansy, si levò a sedere di scatto e fissò Blaise negli occhi, con furore.
La tensione nell’aria si fece palpabile. Millicent e Daphne si scambiarono un cenno d’intesa, scusandosi a mezza voce che dovevano andare in bagno. Anche Adrian Pucey si allontanò, credendo di aver visto Montague, al quale doveva parlare di un problema di importanza estrema.
Malfoy e Zabini si scambiarono un’occhiata truce, poi Blaise si alzò con un ringhio e si allontanò  con passo deciso e sicuramente furente.
Draco lo guardò allontanarsi, prima di rivolgere la propria attenzione al Lago Nero.
Pansy avrebbe tanto voluto che lui le tornasse vicino, come poco prima, e maledisse silenziosamente Zabini.
«A cosa pensi?» domandò dopo qualche secondo al Serpeverde.
«Nulla che ti riguardi, Pansy» fu la lapidaria risposta di Draco.
Ma Pansy era decisa a non sprecare questa occasione con Draco: loro due soli, in riva al lago al tramonto. Banalmente perfetto.
«Anche io vorrei sposarmi un giorno. Una volta sola, con un uomoimportante» tentò la Serpeverde, enfatizzando quell’ultimo aggettivo. In risposta ottenne un semplice grugnito.
«Vorrei metri e metri di costoso strascico e un vestito bianco, tempestato di pietre preziose e diamanti. Voglio che tutti mi ammirino, quel giorno, che le ragazze mi invidino, anche quelle già sposate. E…» stava per proseguire Pansy, persa in un sogno ad occhi aperti che faceva quotidianamente e dove il volto del suo sposo aveva i lineamenti di Draco Malfoy.
«Pansy, smettila. Se vuoi sposarmi, dovrai parlarne con i miei genitori».
Draco la riportò alla dura realtà, prima di alzarsi e lasciarla sola in riva al lago, al tramonto.
Banalmente ironico. 
 

***

Lo so, sono terribilmente in ritardo, quindi chiedo venia! ^^”
Ad ogni modo, ecco la Draco / Pansy promessa ad Hellfire, che ringrazio ^^

Come sempre, grazie per aver letto,
Trixie.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Lei non era matta - Luna/Neville ***


Lei non era matta
Luna & Neville

Image Hosted by ImageShack.us

 
La osservava di nascosto, apparentemente immerso nella lettura di un voluminoso libro dalla copertina rigida.
Proprietà magiche delle piante comuni, era inciso sul dorso a lettere cubitali e di fatto era tutto ciò che era riuscito a leggere, prima che arrivasse lei.
«Oh, ciao, Neville» l’aveva salutato con un sorriso radioso.
«C-ciao, Luna» aveva risposto con voce tremante dopo aver deglutito.
La ragazza non aveva aggiunto altro, si era voltata e si era diretta canticchiando sulla sponda del Lago Nero, dove si era accucciata.
Neville, all’ombra di un vecchio albero, non riusciva più a trovare la concentrazione e le parole erano per lui une sequenza di simboli privi di significato.
Non voleva fissarla, sapeva bene che era un comportamento scortese, ma lei lo aveva ammaliato, con quei suoi capelli lunghi e biondi, gli occhi grandi e curiosi, le piccole mani che accarezzavano la superficie dell’acqua.
Neville si chiese se non avesse freddo. Era una calda giornata di primavera, ma il vento costante che soffiava da nord mitigava il tepore dei raggi del sole.
Alle orecchie di Neville giunse una voce dolce, che cantava rapita una melodia lenta, quasi fosse una ninnananna.
Ci mise qualche secondo a comprendere che era Luna a cantare, seguendo il ritmo lento delle piccole onde che si infrangevano sull’argine.
Neville arcuò le sopracciglia e, facendosi coraggio, chiuse il libro e si alzò.
Si fermò alle spalle della ragazza, che sembrò non accorgersi di lui e continuò la sua melodia.
Neville stava per andarsene, evidentemente lei era troppo presa da quello che stava facendo, qualunque cosa fosse, per preoccuparsi di Neville, ma non appena il ragazzo mosse un passo, Luna smise di cantare.
«Grazie per non avermi interrotta, altrimenti avrei dovuto ricominciare da capo» disse lei alzandosi e inclinando la testa di lato.
«Oh» si fermò stupito Neville «Non volevo disturbarti, infatti. Ma… ecco, io… sì, insomma… mi chiedevo cosa stessi facendo».
Luna rise.
«Ma come, non l’hai capito? Stavo chiamando il popolo dei Galati, gli spiritelli dei laghi che fingono di essere alghe» rispose poi, come se stesse spiegando un’ovvietà ad un bambino.
Luna sorrise di nuovo e si voltò, lasciando Neville a bocca aperta.
I Galati? Ma i Galati non esistono!
Lui sapeva tutto riguardo piante e affini e riguardo quei Galati non aveva letto nulla.
Deciso a riprendere la lettura, Neville si sedette nuovamente sotto il vecchio albero, che iniziava a mettere le prime foglie dopo l’inverno, e aprì il libro appoggiandolo sulle ginocchia.
Che assurdità i Galati!andava pensando, mentre le righe si confondevano tra loro.
Nella sua testa risuonava anche il dolce canto di Luna e i riflessi dei suoi capelli biondi continuavano ad affascinarlo. Eppure lei se ne era andata.
Pazza,si disse poi, scuotendo la testa, Luna deve essere pazza.
Ma lei non era matta*e Neville lo sapeva bene. Era una creatura fatta in un momento in cui Dio semplicemente non aveva voglia delle solite donne in serie e gli era venuta la vena poetica e l'aveva creata.*
Era una creatura che poteva cantare ai Galati, che questi esistessero o meno.
Una creatura la cui aria trasognata non era altro che un diverso modo di guardare il mondo.
Una creatura, si rese conto Neville, con la quale voleva trascorrere molo altro tempo all’ombra di quello stesso albero che stava mettendo le prime verdi foglie.   
 
