Mistero Azteco

di Avion946
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Estratto del diari di Mario Salemi ***
Capitolo 3: *** La cosa si fa sempre piu' interessante ***
Capitolo 4: *** Un icredibile racconto ***
Capitolo 5: *** Straordinarie coincidenze ***
Capitolo 6: *** Conclusione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mistero Azteco Primo capitolo

Mistero Azteco

 

L' inizio della storia

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Prologo

 

Nel 1519 il governatore spagnolo di Cuba, Diego Velasquez, invia Martin Cortez in Messico perche' inizi una campagna di conquista allo scopo di raccogliere le ricchezze di quel territorio. Le cose per gli spagnoli procedono molto bene e alla fine l' imperatore Montezuma, che ha subito molte perdite in numerose sconfitte e' costretto ad accettare che Cortez, l ' 8/11/1519 entri nella capitale Tenochtitlan con i suoi uomini. Un anno dopo pero' il governatore di Cuba scopre che Cortez ha intenzione di estrometterlo dalla situazione per trattare direttamente con il re di Spagna Carlo V e per trarre quindi un vantaggio maggiore. Gli invia contro un contingente di truppe comandate da Panfilo de Narvaez, con il compito di catturarlo e di inviarlo come traditore in Spagna. Quando Cortes per difendersi sguarnisce la citta' e marcia contro l' avversario, gli atzechi vedono un occasione per ribellarsi e danno inizio ad una serie di iniziative che sfociano nell' episodio che gli spagnoli indicarono con il nome di 'Noche triste' (fra il 30 giugno ed il 1 luglio del 1520, notte in cui gli spagnoli dovettero fuggire dalla citta' subendo gravissime perdite di uomini e materiale e perdendo tutto il tesoro conquistato fino a quel momento. A questo punto Cortes con i pochi sopravvissuti non ha altra scelta che iniziare una marcia disperata che lo porti verso la salvezza.

                                                                            

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Nel gennaio del 1521 quel che resta dell' esercito e dei nobili, fedeli all' imperatore, e' rinchiuso nella citta' capitale e fortezza Tenochtitlan nella quale si sentono relativamente al sicuro. Sanno pero' che la posta in gioco e' altissima poiche' in pericolo non sono solo le loro vite ma l'esistenza stessa della civilta' del loro popolo. Morto Montezuma ed il fratello che gli era succeduto, Cuitlahuac, ora e' imperatore Cuauhtemoc. E' un uomo non piu' giovanissimo e si rende conto che gli spagnoli non desisteranno dai loro intenti solo per il fatto di essere stati costretti ad abbandonare la citta' . Anzi ha avuto notizie che, riorganizzati e potentemente riarmati, stanno tornando e assieme ai loro alleati indigeni, i Tlaxala, distruggono spietatamente tutto cio' che cade nelle loro mani. Il capo del gran consiglio dell' imperatore, il nobile Tupal Yupanqui, convince gli altri che occorre mettere in salvo la cultura ed il tesoro dell' impero. Si riferisce ad una  consistente quantita' di libri e manuali e oggetti preziosi di grande valore. Per ottenere cio', un gruppo scelto dovra' abbandonare in segreto la citta' e portare quanto detto in un luogo sicuro. Il piano viene accettato e, con grande cautela, portato avanti. Mentre gli spagnoli si fanno sempre piu' pressanti assieme ai loro alleati locali, si procede ai preparativi. Vengono scelte le persone piu' adatte allo scopo fra famiglie nobili, sacerdoti, collaboratori. Il 21 marzo dello stesso anno, approfittando della luna nuova, attraverso un tunnel segreto, di cui la citta' e' ricca ma di cui gli spagnoli non hanno mai saputo nulla, inizia la fuga dei coraggiosi. Poiche' la popolazione e' organizzata in clan (ayllos) e' stato prescelto quello del gruppo Inkarri cosi' chiamato perche' particolarmente devoto alla divinita' con lo stesso nome (il dio del fulmine e del fuoco). Si tratta di circa 250 persone, fra nobili, sacerdoti, mercanti, artigiani e collaboratori. Il 7 di agosto del 1521 Cortes muove all' attacco della citta' e, dopo una battaglia ferocissima casa per casa, la conquista e la distrugge. Non ci sono quasi superstiti. Sorprendentemente, con amara delusione del conquistatore spagnolo, non viene trovato nulla di prezioso e quelli che avrebbero potuto parlare, sono stati barbaramente e stupidamente uccisi.

 

Il gruppo dei fuggitivi si e' mosso in direzione sud-est diretto alla localita' di Oaxaca, dove dovra' incontrare un personaggio che li aiutera' a raggiungere la lontanissima meta finale verso la quale sono diretti. Si tratta di Tumbe Guayanan, un nobile di una potente famiglia divenuta importante con il commercio e che ha partecipato, con le sue conoscenze alla messa a punto del piano. La sua famiglia e' stata fra le prime ad entrare in contatto con il popolo dei Ppolm, i quali costituiscono una casta chiusa dedita alla venerazione di una particolare divinita' che indicano con il nome di Ek Chuuah, il dio dell' acqua. Si tratta di un popolo di navigatori che commerciano con tutti gli insediamenti lungo la costa del Pacifico , dal Messico fino al Peru'. Hanno una consistente flottiglia di zattere da trasporto e sono acerrimi nemici degli Spagnoli che sistematicamente abbordano le loro imbarcazioni e depredano i preziosi carichi. Il gruppo si imbarca nella localita' di Polcatlec , l' attuale Acapulco, e parte per un viaggio che si protrae per circa quattro mesi. Alla fine sbarcano nella localita' di Pachamac, l' attuale Lima. Il luogo e' stato scelto perche' la zona e' libera dagli spagnoli e quindi abbastanza sicura. Non essendo sufficientemente certi di potersi fidare degli abitanti del posto, visto il valore di cio' che gli e' stato affidato, il gruppo, muovendosi con grande cautela, e guidato da un amico di Tumbe, Ahkal Mo' Naab, raggiunge una zona a est  di Cuzco, ricca di caverne e anfratti naturali, dove potra' stabilirsi almeno per ora, allo scopo di organizzare un insediamento sicuro ed il piu' possibile confortevole. Il luogo e' all' interno della terribile ed inestricabile selva Antisuyo e in prossimita' del fiume Amarumayo, oggi chiamato Madre de Dios. Purtroppo nel 1523 Cortes incarica i fratelli Alvarado di sbarcare in Guatemala per la conquista del territorio. La campagna, sia pure con difficolta', procede e si conclude con la conquista di Cuzco nel 1527. Il gruppo che nel contempo si e' organizzato in una vera e propria cittadina posta in un luogo praticamente inaccessibile, e' rimasto al di fuori di tutta la questione. Gli abitanti, che ormai si sono riorganizzati, stabiliscono di restare nascosti per tutto il tempo che sara' necessario. Saranno attenti osservatori di quello che accade intorno a loro. Consentiranno ai sacerdoti di Cuzco di trasportare nella loro citta' gran parte del tesoro prima dell' arrivo degli spagnoli e quando nel 1572 cadra' l' ultimo baluardo di resistenza, la citta' di Vilcabamba dove verra' ucciso anche l' ultimo imperatore, Tupac Amaru, metteranno in salvo un capitale enorme relativo alla cultura per le conoscenze scientifiche, mistiche  e culturali. Rendendosi conto che non potranno piu' tornare a casa, capiscono che per tenere fede al loro impegno resteranno li' per sempre. Riferendosi alla loro vecchia capitale, un po' per la continuita', un po' per nostalgia, chiamano la loro citta' con il nome di Paititi, ossia “uguale a..”. Nessuno ne sapra' piu' nulla o almeno fino ad oggi.......

