Mistero Azteco di Avion946 (/viewuser.php?uid=144723)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Estratto del diari di Mario Salemi ***
Capitolo 3: *** La cosa si fa sempre piu' interessante ***
Capitolo 4: *** Un icredibile racconto ***
Capitolo 5: *** Straordinarie coincidenze ***
Capitolo 6: *** Conclusione ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Mistero Azteco Primo capitolo
Mistero Azteco
L' inizio della storia
---------------
Prologo
Nel
1519 il governatore spagnolo di Cuba, Diego Velasquez, invia Martin Cortez in
Messico perche' inizi una campagna di conquista allo scopo di raccogliere le
ricchezze di quel territorio. Le cose per gli spagnoli procedono molto bene e
alla fine l' imperatore Montezuma, che ha subito molte perdite in numerose
sconfitte e' costretto ad accettare che Cortez, l ' 8/11/1519 entri nella
capitale Tenochtitlan con i suoi uomini. Un anno dopo pero' il governatore di
Cuba scopre che Cortez ha intenzione di estrometterlo dalla situazione per
trattare direttamente con il re di Spagna Carlo V e per trarre quindi un
vantaggio maggiore. Gli invia contro un contingente di truppe comandate da
Panfilo de Narvaez, con il compito di catturarlo e di inviarlo come traditore
in Spagna. Quando Cortes per difendersi sguarnisce la citta' e marcia contro l'
avversario, gli atzechi vedono un occasione per ribellarsi e danno inizio ad
una serie di iniziative che sfociano nell' episodio che gli spagnoli indicarono
con il nome di 'Noche triste' (fra il 30 giugno ed il 1 luglio del 1520, notte
in cui gli spagnoli dovettero fuggire dalla citta' subendo gravissime perdite
di uomini e materiale e perdendo tutto il tesoro conquistato fino a quel
momento. A questo punto Cortes con i pochi sopravvissuti non ha altra scelta
che iniziare una marcia disperata che lo porti verso la salvezza.
-------------------------
Nel
gennaio del 1521 quel che resta dell' esercito e dei nobili, fedeli all'
imperatore, e' rinchiuso nella citta' capitale e fortezza Tenochtitlan nella
quale si sentono relativamente al sicuro. Sanno pero' che la posta in gioco e'
altissima poiche' in pericolo non sono solo le loro vite ma l'esistenza stessa
della civilta' del loro popolo. Morto Montezuma ed il fratello che gli era
succeduto, Cuitlahuac, ora e' imperatore Cuauhtemoc. E' un uomo non piu'
giovanissimo e si rende conto che gli spagnoli non desisteranno dai loro
intenti solo per il fatto di essere stati costretti ad abbandonare la citta' .
Anzi ha avuto notizie che, riorganizzati e potentemente riarmati, stanno
tornando e assieme ai loro alleati indigeni, i Tlaxala, distruggono
spietatamente tutto cio' che cade nelle loro mani. Il capo del gran consiglio
dell' imperatore, il nobile Tupal Yupanqui, convince gli altri che occorre
mettere in salvo la cultura ed il tesoro dell' impero. Si riferisce ad una consistente quantita' di libri e manuali e
oggetti preziosi di grande valore. Per ottenere cio', un gruppo scelto dovra'
abbandonare in segreto la citta' e portare quanto detto in un luogo sicuro. Il piano
viene accettato e, con grande cautela, portato avanti. Mentre gli spagnoli si
fanno sempre piu' pressanti assieme ai loro alleati locali, si procede ai
preparativi. Vengono scelte le persone piu' adatte allo scopo fra famiglie
nobili, sacerdoti, collaboratori. Il 21 marzo dello stesso anno, approfittando
della luna nuova, attraverso un tunnel segreto, di cui la citta' e' ricca ma di
cui gli spagnoli non hanno mai saputo nulla, inizia la fuga dei coraggiosi.
Poiche' la popolazione e' organizzata in clan (ayllos) e' stato prescelto
quello del gruppo Inkarri cosi' chiamato perche' particolarmente devoto alla
divinita' con lo stesso nome (il dio del fulmine e del fuoco). Si tratta di
circa 250 persone, fra nobili, sacerdoti, mercanti, artigiani e collaboratori.
Il 7 di agosto del 1521 Cortes muove all' attacco della citta' e, dopo una
battaglia ferocissima casa per casa, la conquista e la distrugge. Non ci sono
quasi superstiti. Sorprendentemente, con amara delusione del conquistatore
spagnolo, non viene trovato nulla di prezioso e quelli che avrebbero potuto
parlare, sono stati barbaramente e stupidamente uccisi.
Il
gruppo dei fuggitivi si e' mosso in direzione sud-est diretto alla localita' di
Oaxaca, dove dovra' incontrare un personaggio che li aiutera' a raggiungere la
lontanissima meta finale verso la quale sono diretti. Si tratta di Tumbe
Guayanan, un nobile di una potente famiglia divenuta importante con il
commercio e che ha partecipato, con le sue conoscenze alla messa a punto del
piano. La sua famiglia e' stata fra le prime ad entrare in contatto con il
popolo dei Ppolm, i quali costituiscono una casta chiusa dedita alla
venerazione di una particolare divinita' che indicano con il nome di Ek Chuuah,
il dio dell' acqua. Si tratta di un popolo di navigatori che commerciano con
tutti gli insediamenti lungo la costa del Pacifico , dal Messico fino al Peru'.
Hanno una consistente flottiglia di zattere da trasporto e sono acerrimi nemici
degli Spagnoli che sistematicamente abbordano le loro imbarcazioni e depredano
i preziosi carichi. Il gruppo si imbarca nella localita' di Polcatlec , l'
attuale Acapulco, e parte per un viaggio che si protrae per circa quattro mesi.
