Twins

di Tods
(/viewuser.php?uid=131523)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Mi cacciano per l'ennesima volta ***
Capitolo 2: *** Cap.2 L'estate peggiore della mia intera esistenza ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Un caloroso, pardon, infuocato, benvenuto alla Yancy. ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Faccio conoscenza con un attrattore di calamità di livelli preoccupanti. ***
Capitolo 5: *** Cap.5 La mia vita rischia di diventare decente ***



Capitolo 1
*** Cap.1 Mi cacciano per l'ennesima volta ***


Cap. 1

Mi cacciano per l'ennesima volta.

"Cattiva condotta...bla bla bla...distruzione di materiale scolastico bla bla bla...comportamenti violenti...aspetta un momento, ..comportamenti violenti?"
Stavo contemplando ormai da ore la lettera di espulsione dal collegio che stavo frequentando. Mi era arrivata proprio quel pomeriggio, dopo che per puro caso, nell'ora di chimica la mia soluzione aveva fatto un BOOM pazzesco danneggiando, anzi pardon, distruggendo l'intera aula.
Il fatto è che non era stata colpa mia. Erano le istruzioni della prof che erano poco chiare insomma: ONN GGINAUGREE FSOFAOT...per voi che significa? Sì, lo ammetto, sono dislessica, quindi?
Non è mica colpa mia. Era lei che doveva scrivere più chiaramente. Inutile cercare di spiegarlo al preside. 
Mi aveva guardato severo, e aveva borbottato qualcosa come "siamo stati fintroppo accondiscendenti" e " non fai altro che combinare un disastro dietro l'altro". Non mi aveva chiesto niente. Sembrava che non ce ne fosse bisogno. Ero solo una stupida bambina, pardon, una stupida bambina attrattrice di calamità. Mi aveva spedito nella camerata, dicendomi di aspettare una lettera.
Era arrivata due ore dopo assieme a tutte le mie compagne, che mi guardavano astiose. Avevo intuito subito che era successo l'inevitabile.
La mia vicina di letto aveva l'aria felice, mentre mi porgeva la lettera, ma felice in maniera strana, cattiva
Poco dopo erano andate tutte in cortile a spettegolare, lasciandomi sola.
Avevo aperto la lettera e il contenuto non mi aveva affatto stupito. ESPULSIONE.
Le lettere cominciarono a ballare anche sul foglio che stavo leggendo. Strizzai gli occhi e mi concentrai di più.
"...perciò ci vediamo costretti ad espellere bla bla bla...IMMEDIATAMENTE?!"
Cavolo, non era mai successo. Eppure di esperienza ne avevo parecchia. Ero stata cacciata da ben cinque scuole diverse. Una volta avevo mandato in tilt il circuito elettrico della scuola, un'altra volta ancora avevo fatto impazzire una maestra. Ne avevo di esperienza, eppure mai nessuna scuola non mi aveva nemmeno permesso di finire l'anno. 
Mancava un mese ancora, cavolo. E io non avevo nessunissima voglia di passarlo in orfanotrofio.
Sì, orfanotrofio. Voilà! Stupiti? Non credo.
Mi chiamo Elena Davis. Davis non è il mio cognome. E' il cognome di quella svitata che mi ha trovato, la direttrice di un orfanotrofio.
Come faccio a sapere che non è mia madre? Be' l'ha messo in chiaro più di una volta, spiegandomi per filo e per segno che "MI-AVEVANO-ABBANDONATO-NON-AVEVO-NESSUNO-AL-MONDO-NESSUNO-MAI-MI-AVREBBE-ADOTTATO".
Per questo non mi sono mai stupita che cercasse di sabotare tutti i miei incontri con possibili genitori.
Quando avevo cinque anni disse che avevo una malattia incurabile, a sette che ero posseduta dal demonio. A otto mi avevano sbattuta in collegio perchè "davo troppi problemi".
Da quel momento però, si sono accorte che avrebbero fatto meglio a smollarmi a qualcuno, visto ciò che combinavo a scuola.
Ma ormai era troppo tardi no?
Chi la vuole una bambina di 11 anni, dislessica, iperattiva e che era stata bollata da ben cinque, pardon, sei scuole come CASO DIFFICILE?
Nessuno, ecco chi. Così avrebbero dovuto tenermi fino ai 18 anni. Poi mi avrebbero sbattuta in mezzo a una strada. Finalmente. Credo che sarei stata meglio tutti questi anni, a vivere sotto un ponte.
Sarei potuta scappare, questo sì, ma...come potevo perdermi la faccia disperata di Miss Davis quando avrebbe dovuto spedirmi in un collegio di lusso che le sarebbe costato praticamente in 99% dei soldi dell'orfanotrofio?

