How to lose love in 48 hours

di NikkiLu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Via alle scommesse! ***
Capitolo 2: *** Consigli, partenza e doccia fredda ***
Capitolo 3: *** Laguna Beach ***
Capitolo 4: *** Oddio,l'ho ucciso! ***
Capitolo 5: *** Contaci! ***
Capitolo 6: *** La febbre del sabato sera (prima parte) ***
Capitolo 7: *** La febbre del sabato sera (parte 2) ***
Capitolo 8: *** Primi approcci ***
Capitolo 9: *** If I had only felt how it feels to be yours ***
Capitolo 10: *** Jacob, Jacob, Jacob... ***
Capitolo 11: *** Festa, slip e verità ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Via alle scommesse! ***


 Pov Bella
 
“No, no…mi state prendendo in giro?-dissi alzandomi di scatto dal divano-non se ne parla nemmeno!”
“Eh dai Bells…cosa vuoi che sia un fine settimana?” disse Alice alzando gli occhi al cielo.
“Alice, mi dispiace…ma non ce la faccio! Non lo sopporto proprio! Non puoi pretendere che io passi 48 ore con quell’energumeno! ”
“Si parla di me?” disse Cullen entrando nella stanza. Alice lo squadrò prima di continuare la sua arringa.
“Senti Bella, non fare storie…questa sera partiremo, e tu devi venire, non ammetto repliche signorina!” disse, uscendo dalla stanza.
“è si Swan, tu devi venire- mi sussurrò Cullen nell’orecchio- il mare, le stelle, tu nuda e ansante sotto di me nella spiaggia che mi preghi di farti tua, ancora e ancora..”
“Non vedo l’ora…” sussurrai, fissandolo con sguardo malizioso.
“Davvero?” domandò incredulo.
“NO!” dissi uscendo dalla stanza.
“Swan, vuoi la guerra? E guerra sia!” urlò.
 
Pov Edward
 
Ero nel campetto da Basket, che si trovava vicino alla scuola, e stavo facendo due tiri con i miei amici e mio fratello.
“Quando partite?” ci chiese Mike, durante una pausa.
“Questa sera…” rispose Emmet, dopo aver fatto un canestro.
“Ho saputo che viene anche la Swan…” disse.
“Già…” risposi scocciato.
“è una figa tremenda…ha un culo!”  
Non aveva un culo, ma aveva IL più bel culo che avessi mai visto. E quei fianchi, a cui mi sarei aggrappato volentieri quando…
“Possiamo smettere di parlare di lei?” decisi che era giunto il momento di cambiare argomento.
“Dici così perché lei è l’unica che non ti sei fatto…” Mike stava girando il coltello nella piaga.
Non sopportavo l’idea che quella stupida-eccitante- ragazzina non volesse venire a letto con me. Vedevo tutto ciò come una sconfitta personale…ed Edward Cullen non perde mai. Doveva esserci un’altra ragione, era impossibile che qualcuna non mi desiderasse. Voglio dire, ero il sogno erotico di tutta la città.
“ma lei non resiste al mio fascino…è tutta una messa in scena…” risposi tranquillo.
“Si, certo come no…bella scusa Ed” commentò Tom ridendo.
“non è una scusa…la verità è vuole farsi montare da me”
“Perché non puoi accettare il fatto che a lei non interessi e  che magari è attratta da qualcun altro? Che te ne frega?” chiese Ben.
“Mi frega perché tutte mi vogliono!” risposi secco.
“D’accordo...allora ti propongo una sfida…” disse Tyler.
“Ohhhh” si alzò un coro.
“Ti ascolto…”
“Se riuscirai a scoparti la Swan…ti lascio il ruolo di capitano della squadra” disse Tyler, porgendomi la mano.
Sgranai gli occhi. Quella era la mia aspirazione da, da…sempre! Tyler era più grande di me, quindi non avevo potuto prendere il posto, nonostante fossi davvero bravo. Non esitai ad accettare.
“Ci sto!” dissi stringendogli la mano.
 
 
Pov Bella
“Jess è una cosa seria!” dissi esasperata finendo di preparare la valigia.
“La vuoi finire? Non sai cosa darei per essere al tuo posto…può essere stronzo quanto ti pare, ma è proprio un gran bel..”
“Jessica!”
“si può sapere cosa ti ha fatto?” chiese la mia amica alzando le braccia al cielo.
“Non mi ha fatto niente…è solo che non lo sopporto. Non sopporto tutti quelli come lui!” risposi andando in bagno.
“eppure lui stravede per te…la Swan di qua, la Swan di là…” disse Jess infastidita.
“Non ci sopportiamo!”
“Sono sicura che è come tutti gli altri: ti sbava ai piedi!”
“Jessica ma cosa stai dicendo?”
“Sto dicendo la verità Bella: tu potresti fargli di tutto, persino vomitargli addosso, eppure gli uomini non ti lascerebbero comunque!”
“Sai che non è vero!” dissi divertita
“è verissimo invece… persino Edward.”
“Ahaha-iniziai a ridere- Jess ma cosa hai bevuto?”
“niente! perché non mi prendi sul serio?”
“Come faccio a prenderti sul serio?” chiesi.
“sono sicura che se tu facessi tutto quello che faccio io i ragazzi continuerebbero a venirti dietro!”
“Adesso mi stai davvero facendo spaventare…”
“Lauren dice che io sbaglio continuamente. Dice che non dovrei piangere mentre faccio sesso con un ragazzo, dice che non dovrei prendermi la libertà di mettere pupazzetti e cuscini rosa nella camera da letto di un ragazzo,  che non dovrei chiamarlo per chiedergli cosa ha mangiato a pranzo..”
“frena frena frena. Hai pianto mentre facevi sesso?”
“è stato bellissimo e mi sono commossa…”
“Adesso lo so: tu non stai bene!”
“Allora ti propongo una sfida”
“che genere di sfida?” chiesi alzando un sopracciglio.
“Ti sfido a far impazzire Cullen, durante questo fine settimana…”
“Che intendi dire?”
“Ti sfido a fargli le richieste più assurde, alle ore più assurde…sono sicura che quando sarete tornati dal week-end continuerà a venirti dietro come prima!”
La cosa era interessante. Per quanto l’idea di Jessica poteva sembrare malsana, mi intrigava. Cullen avrebbe sopportato tutti i miei capricci? E se lo avesse fatto significa che gli piacevo davvero? La curiosità di dare risposta a tutte queste domande mi portò ad accettare.
“affare fatto!”
 
 
 
Salve a tutte!:) ecco una pazzia….che mi è venuta in mente guardando “come farsi lasciare in dieci giorni”.
Mi raccomando commentate, mi farebbe davvero piacere cosa ne pensate. Per ogni vostro dubbio, io sono qui! Jbacio a presto
 
 

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Capitolo 2
*** Consigli, partenza e doccia fredda ***


 Pov Bella.
Dopo aver preparato la valigia, passai l’intero pomeriggio a casa di Jess, insieme a Lauren, per studiare il “piano” se così si poteva chiamare. Jessica mi raccontò delle sue avventure di cui non ne sapevo l’esistenza e rimasi a bocca aperta.
“Jess, tu non puoi pretendere che nel bel mezzo di una partita di basket Mike ti accompagni a comprare un gelato, e non puoi nemmeno metterti a frignare” disse Lauren urlando.
“Cosa c’è di male! Non era una vera partita! Era al campetto della scuola…e non mi sono messa a frignare..” disse abbassando lo sguardo.
“Ora capisco perché ti mollano!” disse Lauren distendendosi nel letto.
“Lauren!” dissi cercando di fargli notare la sua totale mancanza di tatto. Anche se era stata un po’ brusca, dopotutto aveva ragione. Jessica dopo una sola uscita, anzi molte volte ancor prima di uscire, si considerava fidanzata, e quindi riteneva di avere diritto di irrompere a casa del suo “uomo” a qualunque ora del giorno (o della notte); di interrompere partire di basket (sacre per i ragazzi, specialmente per Mike); o di piangere nel bel mezzo di un rapporto…
“Ragazze cavolo tra dieci minuti devo essere dai Cullen!” dissi notando l’ora
 Se in un primo momento l’idea di passare un intero fine settimana con Cullen, nella stessa casa, mi era sembrata terribile, dopo aver accettato la sfida non vedevo l’ora di partire. Sarebbe stato bello vederlo, subire tutti i miei capricci. Sorrisi.
“Ragazze devo davvero andare, se arrivo tardi Alice mi uccide...” dissi afferrando il cellulare da sopra il comodino fucsia di Jessica.
“Ciao bellissime, ci sentiamo…” dissi abbracciandole tutte e due.
“Tienici informate!”
“D’accordo…salutate Angela e ditele che la chiamo appena ho un minuto!” urlai scendendo le scale.
 Montai in macchina e uscì a tutta velocità dal vialetto di casa Stanley. Erano le 18.12 e il cellulare iniziò a squillare.
Risposi, essendo ferma ad un semaforo.
“Isabella Marie Swan dove diavolo ti sei cacciata! Spero tanto per te che questo non sia uno dei tuoi soliti scherzi! Dimmi per favore che stai arrivando!”
“Alice calmati sono al semaforo vicino casa tua….dammi due minuti e sono lì”.
Chiusi la telefonata.
Alle 18.17 ero ferma davanti il garage di casa Cullen.
“Eccomi, eccomi…” dissi aprendo il portabagagli.
“Lascia faccio io” disse Cullen afferrando il mio borsone.
Da dove veniva tutta quella gentilezza?
“ti conosco come le mie tasche Cullen, e ti posso assicurare che tutta questa premura, anzi chiamiamola educazione non è nella tua natura. cosa hai in mente?”
“speravo che mi ripagassi in natura…”
“Dio Cullen, ma pensi sempre e solo a quello?” chiesi
“Sono un uomo!”
“Sei un ninfomane!”
“Allora questo pagamento?”
“saldalo da solo: usa le mani!” dissi sorridendo.
Lasciò cadere il borsone a terra.
“cosa fai?”
“Swan! Non posso portare il tuo borsone e rischiare di rovinarmi le mani! Dopo come faccio?” disse strafottente.
“Cafone!” risposi. Lui si limitò ad alzare le spalle e montare in macchina, nel sedile anteriore.
 “Jasper e Rosalie ci raggiungeranno questa sera…hanno una cena in famiglia” mi informò Alice, mentre caricavo la valigia nel portabagagli della grossa jeep di Emmet. Mi accomodai nei sedili posteriori della auto e Alice prese posto accanto a me.
“si parte!” urlò appena Emmet accese il motore.
 
“CULLEN! Finiscila di cambiare stazione! Mi piaceva quella canzone!”
“mi dispiace ma adesso metto un cd..” disse inserendolo nel lettore
“Rimetti la radio!” dissi esasperata.
“ehm- feci finta di pensarci su-  NO!” Disse girandosi a guardarmi.
Mi sporsi nei sedili davanti fino a raggiungere con la mano la radio e poter rimettere la mia stazione radio. Lui cercò di impedirmelo,  catturando la mia mano tra le sue.
“Lasciami!” Iniziai a muovermi cercando di liberarmi.
“ADESSO BASTA!-urlò Alice- Emmet accosta!”
“Come?” chiese lui, incredulo.
“Accosta questa cazzo di macchina!” alice urlò, se è possibile, ancora più forte. Mi fece spaventare e così tornai a sedermi composta
Emmet accostò la macchina sul ciglio della strada.
“Siamo in viaggio da 45 minuti e in questi 45 minuti non avete fatto altro che discutere sulla stazione radio da ascoltare! Sapete una cosa mi avete rotto! Quanti anni avete? 5?-ci chiese, alternando lo sguardo da me a lui- adesso vi dirò cosa faremo: Emmet rimetterà in moto la macchina e la stazione radio che ascolteremo la deciderò IO! CHIARO?”  sembrava un’isterica
Annuì.
“Possiamo ripartire…” disse calma.
Il resto del viaggio passò tranquillamente. Raggiungemmo la casa al mare di Alice dopo circa due ore di viaggio. Era una casa davvero molto carina, proprio sulla spiaggia. Una rampa di scale portava ad un porticato in legno, sulla cui parte sinistra c’erano delle poltrone posizionate intorno ad un tavolino. Alice aprì la porta dell’abitazione. Sulla destra c’era un salone, molto luminoso, e accanto all’entrata per il salone le scale che portavano al piano di sopra, dove molto probabilmente c’erano le camere da letto. mentre sulla sinistra c’era la cucina. Di fronte all’entrata invece c’era un enorme corridoio, molto ampio che terminava con un’enorme porta a vetri che occupava tutta la parete e dava sulla spiaggia.
Salimmo al piano superiore. C’erano tre camere da letto. Io avrei diviso la camera con Rosalie, e Cullen con Emmet, in modo tale da poter lasciare ad Alice e Jazz un po’ di privacy. In quella casa c’erano due bagni. Uno al piano di sopra e uno al piano di sotto, vicino alla cucina. Dopo aver sistemato le valige nella mia camera, mi cambiai indossando dei pantaloncini e una maglietta. Uscì dalla stanza per andare ad aiutare Alice giù in cucina, ma lei non c’era.
“dov’è Alice?” chiesi ad Emmet.
“è andata a prendere delle pizze…torna subito” mi rispose.
“Ha mi ha chiesto di apparecchiare fuori, nella spiaggia…insomma potresti farlo tu? Non mi ci vedo tanto..” disse sorseggiando una bottiglietta d’acqua.
“Non c’è problema” risposi ridendo.
“La tovaglia è lì” disse indicando il tavolo della cucina.
Afferrai il pezzo di stoffa e mi diressi verso la spiaggia. Attraversai l’enorme corridoio, e dopo aver spalancato l’enorme porta di vetro in modo che un po’ d’aria potesse circolare in casa, uscì. Appena appoggiai un piede sul porticato un getto d’acqua ghiacciata mi colpì in pieno, bagnandomi completamente.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” emisi l’urlo mi acuto di tutta la mia vita.
“CULLEN! PORCA PUTTANA! MA CHE TI DICE IL CERVELLO?” gridai guardando il cretino piegato in due dalle risate di fronte a me.
“Oddio ahahaha” non riusciva a smettere di ridere. Mi guardai intorno e notai che l’acqua fortunatamente non era entrata in casa, aveva però schizzato il vetro della porta-finestra.
“SEI UNO STRONZO!”
“Che succede qua?” chiese Emmet raggiungendoci.
“Bella è leggermente bagnata…” disse Cullen.
“AHHHH!” Decisi di allontanarmi da lui prima di commettere un omicidio. Salì le scale e mi chiusi in camera sbattendo la porta.
 
Pov Edward
“Scusami tanto playboy…ma non dovevi portartela a letto? Non credo che con questo atteggiamento tu riesca a concludere qualcosa…”
“Non ti preoccupare fratellino, so quello che faccio…”
“Se lo dici tu…”
“Hey, ho mai fallito?” chiesi alzando un sopracciglio.
“Bè, c’è sempre una prima volta…” disse rientrando in casa.
Ok, forse tirargli l’acqua dopo nemmeno due ore da quando eravamo arrivati non era stata una grande idea, ma vedere la sua faccia incazzata nera era stato un qualcosa di stupendo. Vedere il suo corpo poi…la maglietta (bianca) le si era letteralmente appiccicata addosso come una seconda pelle…
“Ma che è successo?” chiese mia sorella, notando i vetri schizzati d’acqua.
“Ho fatto un gavettone a Bella” dissi compiaciuto
“Idiota” commentò
“Come scusa?”
“Senti Edward potresti evitare di farla impazzire…te lo chiedo per favore, almeno per questi giorni”
“Ci proverò…” risposi entrando in casa.
 
Dieci minuti dopo eravamo seduti intorno al tavolo della veranda ad aspettare la principessa. Doveva essere in ritardo anche per cena?
Finalmente la porta si aprì.
“Era l’ora…” commentai sarcastico. Non ricevetti nessuno risposta, ma soltanto un’occhiataccia. Sorrisi quando notai che aveva ancora i capelli bagnati.
“Alla pizzeria ho incontrato Phoebe…mi ha detto che stasera c’è una festa al chiosco…ci andiamo?”
“Perché no?” rispose Emmet
“per me va bene…” rispose la Swan
“Usciamo stasera…perché poi domai sera c’è la finale di basket alla televisione e quindi vogliamo il silenzio più assoluto”
“ah, è vero a te serve concentrazione e silenzio assoluto per seguire una partita…” disse sarcastica
“Cosa vuoi dire?” dissi pungente.
“Soltanto che sei leggermente…mmm come posso dire...ritardato?”
“Ok…io direi di avviarci verso le 10.30…cos’ aspettiamo Jazz e Rose- disse Alice cambiando discorso e bloccando il litigio sul anscere- sapete una cosa?? Perché non passiamo per il bagno asciuga!”
Mia sorella era la persona più energica di questa pianeta. I miei dicevano che era iper-attiva, io preferivo chiamarla esagitata.
 
