La bambina dietro il velo

di LittleBo_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il principio. Canzone in riva al mare. ***
Capitolo 3: *** La girandola dei ricordi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

Ti sei seduta vicino a tuo padre Natsumi? Vorrei che tu leggessi la mia lettera insieme a lui, perchè questa storia è anche parte della sua vita. 
Quando mi dissero che ero malata, non seppero calcolare quanto mi restasse da vivere. 
Mentre scrivo ti guardo giocare e mi vengono le lacrime agli occhi. Non mi sarei mai aspettata di ricevere un dono prezioso come te dalla vita, ma adesso che ne vengo privata è così dura da accettare.
Un giorno mi hai chiesto di raccontarti la mia storia e ho deciso di lasciarti questa lettera per il futuro, perchè mentre scrivo sei ancora troppo piccola per capire. 
Quella che stai per scoprire è la storia di una bambina costretta ad essere un'adulta, che aveva perso ogni illusione e  voglia di sognare. 
Questa è la storia della bambina dietro il velo...

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Capitolo 2
*** Il principio. Canzone in riva al mare. ***


Il principio. Canzone in riva al mare.
 

La mia storia ha una premessa da ricercarsi nel passato più lontano, quando avevo otto anni. Già allora seguivo mia madre nei suoi viaggi da una corte all'altra. Ti chiederai il perchè di quegli spostamenti. Beh, lei, Nadeshiko Yume, era la geisha più importante e richiesta del mondo ed io, sua figlia, dovevo divenire la sua erede. Da quando ero nata, mi aveva sempre educata a questo scopo ed io per molto tempo ho creduto che quello fosse il mio destino, già scritto prima che nascessi. Ma tra me e le altre maiko o geishe c'era una differenza: mia madre mi aveva sempre costretta a nascondere il volto dietro a un velo. Forse era per rendermi più interessante agli occhi degli uomini, forse perchè rappresentavo il suo più grande peccato, dato che mi aveva concepito con l'uomo al quale aveva venduto il proprio mizuage, di cui ho ignorato l'identità per molto tempo.
Il viaggio che cambiò la mia vita ebbe luogo proprio uno di quei giorni, quando ancora ero solo una bambina.
Mia madre era stata richiesta alla corte di Britannia, per intrattenere gli ospiti illustri dell'imperatore. Decise che quella sera sarebbe cominciata la mia attività di maiko, nonostante la mia tenera età.
Quella mattina ci preparammo in tutta calma e al meglio. Mia madre mi vestì con il kimono più bello che avevo a disposizione. mi truccò come una maiko adulta, e intrecciò i miei lunghissimi capelli neri in un'acconciatura per me complicatissima, che sorreggeva anche il velo che mi copriva completamente tutto il volto.
Quando ebbe finito mi guardò orgogliosamente e mi disse "Andiamo" con la sua voce che non ammetteva contestazioni.
La seguii senza proferire parola e salimmo su una carrozza.
Il viaggio fu lungo e stancante. Arrivammo a palazzo che era sera. L'aria era frizzantina e assolutamente piacevole. Una serata perfetta per la mia presentazione, come mi disse mia madre.
Il cocchiere ci aiutò a scendere e l'imponente castello di Britannia si stagliò fiero dinnanzi a noi. Seguii timidamente mia madre all'interno delle mura. Salii una lunga scalinata costeggiata da servitori. Due guardie ci annunciarono alla corte e un portone si aprì rumorosamente davanti a noi, seguito dal suono squillante di alcune trombe. Tutti i presenti si voltarono ad ammirare incantati la bellezza di mia madre, che si trovava elegantemente in piedi di fianco a me. Dopo che si fu assicurata che tutti l'avessero notata, attraversò lentamente e con stile la stanza per poi inchinarsi di fronte all'imperatore, seduto sul trono. Io, naturalmente, la imitai come meglio potevo.
"Benvenuta a Britannia, lady Nadeshiko. Ho sentito molto parlare di te, e devo dire che le lodi che ricevi sono del tutto meritate."