Come al solito, le cose non andarono secondo i miei piani.
La Davis l'aveva trovata un'altra scuola. Una scuola "per quelli difficili come me".
La Yancy Academy.




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cap.2 L'estate peggiore della mia intera esistenza ***


Cap.2 L'estate peggiore della mia intera esistenza

L'orfanotrofio Mc Crips era la cosa più simile ad una casa che avessi, ma stare lì non mi faceva sentire affatto meglio, anzi. Mi faceva solo ricordare le cose peggiori della mia infanzia.
Tipo quella volta che un bambio mi aveva detto che ero una "ritardata" e lo avevo picchiato a sangue. O quella volta che due ragazzine mi avevano indicata ridacchiando e le avevo picchiate a sangue...o quell'altra volta ancora che uno dei ragazzi più grandi aveva detto che chi mi aveva abbandonato aveva fatto bene ed io...be'. Potete ben immaginare cosa avevo fatto.
Ma ehi. Non giudicatemi. Potrei sembrare violenta ma, lo giuro, non lo sono. 
E' solo che ogni insulto, ogni occhiatina maliziosa, aveva lo straordinario potere di farmi incazzare. Non in maniera normale, tipo quando qualcuno ti chiama "stupido". No. Aveva lo stesso effetto di uno schiaffo in piena faccia. 
Io cercavo di trattenermi. A volte ci riuscivo, stringendo appena un po' i denti, altre volte no e be'...
Ma non è di questo che stavo parlando.

Il giorno dopo che mi arrivò la lettera di espulsione arrivò anche quella di congedo che mi "invitava a fare i bagagli il prima possibile e tornare a casa entro due giorni".
Raccimolai le mie poche cose, le infilai in valigia e andai via quel giorno stesso. Rimasi ad aspettare la signorina Davis fuori da i cancelli per più di due ore.  Avrei dovuto aspettarmelo, ma m'irritai comunque. Così quando arrivò, il mio nervosismo non fece altro che rallegrarla.
-Tutto a posto cara. Tutto a posto. La Yancy ti ha accettata.-disse sorridendo.-Stranamente.
Aveva un modo di parlarmi, di chiamarmi cara, e tesoro, e di trattarmi gentilmente davvero inquietante. Non c'era un filo di affetto nella sua voce. Sembrava che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a ridere. Come se tutto quello che diceva fosse ridicolo. E in effetti lo era. Talmente ridicolo che mi faceva prudere le mani.
Quando tornai a casa  le cose non migliorarono affatto. C'era qualche nuovo arrivato, ma non potevo nemmeno sperare che potesse diventarmi amico. Era come se mi portassi addosso un cartello luminoso con su scritto: "RITARDATA MENTALE" .
Gli altri ragazzi avevano gli stessi brutti musi, le stesse espressioni crudeli. Non era cambiato niente. Come avevo anche solo pensato che avrebbero potuto cambiare? C'era ancora una netta linea di separazione tra me e gli altri
Perfetto. Davvero perfetto, non c'è che dire. 
Chiamatela intuizione, chiamatela preveggenza, ma ero più che certa che quell'estate sarebbe stata terrificante.

Avete presente quando ho detto che le cose non vanno mai come avevo previsto? Ecco. Questa era decisamente ciò che si chiama: "L'eccezione che conferma la regola."
Avevo ricordi davvero brutti delle mie estati al McCrips. Ma per quanto abbia cercato di scavare a fondo, non credo che ci sia mai stata un'estate peggiore di quella.
Passavo le notti in bianco, tormentata da sogni mostruosi dove un'insegnante aggrediva un ragazzo,qualcuno mozzava la testa a qualcosa,  e un gigantesco mostro, sì, quello con la testa da toro, mi rincorreva.  La cosa più strana però, non erano i mostri in sè per sè, ma il fatto che quei sogni mi sembrassero così...reali. Mi svegliavo ogni notte di soprassalto, ansimando, con la fronte imperlata di sudore. Credo di aver urlato un paio di volte, alimentando ancora di più il sospetto che io fossi una psicopatica. 
Durante il giorno invece, me ne stavo chiusa nella camerata a disegnare. Dopo sole tre settimane avevo riempito il mio blocchetto di schizzi. C'era uno di quei così lì con la testa da toro, il Minotauro(credo si chiami così), una specie di uccellaccio con la faccia umana e pagine e pagine di volti. Sempre lo stesso. Sempre lo stesso inquietante volto. 
Forse stavo impazzendo davvero. Eppure ne ero certa. Io quel volto lo avevo già visto.