 

***

 
Coppia suggerita da AleParadise^^
* Citazione di Milena Agus

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** E ora? E ora balliamo! - Fred/Angelina ***


E ora? E ora balliamo!
Fred & Angelina

 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
George si svegliò infastidito da un timido raggio di sole e si stiracchiò contrariato tra le lenzuola profumate. Guardò fuori dalla finestra, dove la neve cadeva lenta in quei primi giorni di dicembre, allungò una mano, in cerca del corpo di Angelina. Si alzò a sedere di scatto, non trovandolo.
«Angelina? Angelina?» la chiamò confuso, mentre scendeva dal letto e infilava le pantofole.
Come unica risposta ottenne un singhiozzò soffocato proveniente dal bagno. Era Angelina.
George si diresse veloce verso l’altra stanza e si precipitò al fianco della moglie, trovandola accasciata a terra, con gli occhi rossi e gonfi, le braccia strette intorno al corpo.
«Angelina! Stai bene?! Cosa è successo? Ti fa male da qualche parte? Perché non mi hai svegliato?»
La raffica di domande investì la donna, che scosse il capo.
«Io… oggi, è… sarebbe stato…»
 

***

 
Il suo primo appuntamento con Fred Weasley fu il più strano che avesse mai avuto. Tanto per iniziare, non era nemmeno sicura di poterlo definire appuntamento.
Quell’inizio di dicembre era il più freddo che Angelina ricordasse e il cielo grigio prometteva neve da un momento a un altro.
Si strinse più forte nel mantello mentre usciva dagli spogliatoi dopo un intenso allenamento di Quidditch, durante il quale aveva rischiato il congelamento.
«Angelina! Ti va di fare una passeggiata?» le aveva chiesto Fred, uscendo qualche secondo dopo di lei dagli spogliatoi.
«Una passeggiata? Fred, ma sei matto?! Non credo sia il tempo adatto ad una passeggiata» replicò Angelina, indicando con gesto vago il cielo. Come se non bastasse, la sua panciabrontolava per via della fame e la ragazza non vedeva l’ora di sedersi in Sala Grande e mettere qualcosa sotto i denti.
«Angelina, non credevo fossi una ragazza così delicata. Come puoi temere un po’ di freddo, quando Baston ci ha fatto giocare in condizioni peggiori?» domandò Fred con tono scandalizzato, prendendo Angelina sotto braccio e trascinandola quasi di peso lontana dal resto della squadra, che si diresse verso il castello raccomandando di non fare tardi.
«Aspetta, forse è meglio… Lumos!» disse Fred, accendendo la punta della bacchetta per illuminare lo stretto sentiero che stavano percorrendo e che portava dritto sotto un vecchio albero sulla Riva del Lago Nero.
«Se dovessi inciampare e rompermi un polso, Baston ti ucciderebbe!» osservò Angelina.
«No, credo piuttosto che mi torturerebbe fino a lasciarmi inpunto di morte, ma non mi ucciderebbe mai, ha bisogno del suo Battitore!» la contraddisse Fred, fermandosi e appoggiandosi al tronco dell’albero spoglio.
«E ora?» domandò Angelina sarcastica, chiedendosi perché non se ne tornava al castello.
«Non saprei» rifletté Fred «potremmo ballare!»
«Ballare?!»
«Sì, ballare! Alla Piovra Gigante piace osservare la gente ballare!»
Fred incastrò la propria bacchetta tra i rami dell’albero, così che potesse illuminare una piccola zona circolare. Cinse i fianchi di Angelina e iniziò a canticchiare una vecchia canzone delle Sorelle Stravagarie, muovendosi a tempo di musica e trascinando in quella follia anche Angelina, combattuta tra la stizza e il divertimento.
Fred era talmente ridicolo e stonato che Angelina rise di gusto, lanciandosi a sua volta in improvvisati passi di danza.
«Ballate divinamente, signorina Jonhson!» si congratulò Fred in tono pomposo.
«Oh, signore, anche voi siete un ottimo ballerino» ricambiò lei in tono complice.
«E non avete ancora visto niente!» esclamò il ragazzo, afferrando repentinamente Angelina e sollevandola da terra, per poi fare un giro su sé stesso.
Lei urlò sorpresa e serrò la presa intorno al collo di Fred, che si fermò cercando gli occhi di lei.
Quando i loro sguardi si incrociarono, Angelina avvampò violentemente e credé di vedere arrossire le orecchie di Fred.
«Dobbiamo apparire molto strani agli occhi degli altri» sussurrò Fred e una nuvoletta di vapore uscì dalla sua bocca.
«Due persone che ballano nel buio senza musica» proseguì.
Angelina avvicinò il proprio viso a quello di Fred e il ragazzo, incredulo, baciò quelle labbra fredde e leggermente screpolate a causa del gelo.
Le sentì scaldarsi gradualmente, mentre la baciava dolce, per un tempo fin troppo breve.
Quando le loro labbra si staccarono, tra i loro visi cadde un leggero, solitario, fiocco di neve.

 
***

 
«Angelina?»
George era disperato. Tra i singhiozzi sua moglie tentava di dirgli qualcosa, ma lui non riusciva a capire.
«Balliamo, George. Ti prego, balliamo».
Riuscì infine a capire, ma rimase disorientato da quella richiesta.
Non si fece molte domande e alzò Angelina di peso, per poi mettersi a ballare lentamente, sostenendola e cullandola.
 

 
***

 
Allora, questa coppia mi è stata suggerita sia da Erisedesire che da Iside ^^
Ora, non sono molto convinta di come sia uscita questa particolare Flash, quindi… aspetto i vostri pareri ^^
Grazie mille a chi ha letto e anche chi ha recensito fin qui e, ovviamente, a chi recensirà!
Trixie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Lei doveva solo imparare - Remus/Gwenda (OC) ***