"Sono onorata di potervi servire, sire. Ci tengo anche a presentare alla corte e alla sua regale presenza mia figlia Misaki, che diventerà la mia erede."
Mi spinse delicatamente avanti, di fronte all'imperatore. Mi inchinai come mi aveva insegnato.
"Noto che non posso ammirare il volto di vostra figlia e me ne rammarico."
"Sire, nessuno ha mai guardato il viso di Misaki. Lo mostrerà solo il giorno del suo debutto come geisha."
"Allora sarò onorato di far sì che si svolga alla mia corte."
Mia madre si inchinò ed io la imitai. Poi ci spostammo di lato e il ricevimento riprese il suo corso. Mia madre iniziò ad intrattenere gli ospiti, scopo per il quale era stata invitata, e dopo qualche ora decisi di uscire sulla scogliera che si profilava subito fuori dal salone.
Mi sedetti su una roccia, guardando le onde infrangersi a riva. Mi sentivo così sola ed ero stanca di essere trattata da tutti come un oggetto, compresa mia madre. Mentre ero assorta nei miei pensieri sentii un tocco lieve su una spalla che mi fece sussultare. Mi alzai di scatto, perdendo l'equilibrio. Stavo per finire in acqua, quando una mano mi afferrò un braccio, tirandomi verso la spiaggia.
Mi girai in direzione del mio salvatore, con il cuore in gola. Era un bambino sui dieci anni, con i capelli scuri, leggermente lunghi, e gli occhi viola intenso. Il cuore mi batteva così forte che temevo potesse sentirlo.
"Ehy, che cosa fai lì impalata?"
Mi riscossi e scesi dallo scoglio, sorridendogli, anche se dopo mi ricordai che non poteva vedermi.
"G-Grazie."
Lui mi osservò attentamente.
"Perchè porti un velo sul viso e sei vestita in un modo così ridicolo?"
Non riuscii a trattenere una risata e lui mi guardò stupito.
"Che dici? Sono vestita da maiko e porto il velo perchè mia madre vuole che nessuno mi veda..."
Abbassai lo sguardo intristendomi. Forse lui se ne accorse dal tono della voce.
"Scusa, non volevo offenderti."
"No, non preoccuparti." Alzai di nuovo gli occhi, sforzandomi di sorridere.
"Come ti chiami?"
"Misaki Yume. E tu?"
"Lelouch. Che cosa ci facevi qui?"
"Guardavo il mare. E' l'unico che non mi lascia mai sola. Anche dove abito io c'è una scogliera."
"Ehy, adesso ci sto io con te."
Sorrisi a quel tentativo goffo di tranquillizzarmi.
Anche lui sorrise e mi poggiò una mano su una spalla.
"Ti piace cantare? Puoi farlo quando ti senti sola. Funziona."
"Sì, mi piace tanto, ma non sono brava."
"Che importanza ha? Scriviamo una canzone insieme, va bene?"
"Sì, ci sto."
Sorrisi entusiasta a quell'idea.
Tirò fuori dalla giacca una matita e un foglietto e ci sedemmo insieme sulla scogliera. Rimanemmo così per molto tempo, o forse fu solo una mia impressione. Per la prima volta in otto anni mi sentii una persona in carne ed ossa. Lelouch mi sorrideva solo perchè ero una bambina e non un'attrazione.
Ma, come si sa, anche le cose piacevoli prima o poi hanno una fine, così come quell'incontro. Un bambino castano con grandi occhi verdi verdi, dell'età di Lelouch, correva chiamandolo.
"Suzaku, cosa c'è?"
Sembrava scocciato anche lui e questo mi fece molto piacere. Il bambino che ci aveva interrotti arrivò di fronte a noi col fiatone, e si fermò per un momento a guardarmi, per poi rivolgersi nuovamente a Lelouch.
"C'è stato un attacco terroristico."
Il volto del mio nuovo amico si incupì di colpo e io intuii che si trattava di qualcosa di serio. Finchè arrivò di corsa anche mia madre. Mi afferrò per un braccio senza dire una parola e mi strattonò via. Lelouch mi guardò triste allontanarmi.
"Canta la nostra canzone quando ti sentirai sola e pensa a me. Io ti aspetterò."
Non riuscii a dirgli più nulla, perchè sparì in un attimo dalla mia vista. Salii sulla carrozza piangendo silenziosamente e per una volta tanto il velo mi tornò utile.
Mi ci vollero sette lunghi anni, colmi di solitudine e tristezza, per poterlo finalmente rivedere.