 

 

Oggi …......

 

Mi chiamo Michele Chiti. Vivo a Roma e lavoro in una organizzazione che si occupa di indagini per conto di una importante agenzia di assicurazioni. Personalmente mi occupo di operazioni legate a furti d' arte e antiquariato. E' un lavoro paziente, metodico e scrupoloso intervallato pero', piu' spesso di quanto vorrei, da episodi piu' o meno intensi e violenti, quando nel corso di un' indagine, occorre vedersela con personaggi disposti a tutto e senza nulla da perdere. In tali occasioni, specie negli ultimi tempi, si sono fatti sentire i miei cinquant' anni e i miei dieci chiletti di sovrappeso e piu' volte mi sono domandato se non sia il caso di pensare a qualcosa di piu' tranquillo. Ma tutto sommato, la mia vita mi piace cosi' com' e' e mi mette in contatto con persone di vario genere legate al mio ambiente di lavoro. Alcune importanti, altre estremamente esperte, altre ancora simpatiche e con le quali ho stretto da lungo tempo una bella e solida amicizia. Una di queste e' Mario Sarti, giornalista, noto per i suoi scoop in campo archeologico. Ci siamo dati piu' volte una mano a vicenda nel nostro lavoro e siamo ottimi amici anche se viviamo lontani. Lui e' di Milano e li' e' il centro del suo lavoro.

Dati i nostri frequenti rapporti non mi e' sembrato strano ricevere posta dal mio amico. Quello che mi ha sorpreso e' stato che una volta aperta la grossa busta consegnatami, al suo interno ho trovato un foglio ed un' altra busta sigillata. Sul foglio leggo :

"Caro Michele, ti invio questo materiale perche' penso che tu sia la persona piu' giusta da contattare. Ho lasciato questo plico ad un amico di fiducia che aveva l' incarico di spedirtelo qualora io non fossi tornato a riprenderlo nel giro di sei mesi. Cio' significa che certamente mi e' accaduto qualcosa. Il contenuto dell' altra busta ti spieghera' di cosa si tratta. Confido che saprai trattare le notizie di cui sarai messo a parte con la discrezione e la prudenza di cui ti so capace e valuterai il da farsi con scrupolo. Inutile dirti che apprezzerei molto se potessi cercare di capire cosa mi e' successo ed eventualmente, se lo ritieni opportuno e possibile, darmi una mano. Nella busta troverai anche un  assegno per una cifra piuttosto consistente con la quale finanziare eventuali ricerche o fare, a tua scelta, un bel brindisi alla mia salute. Conoscendoti opto per la prima ipotesi ma se l' eta' o la pancia ormai ti frenano, sapro' capire. Ciao dal tuo amico Mario Sarti."

Sono alquanto preoccupato. Conoscendo il mio amico, non mi faccio ingannare dal tono scherzoso della lettera. Se ha ritenuto di usare questo mezzo, sapeva certamente di correre qualche rischio, in qualsiasi cosa si sia messo. Nel mio studio, con calma e tranquillita', apro la seconda busta. Contiene una agenda. Al suo interno trovo immediatamente l' assegno (20.000 € ! Perbacco! Cosa dovrei fare con una cifra simile? Altro che brindisi!) e lo metto al sicuro. L' agenda e' scritta in forma di diario, con note, indicazioni e rapporti precisi di un' avventura di viaggio. Via via che procedo nella lettura rimango sempre piu' esterrefatto. Alla fine ho bisogno di riflettere su cosa io possa effettivamente fare per intervenire nel giusto modo.

Per aiutarmi a raccogliere le idee ripasso mentalmente il contenuto del diario.

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Capitolo 2
*** Estratto del diari di Mario Salemi ***


Estratto del diario di Mario Sarti

Capitolo 2

Estratto dal diario personale di Mari Sarti

Il giornalista Mario Sarti, nella sua abitazione di Milano, riceve la telefonata del suo amico, archeologo di fama mondiale, celebre per certi suoi incredibili ritrovamenti, il professor Giuseppe Salemi, che gli rivela di aver fatto una scoperta molto singolare e quasi certamente ha messo le mani su qualcosa di molto misterioso. Si trova nell' isola di Tenerife, arcipelago delle Canarie. Sta svolgendo delle particolari ricerche nella zona a nord-est dell' isola, nella localita' chiamata Guimar. In questa zona, in tempi sconosciuti, sono state erette delle singolari piramidi. Sono realizzate in rocce laviche, alcune evidentemente lavorate, che non  sono propriamente del luogo, e sono orientate in modo particolare. Per tanto tempo si e' ritenuto che fossero state costruite dai nativi, i Guanci, che coltivando i terreni si sarebbero limitati ad ammucchiare da una parte le pietre trovate. Questa ipotesi pero' contrasta anche con il fatto che il terreno su cui sorgono e' stato accuratamente livellato e che tutte hanno una scalinata sul lato ovest salendo la quale, la mattina del solstizio d' inverno, si segue esattamente il sorgere del sole. Nel 1991 il ricercatore Thor Heverdahl, divenuto famoso per le imprese del Kon-Tiki e del Ra, stabili' che in realta' le piramidi, dopo accurate indagini e valutazioni,  erano ben altro che mucchi di sassi a cominciare con il loro allineamento preciso con gli astri. Delle nove originali, ne sono rimaste sei. Nel 1998 la zona fu dichiarata parco etnologico e parzialmente aperta al pubblico. Il professor Salemi chiedendosi cosa fosse successo alle piramidi scomparse e sospettando che piu' che altro si sia cercato di nascondere qualcosa, ha condotto degli studi specifici ed ha fatto una scoperta che definisce  eccezionale. Chiede quindi a Sarti di raggiungerlo al piu' presto, senza aggiungere altro. Il giornalista, conoscendo l'affidabilita' del professore, senza indugio, si sbriga a partire.