Lei doveva ancora imparare
Remus & Gwenda

 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
Ci sono bambini che crescono più velocemente degli altri.
Bambini più maturi e scaltri, che a cinque anni conoscono già il dolore provocato dall’odio e dai pregiudizi.
Sono bambini spogliati della loro innocenza, che non riescono più a colorare il mondo con uno sguardo e lo vedono per quello che è: grigio e cupo.
Sono bambini solo nell’aspetto, perché hanno perso la spensieratezza. Sanno già che tutto ciò che di bello li circonda è una chimera, una situazione effimera e impalpabile, un velo che li protegge dal male per il tempo sufficiente a dar l’illusione della sicurezza.
E lui era stato uno di quei bambini. Ma chi era in quel momento? Un anziano nel corpo di un giovane?
Con la schiena appoggiata al tronco di quel vecchio albero e lo sguardo rivolto alle acque del Lago Nero, Remus, in quell’ovattata solitudine, si sentiva incredibilmente stanco della vita. Eppure aveva solo diciassette anni.
Sapeva di non dover indugiare su questo genere di pensieri, perché lo lasciavano con l’aria abbattuta e lo sguardo triste. Sirius, James e, in minor misura, anche Peter, gli rimproveravano spesso questa sua solitudine, ma poi si limitavano a consolarlo, tra uno scherzo e una battuta, e Remus, poco a poco, riacquistava il buon umore.
C’era una sola altra persona, in tutta Hogwarts, in grado di farlo sorridere in quei momenti.
Una ragazza che, proprio in quel momento, si stava avvicinando a Remus, con un paio di libri ben stretti al petto. Il ragazzo sorrise istintivamente. Lei sapeva come prenderlo.
«Ancora a rimuginare su cattivi pensieri, Remus?!» esordì con voce cristallina, accompagnata dal tintinnio dei braccialetti che portava in numero smisurato.
«Sei in ritardo, dove eri finita, Gwenda?»
Remus si alzò in piedi, abbracciando la ragazza con tenerezza e baciandole la fronte.
Lei biascicò qualcosa che suonava molto come: queste manie da gentiluomo!, prima di baciarlo sulle labbra delicate.
Era sempre Gwenda a prendere l’iniziativa con lui. Lei gli aveva chiesto di andare a Hogsmeade insieme e quel loro primo appuntamento era per Remus una delle migliori giornate mai trascorse.
Certo, al rientro era stato bombardato dai commenti isterici degli altri Malandrini, che sembravano più un gruppo di ragazzine alle prese con la loro prima cotta che i suoi migliori amici, ma Remus si era addormentato con il sorriso sulle labbra e il profumo di Gwenda sulla pelle.
Era una ragazza intelligente, da perfetta Corvonero qual era, ma Remus la giudicava stravagante, per via dell’abbigliamento. Quando non indossava la divisa, Gwenda prediligeva vestiti dalle ampie gonne e camice dalle maniche larghe, dai colori vivaci e appariscenti.
Remus li considerava esagerati e, a volerla dire tutta, di cattivo gusto, ma non vi dava importanza: in fondo l’abito non fa il monaco e lui, che indossava spesso abiti strappati e rammendati in più punti, lo sapeva bene.     
«Ho una sorpresa per te» annunciò la ragazza trionfante, sciogliendosi dall’abbraccio di Remus e sedendosi a terra, dove l’erba era stata schiacciata dal peso di lui.
Il ragazzo si accomodò accanto a lei e scoccò un’occhiata curiosa ai libri che Gwenda teneva ancora in mano.
«Sono quello che penso?» chiese Remus, titubante.
Gwenda si morse il labbro inferiore: non voleva svelare la sua sorpresa così in fretta, avrebbe preferito tenerlo sulle spine ancora per qualche minuto.
«Cosa ti fa pensare che questi libri siano per te, Remus?» domandò con un’aria da finta ingenua, che non convisse il ragazzo nemmeno per un secondo.
«Gwenda! Li hai trovati! Non ci posso credere! Ma… come hai fatto?!» esclamò Remus entusiasta e con un gesto fulmineo strappò i libri di mano a Gwenda.
«Remus!» esclamò lei divertita. Il ragazzo aveva già aperto il primo dei due volumi e lo osservava affascinato. Erano libri rari, con testimonianze storiche estremamente preziose e Remus si sentì al settimo cielo nel leggerle.
Gwenda si appoggiò al ragazzo e insieme sfogliarono le pagine ingiallite a causa del tempo, commentando un fatto storico o una mossa politica, discutendo animatamente quando non si trovavano d’accordo sulla tattica militare di un condottiero o sull’incoronazione di un sovrano.
Gwenda si infiammava e articolava le sue opinioni in modo logico e preciso, parlando velocemente, con i riccioli corvini che le incorniciavano disordinati il viso. Remus la trovava incantevole e spesso finiva involontariamente con il darle ragione, maledicendosi un attimo dopo per quella sua ammissione.
Il ragazzo sorrideva, ascoltando le parole di Gwenda, piene di colore, come i vestiti che amava portare. Il mondo per lei non era grigio e cupo e la bellezza non era un’illusione.
Lei era ancora così ingenua, agli occhi di Remus, aveva una cultura e una sete di sapere sconfinate, ma ancora non aveva conosciuto la crudeltà del mondo. Su questo, lei aveva ancora molto da imparare.
Ma Remus si era ripromesso che l’avrebbe tenuta nell’ignoranza, per quanto gli sarebbe stato possibile.
Non le aveva parlato della precarietà della felicità né della delicatezza dei sogni. Si mostrava ottimista riguardo al futuro e teneva per sé i commenti cinici che a volte gli affioravano sulle labbra.
Non le aveva detto di avere un piccolo problema peloso.
Perché voleva che Gwenda conservasse tutti i colori, anche quelli che lui aveva perso. 