Alla fine sbarcano nella localita' di Pachamac, l' attuale Lima. Il luogo e'
stato scelto perche' la zona e' libera dagli spagnoli e quindi abbastanza
sicura. Non essendo sufficientemente certi di potersi fidare degli abitanti del
posto, visto il valore di cio' che gli e' stato affidato, il gruppo, muovendosi
con grande cautela, e guidato da un amico di Tumbe, Ahkal Mo' Naab, raggiunge
una zona a est di Cuzco, ricca di
caverne e anfratti naturali, dove potra' stabilirsi almeno per ora, allo scopo
di organizzare un insediamento sicuro ed il piu' possibile confortevole. Il
luogo e' all' interno della terribile ed inestricabile selva Antisuyo e in
prossimita' del fiume Amarumayo, oggi chiamato Madre de Dios. Purtroppo nel
1523 Cortes incarica i fratelli Alvarado di sbarcare in Guatemala per la
conquista del territorio. La campagna, sia pure con difficolta', procede e si
conclude con la conquista di Cuzco nel 1527. Il gruppo che nel contempo si e'
organizzato in una vera e propria cittadina posta in un luogo praticamente
inaccessibile, e' rimasto al di fuori di tutta la questione. Gli abitanti, che ormai
si sono riorganizzati, stabiliscono di restare nascosti per tutto il tempo che
sara' necessario. Saranno attenti osservatori di quello che accade intorno a
loro. Consentiranno ai sacerdoti di Cuzco di trasportare nella loro citta' gran
parte del tesoro prima dell' arrivo degli spagnoli e quando nel 1572 cadra' l'
ultimo baluardo di resistenza, la citta' di Vilcabamba dove verra' ucciso anche
l' ultimo imperatore, Tupac Amaru, metteranno in salvo un capitale enorme
relativo alla cultura per le conoscenze scientifiche, mistiche e culturali. Rendendosi conto che non
potranno piu' tornare a casa, capiscono che per tenere fede al loro impegno
resteranno li' per sempre. Riferendosi alla loro vecchia capitale, un po' per
la continuita', un po' per nostalgia, chiamano la loro citta' con il nome di
Paititi, ossia “uguale a..”. Nessuno ne sapra' piu' nulla o almeno fino ad
oggi.......
Oggi …......
Mi
chiamo Michele Chiti. Vivo a Roma e lavoro in una organizzazione che si occupa
di indagini per conto di una importante agenzia di assicurazioni. Personalmente
mi occupo di operazioni legate a furti d' arte e antiquariato. E' un lavoro
paziente, metodico e scrupoloso intervallato pero', piu' spesso di quanto
vorrei, da episodi piu' o meno intensi e violenti, quando nel corso di un'
indagine, occorre vedersela con personaggi disposti a tutto e senza nulla da
perdere. In tali occasioni, specie negli ultimi tempi, si sono fatti sentire i
miei cinquant' anni e i miei dieci chiletti di sovrappeso e piu' volte mi sono
domandato se non sia il caso di pensare a qualcosa di piu' tranquillo. Ma tutto
sommato, la mia vita mi piace cosi' com' e' e mi mette in contatto con persone
di vario genere legate al mio ambiente di lavoro. Alcune importanti, altre
estremamente esperte, altre ancora simpatiche e con le quali ho stretto da
lungo tempo una bella e solida amicizia. Una di queste e' Mario Sarti,
giornalista, noto per i suoi scoop in campo archeologico. Ci siamo dati piu'
volte una mano a vicenda nel nostro lavoro e siamo ottimi amici anche se
viviamo lontani. Lui e' di Milano e li' e' il centro del suo lavoro.
Dati
i nostri frequenti rapporti non mi e' sembrato strano ricevere posta dal mio
amico. Quello che mi ha sorpreso e' stato che una volta aperta la grossa busta
consegnatami, al suo interno ho trovato un foglio ed un' altra busta sigillata.
Sul foglio leggo :
"Caro
Michele, ti invio questo materiale perche' penso che tu sia la persona piu'
giusta da contattare. Ho lasciato questo plico ad un amico di fiducia che aveva
l' incarico di spedirtelo qualora io non fossi tornato a riprenderlo nel giro
di sei mesi. Cio' significa che certamente mi e' accaduto qualcosa. Il
contenuto dell' altra busta ti spieghera' di cosa si tratta. Confido che saprai
trattare le notizie di cui sarai messo a parte con la discrezione e la prudenza
di cui ti so capace e valuterai il da farsi con scrupolo. Inutile dirti che
apprezzerei molto se potessi cercare di capire cosa mi e' successo ed
eventualmente, se lo ritieni opportuno e possibile, darmi una mano. Nella busta
troverai anche un assegno per una cifra
piuttosto consistente con la quale finanziare eventuali ricerche o fare, a tua
scelta, un bel brindisi alla mia salute. Conoscendoti opto per la prima ipotesi
ma se l' eta' o la pancia ormai ti frenano, sapro' capire. Ciao dal tuo amico
Mario Sarti."
Sono
alquanto preoccupato. Conoscendo il mio amico, non mi faccio ingannare dal tono
scherzoso della lettera. Se ha ritenuto di usare questo mezzo, sapeva
certamente di correre qualche rischio, in qualsiasi cosa si sia messo. Nel mio
studio, con calma e tranquillita', apro la seconda busta. Contiene una agenda.
Al suo interno trovo immediatamente l' assegno (20.000 € ! Perbacco! Cosa
dovrei fare con una cifra simile? Altro che brindisi!) e lo metto al sicuro. L'
agenda e' scritta in forma di diario, con note, indicazioni e rapporti precisi
di un' avventura di viaggio. Via via che procedo nella lettura rimango sempre
piu' esterrefatto. Alla fine ho bisogno di riflettere su cosa io possa
effettivamente fare per intervenire nel giusto modo.
Per
aiutarmi a raccogliere le idee ripasso mentalmente il contenuto del diario.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Estratto del diari di Mario Salemi ***
Estratto del diario di Mario Sarti
Capitolo 2
Estratto dal diario personale di Mari Sarti
Il
giornalista Mario Sarti, nella sua abitazione di Milano, riceve la telefonata
del suo amico, archeologo di fama mondiale, celebre per certi suoi incredibili
ritrovamenti, il professor Giuseppe Salemi, che gli rivela di aver fatto una
scoperta molto singolare e quasi certamente ha messo le mani su qualcosa di
molto misterioso. Si trova nell' isola di Tenerife, arcipelago delle Canarie.
Sta svolgendo delle particolari ricerche nella zona a nord-est dell' isola,
nella localita' chiamata Guimar. In questa zona, in tempi sconosciuti, sono
state erette delle singolari piramidi. Sono realizzate in rocce laviche, alcune
evidentemente lavorate, che non sono
propriamente del luogo, e sono orientate in modo particolare. Per tanto tempo
si e' ritenuto che fossero state costruite dai nativi, i Guanci, che coltivando
i terreni si sarebbero limitati ad ammucchiare da una parte le pietre trovate.
Questa ipotesi pero' contrasta anche con il fatto che il terreno su cui sorgono
e' stato accuratamente livellato e che tutte hanno una scalinata sul lato ovest
salendo la quale, la mattina del solstizio d' inverno, si segue esattamente il
sorgere del sole. Nel 1991 il ricercatore Thor Heverdahl, divenuto famoso per
le imprese del Kon-Tiki e del Ra, stabili' che in realta' le piramidi, dopo
accurate indagini e valutazioni, erano
ben altro che mucchi di sassi a cominciare con il loro allineamento preciso con
gli astri. Delle nove originali, ne sono rimaste sei. Nel 1998 la zona fu
dichiarata parco etnologico e parzialmente aperta al pubblico. Il professor
Salemi chiedendosi cosa fosse successo alle piramidi scomparse e sospettando
che piu' che altro si sia cercato di nascondere qualcosa, ha condotto degli
studi specifici ed ha fatto una scoperta che definisce eccezionale. Chiede quindi a Sarti di
raggiungerlo al piu' presto, senza aggiungere altro. Il giornalista, conoscendo
l'affidabilita' del professore, senza indugio, si sbriga a partire.