 

1^ Tappa  : Milano       -  Tunisi           588 Mn   

2^ Tappa  : Tunisi        -  Gibilterra      764 Mn  

 3^ Tappa : Gibilterra   -   Marrakech   352 Mn 

 4^ Tappa : Marrakech -   Tenerife       479 Mn  

 

Salemi ha appurato, servendosi anche degli studi di Heverdahl , che sotto le piramidi superstiti ci sono delle caverne che hanno ospitato diversi gruppi di persone, in tempi relativamente antichi.. Servendosi della pianta della zona, utilizzando delle particolari foto satellitari e studiando le vecchie mappe degli appezzamenti e' arrivato a stabilire la collocazione delle tre piramidi mancanti. Piu' che altro si e' chiesto perche' dette costruzioni siano state rase al suolo senza apparente motivo. Cosi' scavando, con gli opportuni permessi, in corrispondenza dei monumenti scomparsi, al secondo tentativo, si e' imbattuto in qualcosa di incredibile. Ha infatti rinvenuto una caverna accuratamente occultata, all' interno della quale ha trovato una sepoltura relativa a due corpi che presentano delle particolari caratteristiche. Il giornalista viene condotto sul luogo del ritrovamento, attentamente protetto dai collaboratori del professore. Appena entrato nella grotta, davanti ai reperti, rimane esterrefatto. Ha riconosciuto dei particolari che lo hanno lasciato a bocca aperta ma prima di pronunciarsi, preferisce aspettare che il professore illustri la situazione. E Salemi, senza farsi pregare, inizia a descrivere i fatti. I corpi sono posti a sedere, in posizione fetale. Le condizioni climatiche della caverna hanno consentito una perfetta conservazione. I due indossano abiti di tessuto pregiato, che Salemi definisce qunpi, caratterizzati da una trama accurata e ricca di disegni. Sono un uomo e una donna. L' uomo ha sulle spalle un mantello, un tocapu con disegni caratteristici, fermato sul petto da una spilla in smalto e oro chiamata lliclla. Il suo capo e' ornato da un particolare copricapo chiamato llawt'u. Ha in mano una chictara, un classico oggetto rituale, ossia un' ascia col manico di bronzo e la testa a doppio filo in oro, tutto arricchito da preziose gemme. Anche la donna indossa un tocapu con gli stessi disegni e fissato con una identica spilla. Indossa anche una lunga tunica chiamata anacu. Al suo fianco c' e' un grosso coltello, un tumi, con il manico in argento e la grossa lama in oro. Questo significa che la donna copriva una posizione di privilegio. Ora Sarti e' sicuro di aver capito. Il suoi primi dubbi sono diventati realta'. Dai termini che il professore ha usato per indicare oggetti e  abiti, ha acquisito la conferma che quella che gli e' stata descritta e' una classica sepoltura azteca ed inoltre, vista la tipologia dei reperti, si rende conto di trovarsi di fronte ai corpi di due personaggi importanti, quasi certamente un capo e la sua consorte. Il giornalista e' pieno di domande da rivolgere ma il professore ha ben altro da fargli vedere. Al momento dell' ingresso nella caverna, era accompagnato solo dal suo collaboratore fidato, un australiano di nome Brayden Kelly che da anni lo assiste  nei suoi viaggi e che possiede anche importanti conoscenze scientifiche essenziali per condurre serie indagini circa i vari ritrovamenti. Inoltre egli e' fisicamente ben piazzato e quindi in grado di risolvere problemi di ogni genere. Ora  e' altrove, nel sito archeologico di Tassili N'Aggier per iniziative collegate con il caso in questione. I reperti piu' importanti sono stati messi al sicuro dai due uomini per ragioni di sicurezza, prima che altri li vedessero. Quando giungono alla casa che il professore occupa, questi porta il suo amico in un sotterraneo munito di una robusta porta sprangata con un grosso catenaccio ed un enorme lucchetto. All' interno, un tavolo e un robusto armadio blindato. Il prof, dopo aver richiuso prudentemente la porta, apre l' armadio e comincia a tirare fuori degli oggetti che pone sul tavolo suscitando la meraviglia del giornalista. Si tratta di  due statuette in oro e gemme, alte una ventina di centimetri, rappresentanti in scala un favoloso oggetto, il Punchao, ossia il fantastico disco del sole che si racconta sia conservato nella mitica citta' di Paititi, altrimenti indicata dagli spagnoli con il nome di “Eldorado” situate ai piedi dei due corpi e due grossi quipu, ossia due oggetti fatti di fili colorati, intrecciati ed annodati che i maya usavano come archivi per notizie di ogni genere. Questi erano invece nelle loro mani. Ma la cosa piu' strabiliante e' rappresentata da un insieme di rotoli sui quali compaiono iscrizioni ed immagini. I caratteri delle iscrizioni sembrano appartenere a due diversi alfabeti. Uno certamente e' relativo alla lingua quechua, il che conferma l' origine azteca di tutto il materiale, ma l' altra e' completamente sconosciuta al professore. I disegni indicano dei paesaggi raffigurati in modo alquanto rozzo ma molto dettagliato, arricchiti con varie note ed indicazioni. Sembrano quasi due mappe. Il professore viene contattato dal suo collaboratore Braiden Kelly. La sua missione ha avuto successo. La persona che doveva contattare, il professor Werner Benedikt, si trova effettivamente nel luogo dove egli si e' recato ed attende di vedere gli oggetti ritrovati  descrittigli in modo volutamente sommario. A questo punto, dopo aver messo al sicuro i reperti, con una perfetta copia dei rotoli e foto di tutto il resto, i due amici partono.