 

***

Allora, la coppia è stata suggerita da _Iside_ e _Atram_, che ringrazio.
Gwenda è una mia OC, considerando che non trovavo nessuna ragazza citata dalla Rowling che mi convincesse, ho deciso di idearne una di sana pianta! ^^"
Bene, ringrazio tutti come sempre e alla prossima,
Trixie. 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Di strafottenza, cartelle e affogamenti - Sirius/Jane (OC) ***


Di strafottenza, cartelle e affogamenti.
Sirius & Jane

 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
 Tutto era cominciato in un uggioso pomeriggio di marzo.
Sdraiato sotto le fronde di un albero, nei pressi del Lago Nero, Sirius Black rimuginava sull’ultima disgrazia che si era abbattuta sul suo capo: Lily Evans, la fidanzata del suo migliore amico.
Da quando la ragazza aveva ceduto alle insistenza di James, Sirius si era sentito messo da parte. Non poteva certo accusare il suo amico, della cui felicità era più che lieto!
No, la colpa, ovviamente, era della Evans, perché come l'ago della bussola segna sempre il Nord, così il dito accusatore di un uomo trova sempre una donna cui dare la colpa.*
«Che muso lungo! La tua anima gemella ti ha abbandonato anche oggi, piccolo Sirius?»
Una voce femminile, squillante e incredibilmente sarcastica distrasse il ragazzo dai suoi pensieri, che si levò a sedere di scatto, gli occhi ridotti a due fessure.
«Jane. La tua irritante presenza mi era quasi mancata.»
La ragazza non si lasciò intimidire dall’accoglienza che Sirius le riservò: quella era la prassi tra loro.
Jane si sedette accanto a lui, piegando le lunghe gambe magre, abbandonando la borsa piena di libri sull’erba. Aveva un fisico asciutto, piatto e, spesso, guardandosi allo specchio, Jane si era rammaricata della sua mancanza di femminilità. In compenso il suo viso era estremamente grazioso, con grandi occhi verdi e il sorriso furbo.
«Non essere scontroso! Io vengo a farti compagnia e tu mi tratti così?! Proprio un bel ringraziamento, razza di ingrato» ridacchiò Jane, osservando Sirius con la coda dell’occhio.
«Sei venuta a gongolare, Jane, ho sentito la tua inconfondibile puzza appena sei uscita dal castello» ringhiò Sirius, divertito.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma quello scambio di battute per lui era sempre piacevole: una sfida, tra lui e quella ragazza dall’aria impertinente, per decidere chi dei due avesse la lingua più veloce e biforcuta, chi ottenesse l’ultima battuta, chi riusciva a innervosire il rivale.
«Davvero? E di cosa profumo, Sirius caro?»
«Insolenza e antipatia» rispose lui, voltandosi per poterla guardare direttamente negli occhi.
«Sei sempre così gentile con me, come un cane con la rabbia!»
Per un solo, terrificante, spiazzante momento, Sirius temette che quella dolce arpia avesse scoperto il suo segreto, ma la sorpresa che si dipinse sul viso di Jane per lo sgomento del ragazzo lo convinse che aveva la giovane aveva fatto centro senza guardare il bersaglio.
«Sono contagiosi, i cani con la rabbia» sbuffò Sirius, assumendo l’aria da strafottente che gli era usuale in presenza di Jane.
Con uno scatto, Sirius afferrò la cartella della giovane e si mise in piedi, prima che lei avesse il tempo per rispondere.
«Che segreti nascondi, amabile Jane? Troverò qui dentro il tuo diario segreto, con pagine di straziante amore per me? Tanto lo so di piacerti, sai? Come si può resistere a tanta bellezza?» domandò Sirius, dondolando tra lui e Jane la cartella di quest’ultima.
«Merlino, Sirius, non essere sciocco! Non ho un diario segreto e tu non mi piaci. Non vorrei ferire il tuo amor proprio, ma credo che sia ora che qualcuno ti apra gli occhi, Sirius. Le uniche su cui hai fatto colpo qui ad Hogwarts non so che le solite quattro ochette pronte a dichiarare amore eterno al primo bell’imbusto dalla testa vuota che vedono. E ora restituiscimi le mie cose, non fare il bambino» lo rimbeccò Jane infastidita.
«Vieni a prenderle se ci tieni tanto!» la sfidò il ragazzo, divertito dalla foga di Jane.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si alzò, dirigendosi decisa verso Sirius, con una mano protesa ad afferrare la cartella. Come c’era da aspettarsi, lui indietreggiò.
«Mancato! Che pessima mira, mia cara!»
«A te manca il cervello, mio caro! Come la mettiamo adesso?»
Sirius continuava a indietreggiare, incalzato da Jane, ma si dovette fermare: un altro passo e sarebbe caduto nel Lago Nero e lì l’acqua era profonda, nessun declivio, solo tre, forse quattro, metri d’acqua tra lui e il fondo.
Era un eccellente nuotatore, ma non aveva per nulla voglia di bagnarsi quel giorno, con quel venticello freddo che mitigava i raggi del sole.
Anche se…
Un’idea balenò nella mente di Sirius.
«Dammi la cartella o ti butto in acqua!» minacciò Jane.
«E credi che abbia paura di qualche centimetro d’acqua, donna?!»
Jane fece un passo avanti, come Sirius aveva predetto tra sé e sé. Il ragazzo indietreggiò, un ciottolo rotolò in acqua e lui finse di perdere l’equilibrio, lanciò la cartella di Jane dietro di lei, all’asciutto sulla riva, prima di cadere nel Lago Nero.
Prese ad annaspare, a chiedere aiuto, sollevando spruzzi d’acqua con le braccia che si dimenavano senza sosta.
«Non… so… nuotare! Ja-Jane!»
La ragazza aprì la bocca stupita, rimase paralizzata per una frazione di secondo, poi si mise in ginocchio sulla sponda e allungò la mano verso Sirius.
«Sirius! Sirius, prendi la mia mano, ti porto a riva!»
Continuando a muoversi e contorcersi, Sirius si avvicinò a Jane e afferrò la mano di lei, lasciando che lo trascinasse a riva.
«Forza, ora ti aiuto a risalire» ansimò lei. L’acqua l’aveva aiutata, ma Sirius, con il suo metro e ottanta, non era un ragazzo gracile.
«Stai scherzando, spero» ghignò Sirius, tirando Jane in acqua con un violento strattone e scostandosi prima che la ragazza gli arrivasse tra le braccia.
Jane riemerse sputacchiando.
«Ma sei impazzito, razza d’idiota?!» blaterò, fissando Sirius e muovendo le gambe sia per tenersi a galla, sia per colpire il ragazzo.
«Ma… ma tu sai nuotare! Sei un doppiogiochista, Sirius! Che Merlino ti affatturi!»
«Eri così carina prima. Devo rischiare la vita per avere delle dimostrazione d’affetto da parte tua? Prima o poi morirò sul serio e tu piangerai sulla mia tomba, dichiarando che non potrai più amare nessun altro e-Ahi!»
Sirius interruppe il suo soliloquio quando Jane lo raggiunse con un calcio.
«Aspetta e spera, bell’imbusto senza cervello, aspetta e spera!» esclamò la ragazza, guadagnando la riva con poche bracciate e issandosi all’asciutto. Recuperò la cartella e si accorse di essere completamente imbrattata di fango, ma sorrise, mentre tornava verso il castello.
Eri così carina.
 