1^
Tappa : Milano -
Tunisi 588
Mn
2^
Tappa : Tunisi -
Gibilterra 764 Mn
3^ Tappa : Gibilterra -
Marrakech 352 Mn
4^ Tappa : Marrakech - Tenerife
479 Mn
Salemi
ha appurato, servendosi anche degli studi di Heverdahl , che sotto le piramidi
superstiti ci sono delle caverne che hanno ospitato diversi gruppi di persone,
in tempi relativamente antichi.. Servendosi della pianta della zona,
utilizzando delle particolari foto satellitari e studiando le vecchie mappe
degli appezzamenti e' arrivato a stabilire la collocazione delle tre piramidi
mancanti. Piu' che altro si e' chiesto perche' dette costruzioni siano state
rase al suolo senza apparente motivo. Cosi' scavando, con gli opportuni
permessi, in corrispondenza dei monumenti scomparsi, al secondo tentativo, si
e' imbattuto in qualcosa di incredibile. Ha infatti rinvenuto una caverna
accuratamente occultata, all' interno della quale ha trovato una sepoltura
relativa a due corpi che presentano delle particolari caratteristiche. Il
giornalista viene condotto sul luogo del ritrovamento, attentamente protetto
dai collaboratori del professore. Appena entrato nella grotta, davanti ai
reperti, rimane esterrefatto. Ha riconosciuto dei particolari che lo hanno
lasciato a bocca aperta ma prima di pronunciarsi, preferisce aspettare che il
professore illustri la situazione. E Salemi, senza farsi pregare, inizia a
descrivere i fatti. I corpi sono posti a sedere, in posizione fetale. Le
condizioni climatiche della caverna hanno consentito una perfetta
conservazione. I due indossano abiti di tessuto pregiato, che Salemi definisce
qunpi, caratterizzati da una trama accurata e ricca di disegni. Sono un uomo e
una donna. L' uomo ha sulle spalle un mantello, un tocapu con disegni
caratteristici, fermato sul petto da una spilla in smalto e oro chiamata
lliclla. Il suo capo e' ornato da un particolare copricapo chiamato llawt'u. Ha
in mano una chictara, un classico oggetto rituale, ossia un' ascia col manico
di bronzo e la testa a doppio filo in oro, tutto arricchito da preziose gemme.
Anche la donna indossa un tocapu con gli stessi disegni e fissato con una
identica spilla. Indossa anche una lunga tunica chiamata anacu. Al suo fianco
c' e' un grosso coltello, un tumi, con il manico in argento e la grossa lama in
oro. Questo significa che la donna copriva una posizione di privilegio. Ora
Sarti e' sicuro di aver capito. Il suoi primi dubbi sono diventati realta'. Dai
termini che il professore ha usato per indicare oggetti e abiti, ha acquisito la conferma che quella
che gli e' stata descritta e' una classica sepoltura azteca ed inoltre, vista
la tipologia dei reperti, si rende conto di trovarsi di fronte ai corpi di due
personaggi importanti, quasi certamente un capo e la sua consorte. Il
giornalista e' pieno di domande da rivolgere ma il professore ha ben altro da
fargli vedere. Al momento dell' ingresso nella caverna, era accompagnato solo
dal suo collaboratore fidato, un australiano di nome Brayden Kelly che da anni
lo assiste nei suoi viaggi e che
possiede anche importanti conoscenze scientifiche essenziali per condurre serie
indagini circa i vari ritrovamenti. Inoltre egli e' fisicamente ben piazzato e
quindi in grado di risolvere problemi di ogni genere. Ora e' altrove, nel sito archeologico di Tassili
N'Aggier per iniziative collegate con il caso in questione. I reperti piu'
importanti sono stati messi al sicuro dai due uomini per ragioni di sicurezza,
prima che altri li vedessero. Quando giungono alla casa che il professore
occupa, questi porta il suo amico in un sotterraneo munito di una robusta porta
sprangata con un grosso catenaccio ed un enorme lucchetto. All' interno, un
tavolo e un robusto armadio blindato. Il prof, dopo aver richiuso prudentemente
la porta, apre l' armadio e comincia a tirare fuori degli oggetti che pone sul
tavolo suscitando la meraviglia del giornalista. Si tratta di due statuette in oro e gemme, alte una ventina
di centimetri, rappresentanti in scala un favoloso oggetto, il Punchao, ossia
il fantastico disco del sole che si racconta sia conservato nella mitica citta'
di Paititi, altrimenti indicata dagli spagnoli con il nome di “Eldorado”
situate ai piedi dei due corpi e due grossi quipu, ossia due oggetti fatti di
fili colorati, intrecciati ed annodati che i maya usavano come archivi per
notizie di ogni genere. Questi erano invece nelle loro mani. Ma la cosa piu'
strabiliante e' rappresentata da un insieme di rotoli sui quali compaiono
iscrizioni ed immagini. I caratteri delle iscrizioni sembrano appartenere a due
diversi alfabeti. Uno certamente e' relativo alla lingua quechua, il che
conferma l' origine azteca di tutto il materiale, ma l' altra e' completamente
sconosciuta al professore. I disegni indicano dei paesaggi raffigurati in modo
alquanto rozzo ma molto dettagliato, arricchiti con varie note ed indicazioni.
Sembrano quasi due mappe. Il professore viene contattato dal suo collaboratore
Braiden Kelly. La sua missione ha avuto successo. La persona che doveva
contattare, il professor Werner Benedikt, si trova effettivamente nel luogo
dove egli si e' recato ed attende di vedere gli oggetti ritrovati descrittigli in modo volutamente sommario. A
questo punto, dopo aver messo al sicuro i reperti, con una perfetta copia dei
rotoli e foto di tutto il resto, i due amici partono.
5^
Tappa : Tenerife - Llayoun 200 Mn
6^
Tappa : Llayoun - In Salam 814
Mn
7^
Tappa : In Salam – Ghadames 405 Mn
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** La cosa si fa sempre piu' interessante ***
Terzo capitolo La cosa si fa sempre piu' interessante
Nell'
oasi di Tassili N'Aggier, importante sito archeologico dell' Algeria, al
confine con la Libia. Sarti e Salemi
vengono accompagnati dal loro collaboratore alla residenza del professor Werner
Benedikt. E' un esperto di antichi linguaggi e riconosce immediatamente l'
alfabeto quechua. Rimane molto sorpreso invece per la restante parte degli
scritti che ipotizza, dai minimi indizi che possiede, possano trattarsi di
documenti realizzati in linguaggio paquina, il linguaggio segreto degli inca.