 

5^ Tappa : Tenerife - Llayoun      200  Mn   

6^ Tappa : Llayoun - In Salam     814 Mn    

7^ Tappa : In Salam – Ghadames 405 Mn    

 

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Capitolo 3
*** La cosa si fa sempre piu' interessante ***


Terzo capitolo La cosa si fa sempre piu' interessante

Nell' oasi di Tassili N'Aggier, importante sito archeologico dell' Algeria, al confine con la Libia.    Sarti e Salemi vengono accompagnati dal loro collaboratore alla residenza del professor Werner Benedikt. E' un esperto di antichi linguaggi e riconosce immediatamente l' alfabeto quechua. Rimane molto sorpreso invece per la restante parte degli scritti che ipotizza, dai minimi indizi che possiede, possano trattarsi di documenti realizzati in linguaggio paquina, il linguaggio segreto degli inca. Sarebbe una scoperta importantissima. Quello che pero' maggiormente lo colpisce sono i disegni che accompagnano la documentazione. Non si vuole esprimere senza una conferma ma se quello che ritiene e' vero, sono alle prese con qualcosa di incredibile. Il ritrovamento e' eccezionale ed egli decide di dargli la precedenza perfino sul lavoro che sta attualmente svolgendo. Conosce un collega che dopo aver condotto degli studi approfonditi sul materiale di una certa collezione conservata in Italia, e' divenuto un' autorita' nel campo dei linguaggi dei popoli sudamericani precolombiani. Si tratta di Gualtiero Belli. Chiede che gli venga lasciato il materiale per parlarne con questi. I tre amici, che conoscono l' affidabilita' e la correttezza del professore, accettano di buon grado. Quando pero' il giorno appresso tornano dal prof per avere ulteriori notizie, egli e' scomparso e con lui tutto il materiale, le copie per fortuna. Temendo che Werner Benedickt, tentato dall' importanza della scoperta, abbia intenzioni disoneste, ricordando gli elementi di cui sono a conoscenza, decidono di raggiungere di tutta fretta l' esperto citato dal prof scomparso. Per cui partono per la citta' dove e' conservata la collezione.

 

8^ Volo : Ghadames  - Tunisi           384 Mn   

9^ Volo : Tunisi         - Napoli          317 Mn    

 

A Napoli esiste una famosa collezione privata che e' in possesso di materiale eccezionale. Detto materiale e' giunto in Europa portato da un particolare personaggio, il gesuita Blas Valera che, servendosi di esso voleva mostrare le condizioni di vita dei popoli inca e il livello della loro cultura. Purtroppo fra le teorie che egli sosteneva ce n' era una pericolosissima per la Chiesa di allora. Infatti il gesuita, studiando quello che era chiamato dagli aztechi 'il libro delle origini', ossia il Popol Vhu, di cui esiste ancora un originale conservato nella biblioteca Newberry a Chicago, Illinois, vi avrebbe scorto delle origini di tipo cristiano che mettevano in dubbio le accuse di idolatria rivolte ai nativi. Non potendo essere accusato apertamente di eresia, per non dare troppa rilevanza alla cosa, fu perseguito con la falsa accusa di aver avuto rapporti intimi con una donna locale.  Caduto quindi in disgrazia, venne arrestato e il materiale in questione gli fu sequestrato. Questo giunse per strane vie nelle mani dell' alchimista napoletano Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero e dopo due secoli, in quelle del duca Amedeo d' Aosta che ne fece dono alla famiglia napoletana che ancora ne e' in possesso. Osservare il materiale direttamente sara' difficilissimo ma sara' invece possibile parlare con l' esperto che per anni lo ha studiato, avvalorandone l' autenticita', ossia la persona indicata dal prof Benedikt, Gualtiero Belli. Purtroppo giunti a Napoli, vengono a sapere che il Belli e' partito da poco per proseguire i suoi studi e ora si trova a Madrid. Per fortuna Salemi aveva fatto piu' copie del materiale ritrovato e quindi i nostri decidono di raggiungerlo immediatamente.

 

10^ Volo : Napoli                       Palma di Mallorca    615 Mn  

11^ Volo : Palma di Mallorca –    Madrid                       340 Mn

 

A Madrid trovano il prof Belli. E' occupato in una importante ricerca presso il museo navale. Il suo interesse, oltre alla decifrazione dei documenti incas e' diretto allo studio dei rari giornali di bordo appartenuti alle navi spagnole che,  fra il XIV e il XVII secolo, hanno tenuto i contatti con le Americhe e l' Europa. In realta' dai loro spostamenti, carico e cronache, si puo' approfondire la storia di quel particolare periodo. Nega di aver visto Benedickt. Dopo la telefonata che ha ricevuto da lui, non ne ha saputo piu' nulla. Nell' osservare il materiale dei tre amici, rimane molto meravigliato. I quipu appaiono molto promettenti. Dalla loro complessita' e' sicuro di poter trarre un gran numero di notizie, ma a condizione che si riesca a trovare la parola chiave. I rotoli scritti in lingua apparentemente sconosciuta, potrebbero essere scritti nel mitico linguaggio paquana' , la lingua segreta degli Inca e cio' confermerebbe l' ipotesi formulata dal prof Benedickt. Decifrarli farebbe fare un incredibile passo in avanti nella ricerca circa gli antichi popoli del sudamerica. Ma la cosa che colpisce di piu' il Belli, sono i disegni. Sono molto simili a quelli che ha studiato a Napoli ma questi sono molto piu' completi, contengono delle indicazioni che probabilmente consentono di collocare con molta piu' precisione un insediamento che egli ritiene essere la citta' di Paititi, specie in quanto era quello che sosteneva l' autore, Blas Valera.  Chiede una settimana per lavoraci sopra. Alla fine della settimana, Belli, estremamente eccitato, si mette in contatto con il giornalista per annunciargli una scoperta eccezionale che pero' richiede alcune conferme. Per far cio' devono andare a consultare il prof  Sampaio Fontes  a Lisbona. Questi opera nel Museo della Marina di quella citta'.

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Capitolo 4
*** Un icredibile racconto ***


Quarto capitolo Un incredibile racconto

Capitolo 4

 

Un incredibile racconto

 

In partenza per Lisbona, per fortuna, questa volta, possono servirsi di un volo diretto.

 

12 ^ Volo : Madrid – Lisbona     315 Mn 

 