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Capitolo 3
*** La girandola dei ricordi ***


La girandola dei ricordi

 



7 anni dopo...



Quella mattina, contro ogni aspettativa, pioveva incessantemente da ore. La finestra della mia camera non lasciava intravedere che una coltre nera in cielo e tanti trattiti sottili. La pioggia mi ha sempre intristito e quel giorno mi svegliai di umore nero. Buttai le gambe fuori dal letto e mi tirai su a fatica con una spinta della schiena. Barcollai e ricaddi sul letto. Quella giornata cominciava decisamente nel peggiore dei modi. Mi tirai su borbottando e andai a sedermi sul davanzale interno della finestra, attancando il naso al vetro spesso. Ci mancava poco che mi appisolassi che un tuono mi fece sobbalzare e per poco non scivolai giù. Ancora più giù di morale mi alzai in piedi, infilai le ciabatte e scesi lentamente le scale che portavano al reparto giorno. Mia madre era seduta sul divano, e non appena sentì i miei passi strascicati si voltò a guardarmi severamente.
"Alla buon' ora Misaki... Ma ti sei scordata di quello che ci aspetta oggi?"
Maledissi mia madre più volte col pensiero. Avevo fatto di tutto per non pensarci e ora che ci ero quasi riuscita lei me lo riportava alla mente. Il motivo per cui stanotte non ho dormito, ma ho pianto in silenzio.
Mi lasciai cadere sulla sedia e afferrai la prima cosa da mangiare che mi capitò davanti. Inzuppai il pane integrale, che io ho sempre odiato, nella tazza di tè verde, che reputavo come il pane. Ma non avevo proprio voglia di litigare con mia madre e mi infilai tutto in bocca prima di essere trascinata su per le scale.
"Andiamo, io sono pronta ma tu come vedo dormi ancora. Ci penso io..."
Mi infilò quei maledetti vestiti da maiko che non potevo più vedere e mi pettinò e truccò per l'occasione. Quando ebbe finito prese il velo e scese. Mi guardai allo specchio: una lacrima lottava per scendere ma non glielo permisi o avrei rovinato il trucco e sarebbero stati guai seri. Erano passati sette anni e ora era come vivere in un dejavù. Era tutto uguale a quel giorno eppure stavolta sapevo a cosa andavo incontro e il sorriso di bambina non si decideva a far capolino sulle mie labbra. Non avevo proprio voglia di trovare un lato positivo, e ero comunque certa che non ce ne fossero. 
Come aveva promesso anni prima, mia madre aveva deciso che quello era il momento giusto per il mio debutto come geisha e che si sarebbe svolto al palazzo reale di Britannia. Era molto probabile, e ne ero consapevole purtroppo, che si sarebbe svolta la vendita del mio mizuage e facevo di tutto per non pensarci. Ma questo non era bastato a evitarmi gli incubi terribili delle ultime sere. Mi riscossi e scesi le scale stando attenta a non inciampare nel kimono. Arrivai davanti alla porta di casa e indossai quelle maledette calzature da geisha sulle quali una volta mi ero slogata un caviglia, finendo in una pozza per strada. Mia madre mi si fermò davanti e mi coprì il volto con quel maledettissimo velo al quale lei mi aveva condannato. Mi sistemò capelli e vestito, si controllò a sua volta e uscimmo, chiudendoci alle spalle la casa che per un po' non avrei più rivisto. La carrozza era già pronta e il conducente ci guardava impaziente di partire, come se fosse la cosa che più agognava. Lo guardai male attraverso il velo e salii sul veicolo preceduta dalla mamma. Il viaggio, come ricordavo, fu snervante. Stare sedute su quel pezzo di legno che traballava e sobbalzava a ogni sassolino per strada era una tortura. Ma alla fine la carrozza ci fermò e il conducente si voltò verso di noi e disse quello che non avrei assolutamente voluto sentire: 
"Siamo arrivati a destinzione."
Guardai mia madre con un'espressione disperata ma lei ovviamente non se ne accorse minimamamente. Scendemmo e mi ritrovai di fronte l'imponente entrata del castello di Britannia. Il mio cuore perse un battito, era tutto come l'avevo lasciato, almeno in apparenza. La facciata aveva la stessa aria superba di tanti anni fa, e gli attacchi che aveva subito sembravano non averla nemmeno scalfita. Ingoiai un groppo di saliva. Mia madre mi dette una spintarella di incoraggiamento e poi prese a camminare davanti a me come solo lei poteva fare. La seguii a malincuore. Le guardie ci guardarono austere; mia madre spiegò loro del nostro invito e ci aprirono l'ingresso. Avanzai tremando, ma cercando di essere elegante e decisa. Mia madre non sembrava minimamente ansiosa; mi avvicinai a lei perchè potesse essere l'unica a sentirmi. La sala del ricevimento era ancora lontana di vari metri.