Noticina
Grazie a tutti quelli che mi hanno recensita. Un abbraccio. Spero vi piaccia! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cap.3 Un caloroso, pardon, infuocato, benvenuto alla Yancy. ***


Cap.3 Un caloroso, pardon, infuocato, benvenuto alla Yancy.

Il mio primo giorno alla Yancy fu un vero disastro. Sembrava che tutto stesse andando alla perfezione. Nessuno sembrava aver ancora letto l'insegna luminosa che aleggiava costantemente sulla mia testa, e tutti mi avevano sorriso. Qualcuno mi aveva perfino rivolto la parola. Poi come al solito avevo rovinato tutto. Senza volerlo innescai l'allarme anti-incendio, e dal nulla, un enorme estintore rosso sangue colpì in testa il mio professore. Ovviamente lo aveva ucciso.
Ah Ah Ah. Scherzavo. Dicevo così, giusto per.
Comunque, per come è andata in realtà avrei preferito finire dentro per omicido. 
Già. Infondo sarebbe stato meglio.
La vigilia del mio primo giorno alla Yancy, cercai di smettere di pensare ai sogni assurdi che facevo e preparai la mia minuscola valigia.
Dopo averci infilato malamente tutti i miei vestiti stravecchi e le mie uniche scarpe di ricambio, cedetti alla tentazione e ci ficcai anche tutti i miei taccuini. Qualcosa mi diceva che mi sarebbero tornati utili. Qualcuno quella notte, (ne sono sicura, NON SONO PAZZA!) mi aveva sussurrato: "Ciò che vedi è reale"
Ed io come una povera idiota, pardon, come una povera idiota attrattrice di calamità, ci avevo creduto. 
Ma reale...reale quanto? Reale tanto che anche in quell'esatto istante il Minotauro in persona avrebbe potuto rapirmi e uccidermi? 
Era troppo assurdo per crederci davvero. Eppure..eppure...avete presente quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, quella che ti assale quando hai un brutto presentimento? Ecco. Stavo avendo un attacco acuto di quella roba lì.
Cercai comunque di non preoccuparmi troppo, e occupai il resto della giornata a disegnare la piccola parte di paesaggio che si intravedeva dalle camerate: il cortile annesso all'orfanotrofio, dove la maggior parte dei ragazzi sostavano annoiati, decine e decine di squallidi edifici, e più in là, molto, molto, mooolto più un là si intravedeva il mare.  
Avevo dei ricordi stupendi del mare. Mi ci avevano portato qualche volta, quando ero piuttosto piccola. Ricordavo perfettamente di aver spaventato a morte Miss Davis restando sott'acqua per più di un quarto d'ora. Ero risalita solo a causa delle sue grida perforanti. Così forti e irose che avevano rotto pure la pace sottomarina. Credo abbia avuto un attacco cardiaco, o qualcosa del genere. So solo che dopo ciò che era successo le gite al mare erano state annullate, rendendo gli altri orfani ancora più restii nei miei confronti.
La fine dei pomeriggi estivi al mare però, mi aveva rattristato più degli altri. Non so spiegare perchè. E' solo che, al contrario di ciò che succedeva in qualsiasi altro posto lì mi sentivo accettata, a casa. Ed era proprio nelle giornate come quella che mi mancava di più quella sensazione.
Rimandai il momento di andare a letto più che potei, con la scusa di dover finire il mio disegno (che in realtà avevo completato da ore).
Quando anche l'ultimo lumino si spense restai a conteplare l'oscurità seduta sul mio letto, guardando di sbieco la finestrella sulla parete difronte a me. Sospirai.
Mi infilai nel letto con rapidità impressionante. Il cuore mi martellava così forte che riuscivo quasi a sentirne il rumore.
Concentrai tutte le energie positive su di me(Sì, era decisamente un momento di follia.)respirai a fondo, e cercai con tutta me stessa di non sognare, quella notte. 
Lascio immaginare a voi com'è andata.