Dopo aver indossato un paio di jeans, e una maglietta decisi di scendere giù in salotto ad aspettare gli altri. Emmet era già lì. Mi accomodai su una poltrona del salone accanto a lui. dopo neanche due minuti Bella entrò nella stanza ed io non potei non sgranare gli occhi. Indossava una minigonna di jeans molto mini, che le arrivava a malapena a metà coscia, e  una canottiera bianca, da cui si poteva vedere il reggiseno nero sotto.  Ai piedi indossava dei stivaletti neri bassi. I capelli lasciati mossi. Era davvero bella…e davvero arrapante.
“stasera ci sarà da divertirsi…” pensai.
 
Salveee a tutte!!!! Non vi voglio annoiare più del dovuto perciò: sarò schematica ;) :

  1. GRAZIE a tutte le persone che hanno recensito il primo capitolo e grazie anche  a coloro che leggono e basta.
  2. Per qualsiasi dubbio, incertezza non esitate a chiedere.

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Capitolo 3
*** Laguna Beach ***


 Pov Edward
Dato che mia sorella aveva avuto una delle sue grandi idee, dopo aver chiuso casa, ci incamminammo verso il bagno asciuga, diretti alla festa. Jazz e Rose erano appena arrivati e già mia sorella si era appolipata a quel sant uomo. L’avrebbero dovuto fare Santo sul serio dato che era l’unica persona sulla faccia della terra che riusciva a sopportare quella schizzata di mia sorella per più di cinque minuti. Emmet era cotto di Rose da un pezzo, solo che lei era da sempre fidanzata con Royce King, anche se da quando lui era andato al college le cose tra di loro non andavano bene, e naturalmente mio fratello ne approfittava. Buon per lui. Mentre i piccioncini confabulavano tra di loro su chissà cosa, decisi di affiancare Bella e chiederle scusa per lo scherzetto che le avevo fatto. Anche se l’idea di chiedere scusa a quella ragazzina non mi allettava per niente, dovevo farlo: avevo una scommessa da vincere.
“Hey Swan…sei ancora arrabbiata per prima?” le chiesi.
Non ricevetti nessuna risposta.
“Dai…mi dispiace..” le si voltò incredula. In effetti non accadeva molto spesso che io chiedessi scusa.
“Sul serio…-le dissi. Solo in quel momento mi accorsi che ci eravamo fermati- dai non farla tanto lunga…era soltanto un po’ d’acqua. In passato ti ho fatto di peggio”
“Un po’ d’acqua? Era gelida!” disse alzando la voce.
“D’accordo allora la prossima volta sarà tiepida…”
Mi lanciò un’occhiataccia.
“Scherzavo” dissi alzando le braccia al cielo.
“Sarà meglio..” borbottò
“questo vuol dire che sono perdonato?”
“Non capisco perché ti importi così tanto essere perdonato da me. L’hai detto tu stesso: mi hai fatto anche di peggio. E non mi sembra di ricordare che tu ti sia degnato di porgermi le tue scuse in passato”
Cazzo. Aveva perfettamente ragione. Non le potevo dire  “sai ti voglio portare a letto per vincere una scommessa… quindi cerco di essere gentile”
“Swan ti fai troppi problemi...una volta che decido di farti le mie scuse accettale e basta. No?” la vedevo ancora titubante.
“D’accordo: accetto le tue scuse. Voglio solo che tu sappia che quest’aria da santarellino non ti si addice proprio e che sono convinta che ci sia qualcosa sotto!” disse incamminandosi verso gli altri.
Ed io rimasi lì: a fissarle il culo.
 
20 minuti e 3 drink dopo eravamo tutti quanti seduti ad uno dei tanti tavoli del locale: Laguna Beach. L’arpia era seduta di fronte a me, e nonostante avesse bevuto non dava segni di cedimento. Il posto era davvero forte, era tanto tempo che non ci tornavo. La musica era alta, e la maggior parte delle persone erano in pista a ballare. Mi voltai e vidi al bancone del bar una ragazza bionda che mi stava fissando. Decisi di avvicinarmi: mi sarei fatto fare qualche servizietto molto volentieri, tanto per smuovere la serata.
“Buonasera” le dissi
“Ciao…” rispose. Era davvero carina: alta, statuaria e sveglia. Il mio tipo ideale.
“Edward” le dissi, porgendole la mano.
“Tanya” rispose sicura, stringendomela.
“Che ne dici di sportarci in un luogo un po’ più appartato?” le chiesi.
“Oh, Amore vedo che hai trovato qualcuno…” la matta si avvicinò a me e a Tanya.
“Ciao, io sono Bella. Sai Edward ha avuto dei “piccoli” problemi a letto ultimamente…e così stavamo cercando qualcuno , come cavia. È un mese intero che fa cilecca…abbiamo anche incontrato dei dottori...e ci hanno detto che molto raramente i ragazzi così giovani diventano impotenti, ma può capitare…Così il nostro maschione qua si sta facendo tutte le ragazza facili che gli capitano sott’occhio (o almeno ci prova) e appena ti ha visto ha voluto parlarti subito…Chissà magari questa volta si alzerà!” continuò imperterrita a parlare a vanvera.
“Ok...si è fatto tardi...oh guarda un po’ mi stanno chiamando. Ciao.” Disse la bionda alzandosi dal suo sgabello, portandosi dietro il drink.
Ancora non ero riuscito a proferire parola. Non ci potevo credere! Mi aveva messo in ridicolo davanti a quella! E io che le avevo anche chiesto scusa! La presi per un braccio e la tirai leggermente verso di me.
“Se proprio una grandissima stronza!” le sussurrai all’orecchio.
“Mai quanto te..” disse con sguardo fiero. O forse aveva fatto tutta quella scenata perché era gelosa? Mi stavo facendo mille problemi…ma forse vincere la scommessa non era così difficile come pensavo.
I nostri volti erano vicinissimi, tanto da poter sentir il suo respiro sul mio volto. Avevo proprio voglia di scoparmela.
“Sei stronza, ma sei anche terribilmente eccitante…” le dissi suadente all’orecchio.
 
Pov Bella
 
“Ehm…cosa?”  dissi allontanandomi e guardandolo interrogativo. Come diavolo poteva anche solo pensare che io fossi eccitante in un momento come quello! L’avevo appena umiliato davanti ad una bella ragazza, che molto probabilmente si sarebbe portato a letto!
“Ho capito tutto sai…- disse-tu sei gelosa…volevi esserci tu al posto di quella..”
“è? No, no..”  ma che aveva capito?
“Non c’era bisogno di fare tutta quella scenata…basta chiedere” mi sussurrò all’orecchio. Era completamente impazzito! Ma chi si credeva di essere? Io non ero come le altre puttanelle che gli andavano dietro! Ci avrei pensato io ad abbassargli la cresta.  Decisi si stare al gioco.
“Ah davvero?” dissi melliflua.
“Davvero…”
“Sai credo che tu sia troppo eccitato…” afferrai, senza farmi vedere, il drink dal bancone. Presi tutto il coraggio che avevo e glielo rovescia , sui pantaloni.
“..o forse hai solo bisogno del bagno..” .
Abbassò lo sguardo, come ad avere un’ulteriore conferma di quello che avevo appena fatto. I suoi occhi si spalancarono, increduli. Poi divennero arrabbiati, molto arrabbiati. Prima che la situazione degenerasse mi allontanai, e andai a sedermi al tavolo dove erano radunati gli altri.
Rimasi in silenzio, sorseggiando una birra. Ripensai a quello che era appena successo, e un ghigno compiaciuto nacque sulle mie labbra. Non so dove trovai il coraggio per rovesciargli addosso quel liquido. Forse l’alcol aveva influito: anzi, posso dire che era stato fondamentale. Un po’ mi dispiaceva. Anzi, molto poco. Dopotutto ero stata io ad accettare la provocazione di Jessica, ed adesso dovevo andare fino in fondo. Non potevo tirarmi indietro: non era da me.
“Edward guarda che c’è il bagno di là…ahahahah” La voce divertita di Emmet mi riportò alla realtà. Gli altri alzarono lo sguardo e notarono la macchia nei pantaloni del ritardato.  Lui mi lanciò uno sguardo di fuoco. Di tutta risposta abbassai lo sguardo, coprendomi con una mano la bocca, per evitare di ridergli in faccia.
“Sei un idiota” sibilò sprezzante. Accidenti era davvero arrabbiato.
“Si, ma sono comunque eccitante” lo citai e cominciai a ridere. Lui mi guardo, se è possibile, ancora più male.
Si accomodò accanto a me (era l’unico posto libero). Il cameriere portò un altro giro di bevute. Quella sera stavo decisamente alzando un po’ troppo il gomito, ma dopotutto era una mini-vacanza quella. No?
“Ragazzi io vado in bagno…” avvisai gli altri. Mi alzai e un capogiro rischiò di farmi cadere.
“Tutto bene?” mi chiese Rosalie.
“Si, si Rose..” risposi cercando di rassicurarla. La testa mi faceva davvero male. La musica era davvero alta, e nell’attraversare la pista da ballo interna che precedeva il bagno le luci psichedeliche mi accecarono, confondendomi ulteriormente.
 “Ciao” un ragazzo mi blocco a lato della pista. Alzai lo sguardo e lo scrutai meglio. Era abbastanza alto, la pelle ambrata, i capelli e gli occhi davvero scuri…per non parlare del fisico: era davvero muscoloso. Aveva dei lineamenti davvero belli. Indossava un paio di jeans con una semplice maglietta a maniche corte nera, che metteva in risalto i muscoli.
“Ciao..” risposi.
“Io sono Jacob…” disse
“Bella..” risposi.
“Non potevi avere un nome più azzeccato” disse sornione.
“Grazie..”
“Sei di queste parti?” mi chiese.
“No, una mia amica ha una casa qui vicino…e così siamo venute a trascorrere il fine settimana in santa pace. Tu invece? Sei di qua?”
“Si. Chi è la tua amica? Magari la conosco”
“Alice Cullen” il suo sguardo si fece pensieroso.
“Ah, si i Cullen. Hanno una villetta sul mare, giusto?”
“Si..”
“Ho capito…è da tanto che non veniva qualcuno”
Il mal di testa non accennava a sparire, al contrario mi sembrò diventare ancora più forte. Appoggiai una mano al bancone alla mia sinistra per sorreggermi. Lui se ne accorse, perché portò una sua mano su un mio fianco, per sorreggermi.
“Tutto ok?”
“certo” dissi sfoderando uno dei miei migliori sorrisi
“Vieni a ballare?”
“Si!”
Ci mischiammo tra la folla che ballava scatenata, il suo braccio ancora a tenermi per un fianco. Incominciai a muovermi a ritmo di musica. Lo guardai meglio: era davvero un bel ragazzo. Iniziai a strusciarmi su di lui, che ancorò entrambe le sue mani sui miei fianchi. Io gli avvolsi il collo con le braccia. Con una leggera pressione fece avvicinare ulteriormente i nostri corpi: eravamo talmente vicini che riuscì perfino a sentire la sua eccitazione premere sfacciata sul mio ventre. Le sue mani dai fianchi passarono al mio fondoschiena, iniziando a massaggiarmelo.
I nostri visi si stavano avvicinando. Stavamo per baciarci quando improvvisamente, sentì delle braccia afferrami da dietro e allontanarmi bruscamente. Poi non riuscì a sentire il pavimento sotto ai miei piedi. Nella posizione in cui mi trovavo riuscivo a vedere solamente una schiena, ma riuscì a riconoscerla.
 “Cullen mettimi giù!” dissi scalciando e prendendo a pugni la sua schiena. Mi aveva preso come un sacco di patate.
“Scusa amico di averti rovinato la festa…ma lei adesso viene con me!” disse rivolgendosi a Jacob.
“Bella tutto bene?” mi chiese una conferma.
“Si, Bella sta benissimo…” rispose Cullen per me. Iniziò a camminare e mi trascinò fuori dal locale.
“Cosa diavolo stai facendo? Fammi scendere!” urlai, cercando di divincolarmi dalla sua presa.
“Gli altri se ne sono andati...hanno mandato me a recuperarti- commentò- non dovevi andare al bagno?”
Non risposi. Ero davvero stanca, e stavo anche davvero male.
“Mi viene da vomitare..” dissi iniziando a ridere. Perché ridevo?
“No, no! Tienilo dentro!” disse aumentando il passo.
Quando arrivò sulla spiaggia. Mi lasciò scendere, facendomi sedere.
“Ora puoi vomitare quanto ti pare!”
“Stronzo! IO VOELVO STARE Lì!”
“Credimi: ti ho fatto un favore”
“Vaffanculo!”
“Ma come siamo educate!”
Mi guardai intorno e notai che eravamo da soli: gli altri probabilmente avevano già raggiunto casa.
Ero brilla, ma non ero completamente andata. Anche se questo lui non lo sapeva…
“Io Cullen mi faccio un bagno…” dissi iniziando a correre verso il mare.
 
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Vorrei ringraziare tutte le persone che mi seguono, che mi danno consigli, che recensiscono o che semplicemente leggono. Grazie davvero! È bello sapere che qualcuno apprezza quello che scrivo. Sarò monotona ma è così!
Per quanto riguarda il capitolo….che dite? Cosa avrà in mente Bella???
Un bacione-one-one!
NikkiLu

 

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Capitolo 4
*** Oddio,l'ho ucciso! ***


Pov Edward
Iniziò a correre verso la riva del mare ed io, senza pensarci due volte, la seguì. Si tolse le scarpe per poi iniziare a fissarmi, maliziosa. Si avvicinò sinuosamente a me, facendomi deglutire.
“Allora ce lo facciamo questo bagno?” disse guardandomi dritto negli occhi. Io non risposi, troppo sorpreso da quella bizzarra situazione. Intanto si tolse la maglietta, lasciandola cadere accuratamente sopra le scarpe rimanendo in reggiseno di fronte a me. Era semplice , nero.
Ok, mi sbaglio o mi stava provocando?
 Una piccola parte di me iniziava a cantare vittoria, ero quasi sicuro che quella sera avrei concluso. Le cose non sarebbero potute andare meglio: me la sarei fatta la prima sera e per di più nel mare. Quella si che si poteva definire un’esperienza! Anche se il fatto che fosse ubriaca mi disturbava leggermente, in quel momento non gli diedi tanta importanza: avevo un ruolo da capitano da conquistare.
Mi tolsi le scarpette . Lei di tutta risposta si tolse anche la gonna di jeans facendola scivolare sensualmente lungo i suoi fianchi. Dio, era in intimo di fronte a me. Ed era davvero bellissima. Aveva un corpo da urlo: era magra ma aveva tutte le curve al punto giusto. Iniziò a sorridere e correndo si gettò nel mare. Ero già lievemente eccitato, così mi tolsi i jeans e la maglietta alla velocità della luce e la seguì in acqua. Mi avvicinai a lei e iniziai a schizzarla, lei di rimando tentò invano di infilarmi la testa sott’acqua.
“Hey così non vale!!” disse ridendo.
La fissai in volto e mi persi in quegli occhi davvero belli. Improvvisamente posò entrambe la sue mani ai lati del mio volto, e con la mano destra iniziò a carezzarmi la guancia, dolcemente: era davvero una bella tortura. In quei pochi attimi, ebbi l’opportunità di guardarla bene in volto, come non avevo mai fatto prima. Era bella. Ecco tutto quello che riuscì a pensare in quel momento. Era semplicemente bella. Perso nei miei pensieri non mi accorsi di quelle che erano in realtà le sue intenzioni. Accadde tutto alla velocità della luce, mi ritrovai improvvisamente privato delle sue mani calde e il gelò dell’acqua mi colpì in pieno viso. Mi aveva letteralmente spinto sott’acqua. Come imbambolato ci misi qualche secondo a realizzare quello che era successo.  Quando riemersi non la vidi. Iniziai preoccupato a guardarmi intorno.
“Hey sirennetto!- mi voltai nella direzione da cui proveniva quella voce. Era a riva , e si stava rivestendo.
“Cosa diavolo stai facendo!?!’” urlai affinché mi sentisse.
“Che ti sembra che stia facendo? Mi sto rivestendo…” disse infilandosi gli stivaletti.
Poi afferrò i miei vestiti, ed iniziò a guardarmi in modo malizioso e divertito.
“NO! NON TI AZZARDARE NEMMENO!”
“Ahahah” ridendo iniziò a correre lungo la riva del mare, in direzione della casa.
“Puttanella! Aspetta che torni a casa!” urlai.
Cazzo! Ero bloccato nel bel mezzo del mare, con solo dei boxer bianchi! Non potevo uscire dall’acqua in quelle condizioni: ero praticamente nudo. Il bianco era diventato trasparente ed inoltre ero anche eccitato. Cazzo! Un gruppo di ragazze, appena arrivate sulla spiaggia, iniziarono a fissarmi, bisbigliando. Poi una di loro urlò “Schifoso! Sei un pervertito!”
 Ecco, perfetto. Adesso sembravo un maniaco che si divertiva a stuzzicarsi in mezzo all’oceano.
“eh no questa volta non la passa liscia!!!” Dissi tra me e me.
“ISABELLA SWAN QUESTA VOLTA HAI DAVVERO SUPERATO OGNI LIMITE!” urlai sperando che mi sentisse.
 