Sarebbe una scoperta importantissima. Quello che pero' maggiormente lo colpisce
sono i disegni che accompagnano la documentazione. Non si vuole esprimere senza
una conferma ma se quello che ritiene e' vero, sono alle prese con qualcosa di
incredibile. Il ritrovamento e' eccezionale ed egli decide di dargli la
precedenza perfino sul lavoro che sta attualmente svolgendo. Conosce un collega
che dopo aver condotto degli studi approfonditi sul materiale di una certa
collezione conservata in Italia, e' divenuto un' autorita' nel campo dei
linguaggi dei popoli sudamericani precolombiani. Si tratta di Gualtiero Belli.
Chiede che gli venga lasciato il materiale per parlarne con questi. I tre
amici, che conoscono l' affidabilita' e la correttezza del professore,
accettano di buon grado. Quando pero' il giorno appresso tornano dal prof per
avere ulteriori notizie, egli e' scomparso e con lui tutto il materiale, le
copie per fortuna. Temendo che Werner Benedickt, tentato dall' importanza della
scoperta, abbia intenzioni disoneste, ricordando gli elementi di cui sono a
conoscenza, decidono di raggiungere di tutta fretta l' esperto citato dal prof
scomparso. Per cui partono per la citta' dove e' conservata la collezione.
8^
Volo : Ghadames - Tunisi 384 Mn
9^
Volo : Tunisi - Napoli 317
Mn
A
Napoli esiste una famosa collezione privata che e' in possesso di materiale
eccezionale. Detto materiale e' giunto in Europa portato da un particolare
personaggio, il gesuita Blas Valera che, servendosi di esso voleva mostrare le
condizioni di vita dei popoli inca e il livello della loro cultura. Purtroppo
fra le teorie che egli sosteneva ce n' era una pericolosissima per la Chiesa di
allora. Infatti il gesuita, studiando quello che era chiamato dagli aztechi 'il
libro delle origini', ossia il Popol Vhu, di cui esiste ancora un originale
conservato nella biblioteca Newberry a Chicago, Illinois, vi avrebbe scorto
delle origini di tipo cristiano che mettevano in dubbio le accuse di idolatria
rivolte ai nativi. Non potendo essere accusato apertamente di eresia, per non
dare troppa rilevanza alla cosa, fu perseguito con la falsa accusa di aver
avuto rapporti intimi con una donna locale.
Caduto quindi in disgrazia, venne arrestato e il materiale in questione
gli fu sequestrato. Questo giunse per strane vie nelle mani dell' alchimista
napoletano Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero e dopo due secoli, in
quelle del duca Amedeo d' Aosta che ne fece dono alla famiglia napoletana che
ancora ne e' in possesso. Osservare il materiale direttamente sara'
difficilissimo ma sara' invece possibile parlare con l' esperto che per anni lo
ha studiato, avvalorandone l' autenticita', ossia la persona indicata dal prof
Benedikt, Gualtiero Belli. Purtroppo giunti a Napoli, vengono a sapere che il
Belli e' partito da poco per proseguire i suoi studi e ora si trova a Madrid.
Per fortuna Salemi aveva fatto piu' copie del materiale ritrovato e quindi i
nostri decidono di raggiungerlo immediatamente.
10^
Volo : Napoli – Palma
di Mallorca 615 Mn
11^
Volo : Palma di Mallorca – Madrid 340 Mn
A
Madrid trovano il prof Belli. E' occupato in una importante ricerca presso il
museo navale. Il suo interesse, oltre alla decifrazione dei documenti incas e'
diretto allo studio dei rari giornali di bordo appartenuti alle navi spagnole
che, fra il XIV e il XVII secolo, hanno
tenuto i contatti con le Americhe e l' Europa. In realta' dai loro spostamenti,
carico e cronache, si puo' approfondire la storia di quel particolare periodo.
Nega di aver visto Benedickt. Dopo la telefonata che ha ricevuto da lui, non ne
ha saputo piu' nulla. Nell' osservare il materiale dei tre amici, rimane molto
meravigliato. I quipu appaiono molto promettenti. Dalla loro complessita' e'
sicuro di poter trarre un gran numero di notizie, ma a condizione che si riesca
a trovare la parola chiave. I rotoli scritti in lingua apparentemente
sconosciuta, potrebbero essere scritti nel mitico linguaggio paquana' , la
lingua segreta degli Inca e cio' confermerebbe l' ipotesi formulata dal prof
Benedickt. Decifrarli farebbe fare un incredibile passo in avanti nella ricerca
circa gli antichi popoli del sudamerica. Ma la cosa che colpisce di piu' il
Belli, sono i disegni. Sono molto simili a quelli che ha studiato a Napoli ma
questi sono molto piu' completi, contengono delle indicazioni che probabilmente
consentono di collocare con molta piu' precisione un insediamento che egli
ritiene essere la citta' di Paititi, specie in quanto era quello che sosteneva l'
autore, Blas Valera. Chiede una
settimana per lavoraci sopra. Alla fine della settimana, Belli, estremamente
eccitato, si mette in contatto con il giornalista per annunciargli una scoperta
eccezionale che pero' richiede alcune conferme. Per far cio' devono andare a
consultare il prof Sampaio Fontes a Lisbona. Questi opera nel Museo della
Marina di quella citta'.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Un icredibile racconto ***
Quarto capitolo Un incredibile racconto
Capitolo 4
Un incredibile
racconto
In partenza per Lisbona, per fortuna, questa volta, possono
servirsi di un volo diretto.
12 ^
Volo : Madrid – Lisbona 315 Mn
A
Lisbona il Museo della Marina si trova nel 'Monastero dos Jeronimos', assieme
al Museo Archeologico e fu creato nel XVIII secolo.. Cio' consente di accedere,
in certi casi, a piu' fonti contemporaneamente e cio' fornisce indiscussi
vantaggi. Il prof Fontes, a cui il Belli ha narrato solo una
parte della storia, accoglie gli amici e spiega loro che le sue normali
competenze, riguardano un campo molto vasto. In questo caso pero' egli si e'
trovato casualmente fra le mani qualcosa estremamente attinente alla
situazione. Infatti, nel XV secolo i portoghesi orientarono i loro commerci e
quindi le loro esplorazioni, verso l' Africa e nel secolo successivo verso l'
India, mettendo a punto una fantastica raccolta di carte nautiche di
eccezionale accuratezza. A questo scopo, nella citta' di Sagres, nel 1430 fu
fondato un centro di studi scientifici con la collaborazione dei migliori fra
cartografi, astronomi e capitani di nave. L' iniziativa porto' alla creazione
di un' opera particolare, chiamata 'Pedrao Real' che consisteva in un ricco
portafoglio di accuratissime carte nautiche, tenuta in gran segreto.