Ero in un'auto. Una vecchia Camaro scolorita. Accanto a me c'era qualcosa. Qualcosa che puzzava tremendamente di animale da fattoria. 
-Dobbiamo fare in fretta! Dobbiamo arrivare al campo il prima possibile!-strillava.
-Campo? Ehm...mi sono per caso persa qualcosa?-dicevo io, disorientata.
Il ragazzo si era girato verso di me, e mi ero persa per un istante nei suoi occhi.
-Il Campo Mezzosangue.-aveva detto, e in quell'esatto istante il Minotauro, (Non uno di quelli piccoli, ma nemmeno altezza d'uomo. Era un Vero Minotauro Gigante) ci aveva assaliti, sventrando la Camaro. 

Nel momento esatto in cui avevo toccato terra, sicuramente rompendomi tutte le ossa, mi ero ritrovata nel mio solito letto, in un bagno di sudore. 
Il cielo era ancora piuttosto scuro, ma le luci nella camerata erano tutte accese. Che cavolo stava succedendo?
Osservai le facce truci delle mie compagne.
-Almeno tappati la bocca stramboide!!-mi disse una, quasi certamente Violet.
-Già! Non vediamo l'ora che tu te ne vada. Non fai altro che fare danni!-doveva essere Elise.
-Sì! Non fai altro che fare danni.-Testa di gallina, testa di gallina...vediamo...quasi di sicuro Dominique.
Se non fosse stata notte fonda, se non fossi stata stanca morta, se non avessi appena fatto un incubo, probabilmente le avrei picchiate a sangue. Fortunatamente per loro ero abbastanza intontita da lasciar correre.
Mi girai dall'altra parte, chiusi gli occhi e sprofondai in un sonno senza sogni.

La Yancy non era così male. Ovviamente Miss Davis mi aveva fatto arrivare con un allucinante ritardo di due ore, ma non era così male.
Infondo nessuno mi conosceva. Speravo davvero di trovare qualcuno, magari anche analfabeta, o dislessico come me, incapace di leggere l'insegna luminosa "RITARDATA MENTALE". Ne avevo bisogno sul serio.
Quando entrai in classe, tuttavia, tutte le faccie che vidi mi sembravano insulse e antipatiche. 
-C...ciao.-Mormorai imbarazzata.
-AH! Un'altra nuova arrivata, lo sapevo!-Trillò una ragazza dai ricci capelli rossi, con le lentiggini e i denti storti. A colpo d'occhio, mi era sembrata la più insopportabile di tutti. Momento di riflessione... non sbagliavo.
-Sono Elena, Elena Davis.-puntualizzai.
-Ah Ah AH! COME SE ME NE IMPORTASSE QUALCOSA!-trillò ancora.
Decisi di lasciarla perdere e mi diressi verso una ragazza più anonima, con i capelli scuri e gli occhi nocciola.
-E' uhm, libero?
Lei annuì, persa nel suo Personale Mondo Parallelo.
-Ahahah PERCY! Leggi un po' qua! Dì desossiribonucleico! Ahahah!-un gruppo di ragazzi, capeggiati dalla Rossa, stava insultando un ragazzo che sedeva di spalle.
-EEehm! Ragazzi! Basta, dai! Lasciate Percy in pace...-disse un ragazzo riccissimo con un principio d'acne. Aveva un non so che di familiare...
-Ahahaha! Percyy! Percyyy  poveretto...dì la verità non ti hanno nemmeno insegnato a leggere vero?-mi sentii punta nel vivo.
Mi chiesi dove fossero gli insegnanti in situazioni del genere. Non sapendomi dare risposta, pensai che fosse meglio così, e mi preparai ad un bel pestaggio in piena regola. Ma evidentemente "Percy" voleva precedermi.
-PIANTATELA!-gridò,girandosi di scatto.
Rimasi pietrificata.
Era lui. Lui. 
Il ragazzo che aveva sconvolto i miei sogni, rese tremende le mie notti....oddio suona proprio male, vero?
Non so se avevo perseguitato "Percy" quanto lui aveva perseguitato me, ma dovevo aver provocato qualcosa in lui, perchè per un po' non disse nulla.
Qualcosa nel suo viso mi inquietava. Mi ero sempre vantata di avere degli occhi unici. I suoi non erano più belli, anzi. il problema era proprio quello. Erano identici ai miei.
E quando dico identici non mi riferisco solo al colore, che tanto per la cronaca non avevao comunque mai visto a nessun altro, ma intendo proprio identici. Era come guardarsi allo specchio.
-Aaah! La fidanzatina di Perrccyy!!-strillò la Rossa.
Presi un graaande respiro. Sorrisi, e caricai quello che forse è stato il pugno più potente della storia.
La Rossa cadde per terra strillando. Dovevo averle preso il naso perchè c'era un bel po' di sangue.
Quando si alzò, partì alla carica mordendo tutto ciò che le capitava a tiro. Credo che sia stato più o meno in quel momento che mi ha sbattuta contro il pulsante dell'Allarme Incendio.
'Sta volta non scherzo, davvero.
Iniziò a cadere una pioggerellina fitta fitta, che ci inzuppò fino all'osso e , vincendo il Premio Tempismo dell'Anno, il professore si decise ad entrare.
Quello che trovò non era molto difficile da frantendere.
Me, e "Percy"Zuppi fino all'osso che pestavamo la Rossa e qualche altro stupido che cercava di fermarci.
-Sono i ragazzi nuovi! AIUTO! -strillò un ometto.