 
Pov Bella
 
Arrivai a tutta velocità a casa, aprendo malamente la porta a vetri. Gli altri erano già tutti in casa. Alice e Jazz si erano già ritirati nelle loro stanze, mentre Emmet e Rose si erano cambiati e stavano portando un gioco da tavolo in veranda.
“Hey? Dove vai di fretta?” chiese Em
“Bhè ecco, io….ho bisogno del bagno! Non ce la faccio più a tenerla!” dissi dirigendomi verso le scale, cercando di nascondere i vestiti di Edward.
“Edward, dov’è?”
“Ei che ne so? Perché lo chiedi a me? A me neanche piace Edward!” dissi cercando di non destare sospetti.
Ma l’immagine di lui in mezzo al mare, che imprecava non riuscivo a togliermela dalla testa, e quindi trattenevo a stento le risate.
Corsi al piano di sopra chiudendo la porta a chiave. Questa volta l’avevo combinata davvero grossa, e sicuramente me l’avrebbe fatta pagare molto cara, lo conoscevo troppo bene. Ad essere sinceri ci misi un po’ ad addormentarmi: avevo leggermente paura di una sua vendetta. Qualche volta ci andava giù pesante con gli scherzi…ma non dovevo mostrarmi debole. Cosa avrebbe potuto mai farmi?
 
Erano circa le cinque di notte quando improvvisamente cominciò a suonarmi il telefono. Era Emmet… perché mi stava chiamando quando eravamo a meno di 5 metri di distanza? Decisi comunque di rispondere.
“Che diavolo vuoi a quest’ora?”
“Bella...per favore. Edward sta male…lo stiamo portando all’ospedale di corsa” disse con voce preoccupata.
Mi sentì gelare il sangue.
“Che vuol dire sta male?” chiesi precipitosamente.
“Vuol dire che la sua temperatura corporea è molto bassa e che non fa altro che vomitare, ed è tutto bagnato”
“Oddio l’ho ucciso.”
Fu tutto quello che riuscì a pensare in quel momento.
“Dove siete esattamente?”  gli chiesi.
“Stiamo andando all’ospedale con la macchina di Jazz...”spiegò.
Silenzio.
“Oddio non risponde più...è svenuto!” Emmett iniziò ad urlare.
E poi attaccò.
Mi alzai dal letto velocemente, indossai le scarpette ed uscì dalla stanza. Ero sotto shok…se gli fosse successo qualcosa di brutto sarebbe stata solamente colpa mia. Stavo per avere una crisi isterica, me lo sentivo. Avevo il cuore che batteva troppo forte….scesi le scale rischiando di cadere più di una volta, arrivai in soggiorno per prendere le chiavi della macchina di Alice ma quello che vidi mi confuse ancora di più.
Edward se ne stava in piedi nel bel mezzo del salone, tranquillo. Io ero ancora più confusa, non ci stavo capendo più niente, era successo tutto così velocemente! “Respira” pensai in quel momento.
“Tu chi sei?”
“Sono il fantasma di Edward!” rispose prontamente lui.
Sgranai gli occhi, incredula.
“Non è possibile, tu, tu non pu-puoi es-essere il fa-fantasma di..” non riuscì a finire la frase che scoppiò a ridere.
Immediatamente un’altra risata seguì la sua: era quella di Emmett.
Mi ci volle alcuni minuti per calmarmi e capire cosa diamine stava succedendo. Quando il battito cardiaco si fu stabilizzato di nuovo, e ripresi aa respirare regolarmente, capì tutto.
“VOI DUE SIETE DUE EMERITI IMBECILLI! MI AVETE FATTO PRENDERE UN COLPO! MA DICO? SONO SCHERZI DA FARE?? VOI DUE NON STATE BENE! STAVO PER AVERE UN INFARTO CAZZO!” urlai.
“Ahahaha” loro si limitavano a ridere.
“Scusa ma…ahahah” Emmett non riusciva a formulare una frase per intero senza scoppiare a ridere, di nuovo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 5
*** Contaci! ***


Pov Bella
 
 
Inutile dire che quella notte riuscì a dormire solamente per poche ore, alle sei finalmente presi sonno. Rimasi tra le braccia di Morfeo solo per poche ore dato che alle 10.30 circa Alice venne a buttarmi già da letto.
“Non siamo venuti per dormire, su! Sveglia!” continuava a ripetere.
“Alice diamine...non ho dormito un cazzo!”
“Bella! Non me ne importa niente…staremo qui per poco tempo e non è giusto passare tutto il giorno a letto! Forza!”
“Alice esci!” dissi mettendomi a sedere sul letto.
“Mmm…oggi pomeriggio avevo intenzione di andare a fare un po’ di shopping…che dici?”
“Alice…” dissi ringhiando, tenendo ancora gli occhi chiusi.
“C’è un negozio davvero molto carino a pochi kilometri..”
“FUORI!” dissi sbattendole la porta in faccia.
“Ti aspetto in spiaggia!”
Andai in bagno mi lavai i denti e dopo una veloce doccia indossai un semplice bikini nero sotto un vestito bianco. Alle 11.15 circa scesi al piano di sotto: la casa sembrava essere deserta, arrivata davanti alla vetrata  che dava sulla spiaggia li vidi.  Inforcai gli occhiali da sole e uscì, sbattendo dietro di me la porta.
“Contenta?” dissi ad Alice.
“Contentissima…” Disse con un sorrisino a 32 denti.
“Ciao ragazzi” salutai fratelli Hale
“Buongiorno” mi risposero in coro Rose e Jazz.
“Buongiorno anche a te!” mi disse l’essere.
Non gli risposi. Durante la mia lunga notte insonne avevo rimuginato parecchio sul da farsi e sulla mia prossima mossa; qual’ era il risultato? Che non avevo una prossima mossa…quindi avevo deciso di limitarmi ad ignorarlo, almeno fino a quando non mi sarebbe venuta un’altra grande idea.
“Oh fai anche l’incazzata? Dovrei essere io quello nero non te!”
Non risposi nemmeno a questa sua ennesima provocazione; mi misi a sedere su un telo da mare e presi il primo giornale di gossip (comprato da Alice) che mi capitò tra le mani.
“Sei un immatura!” continuò imperterrito la sua arringa, ma ancora una volta non ottenne risposta.
“Hey sto parlando con te!” disse, strappandomi violentemente il giornale dalle mani.
“La vuoi smettere? La stai facendo lunga e francamente mi stai stancando! Era uno scherzo, tutto qui! Perché tu ti puoi permette di..” dissi alzandomi in piedi e posizionandomi di fronte a lui.
“Sei un’idiota! Mi hai lasciato in mezzo al mare nudo! Mi hanno scambiato per un maniaco, te ne rendi conto?” mi interruppe bruscamente, avvicinandosi ancora di più.
“Ma tu sei un maniaco!”
“Ragazzi” ci ammonì Jazz con un’occhiataccia.
Il mio buon proposito di ignorarlo era già andato a puttane. Bene!
Mi voltai dall’altra parte, iniziai a fissare il cielo, e mi accorsi di una nuvola nera che si stava avvicinando sempre di più alla costa.
“credo che tra poco pioverà..”
“Oh adesso fai anche le previsioni del tempo: sei proprio una donna dalle mille risorse!”
“Cullen riapri bocca un’altra volta e non risponderò più di me!” dissi, voltandomi di scatto.
“Bella?” sentì una voce chiamarmi dalla riva del mare.
Mi voltai e vidi un ragazzi dai capelli corti e neri, molto carino, che mi sorrideva. Era il ragazzo della discoteca.
“Hey ciao…..” non mi ricordavo il nome: bella figura di merda.
“Jacob..”
“Jacob, giusto.- sorrisi- come ma da queste parti?”
“davo un’occhiata in giro”
“Mmm…visto qualcosa di interessante?”
“A dire la verità si…ho visto qualcosa che mi interessa…”disse sorridendomi.
Rimasi in silenzio, imbarazzata.
“Senti questo pomeriggio hai da fare?”
“Avrei in programma un pomeriggio di shopping sfrenato…ma ne farei volentieri a meno!”
“Allora sono felice di salvarti…”
“Ed io ti sono debitrice”
“Adesso devo proprio andare…passo alle 4 va bene? ti voglio portare in un posto”
“Perfetto!”
Gli diedi un bacio nella guancia e tornai dai miei amici.
“Perché parlavi con Black?” chiese Alice.
“cosa?”
“come fai a conoscere Jacob?”
“L’ho conosciuto ieri sera in discoteca…”
“Non mi piace…”
“Infatti non deve piacerti…questo pomeriggio esco con lui”
“cosa? No Bella non se ne parla! Prima di tutto avevi detto che saresti venuta con me a fare shopping e secondo di tutto..”
“Non si dice secondo di tutto!”
“…Chi se ne frega! Non piace quel tizio…non mi convince”
“Alice finiscila! Per lo shopping mi dispiace, ma non ti preoccupare ci sarà Rose…e per l’altra stronzata non voglio nemmeno commentare!”
“Bella quel tipo non mi convince, sul serio..”
“La cosa non mi interessa…questo pomeriggio uscirò con lui. fine della storia, non ne voglio più parlare!”
 
Pov Edward
 
Che idiota.
Jacob Black era veramente un idiota…
Lo conoscevo di vista da quando avevo cinque anni e fin d’allora non mi era mai andato a genio. Aveva ragione Alice…era strano, e non convinceva neanche me. Ma mi avrebbe tolto di torno Bella per tutto il tardo pomeriggio e quindi mi sarei potuto godere in santa pace la partita di basket
Bella era ancora incazzata con me. Che faccia tosta! Io avevo il diritto di essere incazzato, non lei!
A mezzogiorno e mezzo andai con Emmet e Jazz a compare qualcosa da mangiare per pranzo.
“Prendiamo anche degli involtini primavera!” proposi all’interno del negozio.
“no a Bella non piacciono…le fa venire la nausea solo l’odore..” mi informò Em
“A me cosa me ne frega?”
“Dai Ed…potresti almeno provare ad essere gentile con lei…”
“Perché dovrei?”
“Perché è forte! Sul serio…” commentò Jazz
“aspetta stiamo parlando della stessa persona?”
“Edward sei tu che ti ostini a vedere solo quello che vuoi…”
“Giusto! E poi potremmo sapere che cosa ti ha fatto di male?” chiese Em.
“Non mi ha fatto un bel niente…mi irrita, tutto qui! Non la sopporto…”
“Per me ti piace”
Io e Em ci voltammo contemporaneamente verso Jazz, e poi scoppiammo a ridere.
“Jazz potrei sapere da dove ti escono queste stronzate?”
“ridete, ridete…”
“Si ridiamo perché è una cosa assurda!” commentò Em
“Però effettivamente me la sbatterei molto volentieri..” commentai ridendo.
“Ben detto!” disse Em continuando a ridere.
“Ti dirò di più...anche a lei tu piaci…”
“Questa è ancora più incredibile!” disse Em, ridendo ancora più forte.
“Hey!- commentai offeso, guardandolo accigliato- cosa vorresti insinuare?”
“Andiamo Ed…lei è intelligente, brillante…non si confonderebbe mai con uno come te!”
“Non sei simpatico!”
“Ragazzi! Sono pronte le vostre ordinazioni da portare via…” ci informò la cameriera del locale, che mise inconsapevolmente fine a quella nostra assurda conversazione.
 
Tornammo che erano già l’uno e mezza, le ragazze avevano apparecchiato fuori nella veranda per la gioia di Emmett, che proprio come i bambini amava mangiare all’aperto. Subito dopo aver mangiato mi distesi sul divano per fare una pennichella. Alle due e trenta circa quella matta di mia sorella mi svegliò, per ricordarmi che lei e gli altri sarebbero andati a fare shopping. Le espressioni di Em e Jazz, a differenza di quelle delle ragazze, erano tutt’altro che elettrizzate.
“Bella è di sopra…non darle fastidio, per favore”
“Come sarebbe a dire? Non ve la portate via?” dissi scocciato.
“No, tra poco dovrebbe passare quel Black a prenderla”
“Ah, giusto..”
“Ti chiedo solo di non farla impazzire per i prossimi 60 minuti, ti chiedo troppo?”
“Vuoi davvero che ti risponda a questa domanda…”
“Ciao Ed…” disse uscendo dalla sala.
Provai a riaddormentarmi di nuovo, ma non ci riuscì; così decisi di andare un po’ in spiaggia, ma quando mi affacciai alla finestra mi accorsi che stava piovendo. Quel gufo maledetto…ci aveva preso.
Dal piano di sopra non proveniva nessun rumore, silenzio totale, per questo decisi di andare a controllare cosa stesse facendo. Salì silenziosamente le scale, e sebbene mi avvicinassi sempre di più alla porta della sua camera, non riuscivo a sentire niente. trovai la porta della sua camera socchiusa, e silenziosamente la aprì. Era lì distesa sul letto che dormiva, era così tranquilla.
In quel momento non so cosa accadde, ma non la odiai. Mi sembrava strano che una ragazza così bella e così dolce potesse irritare qualcuno. Rimasi incantato a guardarla per diversi minuti, poi quando la sentì mugolare e la vidi muoversi capì che di lì a poco si sarebbe svegliata, così per evitare di fare la figura dell’ebete, me ne andai.
Tornai al piano di sotto e accesi un po’ la tv, a quell’ora c’erano i Griffin. Un’oretta dopo mi accorsi che aveva iniziato a piovere molto più forte, uscì così da casa per mettere dentro i teli da mare che avevo steso.
Quando aprì la porta di casa mi trovai quell’odioso ragazzino tra i piedi.
“Hey!” disse sorridendo.
“Hey..” dissi incerto.
Il bambino non accennava a proferire parola.
“Tu sei il tipo della discoteca..” disse.
“desideri?” non avevo voglia di perdere tempo.
“B-bella è pronta?”
E in quel momento mi venne non un’idea, ma l’idea.
“Bella è uscita…è andata a fare shopping con mia sorella”
“Ah..” disse con lo sguardo affranto.
“le dirò che sei passato…”
“sei sicuro? Aveva detto che non ci sarebbe andata…”
“Amico, sai come sono le donne…cambiano idea in fretta…”
“D’accordo…mi raccomando dille che sono passato e dille anche che stasera suono al bar di ieri sera, se vuole venire è la benvenuta”
“Sisi le dirò tutto non ti preoccupare”
Contaci.
 “Va bè io vado, ciao!”
“Addio” dissi chiudendo la porta.
 
 
Buonasera^^
Ok, lo so è da un po’ di tempo che non aggiorno, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.
Ho tanto da studiare e non riesco sempre a conciliare tutto…Comunque vi prometto che il prossimo capitolo arriverà molto molto presto, è già pronto ^^
Comunque tornando a questo capitolo: vi è piaciuto?
Cosa credete che avrà in mente Edward ora che è da solo con Bella in casa e che ha tolto di mezzo Jake??
Bacione
Ricordatevi di lasciare un commentino J 

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Capitolo 6
*** La febbre del sabato sera (prima parte) ***


 
Pov Bella

Guardai per l’ennesima volta l’orologio del salone che segnava le 16.45. Mi aveva dato buca, non c’era altra spiegazione. Sbuffai.
“ti conviene andare a cambiarti, non credo ormai arriverà..” disse sorridendo
“senti lascia stare…”
Era già abbastanza umiliante senza che lui infierisse, così per evitare scenate e litigate che non avevo voglia di affrontare e che in quel momento non potevo sostenere, mi alzai dal divano: volevo solamente restare sola. Mi giravano le palle, ormai ci avevo fatto la bocca ed ero eccitata dall’idea di uscire con lui, con qualcuno di diverso dalla gente che frequentavo di solito.
“hey aspetta…scusa. È un idiota, lascialo perdere…”
“Sarà..” dissi poco convinta.
“Ha chiamato Alice, ha detto che questa sera rimarranno a cena fuori…”
“Oh, d’accordo..” commentai.
Stavamo davvero parlando civilmente senza scannarci?
“Senti esco a prendere le sigarette e qualcosa per cena…ti serve niente?”
“No, grazie” dissi salendo le scale.
Un tuono mi fece sobbalzare, io odiavo i temporali. Non mi erano mia piaciuti fin da quando ero piccola. Poi a dodici anni ero rimasta terrorizzata da un film horror che avevo avuto la fortuna di vedere a casa della mia migliore amica. Esperienza che non avrei ripetuto per nulla mondo.
Sentì la porta d’ingresso chiudersi con un tonfo sordo. Dopo aver indossato i calzoncini e una canottiera mi distesi sul letto ed ascoltai un po’ di musica per cercare di tenere la mente occupata ed evitare di pensare al fatto che non solo ero stata bidonata, ma ero stata bidonata davanti agli occhi di Cullen…poteva andare peggio di così? Dopo venti minuti sentì un rumore strano provenire dal piano di sotto; non poteva essere Cullen, il centro distava almeno 20 minuti e lui non poteva essere già tornato. Cazzo. Diedi un’occhiata veloce alla finestra e mi accorsi che sul vialetto non c’erano parcheggiate macchine, e soprattutto non c’era quella di Cullen. Merda, merda, merda.
Un altro rumore proveniente dal piano di sotto mi fece quasi svenire dalla paura. Stavo iniziando a sudare freddo. Non so perché ma scesi le scale, tremando e facendo meno rumore possibile, stando attenta a dove mettevo i piedi nudi. Arrivai in fondo alle scale e mi accorsi che la luce di cucina era accesa. Provai a fare mente locale e non mi ricordai di averla lasciata accesa, anzi ero proprio sicura di non averla lasciata accesa dato che in cucina non ci avevo messo proprio piede. Ok in quel momento ebbi un’ulteriore conferma che qualcuno fosse in casa. Ma quando sentì una mano sfiorarmi la spalla ne ebbi la certezza.
“Ahhhh” gridai allontanandomi e guardando il faccia il mio futuro assassino.
“Hey calmati!”
“CULLEN!”
“Hey che succede?”
“mi hai fatto venire un accidente!”
“Cosa?”
“Pensavo fossi un ladro…perché sei tornato così presto?”
“A metà strada mi sono accorto di non aver preso il borsello..”
Lo trucidai con lo sguardo, anche se quella volta effettivamente non aveva colpe.
Perché non stavamo litigando? Perché stavamo semplicemente parlando? Quella situazione era troppo strana, troppo.
“Senti io vado di sopra...”
“D’accordo…” disse dirigendosi verso il divano ed accendendo la televisione.
“Non stavi uscendo?”
“Hai visto quanto piove? Non ci tengo ad andare contro un albero…”
“mmm…non sarebbe poi così male..” commentai ridendo
“Allora mi dispiace per te…ma ancora dovrai sopportarmi per un altro po’”
“Già…sicuro di non voler uscire?”
“Sicurissimo…”
Mi diressi nuovamente nella mia stanza, sperando di trovare qualcosa per passare il tempo, ma tutto quello che riuscì a fare fu dormire.
 