Divulgarla, seppure in parte, significava morire, giustiziati per tradimento.
Quando poi, nel 1500, i portoghesi
raggiunsero il Brasile includendolo nelle loro rotte commerciali, la
raccolta in questione si arricchi' ulteriormente ed essi divennero assai piu'
intransigenti e sospettosi. Fra le opere piu' importanti, ci sono quelle di
Pedro Nunez che nel 1534 mise a punto addirittura un metodo rivoluzionario che
permetteva di calcolare le rotte nautiche tenendo conto della curvatura
terrestre e Lopo Momem che si specializzo' nella costruzione di eccezionali
planisferi, uno dei quali e' conservato nell' Istituto e Museo di storia della
scienza di Firenze. Fra le varie iniziative intese a verificare che tali
documenti non fossero entrati in possesso di altri, alcuni incaricati
cercavano, appena possibile, di acquisire con qualsiasi mezzo, i giornali di
bordo delle navi spagnole affondate, recuperate o gravemente danneggiate. Ora
parecchi di quei diari sono appunto conservati in un sotterraneo del museo dove
costituiscono una fonte importante di notizie relative alle iniziative navali
spagnole dei secoli interessati. Quello
che pero' interessa ai nostri amici fu
trovato per caso nel 1597 da Sebastiao Rodriguez Soromenho, eccellente
cartografo portoghese, incaricato dal suo re, Filippo II, di redigere un
rapporto cartografico piu' accurato possibile, delle coste della Florida. In
questa occasione, passando nelle vicinanze di un'isola conosciuta come Los
Barbados, nome che gli deriva dal primo esploratore portoghese che vi sbarco'
nel 1536, si trovo' a soccorrere i naufraghi di una nave spagnola. I superstiti
raccontarono una stranissima storia avvalorata dal giornale di bordo. Purtroppo
gli ufficiali erano periti tutti nel naufragio e i marinai non vennero creduti.
Il giornale di bordo, appartenuto alla nave spagnola San Felipe, al comando del
capitano Vicencio Ramos, venne quindi consegnato al ritorno in patria ma
conservato semplicemente assieme agli altri. Solo di recente egli, nel
rimettere a posto il materiale, si e' imbattuto nel documento. La storia che
racconta e' senz'altro particolare e sembra un romanzo. Purtroppo Salemi viene
contattato dai suoi incaricati che gli chiedono di ritornare subito a Tenerife.
E' accaduto qualcosa di gravissimo. Sarti , Salemi e Belli , che ormai fa parte
della compagnia, ritornano a Tenerife. Il prof Fontes si impegna a far loro
pervenire al piu' presto una copia del documento di cui hanno parlato.
13^
Volo : Lisbona – Marrakech 402 Mn
Jet o prop.
14^
Volo : Marrakech – Lanzarote 350 Mn Prop.
15^
Volo : Lanzarote – Tenerife 180 Mn Prop.
Giunti
a Tenerife, i tre amici hanno una amarissima sorpresa. Tutto il materiale
trovato e' scomparso. I corpi, i documenti, i reperti, tutto. Nessuno ha visto
o sentito nulla. La loro costernazione e' grande ma a questo punto il Belli ha
per loro una importante conferma. I documenti ritrovati sono eccezionali
poiche' contengono dei testi stilati sia nel linguaggio conosciuto degli Incas,
il quechua, sia nel linguaggio segreto e misterioso, il paquina, con varie
parti comuni che hanno consentito una decifrazione di quasi tutto il contenuto.
Essi raccontano una storia particolare :
“E'
ormai lontano il ricordo della fuga da Tenochtitlan. Passata l' emergenza,
nella citta' di Paititi si riorganizza una vita normale e regolare. Pian piano
si ristabiliscono i ruoli nella societa'. I nobili provvedono alla difesa e
alla conduzione della citta', i sacerdoti sono addetti alla salvaguardia della
cultura e alla custodia del tesoro, e tutti gli altri artigiani, agricoltori,
servi, alle incombenze che loro competono. Nel 1562 arriva la notizia che il
gesuita Diego de Landa, esasperato dalla resistenza alla conversioni dei popoli
nativi, ha ordinato la sistematica distruzione di tutto cio' che rappresenta la
loro cultura, la religione, la storia. Nel mese di luglio dello stesso anno, l'
azione e' praticamente conclusa. Sono stati distrutti in varie riprese libri,
manufatti, simboli e quant'altro potesse essere riferito alla vita locale, alla
storia, alla tradizione. Gli abitanti di Paititi si rendono conto che a questo
punto il materiale da loro conservato ha assunto un valore inestimabile. Intorno al 1590 del gruppo originale
rimangono due sole persone. Un nobile, di nome Yahuar Hacac vecchio e malato al
quale e' riservata una carica piu' che altro onorifica di capo del consiglio.
L' altro e' un sacerdote di nome Yohl Ik' Inak il quale invece svolge il suo
lavoro, in qualita' di custode della cultura e del tesoro, con energia e polso
fermo. Alcuni fra i giovani, che non hanno vissuto tutta la vicenda della fuga
e della conquista, non si rendono conto della situazione. Sono insofferenti
dell' isolamento, del pesante clima della zona, di vivere piu' che altro
sottoterra. Nel 1594, una fazione, guidata da un giovane nobile K'Ininch Janaab
Pakal diviene estremamente forte e mette alle strette il consiglio. Ritiene che
il pericolo sia passato, malgrado le informazioni dall' esterno dicano il
contrario e vuole lasciare l' insediamento per trovare un posto con condizioni
di vita migliori. Il vecchio Yahuar Hacac non riesce ad opporsi con fermezza
alle richieste del gruppo al quale viene concesso di lasciare l' insediamento,
sia pure con il giuramento di non svelare mai a nessuno la sua ubicazione. Yohl
Ik' Inak, invece consente di dare al gruppo in partenza una piccola parte del
tesoro, che rappresenta comunque un enorme valore, ma per cio' che riguarda
testi e documenti da Paititi non uscira' nulla di originale. Al massimo delle
copie. Alla fine del 1595, il gruppo, composto da 150 individui, fra uomini e
donne,lasciano l' insediamento e si dirigono verso la costa occidentale. Si
stabiliscono in un bel posto chiamato laguna Hacacina, nei pressi di un
insediamento spagnolo, Villa de Valverde, oggi una cittadina di nome San
Jeronimo de Ica. Sono abbastanza tranquilli poiche' hanno saputo che i rapporti
fra i nativi e gli spagnoli sono discreti. Infatti, dopo il 1590 circa, il
controllo della zona, rivelatasi piuttosto povera di risorse e difficile da
sfruttare, e' affidata piu' che altro ai Domenicani, guidati da frate
Bartolomeo de la Casas, che svolgono con correttezza ed umanita' il loro
compito di evangelizzazione. Purtroppo le voci circa un nuovo insediamento di
nativi molto particolari, giunge alle orecchie degli spagnoli e alla fine, nel mese di settembre del 1596, il
luogotenente Gervaso Ortiz, decide di vederci chiaro e ordina un indagine.