 

***

 
Godetevi Sirius bagnato fradicio, dolci donzelle <3
Allora, la citazione è tratta da Mille splendidi soli di Hosseini Khaled, mentre Sirius è stato suggerito da _Atram_.
Morgana mi aveva anche consigliato Mary come possibile fiamma di Sirius, ma è periodo di OC, spero non se la prenda ^^
Trixie.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** La ragazza del mio amico - Peter / Sandra (OC) ***


La ragazza del mio amico
Peter & Sandra

Image Hosted by ImageShack.us

 
 
«Hai capito ogni cosa, Peter? Deve andare tutto liscio come l’olio!» chiese Sandra per l’ennesima volta.
«Sì, ho capito, ma non ne vedo l’utilità» rispose Peter, giocando con un filo d’erba.
La ragazza tirò un sasso nel Lago Nero, spazientita dalle domande di Peter.
«James Potter deve vederci felici, Peter, deve vedere che tu puoi essere allegro e spensierato anche senza di lui» ripeté Sandra, quasi meccanicamente.
Peter si volse verso la ragazza. La sua ragazza.
In molti si erano stupiti quando aveva annunciato di essere fidanzato e persino i suoi migliori amici, James, Sirius e Remus, stentavano a crederci.
Peter, con la sua faccia da topo, ha trovato la ragazza prima di te, Remus, vergognati!
Non essere scortese, Ramoso, Sandra avrà visto altre qualità in Peter.
Dovresti smetterla di correre inutilmente dietro alla Evans, James, segui l’esempio di Peter, carpe diem!
Peter non aveva prestato particolare attenzione alle loro ciarle, ammaliato da Sandra, sentendosi apprezzato e accettato da lei, ma quando la ragazza aveva iniziato a fare insistenti domande riguardo James, Peter si era ingelosito. Dopo l’ennesima, assurda domanda -quante volte va in bagno al giorno James? - Peter le aveva intimato di smetterla, pentendosi immediatamente per quello scatto di rabbia.
E se lo avesse lasciato? No, non poteva finire così!
Si sarebbe fatto perdonare, avrebbe risposto ad ogni sua domanda, qualsiasi cosa, pur di riavere Sandra.
Ma lei aveva sorriso e lo aveva rassicurato.
Vedi, Peter, temo che non ti tratti come meriti, che ti consideri inferiore e io non posso tollerare una cosa del genere. Voglio sapere tutto di lui, per capire quale è il modo migliore per fargli capire che tu sei pari a lui, persino superiore.
Così nacque la macchinazione di Sandra: ogni volta che James si fosse trovato nei paraggi, lei e Peter avrebbero recitato la parte della coppia follemente innamorata e lei lo avrebbe elogiato per la sua bravura, il suo coraggio, le sue qualità, reali o fittizie che fossero.
Peter credeva sinceramente che Sandra fosse innamorata cotta di lui e non sospettava minimamente lo scopo di Sandra, scopo che aveva capelli spettinati, una passione per il Quidditch e un’altra per la Evans.
Quello cui mirava la ragazza, con i suoi intrighi, era avvicinarsi a James Potter attraverso le amicizie del ragazzo, scoprire tutto su di lui e farlo ingelosire.
Sfortunatamente, Sandra non aveva avuto un’ampia gamma di giovani studenti tra cui scegliere e si era ritrovata accanto a un servile ragazzo dai capelli color biondo cenere e gli occhi acquosi che la fissavano in continuazione, quasi lei fosse sul punto di Smaterializzarsi lontano da lui.
«Ecco, sta arrivando!» esclamò la ragazza, indicando un punto dietro le spalle di Peter.
Senza perdere tempo, Sandra si accoccolò tra le braccia del giovane, che sospirò e la strinse a sé: quel calore lo scaldava e sentiva di poter sopravvivere anche tra i ghiacci del Polo Nord, se solo Sandra fosse stata con lui.
Certo, la ragazza aveva i suoi difetti: lunatica, scontrosa, riservata, testarda.
Ma erano dei disagi che Peter era ben disposto a sopportare, pur di avere accanto una ragazza bella come Sandra, in grado di prendersi cura di lui e capirlo, come in quel momento.
A voler dire la verità, Peter non credeva minimamente che lo stratagemma che la ragazza avesse ideato potesse servire davvero a mostrare a James di non essere indispensabile nella vita di Peter, ma, in fondo, ci guadagnava coccole e tenerezza, perché lamentarsene?
Così guardò James Potter passare senza nemmeno salutarli e il viso di Sandra arrossire violentemente per la rabbia.
«Come ha osato?!» 

***


 

Devo ammetterlo, trovare una ragazza per Peter è stata un'impresa! E non sono per nulla soddisfatta, ma tant'è!
Comunque, so già quale sarà la prossima coppia u.u
Volete saperla? No? Sì? Mmm... non so se svelarvela o meno!
Massì, dai, la prossima sarà una Percy/Penelope richiesta da.... nessuno XD
Mentre con Peter e Sandra abbiamo concluso con i Malandrini - a meno che abbiate qualche specifica richiesta che li riguardi ^^ - e quindi ho, in parte, accontentato _Atram_ ^^ 
Grazie mille a tutti quanti, alla prossima,
Trixie <3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Distintivi e galeoni - Percy/Penelope ***


Distintivi e Galeoni
Percy & Penelope

 
«Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «Dieci galeoni sul risultato della partita!»
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, capitolo 13, Grifondoro contro Corvonero, J. K. Rowling.