Pov Edward
 
“è già iniziata la partita?”
“ben svegliata Bella Addormentata…ma tu non sai fare altro che dormire?” chiesi pungente.
“mmm in realtà so fare anche qualcos’altro..” disse con uno strano sguardo malizioso negli occhi.
“Ah no… mi dispiace non ci casco più alle tue subdole provocazioni. Comunque inizia tra mezz’ora, quindi se per favore preparassi qualcosa da mangiare visto che non hai fatto atro che poltrire tutto il pomeriggio mi faresti un grande favore…”
“hey! Tu sei stato sul divano tutto il giorno! Con che coraggio mi vieni a dire che io ho poltrito?”
“allora piccola, lascia che ti spieghi come funziona: tu sei una donna, tu devi cucinare…non mi sembra tanto difficile da comprendere”
“Perfetto, adesso posso aggiungere alla lista dei tuoi difetti anche “MASCHILISTA”…è proprio vero quando si dice che non c’è mai fine al peggio…” disse dirigendosi in cucina. La sentì trafficare i tegami segno che aveva realmente deciso di cucinare qualcosa. Menomale.
Per tutto il pomeriggio, mentre lei dormiva, io ero rimasto sul divano a rimuginare. Avevo ancora solamente poco più di un giorno per riuscire a conquistarmi il ruolo di capitano, e ancora non avevo compicciato niente. Quella sera, visto che saremmo rimasti soli per un po’, ne avrei approfittato. Dovevo muovermi, non potevo permettermi di perdere la scommessa.
Andai in cucina e la trovai piegata, mentre cercava qualcosa dentro ad un mobile. I calzoncini erano saliti…oddio.
“Che bel culetto…”
“maniaco” disse lei alzandosi e continuando a darmi le spalle.
“che cucini?”
“pasta”
“con?”
“niente…non c’è niente da mangiare perché qualcuno- disse puntandomi il dito contro- non è andato al supermercato solo perché cadevano due gocce”
“due gocce? Due gocce? Ma hai visto fuori dalla finestra?”
“si, d’accordo. Siamo nel bel mezzo dell’uragano Katrina…Edward per favore”
Mi aveva realmente chiamato Edward? Wow…forse allora non partivo proprio da zero. Però mi dovevo dare da fare.
“Dove sono i piatti e le posate?”
“I piatti nella vetrina in salotto e le posate nel secondo cassetto del mobile marrone..”
Presi tutto l’occorrente e apparecchiai nel tavolino di fronte alla televisione ed accesi la televisione per guardare il pre-partita.
Dopo nemmeno cinque minuti venne nel salone per prendere i piatti vuoti per poi tornare immediatamente dopo con i piatti pieni.
ci sedemmo nei cuscini in religioso silenzio ed iniziammo a mangiare. Probabilmente quella situazione era strana per lei come lo era per me.
Finalmente la partita inziò: Los Angele Lakers vs New York Kniks, una delle partire più importanti dell’intero campionato.
“Cavolo! Giocano contro i Lakers??” chiese
“si…”
“merda! Non me lo ricordavo...credevo che giocassero contro i Boston Celtics!”
“ti piace il basket?”
“si…che c’è di strano?”
“niente niente…solo non ti ho mai visto ad una delle mie partite a scuola..”
“Cullen, quando ho detto che mi piace il basket, intendevo quello serio…”
“ah-ah simpatica-dissi seccato- comunque credo che i kniks perderanno stasera…”
“ma stai zitto…non perdono da 6 partite consecutive.”
“scusa ma una donna che parla di basket non è credibile…”
“io lo sono!”
“ah allora non sei una donna...il che confermerebbe tutti i miei dubbi”
“hey!” disse facendo la finta offesa.
“scherzavo!” disse alzando le mani al cielo.
“comunque la pasta ti è venuta bene…”
“si è vero” disse sorridendo.
Senti vibrare il cellulare: un messaggio.
 
Andiamo a ballare, toneremo verso le 3.
Vedi di combinare qualcosa.
p.s. mi devi un favore
Emmett
 
Sorrisi tra me e me passando a Bella una birra.
 
Hola a todos!!!!!
Ecco il nuovo capitolo…che dire:
innanzitutto io lo definirei un capitolo di passaggio, perché fondamentalmente non succede niente, però ci sono i presupposti per quello che accadrà nel prossimo capitolo.
Che intenzioni avrà Edward? Far ubriacare Bella? Mmm io non credo…
Mi raccomando lasciate tanti bei commentini ^^
Un bacione NikkiLu
 
AH, che stupida quasi dimenticavo: BUON NATALE A TUTTI!

 
 
 
 
 
  

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Capitolo 7
*** La febbre del sabato sera (parte 2) ***


 
Pov Edward
 
“No cavolo cavolo!”
“Signor Cullen mi dispiace ma pare proprio che abbia appena perso 50 dollari!”
“no cazzo non è possibile!”
“e invece si! Mi dispiace per te, te l’avevo detto che avrebbero vinto i Kniks…”
“No, no”
“smettila di fare il bambino. Sai come si dice: c’è sempre una prima volta. Pagare prego..” disse porgendomi il palmo della mano.
“D’accordo, d’accordo!” dissi alzandomi dal divano. Afferrai il mio portafogli e dopo aver preso la banconota la porsi a Bella.
“Grazie” disse, con un sorrisetto strafottente.
“quando vuoi rigiocarteli io sono qui!”
“mmm…no credo che  correrò il rischio.- disse alzandosi in piedi- che ore si sono fatte?”
“le undici e mezza...”risposi prontamente.
“pensavo fosse più tardi”
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
“Bè io esco…” disse indossando la felpa.
“è?”
“ho detto che esco…non piove più e non ce la faccio più a stare segregata in casa”
“ma sei matta?”
“No…ho voglia di una birra…”
“non puoi andare da sola a quest’ora!”
“oh lo so che non ti farebbe altro che piacere se mi capitasse qualcosa!”
Alzai gli occhi al cielo, presi le chiavi di casa e le andai in contro.
“che fai?” mi chiese.
“come che faccio, ti accompagno! Se ti dovesse succedere qualcosa Alice mi ucciderebbe!”
“come vuoi…però offri tu!”
“Pure! Bella mi hai appena spillato 50 dollari!”
“allora vorrà dire che te ne spillerò altri due…andiamo non fare lo spilorcio!”
“D’accordo…- dissi uscendo di casa- dove vuoi andare?”
“andiamo al bar di ieri sera…non è lontano”
“Va bene” dissi indifferente dopo nemmeno 10 secondi ebbi un flash di quel pomeriggio
“questa sera suoneremo al locale di ieri sera…dillo a Bella”
“NO!” Gridai come un matto.
“che c’è?” chiese fermandosi e guardandomi in modo strano.
“non possiamo andare lì..”
“perché no?” disse scettica, alzando un sopracciglio.
Già perché no? Come facevo a convincerla senza dirle di Jacob… cavolo se l’avesse incontrato e lui le avesse raccontato tutta la verità mi avrebbe ucciso.
“perché quello che è dall’altra parte è più carino…e la birra costa di meno!” dissi indicando la parte est della spiaggia, dove non molto lontano, nemmeno ad un kilometro di distanza, si vedevano le luci di un chiosco.
“ehm...cosa?”
“Fidati di me…” Dissi afferrandole un braccio e tentando di tirarla verso la direzione opposta.
Lei mi guardava confusa.
“ti fidi di me?” dissi
“no..”
“bè stavolta fidati!” dissi sorridendole
“d’accordo, d’accordo…sicuro di stare bene?”
“si, si perché?”
“così..”
In effetti mi ero comportato da pazzo, ero entrato letteralmente nel panico. Ma lei sembrò non essersi accorta di niente, menomale.
Camminammo in silenzio, uno accanto all’altra per diversi minuti, ma nessuno dei due osò proferire parola. Forse quella situazione stava diventando davvero strana: a parte qualche battutina, quella sera non ci eravamo azzuffati come di consuetudine. Dovevo ammettere che Bella quella sera si era rivelata simpatica. Era stato piacevole guardare la partita di basket con lei…forse dopotutto avevano ragione Em e Jazz. Arrivati al chioschetto lei salì per prima lo scalino e quando attraversò il lieve varco in mezzo ai tavoli che portava al bancone notai due ragazzi guardarle le gambe e non solo.
“wow!” riuscì a sentire il commento di uno dei due.
“Guarda lì…quanta roba!”
Li fulminai con lo sguardo, prima di raggiungere Bella al bancone e pagare le due birre.
E così la piccola Bella si faceva notare dovunque andasse, è? Quella si che era una novità…sapevo benissimo cosa i ragazzi a scuola pensassero di lei. Ma credevo che la pensassero in quel modo perché il metro di paragone non era molto elevato.
Ci accomodammo in un tavolino ed iniziammo a bere la birra.
“quel ragazzo non è niente male…” disse improvvisamente guardando alle mie spalle.
“hey! Per chi mi hai preso? Per una delle tue amichette?”
“Dio, Edward! Non posso nemmeno fare una piccola considerazione?” disse lanciando un’occhiata a quel ragazzo.
“Bella! La vuoi finire di flirtare a distanza per favore?”
“Non sto flirtando….” Disse innocente.
“certo che no! stai solo facendo gli occhi dolci a un cretino…”
“Un tavolo da biliardo!” se ne uscì, facendomi sobbalzare.
“è?” chiesi confuso.
“che dici? Sfida?”
Mi voltai verso il tavolo da biliardo, che in quel momento era libero.
“sfida!”
Finimmo le nostre birre e ci andammo a posizionare intorno al tavolo.
“che cosa vuoi scommettere?”
“Dio Edward ma per te è tutto una scommessa? Non possiamo semplicemente giocare per passare il tempo…”
“ehm….No!” dissi.
“allora facciamo così: se vinci tu ti rendo i 50 dollari se vinco io…”
“Bella non ho intenzione di darti altri 50 dollari!”
“non volevo dire questo! Fammi finire! Se vinco io…vai da quei ragazzi e gli chiedi il numero!”
“stai scherzando vero? Non farò da piccione viaggiatore per te..”
“ma non per me! Per te…”
“dovrei fare il gay?”
“esatto!”
“no!”
“si!”
“no!”
“si!”
“vogliamo giocare? Se sei così sicuro di vincere…” disse scocciata.
“ va bene…”
Iniziammo a giocare, e per ben un’ora e mezza restammo intorno a quel tavolo. Il tempo passò velocemente, e anche se non volevo ammetterlo mi stavo divertendo davvero. Bella era una brava giocatrice, addirittura più brava di alcuni miei compagni di squadra. Nonostante questo però non riuscì a battermi.
“Uffa…” disse sconfitta, riponendo la stecca.
“così è la vita…”
Uscimmo dal locale e decidemmo di tornare a casa passando dal bagno asciuga. Bella si tolse le scarpe e si diresse verso la riva del mare. Solo che qualcosa andò storto e improvvisamente sprofondò nella sabbia.
“CAZZO!” gridò
Le andai vicino.
“tutto bene?”
“tutto bene?!?! MERDA! QUESTE STUPIDE BUCHE FATTE DA STUPIDI BAMBINI! LI ODIO QUEI MARMOCCHI!”
“AHAHAHHA”
“COSA CAVOLO RIDI?” gridò tentando di uscire dalla buca.
“Niente, niente..” dissi trattenendo le risate.
“cavolo fa male!” disse toccandosi la caviglia, una volta uscita da quella buca.
“ce la fai a camminare?”
“che razza di domande fai? certo che ce la faccio…fino a prova contraria il piede ce l’ho ancora!”
Fece due passi, ma vedevo dalla sue espressione che le faceva davvero male.
“andiamo…ti porto in braccio”
“Cosa? NO!”
“Bella di questo passo arriveremo a casa domani mattina…”
“ce la posso fare da sola!” disse piccata.
“cazzo perché non puoi accettare il mio aiuto? Non lo dirò a nessuno”
“e va bene!” disse rassegnata.
Mi posizionai davanti a lei, che prontamente con un salto riuscì a salire sulla mia schiena.
“cavolo quanto pesi…”
Mi diede un colpetto sulla nuca.
“ZITTO!”
“Hey scherzavo! Sei una piuma….una piuma fastidiosa, ma pur sempre una piuma…” le dissi sorridendo.
“ah bè allora…”
Quando finalmente arrivammo a casa verso le due e trenta del mattino, gli altri non erano ancora tornati. Mi diressi al piano di sopra e lasciai Bella sul suo letto.
“arrivati”
“Oh, finalmente” disse sospirando.
“si dovrai essere stanchissima- commentai ironico- dopo questa camminata estenuante…”
Lei si sistemò meglio sul letto e sorrise.
“senti ho bisogno dell’ultimo favore…”
“dimmi”
“potresti andare a vedere se in bagno c’è qualche cosa per fasciarmi il piede?”
“si…” uscì dalla stanza e mi diressi verso il bagno. Ero quasi sicuro che ci fosse una fascia elastica nel mobiletto sotto al lavandino.
Ed infatti trovai tutto l’occorrente in una valigetta medica, chissà da quanto tempo era lì. Tornai in camera e mi sedetti sul letto.
“lascia faccio io…” disse, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.
Era leggermente a disagio? O era solo una mia sensazione?
“servizio completo” dissi sorridendo.
“d’accordo…” commentò.
Quella situazione era davvero strana per entrambi. Eravamo passati dal non poter stare nella stessa stanza, al parlare civilmente, a guardare una partita scherzando, a prenderci una birra, a giocare a biliardo fino ad essere entrambi nel suo letto.  Ok tutte questo era forse leggermente strano.
Io riuscivo a camuffare meglio la mia difficoltà, mentre a lei si leggeva in faccia tutto il disagio e l’imbarazzo che stava provando.
“aahh” disse quando le avvolsi la fascia intorno alla caviglia.
“Ti fa davvero male? Mmm potrei vendicarmi di tutti i tuoi scherzetti...”disse cercando di smorzare la tensione.
Mi lanciò uno sguardo di fuoco, per poi sorridere.
“ecco”
“oh…ehm come dire grazie”
“come dire prego”
Continuammo a guardarci negli occhi, nessuno dei due osava muoversi.  
Cazzo, cazzo , cazzo! Ora o mai più!
Se volevo vincere la scommessa, avrei dovuto muovermi, baciarla, fare qualcosa! Tutto tranne rimanere lì impalato come una femminuccia. Così mi avvicinai a lei, che ancora si stava massaggiando il piede con lo sguardo fisso sulla fasciatura bianca.
O la va o la spacca.
Alzai una mano e delicatamente la poggiai sulla sua guancia, costringendola ad alzare il volto. Lei puntò i suoi occhioni nei miei, io le sorrisi dolcemente. Lei rimase ferma, immobile. Decisi di avvicinarmi ulteriormente, le nostre bocche si stavano quasi per sfiorare e ancora non mi aveva respinto. Eliminai la distanza tra di noi, e posai le mie labbra sulle sue. Iniziai a muoverle prima dolcemente, quando mi accorsi che lei stava rispondendo al bacio decisi di fare pressione con la lingua affinché la lasciasse entrare. Mi diede il permesso, e quando le nostre lingue entrarono in contatto il bacio divenne immediatamente passionale. Ancorò la sua mano destra tra i miei capelli, tirandoli leggermente. Tutto successe in pochi secondi, fummo presi dalla frenesia mi distesi sopra di lei attento a non pesarle addosso o a farle male al piede. Il bacio durò per quello che a me sembrò un tempo realmente lungo, poi per poter riprendere fiato mi staccai da lei iniziando a baciarle il collo al che la sentì gemere. Le sue mani non stavano ferme un secondo e mi stavano facendo impazzire: vagavamo sulla mia schiena, per poi insinuarsi sotto la maglietta. I nostri bacini erano praticamente attaccati, e lei stava volontariamente strusciando la sua intimità sulla mia eccitazione, che stava inevitabilmente crescendo.
“Ragazzi siamo a casa…siete svegli? Anzi, siete vivi?”la voce squillante di mia sorella ci arrivò dal piano di sotto.
Alzammo contemporaneamente il volto, fissandoci negli occhi.
Merda.
 