Purtroppo il suo incaricato, un giovane ufficiale di nome Rosario Torres,
agisce maldestramente e, fattasi sfuggire la situazione di mano, provoca uno
scontro violentissimo con gli abitanti del villaggio uccidendo quasi un terzo
della popolazione e facendo prigionieri tutti gli altri. Nello scontro, fra gli
altri muore anche la compagna di K'Ininch Janaab Pakal. L' ira del comandante spagnolo, che aborrisce i massacri
inutili, e' placata solo dal bottino incredibilmente consistente e dal
ritrovamento dei documenti che sembrano veramente interessanti. Ortiz si rende
conto di essere entrato in possesso
di qualcosa di molto speciale e
dispone che tutto il gruppo e quanto sequestrato venga spedito in Spagna al
piu' presto per ulteriori indagini. Immediatamente i prigionieri e i loro
particolari averi, vengono imbarcati sul galeone San Felipe al comando del capitano
Vicencio Ramos e il 12 dicembre 1596 la nave salpa da Lima”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Straordinarie coincidenze ***
Quinto capitolo Straordinarie coincidenze
Capitolo 5
Straordinarie
coincidenze
Il
Belli, che ha tradotto i documenti solo fin qui', aveva visto giusto ed ora occorre solo
attendere che giunga il materiale da Lisbona promesso dal prof Sampaio Fontes.
E naturalmente eseguire discrete indagini sul furto subito, indagini portate
aventi da Brayden Kelly. Mentre Belli torna a lavorare sui documenti per
estrarre il resto della storia, l' investigatore viene a sapere che ultimamente
una grossa imbarcazione a vela, che non si era mai vista prima in quei luoghi,
, ha incrociato piu' volte a largo della zona di Guimar, dove appunto e'
avvenuto il ritrovamento e piu' volte diversi membri dell' equipaggio sono
scesi a terra aggirandosi, apparentemente senza motivo, in prossimita' degli
scavi. Come traccia e' piuttosto debole ma al momento e' tutto quello che hanno
e, vista la situazione, non possono permettersi di sottovalutare nessun
indizio. Saputo che il veliero salpata l' ancora subito dopo l' episodio del
furto, ha fatto rotta per l' isola di Gran Canaria, i tre amici, aspettando che
il Belli prosegua con il suo lavoro, decidono di andare a cercare l'
imbarcazione. Per fortuna L' australiano e' in grado di pilotare un po' di
tutto e quindi, noleggiato un piccolo aereo, un Cessna C172, iniziano a
sorvolare le possibili zone dell' arcipelago dove essa puo' trovarsi .
17^
Volo : volo VFR dall' aeroporto di Tenerife a quello di gran Canaria dopo il
periplo completo dell' isola. Circa 145
Mn
La
ricerca non da' esito ma vengono a sapere che una imbarcazione simile a quella
che stanno cercando, e' passata al largo di Puerto de Mogan diretta verso l'
isola di Planaria.
18^
Volo : Volo VFR dall' aroporto di Gran Canaria a quello dell' isola Planaria,
dopo un giro completo dell' isola. 205 Mn
Dell'
imbarcazione non c' e traccia ma scesi a terra vengono a sapere che si e'
fermata a Puerto del Rosario per rifornimenti e quindi e' ripartita con
direzione sud.
19^
Volo : Volo VFR dall' aeroporto di Planaria a quello di Tenerife. 146 Mn
Da
ricerche discretamente effettuate da amici di Sarti, risulta che il veliero si
chiama 'Chem' e appartiene ad una societa' con sede a Capo Verde. Probabilmente
e' li' che e' diretta. Giunge il materiale da Lisbona. Fontes e' stato di
parola: si tratta della copia del giornale di bordo del galeone San Felipe. In
esso si legge che la nave salpa da Lima il 12 dicembre del 1596 diretta in
Spagna con una sosta prevista secondo la prassi, presso l' isola di Madeira per
rifornimenti. A bordo i prigionieri sono confinati nella stiva ma vengono
trattati comunque abbastanza bene. Il viaggio e' piuttosto lungo e durante il
tragitto si stabiliscono legami di amicizia fra prigionieri ed equipaggio, con
grande preoccupazione degli ufficiali. Alla fine del mese di gennaio del 1597,
quando il capitano ritiene di essere in prossimita' delle isole Azzorre una
terribile tempesta coinvolge la nave e per quattro giorni tutti coloro che
possono, combattono per affrontare la situazione, equipaggio e prigionieri.
Quando la tempesta si placa, la nave e' ridotta quasi ad un pontone
galleggiante. Tirata su alla bell' e meglio una velatura di fortuna, spinti da
un forte vento e senza la possibilita' di controllare la loro posizione in modo attendibile, causa
il cielo perennemente coperto, gli spagnoli procedono ancora per sei giorni.
Quando finalmente avvistano un ' isola essa si rivela essere El Hierro, detta cosi' perche' all' epoca si
riteneva attraversata dal 'meridiano di ferro' ossia il primo meridiano europeo
che si incrociava venendo dalle Americhe, nell' arcipelago delle Canarie. La
tempesta, con i suoi terribili, venti, aiutata dalle forti correnti oceaniche
relative a quella zona, ha portato la nave circa 200 miglia fuori rotta. Parte
dell' equipaggio considera questo un segno. Non vogliono assolutamente portare
i prigionieri in Spagna. Alcuni marinai, inoltre, durante il viaggio hanno
stretto relazioni sentimentali con alcune donne del gruppo. Gli ufficiali
stessi convengono che senza l' aiuto dei prigionieri la nave sarebbe andata
perduta. Il comandante decide per il momento di procedere alla riparazione del
vascello in un luogo riservato. Si porta sulla costa orientale dell' isola, al
riparo di un' alta scogliera chiamata Roques de la Bonanza e procede con i
lavori. Quando questi sono quasi terminati, durante una notte, i prigionieri e
una buona parte dell' equipaggio scompaiono letteralmente. Non mancano
scialuppe ne' viveri. Ricerche effettuate lungo la costa e nell' interno non
danno alcun risultato. Il comandante Vicencio Ramos, decide con gli uomini
rimasti di fare ritorno a Lima dove riferira' l' accaduto, disposto a subire le
conseguenze dei fatti. Purtroppo nell' agosto nel 1597, quando ha quasi
raggiunto la sua meta,, gli elementi atmosferici si accaniscono di nuovo sulla
nave mandandola a sfasciarsi sugli scogli dell' isola de Los Barbados, dove i
superstiti saranno raccolti dopo qualche mese da Sebastiao Rodriguez Soromenho.