A Lisbona il Museo della Marina si trova nel 'Monastero dos Jeronimos', assieme al Museo Archeologico e fu creato nel XVIII secolo.. Cio' consente di accedere, in certi casi, a piu' fonti contemporaneamente e cio' fornisce indiscussi vantaggi.  Il prof  Fontes, a cui il Belli ha narrato solo una parte della storia, accoglie gli amici e spiega loro che le sue normali competenze, riguardano un campo molto vasto. In questo caso pero' egli si e' trovato casualmente fra le mani qualcosa estremamente attinente alla situazione. Infatti, nel  XV secolo  i portoghesi orientarono i loro commerci e quindi le loro esplorazioni, verso l' Africa e nel secolo successivo verso l' India, mettendo a punto una fantastica raccolta di carte nautiche di eccezionale accuratezza. A questo scopo, nella citta' di Sagres, nel 1430 fu fondato un centro di studi scientifici con la collaborazione dei migliori fra cartografi, astronomi e capitani di nave. L' iniziativa porto' alla creazione di un' opera particolare, chiamata 'Pedrao Real' che consisteva in un ricco portafoglio di accuratissime carte nautiche, tenuta in gran segreto. Divulgarla, seppure in parte, significava morire, giustiziati per tradimento. Quando poi, nel 1500, i portoghesi   raggiunsero il Brasile includendolo nelle loro rotte commerciali, la raccolta in questione si arricchi' ulteriormente ed essi divennero assai piu' intransigenti e sospettosi. Fra le opere piu' importanti, ci sono quelle di Pedro Nunez che nel 1534 mise a punto addirittura un metodo rivoluzionario che permetteva di calcolare le rotte nautiche tenendo conto della curvatura terrestre e Lopo Momem che si specializzo' nella costruzione di eccezionali planisferi, uno dei quali e' conservato nell' Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze. Fra le varie iniziative intese a verificare che tali documenti non fossero entrati in possesso di altri, alcuni incaricati cercavano, appena possibile, di acquisire con qualsiasi mezzo, i giornali di bordo delle navi spagnole affondate, recuperate o gravemente danneggiate. Ora parecchi di quei diari sono appunto conservati in un sotterraneo del museo dove costituiscono una fonte importante di notizie relative alle iniziative navali spagnole dei secoli interessati.  Quello che pero' interessa ai nostri amici  fu trovato per caso nel 1597 da Sebastiao Rodriguez Soromenho, eccellente cartografo portoghese, incaricato dal suo re, Filippo II, di redigere un rapporto cartografico piu' accurato possibile, delle coste della Florida. In questa occasione, passando nelle vicinanze di un'isola conosciuta come Los Barbados, nome che gli deriva dal primo esploratore portoghese che vi sbarco' nel 1536, si trovo' a soccorrere i naufraghi di una nave spagnola. I superstiti raccontarono una stranissima storia avvalorata dal giornale di bordo. Purtroppo gli ufficiali erano periti tutti nel naufragio e i marinai non vennero creduti. Il giornale di bordo, appartenuto alla nave spagnola San Felipe, al comando del capitano Vicencio Ramos, venne quindi consegnato al ritorno in patria ma conservato semplicemente assieme agli altri. Solo di recente egli, nel rimettere a posto il materiale, si e' imbattuto nel documento. La storia che racconta e' senz'altro particolare e sembra un romanzo. Purtroppo Salemi viene contattato dai suoi incaricati che gli chiedono di ritornare subito a Tenerife. E' accaduto qualcosa di gravissimo. Sarti , Salemi e Belli , che ormai fa parte della compagnia, ritornano a Tenerife. Il prof Fontes si impegna a far loro pervenire al piu' presto una copia del documento di cui hanno parlato.

 

13^ Volo :    Lisbona – Marrakech    402 Mn  Jet o prop.

14^ Volo :    Marrakech – Lanzarote 350 Mn Prop.

15^ Volo :    Lanzarote – Tenerife     180 Mn Prop.

 

Giunti a Tenerife, i tre amici hanno una amarissima sorpresa. Tutto il materiale trovato e' scomparso. I corpi, i documenti, i reperti, tutto. Nessuno ha visto o sentito nulla. La loro costernazione e' grande ma a questo punto il Belli ha per loro una importante conferma. I documenti ritrovati sono eccezionali poiche' contengono dei testi stilati sia nel linguaggio conosciuto degli Incas, il quechua, sia nel linguaggio segreto e misterioso, il paquina, con varie parti comuni che hanno consentito una decifrazione di quasi tutto il contenuto. Essi raccontano una storia particolare :

“E' ormai lontano il ricordo della fuga da Tenochtitlan. Passata l' emergenza, nella citta' di Paititi si riorganizza una vita normale e regolare. Pian piano si ristabiliscono i ruoli nella societa'. I nobili provvedono alla difesa e alla conduzione della citta', i sacerdoti sono addetti alla salvaguardia della cultura e alla custodia del tesoro, e tutti gli altri artigiani, agricoltori, servi, alle incombenze che loro competono. Nel 1562 arriva la notizia che il gesuita Diego de Landa, esasperato dalla resistenza alla conversioni dei popoli nativi, ha ordinato la sistematica distruzione di tutto cio' che rappresenta la loro cultura, la religione, la storia. Nel mese di luglio dello stesso anno, l' azione e' praticamente conclusa. Sono stati distrutti in varie riprese libri, manufatti, simboli e quant'altro potesse essere riferito alla vita locale, alla storia, alla tradizione. Gli abitanti di Paititi si rendono conto che a questo punto il materiale da loro conservato ha assunto un valore inestimabile.  Intorno al 1590 del gruppo originale rimangono due sole persone. Un nobile, di nome Yahuar Hacac vecchio e malato al quale e' riservata una carica piu' che altro onorifica di capo del consiglio. L' altro e' un sacerdote di nome Yohl Ik' Inak il quale invece svolge il suo lavoro, in qualita' di custode della cultura e del tesoro, con energia e polso fermo. Alcuni fra i giovani, che non hanno vissuto tutta la vicenda della fuga e della conquista, non si rendono conto della situazione. Sono insofferenti dell' isolamento, del pesante clima della zona, di vivere piu' che altro sottoterra. Nel 1594, una fazione, guidata da un giovane nobile K'Ininch Janaab Pakal diviene estremamente forte e mette alle strette il consiglio. Ritiene che il pericolo sia passato, malgrado le informazioni dall' esterno dicano il contrario e vuole lasciare l' insediamento per trovare un posto con condizioni di vita migliori. Il vecchio Yahuar Hacac non riesce ad opporsi con fermezza alle richieste del gruppo al quale viene concesso di lasciare l' insediamento, sia pure con il giuramento di non svelare mai a nessuno la sua ubicazione. Yohl Ik' Inak, invece consente di dare al gruppo in partenza una piccola parte del tesoro, che rappresenta comunque un enorme valore, ma per cio' che riguarda testi e documenti da Paititi non uscira' nulla di originale. Al massimo delle copie. Alla fine del 1595, il gruppo, composto da 150 individui, fra uomini e donne,lasciano l' insediamento e si dirigono verso la costa occidentale. Si stabiliscono in un bel posto chiamato laguna Hacacina, nei pressi di un insediamento spagnolo, Villa de Valverde, oggi una cittadina di nome San Jeronimo de Ica. Sono abbastanza tranquilli poiche' hanno saputo che i rapporti fra i nativi e gli spagnoli sono discreti. Infatti, dopo il 1590 circa, il controllo della zona, rivelatasi piuttosto povera di risorse e difficile da sfruttare, e' affidata piu' che altro ai Domenicani, guidati da frate Bartolomeo de la Casas, che svolgono con correttezza ed umanita' il loro compito di evangelizzazione. Purtroppo le voci circa un nuovo insediamento di nativi molto particolari, giunge alle orecchie degli spagnoli e alla fine,  nel mese di settembre del 1596, il luogotenente Gervaso Ortiz, decide di vederci chiaro e ordina un indagine. Purtroppo il suo incaricato, un giovane ufficiale di nome Rosario Torres, agisce maldestramente e, fattasi sfuggire la situazione di mano, provoca uno scontro violentissimo con gli abitanti del villaggio uccidendo quasi un terzo della popolazione e facendo prigionieri tutti gli altri. Nello scontro, fra gli altri muore anche la compagna di K'Ininch Janaab Pakal. L' ira del  comandante spagnolo, che aborrisce i massacri inutili, e' placata solo dal bottino incredibilmente consistente e dal ritrovamento dei documenti che sembrano veramente interessanti. Ortiz si rende conto di essere entrato in possesso  di  qualcosa di molto speciale e dispone che tutto il gruppo e quanto sequestrato venga spedito in Spagna al piu' presto per ulteriori indagini. Immediatamente i prigionieri e i loro particolari averi, vengono imbarcati sul galeone San Felipe al comando del capitano Vicencio Ramos e il 12 dicembre 1596 la nave salpa da Lima”.