 

Image Hosted by ImageShack.us

 
 
«Penny! Mi devi dieci galeoni!»
Gridò un ragazzo dai capelli rossi, con un distintivo da Caposcuola ben appuntato sul petto che, a giudicare del modo in cui brillava, doveva essere stato lucidato da poco.
«Come, Percy?» gli rispose una ragazza dai lunghi capelli neri. Urlava nel tentativo di sovrastare le grida di gioia della folla.
Percy provò ad avvicinarsi alla ragazza, combattendo contro quel mare rosso e oro che sembrava in burrasca e minacciava di sommergerlo a ogni nuova ondata.
Non c’era certo motivo di biasimarli: Grifondoro aveva vinto la coppa di Quidditch dopo ben otto anni!
Persino la professoressa McGranitt esultava, cercando di darsi un contegno, armata di uno dei suoi rari sorrisi. E se la McGranitt sorrideva, allora c’era un motivo più che valido per fare baldoria!
Finalmente Percy, facendo valere la sua autorità da Caposcuola, raggiunse Penelope.
«Hai perso! La scommessa!» esclamò, prendendole la mano.
«Ma non è più valida!» replicò lei.
«Allontaniamoci, credo di non aver capito!» propose Percy, quasi urlando nell’orecchio di lei.
Il ragazzo condusse a fatica Penelope fuori dalla folla, arrestandosi ogni tanto per sistemarsi gli occhiali che minacciavano di cadere tra spinte e grida.
Tirarono entrambi un gran sospiro di sollievo quando furono fuori dal tumulto che andava verso il castello. Si allontanarono dal campo di gioco, diretti alle sponde del Lago Nero.
Il vento portava i boati della folla festante fino alle sue calme acque.
Si accomodarono sotto un grande albero, uno di fianco all’altra.
«Ti dicevo, Penny, che mi devi dieci galeoni!» ripeté Percy, con un gran sorriso stampato in faccia e il suo distintivo che pendeva di lato.
«E io ti dicevo, Percy» lo canzonò Penelope «che la scommessa non è più valida».
«Cosa?! Certo che è valida! Grifondoro ha vinto!»
«Lo so, ma non credevo fosse una scommessa seria, pensa, me ne ero persino dimenticata» replicò Penelope, con la calma che mancava al suo ragazzo.
«No-… » tentò Percy, ma lei fu più svelta e riprese a parlare.
«Vorresti darmi torto, Percy? Vuoi farmi arrabbiare per dieci stupidi galeoni?! Dai, ragiona, Percy! Stavamo scherzando, quando abbiamo stipulato la scommessa! Non ci siamo nemmeno stretti la mano!» esclamò lei con fervore ed espressione seria in volto.
Percy rimase in silenzio, riflettendo sulle parole della ragazza. Non era per nulla convinto della ragionevolezza di Penelope, così puntò gli occhi sul Lago Nero, cercando le parole più adatte per esporre il suo punto di vista.
Quando si volse di nuovo verso Penelope, la ragazza aveva completamente cambiato espressione: sul suo volto splendeva un dolce sorriso.
«Io credo … » la voce di Percy si affievolì e il ragazzo deglutì.
Aveva ben ragione, lei, di considerare tutti i ragionamenti come un'assurdità, a paragone di quel suo sorriso.*
«Perché sorridi così?»
«Nulla, è solo che sei così carino quando sei assorto nei tuoi pensieri» sospirò lei «Percy, non voglio litigare con te. Vuoi i tuoi dieci galeoni? Te li darò, a patto di non litigare mai più per un motivo come questo, d’accordo?»
«Lascia stare, non… non voglio i Galeoni, Penny» soffiò Percy, ancora lievemente inebetito.
Penelope allungò una mano verso il petto del ragazzo, il cui volto divenne violentemente rosso.
Voleva solo sistemargli il distintivo da Caposcuola, prima di baciarlo.
 
*Guerra e Pace, Lev N. Tolstoj.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Quella ragione semplice e inspiegabile - Molly/Arthur ***


Quella ragione semplice e inspiegabile
Molly & Arthur
 

Image Hosted by ImageShack.us
 

 
Le acque del Lago Nero apparivano calme e indifferenti a tutto ciò che accedeva al di fuori di esse, com’era loro consuetudine.
Molly piangeva sconsolata sulla spalla di Arthur, in piedi sotto un albero che aveva sicuramente visto giorni migliori. Doveva essere andato a fuoco, a giudicare dalla corteccia carbonizzata e dalla completa assenza di rami e foglie, divenuti cenere caduta a terra o dispersa dal vento.
«Il mio bambino!» singhiozzò la donna.
Una lacrima, l’ennesima, scivolò dalla guancia del marito, perdendosi nei capelli di Molly.
Al termine della battaglia, Arthur e Molly si erano assicurati che i loro figli stessero bene, poi l’uomo l’aveva condotta in disparte, lontano dalla gente.
Molly era una donna forte, una madre coraggiosa e una moglie di quelle che portano sia i pantaloni che la gonna. Non avrebbe mai voluto che i suoi figli la vedessero in quelle condizioni. Arthur lo sapeva bene.
Nell’urlo straziante che era fuggito alle labbra di Molly, Arthur aveva visto tutta l’angoscia, la disperazione, la lacerazione di sé stessi per la perdita di un figlio, eppure Molly si era fatta forza, aveva cercato di consolare gli altri figli, di proteggerli da tutto quel dolore che, se solo avesse potuto, si sarebbe presa su di sé.
Poi Arthur l’aveva vista ingoiare le lacrime, stringere i denti e sfoderare gli artigli, quando la rabbia aveva invaso Molly come un furia cieca ed era esplosa nel vedere Ginny in pericolo.
Un’ira che non aveva mai provato aveva spinto la donna a combattere per difendere la propria famiglia. E se ciò comportava assicurarsi un biglietto di sola andata per l’Inferno, macchiandosi di omicidio, allora voleva un biglietto di prima classe. Grazie a Bellatrix Lestrange ora ne aveva uno, ma nemmeno la rinuncia alla salvezza della propria anima le aveva riportato il suo bambino, il suo Fred.
Molly sentiva di aver fallito come madre. Non aveva protetto i suoi figli.
Se non sapeva nemmeno difendere ciò che più amava al mondo, che senso aveva allora vivere? Vivere e vedere i propri figli cadere uno dopo l’altro, perché si è un’inutile donna, lei era questo?
Vivere e sostenere un senso di colpa divoratore, lacerante sarebbe stato un adeguato castigo?
No, certo che no.
Nessuna condanna avrebbe mai compensato la perdita di Fred, né tantomeno avrebbe permesso a Molly di perdonare sé stessa per la sua inettitudine.
Incapace di sostenere ulteriormente il peso di tutto ciò, Molly scivolò a terra, accompagnata dalle braccia di Arthur, cui si aggrappava come se si stesse aggrappando alla vita.
Forse era proprio questo ciò che stava facendo: rimanere ancorata ad Arthur, significava rammentare a se stessa una ragione di vita. 
Perché Mollyvoleva vivere. Per dimostrare che lei era in grado di proteggere i suoi bambini.
In fondo, non aveva ucciso Bellatrix Lestrange?
Sarebbe stato difficile vivere con il ricordo di Fred, con il senso di colpa per essere la causa della sua morte. Si sarebbe vergognata di sé stessa guardandosi allo specchio, incrociando lo sguardo di Arthur o di qualcuno dei suoi figli, ma poteva farcela, in un modo p nell’altro.
Molly sentì i muscoli di Arthur tendersi sotto la propria presa ferrea. L’uomo mosse il braccio e per un istante Molly venne attanagliata dal panico: si sentì improvvisamente vulnerabile, debole a abbandonata. Quando Arthur appoggiò la mano sui capelli della moglie, accarezzandoli con delicatezza, la paura sparì dall’animo tormentato della moglie. 
In quell’istante Molly Prewett Weasley capì che poteva farcela, che poteva sopportare il futuro senza Fred, con tutte le conseguenza che ne sarebbero derivate.
Poteva farcela per una ragione molto semplice, ma al contempo inspiegabile, quella stessa ragione che Silente metteva sempre in gioco. L’Amore.
Perché se trovi qualcuno da amare nella tua vita, allora aggrappati a quell'amore*: non ti renderà la vita facile, ma sopportabile.
 