Il contenuto del giornale di bordo quindi corrisponde esattamente con quanto
descritto nei rotoli trovati nella tomba. Il nome dell' imbarcazione che
cercano, Chem, colpisce i nostri amici, infatti si tratta del nome con il quale
gli aztechi indicavano le loro imbarcazioni. Decidono di seguire la pista della
nave e quindi partono per Capo Verde utilizzando i mezzi messi a disposizione
da una societa' di trasporti del luogo il cui rappresentante ha fatto amicizia
con loro, e che copre la tratta interessata, seppure con un itinerario legato a
motivi commerciali.
20^ Volo
: Tenerife – Laayoun
21^
Volo : Laayoun – Tazadit
Mentre
attendono di imbarcarsi per Nouarott, il prossimo scalo nel loro viaggio, il
Belli racconta il seguito della storia ricavata dai documenti. Durante la sosta presso l' isola di El
Hierro, nel corso dei viaggi a terra destinati a procurare viveri e acqua, i
prigionieri vengono in contatto con un gruppo di nativi. Questi sono un gruppo
di discendenti degli abitanti dell' isola, i 'Bimbaches', che a loro volta
appartengono ai sopravvissuti del popolo dei Guanci che abitava in origine
tutto l' arcipelago. Essi costituiscono una sorta di resistenza al potere degli
spagnoli che governano la zona con severita'. Fanno parte del movimento anche
diversi spagnoli che non accettano i metodi duri dei loro connazionali. Il
gruppo incontrato si dichiara disposto ad aiutare i prigionieri e la parte di equipaggio
che li appoggia. Cosi' viene organizzata la fuga nel corso di una notte.
Approfittando di una veloce imbarcazione il gruppo viene trasferito sull' isola
di Tenerife, sulla quale il movimento ha una serie di basi sicure. La base
principale si trova nel centro dell' isola, alle falde del vulcano Teide. Si
tratta di una zona particolarmente inospitale, circondata da fumarole e pozze
di fango bollente dove raramente si avventura qualcuno. All' inizio del 1598,
il gruppo viene trasferito nella zona di Guimar, a est, dove la vita e' piu'
confortevole. Fino alla fine del XV secolo, prima dell' arrivo degli spagnoli
la zona era stata la residenza di parecchi re di Tenerife, detti 'mencheys'.
Nella zona sorgono delle antiche piramidi, sotto le quali sono ricavate delle
ampie caverne abitabili e che, opportunamente organizzate offrono un naturale e
confortevole rifugio. La comunita' e' cresciuta e inizia un periodo di vita
serena ma anche prudente, essendo ancora vivo nei sopravvissuti il ricordo dei
fatti della laguna Hacacina. Gli spagnoli concentrati su quella che era la
capitale dell' isola in quel tempo, porto Guarachico, nella zona nordovest, non
danno fastidi. K'Ininch Janaab Pakal ha
trovato una nuova compagna, una nativa dell' isola, di nome Nale. La comunita'
non dimentica mai di possedere un capitale che va protetto per la sua unicita'.
Entrano in contatto con vari gruppi che per diversi motivi non hanno gli
spagnoli in simpatia. Fra gli altri c'e' un popolo di abili navigatori
originari di Capo Verde che cerca di convincere il gruppo a spostarsi in quell'
arcipelago poiche' la vita e' piu' semplice e tranquilla. Infatti a Tenerife
sono frequenti le minacce. Nel 1599 i
marocchini che hanno invaso l' isola di Lanzarote, tentano uno sbarco su
Tenerife ma vengono fortunatamente ricacciati in mare. Un anno dopo ci provano
gli olandesi che pero' alla fine preferiscono attaccare e conquistare l' isola
di Las Palmas. E le 'visite' degli inglesi non mancano. La situazione comunque
precipita nel maggio del 1604, quando un grosso proprietario terriero locale,
Patricio Suarez, rivendica la proprieta' di tutta la zona circostante le
piramidi. Nascono quindi attriti e scaramucce sempre piu' violente fra gli
spagnoli ed il gruppo che viene erroneamente scambiato per un insediamento di
nativi locali. Durante uno di questi scontri viene ferito gravemente K'Ininch Janaab Pakal. Malgrado le cure dopo
poco, nel febbraio del 1605, egli muore. Distrutta dal dolore, a distanza di
pochi giorni, lo segue anche la sua fedele compagna. I superstiti decidono di
seppellirli con tutti gli onori che si tributano ad un capo e alla sua donna.
Prima pero' essi devono essere vendicati. Cosi' nella notte del 12 marzo del
1605, un gruppo di ardimentosi, prende d' assalto la villa di Patricio Suarez,
uccidendolo nel sonno assieme a tutti coloro che erano nella costruzione.
Procedono alla sepoltura del loro capo con una importante cerimonia.
Considerano il defunto come l' ultimo
dei 'mencheys' dell' isola e come tale tributano a lui e alla sua sposa
onori senza pari. Sigillano e rendono irraggiungibile l' apertura della caverna
che funge da tomba e poi, poiche' l' uccisione del proprietario terriero e'
stato un passo estremamente grave e dara' di certo luogo a tremende
rappresaglie a breve termine, il gruppo decide di approfittare dell' offerta
della popolazione di Capo Verde che ha offerto ospitalita' nel loro arcipelago.
Qui termina la storia narrata dai documenti ritrovati. Se c' e' un seguito
forse potranno svelarlo ritrovando il Chem. Purtroppo un nuovo colpo di scena
si manifesta al momento dell' imbarco. Belli e tutti i documenti che aveva con
se' sono spariti. Ora veramente non hanno piu' in mano nulla. Kelly e'
furibondo perche' dichiara che non si e' accorto di niente. Ora piu' che mai e'
importante trovare il veliero. Decidono di continuare il loro viaggio perche'
ormai non hanno piu' nulla da perdere.
22^
Volo : Tazadit – Nouarott Jet
23^
Volo : Nouarott – Praia
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Conclusione ***
Sesto capitolo Conclusione
6^ Capitolo
Conclusione ( o no?)
Giunti
a Praia, i tre non perdono tempo. E' chiaro, a questo punto, che qualcuno non
vuole che le indagini vadano piu' avanti di cosi' e sono molto preoccupati per
le persone scomparse. Prima Benedickt e poi Belli. Occorre non perdere tempo.