 
 
Ok, dico che per ora ci possiamo fermare benissimo qui ;)
Spero che di essere stata in grado di rendere bene il cambiamento che c’è stato nei confronti di Bella da parte di Edward e viceversa.
Commentateeee 

  

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Capitolo 8
*** Primi approcci ***


Pov Bella

Non appena avevamo sentito la voce di Alice chiamarci dal piano di sotto, ci eravamo fissati negli occhi per qualche secondo. Poi Edward si alzò da me imprecando a bassa voce contro sua sorella.
“cazzo!” disse mettendosi in piedi di fronte a me.
“che facciamo?” chiese poi.
“come che facciamo! Fila in camera tua…l’ultima cosa di cui ho bisogno è che quella inizi a farsi strani pensieri!”
“si, hai ragione”
“certo che ho ragione!” dissi, leggermente stizzita.
“allora a domani…” disse avvicinandosi alla porta.
“si…”
“buonanotte” disse prima di correre via dalla stanza.
Io mi sistemai comodamente sotto le coperte, e per due ore buone rimasi sveglia, riflettendo su quello che era appena successo, cercando di trovare un buon motivo che giustificasse il mio comportamento. A quale conclusione arrivai? Bè, alle quattro e trenta del mattino constatai che avevo semplicemente seguito il mio istinto. Fu tutto ciò che riuscì ad elaborare in 2 ore…wow, non male!
 
Alle nove mi svegliai, nonostante in casa non volasse una mosca, non riuscivo a dormire tranquilla.  Così mi alzai, facendo religioso silenzio, visto che Rose dormiva indisturbata nel letto di fianco al mio.  Sperai con tutto il cuore che il dolore alla caviglia fosse passato ed effettivamente, anche se non era scomparso del tutto si era affievolito. Mi diressi verso il bagno e chiusi la porta alle mie spalle. Dopo essermi lavata i denti guardai la mia immagine riflessa allo specchio, cercando di sistemare i capelli, ma dopo pochi secondi la porta si aprì alla stessa velocità con ci si richiuse, ed Edward si materializzò di fronte a me, con un sorriso stampato in volto.
“sei scemo?- dissi portando una mano al petto- mi hai fatto venire un accidente!” sussurrai in tono minaccioso.
“dai non fare la complicata….ammetti che sei contenta di vedermi” disse avvicinandosi e circondandomi la vita.
“ribadisco: sei scemo?”
“come siamo acide già di mattinata! Come va la caviglia?”
“bene non mi fa tanto male…riesco a camminare il che è un gran progresso…” dissi cercando in tutti i modi di non fissargli gli addominali del petto, che si intravedevano dall’attillata maglietta grigia.
“sono contento..” commentò, scrutandomi in volto con una strana espressione
Non sapevo bene come mi sarei dovuta comportare…cosa avrei dovuto dire. In quel momento notai che mi stava fissando le tette.
“hey!!”
Lui alzò lentamente il volto, con uno sguardo che mi destabilizzò. Era così…eccitante. Con quel sorrisetto da stronzo e quegli occhi ammalianti…
Si passò la lingua tra le labbra.
Gesù.
“si?”
“io sarei quassù…” dissi indicando il mio volto.
“stai a pochi centimetri da me, con una misera canottierina, senza reggiseno e pretendi anche che ti guardi in faccia?”
“sei un porco!”
“no, sono un uomo, è diverso” disse intrappolandomi contro il lavandino.
Dio, cosa mi stava succedendo? Trovavo tutta quella situazione estremamente eccitante e una maledetta parte di me (quella meno nobile) non aspettava altro che Edward premesse con prepotenza le sue labbra sulle mie.
“no, ribadisco sei un porco…” sussurrai guardandolo in volto con sguardo sfacciato.
“e tu sei terribilmente sexy…”
Mi venne letteralmente addosso, facendo pressione sulle mie labbra affinché le aprissi.
E li fu troppo e mi lascia andare, rispondendo al bacio, lasciando entrare la sua lingua all’interno della mia bocca. Mi alzò dal suolo, facendomi sedere sopra il lavandino, ed io gli circondai la vita con le gambe, facendo scontrare i nostri bacini. Riuscì a percepire la sue erezione premere contro la mia eccitazione, e la cosa non poté che farmi piacere. Quando i movimenti divennero ancora più frenetici, non riuscì a trattenere un gemito.
“ah..”
“BELLA!?” la voce di Alice che mi stava chiamando da dietro la porta del bagno mi colpì come un fulmine a ciel sereno, pe la seconda volta in meno di 12 fottutissime ore!
“sei li dentro?!”
“si un attimo!” urlai.
“io la uccido, ti giuro che la uccido!- disse a bassa voce.
“cazzo, cazzo! Ora ci becca…” dissi in preda al panico, passando ripetutamente la mano tra i capelli.
“Bella!!!” la voce di Alice mi giungeva più stridula del solito.
“UN ATTIMO!” gridai.
Spinsi Edward dentro alla doccia, intimandogli di stare zitto.
Mi sistemai i capelli prima di aprire la porta.
“Cosa diavolo vuoi Alice?” dissi scocciata.
“ti sembra il modo di rispondere alla tua migliore amica?”
“mi sembra il modo di rispondere quando qualcuno mi interrompe mentre faccio pipì!”
“Su non rompere….” Disse alzando gli occhi al cielo.
“cosa vuoi?”
“volevo sapere se avevi visto Edward…non è in camera sua…”
“e perché lo chiedi a me?”
“Così…mi domandavo se per caso l’avessi visto…o lasciato in mezzo al mare”
“Alice che ne so io…sarà andato a prendere il giornale” dissi, tenendo ancora una mano sulla porta
“ok… come è andata ieri sera?”
“Alice possiamo parlarne dopo?” dissi
“si, si certo…” disse entrando in bagno.
“NO!” la afferrai per un braccio.
“Bells che ti prende?”
“niente…” dissi guardandomi nervosa intorno.
“allora lasciami il braccio….così mi faccio una doccia!”
“NOOO!”
“è?” disse guardandomi interrogativa.
“andiamo in salotto, prima ti devo parlare di una cosa…”
“ma Bella devo fare la doccia!”
“la farai dopo…devo dirti una cosa di Jazz!” gridai.
“d’accordo, ma non urlare!”
Uscimmo dal bagno, chiudendo la porta con un colpo secco, e sospirai.
 
Il tempo fortunatamente si era rimesso ed i nuvoloni del giorno precedente sembravano ormai un ricordo lontano, anche se le pozze sul suolo non accennavano a scomparire. Il sole picchiava forte già alle 10 del mattino, quando ci trovavamo tutti insieme in veranda a fare colazione.
“Ohhhhh Bella sei viva!” disse Emmet ridendo.
Lo fulminai con lo sguardo.
“cavolo avrei scommesso che uno dei due sarebbe morto…”
“che umorismo macabro”  commentò Rose, addentando un cornetto.
“buongiorno…” disse Edward mettendosi comodamente seduto di fronte a me.
“ma quando ripartiamo?”
“mmm…domani mattina presto?”
“si...per me va bene…”
Incrociai lo sguardo di Edward che mi stava fissando, con un sorrisetto sghembo stampato in faccia.  Risposi al sorriso, abbassando il volto imbarazzata. Cosa mi stava succedendo?
 
Il resto della mattinata passò tranquillo, scattammo una marea di foto , o meglio Alice ci obbligo a posare. All’ora di pranzo iniziò una guerra di gavettoni sulla spiaggia iniziata dai maschi, naturalmente noi ragazzi ne uscimmo sconfitte: ci arrendemmo dopo 30 minuti.  Io ed Edward per evitare di destare sospetti non ci rivolgemmo quasi mai la parola, se non per lanciare qualche frecciatina o fare qualche battuta.  Mentre gli altri erano impegnati chi a cucinare, chi a fare la doccia, chi ad apparecchiare io e Edward rimanemmo sulla spiaggia, che era molto affollata. Era piena di simpatici bambini intenti a fare le loro dannate buche, famiglie che stavano mangiando. mi sedetti accanto a lui sulla sabbia, e quando notò la mia presenza girò il volto e sorrise.
“e quasi pronto” lo informai.
“d’accordo- disse- senti questo pomeriggio….che ne dici se io e te ce ne andiamo in un posto?”
“Edward Cullen” una voce stridula ci fece alzare il volto contemporaneamente.
Una ragazza se ne stava in piedi, a circa un metro di distanza da noi. Indossava degli shorts e una canottierina rosa, aveva un sorriso a 32 denti e la scritta “sono una troia” stampata in fronte.
“Irina?” disse Edward incerto, spalancando gli occhi.
“In carne ed ossa”
“che ci fai da queste parti?”
“come che ci faccio da queste parti- rispose lei- ci abito! Mi hai dimenticata già?” disse flirtando spudoratamente.
Lui si limitò a fare un sorriso di circostanza.
“perché non mi hai avvertito che arrivavi? Di solito lo fai sempre…”
“non ne ho avuto il tempo…”  tento di giustificarsi lui, con tono distaccato.
“come non hai avuto tempo? Ti sei forse dimenticato dei nostri incontri…”
Questa grandissima zoccola! Come si permetteva, di fronte a me? Sapevo di non aver nessun diritto di pensare quelle cose, però lei che ne sapeva che non ero niente per lui? potevo anche essere la sua fidanzata  e lei si permetteva di dire quelle cose senza nemmeno un briciolo di pudore!
“si, hai detto bene me ne sono dimenticato..” rispose lui sorridendo.
Non riuscì a trattenere una risata di soddisfazione.
“e questa chi è? La tua nuova puttanella personale?” disse guardandomi in faccia.
“come prego?- dissi tornando seria- cosa hai detto?”
“ oh io? Niente, niente…”
“ascolta carina io non mi faccio prendere in giro da una troia con un criceto al posto del cervello, quindi se ti brucia così tanto il fatto di essere usata come strumento o oggetto di piacere e poi dimenticata, bè questo non è un problema mio…” conclusi, con un sorriso.
Lei mi lanciò un’occhiataccia, ma non mi rispose.
“ci vediamo oggi?” chiese ad Edward.
“scusa ma ho da fare”
“domani allora?”
“domani me ne vado…”
“nemmeno un’oret-“
“No!”
“sei proprio uno stronzo!”
“me l’hai detto anche l’ultima volta…” disse lui con un sorrisetto presuntuoso.
“vaffanculo!” disse Irina, girando i tacchi ed allontanandosi da noi.
“Ragazziiii si mangiaaaaa!” Rose gridò dalla veranda.
Edward si alzò in piedi, e mi porse una mano per aiutarmi ad alzare. La afferrai, sorridendo.
 
Il pranzo faceva letteralmente schifo. Jazz era un pessimo cuoco e quella era l’ennesima prova, però mi dispiaceva farglielo notare così stetti attenta a non ferire i suoi sentimenti, limitandomi a dei “mmm…buono”, “mmm”; “non è male!” che in verità non erano molto convincenti.
Edward a differenza mia non si fece problemi a esternare il suo parere.
“Dio Jazz che schifo! Ma cosa ci hai messo dentro? Non si tiene in bocca!” Blah…”
“complimenti per il tatto” gli feci notare.
“hey! Lo so che state pensando tutti quello che penso io quindi è inutile che fate i leccapiedi.”
“Non è vero. Amore- disse Alice voltandosi verso la sua dolce metà- è tutto buonissimo! È solo invidioso perché vorrebbe essere lui quello osannato….” Disse lanciando un’occhiataccia al fratello, che nonostante la sua uscita di qualche secondo prima, continuava a mangiare la pasta. Ed io glielo feci notare.
“perché continui a mangiarla?”
“forse perché ho fame?!” disse lui con tono acido.
“hey!-dissi, guardandolo male- potresti anche rispondere per bene!”
“hai ragione…scusa” disse fissandomi negli occhi e sfoderando un sorriso dolce.
Non riuscì a trattenermi e le labbra si incurvarono da sole verso l’alto.
“non importa”
Intanto intorno a noi non volava una mosca. Gli altri ci stavano fissando, poi il tintinnio di una forchetta che cadeva nel piatto mi fece girare di scatto.
Alice ci fissava, con la bocca aperta. Capì che tutti erano rimasti stupiti dal fatto che non ci stavamo insultando. Dovevo fare qualcosa…
“Alice ti aiuto a sparecchiare!” dissi alzandomi in fretta.
Edward capì le mie intensioni e disse qualcosa a Jazz ed Em, in modo che quel momento imbarazzante finisse il prima possibile.
Ma cosa mi stava succedendo? Perché non facevo altro che rivolgergli sorrisini?
Cazzo.
Portai i piatti in cucina ed aprì il getto freddo dell’acqua, cercando in tutti i modi di non pensare a lui.
 
 
Pov Edward


“Cos’era quello a tavola?”
“cosa?”
“sai di cosa parlo, non fare il finto tonto! da questa mattina non fate altro che mandarvi occhiatine dolci…ti prego fratellino dimmi che hai concluso qualcosa” mi sussurrò Em quando fummo rimasti soli.
“ancora no.ma c’ero vicinissimo…”
“Ed…forse è il caso che lasci perdere”
“assolutamente no! io sarò il futuro capitano della squadra, lo so. Non ti preoccupare ho una tattica ben precisa…”
“se lo di tu..”
“hey fratellino ho mai fallito?”
Lui alzò gli occhi al cielo.
“io mi chiedo se esista qualcuno sulla faccia di questa terra che riesca a parlare con te per più di 5 minuti senza volerti spaccarti la faccia”
 
Erano appena le due quando Jazz e mia sorella si appartarono in camera loro a fare le loro porcherie. Io non osai nemmeno andare al piano di sopra e rischiare di sentire mia sorella che si dava alla pazza gioia con il suo fidanzato nonché migliore amico: sarebbe stato veramente troppo.
Emmet era sdraiato nel divano e stava guardando un film insieme a Rose. Non sapevo come stessero andando le cose tra di loro, Rose era davvero innamorata del suo uomo ed era una ragazza intelligente, con la testa sulle spalle: non credo avrebbe tradito Royce tanto facilmente.
Bella era chiusa in bagno e stava parlando al telefono da mezz’ora buona, quando uscì le proposi di andare a farci un giro.
“come va il piede?”
“bene, non mi fa più male”
“che ne dici di andare a fare due tiri a basket?”
“è?” disse sorridendo.
“qua vicino c’è un campetto…ci facciamo due tiri? O hai paura di non metterne nemmeno uno?”
“vola basso Cullen…vado a cambiarmi e andiamo” disse guardandomi maliziosamente.
 
 
Ok questo è un capitolo di passaggio, tanto per mettere in evidenza un po’ come le cose stiano cambiando! J
Nel prossimo (che arriverà presto ;) ) vi dico che succederà qualcosa di molto molto rilevante. La mini vacanza sta per finire e forse è il caso che questi due compiccino qualcosa, no?
Grazie ancora a tutti quelli che seguono o recensiscono o semplicemente leggono.
Vi viglio un mondo di bene.
A prestissimo!
p.s scusate eventuali errori, correggerò il prima possibile!
Volevo pubblicare il capitolo il prima possibile visto che sono in un ritardo pazzesco :D
 
  

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Capitolo 9
*** If I had only felt how it feels to be yours ***


Pov Bella
 
Giungemmo al famoso campetto, che a causa della pioggia del giorno precedente era in parte coperto da pozze. Il sole era andato via di nuovo, ma nonostante questo le temperature erano comunque alte.
“e questo sarebbe un campo?” dissi, guardandolo scettica.
“si…qualche problema?”
“bè, a parte il fatto che è pieno di fango, nessun problema…” risposi, guardandomi intorno.
“oh, capisco: la principessina ha paura di sporcarsi, povera..”
“hey! Io non ho paura di sporcarmi...”
“Bella, sei una femmina..” disse, iniziando a maneggiare la palla.
“wow, che occhio…- risposi, sarcastica- comunque hai intenzione di passarmi la palla o vuoi fare tutto da solo?”
Mi lanciò la palla, e riuscì ad afferrarla al volo.
“stai attenta, è la cosa cui tengo di più…” disse lanciando uno sguardo di avvertimento.
“attenta a cosa?”
“a non romperla?” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Edward, sul serio, come farei a rompere una palla, scusa?!” dissi ridendo.
“il mio era solo un avvertimento…”
“posso farla rimbalzare a terra o rischia di macchiarsi?” dissi deridendolo.
“Ah-ah, invece di prendere in giro, dovresti sentirti onorata di poter giocare, anzi no rettifico, di poter toccare quella palla…” disse inarcando un sopracciglio.
Inizia a far rimbalzare la palla, per poi tirarla contro il canestro: incredibile ma vero riuscì a entrare.
Mi voltai verso di lui, lanciandogli un sorriso di sfida.
 