 

***

 
La citazione è di (*) Lady Diana ed è un caso la pubblicazione di questo capitolo proprio oggi.
L’ho scritto da tempo (così come il prossimo, Ron/Hermione, che pubblicherò tra qualche giorno), ma l’ho pubblicato solo ora per diverse ragione che potete intuire leggendo il primo capitolo, che è diventato ormai un indice/presentazione. Ah, e con calma spero di sistemare tutti i capitoli questa sera :D
Lo so che è lungo da leggere, ma almeno dateci una sbirciatina, potreste trovarci delle novità interessanti u.u
La coppia è stata comunque suggerita da verdeazzurro di recente, che non sa di essere stata così fortunata da avermi proposto questa coppia sulla quale avevo già scritto.
Comunque, vedrò di rimettermi al lavoro presto, perché ho in mente di far capitare sotto questo strano albero il Signore Oscuro - sì, proprio lui u.u - ai tempi di Hogwarts, quando ancora si chiamava Tom Riddle (Così faccio contenta Morgana). E niente OC per lui, vediamo chi indovina quale bel/la giovane è riuscito a trascinarlo sotto l’Albero dei Sospiri <3
Ok, sto diventando troppo probissima, alla prossima,
grazie a tutti per la pazienza,
Trixie <3

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Sogno - Ron/Hermione ***


Sogno
Hermione & Ron
 
[Harry]vide Ron, con le lacrime che gli colavano dalla punta del lungo naso, stringere a sé Hermione e accarezzarle i capelli mentre lei gli singhiozzava contro la spalla.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue, Capitolo 30, La Tomba Bianca.

 


Ron notò Harry parlare con sua sorella, prima di condurre Hermione lontano, verso il lago. Voleva consolarla, ma si chiedeva come, visto che lui stesso aveva bisogno di rassicurazioni.  
I due ragazzi giunsero infine sotto le fronde di un vecchio albero e Ron, con dolcezza, fece sedere Hermione.
«Si-Silente non vorrebbe che fossero versate lacrime per la sua morte» singhiozzò lei, cercando invano di trattenersi.
Ron sentì il corpo della ragazza sussultare dalla commozione tra le sue braccia.
Pensò che avesse ragione, come sempre. Si sentì improvvisamente accaldato, ma comprese ben presto che non era il torpore del sole quel calore che gli nasceva dal torace, dove le lacrime di Hermione gli inumidivano la maglietta.
«Sì, lo credo anche io. So che potrebbe sembrare stupido, ma… mi sarebbe piaciuto giocare a scacchi contro di lui. Ricordi? Disse che Hogwarts non aveva mai visto una partita di scacchi migliore della mia» rammentò Ron con malinconia.
Durante il loro primo anno le cose erano assai diverse. Allora, non avrebbe immaginato nemmeno lontanamente che si sarebbe ritrovato a consolare Hermione o che avrebbe dato qualunque cosa per rivedere il suo sorriso.
Gli sarebbe piaciuto anche se Hermione avesse avuto ancora i denti da castoro.
Allora l’aveva definita un incubo, ma ora, con la testa di lei appoggiata al proprio petto, una mano stretta intorno alla sua vita e l’altra che le accarezzava le guancie rigate di lacrime, la reputò piuttosto un sogno.
Hermione tirò su con il naso, si scostò da Ron ed entrambi arrossirono violentemente incrociando gli occhi dell’altro. Volsero repentinamente lo sguardo a direzioni opposte, imbarazzati.
Fu Hermione a parlare per prima, strizzando gli occhi, cercando di guardare in lontananza.
«Guarda, Ron. Quelli non sono Harry e…»
«Scrimgeour» completò Ron per lei.
«Andiamo. Non mi piace questa cosa» esclamò lei decisa, alzandosi e quasi trascinando Ron per il colletto della camicia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** La fortuna di incontrarlo - Tom/Mirtilla ***