"Mamma?"
"Non chiamarmi così a corte."
Mi ammonì senza un briciolo di comprensione. A volte mi stupivo della sua durezza nei miei confronti.
"Cosa c'è? Hai paura?"
Sussurrava impercettibilmente, muovendo appena le labbra e mantenendo lo sguardo dritto in avanti. Incuteva rispetto e timore.
"Ehm... veramente un po' sì..."
Cercai di tranquillizzarmi ma non servì a nulla.
"Non hai fatto che tremare tutto il tempo. Vergognati, hai 15 anni e sei una maiko e ti lasci ancora suggestionare da queste cose. Sei un disastro... adesso drizza la schiena e tieni il sedere in dentro. Sculetti come una gallina."
Sbuffai offesa e mi drizzai come aveva detto. Non faceva che rimproverarmi e deridermi. Ma come potevo stare del tutto dritta su quei trampoli?
Cercai di riordinarmi e assumere tutto il contegno di cui disponevo, imitando mia madre. Ma dentro di me l'ansia e la paura crescevano a dismisura. Quando fui di fronte al portone della sala, trattenni il respiro. Mentre vedevo le guardie alzare la tromba per annunciarci, mi passò nella mente una e una sola cosa: E lui? L'avrei rivisto?
L'entrata si spalancò, facendo cessare la musica. Tutti quanti, compreso l'imperatore, si voltarono a guardarci. Camminai dietro a mia madre mentre l'eco delle trombe e del brusio che si era creato mi rimbombava nella testa. In men che non si dica, ci trovammo di fronte all'imperatore in persona. Era invecchiato, e nel volto si scorgevano lievi rughe. Ma nonostante tutto aveva ancora il suo aspetto regale e austero. Mi inchinai con eleganza, negli ultimi mesi mi ero esercitata ogni giorno. 
"Mia cara Nadeshiko, noto con piacere che sei sempre la stessa, mentre tua figlia si è fatta donna. Anche se non posso vederne il volto, ho constatato che è una ragazza bellissima e armoniosa."
"Sire, non so esprimervi i miei più sinceri ringraziamenti. Misaki è ormai cresciuta e, come vi avevo promesso sette anni fa, oggi alla presenza della sua nobile corte si terrà il suo debutto come geisha, e vi potrò finalmente svelare il suo viso."
Alle parole di mia madre si levarono varie esclamazioni, più o meno concitate. Per fortuna avevo il viso coperto o si sarebbero accorti che ero arrossita violentemente.
"Parteciperò con estremo piacere allo spettacolo, che si terrà a fine serata. Buon proseguimento."
Ci inchinammo per spostarci dal centro del salone. Mia madre raggiunse alcuni ospiti per intrattenerli, mentre io, scambiati vari convenevoli con degli invitati, cominciai a vagare per la sala cercando una via di fuga. Osservai l'ambiente e mi accorsi che non era cambiato proprio nulla e così pensai che potevo rifugiarmi sulla scogliera. Uscii nella brezza primaverile. Qui il tempo era perfetto. Un venticello delizioso mi investì facendo ondeggiare il kimono. Sorrisi compiaciuta e andai a sedermi nell'esatto punto in cui avevo incontrato Lelouch. Già... Lelouch. Chissà come era cresciuto. Avrebbe dovuto avere più o meno 17 anni. Mi mancava quella serata, nonostante si fosse trattato di poche semplici ore. Arrossii pensando al suo volto e me lo immaginai da adulto. Sospirai a quel pensiero sciocco e ingenuo; ormai non avevo certo più tempo per sognare. Alzai gli occhi al cielo e cominciai a scrutare ogni più piccola stella. Da bambina avevo creduto che quelli fossero i desideri impossibili delle persone. Una volta avevo visto una stella cadente e mi ero rallegrata tantissimo, perchè significava che uno di quei desideri si era realizzato e non aveva più motivo di rimanere in cielo. Mi riscossi sentendo le lacrime riempirmi gli occhi; il mio desiderio sarebbe rimasto in cielo per sempre. Mi sforzai di non piangere per non sbavare il trucco e cercai di pensare ad altro. Mi sentivo sola e quindi decisi che potevo mettermi a cantare la nostra canzone. Chissà se lui si era ricordato di aspettarmi come mi aveva promesso. 
Intonai a stento le parole che avevo ripetuto così tante volte in quegli anni.  