Giocammo per circa 1 ora e mezza: Edward mi insegnò un sacco di tattiche per facilitarmi nei tiri. Tutto sommato era stato un bel pomeriggio, lui era sempre il solito sbruffone, anche se devo essere sincera: in quelle ore si contenne molto dall’auto-esaltarsi.
Verso le cinque ci dirigemmo verso casa a piedi.
“devo dirti la verità lentiggini: non sei malaccio, anche se devi perfezionare il terzo tempo”
“era la prima volta che ne facevo uno in vita mia! Abbi un po’ di pietà..”
“infatti ho detto che non sei malaccio! Perché capisci sempre solo quello che vuoi capire?”
“cosa?”
“ti ho detto due cose e tu sembra abbia sentito solo quella negativa, che poi non era nemmeno così negativa…”
“sono fatta così…”
“non fai altro che aggredirmi!”
“stai scherzando spero!- dissi fermandomi sul marciapiede- ci siamo forse dimenticati tutti i tuoi dispetti da bambino dell’asilo?”
“vedi, mi stai aggredendo anche adesso” disse calmissimo.
“non ti sto aggredendo!” dissi a voce alta.
Incrociò le braccia al petto, alzando le sopracciglia.
“lasciamo stare” dissi continuando a camminare.
“dai non prendertela…” disse tirandomi per un braccio.
“infatti non me la sono presa”
“te l’ha mai detto nessuno che sei una pessima bugiarda?”
“te l’ha mai detto nessuno che sei stressante quando ti ci metti?”
“te l’ha mai detto nessuno che sei quando ti arrabbi sei ancora più bella?”
Mentre terminava la frase accadde l’impossibile, una di quelle cose che  capitano solo nei film: un camion passò a 80 kilometri orari vicino al marciapiede, prendendo una pozza in pieno e schizzandoci completamente da capo a piedi.
Eravamo completamente bagnati, ed anche un po’ sporchi di fango.
Chiusi gli occhi, sperando che quello che era appena successo fosse soltanto stato frutto della mia immaginazione, ma quando li riaprì e vidi Edward di fronte a me, prima serio e poi scoppiare a ridere, capì che mi trovavo veramente in mezzo ad una strada, ricoperta di fango.
“ahahahahha”
“ma cosa ridi?”
“ahaha niente…”
“blah, che schifo!” dissi cercando di togliere il fango dalle mie gambe nude.
“se vuoi posso provvedere io..”
Gli lancia un’occhiata di ammonimento.
“sarà meglio sbrigarci a tornare a casa: credo che tra poco pioverà”
Gli ultimi 20 metri li facemmo a corsa, visto che come Edward aveva predetto iniziò a piovere. Appena varcai la porta di casa sentì il cellulare vibrare nella mia tasca.
Un nuovo messaggio:
Bella tesoro, come procede la vacanza?
Scusa ma proprio non ce la faccio a liberarmi prima di un mese…
Mi dispiace tanto, ma Phil ha un impegno dopo l’altro.
Ti prometto che ci vedremo il prima possibile.
Mamma
Erano già undici mesi che non ci vedevamo, e questo perché lei aveva di meglio da fare: seguire quel damerino borioso che si era sposata. Partecipare alle feste, seguirlo in trasferta nelle più belle città del mondo, senza curarsi minimamente di me. Così tipico di lei. Non sapevo nemmeno il perché ci restassi male tutte le volte. Era da immaginarselo che avrebbe disdetto anche quella volta all’ultimo momento: dovevamo vederci il fine settimana successivo per trascorrere qualche giorno insieme, ma come sempre non aveva tempo.
Non le risposi. Cosa avrei dovuto dirle?
Mamma non ti preoccupare, va tutto bene.
Non andava tutto bene. Da quando si era sposata il giocatore di baseball non ci vedevamo quasi mai, anzi mai. Come potevo dirle che mi andava bene quella situazione?
“Bella?”
“si?” chiesi.
“mi hai sentito?”
“no, ero sovrappensiero” risposi sincera.
“vuoi farti una doccia?”
“si…”
“ti consiglio di usare quella al piano al piano di sopra..”
“d’accordo”
Andai in camera mia a prendere il bagnoschiuma, e mi diressi verso il bagno. Edward era lì a che stava maneggiando con la manopola dell’acqua.
Molto probabilmente mi stava regolando il getto dell’acqua.
Mi sedetti sul bordo della vasca, aspettando che finisse ed immergendomi di nuovo nei miei pensieri.
Cazzo, perché mi aveva mandato quel messaggio? Mi aveva rovinato le ultime ore della vacanza! Non poteva aspettare, che ne so, almeno che tornassi! In quel momento la rabbia verso di lei aumentò, facendomi innervosire all’istante e riempiendomi gli occhi di lacrime.
Perché doveva essere così fottutamente assente? Perché? Cosa le avevo fatto?
Era soltanto un egoista, che pensava al suo benessere e a quelle del suo maritino.
“Bella?” alzai lo sguardo verso Edward.
Tirai su con il naso, asciugandomi automaticamente una lacrima che era fuggita al mio controllo.
“si?”
“tutto bene?”
Annuì, abbassando il volto.
Non piangere, non piangere, non piangere. Aspetta solo che sia uscito da questo bagno, poi potrai piangere per 2 ore di fila.
Niente: ripetermi quelle parole non ebbe l’effetto desiderato, e così alcune lacrime cominciarono a scendere.
“hey” disse accovacciandosi di fronte a me, portando una mano sul mio volto.
“che succede?”
 
Pov Edward
 
http://www.youtube.com/watch?v=t6eNp1vCsuU
 
Aspettai la sua risposta che inaspettatamente arrivò dopo pochi secondi.
“niente..”
“sicura? È per qualcosa che ho detto o fatto? “ le chiesi, carezzandole sempre la guancia.
“nono, stavolta tu non c’entri niente” disse, sollevando leggermente le labbra.
“allora cos’è?”
Mi dispiaceva vederla piangere.
Tante volte, quando le facevo i dispetti avevo sperato che scoppiasse a piangere: tanto per vederla andare fuori di testa.
Ma in quel momento capì che ero stato soltanto un idiota.
Era così indifesa…
Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere le lacrime. Non riuscivo a capire quello che era successo: fino a qualche minuto prima stava bene, poi da quando aveva letto il messaggio aveva cambiato totalmente umore. Forse era quello.
“hey...puoi dirmelo” le dissi, tentando di rassicurarla.
“si tratta di mia madre…” disse fissandomi negli occhi.
Sua madre. Non l’avevo nemmeno mai vista. Alice mi aveva detto che i suoi genitori avevano divorziato quando Bella aveva 10 anni e che sua madre era scappata insieme ad un uomo un po’ più giovane di lei che giocava a baseball.
“doveva venire a trovarmi il prossimo fine settimana: è da undici mesi che non la vedo. Ma all’ultimo momento ha annullato tutto, come ha fatto  nelle ultime 4 volte. E prima di un mese non riesce a liberarsi…che poi non è neanche vero. Non mi vuole vedere, non vuole stare con me: preferisce andare a zonzo per locali e stare in hotel di lusso”
Merda, merda, merda.
Non avevo mai consolato una femmina, nemmeno mia sorella. Non sapevo come si facevano quelle cose, non sapevo cosa si dicesse in quelle circostanze.
“mi dispiace…sono sicura che lei ti vuole comunque bene”
“no! lei non mi vuole bene! non me ne ha mai voluto…appena ha avuto la possibilità di scappare l’ha fatto, senza esitare! Edward lei mi odia. Lo capisci? Le ho rovinato la gioventù, quando sono nata aveva solo 21 anni. E questo non me lo perdonerà mai.” disse, agitandosi.
“Bella non è assolutamente vero! Lei non ti odia! Sei sua figlia…non potrebbe mai odiarti per questo. Nessuno potrebbe mai odiarti!”
“tu mi odi!”
“io non ti odio!”
“invece si!”
“no, io non ti odio”
Lei non controbatté, e così rimanemmo in silenzio a fissarci negli occhi per qualche minuto. Non ero stato bravo con le parole: non lo ero mai stato. Avevo una terribile voglia di baciarla, di sentire il contatto con le sue bellissime labbra, di sentirla vicina. Così, avvicinai il suo volto al mio, e con calma poggiai le mie labbra sulle sue, che si dischiusero immediatamente. Le lingue si toccarono. Il bacio era dolce, non avevo mai baciato qualcuno in quel modo. Mai. Le lacrime cessarono di uscire dai suoi occhi. Poi si alzò in piedi, tirandomi su insieme a lei. Si staccò da me e, guardandomi negli occhi, alzò le braccia al cielo, sorridendo. Risposi a quel bellissimo sorriso e le sfilai la canottiera, lentamente. Non portava il reggiseno, deglutì.
Afferrò i lembi della mia maglietta, togliendomela e gettandola sul pavimento, accanto alla sua.
Mi ricordai improvvisamente di come erano andate le ultime due volte, così per evitare un incursione di mia sorella, mi allontanai da lei, che intanto si tolse i calzoncini, e chiusi la porta a chiave. Mi tolsi anche io i calzoni rimanendo in boxer. Riprendemmo da dove eravamo rimasti, continuando a baciarci con la stessa dolcezza di qualche minuto. Solo che, inevitabilmente, lo strusciarsi delle nostre gambe nude, il suo seno che premeva contro il mio petto contribuirono a far salire l’eccitazione a livelli incredibili. Intanto dalla doccia cominciava ad uscire del vapore, che aumentò la temperatura, a mio parere già molto alta. Le passai ripetutamente le mani sulla schiena, concentrandomi sulla sua pelle liscia. Con una mano l’avvicinavo a me,  mentre l’altra era tra i suoi capelli.
“sei bellissima…” le sussurrai all’orecchio, prima di morderlo dolcemente.
Le tolsi delicatamente le mutandine, e lei fece lo stesso con i miei boxer. Rimanemmo nudi, uno di fronte all’altro per la prima volta, ma non c’era imbarazzo…continuammo a baciarci per diversi minuti, fino a quando, cogliendola di sorpresa, la tirai verso di me, entrando nella doccia, e poi tirando la tenda dietro di noi. Il getto dell’acqua ci colpì, bagnandoci immediatamente. Bella porto la sua mano sulla mia erezione, iniziando ad accarezzarla, prima piano poi sempre più veloce. Man mano che il ritmo aumentava, aumentavano anche i miei sospiri e i miei gemiti. I suoi seni nudi che premevano sul mio petto contribuivano ad aumentare la mia eccitazione. Quando il piacere arrivò a livelli altissimi iniziai a baciarle il collo freneticamente, ma ben presto quel contatto non mi bastò più. Volevo sentirla, davvero. Così portai una mia mano sulla sua intimità ed iniziai ad accarezzarla. La sentì sciogliersi sempre di più ad ogni mia carezza, e quando inserì un dito, e poi un altro iniziò a gemere. Ero davvero molto vicino all’apice del piacere. Tolsi le dita, e cominciai a baciarla, facendola arretrare fino a quando non si ritrovò con la schiena completamente appoggiata sulla parete. Le nostre intimità erano a contatto, e quando Bella mosse il bacino un gemito più forte degli altri uscì dalla mia bocca. La fissai negli occhi, come a chiederle il permesso.
“prendi la pillola?”
Sperai con tutto il cuore dicesse di si, lo sperai davvero.
Lei annuì, fissandomi con quegli occhioni. Mi soffermai per un secondo a guardarle il viso: era davvero bellissima, con le guance arrossate.
Ripresi a baciarla e poi con una spinta decisa entrai in lei, che rimase senza fiato. Quando mi accorsi che si fu abituata alla mia ingombrante presenza, cominciai ad affondare in lei, che non se ne stava ferma, ma partecipava, venendomi in contro. Iniziai a baciarla più violentemente, afferrai una sua gamba e la alzai, fino a farla appoggiare al mio fianco. Lei reagì prontamente circondandomi la vita, e così facendo mi permise di entrare ancora più profondamente in lei.
“ah si, si…” diceva tra un gemito e l’altro.
“cazzo Bella…” riuscì solamente a dire.
“più forte Edward, più forte”
Accontentai la sua richiesta e cominciai a muovermi ancora più velocemente, affondando in lei con spinte decise. Dopo pochi minuti Bella raggiunse il piacere, seguita a ruota da me. Si accosciò ansante contro il mio petto, ed io istintivamente la abbracciai. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto. Poi mi decisi a chiudere l’acqua, uscì dalla doccia e dopo essermi avvolto in un asciugamano avvolsi anche lei, che mi regalò un bellissimo sorriso.
 
 
“Dio…” dissi, rilassandomi tra i cuscini, cercando di riprendere fiato.
“già…” rispose, mettendosi nella mia stessa posizione accanto a me.
Rimanemmo in silenzio senza fiatare per alcuni minuti, nella stanza non volava una mosca: si sentiva solo il nostro respiro pesante.
“tutto bene?” le chiesi.
Lei si girò e mi sorrise.
“si..”
Guardai lo schermo del mio cellulare e mi accorsi che erano già le sette: il tempo era volato. Senza contare che gli altri sarebbero già dovuti tornare da un pezzo, quindi molto probabilmente avrebbero varcato la porta di casa da un momento all’altro.
“che ore sono?” chiese.
“le sette”
“ah, forse è il caso che vada...gli altri staranno arrivando”
“si”
Le diedi un bacio a stampo, passandole ripetutamente la mano tra i capelli. Avrei voluto dirle tante cose, ma non riuscì a dirgliene nemmeno una. Avrei voluto dirle che per me quella non era stata solo una scopata, che quegli ultimi due giorni con lei erano stati la fine del mondo…
Ci rivestimmo velocemente e scendemmo al piano di sotto. Dopo nemmeno cinque minuti arrivarono gli altri.
“hei! Ma dove siete stati?” gli chiesi.
“in spiaggia…e a fare un giro. Voi piuttosto dove cavolo siete finiti?” disse mia sorella, scrutandoci attentamente.
“noi? A fare un giro, e a dimostrarle che le donne e il basket sono due cose completamente opposte!”
“Ah-ah” commentò Bella, sarcastica.
“comunque sia, preparatevi: questa sera andremmo a cena fuori e poi io e Rose avevamo pensato di fare un falò!”
“Grande” commentò Bella, cercando di sembrare entusiasta.
“allora tra 40 minuti tutti pronti davanti alla porta di casa” ordinò mia sorella. In certi casi sembrava proprio un generale dei marines.
Tutti se ne andarono nelle rispettive stanze, così ne approfittai per parlare con Bella.
“senti hai due minuti? dovrei parlarti..”
Lei mi fissò negli occhi e sospirò.
 
 
Alloraaaaaa
Prima di tutto grazie, grazie, grazie….:)
Davvero grazie a tutti quanto vi voglio davvero bene. tutti voi che recensite, o semplicemente leggete mi date una gioia immensa  J
Ce l’abbiamo fatta!!!!! Questi due ce l’hanno fatta!!
Ma pensate che la storia finisca qui? Eh no angioletti!
Come penate che reagirà Bella quando verrà a sapere della scommessa di Edward? E pensate che glielo dica lui oppure ci sarà qualcun altro che ci penserà al posto suo???
Mmm…chi lo sa ;)
Buon fine di settimana a tutte!
 