Se hanno visto giusto il Chem e' ormeggiato in qualche porticciolo di una delle
isole dell' arcipelago, o nella zona di 'Ballavento island' o 'Sotovento
island'. Noleggiano un piccolo aereo con cui poter portare avanti le ricerche.
Volo
n 24 - VFR
Praia
– Maio, costa sud e est - Boavista costa
est – Sal, giro isola e atterraggio nel suo aeroporto (GVAC)
Volo
n 25 - VFR
Sal –
Costa occidentale Boa Vista – Costa occidentale Maio - Costa occidentale
Saotiago – Atterraggio aeroporto Saotiago (GVFM)
Volo
n 26 - VFR
Praia
– Costa sud Fogo – Costa sud e giro isola Brava – Costa nord Fogo – Praia
Volo
n 27 - VFR
Praia
– Giro completo isola Sao Nicolau – atterraggio aeroporto isola medesima (GVSN)
Volo
n 28 - VFR
Preguicha
– Santa Luzia costa est – Sao Vicente, costa est – Santo Antao, giro e ritorno
a Sao Vicente (GVSV) - La Chem e qui.
Tornano
verso l' albergo per la notte. Sono di cattivo umore. Il tempo si e' guastato,
piove e fa freddo. Sono stato costretti ad indossare delle pesanti giacche a
vento che sono state prestate loro in aeroporto. Il giorno seguente proveranno
ad andare a bordo per cercare di sapere qualche cosa. Prima di raggiungere la
loro meta, vengono pero' prelevati e condotti quasi a forza, a bordo del Chem
che salpa immediatamente. Rinchiusi in una cabina sottocoperta senza oblo',
attendono diverse ore di sapere cosa li aspetta mentre la nave continua la sua
navigazione. Vengono portati a terra di notte e al buio, senza avere la piu'
pallida idea di dove si trovino e di quale distanza possano aver percorso..
Fatti entrare in una grande caverna naturale si trovano al cospetto di un
personaggio apparentemente molto importante. Questi si presenta come il capo
delle persone che stanno cercando. Aggiunge
che nel corso delle loro ricerche
hanno scoperto dei fatti importanti e si sono avvicinati un po' troppo alla
realta'. Racconta loro il 'pezzo'
mancante della storia :
“Costretti
a fuggire da Tenerife, si rifugiarono dapprima a Santa Luzia, all' epoca
praticamente deserta ma dalle risorse estremamente ridotte, e in seguito a Sao
Vicente, troppo piccola per interessare eventuali imprenditori agricoli ma
perfetta per una piccola comunita' come la loro. Purtroppo nel 1838 gli inglesi
decidono di installarvi un deposito di carbone destinato a rifornire le navi
che attraversano l' Atlantico. Il personale che giunge sull' isola per iniziare
i lavori, incontrando questi strani abitanti, comincia a fare parecchie domande
per cui il gruppo decide di sparire anche da li'. D'altronde e' un pezzo che
temendo un evento del genere hanno preparato una sede che puo' accoglierli. E
cosi' di nuovo, nel giro di pochi giorni, spariscono e raggiungono quello che
e' tuttora la loro casa. Ma ora sono di nuovo minacciati, il tesoro che
custodiscono, e le conoscenze che proteggono che non possono essere ancora
divulgate. I recenti fatti li hanno
convinti a prendere un' importante decisione circa una nuova meta ove recarsi”.
Vengono
portati nel locale Benedickt e Belli. Sono stati trattati bene e sono stati
solo interrogati e privati di tutta la documentazione e dei reperti che
possedevano. Saranno lasciati andare tutti tranquillamente. Ormai non hanno in
mano piu' nulla per provare la loro storia e la stessa nave su cui si trovano,
fra poche ore non sara' piu' rintracciabile. A questo punto pero' Benedickt fa
una sconcertante dichiarazione. Durante il periodo in cui e' stato 'ospite' dei
suoi rapitori, non solo e' stato trattato molto bene, ma ha avuto accesso a
gran parte del materiale scientifico che essi proteggono. Si tratta di qualcosa
di sconvolgente e conviene che esso non deva , per ora, essere divulgato. Gli
e' stata inoltre concessa la possibilita' di restare per approfondire i suoi
studi, naturalmente a patto di non lasciare piu' la comunita' di cui entrera' a
far prte a tutti gli effetti. Egli, ormai vecchio, non si aspettava di concludere
piu' granche' ed ora non se la sente di rifiutare l' offerta che gli e' stata
fatta. Saluta i suoi amici di avventura, seppur breve, e li abbraccia augurando
loro buona fortuna. Abbracciando Salemi
, gli fa scivolare sotto la giacca a vento qualcosa e gli sussurra : "Un
regalo per voi". Bendati, vengono ricondotti a terra da un piccolo
battello dopo un tragitto discretamente lungo. Sarti e Salemi sono un po'
delusi e Kelly e' amareggiato per non aver saputo fronteggiare la situazione. Belli
e' invece piuttosto soddisfatto per le conoscenze acquisite nel campo dei
linguaggi precolombiani. Solo, tornato in albergo, Salemi ha il coraggio di
guardare il voluminoso oggetto che il suo vecchio collega gli ha 'passato'.
Incredibile! Si tratta di un grosso quipo, con molte cordicelle colorate e
addirittura targhette su cui sono raffigurati i 'glifi' (ossia i simboli)
collegati ad antichi insediamenti in Messico e in Peru'. L' archeologo capisce
che certamente il vecchio professore ha voluto aiutarlo nella ricerca, comunicandogli
qualcosa con quel particolare oggetto, anche se non ha idea del suo significato.
Assienme al Belli prende l' incarico di studiare e decifrare il reperto. Dopo
due mesi, circa, si rifanno vivi con Sarti. Cio' che hanno desunto dal quipu e'
incredibile ed e' strettamente collegato con la precedente ricerca. Decidono di
ripartire. Questa volta la loro avventura inizia dal Messico! Sarti pero',
avuta l' esperienza del viaggio precedente, sa che l' iniziativa non e' priva
di pericoli e quindi prende la decisione di far avere il suo diario ad un amico
fidato, in caso qualcosa non fosse andata per il verso giusto.
Qui'
finisce il diario del mio amico Sarti. Sono molto perplesso perche' mi sembra
tutto estremamente assurdo. Nel diario ci sono pero' testimonianze dei vari
spostamenti (alcuni biglietti aerei, ricevute di alberghi, mappe di luoghi
visitati), un pezzetto di quipo che il mio amico avra' di certo raccolto
durante la sua avventura e poi c' e' quell'assegno estremamente generoso che
Sarti non mi avrebbe spedito se non fosse stato importante. Ora come ora non so
che fare. Non so nemmeno se sono adatto ad affrontare una ricerca di questo
genere. Prometto comunque che ci pensero'.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=793034
|