E così, battendo tutti i record battibili, sono arrivata nell'ufficio del preside il primo giorno di scuola. 


Noticina!
Saaalve! Questo capitolo è più lungo rispetto agli altri. Spero siate soddisfatti!!
P.s. so che potrebbero esserci storie simili, ma sappiate che io sono qui da pochissimo, e questa storia l'ho pensata proprio mentre leggevo i Meravigliosi Libri quindi chiedo perdono in anticipo per la banalità della trama v-v

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cap.4 Faccio conoscenza con un attrattore di calamità di livelli preoccupanti. ***



Cap.4 Faccio conoscenza con un attrattore di calamità di livelli preoccupanti.
 
Sedevo scomposta sulla poltroncina di vera pelle sintetica dell'ufficio del Beneamato Preside Vattelapesca, mentre quest'ultimo, con un'infinità di giri di parole, cercava di comunicarci quello che già sapevo dal principio.
Eravamo espulsi. Cioè, il preside, era "desolato" e perciò, a patto di non combinare altri disastri avrebbe "clementemente" chiuso un occhio su tutta la faccenda della Rossa, che scoprii chiamarsi Nancy Bobofit.
Bobofit. Mi ricordava qualcosa di gonfio, rosso e molliccio. Be', decisamente l'identikit di Nancy. 
"Percy" sedeva accanto a me, con l'aria di uno che ha visto quella scena così tante volte che ormai potrebbe addirittura espellersi da solo.
Qualcosa della serie: "Sì caro preside, lo so. Depolo...depolr..depolorevole da parte mia! Io mi boccerei all'istante!" Risi immaginando la scena.
Il preside Vattelapesca diventò verde di rabbia e ci cacciò fuori dall'ufficio urlando qualcosa tipo:" E' LA VOSTRA ULTIMA POSSIBILITA'!"  e poi qualcosa riguardo al fatto che le persone dislessiche stavano causando sin troppi guai alla sua scuola.
La segretaria, un'unticcia donna di mezza età che doveva chiamarsi Mrs. Meyer, o forse Meiser, o Mrs. MoltoNoiosa, ci fece accomodare sulle panchette di vera finta plastica nel corridoio, in attesa del termine delle lezioni.
"Percy" era molto silenzioso. Forse era timido. Io ero timida? No. Affatto.
Allora perchè non dicevo niente? Percy era come me. Be', dislessia a parte lo sentivo stranamente vicino, come se lo conoscessi da sempre. Ma sembrava deciso a non aprire bocca, così per non rovinare la magica atmosfera che si era creata tra noi, stetti zitta anche io.
Tuttavia non potei fare a meno di fissarlo a lungo. Percy mi somigliava anche fisicamente. Ecco, anche escludendo gli occhi, che erano un particolare a dir poco inquietante, rimaneva tutto il resto. La carnagione, il colore dei capelli, aveva anche il mio stesso vizio di rosicchiarsi l'interno della guancia quando era nervoso. Lo avevo osservato a lungo, e sapevo che anche lui aveva osservato me.
Perciò rimasi stupita quando mi disse:-Scusa.