When I look at you 
I see forgiveness, 
I see the truth 
You love me for who I am 
like the stars hold the moon 
Right there where they belong 
and I know I'm not alone.


Da un'altra parte, non troppo lontana dal mare, Lelouch era impegnato in atteggiamenti intimi insieme a Kallen. Suo padre aveva fatto pressione affinchè la scegliesse come fidanzata, in quanto tra le sue favorite. Lelouch si era arreso e si erano fidanzati. A un certo punto gli era sembrato quasi di amarla. Come tradizione, naturalmente, i due fidanzati non potevano neppure baciarsi, e quindi erano stati costretti a approfittare della situazione a palazzo. Avevano scelto un cortile appartato, che tra l'altro era un luogo piuttosto romantico. Lelouch e Kallen stavano per iniziare ad amarsi quando improvvisamente giunse alle orecchie del ragazzo una melodia struggente e malinconica. Si arrestò improvvisamente e ne rimase incantato. Si voltò verso il mare e poi di nuovo verso Kallen, guardandola sconvolto.
"Lelouch... cosa succede? Tra non molto non avremo più tempo."
La guardò irrigidendosi e di colpo parve illuminarsi.
"Misaki..."
Afferrò malamente i vestiti e corse via rivestendosi in fretta e furia, lasciando Kallen stravolta e ancora immobile. Rientrò in sè a fatica e prese i suoi abiti, reindossandoli mentre seguiva il fidanzato.