La fortuna di incontrarlo
Tom Riddle & Mirtilla



Aspettava da giorni quell’appuntamento, ma non si era confidata con nessuno
Era briosa, allegra, eccitata alla prospettiva di trascorrere un pomeriggio con lui. Le sue compagne di dormitorio erano invidiose della sua felicità, alcune sospettavano persino che si fosse inventata un fantomatico appuntamento. 
A volte stentava a cederci persino lei, ma poi ricordava il suo invito, il suo profumo, il suo sorriso.
No, non poteva esserselo inventata!
«Mirtilla, giusto? Sei di Corvonero?» le aveva chiesto, appoggiandosi a uno scaffale della biblioteca.
Mirtilla alzò gli occhi dal libro che stava leggendo con espressione seccata. Odiava essere interrotta.
Ma quando lo vide, quando vide il suo sorriso e capì chi fosse a rivolgerle la parola, rimase sconcertata.
«S-sì, sono io, Mir-Mirtilla» balbettò.
«Piacere, io sono Tom, Tom Riddle, Serpeverde» e aveva sorriso. Un sorriso così candido e ammaliante. Metà delle studentesse di Hogwarts lo considerava il ragazzo più bello che quella scuola avesse mai ospitato, l’altra metà semplicemente non voleva ammetterlo.
E Tom Riddle stava parlando proprio a lei, la scialba Mirtilla.
«Ti vedo spesso, qui in biblioteca» aveva proseguito il ragazzo, senza lasciarle il tempo di rispondere.
«Già, sì, insomma, per studiare o anche solo per leggere».
Mirtilla arrossì violentemente.
«Credo che sia interessante, le ragazze che leggono molto, intendo, le trovo interessanti» proseguì Tom Riddle, sempre con quel suo sorriso mellifluo stampato in viso. «Sanno molte cose, non credi? Così, mi chiedevo se fossi disposta a fare una passeggiata, la prossima settimana, con me».
«Certo!» esclamò Mirtilla immediatamente. Il tono di voce fu insopportabilmente stridulo, ma lui sembrò non notarlo. Tom si voltò e si allontanò velocemente, silenzioso come era arrivato, lasciando Mirtilla sbigottita.
Qualche giorno dopo le aveva fatto avere un biglietto, che lei aveva trovato tra le pagine di un suo testo scolastico:
 

Giovedì, dopo le lezioni, sotto l’albero in riva al Lago Nero.
Non dirlo a nessuno, vorrei che rimanesse tra noi due, d’accordo?

Tom.

 

Così, ora si trovava seduta sotto l’albero che lui le aveva indicato, con un libro sulle gambe e troppi pensieri per la testa. Non stava leggendo, ma voleva che Tom la vedesse così, come se non le importasse affatto che lui rispettasse l’appuntamento o meno.
In realtà, continuava a pensare che la stesse prendendo in giro e che non si sarebbe mai presentato, aveva paura persino di sperare di vederlo, perché la delusione sarebbe stata insopportabile.
«Ciao».
Una voce pacata interruppe il filo dei suoi pensieri.
«Tom!» esclamò lei, visibilmente sollevata.
«Credevi che non sarei arrivato?» indagò lui, con un tono ironico che Mirtilla interpretò come un leggero rimprovero.
«No, io, ecco…»
«Non importa» tagliò corto lui, sedendole accanto. «Ora sono qua».
Passarono un paio d’ore a paralare di Astronomia, Aritmanzia, i diritti dei maghi sui Babbani, i diritti dei Folletti o degli Elfi Domestici.
In realtà, era Tom a parlare, esponendole le sue teorie e argomentandole punto per punto, mentre Mirtilla si limitava ad annuire ogni tanto, quando lui spostavo lo sguardo dal Lago Nero al volto di lei.
Le piaceva ascoltare la voce di Tom, così dolce e melodiosa. La irretiva e affascinava e così anche il profilo del ragazzo, che sembrava scolpito, inumano.
«… e così, mi sono imbattuto negli Horcrux. Ne hai mai sentito parlare, Mirtilla?»
La ragazza sussultò, sentendosi chiamata in causa per la prima volta da quando le si era seduto accanto.
 «Io… Come scusa?» si riscosse la testa, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Hai mai sentito parlare di Horcrux, tra tutte le tue letture?»
Mirtilla si concentrò, cercando di scacciare dalla mente ogni cosa che riguardasse Tom Riddle e che la distraeva in modo così profondo. Socchiuse gli occhi, si morse il labbro, aggrottò la fronte.
«Io… Sì, non è una parola nuova per me, ma non ricordo dove l’abbai letta! Aspetta…» continuò lei, scavando nei ricordi della sua mente. «Su un libro della Sezione Proibita, era nominato solo di sfuggita, stavo facendo una ricerca per Difesa Contro le Arti Oscure, qualche mese fa, credo».
«Interessante…» commentò Tom, tornando a fissare il lago.
Rimase in silenzio per qualche secondo, sembrava stesse rimuginando su qualcosa.
«Fa freddo, oggi, non trovi?» chiese allora Mirtilla timidamente, combattuta tra il desiderio di farsi mettere un braccio intorno alle spalle e quello di non interrompere i suoi pensieri, aveva un’espressione così assorta.
Tom sembrò riscuotersi e le rivolse uno sguardo che lei non riuscì a decifrare, tanto fu repentino il cambiamento.
La guardò con astio, odio e disprezzo, ma solo per una frazione di secondo, poi sorrise.
«Hai ragione, credo sia meglio tornare al castello» annuì lui, alzandosi prontamente.
Tom aspettò che anche Mirtilla lo imitasse, poi si diressero insieme al castello, nessuno dei due parlava, entrambi con molti, molti pensieri nella testa.
Lei non riusciva a capacitarsi della fortuna che aveva avuto e, anche se l’altro non aveva capito il chiaro invito ad abbracciarla, sorrideva all’idea che ci sarebbero state altre occasioni.
Tom, da parte sua, si era completamente dimenticato della presenza della ragazza al suo fianco, ora che gli aveva detto ciò che a lui interessava. Nella Sezione Proibita c’erano libri che riguardavano gli Horcrux e lui doveva escogitare il modo di leggerli senza destare eccessivi sospetti, non aveva tempo di occuparsi di quella stupida ragazzina. 



NdA: Non mi scuso nemmeno, sono imperdonabile, ma grazie per la pazienza, insomma, fossi in voi avrei cruciato l'autrice u.u 
(Non fatelo, devo ancora digerire la vittoria di Grifondoro su Pottermore, sono un po' alterata! XD )
Comunque, grazie a tutte per gli insulti che mi avete risparmiato, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=801078