 
  

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Capitolo 10
*** Jacob, Jacob, Jacob... ***


 
Pov Bella
“Non sei stata solo una scopata per me, voglio che tu lo sappia…”
Rimasi visibilmente sconvolta da quella dichiarazione. Tutto mi sarei aspettata, quando ha detto che voleva parlarmi, tranne che quello. Piuttosto mi sarei aspettata un “bella prestazione, ma sia chiaro che sia la prima e l’ultima volta”; oppure “ è stato unico, e deve rimanere tale”.
Edward Cullen era riuscito a farmi rimanere senza parole per l’ennesima volta da 24 ore a quella parte. Mi colse impreparata con quell’affermazione, talmente impreparata che dalla mia bocca non uscì nessun suono. Fortunatamente Rose arrivò in soggiorno.
“Bella! Puoi venire un attimo su di sopra? Avrei bisogno di un consiglio!” disse avvolta in un largo accappatoio arancione.
“si, certo Rose. arrivo subito!”
Lei mi rispose con un sorriso a 32 denti e sparì al piano superiore.
“scusa…continuiamo dopo” dissi, accennando un sorriso.
 Corsi fuori dalla stanza, precipitandomi da Rose.
Passammo la successiva ora a decidere cosa indossare. Naturalmente impiegai più tempo del solito perché volevo far colpo su di lui…volevo piacergli. Lo so che molto probabilmente sembravo una con qualche problema mentale, nel giro di 24 ore ero passata da un odio profondo ad una simpatia ad un’attrazione che andava al di là del semplice lato fisico. Alice ci aspettava impaziente al piano di sotto già da dieci minuti buoni: eravamo in un tremendo ritardo, e molto sicuramente ci avrebbe ucciso.
Alla fine quando fui abbastanza soddisfatta dei vestiti, scendemmo al piano di sotto.
Alice era in piedi di fronte alla porta insieme a Jazz. Dove diavolo erano Edward ed Emmett?
Stavo per chiederlo ad Alice, ma fortunatamente Rose mi precedette.
“si sono già avviati con l’altra macchina…”
Inutile dire che non ne rimasi un po’ delusa, ma giusto un po’.
Il tragitto durò una ventina di minuti e quando arrivammo al famoso ristorante erano già le venti e trenta. Gli altri ci stavano già aspettando comodamente seduti ad un tavolo. Ci dirigemmo verso di loro e non potei fare a meno di notare quanto bello fosse Edward quella sera. Stava davvero bene, e per un misero secondo pensai se anche lui si fosse preoccupato di piacermi. Ma quell’illusone durò poco: dopotutto quello era sempre Edward Cullen di sempre. Scossi la testa, quasi come volessi togliermi dalla testa quei pensieri.
“Carissimi amici abbiamo già ordinato perché la fame mi stava logorando, no, non ringraziate..” disse Em quando fummo abbastanza vicini da poterlo sentirlo.
“Gentile…” commentò sarcastica Alice.
Ancora non avevo avuto coraggio di guardare Edward: non ero pronta a sostenere il suo sguardo.
Ci accomodammo intorno al tavolo rotondo, e io preciso capitai davanti a lui. Quando finalmente trovai il coraggio di guardarlo, lo sorpresi a fissarmi, al che sorrisi.
“Allora vorrei proporre un brindisi…- disse Rose, una volta che il cameriere portò le birre- vorrei ringraziarvi per questi giorni. Sono stati fantastici, davvero…” disse sorridendo.
“si- confermò Alice, annuendo convinta- sono stati dei giorni fantastici, nonostante litigate varie…” disse rivolgendo un’occhiataccia a me al fratello. Se solo sapesse…
“litigate? Mmm dire che hanno saputo fare pace!” commentò ridendo Emmett.
Mi girai nella sua direzione, intercettando il suo sguardo, e non capendo il senso delle sue parole. Tutti rimasero in silenzio, con un punto di domanda in fronte grosso quanto una casa.
“ehm, cosa?” chiese Rose.
“Ehm, cioè nel senso…ecco, volevo dire…che..”
“..che nelle ultime ore non abbiamo assistito a litigi, e la cosa ci fa molto piacere. Bravi! State migliorando!” intervenne Jazz.
“si ma non ci prendere l’abitudine…” commentò Edward.
“oh ecco il cameriere!” gridò Emmet, distogliendo l’attenzione di tutti.
Decisi di non dare troppo peso a quello che era appena successo: non avevo voglia di farmi seghe mentali, non quella sera.
Mangiammo la pasta che lo scimmione aveva ordinato e devo ammettere che quella volta ci azzeccò: era buona. La serata passò tranquilla, scherzammo e ridemmo. Facemmo anche diversi giri di bevute, credo che anche per questo ridevamo così tanto.  Alle undici decidemmo di alzarci dal tavolo, convinti che i camerieri ci avrebbero buttato fuori a calci di lì a poco.
Tornammo così a casa, e una volta arrivati Alice corse a prendere le coperte e i teli che gettò sulla sabbia. Poi ognuno andò a preparare le rispettive cose e ad indossare qualcosa di comodo. Quando andai in bagno per recuperare lo spazzolino e il resto, trovai Edward nel corridoio.
“Hey!”
“hey!” risposi.
“noi due dovremmo finire un discorso..”
“eh già..”
A cena non ci eravamo minimamente considerati, e non eravamo rimasti soli nemmeno un secondo.
“ho una tremenda voglia di baciarti..” disse improvvisamente, fissandomi.
No ti prego non mi fissare così, non lo fare.
“anche io” risposi sincera. Inutile stare lì a girarci intorno.
 
 
Così all’una eravamo tutti distesi sotto le stelle. Io ero tra Rose ed Edward e non potevo essere più contenta. Di li a poche ore saremmo tornati a casa e inevitabilmente non riuscivo a non pensare a quello che sarebbe successo, se tutto sarebbe tornato esattamente come 48 ore prima…
 
“Bella? Bella?!”
“Uch! Che c’è?”
“Tesoro sono le sei…dobbiamo partire. Emmett ha già caricato la macchina…e Rose ha preso i cornetti!” disse Alice, dolcemente.
“Oh, d’accordo. perché non mi avete svegliata prima? Potevo aiutarvi con i bagagli…”
“sembravi davvero stanca…”
“allora grazie!-la ringrazia depositandole un bacio sulla guancia- faccio in tempo a fare una doccia? Ho la sabbia da tutte le parti..”
“Si, si fai pure…però hai 15 minuti..”
“agli ordini!”
 
Uscì dalla doccia e indossai dei comodi calzoncini corti con una canotta bianca e le mie inseparabili Vans. Scesi al piano di sotto dove gli altri stavano facendo colazione: Rose, appoggiata al bancone, leggeva il giornale mentre sorseggiava il caffè; Alice guardava il telegiornale (ero quasi sicura che stesse aspettando l’oroscopo); Emmett e Jazz si contendevano un cornetto al cioccolato e la pagina sportiva ed Edward beveva il caffè, fissando il pavimento. Mi sarebbe mancato trascorrere le giornate con loro, vivere con loro. Nonostante tutto, nonostante i litigi iniziali quei giorni erano stati davvero belli.
“Ah Bella! Fuori c’è il tuo telo ad asciugare…ricordati di prenderlo!”
“Ah, giusto! Vado subito…”
“…e sbrigati a mangiare il tuo cornetto perché Em lo sta fissando in modo maniacale da quasi 20 minuti!”
“Si,si!” dissi uscendo dalla cucina, dirigendomi sulla spiaggia.
Erano quasi le sette e tirava una leggere brezza.
Mi incantai a guardare le onde del mare quando mi sentì chiamare.
“Hey Bella!” mi voltai di scatto, visibilmente sorpresa.
“Jacob?!”
Jacob Black, il ragazzo che mi aveva dato buca,  era proprio lì: di fronte a me.
“cosa ci fai qui?”
“Ero al bar…e ho sentito la tua amica bionda che diceva al barista che sareste partiti questa mattina…e volevo passare a salutarti.”
“Ah, gentile. Anzi, oserei dire curioso…”
“curioso?”
“esatto…”
“Perché?” disse inarcando il sopracciglio.
“Ah-ah! Certo che hai una bella faccia tosta..” dissi girando i tacchi.
“Bella!? Che hai?”
“senti sinceramente non capisco perché tu sia qui…”
“cosa? Volevo solo salutarti, e avevo voglia di vederti”
“anche l’altro giorno avevi voglia di vedermi? Avevi talmente voglia di vedermi che ti sei dimenticato di venirmi a prendere!”
“cosa? Bella ma cosa stai dicendo?”
“per favore evita di fare il finto tonto…”
“io? Mi sembra che quella che all’ultimo momento ha deciso di andare a fare shopping non sia io…o sbaglio? Sai che ti dico? Sono stato anche troppo educato a venirti a salutare…non so quanti al posto mio l’avrebbero fatto, visto e considerato come ti sei comportata…”
“scusa? Come mi sono comportata io? Come ti sei comportato tu!”
“ti ripeto che io sono venuto e tu non eri in casa!”
“scusa ma non sei affatto credibile! A chi vuoi darla a bere? Io non mi sono mossa di casa…”
“e allora perché il tuo amichetto mi ha detto che eri andata a fare spese?” disse alzando leggermente il tono di voce.
Rimasi impietrita.
Il mio amichetto?
Chi era il mio amichetto?
Emmett e Jazz erano andati via con le ragazze.
Non poteva che essere stato lui.
Edward.
Anzi, Cullen.
“Bella? Bella??” la voce di Jake mi riportò sulla terra.
“mh?”
“tutto bene?”
“si,si…scusa ma devo andare a compiere un omicidio!”
 
 
 
Lo so, faccio schifo. Ho avuto un sacco di casini…
Saprò farmi perdonare…cercherò in tutti i modi di farlo, promesso.
Un bacione
NikkiLu
 

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Capitolo 11
*** Festa, slip e verità ***


 
 
 
 
Dopo aver salutato Jake ed essermi scusata per il comportamento dell’energumeno, rientrai in casa. Ero davvero arrabbiata, delusa, furiosa e chi più ne ha più ne metta. Come aveva potuto? Era sempre il solito stronzo…e quella volta era caduto davvero troppo in basso, perché quella era cattiveria pura. Nonostante una parte di me fosse perfettamente consapevole che se le cose tra noi due erano andate in quella direzione era stato solo grazie al mancato appuntamento, non riuscivo a non essere arrabbiata.
Entrai in cucina.
“si può sapere cosa ti dice il cervello?” gridai, strappandogli il giornale dalle mani.
“uhm?”
“Dio Edward sei proprio uno stronzo!”
“hey! Si può sapere che hai?”
“che ho? Perché non lo chiedi a JACOB!”
Spalancò gli occhi: non se l’aspettava proprio.
“Senti Bella…”
“no niente senti Bella! Mi sono stancata…tu mi hai stancato! Come hai potuto? Sai perfettamente quanto ci sono rimasta male…eppure non mi hai detto niente nemmeno il giorno dopo!  E ne hai avute di occasioni per farlo! Spero soltanto che tu ti sia divertito almeno un po’”
“mi dispiace non avrei dovuto…e soprattutto avrei dovuto dirtelo. Mi dispiace sul serio…”
“no, non ti dispiace! Perché questa è pura e semplice cattiveria! E ADESSO ANDIAMO VOGLIO TORNARMENE A CASA MIA!”
Gli altri che erano rimasti in silenzio, senza fare domande si alzarono contemporaneamente dalle loro sedie e uscirono di corsa dalla cucina, pronti per partire. Non vedevo l’ora di essere a casa.
 
Per tutto il viaggio non ci parlammo, tenevo lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Quando arrivammo a casa, per dire la verità ero già sbollita. Non ero poi così tanto arrabbiata con lui…anche io gli avevo fatto alcuni dispetti. Per questo quando scendemmo dalla macchina e lui si avvicinò a me per scusarsi per l’ennesima volta, decisi di accettare le sue scuse. Dopotutto non era da lui chiedere scusa ed ammettere di aver sbagliato, quindi apprezzai il gesto.
Appena arrivai a casa mi chiamò Jess per sapere come era andato il week-end e se avevo messo in pratica il piano. Già il piano. E chi ci pensava più? Non mi ricordavo nemmeno di avere un “piano”.
Decisi di tenere la mente occupata e così impiegai una buona oretta a disfare i bagagli. Fu quando iniziai a fare il bucato che mi accorsi che mancava un paio di slip.
“Accidenti…li ho lasciati al mare, cavolo” esclamai, mettendomi una mano in testa.
 
 
Pov Edward
 
“cosa sono diavolo sono questi?!” esclamo Tyler alzandosi dalla panchina su cui era seduto assieme al resto della squadra.
“cosa ti sembrano?” risposi ironico.
“no…non può essere..”
“invece si mio caro amico. Sono proprio quello che pensi…”
“ma questi non dimostrano proprio niente. Potresti averli presi di nascosto..”
“Tyler, ho dei testimoni…”
“Accidenti….”
“allora? Questa fascia da capitano?” risposi con un sorrisino strafottente stampato in faccia.
Tyler si alzò di scatto, sembrava leggermente infastidito, e se ne andò lasciano cadere a terra la fascia da capitano
 
 
“Questa sera festa a casa mia. Sono diventato capitano della squadra ed è obbligatorio celebrarmi. Ti aspetto alle 9.00.”
 
“Grazie dell’invito ma non credo di venire…e comunque congratulazioni.”
 
“Perché no? TU DEVI ASSOLUTAMENTE ESSERCI BELLA, CHIARO?”
 
“Cercherò di esserci…anche se non credo di farcela per le 9”
 
“Vieni quando vuoi…basta che tu ci sia”
 
“D’accordo”
 
POV Bella
 
Passai l’intero pomeriggio a cercare un vestito sexy da indossare quella sera. Jess mi fu di grande aiuto anche se continuava a fare domande. Naturalmente le avevo raccontato tutto…proprio tutto: dai miei stupidi scherzi, a quello che era successo tra noi…
“quindi stai iniziando a provare qualcosa per lui?”
“Jess! È un po’ troppo presto per dirlo…non lo so…diciamo che non lo odio più come prima…”
“lo sapevo!! Tu non me la racconti giusta…”
“finiscila…”
“di fare che?”
“di dire sciocchezze! Per favore!”
“scusa ma se tu piaci a lui e a te piace lui…non vedo dove sta il problema…”
“il problema è che io non piaccio a lui…e non so se a me piace veramente lui…comunque adesso basta non ho più voglia di parlarne!”
“d’accordo, d’accordo! sono le 9..che dici forse è il caso che iniziamo a prepararci, no?”
 
10.07 PM
“io direi che possiamo andare….”
“dici?!?” risposi con tono ironico dopo un’ora di tortura.
“Bella? Dacci un taglio…prendi le chiavi e andiamo…le altre sono già li”
Arrivammo alla villa dei Cullen intorno alle 10.20. La casa era completamente illuminata e dalle enormi vetrate si vedeva gente ballare, bere e chiaccherare. Appena entrammo in casa salutai Alice e Jazz e Jess mi abbandonò subito per andare a cercare Mike: tipico. Mi guardai intorno, in cerca di Edward, ma di lui ancora nessuna traccia, così decisi di andare al piano di sopra, in cucina, e prendere qualcosa da bere. Entrai e lui era lì, voltato di spalle intento a versare del ponce in un’enorme ciotola.
“Gran bella festa…”
“hey! Sei arrivata..” disse voltandosi e venendomi in contro.
“si sono arrivata..” mi diede un bacio a stampo sulle labbra e avvampai.  Non me lo aspettavo proprio. Fu un gesto così naturale, così dolce, così non da lui…
“sono contento che tu sia venuta..”
“anche io..”
“vado a portare questo ai ragazzi-disse indicando la ciotola- poi torno e stiamo un po’ insieme…da soli”
“Edward non è necessario…goditi la tua festa…non ti preoccupare”
“no Bella…voglio stare con te, sul serio. Aspettami nel salone, ti raggiungo tra un minuto”
“d’accordo” dissi, sorridendo.
Feci per uscire ma lui mi interruppe.
“a proposito…sei bellissima”
“grazie” avvampai per la seconda volta in 5 minuti e uscì di corsa.
 
Ero intenta ad osservare fuori dalla finestra, mentre bevevo dal bicchiere non so cosa, quando una voce alle mie spalle mi chiamò, catturando la mia attenzione.
“Bella…”
“Tyler…”
“queste devono essere tue…” disse sventolandomi un paio di slip, anzi il mio paio di slip. Rimasi a bocca aperta osservando quel pezzo di stoffa che doveva essere in un cassetto, in una casa, al mare…sentì il sangue andarmi al cervello, il cuore battermi velocemente nel petto e rimbombarmi nelle orecchie, le lacrime riempirmi gli occhi. Senza il bisogno che Tyler proseguisse avevo già capito tutto…
“devo farti i complimenti…”disse osservandomi.
Sentivo tutti gli occhi puntati su di me.
“Cullen mi ha detto che avete scopato…e ha detto che sei stata anche una bella scopata…portandoti a letto ha ottenuto la fascia da capitano. Avevamo scommesso…devo essere sincero: non credevo che avresti ceduto, ero strasicuro di vincere…purtroppo è andata così…però se vuoi, ti prego chiam..”non fece in tempo a finire la frase che Edward gli tirò un pugno dritto in faccia.
Io me ne approfittai e scappai via, mentre gli occhi di tutti erano puntati su quella ridicola scena. Scesi le scale di corsa, stavo per mettermi a piangere, quando senti tirarmi il braccio.
“Bella ti prego aspetta…”
“LASCIAMI!”
“Bella per favore lasciami spiegare…” ormai ero fuori da casa sua, ma quelle parole mi fecero infuriare e cosi mi voltai di scatto.
“COSA VUOI SPIEGARE? COSA? SEI UNO STRONZO!”
“Ti prego Bella non fare così..”
“NON FARE COSI? MI HAI USATA PER UNA STUPIDA SCOMMESSA! TI SEI PRESO GIOCO DEI MIEI SENTIMENTI…IO MI SONO APERTA CON TE, E QUANDO ERO PIU DEBOLE NE HAI APPROFITTATO E PER DI PIU LO HAI ANCHE RACCONTATO!”
“no Bella per favore, per favore…”
“MI FAI SCHIFO, SCHIFO! NON TI VOGLIO PIU VEDERE, MAI PIU!”
“hai ragion, ok? Sono stato uno stronzo…ma dopo che siamo stati insieme è cambiato tutto…al mare ero io, davvero non ti prendevo in giro! È cambiato tutto! Ti prego credimi…io provo qualcosa per te!!”
Gli diedi uno schiaffo.
“sai ti credevo un subdolo, egoista, viscido…ma mai, mai avrei creduto che saresti arrivato a tanto. E per cosa poi? Una stupida fascia da capitano”
Mi diressi verso la macchina e me ne andai.
 