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Capitolo 5
*** Straordinarie coincidenze ***


Quinto capitolo Straordinarie coincidenze

Capitolo 5

 

Straordinarie coincidenze

 

 

Il Belli, che ha tradotto i documenti solo fin qui',  aveva visto giusto ed ora occorre solo attendere che giunga il materiale da Lisbona promesso dal prof Sampaio Fontes. E naturalmente eseguire discrete indagini sul furto subito, indagini portate aventi da Brayden Kelly. Mentre Belli torna a lavorare sui documenti per estrarre il resto della storia, l' investigatore viene a sapere che ultimamente una grossa imbarcazione a vela, che non si era mai vista prima in quei luoghi, , ha incrociato piu' volte a largo della zona di Guimar, dove appunto e' avvenuto il ritrovamento e piu' volte diversi membri dell' equipaggio sono scesi a terra aggirandosi, apparentemente senza motivo, in prossimita' degli scavi. Come traccia e' piuttosto debole ma al momento e' tutto quello che hanno e, vista la situazione, non possono permettersi di sottovalutare nessun indizio. Saputo che il veliero salpata l' ancora subito dopo l' episodio del furto, ha fatto rotta per l' isola di Gran Canaria, i tre amici, aspettando che il Belli prosegua con il suo lavoro, decidono di andare a cercare l' imbarcazione. Per fortuna L' australiano e' in grado di pilotare un po' di tutto e quindi, noleggiato un piccolo aereo, un Cessna C172, iniziano a sorvolare le possibili zone dell' arcipelago dove essa puo' trovarsi .

 

17^ Volo : volo VFR dall' aeroporto di Tenerife a quello di gran Canaria dopo il periplo completo dell' isola.  Circa 145 Mn

 

La ricerca non da' esito ma vengono a sapere che una imbarcazione simile a quella che stanno cercando, e' passata al largo di Puerto de Mogan diretta verso l' isola di Planaria.

 

18^ Volo : Volo VFR dall' aroporto di Gran Canaria a quello dell' isola Planaria, dopo un giro completo dell' isola. 205 Mn

 

Dell' imbarcazione non c' e traccia ma scesi a terra vengono a sapere che si e' fermata a Puerto del Rosario per rifornimenti e quindi e' ripartita con direzione sud.

 

19^ Volo : Volo VFR dall' aeroporto di Planaria a quello di Tenerife. 146 Mn

 

Da ricerche discretamente effettuate da amici di Sarti, risulta che il veliero si chiama 'Chem' e appartiene ad una societa' con sede a Capo Verde. Probabilmente e' li' che e' diretta. Giunge il materiale da Lisbona. Fontes e' stato di parola: si tratta della copia del giornale di bordo del galeone San Felipe. In esso si legge che la nave salpa da Lima il 12 dicembre del 1596 diretta in Spagna con una sosta prevista secondo la prassi, presso l' isola di Madeira per rifornimenti. A bordo i prigionieri sono confinati nella stiva ma vengono trattati comunque abbastanza bene. Il viaggio e' piuttosto lungo e durante il tragitto si stabiliscono legami di amicizia fra prigionieri ed equipaggio, con grande preoccupazione degli ufficiali. Alla fine del mese di gennaio del 1597, quando il capitano ritiene di essere in prossimita' delle isole Azzorre una terribile tempesta coinvolge la nave e per quattro giorni tutti coloro che possono, combattono per affrontare la situazione, equipaggio e prigionieri. Quando la tempesta si placa, la nave e' ridotta quasi ad un pontone galleggiante. Tirata su alla bell' e meglio una velatura di fortuna, spinti da un forte vento e senza la possibilita' di controllare  la loro posizione in modo attendibile, causa il cielo perennemente coperto, gli spagnoli procedono ancora per sei giorni. Quando finalmente avvistano un ' isola essa si rivela essere   El Hierro, detta cosi' perche' all' epoca si riteneva attraversata dal 'meridiano di ferro' ossia il primo meridiano europeo che si incrociava venendo dalle Americhe, nell' arcipelago delle Canarie. La tempesta, con i suoi terribili, venti, aiutata dalle forti correnti oceaniche relative a quella zona, ha portato la nave circa 200 miglia fuori rotta. Parte dell' equipaggio considera questo un segno. Non vogliono assolutamente portare i prigionieri in Spagna. Alcuni marinai, inoltre, durante il viaggio hanno stretto relazioni sentimentali con alcune donne del gruppo. Gli ufficiali stessi convengono che senza l' aiuto dei prigionieri la nave sarebbe andata perduta. Il comandante decide per il momento di procedere alla riparazione del vascello in un luogo riservato. Si porta sulla costa orientale dell' isola, al riparo di un' alta scogliera chiamata Roques de la Bonanza e procede con i lavori. Quando questi sono quasi terminati, durante una notte, i prigionieri e una buona parte dell' equipaggio scompaiono letteralmente. Non mancano scialuppe ne' viveri. Ricerche effettuate lungo la costa e nell' interno non danno alcun risultato. Il comandante Vicencio Ramos, decide con gli uomini rimasti di fare ritorno a Lima dove riferira' l' accaduto, disposto a subire le conseguenze dei fatti. Purtroppo nell' agosto nel 1597, quando ha quasi raggiunto la sua meta,, gli elementi atmosferici si accaniscono di nuovo sulla nave mandandola a sfasciarsi sugli scogli dell' isola de Los Barbados, dove i superstiti saranno raccolti dopo qualche mese da Sebastiao Rodriguez Soromenho. Il contenuto del giornale di bordo quindi corrisponde esattamente con quanto descritto nei rotoli trovati nella tomba. Il nome dell' imbarcazione che cercano, Chem, colpisce i nostri amici, infatti si tratta del nome con il quale gli aztechi indicavano le loro imbarcazioni. Decidono di seguire la pista della nave e quindi partono per Capo Verde utilizzando i mezzi messi a disposizione da una societa' di trasporti del luogo il cui rappresentante ha fatto amicizia con loro, e che copre la tratta interessata, seppure con un itinerario legato a motivi commerciali.