-Eh?-fu la mia risposta.
Percy mi guardò, continuando a rosicchiarsi la guancia:-Scusa perchè sono un disastro! E' tipo la quinta volta che mi succide, ed ora per colpa mia è successo anche a te. 
Era arrossito. Così continuai:
-Be', per me è la sesta.Uhm. No aspetta. Settima. Sì, sono proprio un disastro, lo so! 
Percy rise.
-Davvero?
-Tu che dici? Io non sono come le altre! E non sono nemmeno come Nancy! Ehm...anche se a dire il vero quando mi arrabbio potrei sembrare...-mi vergognavo troppo per provare a pensare ad un solo aggettivo che potesse descrivere bene il mio stato d'animo ogni volta che venivo derisa. Arrabbiata, Aggressiva..
-...indemoniata?
-Vada per inde...aspetta. Inde-mo-nia-ta!
Percy rimase interdetto, come se non si aspettasse quella risposta. Per un attimo parve soprappensiero, poi fu come se avesse completato un puzzle, come se avesse finalmente capito una cosa che gli sfuggiva.
-Dimmi una cosa uhm..?
-Elena.
-Dimmi una cosa, Elena. Perchè mi hai ehm...aiutato?
Ecco. Domanda di riserva? Aiuto del pubblico? Questa era difficile. Come al solito entrai nel panico.
-E' perchè anche tu sei dislessica?
Ecco. Ecco di nuovo, per meglio dire. Mi sentii improvvisamente nuda, esposta, vulnerabile. La cosa non mi piaceva affatto! Okay, era pur sempre Percy, e cominciavo a chiedermi come mai non se ne fosse accorto prima ma sentirselo dire era tutt'altra cosa. Suonava male. Annuii a stento.
Percy rimase in silenzio per un po'.
-Se per caso ti va di compatirmi ti basti sapere che sono orfana, vengo maltrattata dalla mia pseudo-forse-nonsocosa-tutrice e umiliata da tutte le altre orfane.-come al solito mi accorsi dopo di quello che avevo detto. Arrossii fino alla punta dei piedi e mi morsi la lingua. Percy sicuramente si era fatto un idea sbagliata?/giusta?/strana? di me. Sicuramente gli ero sembrata una vera pazza. 
Pazza!
Ed invece disse:-Oh, forte. Io non ho mai conosciuto mio padre, e mia madre, che tra parentesi è tipo la persona migliore del mondo ha sposato un certo Gabe. Non hai idea di quanto puzzi...
E si era lanciato in una spassionata descrizione della sua vita quotidiana. Aveva riso e scherzato con me di Gabe, e poi mi aveva parlato di sua madre.
Lo invidiavo. Sally, (si chiamava così), doveva essere la madre migliore del mondo. 
Mi era venuta voglia di avere una mamma.
Mi era venuta voglia di mangiare dolci azzurri.
Mi era venuta persino venuta voglia di raccontare di me.
Così parlammo, parlammo a lungo, parlammo così tanto che alla fine non c'era cosa che Percy non sapesse di me.
Sapeva tutto. Eccetto una cosa.
-Percy...so che ora crederai che io sia pazza.
(Se non lo credi già!)
-Ora ho capito perchè hai un volto così familiare. Io ti ho già visto. Nei miei sogni.
 