 

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


 

Pov Bella

 

Mentre guidavo verso casa a stento riuscivo a trattenere le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all’altro. Come potevo essere stata cosi stupida? Mi sentivo talmente umiliata. Accidenti quella non ero io. Non potevo comportarmi così. Dovevo reagire. Cosi alla prima occasione feci dietrofront e tornai a Villa Cullen. 

In quel momento non riuscì a provare tristezza o dolore. Quelli sarebbero tornati sicuramente nel momento in cui sarei andata a dormire. 

Mi incamminai verso l’entrata della casa non sapendo esattamente che cosa fare. Sapevo solo che volevo umiliarlo davanti a tutti come lui aveva fatto con me.

Mi appoggia a una colonna e afferrai uno shot  dal vassoio di un cameriere che passava di lì. Poi un altro. E un altro ancora. 

In quel momento Emmett afferrò il microfono e salì nella piccola rampa di scale che portava alla veranda della casa.

“Ragazzi siamo solo all’inizio della serata, ma vi voglio sentire carichi!!!” 

Tutti iniziarono a agitarsi. Riuscì a distinguere qualche gridolino stridulo che probabilmente veniva da una parte della grande quantità di oche giulive presenti alla festa.

“Voglio un’altro applauso per il nostro Edward che quest’anno ci guiderà nel campionato e ci permetterà di fare il culo a tutti!!!”

Non riuscì a individuarlo tra la folla, ma riuscivo perfettamente a immaginare l’espressione arrogante che aveva stampata sul volto.

“Ora però rimettiamo la musica! Eric alza il volume!”

Non so cosa mi passò per la testa in quel momento. Non lo so proprio. Sicuramente gli shot che mi ero scolata mi avevano aiutato con il coraggio. Afferrai un Flûte da un altro vassoio, consapevole che l’indomani avrei dovuto fare i conti con i postumi di quella che sarebbe stata una sbronza epica. In quel momento mi interessava avere solo un altro pò di coraggio.

Cosi mi diressi verso il microfono e prima che partisse la musica lo accesi. Un rumore stridulo riempì la sala. 

“Oh si facciamo un altro bell’applauso per Eric!” Inaspettatamente partì un grande applauso. Wow. 

“ Molti di voi conoscono Edward Cullen solo di fama. Bè è un peccato. Perché è un giovane di buona famiglia, rampante , uno tifoso sfegatato di basket nonché un appassionato di scommesse...” gli lanciai uno sguardo sfidante, al quale risponde fissandomi. Sembrava confuso.

“Sappiamo tutti ormai,e per chi non lo sa lo saprà a breve, come ha fatto a diventare capitano della squadra di basket. Di certo non per la sua bravura o per lo spirito di squadra o per la sua dedizione agli allenamenti ...”

In quel momento intercettai di nuovo il suo sguardo.  Non era più Edward di qualche ora fa. Riuscivo a percepire da lontano la rabbia . Come si permetteva di essere arrabbiato? Si era forse dimenticata cosa aveva fatto?

“..ma facendo quello che sa fare meglio...portandosi  a letto me per una scommessa fatta con Tyler... “ durante tutta la ma arringa lo fissai dritto negli occhi. 

Alzai  il calice . “Sono contenta di averti aiutato... vi prego propongo un altro Brindisi a Edward.....A Edward !” Conclusi indirizzando il bicchiere nella sua direzione e poi portarmelo alle labbra. 

Il silenzio calò nella stanza, solo dopo che i bicchieri tintinnarono tra di loro per il cin cin.

“Ma le sorprese non sono finite...Udite udite è anche un cantante di grande successo e ha voluto preparare un assaggio musicale per tutti voi! Quindi Ed sali qui e canta la tua canzone!” Dalla folla si alzarono degli applausi incerti che poi però si intensificarono.

Mi girava la testa. Mi sentivo euforica. Ero cosi sbronza.

Vidi Edward incamminarsi verso di me, con passo incerto e confuso. Sicuramente tutta quella situazione non doveva avere senso per lui. E come poteva? Non ce l’aveva nemmeno per me visto che stavo improvvisando tutto.

“Coraggio vieni!” Lo esortai tra gli applausi.

Appena si avvicinò a me lasciai il microfono nel corrimano e scesi le scale di corsa.

“Ehi frena frena Bella!” Disse al microfono. Ma io lo ignorai e mi incamminai verso l’uscita. 

“Non scappare via! Ragazzi non fate uscire quella ragazza. Emmett , Jasper. Potete fermarla per favore. ” Sentì Edward chiamare i suoi fedeli amici, i quali mi si pararono davanti bloccandomi il passaggio.

“È proprio vero che le sorprese non finiscono mai.... perché canteremo insieme.un duetto! Sì Bella Swan, accoglietela con un caloroso applauso”

Un applauso risuonò nella stanza. 

“Si brava!! Dai Bella!” Emmett e Jasper mi incitarono cercando di sorridermi senza prendermi in giro. Emmett poi mi seguì fino alla scalinata e mi porse un secondo microfono e un secondo bicchiere . Cosa dovevo fare? Scappare mi sembrava l’opzione più plausibile, ma una parte di me non voleva dargliela vinta. Non volevo correre via per l’ennesima volta. 

“ Eric conosci You’re so vain? Riesci a trovare la base?”

Detti un altro sorso. 

Improvvisamente la canzone partì. 

“ You walked into the party, Like you were walking on to a yacht. Your hat your hai strategically dipped below one eye Your scarf, it was apricot” inizio lui sorprendendomi e stonando da morie. Non solo non prendeva le note ma nemmeno il tempo. Lo guardai interdetta 

Cercai invano di fargli prendere il tempo “Your hat strategically dipped below one eye” scandendo bene le parole della frase che aveva storpiato.

Per l’more di Dio Cosa stavamo facendo? 

“You had one eye in the mirror As you watched yourself Gavotte” continuò lui. 

“And all the girls dreamed that they'd be your partner. They'd be your partner” cantammo insieme.  Anche se catare era un parolone.

“You're so vain You probably think this song is about you Ed cause You're so vain “ continuai gridando

“No you’re so Vain!” Continuo lui

“I'll bet you think this song is about you Don't you? Don't you?” Urlai con tutte le mie forze cercando di tenere il ritmo.

Incazzati e sbronzi pessima combinazione. La musica non accennava a smettere, facendo d sottofondo alle nostre recriminazioni. 

“No, no tu mi hai imbrogliato per una stupida scommessa. Ti Dovresti vergognare”

“Tu mi hai lasciato nudo nell’oceano, tu mi hai fatto andare in giro con una macchia nel cavallo dei pantaloni! Tu fino all’altro giorno mi disprezzavi! Come potevi aspettarti qualcosa di diverso?”

“Oh il furbetto prova a paragonare le due cose... allora diciamo a tutti che tu l’amore non lo sai fareee”

 Una marea di risate mi giunsero alle orecchie. Fino ad ora erano rimasti tutti silenziosi, allibiti quasi non potessero credere a quello a cui stavano assistendo. 

“Se una vanitosa”

“ no tu sei vanitoso!”

“ no tu!”

“You’re sooo vaiiin” lo interruppi cantando  l’ultima frase della canzone, mettendoci tutta la rabbia e la delusione che provavo.

Poi posai il microfono e mi diressi verso l’uscita. 

“Ecco che se ne va signori e signore . Bella Swan” 

 

Corsi via. Avevo avuto la mia piccola vendetta personale. A costo di aver fatto una pessima figura anche io. Se quello era il prezzo che avrei dovuto pagare per far sapere a tutti che il loro bellissimo fantastico capitano Edward era un imbroglione, bene andava benissimo così. Se io andavo giù lui sarebbe venuto con me.

 

“No, no, no!” Sentì la sua voce chiamarmi mentre per la seconda volta me ne andavo da quella casa.

“Aspetta! Non ho ancora finito! Cosa ti è saltato in mente?” Urlò.

“Tu mi hai usata per farti strada nella squadra. Razza di stronzo , arrogante e maschilista !”

“E tu?? Che hai accettato di dimostrare a tutti che avresti potuto rigirami come volevi ???” 

Lo guardai esterrefatta. Come faceva a saperlo? Perchè mi ero completamente dimenticata di quel dettaglio ? Comunque poteva tirare fuori quella storia adesso. 

“Non c’è paragone!”

“Cosa volevi dimostrare eh? Di essere cosa? La più ambita, la più bella? Davvero sei questo?”

“È stato tutto uno stupido gioco! Smetti di attaccarmi quando sai benissimo di essere nel torto!”

“Bè certo, ma anche tu hai le tue colpe! Ti ho già fatto le mie scuse! Non tirare troppo la corda! Sei stata sempre abbastanza chiara nel dire cosa pensassi di me quindi non capisco come mai te la prendi tanto! Ho dato solo conferma alla tua tesi. Dovresti essere contenta di aver avuto ragione!” Concluse. Freddo. Glaciale. Aveva appena rigirato la frittata? 

“Certo. In effetti non mi aspettavo nulla di diverso da te. Mi domando come mai mi sia stupita tanto”

“Ecco infatti. Puoi stare tranquilla, anche dopo la figura di merda che mi hai appena fatto fare ti scoperei di nuovo. Ora puoi andare a vantartene . Per il resto finisce tutto qui”

“Finisce cosa?” Ribattei sprezzante 

“Questo” disse indicando noi due “mi hai avuto per 48 ore... ci odiamo da una vita . Penso che tutto possa tornare come prima senza problemi” 

“Con molto piacere” dissi dirigendomi alla mia macchina.

“Ah Cullen” mi voltai e lo vidi lì in piedi di fronte alla casa. Era bellissimo

“Io non ti ho perso. Non si può perdere una cosa che non si è mai avuta” 

Montai nella mia macchina e me ne andai.

 

 

 

 

Un mese dopo..

 

Pov Edward

 

Era un mese che non ci rivolgevamo la parola. Non eravamo mai stati così tanto tempo senza parlare o meglio senza insultarci. Sapevo di aver sbagliato, non ero uno stupido. L’intento era sbagliato, non dovevo farlo nè a lei nè a nessun’altra: era una cosa da stronzi. Non riuscivo però a darmi una ragione di come potesse non capire che sì era partito tutto per una scommessa, ma che in quelle 48 ore passate insieme non c’era nulla di finto. Era stato tutto così naturale. Non poteva semplicemente considerare quello?

Poi Jessica quella sera stessa mi aveva rivelato quello che si erano dette prima che lei partisse con noi e non ci avevo visto più. Per non parlare dell’umiliazione che avevo subito davanti a tutte quelle persone. 

Mi ero appena cambiato e avevo raggiunto gli altri al Pub dove avremmo cenato quella sera.

“Ah eccolo finalmente... ma quanto sei lento? Peggio di una donna!” Mi rimproverò Alice.

Mi accomodai al tavolo con loro.

“Sicura che siamo solo noi?” Chiesi a mia sorella. 

Sapevo quanto desiderasse che io e Bella riuscissimo a trovare un punto di incontro, anche se questo voleva dire tornare al punto di partenza; per questo avevo il terrore che mi facesse un’imboscata da un momento all’altro.

“Sicurissima” mi rispose lei guardandomi negli occhi.

“.. a quest’ora sarà già dall’altra parte del continente..” disse Emmett. 

Alice lo fulminò e Rose fece lo stesso.

“Come?” 

“Come?” Ripete Emmett

“Chi è dall’altra parte del continente?”

“Edward Bella è partita ... è andata a stare  da sua madre per un pò” mi spiegò Rose, visibilmente scocciata che Em si fosse lasciato sfuggire quel dettaglio.

“Che vuol dire per un pò?”

“Un pò. Dal momento che Renee si è sistemata  Bella ha deciso di approfittarne e passare un pò di tempo con lei” continuò Rosalie. 

Stava scappando? Stava scappando da me? Ero davvero così egocentrico e vanitoso da pensare che stesse scappando da me? Perchè mi portava tanto che non l’avrei rivista? Cosa era quello? Affetto? Mi ero innamorato? Come facevo a saperlo se quella pazza ora se ne andava dall’altra parte del paese?! Come mai nessuno mi aveva detto niente? Sicuramente era stata lei a impedirlo. Poi lo capì. Si era aperta con me e io ne avevo approfittato. Ci conoscevamo da una vita e sebbene ci offendessimo la maggior parte del tempo e ci facevano dispetti non eravamo mai riusciti a ignorarci. Eravamo fatti per stare insieme. E se l’avessi lasciata partire solo per non aver lottato abbastanza non me lo sarei mai perdonato. Magari dove stava andando avrebbe incontrato qualcuno, fatto nuovi amici per poi decidere di non tornare mai più.  Misi da parte l’orgoglio che in quell’ultimo mese mi aveva impedito di cercarla, di pregarla di non dimenticare tutto. E lei? Stava progettando la sua fuga? Oh no. Non se la sarebbe mai cavata con così poco. Per di più pretendeva di farlo senza dirmelo.  

Mi alzai di scatto. Tutti mi fissarono.

“A che ore è il volo?”

“Mmm mi sembra alle 21”

Erano le 18. Forse sarei riuscito a vederla.

Scappai fuori dal locale e salì nella mia moto e mi diressi vero casa sua che per fortuna distava davvero poco. Mi fermai all’incrocio e vidi che stava per salire sul taxi dopo aver abbracciato suo padre.

“Bella!” Provai a chiamarlo ma il traffico coprì la ma voce.

Partì appena scattò il verde e la inseguì. Il suo taxi si era mischiato ad altri quindi dovetti accostarmi a tutti e guardare dentro mentre guidavo la moto. Poi quando stavo per perdere le speranze girai la testa verso destra e la vidi. Iniziai a battere dei colpi sul finestrino con il pugno chiuso sperando di non morire.

“Bella!”

Si girò e abbassò il finestrino.

“Edward??!”

“Ferma la macchina dobbiamo parlare” urlai

“Edward stai cercando di farti uccidere?!”

“Vorrei evitarlo! Ferma la macchina !”

La vidi rivolgersi al conducente mentre io scortavo la macchina. 

“Non posso fermarmi signorina.. guardi che traffico!”

“Ma io devo vomitare! Mi dia un posacenere”

“Oddio signorina...”il tassista mise la freccia e si fermò lungo la corsia, solo dopo aver ricevuto insulti e suonate di clacson. Mi fermai dietro. 

“Sei forse impazzito!? Cosa  diavolo stavi cercando di fare?!”scese dalla macchina, sembrava incredula.

“Dove stai andando?”

“Da mia madre “

“Lo so questo. Bella, Seriamente dove stai andando?”

“Edward..ho bisogno di stare un pò con mia madre”

“Non la bevo. Penso che Tu stia scappando”

“Perché non ci scommettiamo su? Io non sto scappando!”

Si girò dirigendosi verso il taxi.

“Mi manchi” 

Si bloccò sul posto e poi si voltò.

“Non andare. Resta qui. Potrai andarla a trovare più avanti. Abbiamo perso già abbastanza tempo, direi grosso modo 10 anni. Non andartene ora. Proviamoci. Proviamoci adesso, ma non scappare. Mi dispiace averti ferito, non era mia intenzione. Le cose sono cambiate dopo quel week end. Non riesco a pensare ad altro se non a te. Lo so che probabilmente mi hai già perdonato ma che sei stata troppo orgogliosa per cercarmi. Perchè lì in quella doccia eravamo solo noi due. Io e te. E tu lo sai cosa c’è stato.”

La fissai con tutta l’intensità di cui ero capace sperando di riuscire a farle cambiare idea.

Accennò un breve sorriso.  Così la baciai. La baciai come se quello fosse il nostro primo ma anche ultimo bacio. Lei rispose al bacio. Questo mi dette la conferma di cui avevo bisogno. 

“Signorina che vogliamo fare?” La voce rude del tassista ci interruppe. Afferrai dalla tasca un rotolo di banconote e allungando il braccio gliele porsi. 

Lui li squadrò, incredulo. 

“Riporti le valige della signorina a casa sua. Lei ha trovato un mezzo alternativo” dissi porgendole il casco. 

Lei lo afferrò decisa e mi seguì salendo in moto.

“Sei sotto esame signorino, quindi vedi di toglierti dalla faccia quel sorrisino da ebete che hai stampato in faccia” 

Quanto mi era mancata. 

 

 

 

 

Della serie meglio tardi che mai. Non so nemmeno cosa dire. Insultatemi pure.  Mi merito ogni singola parolaccia. 

Sono passati anni... ma doveva essere finita.  

Se vi va fatemi sapere.

Che so scusa per eventuali errori di battitura. 

Un bacio. 

NikkiLu

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