 

20^ Volo : Tenerife – Laayoun 

21^ Volo : Laayoun – Tazadit

 

Mentre attendono di imbarcarsi per Nouarott, il prossimo scalo nel loro viaggio, il Belli racconta il seguito della storia ricavata dai documenti.  Durante la sosta presso l' isola di El Hierro, nel corso dei viaggi a terra destinati a procurare viveri e acqua, i prigionieri vengono in contatto con un gruppo di nativi. Questi sono un gruppo di discendenti degli abitanti dell' isola, i 'Bimbaches', che a loro volta appartengono ai sopravvissuti del popolo dei Guanci che abitava in origine tutto l' arcipelago. Essi costituiscono una sorta di resistenza al potere degli spagnoli che governano la zona con severita'. Fanno parte del movimento anche diversi spagnoli che non accettano i metodi duri dei loro connazionali. Il gruppo incontrato si dichiara disposto ad aiutare i prigionieri e la parte di equipaggio che li appoggia. Cosi' viene organizzata la fuga nel corso di una notte. Approfittando di una veloce imbarcazione il gruppo viene trasferito sull' isola di Tenerife, sulla quale il movimento ha una serie di basi sicure. La base principale si trova nel centro dell' isola, alle falde del vulcano Teide. Si tratta di una zona particolarmente inospitale, circondata da fumarole e pozze di fango bollente dove raramente si avventura qualcuno. All' inizio del 1598, il gruppo viene trasferito nella zona di Guimar, a est, dove la vita e' piu' confortevole. Fino alla fine del XV secolo, prima dell' arrivo degli spagnoli la zona era stata la residenza di parecchi re di Tenerife, detti 'mencheys'. Nella zona sorgono delle antiche piramidi, sotto le quali sono ricavate delle ampie caverne abitabili e che, opportunamente organizzate offrono un naturale e confortevole rifugio. La comunita' e' cresciuta e inizia un periodo di vita serena ma anche prudente, essendo ancora vivo nei sopravvissuti il ricordo dei fatti della laguna Hacacina. Gli spagnoli concentrati su quella che era la capitale dell' isola in quel tempo, porto Guarachico, nella zona nordovest, non danno fastidi.   K'Ininch Janaab Pakal ha trovato una nuova compagna, una nativa dell' isola, di nome Nale. La comunita' non dimentica mai di possedere un capitale che va protetto per la sua unicita'. Entrano in contatto con vari gruppi che per diversi motivi non hanno gli spagnoli in simpatia. Fra gli altri c'e' un popolo di abili navigatori originari di Capo Verde che cerca di convincere il gruppo a spostarsi in quell' arcipelago poiche' la vita e' piu' semplice e tranquilla. Infatti a Tenerife sono frequenti le  minacce. Nel 1599 i marocchini che hanno invaso l' isola di Lanzarote, tentano uno sbarco su Tenerife ma vengono fortunatamente ricacciati in mare. Un anno dopo ci provano gli olandesi che pero' alla fine preferiscono attaccare e conquistare l' isola di Las Palmas. E le 'visite' degli inglesi non mancano. La situazione comunque precipita nel maggio del 1604, quando un grosso proprietario terriero locale, Patricio Suarez, rivendica la proprieta' di tutta la zona circostante le piramidi. Nascono quindi attriti e scaramucce sempre piu' violente fra gli spagnoli ed il gruppo che viene erroneamente scambiato per un insediamento di nativi locali. Durante uno di questi scontri viene ferito gravemente  K'Ininch Janaab Pakal. Malgrado le cure dopo poco, nel febbraio del 1605, egli muore. Distrutta dal dolore, a distanza di pochi giorni, lo segue anche la sua fedele compagna. I superstiti decidono di seppellirli con tutti gli onori che si tributano ad un capo e alla sua donna. Prima pero' essi devono essere vendicati. Cosi' nella notte del 12 marzo del 1605, un gruppo di ardimentosi, prende d' assalto la villa di Patricio Suarez, uccidendolo nel sonno assieme a tutti coloro che erano nella costruzione. Procedono alla sepoltura del loro capo con una importante cerimonia. Considerano il defunto come l' ultimo  dei 'mencheys' dell' isola e come tale tributano a lui e alla sua sposa onori senza pari. Sigillano e rendono irraggiungibile l' apertura della caverna che funge da tomba e poi, poiche' l' uccisione del proprietario terriero e' stato un passo estremamente grave e dara' di certo luogo a tremende rappresaglie a breve termine, il gruppo decide di approfittare dell' offerta della popolazione di Capo Verde che ha offerto ospitalita' nel loro arcipelago. Qui termina la storia narrata dai documenti ritrovati. Se c' e' un seguito forse potranno svelarlo ritrovando il Chem. Purtroppo un nuovo colpo di scena si manifesta al momento dell' imbarco. Belli e tutti i documenti che aveva con se' sono spariti. Ora veramente non hanno piu' in mano nulla. Kelly e' furibondo perche' dichiara che non si e' accorto di niente. Ora piu' che mai e' importante trovare il veliero. Decidono di continuare il loro viaggio perche' ormai non hanno piu' nulla da perdere.

 

22^ Volo : Tazadit – Nouarott Jet

23^ Volo : Nouarott – Praia

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Capitolo 6
*** Conclusione ***


Sesto capitolo Conclusione

6^ Capitolo

 

Conclusione ( o no?)

 

 

Giunti a Praia, i tre non perdono tempo. E' chiaro, a questo punto, che qualcuno non vuole che le indagini vadano piu' avanti di cosi' e sono molto preoccupati per le persone scomparse. Prima Benedickt e poi Belli. Occorre non perdere tempo. Se hanno visto giusto il Chem e' ormeggiato in qualche porticciolo di una delle isole dell' arcipelago, o nella zona di 'Ballavento island' o 'Sotovento island'. Noleggiano un piccolo aereo con cui poter portare avanti le ricerche.