Avevo appena smesso di cantare quando sentii un fruscio e dei passi avvicinarsi veloci. Il cuore prese a battere incessantemente e una morsa mi attanagliò lo stomaco. Non ebbi il coraggio di voltarmi a guardare l'origine di quel rumore. Chiusi gli occhi terrorizzata. Ero stata incauta a cantare da sola e così forte. 
Captai un'ombra alle mie spalle e i passi si fermarono di colpo. Strinsi gli occhi facendomi quasi male. Finchè lo sentii e il mondo mi crollò addosso.
"Misaki... sapevo che saresti tornata."
Sbarrai gli occhi e mi voltai di scatto. Il mio canto aveva funzionato davvero. Il tempo sembrò fermarsi, mentre mi scesero lunghe lacrime sul volto. In quei lunghissimi istanti ci guardammo senza fiatare. Notai che si era fatto un bellissimo ragazzo, ma a differenza del padre non incuteva timore ma tranquillità. Osservai un lampo di tristezza passare per i suoi occhi viola. 
"L-Lelouch... sei proprio tu?"
La mia voce era rotta dal pianto e tremavo visibilmente. 
"Sì, sono io. Non sai quanto ho sperato in questi anni di vederti ritornare e ora non mi sembra vero di poter sentire la tua voce."
"Ho cantato la nostra canzone quasi ogni giorno, pensando a te come mi avevi detto."
Sorrise e lo feci anch'io. Ma in quel momento sul suo volto passò un'espressione di tristezza.
"So che sorridi eppure non posso vederti..."
La sua frase mi trafisse il cuore come uno spillo gelato. Quanto avrei voluto togliermi quel maledetto velo, ma non potevo farlo, non in quel momento. Stavo per dirgli che quella sera mi avrebbe visto quando pensai di non rovinare quel momento dicendogli che stavo per essere una geisha. Abbassai lo sguardo intristendomi ma per evitare di farlo preoccupare rialzai il volto cercando di sembrare disinvolta. Ma proprio in quel momento sbucò alle spalle di Lelouch una ragazza tutta trafelata e quasi completamente nuda. Lanciai un grido e mi girai di scatto dall'altra parte per non vedere altro. 
"Lelou, ecco dov'eri finito. Sei andato via proprio sul più bello..."
Un altro spillo mi trafisse il petto. Il mio viso fu di nuovo rigato dalle lacrime, amare come il veleno. Non mi aveva affatto aspettato, anzi mi aveva illuso sino a ora. Non riuscivo ad accettarlo.
"Amore ma... chi è questa puttana?"
"E' una geisha Kallen..."
"Appunto, che differenza fa?"
Mi voltai infuriata, con il volto rigato di lacrime di rabbia e dolore. Mi avvicinai a lei, prima che Lelouch potesse ribattere.
"Io sono Misaki Yume, figlia della più importante e famosa geisha di tutto il mondo, Nadeshiko Yume. Noi siamo arte e ci preoccupiamo di alleviare ogni fatica e stanchezza di una persona risvegliando il suo lato artistico. E tu... chi sei tu?"
Fece una smorfia disgustata, mentre Lelouch mi guardò sconvolto. Il mio orgoglio si era risvegliato. Per tutti quegli anni avevo dovuto mandar giù quella sofferenza, non avrei permesso alla gente di insultarmi in questo modo. 
Kallen mi guardò un attimo e poi scoppiò in una risata. Quel suono risuonò nelle mie orecchie facendomi scoppiare la testa. Kallen mi guardò con uno sguardo sprezzante, misto a derisione, e strattonò Lelouch per un braccio.
"Andiamocene via di qui e ripartiamo da dove ci eravamo fermati."
Ricominciai a piangere, ormai non potevo fare altro. In quel momento, e come non mai mi liberò, arrivò mia madre. Mi guardò severamente e mi portò dentro. Mi rifece il trucco guardandomi male per tutto il tempo, mi sistemò ogni particolare più minuzioso.
"Andiamo Misaki, è giunto il tuo momento."

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