P.s.
Era da molto che non scrivevo, sono un po' arruginita! Perdonate gli eventuali errori! 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cap.5 La mia vita rischia di diventare decente ***


Cap.5 La mia vita rischia di diventare decente

Oh,sì. Chiunque altro sarebbe scappato via a gambe levate urlando qualcosa tipo: "Stà lontano da me piccolo demonio!" Oh,sì. Era già successo. Una volta o due. Forse di più. Oh, ma non è questo il punto.
Il punto è che Percy non lo fece. Okay, lo ammetto. Io, lo avrei fatto. Ecco, l'ho detto. Se fossi stata al suo posto mi sarei alzata lentamente e poi sarei corsa il più lontano possibile da lui. Da quel de-ce-re-bra-to. Dio, ma perchè esistono parole così difficili?
Che dicevo, ah sì, giusto! Percy non lo fece. Sì,vabbè, mi guardò un po' storto, ma io ero dannatamente seria,cavolo. Dovette accorgersene perchè disse una cosa tipo:
-Sul serio?
La mia faccia doveva essere davvero spaventosa perchè divenne grave anche se non gli risposi.
-E' strano..non credi?-sussurrò.
Oh, già. Strano
-Percy, non ha il minimo senso. Io non ti ho mai visto ehm...davvero...prima di oggi. Come cavolo sei finito nella mia testa?
Già. Ero proprio una pazza scatenata. Mi chiedevo costantemente perchè diavolo Percy restasse lì impalato a guardarmi. Volevo gridargli contro: MA PER CASO TI SEI ACCORTO DI QUELLO CHE TI HO DETTO?
Ma per una santissima volta la mia boccaccia rimase chiusa.
-Ehm. Elena. Lo so. E' assurdo, no? Ma sai anche cos'è assurdo?
Oh. Domande retoriche? A trabocchetto? Per favore, questo no! 
-Ecco...-era diventato rosso. Rosso sul serio. Sospirò.-Ti prego, so che probabilmente ti sembrerà una domanda idiota, e che mi smentirai. Ma non ti sembra ecco, assurdo, il fatto che noi ehm, ci...somigliamo?
OH,Sì!
Per la prima volta nella mia vita, mi sembrò di non aver pensato la boiata più grande della storia. Per la prima volta nella mia vita, mi sembrò che qualcuno avesse letto i miei pensieri aggrovigliati e li avesse espressi in una semplice,chiara,concisa domanda. Per la prima volta nella mia vita non mi sentii una matta da legare. Per la prima volta nella mia vita pensai che  la mia esistenza rischiava di diventare decente,cavolo.
Saltai al collo di Percy e lo strinsi forte. Oh,cavolo,sì se ci somigliavamo.
-Ehi. Ehm......?
-Oh,uhm. Sì,certo. Scusa.-mi ricomposi.-Sì. L'ho notato. E' da quando ti ho visto che l'ho notato.
Mossa pessima, cara dolce e stupidissima me.
-Già. Ho come la sensazione di averti già visto.-lo guardai storto.-Ah, no. Non nei miei sogni,questo è certo!
Ah.Ah.Ah. A quanto pare non ero l'unica a fare mosse davvero pessime.
-Sono..i tuoi occhi,credo. Quando ti guardo...ho come...-mi bloccai. Ne avevo abbastanza di apparire una psicopatica.-Lascia perdere.
Percy mi sorrise, e affilò lo sguardo. Mi sentii improvvisamente strana. Come se mi guardassi con gli occhi di qualcun'altro. 
-No...non preoccuparti. Continua.
-E' solo che...i tuoi occhi...il tuo sguardo...mi scruta in profondità. Guadarti negli occhi per me è come guardarmi allo specchio.
Oh. Rieccola, quella stupida insegna che indicava a tutti quanto diavolo fossi pazza.
Oh, anche Percy lo sapeva.
Ma, inaspettatamente,sorrise. 
-Sì. E' quello. Proprio quello che hai detto tu.
Per la seconda volta nella mia vita, mi sembrò di non aver pensato la più grande boiata della storia. Per la seconda volta nella mia vita,mi sembrò che qualcuno avesse letto i miei pensieri aggrovigliati e li avesse espressi con poche,chiare e concise parole. Per la seconda volta nella mia vita non mi sentii una matta da legare. Per la seconda volta nella mia vita, pensai che la mia esistenza rischiava di diventare decente, cavolo.
-Sì, ma non vedo come questo possa dare un senso a...tutto il resto.
Eccolo. Solito realista del cavolo. Percy non poteva essere mica perfetto. 
-Oh.
Pessima risposta. Uno dei miei monosillabi preferiti. Oh. 
Maledizione.
-Ma so chi può aiutarci!-disse, con gli occhi che gli scintillavano.
-Oh.
Maledizionemaledizionemaledizione. 
-Devo presentarti una persona.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=802410