 

Volo n 24 - VFR

Praia –  Maio, costa sud e est - Boavista costa est – Sal, giro isola e atterraggio nel suo aeroporto (GVAC)

 

Volo n 25 -  VFR

Sal – Costa occidentale Boa Vista – Costa occidentale Maio - Costa occidentale Saotiago – Atterraggio aeroporto Saotiago (GVFM)

 

Volo n 26 - VFR

 

Praia – Costa sud Fogo – Costa sud e giro isola Brava – Costa nord Fogo – Praia

 

Volo n 27 -  VFR

 

Praia – Giro completo isola Sao Nicolau – atterraggio aeroporto isola medesima (GVSN)

 

Volo n 28 - VFR

 

Preguicha – Santa Luzia costa est – Sao Vicente, costa est – Santo Antao, giro e ritorno a Sao Vicente (GVSV)  - La Chem e qui.

 

Tornano verso l' albergo per la notte. Sono di cattivo umore. Il tempo si e' guastato, piove e fa freddo. Sono stato costretti ad indossare delle pesanti giacche a vento che sono state prestate loro in aeroporto. Il giorno seguente proveranno ad andare a bordo per cercare di sapere qualche cosa. Prima di raggiungere la loro meta, vengono pero' prelevati e condotti quasi a forza, a bordo del Chem che salpa immediatamente. Rinchiusi in una cabina sottocoperta senza oblo', attendono diverse ore di sapere cosa li aspetta mentre la nave continua la sua navigazione. Vengono portati a terra di notte e al buio, senza avere la piu' pallida idea di dove si trovino e di quale distanza possano aver percorso.. Fatti entrare in una grande caverna naturale si trovano al cospetto di un personaggio apparentemente molto importante. Questi si presenta come il capo delle persone che stanno cercando. Aggiunge  che  nel corso delle loro ricerche hanno scoperto dei fatti importanti e si sono avvicinati un po' troppo alla realta'.  Racconta loro il 'pezzo' mancante della storia :

“Costretti a fuggire da Tenerife, si rifugiarono dapprima a Santa Luzia, all' epoca praticamente deserta ma dalle risorse estremamente ridotte, e in seguito a Sao Vicente, troppo piccola per interessare eventuali imprenditori agricoli ma perfetta per una piccola comunita' come la loro. Purtroppo nel 1838 gli inglesi decidono di installarvi un deposito di carbone destinato a rifornire le navi che attraversano l' Atlantico. Il personale che giunge sull' isola per iniziare i lavori, incontrando questi strani abitanti, comincia a fare parecchie domande per cui il gruppo decide di sparire anche da li'. D'altronde e' un pezzo che temendo un evento del genere hanno preparato una sede che puo' accoglierli. E cosi' di nuovo, nel giro di pochi giorni, spariscono e raggiungono quello che e' tuttora la loro casa. Ma ora sono di nuovo minacciati, il tesoro che custodiscono, e le conoscenze che proteggono che non possono essere ancora divulgate.  I recenti fatti li hanno convinti a prendere un' importante decisione circa una nuova meta ove recarsi”.

Vengono portati nel locale Benedickt e Belli. Sono stati trattati bene e sono stati solo interrogati e privati di tutta la documentazione e dei reperti che possedevano. Saranno lasciati andare tutti tranquillamente. Ormai non hanno in mano piu' nulla per provare la loro storia e la stessa nave su cui si trovano, fra poche ore non sara' piu' rintracciabile. A questo punto pero' Benedickt fa una sconcertante dichiarazione. Durante il periodo in cui e' stato 'ospite' dei suoi rapitori, non solo e' stato trattato molto bene, ma ha avuto accesso a gran parte del materiale scientifico che essi proteggono. Si tratta di qualcosa di sconvolgente e conviene che esso non deva , per ora, essere divulgato. Gli e' stata inoltre concessa la possibilita' di restare per approfondire i suoi studi, naturalmente a patto di non lasciare piu' la comunita' di cui entrera' a far prte a tutti gli effetti. Egli, ormai vecchio, non si aspettava di concludere piu' granche' ed ora non se la sente di rifiutare l' offerta che gli e' stata fatta. Saluta i suoi amici di avventura, seppur breve, e li abbraccia augurando loro buona fortuna. Abbracciando  Salemi , gli fa scivolare sotto la giacca a vento qualcosa e gli sussurra : "Un regalo per voi". Bendati, vengono ricondotti a terra da un piccolo battello dopo un tragitto discretamente lungo. Sarti e Salemi sono un po' delusi e Kelly e' amareggiato per non aver saputo fronteggiare la situazione. Belli e' invece piuttosto soddisfatto per le conoscenze acquisite nel campo dei linguaggi precolombiani. Solo, tornato in albergo, Salemi ha il coraggio di guardare il voluminoso oggetto che il suo vecchio collega gli ha 'passato'. Incredibile! Si tratta di un grosso quipo, con molte cordicelle colorate e addirittura targhette su cui sono raffigurati i 'glifi' (ossia i simboli) collegati ad antichi insediamenti in Messico e in Peru'. L' archeologo capisce che certamente il vecchio professore ha voluto aiutarlo nella ricerca, comunicandogli qualcosa con quel particolare oggetto, anche se non ha idea del suo significato. Assienme al Belli prende l' incarico di studiare e decifrare il reperto. Dopo due mesi, circa, si rifanno vivi con Sarti. Cio' che hanno desunto dal quipu e' incredibile ed e' strettamente collegato con la precedente ricerca. Decidono di ripartire. Questa volta la loro avventura inizia dal Messico! Sarti pero', avuta l' esperienza del viaggio precedente, sa che l' iniziativa non e' priva di pericoli e quindi prende la decisione di far avere il suo diario ad un amico fidato, in caso qualcosa non fosse andata per il verso giusto.

 

Qui' finisce il diario del mio amico Sarti. Sono molto perplesso perche' mi sembra tutto estremamente assurdo. Nel diario ci sono pero' testimonianze dei vari spostamenti (alcuni biglietti aerei, ricevute di alberghi, mappe di luoghi visitati), un pezzetto di quipo che il mio amico avra' di certo raccolto durante la sua avventura e poi c' e' quell'assegno estremamente generoso che Sarti non mi avrebbe spedito se non fosse stato importante. Ora come ora non so che fare. Non so nemmeno se sono adatto ad affrontare una ricerca di questo genere. Prometto comunque che ci pensero'.

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